Newsletter n. 29 novembre 2008 (PDF 317 Kb)

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Newsletter n. 29 novembre 2008 (PDF 317 Kb)
CSTG-Newsletter n.29 novembre08
della learning community del Centro Studi di Terapia della Gestalt
___________________________________________________________________________
Sommario
Edit.............................................................................1
Topic ..........................................................................3
Scuola e dintorni .......................................................6
Network......................................................................7
prossimo,
si
è
tenuto
quello
promosso
dalla
Universidad Gestalt de America a Città del Messico di
cui cercherò di dare alcune note. Interessanti sono
stati i contatti con alcuni colleghi che ci auguriamo di
avere in Italia in un futuro anche prossimo per
mantenere quegli scambi professionali già rivelatisi
così importanti in passato con altri visiting professors.
Dei colleghi dimostratisi interessati ad una
collaborazione cito in particolare:
Thesis .........................................................................8
Eventi .......................................................................10
Incontri ....................................................................11
AUTOBioGRAFIA ..................................................13
Segnalazioni ............................................................15
Biblio........................................................................15
Perls’s pearls ...........................................................16
Risonanze.................................................................16
Visti e letti ................................................................16
Da giornali e riviste .................................................18
Gea ...........................................................................19
Poiesis ......................................................................20
Fatti della vita..........................................................21
Witz ..........................................................................22
° Hector Salama, attivissimo organizzatore del
Congresso e fondatore della Universidad Gestalt de
America che ha recentemente ottenuto dal governo
messicano il riconoscimento come università privata
nella psicoterapia. - Hector ha presentato un
interessante contributo sul lavoro nella coppia come
sintesi di una esperienza ventennale in materia.
Un’altra sua prerogativa è la costruzione di un reattivo
mentale, molto diffuso e non solo in Messico, che
valuta le funzioni del sé. Viene spesso applicato come
indice del progresso nel percorso terapeutico. Uno
strumento che sarebbe bene esplorare per avere
successivamente con Hector una supervisione
specifica
° Manolo Ramos, che conosco da anni per aver
svolto seminari presso il suo attivissimo Istituto de
gestalt di Valenza in Spagna, ha presentato due
apprezzate conferenze su I miti della gestalt e sul
Rischio emozionale per il terapeuta. Manolo si occupa
anche di depressione in un’ottica gestaltica e non
mancherà di raccontarci come la pensa in proposito
° Pancho Huneeus, terapeuta cileno e direttore di
una interessante casa editrice: Quatro vientos. Di
Pancho, che conosco da tempo come fine pensatore
(e musicista), ho potuto apprezzare un lavoro
esperienziale davvero toccante e che lui definisce
Danza afectiva. Si tratta di un lavoro meditativo in
movimento che utilizza basi musicali diverse,
comprese la musica classica, e che consente
l’attraversamento di stati di coscienza molteplici e
molto ri-creativi. Un’esperienza che gli chiederemo
senz’altro di riproporci.
Chac Mool
Edit
Anche questo numero ci impone l’arte del “levare” più
che del “mettere”, come direbbe Michelangelo a
proposito dell’arte. Sono molte infatti le notizie che
meriterebbe riportare e che, per dovere di
sintesi,cerchiamo di sintetizzare.
- I congressi, innanzitutto. Oltre a quelli di Torino
promosso dalla Società di Psicoterapia della Gestalt e
del World Council for Psychotherapy che si è svolto a
Pechino e di cui vi daremo una sintesi il mese
° Yaro Stark, di origine ucraina ma trapiantato da
decenni in Canada, Australia e, più recentemente in
Spagna (dove ha un pupo di cui si occupa in modo
ammirevole) ha presentato il suo pezzo forte: la
caotica. Una scienza di grande attualità e che ha
riflessi molto interessanti anche in alcune fasi del
processo terapeutico.
° Celedonio Castanedo, che rappresenta la Gestalt
accademica in quanto professore presso la Università
Computense di Barcellona e Messico. Celedonio, che
ha all’attivo molte pubblicazioni, ha presentato una
ricerca sulle tesi di dottorato desumibili dalle banche
dati delle università americane. La Terapia della
Gestalt … non compare tra le più presenti, come
sappiamo. Abbiamo tuttavia in animo di estendere la
campionatura anche alle scuole di specializzazione
CSTG-Newsletter n.29, novembre 08
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------post-universitaria che, come in Italia, sono equiparate
ai corsi universitari. La creazione di una banca-dati
sulle tesi che hanno per tema la gestalt terapia
potrebbe evidenziare come questa disciplina abbia una
sua vitalità molto maggiore di quanto attualmente può
essere evidenziato da filtri più tradizionali.
° Guillermo Feo, collega dal Venezuela, ci ha
spiazzato tutti (in particolare noi europei) con una
dotta relazione su cosa debba intendersi per indirizzo
“umanistico” in psicoterapia. Lo ha fatto ricollegandosi
alla grande tradizione umanistico-rinascimentale nella
quale l’Italia, con Petrarca in testa, ha dato
notoriamente il contributo maggiore. Un Collega che
Sara Bergomi ha frequentato in occasione di un
workshop a Parigi e che meriterebbe del pari di avere
una volta tra noi
° Marcela Miguens ha fatto una ottima sintesi della
Psicologia transpersonale collegata alla Gestalt. Ha un
nipotino milanese e quindi … non sarà difficile farci
dire qualcosa sul tema
° Porfirio Morales ha tenuto un workshop sulla
Tanatologia in un’ottica gestaltica. Un seminario che
mi sono concesso e nel quale ho avuto modo di
elaborare un lutto (in relazione con mio padre) che mi
attendeva da anni. Porfirio e il suo staff lavorano da
decenni in questo campo e … non sarebbe male farci
insegnare qualcosa in proposito.
- Come topic riporterò un mio contributo su Los dias
de los muertos che, appunto in questi giorni, si
celebravano in Messico. Una celebrazione che affonda
le sue radici in tradizioni preispaniche e che tuttora
sopravvive con caratteristiche davvero peculiari e che
mi è sembrato utile riportare in sintesi collegando il
tema ad una prospettiva sul mundus immaginalis.
- Nella struttura del percorso formativo avvieremo dal
prossimo anno quella innovazione a cui ci prepariamo
da anni: passare dalla relazione sui testi
integrativi alla sintesi sugli argomenti di base
che caratterizzano i corsi e che sono anche oggetto
delle domande di esame per la prove scritte. Abbiamo
già molto materiale scientifico su questi argomenti. Si
tratta ora di distribuirlo fra tutti dando a ciascun
allievo – da solo o in collaborazione con un compagno
di corso – la tesina che rappresenterà poi il materiale
di riferimento per la preparazione teorica di base.
Un’espressione di quella learning community che sta
sempre più diventando un dato reale e non solo una
espressione suggestiva.
- Ci siamo anche posti il quesito di come mantenere
dei rapporti costruttivi e di continuing
education con gli allievi che hanno completato i corsi
e che … non sono pochi. Il progetto è di far comparire
sul sito i nomi dei diplomati dando a coloro che sono
interessati a mantenere un collegamento con il centro
studi una forma di associatura che comporti dei
benefici in termini di facilitazione a iniziative di
aggiornamento, supervisione, discussione di casi
clinici, conferenze etc.
- Nella rubrica Gea compare un sintetico vademecum
per cittadini che hanno a cuore il pianeta terra.
Il tema è di interesse non marginale per noi tutti ed in
particolare per coloro, come i gestaltisti, che vedono le
sorti del bene/malessere intrinsecamente collegate alla
relazione Individuo/Ambiente.
- Le foto si riferiscono ai relatori di cui ho riportato
alcune note e alla Fiestas de los muertos.
Riccardo Zerbetto
- Si è tenuta anche quest’anno la Giornata sulla
Ricerca con aggiornamenti interessanti sui progetti
avviati e nuovi contributi. Verrà riportata di seguito
una sintesi dell’intervento di Anna Meazza sulla
dinamica
interemisferica
nella
concezione
audiopsicofonologica di A. Tomatis. Un contributo a
cui mi auguro possano seguire altre occasioni di
scambio professionale.
- Sulla scia dell’esperienza di Orthos, che si è ormai
ricavato un suo spazio ben consolidato nel panorama
italiano (e non solo) di interventi sul gioco d’azzardo
patologico,
prenderanno
l’avvio
due
moduli
sperimentali: uno sulle psicodermatosi (con Katia
Stanzani e Michela Parmeggiani) ed uno su ansia e
attacchi di panico (con Rosa Versaci). Preghiamo
tutti coloro che abbiano contatto con persone
interessate a queste patologie di segnalarcele per
raccogliere un numero sufficiente di utenti con i quali
avviare il protocollo sperimentale. Coloro che fossero
interessati a prender parte a questi progetti possono
segnalarlo in Segreteria
Manolo Ramos
- Come eventi in calendario segnaliamo la Giornata
sulla Relazione educativa per il 16 gennaio e quella
sulle Diverse identità di fine gennaio.
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CSTG-Newsletter n.29, novembre 08
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Topic
Los dias de los muertos
Una mattina sonnolenta ed un po’ grigia. E’ il due
novembre, giorno dei morti. Di ritorno dal Messico,
dove sono stato per un congresso di Gestalt, mi
ritrovo con le tante sensazioni ed immagini collegate a
questa festività che rappresenta forse la più
importante nella cultura messicana (se ne svolgono
dalle 5 alle 6.000 nelle diverse regioni secondo una
tradizione che risale dai 2.500 ai 3.000 anni fa) . Un
insieme di riti, di racconti, di folklore che affonda le
sue radici nella cultura preispanica che mi ha irretito
completamente ed i cui affioramenti cerco di
condividere con voi che avete voglia di varcare la
soglia, generalmente orrifica, del tema dei morti per
addentrarvi in ciò che il mondo delle ombre può
riservarci.
Questo percorso, che si propone di essere della
psiche, o meglio di “Psiche” (o Anima per Hillman che
in qualche modo ha a che fare con realtà che hanno
una loro configurazione personificata) non può che
essere infero, dal momento che, come sempre il
nostro Autore ci suggerisce, è proprio di Psyche
muoversi nel mondo immaginale notturno (onirico) ed
essere ontologicamente collegato ad Eros.
A questo tema unirò quello del processo
morfogenetico (gestaltung) che è stato oggetto della
mia relazione al congresso e che intende riguardare
appunto il complesso processo che ha condotto a
quella che ora si presenta come la morfologia della
festività dei Morti e che evoca aspetti squisitamente
“animati” – per non dire animistici- che impattano in
modo ancora forte l’immaginario ed i comportamenti
dei messicani odierni anche se il processo di
modernizzazione, inteso come dimensione empiricorazionalista sta avendo ovviamente un graduale
sopravvento.
Ma veniamo a come si presenta, ancora oggi, questa
“morphè” della festa dei Morti, questa gestalt
intendendo con questo nome, come sappiamo,
quell’insieme di elementi che si riassumono e vengono
superati da un “quid” che all’insieme degli elementi dà
“senso”.
I fiori gialli intanto (cempasuchìl, che in italiano credo
si chiamino tagete) che già ci accolgono nelle grandi
immagini all’aeroporto. Sono i fiori dai cento petali e
che fioriscono in particolare in autunno, quasi un inno
estremo alla fine della stagione del sole che trapassa
velocemente in quella del buio e del freddo. Questi
fiori, che dilagano nei campi coltivati e che traboccano
dai cammion vetusti e dai carretti in questa stagione,
riempiono i cimiteri in questi giorni. Addobbano in
particolare gli altari che in ogni casa si addobbano in
ricordo dei familiari che hanno ormai abbandonato la
vita terrena, ma che pure restano presenti e vivi nel
condividere i legami familiari e la loro presenza nello
spazio dell’oikòs, della intimità della casa.
Questi altari (di cui un esempio esemplare era anche
nella sede della Universidad Gestalt de America di
Hector Salama che ha promosso il Congresso) sono
arricchiti di molti ingredienti: le foto dei defunti
innanzitutto, fiori, appunto, cibo (noci, pani gialli “dei
morti”, ma anche frutta fresca e dolci). Questo cibo, e
qui è il punto, è in particolare quello che
maggiormente era gradito ai familiari estinti. Viene
preparato con cura e messo a disposizione degli
“antepasados” con la curiosa idea che gli stessi
possano ancora goderne nella forma più universale
della condivisione umana che sta appunto nel
condividere la “comida”. Incredibile la trasversalità di
questa usanza che troviamo in tempi così lontani e
sotto latitudini più distanti. Il sim-posio – letteralmente
bere insieme – che rappresentava l’essenza del
piacere condiviso (agape) e che veniva ricordato nei
vasi che arredavano il corredo funebre anche nella
cultura greca, oltre che medio-orientale e delle culture
nordiche delle grandi praterie (kurgan), si ritrova
puntualmente nella cultura ispano-americana che
echeggia, vedremo poi, antiche tradizioni dei popoli
mesoamericani prima della venuta dei conquistadores.
Tra queste due culture è avvenuto, come inevitabile,
un complesso processo sincretico per il quale le
ricorrenze attuali, che richiamano alla tradizione
cattolica, si innestano in forme rituali che le
distinguono fortemente da quelle a cui siamo abituati
nelle nostre consuetudini.
Me vediamo alcuni elementi caratteristici di questi
antichi riti. Lo farò senza appesantire il testo di
citazioni che pure sono andato a ricercare per dare
maggiore fondamento a questa piccola ricerca.
Il tema della morte, come sappiamo, era centrale nelle
culture preispaniche. Il sacrificio umano, ed in
particolare l’offerta del cuore del sacrificato al dio del
sole, rappresentava il culmine rituale di queste culture
che, seppure con alcune varianti, sono comunque
contraddistinte da una relativa omogeneità su questo
aspetto cerimoniale. Ne sono testimonianza le
strutture a piramide che rappresentavano di fondo un
grande altare dove detti sacrifici si operavano per
essere il più possibile vicini agli dei del Cielo
(contrariamente al culto degli dei Ctoni più frequente
nell’occidente neolitico sino alla Grecia arcaica). La
innegabile “ferocia” di questi riti rimanda ad usanze di
popolazioni
nomadi
di
cacciatori-raccoglitori
provenienti dalle zone desertiche del Nord (in relativa
continuità storico-geografica con le culture dei
pellerossa. E non dimentichiamo il rito del “mangiare il
cuore” operato dallo stesso Toro seduto ai danni del
generale Custer come quello di cibarsi del cuore del
bisonte, sede del coraggio del nemico o dell’animale di
cui il guerriero vuole impadronirsi). Tali popolazioni,
come avvenne per i nostri barbari, calavano
ciclicamente verso le terre più ubertose ed umide degli
altipiani del Sud dove trovavano insediamenti di
popolazioni dedite alla agricoltura. Nel caso dei
Mexicas, questa invasione si fa risalire attorno al 1.100
con l’insediamento nella zona lacustre di Tenochtetlan
(oggi Città del Messico) sino ad assumerne il totale
controllo politico-militare attorno al 1.300 e, come
culura Atzeca, sino alla occupazione da parte degli
spagnoli attorno al 1.520.
I riti agresti, come ricorda Mircea Eliade, sono
contraddistinti dalla rievocazione cerimoniale della
alternanza tra cicli stagionali di vita e morte, di fine e
nuovo inizio e quindi del dio/dea della fertilità e
dell’abbondanza a cui vanno offerti sacrifici per
propiziarne, appunto, l’eterno “ritorno”.
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CSTG-Newsletter n.29, novembre 08
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Morte e vita appaiono dunque come due facce di una
stessa medaglia (da cui il tema del due-in-uno che
compare in molti amuleti aztechi sotto forma di
gemelli siamesi con due teste intrinsecamente
collegate ad un unico corpo). Nel calendario atzteco,
inoltre, aveva grande importanza appunto la
ricorrenza dell’equinozio, sia di autunno (tra settembre
e ottobre) che di primavera (tra febbraio e marzo). i
due periodi sancivano in effetti la fine del ciclo vitalesolare del vecchio anno e la rinascita del nuovo.
Entrambi
questi
periodi
sono
notoriamente
accompagnati dall’abbondanza dei fiori che richiamano
un innegabile elemento di freschezza vitale e di
festosità, di esuberanza cromatica nella natura.
Senora muerte
In un rito del popolo Otomì (le forme mitico-rituali
acquistano ovviamente delle “varianti” nelle diverse
popolazioni pur mantenendo una loro “costante” nella
struttura
fondamentale)
il
sacerdote-sciamano
decollava una giovane donna (come si taglia la corolla
di un fiore …) nel rito autunnale e si rivestiva della sua
pelle per impersonare la dea Toci, “madre degli dei e
cuore della terra” a cui era dedicata la stagione
invernale. Nel rito primaverile era invece un maschio a
venire sacrificato con analoga modalità per inaugurare
il ritorno del nuovo ciclo solare. Si rievocava in tal
modo l’alternanza-complementarietà della coppia
cosmica e la fondamentale importanza della coppia
acqua-sole per il ciclo fecondativo della terra (per i
Greci, curiosamente, era Zeus (da cui il romano Giove
pluvio o divinità fluviale) che fecondava la Terramadre (come Urano con Gea). Da cui si nota una
inversione dei termini … nella quale il sostanziale
prodotto “addizionale” comunque non cambia.
A questi due appuntamenti stagionali di morterinascita si collegava la “andata” ed il “ritorno” dei
defunti. Gli stessi, nella cosmologia azteca
(contrariamente ai bambini morti in tenera età e che si
ricongiungevano al magma cosmico dell’essenza vitale
dell’universo ed ai quali veniva dedicato un giorno
specifico di onoranze, quello che per noi è il Giorno dei
Santi) avevano, dopo la morte, dei destini differenziati.
Ma non in relazione al modello “etico” dimostrato
durante la vita, come nella tradizione cristiana (ed
orfica, prima ancora), ma in relazione al periodo o alla
causa della morte già scritta nel destino, secondo una
logica che collega il destino dell’anima al segno –
diremmo zodiacale – ad essa collegato sin dalla
nascita. Esiste infatti un oroscopo Maya ed uno
Atzeco, attualmente ancora molto utilizzato, sul quale
non mi soffermo. In ogni caso, i guerrieri e le donne
che morivano per il parto accedevano al Cielo del Sole
(un nostro Empireo), mentre coloro che morivano di
vecchiaia e malattia, nel Regno di Tlaloc, dio della
pioggia e delle acque. Costoro dovevano percorrere un
lungo viaggio attraverso 9 modi inferi di cui non è ben
chiaro (a me almeno) lo scopo purificativo. Di fatto,
questi morti percorrevano un lungo cammino per
tornare, appunto, stanchi assetati ed affamati, per
avere ristoro nella accoglienza che la famiglia di
origine apprestava loro nel ciclico approdo al conforto
dei cari.
Impensabile quindi non prestare a questi eterni
viandanti l’ospitalità amorevole che di fatto ogni
nucleo familiare soleva predisporre in queste
occorrenze rituali. Chi non lo facesse si sarebbe
esposto all’impietoso giudizio della collettività, ma
soprattutto al rancore dei defunti che, sentendosi
trascurati, non avrebbero certo benedetto di buoni
auspici i congiunti rimasti in vita.
Sia l’andata che il ritorno dei defunti era quindi
contraddistinta da un elemento di Vita e di Morte
indissolubilmente collegati. Per questo motivo gli
elementi di dolore si mescolavano – e tuttora si
mescolano – ad elementi di allegria e di vitalismo. Ne
deriva questo aspetto ibrido di carnevale-funerale così
tipico della cultura messicana che trova le sue curiose
rappresentazione nelle danze macabre degli scheletri
che con risa esagerate (come si addicono a chi mostra
tutti i denti …) inneggiano ad un elemento vitale,
quasi ad esorcizzare una idea della morte da cui non si
vuole farsi intristire. La Signora Morte, diviene anche
oggetto di culto, come fosse una dea stessa a cui il
mortale si raccomanda, nella dolente accettazione
della sua inevitabile venuta, come a chiederne
(paradossalmente) conforto.
Il tema carnascialesco è anche enfatizzato da una
elemento di caoticità tipicamente collegato alla fine di
un ciclo-ordine sociale a cui deve succedere un “nuovo
ordine”, come è notoriamente presente nei riti
“saturnali” della fine anno nell’Occidente dove alla
morte del Vecchio Re (con il solstizio e di inverno)
succedeva un periodo “senza ordine” prima
dell’avvento (“Avvento”, appunto, come nella attesa
del “Bimbo divino”) del Nuovo Re a cui si collega un
nuovo ordine. In una curiosa inversione di ruoli, il rito
del”palo” (che ricorda quello di “cuccagna”), che
accompagnava i festeggiamenti equinoziali, si
assisteva al “gioco” tra anziani (uomini volanti) e un
giovane (fiore, uccello) a cui si tagliava il collo come
sacrificio augurale del Nuovo. Anche qui, il VecchioNuovo, la Vita-Morte sono intrinsecamente collegate e
quello che è emerge non è tanto la distanza
incolmabile tra le due quanto l’intento di garantire tra
queste una sostanziale “continuità” profonda.
Questa ibridazione tra elementi funebri e vitalisti si
esprime nelle danze tradizionali nelle quali gli
“hueches (i vecchi nella lingua originale nàhuatl)
percorrono le vie del villaggio evocando, appunto, il
ritorno dei defunti. L’avere il volto coperto da
maschere – spesso con caratteristiche diabolico-
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CSTG-Newsletter n.29, novembre 08
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------animalesche – favorisce anche l’espressione di lazzi e
oscenità inerenti anche la sfera sessuale come indice
dell’elemento vitalistico a cui si era accennato.
A sancire tale continuità, sta la comunità dei vivi che,
nella consuetudine con i morti, richiama il prevalere
del processo vitale. In altri termini, l’evento tragico e
irreversibile della morte del singolo, viene attenuato
nel dissolversi del suo destino nel destino della
comunità di cui fa intrinsecamente parte. Il restare in
questa continuità di “amorosi sensi” ci immunizza dalla
negazione di senso che la morte inevitabilmente evoca
in ciascuno individualmente. Le donne, in particolare
appaiono “como sacerdotizas acostombradas a la
intimidad con le sobrenatural” a detta dell’antropologa
Laurette Sejournè mentre “doda la poblaciòn
masculina, sin exceptiòn, esta completamente ebria,
porque ningun hombre podria, sin pacar gravemente,
dejar de brindar con la almas de visita”. Una singolare
complicità ideale da anche ragione del fatto che le
pietanze preparate per i defunti-visitatori permangano
di fatto nei piatti. Il pasto “era mucho mas pesado de
cuando lo retiraron” dice un anziano (riportato da
mary Jeane Gagnier in “de Muertos dias”) che precisa
“los defunto se alimentan con el espiritu de la comida,
y se llevan se esencia; por eso no lo consume
despues” che il cibo. Tutto il villaggio, in quella notte
magica intessuta di temi religiosi e istintuali insieme,
appare come “enserrada en un sortilegio”.
L’aspetto interessante, ancora, è l’importanza della
dimensione “immaginale” come richiamata da Corbin
(nel mio caso, attraverso Hillman). Il permanere in
vita dei defunti avviene infatti in una dimensione
“intermedia” tra quella “oggettiva” e unicamente
“soggettiva” del singolo. Avviene, in altre parole, in
una “terra di mezzo” nella quale la “presenza” dei
defunti viene “condivisa” da una dimensione di
presentificazione
immaginifica
condivisa
dalla
suggestione di un comune sentire intenzionalmente
voluto e coltivato attraverso la convalida del rito nella
sua rievocazione ciclica. Tale “conferma” di un sentire
condiviso perpetua la quasi-oggettivazione della realtà
e quindi la plausibilità di una evocazione che non si
limita ad un sentire individuale ma si estende ad una
condivisione che ne ratifica la permanenza nel tempo
e nell’immaginario fondante la coesione ideale della
comunità. A tale dimensione si ispira anche la
posizione di don Juan evocato dai racconti di Carlos
Castaneda quando il “salto dalla rupe” non viene visto
come metafora, ma come realtà. Una realtà che,
ovviamente, non si identifica nel gesto del lanciarsi nel
vuoto, ma che non può neppure essere confinata nella
dimensione del puro pensiero astratto.
A questa “realtà” mi sto gradualmente avvicinando. Si
tratta di una operazione non facile dal momento che i
pensiero razionalistico e pragmatico ha de-enfatizzato
il significato della dimensione immaginifico-simbolica a
favore della realtà obiettivabile o dei concetti astratti.
Il solo “ricordo” dei defunti, tuttavia, è ben poca cosa
di fronte alla occasione di condividere con gli stessi
quei gesti quotidiani che ne hanno connotato la convivenza. La prospettiva, quindi, di una dimensione
animistica (o meglio neo-animistica) non ingenua che
consente uno spazio a quel mondo “intermedio” e
squisitamente sim-bolico, quindi, che può connettere il
dato empirico oggettivo a quello delle sole idee
astratte. Una prospettiva tutta da riscoprire e da
reinventare nella dimensione del “fare anima”, per
riprendere, ancora, una espressione cara a Hillman e
che, al di là delle speculazione teoriche, può entrare a
far parte del nostro modo di rapportarci alle cose e ai
“riti” che ne scandiscono la declinazione nel tempo.
Raccogliendo le testimonianze da Lorena Soberanes,
che in Messico ha coordinato l’organizzazione
congressuale e con Eduardo Santillan, counselor di
Siena di origine messicana, è stato interessante
cogliere la profonda nostalgia dei tempi della loro
infanzia nei quali la venuta dei defunti era parte
integrante della loro educazione affettiva e della loro
crescita nella tradizione familiare. Legami questi che la
condizione “adulta e moderna” rischia di vanificare più
di quanto sarebbe augurabile e che suggerisce
l’opportunità della tutela di un patrimonio immaginale
che da sempre ha alimentato la anima-psychè di noi
mortali.
In questa prospettiva mi propongo di dedicare i giorni
dei morti dell’anno prossimo ad un incontro di gruppo
che dia la possibilità, a chi lo desidera, di accogliere la
presenza dei familiari che ci hanno lasciato
scambiando quelle parole non dette o riecheggiando
quelle che ci piace ripetere in uno stile di
ritualizzazione “leggera” fatta di pan de los muertos,
fiori, foto, candele, musica e … chissà, magari anche
una danza guidata dalla Calavera Catrina!
Riccardo Zerbetto
(fonti: De Muertos dias, Artes de Mexico n. 62, anno
2000, El Calendario Azteca o otros monumentos
solares, di E.Matos y F. Solìs, Conaculta Hinah, 2004
M. Trattato di storia delle religioni di M. Eliade; La
traicciones de dias de Muertos en Mexico, Mexico,
Directiò General de Culturas Populares, Sep., 1987.
Dolci…morti
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CSTG-Newsletter n.29, novembre 08
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Scuola e dintorni
(a cura di Rosi Tocco: [email protected])
avesse già compiuto percorsi formativi nello stesso
indirizzo.
Corsi di supervisione
CENTRO STUDI DI TERAPIA DELLA GESTALT STUDIO ASSOCIATO METAFORA
“ CONVEGNO SULLE IDENTITA’ DIVERSE”
31 GENNAIO 2009
CASA DELLA CULTURA
Questo convegno, a cui sto riflettendo da tempo
anche per la mia ricerca sul femminile, tratterà delle
problematiche specifiche alle differenti sfaccettature
che attengono al tema dell'identità.
In tempi meno recenti si parlava prevalentemente di
identità
di
genere,
poi
siamo
addivenuti
all'osservazione che oltre al "genere" molteplici sono i
temi salienti che compongono e differenziano la
formazione dell'identità.
In questo convegno desideriamo allargare lo sguardo
su tali temi, comunicare le osservazioni di coloro che
da tempo si occupano di approfondirle ed aprire un
momento di confronto su tali approfondimenti.
Donatella De Marinis
Per informazioni: [email protected]
CORSI BIENNALI O MASTER
Per Master si intende un corso di specializzazione per
operatori che abbiano già completato (o che
comunque siano in avanzato stadio di completamento)
un corso di formazione nella psicoterapia e nel
counseling ad orientamento gestaltico o in indirizzi
ritenuti compatibili da una commissione di esame per
le ammissioni.
La durata del master è orientativamente di due anni
per un totale di 250 ore di cu:i 120 di teoria, 80 di
pratica in forme di partecipazione diretta ad attività
inerenti la specifica area di interesse, 20 di
partecipazione a congressi o seminari integrativi sul
tema specifico, formazione a distanza (FAD) e ricerca
di documentazione scientifica, 30 di supervisione
Il corso è rivolto a psicoterapeuti già inseriti nell’albo o
in fase avanzata di training per la supervisione di casi
clinici.
Il lavoro di supervisione prevede una particolare
attenzione agli aspetti controtransferali e quindi ai
fattori di personalità del terapeuta che possono
incidere nel determinare situazioni di empasse nel
progresso terapeutico. La durata del corso è di 30 ore
annuali. I corsi sono condotti da De Marinis (come
Studio Metafora) e Zerbetto. E’ previsto ECM.
MASTER DI FORMAZIONE ALLA TERAPIA DI
GRUPPO. Questa iniziativa intende rispondere alla
richiesta – più che legittima – espressa da alcuni allievi
che sono interessati a svolgere in futuro attività
terapeutica di gruppo, oltre a quella individuale, e che
desiderano approfondire i concetti e le metodologie
per poterle svolgere con maggiore competenza Alcune
note su questa attività:
• I didatti, in questa fase, sono i didatti della Scuola:
Zerbetto, De Marinis-Mozzicato, Sciaky e Ratti
• Con l’eccezione del gruppo condotto da De MarinisMozzicato, gli altri didatti verranno affiancati di un
assistente alla didattica con funzione di coterapeuta in formazione
• Nel 2009 si attiveranno i seguenti gruppi: Riccardo
Zerbetto con Ilaria Veronesi (quindicinale il lunedì
dalle 17,30 alle 20) , Riccardo Sciaky con Michela
Parmeggiani, Donatella De Marinis con Rosa
Versaci e Giuliana Ratti con Sylvie Piacentini.
• L’attività di gruppo è prioritariamente terapeutica
ma accreditabile nel percorso formativo per il
master
• Il gruppo di terapia è aperto a
o Allievi della psicoterapia che possono svolgere
Ad alcune delle attività formative verrà associato il
riconoscimento come ECM per le professioni che ne
hanno titolo e nell’osservanza delle direttive date in tal
senso dal Ministero per la Salute.
le 20 ore di una annualità di terapia, in
particolare del secondo biennio, sotto questa
forma della "terapia personale in gruppo"
o Allievi ed ex-allievi della psicoterapia e del
CORSO
DI
SPECIALIZZAZIONE
IN
PSICOTERAPIA DELLA GESTALT Destinatari:
Laureati in Psicologia o Medicina con priorità per gli
psicoterapeuti e gli specialisti o specializzandi in
Psichiatria e in Psicologia Clinica.
Insegnamenti teorico-metodologici: vedi alla
sezione: Corsi di specializzazione in psicoterapia per la
parte specialistica in Terapia della Gestalt
Durata e monte ore: il corso prevede 400 ore di
insegnamento distribuite su 2 o 4 anni che si
svolgeranno nei fine settimana e in gruppi residenziali
intensivi. Vengono previsti crediti formativi per chi
counseling
o Allievi a cui è stato richiesto o proposto un
percorso integrativo a fine corso
o Comuni mortali …
• Nel corso dell’anno ogni didatta garantirà 20
incontri di 2 ore e mezza e che corrisponderanno
alle 20 ore di terapia individuale (per chi è tenuto a
farle per contratto formativo).
• Le fasce orarie saranno diverse. Alcune, quelle di
De
Marinis-Mozzicato,
sono
già
disponibili
6
CSTG-Newsletter n.29, novembre 08
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------telefonando allo Studio Metafora. Altre verranno
comunicate dalla Segreteria a chi ne è interessato.
• Ogni didatta, a sue discrezione, potrà fare una
breve descrizione del tipo di lavoro che intende
proporre oltre, ovviamente, alla impostazione
gestaltica di base a cui tutti si ispirano.
• La sede sarà di massima quella della Scuola, salvo
il gruppo di De Marinis-Mozzicato che si tiene in Via
Vitruvio
• Ai gruppi potranno partire con un minimo di 12
persone sino ad un massimo di 18
• Un anno di terapia viene accreditato per il
MASTER DI FORMAZIONE ALLA TERAPIA DI
GRUPPO per 60 ore (20 incontri di 3 ore
terapeutiche ciascuno).
Per lo stesso vanno distinte le ore come percorso
personale (minimo 100 ore), da quelle come
osservatore (50 ore) a quelle come co-conduttore
(50 ore). Per io completamento del master si
richiedono poi 30 ore di insegnamento teorico e 20
di congressi e studio. Per le date ed il costo
rivolgersi alla segreteria.
Pancho Hunneus
Network
(a cura di Elena Manenti: [email protected])
Questo mese Anne Gustin, che sta concludendo la sua
formazione in psicoterapia presso l’Ecole Parisienne de
Gestalt, ed è in supervisione al CSTG, ci racconta la
sua esperienza di tirocinio presso l’Associazione Itaca
di Bergamo.
La mia esperienza all’associazione ITACA
Di Anne Gustin ([email protected])
ITACA è un’associazione di tipo ONLUS il cui obiettivo
è di accogliere, informare e aiutare le persone che
soffrono di depressione e di ansia. Pertanto, è stato
introdotto un accoglimento quotidiano, una linea di
ascolto telefonica e dei gruppi di auto-aiuto.
In quest’articolo vi parlo dell’associazione situata a
Bergamo; a Milano esiste un’associazione con lo
stesso nome e con gli stessi obiettivi, ma
indipendente.
L’associazione ITACA non aveva ancora nessuna
convenzione con il CSGT. Seguendo il consiglio di
Elena Manenti, mentre cercavo uno stage a Bergamo,
ho informato diverse associazioni ONLUS sulla mia
disponibilità a fare sedute di counseling.
Il presidente dell’associazione, Vinicio Pellegrini, mi ha
contattato molto rapidamente. Le persone che
frequentano l’associazione sono state informate della
possibilità di ottenere sedute di counseling e molte di
esse mi hanno risposto.
Praticamente l’associazione mette a disposizione delle
persone il mio numero di telefono e queste prendono
contatto direttamente con me. Li ricevo nei locali
dell’associazione, solitamente di mattina poiché sono
disponibile in questa fascia d’orario; inoltre, i locali
dell’associazione sono vuoti e ciò permette una
maggiore confidenzialità e tranquillità nei miei
interventi.
Una prima consulenza
Una delle mie prime sorprese è di avere ricevuto
rapidamente tante telefonate, come se, nonostante la
maggior parte delle persone seguisse già gruppi di
auto-aiuto, ci fosse un vero bisogno di sedute
individuali. Mi sono interrogata sulle ragioni per le
quali questi pazienti non avessero mai intrapreso un
percorso individuale. Se per alcuni il motivo è la
situazione economica precaria, per molti invece è la
mancanza d’informazione sulla professione dello
psicoterapeuta oppure del counsellor, su come e dove
trovarne uno.
Sebbene la maggior parte dei pazienti sia seguita
parallelamente da uno psichiatra, molti di loro siano
depressi e/o soffrano di attacchi di panico da tanto
tempo, e che l’età’ media sia piuttosto alta (50 – 60
anni), per la maggior parte è la prima volta che si
decidono a iniziare un percorso personale.
Rilevo che, nei casi in cui è stato richiesto, mi sono
messa in contatto con gli psichiatri i quali si sono
dimostrati favorevoli alla presa in carico dei loro
pazienti.
Depressione, turbe bipolari e attacchi di panico
Fino ad ora, le patologie che ho riscontrato
maggiormente sono la depressione, le turbe bipolari e
gli attacchi di panico, conformi quindi con gli obiettivi
dell’associazione.
Ciononostante, in alcuni casi, questa diagnosi deve
essere completata e altre patologie evidenziate. A tale
proposito, non entro nei dettagli per confidenzialità dei
miei clienti.
Gestalt e depressione
In termini di ciclo di contatto, nella persona depressa,
la funzione sè è spesso poco attivata. Il lavoro
consiste nella ripresa di contatto con il desiderio, il
bisogno. In alcuni casi, è la fase di presa di decisione
o del passaggio all’azione che è inibita. Ad ogni modo,
le persone depresse vivono poco il pieno contatto.
7
CSTG-Newsletter n.29, novembre 08
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Il mio lavoro quindi, consiste essenzialmente
sull’attivazione di queste fasi del ciclo di contatto.
Un altro aspetto importante del mio lavoro riguarda gli
obblighi esistenziali. Il paziente depresso o con
attacchi di panico si scontra spesso con problemi di
solitudine, di finitudine (angoscia della morte
caratteristica dagli attacchi di panico),del senso della
vita.
Progetto
Il presidente dell’associazione, Vinicio Pellegrini,e io
stiamo riflettendo sui punti di possibile miglioramento.
La nostra riflessione porta su come responsabilizzare i
clienti su questa pratica terapeutica. La questione del
pagamento della terapia è sollevata, che sia un
pagamento reale o simbolico (offrire il suo tempo a
qualcuno che ne ha bisogno).
In effetti, per le persone in depressione, il fatto di
sentirsi utile per qualcuno può essere di per sè
terapeutico.
Per altro, il pagamento, di qualunque natura sia,
rappresenta la volontà per la persona di intraprendere
il percorso e il suo processo di cambiamento.
Un altro possibile punto di miglioramento è la
disposizione dei locali. Al momento, ricevo i miei clienti
in una stanza dotata di scrivania e computer e di
piccole dimensioni. Avrei a disposizione anche un
locale più grande ma poco accogliente per una seduta
individuale. Vorrei poter riflettere con il presidente su
come rendere i locali più adatti alla pratica della
gestalt.
Il presidente dell’associazione mi ha anche chiesto di
animare i gruppi dei facilitatori.
Per concludere, direi che questa
esperienza è
realmente una bella esperienza che nasce dalla fiducia
dei responsabili dell’ associazione ma anche della
gente che viene ad incontrarmi (circa 10 persone fino
a adesso).
Questa associazione non è grande come quella di
Milano, ma è molto ambiziosa, con tante idee per
continuare a supportare le persone e le famiglie che
conoscono la depressione e l’ansia.
Per chi sentisse la necessità di una consulenza per la
scelta del proprio tirocinio, di un accompagnamento
per eventuali problemi di tipo organizzativo emersi nel
corso della propria esperienza, o per l’attivazione di
una convenzione con una nuova struttura, può
contattare Elena Manenti all’indirizzo e-mail
[email protected] o al cell.380.3514507 (dalle 15
in poi). Sarà disponibile, su appuntamento, per dei
colloqui individuali il martedì pomeriggio, nella sede di
via Mercadante 8, dalle 15 alle 19
Marcela Miguens
Thesis
(Abstract di tesi di specializzazione in psicoterapia e
di fine corso di Counseling)
DENTRO LA VERGOGNA: ESPERIENZA DI UN
VIAGGIO
Tesi di specializzazione in psicoterapia di Anna Poletto
Relatore: Dott. Riccardo Zerbetto
“La vergogna non è il sentimento di essere questo o
quell’oggetto criticabile, ma, in generale, di essere un
oggetto. La vergogna è quel sentimento della “caduta
originale”, non del fatto che ho commesso questo o
quell’errore, ma semplicemente del fatto che sono
“caduto” nel mondo, in mezzo alle cose, e che ho
bisogno della mediazione degli altri per essere ciò che
sono”. Sartre (1943)
Dopo un breve excursus attraverso la letteratura
psicologica
sulla
vergogna,
la
tesi
tratta
approfonditamente l’approccio gestaltico a tale
emozione, attraverso i contributi di diversi autori
gestaltici, ad esempio Evans, Lee, Robine, che l’hanno
considerata un elemento chiave e trasversale nel
trattamento di diversi disturbi. L’approccio gestaltico
alla vergogna si avvantaggia delle teorie fondamentali
di riferimento per la Gestalt: la teoria del campo e la
teoria del sé; in questo modo la vergogna può essere
descritta e compresa non soltanto come un fenomeno
intrapsichico, com’era avvenuto precedentemente in
particolare secondo la prospettiva psicoanalitica, ma
anche come un fenomeno interpersonale all’interno di
un campo che comprende l’individuo, il suo ambiente
e le relazioni tra loro. La tesi tratta l’emozione
“vergogna” scomponendola nei seguenti aspetti
fondamentali: definizione, origine e sviluppo, funzione,
fenomenologia ed evitamenti, patologia e terapia,
dividendo il contributo di ogni singolo autore in queste
sotto-aree, come a creare un coro di voci diverse
intorno allo stesso argomento. Vi è poi una particolare
focalizzazione sullo sviluppo della vergogna in
relazione alle funzioni/disfunzioni del sé, che diventa
fondamentale nell’approccio terapeutico gestaltico agli
aspetti patologici della vergogna. A proposito di questi
ultimi, una distinzione fondamentale e trasversale ai
diversi contributi teorici è quella tra vergogna sana,
8
CSTG-Newsletter n.29, novembre 08
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------naturale e organismica e quella introiettata, fissa e
patologica, che necessita di un trattamento
terapeutico. In quest’ultima area dedicata alla terapia,
sono presenti contributi derivanti dalla pratica clinica
degli autori e, dunque, assumono una particolare
utilità per qualsiasi terapeuta che desidera entrare in
contatto col proprio paziente dotandosi di lenti nuove,
esplorando la propria vergogna oltre a quella del suo
cliente, e condividendo con lui un graduale, difficile e
straordinario viaggio.
LE DEE FURIOSE
Possibili origini e principali caratteristiche delle
Dee irate.
Aspetti e temi della rabbia al femminile nel
mondo mitologico.
Tesi di Anna Pirera, Corso di formazione in counseling,
anno 2008
Relatore: dr. Ricccardo Zerbetto
Un viaggio nelle numerose dee rappresentanti il lato
cosidetto ‘oscuro’ del femminile, che ho scelto di
chiamare furiose, individuando in esse come fulcro
l’energia della rabbia, nelle sue diverse espressioni,
dall’ira manifesta alla fredda vendetta.
Il femminile arrabbiato – in genere ipo-adgressivo – è
un femminile oggi molto diffuso, nonostante I
cambiamenti sociali.
Ho ritenuto potesse essere interessante tracciarne
alcuni aspetti analizzando il mondo mitologico del
femminile divino, e in particolare quello negativo,
quale si configura in seguito alla violenta e traumatica
trasformazione culturale determinata dall’arrivo delle
popolazioni indoeuropee nel mondo agricolo neolitico
incentrato sulla sacralità della Dea.
Il tema, mitologico, viene letto in termini psichici, in
particolare attraverso le categorie della gestalt,
accostando figure femminile divine di epoche e aree
culturali diverse, individuando temi comuni e alcune
delle direttrici attraverso le quali la rabbia ‘divina’ si
incanala.
Tiamat, Lilith, Ereshkigal, le Gorgoni, Kali, miti e
aspetti diversi, frammenti dell’origianaria Dea della
Vita e della Morte.
Se l’origine di tali figure appare comune e traumatica,
svariati sono invece I modi e I percorsi con cui tale
rabbia viene gestita nel mondo del racconto
mitologico, evidenziando altrettante possibili vie di
comprensione e integrazione degli aspetti scissi
dell’antica Dea.
Strade percorribili, forse, anche per noi, come donne,
come counselor.
rivelato dall’osservazione sperimentale e il bambino
quale è ricostruiuto a scopo terapeutico nella clinica ,
nell’intento di risolvere la contraddizione tra teoria e
realtà.
Stern, pur tenendo presente le ultime ricerche nel
campo della psicoanalisi infantile, privilegia la ricerca
empirica osservativa.
Attraverso queste osservazioni mirate vengono messi
in crisi alcuni cardini teorici della psicoanalisi come ad
esempio la teoria delle pulsioni. Il bambino osservato
non è dunque narcisisticamente chiuso in se stesso,
teso al solo soddisfacimento dei propri bisogni orali,
ma è un bambino in relazione . Non è completamente
passivo e dipendente dalla madre ma è in grado di
stabilire relazioni sociali non solo rispondendo a stimoli
ma anche proponendosi in modo attivo.
La seconda parte è un resoconto del metodo di lavoro
con bambini e adolescenti della gestaltista americana
Violet Oaklander. Sostanzialmente il suo intervento
terapeutico si basa su varie tecniche e vari modi di
espressione di sè attraverso i quali prende voce quello
che solitamente il bambinino vuole evitare.
Alla base c’è un atteggiamento e un modo di stare in
relazione molto gestaltico.
Le resistenze sono considerate salvifiche e frutto di un
atto creativo che tende a preservare il Sè: una volta
capite nella loro imtenzionalità esse svaniscono e
lasciano posto ad una più libera espressione e ad un
allargamento del campo esperienziale del bambino.
La terapeuta fa sì che ogni seduta sia un delicato
equilibrio tra ciò che accade dentro se stessa e ciò che
succede all’interno del bambino.
Inoltre mentre lavora la Oaklander cerca di stare in
contatto con il suo essere stata bambina e con la parte
di sé bambina che ancora l’accompagna: è, per usare
un’espressione di Stern “bilingue”, conosce sia il
linguaggio del bambino sia quello dell’adulto.
La terza parte mette in evidenza l’importanza
dell’approccio corporeo alla conoscenza e alla
relazione: l’nsegnamento e l’apprendimento si attuano
non solo attraverso lezioni teoriche con bambini seduti
ai banchi ma anche mediante attività esperienziali
corporee. Nella costruzione della persona quindi gioca
un ruolo fondamentale l’esprimersi e il comunicare con
il corpo; le parole da sole non possono esprimere la
complessità dell’essere umano.
Infine un invito a tutti gli insegnanti a compiere “un
salto di qualità” ad adottare un metodo dialogico che
vada oltre il mero scopo didattico con finalità
prettamente cognitive, per attestarsi soprattutto sul
piano della costituzione della personalità dell’allievo.
L’ARTE DELL’INSEGNAMENTO
Il continuum di consapevolezza, l’empatia e
l’adattamento creativo nella relazione
pedagogica
Tesi di : Sandra Tondin Corso di formazione in
counseling, anno 2008
Relatrice: dott. Giuliana Ratti
La tesi inizia con una sintesi sulle teorie di Daniel Stern
relative alla psicologia dello sviluppo infantile.
Il suo libro “Il mondo interpersonale del bambino “ si
propone di mettere in contatto il bambino quale viene
9
CSTG-Newsletter n.29, novembre 08
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Sala “Palasciano” - Croce Rossa Italiana Via Toscana 12 - Roma
〈 2° Corso di Formazione in Sessoanalisi
Salerno, novembre 2008
Sabato 22 Domenica 23
Docenti:
Prof. Claude Crépault
Dr. Domenico Trotta
Sede del corso:
ISA, Istituto Italiano di Sessoanalisi
Via Achille Talarico, 5 - 84127 Salerno
www. sessoanalisi. it
Altarino
Eventi
〈 CRISI E TRASFORMAZIONE DELLA COPPIA
MODELLI TERAPEUTICI A CONFRONTO
XXXII Convegno di Studio
7 e 8 novembre 2008
Auditorium del Seraphicum
Via del Serafico 1 - Roma
Accademia di Psicoterapia della Famiglia
via Guattani, 15 - 00161 Roma tel. 06 44233273 - fax. 06 4403299
[email protected]
〈 CORPO E COSCIENZA
LA COSCIENZA DEL CORPO ALL' INCROCIO
DELLE TRADIZIONI, DELLE NEUROSCIENZE E
DELLA PSICOTERAPIA CORPOREA
8° Congresso del Comitato Scientifico Internazionale di
Psicoterapia Corporea (CSI)
11° Congresso dell'Associazione di Psicoterapia
Corporea (EABP) Parigi 8-11 nov 2008
Per maggiori informazioni :
http://www.cipcparis2008.org/news/it.html
〈 Le dimensioni della responsabilità nelle
Comunità terapeutiche e nelle strutture
intermedie
Giornata di studio 8 novembre Società Umanitaria via
Daverio 7
Per iscrizioni: e-mail: [email protected]
Web: www.mitoeralta.org
〈 Peer &Video Education
Adolescenti, prevenzione e comunicazione
multimediale
Verbania - II convegno nazionale
13-15 novembre 2008
INFO cell:346 9780665
e-mail:[email protected]
web:www.peer-education.it
〈 Congresso Nazionale
Società Italiana di Psicologia
Via Tagliamento 76 – 00198 Roma tel/fax 06 8845136
www.sips.it [email protected]
20 e 21 Novembre 2008
〈 XVI CONGRESSO SOCIETA ’ ITALIANA DI
PSICOFISIOLOGIA
Pisa 27-29 Novembre 2008
Scuola Superiore di Studi Universitari e
Perfezionamento Sant'Anna AULA MAGNA
Piazza martiri della Libertà,33 56127 PISA
Segreteria Organizzativa:
ACADEMIC STUDIO CONGRESSI
Via Marmiceto, 6/B 56014 Ospedaletto, Pisa
Tel: +39 050 3830086 Fax: +39 050 3830087
e-mail:- [email protected]
[email protected]
〈
Convegno Internazionale
DALLA MENTE DI EDIPO AL VOLTO DI
NARCISO?
con la partecipazione di:
Otto Kernberg -Andrè Green
Simona Argentieri - Paolo Migone
5-6-7 dicembre 2008 - Centro Congressi Torino
Via Nino Costa 8 - 10123 Torino
Organizzato da:
Istituto di Psicoterapia Psicoanalitica
Via Sacchi 46 - 10126 Torino
tel. 011 597605 - cel. 334 5372685 www.ippweb.it
〈 CIDI di Milano in collaborazione con
CSTG Centro Studi Terapia della Gestalt
CISEM Area innovazione e sperimentazione
Patrocinio Ufficio Scolastico Regione Lombardia*
LA RELAZIONE EDUCATIVA
NEL PROCESSO FORMATIVO
Esperienze e modelli di integrazione tra didattica,
psicologia e counseling
Venerdì 16 gennaio 2009 ore 9.30/18.00
Programma preliminare
Introduzione di
Walter Moro presidente CIDI direttore CISEM
Riccardo Zerbetto, psichiatra, psicoterapeuta ,
direttore del Centro Studi Terapia Gestalt, Milano
“Insegnanti e studenti nel quadro del
mutamento: competenze educative e qualità
della relazione”.
Relazioni della mattinata:
Umberto Galimberti *
La comunicazione con gli adolescenti: come
ascoltarli?
Alessandro Cavalli
10
CSTG-Newsletter n.29, novembre 08
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Gli adolescenti oggi: modelli e linguaggi
Anna Rezzara
La relazione educativa nel contesto di
apprendimento
Pomeriggio
Presenta Catia Branduardi
Progetti, esperienze, modelli per la qualità
formativa
Con interventi dei coordinatori dei gruppi di lavoro
Gruppi di lavoro su:
-
Disagio e bullismo: analisi di casi.
Consulenza e supervisone
Orientamento e coprogettazione.
Rapporto tra insegnante,
psicologo/counselor e famiglia.
Le nuove dipendenze
L’integrazione interculturale
Esperienze di counseling scolastico
Psicologo scolastico e counselor esperienze
di possibili sinergie
martedì 18 novembre 2008 ore 18
I DUBBI DEI NON CREDENTI
ciclo a cura di DUCCIO DEMETRIO (Università Milano Bicocca)
IL PROBLEMA DEL MALE
Le colpe degli uomini e le imperfezioni della creazione
nella tradizione
cristiana
SECONDO INCONTRO
LA COLPA E L'ERRORE
Vito Mancuso conversa con Telmo Pievani
mercoledì 19 novembre 2008 ore 18
TEMPO DI CLASSICI 2 Seminario di filosofia a cura
di Fulvio Papi
SETTIMO INCONTRO
Fulvio Papi Giordano Bruno: le mani, il corpo, l'infinito
〈 XI Congresso Internazional
di Terapia della Gestalt
L'Unione delle differenze
30 aprile, 1-2 maggio 2009
Madrid, Spagna
www.xicongresointernacionalgestalt.org
via Borgogna, 3 Milano
martedì 4 novembre 2008 ore 18
I DUBBI DEI NON CREDENTI ciclo a cura di
DUCCIO DEMETRIO (Università Milano – Bicocca)
IL PROBLEMA DEL MALE Le colpe degli uomini e le
imperfezioni della creazione nella tradizione cristiana
Programma
Martedì 4 - ore 18
Luciano Manicardi
Antonella Parigi
Il male e l’ umana impotenza
Martedì 18 - ore 18
Vito Mancuso
Telmo Pievani
La colpa e l’errore
Martedì 25 - ore 18
Salvatore Natoli
Duccio Demetrio
La redenzione e il riscatto imperfetto
martedì 11 novembre 2008 ore 18.15
SEMIOTICA E SCRITTURA 2: LA SCRITTURA
DELLA FANTASCIENZA
Presentazione del libro di GIAMPAOLO PRONI:
DIGIT_ZERO (Aracne, 2008)
Coordina Salvatore Zingale
Dialoga con l'autore MASSIMO BONFANTINI
mercoledì 12 novembre 2008 ore 18
TEMPO DI CLASSICI 2 Seminario di filosofia a cura
di Fulvio Papi
SESTO INCONTRO
Carlo Sini Cartesio e l'automa
Morte e vita
Incontri
Incontro con Glen O. Gabbard: invito alla
sovradeterminazione,
al
pluralismo
e
all’apertura
Dall’esame di Psicologia Clinica all’università ho
imparato a considerare il manuale di Psichiatria
Psicodinamica di Gabbard una sorta di Bibbia: saperlo
a Milano, il 15 ottobre, mi è sembrata da subito
un’ottima occasione per conoscerlo e ascoltarlo dal
vivo. Appena arrivata all’incontro, mi sono ben presto
resa conto che moltissime persone erano ugualmente
affascinate all’idea di conoscere questo “maestro”, così
che il salone degli affreschi della Società Umanitaria si
è rivelato insufficiente a contenerle tutte. L’ingresso
infatti era fino ad esaurimento posti, ma
fortunatamente sono riuscita a “spuntarla” e quindi
ora condivido volentieri con voi questa esperienza.
La serata aveva per titolo “La psicoanalisi clinica a
confronto con la complessità della condizione umana”,
le mie aspettative erano molto alte e, come spesso
avviene in questi casi, sono state in parte deluse. Mi
aspettavo un intervento meno costruito e più
carismatico rispetto alla semplice sintesi di un articolo
(apparso sull’International Journal of Psychoanalysis
nel 2007), tuttavia sono diversi gli spunti di riflessione
che da questo si possono trarre: Gabbard infatti invita
i suoi colleghi analisti (la serata è stata organizzata dal
Centro Milanese di Psicoanalisi Cesare Musatti) ad una
11
CSTG-Newsletter n.29, novembre 08
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------visione del lavoro terapeutico che, a mio parere,
avvicina molto la psicoanalisi ad alcuni aspetti della
teoria della Gestalt.
Prendendo a prestito una citazione di Shakespeare
(“Potrei vivere chiuso nel guscio di una noce e
credermi re di uno spazio infinito…”), Gabbard pensa
all’analista, al paziente e alla loro sistemazione
asimmetrica nel setting analitico come chiusi in un
guscio fatto di vincoli e confini; all’interno di esso si
apre una frontiera di “spazio infinito”, un paesaggio
interiore in cui gli spazi intrapsichici dei due non hanno
più un confine così rigido. Spesso gli psicoanalisti
rischiano di restare confinati nel loro guscio di noce
teorico, in modi che possono condizionare il loro
pensiero e far collassare questo spazio infinito,
riducendo la loro visione del paziente. La teoria in
psicoanalisi può essere sia maestra che schiava,
l’adesione dogmatica ad essa può portare a ridurre ad
un unico punto di vista privilegiato prospettive multiple
dalle quali considerare un sintomo di un paziente.
In questo periodo storico domina il riduzionismo ed è
grande il fascino dell’idea che comportamenti
complessi siano riconducibili a verità semplici. Spesso
anche fra gli analisti si perde il concetto freudiano
della sovradeterminazione e alla complessità della
situazione clinica si risponde aggrappandosi ai modelli
teorici preferiti, come un uomo che affoga si aggrappa
al relitto della propria barca. In tutta la storia della
psicoanalisi, in realtà, c’è stata una tendenza a ridurre
la fonte di qualcosa che confonde e che spaventa a un
solo fattore determinante, che possa rassicurare.
Persino lo stesso Freud appariva sollevato e
proclamava di aver raggiunto “la roccia basilare” non
appena riscontrava l’invidia del pene in una donna o
l’angoscia di castrazione in un uomo; anch’egli
ricorreva a un pensiero riduttivo quando non era in
grado di fare ulteriori progressi nel suo pensiero (e la
stessa teoria dualistica degli istinti può essere vista
come una fonte di pensiero riduzionista).
Per quanto, come affermava lo stesso Freud, “la
sovradeterminazione sminuisce alquanto l’eleganza
dell’interpretazione”, Gabbard propone di abbandonare
la rigidità e l’autorità di chi si rifugia nel dogma a
favore di una visione più ampia e completa (seppur
più
incerta
e
difficoltosa
da
sostenere
controtransferalmente). Come Bion, esorta gli analisti
ad avere il coraggio di provare e di pensare qualsiasi
cosa arrivi alla loro coscienza, indipendentemente dal
fatto che questi sentimenti e questi pensieri siano in
accordo con le proprie o le altrui teorie.
Fornisce quindi alcune implicazioni per la tecnica, a
partire dal considerare la teoria come una metafora,
un tentativo di catturare le trasformazioni
psicologiche, che ad un certo punto, come tutte le
metafore, non regge più. Quindi un’interpretazione
diventa una metafora che può crollare appena viene
pronunciata. Inoltre da una parte è bene non
affrettarsi ad offrine una “corretta” allo scopo di dare
ordine all’esperienza del paziente, perché ciò può
soffocare il suo bisogno di comprendere la propria
esperienza interiore, dall’altra bisogna formularla in
modo da non chiudere altre possibilità, suggerendo
che si è toccata la “roccia basilare”, per evitare il
riduzionismo e la teoria monocausale. La teoria rimane
essenziale, ma Gabbard incita ad una particolare
relazione con essa: come fosse un passeggero del
viaggio che si intraprende con il paziente, non il
guidatore del veicolo, si può continuare ad avere una
conversazione interna con lui, mentre si siede vicino al
paziente. E’ importante considerare se la teoria può
adattarsi o meno al materiale clinico e, come dice
Bion, non dovrebbe mai essere privilegiata rispetto
all’osservazione clinica diretta: il paziente non arriva in
analisi perché soffre di una teoria che sta
considerando! Uno psicoanalista può ottenere il
maggior aiuto non dal suo analista o dal suo
supervisore, ma dal suo paziente, perché solo lui sa
che cosa significhi essere se stesso. L’analista deve
accontentarsi di sostenere la complessità della
situazione, indipendentemente dal disagio che si
produce in entrambi, deve vivere con ciò che il
paziente sta sperimentando. Seguendo gli stati
affettivi del paziente e le proprie risposte emotive,
senza spiegare immediatamente questi sentimenti, si
può facilitare un senso di libertà dalle catene della
teoria: “Ciò che il paziente prova è la cosa più vicina a
un fatto che egli più probabilmente sperimenta”
(Bion). Inoltre l’analista deve riconoscere che il
paziente può coinvolgere i suoi enactments, le sue
inclinazioni e i suoi modi di intervenire nel corso della
seduta. Deve ascoltare in un modo attivo, che faccia
sentire il paziente compreso, senza collocare ciò che
porta in una formula metapsicologica predeterminata.
A questa dissertazione è seguita la presentazione di un
caso clinico in cui un sintomo (il ritardo della paziente)
ha assunto negli anni molteplici significati; infine una
discussione caratterizzata da delle domande che, a
mio parere, non hanno arricchito molto la serata. Una
risposta di Gabbard mi è pero rimasta impressa,
riguardo la visione della cura e il suo scetticismo verso
la diagnosi: “Più tratto un paziente, tanto meno sono
sicuro della diagnosi fatta. Proprio questo scetticismo
mi ha spinto a scrivere il manuale, nel tentativo di
decostruire questa “entità politica” che è la diagnosi,
come se cercassi di far uscire le luci dei diversi colori
da un prisma. Inoltre non penso in termini di cura nel
mio lavoro clinico, perché penso sia troppo legata al
sintomo. Come Greenberg, credo che la cura sia la
ricerca della verità su se stessi”.
Durante la serata, rispetto al futuro della psicoanalisi,
Gabbard aveva espresso il timore che l’attuale
pluralismo dei diversi modelli possa condurre a un
rifugio nell’ortodossia, che porti paradossalmente al
riduzionismo: “Abbiamo delle chiese nella psicoanalisi
che difendono la loro fede contro la fede delle altre
chiese, sentendo l’esigenza di far passare la propria
come quella corretta. Ciò crea delle polarizzazioni che
sfociano in un riduzionismo del pensiero e
l’interruzione di una creatività che, attraverso il
confronto, può espandere i confini della teoria”. Così,
terminato l’incontro, insieme ad una collega del centro
Berne abbiamo chiesto cosa pensasse di modelli come
la Gestalt e l’A.T., ottenendo questa risposta: “Sono
approcci validi perché in entrambe ci si riferisce ad
oggetti interni ed oggetti esterni per la cura della
persona: per questo non distano molto dalla
psicoanalisi. La psicoanalisi non deve essere chiusa nei
confronti degli altri approcci, deve cercare un dialogo
e soprattutto quali siano le possibili interfacce tra le
varie metodologie!”.
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CSTG-Newsletter n.29, novembre 08
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Athena
L’armonizzazione di queste due entità dà luogo alla
possibilità di crescita e di evoluzione della persona.
Relatore: Anna Meazza
NOTA:
solo per gli allievi del CSTG il Centro di
Audiopsicofonologia offre il Test audiopsicofonologico
con colloquio oppure bilancio audiopsicofonologico con
uno sconto del 50 %.
Il bilancio è un lavoro individuale di circa 2 ore che
consiste in un'anamnesi e vari test tra cui quello
d'ascolto (simile ad un test audiometrico ma con
diversi livelli funzionali di lettura) seguiti da un
colloquio che consente di stabilire gli obbiettivi in base
alle motivazioni della persona.
Prof. A. Tomatis
La dinamica interemisferica nella concezione
dell’audiopsicofonologia di A.A.Tomatis
L’audiopsicofonologia di Alfred A. Tomatis, otorino
francese (Nizza 1920, Carcassonne 2001), nasce dalle
sue ricerche e scoperte sulle molteplici funzioni
dell’orecchio
quale
organo
fondamentale
del
linguaggio, integratore della postura e dello schema
corporeo e fonte degli stimoli necessari al dinamismo
del cervello.
Rappresenta uno strumento pedagogico e terapeutico
che agisce su questo insieme complesso di aspetti che
hanno un denominatore comune: l’ascolto.
L’ascolto è definito dal prof. Tomatis un processo
attivo nel quale la persona può utilizzare al meglio le
sue potenzialità.
L’individuazione dell’inizio della funzione di ascolto già
nella vita intrauterina rappresenta uno dei punti
fondamentali delle scoperte di Tomatis e quindi
dell’applicazione del metodo.
Nella sua visione globale e sistemica dell’uomo, le due
orecchie non hanno la stessa funzione, la loro
dinamica è complementare così come sono
complementari i due emisferi. L’orecchio destro è
l’orecchio direttore che “mira” il suono che vuole
ascoltare; l’orecchio sinistro accompagna e “legge” il
significato globale ed emotivo del messaggio.
I turbamenti della vita di relazione possono avere un
enorme eco in profondità interrompendo i rapporti tra
le due forze destra/sinistra o gnosia/soma,
alterandone così i termini e le relazioni.
La sinistra è la madre, il passato, la luna, la terra, le
radici, la soggettività, l’emotività, il canto, la voce.
La destra è il padre, il futuro, il sole, l’universo, il
logos, la ragione, l’oggettività, i codici, le regole, il
linguaggio.
La madre rappresenta il desiderio di fare, di
comunicare, di vivere; il padre rappresenta la
strutturazione di questo desiderio.
Destra e sinistra si distinguono una dall’altra come due
elementi di una globalità che ha bisogno della loro
reciproca presenza per esistere; le loro due attività si
embricano in un tutt’uno, in un insieme reso vivo e
dinamico dalla loro unione.
AUTOBioGRAFIA
(a cura di Elena Manenti: [email protected])
QUI E LA’
Questo mese vi propongo qualche brano dal libro di
Anna Fabbrini, “Qui e là, Visioni dai luoghi” edito da
Archinto nel 2006. Sono, come scrive lei stessa,
“frammenti di presente e di memoria. Sono un modo
di cogliere la vita, di immagazzinare volti e cose
venendo a patti con le parole che sempre filtrano ogni
ingombro, aggiustano l’accumulo e trasformano in
esperienza la vaghezza degli stati emotivi,
addomesticandoli”.
Anna Fabbrini è psicoterapeuta gestaltica, docente di
psicologia clinica e appassionata di fotografia.
Memoria
Porta i morti con te, fanne storia e non avere paura.
Lasciati pervadere dal sussurro delle parole dette e
non dette, vissute, agite, urlate prima di te, prima del
tuo tempo, anche quelle sconosciute, quelle che sono
nell’aria, che vengono dalle fosse.
Lascia un posto nel corridoio della tua anima per fare
un altare al passato, ascolta i padri e le madri, anche
quelli pedanti, quelli noiosi, quelli cattivi che ti hanno
rovinato la vita. E ascolta gli antenati perché le trame
della tua genealogia di famiglia e di specie ti
trasmettano l’inudibile.
Se non senti da dove vieni e non conosci il noi che ti
possiede, il tuo canto non avrà fiato.
Non pensare di farcela da solo. Sei trama, sei voce di
cuori. E non aspettare il tempo giusto per osare. Non
arriverà. Del cuore fan parte anche i guardiani
dell’auditorium, quelli che sorvegliano le porte, quelli
che decidono chi entra e chi no. Del coro fan parte
anche i cellulari che suonano nel mezzo del canto,
interrompendolo, quelli che rapiscono la tua
concentrazione, che ti irritano, che ti vogliono altrove.
Quelli che sciupano la poesia.
Non lasciarti abbagliare dalla luce della torcia che
punta solo avanti e dritto e non ti svela mai i fossi e il
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CSTG-Newsletter n.29, novembre 08
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------cielo e l’indietro che c’è alle tue spalle. Datti il passo
giusto per raccogliere il vento che viene da ieri e
vedrai oltre. Porta il filo dei contrari. Cammina
scomodo, sottosopra. Rivendica il diritto all’incertezza.
Ama il tuo smarrimento e includilo della tua dignità.
(pag.172-73)
pensiero. Marie-Christiane mi ha insegnato il silenzio.
Joseph mi ha insegnato la compassione. Serge mi ha
insegnato la leggerezza. Anne mi ha insegnato la
veggenza. Harm mi ha insegnato l’ascolto.
La vita mi ha insegnato a tradire i maestri.
(pag.152)
Insight
Infine
Ti avventuri nell’ordine implicito delle cose, nel gioco
del rovescio dove incontri quello che non sai e che da
sempre ti possiede, dove i conti sono un azzardo e
scommetti la vita sull’ultimo numero che ti resta. La
terra ti rivela il suo nucleo di fuoco. Perdi di vista il
cielo e le sponde e ti accorgi che stavi in bilico su una
scheggia. Lasci alla ragione le sue ragioni e discendi i
cunicoli della tua anima doppia. Nel fondo, il boato del
principio del mondo ti metterà nel cuore quel nulla di
te stesso grazie al quale diventi l’essere unico che sei.
E nella mancanza troverai le parole dell’amore.
(pag.165)
De gustibus
Mi piace L’urlo di Munch, il caffè, la geografia, la sera.
Mi piace l’estate, Mozart e De Gregari. Mi piacciono i
vulcani, le poesie di Montale, le Dolomiti. Mi piace
entrare in un negozio per niente. Mi piace fotografare
e scrivere con la stilo. Mi piace l’odore della carta
nuova. Mi piacciono le canzoni di Jacques Brel, gli
album di famiglia, le storie, le giacche e i passatelli. Mi
piace andare in treno, collezionare angeli, ballare il
tango, mi piacciono le olimpiadi, i silenzi, le dogane, le
isole, i vocabolari e le carte veline delle arance. Mi
piacciono le crêpe di boulevard Saint Michel. Mi piace
guardare dal finestrino, guidare in montagna,
seminare, cucire. Mi piacciono le ferramenta, le
cartolerie, le matite, i sassi, le piante grasse, i
souvenir e le sorgenti. Mi piace correre. Mi piace
scrivere nei bar affollati, mi piace andare al circo. Mi
piace il mare Adriatico, mi piacciono le biblioteche, i
boschi, gli iceberg, i mercati e le calze colorate. Mi
piace entrare nella casa di qualcuno per la prima volta,
mi piace il buio del cinema, aprire un libro nuovo,
cantare in coro. Mi piace arrivare in un rifugio di
montagna. Mi piace riordinare i cassetti, guardare gli
orizzonti, sognare.
(pag.159-60)
Avrò ottant’anni nel duemilaventisei, novanta nel
duemilatrentasei. Perché mettere un limite alla
provvidenza, diceva qualcuno, dato poi che si tratta di
sogno e non di programma…
Vorrei per allora, che il mio cuore fosse ancora capace
di agitarsi per un bel tramonto e vorrei non essermi
abituata alla vita. Avrò di certo occhiali più spessi e la
schiena curva, ma sarà bello se non avrò perduto il
gusto di guardare la terra e il cielo. Avrò gesti lenti e il
bisogno di una spalla: vorrei sentire in me la
gratitudine per il sostegno e non la colpa per il
disturbo. Vorrei conservare il pensiero e il gioco,
continuare a parlare alle piante, ai sassi e agli umani
che mi stanno intorno. Vorrei umani intorno a me,
capace di amarmi con la stanchezza del mio tempo,
con la mia fissità, eventualmente, con i miei deliri. E
che la paura non abiti nella mia casa.
Guardandomi allo specchio vorrei vedere la dignità
nelle pieghe del corpo e tra i solchi del mio volto,
rintracciare occhi ancora vispi. Vorrei che il mattino
fosse quieto e che il pensiero non soppesasse a ogni
risveglio se vale la pena o no questo giorno, ancora.
Vorrei trovarmi pronta a salutare anche senza aver
capito, coi conti che non tornano e, magari, senza più
conti da far tornare.
Vorrei diventare terra frantumata dagli elementi su cui
altri passi possano posarsi.
Vorrei andare a far parte della geologia come un sasso
di fiume.
(pag.174-175)
Un grazie ad Anna Fabbrini perché condivide con tutti
noi queste parole che arrivano dritte ai nostri cuori e a
Silvia, dalla zazzera rossa, perché mi ha fatto dono di
questo libro pieno di vita, sincero e toccante.
Dove, come?
Dove ho lasciato la mia follia? Dove ho smesso di
rischiare? Dove ho cominciato a voler capire la vita e,
non riuscendoci, ho costretto la vita nello spazio
angusto della mia comprensione?
E’ così che sono riuscita quasi a morire, strangolata
dalle mie stesse mani. Mi ha salvato la fotografia e il
disordine di qualche cassetto. Mi hanno salvata i sogni
sconvolti, diligentemente annotati al mattino su
quaderni neri, mi hanno salvato gli intercity, i trecento
chilometri tra casa e casa e i taccuini che sono l’unica
traccia che resta del mio caos e del mio desiderio di
poesia.
(pag.116)
Maestri
Malcolm mi ha insegnato il corpo. Jean mi ha
insegnato il giusto dolore. Gilda mi ha insegnato il
Yaro Starak
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CSTG-Newsletter n.29, novembre 08
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Segnalazioni
Cluade Crépault
La Sessuoanalisi
Alla ricerca dell'inconscio sessuale
Prefazione di Willy Pasini
Ed: Francoangeli
Biblio
(pubblicazioni, tesi e documentazione)
(a cura di Giusi Carrera: [email protected])
GESTALTISTI IN ITALIA
Da www. psicoonline.it:
Duccio Demetrio
La scrittura clinica. Consulenza autobiografica e
fragilità esistenziali
2008, Pagine: 486 Prezzo: € 29,50
Editore: Raffaello Cortina
Panigatti Rossella
La comunicazione vitale. Usare l'energia per
trasformare i conflitti in relazioni: con noi
stessi, gli altri e l'ambiente. Con CD Audio
2008, Collana: Tea pratica
Pagine: 300 Prezzo: € 12.00 Editore: TEA
Laura Borgogni (a cura di)
Valutazione e motivazione delle risorse umane
nelle organizzazioni
2008, Collana: Persone, reti, lavori. Idee e strumenti
Pagine: 528 Prezzo: € 38.00 Editore: Franco Angeli
Grimaldi Pietro
A quale timidezza appartieni? Comprendere e
prevenire le varie forme di ansia sociale
2008, Collana: Le comete
Pagine: 160 Prezzo: € 16.00 Editore: Franco Angeli
Margola Davide (a cura di)
Tecniche psicologiche d'indagine clinica. Scenotest, FLS, la doppia luna, TAT
2008, Collana: Strum. lavoro psico-sociale e educativo
Pagine: 240 Prezzo: € 20.50 Editore: Franco Angeli
Olga Cellentani (a cura di)
Trauma e relazioni traumatiche. Riflessioni
teoriche e prospettive psicoanalitiche
2008, Collana: Psicoterapie
Pagine: 272 Prezzo: € 24.50 Editore: Franco Angeli
Daniele Biondo
Fare gruppo con gli adolescenti. Fronteggiare le
"patologie civili" negli ambienti
2008, Collana: Adolescenza, educazione e affetti
Pagine: 256 Prezzo: € 23,00 Editore: Franco Angeli
Maurizio Balsamo
La regressione nella stanza d'analisi
2008, Collana: Le vie della psicoanalisi - I Concetti
Pagine: 112 Prezzo: € 16,00 Editore: Franco Angeli
MARGHERITA SPAGNUOLO LOBB
Bibliografia
Le voci della Gestalt. Sviluppi di una
psicoterapia, a cura di Antonio Ferrara e Margherita
Spagnuolo Lobb, Angeli, 2008
Il permesso di creare. L'arte della psicoterapia
della Gestalt, a cura di Margherita Spagnuolo Lobb e
Nancy Amendt-Lyon, Franco Angeli, 2007
L'implicito e l'esplicito in psicoterapia. Atti del
secondo Congresso della psicoterapia italiana,
organizzato da FIAP-Federazione italiana delle
associazioni di psicoterapia, a cura di Margherita
Spagnuolo Lobb, F. Angeli, 2006
Attacchi di panico e postmodernità. La
psicoterapia della Gestalt fra clinica e società, a
cura di Gianni Francesetti, con la collaborazione di
Giovanni Salonia e Margherita Spagnuolo Lobb,
presentazione di Eugenio Borgna, Angeli, 2005
Psicoterapia della gestalt. Percorsi teorico
clinici, a cura di Pier Luigi Righetti, con la
collaborazione di Margherita Spagnuolo Lobb, Upsel
Domenighini, 2005 (Rassegna di articoli dai "Quaderni
di Gestalt")
Psicoterapia della Gestalt. Ermeneutica e
clinica, a cura di Margherita Spagnuolo Lobb e
dell'Istituto di Gestalt H.C.C, F. Angeli, 2001
Psicologia della personalità. Genesi delle
differenze individuali, di Margherita Spagnuolo Lobb,
LAS, 1982
Webgrafia
(sito consultato il 10 ottobre 2008)
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CSTG-Newsletter n.29, novembre 08
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Istituto Gestalt H.C.C. – Biografia dell’autrice ed
elenco completo delle pubblicazioni
http://www.gestalt.it/italiano/chisiamo/margherita.php
Perls’s pearls
Citazioni da Perls e non solo
(a cura di Laura Bianchi [email protected])
“…il conflitto di fondo è questo: ogni individuo, ogni
pianta, ogni animale ha solo uno scopo innato, cioè
quello di realizzarsi per quello che è. Una rosa è una
rosa è una rosa. … In natura - eccezion fatta per
l’essere umano la costituzione, la salute, il
potenziale e la crescita, tutte queste cose
rappresentano un qualcosa di unificato. … Non appena
abbandoniamo le basi naturali, cioè l’universo e le sue
leggi, per divenire prodotti artificiali sia come individui
che come società, allora perdiamo la nostra raison
d’être. Perdiamo la possibilità di esistere.”
“…our basic conflict and the basic conflict is this: every
individual, every plant, every animal has only one
inborn goal – to actualize itself as it is. A rose is a rose
is a rose. … In nature – except for the human being –
constitution, and healthiness, potential growth, is all
one unified something. … So, as soon as we leave the
basis of nature – the universe and its laws – and
become artifacts either as individuals or as society,
then we lose our raison d’être. We lose the possibility
of existence. ”
(da Gestalt Therapy Verbatim di Frederick S. Perls.
Trad. It.: La Terapia Gestaltica parola per parola)
Risonanze
a cura di Fabio Rizzo [email protected]
Cosa succede se diversi bisogni (o istinti, se preferite)
si manifestano simultaneamente? L'organismo sano
sembra operare entro quella che potremmo chiamare
una scala gerarchica di valori. Dal momento che può
svolgere adeguatamente solo una funzione alla volta,
segue uno schema prioritario partendo dal bisogno di
sopravvivenza dominante; opera, insomma, in base al
principio: le cose più importanti innanzitutto.
F. Perls, L'approccio della Gestalt, p. 20 (Astrolabio,
1977)
Dei desideri alcuni sono naturali e necessari, altri
naturali e non necessari, altri poi né naturali né
necessari, ma nascono da vana opinione.
Fra quei desideri che se non vengono soddisfatti non
comportano dolore corporeo, quelli in cui intensa è la
passione provengono da vuote opinioni, e non per la
loro natura sono difficili a dissiparsi, ma per le stolte
credenze degli uomini.
Epicuro, Opere, pp. 73, 74 (Einaudi, 1970)
Uno dei malintesi più frequenti, in cui è incorsa anche
Helen Palmer analizzando il tipo 7 nel suo libro
sull'Ennegramma, è quello di confondere l'epicureismo
con l'edonismo. Ed è un errore sostanziale, perchè per
edonismo si deve fondamentalmente intendere
l'attitudine, più o meno conscia, di identificare il bene
con i piaceri fisici ed estetici e a ricercarli in quanto
tali, senza ulteriori distinguo. Una posizione molto
diversa da quella di Epicuro, il quale ritiene che questi
piaceri vadano goduti con moderazione e mai
anteposti ai beni primari dell'equilibrio interiore e della
serenità che gli si associa. Ne è un buon esempio il
brano qui citato, dove il forte desiderio per ciò che non
è davvero necessario viene considerato da Epicuro una
forma di stoltezza, in quanto manifestazione di
passione senza misura e causa di turbamento. Egli
mostra quindi implicitamente come l'individuo, per il
conseguimento e il mantenimento della propria salute
spirituale, debba saper stabilire una corretta gerarchia
dei
propri
desideri
evitando
di
soddisfarli
indiscriminatamente. Ed è proprio quanto teorizzato da
Perls, sebbene egli utilizzi il termine bisogno invece di
desiderio. Ma è evidente che un forte desiderio viene
sentito come bisogno, quindi è facile riconoscere e
utile ricordare che l'organismo sano della Gestalt non
è altro che la trasposizione sul piano biologico
dell'uomo saggio prefigurato da Epicuro.
Visti e letti
Parigi di Cédric Klapisch
di: Margherita Fratantonio
dal sito: www.psicolab.net
Dicono cha sia Parigi la protagonista di questo
delizioso film francese, delicato come solo i film
francesi sanno esserlo, tenero nei confronti di tutti i
personaggi, quelli che emergono in figura e quelli
marginali, le cui vicende sono solo vagamente
accennate.
Parigi è invece lo sfondo, il teatro, lo spazio in cui le
cose accadono, in cui le persone si sfiorano, si
incontrano e, quando va bene, si amano. Protagonista
del film è la vita stessa e forse la nostra incapacità di
assaporarla se non quando sta per sfuggirci, quando si
scopre che morte e vecchiaia non sono destini astratti,
ma incombono su di noi, ineludibili.
E’ ciò che succede a Pierre, che scopre di essere
gravemente malato e forse solo un trapianto lo potrà
salvare, con un’ atroce probabilità di vita del cinquanta
per cento. Non ha più niente da fare Pierre: non può
ballare (e lui è un ballerino di professione), non può
vivere. Gli resta solo da immaginare le vite degli altri
osservati dalla finestra o fantasticare sull’affascinante
e misteriosa ragazza della casa di fronte.
E’ ciò che succede a Roland Verneuil, stimatissimo
professore di storia, che si sente invecchiare e cade in
una inaspettata crisi depressiva. Splendido Fabrice
Luchini in questo ruolo; splendida la sequenza dallo
psicanalista!
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CSTG-Newsletter n.29, novembre 08
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Due poltroncine simmetriche, una di fronte all’altra alla
giusta distanza terapeutica. Il professore inizia con
uno sproloquio in cui svilisce il setting e la seduta,
abitudini idiote, a suo dire, come è idiota sedersi di
fronte ad una persona e raccontargli la propria vita.
Ancora di più sdraiarsi sul divano, che si intravede alle
loro spalle. Continua poi interpretando i pensieri
dell’analista:
“Certo lei pensa che io sono una persona che si
difende”.
Lo psicoterapeuta lo osserva, lo ascolta. Ripete, con
discrezione, la formula a noi nota: se il paziente è
arrivato fin lì, metà del lavoro è già fatto.
E lui ancora:
“Io sono una persona pratica, che crede solo ai fatti”.
“C’è un fatto recente che l’ha portata qui, oggi?”.
“Sì, è accaduto qualcosa, ma non vedo cosa possa
c’entrare. Un mese fa è morto mio padre. E poi mi
sono innamorato”.
A questo punto il professore piange. E la psicoterapia
ha inizio.
Abbiamo già visto Luchini confrontarsi con la
psicanalisi in Confidenze troppo intime nella parte del
consulente involontario e pure estremamente efficace.
Sappiamo che è stato lui a suggerire al regista Leconte
come posizionare il setting, data la sua reale
esperienza di psicoterapia.
Chissà se anche questa scena l’ha suggerita lui al
regista di Parigi! Certo chi ben conosce l’analisi sa tutti
i tranelli, le difese, i tentativi di fuga, così come ne
riconosce il valore. Lo psicoterapeuta di Parigi ha
intuito l’emergenza spirituale del professore e solo con
la sua presenza attenta, senza giudicarlo, riesce a
farlo piangere e a provocare un contatto finalmente
autentico con se stesso, con le sue emozioni.
Altra scena che sembra un po’ la continuazione di
Confidenze troppo intime è quella in cui Luchini si
concede di ballare. Nel film di Leconte lo ha fatto per
poco e noi ci siamo divertiti per il contrasto tra quel
personaggio così rigido e la scompostezza della danza
(è solo in casa, dopo che Anna ha dato segno di
interessarsi a lui. E lui è felice, eccitato, sopra le
righe).
Citazione di Leconte? E ancora di più: citazione di
Leconte che cita se stesso nel film Il marito della
parrucchiera? Lì uno strabiliante Jean Rochefort balla
su un ritmo arabo facendo sorridere la moglie (Anna
Galiena), ammaliando un bambino recalcitrante al
taglio dei capelli, e soprattutto ammaliando il pubblico
per la sua originalissima performance.
Insomma, Verneuil/Luchini è davvero il personaggio
più riuscito. Condivide con quello del ballerino Pierre
anche un forte rimpianto per il passato. Succede a chi
si sente condannato a invecchiare, succede a chi si
sente condannato a morire. Pierre guarda
commuovendosi le foto dell’infanzia, il professore
chiede al fratello di regalargli qualche immagine del
passato, perché lui finora non ne ha conservate.
Simmetrica poi tra le due figure di uomini (uno nel
fiore degli anni, l’altro non più) la voglia di ricomporre
alcuni rapporti in sospeso, chiudere con tutto ciò che
di inconcluso è rimasto nella vita, soprattutto nelle
relazione familiari.
Pierre riesce ad avvicinarsi alla sorella Elise
(l’affascinante Juliette Binoche, molto femminile nel
suo rifiuto della femminilità): non si vedono da un po’,
ma dopo la malattia lei si dedica a lui, trasferendosi
con i figli a casa sua, per offrirgli un po’ di calore.
Sono molto diversi Pierre ed Elise: lui ha vissuto finora
sotto le luci dei riflettori; lei si è mortificata nei ruoli
ingrati di madre e di assistente sociale. Piano piano
sarà lei a lasciarsi finalmente andare, a valorizzare la
lezione del fratello che non potrà più concedersi
l’amore, la leggerezza, la fiducia nei confronti del
domani.
Anche il professor Verneuil tenta di avvicinarsi al
fratello, e inizialmente non viene capito, perché il suo
comportamento è a dir poco bizzarro: inizia a
corteggiare una sua studentessa (la stessa
giovanissima ragazza che Pierre osserva dalla finestra)
e le manda messaggi anonimi sul cellulare con i versi
di Baudelaire. Chiede le foto dell’infanzia. Pretende
all’improvviso complicità. Contatti più veri, proprio lui
che ha sempre preso in giro il fratello, fragile,
sensibile, troppo emotivo.
Insieme a Pierre e a Roland Verneuil (e ai loro fratelli)
altre figure vivono la loro fragile vita a Parigi,
osservate dalla finestra o viste comunque nella loro
quotidianità: il fruttivendolo che corteggia Elise, la
giovane rivenditrice di pane maghrebina, con cui
Pierre scambia lunghi sguardi d’intesa, l’immigrato del
Camerun con i suoi sogni di realizzazione.
Insieme a Pierre anche noi osserviamo tutte queste
persone. “Anche noi vediamo il mondo attraverso
quella grande finestra che è lo schermo del
cinema…cogliamo attimi di vita qui e là, vite che sono
spesso assai distanti dalle nostre, che noi non vivremo
mai. Gli attori vivono per noi delle esistenze per
procura”. (Gian Lorenzo Masedu,da Il Cinemante:
http://www.ilcinemante.com/dettaglio.asp?id=2688)
Il mondo ordinario diventa straordinario quando lo si
guarda più da vicino. Se Flaubert diceva che ogni vita
merita un romanzo (e chi scrive è oltre modo
affezionata a questa citazione!), perché ogni vita non
deve essere meritevole anche di un film?
Grazie a Cédric Klapisch che ci ha offerto un affresco
di esistenze parigine in cui ogni persona, con la sua
realtà e con i suoi sogni, con i suoi affetti e con le sue
solitudini, è degna di tutta la nostra attenzione.
Maschera
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CSTG-Newsletter n.29, novembre 08
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Da giornali e riviste
(a cura di Silvia Ronzani: [email protected])
Priorità numero 1 : Fare pace con l’ambiente.
Di T.Y.S. Lama Gangchen
Traduzione da Peace times – n. 20 - luglio 2008
Prendersi cura di noi stessi significa prendersi cura
dell’ambiente, per la semplice ragione che tutto nella
vita è strettamente interconnesso. Quindi prendersi
cura di noi stessi e dell’ambiente significa prendersi
cura delle generazioni future.
Il pianeta su cui camminiamo sostiene i nostri raccolti
e il nostro bestiame, eppure noi lo facciamo esplodere
con dinamite e copriamo la sua superficie di cemento.
Inquiniamo le acque, l’aria e lo stesso spazio in cui
viviamo, dimenticandoci che il nostro corpo fisico è
composto dagli stessi cinque elementi. Se
consideriamo queste verità fondamentali della nostra
esistenza, daremo un nuovo valore alla preservazione
delle condizioni ambientali. Non è senza ragione che
fino ad oggi parliamo della nostra Madre Terra quando
parliamo di questo pianeta, perché dipendiamo da
essa come un bambino dipende da sua madre.
Ogni cosa che riceviamo e che sostiene la nostra vita
viene da essa e noi non possiamo mai negare la sua
benevolenza. Perciò se la terra è debole dobbiamo
prendercene cura.
In molte culture e tradizioni antiche e indigene questa
consapevolezza è tuttora conservata. Io stesso sono
un guaritore tibetano e vengo, quindi, da una
tradizione in cui l’interdipendenza degli esseri viventi e
di ciò che li circonda, così come la responsabilità di
lasciare un futuro salubre per le prossime generazioni
è uno dei capisaldi del nostro comune patrimonio
conoscitivo.
Comprendere questa completa interdipendenza tra la
nostra esistenza individuale e collettiva ci insegna a
prenderci cura del nostro ambiente e prenderci la
responsabilità della sua salute, dal momento che ne
dipendono la nostra salute e quella delle generazioni
future.
In anni recenti eravamo molto preoccupati
del
terrorismo, mente stavamo affrontando una crisi
esistenziale del clima che minacciava di ingolfare
l’intero pianeta. I pericoli che sovrastano la nostra vita
tramite i disastri ambientali e gli sconvolgenti effetti
planetari sono invece molto più spaventosi, se non
attuiamo molto presto dei drastici cambiamenti.
Dobbiamo investire maggiormente in sorgenti di
energia sostenibile e sviluppare tecnologia sostenibile
come automobili a energia solare e convertitori
catalitici. Questa tecnologia dovrebbe essere
disponibile ad ogni persona nel mondo sviluppato e in
via di sviluppo. Nel ventunesimo secolo dovremmo
risanare il pianeta prima di pensare al “business”.
Per vivere in armonia con l’ambiente, è necessario
cambiare le nostre abitudini di distruzione e
sfruttamento che perpetriamo per soddisfare i bisogni
delle nostre società consumistiche, a favore di un
atteggiamento
non
violento
nei
confronti
dell’ambiente. Abbiamo bisogno di sviluppare una
nuova eco-moralità.
Il nuovo ideale di vita in una società armoniosa
comporta un cambiamento di ciò che consideriamo
benessere. Il benessere non può più essere misurato
con l’accumulo delle ricchezze materiali che abbiamo
raggiunto quanto piuttosto dai nuovi standard di
misura che la nostra salute richiederà.
Se daremo valore alla nostra salute, automaticamente
ci interesseremo profondamente della salute del
nostro ambiente.
Scrivere fa bene
da La Repubblica del 7/10/2008
di Johann Rossi Mason
Scrivere può essere un atto di cura, un modo per
comunicare con se stessi, per focalizzare alcune
riflessioni, riflettere su di sé. Fissare il proprio pensiero
sulla carta è un momento prezioso per tante persone,
alcuni diari sono diventati famosi, altri scompariranno
con i loro estensori. Solo più di recente gli psicologi
hanno scoperto il potere terapeutico della scrittura: il
professore
di
psicologia
James
Pennebaker
all'Università di Austin in Texas ha effettuato studi
rigorosi che mostrano il potere positivo della scrittura
sulla scrittura. Non basta scrivere come uno sfogo,
occorre invece che da essa scaturisca un'analisi, per
capirsi e per cambiare.
Pennebaker ha osservato che chi riesce a tradurre in
parole le proprie emozioni dolorose ha maggiori
benefici per la salute. Un esperimento condotto nel
1986 mostrò che gli studenti che avevano scritto su
argomenti personali ricevevano meno visite mediche di
chi aveva riferito fatti generici e banali. Su questo
filone a Milano il professor Duccio Demetrio ha ideato
la Libera Università dell'Autobiografia ritenendo il
diario un utile strumento per prendersi cura di sé.
Nel frattempo il "caro" diario è stato preso in prestito
dalla medicina, per coinvolgere il paziente nel percorso
di cura e permettere che prenda coscienza di alcuni
meccanismi automatici, come accendersi una sigaretta
o assumere un alimento. Vediamo allora cosa sono e
in che cosa consistono quelli che abbiamo definito
"diari di salute".
La depressione "SAD"
La Stampa data di pubblicazione: 14/10/2008
Per le persone che vivono nei Paesi settentrionali,
come il Canada e gli Stati del nord degli Usa, ma
anche il Nord Europa, le giornate più brevi e buie
dell’inverno si accompagnano a una specifica forma di
depressione, la cosiddetta Sad. La sigla sta per
«Seasonal affective disorder», ovvero il disturbo
dell’umore stagionale, che colpisce nei mesi freddi
dell’anno. Chi ne soffre comincia a manifestare i primi
sintomi già a fine autunno, dice il dottor Peter
Swanljung del Friends Hospital di Filadelfia. Le cause
della Sad non sono ancora chiare ma esiste un netto
legame
tra
depressione
e
luce
solare.
Probabilmente, spiega Swanljung, i cambiamenti
nell’esposizione alla luce che avvengono nei mesi
invernali influiscono sui livelli nel cervello di
serotonina, che a sua volta influisce su energia e
umore. Un’altra teoria è che la Sad sia collegata ai
livelli di melatonina, un ormone naturale che regola il
ciclo del sonno. Una terza ipotesi è che il cambiamento
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CSTG-Newsletter n.29, novembre 08
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------nella quantità di luce solare influisca in qualche modo
sul nostro ritmo circadiano, l’orologio biologico del
corpo.
Uno studio recente del Center for Addiction and
Mental Health di Toronto ha scoperto che ci sono
maggiori livelli di trasportatori della serotonina nel
cervello in inverno che in estate: quando c’è meno
luce, i trasportatori della serotonina (che servono a
rimuovere la serotonina) aumentano. «E ciò spiega
come mai persone per il resto sane si sentono prive di
energia e tristi in inverno e persone più vulnerabili
sono più soggette a vere depressioni», spiega il dottor
Jeffrey Meyer, che ha partecipato allo studio.
«Il prossimo passo sarà capire che cosa provoca
questi cambiamenti e come ovviare». La Sad di solito
non è profonda come una vera depressione ma
potrebbe comunque esigere attenzione e cura. I
trattamenti possibili sono vari. Per esempio, la terapia
della luce, in cui i pazienti siedono di fronte a una
sorgente di luce molto intensa. Importanti anche la
terapia di gruppo, in cui si parla e si condividono
emozioni, uscendo dall’isolamento sociale, e l’attività
fisica, che diverse ricerche hanno dimostrato essere
efficace nel combattere la depressione
Non considera il nostro coraggio , la nostra integrità ,
la nostra intelligenza , la nostra saggezza. Misura tutto
, tranne ciò che rende la vita degna di essere
vissuta“…
La felicità non è CONSUMO DI MERCI . E IN UNA
TERRA FINITA NON PUO’ ESISTERE UNA CRESCITA
INFINITA . Per questo viviamo in una totale follia . Se
tutti consumassero come l’Americano medio il mondo
sarebbe già distrutto .
NUOVI VALORI per una rivoluzione culturale ... per
“profondi cambiamenti della struttura psicosociale
dell’uomo occidentale” (Castoriadis).
NELLA NUOVA RIVOLUZIONE SI PARTE DA SE’ (dal
sé!) e tutti possono partecipare :
• Riduzione
drastica del tempo di lavoro ,e
redistribuzione dello stesso , per combattere la
precarietà e cambiare la vita …..per dedicare più
tempo agli affetti all’amore alla musica alla lettura alla
contemplazione alla cura della natura …
• Redistribuzione equa della ricchezza prodotta e del
patrimonio naturale …
• Fare la raccolta “differenziata” dei rifiuti . Di carta,
rifiuti organici , lattine , plastica , olio fritto …
• Fare la spesa riducendo al massimo gli imballaggi .
Usando come contenitori borse di stoffa e eliminando
le buste di plastica .
• Diventare
attivi e chiedere ai negozi (o
supermercati…o mercati…) di ridurre al minimo o
eliminare del tutto gli imballaggi…
• Comprare alle botteghe dell’”equo e solidale” .
• Mettersi direttamente in contato con agricoltori o
produttori biologici o attraverso i GAS (gruppi di
acquisto solidale) .
• Comprare meno e meglio. Comprare prodotti locali
Due in uno
Gea
UNA RIVOLUZIONE PARTENDO DAL “SÉ”
DICEVA “IL DEMOCRATICO” R. KENNEDY nel ” 68″ :
“….Il nostro Pil comprende anche l’inquinamento
dell’aria , la pubblicità per le sigarette e le corse delle
ambulanze che raccolgono feriti sulle strade .
Comprende la distruzione delle nostre foreste e la
distruzione della natura . Comprende il napalm e il
costo dello smaltimento delle scorie radioattive .
Mentre , invece, il Pil non tiene conto della salute dei
nostri figli , della qualità della loro istruzione , del
divertimento dei loro giochi , della bellezza della
nostra poesia o della solidità dei nostri matrimoni .
e non merci frutta e verdura che hanno fatto migliaia
di chilometri. Perché il trasporto è una delle principali
fonti di inquinamento .
• Adoperarsi con altri per costituire “mercati locali” di
paese rionali per avvicinare la produzione al consumo.
• Mangiare biologico. Mangiare poca carne , pochi
grassi , più frutta verdura di stagione , legumi…Farsi
da mangiare. Lottare per alimenti biologici nelle mense
delle scuole e di lavoro. Autoproduzione del pane dei
biscotti , fare l’orto avendone la possibilità , anche sui
balconi in città …Autoprodurre la salsa di pomodoro in
bottiglie e barattoli di vetro…autoprodurre le
marmellate i sott’oli e sottoaceto…lo yogurt…
• Bere acqua di rubinetto .E non quella nelle bottiglie
di plastica . Quella di rubinetto è quasi sempre buona.
Chiederla anche al Bar e al Ristorante e in ufficio. Fare
la doccia e non il bagno . Fare la barba e lavarsi i denti
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CSTG-Newsletter n.29, novembre 08
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------senza fare scorrere l’acqua. Lavare le verdure con lo
stesso metodo .
• Riciclare l’acqua piovana per giardini e piante.
• Applicare il riduttore di flusso ai rubinetti.
• Sostituire le lampadine con quelle ad alta efficienza
• Spengere TV, Hi-fi, fax, computer ecc. quando non
“La rivoluzione dei dettagli” di Marinella Correggia Feltrinelli-”Sobrieta’” di F. Gesualdi e Centro Nuovo Modello di
SviluppoFeltrinelli-”Obiettivo Decrescita” - A cura di M. Bonaiuti - Emi -”La Scommessa della decrescita” - di S. Latouche Feltrinelli
“collettivo dei Verdi di Siena”
sono “in attivita’”. Non lasciarli “in attesa”, con la
lucina accesa. Per spegnere completamente scollegarli
dalla rete.
Poiesis
• Eliminare l’auto come mezzo di mobilità quasi
(a cura di Massimo Habib: [email protected])
completamente…sostituire la bicicletta ,l’andarte a
piedi , il treno , i mezzi pubblici ….Usare il meno
possibile l’aereo …NO ASSOLUTAMENTE AI SUV che
inquinano di più, ingombrano di più…
• Abbassare la temperatura della lavatrice . Il pieno
carico , anche della lavastoviglie , risparmia acqua ..
• Monumenti e vetrine. Spengere le luci dei
monumenti delle vetrine e nei giardini dopo una certa
ora…
• Coibentare gli appartamenti per ridurre il livello dei
termosifoni…
• RIFIUTARE TUTTO CIO' CHE E’ "USA E GETTA" !
• Riciclare- riusare-riaggiustare…
• Autoprodurre la propria energia.
• Installare
pannelli solari sulla propria casa
specialmente se di nuova costruzione . Sollecitarne la
installazione dappertutto per riempire l’Italia di
pannelli SOLARI .
• Sollecitare la riconversione produttiva…per esempio
l’angolo della poesia e dell’arte
DIFFICOLTÀ DI RESPIRO
Ed è così
che da una ferita
talvolta
nasce un pensiero.
Inoffensivo
all’apparenza
come i gesti quotidiani,
inevitabile
si apre un varco
E batte,
ostinato,
come una mosca
d’inverno
contro il vetro soleggiato.
E noi dietro a lui,
a crepitare nervosamente,
l’anima ingombra
di pagliuzze taglienti;
e difficoltà di respiro.
Diana 2008
di auto…e armi..
• Ribellarsi alla TELESPAZZATURA !
• Non vedere la TV. O vedere in modo selettivo .
Ribellarsi alle interruzioni pubblicitarie e alla pubblicità
. Che è la principale forma di indottrinamento per
costruire L’”homo consumens”. Perché consumismo e
mercificazione totale sono i nostri principali nemici.
Raccontano un mondo virtuale seducono ma non
danno felicità…
• BOICOTTARE le banche armate. Quelle che
sostengono il commercio e la produzione di
armi….Fare
obiezione
alle
spese
militari..
Sostituire l’aria condizionata con ventilatori…
E' STATO MOLTO BELLO
I colli dei cigni splendono alla luce
e mille barbagli trafiggono le palpebre
il fuoco che brucio` Roma e` solo sprazzo.
Cosi` mi incendi.
Con bugie di suoni mi possiedi.
E' stato molto bello finisce la tarda estate.
E' stato molto bello si prolungano le ombre oltre la
sera.
Non domandarmi dove porta la strada seguila e
cammina soltanto.
Io non invecchio niente piu` mi imprigiona.
Franco Battiato
• Per pulire: aceto di vino bianco, argilla , sapone di
Marsiglia…che si può anche fare in casa….
TROVERETE TUTTO QUESTO ed altro spiegato meglio
e diffusamente in :
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CSTG-Newsletter n.29, novembre 08
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------LE ALI
le ali lunghe e tese
come un falco
che non sa la direzione
ma apre
e muove
verso il fuoco
anelato
dai demoni nel cuore
e nella pancia.
Il vento, sai,
è un gioco trasparente
che solo si sente
nell'occhio aperto.
E allora la picchiata
sarà il gusto della tarda
e necessaria
risalita.
Purchè quell'aria
che ribadisce la sua
presenza
possa invadere
lo spazio privato delle
ciglia
audaci
adesso.
Massimo Habib
Fatti della vita
(varia umanità)
Il CUORE DI ORTHOS
Mercoledì scorso Arcangela, una nostra collega senese
di Orthos, è stata operata di un complicato e
pericoloso intervento al cuore, qui a Milano.
E’ arrivata un lunedì di pioggia lasciando a casa i suoi
tre bambini e quando la sera è venuta a casa
mia, il suo sguardo mi è sembrato già lontano...Ci
siamo salutate con un lungo abbraccio silenzioso
e mi ha fatto promettere di tenere aggiornati “i nostri
ragazzi di Orthos”, che erano stati messi al corrente
della situazione direttamente da lei durante l’ultimo
gruppo a Noceto il mese scorso, e a cui lei aveva
espressamente chiesto silenzio durante questo ultimo
periodo di preparazione.
Alle 6 del mattino di mercoledì mi è arrivato un suo
sms “ sto andando. Ho paura. Ringrazia tutti per il loro
grande amore. Dì loro che gli voglio un gran bene...”.
Ho inoltrato ai giocatori il suo messaggio e da quel
momento, ancora più di sempre, il cuore di Orthos ha
cominciato a pulsare con una forza e un amore che
sinceramente non ci aspettavamo: da tutte le parti
d’Italia telefonate e messaggi di forza ed empatia,
c’era chi mi chiamava piangendo, chi pregava, chi
prometteva di non giocare più se Arcangela ce l’avesse
fatta, chi accendeva candele, chi dalla Calabria voleva
venire a Milano....; eravamo un unico cuore
angosciato ma unito come molto raramente capita
nella vita.
Quei giocatori che combattono contro una dipendenza
che ancora, in certi casi, li sta distruggendo, quegli
uomini e donne che raramente riescono ad interessarsi
dell’altro, presi come sono da questa compulsione
lacerante, hanno contattato e esplicitato le loro
emozioni in un modo così dignitoso e
centrato, che forse devono essere d’esempio a noi che
tante volte non riusciamo.
Lo potevamo sentire il loro battito forte e regolare,
ora che noi avevamo bisogno di loro.
E’ partito ed è continuato un tam-tam di presenza e
affetto commuovente; io mandavo loro sms di
aggiornamento e loro mi rispondevano con un
sostegno così esplicito dfficile da immaginare; il primo
tra tutti, prima ancora dei parenti, che è riuscito a
vedere Arcangela è L., ex giocatore. Mi ha chiamato
da dietro i vetri della sala di rianimazione “ sono qui,
la vedo. Spero che lei mi veda...”.
E così è stato.
E’ difficile seguirli nella loro patologia, è dura , tante
volte mi capita di voler mollare tutto e di voler
arrendermi davanti ad una forza così invasiva che
come una sentinella attenta li perseguita e li colpisce
in ogni momento ; ma in questi giorni mi son resa
conto che siamo riusciti, in questi anni di lavoro a
Orthos, ad allenare il loro cuore e a far riemergere
emozioni e sentimenti che erano celati da ruggine da
tanti anni.
Così come hanno ripreso ad abbracciare ed essere
abbracciati, hanno ricominciato a voler bene davvero,
e soprattutto a dimostrare l’amore che provano.
Ed è una grande cosa, per loro e anche per noi.
Gioco Compulsivo...Gioco Controllato...davanti a ciò
che è avvenuto in questi giorni a Orthos rimane tutto
sullo sfondo; in figura ci sono loro, i nostri giocatori , e
il loro grande cuore.
Arcangela ce l’ha fatta e stamane ho girato questo suo
sms a tutti i Ragazzi:
“ E’ stata durissima, ma ce l’ho fatta, grazie anche al
soffio vitale che ha ricevuto il mio cuore novo da tutti
voi. Grazie , Vi voglio ancora più bene. Arcangela”
Giovanna Puntellini
--.-Cari colleghi,
è con grande dispiacere che vi comunichiamo che
Alexander Lowen, allievo di Wilhelm Reich e fondatore
dell'Analisi Bioenergetica, ci ha lasciato.
Con lui scompare l'ultimo dei grandi caposcuola del
mondo della psicoterapia.
I funerali si svolgeranno l'8 novembre presso una
cittadina dello stato di New York.
Per la SIAB
Patrizia Moselli
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CSTG-Newsletter n.29, novembre 08
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Witz
per sorridere un po’
(a cura di Germana Erba: [email protected])
ALMENO L'ITAGLIANO SALLO!!
-
Arriva
il
treno,
hai
blaterato
il
biglietto?
- Come faccio a fare tutte queste cose
simultaneamente? Dovrei avere il dono dell'obliquità!
(la torre di Pisa?)
- Basta! Vi
(trasfusione?)
state
coagulando
contro
di
me!
- E' nel mio carattere: quando qualcosa non va, io
sodomizzo! (Stategli lontano!)
- Anche l'occhio va dalla sua parte... (Si chiama
strabismo...)
- Vorrei una maglia con il collo a volpino. (Non era
lupetto?...)
-
Mia
nonna
ha
il
morbo
di
Pakistan.
(...)
- Verrà in ufficio una stragista per il tirocinio. (Si salvi
chi può!)
- Sono momentaneamente in stand-bike. (L'attesa in
bicicletta...)
- Mi sono fatta il Leasing al viso. (...pensavo un
mutuo...)
- E' inutile piangere sul latte macchiato. (Meglio farlo
su un bel cappuccino....)
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