Personale Ferrara - Laboratorio Immagine Donna

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Personale Ferrara - Laboratorio Immagine Donna
Personale
Ursula Ferrara
Lucidi Folli, 1986, 2'
Congiuntivo futuro, 1988, 2'15"
Amore asimmetrico, 1990, 2'40"
Come persone, 1995, 1'23"
Quasi niente, 1997, 2'20"
Cinque stanze, 1999, 4'23"
La partita, 2002, 4'
News, 2006, 4'15"
Hanno detto di Ursula Ferrara
[...] Ma ancor di più mi hanno colpito le opere di animazione create da Ursula Ferra, vere
meraviglie. L’ultima, poi, Quasi niente, meriterebbe di essere trasmessa alle otto e mezzo di sera a
reti unificate: sono tre minuti di grazia assoluta, una colazione in famiglia in cui il senso del colore,
la vertigine dell’inconscio, l’immaginazione, l’amore per il paesaggio, la maternità si fondono in un
abbraccio morbido e fanno intuire come non ci sia separazione tra il dentro e il fuori, tra una tazza
di caffellatte ed una piazza di paese, tra un bacio e un sogno, perché tutto si compenetra nella magia
dello sguardo. In quei tre minuti si riassume molta tradizione pittorica e letteraria italiana, quel
senso della naturalezza dietro al quale c’è un lavoro immenso, un artificio così complesso che sa
celarsi per lasciare il posto al canto. Quasi niente sembra nato da solo, splendido come la rosa più
curata dal giardiniere.
Fuori dal cinema. Il “Diario” di 100 film Marco Lodoli, - Einaudi, Torino 1999.
A proposito di Ursula Ferrara, occorrerà notare come il momento promozionale più interessante
dell’anno per gli autori di cortometraggi rimane il SacherFestival di Nanni Moretti. Proprio la
notorietà che la migliore realizzatrice italiana di corti di animazione (scoperta dieci anni fa da
Enrico Ghezzi al festival di Bellaria, premiata poi anche a Torino e selezionata per il concorso di
Cannes oltre a molti altri riconoscimenti in festival specializzati) ha goduto quest’anno è la migliore
prova dell’effetto "testimonial" che Moretti continua a fornire agli autori da lui scelti in un festival
decisamente autoriale. I cortissimi lavori che Ursula Ferrara realizza a scadenza più o meno
biennale sono stati applauditissimi durante le proiezioni; il mutare delle tecniche dall’uno all’altro
non intacca al compattezza del suo lavoro, la voglia di ricerca, la capacità di essere leggeri e
profondi nello stesso tempo.
1997: l’anno dei cortometraggi Stefano Della Casa, in Cinema Italiano annuario 1997.
Paolo Agostini, Stefano Della Casa - Editrice il Castoro, Milano, 1996.
Senza voler far torto a nessuno […] ci vogliamo soffermare sul lavoro di due autori […] Gianluigi
Toccafondo ed Ursula Ferrara, […] due Autori nel senso più pieno del termine: realizzano i propri
lavori da soli, esprimono se stessi, il loro mondo interiore, le suggestioni e le idee che li animano
con la massima libertà estetica […] Ursula realizza da sempre i suoi brevi, intensissimi film per
esprimere se stessa, la sua ricca, varia e complessa vita interiore e per comunicare agli altri (ai suoi
pochissimi, appassionati spettatori interlocutori) sensazioni di squisita sfuggevolezza. […] I primi
tre brevissimi film in bianco e nero, Lucidi folli, Congiuntivo futuro e Amore asimmetrico, sono
caratterizzati da continue metamorfosi oniriche e sensuali, tra le quali trovano spazio, in una
originale rivisitazione, dei fondamenti dell’arte contemporanea […] e un uso espressivo
dell’accompagnamento musicale. Come Persone del 1955 è ancora disegnato in bianco e nero a
matita ma il linguaggio dell’autrice cambia: qui siamo di fronte ad un vorticoso susseguirsi di
immagini impiegate per accennare a tante microstorie, che scorrono sullo schermo come se fossero
il frutto della visione di un cameraman ebbro impiegato in una carrellata inarrestabile. Con Quasi
niente, Cinque stanze e La partita è il trionfo del colore: l’autrice coglie e ricompone brandelli di
realtà di ogni giorno in una sintesi pastosa, carnale. I tre film sono veri e propri dipinti in
movimento, il cui tracciato è capace di aderire direttamente alle urgenze dell’esistenza tramite la
viva densità di forme umane impegnate in trasformazioni effettuate sulla base di sguardi, idee quasi
palpabili, intimi desideri. Le composizioni musicali, che nei primi tre film facevano da
contrappunto rigoroso alle immagini, vengono sostituite da una calda combinazione di suoni,
rumori captati dalla realtà e musiche amalgamate al procedere delle visioni. News del 2006 è […]
l’opera migliore dell’autrice: si tratta un film complesso, polifonico, realizzato – sempre in maniera
artigianale, a colori ed in pellicola – utilizzando creativamente tutte le tecniche e i materiali a
disposizione. L’idea di partenza è quella di prendere l’effetto di un immaginario telegiornale (che
come i tre “quadri” precedenti, potrebbe prendere il posto di un dipinto alla parete): una serie di
notizie dal mondo, di fatti di cronaca agghiaccianti sintetizzati da disegni multiformi, che
compongono lo schermo suddividendo l’attenzione attonita dello spettatore. Un condensato
coinvolgente di emozioni e di shock visivi risolto, nello strepitoso finale, in un accorato appello alle
ragioni di esistere del pianeta, se non dell’uomo: alle stagioni in mutamento nei colori.
Un mondo a parte. Gli autori del cinema di animazione Pierpaolo Loffreda
in La meglio gioventù. Nuovo cinema italiano 2000-2006. Vito Zagarrio - Marsilio Editore, 2006.
I film animati di Ursula Ferrara, già disegnatrice di fumetti porno, lo sono perché lei, da vent'anni,
oltre a scriverli, disegnarli e filmarli, ci mette l'anima e la materia. Li produce letteralmente perché
sono lavori indipendenti, ma anche perché li fabbrica sporcandosi le mani. L'artista artigiana
fiorentina ha esordito a Bellaria nel 1986 vincendo quell'edizione e quella del 1988; la Settimana
della critica dell'ultimo Festival di Cannes ha voluto il suo News, e Pesaro, in un ufficioso anticipo
di Mostra del Nuovo Cinema 2006, gli ha dedicato una retrospettiva filmica completa,
accompagnata da una mostra di quadri, ospitati allo 0.75 di Palazzo Gradari.
Alla rassegna pesarese Ursula è arrivata come avrebbe fatto Mary Poppins, al primo cambio di
vento e con una magica valigia dell'attore, da cui ha tirato fuori oltre ai bozzetti e ai lucidi dei suoi
lavori (a svelare come è che funziona l'alchimia che da un semplice tratto di matita grassa porta a un
film) certi libriccioli didattici di sua invenzione per provare a fabbricare story board animate, a
beneficio dei ragazzi dell'Istituto d'arte di Urbino presenti in sala. I film animati di Ursula Ferrara
durano una manciata di minuti l'uno, richiedono ventiquattro tavole per ogni secondo di girato, e,
nei venti anni di produzione hanno visto una disciplinata evoluzione di tecniche e stili, condotta con
costanza e coerenza rispettosamente a tempo con lo scorrere delle stagioni emotive dell'autrice. La
nascita della figlia ha accelerato, oltre la vita vera, il ritmo dell'azione cinematografica e ha reso il
segno più impressionista: è evidente in Come persone allegro e frenetico travelling teso all'infinito e
scandito dalle note di Recuordos de Alhambra. Col tempo le tavole si sono fatte più grandi, i
pennarelli sui lucidi (un incanto quelli Folli del film d'esordio, tutto una capriola di corpi
avvinghiati) hanno lasciato il posto alle matite su acetato. Nel '97, con Quasi niente, le
ombreggiature morbide del bianco nero si sono accese di tutti i colori della tavolozza. Col disegno e
il montaggio è cambiata la musica, elemento preziosissimo in questi film: all'inizio erano le note
perfette prese in prestito a Brassen o Jim Morrison, poi sono diventate la colonna sonora del
quotidiano, la musica familiare di sbadigli, sgocciolii di rubinetti, brontolii da macchinetta del caffè,
riprodotta dalla stessa Ursula Ferrara che, se decidesse, malauguratamente, di abbandonare l'arte
visiva, avrebbe pronta una brillante carriera da rumorista. C'è un filo rosso che lega i film, pure a
volte tanto diversi tra loro, ed è un eterno femmineo fertile e consolatorio da cui tutte le storie
cominciano e dove spesso approdano. In Cinque stanze, Amore asimmetrico (una ghirlanda di
citazioni pittoriche: Escher, Picasso, Chagall...) e persino nel verdissimo La partita (che sarebbe
un'ottima sigla per Germania 2006) le donne la fanno da padrone con topless da ballerine cretesi,
grandi occhi bizantini, abbracci di gambe aperte, parti di uova fatali, chiome come maree,
accoppiamenti giudiziosi e gioiose suzioni di tutte le parti di corpi felici. Una certa innocente
corporeità si ritrova anche nell'ultimo film, presentato a Cannes, il più drammatico e lacerato di
quelli di Ursula Ferrara. News è una rassegna stampa internazionale di notizie fastidiose, un tg
animato fatto dalla giustapposizione di ritagli di giornale, disegni, olii, polaroid, frammenti di gusci
d'uovo, scampoli di stoffa, così spietato e onesto che andrebbe fatto vedere ai bambini. Si parla di
infibulazione, foreste pluviali, prostituzione, obesità, banca mondiale, fame, malasanità, in pochi
istanti centrifugati e, miracolosamente, si riesce a capire tutto.
Ursula Ferrara, un'animazione espressionista.
Un omaggio pesarese all'artista che disegna e filma, narrando storie della nostra società.
Silvia Veroli, Il Manifesto, 18 giugno 2006
Ursula Ferrara, pittrice, poetessa, inventrice, artista, ridente pornografa... trasporta la pesantezza del
quotidiano nella leggerezza dell'invenzione, traduce i riti di ogni giorno nella fantasia del sogno,
ironizza sulla normalità e le abitudini, riporta la crudeltà a cui assistiamo, appena toccati, attraverso
le News, alla reale violenza che resta nelle nostre vite...
Irene Bignardi, 2007
Quasi niente Il cinema di Ursula Ferrara a Pisa. Retrospettiva presentata da Sandra Lischi.
Quasi niente e il titolo di un film del 1997 di Ursula Ferrara. C'è quasi tutto. In due minuti e venti
secondi passa la vita, con le sue immaginazioni, i suoi colori, i suoi rumori. Uomo, donna, bambino,
una tazza di caffè da cui si sprigionano visioni quotidiane e fantastiche. Una selva di sguardi, un
abbraccio, un gatto. "Tre minuti di grazia assoluta", ha scritto in proposito Marco Lodoli. Ursula
Ferrara è nata a Pisa nel 1961, e qui vive e lavora. I suoi splendidi e preziosi film hanno girato il
mondo. Sono stati richiesti e presentati dappertutto: a New York e a Cannes, a Torino e a
Stoccolma, ad Annecy, a Beirut, a Città del Messico, a Montreal, e a Londra e a Sydney e a Tokyo e
a Parigi e a Berlino e a Roma... La più recente retrospettiva gliel'ha dedicata, nel 2007, il Festival di
Locarno. Hanno ricevuto premi importanti, internazionali e nazionali. Finalmente anche la sua città
le dedica una serata, presentando vent'anni di attività: otto film d'animazione, venticinque minuti in
tutto. Dai primi lavori in bianco e nero, che tracciano e intessono disegni, figure in metamorfosi
continua, sorprese poetiche, inquietanti, fino alle opere a colori, e all'ultimo, News, del 2006, in cui
l'immagine si fa più densa, il quadro si moltiplica, intervengono materiali diversi dalla grafica e
dalla pittura. Ogni secondo di pellicola (Ursula lavora in 16 e in 35 mm.) contiene 24 disegni o
dipinti a olio filmati a passo uno; ogni film contiene migliaia di disegni, o di dipinti. Un amoroso
lavoro pittorico, lunghissimo, fatto per dissolversi altrettanto amorosamente nello spazio di attimi
ricchi di vita e di grande cultura visiva e artistica. Da un certo momento in poi Ursula Ferrara ha
creato anche la composizione sonora: rumori quotidiani mescolati a evocazioni musicali, suoni e
silenzi, tutto si intesse come si intessono i fili della trama tracciata sul foglio, si impasta come i
colori che si aggomitolano e sgomitolano raccontandoci la vita, bagliori di storie, nostalgie,
immaginazioni, desideri, sorrisi, fino al dolore racchiuso nei ritagli di giornale di News, nella
cronaca assurda, nell'abbandono e nella follia del nostro piccolo pianeta.
Sandra Lischi, 2010
Retrospettiva Bologna 2010. Animazione Italiana
Ursula Ferrara la cui ricerca si colloca a cavallo tra i generi, sul confine indecifrabile tra arte visiva
e immagine in movimento e che, tanto con l'essenzialità di tratto della matita e del bianco e nero che
con la carnosa pastosità della pittura colorata a olio, ha saputo creare mondi in continua
trasformazione, fulminee giostre figurative, frenetiche microsituazioni di umanità in movimento in
cui si legge la libertà, l'amore per ciò che è vario, che cresce e che cambia, l'ansia di dire tutto.
Emilio Varrà, 2010
Ursula ha detto …
Per i miei corti di animazione il termine cortometraggio è giustissimo, perché sono proprio corti.
Vuol soltanto dire che hanno un metraggio corto. Quando Ben Johnson fa (anzi, faceva) i cento
metri, saranno anche corti, ma hai il cuore in gola. È solo una questione di misura dell’opera. Di
film-bonsai invece che di film-quercia. Ma ci sono anche capolavori fatti con un solo scatto
fotografico. C’è un premio per il miglior fotoreporter che si dà per uno scatto. La stessa pubblicità
può giocare su una microstoria (l’epopea di capitan Findus) o un’unica inquadratura (il televisore
Sony). Il cortometraggio non è altro che un film più piccolo ed è intero. Si dice che non esistono
piccole parti per grandi attori; ebbene dico che non esistono piccoli film per grandi registi.
Io sono autodidatta purtroppo. Perché mi sarebbe piaciuto fare una scuola, avere qualcuno, cui
rubare i segreti. Come si fa con gli artigiani. Invece, i miei risultati sono legati ad una sorta di
“sbagliando s'impara” che implica un grande dispendio di tempo. Il mio primo cortometraggio,
Lucidi Folli, l’ho girato tre volte prima di avere un negativo, attraversando altre peripezie. Sino alla
stampa in ospedale, perché nessuno stampava in bianco e nero. Il film è del 1984 ed è uscito nel
1986 perché allora facevo più lavori contemporaneamente. Pensavo di essere un genio, credevo
veramente di avere inventato un nuovo genere, un nuovo modo di comunicare. Mi accorsi poi che
era solo l’ignoranza dei miei 22 anni, che dove ero io c’erano già arrivati mille. Eppure i primi
riscontri fanno sentire bella ed importante. Ricordo la contentezza quando presi il “Gabbiano
d’argento” a Bellaria, tornando in macchina sentivo a tutto volume Siamo solo noi di Vasco Rossi.
Credo che i primi e gli unici premi diano più felicità di qualsiasi Oscar. Come il primo lavoro
pagato.
Bisogna lavorare senza vergogna. Nell’espressione artistica i migliori sono quelli che hanno risolto i
problemi con se stessi e riescono a comunicare con gli altri senza paura. Quel mio primo film lo
hanno classificato tutti come erotico, invece, semplicemente, a 22 anni si è erotici. I mie film
seguono, tra l’altro, una sorta di naturale ciclo biologico, dalla grande allegria a momenti più
riflessivi, se arriva una nidiata di bambini, parti soltanto più dai gesti minimi, quotidiani della
colazione. Perché, a parte eventi drammatici, sei sempre, egoisticamente dentro il cartone animato.
Tutto ciò che vedi, lo osservi, lo incameri. Rubi gesti alle persone. Gli altri sono collaboratori
involontari.
Io credo che il cervello vada più veloce della parola o forse la parola è ancora più lenta del cervello.
In certi momenti, specie al mattino, quando ti ripartono i pensieri, ho la sensazione di essere
attraversata da pensieri così veloci che non faccio in tempo a chiarificarli. Più che altro io cerco di
esprimere quell’inesprimibile, quel “quasi nulla” che passa in questa scatola nera. Vedo tutto un po’
nero poi ogni tanto affiorano dei pensieri. Cerco di collegarli e si stendere una paginetta: sono
sempre poi dei cortometraggi. Nei miei corti c’è sempre poi una sorta di sovrapposizione di piani.
In Quasi Niente, che è il mio primo lavoro a colori, si comincia con un momento realistico, la
colazione ossia il primo gesto quotidiano. Ognuna delle persone del cartone animato, ad un certo
punto, svicola da questa “realtà” in un suo mondo: un pensiero, un sogno, un ricordo. Nulla di
preciso. Logicamente tutto si presta a varie interpretazioni: le paure, la sensazione di fragilità come
per la coppia di adulti, lo spettro del lupo che la bambina distrugge con il cucchiaino. Dei mondi
diversi. Certo, nei miei film la tecnica conta molto. Io non sono tradizionalista ad ogni costo.
Personalmente, devo sentire il pennello in mano, la matita, gli odori, la fisicità del dipingere. Come
un prolungamento del cervello. Ma non faccio una rigida distinzione dei mezzi rispetto alla
computer-art, alla telematica. Io non uso il computer finalizzato a se stesso; ci sono persone che lo
usano come una matita e fanno bene. Non mi infastidiscono nemmeno i fissati, nemmeno i
cibernetici: Mi danno noia quelli che pretendono che lo facciano tutti.
Abituata alla misura del cortometraggio, faccio tutto da me; di più sono dell’idea che chi fa corti
debba fare proprio tutto: regia, fotografia, montaggio. Non penso al pubblico potenziale: il mio
primo spettatore potenziale è la mia famiglia, mio marito che mi vede lavorare mesi e sarà curioso
alla fine di vedere cosa produco. Del resto ho lavorato dieci anni da sola, come il giapponese che
resta su un’isola deserta e non sa che la guerra è finita …
Io non ho mai venduto niente a nessuno, tranne che ad una televisione svizzera che compra
regolarmente tutto quello che faccio. Vendere agli svizzeri è un risultato straordinario. Non vedo
l’ora di diventare miliardaria, ma attraverso quello che faccio e mi piace fare: sono come i matti che
fanno arteterapia.
Corti d’autore. Film e video italiani 1980-1997, Gaetano Stucchi e Gianni Volpi, 1998.
Intervista con Ursula Ferrara
Come è nato News?
Da due sonore sberle della vita. La morte improvvisa di mio padre e, qualche tempo dopo, lo
tsunami. Quando è successo ero appena arrivata in India per un viaggio sognato a lungo.
Dormivo, mi hanno svegliato le urla di una donna. Ho fatto in tempo a prendere mia figlia per
mano e scappare prima che crollasse tutto. Tornata a casa ero depressa, distaccata dal mio lavoro.
Michele, mio marito, un medico intellettuale, compra decine di giornali. Li leggevo ciondolando
sul divano, ritagliavo e accumulavo piccoli articoli, notizie assurde o terribili. Dopo parecchio
tempo ho cominciato a disegnarci intorno.
È un grande balzo in avanti rispetto al lavoro precedente. Quali sono le differenze
importanti?
Vengo da una scuola di grafica e fotografia. La formazione accademica mi portava a cercare la
pulizia del disegno, via via il tratto sbavato, incompiuto, è diventato una scelta. Lucidi folli, il
primo corto del 1986 parte da una linea in metamorfosi, poi, da autodidatta, ho sperimentato sulla
tecnica cinematografica, su campi e controcampi, sulle ombre, il colore, la pittura a olio, fino a
mescolare tutto in News. Ogni scena è diversa dall'altra, ho riciclato materiali avanzati, usato
gusci d'uova rotte e formaggini spiaccicati. E come se mi fossi liberata dalla tensione verso la
compiutezza. Picasso diceva: "Non cerco, trovo". Io neppure trovo.
L'animazione le basta per sopravvivere?
No. È impensabile. Ho sempre fatto altri lavori di grafica. Qualcuno, anche persone importanti, mi
ha offerto finanziamenti, cose da poco perché i miei film non costano più di 10 mila euro. Sentirei il
cappio al collo, ho sempre detto no. Preferisco vendere i comodini di famiglia ed essere libera.
Mai pensato di passare al digitale?
Col computer devi avere idee forti e chiare. Altrimenti rischi che il padrone diventa lui. Sono
curiosa, finora però avevo tanto da dire e sperimentare con le altre tecniche. In futuro chissà, non
escludo nulla. Ora ho un nuovo telefonino e faccio mini-filmini. Nel frigorifero ho la pellicola per
un lungometraggio che mi aspetta.
Ci sta lavorando?
Ho qualche idea ma tra un film e l'altro ho bisogno di tempo. Sono lenta, devo vivere e trovare
nuove cose da dire. Vi rivelo una cosa: mi piacerebbe mescolare l'animazione con riprese di cose e
persone vere.
Miriam Tola