da Casa Madre - 3/09 - Missionari della Consolata

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da Casa Madre - 3/09 - Missionari della Consolata
da Casa Madre
ANNO 89 - N.3 - MARZO 2009
ISTITUTO MISSIONI CONSOLATA
PERSTITERUNT IN AMORE FRATERNITATIS
Lo sposo, Monastero di Iviron al Monte Athos, icona del sec. XVI
Editoriale
Editoriale
P. Giuseppe Ronco, imc
2
Marzo: mese con tante feste religiose cattoliche (S.
Giuseppe il 19, Annunciazione il 25,
Commemorazione dei missionari martiri il 24), mese
che ricorda la nascita di Maometto (Dimuhammad:
maulid al Nabi, 9 marzo) e il Purim ebraico (memoria
di Ester che salvò il popolo dai Persiani, 10 marzo),
mese che propone la giornata internazionale della
donna (8 marzo) e dell’acqua (22 marzo).
Mese soprattutto di quaresima, tempo di conversione e preparazione alla celebrazione del Mistero
Pasquale di Cristo. Nella liturgia emergono continui
richiami al senso cristiano del peccato, all’umile preghiera con cui se ne domanda perdono, alla carità operosa (digiuno ed elemosina ) con cui si esprime la
volontà di conversione.
Gesù vuole essere riconosciuto nelle persone che ci
passano accanto, soprattutto nei poveri, nei sofferenti,
negli ammalati, nei bambini, nei carcerati, negli esclusi
dalla vita sociale.
“Tutto quello che avrete fatto a questo mio fratello
più piccolo lo avrete fatto a me” (Mt 25,40); il bisognoso, di qualunque cosa abbia bisogno, dal mangiare ad
un sorriso, dal vestito all’istruzione, dall’indumento al
conforto, è sacramento di Gesù Cristo, che ci rende
presente il Signore. Tocca a noi aiutarlo con le nostre
mani, vestirlo, lavarlo, profumarlo, consolarlo.
Dobbiamo anche saperlo “guardare”, vederlo nella sua
situazione esistenziale, annunciandogli la buona novella del Vangelo.
“Il digiuno ci aiuta a prendere coscienza della situazione in cui vivono tanti nostri fratelli. Nella sua Prima
Lettera san Giovanni ammonisce: “Se uno ha ricchezze di questo mondo e vedendo il suo fratello in necessità gli chiude il proprio cuore, come rimane in lui l’amore di Dio?” (3,17). Digiunare volontariamente ci
aiuta a coltivare lo stile del Buon Samaritano, che si
china e va in soccorso del fratello sofferente (cfr Enc.
Deus caritas est, 15). Scegliendo liberamente di privarci
di qualcosa per aiutare gli altri, mostriamo concretamente che il prossimo in difficoltà non ci è estraneo”
(Benedetto XVI, Messaggio per la quaresima 2009).
In questo tempo di grazia, dunque, l’attenzione è
rivolta a Cristo, all’uomo, e al mistero del Cristo
che illumina la sorte dell’uomo. La fede e la riflessione teologica della Chiesa colgono, infatti, nell’incarnazione, passione e risurrezione del Figlio di Dio la
chiave per interpretare tutta la storia e il vissuto dell’u-
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manità.
Un suggerimento pratico dell’Allamano per la
Quaresima è di meditare le sofferenze di Gesù guardando il Crocifisso.
“Siamo devoti del Crocifisso. Procuriamo di averlo
nelle nostre camere, sulla nostra persona; rivolgiamogli frequenti atti di fede e di amore. Il SS. Sacramento
non lo avrete sempre con voi, ma il Crocifisso sì. Che
cosa è il Crocifisso per il missionario, per la missionaria? È un “libro”, un “amico” e un’“arma”. Un libro da
leggere e meditare, un amico che consola e aiuta, un’arma potentissima contro il demonio. Non basta portare il Crocifisso, ma occorre imitarlo.
La nostra croce non è pesante come la Sua e, se portata in unione di amore con Lui, diventa soave. È facile dire che si ama il Crocifisso, ma poi quando si tratta
di portare un po’ la croce, di sopportare qual- che
cosetta, ci tiriamo indietro. Eppure il Signore ce l’ha
detto chiaro: «Chi vuol venire dietro a Me prenda la
sua croce e mi segua» (Mt 16,24). S. Paolo esclama- va:
«Sono stato crocifisso con Cristo!» (Gal 2,19). Ec- co
che cosa vuol dire essere amanti della Croce!
È per mezzo della Croce che ci santifichiamo, non
“La Quaresima sia pertanto valorizzata in
ogni famiglia e in ogni comunità cristiana per allontanare tutto ciò che distrae lo spirito e per intensificare ciò che nutre l’anima aprendola all’amore di Dio
e del prossimo. Penso in particolare ad un maggior
impegno nella preghiera, nella lectio divina, nel ricorso
al Sacramento della Riconciliazione e nell’attiva partecipazione all’Eucaristia, soprattutto alla Santa
Messa domenicale. Con questa interiore disposizione entriamo nel clima penitenziale della Quaresima.
Ci accompagni la Beata Vergine Maria, Causa nostrae
laetitiae, e ci sostenga nello sforzo di liberare il nostro
cuore dalla schiavitù del peccato per renderlo sempre più “tabernacolo vivente di Dio”. (Benedetto
XVI, Messaggio per la quaresima 2009).
Flamme jaillie d’auprès de Dieu,
Esprit-Saint, embrase-nous
comme brindilles au même feu,
fais-nous brûler de ton amour.
Ôte l’ivraie de nos péchés,
qui menace en nous le grain,
germe de vie ensemencé
par la Parole et par le Pain.
Editoriale
per mezzo delle parole o delle semplici preghiere.
Questo spirito dobbiamo averlo sempre, tutta la
vita: sempre sacrificarci. La Passione del Signore ci
sosterrà nelle fatiche e nelle pene dell’apostolato e nella
stessa morte”.
(VVC70)
A queste parole fa eco la bella meditazione di
san Tommaso d’Aquino sul Crocifisso,
(Conf. 6 sopra il «Credo in Deum»):
“Chiunque vuol vivere in perfezione non faccia altro
che disprezzare quello che Cristo disprezzò sulla croce,
e desiderare quello che egli desiderò. Nessun esempio
di virtù infatti è assente dalla croce.
Se cerchi un esempio di carità, ricorda: «Nessuno ha
un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Gv 15, 13).
Se cerchi un esempio di pazienza, ne trovi uno
quanto mai eccellente sulla croce.
Se cerchi un esempio di umiltà, guarda il crocifisso:
Dio, infatti, volle essere giudicato sotto Ponzio Pilato e
morire.
Se cerchi un esempio di obbedienza, segui colui che
si fece obbediente al Padre fino alla morte. Se cerchi
un esempio di disprezzo delle cose terrene, segui colui
che è il Re dei re e il Signore dei signori, «nel quale
sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza» (Col 2, 3). Egli è nudo sulla croce, schernito, sputacchiato, percosso, coronato di spine, abbeverato con
aceto e fiele.
Non legare dunque il tuo cuore alle vesti ed alle ricchezze, perché «si sono divise tra loro le mie vesti» (Gv
19, 24); non agli onori, perché ho provato gli oltraggi
e le battiture (cfr. Is 53, 4); non alle dignità, perché
intrecciata una corona di spine, la misero sul mio capo
(cfr. Mc 15, 17); non ai piaceri, perché «quando avevo
sete, mi han dato da bere aceto» (Sal 68, 22)”.
Grave en nos cœurs
le nouveau nom de Jésus ressuscité,
sois notre souffle,
et nous pourrons chanter sa gloire en vérité.
La poesia-preghiera di Giuseppe Ungaretti
(Mio fiume anche tu), recitata con fede davanti al
Crocifisso, ci aiuterà meglio a capire che la sofferenza
dell’umanità trova nella sofferenza di Cristo il suo
senso più profondo.
Vedo ora nella notte triste, imparo,
So che l’inferno s’apre sulla terra
Su misura di quanto
L’uomo si sottrae, folle,
Alla purezza della Tua passione.
Fa piaga nel Tuo cuore
La somma del dolore
Che va spargendo sulla terra l’uomo;
Il Tuo cuore è la sede appassionata
Dell’amore non vano.
Cristo, pensoso palpito,
Astro incarnato nell’umane tenebre,
Fratello che t’immoli
Perennemente per riedificare
Umanamente l’uomo,
Santo, Santo che soffri,
Maestro e fratello e Dio che ci sai deboli,
Santo, Santo che soffri
Per liberare dalla morte i morti
E sorreggere noi infelici vivi,
D’un pianto solo mio non piango più,
Ecco, Ti chiamo, Santo,
Santo, Santo che soffri.
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TIMOTEO
Amanuense e erede spirituale di Paolo
I collaboratori di Paolo
p. Afonso Osorio Citora, imc
4
3,15).
Quando Paolo e Sila si recarono nuovamente a Listra (At 16,1), agli inizi del loro
secondo viaggio missionario, trovarono “un
discepolo chiamato Timoteo”, che si era mostrato
molto operoso nel mantenere viva la fiamma
della nuova fede non solo a Listra ma anche
nei dintorni, cosicché “Di lui rendevano buona
testimonianza i fratelli che erano a Listra e a
Iconio” (At 16,2). Il fatto che Timoteo sia
conosciuto e stimato non solo a Listra, dove
vive con la famiglia, ma anche dai cristiani di
Iconio, fa supporre che abbia un ruolo di
catechista o maestro tra i diversi gruppi cristiani di questa località della Licaonia (Cfr. R.
FABRIS, Atti degli Apostoli, pp. 113-114). Fu
giusto in questa circostanza che emerse la
sua figura e che Paolo lo notò e gli propose
di diventare suo cooperatore (At 16,3). La
risposta, essendo stata positiva, fece sì che
Paolo lo prese con sé. Poiché era figlio d’una
ebrea per facilitargli l’apostolato fra i giudei,
Timoteo, un vero amanuense ed erede spirituale di Paolo, nacque a Listra da una donna
ebrea credente – Eunice - e un padre “greco” e
cioè pagano (16,1). Timoteo, cioè “colui che onora
Dio” (timo+theos) fu educato dalla madre
Eunice e dalla nonna Loide: ambedue ferventi
giudee divenute, con ogni probabilità, cristiane
ad opera di Paolo e Barnaba nel primo viaggio
missionario -At 14,1-7- (Cfr M.-E. BOISMARD,
Les Actes des deux Apotres, Vol. 2, (1990), p. 73.
Timoteo avendo ricevuto un’educazione femminile e pia della madre e dalla nonna, era cresciuto su di carattere affettuoso e molto devoto,
come scrive Paolo nella lettera a Timoteo:
“Ricordo infatti la fede sincera che è in te, la quale abitò
prima in tua nonna Loide e in tua madre Eunice, e, sono
convinto, abita pure in te. ”(2 Tm 1,5) e fin dall’infanzia conosceva le Sacre scritture ebraiche (2Tm
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lo circoncise (At 16,3) visto che il giovane
non era circonciso forse perché suo padre,
un impiegato greco o romano, era stato
pagano (Cfr. R. FABRIS, Paolo di Tarso, p.101).
Essendo inserito nel gruppo, il numero di tre
missionari vagheggiato da Barnaba, fu di nuovo
raggiunto: soltanto che, al posto di Barnaba e
Marco, c’erano adesso Sila e Timoteo. Timoteo
entra nella logica della missione itinerante dei
missionari cosicché da Listra passano da una città
all’altra, trasmisero ai fratelli, perché le osservassero, le
decisioni prese dagli apostoli e dagli anziani che erano a
Gerusalemme. Le chiese dunque si fortificavano nella
fede e crescevano ogni giorno di numero (At 16,4-5).
Dopo, assieme al maestro ed altri compagni, si
avviarono verso l’Asia proconsolare, cioè ad
Occidente, ma un intervento dello Spirito li fece
deviare verso la Frigia e la regione Galatica, cioè
a Settentrione: “e giunti ai confini della Misia, cercavano di andare in Bitinia; ma lo Spirito di Gesù non lo
Rileviamo che durante i viaggi (secondo e
terzo) Timoteo, come figlio e collaboratore affidabile, fu inviato nelle chiese come successore
nella guida di tutto l’immenso cantiere apostolico da lui aperto. Infatti, Paolo in varie circostanze gli affidò numerosi incarichi da svolgere nelle
comunità di Tessalonica, della Macedonia e di
Corinto. Timoteo era da lui inviato per consolidare le comunità e sostituirlo. Pensiamo, ad
esempio, quando scrisse alla comunità di Filippi :
“Ora spero nel Signore Gesù di mandarvi presto Timoteo
per essere io pure incoraggiato nel ricevere vostre notizie”
(Fil 2,19). Pensiamo quando scrisse alla comunità di Tessalonica “e mandammo Timoteo, nostro fratello e servitore di Dio nella predicazione del vangelo di
Cristo, per confermarvi e confortarvi nella vostra fede” (1
Tes 3,2) e “ora Timoteo è ritornato e ci ha recato buone
notizie della vostra fede e del vostro amore, e ci ha detto
che conservate sempre un buon ricordo di noi e desiderate
vederci, come anche noi desideriamo vedere voi” (1 Tes
3,6).
La missione affidata a Timoteo non era senza
difficoltà: era inviato per correggere errori, consolidare le chiese e mettere pace. Questi non
erano compiti facili: Paolo lo mette in ogni sorta
di problemi, errori, conflitti, aggravati da avventurieri, falsi profeti, pii confusionari (COMBLIN J.,
Pablo, apostolo de Jesuscristo ,1996, p. 31). Lo manda
a lottare; ma si dà pena anche della sua salute:
“Smetti di bere soltanto acqua, ma fa’ uso di un
po’ di vino, a causa dello stomaco e delle tue frequenti indisposizioni” (1 Tm 5,23).
I collaboratori di Paolo
permise loro; e, oltrepassata la Misia, discesero a
Troade” (At 16,7-8). Da Troade i tre passarono in
Macedonia, dove fondarono le chiese di Filippi,
Tessalonica, Berea e Corinto (At 16-18). Qui
furono accolti nella casa di un ebreo, di nome
Aquila e di sua moglie Priscilla che offrirono a
Paolo casa e lavoro (At 18,1-3). Dopo un lungo
periodo di lavoro missionarioa Corinto, Paolo si
recò a Siria assieme ad Aquila e Priscilla (Ac
18,18)(COMBLIN J., Pablo, apostolo de Jesuscristo,1996, p. 46).
Da Corinto, dov’era rimasto dopo la partenza
di Paolo, Timoteo e gli altri compagni raggiunsero Paolo ad Efeso (At 18, 19). E quando Paolo
decise di lasciare Efeso per raggiungere
Gerusalemme, mandò Timoteo ed Erasto in
Macedonia mentre egli si trattenne ancora un po’
di tempo nella provincia di Asia (Ac 19,22).
Quando finalmente Paolo partì da Corinto alla
volta di Gerusalemme (At 20, 4), per la consegna
della colletta alla chiesa-madre (Rm 15,25-28),
Timoteo, con i delegati delle chiese, lo accompagno’ (Ac 20,4). Tutto ciò si svolse nel terzo viaggio missionario.
Dopo che abbiamo cercato di seguire Timoteo
al seguito di Paolo vogliamo adesso cercare di
delineare il rapporto e la vicenda di Timoteo a
fianco di Paolo. Perciò lasciamo Luca per leggere alcune lettere paoline per fare emergere questi
aspetti della sua collaborazione.
Il primo elemento degno di essere sottolineato
emerge della statistica: Infatti, il Santo Padre
Benedetto XVI fa notare nella sua catechesi
dedicata a Timoteo che, mentre Luca negli Atti
menziona “Timoteo” sei volte, Paolo nelle sue
lettere fa riferimento a lui – Timoteo - ben
diciassette volte (in più lo si trova una volta
nella Lettera agli Ebrei). Da questi dati statistici
se ne deduce che agli occhi di Paolo egli godeva
di grande considerazione, anche se Luca non
ritiene di raccontarci tutto ciò che lo riguarda. E
cercando di leggere attentissimamente le due lettere che Paolo ha scritto a Timoteo possiamo
constatare che Timoteo non soltanto godeva di
una grande considerazione agli occhi di Paolo ma
era davvero un “figlio” di Paolo come fanno
notare alcuni appellativi: “O figlio Timoteo”, “O
uomo di Dio”, “O Timoteo” (1Tm 1,18; 6.11;
6,20), “O figlio mio” (2Tm 2,1), “genuino figlio
nella fede” e “amato figlio” (1Tm 1,2; 2Tm 1,2).
Era infatti una vera “figliolanza spirituale”
Timoteo co-mittente e co-autore nell’epistolario paolino: con Paolo e Silvano, anzitutto,
Timoteo partecipa non soltanto alla fondazione
di chiese ma anche è co-mittente di sei delle lettere di Paolo, come dimostrano le formule di
saluto alle diverse comunità: “Paolo e Timoteo, servi
di Cristo Gesù, a tutti i santi in Cristo Gesù che sono in
Filippi, con i vescovi e con i diaconi” (Fil 1,1; Cfr
anche 1 Tes 1,1; 2 Tes 1,1, Fm 1; ) o anche
“Timoteo, mio collaboratore, vi saluta” (Rm 16,21).
Puo’ darsi che Timoteo abbia anche svolto talora il compito di segretario di Paolo e di amanuense nello scrivere qualche lettera (BECKER J., Pablo,
el apostol de los paganos,1996, p.87).
Si può concludere che Timoteo fu davvero un
collaboratore disponibile ed attento alla sua missione.
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Da forestiero - Biennio di Interculturalità
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L’accoglienza dello straniero in
vista della fraternità interculturale
p. Antonio Rovelli, imc
L’OSPITE DIVINO (Gen 18:1-88 )
Prenderemo in considerazione la scena
biblica di Gen 18,1-8, un racconto di una teofania (cf. 18,1), vale a dire un’apparizione di
Dio ad Abramo, che si conclude con l’annunzio della nascita di Isacco.
Alla costruzione del brano, in sé è molto
semplice, l’abilità narrativa dell’autore ha
saputo dare un’atmosfera particolare, anzi
unica, perché Dio in persona si stava manifestando ad Abramo, l’antenato del popolo
d’Israele, per confermare la promessa di dare
un figlio alla vecchia coppia avanzata negli
anni e ancora senza prole. E’ un momento
solenne e occorre, in qualche modo, convincere il lettore dell’importanza unica di questo
momento nella vita del patriarca e di sua
moglie Sara.
Quali sono i mezzi scelti dal narratore per
creare quest’atmosfera? Nel racconto non
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troviamo dialoghi drammatici, sentimenti
molto elevati, gesti particolarmente raffinati
o un linguaggio forbito, ma il narratore sceglie di descrivere con grande semplicità una
scena di ospitalità per mostrare con quanta
diligenza e premura il patriarca riceva ospiti
di cui non conosce l’identità. Cioè, tutto si
traduce in parole e gesti semplici che manifestano, con esemplare sobrietà, gli atteggiamenti della ospitalità raffinata di Abramo. Ed
è proprio su questi gesti che vorrei soffermarmi, seguendo lo scorrere del testo, per analizzarli e dedurne degli insegnamenti e indicazioni che ci aiutino a vivere l’interculturalità.
Abramo seduto sulla soglia della tenda
18:1
Tutto avviene a Mamre, nell’ora più calda
del giorno, mentre Abramo è seduto sulla
soglia della sua tenda di nomade (cfr. Gen
18,1), all’improvviso irrompe la visita di Dio:
Cosa vede Abramo
Abramo vede tre uomini, semplicemente.
Non c’è parola per identificarli, non viene
descritto nulla della loro figura, né caratteri
etnici, né tratti somatici, né abito, né statura:
tre uomini sconosciuti, stranieri, e Abramo
davanti a loro. Il Talmud dice che Abramo “li
credeva nomadi arabi del deserto”, e commenta: “L’ospitalità offerta a dei viandanti è
un’azione più grande che accogliere la
Shekkinà, cioè la presenza di Dio. Secondo i
rabbini, l’accoglienza data a un uomo è più
importante dell’accoglienza riservata a Dio e
ha la precedenza su quest’ultima.
Sì, il nostro Dio, chiede che al suo servizio si anteponga il servizio dell’uomo, e
proprio nel fare questo si rende pienamente culto a Dio stesso, perché “chi non ama
il proprio fratello che vede, non può amare
Dio che non vede” (1Gv 4,20).
Cosa fa Abramo?
Tocca ad Abramo prendere l’iniziativa,
compiere un gesto, dire una parola.
Osserva e ascolta
Discerne tre stranieri
Egli, innanzitutto, discerne nei tre uomini
in piedi, tre stranieri che “bussano”, in attesa
nei pressi della sua tenda e tacciono, come
tacciono sovente gli stranieri, i quali non
sanno o non osano chiedere, e sono costretti
a comunicare con il silenzio, linguaggio difficile da cogliere e decifrare.
Ascolta il loro silenzio
Abramo sa anche ascoltare il silenzio dei
suoi ospiti inaspettati, sa che l’uomo è parola
e silenzio, parola dal e nel silenzio. Il padre
dei credenti è infatti mosso interiormente
dalla forza che abita chi è capace di ascoltare
la voce che viene da fuori; lui che per primo
ha ascoltato la voce di Dio che gli diceva: «Va’
verso te stesso! » (lekh lekkha: Gen 12,1), ora
sa ascoltare anche questo silenzio eloquente.
Chi è abituato ad accogliere la Parola
dall’Altro, è condotto anche ad accogliere
l’appello che viene dall’altro uomo, sia esso
espresso verbalmente oppure no.
Prende l’iniziativa
Tocca ad Abramo prendere l’iniziativa,
muovere il primo passo, agire concretamente.
Ma tutto ciò che compie e dice non è che una
conseguenza del suo ascolto così come tutti i
suoi gesti ci raccontano la capacità di ospitalità di Abramo: non chiede i nomi dei suoi
ospiti, né vuole sapere da dove vengano e
cosa desiderino, ma, pur ignorando la loro
identità, rende loro omaggio - si inchina fino
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Da forestiero - Biennio di Interculturalità
“Il Signore (IHWH) apparve ad Abramo alle
Querce di Mamre” (Gen 18,1). Questo versetto, una sorta di riassunto dell’intero racconto,
è indirizzato al lettore, il quale fin dall’inizio è
avvertito: Abramo sta per essere visitato dal
Signore stesso attraverso un’apparizione. I
lettore fin dall’inizio del racconto conosce ciò
che Abramo e Sara non sanno ancora.
Abramo sta probabilmente sonnecchiando
nell’ora della siesta, sotto i morsi della calura:
questo pare suggerire il testo, quasi a indicare
l’ora in cui si tralascia il lavoro e ci si riposa,
l’ora non adatta per l’ospitalità, il tempo in
cui accogliere qualcuno risulta un disturbo.
Ma ancor più significativo è il sostare di
Abramo sulla soglia della sua tenda, in quella
posizione che guarda fuori e contemporaneamente custodisce l’interno, sulla linea che
segna il confine tra vita intima e vita pubblica.
Abramo alza gli occhi ed è sorpreso 18:2
E poi, Abramo, che è immerso nel riposo,
“alzò gli occhi, ed ecco che tre uomini stavano in piedi presso di lui”(Gen 18,2).
Egli alza gli occhi, quasi per caso, mette a
fuoco ciò che gli sta davanti e, con meraviglia,
vede tre uomini davanti a sé. Abramo pare
sorpreso da quella presenza, senza preavviso:
i tre non stanno giungendo, ma sono là davanti a lui, come se non si fosse accorto del loro
avvicinarsi. Sono tre uomini, tre stranieri che
non appartengono alla sua carovana né a
quella di Lot; eppure il suo stare sulla soglia
gli ha concesso di rimanere aperto alla imprevedibilità della loro visita.
Abramo, il primo credente nel Dio
unico, rivela il suo Dio non tanto con le
parole, quanto piuttosto mostrando la sua
umanità nell’accogliere chi arriva presso
di lui.
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Da forestiero - Biennio di Interculturalità
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a terra - come se possedessero un rango e una
dignità superiori alla sua. In questo modo: si
fa prossimo ai tre stranieri (cfr. Lc 10,36),
corre loro incontro, si prostra a terra davanti
a loro, invitandoli, o meglio supplicandoli, di
fargli il dono di essere suoi ospiti (cfr. Gen
18,2-3). I tre sono di fatto accolti da Abramo
come “ben—venuti”, cioè venuti nella bontà,
e dunque riconosciuti quali portatori di bene
e meritevoli di bene. In tal modo egli si
“sotto—mette”, inchinandosi fino a terra, e,
dopo aver reso onore a questi sconosciuti,
solo a questo punto rivolge loro la parola.
Abramo si fa servo
“Mio Signore, se ho trovato grazia ai tuoi
occhi, non passare oltre senza fermarti dal
tuo servo” (Gen 18,3).
Abramo non sa chi sono i tre stranieri,
eppure li chiama “Signore” e si definisce
“servo”; così facendo, egli utilizza un linguaggio pieno di autorità, poiché accresce l’altro –
“auctoritas” infatti deriva da “augere” (accrescere)-, lo chiama riconoscendogli una soggettività superiore alla propria.
Chi si è presentato in silenzio per chiedere
ospitalità – gli stranieri - è fatto emergere, è
riconosciuto come non-estraneo, non-nemico: resta uno sconosciuto, ma è un uomo, una
persona, una ricchezza, una “benedizione”
per chi lo riceve e si pone al suo servizio! In
queste parole di Abramo, vi è dunque l’essenza dell’ospitalità:
che è un servizio, ed è autentica solo
quando chi la esercita riesce a farsi servo
dell’altro, a trattarlo come suo signore,
come il Signore.
Riconosce nello straniero: un dono, una
grazia
“Se ho trovato grazia ai tuoi occhi” (Gen
18,3)
Come in atteg giamento di venerazione
Abramo cerca di avere, trovare grazia nei suoi
confronti dai suoi ospiti, e presuppone quella
condizione per cui l’altro ci cerca, ci guarda,
si interessa a noi. Abramo interroga così gli
occhi dei tre uomini, quasi facendosi mendi-
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cante di un loro sguardo, chiedendo un segno
gratuito, un cenno che esprima l’accettazione
del suo servizio.
Lo straniero, lo sconosciuto, il “nuovo” è
un dono e una grazia, e se acconsente all’ospitalità diventa lui stesso soggetto di un’azione, di un evento che significa rivelazione,
epifania di una verità nascosta fino a quel
momento. Ecco perché quei tre non devono
“passare oltre”, ma sono invitati a sostare per
accogliere l’ospitalità; passare oltre rimane la
verità dell’ospite, perché egli non diventa un
residente e presto se ne andrà, ma il suo
acconsentire alla sosta è la più grande benedizione che si possa ricevere. Anche Gesù a
Emmaus fa cenno di “andare oltre” (cfr. Lc “
24,28), ma i due discepoli lo invitano, gli
offrono ospitalità, e solo allora avviene la
rivelazione: “Si aprirono loro occhi e lo riconobbero. Ma lui”, presenza elusiva, “sparì
dalla loro vista” (Lc 24,31)...
Avanza un’offerta
A questo punto, Abramo nel massimo
rispetto e con accattivante discrezione, avanza un’offerta semplice e sobria, che non vuole
condizionare né sedurre chi non ha ancora
risposto all’invito: un po’ d’acqua, la lavanda
dei piedi, un boccone di pane, l’ombra delle
querce (cfr. Gen 18,4-5).
Abramo, appunto perché si riconosce bisognoso degli stranieri come “una grazia e un
dono”, ora è in grado di avvertire il bisogno
di quei viandanti e fa nel contempo, una proposta che non mira a confondere l’ospite,
bensì a metterlo a suo agio, a consentirgli di
“rinfrancare il suo cuore”; è come se Abramo
dicesse: “Non temete di disturbarmi, vi offro
quello che ho, condividiamolo nella semplicità!”.
Gli stranieri parlano
Finalmente anche i tre stranieri parlano:
“Fa’ pure come hai detto” (Gen 18,5). Poche
parole, per esprimere il gradimento, l’”amen”
degli ospiti al saluto e all’invito di Abramo.
Niente di più, ma è l’essenziale, anche se i tre
sconosciuti continuano a rimanere tali per
Abramo.
p. Gottardo Pasqualetti, imc
Una collaborazione veramente efficace
comporta “dare” e “ricevere”. Di Giuseppe
Allamano abbiamo evidenziato la disponibilità a offrire la sua generosa collaborazione,
materiale e morale, per aiutare e incorag giare persone e istituzioni nell’adempimento
dei compiti loro affidati o per la realizzazione di iniziative, ritenute necessarie per il
bene della chiesa, della società, della for mazione delle persone.
Parallelamente va sottolineata la sua capacità di suscitare la collaborazione. Per farlo
occorre avere viva coscienza di non essere
autosufficienti, di non possedere tutte la
capacità necessarie per la realizzazione di
un progetto o impegno. Occorre agire “in
concertazione”, proprio come avviene in un
concerto musicale,
che non è veramente
tale se eseguito da una sola persona, ma dall’insieme di voci e strumenti che for mano
coro e orchestra. L’Allamano ne era pienamente convinto. Lo manifestò chiaramente
quando invitò Giacomo Camisassa a unirsi a
lui nella conduzione del santuario della
Consolata: «Faremo d’accordo un po’ di
bene», gli scriveva. Lo rivela pure uno dei
criteri basilari da lui posti a fondamento
della vita e azione dei suoi missionari: agire
“in unità di intenti”. Senza questo non si
costruisce, anzi, ribadiva, si rischia di mettere a repentaglio o addirittura rovinare
quello che altri cercano di realizzare.
Egli per primo adottò questo principio.
Anzitutto, al santuario e al convitto ecclesiastico della Consolata. I canonici Cappella
e Baravalle e il Beato Luigi Boccardo, lo
coadiuvarono per tanti anni, 37 il primo, 23
l’altro, 30 il terzo. E i può ricordare pure
l’economo Remigio Gunetti e il domestico
che per mase con l’Allamano per 26 anni.
Non si può convivere e lavorare insieme
collaborare per tanti anni, se non vi è intesa, rispetto vicendevole, apprezzamento e
valorizzazione di quanto uno può offrire
secondo le capacità e i doni ricevuti.
Collaboratori della Missione
Consistente è il contributo dato da molti
all’Allamano per la fondazione e il sostegno
dell’Istituto missionario e della sua attività
in Africa. L’Allamano aveva pensato ad
avviarlo non solamente per l’urgenza di
annunciare il vangelo in terre non evangelizzate, ma anche per promuovere l’apertura
al mondo, che ogni comunità cristiana e
diocesi devono avere. Per questo non volle
procedere finché non vi fosse l’adesione
convinta del Vescovo. Dovette attendere
una decina di anni per dar avvio al suo progetto, avversato con la consueta scusa della
scarsità di vocazioni, mentre a Torino e in
Piemonte vi era g rande abbondanza di
clero, tanto che a volte l’arcivescovo non
sapeva come impiegare i sacerdoti che venivano ordinati (in media una cinquantina
l’anno!). Mons. Perlo attesta che una delle
intenzioni dell’Allamano nel fondare
l’Istituto era proprio di aprire altri orizzonti e prospettive nuove a tanti preti, impegnati in compiti che poca o nessuna attinenza avevano con il loro ministero. Non è
vero sacerdote, diceva suo zio Giuseppe
Cafasso, colui che non si impegna per la salvezza delle anime. E il nipote lo ripeterà
costantemente a seminaristi e sacerdoti.
Deter minante
per
la
fondazione
dell’Istituto fu il card. Agostino Richelmy.
Stretta fu l’amicizia con l’Allamano, sincera
la collaborazione e la stima reciproca “per
quanto fosse diversa l’indole di entrambi”.
Pienamente condiviso fu l’ideale missionario. Fatto arcivescovo di Torino, Richelmy
incorag giò l’Allamano, ne sostenne il progetto missionario, tanto che andandolo a
visitare per la malattia che lo aveva portato
in pericolo di morte, gli “ordinò” di non
morire perché prima avrebbe dovuto fondare l’Istituto. Ne sostenne poi la realizzazio-
da Casa Madre - 3/09
Missionari insieme
«faremo d'accordo un po’ di bene»
9
ne presso i vescovi del Piemonte e presso la
Santa Sede. Eresse canonicamente i due
Istituti e approvò i primi regolamenti, ne
seguì i passi con un interessamento diretto
e personale. D’altra parte l’Allamano «nulla
faceva senza chiedere consiglio al Card.
Richelmy, al quale riferiva quanto concerneva l’andamento delle missioni, attenendosi
alle sue direttive» (mons. Bosia).
Missionari insieme
Dai vescovi, sacerdoti e fedeli delle diocesi di Torino e del Piemonte è venuto il
decisivo apporto alla realizzazione di questo progetto. Alcuni sono già stati ricordati
come Demichelis, Felizzatti, ai quali si può
ag giungere il nome di mons. Diverio,
Bonzano, Ricci des Fer res, Robilant,
Felizzati, Montagnini, Bonzano, oltre agli
stessi cardinali Prefetti del Dicastero romano per l’evangelizzazione dei popoli.
Vanno ricordati, in par ticolare,alcuni
antichi compagni di studio all’oratorio salesiano o al seminario della diocesi, rimasti
sempre amici e divenuti anche collaboratori,
come Mons. G. Tasso, vescovo di Aosta, che
aiutò l’Allamano nella presentazione del
progetto di fondazione dell’Istituto alle
competenti autorità di Roma; Mons.
Giovanni Battista Ressia, pure suo compagno e vescovo di Mondovì, che ebbe sempre
grande ammirazione per l’Allamano; don
Pietro Airaldi, direttore spirituale nelle case
di for mazione per seminaristi (Scuole
Apostoliche) della stessa diocesi; ambedue
indirizzarono all’Istituto della Consolata
molti missionari e missionarie. Lo riconobbe lo stesso Allamano nell’ultimo incontro
con l’amico, ricordando le “tante e tante
vocazioni missionarie” venute dalla sua diocesi.
A dirigere gli inizi della casa dei
Missionari e poi delle Missionarie della
Consolata, il Beato Allamano ricorse, finché
non ebbe suo personale for mato, al sacerdote diocesano, Don Scassa, per gli uni, e a
Suor Celestina Bianco della Suore
Giuseppine, per le altre. Ai sacerdoti della
diocesi e anche a laici qualificati si rivolse
per l’insegnamento, la preparazione infermieristica, la direzione spirituale e la predicazione ai candidati alla missione dei due
Istituti.
Egli poté contare su una schiera di benefattori e collaboratori che si andò sempre
più allargando. Vi contribuì la fondazione
nel 1899 della rivista La Consolata, per promuovere il culto alla Consolata, sollecitare
aiuti per il grande progetto di restauro del
santuario torinese. Fondato l’Istituto, e
venuta meno l’urgenza collegata alla ristrutturazione, il periodico divenne un prezioso
organo di infor mazione sul lavoro dei missionari in Africa, di for mazione alla
Missione e alla conoscenza dei popoli e
dello loro cultura, promovendo la solidarietà per le necessità loro e delle incipienti
missioni. Ne derivò un contributo notevole,
in mezzi finanziari e vocazioni.
Allamano-Camisassa
Il segreto della riuscita delle opere intraprese dall’Allamano sta nella collaborazione
che diventa amicizia, e viceversa. Seppe
abbinarle insieme. Fin da giovane capì e
apprezzò il valore di «una parola e una presenza amica», soprattutto nelle difficoltà e
nei momenti difficili.
Questo si è concretizzato in modo speciale ed esemplare nel rapporto che si è instaurato tra lui e Giacomo Camisassa. Quando,
nel 1880, l’Allamano fu destinato come rettore alla Consolata, gli chiese di affiancarlo
come economo e collaboratore. Da allora
rimasero e lavorarono alla Consolata fino
alla morte del Camisassa. «Erano 42 anni
10
da Casa Madre - 3/09
La esemplarità viene proprio dalla diversità messa a ser vizio di un progetto condiviso
negli ideali, realizzato nel rispetto vicendevole delle rispettive competenze. Quella del
Camisassa è ritenuta da tutti una personalità dalle doti poliedriche. È ricordato come
«grande organizzatore», «intelligentissimo,
colosità e la cura dei minimi particolari. Lo
dimostrò nelle costruzioni, soprattutto della
Casa Madre dei missionari e nella ristrutturazione del santuario della Consolata, e
nelle spedizioni di materiale per le missioni.
P. Gaudenzio Barlassina, dice che queste
spedizioni erano «veri capolavori di organizzazione, in cui non manca nulla per la
chiesa, la casa, la comunità, l’individuo. Il
tutto, se non costruito su ordinazione come
accade per il macchinario, è sempre frutto
di ricerche diligenti, di esami, di confronti,
di selezioni».
Il Beato Allamano ha valorizzato le doti
del suo primo collaboratore, fino a dire che
senza di lui non avrebbe potuto dare inizio
all’Istituto della Consolata. Ne ha attribuito
la realizzazione come opera di ambedue.
E il Camisassa ha sempre riconosciuto e
rispettato il r uolo del Beato Allamano,
come: ispiratore e maestro carismatico che
intuisce le necessità a cui provvedere e i
cammini da percorrere; animatore che dà
impulso a tutto; padre che presiede alla formazione morale e spirituale; Fondatore che
trasmette un ideale e uno spirito.
Missionari insieme
che eravamo insieme – scrisse l’Allamano eravamo una cosa sola; ci siamo sempre
amati in Dio». E ag giunse: «Se abbiamo
fatto qualcosa di buono, è appunto perché
eravamo tanto diversi; ma ci siamo promessi di dirci la verità e l’abbiamo sempre mantenuto; se fossimo stati uguali non avremmo
visto i difetti l’uno dell’altro e avremmo
fatto molti sbagli di più».
Ambedue affer mano di aver studiato,
vagliato, deciso insieme ogni progetto, lettera, documento, con lunghe riflessioni, nel
rispetto delle reciproche competenze e
capacità. Nessuna gelosia, nessuna rivalità,
ma collaborazione scaturita da profonda
amicizia, costruita giorno per giorno nel
dialogo, nella comunione e nella sincerità.
Da questo è dipesa la riuscita delle opere
intraprese per la diocesi e per le missioni.
straordinariamente attivo e laborioso»,
«dalla scienza profonda e con una meravigliosa attività», «sommamente intraprendente, di grande praticità tecnica». Per sua scelta rimase sempre in secondo piano, come
«cooperatore e braccio destro» di Giuseppe
Allamano, impegnandosi con uguale capacità in vari campi. In quello tecnico si distinse, oltre che per le capacità, per la sua meti-
Questo esempio non è soltanto stimolante. Interpella l’og gi. Deve calarsi anche
nella organizzazione e nella valorizzazione
delle persone. Cosa tanto più necessaria per
il cambiamento generazionale, l’invecchiamento, la difficoltà nel lavoro pastorale e
nella animazione missionaria e vocazionale.
Ci siamo? Ma… questa è un’altra questione
su cui riflettere!
11
da Casa Madre - 3/09
Visita canonica in Venezuela
Attività della Direzione Generale
p. Antonio Fernandes, imc
12
Madre Gabriella e P. Aquileo, Suor Renata e P.
Antonio Fernandes, hanno fatto nello stesso periodo del mese di febbraio la visita canonica al
Venezuela e hanno potuto conoscere e toccare con
mano le situazioni di questa delegazione. Le sfide
per la nostra missione e per la costruzione di un
vero camino di comunione nel vivere e testimoniare la missione sono grandi.
Dal 20 de Giugno del 2007 siamo presenti ufficialmente con le missionarie della Consolata nella
comunità della Nabasanuka, dove vivono circa 800
persone. La comunità dei missionari/e accompagnano circa 9.000 persone, sparsi in 83 comunità
da Casa Madre - 3/09
appartenenti al popolo Warao ( popolo della spiaggia, dono delle imbarcazione, persona ), che vive
fra i diversi fiumi della geografia di questa regione.
I primi passi di evangelizzazione sono stati mossi
dai missionari cappuccini, che attualmente però
lavarono nel Vicariato di Tucupita ( 42.000 Km2 ),
capitale dello stato del Delta Amacuro. Dalla città
di Tucupita a Nabasanuka servono circa 5 ore di
barca : il paesaggio è bellissimo
I missionari/e stanno ancora studiando la realtà
delle comunità e del popolo Warao. Membri di questa comunità sono i Padri Vilson Jochem, K’okal
Josiah, Zackariah Kariuki, Carla Pianca, Luigina
Goffi e Ivana Caballo. Essi cercando in modo sem-
P. Aquileo accompagnato da P. Antonio continua
la visita canonica al Venezuela. Dopo aver visitato
le comunità di Nabazanuka ( popolo Warao ) è il
momento di conoscer il lavoro dei missionari nella
periferia della città di Caracas. Durante due giorni (
12-13 ) sono stati in Carapita, parrocchia che i
Missionari della Consolata accompagnano da più o
meno 8 anni. In questo momento con P. Peter
Makau e Oscar Aguillar. Carapita è un barrio con
circa 100 mila persone, numero difficile di calcolare dovuta alla mobilità dalla gente. Sono molte le
sfide, come in tutte le periferie delle grande città
latinoamericane ( droga, violenza, difficoltà nel trovare strategie per accompagnare e essere presente
in una realtà così grande e complessa). I due missionari sono giovani e come non manca loro la
voglia di trovare dei cammini.
Nei 3 giorni seguenti ( 12 -15 ) è stato il momento di visitare i missionari che accompagnano le
comunità afro ( Barlovento ). Siamo presenti in
questa realtà da 22 anni. Sono parrocchie dove
lavorano due missionari ( P. Dominic Ndolla e
Jesus Martinez ). In questi 22 anni, il cambio di
missionari è stato costante e frequente per diversi
motivi e non ci ha permesso di elaborare un piano
pastorale che veramente tenga presente le realtà
delle comunità afro. Tutte le comunità hanno ringraziato per la presenza dei Missionari della
Consolata in mezzo a loro. Sono stati momenti
belli dove abbiamo conosciuto e trovato le diverse
persone che sono vicine ai missionari. Sotto la protezione del Beato Allamano, siamo partiti durante
la mattina del 16 per Caracas dove alla sera abbiamo celebrato la memoria del Nostro Fondatore
con i missionari della città.
In Italia: l’approfondimento
dell’interculturalità
p. Antonio Giordano, imc
Nel pomeriggio del 13 gennaio 2009,
l’Assemblea generale dell’Italia affronta il problema
dell’Interculturalità, sotto la guida del Consigliere
Generale
Lopez
P.
Francisco.
Egli ha preferito non seguire la “Magna Charta
dell’Interculturalità” inviata antecedentemente a
tutte le Circoscrizioni, e neppure la
“Presentazione” preparata dell’Ufficio del
Segretariato per la missione. Ma ha seguito un
nuovo schema, basato sulla vita spirituale e l’accettazione dei confratelli provenienti da altre culture.
Non ha definito il termine “cultura”, ma ha raggiunto conclusioni molto pratiche sull’amore fraterno nel
nostro Istituto, come missionari della Consolata. Ha detto:
“Tutti siamo stati chiamati da
Cristo che rimane il centro
della nostra vita religiosa missionaria. Le diversità presenti
in ciascuno di noi sono mezzo
per relazionarci sempre più a
Cristo in un apprezzamento
delle qualità e un superamento
delle
difficoltà”.
Ha usato l’esempio di Gesù e
gli Apostoli, così diversi l’uno
da Casa Madre - 3/09
Attività della Direzione Generale
plice e austero di essere vicini alla gente. Il loro
mezzo di trasporto per l’ evangelizzazione è la
barca.
13
Attività della Direzione Generale
14
dall’altro, ma tutti uniti nel Maestro. Ha pure portato come esempio l’amore cooperativo della
nostra piccola comunità della Polonia, che è stimata
e
fa
buona
impressione.
Ha pure affermato che ogni cultura è una ricchezza da spartire con gli altri missionari della
Consolata. La cultura più ricca, quindi forse la più
difficile da accettare, può diventare il più bel dono
di Dio ad una comunità. Ha usato anche l’esempio:
se hai 99 ragioni per allontanarti da un confratello,
ma hai una ragione per lodarlo, scegli la qualità
positiva e perdona la 99 ragioni negative; la tua sarà
una vittoria piena.
Al termine alcune domande fatte dai confratelli
presenti hanno avuto da P. Francisco una adeguata risposta, senza pretesa di interpretazione dei
significati culturali dei termini: acculturare, inculturare e interculturare.
Durante il secondo periodo del pomeriggio
Lopez P. Francisco ci ha dato una panoramica sulle
circoscrizioni di cui lui è responsabile direttamente
come Consigliere dell’Europa. Ci ha parlato della
Mongolia enfatizzando lo spirito dei comunione e
collaborazione dei nostri confratelli e consorelle,
Missionarie
della
Consolata.
Ha poi accennato alla Corea, dove ha lavorato
diversi anni, e la “consolazione” delle prime vocazioni.
Parlando della Polonia ha spiegato il motivo di
questa apertura da parte della Direzione Generale,
che è questo: essere presenti in Polonia è la condizione per aprire missioni nell’Europa dell’Est dei
paesi slavi.
Infine ha accennato alla Regione Portogallo,
lodando l’armonia con cui si porta avanti il lavoro
di AMV e il sorgere dei Laici Missionari della
Consolata. Come pure della Spagna.
Quindi su richiesta ha parlato della Formazione
e i Formatori nei nostri Seminari propedeutici, nei
Noviziati e nei Seminari Teologici, ed ha spiegato
perché fu aperto un Seminario teologico in Sud
Africa.
Lo ringraziamo di cuore.
VENITE CON ME IN DISPARTE:
Il corso di rinnovamento e di
formazione missionaria
p. Giuseppe Ronco, imc
Il corso di rinnovamento e di formazione missionaria, organizzato dalla Direzione Generale con
la collaborazione del SGM, è iniziato con una
solenne concelebrazione a Bravetta, il 16 febbraio
2009, festa del Beato Allamano. Destinato ai missionari di mezza età, in particolare a coloro che
celebrano il 25mo di Sacerdozio o di Professione
religiosa, questo periodo sabbatico ha sede nella
Casa Generalizia a Roma. Vi sono iscritti 15 missionari provenienti da diverse circoscrizioni
(Amazzonia, Argentina, Colombia, Italia, Kenya ,
Nord America, Portogallo, Tanzania) e terminerà il
31 maggio.
In una lettera inviata ai partecipanti, P. Stefano
Camerlengo ne indicava le finalità.
“Il corso è un’offerta di formazione permanente
da Casa Madre - 3/09
speciale e vuole aiutare la persona del missionario a:
Confrontare la propria vita con il Vangelo,
rendersi disponibili per una formazione globale
che coinvolge tutta la persona con la sua storia
umana, cristiana, religiosa, missionaria, cioè con
tutte le sue dimensioni.
seguire corsi personalizzati: nessuna persona è
uguale alle altre,anche se esiste una terra comune
sulla quale tutti possiamo intenderci. Ognuno ha il
suo cammino personale che va accompagnato e
sostenuto”.
Il programma prevede varie attività. Diversi giorni della settimana sono destinati alla frequenza di
alcuni corsi di aggiornamento all’Università
Urbaniana per approfondire argomenti di interesse
Francesco e santa Chiara, maestri di povertà, e rinnovare l’impegno per la pace, la giustizia, l’integrità
del creato.
“San Gregorio Nisseno definisce la crescita spirituale come una transizione “ da un inizio ad un
altro inizio, fino all’inizio senza fine della vita eterna”. Sul piano della vita spirituale, accettare la fatica della crescita e del ricominciare, è accettare di
giungere allo “ stato di uomo perfetto nella misura
che conviene alla piena maturità di Cristo”. ( Ef. 4,
13 ) .
A p. Osvaldo Coppola
nuovo Segretario Generale
tanti auguri!
Attività della Direzione Generale
missionario e spirituale, a scelta dei singoli confratelli. Venerdì e sabato saranno invece destinati a
seminari interni, organizzati da noi, con la partecipazione di alcuni specialisti. Essi hanno lo scopo di
approfondire tematiche più specifiche, riguardanti
la conoscenza di sé, il Fondatore, l’Istituto, la
nostra vocazione missionaria e religiosa.
Tre pellegrinaggi-ritiro sono previsti: in Turchia
sulle orme di Paolo e l’incontro con l’Islam; a
Torino presso la tomba del Fondatore e ai luoghi
della memoria; ad Assisi per incontrare san
p. Osvaldo Coppola, imc
Non è ancora passato un mese da quando ho
iniziato questo mio nuovo incarico come
Segretario Generale. Mi è stato chiesto di scrivere ‘qualcosa’ ...Che cosa?! Non so …! Qualcosa
...!
Eccomi, allora, a scrivere qualcosa, ascoltando
più il cuore che la mente. Mi metto a pensare e
chiedo al cuore: “ Cos’è successo?” Mi dice: “
Ancora una volta una telefonata ti ha portato
altrove … una proposta diretta: Lascia! Cambia!
Vieni a Roma a fare il Segretario Generale! In
mezz’ora di telefonata si è risolto tutto. Caro
Osvaldo, hai poco più di un mese di tempo per
fare le valigie e venire a Roma. L’attuale
Segretario Generale, P. José Luis G. Ponce de
Leon è stato nominato Vicario Episcopale del
da Casa Madre - 3/09
15
Attività della Direzione Generale
16
nuovo vicariato di Ingwavuma in Sud Africa. Ora
Chiediamo a te di prendere il suo posto come
Segretario Generale. Una proposta davvero inaspettata. E’ una urgenza! Si, capisco … , ma
come faccio?! E’ il 25 Novembre! Lasciare!? , Il
programma … nel centro missionario, in diocesi,
in parrocchia … i giovani , i vari gruppi …
siamo nel pieno delle attività! Come posso all’improvviso lasciare tutto così?! E poi, proprio Io?!
Segretario Generale?! E’ Troppo!! Vi ringrazio
per la fiducia e la stima, ma io credo sia meglio
che io continui qui a fare ciò che sto facendo.
Non si può interrompere così! Vorrei dire di no.
Ma se dico di no, non potrò vivere col rimorso di
aver rifiutato, disobbedito. Allora per quanto mi
dispiaccia … e non capisca bene cosa ne sarà,
accetto. Sia come dite voi! Eccomi! Sono al servizio dell’Istituto a cui appartengo e con
l’Istituto, al servizio della Missione della Chiesa
nel mondo.”
Come mi vedo in questo nuovo ruolo? E’ successo tutto in fretta e questo primo mese è passato molto in fretta. Ogni giorno è un passo
avanti nel capire e fare cose nuove. Spero e credo
di farcela con l’aiuto del Signore. Sono stato ben
accolto da p. José Luis, la collaboratrice Carmen
e dalla comunità di Casa Generalizia. Guardando
indietro, ricordo spiaciuto le persone che ho
lasciato a Martina Franca, guardando avanti vedo
la sfida del nuovo incarico e le sue responsabilità, ma sono sereno nel cuore perché sento di
aver obbedito con fede nel Signore e con fidu-
da Casa Madre - 3/09
cia nei superiori e nell’istituto.
Nel
Servizio
di
Segretario Generale mi
trovo in un contesto
completamente diverso
da quello al quale sono
stato nei miei anni di
vita missionaria. Ciò che
mi manca di più è la
pastorale diretta, il contatto diretto con la
gente, le persone nella
vita quotidiana. Questo
perché io dopo i miei
cinque anni di studi filosofici e teologici a
Londra, ho fatto un
anno di esperienza come
diacono a Serafina, una parrocchia nella periferia
di Lisbona. Poi sono stato per cinque anni nella
formazione nei seminari minori di Ermesinde e
Fatima in Portogallo. Poi per dieci anni una grande esperienza missionaria in Sud Africa.
Chiamato in Italia ho vissuto una bella esperienza pastorale nella parrocchia Maria Regina delle
Missioni, poi per poco più di due anni
nell’Animazione Missionaria Vocazionale in
Martina Franca da dove sono stato chiamato per
venire a Roma.
Qui non ho più il contatto diretto quotidiano
con le persone, ma devo dire che svolgendo questo ruolo mi fa sentire nel cuore del nostro
Istituto. Da questo ufficio al servizio della
Direzione Generale e di tutti i confratelli nelle
varie circoscrizioni sto conoscendo di più
l’Istituto e ogni giorno aumenta la conoscenza
dei confratelli anche se ‘a distanza’. I mezzi di
comunicazione ci aiutano ad abbattere le distanze ci teniamo in stretto contatto e possiamo dire
di fare un cammino insieme ‘a distanza’.
Concludendo vorrei dire che sono cosciente di
dover svolgere un servizio di fiducia, di responsabilità nell’Istituto e per l’Istituto e che richiede
impegno e dedizione. Vivo questo dando il
meglio di me stesso come ho sempre fatto, contando sull’aiuto del Signore e la bontà dei confratelli.
Il Beato Allamano e la Vergine Consolata proteggano e guidino il nostro Istituto nel mondo.
FEBBRAIO 2009
p. Michelangelo Piovano, imc
Prima settimana: Dopo aver salutato le Suore
lungo la settimana le vediamo anche partire: Suor
Michelanna per Torino, Suor Cosimina per Roma
in Via Foscari e Sr. Martiniana per il Seminario
Teologico di Roma-Bravetta.
Iniziamo così ad organizzarci e a suddividere tra
di noi vari lavori e servizi che loro prestavano da
mattino a sera. Abituati ad averle sempre con noi
alla messa al mattino in Cappella anche qui sentiamo la loro assenza. Il Signore le accompagni nelle
loro nuove comunità dove sono state destinate.
7 febbraio: ritorna da Israele P. Afonso Osorio
Citora dove è rimasto per un intero semestre come
parte degli studi che sta facendo presso il Biblico in
questi anni.
Iniziamo anche la Novena al Padre Fondatore
che facciamo ogni sera al momento della preghiera
dei Vespri. Ognuno chiede all’ Allamano quelle grazie di cui più ha bisogno per sé, per le persone care,
per l’Istituto ed in modo particolare per gli ammalati.
9 febbraio: Iniziamo ad arrivare i confratelli che
parteciperanno al Corso di Rinnovamento e
Formazione in questo semestre fino alla fine di
maggio.
13 febbraio: Incontro comunitario nel quale
ogni membro della comunità ed ognuno dei partecipanti al Corso si presenta agli altri. La comunità
della casa generalizia si arricchisce ed in questi
prossimi mesi passa così ad essere composta di
circa 40 membri.
Durante l’incontro comunitario Padre Osorio
condivide con noi parte della sua bella esperienza
fatta in Israele in questi mesi.
16 febbraio: Festa del Beato Allamano. La celebriamo con la comunità del Teologico, con le
Missionarie della Consolata presenti a Roma e a
Nepi e con tanti nostri amici e benefattori. La
Messa, presieduta da padre Alberto Trevisiol, viene
celebrata nella Parrocchia del SS. Crocifisso. In
seguito ci dirigiamo in Seminario per continuare la
festa in fraternità e condivisione. Sono anche presenti varie religiose presso le quali prestiamo il servizio come cappellani. Il freddo intenso che si protrae ancora in questo mese di febbraio ci fa poi
ritornare presto in casa. Ringraziamo il Signore per
questo giorno di festa nel quale siamo stati invitati
a rinnovarci nel carisma e spirito del padre
Fondatore.
20-21 febbraio: Il gruppo del Corso di rinnovamento ed alcuni membri della comunità partecipano al Seminario di formazione sulla conoscenza e
stima di sé tenuto da Madre Maria Teresa Boschi
o.carm. dell’Equipe dell’Edi.S.I di Genova.
25 febbraio: Con il mercoledì delle ceneri iniziamo il tempo quaresimale accogliendo, assieme alla
Parola di Dio che ci invita alla conversione, anche il
messaggio quaresimale del Santo Padre che quest’anno mette soprattutto in risalto la pratica e del
digiuno.
28 febbraio: Ritiro quaresimale nel quale siamo
orientati da Padre José Luis Ponce de León che ci
illustra il significato spirituale del suo stemma episcopale. Dopo un periodo di meditazione e silenzio
ci ritroviamo per la celebrazione eucaristica presieduta dal neo vicario apostolico nominato. E’ anche
l’occasione per pregare per lui, ringraziarlo e salutarlo comunitariamente. Segue poi la cena in clima
di comunione e fraternità. E’ presente tutta la
Direzione Generale giunta dalle varie visite in
Africa e America Latina e che in marzo avrà il mese
di riunioni di Consiglio.
da Casa Madre - 3/09
Casa Generalizia
Diario della Casa Generalizia
17
Tanzania
Vita nelle Circoscrizioni
18
We have to encounter Jesus
otherwise …
p. Lello Salutaris Massawe, imc
The Consolata Missionaries in Tanzania held
their annual Regional Conference at the Regional
House in Iringa from 27 – 29 February 2009 to
have an evaluation that was followed by planning
of their missionary activities in their respective
parishes/centres.
Chaired by Fr. Giacomo Baccanelli the Regional
Superior, the Conference was divided into three
parts: viz.a report from different IMC communities, a seminar on the challenges brought about by
Islam in Tanzania, and lastly, presentation and discussion of the financial report of the Region.
On the first day, taking St. Paul as a model, the
Superior opened the meeting by emphasizing on
the practicability of the community life among the
confreres, and the contemporary challenges
da Casa Madre - 3/09
encountered. He asserted that, every missionary
should follow the footprints of St. Paul who
changed his life completely after encountering
Jesus. “If in our missionary work we don’t
encounter Jesus then it is useless. It is only through
such an experience that we can develop the spirit
of brotherhood amongst us, perform our pastoral
duties and thus reach/serve the needy.” said Fr.
Giacomo.
More so, he disclosed that the main problem in
the Region is that some missionaries in Tanzania
are very selfish. People are thinking too much of
themselves. “Let us please build the spirit of collaboration in our Region because communion will
be possible only if we get rid of individualism.
It is only through complementing one another
He invited the confreres to read the document
prepared by the CONSULTA which took place in
October 2008 in Rome. On the topic: Which mission,
as proposed by the General Direction, ‘mission
should be part of our DNA, part of our culture.
We should be servants of the mission, not protagonists any more.” reiterated Fr. Giacomo.
For further explication, he went back to the
document Redemptoris Missio which states that the
mission is not yet over. It is still at the beginning.
“But what is a new mission?” he queried. “A new
mission is not a geographical place, no! it is rather
to animate with new insight, with new heart and
vision. Una missione piu’ di essere che di fare.” he
replied to his query.
Regarding the question on “which economy/quale
economia” the Regional Superior asserted that the
economy of the Region and the communities will
be very much determined by the pastoral mode
that we are going to adopt. Here in Tanzania we are
slaves of foreign aids.”
the Vice General Superior, Fr. Stefano Camerlengo
who enlightened the confreres on the Two-year
Program on Interculturality as directed by the
General Direction in Rome.
Fr. Camerlengo reminded the missionaries that
the Institute has been so far blessed with many
vocations from Europe, but actually in these few
past years there is an increment of young people of
the African as well as Latin American provenance
joining the IMC.
“We therefore seek the way possible that we can
build community life in an intercultural brotherhood for the sake of the missions.” said Fr.
Camerlengo. He evoked the words of the 11th
General Chapter which state: “Missionaries are
called to live and give witness to a communion that
values diversity. They must practice kenosis (selfemptying) to make space for others. Dialogue is a
fundamental attitude for missionaries, respect for
individuals and cultures must become their operating principle.”
The three-day conference was concluded in the
evening of 29th January 2009 with the Holy
Vita nelle Circoscrizioni
that we can construct a sincere collaboration:
between priests/brothers and the sisters; as well as
among priests in their apostolate. We have to be
like a seed which is ready to fall on the ground, dies
and at the end grows to a big tree.” stressed Fr.
Baccanelli.
Eucharist celebration presided by Fr. Stefano
Camerlengo. Being the 158th Birth Day of Blessed
Joseph Allamano, the Consolata Sisters were also
present.
The Region had a pleasure of the presence of
ASSEMBLEA della Regione Italia
del 12 -16 gennaio 2009
p. Antonio Giordano, imc
Possiamo dire che i circa 50 partecipanti
all’Assemblea (i superiori e gli economi di ogni
comunità, il Consiglio regionale e qualche confratello delle case viciniori che ha partecipato spontaneamente) hanno messo in pratica queste indicazioni e hanno raggiunto concrete conclusioni di
sano realismo basate sulla speranza, nonostante le
prevedibili difficoltà.
Italia
Nella Comunicazione n. 6 del 3 dicembre scorso, il Superiore regionale, P. Sandro Carminati, indicendo l’Assemblea, scriveva: “Vogliamo fare il
punto della nostra realtà regionale con umiltà e sincerità, nell’ottica della speranza, ma anche con un
sano realismo, per guardare verso il futuro e tener
aggiornati gli obiettivi dell’ultima Conferenza
regionale”.
19
da Casa Madre - 3/09
Vita nelle Circoscrizioni
Italia
dovranno sforzarsi di incarnare sempre più l’assioma
dell’ultima
Conferenza
regionale
del
2006:
“COMUNITÀ MISSIONARIE CREDIBILI E
VISIBILI” implementandolo con la qualifica “DIGNITOSE”.
Al termine l’Assemblea ha
enumerato gli impegni in 4
punti, discussi, in seguito, ed
approvati dal Consiglio
regionale:
20
L’Assemblea ha raggiunto le conclusioni come
risposta alle 4 domande proposte per la riflessione:
a) Come state? (salute fisica e morale della comunità); b) Cosa fate? (quali attività svolge la comunità);
c) Quali difficoltà incontrate? (di ordine interno ed
esterno); d) Quali prospettive per il futuro? (iniziative nuove o da rinnovare), nel suggerimento generale di “fare verità” circa la comunità e le attività
svolte, nello sforzo di quantificare le forze, gli
impegni, il tempo e le energie che si stanno impiegando.
I partecipanti all’Assemblea erano più che mai
coscienti della difficoltà di personale nella Regione:
l’età media si aggira sui 70 anni (escludendo i giovani Seminaristi di Bravetta). Tenendo presente che
su 190 missionari presenti in Regione, circa 90
superano i 70 anni di età, ed escludendo i 34 studenti, rimangono attivi sul campo poco più di 60
individui. Inoltre l’ Animazione Missionaria
Vocazionale in Italia sta attraversando un periodo
di calma deludente: sembra che il fuoco della missione, forse già debole negli stessi animatori, non
trovi più esca tra i nostri cristiani per alimentarsi.
Le famiglie non sono più sorgenti di vocazioni;
queste vanno cercate in altri ambiti sociali in cui
siamo impreparati ad entrare e temiamo di ottenere risultati inconsistenti, basati sul desiderio del giovane di fare un’esperienza di breve tempo che vanifica la missione ad vitam per l’ad gentes.
Tuttavia i “Risultati della condivisione finale”,
molto concreti, sono stati incoraggianti in un’ottica di speranza: le comunità della Regione Italia
da Casa Madre - 3/09
1) - Accogliersi maggiormente nelle nostre comunità.
2) - Nelle zone si parli di più e apertamente di
vocazioni.
3) - Migranti: entro maggio ogni centro veda i
servizi che sono presenti nel proprio territorio,
analizzi che lavoro specifico si può fare in appoggio alle attività diocesane e decida chi può portare
avanti questo servizio. La Direzione Regionale
indichi un incaricato regionale di Pastorale
Migranti.
4) - Creare contatti con i vari gruppi missionari
che appoggiano le nostre iniziative, operanti nel
territorio della nostra casa. Fare una mappatura
generale (referenti e indirizzi) dei gruppi che lavorano intorno a noi.
Come conclusione risuonano bene le parole del
Superiore regionale nella Comunicazione n. 7 del
22 gennaio 2009: “A quanti avete partecipato
all’Assemblea della scorsa settimana voglio esprimere il ringraziamento personale e dei Consiglieri
per la vostra numerosa ed attenta presenza”.
Lettera di P. Sandro Carminati, superiore
È viva in tutti noi la tragedia che ha sofferto la
regione del Kenya con la morte di p. Giuseppe
Bertaina. La nostra vicinanza a tutti i confratelli del
Kenya e ai familiari di p. Giuseppe diventi un ringraziamento a Dio per il dono di p. Giuseppe che
ha fatto all’Istituto e al Kenya in modo particolare.
La sua morte si è trasformata in “animazione-testimonianza missionaria” per quanti sono stati raggiunti dai media in tutta Italia; ringraziamo anche
per questo p. Giuseppe e preghiamo perché il suo
comunità riprenda in esame le conclusioni durante
uno o più incontri comunitari, si confronti con esse
e, se necessario, le può complementare inserendole
nel vostro Progetto Comunitario di Vita.
2- L’ultimo punto delle conclusioni riporta quattro
PROPOSTE concrete: 1) accogliersi maggiormente, (se è possibile indicare come concretamente) ; 2)
proporre più apertamente la vocazione negli incontri con i giovani, (come e quando?); 3) gli immigrati: sono una realtà presente ovunque e la chiesa
locale ed altri organismi hanno organizzato attività
diverse per accoglierli e accompagnarli. La vostra
comunità ha la possibilità di dare una mano alla
chiesa locale in questo campo? Come?; 4) conoscere, incontrare e creare contatti di stima e, dove è
possibile, di collaborazione con i vari gruppi-asociazioni missionari che operano attorno alle nostre
case in favore di un missionario o delle missioni in
genere.
Confermo che prossimamente inizierò le visite
alle comunità. Un tema da condividere e commentare insieme durante la visita sarà il risultato delle
vostre riflessioni e considerazioni comunitarie sulle
proposte delle conclusioni dell’Assemblea. Grazie
per la vostra collaborazione.
Vita nelle Circoscrizioni
sacrificio, unito a quello di Gesù, la vera ed unica
Vittima sacrificale, faccia maturare in molte
coscienze propositi di bene, di pace e di solidarietà.
Siamo prossimi a ricordare il 108 ° Anniversario
della fondazione dell’Istituto; ci uniamo in preghiera di fede e di ringraziamento alla Provvidenza per
il dono del nostro Istituto alla chiesa missionaria.
Noi che oggi facciamo parte di questa famiglia missionaria giustamente ne siamo orgogliosi per la storia di vite vissute di tanti Confratelli che hanno
amato, alcuni fino a dare il sangue, e servito la chiesa missionaria con generosità ed entusiasmo ammirevole. Siamo riconoscenti al Beato Giuseppe
Allamano per il coraggio dimostrato nel momento
della fondazione e per la sua apertura missionaria
che ha impresso inizialmente alla chiesa torinese.
A quanti avete partecipato all’Assemblea della
scorsa settimana voglio esprimere il ringraziamento
personale e dei Consiglieri per la vostra numerosa e
attenta presenza. Il Segretario regionale ha inviato
a ciascuna casa: la cronaca e le conclusioni
dell’Assemblea; a queste aggiungo alcune indicazioni operative:
1- Ogni incontro di questo tipo ha bisogno di
essere tenuto vivo con ulteriori riflessioni; ciascuna
La visite de la Direction
Generale au Congo
p. Paul Gitonga Muriithi, imc
nouveau paradigme de la mission ;
Affrontement des nos options missionnaires
en vue d’une restructuration et d’une requalification.
La méthodologie de partage a été divise en
trois étapes comme suivantes. Une Lectio
Divina, un dynamique sur inter culturalité,
réflexion et le travail en groupe. Cette méthodologie a beaucoup facilité l’accomplissement rapide des réflexions. Cela a été apprécie par les participants qui en exécutant les sessions ne manquaient pas des blagues et de narrations fictives
pour s’amuser car quelque fois le travail exigeait
un peu d échauffement des têtes pour réveiller
les imaginations des confrères.
Les sessions ont été clôturées avec une célé-
da Casa Madre - 3/09
Congo
C’est depuis le 9 février que l’équipe de la
direction générale s’est déplacée pour rendre
une visite spéciale à la région d’IMC Congo. Le
Père Stefano CAMERLENGO, Vice supérieur
générale IMC et Le Père Mathew OUMA
Conseiller générale pour Afrique ont animé une
session de trois jours aux missionnaires IMC de
Kinshasa. Cela était une session sur la biennale
de l’inter culturalité et son intégration dans la
programmation régionale pendant les prochains
trois ans.
Les grandes pistes soulignées pendant ces
trois jours étaient :
Une réflexion sur notre mission dans la perspective interculturelle ;
L’adaptation de l’inter culturalité comme un
21
Congo
Vita nelle Circoscrizioni
bration eucharistique de la fête du fondateur
anticipée car on a voulu profiter de la présence
de la Direction Générale. Donc le 11 février à
17h00 tous les étudiants du Théologal de Ma
Campagne, du Philosophât du Père Antonio
Barbero et de la propédeutique IMC Congo se
sont réunis à Mont Ngafula pour une messe
solennelle de la fête de notre fondateur. La liturgie a été embelli par une chorale angélique composée par les philosophes et les propédeutes imc
Congo. L’eucharistie a été présidée par le Père
Stephano Vice Supérieur générale.
Pendant son homélie, le Père Stefano a partagé trois pensées. La première était sur la nécessite de témoignage dans la vie missionnaire, en
citant le Père Fondateur Giuseppe Allamano qui
disait : « je n’avais jamais manqué le sommeil à
cause de l’argent…. Mais plus tard il dira. « J’ai
toujours manqué le sommeil à cause du manquement de témoignage vécue chez mes missionnaires. » A la suite de cela le Père Stefano a
souligné que nous devons à tout moment mettre
au centre dans notre vie la finalité pour laquelle
nous existons comme les missionnaires imc, «
22
da Casa Madre - 3/09
nous sommes nés pour la mission, nous vivons
pour la mission et nous mourrions pour la mission ». Et à la fin il a rappelé tout les missionnaires qu’il sont appelés à être les agents d’espérance pour le peuple congolais, qu’il s’agit d’une
attitudes d’optimisme malgré les difficultés, les
défies et les crises qui arrivent dans la mission
aujourd’hui. Tout cela on devrait le faire en étant
fière de notre identité Marial liée dans le noms
CONSOLATA qui reste dans toute les langues le
même pour tout jours. Avant de clôturer la
messe Le Père Mathew OUMA Conseiller générale pour Afrique a passer à l’assemblée les salutations cordiales provenant de diverses maisons
de formation d’Italie, Kenya et l’Afrique du Sud
en rappelant tout le monde que chaque formé ou
confrère porte le flambeau des missionnaires de
la Consolata. On doit le témoigner dans chaque
coin du monde.
La Fête a été parachevée par une soirée fraternelle ou on se nourri avec un repas spécial
accompagné par un vers d’amitié et pourquoi pas
la danse. L’équipe de la direction générale s’est
dirigé vers le nord du pays le 12 février pour
accomplir la même sorte de tache à Isiro.
p. Fernandes José Martins, imc
In a small group like the Delegation of
South Africa those words are a reminder of
the legacy that we received from our Blessed
Founder – the spirito dicorpo – as a privileged way of achieving our goals as Consolata
Missionaries.
During the past eight months our
Delegation has been challenged with three
major issues – that are indeed the backbone
of the events that took place in that period of
time – and an out of this world gift!
1. Theological Seminary
The decision of establishing a Theological
Seminary in the DSA was, by far, the biggest
event in our recent history. The seminarians
started arriving in November 2008 and the
group of six was complete at the end of
January 2009: three came from Kenya, one
from Ethiopia, one from Uganda and one
from Tanzania. The community is established
in a rented house belonging to the Jesuits in
Merrivale, Pieter maritzburg. They attend
school at the St. Joseph Institute of Theology
in Cedara, a distance of five minutes drive. A
second house will be available on the first of
April.
da Casa Madre - 3/09
Sudafrica
That is the slogan that the ANC is using to
convince the people to vote for Jacob Zuma
as the next president and head of government
of the Republic of South Africa.
It is indeed a political slogan – repeated
many times in the political ascension of the
ANC – but it is also a very good formulation
of a common plan aimed at reaching efficiency and everyone’s involvement.
Vita nelle Circoscrizioni
Together we can do more
23
Sudafrica
2. Avvicendamento of personnel
One quarter of the DSA’s Consolata priests
has changed since July 2008: Ettore Viada and
Tarcisio Foccoli were appointed to Italy while
Carlos Domingos was appointed to Fátima,
Portugal.
In October 2008 arrived Giovanni Viscardi
– one of the two pioneers in the DSA – followed in November by the Rector and ViceRector of the Merrivale Seminary: Cassiano
Kalima and Piero Trabucco.
Two young missionaries from Kenya have
been appointed to the DSA: Daniel Kivuw’a
and Josephat Mbithi, due to arrive in the
coming weeks.
Very soon the total number of the
Consolata Priests working in the DSA will be
the biblical twelve, inflated to eighteen with
the six Theologians.
Vita nelle Circoscrizioni
3. Ridimensionamento and development
24
As a result of the Canonical Visitation the
Mission of the Damesfontein was handed
over to the Diocese of Dundee at the end of
December 2008. Following an emergency
request by the recently ordained Bishop
Graham Rose, Giorgio Massa remains in
Damesfontein but not beyond the last month
of this year of 2009.
Damesfontein is a Mission entirely started
the Consolata Missionaries back in 1976, only
five years after the first two missionaries –
Giovanni Bertè and Giovanni Viscardi – were
appointed to work in South Africa.
Damesfontein constituted some
sort of reference point of our
presence in the then Prefecture of
Volksrust that was to become the
Diocese of Dundee in 19822.
Together with the opening of
the Theological Seminary of
Merrivale, a new pastoral service
was assumed by the DSA: the
parish
of
Woodlands,
in
Pieter maritzburg. Woodlands is
made up of one built up area
inhabited mainly by coloureds – a
setup coming from the apartheid
da Casa Madre - 3/09
era – and a squatter camp at the edge of the
parish territory inhabited by zulu speaking
people.
The whole environment of Woodlands
challenges our missionary service in that it is
the first time we are working with a new cultural group and, at the same time, need to
make pastoral inroads in a squatter camp situation. At the same time we find ourselves in
contact with a new diocesan environment, the
Archdiocese of Durban.
4. Gift to the Church in South Africa
On the 24 th of November 2008 we were all
overjoyed with the nomination of our confrere Mgr. José Luis G. Ponce de León as
Bishop of the Vicariate of Ingwavuma. It was
not a complete surprise since his name had
been on the cards since January 2008 but our
hearts were nonetheless filled with joy and
gratitude: The Consolata missionaries, one of
the smallest groups in the Church of South
Africa, were offering a shepherd to one of
the most missionary situations in the country,
the Vicariate of Ingwavuma.
South Africa, inhabited by over 43 million
people – of which only 7% are Catholics – is
facing enor mous challenges and we, the
Consolata missionaries, are here to… work
together and do more for the spreading of
the Good News. Our presence is now
enriched and made more visible with a
Theological seminary and a Bishop.
p. Jairo Calderon Benavides, imc
niños de Infancia y Adolescencia Misionera
de la diócesis, quienes hicieron vivir a los
participantes un momento de oración profunda y alegre. Esta comunidad de amigos de la
misión, no sólo se congregó para celebrar
dicho acontecimiento, porque ha visto a
estos jóvenes caminar, sino que ahora se
hacen responsables de acompañarlos espiritualmente en el proceso formativo y la
entrega generosa y fiel a la vocación a la que
Dios los ha llamado.
Después de la homilía, cada novicio pronunció su profesión, y acompañado por un
momento de silencio meditativo, firmó sobre
el altar el compromiso hacia Dios en nuestra
familia misionera.
La eucaristía fue seguida por un momento
de confraternización, compartiendo la mesa y
la amistad según el típico estilo llamado “a la
canasta” (donde cada uno trae algo para com-
da Casa Madre - 3/09
Argentina
El día 30 de diciembre de 2008, en el
Noviciado Latinoamericano hicieron su primera profesión religiosa 5 novicios: Dani de
Venezuela y Adrián, Juan Gabriel, Julián y
Yeinson de Colombia.
A las 19 hs se dio comienzo la ceremonia,
vivida con intensidad por todos los presentes,
entre la sencillez y la profundidad de lo que se
celebraba. La eucaristía fue presidida por el P.
Jairo Calderón Benavides, Superior Regional
de Argentina, acompañado por el P. Salvador
Medina, Superior Regional de ColombiaEcuador y varios sacerdotes tanto del IMC
como amigos de la comunidad del Noviciado.
También estuvieron presentes un grupo de
Misioneras de la Consolata.
A un grupo de laicos que animaron la ceremonia con cantos apropiados - los que normalmente comparten con la comunidad las
celebraciones dominicales - se le agregaron
Vita nelle Circoscrizioni
Profesión religiosa
en el Noviciado latinoamericano
25
Argentina
partir).
Con el brindis, toda la comunidad expresó
los mejores deseos para cada uno de ellos en
los caminos que seguirán recorriendo. Al día
siguiente viajaron a sus respectivos países
para desde allí proseguir sus estudios: Adrián
y Juan Gabriel en Colombia; Dani en Brasil;
Julián en Italia y Yeinson en Congo.
Vita nelle Circoscrizioni
INICIO DEL NOVICIANO LATINOAMERICANO 2009
26
Entre el 13 y el 25 de enero, comenzaron
el noviciado otros cinco jóvenes: Daniel y
Wilmer de Colombia, Carlos de Venezuela,
Gilberto de la Región Amazonía y Sergio de
España. La apertura con tres de ellos, fue en
la Casa Regional, aprovechando también la
circunstancia de la despedida a P. Aldo Zanni
por su servicio generoso a la Región durante
tantos años. La Eucaristía fue presidida por el
Superior Regional, P. Jairo Calderón, quien en
su homilía subrayó, el don, la importancia y la
responsabilidad de este año de gracia, a la luz
de la perenne enseñanza de nuestro
Fundador. Como vemos, el Noviciado ya
dejó de ser Latinoamericano, para pasar a ser
Iberoamericano. ¡Más internacionalidad y más
interculturalidad!
EJERCICIOS
ASAMBLEA
ESPIRITUALES
Y
La última semana de enero del presente
año, se realizaron los Ejercicios Espirituales
para todos los misioneros y novicios de la
Región. El predicador, P. Alejandro Puigari,
nos encantó tratando el tema: “Pablo, el enamorado de Cristo: sus debilidades y sus fortalezas”.
Nos honró con su presencia el Superior
General, P. Aquileo Fiorentini, quien participó con nosotros, ya sea a los ejercicios espirituales como a la Asamblea anual de la Región
Argentina. En ésta, se dio énfasis particular a
las propuestas del camino continental a la luz
de
la
reciente
reunión
de
las
Circunscripciones, realizada en San Pablo
(Brasil).
Tiempo, reflexión y propuestas varias,
acompañaron también la discusión acerca del
da Casa Madre - 3/09
Proyecto Regional de Misión que, desde hace
tiempos venimos trabajando y profundizando.
Luego se concretizaron algunas actividades
a nivel local, a nivel zonal y a nivel nacional
para ir trabajándolas durante el año.
En la Eucaristía de conclusión, pusimos
sobre el altar, nuestros compromisos y anhelos de ir creciendo comunitaria y misioneramente en la comunión de intentos, a nivel
continental y en sintonía con todo el
Instituto.
II ENCUENTRO DE JÓVENES
MISIONEROS DE LA CONSOLATA
2009
“El Señor me llama hoy… no se si me llamará
dentro de unos años…”
Durante los días 6, 7 y 8 de febrero, se realizó en Buenos Aires, en el Seminario I:MC, el
II Encuentro Juvenil Misioneros de la
Consolata 2009, evento que reunió casi a
todos los representantes de los grupos juveniles que trabajan en las siguientes comunidades: Parroquia de La Medalla Milagrosa de
Jujuy; Parroquia de San José de Orán,
Parroquia Ntra. Sra. de Pompeya de MerloMoreno; Parroquia de Ntra. Sra. de la
Misericordia de las Heras –Mendoza y de los
Colegios: Paulo VI de San Francisco –
Córdoba y de la Consolata de Guaymallén –
Mendoza.
El objetivo fue reflexionar sobre la identidad del rostro joven en nuestras presencias en
el país, para consolidar una acción misionera
joven, integral, identificable, de calidad y al
servicio de la misión: desde, para y por los
jóvenes.
El encuentro no fue solo de formación,
sino que se consensuaron actividades para
realizar durante el 2009, a nivel local, regional
y nacional.
Con el lema ¡ARDE, LUEGO INDENCIA!, los jóvenes misioneros de la Consolata,
dan pasos firmes para avanzar con fe y alegría, hacia un verdadero liderazgo allamaniano.
p. Benjamin Martinez Solano, imc
EL TEMA DE FONDO "OTRO MUNDO ES
POSIBLE"
Una sintesis del trabajo de los dos foros.
MISIONEROS, MISIONERAS, LAICOS Y
LAICAS DE LA CONSOLTA
Foro mundial de teología y preforo Fe N´amazonia
da Casa Madre - 3/09
Brasile
Se ha visto que el proceso de participacion nuestra ha ido mejorando, todavia hace falta hacer
parte del proceso del foro... asi como van las cosas
se van a dar. En general los foros trataron mucho
lo de la amazonia, los pueblos originarios con sus
luchas, resistencias, propuestas, espiritualidades y
maneras alternativas de vivir ecologicas de frente a
la grande crisis ambiental del planeta.desde Brasil
los sindicatos estuvieron muy activos. los movimientos sociales hablan de la caida del paradigma
neoliberal capitalista, y entonces fortalecer la propuesta mas social para el desarrollo economico,
cultural, tecnico sustentable. rescate de una espiritualidad del silencio yla simplicidad de vida, de la
corporeidad y en armonia con la naturaleza, de esto
tienen mucho las religiones y tradiciones ancestra-
les de los pueblos indigenas de america, asia, africa
y oceania. la lucha de las mujeres, los homosexuales, lesbianas, transexuales estuvo muy presente
“que rico”, aqui a la Iglesia no le dan sino palo ventiao... somos una de las pocas estructuras excluyentes de los otros generos posibles. Las juventudes
poco participativas en los debates pero si con sus
cuentos de musica, danza, arte y marihuana como
un putas. jaja.
La desorganizacion fue grande, muchas actividades canceladas y se dijo que fue muy brasilera y latinoamericana y poco mundial, bueno se entiende
por el contexto.
Aqui te envio la primera sintesis del foro de teologia. Un abrazo, nos vemos en unos dias.
Benjamin
Vita nelle Circoscrizioni
Foro Mundial de Teologia
y en el Foro Mundial Social
27
Brasile
Vita nelle Circoscrizioni
28
Belem do Para, enero 27 de 2009
¿Cuáles son los desafíos que se nos plantea
desde este foro mundial de teología y liberación
para nuestra misión?
Desde todos los pueblos y culturas del mundo
se está hablando de la necesidad de cambiar,
porque estamos frente a un cambio de época, de
un paradigma antropocentrista a una visión centrada en el universo, en lo eclesial de una Iglesia
Clerical a una Iglesia Laical y en el contexto de del
emerger de los pueblos originarios con sus propuestas, de las crisis mundiales coyunturales como
la económica, financiera y las sistémicas como la
energética, de crecimiento y del agua
1. UNA ESPIRITUALIDAD MAS INTEGRAL:
·
Que tenga en cuenta la corporeidad, de
la naturaleza, del silencio y la simplicidad.
·
Los pueblos originarios del mundo ofrecen sus espiritualidades para todos nosotros.
2.
LAS TRADICIONES RELIGIOSAS Y
LAS TEOLOGIAS DE LOS PUEBLOS:
·
Estamos nosotros cambiando e integrando desde nuestras prácticas pastorales con los pueblos las orientaciones que nos llegan de la eco teología y del dialogo interreligioso, pero no solamente con las grandes religiones sino con todas las religiones de todos los pueblos, especialmente con los
indígenas, afros de América, del Asia y del África.
·
Los nuevos desafíos teológicos, nos llaman a buscar nuevos horizontes. Debemos preguntarnos si nuestra formación teológica está
abordando los temas de la Ecología, género, pueblos originarios etc.
·
Nos hemos olvidado de los retos de la teología de la liberación. Hemos continuado con trabajos paternalistas que no implican y menos parten
de la gente.
·
Que respuestas teológicas, en nuestra
situación trifronteriza en Colombia, Ecuador y
Perú. Qué hacer con tantas organizaciones trabajando en el territorio pero de manera desarticulada.
Importante tener en cuenta los temas de Agua,
tierra y territorio.
3.
·
LA ECLESIOLOGIA
Se ha cuestionado el sistema patriarcal y
da Casa Madre - 3/09
machista de la Iglesia. Seguimos cargando esquemas, compromisos y estructuras que no son mas
una respuesta adecuada.
·
Aprender las sabidurías tradicionales, El
desafío de la corporeidad, cambio en la comprensión de género en la sociedad lo que significa ser
hombre y ser mujer.
·
Hace falta el Dialogo ecuménico con las
otras iglesias cristianas.
4.
COMPROMISO SOCIAL, POLÍTICO,
CON LAS CULTURAS, LA EQUIDAD DE
GENRO Y CON LA ECOLOGÍA
·
Dos cosas importantes: la economía y la
ecología. El teólogo Sur Africano dio estos aportes que deberíamos reflexionar: Todo es propiedad
de Dios, la profecía, la celebración, la identificación
con la tierra, incidencia política para que las normas respeten los pobres.
Estamos en un momento de transición en donde
el monstro del mercado está vivo y la negación de
los pueblos, pero tenemos que seguir trabajando
juntos.
·
Estamos nosotros también metidos en esa
desaforada dinámica del consumo de cosas inútiles,
como cambiar esas actitudes por unas prácticas de
vida más ecológicas. Como estamos aportando
para que las comunidades trabajen en un desarrollo sostenible, de respeto y cuidado por la naturaleza.
·
El TEMA DEL AGUA: Como vamos a
trabajar esto con las bases, concientizarnos en lo
pequeño ya que es una realidad de la que todos nos
tenemos que hacer responsables.
·
La tierra está perdiendo su equilibrio, debido a la mentalidad que piensa que los recursos son
ilimitados, esto no es así, nosotros tenemos una
gran responsabilidad con el cuidado de la tierra
para que las futuras generaciones tengan una posibilidad de vida.
·
Desde que la mujer fue reconocida ciudadana hasta que ejerció el poder, como el caso de
ejercer como presidenta de un país, pasaron 40
años, esto porque falto la ley que dijera que todo
partido debería tener el 50 por ciento de mujeres
aspirando los puestos públicos para que la mujer
tuviese una real oportunidad. También nosotros
como iglesia hacemos el reconocimiento pero no
tenemos las normas que partan de las instituciones.
Las políticas de integración no son todavía parte de
amazonia
2. Caminar con los pueblos indígenas, apoyar
sus luchas
3. Apoyar el desarrollo sostenible de los pueblos y la educación desde sus culturas
4. El trabajo con las juventudes
5. Una espiritualidad integral
6. Apoyo al laicado
7. Equipos de vida y trabajo integrales e interdisciplinarios en las opciones según el carisma de la
Consolata.
Entrar na corrente
p. Darci Vilarinho, imc
actividades no campo da animação missionária
e vocacional, da Justiça e Paz e dos Meios de
comunicação.
Abriu o encontro o padre Alfredo Dinis,
Director da Faculdade de Filosofia de Braga,
da Casa Madre - 3/09
Portogallo
De 5 a 9 de Fevereiro reuniu-se em Fátima
um grupo de 35 Missionários e Missionárias da
Consolata e Leigos Missionários da Consolata
de Itália, Espanha e Portugal para três dias de
reflexão, análise e programação das suas
Vita nelle Circoscrizioni
la iglesia.
·
Este foro de teología fue marcado por la
interdisciplinariedad. A nosotros nos invita a reflexionar temas sobre todo de la formación permanente. Preguntarnos cómo vamos a hacer para
bajar esto al resto de las comunidades en donde
estamos presentes.
5.
LA CONTINENTALIDAD: ahora que
estamos intentando un proceso de continentalidad
deberíamos partir de estos ejes temáticos que han
surgido aquí como las alternativas:
1. Un Compromiso con la ecología desde la
29
Portogallo
Vita nelle Circoscrizioni
30
com uma palestra sobre o nosso “ad gentes”
hoje na Europa e sobre o modo de anunciar o
Evangelho num mundo em mudança. Tocando
nos três temas específicos da imigração,
periferias urbanas e jovens, o conferencista
convidou-nos a considerar as mudanças
culturais da nossa sociedade em contínuo
movimento. A crescente auto-confiança das
pessoas, uma forte aversão, sobretudo entre os
jovens, a toda e qualquer forma de estrutura,
organização e esquemas fixos, e o afastamento
progressivo dos valores tradicionais provoca
questionamentos ao nosso estilo de presença
missionária na Europa.
me relaciono é importantíssimo na construção
da minha vida. Dar tempo aos outros.
Precisamente porque temos coisas demais a
fazer, podemos perder o essencial que é dar
tempo aos irmãos. É o “fazer-se tudo a todos”
que encheu a vida de S. Paulo.
Com a imagem do ciclone tropical, em que à
fúria dos elementos da natureza corresponde o
centro do tornado, estático e em completa
ausência de vento, o padre Alfredo Dinis
desafiou-nos a analisar a nossa presença na
Europa. Não será que, num mundo em
contínuo movimento, estamos também nós
tantas
vezes
nesse
centro,
sentados
passivamente a olhar para aquilo que sucede
fora? O convite à assembleia foi muito
explícito: sair do nosso centro, envolver-nos na
corrente, com entusiasmo, sem nada pretender,
mas com um profundo sentido de esperança no
Cristo que anima a nossa missão.
Os Leigos Missionários da Consolata da
Itália, Espanha e Portugal apresentaram todas
as actividades (e são muitas!) de Animação
Missionária e de Justiça e Paz em que estão
envolvidos.
Nos trabalhos de grupo da tarde os
participantes puderam reflectir sobre o modo
como nos podemos envolver nessa corrente
para que a nossa presença na Europa seja mais
profícua. Foi dito claramente que isso faz parte
do nosso DNA vocacional, como Instituto
Missionário. A nossa vocação leva-nos
necessariamente a lançar-nos na corrente, tal
como fez o Beato Allamano com o primeiro
grupo de quatro missionários enviados em 1902
para o Quénia. Lançados num mundo
desconhecido, souberam responder com
entusiasmo às exigências da missão. Hoje, como
ontem, é possível vencer os nossos medos para
sermos testemunhas credíveis também na
Europa.
Os dois dias seguintes passaram pelo modo
como queremos viver o nosso relacionamento
no meio de culturas diversas, tal como o exige a
nossa vocação missionária. O irmão com quem
da Casa Madre - 3/09
A referência ao centenário de fundação das
Irmãs da Consolata foi igualmente importante:
mais do que uma celebração é para elas uma
oportunidade de renascer, de purificar as vias
circulatórias do organismo do Instituto para
que o sangue do carisma possa irrigar toda a sua
(e nossa) vida.
No terceiro dia foi apresentado por cada País
o esboço de um Projecto de Pastoral Juvenil
que está em construção, a partir dos olhares dos
próprios jovens sobre o mundo, a Igreja e a
Missão.
Fez-se em seguida uma programação possível
e realizável no campo da AMV, JPIC, Imprensa
e Formação para todo este ano, incluindo
actividades que os três países podem realizar
juntos. A médio prazo está a preparação para a
Jornada Mundial da Juventude de 2011, em
Madrid, com uma participação significativa dos
nossos grupos juvenis.
Foi um encontro que valeu a pena, sobretudo,
pela possibilidade de troca de impressões, pelas
reflexões de grupo e pelos momentos
expressivos de oração e lectio divina que
acompanharam as nossas actividades.
Antes da dispersão, e a pedido dos
participantes, o encontro terminou aos pés de
Nsa Sra de Fátima, com uma missa na
Capelinha das Aparições, presidida pelo
conselheiro geral dos Missionários da
Consolata, p. Paco Lopez, ás 7h00 desta
segunda, dia 9. Afinal, os missionários/as da
Consolata têm no seu ADN uma profunda
raiz mariana.
Farewell to Father Sierra
On November 15, the Parish Com-munity of St.
Andrew’s in Toronto said farewell to its pastor,
Father Carlos Sierra. The church was full, as Father
Carlos led the Sunday Eucharist and spoke of the
many achievements of his five-year pastoral ministry thanks to the support of the community.
“You were there” was the frequent refrain of his
homily. At the reception that followed, the head of
the Parish Council stated that St. Andrew’s has
been privileged to have a pastor like Father Carlos
and called blessed the people who will have him as
leader in the future. The multi-ethnic com position
of the parish (Latin Americans, Italians, Filipinos,
Iraqis, Syrians, Ghanaians and others) was evident
in the crowded hall, where everyone expressed
their heartfelt gratitude to their pastor. Father
Horacio Zuluaga, the new Pastor, concluded the
series of speeches by say ing how impressed he was
by Father Carlos’ vision – a vision that has rallied
the whole Parish around him – to which the crowd
responded with applause.
Father Luigi Accossato, New Assistant at St.
Andrew’s
The IMC on Islington said farewell to Father
Luigi Accossato, who was named assistant priest at
St. Andrew’s Parish. Father Luigi coordinated our
community and managed the Centre. He is well
known for his local weekly radio program and for
religious services in area parishes, especially among
Italians. No one who came to him for help was ever
turned away.
Father Zuluaga New Pastor at St. Andrew’s
In November, auxiliary bishop of Toronto,
Monsignor Boissonneau, installed Father Horacio
Zuluaga as pastor of St. Andrew’s Parish. The celebration was held in the context of the Patron
Feast. The Bishop spoke on the mystery of the
Church and the Body of Christ. A united community gathered around its Pastor, while the Consolata
Missionaries Superior, Father Paolo Fedrigoni,
recalled the missionary vocation of the Church.
The multi-ethnic reality of the parish was evident,
as the readings, the bidding prayers and the songs
were performed in several languages. The
Eucharistic celebration was followed by a warm
reception in the Hall. All those present had an
opportunity to chat with the Bishop, the new
Pastor and the missionaries pre sent. We all wish
Father Horacio and Father Luigi Accossato, his
assistant, well in their precious task and valuable
ministry.
Consolata Fundraising Activities a Great
Success
Last fall saw hundreds of participants take part
in fundraising activities organized on behalf of the
Toronto Consolata Missionaries. Golf-tournament
participants were blessed with a bright, sunny day
at Kleinburg and a delightful dinner after their
round of golf. A large crowd also enjoyed the
Fashion Show, at the end of which several of the
mannequins ended their walk down the runway in
wedding gowns to the loud cheers of guests, as two
of the mannequins were recently married!
World Mission Sunday
On World Mission Sunday, friends packed the
da Casa Madre - 3/09
Toronto
Father Marco Bagnarol headed for IMC in
Somerset, New Jersey
More than 200 people took part in a farewell
party organized for Father Marco Bagnarol, who is
leaving Toronto for our IMC com munity in
Somerset, New Jersey. The farewell party was an
occa sion to thank Father Bagnarol for his extensive and tireless activity, and to present him with an
image of Our Lady as a sign of her consolation
over his life and for his future activity in the United
States. Father Marco was director of the
Missionary Ani-mation of the Consolata in
Toronto. He was always on the run to preach, to
meet teachers and students, and to organize
fundraising events in support of projects in developing countries. You will find his name on dozens
of books he translated into English.
Vita nelle comunità
IMC Toronto
News
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Toronto
Mission Centre. The Eucharist was led by Father
Paolo Fedrigoni. He reminded us that we are all
called to be missionaries and took us on a tour of
our missions in Colombia, Congo and Ethiopia.
The celebration carried on in the Hall, where several untiring volunteers had prepared and served a
beautiful dinner, making it a heartfelt family event.
Father Paolo was a missionary in Kenya, Italy,
Belgium and most recently in Montreal. Last July
he joined our Toronto community as its new
Superior.
Vita nelle comunità
Toronto Archbishop Collins Visits IMC
Toronto Archbishop Monsignor Thomas
Collins paid an informal visit to the Consolata
Missionary Centre in Toronto on December 21,
the Sunday before Christmas. Monsignor Collins
took part in the reception held at the Centre for the
ordination to the deaconate of a young man from
Our Lady of Guadalupe Parish. The Archbishop,
who was accompanied by Father Paolo Fedrigoni,
visited the chapel, the meeting rooms and the other
facilities at the house. The Archbishop was very
pleased to learn about the activities organized at
the Centre: the theology courses for lay leaders, the
Bible sharing sessions for youth, and the retreats
offered to groups and schools. In the chapel the
Archbishop was impressed by the figure of the
Blessed Joseph Allamano, a secular priest who
opened his diocese, clergy and lay people to the
universal mission of the Church. Our founder is
the source of inspiration for all missionary activity
in any local church.
Epiphany At Toronto
The Magi would have been startled, if their journey had ended at our nativity scene on January 6,
day of the Epiphany. They would have found Mary
without the child Jesus! During the night the statue
of the Baby disappeared from the crib we had prepared outside the Mission Centre. A neighbour
came to our door and told us she had seen some
children walking away with the statue. She showed
us the direction in which they headed. We set out
along Islington Avenue, looking around the pathway and, surprise, we found the statue! It had been
abandoned at the gate of the Lutheran church up
the street. We knocked at the door of the church,
but the pastor was away. We plan to go back to see
him and express our gratitude that the Baby Jesus
was found at their church. It surely will be an
opportunity for us to get to know each other and,
led by the Holy Child, perhaps take some steps
towards ecumenism in our area!
IMC USA
News
In Buffalo, New York
On December 17, 2008 many our benefactors
came to the Centre to participate in our traditional
Christmas tree trimming party and meal.
Throughout the evening Jim Trimper played traditional Christmas carols and old favorites on the
organ. It was a great night for sharing, and everyone had a wonderful time.
Congratulations to Fr. James King’ori for
receiving his third degree in the Knights of
Columbus. No doubt, it won’t be too long before
Fr. James receives his fourth degree!
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da Casa Madre - 3/09
The health of Fr. John Reuther is gradually
improving, and we continue to ask for ur prayers.
In Riverside, California
One of the vital needs of downtown parishes is
parking space for the ever-increasing number of
cars. A parking facility for the parish, located across
the street from St. Francis de Sales School, is now
being renovated with new pavement, green spaces
to help the environment, and new lighting, and will
hopefully be completed within a month. The
parishioners have worked hard to raise funds for
this project, which will help facilitate arrival and
departure from both the church and the school,
his new assignment. We wish him success in the
fulfillment of his missionary ministry.
We were overjoyed at Christmas time to have a
wonderful gathering of members of the
Consolata Missionary Associates of California.
The Associates organized the Christmas party and
Fr. Reno Aiardi, with his magnificent voice,
helped us all to sing. Fr. Reno, Fr. Lenny
DePasquale and Fr. Lou Abdoo were honored
with gifts from the Associates. These Friends of
Consolata are providing very important support to
our missionary work. In the parish facilities volunteers continue to run Consolata House, which provides food, clothing and other useful items to individuals and families in need. The economic crisis
has hit southern California severely, as many people continue to lose jobs and homes.
Fr. Paul Stefanowich is steadily recovering
from a major heart operation. This “Montana cowboy” is happy that the winter season brings some
snow. It is the best therapy for his healing heart.
In Saint Bernardine Parish, where Fr. Lenny
serves as administrator, the parishioners are
preparing a Stewardship Drive and Ministries
Fair. The objective is to get more people involved
in the ministries. Our young adults are planning to
go to World Youth Day in Spain in 2011. They
are raising funds through carwashes and breakfast
sales, and are receiving enthusiastic support. The
Social Concerns Committee of the parish is
responding to the needs of people in the inner city.
On Thanksgiving Day about 400 people were
served a delicious turkey dinner. Plans are underway to renovate the parish hall kitchen, which is
used for many functions. The parish is growing,
and is working towards a renovation, not only of
the buildings, but also of the spirituality through
retreats, religious education programs and formation of children and youth.
In Somerset, New Jersey
Fr. Marco Bagnarol, the former editor of
Consolata Missionaries Magazine, arrived in
Somerset at the beginning of December to take on
The weather on December 19 was cold and
snowy, but the atmosphere in the residence dining
room was warm and friendly, as priests and staff
members of the Somerset community gathered to
celebrate the birth of Christ. Fr. Paul Stefanowich
and Fr. Van Hager worked together to set up the
Nativity scene and decorate the room. Fr. Joseph
Sesana, just back from Italy, shared stories of his
travels. Following lunch, Fr. Charles Bonelli played
the role of a joyful, witty Santa Claus. Fr. David
Gikonyo devised some clever entertainment using
the pocket calendars Fr. Charles had just distributed. Experiencing his first Christmas with the
Somerset community was Fr. Marco Bagnarol. Fr.
Michael Brizio was unable to join us because of
his prison ministry schedule. Fr. George Amaro
was also absent due to a prior commitment, and Fr.
John Saffirio was with his family in Italy. Coming
together in this way allowed us all to experience the
true meaning of Christmas.
On January 9, the Somerset Community bade
farewell to Fr. George Amaro, who returned to his
native Portugal, where he will serve in our
Consolata community at the Shrine of Our Lady of
Fatima. Beginning in 2000, Fr. George worked in
Toronto, Canada and in the US. For the past three
years he served as associate pastor, working within
the Portuguese community in Our Lady of
Fatima Parish in downtown Newark, NJ. Farewell
parties can be sorrowful, but Fr. George made it
easier by sharing stories and jokes that enlivened
our entire community. Fr. George is looking forward to welcoming our readers who may visit the
Fatima shrine or stay at the nearby Pax Hotel, run
by the Consolata Missionaries.
da Casa Madre - 3/09
USA News
As Consolatas, we are pleased that both our
parishes are supportive of the mission work, not
only of the Consolata Missionaries but also of the
Propagation of the Faith, of which Fr. Reno is
Director for the San Bernardino Diocese. The people have shown their generosity by contributing to
places in various parts of the world that were
affected by natural disasters over the past year.
In October, superiors from countries in Africa,
the Americas, Europe and Asia – including our
own Fr. Charles Bonelli – attended meetings
called by the General Government of the
Consolata Missionaries in Rome, to discuss urgent
issues relating to missionary work.
Vita nelle comunità
and increase safety, especially for the school children, the elderly and the handicapped.
33
Torino
Vita nelle comunità
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Festa del Beato Giuseppe
Allamano – 16 febbraio 2009
p. Antonio Giordano, imc
La festa è stata preceduta da un triduo di preghiera comunitaria nella Chiesa del Beato
Allamano in Corso Ferrucci, 18 con la partecipazione dei Missionari di Casa Madre e delle
Missionarie di Casa S. Pio X. Il presiedente fu il
Rettore, P. Pietro Moretti.
Prima sera, venerdì 13 – «La Sacra Scrittura
nostra Consolazione».
La funzione iniziò con il saluto del Celebrante,
P. Moretti, con un caldo invito a pregare con fede
il Beato Fondatore nella fiducia che scaturisce dalle
sue parole: “Quando sarò lassù, farò di più di
quanto ho fatto mentre ero quaggiù”.
Seguì la preghiera del Salmo 119: “Il tuo amore
è la mia consolazione”, con una preghiera litanica
di ringraziamento per l’esperienza di consolazione
fatta dal Padre Fondatore, a cui il coro rispondeva
da Casa Madre - 3/09
cantando, “Ti dirò grazie, ti benedirò, Signore”.
La lettura di Romani 15,4-6: “… in virtù della
perseveranza e della consolazione che provengono
dalle Scritture…” ha fornito il tema per la riflessione dettata da Sr. Mariangela Mesina, la quale ha
riflettuto sulle espressioni di Padre al riguardo dell’importanza e bellezza delle Scritture ed ha abbellito la sua esposizione con un esempio pratico
della sua vita di missione in Liberia. Le scritture
donano anche a noi la rosa della consolazione
(Gesù), che diventa nostra tanto quanto la stringiamo al cuore, accettando le rinunce che la vita missionaria comporta.
La funzione terminò con la preghiera a Padre
Fondatore e il canto in suo onore.
Seconda sera – sabato 14 – «La Sacra Scrittura
bisogna scrutarla».
Festa del Beato Allamano – 16 febbraio –
“Così vi voglio”.
Ore 11 abbiamo avuto l’onore di avere la
Concelebrazione solenne e festosa presieduta da
Sua Eminenza il Cardinale Severino Paletto,
Arcivescovo di Torino. La chiesa del Fondatore era
stracolma di missionari e missionarie venuti dalla
case vicine, da tanti amici e benefattori, e da un
gruppo di studenti della scuola di S. Michele, gestita dalla Missionarie della Consolata. I sacerdoti
concelebranti erano un cinquantine, di cui una
quarantina missionari e una decina sacerdoti diocesani.
P. Sandro Carminati, Superiore regionale, al termine della lunga processione all’altare, rivolse
parole di benvenuto al Cardinale, ai missionari e
missionarie, agli amici e ai devoti del Beato
Allamano, augurando a tutti una festa di preghiera
e di spiritualità. L’Arcivescovo ringraziando il
Superiore regionale, diede inizio alla celebrazione
eucaristica.
All’omelia il Cardinale ci disse: “Voglio approfondire il motivo che ha portato l’Allamano, questo zelante sacerdote della diocesi di Torino, a fondare l’Istituto dei missionari e delle missionarie
della Consolata. Questo è il motivo per cui ho scelto il Vangelo di S. Luca, invece di quello, apparentemente forse più missionario di S. Marco. Gesù,
nella sinagoga di Nazareth applica a sé le parole del
profeta Isaia: «Lo Spirito del Signore è sopra di
me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e
da Casa Madre - 3/09
Torino
Terza sera – domenica 15 - «La Sacra Scrittura
“Nostro Libro”».
Il presidente introdusse la terza sera di preparazione con riferimento al pensiero del Fondatore
riportando queste sue parole: “Nelle comunità
talora si sente il lamento che non c’è più lo spirito
della fondazione. Invece di questi inutili lamenti,
ed invece di pretendere la perfezione negli altri,
ognuno pensi sul serio a procurare la perfezione in
se stesso. Se così tutti facessero, lo spirito ritornerebbe in tutta la comunità”.
Venne quindi pregato una terza parte del salmo
119: “Amo la tua legge – la medito tutto il giorno
– mi fa più saggio dei miei nemici – i tuoi precetti
mi danno intelligenza – lampada per i miei passi è
la tua parola”.
Cantando il ritornello “Grazie Signore” l’assemblea ringraziò Dio “per la guida sicura che ci
ha dato nel Beato Allamano”. E ascoltò la lettura
dalla Lettera ai Colossesi (3,9-17).
La riflessione venne tenuta da P. Sergio
Frassetto, che accostò il pensiero dell’Allamano
sulla Scrittura alle conclusioni del Sinodo dei
Vescovi sulla Parola. “La Scrittura deve essere il
nostro libro” dice l’Allamano; il Sinodo esorta alla
lettura quotidiana della Parola di Dio. “Quando
preghiamo, noi parliamo a Dio; quando meditiamo
la Scrittura è Dio che parla a noi”. La Parola di Dio
si trova nella Scrittura ma va cercata con amore: se
siamo innamorati di Dio, la Scrittura ci socchiude
la porta perché possiamo trovare Dio e la sua
Parola, e quella Parola di Dio così udita ci perfeziona nell’amore e ci fa crescere spiritualmente.
La funzione terminò con la preghiera al Beato
Allamano e la benedizione solenne.
Vita nelle comunità
Il celebrante, P. Moretti, affiancato dai due seminaristi che fanno il loro anno di servizio, Giorgio e
Nicholas, propose il tema: l’importanza della
Scrittura nel pensiero del Fondatore: “Quando
avrete finiti tutti gli studi, lo studio della Scrittura
continuerà sempre”.
Il secondo tratto del Salmo 119 chiede al
Signore “insegnami la via dei suoi decreti .. dammi
intelligenza per custodire la sua legge … non
togliere dalla mia bocca la parola vera”.
Il celebrante introdusse il ringraziamento con
queste parole: “Ringraziamo il Signore per l’eredità che Padre Fondatore ci ha lasciato”: seguì la
preghiera litanica con il versetto cantato: “Grazie
Signore…”
La lettura da 1° Corinzi 2,6-12: “Parliamo della
sapienza di Dio, che è nel mistero, che è rimasta
nascosta…”. Diego Aguillar, Laico Missionario
della Consolata, commentò questo mistero nascosto nella Scrittura. “Il nostro libro” dice il
Fondatore. “La Scrittura è come un pozzo, da cui
attingiamo l’acqua della nostra vita spirituale”.
Come Laico Missionario, dice Diego, attingo dal
pensiero del Fondatore l’amore per la Scrittura che
cerco di “ruminare” di “interiorizzare” proprio
come spiegava il Beato Allamano. Scopro cose
belle e nuove: come i primi tre interrogativi nei
primi capitoli della Genesi: Dio chiede ad Adamo
«Dove sei?»; Dio dice ad Eva «che hai fatto?», e
Dio chiede a Caino «Dov’è tuo fratello?». Sono le
scoperte che la Scrittura tiene in serbo per tutti
coloro che la leggono con fede.
La funzione terminò con la preghiera al Beato
Fondatore e il canto finale.
35
Torino
Vita nelle comunità
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mi ha mandato ad annunciare ai poveri un lieto
messaggio… a predicare un anno di grazia del
Signore». “Perché l’Allamano ha fondato
l’Istituto?. Perché, continuò l’Arcivescovo, lo
Spirito di Dio era su di lui e lo spinse ad annunciare il lieto messaggio. Egli non andò mai in missione a portare questo messaggio, ma mandò i suoi
missionari e missionarie a predicarlo a nome suo.
Ecco, lo Spirito nel cuore dell’Allamano fu l’agente che lo spinse a fondare l’Istituto perché molti
predicassero”.
“Inoltre, continua ancora l’Arcivescovo,
l’Allamano aveva incontrato il Massaia a Roma e
ne era rimasto affascinato… il suo annuncio sarà
sulla scia di questo grande missionario, scegliendo
come primo campo di evangelizzazione proprio i
Galla, e proponendo il metodo del Massaia ai suoi
missionari”.
“Preghiamo il Beato Allamano – concluse
l’Arcivescovo - perché ottenga anche a noi, a tutti
i cristiani di essere missionari, specialmente a questi giovani, e con la mano accennava agli studenti
di S. Michele, perché la missione nasce dallo
Spirito Santo, l’Amore di Dio che vive nei nostri
cuori”.
Un sincero spontaneo battimano ringraziò
l’Arcivescovo per le sue parole e per l’unzione che
le ha accompagnate.
La S. Messa procedette solenne e ben ritmata
dal coro con devozione e attimi di preghiera silenziosa. Al termine Fratel Adriano Sabaini ringraziò
la comunità di Casa Madre per gli otto anni che ha
passato qui, e chiese il ricordo nelle preghiere ora
che riparte per la Tanzania per insegnare falegnameria in una scuola di arti e mestieri.
L’Arcivescovo benedisse la numerosa assemblea
con la solenne benedizione in onore del Beato
Allamano e con i concelebranti terminò la funzione liturgica con una preghiera sulla tomba del
Beato Allamano.
Seguì il pranzo di fraternità con la presentazione da parte del Superiore di Casa Madre, P.
Vincenzo Mura, dei sacerdoti diocesani e degli altri
ospiti. A tutti vada l’augurio di una santa giornata
e un sincero grazie.
La giornata si chiuse con un’ora di adorazione e
la benedizione eucaristica. P. S. Carminati, presiedendo a questa preghiera, invitò tutti i presenti a
ringraziare il Signore per il dono del Beato G.
Allamano: dono alla Chiesa universale, dono alla
Chiesa di Torino e dono all’Istituto dei missionari
e missionarie ed anche del nuovo germoglio che
sta spuntando dei Laici Missionari della Consolata.
Di tutto rendiamo grazie a Dio.
Sarà festa grande per i cento anni
della Casa Madre
p. Vincenzo Mura, imc
In occasione del Centenario di Casa Madre, desideriamo comunicarvi la gioia di noi tutti che vi
operiamo e il desiderio di avervi qui con noi, il giorno 2 maggio 2009, insieme ai Parenti dei missionari, agli Amici, alle Dame Missionarie, ai Benefattori
e ai Collaboratori vari delle vostre Case.
Quest’anno la Casa Madre celebra il suo centenario di nascita, il suo 55° anno di “ricostruzione”,
e il 25° di ristrutturazione. Si è pensato di celebrare la ricorrenza il 2 maggio prossimo con l’invito a
partecipate esteso a tutti i missionari, missionarie,
amici, benefattori e parenti.
Il Beato Giuseppe Allamano radunò i suoi primi
aspiranti missionari in una palazzina in Corso Duca
di Genova a Torino, chiamata «La Consolatina»,
da Casa Madre - 3/09
che diventò così la prima Casa Madre dell’Istituto
dei Missionari della Consolata.
Ben presto questa palazzina si rivelò piccola per
il
numero
crescente
dei
missionari.
L’Allamano di comune accordo con il suo amico e
collaboratore, canonico Giacomo Camisassa, progettò la costruzione di una casa più grande. Nel
1905 acquistò un terreno in Via Circonvallazione
514-516 (ora Corso Ferrucci) di 12.000 mq. Qui
iniziarono i lavori di costruzione, che terminarono
quattro anni dopo.
La nuova casa Madre venne inaugurata il 23
ottobre 1909.
L’Allamano fu soddisfatto di aver dato ai suoi
figli missionari un ambiente accogliente: così ne
Vita nelle comunità
Torino
parlava”…non è più come alcuni anni fa, nella
prima casa Madre, dove ci urtavamo l’un l’altro.
Qui siamo in un locale ampio…”
Per il crescente sviluppo dell’Istituto, Mons.
Filippo Perlo, divenuto Superiore Generale dopo la
morte dell’Allamano nel 1926, elevò di due piani la
parte prospiciente Corso Ferrucci.
Successivamente vennero fatti lavori di sistemazione di locali interni e modifiche esterne. L’ala in
via Coazze con due angoli estesi in via Bruino e
Corso Ferrucci, divenne la Casa Madre delle Suore,
che anch’esse avevano dovuto lasciare la
Consolatina per il numero sempre crescente di
aspiranti missionarie.
L’8 dicembre 1942 un bombardamento aereo
distrusse gran parte della Casa Madre.
Subito dopo la guerra si ricominciò la ricostruzione. Le opere murarie furono affidate alle imprese
edili, la lavorazione in legno per serramenti e mobilio fu affidata ai fratelli Coadiutori della Consolata.
L’8 dicembre 1952 venne
inaugurata ufficialmente l’attuale casa Madre che venne ristrutturata internamente e decorata
esternamente nel 1983 – 85.
Anche la Chiesa, semidistrutta dai bombardamenti dell’ultima guerra, è stata ricostruita nel
1952, mantenendo la struttura e
le linee architettoniche precedenti.
Nata come cappella interna
della Casa Madre dei missionari
della Consolata, dopo la traslazione della salma del Fondatore
nel 1938 divenne ufficialmente Chiesa
pubblica.
Si presenta come un’ampia sala di 20
metri per 40, affrescata nel soffitto da
motivi liturgici, e con vasto presbiterio
dominato da un solenne ciborio con
quattro colonne di marmo che sostengono una cupola bianca, suddivisa in
quattro segmenti che mettono in risalto un altare di marmo di Carrara, con
bassorilievi raffiguranti i dodici
Apostoli.
La chiesa è chiamata “chiesa del
Fondatore”, perché in una cappella
laterale vi è il sepolcro del Beato
Giuseppe
Allamano.
E’ un luogo santo, meta di pellegrinaggio, invito a
sostare in preghiera e meditazione, come in un’oasi. Su tutto spicca il sarcofago di pietra d’Istria,
scolpito da Giordano Pavesi nel 1938. Il Beato
Giuseppe Allamano vi è raffigurato nell’atto di
inviare i figli e le figlie nelle missioni, con l’iscrizione latina: “Annunzieranno la mia gloria alle genti”.
Lo ricopre una lastra di marmo lucido, con scolpito in lettere cubitali il nome: “Giuseppe Allamano”.
Il sarcofago è come avvolto da una cupola bianca
suddivisa da scanalature in quattro spicchi che
richiamano l’universo, con riferimento alla dimensione missionaria impressa dall’Allamano al suo
ministero sacerdotale.
Si sta preparando una festa grandiosa – cento
anni non sono pochi – amichevole – vuole essere
una celebrazione di famiglia – e dignitosa – la dignità di ambienti, di comportamento e di relazioni
sociali, caratteristica che il Fondatore voleva per i
suoi missionari e missionarie.
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da Casa Madre - 3/09
Sagana
Vita nelle comunità
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The Days in the Hospital World
Bonface Ochieng’ Mtanda
The first half of our novitiate year has gone very
well with notable activities that left indelible experiences in our lives. They were moments to journey
and discern our vocation proper to the Consolata
style of life bearing in mind our call as Christians.
One of such long awaited activity is the Hospital
Apostolate.
It is a tradition here at Consolata Novitiate
Sagana to have some moment, for pastoral care of
the sick. We undertook this noble ten-day mission
at Our lady of Lourdes, Mwea Hospital.
Every activity requires some bit of preparations;
hence we had a whole day to acquire some basic
skills in this new field that we eagerly looked forward to. Fr. Francis Githinji of Kagumo parish did
guide us in this preparatory exercise of meeting the
da Casa Madre - 3/09
sick. He is also the Chaplain at Kerugoya District
Hospital. Many of the novices who passed through
Sagana know him very well, for he has been doing
this work for several years. A fundamental nota bene
from him, “a patient has a right to not only treatment but also to be visited.” The skills ran from
physical, to psychological and to spiritual awareness in handling the sick.
We set off as ambassadors of Christ, taking
forth the message of Christ’s love to the suffering
children of God beginning from 5th January until
18th January, 2009.
At a first glance it sounded a mystery especially
for most of us who apparently have not spent days
in hospital wards, whom did not fathom the bodi-
da Casa Madre - 3/09
Sagana
By the third day of the experience, the new
lifestyle, well adopted in our system, had us going
with a lot of ease. We no longer became patients to
the patients rather little experts in the field of pastoral care for the ailing. Some even referred to us as
doctors, confusing our identity to that of the medical staff since we dressed in white coat.
Even though various negative attitudes were
withering away, some would still cling to us. As a
matter of fact, it was hard for me personally to
serve at the Out Patient Department. Those personal details such as age, region of residence, occupation, religion, financial and marital status asked
by a stranger to an ailing stranger, revealed a feeling of embarrassment to both parties.
Nonetheless, they were necessary for admission
into the hospital and hence had to ask them, save
for the nurse at the reception.
The most wonderful departments were the
wards (male, female, children and maternity). Here,
we would not only meet the spiritual and psychological needs of the patient but also assist in jobs
such as mopping, dusting, making the beds, cleaning and feeding the bedridden, helping the nurse
distribute medicine and even being sent occasionally from one place to another. One would feel satisfied for having helped make a good milieu to start
a confab with the patient later in the day when the
later is clean and has eaten, for it goes without
reproach, ‘cleanliness is next to Godliness’; hence
first step to holiness.
The wards’ other side of the coin dawned during
the conversations with the sick. Transcending to
the world of the patient requires authentic listening
and administration of consolation that would make
the patient come to terms with the reality at hand,
suffering and hence grows from merely suffering
experience he or she is undergoing and make
meaning out of it. This would make us not only to
be there ‘for them’ but also to be there ‘with them’.
In a matter of seconds we had a community of
communities in which we shared God’s redemptive
love.
Fundamentally, it is paradoxical to call in God’s
infinite love amidst such suffering. This was the
backbone of our mission here at the hospital, to
help give meaning to such somatic suffering both
to the patient and to ourselves. A hospital is
equated with suffering and so this builds a reaction attitude in the patient; either of accepting
God or withdrawing God from his or her life.
Vita nelle comunità
ly pains for quiet a long duration and most likely
haven’t nursed either a terminally ill person or
short term hospitalized patient. Hearts were
pounding with high pulse rates and brains creating
probable scenarios of the first day at the hospital
milieu.
On our arrival at the hospital, the matron, Sr.
Josephine Ndege SMI, warmly welcomed us, taking
us round the hospital precinct, dismantling all that
we had created in a 32 km journey via Makutano.
By now, we were on our own without the Novice
Master who had driven us. The matron gave us a
quick over view of the hospital and a walk in the
various departments manifested that thirteen more
men were eagerly awaited here. The facial expressions from the staff were an epiphany that they
were told of our coming and being at the hospital
for the next two weeks.
The commodious hospital has various departments some of which we served in turns. Two days
per department. This departmental allocation was
done by the matron, whom we had contact with
earlier in another forum. She guided our
November recollection hence we were not
strangers at all!
‘Sickness is every man’s master’, says a Danish
proverb. In the patient’s referential point, it is well
elaborated in the bodily pains that confine others
to beds, others to wheel chairs, others to crutches
and yet some to daily dosage of bitter tablets,
syrups or capsules without mentioning strict and
special dietary. It makes others feel less human with
lowered self image, a beehive of fear, anxiety and
feeling of alienation; and hence its effects go
beyond material body to psychological and spiritual pains. This is the situation that welcomed us in
this pastoral care of the sick, those under the dictatorship of pains and a change from the normal
life.
The entire staff of the hospital had their share at
the peril of this ‘master’. Bound by the medical
ethics and human values, they have an obligation to
administer the treatments effectively and not in
accordance to their own style and personal idiosyncrasies. Some of these staffs, especially the nurses,
faced hell in the line of duty. Dealing with some
hard headed patients that seemed to know more
than do the nurses. In fact it was funny to see a
patient demand to be injected in the stomach, for it
was the latter and not the hand, an injection site,
which pained her.
39
Nabasanuka
What matters is the attitude we have of suffering,
for it is a mystery that human’s intelligence cannot
fathom. If Jesus did suffer to the point of dying
on the cross, we too, his servants, in following his
footsteps, suffer so that God’s works might be
revealed in us. cf. Jn 9:2 -3. And better still, He
lightens our daily burden, an indispensable hope
for all humanity.
A Nabasanuka,
tra gli indios Warao
Vita nelle comunità
p. Josiah K’okal, imc
40
Il 20 giugno 2006, festa della Consolata, abbia
mo aperto ufficialmente la missione di Nabasanuka, lungo il Rio Adentro, uno degli innumerevoli rami che formano l’immenso delta dell’Orinoco.
Per avere un’idea di dove ci troviamo, basta dire
che, partendo da Caracas, ci vogliono ventiquattro
ore di viaggio: diciassette sulla terraferma per giungere a Tucupita, sede dell’omonimo Vicariato
Apostolico, e altre sette via fiume, su di una barca
a motore, e poi, ancora quaranta minuti di navigazione in pieno Oceano Atlantico. Nei primi viaggi,
da Casa Madre - 3/09
avevamo a disposizione una curiara (barca, canoa)
con un motore vecchio di trent’anni: nonostante
l’età faceva miracoli, ma non sempre riusciva ad
arrivare al termine della corsa. Più di una volta ci ha
lasciati in mezzo al fiume!
Ma queste esperienze non ci hanno scoraggiato,
anzi, sono diventate occasioni per gustare la bellezza del creato, immersi in questo paradiso terrestre,
tra cielo e... acqua, circondati dalla lussureggiante
vegetazione della fitta foresta tropicale, popolata da
Il territorio della missione di Nabasanuka è di
oltre 15 mila chilometri quadrati e, in buona parte,
è coperto di acqua, la terraferma è veramente scarsa.
Sul delta dell’Orinoco abitano gli indios Warao,
che vivono sparsi in piccole comunità, 63 delle
quali sono comprese nei confini della nostra missione. I Warao, tradizionalmente, si dedicavano alla
caccia, alla pesca e alla raccolta di frutta e vegetali
commestibili, offerti dalla natura Col tempo, però,
i mutamenti climatici e geografici li hanno costretti
a cambiare alcune abitudini di vita: hanno incrementato la pesca e si dedicano all’agricoltura di sussistenza coltivando l’ocumo, una pianta con dei
tuberi commestibili.
L’artigianato è limitato e producono ciò che
serve per soddisfare le loro necessità primarie:
amache, ceste e utensili vari.
I Warao vivono su palafitte di legno che sorgono
lungo le sponde dei fiumi.
La scarsità delle risorse li ha portati a sviluppare,
fin dai primi anni di età, le doti necessarie per la
sopravvivenza: bambini di quattro anni nuotano
come pesci e solcano le correnti dei fiumi in canoa
addestrandosi alla pesca!
Stupenda poi, è l’espressione usata da loro per
indicare il regno di Dio: «Dioso a Janoko», che letteralmente vuoi dire «la casa di Dio».
Costruire la “Dioso a Janoko”, tra le 63 comunità Warao che ci sono state affidate, è l’impegno
assunto dai Missionari e dalle Missionarie di
Nabasanuka. Perciò abbiamo cominciato a fare dei
progetti e a fissare le priorità tenendo conto della
situazione religiosa della gente
La prima sfida da affrontare è stata quella di
apprendere la lingua dei Warao, senza la quale è impossibile entrare nel loro mondo culturale e trasmettere il messaggio del Vangelo. Di pari passo
con lo studio della lingua, procede la visita alle
comunità. Quest’ultimo è un impegno che assorbe
molto tempo, sia per raggiungere le varie località,
sia per l’approvvigionamento del carburante. In
Venezuela, la benzina costa poco, ma il posto di
rifornimento più vicino si trova a Tucupita, raggiungibile, come si è detto, dopo sette ore di navigazione con la curiara per l’andata e altrettante per
il ritorno.
Considerando il numero di comunità e le distanze da percorrere per raggiungerle, è impossibile
visitarle con frequenza. Per questo, abbiamo scelto
di dare la priorità assoluta alla preparazione di animatori e di catechisti locali, i quali, in nostra assenza, possono assicurare l’assistenza religiosa ai cristiani e, al contempo, annunciare il Vangelo a quelli che ancora non lo conoscono.
Abbiamo iniziato questa formazione in tre
comunità: Nabasanuka, Bononia e Araguabasi.
Sono circa quaranta, tra uomini e donne, quelli che
frequentano il centro di Nabasanuka, che stiamo
attrezzando con un computer, una fotocopiatrice e
del materiale didattico vario. Ma il problema più
grande rimane quello del trasporto: abbiamo creato un piccolo fondo per fare fronte ai viaggi dei
catechisti, senza pesare sulle loro tasche vuote. E,
fino ad ora, la Provvidenza non ci ha fatto mancare nulla.
Gli altri sogni nel cassetto riguardano la promozione umana. Alla povertà economica, si aggiunge,
infatti, quella sanitaria e scolastica: il governo venezuelano ha praticamente abbandonato gli abitanti
del delta.
Per ciò che riguarda l’aspetto sanitario, il discorso, purtroppo, è molto semplice: in tutta la regione
da Casa Madre - 3/09
Nabasanuka
Ricco e sorprendente è l’aspetto umano e sociale dei Warao. Anche se, come Missionari, ci consideriamo stranieri, ospiti e pellegrini, ci hanno accolo con una tale semplicità e schiettezza da farci sentire subito in famiglia, creando casi legami di fratellanza.
Le comunità che ci sono state affidate possono
essere suddivise in tre gruppi: quelle già evangelizzate, dove la fede cristiana è radicata; quelle che
hanno avuto contatti sporadici con i missionari, per
cui la vita cristiana non è ancora impiantata, e quelle che non hanno ancora avuto alcun contatto con
il Vangelo.
Vita nelle comunità
miriadi di uccelli e altri animali acquatici e terrestri
che popolano il delta del fiume Orinoco.
41
Gibuti
(15 mila kmq) c’è un solo dispensario, con un dottore residente, che volontariamente, si prende cura
di questa gente.
Per quanto riguarda l’educaz~one, in tutto il territorio ci sono due scuole secondarie. Ciò significa
che la stragrande maggioranza dei giovani termina
solo il ciclo della scuola elementare. Inoltre,
I’insegnamento non eccelle per serietà e rendimento, per la mancanza di maestri professionalmente
qualificati .
Vita nelle comunità
A partire da ottobre 2006, con l’inizio dell’ano
scolastico, anche noi missionari ci siamo coana ti
nell’insegnamento nelle classi del liceo di
Nbasanuka, I’unico in tutto il territorio della missi
ne, dove confluiscono studenti provenienti r una
quindicina di comunità. Un’opportunità, questa,
per contribuire non solo alla preparazione accademica dei giovani, ma anche per accompagnare la
42
loro crescita umana, culturale e religiosa. E’ un
compito in più, che si aggiunge all’ evangelizzazione, ma anch’esso contribuisce al processo di
autoaffermazione e di sviluppo de popolazione
Warao.
Abbiamo altri sogni e progetti... Uno di questi la
costruzione di un salone multiuso, dove tenere gli
incontri e i corsi per la formazione degli agenti di
pastorale - il cui numero continua ad aumentare - e
per poter avviare nuove iniziative.
La comunità di Nabasanuka, attualmente, è formata dai padri Manuel Garcia, spagnolo, Josiah K’
okal, ugandese, Vilson Jochem, brasiliano,
Zarchariah Kariuki, keniano, e dalle suore Luigina
Goffi, Ivana Cavallo e Carla Pianca, italiane; tutti
speriamo di essere presto affiancati da laici missionari che vogliano condividere la sfida di questa
missione che sorge tra cielo e... acqua!
Rientrare a Gibuti,
con tante emozioni
p. Francesco Giuliani, imc
‘’Dio ha creato un paese pieno d’acqua perché gli
uomini possano vivere e un paese senza acqua perché gli uomini abbiano sete, e ha creato il deserto:
un paese con e senza acqua, perché gli uomini trovino la loro anima’’ (Proverbio Tuareg)
Rientrare in un paese già conosciuto suscita tante
emozioni diverse .Quando si arriva la prima
volta, la curiosità di scoprire tutto il nuovo
,distrae dai propri sentimenti e ti porta fuori
di te a vedere ,ascoltare,capire,incontrare.
Ritornando, tutto ti sembra conosciuto ed
allora sei più attento a quello che senti ,alle
emozioni più profonde. Le emozioni che ti
fanno vibrare ora il cuore, ora la mente. Si
susseguono in un ordine sparso la gioia, poi
la paura e quindi le preoccupazioni, poi uno
strano vuoto, un silenzio ed ancora una commozione che non ti spieghi .
Otto ore all’aeroporto, bello e nuovissimo,
di Adis Ababa per attendere la coincidenza
con il volo per Gibuti sono state appena suf-
da Casa Madre - 3/09
ficienti per percorrere con la mente i sette mesi trascorsi in Italia dal mio ultimo passaggio in questo
aeroporto. Ho pensato e rivisto come in una visualizzazione tutti gli amici incontrati e soprattutto il
dispiacere di non averli incontrati tutti, ma subito il
panorama della mia visualizzazione si trasformava
proprio la domenica in cui io devo andare a celebrare, devo anche fare un Battesimo.
Due giovani del Madagascar, ingegneri che lavorano per il rifacimento della strada principale, sposati da un anno , pieni di fede e di amore per il
Signore , vogliono battezzare il loro primogenito
Juliano. Li incontro due volte e scopro con stupore
la loro grande fede , mi ha colpito la loro preparazione catechetica e la loro fedeltà alla Eucarestia
domenicale. Da tener presente che qui la domenica
è un giorno lavorativo come gli altri , loro però con
grandi sacrifici arrivano sempre in tempo e partecipano con gioia.
Domenica 1 febbraio è il giorno della grande
festa , una ventina di persone loro amiche sono
invitate alla celebrazione. Canti e accenno di danze
esprimono la gioia di tutti nell’accogliere il nuovo
cristiano. La piccola comunità di Arta ha vissuto
per un giorno la bellezza di sentirsi cristiani , in
comunione con tutta la chiesa che celebra e ama
tutti gli uomini. Ho celebrato tanti altri Battesimi ,
in molte parti del mondo , ma questo vivere il
Sacramento in un luogo dove solo qualche ora
prima i bambini correndo dietro alla mia macchina
ad Ali Sabieh dimostravano a parole e con i fatti la
loro ostilità per noi che siamo gli ‘’infedeli’’, mi ha
emozionato tanto (che sia la vecchiaia!!). Un battesimo in mezzo ad una popolazione tutta musulmana è comunque un segno di amore e speranza
anche se ancora sono solo famiglie di altri paesi che
credono in Gesù Salvatore.
Vita nelle comunità
Del deserto fiorito e verde ve ne parlerò un’altra
volta per ora vi basti questo:
‘’…nel deserto, chi cerca la Verità impara l’umiltà della sabbia e il grande desiderio di infinito.’’
(J.L.Maxence, L’appello del deserto)
Gibuti
e ho visto le amiche suore di Obok intente a percorrere il deserto e portare sollievo e consolazione
ai fratelli Afar. Marc ,l’amico americano che da più
di un anno è solo ad Ali Sabieh ,il confratello
André solo a Gibuti,il Vescovo , don Sandro e tutti
che ,mentre io ero al fresco in Italia, hanno continuato con coraggio e semplicità a celebrare
L’Eucarestia nei vari centri missionari ,con il caldo
torrido ,la polvere il vento.
E’ bello rientrare in una missione già conosciuta
soprattutto quando sei accolto come un fratello e
tutti ti fanno sentire la gioia di rincontrarti. Come
non commuovermi ,quando il mio amico Ibrahim
,dopo due giorni che ero arrivato si presenta alla
porta ,mi saluta, mi abbraccia e tira fuori, avvolto
da uno straccio una bottiglia di latte fresco delle sue
capre e due pagnotte di pane fatte con il mais. E’ il
pane che fanno i pastori nel deserto , cotto sopra le
pietre, è nero come le pietre laviche della zona ,è
buono perché sa di condivisione di amicizia e
Ibrahim sa bene che io sono celiaco e che posso
mangiare solo pane di mais. Non so se questa può
essere chiamata interculturalità, ma so bene che è
l’amicizia e la fraternità che unirà in una sola famiglia popoli e religioni.
Le emozioni del rientro non sono finite. I grossi
nuvoloni che sovrastavano Gibuti dal giorno del
mio rientro, tutto ad un tratto si trasformano in
acquazzoni , tutta la città si allaga, e non essendoci
fogne, l’acqua del mare e della pioggia rendono
impossibile il viaggiare in città. Comunque qui la
pioggia è sempre benedizione di Allah, è benedizione per tutti quelli che abitano il deserto che
riprende vita , diventa tutto verde, capre e cammelli rivivono e gli uomini pure.
Un po’ difficoltoso il mio primo viaggio ad Ali
Sabieh , il fango ha invaso la strada che diventa
viscida ,come viaggiare sul ghiaccio. I
camion, numerosi su questa strada
perché porta in Etiopia, sono fermi ai
lati delle salite e passare è davvero
una impresa, ma si va con coraggio….dicendo molti rosari.
Tutti
i
giorni
celebriamo
l’Eucarestia in una cappellina o in
un’altra, qui a Gibuti o fuori.
Non è invece così normale celebrare dei battesimi ed io sono un fortunato. Il Vescovo mi annuncia che
ad Arta, in una cappellina situata su di
una collina ad 800 metri sul mare ,
43
da Casa Madre - 3/09
San Antonio de Juanacaxtle
Diario de comunidad
p. Antonio Fernandes, imc
Vita nelle comunità
Sábado 27 de diciembre de 2008 (primer día)
44
El día 27 de diciembre, día sábado, nos dirigimos
de manera definitiva hacia la casa que, Don Alejandro
Huerta y su esposa Doña Lilia Ramos, nos prestaron
por este año. La casa se encuentra en las afueras de
Guadalajara, mas o menos a una hora de carro en un
pueblo que lleva por nombre San Antonio de
Juanacaxtle, en el municipio de Juanacatlan.
Antes de llegar a nuestro destino decidimos pasar
por la parroquia de Juanacatlan, parroquia a la cual
pertenece la capilla de San Antonio de Juanacaxtle, y
en donde viven los dos sacerdotes encargados de la
misma.
Nos recibe cordialmente el padre don Efrén,
párroco, nos presentamos y con el platicamos mas de
una hora, comiendo cacahuetes y probando el tequila
producido en esta zona. Poco mas tarde conocemos
también el vicario parroquial, don Jesús, que con
humor platica con nosotros después de que el padre
Efrén pide permiso para atender a un asunto de la
parroquia. El padre Jesús después de un tiempo de
dialogo nos invita a quedarnos para el almuerzo, ya
son las dos de la tarde y la costumbre de este país nos
dice que es la hora del almuerzo. Compartimos el
pollo que el día anterior Ginette preparo’ y que en
parte dejamos por el almuerzo de hoy. En la mesa
junto a nosotros y al vicario, p. Jesús, nos acompaña
da Casa Madre - 3/09
también Pedro, un joven que ayuda en la parroquia.
Casi al terminar el almuerzo regresa el p. Efrén y
quedamos a la mesa para acompañarlo al almuerzo.
De la primeras impresiones nos parece que el vicario, el p. Jesús, desconfía un poco de nuestra origen y
de nuestro ser sacerdotes, de hecho con una cierta
diplomacia nos pide un carnet que compruebe nuestro ser sacerdotes y además nos pregunta si ya tenemos la autorización del Cardenal de Guadalajara,
Don Juan Sandoval, para ejercer nuestro ministerio
sacerdotal. Nosotros explicamos que estamos en fase
de cumplimiento de los pasos necesarios y confirmamos que ya el Cardenal nos concedió el permiso de
residir en su Diócesis por una año. Al final nos quedamos con la impresión de que el párroco, p. Efrén,
aun siendo mas silencioso y en apariencia un poco
mas tosco tiene una visión mas abierta y mas flexible
que su vicario. De hecho nos da el permiso de concelebrar el día siguiente, día domingo, la santa eucaristía
de las diez y media matutinas en la capilla de San
Antonio de Juanacaxtle, capilla que nos queda a 25
minutos de camino de la casa.
Regresamos en la tarde y empezamos a distribuirnos en la casa que tiene tres habitaciones para la
noche, así que nos dividimos en el primer cuarto hacia
la entrada el padre Abishu, en la siguiente el padre
Alex y en frente a esta segunda habitación la familia
Hernández-Roa, y comprometidos en esta tarea llega
Viernes, 2 de enero
Martes, 6 de enero
Hoy salimos a visitar y a agradecer a la Sra. María
López por los alimentos que nos regalo’ el día de ayer,
justo saliendo de la casa, en el camino de tierra en
donde esta el establo de don Chuy nos dimos cuentas
que estaba en una situación peligrosa un pequeño
polluelo, que agarramos y llevamos con nosotros y
que bautizamos inicialmente con el nombre de
“Calimero”, pero al final decidimos ponerle el nombre de “Consolatino”. Hablando con la Sra. María,
muy amable con nosotros, nos damos cuenta de la
difícil y sufrida vida. Una mujer que desde los 5 años
tuvo que trabajar duro y no pudo estudiar. Una vez
casada tuvo cinco hijos que perdió uno tras otros por
diferentes motivos, algunos de los cuales, muy dolorosa, como el ultimo: un joven de 26 años asesinado por
el ex-novio de su futura esposa, justo a una semana de
su boda. Una situación de pareja ahora triste y sufrida. Saludando a María, con muchos pensamientos en
la cabeza y en el corazón, nos dirigimos para la plaza
de la iglesia en donde doña Virginia tiene un pequeño
restaurante y nos ha invitado. Nos ofrece un almuerzo muy bueno, en un ambiente familiar y de cocina
casera. Saliendo del restaurante nos movemos en
dirección de El Salto para ir a buscar una torta para
festejar esta noche el cumpleaños de Wilmer (día 3),
el cumpleaños de Alex (día 4) y la Navidad etíope (día
6) y además Alex aprovecha para mandar a planchar
su camisa sacerdotal porque mañana vamos a ser recibidos por el obispo. Lo simpático del caso es que justamente lleva a planchar el clergyman y el alba justo
a una tienda en donde la dueña es Evangélica, pero
aunque parezca extraño entabla un bonito dialogo y al
final después de unos 25 minutos de platicar la señora Teresa, la dueña, hace un precio muy favorable y lo
invita junto con una amiga presente y el ayudante a
volver a pasar por allí para seguir dialogando. Es una
da Casa Madre - 3/09
San Antonio de Juanacaxtle
Esta mañana después del desayuno y laúdes,
aprovechando que todavía tenemos el carro del Sr.
Alejandro, salimos hacia Chapala en donde hay un
hermoso lago y es meta conocida por la gente del
estado Jalisco y en donde hay un flujo de turistas canadienses. Después de visitar la ribera nos dirigimos a la
iglesia, que fue restaurada en 1950. Allí luego de terminar la visita tenemos la oportunidad de conocer a
uno de los dos sacerdotes encargados de la parroquia,
el padre Noe’, sacerdote diocesano que amablemente
nos habla del lugar y de la historia del lago del la cual
depende la economía local. En los años noventa, el
lago, se había retirado y según dice la tradición y la fe
del pueblo, regreso’ a normalidad gracias a la intervención de la Virgen de Zapopán, permitiendo así
restablecer la economía del pueblo que se había estancada y deteriorada. El padre Noé nos dice que hay
mucho trabajo en la parroquia y que generalmente
deben celebrar de 6 a 8 Misas diaria entre los dos
sacerdotes. Por lo que podamos averiguar la parroquia
tiene además de la sede principal otra seis capillas.
Como primera impresión nos parece demasiado para
dos sacerdotes, celebrar diariamente de seis a ocho
misas. De todos modos nos dicen que necesitarían de
ayuda y despidiéndonos el padre se muestra disponible a un acción misionera de parte nuestra en la parroquia. Nos despedimos con una grata impresión sobre
el padre Noé y seguimos nuestra visita a este pueblo
que no esta lejos de nuestra casa. Esta a unos 40
minutos de carro.
A las cinco y media de la tarde estamos de regreso
e intentamos conectarnos a Internet. Los Jesuitas tienen conexión inalámbrica y nos permitieron utilizar la
red, pero por mala suerte ya a esta hora no hay línea,
será para mañana si Dios quiere. En la noche después
de cena, a las nueve y media nos reunimos por realizar la primera reunión de comunidad para ver como
nos sentimos después de los primeros días de vida
estable en comunidad y para ver algunos puntos sobre
la organización de la vida diaria. El compartir lo tuvimos en la cocina, el habiente de la casa mas caliente
en estos días de invierno.
Vita nelle comunità
la noche, en donde ante todo celebramos una eucaristía comunitaria y agradecemos a Dios por el regalo de
esta nueva misión, esta nueva sede del Instituto en
México. Le encomendamos nuestro camino y el camino de nuestra comunidad hermana, la Comunidad
compuesta por doña María Elsia Cheverria (LMCColombia) y los padres Noé Antonio Romero (El
Salvador) y Ronildo de França (Brasil) que se quedaron al sur del país, en Tuxtla Gutiérrez, capital del
estado del Chiapas. Nuestra Comunidad esta compuesta por la familia Hernández-Roa (LMCVenezuela), es decir Wilmer y Ginette con sus dos
hijos Francisco Javier (8 años) y Andrés Miguel (7
años), junto a ellos el padre Abishu Morke (Etiopía) y
el padre Alex Conti (Italia).
Llegamos aquí en la que va a ser nuestra casa por lo
menos por un año, después de 26 días de movimiento por el centro y sur del país.
45
San Antonio de Juanacaxtle
Vita nelle comunità
46
de la pocas veces en que se ha podido dialogar sin
espíritu de ‘competencia’ y en donde se ha instaurado
un clima muy amistoso. Esto es por lo menos la
impresión que tuvo Alex.
En la noche finalmente de forma sencilla celebramos los cumpleaños y nos detenemos en un compartir comunitario de experiencias misioneras y humanas
hasta casi las 12, después de poner en un lugar seguro y cálido a la nueva mascota de la casa:
“Consolatino”.
Viernes 16 enero
En todos estos días (12-16) los sacerdotes nos confiaron la parroquia. Ellos se fueron para un encuentro
de sacerdotes del mismo año de Ordenación. Nuestra
colaboración se dio’ con una celebración eucarística
diaria y la disponibilidad por eventuales urgencias.
Todos los días mucha gente se acerco’ a nosotros después de la eucaristía para confesarse viendo nuestra
disponibilidad. Todos los días confesamos de ocho de
la noche hasta las 10-10.30 PM.
Constatamos, por las palabras de las personas, que
uno de los motivos por lo cual la gente se acerco’ a
nosotros de manera bastante consistente, fue el hecho
de que parece ser que los sacerdotes, por sus múltiples
compromisos, tienen poco tiempo para ejercer este
servicio, y además parece que la misma gente a veces
le tiene miedo a los sacerdotes porque en ocasiones
los regaña y entonces prefiere dejarlo por otra ocasión.
También a través de este servicio pudimos corroborar o confirmar parte de nuestras intuiciones iniciales en cuanto a algunas problemáticas y algunos
aspectos de la vida de nuestra gente. Observamos que
hay un cierto machismo, un fuerte zelo de los hombres hacías sus esposas que conduce a una situación
de la mujer a veces bien dura por las limitaciones a la
cual esta sujeta. En la calle muchas veces la mujer
cuando cruza un hombre baja la mirada si esta con su
esposo para no suscitar reacciones de zelo. Muchas
veces no puede salir porque el hombre teme que haga
algo indebido. Esto se nota mas en las generaciones
anteriores aunque no excluye a las mas jóvenes. Nos
parece que la mujer vive a la sombra y sujeta a la ley
de su esposo. También la educación con los hijos a
veces presenta elementos muy duros. La disciplina
bien marcada para no decir rígida y el amor al trabajo
parecen ser elementos muy fuerte en la educación,
notamos una falta de comunicación entre padres e
hijos. Esta educación con rasgos a veces duros y exi-
da Casa Madre - 3/09
gentes no consigue pero mantener a distancia prudencial los hijos del alcohol, de la tomadora que constituyen en muchos casos un elemento de diversión o
salida a problemas personales y no falta también la
presencia de la droga entre los jóvenes y en algunos
casos también entre personas de media edad.
La gente de nuestros pueblos en lo general es gente
buena, noble, trabajadora, hospitalaria, generosa,
sacrificada, sufrida por muchos aspectos. Vive una
religiosidad que nos parece bastante tradicional aunque no sujeta a superstición o inmadurez. Notamos
una fuerte presencia de adultos también hombres.
Notamos con positiva sorpresa que muchos hombres
de edad media como de edad mas madura se acercan
a la vida de la Iglesia, a los sacramentos, con constancia y respeto. Nos parece que en la gente se funde el
respeto por la educación religiosa recibida, un sano
temor de Dios, una convicción marcada que Dios
tiene un lugar importante en la vida, aunque notamos
por otra parte una cierta falta de formación y un sentido religioso marcado por una obligación de conciencia. Las Misas de los domingos son ampliamente
frecuentados por la población. En la parroquia en la
que colaboramos el día domingo se celebran 7 misas,
y si incluimos los ‘ranchos’ es decir núcleos de casa de
menor amplitud (300-1800 habitantes), las misas del
domingo llegan hasta 13, y todas son participadas por
un numero consistente de personas.
Las familias son por lo general constituidas por un
numero no pequeño de hijos (de 4-7), y esto no constituye ningún hecho extraordinario sino mas bien la
normalidad.
Además notamos en el campo de la vida familiar
que la migración hacia los Estados Unidos es muy
presente y marcada. En casi la totalidad de las familia
hay por lo menos un componente que trabaja o ha
trabajado allá’. Generalmente, para no decir siempre,
se ha dado de manera clandestina por lo cual hay
familiares que viven ya desde hace 10-15 años en
Estados Unidos y todavía no tiene situación regular.
Este hecho limita mucho su regreso para vacaciones
o para adquirir algunos derechos básicos. Quien ha
regresado, en la mayoría de los casos, ha podido construir su casita y tiene una situación económica bastante buena. Quien ha logrado regularizar su posición
aprovecha para hacer regreso y respirar aire de casa.
Mucho nos hacen entender que su experiencia ha
sido bastante dura no solo por las muchas horas de
trabajo sino mas bien por el trato recibidos. Hacen
notar que han sido victima de un cierto desprecio.
Matteo Pettinari
Da ormai più di un mese ho lasciato Sago e la Costa
d’Avorio... Non solo, da dieci giorni vivo a Madrid e qui
restero’ per almeno due anni, per continuare la mia formazione. Ma andiamo per ordine perche’ siamo rimasti
davvero molto indietro.
Nel mese di agosto a Sago abbiamo organizzato la
seconda “colonie des vacances” – il nostro oratorio estivo. Quest’anno il tema era “LA COSTA D’AVORIO, IL MIO
BEL PAESE”: abbiamo cosi’ voluto continuare in sottofondo il grande tema dello scorso anno, quello della
pace, aiutandoci insieme a scoprire le bellezze di questo
paese e delle sue culture, della varieta’ colorata dei suoi
popoli e gruppi etnici... come infatti voler distruggere
con la guerra e disprezzare con odio cio’ che si ama e di
cui si conosce l’immenso valore? In fondo ogni discriminazione e violenza nasce proprio da questo: la paura
dell’altro, del diverso che non si conosce. E cosi’ ecco
che i 101 bimbi erano divisi in cinque gruppi... nei cinque gruppi etnici della Costa d’Avorio che ne raggruppano le oltre sessanta etnie: Mande’ del Nord, Mande’ del
Sud, Krou, Akan e Gour. Anche quest’anno, poi, il lavoro
era diviso in ateliers nei quali i gruppi, a turno, passavano per imparare giocando e giocare imparando... le culture, le risorse, le arti e il savoir vivre in Costa d’Avorio.
Il quinto atelier era quello della Parola di Vita nel quale,
attraverso alcuni racconti della Bibbia, i bimbi potevano
provare a guardare il tutto – la loro terra, la loro diversita’, la stessa realta’ della guerra e la promessa della pace...
- con gli occhi di Dio. Inutile dirvi che trai 101 bambini
pochi erano i cattolici... ma la Parola e’ davvero cammino di comunione per tutti! Soprattutto per i piccoli che
entrano subito in sintonia con il cuore del Padre...
da Casa Madre - 3/09
Madrid
Alla fine di agosto abbiamo poi avuto la gioia di
accogliere a Sago il nostro padre generale, Aquileo
Fiorentini, che è restato con noi per quasi tre giorni.
Abbiamo così potuto condividere anche con lui la realtà della nostra vita missionaria e alcuni dei suoi frutti, a
partire dalla comunità cristiana di Sago che ha voluto
accoglierlo tradizionalmente tra canti e danze all’ingresso del villaggio e poi in chiesa. Insieme abbiamo poi visitato alcune comunità dei villaggi non lontani - quella di
Guedikpo a 3 km, di Bolo V3 a 8 km e quella di Bolo
V1 a 18 km - dove p. Aquileo ha anche potuto visitare
l’impianto industriale per la produzione dell’olio di
palma. Il tutto senza trascurare alcune realizzazioni e
strutture della missione quali le piantagioni di palma, il
centro pastorale, la scuola con le tre case dei maestri, e,
evidentemente, la bella chiesa parrocchiale e la nostra
casa. Infine domenica 31, con la promessa di ritornare
l’estate successiva per la “visita canonica”, p. Acquileo ci
ha salutati... non senza partire con un regalo voluto e
offerto dal Consiglio Pastorale che sabato sera aveva
anche organizzato cena e festa per il gradito ospite d’eccezione!
Intanto a fine agosto rientrava dalle vacanze anche p.
Silvio Gullino e così nei mesi di settembre e ottobre
eccoci alle prese con gli inizi del nuovo anno, pastorale
e scolastico. Mesi che però per me hanno assunto una
coloritura tutta particolare perchè ormai era giunta la
notizia certa che il mio stage in Costa d’Avorio era agli
sgoccioli... sarei dovuto rientrare prima della fine dell’anno. E così iniziano le “corse” per cercare di lasciare
meno vuoti possibili nelle responsabilità che mi erano
state affidate e nelle attività intraprese... Inoltre sapevo
anche che il mese di novembre avrei già dovuto lasciare
Sago per vivere nelle altre due nostre comunità della
diocesi di Odienné, nel nord della Costa d’Avorio, e così
esplorare più da vicino la realtà e le sfide missionarie di
un contesto socio-culturale e religioso completamente
diverso da quello del sud ovest del paese con cui avevo
familiarizzato un pò. Nonostante inizialmente questa
prospettiva mi avesse lasciato interdetto, ora non posso
che ringraziare per il tempo trascorso a Marandallah e
Dianra – missioni nel cuore del popolo senoufo – e per
aver potuto condividere (anche se solo di passaggio) la
vita con missionari che là operano. Mi sono infatti
imbattutto in un contesto di primissima evangelizzazione e di orizzonti vasti, illimitati, per chi sa osare abbandonarsi allo Spirito e percorrere con Lui le vie della missione di Gesù... Ringrazio ancora i missionari che, in
quel contesto, mi hanno permesso di partecipare alle
loro domande, alle loro preoccupazioni, ai loro sogni e
ai loro slanci per riattualizzare oggi l’andare di Gesù
insegnando, liberando, guarendo, consolando...
mostrando il volto del Padre.
Vita nelle comunità
Ho lasciato Sago
e ora sono a Madrid
47
Fatima
19ª Peregrinação: "É uma
manifestação de fé e ardor
missionário inconfundivel"
Vita nelle comunità
p. Jorge Amaro, imc
48
Cerca de 6000 pessoas, segundo
números da organização, participaram
na 19ª Peregrinação da Família Consolata
a Fátima. Sob o tema “Perdão e
Reconciliação: Caminho para a paz”, esta
Peregrinação decorreu em pleno Inverno,
mas com um belo dia de sol e
temperaturas
amenas.
A
Familia
Consolata celebrou em ambiente fraterno
e festivo o Beato Allamano.
Faltavam apenas uns dias para a peregrinação e não deixava de chover mas alguns
diziam com fé na Providência que a peregrinação do Beato Allamano nunca se deixou de
celebrar por causa da chuva e este ano não
seria excepção. Com efeito, depois de um mês
de chuva diária o dia 14 de Fevereiro amanheceu com um sol radiante que permitiu que se
celebrasse mais um ano a festa do nosso querido fundador no contexto da 19ª
Peregrinação da Família da Consolata que
este ano tinha como lema “Perdão e reconciliação
Caminho
para
a
paz.
10.00 – O P. Norberto, Superior Provincial
dos Missionários da Consolata deu as Boas
Vindas aos peregrinos concentrados à frente
do seminário fazendo memoria da historia
dos Missionários da Consolata que começou
precisamente em Fátima em 1943.
10.45 – Iniciámos a Via Sacra a caminho
dos Valinhos na qual a narração histórica do
caminho de Jesus para o Calvário era intercalada em cada estação por narrações dos vexames, injustiças, sofrimentos e calvários fracassos mas também êxitos da humanidade no
presente
da
nossa
historia.
O som que tinha por objectivo congregar a
multidão caminhante numa oração uníssona,
falhou. (mais uma vez como disseram alguns)
Ante este facto alguns, muito poucos ficaramse na critica e transformaram a Via Sacra num
da Casa Madre - 3/09
passeio outros a grande maioria reuniu-se
improvisadamemte em pequenos grupos e
seguindo o mesmo guião num clima talvez
mais intimo e mais pessoal celebraram cada
estação no próprio local coisa que não aconteceria com o som global. A terem de permanecer as dificuldades técnicas porque não
institucionalizar o que espontaneamente
aconteceu.?
A via sacra culminou com um “hapening”
executado majestosamente pelos Jovens
Missionários da Consolata (JMC) sobre os
conflitos e desavenças da humanidade dividida em nações. Os jovens apareceram com
mascaras nas quais estavam pintadas as bandeiras de cada país donde os Missionários/as
da Consolata se encontram presentes.
15.30 – Depois de uma breve saudação e
no Santo Sacrifício que nos encheu as medidas.
Como toda a peregrinação a Fátima também a nossa terminou com o cântico emotivo
do Adeus, pena que antes de este começar os
sacerdotes já não estavam no santuário pelo
que também o povo saiu e os jovens ficaram
sozinhos a cantar e saudar com o lenço a
Nossa Senhora de Fátima. Nunca me esquecerei que precisamente no fim de um dia 13
enquanto os sacerdotes processavam no
recinto para a sacristia e se cantava o Adeus
alguém do povo disse em voz alta: “Os padres
não cantam”. Esta afirmação fez-me concluir
que muitas vezes somos frios e não vibramos
como o povo nas suas manifestações de fé.
Aqui fica um apelo para que no próximo ano,
todos juntos, com o povo cantemos o Adeus
de Fátima que tanto motiva e emociona a
quem o canta.
Vita nelle comunità
consagração à Nossa Senhora na Capelinha
das Aparições chegámos ao cume ou vértice
da Peregrinação a Celebração Eucarística.
Isto mesmo disse o P. Norberto no inicio da
Missa presidida pelo Reitor do Santuário de
Fátima e concelebrada pelos Missionários na.
recentemente Inaugurada Igreja da Santíssima
Trindade que tivemos a dita de estrear.
Na sua Homilia o Sr. Reitor interpretou de
uma forma missionaria a frase “Todos te procuram” do evangelho de São Marcos 1, 35-39
dizendo que o homem moderno tem procurado sentido e auto realização em muitos lugares, no trabalho, no lazer e tempos livres, no
consumismo, no desporto etc., mas só em
Cristo essa sede de sentido e direcção da vida
se pode encontrar.
A missa foi bem animada pelos jovens que
com a dança os símbolos e o canto nos ajudaram a cantar e a participar mais activamente
Parroquia San Isidro Labrador
p. Angelo Casadei, imc
tempo che saluto la gente, è una scena commovente.
I militari mi chiedono i documenti e mi lasciano
passare senza la perquisizione dei bagagli. Arrivo
alla canonica che trovo trasformata. I lavori di tinteggiatura e restauro che avevamo iniziato poco
prima della mia partenza sono terminati e così la
casa parrocchiale costruita 20 anni fa dal p.
Giacinto Franzoi ha recuperato l’antico splendore.
Il mio arrivo coincide con il periodo delle vacanze: per i mesi di dicembre e gennaio la scuola statale è chiusa, molti ragazzi e giovani se ne vanno da
Remolino con la famiglia o nelle fattorie dentro la
foresta o nelle regioni di origine per le festività
natalizie.
Quest’anno la gente si è mobilitata come non
mai per abbellire le strade del paese. E’ stato lanciato un Concorso dal Sindaco: “ La strada meglio
adornata avrà come regalo una porchetta”.
Il giorno dopo faccio un giro per il paese a trovare la gente. Visito la scuola materna dove alcuni
da Casa Madre - 3/09
Remolino
Sono partito da Bogotà la sera del 10 dicembre.
Ho viaggiato tutta la notte per arrivare a
Florencia dove, dopo aver salutato i confratelli
della “casa di appoggio” alle missioni del Caquetà
– Putumayo sono ripartito nel pomeriggio per
Cartagena del Chairà.
Qui ho passato la notte. Il giorno dopo sono
stato in Municipio a dialogare con i responsabili sui
vari progetti che si stanno portando avanti a
Remolino del Caguan.
Dopo pranzo riprendo il cammino e, al porto di
Cartagena, mi viene dato il benvenuto dalle Forze
Armate di Colombia con una perquisizione dettagliata…
Molto diverso è il benvenuto che ricevo arrivando a Remolino.
C’è molta gente ad aspettarmi al porticciolo
soprattutto i primi dieci prigionieri liberati dopo 5
mesi di carcere.
Una bambina di cinque anni mi abbraccia al
collo e non mi molla più! Resterà così per tutto il
49
Remolino
Vita nelle comunità
50
genitori stanno colorando le tavole della mensa con
colori vivaci, giallo e azzurro. Vado di casa in casa
a salutare e mi soffermo di più con le persone che
sono uscite da qualche settimana dal carcere, mancano però ancora 9 persone dal paese.
Faccio una tappa al piccolo Centro di Salute
dove mi dicono che da tre ore è nata una bellissima
bambina, la mamma viene da “Caño Sucio” un villaggio vicino a Remolino.
Alla sera celebro la Santa Messa dopo vari mesi
di assenza dal paese. In questo periodo si sono
alternati vari sacerdoti per celebrare e accompagnare la comunità.
Sono arrivato giovedì sera e già lunedì mi aspetta un lungo viaggio per la visita a 15 villaggi, (veredas) i più lontani dalla mia missione sarò accompagnato da Miguel l’autista della barca e suor Angela.
Iniziamo dal Guamo il villaggio più lontano
sperduto nella selva Amazzonica. Ho incontrato
una comunità molto unita, il leader è una donna, la
signora Nelly che con molta serietà anima la comunità perché le varie attività funzionino bene.
Ci fermiamo poi a Santo Domingo un centro
che raggruppa vari villaggi, dove la gente si ostina
a coltivare la coca, nonostante la presenza massiccia dell’Esercito.
Si lamentano con me perché i militari per sradi-
da Casa Madre - 3/09
care la pianta di coca stanno gettando diserbanti
dagli aerei sulle piantagioni ed ovviamente questo
veleno cade anche sulle altre coltivazioni tra cui gli
orti delle case.
Alla vereda di Monserrate c’è poca partecipazione ed alcuni fedeli partecipano perché vogliono
battezzare i loro figli.
La gente di questo villaggio mi dice che le sette
evangeliche hanno due chiesette. Chiedo allora ai
presenti se sentono l’esigenza di una cappella, e mi
dicono che già esiste il pezzetto di terra per la chiesa e perciò li animo perché formino un Comitato
Pro Chiesa e se la gente lo desidera cercheremo di
essere più presenti in questa comunità.
Il cammino continua con la visita di altri villaggi.
Caño Negro una comunità molto unita dove ho
trovato la presenza di alcuni anziani e questo dà
unità e solidità alla comunità. Nel villaggio della
Quillas, tutti ci aspettano nella scuola, punto di
ritrovo della comunità. Per entrare in questo villaggio e dirigersi verso il fiume si cammina in mezzo
alla foresta sopra una passerella per un chilometro
e mezzo.
Questa passerella è praticamente immersa nell’acqua che stagna tutto l’anno.
Nel periodo delle grandi piogge il livello dell’acqua si alza così tanto che si può entrare con picco-
Vita nelle comunità
Arrivati in parrocchia si celebra la Novena di
Natale itinerante per il paese.
Beatriz, la missionaria laica, ha organizzato un
gruppo di ragazzini che cantano e suonano vari
strumenti rendendo vivace e partecipativa questa
liturgia.
Il lunedì seguente con Miguel, il motorista e Juan
Carlos, il laico missionario, si riprende il viaggio per
altri 4 villaggi. Sono tre giorni dove non mancano
le avventure.
Partendo da Remolino verso il primo villaggio,
con l’elica del motore della nostra barca andiamo a
cozzare contro un tronco nascosto sotto l’ acqua e
rischiamo d’essere sbalzati fuori dall’imbarcazione.
Riaccendiamo il motore ma accelerando la barca
vibra poiché l’asse del motore è stato danneggiato.
Siamo in una zona dove non ci sono né villaggi, né
abitazioni sparse sulle rive del fiume. Proviamo ad
andare avanti molto lentamente, ma in questo
modo non arriveremo mai a destinazione.
Nel frattempo passa un “Piraña” una lancia dei
militari che fermiamo e chiediamo aiuto. Ci trasportano fino al primo porto “El Café” dove il
signor Luis Alfonso ci presta l’unica imbarcazione
da Casa Madre - 3/09
Remolino
le imbarcazioni, appunto le “quillas”.
Il paesaggio e la vegetazione sono meravigliosi.
Riprendiamo il cammino verso casa dopo un’intensa settimana di visita pastorale per celebrare la
domenica nel paese e riprendere il giro la settimana
seguente.
Nel viaggio di ritorno viene con noi una signora
ammalata, che trasportiamo al Centro di Salute, e ci
capita anche un piccolo incidente con la Fanteria di
Marina.
Questi reparti militari viaggiano per il fiume con
potenti imbarcazioni. Mentre stiamo navigando
vediamo da lontano che si avvicinano a tutta velocità e ci passano a fianco invitandoci a fermarci, ma
la loro velocità è talmente forte che l’onda che provocano con la loro imbarcazione blindata e pesante, ci cade addosso lavandoci completamente e
quasi facendo affondare la nostra piccola barchetta.
Quando i militari si accorgono che è la barca
della parrocchia e che a bordo ci sono io, rimangono sbalorditi. Inizia allora un’accesa discussione tra
il nostro conducente e quello dell’esercito, ma alla
fine finisce con le scuse reciproche e ciascuno continua il suo viaggio.
51
Remolino
Vita nelle comunità
52
del villaggio e così possiamo continuare il viaggio
fino a “Laguna Verde”. Arriviamo con due ore di
ritardo, però la gente è lì ad aspettarci. Nel pomeriggio andiamo al Venado nella scuola di
Mateguadua. Qui incontriamo molte persone e passiamo la notte in una famiglia, sposi da un anno.
Torniamo al villaggio del El Cafè dove celebriamo alcuni battesimi e prime comunioni grazie
all’impegno del catechista che ha preparato le persone a questi due Sacramenti.
Quindi ci rechiamo al paesino di Camelias dove
dopo la celebrazione aspettiamo l’imbarcazione di
linea che ci porterà a Remolino.
Siamo già al 23 di dicembre, in parrocchia si continua la celebrazione della Novena itinerante per il
paese.
La sera della vigilia celebriamo “Las posadas”
una rappresentazione dove Maria e Giuseppe chiedono alloggio nelle case di Remolino e vengono
rifiutati. Solo bussando alla porta della chiesa sono
accolti e quindi poi tutta la comunità entra per celebrare la notte di Natale.
Partecipa molta gente e la musica che animava il
paese fin dal pomeriggio viene abbassata notevolmente.
da Casa Madre - 3/09
Diamo rilievo alle persone liberate con le loro
famiglie e preghiamo per chi ancora è nel carcere.
Dopo la celebrazione invitiamo i bambini che
hanno animato la Novena e le persone che hanno
collaborato durante l’anno per ringraziarle e consegnare loro un piccolo regalo, animandole a continuare in questo cammino per costruire una comunità di comunione e partecipazione.
La settimana dopo Natale la trascorriamo risolvendo alcuni problemi di relazioni tra le persone
nel paese a causa di conflitti che si creano anche per
colpa dell’alcool, che è una piaga molto rilevante in
questo territorio e in Colombia.
Con la Giunta Comunale, con il Presidente dei
Servizi Pubblici, e un collaboratore tecnico delle
opere sociali, facciamo un incontro per analizzare
le opere che si stanno realizzando qui in Remolino.
E’ una settimana intensa.
Già siamo al 31 di dicembre, il 2008 ci lascia…
Per Colombia quest’ anno che si sta concludendo
rimarrà memorabile:
1) per i forti colpi inflitti alla guerriglia, incominciando dalla morte del fondatore della Farc, 2) il
bombardamento dell’accampamento di Raul Reyes
il comandante numero 1 della Farc,
Vita nelle comunità
dini del territorio,
-nella pastorale.
Il mio compito come sacerdote e parroco di questa comunità è di coordinare al meglio possibile
queste forze per il bene della gente di questa
immensa parrocchia. Tra di noi dell’equipe missionaria c’è un clima veramente di fraternità e di unità
che è la testimonianza più grande che dà valore a
tutto il “lavoro” di evangelizzazione che portiamo
avanti, soprattutto in un territorio e in un paese
dove si respira molta tensione e violenza a tutti i
livelli e come “pastore” vorrei accompagnare di più
le comunità dei villaggi. Dopo la metà del mese
incominceranno tutte le attività e come equipe missionaria ci troveremo il 21 e 22 di gennaio, per programmare l’anno 2009.
Il tema che ci accompagnerà quest’anno sarà il
perdono e la riconciliazione.
Ci sarà molto da fare, l’importante è incominciare il cammino, il Signore ci sta accompagnando,
sentiamo la sua presenza viva, quando ci incontriamo a pregare, quando ci sediamo a confrontarci o
a programmare, quando dobbiamo prendere insieme decisioni forti per il bene della comunità e della
missione, perché Gesù Cristo possa entrare sempre
di più nel cuore degli uomini e delle donne che
incontriamo ogni giorno sulla nostra strada. Grazie
per la vostra attenzione, il Signore vi benedica.
da Casa Madre - 3/09
Remolino
3)l’uccisione di vari comandati e la
resa di molti militanti del gruppo guerrigliero.
4)La liberazione in blocco di 15
sequestrati tra cui nomi illustri come
Ingrid Betancourt ed i tre militari USA.
Un’ operazione militare “perfetta” e
senza spargere una goccia di sangue.
5)Colombia ha rischiato un conflitto
armato con i paesi vicini: il Venezuela e
in modo particolare Ecuador, ma tutto
si è risolto con la diplomazia e la volontà della gente stanca della guerra.
Noi in Remolino abbiamo risentito
fortemente le conseguenze di questa
guerra interna colombiana con l’assalto
della polizia segreta e l’esercito regolare
dell’ 11 maggio in paese, dove 25 persone sono state incarcerate con l’accusa di
terrorismo, e collaborazione con la
guerriglia. In un territorio dove da sempre hanno governato la FARC e dove la
presenza dello Stato è stata minima, chi
non ha avuto relazioni con questo gruppo? Lo stesso p. Giacinto Franzoi è stato accusato fortemente
di collaborare con la Farc, un tentativo per sporcare l’immagine di un missionario che ha dato i
migliori 30 anni della sua vita.
In ogni caso è stato un anno per Remolino dove
la comunità si è unita fortemente, questi episodi e
la grande restrizione economica, sta creando unità,
collaborazione e fraternità nel paese.
Nel nuovo anno che ci attende vogliamo continuare a stare vicino alla gente accompagnarla in un
cammino di formazione cristiana ed umana.
Siamo un’equipe missionaria molto valida: tre
suore “Hermanas de la Paz”, Ximena, Angela, e
Maria Elisabeth, che si occupano del collegio-fattoria, della pastorale nella parrocchia e Ximena inserita anche come insegnante nella scuola superiore.
Due laici missionari della Consolata, Beatriz e Juan
Carlos che collaborano nei molti progetti sociali
della parrocchia, come:
-coltivazioni alternative cacao e caucciù
-incentivo dell’allevamento del bestiame,
-micro crediti ai contadini e a piccoli impresari
del luogo,
-la manutenzione del vivaio di cacao e la fabbrica di cioccolato,
-il collegio-fattoria che vuole essere un luogo di
formazione per i ragazzi e un modello per i conta-
53
La consolacion en la educacion
LMC
Beatriz Elena Mariño Martinez
54
Hace mas o menos tres meses llegando de Quito
(Ecuador) viniendo del CAM 3 y COMLA 8 recibí una
llamada de Carolina, ella me contaba que necesitaban un
maestro de matemáticas para el Colegio Colombo Italiano
plantel de la comunidad en Bucaramanga (Misioneros de
la Consolata). Casi inmediatamente recordé las múltiples
excusas que yo misma me planteaba para no asumir el roll
de maestra… pues me crié en este ambiente; mi Madre
fue profesora por 42 años y viví en carne propia las dificultades y alegrías de esta profesión… En fin vi el entusiasmo de mis amigas cuando me vieron llegar; Carolina
estaba prendiendo una velita para que me fuera muy bien
en la entrevista y mi amiga Nury salio corriendo para
darme buena energía y desearme suerte… creo que la
menos entusiasmada en este proceso era yo… fue así
como termine siendo maestra en el colegio… creo que
mas empujada (los empujones del espíritu diría Monseñor
da Casa Madre - 3/09
Augusto Castro) que por decisión propia…
Me lance en un mundo conocido pero a la ves incierto… es contradictorio pero así fue… toda mi vida he
amado las matemáticas… mas sin embargo estaba segura
que los conocimientos no bastaban… había mas por descubrir, mas por dar, mas por valorar, mas por aprender,
mas por enseñar… Descubrí que cada chico es portador
de una historia… y esa historia es su tesoro más valioso…
Antes de entrar a clase, le pedía a Dios que me ayudara, siempre fui conciente: Dios había puesto estos chicos
en mi camino para ayudar en el proyecto que ha demarcado mi vida desde hace muchos años “La consolación”
¿Pero como vivirla en la educación?
He de confesar que en tan poco tiempo no se puede…
viví grandes frustraciones y satisfacciones, normales para
la edad de los chicos, pero asombrosas para mí:
Las innumerables agresiones entre los chicos y chi-
que vea que yo si se” la verdad no pude con todos… pues
algunos no quisieron… ahí entendí una ley educativa confusa y polémica para muchos en Colombia; el decreto 230
del 2002 que claramente nos pide Desgastarnos en las
aulas por nuestros estudiantes… “Agotar todos los recursos para que ellos aprendan” he aquí otra inspiración
Allamanista “Lo que en el mundo tantos hacen por necesidad, vosotros debéis hacerlo por amor” (V.E. Pág. 99)
Y aquí viene otro lió mas complicado “El trabajo en
equipo con los demás maestros” parecía que cada uno
vivía en su materia y había hecho de su área un mundo aislado, todos corrían a sus clases y el timbre automático que
había hecho el hermano Cesar delimitaba nuestros espacios entre estudiantes y entre nosotros mismos: entregas,
fechas, exámenes, ingresar notas al sistema, recuperaciones, los días de las áreas y demás responsabilidades no
dejaban espacio para lo comunitario, ni siquiera para las
puestas en común con los estudiantes que presentaban
dificultades académicas… Repito cada uno en su
mundo… cada uno en su trabajo… ¡Y ni hablar de lo
interdisciplinario…! ¿Qué lió verdad? Construir integración en lo que estaba fragmentado… he de contarles que
en este proceso a todos nos dieron por perdidos, fue mas
fácil el “borrón y cuenta nueva” esto si que dependía de
nuestros directivos y de una muy buena orientación… al
final en la despedida descubrí que si había equipo… pero
lamentablemente todo se convirtió en “Lo que me sirve y
lo que no me sirve” que gran reto consolador… un reto
solo para valientes y personas que realmente tenga el carisma y la visión de la Consolación… al final nos unió el
dolor de quienes nos íbamos y el dolor de quienes se quedaban… el respeto y la admiración a los excelentes
docentes… a los que habían puesto su corazón en su trabajo… unos pasaron desapercibidos… otros dejaron
GRANDES HUELLAS en sus estudiantes y en sus compañeros de trabajo… otros donde quiera que estén SON
LA CONSOLACION… ojala hubiera un decreto como
el 230 en cuanto a los maestros para que los directivos
también se desgastaran con ellos… aquí perdieron el 70
% En fin como dice nuestro fundador “Los misioneros
valen más por lo que son, que por lo que hacen” (Me
llamo José Allamano, Pág. 40)
Las directivas… siempre me he preguntado ¿como se
orienta desde un escritorio…? o ¿como se orienta desde
el encierro de una reunión a la semana donde no hay contacto con los chicos…? o ¿Cómo un Consejo decide
sobre lo que no conoce, solo basándose en impresiones
de los que aparentan saber pero NO SABEN? De esta
experiencia aprendí que solo cuando se asume un grupo,
cuando se aborda un salón de clase, cuando se da y se recibe en RECIPROCIDAD, se delimitan los caminos a
da Casa Madre - 3/09
LMC
cas… el hecho de defenderse a los golpes “por que así
toca aquí maestra, si uno no se defiende lo tratan a uno de
bobo o de tonto” es claro que me sentí fracasada yo que
venia de trabajar con las ESPERE (Escuelas de Perdón y
Reconciliación) pero no lograba convencerlos. En ese instante comprendí en el gran lió que me había metido; pero
aun así tenia que continuar ¡no me podía rendir!
Fue ahí en donde descubrí que es en el acompañamiento individual, en las conversaciones hondas y profundas
con ellos, en el conocimiento de su historia de vida, en la
escucha a sus padres, en la coherencia de vida que ven en
nosotros sus maestros y en el profundo respeto que les
profesamos por que son lo mas valioso de un PLANTEL
EDUCATIVO y es así como debemos hacérselos saber
en todo momento; Es ahí en donde están las respuestas
positivas a toda expresión de rebeldía y altanería… Solo así
llegaremos a su corazón sitio reservado solo para los amigos quienes nos enseñan a crear comunidad, dejándonos
claro que no somos seres individuales, que el buen trato, el
respeto y el cariño hacia las personas que nos rodean es lo
mas significativo “por que quien da golpes, recibe golpes… pero quien se atreve a dar cariño recibe amor en
abundancia… soy fiel testigo de ello… en palabras de José
Allamano “Las comunidades que son más educadas,
saben también amarse más” (El siervo de Dios, Pág. 94)
“Las matemáticas” en ese mundo si que me desenvuelvo excelentemente; pero he ahí mi próxima frustración,
los chicos no estudiaban por aprender, lo hacían por la
nota (no puedo generalizar pero la mayoría si) “que enredos los que pasaban por mi cabeza” escuchaba expresiones como “maestrita ayúdeme” “maestra hoy no hagamos clase estamos cansados” “maestra no me gustan las
matemáticas” ¿y las matemáticas para que? “maestra
ponga el examen fácil” “maestra ayúdeme ¡yo veré no!” y
otros muchos quienes pretendían pasar la materia sin el
menor esfuerzo. He de contarles que mi desilusión mas
grande fue ver algunos exámenes en blanco matemáticamente… pero ricos en gráficos como los emblemas de los
equipos de fútbol en los de los chicos, y de muñecos variados en los de las chicas, en los que por supuesto no faltaba la frase “maestra ayúdeme NO ME DEJE MORIR”
pueden ver a lo que un maestro se somete después de desgastase con ellos uno a uno para que entendieran los
temas. Que lió repito… Ahí tenia que ser astuta y recordaba constantemente un frase que ha marcado mis actitudes de frente a muchas situaciones “Para Dios nadie esta
perdido” y empecé a ver en los mas complicados mis mas
grandes retos como maestra… sí les dedique un poco mas
de tiempo y ellos se convirtieron en mis monitores; confieso que a momentos pensé que me estaban haciendo
trampa y ellos mismos decían “Póngame un ejercicio para
55
seguir “he ahí la diferencia…” “el
rostro de Dios esta en el pueblo, solo
hay que darle forma” dijo Monseñor
Augusto Castro en la charla que dio
en la inauguración del Centro de
Misión y culturas de la Consolata en
Bogota. Entonces puedo concluir
que “Es en el lenguaje NO VERBAL de los estudiantes donde se
descubren los verdaderos proyectos
educativos y las metodologías
correctas a seguir en cada lugar especifico” pues ellos son portadores de
una historia y merecen el derecho al
acompañamiento consolador que
nos exige el carisma… diría José
Allamano “El objetivo de sus estudios no es el de aprobar el año, sino
de formarse, es decir cumplir con su
deber para ser luego útiles a los
demás” (Me llamo José Allamano,
Pág. 13)
La Fe… El punto mas importante de todos ¿Cómo contagiar la Fe en
el carisma de la Consolación en estudiantes, maestros y directivos? Un
día me sorprendí cuando recibí la llamada de una de mis estudiantes
Jessica quien me pregunto “¿Maestra
a que hora son las misas en la iglesia
del colegio? Es que quiero ir con mi
abuelita” ella se refería a las misas en
la Parroquia de Nuestra Señora de la
Consolata; yo creo que ella nunca se
dio cuenta de lo significativa que fue
esa llamada para mí… La Fe se ve en
el corazón de quien la profesa… la
certeza de la diferencia… la da el
maestro que enseña con amor, con
vocación, el que se desgasta por
aquellos que Dios ha encomendado
a su cuidado… POR QUE LA FE
SE FORTALECE DANDOLA…
modelo de José Allamano “Hay que
ser extraordinarios en lo cotidiano…
No importa hacer muchas cosas
sino hacerlas bien” (V.E. Pág. 156)
He recibido la CONSOLACION y por vocación he decidido
DARLA… Doy gracias a Dios por
la oportunidad que me dio al ser
maestra… los recuerdos, las enseñanzas y los pequeños detalles de los
chicos… Dejaron una gran huella
CONSOLADORA EN MI
CORAZON… ellos la siguen fortaleciendo cada vez que me escriben… por que los Amo… he dedicado este artículo a la maestra Nury
Quintero “La maestra de maestras”
por todo lo que me enseño y me
sigue enseñando… por su acompañamiento y amistad sincera…
Hemos dejado una huella indeleble
en el corazón de cada una de nosotras por que conservamos nuestra
amistad fuertemente y el sentido de
la Lealtad al 100% esa es la esencia de
la consolación… lo que hace novedoso el Evangelio Día a Día…
segundo a segundo… a riesgo de
perderlo todo… pero con la certeza
de haber ganado en Dios y en la
Consolación… al final rendiremos
cuentas solo a El… y El sabrá que
hacer con nosotros…
Que mejor que concluir con esta
frase tan significativa del Beato José
Allamano nuestro fundador:
“Son ustedes unas plantas jóvenes
y el Señor quiere que crezcan bien.
Déjense corregir, no deben crecer
torcidos. Construyan su propia personalidad” (Me llamo José
Allamano, Pág. 42)
da Casa Madr e
Mensile dell’Istituto Missioni Consolata
Redazione: Segretariato Generale per la Missione
56
SOMMARIO
Editoriale
2
TIMOTEO - Amanuense
e erede spirituale di Paolo
4
L’accoglienza dello straniero
in vista della fraternità
interculturale
6
«faremo d'accordo
un pò di bene»
9
Visita canonica in Venezuela
12
In Italia: l’approfondimento
dell’interculturalità
13
VENITE CON ME IN
DISPARTE
14
A p. Osvaldo Coppola
nuovo segretario generale
tanti auguri!
15
Diario della Casa Generalizia
17
We have to encounter
Jesus otherwise …
18
ASSEMBLEA
della Regione Italia
19
La visite de la Direction
Generale au Congo
21
Together we can do more
23
Profesión religiosa en el
noviciado latinoamericano
25
Foro Mundial de Teologia
y en el Foro Mundial Social
27
Entrar na corrente
29
IMC Toronto News
31
IMC USA News
32
Festa del Beato
Giuseppe Allamano
34
Sarà festa grande per i
cento anni della Casa Madre
36
The Days in the
Hospital World
38
A Nabasanuka, tra gli
indios warao
40
Rientrare a Gibuti,
con tante emozioni
42
Diario de comunidad
44
Ho lasciato Sago
e ora sono a Madrid
47
19ª Peregrinação
48
Supporto Tecnico: Mauro Monti
Parroquia San Isidro Labrador 49
Viale delle Mura Aurelie, 11-13 00165 ROMA - Tel. 06/393821
La consolacion en la educacion 54
C/C postale 39573001 - E-mail: [email protected]
da Casa Madre - 3/09