Fascicolo 1 + istruzioni
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1 COSTRUISCI LA L’ammiraglia della flotta del Re Sole Pubblicazione edita da De Agostini Publishing S.p.A. n. 1 Direzione Editoriale: Barbara Schwartz Coordinamento redazionale: Giuliano Donati Direttore Marketing: Valentina Bramati Product Manager: Marina Zanotti Consulenza di Marketing: Francesco Losco Coordinamento iconografia: a cura dei Servizi Editoriali Iconografici Realizzazione: milanoedit s.r.l. Redazione: Maurizia Musanti Progetto grafico: Creo sas, Marco Matricardi Impaginazione: Camillo Sassi Testi: Carlo Cavaletto, archivio Associazione Modellisti Navali Magellano (www.magellano.org) Tavole tecniche: Lubra © 2008 Ediciones Altaya, S.A. © 2009 De Agostini Editore S.p.A. Novara © 2016 De Agostini Publishing Italia S.p.a Registrazione presso il Tribunale di Novara n. 431 del 18/11/2009 Iscrizione al ROC n. 7575 del 24/11/2000 Direttore responsabile: Pietro Boroli De Agostini Editore: 28100 Novara, via G. da Verrazano 15 Redazione: 28100 Novara, corso della Vittoria 91 Referenze fotografiche: archivio Carlo Cavaletto, archivio Associazione Modellisti Navali Magellano, DeA/A. Dagli Orti, DeA/G. Dagli Orti, DeA Picture Library ISSN: 2036-5489 PER TUTTE LE INFORMAZIONI SULLE OPERE DE AGOSTINI deagostini.com a chiglia di quella che sarebbe stata ricordata come una delle più maestose, potenti e decorate navi da guerra dell’età barocca fu posata nel 1668 presso un cantiere navale di Brest, in Bretagna. La costruzione durò circa due anni, sotto la sapiente direzione di Laurent Hubac, uno tra i più esperti ingegneri navali di Luigi XIV. Proprio in onore del grande sovrano borbonico, passato alla storia come il Re Sole, il nuovo vascello venne battezzato Soleil Royal. La ricchezza delle sue decorazioni, in particolare intorno ai sabordi dei cannoni e sullo specchio di poppa, all’epoca fece scalpore: erano, infatti, state realizzate da Antoine Coysevox, scultore di corte di Luigi XIV e autore, tra l’altro, degli ornamenti della reggia di Versailles. L Busto di Luigi XIV scolpito da Antoine Coysevox, lo stesso artista che realizzò le decorazioni della Soleil Royal. ▼ La Soleil Royal, l’ammiraglia della flotta del Re Sole ▼ Vascelli francesi in navigazione. La Soleil Royal fu realizzata per servire come nave ammiraglia di unità di questo tipo. 1 SCHEDA TECNICA Nome: Soleil Royal Classe: Vascello di primo rango Varo: 1669 Completamento: 1670 61 metri Larghezza: 15,6 metri Pescaggio: 7,6 metri Dislocamento: 1630 tonnellate Armamento: 104-112 cannoni Equipaggio: 1000-1200 uomini circa Vista laterale del modello in scala 1:70 della Soleil Royal. Evidenti i numerosi dettagli e l’aspetto imponente della riproduzione. 2 ▼ Lunghezza: ▼ Una stampa del XVII secolo con il profilo della Soleil Royal: la nave era molto celebre anche all’epoca per la sua potenza e bellezza. Classificata come vascello di primo rango, la Soleil Royal era armata con oltre cento cannoni, disposti su tre ponti di batteria. Dopo il completamento, nonostante il potente armamento e le buone qualità nautiche, il veliero conobbe un impiego molto limitato e, di fatto, rimase per anni confinato in porto fino a quando, nel 1688, lo scoppio della guerra della Grande Alleanza, promossa dalla coalizione formata da Guglielmo d’Orange e l’imperatore Leopoldo d’Absburgo in chiave antifrancese, costrinse Luigi XIV a mobilitare tutte le risorse disponibili. Sul mare, la flotta borbonica si trovava in una situazione di grave inferiorità: fu pertanto deciso di rimettere in servizio tutte le unità navali ancora valide, tra cui la Soleil Royal. Il vascello fu posto al comando di Anne-Hilarion de Tourville, uno tra i più stimati ufficiali di marina francesi. LE BATTAGLIE DELLA SOLEIL ROYAL Il 10 luglio 1690 l’ammiraglio Tourville condusse la Soleil Royal e la squadra francese alla grande vittoria di Bévéziers, che permise alla Francia di prendere temporaneamente il controllo della Manica e gettò Londra nel panico. 3 Due anni dopo, l’ammiraglia, con un armamento ridotto a 104 bocche da fuoco, salpò di nuovo alla testa di una flotta di 44 vascelli diretta contro una forte squadra anglo-olandese. Nonostante la netta inferiorità numerica (il nemico disponeva di 84 unità di linea), Tourville ordinò dal ponte della Soleil Royal di accettare il combattimento. Lo scontro che seguì, ricordato come battaglia di Barfleur, infuriò per l’intera giornata del 29 maggio e fu solo al calare della notte che i contendenti decisero di rompere il contatto. Gli anglo-olandesi ebbero la peggio, con due vascelli affondati e parecchie navi gravemente danneggiate. ▲ La battaglia di La Hougue del giugno 1692 in una stampa d’epoca. La scena raffigurata mostra gli inglesi a bordo di piccole imbarcazioni che si avvicinano ai vascelli francesi per appiccare il fuoco. 4 In campo francese non si registrarono navi colate a picco, ma molte unità avevano subito colpi gravissimi. Tra esse, la Soleil Royal si trovò con l’equipaggio dimezzato e danni tali da essere a malapena in grado di navigare. L’ammiraglia di Tourville, insieme ai vascelli Triomphant e Admirable, fu quindi costretta a riparare a Cherbourg, dove però venne sorpresa dalla flotta inglese lanciata al suo inseguimento. Le potenti artiglierie della Soleil Royal respinsero tutti gli attacchi nemici fino a che, il 2 giugno, un brulotto (una piccola nave incendiaria) riuscì ad appiccare il fuoco alla poppa dell’ammiraglia. Le fiamme raggiunsero in breve tempo la santabarbara e l’esplosione che ne seguì distrusse completamente la nave, con la perdita dell’intero equipaggio (sembra che vi sia stato un solo superstite). IL LEGGENDARIO COMANDANTE DELLA SOLEIL ROYAL e imprese della Soleil Royal furono compiute al comando dell’ammiraglio Tourville (a lato). Nato da una famiglia di antica nobiltà normanna, AnneHilarion de Cotentin, conte di Tourville (16421701), entrò in gioventù nell’ordine dei cavalieri di Malta e prestò servizio a bordo di una fregata maltese che combatteva i pirati nel Mediterraneo. Tornato in Francia, nel 1667 divenne ufficiale della marina reale di Luigi XIV e in questa veste continuò a combattere nel Mediterraneo contro i pirati e gli ottomani. Nel 1670 prese parte alla guerra contro gli olandesi e si distinse in numerosi scontri per il suo coraggio e le sue qualità marinare. Studioso di tattica navale, nel 1683 fu promosso contrammiraglio e nel 1689 divenne vice ammiraglio della flotta del Levante. Nel giugno dello stesso anno gli fu affidato il comando di tutte le forze navali francesi impegnate nella guerra contro gli inglesi nella Manica e nell’Atlantico. In questa veste colse alcune esaltanti vittorie, come quelle delle battaglie di Bévéziers (1690) e Barfleur (1692). Nonostante i disastri di Cherbourg e La Hougue, dove i francesi persero quindici vascelli, Luigi XIV riconobbe l’eccezionale valore del suo ammiraglio e lo elevò, nel 1693, alla dignità di Maresciallo di Francia, dopo che Tourville si era nuovamente reso protagonista di coraggiose imprese, infliggendo gravi perdite alle forze navali nemiche. Le enormi spese belliche sostenute avevano però minato le capacità finanziarie dello stato francese, che non poté più permettersi di mantenere una grande flotta in mare. Tourville lasciò quindi il comando e si ritirò a Tolone, dove rimase fino alla morte, sopravvenuta il 23 maggio 1701. L Lo scontro si concluse con un bilancio catastrofico per i francesi: oltre ai tre vascelli distrutti a Cherbourg, andarono perdute altre dodici unità arenatesi a La Hougue, tutte incendiate dagli inglesi. Nel 1983, un team di sommozzatori riportò in superficie alcuni resti che in seguito furono identificati come appartenenti alla Soleil Royal, tra cui un grosso tratto di fasciame lungo circa sette metri. I reperti sono conservati presso il molo Carlo X del porto militare di Cherbourg. INTRODUZIONE Manuale di architettura navale SCHEDA 1 Alla scoperta dei segreti del vascello da guerra utto ciò che riguarda una nave – forma, dimensioni, caratteristiche nautiche, aspetti tecnici e progettuali – ricade nel campo dell’architettura navale. Per convenzione, questa disciplina viene distinta in due ambiti: uno teorico, che riguarda la definizione geometrica della nave (dimensioni, proporzioni, pesi), e uno costruttivo, che prende in esame le singole parti della nave, la loro conformazione, i materiali impiegati, le tecniche di messa in opera e assemblaggio dei componenti. T Un Manuale di valore unico Una buona conoscenza dell’architettura navale, in particolare per quanto concerne l’ambito costruttivo, è un requisito indispensabile tanto per il generico appassionato quanto per il navimodellista. Ma non è semplice reperire fonti e studi che illustrino con chiarezza e un grado di dettaglio adeguato (né superficiale, né troppo approfondito) la tecnica costruttiva delle grandi navi a vela del XVII e XVIII secolo. ▼ Modello in scala di uno scafo di vascello. La sezione consente di osservare i vari particolari costruttivi. Tale lacuna viene colmata da questo Manuale. Tavole, disegni e foto (sempre corredati da un testo esplicativo) illustrano le principali parti costitutive dei grandi velieri da guerra, con speciale riferimento alle peculiarità costruttive delle nazioni coinvolte nelle grandi battaglie navali combattute tra il Seicento e l’inizio del- ▲ Cantiere in scala di una nave lunga del modellista Denis Désormière, esposto a una mostra di navimodellismo a Saint Malò nel 2006. l’Ottocento. Vengono poi via via prese in esame le trasformazioni a cui tali costruzioni furono soggette, con particolare attenzione ai passaggi principali dell’evoluzione navale dei due secoli che videro il maggior sviluppo nella cantieristica, in un’epoca in cui gli arsenali costituivano una delle principali attività industriali. Protagonista assoluto della trattazione è il vascello, ovvero quel tipo di nave da guerra che, nato alla metà del XVII secolo, fu l’incontrastato dominatore dei mari fino ai primi anni del XIX secolo. Gli argomenti trattati La descrizione di un vascello secondo i canoni dell’architettura navale è piuttosto complessa e articolata. Per rendere la trattazione il più chiara e organiz- 1 TAVOLA 1 DETTAGLI COSTRUTTIVI DI UN VASCELLO 1 2 3 4 5 6 7 Alcuni dei dettagli di vascello trattati in sezioni dedicate del Manuale. 1) Vela issata e relative manovre 2) La ruota di manovra del timone 3) Una costola della nave e sua costituzione 4) Antenna di una vela e relative manovre 2 5) Arcaccia di poppa con tutti i suoi componenti 6) Bigotta e metodi di fissaggio 7) Viste e sezioni di una bocca da fuoco zata possibile, il Manuale è suddiviso in sezioni che si riferiscono ad aree distinte della nave (alcuni esempi dei diversi componenti che vengono presi in esame si trovano nella tavola 1). La prima sezione, a carattere introduttivo, illustra in modo generale le caratteristiche peculiari di un vascello, in particolare la suddivisione in classi, le sue misure e dimensioni, le tecniche di assemblaggio e di cantiere (un tipico scalo di costruzione del XVIII secolo è riprodotto nella tavola 2). Segue l’ampia sezione “Scafo”, dedicata ai numerosi e complessi elementi costitutivi dello scafo di un vascello. Ciascuno di essi viene analizzato sia dal punto di vista della sua funzione, sia da quello strettamente formale. Da questa sezione si passa a quella che ha per oggetto i ponti, dove vengono illustrati i componenti che si trovano in queste aree della nave. Anche le attrezzature di bordo (sezione “Attrezzature”), installate in coperta o sui ponti inferiori, vengono descritte una a una con il maggior numero possibile di dettagli. Un’apposita sezione (“Armamenti”) offre un’accurata analisi delle artiglierie e degli altri mezzi di offesa di un vascello, con informazioni circa il loro uso e la loro disposizione sui ponti di batteria della nave. In “Alberature”, una particolare attenzione viene posta nell’illustrare gli alberi, in tutte le loro forme e utilizzi. Nella sezione “Manovre”, si trovano numerose tavole dedicate all’analisi della composizione delle manovre, sia dormienti sia correnti, con riferimenti specifici al loro impiego e alla collocazione nei singo- SCHEDA 1 li posti di manovra. L’ultima sezione del manuale (“Vele”) è destinata a una dettagliata analisi delle tipologie di vele, dei metodi di realizzazione e delle modalità di installazione sugli alberi. Il Manuale costituisce quindi un vero e proprio itinerario guidato alla scoperta di un vascello, un viaggio affascinante nella storia della tecnica navale e una risorsa preziosa per coloro che amano le grandi navi a vela. ▼ A fianco e sopra. Modello in scala di un cantiere nautico francese del Settecento, secolo di grande sviluppo nelle costruzioni navali. I figurini danno l’idea delle proporzioni reali. ▼ INTRODUZIONE Manuale di architettura navale L’EVOLUZIONE DI UNA DISCIPLINA e leggi essenziali sull’equilibrio dei corpi immersi nei liquidi furono individuate già nel III secolo a.C. da Archimede, tuttavia solo in tempi relativamente recenti i criteri e le tecniche da applicare nel progetto e nella costruzione delle navi ricevettero una formulazione organica scritta. La prima trattazione sistematica della quale si abbia notizia è la Nautica mediterranea di Bartolomeo Crescenzio, del 1607; a questa fecero seguito numerose altre opere, alcune proprio col titolo di Architettura navale. Fino al XIX secolo si indicò con il termine di architettura navale sia l’aspetto teorico sia quello costruttivo relativo alle imbarcazioni, ad eccezione dell’apparato motore; oggi anche la progettazione e la realizzazione delle strutture e delle altre parti della nave vengono considerate a sé e costituiscono il settore delle “costruzioni navali”. L’architettura navale odierna resta quindi identificabile solo con la teoria della nave che ne comprende la geometria, la statica e la dinamica. L 3 4 Cantiere di costruzione su cui veniva impostata la nave verso la fine del XVIII secolo in Francia (disegno originale tratto da uno studio di Jean Boudriot). CANTIERE NAVALE FRANCESE DEL XVIII SECOLO TAVOLA 2 INTRODUZIONE Manuale di architettura navale SCHEDA 2 I vascelli da guerra: ranghi e classificazioni ▲ L’HMS Bellona, vascello inglese da 74 cannoni riprodotto in cantiere durante l’allestimento, opera del modellista Carlo Galanti. Si possono intuire le dimensioni della nave reale osservando le proporzioni con i figurini delle maestranze. epoca compresa tra la metà circa del XVII secolo e l’inizio del XIX vide la nascita, la rapida affermazione e l’affinamento tecnico di un tipo peculiare di nave da guerra: il vascello. Particolarmente ben riuscito sia dal punto di vista nautico sia da quello delle capacità di combattimento, il vascello ha riscosso e riscuote ancora oggi un grande successo tra i modellisti: alcuni tra i velieri più belli appartengono a questa categoria. Il Manuale ha quindi per oggetto proprio il vascello, del quale sono analizzati componenti, sezioni e dettagli costruttivi. Inoltre, vengono mostrate le principali evoluzioni di questa tipologia di nave, con particolare attenzione alle diverse soluzioni adottate nei cantieri continentali e inglesi, rappresentative di due “scuole di pensiero” ben distinte. L’arco temporale preso in esame permette di coprire l’intervallo che va dalla nascita del vascello sino al momento del suo massimo L’ splendore, che possiamo far coincidere con la fine del Settecento e i primissimi anni dell’Ottocento. Tipologie di vascello Con il termine “vascello” si definisce un preciso tipo di veliero da guerra, conosciuto come “nave di linea”. Questa espressione venne introdotta nel gergo marinaro nel 1653, quando l’ammiragliato inglese, dietro sollecitazione di Oliver Cromwell, ordinò che le navi da guerra dovessero combattere in linea (ovvero una lunga fila di navi allineate da prua a poppa), così da sfruttare al massimo la potenza di fuoco delle artiglierie disposte lungo i fianchi. Le bordate così concentrate potevano ottenere effetti devastanti. La scelta di questa formazione di combattimento influì significativamente sulla progettazione e costruzione delle navi destinate ad affrontarsi in quel modo e che per questo vennero definite “di linea”. 5 TAVOLA 3 CLASSIFICAZIONE DEI VASCELLI 1 2 3 4 5 6 1) Primo rango (da 91 a 120 cannoni su tre ponti) 2) Secondo rango (da 81 a 90 cannoni su tre ponti) 6 3) 4) 5) 6) Terzo rango (da 51 a 80 cannoni su due ponti) Quarto rango (50 cannoni su due ponti) Quinto rango (40 cannoni su un solo ponte) Sesto rango (24 cannoni su un solo ponte) INTRODUZIONE Manuale di architettura navale Dal momento che i criteri in base ai quali venivano realizzate le navi erano i medesimi (la totalità delle marine europee adottò la formazione di linea), tutti i vascelli finirono per assomigliarsi tra loro quanto a linee generali. Tuttavia, esistevano rigide distinzioni basate sul numero di cannoni che li armavano: da questo ebbero origine specifiche classificazioni. Ordini e ranghi Verso la fine del XVII secolo, i vascelli da guerra delle grandi potenze navali erano suddivisi in sei categorie, dette anche “ordini” o “ranghi”. Le prime quattro categorie comprendevano navi armate con un numero di cannoni compreso tra 50 e 120, distribuiti su due o tre ponti, detti “ponti di batteria”; questi vascelli erano concepiti in modo specifico per combattere in linea e rappresentavano il nucleo di maggior valore delle marine da guerra. Nella quinta categoria erano classificate le fregate, vascelli con un solo ponte di batteria che potevano operare in formazioni di diverso tipo e con modalità autonome. Alla sesta categoria erano assegnate le navi minori ma con un numero di cannoni comunque superiore a 24. I vascelli appartenenti alla prima categoria erano generalmente destinati agli ammiragli e ai comandanti di squadra: montavano da 91 a 120 cannoni suddivisi in tre ponti di batteria. Nella seconda categoria erano classificate imbarcazioni comandate da alti ufficiali. Queste navi disponevano di un numero di cannoni compreso tra 81 e 90 su tre ponti di batteria. Alla terza categoria, generalmente la più numerosa in una flotta, appartenevano vascelli con a bordo da 51 a 80 cannoni disposti su due ponti di batteria. Le imbarcazioni classificate nella quarta categoria erano le meno armate tra quelle dello schieramento in linea: avevano 50 cannoni su due ponti di batteria. Nel corso del XVIII secolo, le imbarcazioni a due ponti con 50 cannoni furono sostituite con le fregate che pur disponendo di un identico numero di bocche da ▲ Un esempio di vascello di primo rango: si tratta dell’unità francese Le Sans Pareil, opera del modellista José-Louis Tuset. SCHEDA 2 fuoco, erano caratterizzate dalla disposizione delle artiglierie su un solo ponte di batteria. Soltanto in Spagna la denominazione dei vascelli prevedeva alcune varianti. In particolare venivano chiamati “vascelli reali” quelli che montavano da 74 a 90 cannoni e “tre ponti” quelli che avevano da 91 a 120 cannoni. Fu anche costruito un unico esemplare di “quattro ponti”, il Santisima Trinidad, che era armato con ben 140 bocche da fuoco. ▲ Riproduzione di sciabecco costruita dal modellista Jean Pierre Stipton. A differenza dei grandi vascelli di linea che componevano le flotte da battaglia, queste navi erano molto agili e veloci. Le imbarcazioni minori dell’epoca Naturalmente, oltre ai vascelli da guerra propriamente detti, esisteva un gran numero di piccoli natanti, delle fogge più diverse. Come abbiamo anticipato, il Manuale tratta esclusivamente i vascelli ma, per dare un’idea di massima di quali unità navali solcassero i mari dal XVII secolo fino ai primi anni del XIX, la tavola 4 offre una panoramica di alcune tra le più diffuse tipologie di navi a vela del tempo. Le grandi battaglie “di linea” prevedevano un ingente dispiegamento di forze e una complessa organizzazione che forzatamente costringeva le flotte coinvolte a utilizzare le imbarcazioni minori, spesso non armate, per scopi logistici. Molti tra i piccoli natanti venivano usati per servizi postali e di collegamento, altri erano impiegati come vedette o portaordini, senza dimenticare gli approvvigionamenti di viveri e munizioni o il trasporto di truppe. Per tutte le attività descritte erano adottate imbarcazioni idonee al servizio e adatte allo scopo: la scelta avveniva quindi in base alle doti di velocità, manovrabilità o capienza. Parecchie di queste piccole navi erano preferite anche dalle orde di pirati che infestavano il Mediterraneo; la più temibile tra queste era lo sciabecco. 7 8 6 5 10 3 11 7 4 8 12 1) Pinaccia olandese (XVIII secolo) – 2) Postalino svedese (1690) – 3) Ucchero (XVIII secolo) – 4) Sciabecco algerino (XVIII secolo) – 5) Craiero svedese – 6) Nave svedese per Indie (1786) – 7) Snow (senale) svedese (1723) – 8) Brigantino a palo (1792) – 9) Clipper di Baltimora (1820) – 10) Caicco turco – 11) Sambuco arabo – 12) Tartana mediterranea 9 2 1 NAVI A VELA DEL XVII-XIX SECOLO TAVOLA 4 INTRODUZIONE Manuale di architettura navale SCHEDA 3 La trascrizione grafica delle dimensioni e della forma ino alla metà del XVII secolo il processo di costruzione di una nave si svolgeva basandosi su metodologie empiriche: il maestro d’ascia tracciava la linea della chiglia, quindi si procedeva alla realizzazione dello scafo riprendendo le indicazioni fornite. Il maestro d’ascia seguiva uno schema adottato in precedenza da generazioni di costruttori navali e conferiva la propria impronta personale alla nave, quasi come una firma. F La necessità del progetto navale Con l’avvio e l’intensificarsi dei viaggi tra il vecchio continente e le Americhe, la cantieristica conobbe un grande sviluppo e non fu più sufficiente affidarsi esclusivamente all’esperienza e alla valutazione del singolo maestro d’ascia. Si rese pertanto necessario fissare un primo nucleo di norme comuni per la costruzione delle imbarcazioni che permettesse ai cantieri navali di fare fronte con rapidità alla crescente domanda di imbarcazioni. Queste ultime andarono contemporaneamente specializzandosi sempre di più: le navi destinate al trasporto, infatti, divennero via via più grandi, così da ottenere una maggiore capacità di carico e ammortizzare il costo del trasporto. Per queste stesse ragioni furono sacrificati gli spazi che in precedenza erano destinati ad accogliere pesanti armamenti difensivi (con il relativo personale). Fu quindi necessario incrementare anche la costruzione di navi da guerra che, all’occorrenza, potessero fornire protezione alle unità da carico per contrastare la pirateria e le iniziative di nazioni “concorrenti”, che miravano a colpire i commerci rivali. Per rispondere a queste esigenze si diffuse progressivamente l’uso del progetto: i primi disegni che contenevano le indicazioni di massima sulle dimensioni e la forma dello scafo risalgono alla metà del secolo XVII. La rappresentazione della tavola 5, tratta da un originale inglese del 1664, costituisce uno dei più antichi esempi di progetto navale riportato su carta giunto fino ai giorni nostri. Nel disegno sono raffigurati il profilo longitudinale e del quinto maestro (ossia l’ordinata più larga), nonché la posizione delle singole costole. ▼ Interno di un leudo costruito secondo i metodi adottati nel XVII secolo. L’immagine evidenzia l’impostazione della struttura di una tipologia di imbarcazione di piccole dimensioni. La foto è stata scattata in un cantiere dell’isola sarda de La Maddalena. 9 10 Rielaborazione di un disegno originale di Bushnell del 1664, uno tra i più antichi documenti di architettura navale giunti fino ai tempi nostri. PROGETTO DI VASCELLO DELLA METÀ DEL XVII SECOLO TAVOLA 5 SCHEDA 3 La rappresentazione grafica delle dimensioni principali Più la costruzione della nave diventava articolata, più si rendeva necessario fornire alle maestranze indicazioni particolareggiate sulle dimensioni cui attenersi. La tavola 6 presenta in dettaglio le misure essenziali da comunicare ai cantieri. 1) Lunghezza fuori tutto: rappresenta la lunghezza della nave dal punto estremo della poppa alla parte anteriore della ruota di prua, escludendo lo sperone (su alcuni disegni la lunghezza fuori tutto comprende invece anche lo sperone). 2) Lunghezza al galleggiamento: stabilisce l’ingombro della nave sul piano dell’acqua. 3) Linea di galleggiamento (evidenziata sia nella vista trasversale sia nella vista del piano). 4) Lunghezza del baglio maestro: indica la larghezza massima interna della nave e rappresenta una dimensione utile per calcolare la stazza. 5) Larghezza massima: esprime il massimo ingombro trasversale dello scafo, compreso il fasciame. Oltre alle dimensioni citate sopra, i progetti illustravano anche i ponti, indicati con lettere nella tavola 6. A) Ponte di batteria o, nel caso la nave preveda più batterie, primo ponte di batteria: si tratta della misura presente più spesso, in quanto più importante, sui disegni per la costruzione delle navi da combattimento, a partire da quelle di legno fino ai primi esemplari con scafo metallico. B) Secondo ponte di batteria; se previsti, altri ponti vengono indicati in sequenza come terzo ponte di batteria, e così via. C) Ponte di coperta: corrisponde alla lunghezza del ponte della nave visibile dall’alto. D) Ponte di corridoio ovvero, generalmente, il ponte interposto tra la stiva e il primo ponte di batteria: è sempre presente sulle navi a più ponti, poiché l’elevato pescaggio ne consente l’installazione. Il ponte di coperta può anche essere sormontato da ulteriori strutture: il cassero (E), su cui talvolta poggia il casseretto, e il castello (F). Altre dimensioni necessarie alla realizzazione della nave vengono indicate come “pp AD”, “perpendicolare addietro”, e “pp AV”, “perpendicolare avanti”. Si tratta di rette che intersecano la linea di galleggiamento formando un angolo retto, tracciate appena all’interno delle strutture di poppa e di prua (vedi tavola 6). A ▲ Riproduzione de La Renommée fotografata a una mostra di modellismo, dove appare evidente la complessa interazione tra strutture interne e linee generali del vascello. Già nel XVII secolo si usava dividere in due metà il disegno della sezione trasversale della nave (vedi tavola 6, in alto a destra). Nella metà sinistra dell’immagine viene tracciato il “lato addietro” della nave, che la definisce dalla metà fino alla poppa (“AD”); la metà destra del disegno, invece, evidenzia il “lato avanti” della nave, che la circoscrive dalla metà all’estremità della prua (“AV”). Altre linee di costruzione Qui sotto sono rappresentate altre indicazioni utili a portare a termine il progetto costruttivo; si tratta di istruzioni che non si trovano riportate sulle tavole di progetto risalenti al Seicento, ma che si ricavavano dalle caratteristiche definite nelle norme di costruzione emanate dagli ammiragliati, una sorta di equivalente degli odierni uffici tecnici. Nel disegno I è posta in evidenza l’insellatura della nave, detta anche linea del cavallino (A), indispensabile per assicurare il drenaggio dell’acqua che invadeva il ponte. Nel disegno II notiamo la linea del bolzone (B), ossia la curvatura dei bagli che, oltre a rappresentare un’utile sistema di evacuazione dell’acqua, garantiva una maggior tenuta strutturale; nella stessa figura è tracciata la freccia del bolzone (C), ovvero la distanza tra il punto più elevato della linea del bolzone rispetto al piano orizzontale tra le due estremità. Disegno II. ▼ Disegno I. ▼ INTRODUZIONE Manuale di architettura navale B C 11 12 3 D pp AD E 2 1 pp AV F AD 4 5 AV 1) Lunghezza fuori tutto. 2) Lunghezza al galleggiamento. 3) Linea di galleggiamento. 4) Lunghezza del baglio maestro. 5) Larghezza massima. A) Ponte di batteria. B) Secondo ponte di batteria. C) Ponte di coperta. D) Ponte di corridoio. E) Cassero. F) Castello. pp AD) Perpendicolare addietro. pp AV) Perpendicolare avanti. AD) Addietro. AV) Avanti. C B A 3 DIMENSIONI PRINCIPALI, PONTI E PERPENDICOLARI TAVOLA 6 3 INTRODUZIONE Manuale di architettura navale SCHEDA 4 Sezioni principali della nave e linee di galleggiamento ▲ Sezione di fregata del XVIII secolo, con suddivisione interna degli spazi. Modello conservato presso il Museo navale di Imperia. ur con differenze dovute alle dimensioni, alle classi di appartenenza, all’epoca e al luogo di costruzione, tutti i vascelli da guerra realizzati tra la metà del XVII e l’inizio del XIX secolo presentavano caratteristiche comuni. In particolare, esaminando lo scafo è possibile riconoscere alcune sezioni che si ritrovano di norma nelle costruzioni navali del periodo. La tavola 7 mostra un esempio tipico di nave da guerra dell’epoca presa in esame, un piccolo galeone inglese della metà del Seicento, sezionato lungo la longitudinale in modo da apprezzare la suddivisione dei volumi interni della nave, con la relativa identificazione di alcune delle sezioni principali. P Galleggiamento e pescaggio Per comprendere il rapporto tra le linee dello scafo e i volumi della nave, le tavole 8 e 9 riportano le misure principali (si veda anche tavola 6) rilevate sullo scafo, con particolare riferimento al galleggiamento, ovvero alla capacità dell’imbarcazione di restare solo parzialmente immersa e di mantenere una parte di essa al di sopra del pelo dell’acqua. Questa capacità è, ovviamente, un parametro di fondamentale importanza per una nave e deve essere calcolata dal costruttore per definire le condizioni di galleggiamento in ogni circostanza, quali che siano la forza del mare e del vento. A questo proposito, la tavola 8, in alto, mostra le tolleranze di sbandamento di un vascello con vento al traverso; queste dovevano essere impostate in modo tale da permettere alla nave di non imbarcare acqua attraverso le aperture per i cannoni anche quando si trovava a pieno carico. Le altre linee sono quelle di bagnasciuga, corrispondenti ai diversi livelli di immersione della nave a sbandamento massimo. La tavola 8, in basso, mostra la sezione trasversale al punto di larghezza massima (ossia in corrispondenza della costola maestra, l’elemento strutturale trasversale di maggiore ampiezza): si noti come linea di galleggiamento e linea superiore del ponte fossero molto vicine. Anche l’altezza del pescaggio (ovvero della parte immersa dello scafo) aiuta a comprendere alcune peculiarità della linea dello scafo di un vascello. Osservando le linee riportate in tavola 9, si nota come il pescaggio verso poppa (“pescaggio massimo”) sia maggiore del pescaggio verso prua (“pescaggio minimo”). Questa differenza è dovuta al fatto che la chiglia non era parallela alla linea di galleggiamento, ma era leggermente inclinata, in modo da conferire al vascello un assetto appoppato. Tale caratteristica poteva essere appena accennata oppure risultare molto evidente a seconda del tipo di nave. DESTRA E SINISTRA er convenzione, il lato destro e sinistro di una nave sono identificati dal punto di vista di un osservatore che guardi la nave da poppa verso prua, lungo la sua linea di mezzeria. Il lato destro di un vascello si chiama “dritta” o “tribordo”, quello di sinistra “sinistra” o “babordo” (vedi tavola 9, in basso). P 13 4 14 2 16 7 19 18 8 1 9 10 11 17 12 16 13 1) Chiglia. 2) Dritto di poppa. 3) Timone. 4) Lanterna. 5) Alloggio del comandante. 6) Ponte di comando. 7) Albero di mezzana. 8) Cassero. 9) Albero di maestra. 10) Ponte di batteria/Coperta. 11) Castello. 12) Albero di trinchetto. 13) Bompresso. 14) Polena. 15) Sperone. 16) Linea di galleggiamento. 17) Ruota di prua. 18) Argano. 19) Stiva. 3 5 6 SEZIONI PRINCIPALI DELLA NAVE E NOMENCLATURA 15 14 TAVOLA 7 TAVOLA 8 GALLEGGIAMENTO E SEZIONE TRASVERSALE Direzione del vento Sbandamento e linee del bagnasciuga. 1) Linea di galleggiamento 2) Linea superiore del bagnasciuga (sbandamento massimo a pieno carico) 3) Linea inferiore del bagnasciuga (sbandamento massimo a nave vuota) 4) Linea media del bagnasciuga 2 3 1 4 Sezione trasversale. 1) Linea di galleggiamento 2) Linea superiore del ponte 3) Altezza del ponte 4) Mezzeria 5) Larghezza massima 6) Costola maestra 2 1 3 6 4 5 15 16 A B 2 C 3 6 6 D Dritta/Tribordo Sinistra/Babordo E 4 F 5 1 G 1) Linea di galleggiamento 2) Pescaggio massimo 3) Pescaggio intermedio 4) Pescaggio minimo 5) Linea di base 6) Linea della costola maestra A-C) Cassero A-B) Controcassero D-E) Castello E-F) Prua F-G) Piattaforma della polena LINEE DELLO SCAFO, PESCAGGIO E GALLEGGIAMENTO TAVOLA 9 INTRODUZIONE Manuale di architettura navale SCHEDA 5 Come nasce un vascello: scalo di costruzione e cantiere ▲ Riproduzione di un cantiere del XVIII secolo fotografato a una mostra di navimodellismo a Saint Malò. È ben evidente l’articolazione delle numerose strutture richieste per la costruzione di una nave di linea. er costruire un vascello si procedeva dapprima alla scelta del terreno adatto dove impostare gli elementi costruttivi. Era questo lo scalo di costruzione propriamente detto, mentre con il termine “cantiere” si identificavano gli elementi di carpenteria necessari per sostenere la chiglia e, mano a mano che la costruzione procedeva, l’intero volume del vascello. Per estensione, con il termine “cantiere” si indica l’insieme delle installazioni necessarie a una costruzione qualsiasi, anche in ambito diverso da quello navale. P Lo scalo di costruzione Il terreno prescelto per la messa in opera si trovava sempre in prossimità dell’acqua e doveva essere compatto e solido così da sostenere il peso dell’intera costruzione. Se si riteneva che la superficie potesse ce- dere, si procedeva allo scavo di una fossa larga tra i 10 e 13 metri e lunga un sesto in più del vascello da costruire. Sul fondo della fossa venivano posati ceppi di quercia, posti trasversalmente uno accanto all’altro; su tali traverse venivano sistemate perpendicolarmente altre assi dette “panconi”, in modo da creare un solido piano su cui poggiare altri sostegni per il cantiere. Vi erano poi le “taccate”, cataste di legno sagomate in modo da poter seguire con precisione il profilo della chiglia (vedi tavola 10). Se invece si valutava che il terreno prescelto fosse sufficientemente solido, si procedeva direttamente alla posa delle taccate che venivano livellate in modo da ottenere la pendenza necessaria al varo della nave e da facilitare il lavoro delle maestranze (vedi foto sopra). Preferibilmente lo scalo veniva orientato da nord a sud, in modo che i fianchi del vascello venissero ir- 17 18 10 2 2 9 3 4 4 5 7 6 8 VERSO IL MARE 1) Argano. 2) Fossa. 3) Ruota di prua. 4) Chiglia. 5) Dritto di poppa. 6) Taccata. 7) Pancone. 8) Traversa. 9) Profilo dello scafo. 10) Palo per ponteggio. 1 1 10 SCALO DI COSTRUZIONE E CANTIERE TAVOLA 10 INTRODUZIONE Manuale di architettura navale raggiati dal sole in maniera più uniforme possibile: questo accorgimento veniva adottato per evitare che i legnami messi in opera essiccassero in modo disomogeneo provocando deformazioni dell’ossatura e, di conseguenza, generassero un’asimmetria dei bordi dello scafo, il cosiddetto “sguerciamento”, che avrebbe pregiudicato la buona riuscita della costruzione. Esistevano anche scali costruiti in muratura (vedi tavola 11) che resistevano meglio alle intemperie ma, per contro, avevano costi di realizzazione più elevati. Il cantiere e le taccate Il terreno dello scalo aveva un andamento pianeggiante; per il varo delle imbarcazioni era però necessaria una pendenza di cinque gradi. La chiglia doveva essere quindi impostata secondo l’angolazione richiesta e, per consentire ai carpentieri di lavorare comodamente, doveva essere posta a una certa altezza dal fondo della fossa. La pendenza e la soprelevazione necessarie si ottenevano con le taccate, il cui insieme costituisce il cantiere di costruzione vero e proprio. Le taccate erano formate da cataste di legna disposte a gradini; le travi avevano lunghezza variabile in base all’altezza della catasta stessa; i travetti superiori, a contatto con la chiglia, erano di lunghezza compresa SCHEDA 5 tra 100 e 130 centimetri ed erano sagomati a cuneo, in modo da consentire variazioni di altezza a seconda dell’area di sovrapposizione (vedi disegno III). Le travi alla base della taccata erano solidali tra loro ed erano tenute assieme da una sorta di grosse “graffette” metalliche, visibili nel disegno III pubblicato a fondo pagina, oppure da assi disposte a “V” rovesciata e rinforzate da traverse verticali. Questi elementi di collegamento e rinforzo erano detti “guardia”. L’altezza delle taccate era calcolata in maniera tale da garantire che la chiglia avesse una pendenza di cinque gradi e fosse posta a circa 60 centimetri dal fondo della fossa o dalla base del terreno. Nel caso di scalo in muratura, la pendenza veniva conferita già in fase di costruzione dello scalo stesso e l’altezza delle taccate era determinata soltanto dalla comodità di lavoro dei carpentieri. La prima operazione di messa in opera del cantiere era la posa della taccata destinata a sorreggere il dritto di poppa (ossia la struttura posta all’estremità posteriore della chiglia); a seguire si disponevano tutte le altre taccate, distanziate di 190-230 centimetri. L’ultima, quella posizionata sotto l’estremità di prua della chiglia, era talvolta formata da una catasta quadrangolare di assi di legno disposte a strati incrociati. ▼ Disegno III. Composizione e struttura di una taccata. 19 20 Raffigurazione di uno scalo di costruzione in muratura della fine del XVII secolo con un vascello in fase di realizzazione. SCALO DI COSTRUZIONE IN MURATURA TAVOLA 11 Istruzioni di montaggio SCHEDA 1 Un’ordinata, la falsachiglia di prua e una sezione di coperta A 3 4 2 5 1 1A Comincia a levigare la superficie di tutti i pezzi che hai ricevuto per eliminare le imperfezioni del legno e ottenere un incollaggio migliore. Passa la carta abrasiva delicatamente, per non danneggiare i pezzi, anche lungo i bordi. 6 7 B 1. Ordinata n°2 – 2. Coperta di prua – 3. Listelli di ramino da 0,6x5x200 mm – 4. Decorazione posteriore – 5. Colla vinilica – 6. Carta abrasiva a grana fine – 7. Falsachiglia di prua C 1C Se l’incastro risulta perfetto, separa i due elementi e stendi un po’ di colla sui bordi e le zone di contatto sia dell’ordinata sia della falsachiglia. 1B Prima di incollare la falsachiglia all’ordinata, verifica che si inseriscano perfettamente l’una nell’altra. Appoggia l’ordinata nella seconda scanalatura della falsachiglia; fatto questo spingila a fondo verso il basso. E 70 m m D 90° 1D Verifica, impiegando una squadretta, che gli angoli formatisi all’incrocio dei pezzi siano retti. Quindi tieni in posizione l’ordinata e la falsachiglia, fintanto che la colla sia completamente asciutta. 1E Ora devi preparare i listelli per rivestire la coperta. Prendi un tagliabalsa e accorcia i listelli a 70 mm di lunghezza, quindi riuniscili a dieci o dodici e fermali tra le ganasce di due morsetti. Usa una matita per annerire i quattro bordi di ciascun segmento. 1 1 F 1F Procurati una spatolina per stendere uno strato di colla a presa rapida sottile e omogeneo sulla faccia della coperta che va rivestita (osserva bene la foto per non sbagliare il verso del pezzo). Se utilizzi questa tipologia di adesivo fai riferimento ai consigli d’uso forniti dal produttore, se invece non sei abbastanza pratico, puoi adoperare anche la colla vinilica. Ricordati di spalmare l’adesivo solo sulla zona dove vanno posizionati i listelli e non sul resto del pezzo. G 1G Appoggia i listelli sopra due strisce di nastro adesivo, quindi spalmali con un po’ di colla a presa rapida; quando non appiccica più puoi iniziare a ricoprire il ponte. Incolla i primi listelli posandoli come mostra l’immagine. Sistema le file seguenti sfalsando la giunzione tra ciascuna coppia di listelli per ottenere un effetto irregolare. H I 1H Incolla gli altri segmenti cercando di disporli sempre in modo sfalsato. Man mano che procedi premi bene i pezzi contro la coperta: adopera il manico di un attrezzo in modo da farli aderire bene alla superficie. 1I Ricopri la coperta ad eccezione della zona posteriore, come evidenzia la foto della fase J. Capovolgi il pezzo ed elimina con il tagliabalsa l’eccedenza dei listelli in modo che rimangano perfettamente a filo del bordo della coperta. K J 1J Per simulare la chiodatura della coperta, disegna con una matita quattro punti ai lati di ciascuna testa dei listelli. La zona posteriore verrà completata quando lavorerai sulla sezione intermedia del ponte. 1K Ecco il risultato dell’assemblaggio che hai effettuato in questa sessione di lavoro. Conserva i materiali avanzati in attesa di poterli riutilizzare successivamente, quando ti verrà indicato nelle schede di montaggio. 2 Istruzioni di montaggio SCHEDA 2 Un’ordinata, la seconda sezione della coperta di prua e due cannoni A 4 3 2 1 5 2A Carteggia la superficie e i bordi di tutti gli elementi per eliminare eventuali possibili imperfezioni e ottenere un migliore incollaggio. Verifica poi che l’ordinata numero 3 si inserisca perfettamente nella terza scanalatura della falsachiglia. 1. Coperta di prua (seconda sezione) – 2. Ordinata n. 3 – 3. Listelli di ramino da 0,6x5x200 mm – 4. Affusti di cannone – 5. Cannoni C B 90° 2C Ora devi inserire ancora l’ordinata n. 3 nella scanalatura della falsachiglia e con una squadra verificare che i due elementi formino tra loro un angolo retto come mostrato nella fotografia. 2B Se l’incastro è perfetto, sfila l’ordinata e cospargi con un poco di colla le aree di contatto tra i due componenti. E D 2D Quindi accertati che l’ordinata sia perfettamente a filo della falsachiglia e non si formino gradini nel punto di intersezione tra i due pezzi. 70 mm 2E Ora devi preparare i listelli che servono per ricreare la copertura del ponte. Impugna il tagliabalsa e accorciali a una lunghezza di 70 mm. Poi, come spiegato nelle istruzioni della scheda precedente, annerisci con una matita i quattro bordi di ciascun segmento (per tener ben fermi i listelli ti occorreranno due morsetti). 3 2 F I 2F Recupera la prima sezione della coperta di prua e affiancala a quella appena ricevuta: così potrai tenere sotto controllo la posizione delle giunzioni e procedere all’incollaggio dei nuovi segmenti in modo da ottenere un rivestimento il più simmetrico possibile. 2I Quando la colla ha fatto presa, capovolgi il pezzo e rifila l’eccedenza dei listelli impiegando il tagliabalsa. Traccia quindi con una matita quattro puntini ai lati della testa di ciascun listello: simulerai così la chiodatura del ponte. Per entrambe queste operazioni fai riferimento all’immagine J. 2G Adotta le stesse G modalità illustrate nelle pagine 1 e 2 per rivestire la prima semicoperta e inizia a incollare i nuovi segmenti prendendo a modello la foto a lato. J 2J Questa immagine ti è d’aiuto per verificare se hai applicato correttamente i listelli sulle due metà: le teste devono sempre risultare sfalsate. H K 2H Impiega tutti i segmenti necessari a rivestire interamente la larghezza della semicoperta; lascia però incompleta la sezione posteriore poiché verrà rivestita in un secondo tempo. 2K Ecco come appaiono i pezzi assemblati in questa sessione di montaggio. Conserva i rimanenti in attesa di impiegarli successivamente. 4 Istruzioni di montaggio SCHEDA 3 Due ordinate dello scafo e l’insegna di poppa A 3 1 3A Come hai già fatto in precedenza, predisponi i componenti al montaggio levigando tutte le superfici con un pezzetto di carta abrasiva. 2 B 1. Ordinata n. 1 – 2. Ordinata n. 4 – 3. Insegna di poppa 3B Verifica che l’ordinata numero 1 vada perfettamente in battuta nella prima fessura della falsachiglia. D 3D Risistema l’ordinata n. 1 nella scanalatura, quindi verifica con la squadretta che all’incrocio dei due elementi si formi un angolo retto, come mostra la fotografia a lato. Attendi che la colla abbia fatto presa. 90° C 3E Adesso recupera entrambe le sezioni della coperta che hai già rivestito. Prendi il lisciatoio e passalo leggermente sul bordo di ciascuna. E 3C Se tutto è a posto, separa l’ordinata dalla falsachiglia e distribuisci la colla sulle superfici di contatto tra i due pezzi. 5 3 F I 3F Utilizza una limetta per riuscire a levigare anche gli spazi più ristretti, indicati dalle frecce. Devi eliminare eventuali differenze di spessore tra il profilo dei listelli e quello della coperta. G 3G Terminata l’operazione descritta sopra, passa un pezzo di carta abrasiva a grana fine anche sulla superficie delle due metà del ponte, per rendere omogeneo lo spessore della copertura e sfumare i segni di matita. Ricorda che la carta va sempre passata nel verso delle fibre del legno. 3I Posiziona nello spazio vuoto l’altra metà del ponte. Il bordo anteriore dell’intera coperta deve toccare l’ordinata numero 1, mentre la zona posteriore dei due pezzi dev’essere allineata il più precisamente possibile. 3J In questa immagine i pezzi montati finora sono mostrati secondo un’altra angolazione, che può esserti d’aiuto per controllare di aver seguito correttamente le nostre indicazioni. Adesso sfila entrambe le sezioni della coperta: verranno utilizzate in una futura sessione di assemblaggio. K H 3H Prima di incollare le due metà della coperta, devi verificare che entrino perfettamente nel loro alloggiamento definitivo. Solleva una semicoperta e incastrala nelle ordinate montate finora. Poi spingila delicatamente verso l’esterno, come mostrano le frecce rosse nella fotografia sopra. 6 J 3K Ecco come appaiono infine i componenti assemblati in questa scheda di montaggio. Il resto del materiale verrà impiegato solo successivamente. Istruzioni di montaggio SCHEDA 4 La falsachiglia intermedia, due rinforzi e il ponte inferiore di prua A 1 2 4A Ripassa con la carta abrasiva tutti i pezzi per eliminare possibili eventuali imperfezioni e migliorare la tenuta dell’incollaggio. 3 B 1. Falsachiglia intermedia – 2. Rinforzi di giunzione della falsachiglia – 3. Ponte inferiore di prua C 4C Blocca i due elementi tra le ganasce di un morsetto e aspetta che la colla si asciughi bene. 4B Capovolgi lo scafo e appoggialo su una superficie piana, in modo da poter lavorare sulla falsachiglia senza l’ingombro delle ordinate. Spalma dell’adesivo sulla superficie intorno alla scanalatura di un rinforzo e incollalo sulla sezione della falsachiglia indicata dalla freccia nell’immagine. E D 4D Incolla il secondo rinforzo sull’altro lato della falsachiglia. Verifica che i due elementi siano bene a filo con il bordo superiore della falsachiglia e non si sovrappongano alla fessura riservata all’ordinata numero 4 (freccia rossa). Sposta il morsetto e blocca anche il secondo rinforzo finché l’adesivo non abbia fatto presa. 4E Stendi uno strato di colla sulla superficie della falsachiglia intermedia colorata di rosso nella foto. Infine, orientandola come vedi nell’immagine, falla scivolare tra i due rinforzi e mandala in battuta contro la falsachiglia di prua. 7 4 F H 90° 4F Adopera ancora due morsetti per tenere bloccato tutto l’insieme. In questo modo puoi verificare che tutti gli elementi siano perfettamente allineati tra loro. G 4H Recupera l’ordinata numero 4 fornita con il terzo fascicolo. Stendi la colla sulle zone di contatto della scanalatura dei rinforzi e dell’ordinata e incastra quest’ultima nella fessura. È importante che il bordo diritto dell’ordinata 4 rimanga bene a filo del bordo superiore della falsachiglia, senza creare dislivelli. Usa ancora la squadretta per verificare che i pezzi formino un angolo retto. I 4G Capovolgi di nuovo la struttura e stringi la parte superiore dei rinforzi (il lato dov’è praticata la scanalatura) con altri due morsetti. Toglili solo quando il collante è del tutto asciutto. J 4J Se hai notato che il ponte non resta bene in piano sulle ordinate, è preferibile usare della colla cianoacrilica adatta al legno, per rendere l’assemblaggio più tenace. Appoggia pertanto il ponte sulle ordinate e spingilo a fondo, mandandolo in battuta. 8 4I Infine recupera il ponte inferiore di prua e fai una prova: appoggialo sulle ordinate e controlla che alloggi perfettamente in quello spazio. Da ultimo spargi il collante sulle superfici indicate dal tratteggio. K 4K Alla conclusione della sessione di assemblaggio proposta, lo scafo della Soleil Royal ha assunto questo aspetto. Conserva i pezzi rimasti che impiegherai successivamente. Istruzioni di montaggio SCHEDA 5 Due ordinate e due listelli di ramino A 3 2 5A Come di consueto ritocca con la carta abrasiva la superficie dei pezzi per migliorare l’incollaggio. 1 B 1. Ordinata n° 5 – 2. Ordinata n° 6 – 3. Listelli di ramino da 5x5x300 mm D 5B Verifica che l’ordinata numero 5 si adatti perfettamente all’alloggiamento predisposto. Cospargi di colla i bordi della scanalatura sulla falsachiglia e della fessura dell’ordinata e manda quest’ultima in battuta sulla falsachiglia. Lascia che la colla si asciughi. C 90° 5C Prendi una squadretta e controlla che l’ordinata n. 5 e la falsachiglia formino tra loro un angolo di 90°. 5E Impiegherai adesso i due listelli di ramino per costruire i bagli, i supporti su cui poggiano i ponti della nave. Posiziona il primo listello all’interno dell’ordinata n. 2, come mostrato nell’immagine. Quindi marca con una matita il punto di taglio. Poi col seghetto accorcia il listello, a livello del segno. 5D Adesso recupera l’ordinata n. 6 e inseriscila nella fessura successiva praticata nella falsachiglia, come indica le freccia rossa nella fotografia. E 9 5 F I 5F Spargi la colla sulle sporgenze dell’ordinata numero 2, come indicato dalla freccia rossa. Lì applicherai il baglio inferiore preparato prima. G 5I Recupera la prima sezione del ponte di prua e cospargi di colla i bagli delle ordinate 2, 3 e 4. Appoggia il pezzo nello spazio compreso tra la prima e la quarta ordinata, come mostra la foto, quindi premilo a fondo. J 5J Ripeti le stesse operazioni per posizionare l’altra metà della coperta. Poi tieni bloccato l’insieme dei pezzi, fintanto che la colla non abbia fatto presa. 5G Posiziona il baglio sull’ordinata e assicurati che rimanga all’interno dello spessore di questa. H K 5H Segui lo stesso procedimento illustrato finora per allestire i bagli inferiori delle ordinate numero 3 e 4, impiegando il resto del listello. Per finire, incolla i due bagli sulle rispettive ordinate, nella posizione indicata dalle frecce. 5K La foto mostra il risultato finale di questa sessione di montaggio. Riponi tutto in un luogo sicuro, in attesa dei prossimi componenti. 10