da Casa Madre - 3/09 - Missionari della Consolata
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da Casa Madre ANNO 89 - N.3 - MARZO 2009 ISTITUTO MISSIONI CONSOLATA PERSTITERUNT IN AMORE FRATERNITATIS Lo sposo, Monastero di Iviron al Monte Athos, icona del sec. XVI Editoriale Editoriale P. Giuseppe Ronco, imc 2 Marzo: mese con tante feste religiose cattoliche (S. Giuseppe il 19, Annunciazione il 25, Commemorazione dei missionari martiri il 24), mese che ricorda la nascita di Maometto (Dimuhammad: maulid al Nabi, 9 marzo) e il Purim ebraico (memoria di Ester che salvò il popolo dai Persiani, 10 marzo), mese che propone la giornata internazionale della donna (8 marzo) e dell’acqua (22 marzo). Mese soprattutto di quaresima, tempo di conversione e preparazione alla celebrazione del Mistero Pasquale di Cristo. Nella liturgia emergono continui richiami al senso cristiano del peccato, all’umile preghiera con cui se ne domanda perdono, alla carità operosa (digiuno ed elemosina ) con cui si esprime la volontà di conversione. Gesù vuole essere riconosciuto nelle persone che ci passano accanto, soprattutto nei poveri, nei sofferenti, negli ammalati, nei bambini, nei carcerati, negli esclusi dalla vita sociale. “Tutto quello che avrete fatto a questo mio fratello più piccolo lo avrete fatto a me” (Mt 25,40); il bisognoso, di qualunque cosa abbia bisogno, dal mangiare ad un sorriso, dal vestito all’istruzione, dall’indumento al conforto, è sacramento di Gesù Cristo, che ci rende presente il Signore. Tocca a noi aiutarlo con le nostre mani, vestirlo, lavarlo, profumarlo, consolarlo. Dobbiamo anche saperlo “guardare”, vederlo nella sua situazione esistenziale, annunciandogli la buona novella del Vangelo. “Il digiuno ci aiuta a prendere coscienza della situazione in cui vivono tanti nostri fratelli. Nella sua Prima Lettera san Giovanni ammonisce: “Se uno ha ricchezze di questo mondo e vedendo il suo fratello in necessità gli chiude il proprio cuore, come rimane in lui l’amore di Dio?” (3,17). Digiunare volontariamente ci aiuta a coltivare lo stile del Buon Samaritano, che si china e va in soccorso del fratello sofferente (cfr Enc. Deus caritas est, 15). Scegliendo liberamente di privarci di qualcosa per aiutare gli altri, mostriamo concretamente che il prossimo in difficoltà non ci è estraneo” (Benedetto XVI, Messaggio per la quaresima 2009). In questo tempo di grazia, dunque, l’attenzione è rivolta a Cristo, all’uomo, e al mistero del Cristo che illumina la sorte dell’uomo. La fede e la riflessione teologica della Chiesa colgono, infatti, nell’incarnazione, passione e risurrezione del Figlio di Dio la chiave per interpretare tutta la storia e il vissuto dell’u- da Casa Madre - 3/09 manità. Un suggerimento pratico dell’Allamano per la Quaresima è di meditare le sofferenze di Gesù guardando il Crocifisso. “Siamo devoti del Crocifisso. Procuriamo di averlo nelle nostre camere, sulla nostra persona; rivolgiamogli frequenti atti di fede e di amore. Il SS. Sacramento non lo avrete sempre con voi, ma il Crocifisso sì. Che cosa è il Crocifisso per il missionario, per la missionaria? È un “libro”, un “amico” e un’“arma”. Un libro da leggere e meditare, un amico che consola e aiuta, un’arma potentissima contro il demonio. Non basta portare il Crocifisso, ma occorre imitarlo. La nostra croce non è pesante come la Sua e, se portata in unione di amore con Lui, diventa soave. È facile dire che si ama il Crocifisso, ma poi quando si tratta di portare un po’ la croce, di sopportare qual- che cosetta, ci tiriamo indietro. Eppure il Signore ce l’ha detto chiaro: «Chi vuol venire dietro a Me prenda la sua croce e mi segua» (Mt 16,24). S. Paolo esclama- va: «Sono stato crocifisso con Cristo!» (Gal 2,19). Ec- co che cosa vuol dire essere amanti della Croce! È per mezzo della Croce che ci santifichiamo, non “La Quaresima sia pertanto valorizzata in ogni famiglia e in ogni comunità cristiana per allontanare tutto ciò che distrae lo spirito e per intensificare ciò che nutre l’anima aprendola all’amore di Dio e del prossimo. Penso in particolare ad un maggior impegno nella preghiera, nella lectio divina, nel ricorso al Sacramento della Riconciliazione e nell’attiva partecipazione all’Eucaristia, soprattutto alla Santa Messa domenicale. Con questa interiore disposizione entriamo nel clima penitenziale della Quaresima. Ci accompagni la Beata Vergine Maria, Causa nostrae laetitiae, e ci sostenga nello sforzo di liberare il nostro cuore dalla schiavitù del peccato per renderlo sempre più “tabernacolo vivente di Dio”. (Benedetto XVI, Messaggio per la quaresima 2009). Flamme jaillie d’auprès de Dieu, Esprit-Saint, embrase-nous comme brindilles au même feu, fais-nous brûler de ton amour. Ôte l’ivraie de nos péchés, qui menace en nous le grain, germe de vie ensemencé par la Parole et par le Pain. Editoriale per mezzo delle parole o delle semplici preghiere. Questo spirito dobbiamo averlo sempre, tutta la vita: sempre sacrificarci. La Passione del Signore ci sosterrà nelle fatiche e nelle pene dell’apostolato e nella stessa morte”. (VVC70) A queste parole fa eco la bella meditazione di san Tommaso d’Aquino sul Crocifisso, (Conf. 6 sopra il «Credo in Deum»): “Chiunque vuol vivere in perfezione non faccia altro che disprezzare quello che Cristo disprezzò sulla croce, e desiderare quello che egli desiderò. Nessun esempio di virtù infatti è assente dalla croce. Se cerchi un esempio di carità, ricorda: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Gv 15, 13). Se cerchi un esempio di pazienza, ne trovi uno quanto mai eccellente sulla croce. Se cerchi un esempio di umiltà, guarda il crocifisso: Dio, infatti, volle essere giudicato sotto Ponzio Pilato e morire. Se cerchi un esempio di obbedienza, segui colui che si fece obbediente al Padre fino alla morte. Se cerchi un esempio di disprezzo delle cose terrene, segui colui che è il Re dei re e il Signore dei signori, «nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza» (Col 2, 3). Egli è nudo sulla croce, schernito, sputacchiato, percosso, coronato di spine, abbeverato con aceto e fiele. Non legare dunque il tuo cuore alle vesti ed alle ricchezze, perché «si sono divise tra loro le mie vesti» (Gv 19, 24); non agli onori, perché ho provato gli oltraggi e le battiture (cfr. Is 53, 4); non alle dignità, perché intrecciata una corona di spine, la misero sul mio capo (cfr. Mc 15, 17); non ai piaceri, perché «quando avevo sete, mi han dato da bere aceto» (Sal 68, 22)”. Grave en nos cœurs le nouveau nom de Jésus ressuscité, sois notre souffle, et nous pourrons chanter sa gloire en vérité. La poesia-preghiera di Giuseppe Ungaretti (Mio fiume anche tu), recitata con fede davanti al Crocifisso, ci aiuterà meglio a capire che la sofferenza dell’umanità trova nella sofferenza di Cristo il suo senso più profondo. Vedo ora nella notte triste, imparo, So che l’inferno s’apre sulla terra Su misura di quanto L’uomo si sottrae, folle, Alla purezza della Tua passione. Fa piaga nel Tuo cuore La somma del dolore Che va spargendo sulla terra l’uomo; Il Tuo cuore è la sede appassionata Dell’amore non vano. Cristo, pensoso palpito, Astro incarnato nell’umane tenebre, Fratello che t’immoli Perennemente per riedificare Umanamente l’uomo, Santo, Santo che soffri, Maestro e fratello e Dio che ci sai deboli, Santo, Santo che soffri Per liberare dalla morte i morti E sorreggere noi infelici vivi, D’un pianto solo mio non piango più, Ecco, Ti chiamo, Santo, Santo, Santo che soffri. 3 da Casa Madre - 3/09 TIMOTEO Amanuense e erede spirituale di Paolo I collaboratori di Paolo p. Afonso Osorio Citora, imc 4 3,15). Quando Paolo e Sila si recarono nuovamente a Listra (At 16,1), agli inizi del loro secondo viaggio missionario, trovarono “un discepolo chiamato Timoteo”, che si era mostrato molto operoso nel mantenere viva la fiamma della nuova fede non solo a Listra ma anche nei dintorni, cosicché “Di lui rendevano buona testimonianza i fratelli che erano a Listra e a Iconio” (At 16,2). Il fatto che Timoteo sia conosciuto e stimato non solo a Listra, dove vive con la famiglia, ma anche dai cristiani di Iconio, fa supporre che abbia un ruolo di catechista o maestro tra i diversi gruppi cristiani di questa località della Licaonia (Cfr. R. FABRIS, Atti degli Apostoli, pp. 113-114). Fu giusto in questa circostanza che emerse la sua figura e che Paolo lo notò e gli propose di diventare suo cooperatore (At 16,3). La risposta, essendo stata positiva, fece sì che Paolo lo prese con sé. Poiché era figlio d’una ebrea per facilitargli l’apostolato fra i giudei, Timoteo, un vero amanuense ed erede spirituale di Paolo, nacque a Listra da una donna ebrea credente – Eunice - e un padre “greco” e cioè pagano (16,1). Timoteo, cioè “colui che onora Dio” (timo+theos) fu educato dalla madre Eunice e dalla nonna Loide: ambedue ferventi giudee divenute, con ogni probabilità, cristiane ad opera di Paolo e Barnaba nel primo viaggio missionario -At 14,1-7- (Cfr M.-E. BOISMARD, Les Actes des deux Apotres, Vol. 2, (1990), p. 73. Timoteo avendo ricevuto un’educazione femminile e pia della madre e dalla nonna, era cresciuto su di carattere affettuoso e molto devoto, come scrive Paolo nella lettera a Timoteo: “Ricordo infatti la fede sincera che è in te, la quale abitò prima in tua nonna Loide e in tua madre Eunice, e, sono convinto, abita pure in te. ”(2 Tm 1,5) e fin dall’infanzia conosceva le Sacre scritture ebraiche (2Tm da Casa Madre - 3/09 lo circoncise (At 16,3) visto che il giovane non era circonciso forse perché suo padre, un impiegato greco o romano, era stato pagano (Cfr. R. FABRIS, Paolo di Tarso, p.101). Essendo inserito nel gruppo, il numero di tre missionari vagheggiato da Barnaba, fu di nuovo raggiunto: soltanto che, al posto di Barnaba e Marco, c’erano adesso Sila e Timoteo. Timoteo entra nella logica della missione itinerante dei missionari cosicché da Listra passano da una città all’altra, trasmisero ai fratelli, perché le osservassero, le decisioni prese dagli apostoli e dagli anziani che erano a Gerusalemme. Le chiese dunque si fortificavano nella fede e crescevano ogni giorno di numero (At 16,4-5). Dopo, assieme al maestro ed altri compagni, si avviarono verso l’Asia proconsolare, cioè ad Occidente, ma un intervento dello Spirito li fece deviare verso la Frigia e la regione Galatica, cioè a Settentrione: “e giunti ai confini della Misia, cercavano di andare in Bitinia; ma lo Spirito di Gesù non lo Rileviamo che durante i viaggi (secondo e terzo) Timoteo, come figlio e collaboratore affidabile, fu inviato nelle chiese come successore nella guida di tutto l’immenso cantiere apostolico da lui aperto. Infatti, Paolo in varie circostanze gli affidò numerosi incarichi da svolgere nelle comunità di Tessalonica, della Macedonia e di Corinto. Timoteo era da lui inviato per consolidare le comunità e sostituirlo. Pensiamo, ad esempio, quando scrisse alla comunità di Filippi : “Ora spero nel Signore Gesù di mandarvi presto Timoteo per essere io pure incoraggiato nel ricevere vostre notizie” (Fil 2,19). Pensiamo quando scrisse alla comunità di Tessalonica “e mandammo Timoteo, nostro fratello e servitore di Dio nella predicazione del vangelo di Cristo, per confermarvi e confortarvi nella vostra fede” (1 Tes 3,2) e “ora Timoteo è ritornato e ci ha recato buone notizie della vostra fede e del vostro amore, e ci ha detto che conservate sempre un buon ricordo di noi e desiderate vederci, come anche noi desideriamo vedere voi” (1 Tes 3,6). La missione affidata a Timoteo non era senza difficoltà: era inviato per correggere errori, consolidare le chiese e mettere pace. Questi non erano compiti facili: Paolo lo mette in ogni sorta di problemi, errori, conflitti, aggravati da avventurieri, falsi profeti, pii confusionari (COMBLIN J., Pablo, apostolo de Jesuscristo ,1996, p. 31). Lo manda a lottare; ma si dà pena anche della sua salute: “Smetti di bere soltanto acqua, ma fa’ uso di un po’ di vino, a causa dello stomaco e delle tue frequenti indisposizioni” (1 Tm 5,23). I collaboratori di Paolo permise loro; e, oltrepassata la Misia, discesero a Troade” (At 16,7-8). Da Troade i tre passarono in Macedonia, dove fondarono le chiese di Filippi, Tessalonica, Berea e Corinto (At 16-18). Qui furono accolti nella casa di un ebreo, di nome Aquila e di sua moglie Priscilla che offrirono a Paolo casa e lavoro (At 18,1-3). Dopo un lungo periodo di lavoro missionarioa Corinto, Paolo si recò a Siria assieme ad Aquila e Priscilla (Ac 18,18)(COMBLIN J., Pablo, apostolo de Jesuscristo,1996, p. 46). Da Corinto, dov’era rimasto dopo la partenza di Paolo, Timoteo e gli altri compagni raggiunsero Paolo ad Efeso (At 18, 19). E quando Paolo decise di lasciare Efeso per raggiungere Gerusalemme, mandò Timoteo ed Erasto in Macedonia mentre egli si trattenne ancora un po’ di tempo nella provincia di Asia (Ac 19,22). Quando finalmente Paolo partì da Corinto alla volta di Gerusalemme (At 20, 4), per la consegna della colletta alla chiesa-madre (Rm 15,25-28), Timoteo, con i delegati delle chiese, lo accompagno’ (Ac 20,4). Tutto ciò si svolse nel terzo viaggio missionario. Dopo che abbiamo cercato di seguire Timoteo al seguito di Paolo vogliamo adesso cercare di delineare il rapporto e la vicenda di Timoteo a fianco di Paolo. Perciò lasciamo Luca per leggere alcune lettere paoline per fare emergere questi aspetti della sua collaborazione. Il primo elemento degno di essere sottolineato emerge della statistica: Infatti, il Santo Padre Benedetto XVI fa notare nella sua catechesi dedicata a Timoteo che, mentre Luca negli Atti menziona “Timoteo” sei volte, Paolo nelle sue lettere fa riferimento a lui – Timoteo - ben diciassette volte (in più lo si trova una volta nella Lettera agli Ebrei). Da questi dati statistici se ne deduce che agli occhi di Paolo egli godeva di grande considerazione, anche se Luca non ritiene di raccontarci tutto ciò che lo riguarda. E cercando di leggere attentissimamente le due lettere che Paolo ha scritto a Timoteo possiamo constatare che Timoteo non soltanto godeva di una grande considerazione agli occhi di Paolo ma era davvero un “figlio” di Paolo come fanno notare alcuni appellativi: “O figlio Timoteo”, “O uomo di Dio”, “O Timoteo” (1Tm 1,18; 6.11; 6,20), “O figlio mio” (2Tm 2,1), “genuino figlio nella fede” e “amato figlio” (1Tm 1,2; 2Tm 1,2). Era infatti una vera “figliolanza spirituale” Timoteo co-mittente e co-autore nell’epistolario paolino: con Paolo e Silvano, anzitutto, Timoteo partecipa non soltanto alla fondazione di chiese ma anche è co-mittente di sei delle lettere di Paolo, come dimostrano le formule di saluto alle diverse comunità: “Paolo e Timoteo, servi di Cristo Gesù, a tutti i santi in Cristo Gesù che sono in Filippi, con i vescovi e con i diaconi” (Fil 1,1; Cfr anche 1 Tes 1,1; 2 Tes 1,1, Fm 1; ) o anche “Timoteo, mio collaboratore, vi saluta” (Rm 16,21). Puo’ darsi che Timoteo abbia anche svolto talora il compito di segretario di Paolo e di amanuense nello scrivere qualche lettera (BECKER J., Pablo, el apostol de los paganos,1996, p.87). Si può concludere che Timoteo fu davvero un collaboratore disponibile ed attento alla sua missione. da Casa Madre - 3/09 5 Da forestiero - Biennio di Interculturalità 6 L’accoglienza dello straniero in vista della fraternità interculturale p. Antonio Rovelli, imc L’OSPITE DIVINO (Gen 18:1-88 ) Prenderemo in considerazione la scena biblica di Gen 18,1-8, un racconto di una teofania (cf. 18,1), vale a dire un’apparizione di Dio ad Abramo, che si conclude con l’annunzio della nascita di Isacco. Alla costruzione del brano, in sé è molto semplice, l’abilità narrativa dell’autore ha saputo dare un’atmosfera particolare, anzi unica, perché Dio in persona si stava manifestando ad Abramo, l’antenato del popolo d’Israele, per confermare la promessa di dare un figlio alla vecchia coppia avanzata negli anni e ancora senza prole. E’ un momento solenne e occorre, in qualche modo, convincere il lettore dell’importanza unica di questo momento nella vita del patriarca e di sua moglie Sara. Quali sono i mezzi scelti dal narratore per creare quest’atmosfera? Nel racconto non da Casa Madre - 3/09 troviamo dialoghi drammatici, sentimenti molto elevati, gesti particolarmente raffinati o un linguaggio forbito, ma il narratore sceglie di descrivere con grande semplicità una scena di ospitalità per mostrare con quanta diligenza e premura il patriarca riceva ospiti di cui non conosce l’identità. Cioè, tutto si traduce in parole e gesti semplici che manifestano, con esemplare sobrietà, gli atteggiamenti della ospitalità raffinata di Abramo. Ed è proprio su questi gesti che vorrei soffermarmi, seguendo lo scorrere del testo, per analizzarli e dedurne degli insegnamenti e indicazioni che ci aiutino a vivere l’interculturalità. Abramo seduto sulla soglia della tenda 18:1 Tutto avviene a Mamre, nell’ora più calda del giorno, mentre Abramo è seduto sulla soglia della sua tenda di nomade (cfr. Gen 18,1), all’improvviso irrompe la visita di Dio: Cosa vede Abramo Abramo vede tre uomini, semplicemente. Non c’è parola per identificarli, non viene descritto nulla della loro figura, né caratteri etnici, né tratti somatici, né abito, né statura: tre uomini sconosciuti, stranieri, e Abramo davanti a loro. Il Talmud dice che Abramo “li credeva nomadi arabi del deserto”, e commenta: “L’ospitalità offerta a dei viandanti è un’azione più grande che accogliere la Shekkinà, cioè la presenza di Dio. Secondo i rabbini, l’accoglienza data a un uomo è più importante dell’accoglienza riservata a Dio e ha la precedenza su quest’ultima. Sì, il nostro Dio, chiede che al suo servizio si anteponga il servizio dell’uomo, e proprio nel fare questo si rende pienamente culto a Dio stesso, perché “chi non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede” (1Gv 4,20). Cosa fa Abramo? Tocca ad Abramo prendere l’iniziativa, compiere un gesto, dire una parola. Osserva e ascolta Discerne tre stranieri Egli, innanzitutto, discerne nei tre uomini in piedi, tre stranieri che “bussano”, in attesa nei pressi della sua tenda e tacciono, come tacciono sovente gli stranieri, i quali non sanno o non osano chiedere, e sono costretti a comunicare con il silenzio, linguaggio difficile da cogliere e decifrare. Ascolta il loro silenzio Abramo sa anche ascoltare il silenzio dei suoi ospiti inaspettati, sa che l’uomo è parola e silenzio, parola dal e nel silenzio. Il padre dei credenti è infatti mosso interiormente dalla forza che abita chi è capace di ascoltare la voce che viene da fuori; lui che per primo ha ascoltato la voce di Dio che gli diceva: «Va’ verso te stesso! » (lekh lekkha: Gen 12,1), ora sa ascoltare anche questo silenzio eloquente. Chi è abituato ad accogliere la Parola dall’Altro, è condotto anche ad accogliere l’appello che viene dall’altro uomo, sia esso espresso verbalmente oppure no. Prende l’iniziativa Tocca ad Abramo prendere l’iniziativa, muovere il primo passo, agire concretamente. Ma tutto ciò che compie e dice non è che una conseguenza del suo ascolto così come tutti i suoi gesti ci raccontano la capacità di ospitalità di Abramo: non chiede i nomi dei suoi ospiti, né vuole sapere da dove vengano e cosa desiderino, ma, pur ignorando la loro identità, rende loro omaggio - si inchina fino da Casa Madre - 3/09 Da forestiero - Biennio di Interculturalità “Il Signore (IHWH) apparve ad Abramo alle Querce di Mamre” (Gen 18,1). Questo versetto, una sorta di riassunto dell’intero racconto, è indirizzato al lettore, il quale fin dall’inizio è avvertito: Abramo sta per essere visitato dal Signore stesso attraverso un’apparizione. I lettore fin dall’inizio del racconto conosce ciò che Abramo e Sara non sanno ancora. Abramo sta probabilmente sonnecchiando nell’ora della siesta, sotto i morsi della calura: questo pare suggerire il testo, quasi a indicare l’ora in cui si tralascia il lavoro e ci si riposa, l’ora non adatta per l’ospitalità, il tempo in cui accogliere qualcuno risulta un disturbo. Ma ancor più significativo è il sostare di Abramo sulla soglia della sua tenda, in quella posizione che guarda fuori e contemporaneamente custodisce l’interno, sulla linea che segna il confine tra vita intima e vita pubblica. Abramo alza gli occhi ed è sorpreso 18:2 E poi, Abramo, che è immerso nel riposo, “alzò gli occhi, ed ecco che tre uomini stavano in piedi presso di lui”(Gen 18,2). Egli alza gli occhi, quasi per caso, mette a fuoco ciò che gli sta davanti e, con meraviglia, vede tre uomini davanti a sé. Abramo pare sorpreso da quella presenza, senza preavviso: i tre non stanno giungendo, ma sono là davanti a lui, come se non si fosse accorto del loro avvicinarsi. Sono tre uomini, tre stranieri che non appartengono alla sua carovana né a quella di Lot; eppure il suo stare sulla soglia gli ha concesso di rimanere aperto alla imprevedibilità della loro visita. Abramo, il primo credente nel Dio unico, rivela il suo Dio non tanto con le parole, quanto piuttosto mostrando la sua umanità nell’accogliere chi arriva presso di lui. 7 Da forestiero - Biennio di Interculturalità 8 a terra - come se possedessero un rango e una dignità superiori alla sua. In questo modo: si fa prossimo ai tre stranieri (cfr. Lc 10,36), corre loro incontro, si prostra a terra davanti a loro, invitandoli, o meglio supplicandoli, di fargli il dono di essere suoi ospiti (cfr. Gen 18,2-3). I tre sono di fatto accolti da Abramo come “ben—venuti”, cioè venuti nella bontà, e dunque riconosciuti quali portatori di bene e meritevoli di bene. In tal modo egli si “sotto—mette”, inchinandosi fino a terra, e, dopo aver reso onore a questi sconosciuti, solo a questo punto rivolge loro la parola. Abramo si fa servo “Mio Signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passare oltre senza fermarti dal tuo servo” (Gen 18,3). Abramo non sa chi sono i tre stranieri, eppure li chiama “Signore” e si definisce “servo”; così facendo, egli utilizza un linguaggio pieno di autorità, poiché accresce l’altro – “auctoritas” infatti deriva da “augere” (accrescere)-, lo chiama riconoscendogli una soggettività superiore alla propria. Chi si è presentato in silenzio per chiedere ospitalità – gli stranieri - è fatto emergere, è riconosciuto come non-estraneo, non-nemico: resta uno sconosciuto, ma è un uomo, una persona, una ricchezza, una “benedizione” per chi lo riceve e si pone al suo servizio! In queste parole di Abramo, vi è dunque l’essenza dell’ospitalità: che è un servizio, ed è autentica solo quando chi la esercita riesce a farsi servo dell’altro, a trattarlo come suo signore, come il Signore. Riconosce nello straniero: un dono, una grazia “Se ho trovato grazia ai tuoi occhi” (Gen 18,3) Come in atteg giamento di venerazione Abramo cerca di avere, trovare grazia nei suoi confronti dai suoi ospiti, e presuppone quella condizione per cui l’altro ci cerca, ci guarda, si interessa a noi. Abramo interroga così gli occhi dei tre uomini, quasi facendosi mendi- da Casa Madre - 3/09 cante di un loro sguardo, chiedendo un segno gratuito, un cenno che esprima l’accettazione del suo servizio. Lo straniero, lo sconosciuto, il “nuovo” è un dono e una grazia, e se acconsente all’ospitalità diventa lui stesso soggetto di un’azione, di un evento che significa rivelazione, epifania di una verità nascosta fino a quel momento. Ecco perché quei tre non devono “passare oltre”, ma sono invitati a sostare per accogliere l’ospitalità; passare oltre rimane la verità dell’ospite, perché egli non diventa un residente e presto se ne andrà, ma il suo acconsentire alla sosta è la più grande benedizione che si possa ricevere. Anche Gesù a Emmaus fa cenno di “andare oltre” (cfr. Lc “ 24,28), ma i due discepoli lo invitano, gli offrono ospitalità, e solo allora avviene la rivelazione: “Si aprirono loro occhi e lo riconobbero. Ma lui”, presenza elusiva, “sparì dalla loro vista” (Lc 24,31)... Avanza un’offerta A questo punto, Abramo nel massimo rispetto e con accattivante discrezione, avanza un’offerta semplice e sobria, che non vuole condizionare né sedurre chi non ha ancora risposto all’invito: un po’ d’acqua, la lavanda dei piedi, un boccone di pane, l’ombra delle querce (cfr. Gen 18,4-5). Abramo, appunto perché si riconosce bisognoso degli stranieri come “una grazia e un dono”, ora è in grado di avvertire il bisogno di quei viandanti e fa nel contempo, una proposta che non mira a confondere l’ospite, bensì a metterlo a suo agio, a consentirgli di “rinfrancare il suo cuore”; è come se Abramo dicesse: “Non temete di disturbarmi, vi offro quello che ho, condividiamolo nella semplicità!”. Gli stranieri parlano Finalmente anche i tre stranieri parlano: “Fa’ pure come hai detto” (Gen 18,5). Poche parole, per esprimere il gradimento, l’”amen” degli ospiti al saluto e all’invito di Abramo. Niente di più, ma è l’essenziale, anche se i tre sconosciuti continuano a rimanere tali per Abramo. p. Gottardo Pasqualetti, imc Una collaborazione veramente efficace comporta “dare” e “ricevere”. Di Giuseppe Allamano abbiamo evidenziato la disponibilità a offrire la sua generosa collaborazione, materiale e morale, per aiutare e incorag giare persone e istituzioni nell’adempimento dei compiti loro affidati o per la realizzazione di iniziative, ritenute necessarie per il bene della chiesa, della società, della for mazione delle persone. Parallelamente va sottolineata la sua capacità di suscitare la collaborazione. Per farlo occorre avere viva coscienza di non essere autosufficienti, di non possedere tutte la capacità necessarie per la realizzazione di un progetto o impegno. Occorre agire “in concertazione”, proprio come avviene in un concerto musicale, che non è veramente tale se eseguito da una sola persona, ma dall’insieme di voci e strumenti che for mano coro e orchestra. L’Allamano ne era pienamente convinto. Lo manifestò chiaramente quando invitò Giacomo Camisassa a unirsi a lui nella conduzione del santuario della Consolata: «Faremo d’accordo un po’ di bene», gli scriveva. Lo rivela pure uno dei criteri basilari da lui posti a fondamento della vita e azione dei suoi missionari: agire “in unità di intenti”. Senza questo non si costruisce, anzi, ribadiva, si rischia di mettere a repentaglio o addirittura rovinare quello che altri cercano di realizzare. Egli per primo adottò questo principio. Anzitutto, al santuario e al convitto ecclesiastico della Consolata. I canonici Cappella e Baravalle e il Beato Luigi Boccardo, lo coadiuvarono per tanti anni, 37 il primo, 23 l’altro, 30 il terzo. E i può ricordare pure l’economo Remigio Gunetti e il domestico che per mase con l’Allamano per 26 anni. Non si può convivere e lavorare insieme collaborare per tanti anni, se non vi è intesa, rispetto vicendevole, apprezzamento e valorizzazione di quanto uno può offrire secondo le capacità e i doni ricevuti. Collaboratori della Missione Consistente è il contributo dato da molti all’Allamano per la fondazione e il sostegno dell’Istituto missionario e della sua attività in Africa. L’Allamano aveva pensato ad avviarlo non solamente per l’urgenza di annunciare il vangelo in terre non evangelizzate, ma anche per promuovere l’apertura al mondo, che ogni comunità cristiana e diocesi devono avere. Per questo non volle procedere finché non vi fosse l’adesione convinta del Vescovo. Dovette attendere una decina di anni per dar avvio al suo progetto, avversato con la consueta scusa della scarsità di vocazioni, mentre a Torino e in Piemonte vi era g rande abbondanza di clero, tanto che a volte l’arcivescovo non sapeva come impiegare i sacerdoti che venivano ordinati (in media una cinquantina l’anno!). Mons. Perlo attesta che una delle intenzioni dell’Allamano nel fondare l’Istituto era proprio di aprire altri orizzonti e prospettive nuove a tanti preti, impegnati in compiti che poca o nessuna attinenza avevano con il loro ministero. Non è vero sacerdote, diceva suo zio Giuseppe Cafasso, colui che non si impegna per la salvezza delle anime. E il nipote lo ripeterà costantemente a seminaristi e sacerdoti. Deter minante per la fondazione dell’Istituto fu il card. Agostino Richelmy. Stretta fu l’amicizia con l’Allamano, sincera la collaborazione e la stima reciproca “per quanto fosse diversa l’indole di entrambi”. Pienamente condiviso fu l’ideale missionario. Fatto arcivescovo di Torino, Richelmy incorag giò l’Allamano, ne sostenne il progetto missionario, tanto che andandolo a visitare per la malattia che lo aveva portato in pericolo di morte, gli “ordinò” di non morire perché prima avrebbe dovuto fondare l’Istituto. Ne sostenne poi la realizzazio- da Casa Madre - 3/09 Missionari insieme «faremo d'accordo un po’ di bene» 9 ne presso i vescovi del Piemonte e presso la Santa Sede. Eresse canonicamente i due Istituti e approvò i primi regolamenti, ne seguì i passi con un interessamento diretto e personale. D’altra parte l’Allamano «nulla faceva senza chiedere consiglio al Card. Richelmy, al quale riferiva quanto concerneva l’andamento delle missioni, attenendosi alle sue direttive» (mons. Bosia). Missionari insieme Dai vescovi, sacerdoti e fedeli delle diocesi di Torino e del Piemonte è venuto il decisivo apporto alla realizzazione di questo progetto. Alcuni sono già stati ricordati come Demichelis, Felizzatti, ai quali si può ag giungere il nome di mons. Diverio, Bonzano, Ricci des Fer res, Robilant, Felizzati, Montagnini, Bonzano, oltre agli stessi cardinali Prefetti del Dicastero romano per l’evangelizzazione dei popoli. Vanno ricordati, in par ticolare,alcuni antichi compagni di studio all’oratorio salesiano o al seminario della diocesi, rimasti sempre amici e divenuti anche collaboratori, come Mons. G. Tasso, vescovo di Aosta, che aiutò l’Allamano nella presentazione del progetto di fondazione dell’Istituto alle competenti autorità di Roma; Mons. Giovanni Battista Ressia, pure suo compagno e vescovo di Mondovì, che ebbe sempre grande ammirazione per l’Allamano; don Pietro Airaldi, direttore spirituale nelle case di for mazione per seminaristi (Scuole Apostoliche) della stessa diocesi; ambedue indirizzarono all’Istituto della Consolata molti missionari e missionarie. Lo riconobbe lo stesso Allamano nell’ultimo incontro con l’amico, ricordando le “tante e tante vocazioni missionarie” venute dalla sua diocesi. A dirigere gli inizi della casa dei Missionari e poi delle Missionarie della Consolata, il Beato Allamano ricorse, finché non ebbe suo personale for mato, al sacerdote diocesano, Don Scassa, per gli uni, e a Suor Celestina Bianco della Suore Giuseppine, per le altre. Ai sacerdoti della diocesi e anche a laici qualificati si rivolse per l’insegnamento, la preparazione infermieristica, la direzione spirituale e la predicazione ai candidati alla missione dei due Istituti. Egli poté contare su una schiera di benefattori e collaboratori che si andò sempre più allargando. Vi contribuì la fondazione nel 1899 della rivista La Consolata, per promuovere il culto alla Consolata, sollecitare aiuti per il grande progetto di restauro del santuario torinese. Fondato l’Istituto, e venuta meno l’urgenza collegata alla ristrutturazione, il periodico divenne un prezioso organo di infor mazione sul lavoro dei missionari in Africa, di for mazione alla Missione e alla conoscenza dei popoli e dello loro cultura, promovendo la solidarietà per le necessità loro e delle incipienti missioni. Ne derivò un contributo notevole, in mezzi finanziari e vocazioni. Allamano-Camisassa Il segreto della riuscita delle opere intraprese dall’Allamano sta nella collaborazione che diventa amicizia, e viceversa. Seppe abbinarle insieme. Fin da giovane capì e apprezzò il valore di «una parola e una presenza amica», soprattutto nelle difficoltà e nei momenti difficili. Questo si è concretizzato in modo speciale ed esemplare nel rapporto che si è instaurato tra lui e Giacomo Camisassa. Quando, nel 1880, l’Allamano fu destinato come rettore alla Consolata, gli chiese di affiancarlo come economo e collaboratore. Da allora rimasero e lavorarono alla Consolata fino alla morte del Camisassa. «Erano 42 anni 10 da Casa Madre - 3/09 La esemplarità viene proprio dalla diversità messa a ser vizio di un progetto condiviso negli ideali, realizzato nel rispetto vicendevole delle rispettive competenze. Quella del Camisassa è ritenuta da tutti una personalità dalle doti poliedriche. È ricordato come «grande organizzatore», «intelligentissimo, colosità e la cura dei minimi particolari. Lo dimostrò nelle costruzioni, soprattutto della Casa Madre dei missionari e nella ristrutturazione del santuario della Consolata, e nelle spedizioni di materiale per le missioni. P. Gaudenzio Barlassina, dice che queste spedizioni erano «veri capolavori di organizzazione, in cui non manca nulla per la chiesa, la casa, la comunità, l’individuo. Il tutto, se non costruito su ordinazione come accade per il macchinario, è sempre frutto di ricerche diligenti, di esami, di confronti, di selezioni». Il Beato Allamano ha valorizzato le doti del suo primo collaboratore, fino a dire che senza di lui non avrebbe potuto dare inizio all’Istituto della Consolata. Ne ha attribuito la realizzazione come opera di ambedue. E il Camisassa ha sempre riconosciuto e rispettato il r uolo del Beato Allamano, come: ispiratore e maestro carismatico che intuisce le necessità a cui provvedere e i cammini da percorrere; animatore che dà impulso a tutto; padre che presiede alla formazione morale e spirituale; Fondatore che trasmette un ideale e uno spirito. Missionari insieme che eravamo insieme – scrisse l’Allamano eravamo una cosa sola; ci siamo sempre amati in Dio». E ag giunse: «Se abbiamo fatto qualcosa di buono, è appunto perché eravamo tanto diversi; ma ci siamo promessi di dirci la verità e l’abbiamo sempre mantenuto; se fossimo stati uguali non avremmo visto i difetti l’uno dell’altro e avremmo fatto molti sbagli di più». Ambedue affer mano di aver studiato, vagliato, deciso insieme ogni progetto, lettera, documento, con lunghe riflessioni, nel rispetto delle reciproche competenze e capacità. Nessuna gelosia, nessuna rivalità, ma collaborazione scaturita da profonda amicizia, costruita giorno per giorno nel dialogo, nella comunione e nella sincerità. Da questo è dipesa la riuscita delle opere intraprese per la diocesi e per le missioni. straordinariamente attivo e laborioso», «dalla scienza profonda e con una meravigliosa attività», «sommamente intraprendente, di grande praticità tecnica». Per sua scelta rimase sempre in secondo piano, come «cooperatore e braccio destro» di Giuseppe Allamano, impegnandosi con uguale capacità in vari campi. In quello tecnico si distinse, oltre che per le capacità, per la sua meti- Questo esempio non è soltanto stimolante. Interpella l’og gi. Deve calarsi anche nella organizzazione e nella valorizzazione delle persone. Cosa tanto più necessaria per il cambiamento generazionale, l’invecchiamento, la difficoltà nel lavoro pastorale e nella animazione missionaria e vocazionale. Ci siamo? Ma… questa è un’altra questione su cui riflettere! 11 da Casa Madre - 3/09 Visita canonica in Venezuela Attività della Direzione Generale p. Antonio Fernandes, imc 12 Madre Gabriella e P. Aquileo, Suor Renata e P. Antonio Fernandes, hanno fatto nello stesso periodo del mese di febbraio la visita canonica al Venezuela e hanno potuto conoscere e toccare con mano le situazioni di questa delegazione. Le sfide per la nostra missione e per la costruzione di un vero camino di comunione nel vivere e testimoniare la missione sono grandi. Dal 20 de Giugno del 2007 siamo presenti ufficialmente con le missionarie della Consolata nella comunità della Nabasanuka, dove vivono circa 800 persone. La comunità dei missionari/e accompagnano circa 9.000 persone, sparsi in 83 comunità da Casa Madre - 3/09 appartenenti al popolo Warao ( popolo della spiaggia, dono delle imbarcazione, persona ), che vive fra i diversi fiumi della geografia di questa regione. I primi passi di evangelizzazione sono stati mossi dai missionari cappuccini, che attualmente però lavarono nel Vicariato di Tucupita ( 42.000 Km2 ), capitale dello stato del Delta Amacuro. Dalla città di Tucupita a Nabasanuka servono circa 5 ore di barca : il paesaggio è bellissimo I missionari/e stanno ancora studiando la realtà delle comunità e del popolo Warao. Membri di questa comunità sono i Padri Vilson Jochem, K’okal Josiah, Zackariah Kariuki, Carla Pianca, Luigina Goffi e Ivana Caballo. Essi cercando in modo sem- P. Aquileo accompagnato da P. Antonio continua la visita canonica al Venezuela. Dopo aver visitato le comunità di Nabazanuka ( popolo Warao ) è il momento di conoscer il lavoro dei missionari nella periferia della città di Caracas. Durante due giorni ( 12-13 ) sono stati in Carapita, parrocchia che i Missionari della Consolata accompagnano da più o meno 8 anni. In questo momento con P. Peter Makau e Oscar Aguillar. Carapita è un barrio con circa 100 mila persone, numero difficile di calcolare dovuta alla mobilità dalla gente. Sono molte le sfide, come in tutte le periferie delle grande città latinoamericane ( droga, violenza, difficoltà nel trovare strategie per accompagnare e essere presente in una realtà così grande e complessa). I due missionari sono giovani e come non manca loro la voglia di trovare dei cammini. Nei 3 giorni seguenti ( 12 -15 ) è stato il momento di visitare i missionari che accompagnano le comunità afro ( Barlovento ). Siamo presenti in questa realtà da 22 anni. Sono parrocchie dove lavorano due missionari ( P. Dominic Ndolla e Jesus Martinez ). In questi 22 anni, il cambio di missionari è stato costante e frequente per diversi motivi e non ci ha permesso di elaborare un piano pastorale che veramente tenga presente le realtà delle comunità afro. Tutte le comunità hanno ringraziato per la presenza dei Missionari della Consolata in mezzo a loro. Sono stati momenti belli dove abbiamo conosciuto e trovato le diverse persone che sono vicine ai missionari. Sotto la protezione del Beato Allamano, siamo partiti durante la mattina del 16 per Caracas dove alla sera abbiamo celebrato la memoria del Nostro Fondatore con i missionari della città. In Italia: l’approfondimento dell’interculturalità p. Antonio Giordano, imc Nel pomeriggio del 13 gennaio 2009, l’Assemblea generale dell’Italia affronta il problema dell’Interculturalità, sotto la guida del Consigliere Generale Lopez P. Francisco. Egli ha preferito non seguire la “Magna Charta dell’Interculturalità” inviata antecedentemente a tutte le Circoscrizioni, e neppure la “Presentazione” preparata dell’Ufficio del Segretariato per la missione. Ma ha seguito un nuovo schema, basato sulla vita spirituale e l’accettazione dei confratelli provenienti da altre culture. Non ha definito il termine “cultura”, ma ha raggiunto conclusioni molto pratiche sull’amore fraterno nel nostro Istituto, come missionari della Consolata. Ha detto: “Tutti siamo stati chiamati da Cristo che rimane il centro della nostra vita religiosa missionaria. Le diversità presenti in ciascuno di noi sono mezzo per relazionarci sempre più a Cristo in un apprezzamento delle qualità e un superamento delle difficoltà”. Ha usato l’esempio di Gesù e gli Apostoli, così diversi l’uno da Casa Madre - 3/09 Attività della Direzione Generale plice e austero di essere vicini alla gente. Il loro mezzo di trasporto per l’ evangelizzazione è la barca. 13 Attività della Direzione Generale 14 dall’altro, ma tutti uniti nel Maestro. Ha pure portato come esempio l’amore cooperativo della nostra piccola comunità della Polonia, che è stimata e fa buona impressione. Ha pure affermato che ogni cultura è una ricchezza da spartire con gli altri missionari della Consolata. La cultura più ricca, quindi forse la più difficile da accettare, può diventare il più bel dono di Dio ad una comunità. Ha usato anche l’esempio: se hai 99 ragioni per allontanarti da un confratello, ma hai una ragione per lodarlo, scegli la qualità positiva e perdona la 99 ragioni negative; la tua sarà una vittoria piena. Al termine alcune domande fatte dai confratelli presenti hanno avuto da P. Francisco una adeguata risposta, senza pretesa di interpretazione dei significati culturali dei termini: acculturare, inculturare e interculturare. Durante il secondo periodo del pomeriggio Lopez P. Francisco ci ha dato una panoramica sulle circoscrizioni di cui lui è responsabile direttamente come Consigliere dell’Europa. Ci ha parlato della Mongolia enfatizzando lo spirito dei comunione e collaborazione dei nostri confratelli e consorelle, Missionarie della Consolata. Ha poi accennato alla Corea, dove ha lavorato diversi anni, e la “consolazione” delle prime vocazioni. Parlando della Polonia ha spiegato il motivo di questa apertura da parte della Direzione Generale, che è questo: essere presenti in Polonia è la condizione per aprire missioni nell’Europa dell’Est dei paesi slavi. Infine ha accennato alla Regione Portogallo, lodando l’armonia con cui si porta avanti il lavoro di AMV e il sorgere dei Laici Missionari della Consolata. Come pure della Spagna. Quindi su richiesta ha parlato della Formazione e i Formatori nei nostri Seminari propedeutici, nei Noviziati e nei Seminari Teologici, ed ha spiegato perché fu aperto un Seminario teologico in Sud Africa. Lo ringraziamo di cuore. VENITE CON ME IN DISPARTE: Il corso di rinnovamento e di formazione missionaria p. Giuseppe Ronco, imc Il corso di rinnovamento e di formazione missionaria, organizzato dalla Direzione Generale con la collaborazione del SGM, è iniziato con una solenne concelebrazione a Bravetta, il 16 febbraio 2009, festa del Beato Allamano. Destinato ai missionari di mezza età, in particolare a coloro che celebrano il 25mo di Sacerdozio o di Professione religiosa, questo periodo sabbatico ha sede nella Casa Generalizia a Roma. Vi sono iscritti 15 missionari provenienti da diverse circoscrizioni (Amazzonia, Argentina, Colombia, Italia, Kenya , Nord America, Portogallo, Tanzania) e terminerà il 31 maggio. In una lettera inviata ai partecipanti, P. Stefano Camerlengo ne indicava le finalità. “Il corso è un’offerta di formazione permanente da Casa Madre - 3/09 speciale e vuole aiutare la persona del missionario a: Confrontare la propria vita con il Vangelo, rendersi disponibili per una formazione globale che coinvolge tutta la persona con la sua storia umana, cristiana, religiosa, missionaria, cioè con tutte le sue dimensioni. seguire corsi personalizzati: nessuna persona è uguale alle altre,anche se esiste una terra comune sulla quale tutti possiamo intenderci. Ognuno ha il suo cammino personale che va accompagnato e sostenuto”. Il programma prevede varie attività. Diversi giorni della settimana sono destinati alla frequenza di alcuni corsi di aggiornamento all’Università Urbaniana per approfondire argomenti di interesse Francesco e santa Chiara, maestri di povertà, e rinnovare l’impegno per la pace, la giustizia, l’integrità del creato. “San Gregorio Nisseno definisce la crescita spirituale come una transizione “ da un inizio ad un altro inizio, fino all’inizio senza fine della vita eterna”. Sul piano della vita spirituale, accettare la fatica della crescita e del ricominciare, è accettare di giungere allo “ stato di uomo perfetto nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo”. ( Ef. 4, 13 ) . A p. Osvaldo Coppola nuovo Segretario Generale tanti auguri! Attività della Direzione Generale missionario e spirituale, a scelta dei singoli confratelli. Venerdì e sabato saranno invece destinati a seminari interni, organizzati da noi, con la partecipazione di alcuni specialisti. Essi hanno lo scopo di approfondire tematiche più specifiche, riguardanti la conoscenza di sé, il Fondatore, l’Istituto, la nostra vocazione missionaria e religiosa. Tre pellegrinaggi-ritiro sono previsti: in Turchia sulle orme di Paolo e l’incontro con l’Islam; a Torino presso la tomba del Fondatore e ai luoghi della memoria; ad Assisi per incontrare san p. Osvaldo Coppola, imc Non è ancora passato un mese da quando ho iniziato questo mio nuovo incarico come Segretario Generale. Mi è stato chiesto di scrivere ‘qualcosa’ ...Che cosa?! Non so …! Qualcosa ...! Eccomi, allora, a scrivere qualcosa, ascoltando più il cuore che la mente. Mi metto a pensare e chiedo al cuore: “ Cos’è successo?” Mi dice: “ Ancora una volta una telefonata ti ha portato altrove … una proposta diretta: Lascia! Cambia! Vieni a Roma a fare il Segretario Generale! In mezz’ora di telefonata si è risolto tutto. Caro Osvaldo, hai poco più di un mese di tempo per fare le valigie e venire a Roma. L’attuale Segretario Generale, P. José Luis G. Ponce de Leon è stato nominato Vicario Episcopale del da Casa Madre - 3/09 15 Attività della Direzione Generale 16 nuovo vicariato di Ingwavuma in Sud Africa. Ora Chiediamo a te di prendere il suo posto come Segretario Generale. Una proposta davvero inaspettata. E’ una urgenza! Si, capisco … , ma come faccio?! E’ il 25 Novembre! Lasciare!? , Il programma … nel centro missionario, in diocesi, in parrocchia … i giovani , i vari gruppi … siamo nel pieno delle attività! Come posso all’improvviso lasciare tutto così?! E poi, proprio Io?! Segretario Generale?! E’ Troppo!! Vi ringrazio per la fiducia e la stima, ma io credo sia meglio che io continui qui a fare ciò che sto facendo. Non si può interrompere così! Vorrei dire di no. Ma se dico di no, non potrò vivere col rimorso di aver rifiutato, disobbedito. Allora per quanto mi dispiaccia … e non capisca bene cosa ne sarà, accetto. Sia come dite voi! Eccomi! Sono al servizio dell’Istituto a cui appartengo e con l’Istituto, al servizio della Missione della Chiesa nel mondo.” Come mi vedo in questo nuovo ruolo? E’ successo tutto in fretta e questo primo mese è passato molto in fretta. Ogni giorno è un passo avanti nel capire e fare cose nuove. Spero e credo di farcela con l’aiuto del Signore. Sono stato ben accolto da p. José Luis, la collaboratrice Carmen e dalla comunità di Casa Generalizia. Guardando indietro, ricordo spiaciuto le persone che ho lasciato a Martina Franca, guardando avanti vedo la sfida del nuovo incarico e le sue responsabilità, ma sono sereno nel cuore perché sento di aver obbedito con fede nel Signore e con fidu- da Casa Madre - 3/09 cia nei superiori e nell’istituto. Nel Servizio di Segretario Generale mi trovo in un contesto completamente diverso da quello al quale sono stato nei miei anni di vita missionaria. Ciò che mi manca di più è la pastorale diretta, il contatto diretto con la gente, le persone nella vita quotidiana. Questo perché io dopo i miei cinque anni di studi filosofici e teologici a Londra, ho fatto un anno di esperienza come diacono a Serafina, una parrocchia nella periferia di Lisbona. Poi sono stato per cinque anni nella formazione nei seminari minori di Ermesinde e Fatima in Portogallo. Poi per dieci anni una grande esperienza missionaria in Sud Africa. Chiamato in Italia ho vissuto una bella esperienza pastorale nella parrocchia Maria Regina delle Missioni, poi per poco più di due anni nell’Animazione Missionaria Vocazionale in Martina Franca da dove sono stato chiamato per venire a Roma. Qui non ho più il contatto diretto quotidiano con le persone, ma devo dire che svolgendo questo ruolo mi fa sentire nel cuore del nostro Istituto. Da questo ufficio al servizio della Direzione Generale e di tutti i confratelli nelle varie circoscrizioni sto conoscendo di più l’Istituto e ogni giorno aumenta la conoscenza dei confratelli anche se ‘a distanza’. I mezzi di comunicazione ci aiutano ad abbattere le distanze ci teniamo in stretto contatto e possiamo dire di fare un cammino insieme ‘a distanza’. Concludendo vorrei dire che sono cosciente di dover svolgere un servizio di fiducia, di responsabilità nell’Istituto e per l’Istituto e che richiede impegno e dedizione. Vivo questo dando il meglio di me stesso come ho sempre fatto, contando sull’aiuto del Signore e la bontà dei confratelli. Il Beato Allamano e la Vergine Consolata proteggano e guidino il nostro Istituto nel mondo. FEBBRAIO 2009 p. Michelangelo Piovano, imc Prima settimana: Dopo aver salutato le Suore lungo la settimana le vediamo anche partire: Suor Michelanna per Torino, Suor Cosimina per Roma in Via Foscari e Sr. Martiniana per il Seminario Teologico di Roma-Bravetta. Iniziamo così ad organizzarci e a suddividere tra di noi vari lavori e servizi che loro prestavano da mattino a sera. Abituati ad averle sempre con noi alla messa al mattino in Cappella anche qui sentiamo la loro assenza. Il Signore le accompagni nelle loro nuove comunità dove sono state destinate. 7 febbraio: ritorna da Israele P. Afonso Osorio Citora dove è rimasto per un intero semestre come parte degli studi che sta facendo presso il Biblico in questi anni. Iniziamo anche la Novena al Padre Fondatore che facciamo ogni sera al momento della preghiera dei Vespri. Ognuno chiede all’ Allamano quelle grazie di cui più ha bisogno per sé, per le persone care, per l’Istituto ed in modo particolare per gli ammalati. 9 febbraio: Iniziamo ad arrivare i confratelli che parteciperanno al Corso di Rinnovamento e Formazione in questo semestre fino alla fine di maggio. 13 febbraio: Incontro comunitario nel quale ogni membro della comunità ed ognuno dei partecipanti al Corso si presenta agli altri. La comunità della casa generalizia si arricchisce ed in questi prossimi mesi passa così ad essere composta di circa 40 membri. Durante l’incontro comunitario Padre Osorio condivide con noi parte della sua bella esperienza fatta in Israele in questi mesi. 16 febbraio: Festa del Beato Allamano. La celebriamo con la comunità del Teologico, con le Missionarie della Consolata presenti a Roma e a Nepi e con tanti nostri amici e benefattori. La Messa, presieduta da padre Alberto Trevisiol, viene celebrata nella Parrocchia del SS. Crocifisso. In seguito ci dirigiamo in Seminario per continuare la festa in fraternità e condivisione. Sono anche presenti varie religiose presso le quali prestiamo il servizio come cappellani. Il freddo intenso che si protrae ancora in questo mese di febbraio ci fa poi ritornare presto in casa. Ringraziamo il Signore per questo giorno di festa nel quale siamo stati invitati a rinnovarci nel carisma e spirito del padre Fondatore. 20-21 febbraio: Il gruppo del Corso di rinnovamento ed alcuni membri della comunità partecipano al Seminario di formazione sulla conoscenza e stima di sé tenuto da Madre Maria Teresa Boschi o.carm. dell’Equipe dell’Edi.S.I di Genova. 25 febbraio: Con il mercoledì delle ceneri iniziamo il tempo quaresimale accogliendo, assieme alla Parola di Dio che ci invita alla conversione, anche il messaggio quaresimale del Santo Padre che quest’anno mette soprattutto in risalto la pratica e del digiuno. 28 febbraio: Ritiro quaresimale nel quale siamo orientati da Padre José Luis Ponce de León che ci illustra il significato spirituale del suo stemma episcopale. Dopo un periodo di meditazione e silenzio ci ritroviamo per la celebrazione eucaristica presieduta dal neo vicario apostolico nominato. E’ anche l’occasione per pregare per lui, ringraziarlo e salutarlo comunitariamente. Segue poi la cena in clima di comunione e fraternità. E’ presente tutta la Direzione Generale giunta dalle varie visite in Africa e America Latina e che in marzo avrà il mese di riunioni di Consiglio. da Casa Madre - 3/09 Casa Generalizia Diario della Casa Generalizia 17 Tanzania Vita nelle Circoscrizioni 18 We have to encounter Jesus otherwise … p. Lello Salutaris Massawe, imc The Consolata Missionaries in Tanzania held their annual Regional Conference at the Regional House in Iringa from 27 – 29 February 2009 to have an evaluation that was followed by planning of their missionary activities in their respective parishes/centres. Chaired by Fr. Giacomo Baccanelli the Regional Superior, the Conference was divided into three parts: viz.a report from different IMC communities, a seminar on the challenges brought about by Islam in Tanzania, and lastly, presentation and discussion of the financial report of the Region. On the first day, taking St. Paul as a model, the Superior opened the meeting by emphasizing on the practicability of the community life among the confreres, and the contemporary challenges da Casa Madre - 3/09 encountered. He asserted that, every missionary should follow the footprints of St. Paul who changed his life completely after encountering Jesus. “If in our missionary work we don’t encounter Jesus then it is useless. It is only through such an experience that we can develop the spirit of brotherhood amongst us, perform our pastoral duties and thus reach/serve the needy.” said Fr. Giacomo. More so, he disclosed that the main problem in the Region is that some missionaries in Tanzania are very selfish. People are thinking too much of themselves. “Let us please build the spirit of collaboration in our Region because communion will be possible only if we get rid of individualism. It is only through complementing one another He invited the confreres to read the document prepared by the CONSULTA which took place in October 2008 in Rome. On the topic: Which mission, as proposed by the General Direction, ‘mission should be part of our DNA, part of our culture. We should be servants of the mission, not protagonists any more.” reiterated Fr. Giacomo. For further explication, he went back to the document Redemptoris Missio which states that the mission is not yet over. It is still at the beginning. “But what is a new mission?” he queried. “A new mission is not a geographical place, no! it is rather to animate with new insight, with new heart and vision. Una missione piu’ di essere che di fare.” he replied to his query. Regarding the question on “which economy/quale economia” the Regional Superior asserted that the economy of the Region and the communities will be very much determined by the pastoral mode that we are going to adopt. Here in Tanzania we are slaves of foreign aids.” the Vice General Superior, Fr. Stefano Camerlengo who enlightened the confreres on the Two-year Program on Interculturality as directed by the General Direction in Rome. Fr. Camerlengo reminded the missionaries that the Institute has been so far blessed with many vocations from Europe, but actually in these few past years there is an increment of young people of the African as well as Latin American provenance joining the IMC. “We therefore seek the way possible that we can build community life in an intercultural brotherhood for the sake of the missions.” said Fr. Camerlengo. He evoked the words of the 11th General Chapter which state: “Missionaries are called to live and give witness to a communion that values diversity. They must practice kenosis (selfemptying) to make space for others. Dialogue is a fundamental attitude for missionaries, respect for individuals and cultures must become their operating principle.” The three-day conference was concluded in the evening of 29th January 2009 with the Holy Vita nelle Circoscrizioni that we can construct a sincere collaboration: between priests/brothers and the sisters; as well as among priests in their apostolate. We have to be like a seed which is ready to fall on the ground, dies and at the end grows to a big tree.” stressed Fr. Baccanelli. Eucharist celebration presided by Fr. Stefano Camerlengo. Being the 158th Birth Day of Blessed Joseph Allamano, the Consolata Sisters were also present. The Region had a pleasure of the presence of ASSEMBLEA della Regione Italia del 12 -16 gennaio 2009 p. Antonio Giordano, imc Possiamo dire che i circa 50 partecipanti all’Assemblea (i superiori e gli economi di ogni comunità, il Consiglio regionale e qualche confratello delle case viciniori che ha partecipato spontaneamente) hanno messo in pratica queste indicazioni e hanno raggiunto concrete conclusioni di sano realismo basate sulla speranza, nonostante le prevedibili difficoltà. Italia Nella Comunicazione n. 6 del 3 dicembre scorso, il Superiore regionale, P. Sandro Carminati, indicendo l’Assemblea, scriveva: “Vogliamo fare il punto della nostra realtà regionale con umiltà e sincerità, nell’ottica della speranza, ma anche con un sano realismo, per guardare verso il futuro e tener aggiornati gli obiettivi dell’ultima Conferenza regionale”. 19 da Casa Madre - 3/09 Vita nelle Circoscrizioni Italia dovranno sforzarsi di incarnare sempre più l’assioma dell’ultima Conferenza regionale del 2006: “COMUNITÀ MISSIONARIE CREDIBILI E VISIBILI” implementandolo con la qualifica “DIGNITOSE”. Al termine l’Assemblea ha enumerato gli impegni in 4 punti, discussi, in seguito, ed approvati dal Consiglio regionale: 20 L’Assemblea ha raggiunto le conclusioni come risposta alle 4 domande proposte per la riflessione: a) Come state? (salute fisica e morale della comunità); b) Cosa fate? (quali attività svolge la comunità); c) Quali difficoltà incontrate? (di ordine interno ed esterno); d) Quali prospettive per il futuro? (iniziative nuove o da rinnovare), nel suggerimento generale di “fare verità” circa la comunità e le attività svolte, nello sforzo di quantificare le forze, gli impegni, il tempo e le energie che si stanno impiegando. I partecipanti all’Assemblea erano più che mai coscienti della difficoltà di personale nella Regione: l’età media si aggira sui 70 anni (escludendo i giovani Seminaristi di Bravetta). Tenendo presente che su 190 missionari presenti in Regione, circa 90 superano i 70 anni di età, ed escludendo i 34 studenti, rimangono attivi sul campo poco più di 60 individui. Inoltre l’ Animazione Missionaria Vocazionale in Italia sta attraversando un periodo di calma deludente: sembra che il fuoco della missione, forse già debole negli stessi animatori, non trovi più esca tra i nostri cristiani per alimentarsi. Le famiglie non sono più sorgenti di vocazioni; queste vanno cercate in altri ambiti sociali in cui siamo impreparati ad entrare e temiamo di ottenere risultati inconsistenti, basati sul desiderio del giovane di fare un’esperienza di breve tempo che vanifica la missione ad vitam per l’ad gentes. Tuttavia i “Risultati della condivisione finale”, molto concreti, sono stati incoraggianti in un’ottica di speranza: le comunità della Regione Italia da Casa Madre - 3/09 1) - Accogliersi maggiormente nelle nostre comunità. 2) - Nelle zone si parli di più e apertamente di vocazioni. 3) - Migranti: entro maggio ogni centro veda i servizi che sono presenti nel proprio territorio, analizzi che lavoro specifico si può fare in appoggio alle attività diocesane e decida chi può portare avanti questo servizio. La Direzione Regionale indichi un incaricato regionale di Pastorale Migranti. 4) - Creare contatti con i vari gruppi missionari che appoggiano le nostre iniziative, operanti nel territorio della nostra casa. Fare una mappatura generale (referenti e indirizzi) dei gruppi che lavorano intorno a noi. Come conclusione risuonano bene le parole del Superiore regionale nella Comunicazione n. 7 del 22 gennaio 2009: “A quanti avete partecipato all’Assemblea della scorsa settimana voglio esprimere il ringraziamento personale e dei Consiglieri per la vostra numerosa ed attenta presenza”. Lettera di P. Sandro Carminati, superiore È viva in tutti noi la tragedia che ha sofferto la regione del Kenya con la morte di p. Giuseppe Bertaina. La nostra vicinanza a tutti i confratelli del Kenya e ai familiari di p. Giuseppe diventi un ringraziamento a Dio per il dono di p. Giuseppe che ha fatto all’Istituto e al Kenya in modo particolare. La sua morte si è trasformata in “animazione-testimonianza missionaria” per quanti sono stati raggiunti dai media in tutta Italia; ringraziamo anche per questo p. Giuseppe e preghiamo perché il suo comunità riprenda in esame le conclusioni durante uno o più incontri comunitari, si confronti con esse e, se necessario, le può complementare inserendole nel vostro Progetto Comunitario di Vita. 2- L’ultimo punto delle conclusioni riporta quattro PROPOSTE concrete: 1) accogliersi maggiormente, (se è possibile indicare come concretamente) ; 2) proporre più apertamente la vocazione negli incontri con i giovani, (come e quando?); 3) gli immigrati: sono una realtà presente ovunque e la chiesa locale ed altri organismi hanno organizzato attività diverse per accoglierli e accompagnarli. La vostra comunità ha la possibilità di dare una mano alla chiesa locale in questo campo? Come?; 4) conoscere, incontrare e creare contatti di stima e, dove è possibile, di collaborazione con i vari gruppi-asociazioni missionari che operano attorno alle nostre case in favore di un missionario o delle missioni in genere. Confermo che prossimamente inizierò le visite alle comunità. Un tema da condividere e commentare insieme durante la visita sarà il risultato delle vostre riflessioni e considerazioni comunitarie sulle proposte delle conclusioni dell’Assemblea. Grazie per la vostra collaborazione. Vita nelle Circoscrizioni sacrificio, unito a quello di Gesù, la vera ed unica Vittima sacrificale, faccia maturare in molte coscienze propositi di bene, di pace e di solidarietà. Siamo prossimi a ricordare il 108 ° Anniversario della fondazione dell’Istituto; ci uniamo in preghiera di fede e di ringraziamento alla Provvidenza per il dono del nostro Istituto alla chiesa missionaria. Noi che oggi facciamo parte di questa famiglia missionaria giustamente ne siamo orgogliosi per la storia di vite vissute di tanti Confratelli che hanno amato, alcuni fino a dare il sangue, e servito la chiesa missionaria con generosità ed entusiasmo ammirevole. Siamo riconoscenti al Beato Giuseppe Allamano per il coraggio dimostrato nel momento della fondazione e per la sua apertura missionaria che ha impresso inizialmente alla chiesa torinese. A quanti avete partecipato all’Assemblea della scorsa settimana voglio esprimere il ringraziamento personale e dei Consiglieri per la vostra numerosa e attenta presenza. Il Segretario regionale ha inviato a ciascuna casa: la cronaca e le conclusioni dell’Assemblea; a queste aggiungo alcune indicazioni operative: 1- Ogni incontro di questo tipo ha bisogno di essere tenuto vivo con ulteriori riflessioni; ciascuna La visite de la Direction Generale au Congo p. Paul Gitonga Muriithi, imc nouveau paradigme de la mission ; Affrontement des nos options missionnaires en vue d’une restructuration et d’une requalification. La méthodologie de partage a été divise en trois étapes comme suivantes. Une Lectio Divina, un dynamique sur inter culturalité, réflexion et le travail en groupe. Cette méthodologie a beaucoup facilité l’accomplissement rapide des réflexions. Cela a été apprécie par les participants qui en exécutant les sessions ne manquaient pas des blagues et de narrations fictives pour s’amuser car quelque fois le travail exigeait un peu d échauffement des têtes pour réveiller les imaginations des confrères. Les sessions ont été clôturées avec une célé- da Casa Madre - 3/09 Congo C’est depuis le 9 février que l’équipe de la direction générale s’est déplacée pour rendre une visite spéciale à la région d’IMC Congo. Le Père Stefano CAMERLENGO, Vice supérieur générale IMC et Le Père Mathew OUMA Conseiller générale pour Afrique ont animé une session de trois jours aux missionnaires IMC de Kinshasa. Cela était une session sur la biennale de l’inter culturalité et son intégration dans la programmation régionale pendant les prochains trois ans. Les grandes pistes soulignées pendant ces trois jours étaient : Une réflexion sur notre mission dans la perspective interculturelle ; L’adaptation de l’inter culturalité comme un 21 Congo Vita nelle Circoscrizioni bration eucharistique de la fête du fondateur anticipée car on a voulu profiter de la présence de la Direction Générale. Donc le 11 février à 17h00 tous les étudiants du Théologal de Ma Campagne, du Philosophât du Père Antonio Barbero et de la propédeutique IMC Congo se sont réunis à Mont Ngafula pour une messe solennelle de la fête de notre fondateur. La liturgie a été embelli par une chorale angélique composée par les philosophes et les propédeutes imc Congo. L’eucharistie a été présidée par le Père Stephano Vice Supérieur générale. Pendant son homélie, le Père Stefano a partagé trois pensées. La première était sur la nécessite de témoignage dans la vie missionnaire, en citant le Père Fondateur Giuseppe Allamano qui disait : « je n’avais jamais manqué le sommeil à cause de l’argent…. Mais plus tard il dira. « J’ai toujours manqué le sommeil à cause du manquement de témoignage vécue chez mes missionnaires. » A la suite de cela le Père Stefano a souligné que nous devons à tout moment mettre au centre dans notre vie la finalité pour laquelle nous existons comme les missionnaires imc, « 22 da Casa Madre - 3/09 nous sommes nés pour la mission, nous vivons pour la mission et nous mourrions pour la mission ». Et à la fin il a rappelé tout les missionnaires qu’il sont appelés à être les agents d’espérance pour le peuple congolais, qu’il s’agit d’une attitudes d’optimisme malgré les difficultés, les défies et les crises qui arrivent dans la mission aujourd’hui. Tout cela on devrait le faire en étant fière de notre identité Marial liée dans le noms CONSOLATA qui reste dans toute les langues le même pour tout jours. Avant de clôturer la messe Le Père Mathew OUMA Conseiller générale pour Afrique a passer à l’assemblée les salutations cordiales provenant de diverses maisons de formation d’Italie, Kenya et l’Afrique du Sud en rappelant tout le monde que chaque formé ou confrère porte le flambeau des missionnaires de la Consolata. On doit le témoigner dans chaque coin du monde. La Fête a été parachevée par une soirée fraternelle ou on se nourri avec un repas spécial accompagné par un vers d’amitié et pourquoi pas la danse. L’équipe de la direction générale s’est dirigé vers le nord du pays le 12 février pour accomplir la même sorte de tache à Isiro. p. Fernandes José Martins, imc In a small group like the Delegation of South Africa those words are a reminder of the legacy that we received from our Blessed Founder – the spirito dicorpo – as a privileged way of achieving our goals as Consolata Missionaries. During the past eight months our Delegation has been challenged with three major issues – that are indeed the backbone of the events that took place in that period of time – and an out of this world gift! 1. Theological Seminary The decision of establishing a Theological Seminary in the DSA was, by far, the biggest event in our recent history. The seminarians started arriving in November 2008 and the group of six was complete at the end of January 2009: three came from Kenya, one from Ethiopia, one from Uganda and one from Tanzania. The community is established in a rented house belonging to the Jesuits in Merrivale, Pieter maritzburg. They attend school at the St. Joseph Institute of Theology in Cedara, a distance of five minutes drive. A second house will be available on the first of April. da Casa Madre - 3/09 Sudafrica That is the slogan that the ANC is using to convince the people to vote for Jacob Zuma as the next president and head of government of the Republic of South Africa. It is indeed a political slogan – repeated many times in the political ascension of the ANC – but it is also a very good formulation of a common plan aimed at reaching efficiency and everyone’s involvement. Vita nelle Circoscrizioni Together we can do more 23 Sudafrica 2. Avvicendamento of personnel One quarter of the DSA’s Consolata priests has changed since July 2008: Ettore Viada and Tarcisio Foccoli were appointed to Italy while Carlos Domingos was appointed to Fátima, Portugal. In October 2008 arrived Giovanni Viscardi – one of the two pioneers in the DSA – followed in November by the Rector and ViceRector of the Merrivale Seminary: Cassiano Kalima and Piero Trabucco. Two young missionaries from Kenya have been appointed to the DSA: Daniel Kivuw’a and Josephat Mbithi, due to arrive in the coming weeks. Very soon the total number of the Consolata Priests working in the DSA will be the biblical twelve, inflated to eighteen with the six Theologians. Vita nelle Circoscrizioni 3. Ridimensionamento and development 24 As a result of the Canonical Visitation the Mission of the Damesfontein was handed over to the Diocese of Dundee at the end of December 2008. Following an emergency request by the recently ordained Bishop Graham Rose, Giorgio Massa remains in Damesfontein but not beyond the last month of this year of 2009. Damesfontein is a Mission entirely started the Consolata Missionaries back in 1976, only five years after the first two missionaries – Giovanni Bertè and Giovanni Viscardi – were appointed to work in South Africa. Damesfontein constituted some sort of reference point of our presence in the then Prefecture of Volksrust that was to become the Diocese of Dundee in 19822. Together with the opening of the Theological Seminary of Merrivale, a new pastoral service was assumed by the DSA: the parish of Woodlands, in Pieter maritzburg. Woodlands is made up of one built up area inhabited mainly by coloureds – a setup coming from the apartheid da Casa Madre - 3/09 era – and a squatter camp at the edge of the parish territory inhabited by zulu speaking people. The whole environment of Woodlands challenges our missionary service in that it is the first time we are working with a new cultural group and, at the same time, need to make pastoral inroads in a squatter camp situation. At the same time we find ourselves in contact with a new diocesan environment, the Archdiocese of Durban. 4. Gift to the Church in South Africa On the 24 th of November 2008 we were all overjoyed with the nomination of our confrere Mgr. José Luis G. Ponce de León as Bishop of the Vicariate of Ingwavuma. It was not a complete surprise since his name had been on the cards since January 2008 but our hearts were nonetheless filled with joy and gratitude: The Consolata missionaries, one of the smallest groups in the Church of South Africa, were offering a shepherd to one of the most missionary situations in the country, the Vicariate of Ingwavuma. South Africa, inhabited by over 43 million people – of which only 7% are Catholics – is facing enor mous challenges and we, the Consolata missionaries, are here to… work together and do more for the spreading of the Good News. Our presence is now enriched and made more visible with a Theological seminary and a Bishop. p. Jairo Calderon Benavides, imc niños de Infancia y Adolescencia Misionera de la diócesis, quienes hicieron vivir a los participantes un momento de oración profunda y alegre. Esta comunidad de amigos de la misión, no sólo se congregó para celebrar dicho acontecimiento, porque ha visto a estos jóvenes caminar, sino que ahora se hacen responsables de acompañarlos espiritualmente en el proceso formativo y la entrega generosa y fiel a la vocación a la que Dios los ha llamado. Después de la homilía, cada novicio pronunció su profesión, y acompañado por un momento de silencio meditativo, firmó sobre el altar el compromiso hacia Dios en nuestra familia misionera. La eucaristía fue seguida por un momento de confraternización, compartiendo la mesa y la amistad según el típico estilo llamado “a la canasta” (donde cada uno trae algo para com- da Casa Madre - 3/09 Argentina El día 30 de diciembre de 2008, en el Noviciado Latinoamericano hicieron su primera profesión religiosa 5 novicios: Dani de Venezuela y Adrián, Juan Gabriel, Julián y Yeinson de Colombia. A las 19 hs se dio comienzo la ceremonia, vivida con intensidad por todos los presentes, entre la sencillez y la profundidad de lo que se celebraba. La eucaristía fue presidida por el P. Jairo Calderón Benavides, Superior Regional de Argentina, acompañado por el P. Salvador Medina, Superior Regional de ColombiaEcuador y varios sacerdotes tanto del IMC como amigos de la comunidad del Noviciado. También estuvieron presentes un grupo de Misioneras de la Consolata. A un grupo de laicos que animaron la ceremonia con cantos apropiados - los que normalmente comparten con la comunidad las celebraciones dominicales - se le agregaron Vita nelle Circoscrizioni Profesión religiosa en el Noviciado latinoamericano 25 Argentina partir). Con el brindis, toda la comunidad expresó los mejores deseos para cada uno de ellos en los caminos que seguirán recorriendo. Al día siguiente viajaron a sus respectivos países para desde allí proseguir sus estudios: Adrián y Juan Gabriel en Colombia; Dani en Brasil; Julián en Italia y Yeinson en Congo. Vita nelle Circoscrizioni INICIO DEL NOVICIANO LATINOAMERICANO 2009 26 Entre el 13 y el 25 de enero, comenzaron el noviciado otros cinco jóvenes: Daniel y Wilmer de Colombia, Carlos de Venezuela, Gilberto de la Región Amazonía y Sergio de España. La apertura con tres de ellos, fue en la Casa Regional, aprovechando también la circunstancia de la despedida a P. Aldo Zanni por su servicio generoso a la Región durante tantos años. La Eucaristía fue presidida por el Superior Regional, P. Jairo Calderón, quien en su homilía subrayó, el don, la importancia y la responsabilidad de este año de gracia, a la luz de la perenne enseñanza de nuestro Fundador. Como vemos, el Noviciado ya dejó de ser Latinoamericano, para pasar a ser Iberoamericano. ¡Más internacionalidad y más interculturalidad! EJERCICIOS ASAMBLEA ESPIRITUALES Y La última semana de enero del presente año, se realizaron los Ejercicios Espirituales para todos los misioneros y novicios de la Región. El predicador, P. Alejandro Puigari, nos encantó tratando el tema: “Pablo, el enamorado de Cristo: sus debilidades y sus fortalezas”. Nos honró con su presencia el Superior General, P. Aquileo Fiorentini, quien participó con nosotros, ya sea a los ejercicios espirituales como a la Asamblea anual de la Región Argentina. En ésta, se dio énfasis particular a las propuestas del camino continental a la luz de la reciente reunión de las Circunscripciones, realizada en San Pablo (Brasil). Tiempo, reflexión y propuestas varias, acompañaron también la discusión acerca del da Casa Madre - 3/09 Proyecto Regional de Misión que, desde hace tiempos venimos trabajando y profundizando. Luego se concretizaron algunas actividades a nivel local, a nivel zonal y a nivel nacional para ir trabajándolas durante el año. En la Eucaristía de conclusión, pusimos sobre el altar, nuestros compromisos y anhelos de ir creciendo comunitaria y misioneramente en la comunión de intentos, a nivel continental y en sintonía con todo el Instituto. II ENCUENTRO DE JÓVENES MISIONEROS DE LA CONSOLATA 2009 “El Señor me llama hoy… no se si me llamará dentro de unos años…” Durante los días 6, 7 y 8 de febrero, se realizó en Buenos Aires, en el Seminario I:MC, el II Encuentro Juvenil Misioneros de la Consolata 2009, evento que reunió casi a todos los representantes de los grupos juveniles que trabajan en las siguientes comunidades: Parroquia de La Medalla Milagrosa de Jujuy; Parroquia de San José de Orán, Parroquia Ntra. Sra. de Pompeya de MerloMoreno; Parroquia de Ntra. Sra. de la Misericordia de las Heras –Mendoza y de los Colegios: Paulo VI de San Francisco – Córdoba y de la Consolata de Guaymallén – Mendoza. El objetivo fue reflexionar sobre la identidad del rostro joven en nuestras presencias en el país, para consolidar una acción misionera joven, integral, identificable, de calidad y al servicio de la misión: desde, para y por los jóvenes. El encuentro no fue solo de formación, sino que se consensuaron actividades para realizar durante el 2009, a nivel local, regional y nacional. Con el lema ¡ARDE, LUEGO INDENCIA!, los jóvenes misioneros de la Consolata, dan pasos firmes para avanzar con fe y alegría, hacia un verdadero liderazgo allamaniano. p. Benjamin Martinez Solano, imc EL TEMA DE FONDO "OTRO MUNDO ES POSIBLE" Una sintesis del trabajo de los dos foros. MISIONEROS, MISIONERAS, LAICOS Y LAICAS DE LA CONSOLTA Foro mundial de teología y preforo Fe N´amazonia da Casa Madre - 3/09 Brasile Se ha visto que el proceso de participacion nuestra ha ido mejorando, todavia hace falta hacer parte del proceso del foro... asi como van las cosas se van a dar. En general los foros trataron mucho lo de la amazonia, los pueblos originarios con sus luchas, resistencias, propuestas, espiritualidades y maneras alternativas de vivir ecologicas de frente a la grande crisis ambiental del planeta.desde Brasil los sindicatos estuvieron muy activos. los movimientos sociales hablan de la caida del paradigma neoliberal capitalista, y entonces fortalecer la propuesta mas social para el desarrollo economico, cultural, tecnico sustentable. rescate de una espiritualidad del silencio yla simplicidad de vida, de la corporeidad y en armonia con la naturaleza, de esto tienen mucho las religiones y tradiciones ancestra- les de los pueblos indigenas de america, asia, africa y oceania. la lucha de las mujeres, los homosexuales, lesbianas, transexuales estuvo muy presente “que rico”, aqui a la Iglesia no le dan sino palo ventiao... somos una de las pocas estructuras excluyentes de los otros generos posibles. Las juventudes poco participativas en los debates pero si con sus cuentos de musica, danza, arte y marihuana como un putas. jaja. La desorganizacion fue grande, muchas actividades canceladas y se dijo que fue muy brasilera y latinoamericana y poco mundial, bueno se entiende por el contexto. Aqui te envio la primera sintesis del foro de teologia. Un abrazo, nos vemos en unos dias. Benjamin Vita nelle Circoscrizioni Foro Mundial de Teologia y en el Foro Mundial Social 27 Brasile Vita nelle Circoscrizioni 28 Belem do Para, enero 27 de 2009 ¿Cuáles son los desafíos que se nos plantea desde este foro mundial de teología y liberación para nuestra misión? Desde todos los pueblos y culturas del mundo se está hablando de la necesidad de cambiar, porque estamos frente a un cambio de época, de un paradigma antropocentrista a una visión centrada en el universo, en lo eclesial de una Iglesia Clerical a una Iglesia Laical y en el contexto de del emerger de los pueblos originarios con sus propuestas, de las crisis mundiales coyunturales como la económica, financiera y las sistémicas como la energética, de crecimiento y del agua 1. UNA ESPIRITUALIDAD MAS INTEGRAL: · Que tenga en cuenta la corporeidad, de la naturaleza, del silencio y la simplicidad. · Los pueblos originarios del mundo ofrecen sus espiritualidades para todos nosotros. 2. LAS TRADICIONES RELIGIOSAS Y LAS TEOLOGIAS DE LOS PUEBLOS: · Estamos nosotros cambiando e integrando desde nuestras prácticas pastorales con los pueblos las orientaciones que nos llegan de la eco teología y del dialogo interreligioso, pero no solamente con las grandes religiones sino con todas las religiones de todos los pueblos, especialmente con los indígenas, afros de América, del Asia y del África. · Los nuevos desafíos teológicos, nos llaman a buscar nuevos horizontes. Debemos preguntarnos si nuestra formación teológica está abordando los temas de la Ecología, género, pueblos originarios etc. · Nos hemos olvidado de los retos de la teología de la liberación. Hemos continuado con trabajos paternalistas que no implican y menos parten de la gente. · Que respuestas teológicas, en nuestra situación trifronteriza en Colombia, Ecuador y Perú. Qué hacer con tantas organizaciones trabajando en el territorio pero de manera desarticulada. Importante tener en cuenta los temas de Agua, tierra y territorio. 3. · LA ECLESIOLOGIA Se ha cuestionado el sistema patriarcal y da Casa Madre - 3/09 machista de la Iglesia. Seguimos cargando esquemas, compromisos y estructuras que no son mas una respuesta adecuada. · Aprender las sabidurías tradicionales, El desafío de la corporeidad, cambio en la comprensión de género en la sociedad lo que significa ser hombre y ser mujer. · Hace falta el Dialogo ecuménico con las otras iglesias cristianas. 4. COMPROMISO SOCIAL, POLÍTICO, CON LAS CULTURAS, LA EQUIDAD DE GENRO Y CON LA ECOLOGÍA · Dos cosas importantes: la economía y la ecología. El teólogo Sur Africano dio estos aportes que deberíamos reflexionar: Todo es propiedad de Dios, la profecía, la celebración, la identificación con la tierra, incidencia política para que las normas respeten los pobres. Estamos en un momento de transición en donde el monstro del mercado está vivo y la negación de los pueblos, pero tenemos que seguir trabajando juntos. · Estamos nosotros también metidos en esa desaforada dinámica del consumo de cosas inútiles, como cambiar esas actitudes por unas prácticas de vida más ecológicas. Como estamos aportando para que las comunidades trabajen en un desarrollo sostenible, de respeto y cuidado por la naturaleza. · El TEMA DEL AGUA: Como vamos a trabajar esto con las bases, concientizarnos en lo pequeño ya que es una realidad de la que todos nos tenemos que hacer responsables. · La tierra está perdiendo su equilibrio, debido a la mentalidad que piensa que los recursos son ilimitados, esto no es así, nosotros tenemos una gran responsabilidad con el cuidado de la tierra para que las futuras generaciones tengan una posibilidad de vida. · Desde que la mujer fue reconocida ciudadana hasta que ejerció el poder, como el caso de ejercer como presidenta de un país, pasaron 40 años, esto porque falto la ley que dijera que todo partido debería tener el 50 por ciento de mujeres aspirando los puestos públicos para que la mujer tuviese una real oportunidad. También nosotros como iglesia hacemos el reconocimiento pero no tenemos las normas que partan de las instituciones. Las políticas de integración no son todavía parte de amazonia 2. Caminar con los pueblos indígenas, apoyar sus luchas 3. Apoyar el desarrollo sostenible de los pueblos y la educación desde sus culturas 4. El trabajo con las juventudes 5. Una espiritualidad integral 6. Apoyo al laicado 7. Equipos de vida y trabajo integrales e interdisciplinarios en las opciones según el carisma de la Consolata. Entrar na corrente p. Darci Vilarinho, imc actividades no campo da animação missionária e vocacional, da Justiça e Paz e dos Meios de comunicação. Abriu o encontro o padre Alfredo Dinis, Director da Faculdade de Filosofia de Braga, da Casa Madre - 3/09 Portogallo De 5 a 9 de Fevereiro reuniu-se em Fátima um grupo de 35 Missionários e Missionárias da Consolata e Leigos Missionários da Consolata de Itália, Espanha e Portugal para três dias de reflexão, análise e programação das suas Vita nelle Circoscrizioni la iglesia. · Este foro de teología fue marcado por la interdisciplinariedad. A nosotros nos invita a reflexionar temas sobre todo de la formación permanente. Preguntarnos cómo vamos a hacer para bajar esto al resto de las comunidades en donde estamos presentes. 5. LA CONTINENTALIDAD: ahora que estamos intentando un proceso de continentalidad deberíamos partir de estos ejes temáticos que han surgido aquí como las alternativas: 1. Un Compromiso con la ecología desde la 29 Portogallo Vita nelle Circoscrizioni 30 com uma palestra sobre o nosso “ad gentes” hoje na Europa e sobre o modo de anunciar o Evangelho num mundo em mudança. Tocando nos três temas específicos da imigração, periferias urbanas e jovens, o conferencista convidou-nos a considerar as mudanças culturais da nossa sociedade em contínuo movimento. A crescente auto-confiança das pessoas, uma forte aversão, sobretudo entre os jovens, a toda e qualquer forma de estrutura, organização e esquemas fixos, e o afastamento progressivo dos valores tradicionais provoca questionamentos ao nosso estilo de presença missionária na Europa. me relaciono é importantíssimo na construção da minha vida. Dar tempo aos outros. Precisamente porque temos coisas demais a fazer, podemos perder o essencial que é dar tempo aos irmãos. É o “fazer-se tudo a todos” que encheu a vida de S. Paulo. Com a imagem do ciclone tropical, em que à fúria dos elementos da natureza corresponde o centro do tornado, estático e em completa ausência de vento, o padre Alfredo Dinis desafiou-nos a analisar a nossa presença na Europa. Não será que, num mundo em contínuo movimento, estamos também nós tantas vezes nesse centro, sentados passivamente a olhar para aquilo que sucede fora? O convite à assembleia foi muito explícito: sair do nosso centro, envolver-nos na corrente, com entusiasmo, sem nada pretender, mas com um profundo sentido de esperança no Cristo que anima a nossa missão. Os Leigos Missionários da Consolata da Itália, Espanha e Portugal apresentaram todas as actividades (e são muitas!) de Animação Missionária e de Justiça e Paz em que estão envolvidos. Nos trabalhos de grupo da tarde os participantes puderam reflectir sobre o modo como nos podemos envolver nessa corrente para que a nossa presença na Europa seja mais profícua. Foi dito claramente que isso faz parte do nosso DNA vocacional, como Instituto Missionário. A nossa vocação leva-nos necessariamente a lançar-nos na corrente, tal como fez o Beato Allamano com o primeiro grupo de quatro missionários enviados em 1902 para o Quénia. Lançados num mundo desconhecido, souberam responder com entusiasmo às exigências da missão. Hoje, como ontem, é possível vencer os nossos medos para sermos testemunhas credíveis também na Europa. Os dois dias seguintes passaram pelo modo como queremos viver o nosso relacionamento no meio de culturas diversas, tal como o exige a nossa vocação missionária. O irmão com quem da Casa Madre - 3/09 A referência ao centenário de fundação das Irmãs da Consolata foi igualmente importante: mais do que uma celebração é para elas uma oportunidade de renascer, de purificar as vias circulatórias do organismo do Instituto para que o sangue do carisma possa irrigar toda a sua (e nossa) vida. No terceiro dia foi apresentado por cada País o esboço de um Projecto de Pastoral Juvenil que está em construção, a partir dos olhares dos próprios jovens sobre o mundo, a Igreja e a Missão. Fez-se em seguida uma programação possível e realizável no campo da AMV, JPIC, Imprensa e Formação para todo este ano, incluindo actividades que os três países podem realizar juntos. A médio prazo está a preparação para a Jornada Mundial da Juventude de 2011, em Madrid, com uma participação significativa dos nossos grupos juvenis. Foi um encontro que valeu a pena, sobretudo, pela possibilidade de troca de impressões, pelas reflexões de grupo e pelos momentos expressivos de oração e lectio divina que acompanharam as nossas actividades. Antes da dispersão, e a pedido dos participantes, o encontro terminou aos pés de Nsa Sra de Fátima, com uma missa na Capelinha das Aparições, presidida pelo conselheiro geral dos Missionários da Consolata, p. Paco Lopez, ás 7h00 desta segunda, dia 9. Afinal, os missionários/as da Consolata têm no seu ADN uma profunda raiz mariana. Farewell to Father Sierra On November 15, the Parish Com-munity of St. Andrew’s in Toronto said farewell to its pastor, Father Carlos Sierra. The church was full, as Father Carlos led the Sunday Eucharist and spoke of the many achievements of his five-year pastoral ministry thanks to the support of the community. “You were there” was the frequent refrain of his homily. At the reception that followed, the head of the Parish Council stated that St. Andrew’s has been privileged to have a pastor like Father Carlos and called blessed the people who will have him as leader in the future. The multi-ethnic com position of the parish (Latin Americans, Italians, Filipinos, Iraqis, Syrians, Ghanaians and others) was evident in the crowded hall, where everyone expressed their heartfelt gratitude to their pastor. Father Horacio Zuluaga, the new Pastor, concluded the series of speeches by say ing how impressed he was by Father Carlos’ vision – a vision that has rallied the whole Parish around him – to which the crowd responded with applause. Father Luigi Accossato, New Assistant at St. Andrew’s The IMC on Islington said farewell to Father Luigi Accossato, who was named assistant priest at St. Andrew’s Parish. Father Luigi coordinated our community and managed the Centre. He is well known for his local weekly radio program and for religious services in area parishes, especially among Italians. No one who came to him for help was ever turned away. Father Zuluaga New Pastor at St. Andrew’s In November, auxiliary bishop of Toronto, Monsignor Boissonneau, installed Father Horacio Zuluaga as pastor of St. Andrew’s Parish. The celebration was held in the context of the Patron Feast. The Bishop spoke on the mystery of the Church and the Body of Christ. A united community gathered around its Pastor, while the Consolata Missionaries Superior, Father Paolo Fedrigoni, recalled the missionary vocation of the Church. The multi-ethnic reality of the parish was evident, as the readings, the bidding prayers and the songs were performed in several languages. The Eucharistic celebration was followed by a warm reception in the Hall. All those present had an opportunity to chat with the Bishop, the new Pastor and the missionaries pre sent. We all wish Father Horacio and Father Luigi Accossato, his assistant, well in their precious task and valuable ministry. Consolata Fundraising Activities a Great Success Last fall saw hundreds of participants take part in fundraising activities organized on behalf of the Toronto Consolata Missionaries. Golf-tournament participants were blessed with a bright, sunny day at Kleinburg and a delightful dinner after their round of golf. A large crowd also enjoyed the Fashion Show, at the end of which several of the mannequins ended their walk down the runway in wedding gowns to the loud cheers of guests, as two of the mannequins were recently married! World Mission Sunday On World Mission Sunday, friends packed the da Casa Madre - 3/09 Toronto Father Marco Bagnarol headed for IMC in Somerset, New Jersey More than 200 people took part in a farewell party organized for Father Marco Bagnarol, who is leaving Toronto for our IMC com munity in Somerset, New Jersey. The farewell party was an occa sion to thank Father Bagnarol for his extensive and tireless activity, and to present him with an image of Our Lady as a sign of her consolation over his life and for his future activity in the United States. Father Marco was director of the Missionary Ani-mation of the Consolata in Toronto. He was always on the run to preach, to meet teachers and students, and to organize fundraising events in support of projects in developing countries. You will find his name on dozens of books he translated into English. Vita nelle comunità IMC Toronto News 31 Toronto Mission Centre. The Eucharist was led by Father Paolo Fedrigoni. He reminded us that we are all called to be missionaries and took us on a tour of our missions in Colombia, Congo and Ethiopia. The celebration carried on in the Hall, where several untiring volunteers had prepared and served a beautiful dinner, making it a heartfelt family event. Father Paolo was a missionary in Kenya, Italy, Belgium and most recently in Montreal. Last July he joined our Toronto community as its new Superior. Vita nelle comunità Toronto Archbishop Collins Visits IMC Toronto Archbishop Monsignor Thomas Collins paid an informal visit to the Consolata Missionary Centre in Toronto on December 21, the Sunday before Christmas. Monsignor Collins took part in the reception held at the Centre for the ordination to the deaconate of a young man from Our Lady of Guadalupe Parish. The Archbishop, who was accompanied by Father Paolo Fedrigoni, visited the chapel, the meeting rooms and the other facilities at the house. The Archbishop was very pleased to learn about the activities organized at the Centre: the theology courses for lay leaders, the Bible sharing sessions for youth, and the retreats offered to groups and schools. In the chapel the Archbishop was impressed by the figure of the Blessed Joseph Allamano, a secular priest who opened his diocese, clergy and lay people to the universal mission of the Church. Our founder is the source of inspiration for all missionary activity in any local church. Epiphany At Toronto The Magi would have been startled, if their journey had ended at our nativity scene on January 6, day of the Epiphany. They would have found Mary without the child Jesus! During the night the statue of the Baby disappeared from the crib we had prepared outside the Mission Centre. A neighbour came to our door and told us she had seen some children walking away with the statue. She showed us the direction in which they headed. We set out along Islington Avenue, looking around the pathway and, surprise, we found the statue! It had been abandoned at the gate of the Lutheran church up the street. We knocked at the door of the church, but the pastor was away. We plan to go back to see him and express our gratitude that the Baby Jesus was found at their church. It surely will be an opportunity for us to get to know each other and, led by the Holy Child, perhaps take some steps towards ecumenism in our area! IMC USA News In Buffalo, New York On December 17, 2008 many our benefactors came to the Centre to participate in our traditional Christmas tree trimming party and meal. Throughout the evening Jim Trimper played traditional Christmas carols and old favorites on the organ. It was a great night for sharing, and everyone had a wonderful time. Congratulations to Fr. James King’ori for receiving his third degree in the Knights of Columbus. No doubt, it won’t be too long before Fr. James receives his fourth degree! 32 da Casa Madre - 3/09 The health of Fr. John Reuther is gradually improving, and we continue to ask for ur prayers. In Riverside, California One of the vital needs of downtown parishes is parking space for the ever-increasing number of cars. A parking facility for the parish, located across the street from St. Francis de Sales School, is now being renovated with new pavement, green spaces to help the environment, and new lighting, and will hopefully be completed within a month. The parishioners have worked hard to raise funds for this project, which will help facilitate arrival and departure from both the church and the school, his new assignment. We wish him success in the fulfillment of his missionary ministry. We were overjoyed at Christmas time to have a wonderful gathering of members of the Consolata Missionary Associates of California. The Associates organized the Christmas party and Fr. Reno Aiardi, with his magnificent voice, helped us all to sing. Fr. Reno, Fr. Lenny DePasquale and Fr. Lou Abdoo were honored with gifts from the Associates. These Friends of Consolata are providing very important support to our missionary work. In the parish facilities volunteers continue to run Consolata House, which provides food, clothing and other useful items to individuals and families in need. The economic crisis has hit southern California severely, as many people continue to lose jobs and homes. Fr. Paul Stefanowich is steadily recovering from a major heart operation. This “Montana cowboy” is happy that the winter season brings some snow. It is the best therapy for his healing heart. In Saint Bernardine Parish, where Fr. Lenny serves as administrator, the parishioners are preparing a Stewardship Drive and Ministries Fair. The objective is to get more people involved in the ministries. Our young adults are planning to go to World Youth Day in Spain in 2011. They are raising funds through carwashes and breakfast sales, and are receiving enthusiastic support. The Social Concerns Committee of the parish is responding to the needs of people in the inner city. On Thanksgiving Day about 400 people were served a delicious turkey dinner. Plans are underway to renovate the parish hall kitchen, which is used for many functions. The parish is growing, and is working towards a renovation, not only of the buildings, but also of the spirituality through retreats, religious education programs and formation of children and youth. In Somerset, New Jersey Fr. Marco Bagnarol, the former editor of Consolata Missionaries Magazine, arrived in Somerset at the beginning of December to take on The weather on December 19 was cold and snowy, but the atmosphere in the residence dining room was warm and friendly, as priests and staff members of the Somerset community gathered to celebrate the birth of Christ. Fr. Paul Stefanowich and Fr. Van Hager worked together to set up the Nativity scene and decorate the room. Fr. Joseph Sesana, just back from Italy, shared stories of his travels. Following lunch, Fr. Charles Bonelli played the role of a joyful, witty Santa Claus. Fr. David Gikonyo devised some clever entertainment using the pocket calendars Fr. Charles had just distributed. Experiencing his first Christmas with the Somerset community was Fr. Marco Bagnarol. Fr. Michael Brizio was unable to join us because of his prison ministry schedule. Fr. George Amaro was also absent due to a prior commitment, and Fr. John Saffirio was with his family in Italy. Coming together in this way allowed us all to experience the true meaning of Christmas. On January 9, the Somerset Community bade farewell to Fr. George Amaro, who returned to his native Portugal, where he will serve in our Consolata community at the Shrine of Our Lady of Fatima. Beginning in 2000, Fr. George worked in Toronto, Canada and in the US. For the past three years he served as associate pastor, working within the Portuguese community in Our Lady of Fatima Parish in downtown Newark, NJ. Farewell parties can be sorrowful, but Fr. George made it easier by sharing stories and jokes that enlivened our entire community. Fr. George is looking forward to welcoming our readers who may visit the Fatima shrine or stay at the nearby Pax Hotel, run by the Consolata Missionaries. da Casa Madre - 3/09 USA News As Consolatas, we are pleased that both our parishes are supportive of the mission work, not only of the Consolata Missionaries but also of the Propagation of the Faith, of which Fr. Reno is Director for the San Bernardino Diocese. The people have shown their generosity by contributing to places in various parts of the world that were affected by natural disasters over the past year. In October, superiors from countries in Africa, the Americas, Europe and Asia – including our own Fr. Charles Bonelli – attended meetings called by the General Government of the Consolata Missionaries in Rome, to discuss urgent issues relating to missionary work. Vita nelle comunità and increase safety, especially for the school children, the elderly and the handicapped. 33 Torino Vita nelle comunità 34 Festa del Beato Giuseppe Allamano – 16 febbraio 2009 p. Antonio Giordano, imc La festa è stata preceduta da un triduo di preghiera comunitaria nella Chiesa del Beato Allamano in Corso Ferrucci, 18 con la partecipazione dei Missionari di Casa Madre e delle Missionarie di Casa S. Pio X. Il presiedente fu il Rettore, P. Pietro Moretti. Prima sera, venerdì 13 – «La Sacra Scrittura nostra Consolazione». La funzione iniziò con il saluto del Celebrante, P. Moretti, con un caldo invito a pregare con fede il Beato Fondatore nella fiducia che scaturisce dalle sue parole: “Quando sarò lassù, farò di più di quanto ho fatto mentre ero quaggiù”. Seguì la preghiera del Salmo 119: “Il tuo amore è la mia consolazione”, con una preghiera litanica di ringraziamento per l’esperienza di consolazione fatta dal Padre Fondatore, a cui il coro rispondeva da Casa Madre - 3/09 cantando, “Ti dirò grazie, ti benedirò, Signore”. La lettura di Romani 15,4-6: “… in virtù della perseveranza e della consolazione che provengono dalle Scritture…” ha fornito il tema per la riflessione dettata da Sr. Mariangela Mesina, la quale ha riflettuto sulle espressioni di Padre al riguardo dell’importanza e bellezza delle Scritture ed ha abbellito la sua esposizione con un esempio pratico della sua vita di missione in Liberia. Le scritture donano anche a noi la rosa della consolazione (Gesù), che diventa nostra tanto quanto la stringiamo al cuore, accettando le rinunce che la vita missionaria comporta. La funzione terminò con la preghiera a Padre Fondatore e il canto in suo onore. Seconda sera – sabato 14 – «La Sacra Scrittura bisogna scrutarla». Festa del Beato Allamano – 16 febbraio – “Così vi voglio”. Ore 11 abbiamo avuto l’onore di avere la Concelebrazione solenne e festosa presieduta da Sua Eminenza il Cardinale Severino Paletto, Arcivescovo di Torino. La chiesa del Fondatore era stracolma di missionari e missionarie venuti dalla case vicine, da tanti amici e benefattori, e da un gruppo di studenti della scuola di S. Michele, gestita dalla Missionarie della Consolata. I sacerdoti concelebranti erano un cinquantine, di cui una quarantina missionari e una decina sacerdoti diocesani. P. Sandro Carminati, Superiore regionale, al termine della lunga processione all’altare, rivolse parole di benvenuto al Cardinale, ai missionari e missionarie, agli amici e ai devoti del Beato Allamano, augurando a tutti una festa di preghiera e di spiritualità. L’Arcivescovo ringraziando il Superiore regionale, diede inizio alla celebrazione eucaristica. All’omelia il Cardinale ci disse: “Voglio approfondire il motivo che ha portato l’Allamano, questo zelante sacerdote della diocesi di Torino, a fondare l’Istituto dei missionari e delle missionarie della Consolata. Questo è il motivo per cui ho scelto il Vangelo di S. Luca, invece di quello, apparentemente forse più missionario di S. Marco. Gesù, nella sinagoga di Nazareth applica a sé le parole del profeta Isaia: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e da Casa Madre - 3/09 Torino Terza sera – domenica 15 - «La Sacra Scrittura “Nostro Libro”». Il presidente introdusse la terza sera di preparazione con riferimento al pensiero del Fondatore riportando queste sue parole: “Nelle comunità talora si sente il lamento che non c’è più lo spirito della fondazione. Invece di questi inutili lamenti, ed invece di pretendere la perfezione negli altri, ognuno pensi sul serio a procurare la perfezione in se stesso. Se così tutti facessero, lo spirito ritornerebbe in tutta la comunità”. Venne quindi pregato una terza parte del salmo 119: “Amo la tua legge – la medito tutto il giorno – mi fa più saggio dei miei nemici – i tuoi precetti mi danno intelligenza – lampada per i miei passi è la tua parola”. Cantando il ritornello “Grazie Signore” l’assemblea ringraziò Dio “per la guida sicura che ci ha dato nel Beato Allamano”. E ascoltò la lettura dalla Lettera ai Colossesi (3,9-17). La riflessione venne tenuta da P. Sergio Frassetto, che accostò il pensiero dell’Allamano sulla Scrittura alle conclusioni del Sinodo dei Vescovi sulla Parola. “La Scrittura deve essere il nostro libro” dice l’Allamano; il Sinodo esorta alla lettura quotidiana della Parola di Dio. “Quando preghiamo, noi parliamo a Dio; quando meditiamo la Scrittura è Dio che parla a noi”. La Parola di Dio si trova nella Scrittura ma va cercata con amore: se siamo innamorati di Dio, la Scrittura ci socchiude la porta perché possiamo trovare Dio e la sua Parola, e quella Parola di Dio così udita ci perfeziona nell’amore e ci fa crescere spiritualmente. La funzione terminò con la preghiera al Beato Allamano e la benedizione solenne. Vita nelle comunità Il celebrante, P. Moretti, affiancato dai due seminaristi che fanno il loro anno di servizio, Giorgio e Nicholas, propose il tema: l’importanza della Scrittura nel pensiero del Fondatore: “Quando avrete finiti tutti gli studi, lo studio della Scrittura continuerà sempre”. Il secondo tratto del Salmo 119 chiede al Signore “insegnami la via dei suoi decreti .. dammi intelligenza per custodire la sua legge … non togliere dalla mia bocca la parola vera”. Il celebrante introdusse il ringraziamento con queste parole: “Ringraziamo il Signore per l’eredità che Padre Fondatore ci ha lasciato”: seguì la preghiera litanica con il versetto cantato: “Grazie Signore…” La lettura da 1° Corinzi 2,6-12: “Parliamo della sapienza di Dio, che è nel mistero, che è rimasta nascosta…”. Diego Aguillar, Laico Missionario della Consolata, commentò questo mistero nascosto nella Scrittura. “Il nostro libro” dice il Fondatore. “La Scrittura è come un pozzo, da cui attingiamo l’acqua della nostra vita spirituale”. Come Laico Missionario, dice Diego, attingo dal pensiero del Fondatore l’amore per la Scrittura che cerco di “ruminare” di “interiorizzare” proprio come spiegava il Beato Allamano. Scopro cose belle e nuove: come i primi tre interrogativi nei primi capitoli della Genesi: Dio chiede ad Adamo «Dove sei?»; Dio dice ad Eva «che hai fatto?», e Dio chiede a Caino «Dov’è tuo fratello?». Sono le scoperte che la Scrittura tiene in serbo per tutti coloro che la leggono con fede. La funzione terminò con la preghiera al Beato Fondatore e il canto finale. 35 Torino Vita nelle comunità 36 mi ha mandato ad annunciare ai poveri un lieto messaggio… a predicare un anno di grazia del Signore». “Perché l’Allamano ha fondato l’Istituto?. Perché, continuò l’Arcivescovo, lo Spirito di Dio era su di lui e lo spinse ad annunciare il lieto messaggio. Egli non andò mai in missione a portare questo messaggio, ma mandò i suoi missionari e missionarie a predicarlo a nome suo. Ecco, lo Spirito nel cuore dell’Allamano fu l’agente che lo spinse a fondare l’Istituto perché molti predicassero”. “Inoltre, continua ancora l’Arcivescovo, l’Allamano aveva incontrato il Massaia a Roma e ne era rimasto affascinato… il suo annuncio sarà sulla scia di questo grande missionario, scegliendo come primo campo di evangelizzazione proprio i Galla, e proponendo il metodo del Massaia ai suoi missionari”. “Preghiamo il Beato Allamano – concluse l’Arcivescovo - perché ottenga anche a noi, a tutti i cristiani di essere missionari, specialmente a questi giovani, e con la mano accennava agli studenti di S. Michele, perché la missione nasce dallo Spirito Santo, l’Amore di Dio che vive nei nostri cuori”. Un sincero spontaneo battimano ringraziò l’Arcivescovo per le sue parole e per l’unzione che le ha accompagnate. La S. Messa procedette solenne e ben ritmata dal coro con devozione e attimi di preghiera silenziosa. Al termine Fratel Adriano Sabaini ringraziò la comunità di Casa Madre per gli otto anni che ha passato qui, e chiese il ricordo nelle preghiere ora che riparte per la Tanzania per insegnare falegnameria in una scuola di arti e mestieri. L’Arcivescovo benedisse la numerosa assemblea con la solenne benedizione in onore del Beato Allamano e con i concelebranti terminò la funzione liturgica con una preghiera sulla tomba del Beato Allamano. Seguì il pranzo di fraternità con la presentazione da parte del Superiore di Casa Madre, P. Vincenzo Mura, dei sacerdoti diocesani e degli altri ospiti. A tutti vada l’augurio di una santa giornata e un sincero grazie. La giornata si chiuse con un’ora di adorazione e la benedizione eucaristica. P. S. Carminati, presiedendo a questa preghiera, invitò tutti i presenti a ringraziare il Signore per il dono del Beato G. Allamano: dono alla Chiesa universale, dono alla Chiesa di Torino e dono all’Istituto dei missionari e missionarie ed anche del nuovo germoglio che sta spuntando dei Laici Missionari della Consolata. Di tutto rendiamo grazie a Dio. Sarà festa grande per i cento anni della Casa Madre p. Vincenzo Mura, imc In occasione del Centenario di Casa Madre, desideriamo comunicarvi la gioia di noi tutti che vi operiamo e il desiderio di avervi qui con noi, il giorno 2 maggio 2009, insieme ai Parenti dei missionari, agli Amici, alle Dame Missionarie, ai Benefattori e ai Collaboratori vari delle vostre Case. Quest’anno la Casa Madre celebra il suo centenario di nascita, il suo 55° anno di “ricostruzione”, e il 25° di ristrutturazione. Si è pensato di celebrare la ricorrenza il 2 maggio prossimo con l’invito a partecipate esteso a tutti i missionari, missionarie, amici, benefattori e parenti. Il Beato Giuseppe Allamano radunò i suoi primi aspiranti missionari in una palazzina in Corso Duca di Genova a Torino, chiamata «La Consolatina», da Casa Madre - 3/09 che diventò così la prima Casa Madre dell’Istituto dei Missionari della Consolata. Ben presto questa palazzina si rivelò piccola per il numero crescente dei missionari. L’Allamano di comune accordo con il suo amico e collaboratore, canonico Giacomo Camisassa, progettò la costruzione di una casa più grande. Nel 1905 acquistò un terreno in Via Circonvallazione 514-516 (ora Corso Ferrucci) di 12.000 mq. Qui iniziarono i lavori di costruzione, che terminarono quattro anni dopo. La nuova casa Madre venne inaugurata il 23 ottobre 1909. L’Allamano fu soddisfatto di aver dato ai suoi figli missionari un ambiente accogliente: così ne Vita nelle comunità Torino parlava”…non è più come alcuni anni fa, nella prima casa Madre, dove ci urtavamo l’un l’altro. Qui siamo in un locale ampio…” Per il crescente sviluppo dell’Istituto, Mons. Filippo Perlo, divenuto Superiore Generale dopo la morte dell’Allamano nel 1926, elevò di due piani la parte prospiciente Corso Ferrucci. Successivamente vennero fatti lavori di sistemazione di locali interni e modifiche esterne. L’ala in via Coazze con due angoli estesi in via Bruino e Corso Ferrucci, divenne la Casa Madre delle Suore, che anch’esse avevano dovuto lasciare la Consolatina per il numero sempre crescente di aspiranti missionarie. L’8 dicembre 1942 un bombardamento aereo distrusse gran parte della Casa Madre. Subito dopo la guerra si ricominciò la ricostruzione. Le opere murarie furono affidate alle imprese edili, la lavorazione in legno per serramenti e mobilio fu affidata ai fratelli Coadiutori della Consolata. L’8 dicembre 1952 venne inaugurata ufficialmente l’attuale casa Madre che venne ristrutturata internamente e decorata esternamente nel 1983 – 85. Anche la Chiesa, semidistrutta dai bombardamenti dell’ultima guerra, è stata ricostruita nel 1952, mantenendo la struttura e le linee architettoniche precedenti. Nata come cappella interna della Casa Madre dei missionari della Consolata, dopo la traslazione della salma del Fondatore nel 1938 divenne ufficialmente Chiesa pubblica. Si presenta come un’ampia sala di 20 metri per 40, affrescata nel soffitto da motivi liturgici, e con vasto presbiterio dominato da un solenne ciborio con quattro colonne di marmo che sostengono una cupola bianca, suddivisa in quattro segmenti che mettono in risalto un altare di marmo di Carrara, con bassorilievi raffiguranti i dodici Apostoli. La chiesa è chiamata “chiesa del Fondatore”, perché in una cappella laterale vi è il sepolcro del Beato Giuseppe Allamano. E’ un luogo santo, meta di pellegrinaggio, invito a sostare in preghiera e meditazione, come in un’oasi. Su tutto spicca il sarcofago di pietra d’Istria, scolpito da Giordano Pavesi nel 1938. Il Beato Giuseppe Allamano vi è raffigurato nell’atto di inviare i figli e le figlie nelle missioni, con l’iscrizione latina: “Annunzieranno la mia gloria alle genti”. Lo ricopre una lastra di marmo lucido, con scolpito in lettere cubitali il nome: “Giuseppe Allamano”. Il sarcofago è come avvolto da una cupola bianca suddivisa da scanalature in quattro spicchi che richiamano l’universo, con riferimento alla dimensione missionaria impressa dall’Allamano al suo ministero sacerdotale. Si sta preparando una festa grandiosa – cento anni non sono pochi – amichevole – vuole essere una celebrazione di famiglia – e dignitosa – la dignità di ambienti, di comportamento e di relazioni sociali, caratteristica che il Fondatore voleva per i suoi missionari e missionarie. 37 da Casa Madre - 3/09 Sagana Vita nelle comunità 38 The Days in the Hospital World Bonface Ochieng’ Mtanda The first half of our novitiate year has gone very well with notable activities that left indelible experiences in our lives. They were moments to journey and discern our vocation proper to the Consolata style of life bearing in mind our call as Christians. One of such long awaited activity is the Hospital Apostolate. It is a tradition here at Consolata Novitiate Sagana to have some moment, for pastoral care of the sick. We undertook this noble ten-day mission at Our lady of Lourdes, Mwea Hospital. Every activity requires some bit of preparations; hence we had a whole day to acquire some basic skills in this new field that we eagerly looked forward to. Fr. Francis Githinji of Kagumo parish did guide us in this preparatory exercise of meeting the da Casa Madre - 3/09 sick. He is also the Chaplain at Kerugoya District Hospital. Many of the novices who passed through Sagana know him very well, for he has been doing this work for several years. A fundamental nota bene from him, “a patient has a right to not only treatment but also to be visited.” The skills ran from physical, to psychological and to spiritual awareness in handling the sick. We set off as ambassadors of Christ, taking forth the message of Christ’s love to the suffering children of God beginning from 5th January until 18th January, 2009. At a first glance it sounded a mystery especially for most of us who apparently have not spent days in hospital wards, whom did not fathom the bodi- da Casa Madre - 3/09 Sagana By the third day of the experience, the new lifestyle, well adopted in our system, had us going with a lot of ease. We no longer became patients to the patients rather little experts in the field of pastoral care for the ailing. Some even referred to us as doctors, confusing our identity to that of the medical staff since we dressed in white coat. Even though various negative attitudes were withering away, some would still cling to us. As a matter of fact, it was hard for me personally to serve at the Out Patient Department. Those personal details such as age, region of residence, occupation, religion, financial and marital status asked by a stranger to an ailing stranger, revealed a feeling of embarrassment to both parties. Nonetheless, they were necessary for admission into the hospital and hence had to ask them, save for the nurse at the reception. The most wonderful departments were the wards (male, female, children and maternity). Here, we would not only meet the spiritual and psychological needs of the patient but also assist in jobs such as mopping, dusting, making the beds, cleaning and feeding the bedridden, helping the nurse distribute medicine and even being sent occasionally from one place to another. One would feel satisfied for having helped make a good milieu to start a confab with the patient later in the day when the later is clean and has eaten, for it goes without reproach, ‘cleanliness is next to Godliness’; hence first step to holiness. The wards’ other side of the coin dawned during the conversations with the sick. Transcending to the world of the patient requires authentic listening and administration of consolation that would make the patient come to terms with the reality at hand, suffering and hence grows from merely suffering experience he or she is undergoing and make meaning out of it. This would make us not only to be there ‘for them’ but also to be there ‘with them’. In a matter of seconds we had a community of communities in which we shared God’s redemptive love. Fundamentally, it is paradoxical to call in God’s infinite love amidst such suffering. This was the backbone of our mission here at the hospital, to help give meaning to such somatic suffering both to the patient and to ourselves. A hospital is equated with suffering and so this builds a reaction attitude in the patient; either of accepting God or withdrawing God from his or her life. Vita nelle comunità ly pains for quiet a long duration and most likely haven’t nursed either a terminally ill person or short term hospitalized patient. Hearts were pounding with high pulse rates and brains creating probable scenarios of the first day at the hospital milieu. On our arrival at the hospital, the matron, Sr. Josephine Ndege SMI, warmly welcomed us, taking us round the hospital precinct, dismantling all that we had created in a 32 km journey via Makutano. By now, we were on our own without the Novice Master who had driven us. The matron gave us a quick over view of the hospital and a walk in the various departments manifested that thirteen more men were eagerly awaited here. The facial expressions from the staff were an epiphany that they were told of our coming and being at the hospital for the next two weeks. The commodious hospital has various departments some of which we served in turns. Two days per department. This departmental allocation was done by the matron, whom we had contact with earlier in another forum. She guided our November recollection hence we were not strangers at all! ‘Sickness is every man’s master’, says a Danish proverb. In the patient’s referential point, it is well elaborated in the bodily pains that confine others to beds, others to wheel chairs, others to crutches and yet some to daily dosage of bitter tablets, syrups or capsules without mentioning strict and special dietary. It makes others feel less human with lowered self image, a beehive of fear, anxiety and feeling of alienation; and hence its effects go beyond material body to psychological and spiritual pains. This is the situation that welcomed us in this pastoral care of the sick, those under the dictatorship of pains and a change from the normal life. The entire staff of the hospital had their share at the peril of this ‘master’. Bound by the medical ethics and human values, they have an obligation to administer the treatments effectively and not in accordance to their own style and personal idiosyncrasies. Some of these staffs, especially the nurses, faced hell in the line of duty. Dealing with some hard headed patients that seemed to know more than do the nurses. In fact it was funny to see a patient demand to be injected in the stomach, for it was the latter and not the hand, an injection site, which pained her. 39 Nabasanuka What matters is the attitude we have of suffering, for it is a mystery that human’s intelligence cannot fathom. If Jesus did suffer to the point of dying on the cross, we too, his servants, in following his footsteps, suffer so that God’s works might be revealed in us. cf. Jn 9:2 -3. And better still, He lightens our daily burden, an indispensable hope for all humanity. A Nabasanuka, tra gli indios Warao Vita nelle comunità p. Josiah K’okal, imc 40 Il 20 giugno 2006, festa della Consolata, abbia mo aperto ufficialmente la missione di Nabasanuka, lungo il Rio Adentro, uno degli innumerevoli rami che formano l’immenso delta dell’Orinoco. Per avere un’idea di dove ci troviamo, basta dire che, partendo da Caracas, ci vogliono ventiquattro ore di viaggio: diciassette sulla terraferma per giungere a Tucupita, sede dell’omonimo Vicariato Apostolico, e altre sette via fiume, su di una barca a motore, e poi, ancora quaranta minuti di navigazione in pieno Oceano Atlantico. Nei primi viaggi, da Casa Madre - 3/09 avevamo a disposizione una curiara (barca, canoa) con un motore vecchio di trent’anni: nonostante l’età faceva miracoli, ma non sempre riusciva ad arrivare al termine della corsa. Più di una volta ci ha lasciati in mezzo al fiume! Ma queste esperienze non ci hanno scoraggiato, anzi, sono diventate occasioni per gustare la bellezza del creato, immersi in questo paradiso terrestre, tra cielo e... acqua, circondati dalla lussureggiante vegetazione della fitta foresta tropicale, popolata da Il territorio della missione di Nabasanuka è di oltre 15 mila chilometri quadrati e, in buona parte, è coperto di acqua, la terraferma è veramente scarsa. Sul delta dell’Orinoco abitano gli indios Warao, che vivono sparsi in piccole comunità, 63 delle quali sono comprese nei confini della nostra missione. I Warao, tradizionalmente, si dedicavano alla caccia, alla pesca e alla raccolta di frutta e vegetali commestibili, offerti dalla natura Col tempo, però, i mutamenti climatici e geografici li hanno costretti a cambiare alcune abitudini di vita: hanno incrementato la pesca e si dedicano all’agricoltura di sussistenza coltivando l’ocumo, una pianta con dei tuberi commestibili. L’artigianato è limitato e producono ciò che serve per soddisfare le loro necessità primarie: amache, ceste e utensili vari. I Warao vivono su palafitte di legno che sorgono lungo le sponde dei fiumi. La scarsità delle risorse li ha portati a sviluppare, fin dai primi anni di età, le doti necessarie per la sopravvivenza: bambini di quattro anni nuotano come pesci e solcano le correnti dei fiumi in canoa addestrandosi alla pesca! Stupenda poi, è l’espressione usata da loro per indicare il regno di Dio: «Dioso a Janoko», che letteralmente vuoi dire «la casa di Dio». Costruire la “Dioso a Janoko”, tra le 63 comunità Warao che ci sono state affidate, è l’impegno assunto dai Missionari e dalle Missionarie di Nabasanuka. Perciò abbiamo cominciato a fare dei progetti e a fissare le priorità tenendo conto della situazione religiosa della gente La prima sfida da affrontare è stata quella di apprendere la lingua dei Warao, senza la quale è impossibile entrare nel loro mondo culturale e trasmettere il messaggio del Vangelo. Di pari passo con lo studio della lingua, procede la visita alle comunità. Quest’ultimo è un impegno che assorbe molto tempo, sia per raggiungere le varie località, sia per l’approvvigionamento del carburante. In Venezuela, la benzina costa poco, ma il posto di rifornimento più vicino si trova a Tucupita, raggiungibile, come si è detto, dopo sette ore di navigazione con la curiara per l’andata e altrettante per il ritorno. Considerando il numero di comunità e le distanze da percorrere per raggiungerle, è impossibile visitarle con frequenza. Per questo, abbiamo scelto di dare la priorità assoluta alla preparazione di animatori e di catechisti locali, i quali, in nostra assenza, possono assicurare l’assistenza religiosa ai cristiani e, al contempo, annunciare il Vangelo a quelli che ancora non lo conoscono. Abbiamo iniziato questa formazione in tre comunità: Nabasanuka, Bononia e Araguabasi. Sono circa quaranta, tra uomini e donne, quelli che frequentano il centro di Nabasanuka, che stiamo attrezzando con un computer, una fotocopiatrice e del materiale didattico vario. Ma il problema più grande rimane quello del trasporto: abbiamo creato un piccolo fondo per fare fronte ai viaggi dei catechisti, senza pesare sulle loro tasche vuote. E, fino ad ora, la Provvidenza non ci ha fatto mancare nulla. Gli altri sogni nel cassetto riguardano la promozione umana. Alla povertà economica, si aggiunge, infatti, quella sanitaria e scolastica: il governo venezuelano ha praticamente abbandonato gli abitanti del delta. Per ciò che riguarda l’aspetto sanitario, il discorso, purtroppo, è molto semplice: in tutta la regione da Casa Madre - 3/09 Nabasanuka Ricco e sorprendente è l’aspetto umano e sociale dei Warao. Anche se, come Missionari, ci consideriamo stranieri, ospiti e pellegrini, ci hanno accolo con una tale semplicità e schiettezza da farci sentire subito in famiglia, creando casi legami di fratellanza. Le comunità che ci sono state affidate possono essere suddivise in tre gruppi: quelle già evangelizzate, dove la fede cristiana è radicata; quelle che hanno avuto contatti sporadici con i missionari, per cui la vita cristiana non è ancora impiantata, e quelle che non hanno ancora avuto alcun contatto con il Vangelo. Vita nelle comunità miriadi di uccelli e altri animali acquatici e terrestri che popolano il delta del fiume Orinoco. 41 Gibuti (15 mila kmq) c’è un solo dispensario, con un dottore residente, che volontariamente, si prende cura di questa gente. Per quanto riguarda l’educaz~one, in tutto il territorio ci sono due scuole secondarie. Ciò significa che la stragrande maggioranza dei giovani termina solo il ciclo della scuola elementare. Inoltre, I’insegnamento non eccelle per serietà e rendimento, per la mancanza di maestri professionalmente qualificati . Vita nelle comunità A partire da ottobre 2006, con l’inizio dell’ano scolastico, anche noi missionari ci siamo coana ti nell’insegnamento nelle classi del liceo di Nbasanuka, I’unico in tutto il territorio della missi ne, dove confluiscono studenti provenienti r una quindicina di comunità. Un’opportunità, questa, per contribuire non solo alla preparazione accademica dei giovani, ma anche per accompagnare la 42 loro crescita umana, culturale e religiosa. E’ un compito in più, che si aggiunge all’ evangelizzazione, ma anch’esso contribuisce al processo di autoaffermazione e di sviluppo de popolazione Warao. Abbiamo altri sogni e progetti... Uno di questi la costruzione di un salone multiuso, dove tenere gli incontri e i corsi per la formazione degli agenti di pastorale - il cui numero continua ad aumentare - e per poter avviare nuove iniziative. La comunità di Nabasanuka, attualmente, è formata dai padri Manuel Garcia, spagnolo, Josiah K’ okal, ugandese, Vilson Jochem, brasiliano, Zarchariah Kariuki, keniano, e dalle suore Luigina Goffi, Ivana Cavallo e Carla Pianca, italiane; tutti speriamo di essere presto affiancati da laici missionari che vogliano condividere la sfida di questa missione che sorge tra cielo e... acqua! Rientrare a Gibuti, con tante emozioni p. Francesco Giuliani, imc ‘’Dio ha creato un paese pieno d’acqua perché gli uomini possano vivere e un paese senza acqua perché gli uomini abbiano sete, e ha creato il deserto: un paese con e senza acqua, perché gli uomini trovino la loro anima’’ (Proverbio Tuareg) Rientrare in un paese già conosciuto suscita tante emozioni diverse .Quando si arriva la prima volta, la curiosità di scoprire tutto il nuovo ,distrae dai propri sentimenti e ti porta fuori di te a vedere ,ascoltare,capire,incontrare. Ritornando, tutto ti sembra conosciuto ed allora sei più attento a quello che senti ,alle emozioni più profonde. Le emozioni che ti fanno vibrare ora il cuore, ora la mente. Si susseguono in un ordine sparso la gioia, poi la paura e quindi le preoccupazioni, poi uno strano vuoto, un silenzio ed ancora una commozione che non ti spieghi . Otto ore all’aeroporto, bello e nuovissimo, di Adis Ababa per attendere la coincidenza con il volo per Gibuti sono state appena suf- da Casa Madre - 3/09 ficienti per percorrere con la mente i sette mesi trascorsi in Italia dal mio ultimo passaggio in questo aeroporto. Ho pensato e rivisto come in una visualizzazione tutti gli amici incontrati e soprattutto il dispiacere di non averli incontrati tutti, ma subito il panorama della mia visualizzazione si trasformava proprio la domenica in cui io devo andare a celebrare, devo anche fare un Battesimo. Due giovani del Madagascar, ingegneri che lavorano per il rifacimento della strada principale, sposati da un anno , pieni di fede e di amore per il Signore , vogliono battezzare il loro primogenito Juliano. Li incontro due volte e scopro con stupore la loro grande fede , mi ha colpito la loro preparazione catechetica e la loro fedeltà alla Eucarestia domenicale. Da tener presente che qui la domenica è un giorno lavorativo come gli altri , loro però con grandi sacrifici arrivano sempre in tempo e partecipano con gioia. Domenica 1 febbraio è il giorno della grande festa , una ventina di persone loro amiche sono invitate alla celebrazione. Canti e accenno di danze esprimono la gioia di tutti nell’accogliere il nuovo cristiano. La piccola comunità di Arta ha vissuto per un giorno la bellezza di sentirsi cristiani , in comunione con tutta la chiesa che celebra e ama tutti gli uomini. Ho celebrato tanti altri Battesimi , in molte parti del mondo , ma questo vivere il Sacramento in un luogo dove solo qualche ora prima i bambini correndo dietro alla mia macchina ad Ali Sabieh dimostravano a parole e con i fatti la loro ostilità per noi che siamo gli ‘’infedeli’’, mi ha emozionato tanto (che sia la vecchiaia!!). Un battesimo in mezzo ad una popolazione tutta musulmana è comunque un segno di amore e speranza anche se ancora sono solo famiglie di altri paesi che credono in Gesù Salvatore. Vita nelle comunità Del deserto fiorito e verde ve ne parlerò un’altra volta per ora vi basti questo: ‘’…nel deserto, chi cerca la Verità impara l’umiltà della sabbia e il grande desiderio di infinito.’’ (J.L.Maxence, L’appello del deserto) Gibuti e ho visto le amiche suore di Obok intente a percorrere il deserto e portare sollievo e consolazione ai fratelli Afar. Marc ,l’amico americano che da più di un anno è solo ad Ali Sabieh ,il confratello André solo a Gibuti,il Vescovo , don Sandro e tutti che ,mentre io ero al fresco in Italia, hanno continuato con coraggio e semplicità a celebrare L’Eucarestia nei vari centri missionari ,con il caldo torrido ,la polvere il vento. E’ bello rientrare in una missione già conosciuta soprattutto quando sei accolto come un fratello e tutti ti fanno sentire la gioia di rincontrarti. Come non commuovermi ,quando il mio amico Ibrahim ,dopo due giorni che ero arrivato si presenta alla porta ,mi saluta, mi abbraccia e tira fuori, avvolto da uno straccio una bottiglia di latte fresco delle sue capre e due pagnotte di pane fatte con il mais. E’ il pane che fanno i pastori nel deserto , cotto sopra le pietre, è nero come le pietre laviche della zona ,è buono perché sa di condivisione di amicizia e Ibrahim sa bene che io sono celiaco e che posso mangiare solo pane di mais. Non so se questa può essere chiamata interculturalità, ma so bene che è l’amicizia e la fraternità che unirà in una sola famiglia popoli e religioni. Le emozioni del rientro non sono finite. I grossi nuvoloni che sovrastavano Gibuti dal giorno del mio rientro, tutto ad un tratto si trasformano in acquazzoni , tutta la città si allaga, e non essendoci fogne, l’acqua del mare e della pioggia rendono impossibile il viaggiare in città. Comunque qui la pioggia è sempre benedizione di Allah, è benedizione per tutti quelli che abitano il deserto che riprende vita , diventa tutto verde, capre e cammelli rivivono e gli uomini pure. Un po’ difficoltoso il mio primo viaggio ad Ali Sabieh , il fango ha invaso la strada che diventa viscida ,come viaggiare sul ghiaccio. I camion, numerosi su questa strada perché porta in Etiopia, sono fermi ai lati delle salite e passare è davvero una impresa, ma si va con coraggio….dicendo molti rosari. Tutti i giorni celebriamo l’Eucarestia in una cappellina o in un’altra, qui a Gibuti o fuori. Non è invece così normale celebrare dei battesimi ed io sono un fortunato. Il Vescovo mi annuncia che ad Arta, in una cappellina situata su di una collina ad 800 metri sul mare , 43 da Casa Madre - 3/09 San Antonio de Juanacaxtle Diario de comunidad p. Antonio Fernandes, imc Vita nelle comunità Sábado 27 de diciembre de 2008 (primer día) 44 El día 27 de diciembre, día sábado, nos dirigimos de manera definitiva hacia la casa que, Don Alejandro Huerta y su esposa Doña Lilia Ramos, nos prestaron por este año. La casa se encuentra en las afueras de Guadalajara, mas o menos a una hora de carro en un pueblo que lleva por nombre San Antonio de Juanacaxtle, en el municipio de Juanacatlan. Antes de llegar a nuestro destino decidimos pasar por la parroquia de Juanacatlan, parroquia a la cual pertenece la capilla de San Antonio de Juanacaxtle, y en donde viven los dos sacerdotes encargados de la misma. Nos recibe cordialmente el padre don Efrén, párroco, nos presentamos y con el platicamos mas de una hora, comiendo cacahuetes y probando el tequila producido en esta zona. Poco mas tarde conocemos también el vicario parroquial, don Jesús, que con humor platica con nosotros después de que el padre Efrén pide permiso para atender a un asunto de la parroquia. El padre Jesús después de un tiempo de dialogo nos invita a quedarnos para el almuerzo, ya son las dos de la tarde y la costumbre de este país nos dice que es la hora del almuerzo. Compartimos el pollo que el día anterior Ginette preparo’ y que en parte dejamos por el almuerzo de hoy. En la mesa junto a nosotros y al vicario, p. Jesús, nos acompaña da Casa Madre - 3/09 también Pedro, un joven que ayuda en la parroquia. Casi al terminar el almuerzo regresa el p. Efrén y quedamos a la mesa para acompañarlo al almuerzo. De la primeras impresiones nos parece que el vicario, el p. Jesús, desconfía un poco de nuestra origen y de nuestro ser sacerdotes, de hecho con una cierta diplomacia nos pide un carnet que compruebe nuestro ser sacerdotes y además nos pregunta si ya tenemos la autorización del Cardenal de Guadalajara, Don Juan Sandoval, para ejercer nuestro ministerio sacerdotal. Nosotros explicamos que estamos en fase de cumplimiento de los pasos necesarios y confirmamos que ya el Cardenal nos concedió el permiso de residir en su Diócesis por una año. Al final nos quedamos con la impresión de que el párroco, p. Efrén, aun siendo mas silencioso y en apariencia un poco mas tosco tiene una visión mas abierta y mas flexible que su vicario. De hecho nos da el permiso de concelebrar el día siguiente, día domingo, la santa eucaristía de las diez y media matutinas en la capilla de San Antonio de Juanacaxtle, capilla que nos queda a 25 minutos de camino de la casa. Regresamos en la tarde y empezamos a distribuirnos en la casa que tiene tres habitaciones para la noche, así que nos dividimos en el primer cuarto hacia la entrada el padre Abishu, en la siguiente el padre Alex y en frente a esta segunda habitación la familia Hernández-Roa, y comprometidos en esta tarea llega Viernes, 2 de enero Martes, 6 de enero Hoy salimos a visitar y a agradecer a la Sra. María López por los alimentos que nos regalo’ el día de ayer, justo saliendo de la casa, en el camino de tierra en donde esta el establo de don Chuy nos dimos cuentas que estaba en una situación peligrosa un pequeño polluelo, que agarramos y llevamos con nosotros y que bautizamos inicialmente con el nombre de “Calimero”, pero al final decidimos ponerle el nombre de “Consolatino”. Hablando con la Sra. María, muy amable con nosotros, nos damos cuenta de la difícil y sufrida vida. Una mujer que desde los 5 años tuvo que trabajar duro y no pudo estudiar. Una vez casada tuvo cinco hijos que perdió uno tras otros por diferentes motivos, algunos de los cuales, muy dolorosa, como el ultimo: un joven de 26 años asesinado por el ex-novio de su futura esposa, justo a una semana de su boda. Una situación de pareja ahora triste y sufrida. Saludando a María, con muchos pensamientos en la cabeza y en el corazón, nos dirigimos para la plaza de la iglesia en donde doña Virginia tiene un pequeño restaurante y nos ha invitado. Nos ofrece un almuerzo muy bueno, en un ambiente familiar y de cocina casera. Saliendo del restaurante nos movemos en dirección de El Salto para ir a buscar una torta para festejar esta noche el cumpleaños de Wilmer (día 3), el cumpleaños de Alex (día 4) y la Navidad etíope (día 6) y además Alex aprovecha para mandar a planchar su camisa sacerdotal porque mañana vamos a ser recibidos por el obispo. Lo simpático del caso es que justamente lleva a planchar el clergyman y el alba justo a una tienda en donde la dueña es Evangélica, pero aunque parezca extraño entabla un bonito dialogo y al final después de unos 25 minutos de platicar la señora Teresa, la dueña, hace un precio muy favorable y lo invita junto con una amiga presente y el ayudante a volver a pasar por allí para seguir dialogando. Es una da Casa Madre - 3/09 San Antonio de Juanacaxtle Esta mañana después del desayuno y laúdes, aprovechando que todavía tenemos el carro del Sr. Alejandro, salimos hacia Chapala en donde hay un hermoso lago y es meta conocida por la gente del estado Jalisco y en donde hay un flujo de turistas canadienses. Después de visitar la ribera nos dirigimos a la iglesia, que fue restaurada en 1950. Allí luego de terminar la visita tenemos la oportunidad de conocer a uno de los dos sacerdotes encargados de la parroquia, el padre Noe’, sacerdote diocesano que amablemente nos habla del lugar y de la historia del lago del la cual depende la economía local. En los años noventa, el lago, se había retirado y según dice la tradición y la fe del pueblo, regreso’ a normalidad gracias a la intervención de la Virgen de Zapopán, permitiendo así restablecer la economía del pueblo que se había estancada y deteriorada. El padre Noé nos dice que hay mucho trabajo en la parroquia y que generalmente deben celebrar de 6 a 8 Misas diaria entre los dos sacerdotes. Por lo que podamos averiguar la parroquia tiene además de la sede principal otra seis capillas. Como primera impresión nos parece demasiado para dos sacerdotes, celebrar diariamente de seis a ocho misas. De todos modos nos dicen que necesitarían de ayuda y despidiéndonos el padre se muestra disponible a un acción misionera de parte nuestra en la parroquia. Nos despedimos con una grata impresión sobre el padre Noé y seguimos nuestra visita a este pueblo que no esta lejos de nuestra casa. Esta a unos 40 minutos de carro. A las cinco y media de la tarde estamos de regreso e intentamos conectarnos a Internet. Los Jesuitas tienen conexión inalámbrica y nos permitieron utilizar la red, pero por mala suerte ya a esta hora no hay línea, será para mañana si Dios quiere. En la noche después de cena, a las nueve y media nos reunimos por realizar la primera reunión de comunidad para ver como nos sentimos después de los primeros días de vida estable en comunidad y para ver algunos puntos sobre la organización de la vida diaria. El compartir lo tuvimos en la cocina, el habiente de la casa mas caliente en estos días de invierno. Vita nelle comunità la noche, en donde ante todo celebramos una eucaristía comunitaria y agradecemos a Dios por el regalo de esta nueva misión, esta nueva sede del Instituto en México. Le encomendamos nuestro camino y el camino de nuestra comunidad hermana, la Comunidad compuesta por doña María Elsia Cheverria (LMCColombia) y los padres Noé Antonio Romero (El Salvador) y Ronildo de França (Brasil) que se quedaron al sur del país, en Tuxtla Gutiérrez, capital del estado del Chiapas. Nuestra Comunidad esta compuesta por la familia Hernández-Roa (LMCVenezuela), es decir Wilmer y Ginette con sus dos hijos Francisco Javier (8 años) y Andrés Miguel (7 años), junto a ellos el padre Abishu Morke (Etiopía) y el padre Alex Conti (Italia). Llegamos aquí en la que va a ser nuestra casa por lo menos por un año, después de 26 días de movimiento por el centro y sur del país. 45 San Antonio de Juanacaxtle Vita nelle comunità 46 de la pocas veces en que se ha podido dialogar sin espíritu de ‘competencia’ y en donde se ha instaurado un clima muy amistoso. Esto es por lo menos la impresión que tuvo Alex. En la noche finalmente de forma sencilla celebramos los cumpleaños y nos detenemos en un compartir comunitario de experiencias misioneras y humanas hasta casi las 12, después de poner en un lugar seguro y cálido a la nueva mascota de la casa: “Consolatino”. Viernes 16 enero En todos estos días (12-16) los sacerdotes nos confiaron la parroquia. Ellos se fueron para un encuentro de sacerdotes del mismo año de Ordenación. Nuestra colaboración se dio’ con una celebración eucarística diaria y la disponibilidad por eventuales urgencias. Todos los días mucha gente se acerco’ a nosotros después de la eucaristía para confesarse viendo nuestra disponibilidad. Todos los días confesamos de ocho de la noche hasta las 10-10.30 PM. Constatamos, por las palabras de las personas, que uno de los motivos por lo cual la gente se acerco’ a nosotros de manera bastante consistente, fue el hecho de que parece ser que los sacerdotes, por sus múltiples compromisos, tienen poco tiempo para ejercer este servicio, y además parece que la misma gente a veces le tiene miedo a los sacerdotes porque en ocasiones los regaña y entonces prefiere dejarlo por otra ocasión. También a través de este servicio pudimos corroborar o confirmar parte de nuestras intuiciones iniciales en cuanto a algunas problemáticas y algunos aspectos de la vida de nuestra gente. Observamos que hay un cierto machismo, un fuerte zelo de los hombres hacías sus esposas que conduce a una situación de la mujer a veces bien dura por las limitaciones a la cual esta sujeta. En la calle muchas veces la mujer cuando cruza un hombre baja la mirada si esta con su esposo para no suscitar reacciones de zelo. Muchas veces no puede salir porque el hombre teme que haga algo indebido. Esto se nota mas en las generaciones anteriores aunque no excluye a las mas jóvenes. Nos parece que la mujer vive a la sombra y sujeta a la ley de su esposo. También la educación con los hijos a veces presenta elementos muy duros. La disciplina bien marcada para no decir rígida y el amor al trabajo parecen ser elementos muy fuerte en la educación, notamos una falta de comunicación entre padres e hijos. Esta educación con rasgos a veces duros y exi- da Casa Madre - 3/09 gentes no consigue pero mantener a distancia prudencial los hijos del alcohol, de la tomadora que constituyen en muchos casos un elemento de diversión o salida a problemas personales y no falta también la presencia de la droga entre los jóvenes y en algunos casos también entre personas de media edad. La gente de nuestros pueblos en lo general es gente buena, noble, trabajadora, hospitalaria, generosa, sacrificada, sufrida por muchos aspectos. Vive una religiosidad que nos parece bastante tradicional aunque no sujeta a superstición o inmadurez. Notamos una fuerte presencia de adultos también hombres. Notamos con positiva sorpresa que muchos hombres de edad media como de edad mas madura se acercan a la vida de la Iglesia, a los sacramentos, con constancia y respeto. Nos parece que en la gente se funde el respeto por la educación religiosa recibida, un sano temor de Dios, una convicción marcada que Dios tiene un lugar importante en la vida, aunque notamos por otra parte una cierta falta de formación y un sentido religioso marcado por una obligación de conciencia. Las Misas de los domingos son ampliamente frecuentados por la población. En la parroquia en la que colaboramos el día domingo se celebran 7 misas, y si incluimos los ‘ranchos’ es decir núcleos de casa de menor amplitud (300-1800 habitantes), las misas del domingo llegan hasta 13, y todas son participadas por un numero consistente de personas. Las familias son por lo general constituidas por un numero no pequeño de hijos (de 4-7), y esto no constituye ningún hecho extraordinario sino mas bien la normalidad. Además notamos en el campo de la vida familiar que la migración hacia los Estados Unidos es muy presente y marcada. En casi la totalidad de las familia hay por lo menos un componente que trabaja o ha trabajado allá’. Generalmente, para no decir siempre, se ha dado de manera clandestina por lo cual hay familiares que viven ya desde hace 10-15 años en Estados Unidos y todavía no tiene situación regular. Este hecho limita mucho su regreso para vacaciones o para adquirir algunos derechos básicos. Quien ha regresado, en la mayoría de los casos, ha podido construir su casita y tiene una situación económica bastante buena. Quien ha logrado regularizar su posición aprovecha para hacer regreso y respirar aire de casa. Mucho nos hacen entender que su experiencia ha sido bastante dura no solo por las muchas horas de trabajo sino mas bien por el trato recibidos. Hacen notar que han sido victima de un cierto desprecio. Matteo Pettinari Da ormai più di un mese ho lasciato Sago e la Costa d’Avorio... Non solo, da dieci giorni vivo a Madrid e qui restero’ per almeno due anni, per continuare la mia formazione. Ma andiamo per ordine perche’ siamo rimasti davvero molto indietro. Nel mese di agosto a Sago abbiamo organizzato la seconda “colonie des vacances” – il nostro oratorio estivo. Quest’anno il tema era “LA COSTA D’AVORIO, IL MIO BEL PAESE”: abbiamo cosi’ voluto continuare in sottofondo il grande tema dello scorso anno, quello della pace, aiutandoci insieme a scoprire le bellezze di questo paese e delle sue culture, della varieta’ colorata dei suoi popoli e gruppi etnici... come infatti voler distruggere con la guerra e disprezzare con odio cio’ che si ama e di cui si conosce l’immenso valore? In fondo ogni discriminazione e violenza nasce proprio da questo: la paura dell’altro, del diverso che non si conosce. E cosi’ ecco che i 101 bimbi erano divisi in cinque gruppi... nei cinque gruppi etnici della Costa d’Avorio che ne raggruppano le oltre sessanta etnie: Mande’ del Nord, Mande’ del Sud, Krou, Akan e Gour. Anche quest’anno, poi, il lavoro era diviso in ateliers nei quali i gruppi, a turno, passavano per imparare giocando e giocare imparando... le culture, le risorse, le arti e il savoir vivre in Costa d’Avorio. Il quinto atelier era quello della Parola di Vita nel quale, attraverso alcuni racconti della Bibbia, i bimbi potevano provare a guardare il tutto – la loro terra, la loro diversita’, la stessa realta’ della guerra e la promessa della pace... - con gli occhi di Dio. Inutile dirvi che trai 101 bambini pochi erano i cattolici... ma la Parola e’ davvero cammino di comunione per tutti! Soprattutto per i piccoli che entrano subito in sintonia con il cuore del Padre... da Casa Madre - 3/09 Madrid Alla fine di agosto abbiamo poi avuto la gioia di accogliere a Sago il nostro padre generale, Aquileo Fiorentini, che è restato con noi per quasi tre giorni. Abbiamo così potuto condividere anche con lui la realtà della nostra vita missionaria e alcuni dei suoi frutti, a partire dalla comunità cristiana di Sago che ha voluto accoglierlo tradizionalmente tra canti e danze all’ingresso del villaggio e poi in chiesa. Insieme abbiamo poi visitato alcune comunità dei villaggi non lontani - quella di Guedikpo a 3 km, di Bolo V3 a 8 km e quella di Bolo V1 a 18 km - dove p. Aquileo ha anche potuto visitare l’impianto industriale per la produzione dell’olio di palma. Il tutto senza trascurare alcune realizzazioni e strutture della missione quali le piantagioni di palma, il centro pastorale, la scuola con le tre case dei maestri, e, evidentemente, la bella chiesa parrocchiale e la nostra casa. Infine domenica 31, con la promessa di ritornare l’estate successiva per la “visita canonica”, p. Acquileo ci ha salutati... non senza partire con un regalo voluto e offerto dal Consiglio Pastorale che sabato sera aveva anche organizzato cena e festa per il gradito ospite d’eccezione! Intanto a fine agosto rientrava dalle vacanze anche p. Silvio Gullino e così nei mesi di settembre e ottobre eccoci alle prese con gli inizi del nuovo anno, pastorale e scolastico. Mesi che però per me hanno assunto una coloritura tutta particolare perchè ormai era giunta la notizia certa che il mio stage in Costa d’Avorio era agli sgoccioli... sarei dovuto rientrare prima della fine dell’anno. E così iniziano le “corse” per cercare di lasciare meno vuoti possibili nelle responsabilità che mi erano state affidate e nelle attività intraprese... Inoltre sapevo anche che il mese di novembre avrei già dovuto lasciare Sago per vivere nelle altre due nostre comunità della diocesi di Odienné, nel nord della Costa d’Avorio, e così esplorare più da vicino la realtà e le sfide missionarie di un contesto socio-culturale e religioso completamente diverso da quello del sud ovest del paese con cui avevo familiarizzato un pò. Nonostante inizialmente questa prospettiva mi avesse lasciato interdetto, ora non posso che ringraziare per il tempo trascorso a Marandallah e Dianra – missioni nel cuore del popolo senoufo – e per aver potuto condividere (anche se solo di passaggio) la vita con missionari che là operano. Mi sono infatti imbattutto in un contesto di primissima evangelizzazione e di orizzonti vasti, illimitati, per chi sa osare abbandonarsi allo Spirito e percorrere con Lui le vie della missione di Gesù... Ringrazio ancora i missionari che, in quel contesto, mi hanno permesso di partecipare alle loro domande, alle loro preoccupazioni, ai loro sogni e ai loro slanci per riattualizzare oggi l’andare di Gesù insegnando, liberando, guarendo, consolando... mostrando il volto del Padre. Vita nelle comunità Ho lasciato Sago e ora sono a Madrid 47 Fatima 19ª Peregrinação: "É uma manifestação de fé e ardor missionário inconfundivel" Vita nelle comunità p. Jorge Amaro, imc 48 Cerca de 6000 pessoas, segundo números da organização, participaram na 19ª Peregrinação da Família Consolata a Fátima. Sob o tema “Perdão e Reconciliação: Caminho para a paz”, esta Peregrinação decorreu em pleno Inverno, mas com um belo dia de sol e temperaturas amenas. A Familia Consolata celebrou em ambiente fraterno e festivo o Beato Allamano. Faltavam apenas uns dias para a peregrinação e não deixava de chover mas alguns diziam com fé na Providência que a peregrinação do Beato Allamano nunca se deixou de celebrar por causa da chuva e este ano não seria excepção. Com efeito, depois de um mês de chuva diária o dia 14 de Fevereiro amanheceu com um sol radiante que permitiu que se celebrasse mais um ano a festa do nosso querido fundador no contexto da 19ª Peregrinação da Família da Consolata que este ano tinha como lema “Perdão e reconciliação Caminho para a paz. 10.00 – O P. Norberto, Superior Provincial dos Missionários da Consolata deu as Boas Vindas aos peregrinos concentrados à frente do seminário fazendo memoria da historia dos Missionários da Consolata que começou precisamente em Fátima em 1943. 10.45 – Iniciámos a Via Sacra a caminho dos Valinhos na qual a narração histórica do caminho de Jesus para o Calvário era intercalada em cada estação por narrações dos vexames, injustiças, sofrimentos e calvários fracassos mas também êxitos da humanidade no presente da nossa historia. O som que tinha por objectivo congregar a multidão caminhante numa oração uníssona, falhou. (mais uma vez como disseram alguns) Ante este facto alguns, muito poucos ficaramse na critica e transformaram a Via Sacra num da Casa Madre - 3/09 passeio outros a grande maioria reuniu-se improvisadamemte em pequenos grupos e seguindo o mesmo guião num clima talvez mais intimo e mais pessoal celebraram cada estação no próprio local coisa que não aconteceria com o som global. A terem de permanecer as dificuldades técnicas porque não institucionalizar o que espontaneamente aconteceu.? A via sacra culminou com um “hapening” executado majestosamente pelos Jovens Missionários da Consolata (JMC) sobre os conflitos e desavenças da humanidade dividida em nações. Os jovens apareceram com mascaras nas quais estavam pintadas as bandeiras de cada país donde os Missionários/as da Consolata se encontram presentes. 15.30 – Depois de uma breve saudação e no Santo Sacrifício que nos encheu as medidas. Como toda a peregrinação a Fátima também a nossa terminou com o cântico emotivo do Adeus, pena que antes de este começar os sacerdotes já não estavam no santuário pelo que também o povo saiu e os jovens ficaram sozinhos a cantar e saudar com o lenço a Nossa Senhora de Fátima. Nunca me esquecerei que precisamente no fim de um dia 13 enquanto os sacerdotes processavam no recinto para a sacristia e se cantava o Adeus alguém do povo disse em voz alta: “Os padres não cantam”. Esta afirmação fez-me concluir que muitas vezes somos frios e não vibramos como o povo nas suas manifestações de fé. Aqui fica um apelo para que no próximo ano, todos juntos, com o povo cantemos o Adeus de Fátima que tanto motiva e emociona a quem o canta. Vita nelle comunità consagração à Nossa Senhora na Capelinha das Aparições chegámos ao cume ou vértice da Peregrinação a Celebração Eucarística. Isto mesmo disse o P. Norberto no inicio da Missa presidida pelo Reitor do Santuário de Fátima e concelebrada pelos Missionários na. recentemente Inaugurada Igreja da Santíssima Trindade que tivemos a dita de estrear. Na sua Homilia o Sr. Reitor interpretou de uma forma missionaria a frase “Todos te procuram” do evangelho de São Marcos 1, 35-39 dizendo que o homem moderno tem procurado sentido e auto realização em muitos lugares, no trabalho, no lazer e tempos livres, no consumismo, no desporto etc., mas só em Cristo essa sede de sentido e direcção da vida se pode encontrar. A missa foi bem animada pelos jovens que com a dança os símbolos e o canto nos ajudaram a cantar e a participar mais activamente Parroquia San Isidro Labrador p. Angelo Casadei, imc tempo che saluto la gente, è una scena commovente. I militari mi chiedono i documenti e mi lasciano passare senza la perquisizione dei bagagli. Arrivo alla canonica che trovo trasformata. I lavori di tinteggiatura e restauro che avevamo iniziato poco prima della mia partenza sono terminati e così la casa parrocchiale costruita 20 anni fa dal p. Giacinto Franzoi ha recuperato l’antico splendore. Il mio arrivo coincide con il periodo delle vacanze: per i mesi di dicembre e gennaio la scuola statale è chiusa, molti ragazzi e giovani se ne vanno da Remolino con la famiglia o nelle fattorie dentro la foresta o nelle regioni di origine per le festività natalizie. Quest’anno la gente si è mobilitata come non mai per abbellire le strade del paese. E’ stato lanciato un Concorso dal Sindaco: “ La strada meglio adornata avrà come regalo una porchetta”. Il giorno dopo faccio un giro per il paese a trovare la gente. Visito la scuola materna dove alcuni da Casa Madre - 3/09 Remolino Sono partito da Bogotà la sera del 10 dicembre. Ho viaggiato tutta la notte per arrivare a Florencia dove, dopo aver salutato i confratelli della “casa di appoggio” alle missioni del Caquetà – Putumayo sono ripartito nel pomeriggio per Cartagena del Chairà. Qui ho passato la notte. Il giorno dopo sono stato in Municipio a dialogare con i responsabili sui vari progetti che si stanno portando avanti a Remolino del Caguan. Dopo pranzo riprendo il cammino e, al porto di Cartagena, mi viene dato il benvenuto dalle Forze Armate di Colombia con una perquisizione dettagliata… Molto diverso è il benvenuto che ricevo arrivando a Remolino. C’è molta gente ad aspettarmi al porticciolo soprattutto i primi dieci prigionieri liberati dopo 5 mesi di carcere. Una bambina di cinque anni mi abbraccia al collo e non mi molla più! Resterà così per tutto il 49 Remolino Vita nelle comunità 50 genitori stanno colorando le tavole della mensa con colori vivaci, giallo e azzurro. Vado di casa in casa a salutare e mi soffermo di più con le persone che sono uscite da qualche settimana dal carcere, mancano però ancora 9 persone dal paese. Faccio una tappa al piccolo Centro di Salute dove mi dicono che da tre ore è nata una bellissima bambina, la mamma viene da “Caño Sucio” un villaggio vicino a Remolino. Alla sera celebro la Santa Messa dopo vari mesi di assenza dal paese. In questo periodo si sono alternati vari sacerdoti per celebrare e accompagnare la comunità. Sono arrivato giovedì sera e già lunedì mi aspetta un lungo viaggio per la visita a 15 villaggi, (veredas) i più lontani dalla mia missione sarò accompagnato da Miguel l’autista della barca e suor Angela. Iniziamo dal Guamo il villaggio più lontano sperduto nella selva Amazzonica. Ho incontrato una comunità molto unita, il leader è una donna, la signora Nelly che con molta serietà anima la comunità perché le varie attività funzionino bene. Ci fermiamo poi a Santo Domingo un centro che raggruppa vari villaggi, dove la gente si ostina a coltivare la coca, nonostante la presenza massiccia dell’Esercito. Si lamentano con me perché i militari per sradi- da Casa Madre - 3/09 care la pianta di coca stanno gettando diserbanti dagli aerei sulle piantagioni ed ovviamente questo veleno cade anche sulle altre coltivazioni tra cui gli orti delle case. Alla vereda di Monserrate c’è poca partecipazione ed alcuni fedeli partecipano perché vogliono battezzare i loro figli. La gente di questo villaggio mi dice che le sette evangeliche hanno due chiesette. Chiedo allora ai presenti se sentono l’esigenza di una cappella, e mi dicono che già esiste il pezzetto di terra per la chiesa e perciò li animo perché formino un Comitato Pro Chiesa e se la gente lo desidera cercheremo di essere più presenti in questa comunità. Il cammino continua con la visita di altri villaggi. Caño Negro una comunità molto unita dove ho trovato la presenza di alcuni anziani e questo dà unità e solidità alla comunità. Nel villaggio della Quillas, tutti ci aspettano nella scuola, punto di ritrovo della comunità. Per entrare in questo villaggio e dirigersi verso il fiume si cammina in mezzo alla foresta sopra una passerella per un chilometro e mezzo. Questa passerella è praticamente immersa nell’acqua che stagna tutto l’anno. Nel periodo delle grandi piogge il livello dell’acqua si alza così tanto che si può entrare con picco- Vita nelle comunità Arrivati in parrocchia si celebra la Novena di Natale itinerante per il paese. Beatriz, la missionaria laica, ha organizzato un gruppo di ragazzini che cantano e suonano vari strumenti rendendo vivace e partecipativa questa liturgia. Il lunedì seguente con Miguel, il motorista e Juan Carlos, il laico missionario, si riprende il viaggio per altri 4 villaggi. Sono tre giorni dove non mancano le avventure. Partendo da Remolino verso il primo villaggio, con l’elica del motore della nostra barca andiamo a cozzare contro un tronco nascosto sotto l’ acqua e rischiamo d’essere sbalzati fuori dall’imbarcazione. Riaccendiamo il motore ma accelerando la barca vibra poiché l’asse del motore è stato danneggiato. Siamo in una zona dove non ci sono né villaggi, né abitazioni sparse sulle rive del fiume. Proviamo ad andare avanti molto lentamente, ma in questo modo non arriveremo mai a destinazione. Nel frattempo passa un “Piraña” una lancia dei militari che fermiamo e chiediamo aiuto. Ci trasportano fino al primo porto “El Café” dove il signor Luis Alfonso ci presta l’unica imbarcazione da Casa Madre - 3/09 Remolino le imbarcazioni, appunto le “quillas”. Il paesaggio e la vegetazione sono meravigliosi. Riprendiamo il cammino verso casa dopo un’intensa settimana di visita pastorale per celebrare la domenica nel paese e riprendere il giro la settimana seguente. Nel viaggio di ritorno viene con noi una signora ammalata, che trasportiamo al Centro di Salute, e ci capita anche un piccolo incidente con la Fanteria di Marina. Questi reparti militari viaggiano per il fiume con potenti imbarcazioni. Mentre stiamo navigando vediamo da lontano che si avvicinano a tutta velocità e ci passano a fianco invitandoci a fermarci, ma la loro velocità è talmente forte che l’onda che provocano con la loro imbarcazione blindata e pesante, ci cade addosso lavandoci completamente e quasi facendo affondare la nostra piccola barchetta. Quando i militari si accorgono che è la barca della parrocchia e che a bordo ci sono io, rimangono sbalorditi. Inizia allora un’accesa discussione tra il nostro conducente e quello dell’esercito, ma alla fine finisce con le scuse reciproche e ciascuno continua il suo viaggio. 51 Remolino Vita nelle comunità 52 del villaggio e così possiamo continuare il viaggio fino a “Laguna Verde”. Arriviamo con due ore di ritardo, però la gente è lì ad aspettarci. Nel pomeriggio andiamo al Venado nella scuola di Mateguadua. Qui incontriamo molte persone e passiamo la notte in una famiglia, sposi da un anno. Torniamo al villaggio del El Cafè dove celebriamo alcuni battesimi e prime comunioni grazie all’impegno del catechista che ha preparato le persone a questi due Sacramenti. Quindi ci rechiamo al paesino di Camelias dove dopo la celebrazione aspettiamo l’imbarcazione di linea che ci porterà a Remolino. Siamo già al 23 di dicembre, in parrocchia si continua la celebrazione della Novena itinerante per il paese. La sera della vigilia celebriamo “Las posadas” una rappresentazione dove Maria e Giuseppe chiedono alloggio nelle case di Remolino e vengono rifiutati. Solo bussando alla porta della chiesa sono accolti e quindi poi tutta la comunità entra per celebrare la notte di Natale. Partecipa molta gente e la musica che animava il paese fin dal pomeriggio viene abbassata notevolmente. da Casa Madre - 3/09 Diamo rilievo alle persone liberate con le loro famiglie e preghiamo per chi ancora è nel carcere. Dopo la celebrazione invitiamo i bambini che hanno animato la Novena e le persone che hanno collaborato durante l’anno per ringraziarle e consegnare loro un piccolo regalo, animandole a continuare in questo cammino per costruire una comunità di comunione e partecipazione. La settimana dopo Natale la trascorriamo risolvendo alcuni problemi di relazioni tra le persone nel paese a causa di conflitti che si creano anche per colpa dell’alcool, che è una piaga molto rilevante in questo territorio e in Colombia. Con la Giunta Comunale, con il Presidente dei Servizi Pubblici, e un collaboratore tecnico delle opere sociali, facciamo un incontro per analizzare le opere che si stanno realizzando qui in Remolino. E’ una settimana intensa. Già siamo al 31 di dicembre, il 2008 ci lascia… Per Colombia quest’ anno che si sta concludendo rimarrà memorabile: 1) per i forti colpi inflitti alla guerriglia, incominciando dalla morte del fondatore della Farc, 2) il bombardamento dell’accampamento di Raul Reyes il comandante numero 1 della Farc, Vita nelle comunità dini del territorio, -nella pastorale. Il mio compito come sacerdote e parroco di questa comunità è di coordinare al meglio possibile queste forze per il bene della gente di questa immensa parrocchia. Tra di noi dell’equipe missionaria c’è un clima veramente di fraternità e di unità che è la testimonianza più grande che dà valore a tutto il “lavoro” di evangelizzazione che portiamo avanti, soprattutto in un territorio e in un paese dove si respira molta tensione e violenza a tutti i livelli e come “pastore” vorrei accompagnare di più le comunità dei villaggi. Dopo la metà del mese incominceranno tutte le attività e come equipe missionaria ci troveremo il 21 e 22 di gennaio, per programmare l’anno 2009. Il tema che ci accompagnerà quest’anno sarà il perdono e la riconciliazione. Ci sarà molto da fare, l’importante è incominciare il cammino, il Signore ci sta accompagnando, sentiamo la sua presenza viva, quando ci incontriamo a pregare, quando ci sediamo a confrontarci o a programmare, quando dobbiamo prendere insieme decisioni forti per il bene della comunità e della missione, perché Gesù Cristo possa entrare sempre di più nel cuore degli uomini e delle donne che incontriamo ogni giorno sulla nostra strada. Grazie per la vostra attenzione, il Signore vi benedica. da Casa Madre - 3/09 Remolino 3)l’uccisione di vari comandati e la resa di molti militanti del gruppo guerrigliero. 4)La liberazione in blocco di 15 sequestrati tra cui nomi illustri come Ingrid Betancourt ed i tre militari USA. Un’ operazione militare “perfetta” e senza spargere una goccia di sangue. 5)Colombia ha rischiato un conflitto armato con i paesi vicini: il Venezuela e in modo particolare Ecuador, ma tutto si è risolto con la diplomazia e la volontà della gente stanca della guerra. Noi in Remolino abbiamo risentito fortemente le conseguenze di questa guerra interna colombiana con l’assalto della polizia segreta e l’esercito regolare dell’ 11 maggio in paese, dove 25 persone sono state incarcerate con l’accusa di terrorismo, e collaborazione con la guerriglia. In un territorio dove da sempre hanno governato la FARC e dove la presenza dello Stato è stata minima, chi non ha avuto relazioni con questo gruppo? Lo stesso p. Giacinto Franzoi è stato accusato fortemente di collaborare con la Farc, un tentativo per sporcare l’immagine di un missionario che ha dato i migliori 30 anni della sua vita. In ogni caso è stato un anno per Remolino dove la comunità si è unita fortemente, questi episodi e la grande restrizione economica, sta creando unità, collaborazione e fraternità nel paese. Nel nuovo anno che ci attende vogliamo continuare a stare vicino alla gente accompagnarla in un cammino di formazione cristiana ed umana. Siamo un’equipe missionaria molto valida: tre suore “Hermanas de la Paz”, Ximena, Angela, e Maria Elisabeth, che si occupano del collegio-fattoria, della pastorale nella parrocchia e Ximena inserita anche come insegnante nella scuola superiore. Due laici missionari della Consolata, Beatriz e Juan Carlos che collaborano nei molti progetti sociali della parrocchia, come: -coltivazioni alternative cacao e caucciù -incentivo dell’allevamento del bestiame, -micro crediti ai contadini e a piccoli impresari del luogo, -la manutenzione del vivaio di cacao e la fabbrica di cioccolato, -il collegio-fattoria che vuole essere un luogo di formazione per i ragazzi e un modello per i conta- 53 La consolacion en la educacion LMC Beatriz Elena Mariño Martinez 54 Hace mas o menos tres meses llegando de Quito (Ecuador) viniendo del CAM 3 y COMLA 8 recibí una llamada de Carolina, ella me contaba que necesitaban un maestro de matemáticas para el Colegio Colombo Italiano plantel de la comunidad en Bucaramanga (Misioneros de la Consolata). Casi inmediatamente recordé las múltiples excusas que yo misma me planteaba para no asumir el roll de maestra… pues me crié en este ambiente; mi Madre fue profesora por 42 años y viví en carne propia las dificultades y alegrías de esta profesión… En fin vi el entusiasmo de mis amigas cuando me vieron llegar; Carolina estaba prendiendo una velita para que me fuera muy bien en la entrevista y mi amiga Nury salio corriendo para darme buena energía y desearme suerte… creo que la menos entusiasmada en este proceso era yo… fue así como termine siendo maestra en el colegio… creo que mas empujada (los empujones del espíritu diría Monseñor da Casa Madre - 3/09 Augusto Castro) que por decisión propia… Me lance en un mundo conocido pero a la ves incierto… es contradictorio pero así fue… toda mi vida he amado las matemáticas… mas sin embargo estaba segura que los conocimientos no bastaban… había mas por descubrir, mas por dar, mas por valorar, mas por aprender, mas por enseñar… Descubrí que cada chico es portador de una historia… y esa historia es su tesoro más valioso… Antes de entrar a clase, le pedía a Dios que me ayudara, siempre fui conciente: Dios había puesto estos chicos en mi camino para ayudar en el proyecto que ha demarcado mi vida desde hace muchos años “La consolación” ¿Pero como vivirla en la educación? He de confesar que en tan poco tiempo no se puede… viví grandes frustraciones y satisfacciones, normales para la edad de los chicos, pero asombrosas para mí: Las innumerables agresiones entre los chicos y chi- que vea que yo si se” la verdad no pude con todos… pues algunos no quisieron… ahí entendí una ley educativa confusa y polémica para muchos en Colombia; el decreto 230 del 2002 que claramente nos pide Desgastarnos en las aulas por nuestros estudiantes… “Agotar todos los recursos para que ellos aprendan” he aquí otra inspiración Allamanista “Lo que en el mundo tantos hacen por necesidad, vosotros debéis hacerlo por amor” (V.E. Pág. 99) Y aquí viene otro lió mas complicado “El trabajo en equipo con los demás maestros” parecía que cada uno vivía en su materia y había hecho de su área un mundo aislado, todos corrían a sus clases y el timbre automático que había hecho el hermano Cesar delimitaba nuestros espacios entre estudiantes y entre nosotros mismos: entregas, fechas, exámenes, ingresar notas al sistema, recuperaciones, los días de las áreas y demás responsabilidades no dejaban espacio para lo comunitario, ni siquiera para las puestas en común con los estudiantes que presentaban dificultades académicas… Repito cada uno en su mundo… cada uno en su trabajo… ¡Y ni hablar de lo interdisciplinario…! ¿Qué lió verdad? Construir integración en lo que estaba fragmentado… he de contarles que en este proceso a todos nos dieron por perdidos, fue mas fácil el “borrón y cuenta nueva” esto si que dependía de nuestros directivos y de una muy buena orientación… al final en la despedida descubrí que si había equipo… pero lamentablemente todo se convirtió en “Lo que me sirve y lo que no me sirve” que gran reto consolador… un reto solo para valientes y personas que realmente tenga el carisma y la visión de la Consolación… al final nos unió el dolor de quienes nos íbamos y el dolor de quienes se quedaban… el respeto y la admiración a los excelentes docentes… a los que habían puesto su corazón en su trabajo… unos pasaron desapercibidos… otros dejaron GRANDES HUELLAS en sus estudiantes y en sus compañeros de trabajo… otros donde quiera que estén SON LA CONSOLACION… ojala hubiera un decreto como el 230 en cuanto a los maestros para que los directivos también se desgastaran con ellos… aquí perdieron el 70 % En fin como dice nuestro fundador “Los misioneros valen más por lo que son, que por lo que hacen” (Me llamo José Allamano, Pág. 40) Las directivas… siempre me he preguntado ¿como se orienta desde un escritorio…? o ¿como se orienta desde el encierro de una reunión a la semana donde no hay contacto con los chicos…? o ¿Cómo un Consejo decide sobre lo que no conoce, solo basándose en impresiones de los que aparentan saber pero NO SABEN? De esta experiencia aprendí que solo cuando se asume un grupo, cuando se aborda un salón de clase, cuando se da y se recibe en RECIPROCIDAD, se delimitan los caminos a da Casa Madre - 3/09 LMC cas… el hecho de defenderse a los golpes “por que así toca aquí maestra, si uno no se defiende lo tratan a uno de bobo o de tonto” es claro que me sentí fracasada yo que venia de trabajar con las ESPERE (Escuelas de Perdón y Reconciliación) pero no lograba convencerlos. En ese instante comprendí en el gran lió que me había metido; pero aun así tenia que continuar ¡no me podía rendir! Fue ahí en donde descubrí que es en el acompañamiento individual, en las conversaciones hondas y profundas con ellos, en el conocimiento de su historia de vida, en la escucha a sus padres, en la coherencia de vida que ven en nosotros sus maestros y en el profundo respeto que les profesamos por que son lo mas valioso de un PLANTEL EDUCATIVO y es así como debemos hacérselos saber en todo momento; Es ahí en donde están las respuestas positivas a toda expresión de rebeldía y altanería… Solo así llegaremos a su corazón sitio reservado solo para los amigos quienes nos enseñan a crear comunidad, dejándonos claro que no somos seres individuales, que el buen trato, el respeto y el cariño hacia las personas que nos rodean es lo mas significativo “por que quien da golpes, recibe golpes… pero quien se atreve a dar cariño recibe amor en abundancia… soy fiel testigo de ello… en palabras de José Allamano “Las comunidades que son más educadas, saben también amarse más” (El siervo de Dios, Pág. 94) “Las matemáticas” en ese mundo si que me desenvuelvo excelentemente; pero he ahí mi próxima frustración, los chicos no estudiaban por aprender, lo hacían por la nota (no puedo generalizar pero la mayoría si) “que enredos los que pasaban por mi cabeza” escuchaba expresiones como “maestrita ayúdeme” “maestra hoy no hagamos clase estamos cansados” “maestra no me gustan las matemáticas” ¿y las matemáticas para que? “maestra ponga el examen fácil” “maestra ayúdeme ¡yo veré no!” y otros muchos quienes pretendían pasar la materia sin el menor esfuerzo. He de contarles que mi desilusión mas grande fue ver algunos exámenes en blanco matemáticamente… pero ricos en gráficos como los emblemas de los equipos de fútbol en los de los chicos, y de muñecos variados en los de las chicas, en los que por supuesto no faltaba la frase “maestra ayúdeme NO ME DEJE MORIR” pueden ver a lo que un maestro se somete después de desgastase con ellos uno a uno para que entendieran los temas. Que lió repito… Ahí tenia que ser astuta y recordaba constantemente un frase que ha marcado mis actitudes de frente a muchas situaciones “Para Dios nadie esta perdido” y empecé a ver en los mas complicados mis mas grandes retos como maestra… sí les dedique un poco mas de tiempo y ellos se convirtieron en mis monitores; confieso que a momentos pensé que me estaban haciendo trampa y ellos mismos decían “Póngame un ejercicio para 55 seguir “he ahí la diferencia…” “el rostro de Dios esta en el pueblo, solo hay que darle forma” dijo Monseñor Augusto Castro en la charla que dio en la inauguración del Centro de Misión y culturas de la Consolata en Bogota. Entonces puedo concluir que “Es en el lenguaje NO VERBAL de los estudiantes donde se descubren los verdaderos proyectos educativos y las metodologías correctas a seguir en cada lugar especifico” pues ellos son portadores de una historia y merecen el derecho al acompañamiento consolador que nos exige el carisma… diría José Allamano “El objetivo de sus estudios no es el de aprobar el año, sino de formarse, es decir cumplir con su deber para ser luego útiles a los demás” (Me llamo José Allamano, Pág. 13) La Fe… El punto mas importante de todos ¿Cómo contagiar la Fe en el carisma de la Consolación en estudiantes, maestros y directivos? Un día me sorprendí cuando recibí la llamada de una de mis estudiantes Jessica quien me pregunto “¿Maestra a que hora son las misas en la iglesia del colegio? Es que quiero ir con mi abuelita” ella se refería a las misas en la Parroquia de Nuestra Señora de la Consolata; yo creo que ella nunca se dio cuenta de lo significativa que fue esa llamada para mí… La Fe se ve en el corazón de quien la profesa… la certeza de la diferencia… la da el maestro que enseña con amor, con vocación, el que se desgasta por aquellos que Dios ha encomendado a su cuidado… POR QUE LA FE SE FORTALECE DANDOLA… modelo de José Allamano “Hay que ser extraordinarios en lo cotidiano… No importa hacer muchas cosas sino hacerlas bien” (V.E. Pág. 156) He recibido la CONSOLACION y por vocación he decidido DARLA… Doy gracias a Dios por la oportunidad que me dio al ser maestra… los recuerdos, las enseñanzas y los pequeños detalles de los chicos… Dejaron una gran huella CONSOLADORA EN MI CORAZON… ellos la siguen fortaleciendo cada vez que me escriben… por que los Amo… he dedicado este artículo a la maestra Nury Quintero “La maestra de maestras” por todo lo que me enseño y me sigue enseñando… por su acompañamiento y amistad sincera… Hemos dejado una huella indeleble en el corazón de cada una de nosotras por que conservamos nuestra amistad fuertemente y el sentido de la Lealtad al 100% esa es la esencia de la consolación… lo que hace novedoso el Evangelio Día a Día… segundo a segundo… a riesgo de perderlo todo… pero con la certeza de haber ganado en Dios y en la Consolación… al final rendiremos cuentas solo a El… y El sabrá que hacer con nosotros… Que mejor que concluir con esta frase tan significativa del Beato José Allamano nuestro fundador: “Son ustedes unas plantas jóvenes y el Señor quiere que crezcan bien. Déjense corregir, no deben crecer torcidos. Construyan su propia personalidad” (Me llamo José Allamano, Pág. 42) da Casa Madr e Mensile dell’Istituto Missioni Consolata Redazione: Segretariato Generale per la Missione 56 SOMMARIO Editoriale 2 TIMOTEO - Amanuense e erede spirituale di Paolo 4 L’accoglienza dello straniero in vista della fraternità interculturale 6 «faremo d'accordo un pò di bene» 9 Visita canonica in Venezuela 12 In Italia: l’approfondimento dell’interculturalità 13 VENITE CON ME IN DISPARTE 14 A p. Osvaldo Coppola nuovo segretario generale tanti auguri! 15 Diario della Casa Generalizia 17 We have to encounter Jesus otherwise … 18 ASSEMBLEA della Regione Italia 19 La visite de la Direction Generale au Congo 21 Together we can do more 23 Profesión religiosa en el noviciado latinoamericano 25 Foro Mundial de Teologia y en el Foro Mundial Social 27 Entrar na corrente 29 IMC Toronto News 31 IMC USA News 32 Festa del Beato Giuseppe Allamano 34 Sarà festa grande per i cento anni della Casa Madre 36 The Days in the Hospital World 38 A Nabasanuka, tra gli indios warao 40 Rientrare a Gibuti, con tante emozioni 42 Diario de comunidad 44 Ho lasciato Sago e ora sono a Madrid 47 19ª Peregrinação 48 Supporto Tecnico: Mauro Monti Parroquia San Isidro Labrador 49 Viale delle Mura Aurelie, 11-13 00165 ROMA - Tel. 06/393821 La consolacion en la educacion 54 C/C postale 39573001 - E-mail: [email protected] da Casa Madre - 3/09