GIORNATA DELLA MEMORIA Il 27 gennaio si celebra la giornata
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GIORNATA DELLA MEMORIA Il 27 gennaio si celebra la giornata
GIORNATA DELLA MEMORIA Il 27 gennaio si celebra la giornata della Memoria. In quel giorno del 1945, il campo di sterminio di Auschwitz, fu liberato dall'Armata Rossa. Per non dimenticare … PRIMO LEVI- SE QUESTO E’ UN UOMOVoi che vivete sicuri Nelle vostre tiepide case, voi che trovate tornando a sera Il cibo caldo e visi amici: Considerate se questo è un uomo Che lavora nel fango Che non conosce pace Che lotta per un pezzo di pane Che muore per un sì o per un no. Considerate se questa è una donna, Senza capelli e senza nome Senza più forza di ricordare Vuoti gli occhi e freddo il grembo Come una rana d'inverno. Meditate che questo è stato: Vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore Stando in casa andando per via, Coricandovi alzandovi; Ripetetele ai vostri figli. O vi si sfaccia la casa, La malattia vi impedisca, I vostri nati torcano il viso da voi. …Emersero invece nella luce dei fanali due drappelli di strani individui. Camminavano inquadrati, per tre, con un curioso passo impacciato, il capo spenzolato in avanti e le braccia rigide. In capo avevano un buffo berrettino, ed erano vestiti di una lunga palandrana a righe, che anche di notte e di lontano si indovinava sudicia e stracciata. Descrissero un ampio cerchio attorno a noi, in modo da non avvicinarci, e, in silenzio, si diedero ad armeggiare coi nostri bagagli, e a salire e scendere dai vagoni vuoti. Noi ci guardavamo senza parola. Tutto era incomprensibile e folle. Ma una cosa avevamo capito. Questa era la metamorfosi che ci attendeva. Domani anche noi saremmo diventati così. da SE QUESTO È UN UOMO, Opere, Einaudi In Lager si entrava nudi…La giornata del Lager era costellata di innumerevoli spogliazioni vessatorie: per il controllo dei pidocchi, per le perquisizioni degli abiti, per la visita della scabbia, per la lavatura mattutina; ed inoltre per le selezioni periodiche, in cui una “commissione” decideva chi era ancora atto al lavoro e chi invece era destinato all’eliminazione. Ora, un uomo nudo e scalzo si sente i nervi e i tendini recisi: è una preda inerme. Gli abiti, anche quelli immondi che venivano distribuiti, anche le scarpacce dalla suola di legno, sono una difesa tenue ma indispensabile. Chi non li ha non percepisce più se stesso come un essere umano, bensì come un lombrico: nudo, lento, ignobile, prono al suolo. Sa che potrà essere schiacciato ad ogni momento. da I SOMMERSI E I SALVATI, Opere, Einaudi Ci siamo accorti subito, fin dai primi contatti con gli uomini sprezzanti dalle mostrine nere, che il sapere o no il tedesco era uno spartiacque. Con chi li capiva, e rispondeva in modo articolato, si instaurava una parvenza di rapporto umano. Con chi non li capiva, i neri reagivano in un modo che ci stupì e spaventò: l’ordine che era stato pronunciato con la voce tranquilla di chi sa che verrà obbedito, veniva ripetuto identico a voce alta e rabbiosa, poi urlato a squarciagola, come si farebbe con un sordo, o meglio con un animale domestico, più sensibile al tono che al contenuto del messaggio. Se qualcuno esitava (esitavano tutti, perché non capivano ed erano terrorizzati) arrivavano i colpi, ed era evidente che si trattava di una variante dello stesso linguaggio: l’uso della parola per comunicare il pensiero, questo meccanismo necessario e sufficiente affinchè l’uomo sia uomo, era caduto in disuso. Era un segnale: per quegli altri, uomini non eravamo più. (…) da I SOMMERSI E I SALVATI, Opere, Einaudi Così morì Emilia, che aveva tre anni; poiché ai tedeschi appariva palese la necessità storica di mettere a morte i bambini degli ebrei. Emilia, figlia dell’ingegner Aldo Levi di Milano, che era una bambina curiosa, ambiziosa, allegra e intelligente; alla quale, durante il viaggio nel vagone gremito, il padre e la madre erano riusciti a fare il bagno in un mastello di zinco, in acqua tiepida che il degenere macchinista tedesco aveva acconsentito a spillare dalla locomotiva che ci trascinava tutti alla morte. Scomparvero così, in un istante, a tradimento, le nostre donne, i nostri genitori, i nostri figli… Li vedemmo un po’ di tempo come una massa oscura all’altra estremità dalla banchina, poi non vedemmo più nulla. da SE QUESTO È UN UOMO, Opere, Einaudi Sognavamo nelle notti feroci sogni densi e violenti sognati con anima e corpo: tornare, mangiare; raccontare. Finchè suonava breve e sommesso il comando dell'alba: "Wstawa_"; e si spezzava in petto il cuore. Ora abbiamo ritrovato la casa, il nostro ventre è sazio, abbiamo finito di raccontare. E' tempo. Presto udremo ancora il comando straniero: "Wstawa_". Ad ora incerta – Primo Levi – 5 – pag. 530 " Che noi siamo ancora vivi questa è la nostra colpa." E' l'estate del 1946, Karl Jasper filosofo e psichiatra tedesco vissuto nel periodo della seconda guerra mondiale,che non aderì al nazionalsocialismo, è appena tornato in Germania, e sta tenendo un corso all'università di Heidelberg, una serie di lezioni, nel semestre estivo, che hanno come oggetto "la questione della colpa". Cuore di quelle lezioni è questo concetto: " CHE NOI SIAMO ANCORA VIVI, QUESTA E' LA NOSTRA COLPA". Di che colpa sta parlando Jaspers? Di fronte all'orrore dell'olocausto il mondo si domanda: "come è stato possibile?" Ce lo si chiedeva all'indomani della guerra come oggi. " Come è stato possibile?” C’è da domandarselo davanti ai film, a Primo Levi, ad Anna Frank e di fronte alle foto sui manualie di storia, foto di fosse con corpi ammassati dentro, corpi che non erano più uomini e donne, erano ossa e poca carne e basta. Leggendo Jaspers, il suo piccolo saggio "La questione della colpa", del 1947, che affronta di petto la domanda che tutti si ponevano e che tutti ci poniamo, come è stato possibile? di chi è stata la colpa? Jaspers ripercorre le varie forme della colpa: la colpa giuridica ( che si riferisce a quelle azioni che trasgrediscono la legge), la colpa politica ( che si riferisce alle azioni degli uomini di stato, e che si estende a tutti nella democrazia), la colpa morale ( che è una colpa individuale che ciascun uomo rileva nella propria coscienza). E la COLPA METAFISICA . Questa colpa investe qualsiasi persona che tolleri ingiustizie, qualsiasi persona che trasgresdisca la norma etica di considerare sempre l'uomo come fine e mai come mezzo. Di fronte a questa responsabilità, l'essere ancora vivi all'indomani dell'olocausto, è per Karl Jaspers una colpa perchè significa che, pur di salvare la propria vita, si è rinunciato alla vita degna, che "nel caso dell'uomo vuole che si viva insieme o non si viva affatto." All'origine del male non c'è una volontà sadica o malvagia ma solo un essere irresponsabile, sciocco, banale, cieco. La banalità del male consiste nel dimenticare la dimensione piena della nostra vita, dimenticare la nostra responsabilità. E' per questa banalità che Eichmann ha potuto dire: il mio compito era trasportare quanti più ebrei possibile, farlo in maniera efficiente e ordinata e siccome sono un uomo per bene dovevo fare per bene il mio lavoro. Quanto si è perso di vista la realtà in un atteggiamento simile? Eichmann non odiava gli ebrei, Eichmann era solo un uomo banale, che viveva una vita banale, con una madre pretenziosa che voleva in ogni modo soddisfare, a cui dimostrare quanto lui valeva. Non era mai riuscito a trovare un buon posto di lavoro, finchè arrivò il nazismo che fu per lui l'occasione di far carriera. Questa è la realtà. E non si tratta di una caso isolato. La stessa identica ricostruzione vale se, si vanno a vedere quali furono i motivi che spinsero gli uomini ad arruolarsi nel famigerato battaglione 101 dei nazisti: avevano bisogno di un posto di lavoro per mantenere la famiglia. Uomini comuni che diventano carnefici per il lavoro e per il gruppo. Non erano sadici, non erano criminali, erano uomini comuni che facevano il loro lavoro con efficienza. Senza spingere il loro sguardo sulle loro Responsabilità. E questo è follia. Allo stesso identico modo Franz Stangl, direttore del carcere di Treblinka, quando gli viene domandato se LUI NON POTEVA FARE QUALCOSA, nella sua posizione, per evitare quell'orrore, quella gene ridotta a carne da macello, i recinti, le frustate, le torture e tutto il resto ripsonde :" No, no , no.. il lavoro di uccidere con il gas e bruciare cinque e in alcuni campi fino a ventimila persone in ventiquattro ore esige il massimo dell'efficienza. NESSUN GESTO INUTILE, nessun attrito, niente complicazioni, niente accumulo. Arrivavano e tempo due ore erano già morti. QUESTO ERA IL SISTEMA. l'AVEVA ESCOGITATATO WIRTH. FUNZIONAVA. E DAL MOMENTO CHE FUNZIONAVA ERA IRREVERSIBILE. Allora ha senso la giornata della memoria, le giornate della memoria, dei tanti olocausti e stermini della nostra storia, perchè quella memoria diventa un modo per superare il dolore, il senso di assurdità, costruire persiero critico, riscatto, differenza. Ma non è solo questo, non può bastare solo questo. Le giornate della memoria hanno senso se inserite in un progetto educativo ampio che abbia al centro la costruzione per la nostra epoca di un'etica della Responsabilità. Ogni progetto educativo deve accompagnare ogni persona a costruire appieno sè, dunque alla VIRTU', intesa come perfetta realizzazione dell'essere umano. Quanto la bontà, o la vitru', l' intelligenza rispettosa e responsabile e la Cura del mondo, sanno essere al centro del nostro progetto di educazione? quanto siamo consapevoli della necessità di una etica della Responsabilità? Della persona al centro, dove la Responsabilità verso se stessi, verso gli altri e verso il mondo sia il principio base, che porta i giovani ad imparare ad esercitare un PENSIERO A LUNGA SCADENZA, che si guarda intorno, avanti e a lungo termine, che si interroga sui valori di fondo della vita, riportando al centro le emozioni e i sentimenti, e che risottomette il poter fare al voler fare. puf