Pratiche e risorse educative aperte - Journal of e

Transcript

Pratiche e risorse educative aperte - Journal of e
Methodologies and scenarios
Pratiche e risorse educative
aperte
Leigh Blackall
Otago Polytechnic, Nuovazelanda
[email protected]
Abstract
Questo articolo è derivato da un documento elaborato con un wiki e
reperibile all’indirizzo: http://www.wikieducator.org/User:Leighblackall/
Open_educational_resources_and_practices
Immagini, slide e audio di supporto sono disponibili all’indirizzo:
http://flickr.com/photos/leighblackall/sets/72157600223371021/
Il presente articolo riguarda le risorse educative aperte e considera i problemi
e i benefici che le istituzioni educative possono trarre dalla partecipazione
allo sviluppo di questo tipo di risorse e dal loro uso. Viene altresì presentato
l’approccio che il Centro di Formazione Professionale dell’Otago Polytechnic,
un’istituzione universitaria per la formazione professionale della Nuova
Zelanda meridionale, ha adottato su queste problematiche.
Je-LKS
Journal of e-Learning
and Knowledge Society — Vol. 3, n. 2, giugno 2007 (pp. 65-83 )
Je-LKS
—
Methodologies and scenarios -
Vol. 3, n. 2, giugno 2007
1 Introduzione
In un recente articolo, intitolato “The Genesis and emergence of Education
3.0 in higher education and its potential for Africa1”, Keats e Schmidt descrivono un sistema educativo che trae benefici dalle relazioni internazionali e interculturali e dall’uso di risorse educative aperte (Open Educational Resources,
OER), oltre che di pratiche aperte per migliorare l’efficacia e la qualità dell’insegnamento e dell’apprendimento. Nello stesso tempo, “Networks, Connections
and Community: Learning with Social Software a report from the Australian
Flexible Learning Framework” di Val Evans Consultants2 esamina lo stato attuale e i futuri possibili usi del social software all’interno di ambienti educativi,
evidenziando specialmente la necessità di disporre di OER, reti professionali
e nuove pratiche, per realizzare il potenziale esistente per lo sviluppo di una
nuova forma di apprendimento socialmente costruito.
Questi articoli e rapporti descrivono una tendenza in costante crescita nel
settore educativo, dovuta in buona parte anche al successo di iniziative come
Wikimedia Foundation3, Ourmedia4 e Internet Archive5, al diffondersi di un
vasto spazio per le piattaforme di autopubblicazione come i blog e i servizi di
condivisione di audio, video e foto, altrimenti noti come social media o Web
2.0, oltre che al considerevole aumento di iniziative di Open Courseware e
Open Educational Resource, promosse da istituzioni educative. Tuttavia, se
da un lato internet è intrinsecamente orientata all’apertura e in larga misura ha determinato la necessità di pratiche più aperte in settori che si basano
sulle TIC, dall’altro molti sono i problemi ancora da affrontare, se si intende
adottare l’uso di OER e di pratiche aperte in ambito educativo; tali problemi
riguardano le leggi sul copyright, le politiche sulla proprietà intellettuale, le
resistenze culturali, le operazioni commerciali ed una generale ignoranza su
queste tematiche. Questo articolo presenta i problemi specifici emersi all’Otago
Polytechnic, nella fase iniziale di sviluppo di questo tipo di risorse e di pratiche,
rivolte all’utilizzo di social software e di tecniche di comunicazione in rete,
nell’ottica di una futura “Education 3.0”.
2 Courseware e Risorse Educative Aperti
Nel 2002 il Massachusetts Institute of Technology (MIT) ha promosso il
progetto denominato MIT OpenCourseWare, con l’intento di pubblicare progressivamente tutte le risorse dei propri programmi di studio, adottando una
1 http://www.firstmonday.org/issues/issue12_3/keats/index.html
2 http://www.flexiblelearning.net.au/flx/go/pid/377
3 http://wikimediafoundation.org/wiki/Home
4 http://ourmedia.org
5 http://archive.org
66
Leigh Blackall - Pratiche e risorse educative aperte
politica sul copyright che invitava gli educatori in tutto il mondo ad utilizzare
tali materiali nei loro propri curricula e incoraggiava chiunque lo volesse ad
usarli per l’auto-apprendimento.
“Speriamo che l’idea di condividere apertamente i materiali didattici dei
corsi si diffonda in modo contagioso tra un gran numero di istituzioni e dia
vita ad una rete globale della conoscenza in grado di migliorare la qualità dell’apprendimento e, quindi, la qualità della vita a livello planetario” (Charles
M. Vest, President, MIT, October 2002).6
Da quel momento comincia a diffondersi ampiamente l’uso del termine
Open Courseware. Molte altre organizzazioni educative hanno infatti di seguito
annunciato l’avvio di progetti di Open Courseware. Nel luglio del 2005 David
Wiley ha sviluppato l’OpenCourseware Finder7 - un motore di ricerca specializzato, finalizzato al recupero degli open courseware offerti da un numero
crescente di istituzioni educative. Nel corso dello stesso anno si costituisce
l’Open Courseware Consortium8 - sempre nel Massachusetts, che attualmente
comprende più di 100 organizzazioni educative di tutto il mondo, che stanno
pubblicando open courseware.
Open Educational Resources (OER), secondo quanto si legge in Wikipedia,
è un termine che è stato utilizzato per la prima volta dall’UNESCO nel 2002,
nell’ambito del Forum on the Impact of Open Courseware for Higher Education
in Developing Countries9. Secondo la definizione di Wikipedia, una risorsa
educativa aperta è un materiale o una risorsa educativa, offerta gratuitamente
e in modo aperto a chiunque, accordando cioè all’utente i diritti di ri-mixare,
migliorare e ridistribuire le risorse stesse (Wikipedia, maggio 2007).
L’enorme successo di Wikipedia – che è attualmente classificata tra i primi 10 siti web più popolari del mondo10 e che rappresenta la risorsa aperta
educativa più grande del mondo – è cresciuta dagli iniziali 8.000 articoli del
gennaio 2001 agli 88.291 articoli della versione inglese nell’ottobre 2002. Oggi
è pubblicata in 251 lingue e la versione inglese contiene 1.778.031 articoli!
Nel 2003, viene annunciata la nascita della Wikimedia Foundation, un’organizzazione ombrello che comprende Wikipedia e altre iniziative di authoring
aperte e collaborative, come Wikiquote, Wikibooks (compreso Wikijunior),
Wikisource, Wikimedia Commons, Wikispecies, Wikinews, Wikiversity e
Meta-Wiki. Se questi ultimi progetti cresceranno al ritmo di Wikipedia, la
Wikimedia Foundation si ritroverà ad ospitare la raccolta di OER più vasta
del mondo.
6 http://web.archive.org/web/20021014163054/ocw.mit.edu/index.html
7 http://opencontent.org/blog/archives/175
8 http://www.ocwconsortium.org/
9 http://portal.unesco.org/ci/en/ev.php-URL_ID=9110&URL_DO=DO_TOPIC&URL_SECTION=201.html
10 http://www.alexa.com/site/ds/top_sites?ts_mode=global&lang=none
67
Je-LKS
—
Methodologies and scenarios -
Vol. 3, n. 2, giugno 2007
3 Copyright
Fig. 1 Distribuzione delle licenze nel 2005, dopo l’indicizzazione da parte di Yahoo
di lavori pubblicati con licenza Creative Commons.
Si sta così generando una vasta e variegata gamma di OER, dai courseware ai materiali di consultazione e altri tipi di media, la cui caratteristica più
importante è costituita dalla loro apertura. Prima di tutto apertura in termini
di visibilità, accesso e uso iniziale. Tuttavia, l’uso del termine “aperto” può
essere problematico, in quanto può sollevare questioni relativamente alle libertà di riadattamento, miglioramento e ridistribuzione delle risorse. Anche
se le intenzioni dichiarate dai leader dei principali progetti appaiono chiare,
tutti questi progetti sono in ultima analisi controllati dalla licenza di copyright
che viene assegnata alle risorse, e spesso questa scelta comporta che le risorse
non risultino poi di fatto così aperte come si poteva inizialmente pensare. Ad
esempio, nel caso dell’Open Courseware del MIT, la licenza utilizzata è una
licenza Creative Commons, con restrizioni Share Alike e Non Commercial.
Queste restrizioni, in particolare la Non Commercial, sono state criticate per le
limitazioni che pongono rispetto alla possibilità, da parte di terzi, di manipolare
e ridistribuire le risorse (Eloquence 2005). Come può un utente, che viene così
limitato negli usi, trovare una conciliazione tra tali restrizioni e i principi generali di massima apertura espressi dai leader dei vari progetti? In che modo altre
istituzioni, in parte commerciali e in parte vincolate nell’utilizzo delle risorse,
68
Leigh Blackall - Pratiche e risorse educative aperte
possono usarle o partecipare a progetti basati su tali restrizioni?
Per cercare di chiarire la confusione relativa al copyright sulle OER e di
supportare i progetti educativi nel merito delle scelte migliori che si possono
effettuare rispetto alle licenze di copyright, può risultare utile la Free Cultural
Works Definition11:
“Questo documento (all’interno di un wiki) definisce “Lavori Culturali
Liberi” quei lavori o quelle produzioni creative che possono essere studiate,
applicate, copiate e/o modificate liberamente da chiunque, per qualsiasi scopo.
Esso descrive anche alcune restrizioni ammissibili, che rispettano o proteggono
queste libertà essenziali. La definizione distingue fra lavori liberi e licenze libere che possono essere usate per proteggere legalmente lo status di un lavoro
libero. La definizione in sé non è una licenza; è uno strumento per stabilire se
un lavoro o una licenza debba essere considerata “libera”.
Fig. 2 Distribuzione delle tipologie di licenze nel 2006
Ora, licenze come Share Alike (SA) e GNU Free Documentation License
(FDL) ricadono in questa definizione, ma entrambe prevedono limitazioni che
non permettono all’utente di modificare e ridistribuire liberamente un lavoro
derivato senza previa accettazione di utilizzare lo stesso tipo di licenza per il
prodotto modificato. E’ possibile usare licenze multiple su lavori realizzati at11 http://freedomdefined.org/Definition
69
Je-LKS
—
Methodologies and scenarios -
Vol. 3, n. 2, giugno 2007
traverso la combinazione di documenti, ma non nel caso di modifiche e derivati.
La Definition of Free Cultural Works può risultare contraddittoria e fuorviante.
Ad esempio, una formulazione come “[...] licenze libere che possono essere
usate per proteggere legalmente lo status di un lavoro libero [...]” è fuorviante,
perchè i meccanismi interni a SA o FDL (comunemente noti come copyleft)
non proteggono la libertà dei lavori originali nella stessa misura in cui assicurano e promuovono la riusabilità di un lavoro derivato. Quindi la terminologia
dovrebbe essere più accurata: “[...] licenze che pongono limitazioni al riuso per
garantire che ai lavori derivati venga attribuito lo stesso tipo di licenza d’uso
o una compatibile”. Qui, la nozione di “libertà” è più esplicitamente riferita ai
lavori derivati e non al lavoro originale che è già libero in virtù della licenza
Attribution senza Share Alike.
Considerando le finalità di una risorsa educativa aperta, sarebbe sufficiente
dire che la licenza utilizzata prevede come condizione per il riuso solo l’attribuzione agli autori originali. Questa è una pratica che dovrebbe essere già
familiare alle istituzioni educative, ed è una licenza che massimizza la riusabilità e la flessibilità della risorsa originale. Ha poco senso applicare ulteriori
restrizioni come Non Commercial, Share Alike o FDL ad una risorsa educativa
che è, al contrario, pensata per il riuso, la modifica e la redistribuzione in un
contesto educativo il più ampio possibile. Inoltre, per gli scopi di questo articolo e per suscitare ulteriore interesse e discussione, una rapida analisi delle
statistiche sull’uso delle licenze (fig. 1 e 2), in particolare confrontando la
licenza Attribution e quella Share Alike, consente di constatare un aumento
nell’uso della prima rispetto alla seconda. Forse la fiducia nella condivisione
culturale sta crescendo indipendentemente dagli specifici meccanismi legali
del copyleft e/o forse l’attribuzione nello scambio di proprietà intellettuale ha
un valore maggiore rispetto ai vari meccanismi legali pensati per governarlo.
Un’indagine su questi aspetti sarebbe di per sé un progetto di ricerca, ma ai fini
del presente articolo è sufficiente suggerire che i meccanismi legali del copyleft
potrebbero non essere l’elemento decisivo per lo sviluppo di lavori culturali
liberi, specialmente nel caso di risorse educative aperte.
4 Riusabilità e interoperabilità
Nel periodo 2001-2004 non c’è stata probabilmente nessuna unità operativa e di ricerca sull’e-learning al mondo che non abbia discusso la teoria sui
Learning Object riusabili (LO). Molte persone sono state affascinate da questa
sorta di “santo Graal” dell’e-learning, si sono investite grandi quantità di tempo
e denaro nello sviluppo di contenuti conformi a un insieme di standard per il
riuso. L’energia e l’impegno dedicati allo sviluppo dei LO sono notevolmente
diminuiti negli ultimi anni, al punto che si parla ormai raramente di questa
70
Leigh Blackall - Pratiche e risorse educative aperte
area, sempre meno considerata nell’e-learning odierno. La crescita dell’uso
educativo di repository popolari come Wikipedia e YouTube e la diffusione
di una maggiore capacità d’uso di blog, wiki e di internet in generale, hanno
portato molti a mettere in discussione la rilevanza del concetto di learning
object (Wiley 2001; Polsani 2003; Downes 2005; Seimens 2004; Farmer 2004;
Jache et al. 2005).
Vale ancora la pena richiamare i requisiti funzionali dei learning object, anche solo per capire perché la loro rilevanza è in discussione (Polsani 2003):
• accessibilità: i LO dovrebbero essere marcati con metadata in modo da
potere essere catalogati e ricercati in un database;
• riusabilità: una volta creato, il LO dovrebbe funzionare in diversi contesti;
• interoperabilità: il LO dovrebbe essere indipendente sia dal tipo di media
che dal sistema di erogazione.
Questi requisiti sono molto simili a quelli di una risorsa educativa aperta,
no? O, almeno, potremmo dire che una risorsa educativa aperta dovrebbe soddisfare tutti questi requisiti funzionali e altri ancora. Per una risorsa educativa
aperta:
• l’accessibilità è garantita dalla pubblicazione aperta. Una risorsa che è
pubblicata in modo aperto in internet può essere considerata accessibile con i
suoi metadati progressivamente aggiornati con l’uso. D’altro canto, una risorsa
disponibile in internet, ma accessibile soltanto a coloro che hanno una username e una password, con metadati inseriti soltanto una volta, può divenire
inaccessibile;
• la riusabilità di una risorsa educativa aperta è prima di tutto garantita da
una licenza di copyright con poche o nessuna limitazione e in secondo luogo dal
suo formato. Una risorsa educativa con tutti i diritti riservati, il cui editore ha
cessato l’attività e il cui autore non è più raggiungibile, diventa una risorsa non
riusabile. Una risorsa con una licenza Creative Commons Attribution rimarrà
per sempre riusabile;
• l’interoperabilità è un requisito funzionale che influisce sulla riusabilità,
ma né i learning object né le OER lo hanno ancora soddisfatto. Lo sviluppo
dei learning object tende a focalizzarsi sugli standard che consentono ad una
risorsa di operare all’interno di diversi sistemi LMS, ma non tiene conto dei
problemi derivanti dai formati delle singole risorse all’interno del LO per la
futura interoperabilità, e soprattutto non considera mai ambienti che non siano LMS. Le OER, dall’altra parte, tendono a focalizzarsi sull’uso di formati
standard aperti e liberi e trascurano l’interoperabilità con software di uso comune. Facciamo un esempio per capire le problematiche evidenziate. Un LO,
pur essendo interoperabile tra diversi LMS, non può essere utilizzato in un
iPod o attraverso iTunes. Dall’altro lato, una risorsa educativa aperta potrebbe
71
Je-LKS
—
Methodologies and scenarios -
Vol. 3, n. 2, giugno 2007
essere stata sviluppata tenendo presente formati aperti e liberi, come ad esempio il formato audio OGG Vorbis, ma OGG Vorbis non è supportato oggi da
lettori multimediali molto popolari come iPod e simili. Per usi educativi, ci si
dovrebbe affidare all’uso di standard aperti che rimangano ragionevolmente
fuori dalle logiche di mercato.
5 I media socialmente costruiti
La popolarità e la sempre più evidente utilità sul piano educativo di tecnologie di rete, Web 2 o Social Web non dovrebbero destare nessuna sorpresa.
Le teorie dell’apprendimento più recenti e le pratiche pedagogiche sono state
influenzate dal costruttivismo sociale, e la rilevanza che i social media assumono in questo contesto diventa sempre più evidente man mano che un numero
crescente di educatori acquisisce esperienza pratica e consapevolezza critica
di come si impara attraverso i social media. Ivan Illich parlava di reti educative e prevedeva una società potenziata dall’uso di audiocassette e del servizio
postale12. Illich poteva a malapena immaginare quanto sta accadendo oggi e
sarebbe felice di vedere provate le sue idee. E’ probabile, però, che sarebbe stato, a buon diritto, critico, dal momento che oggi i social media sono accessibili
soltanto nelle società agiate e non è stato fatto ancora granché per arginare il
divario crescente tra “info-ricchi” e “info-poveri”, oggi noto con l’espressione
digital divide. Ma il successo dei social media nelle società ricche può essere
visto come un indizio del successo della visione di Illich delle reti educative
nell’educazione a distanza. Anche se i formati e i meccanismi di trasmissione
possono essere differenti, il concetto rimane essenzialmente lo stesso: dare a
molte persone la possibilità di raccontare le loro storie e formulare le proprie
domande a molte altre persone; in tal modo le opportunità di apprendimento
socialmente costruite emergeranno.
Per molti, la pratica quasi quotidiana di scrivere e rispondere alle e-mail,
conversare nelle chat e nei forum, pubblicare e vedere video e audio, e comporre in modo collaborativo documenti e media, significa al tempo stesso essere archiviati pubblicamente per essere accessibili ad altre persone, imparare da altre
persone e connettersi con altre persone. Le connessioni informative e personali
costruite attraverso questi social media creano un’impressionante opportunità
per l’apprendimento. Ma finora le istituzioni educative hanno avuto difficoltà
a definirsi all’interno dei territori dell’informazione e della comunicazione e
sembrano accontentarsi di star lì ad aspettare e vedere.
Nel frattempo stanno nascendo nuove istituzioni educative. La Wikimedia
Foundation ha aggiunto Wikiversity per completare il suo corredo di risorse
consultabili e mentre sviluppa rapidamente la sua tecnologia, i suoi contenuti
12 Deschooling Society: http://reactor-core.org/deschooling.html
72
Leigh Blackall - Pratiche e risorse educative aperte
e le sue connessioni – con un intervallo medio di 20 minuti tra una correzione
e l’altra – i suoi utenti discutono dei suoi rapporti con le istituzioni educative.
Il Commonwealth of Learning ha impostato un progetto simile, denominato
Wikieducator, che si avvale della collaborazione di professionisti e consulenti
e sta crescendo ad un ritmo simile a Wikiversity.
Forse la visione di Illich si sta già avverando, anche se attraverso l’uso di
tecnologie sofisticate ed ancora esclusive. Ma se le persone saranno sempre più
in grado di connettersi e comunicare tra loro, è probabile che da questi social
media emergeranno nuove strade per l’apprendimento formalmente riconosciuto, che sfideranno coloro che stanno ad aspettare e a guardare.
6 Una cultura della partecipazione
Un’area di grande vivacità da considerare in ambito educativo è il Web
2.0. Molti pensano che, come già accaduto per i learning object, il Web 2.0 sia
un’altra moda passeggera che avrà scarsa importanza negli anni a venire. Ma a
differenza dei learning object, il Web 2.0 è ciò che è grazie all’immenso numero
di persone che vi partecipano, e se la moda passerà, ciò non accadrà perché è
difficile da comprendere o da sviluppare, ma piuttosto perché le tecnologie e le
abilità degli utenti si svilupperanno ulteriormente. Questo ulteriore passaggio
è già in atto come suggerisce l’uso dell’espressione Web3D, che rimanda al
crescente aumento del numero di utenti che interagiscono nei mondi virtuali
tridimensionali.
Keats e Schmit spiegano il Web2.0 in modo sintetico ed efficace:
“Negli ultimi tre o quattro anni, sono emersi in internet tecnologie e fenomeni sociali a cui tutti si riferiscono con l’espressione Web 2.0 per indicare che
il World Wide Web ha subito una serie di trasformazioni importanti dalla sua
nascita (versione 1.0): se inizialmente era una tecnologia dell’accesso, oggi è
diventato una tecnologia della partecipazione”.
La partecipazione è la chiave. Come fa notare la Rise of Participation Culture:
“Questo cambiamento nell’uso di internet, da passivo ad attivo, è l’elemento
principale dei comportamenti digitali e può essere riassunto in una sola parola:
partecipazione. La tendenza dominante di questa cultura della partecipazione
è ben descritta da Pew Internet e da American Life Project come “La rete è la
nuova normalità”13.
Ma cos’è il Web 2.0? Tecnicamente parlando, consiste nell’uso di blog,
wiki, siti di condivisione di video, foto e audio, forum, chat e anche e-mail per
sviluppare media socialmente costruiti.
13 Rainie L. & Horrigan J. (2005). A decade of adoption: How the internet has woven itself into American life.
73
Je-LKS
—
Methodologies and scenarios -
Vol. 3, n. 2, giugno 2007
Michael Hotrum in “Breaking the LMS wall” scrive:
“Alla fin fine era solo un mattone nella parete. Alla fin fine erano solo tutti
mattoni nella parete” (Pink Floyd, 30 Novembre 1979).
Internet è indipendente dai dispositivi tecnici (hardware o piattaforma), dalla
distanza, dal tempo ed è particolarmente adatto per l’apprendimento aperto,
flessibile e distribuito. Ma i metodi dell’apprendimento online sono tutt’altro che flessibili, aperti o dinamici. Cosa è andato storto? Parkin (2004a, b)
sostiene che abbiamo fallito nel comprendere che internet è uno strumento
per connettere le persone. Abbiamo invece sviluppato metodi basati sui LMS
che impongono controllo burocratico, diminuzione del potere del discente, e
abbiamo trasmesso informazioni statiche. In un mondo che va velocemente
verso l’interconnessione distribuita, l’e-learning è ancora basato sull’idea di
un repository centralizzato di risorse simile alle biblioteche. Parkin suggerisce che sia ormai tempo di esplorare la vera promessa dell’e-learning, e di
rivedere le nostre idee su come l’apprendimento dovrebbe essere progettato,
distribuito e ricevuto. E’ ora di smettere di farci dire dai venditori di LMS come
dobbiamo progettare l’apprendimento. E’ ora di smettere di vedere il mondo
alla rovescia.
Altri guardano soprattutto ai nessi tra cultura della partecipazione ed alcuni
degli obiettivi chiave dell’educazione. Ad esempio, Renee Fountain ha preparato risorse che descrivono la pedagogia del wiki, oppure Peter Rawsthorne
sta cercando modi per utilizzare contenuti e curricula realizzati dai discenti.
Si può ipotizzare che se la cultura della partecipazione diventerà la norma per
una generazione di persone abituate ai social media ed alla comunicazione
online, allora i cosiddetti contenuti generati dal discente si svilupperanno in
modo naturale. E questo fatto mette le istituzioni educative in una situazione
potenzialmente pericolosa. Se un gran numero di studenti comincia a pubblicare
su un blog quello succede loro all’interno dell’istituzione o nell’ambito di un
corso, quali implicazioni ne seguiranno per l’istituzione? Se l’istituzione o i
docenti saranno pubblicamente oggetto di valutazioni positive o negative sui
loro servizi e le loro pratiche, come potranno rispondere? Naturalmente con la
partecipazione aperta. Abbiamo bisogno di docenti esperti e capaci di utilizzare
le tecnologie del Web 2.0; solo così i docenti potranno partecipare allo stesso
livello degli studenti e bilanciare le informazioni che riflettono attualmente
soltanto la prospettiva degli studenti. Abbiamo bisogno di impegnarci nello
sviluppo di OER e di partecipare ai social media e alle piattaforme di comunicazione. L’alternativa è quella di agire secondo modalità molto più misurate e
controllate, come se operassimo in un reparto di marketing, oppure quella di
non impegnarsi affatto.
74
Leigh Blackall - Pratiche e risorse educative aperte
7 Pratiche educative aperte
Ecco quello che manca: le organizzazioni educative dovrebbero sviluppare
capacità tra lo staff e gli studenti per accedere, creare, modificare e ridistribuire
le OER e partecipare ai social media. Sviluppare competenze e pratiche lungo
queste linee migliorerà l’efficienza e la qualità dell’insegnamento e dell’apprendimento.
Ecco un esempio di una tipica situazione riscontrabile in molte istituzioni
educative:
• 2 anni fa un docente ha creato una presentazione con Microsoft Powerpoint, usando un modello standard Microsoft e spingendosi poco più in là
con l’aggiunta di animazioni ed effetti sonori;
• le immagini usate nelle slide sono state trovate attraverso una ricerca per
immagini in Google e sono state inserite nella presentazione senza adeguati
riferimenti alle fonti e senza alcuna traccia sul permesso di utilizzare tali
immagini secondo le norme vigenti sul copyright;
• il file è troppo grande ed è di difficile uso online;
• la presentazione è stata realizzata qualche anno fa e non è più stata aggiornata. E’ stata creata da un docente che non insegna più in questa organizzazione e oggi viene usata da nuovi docenti che la stanno ancora riadattando
per insegnare quell’argomento.
Una possibile soluzione:
• un centro di formazione professionale inizia ad organizzare dei workshop
sull’uso di software Open Source e sugli standard di formato aperti. I docenti imparano ad usare Open Office, sperimentandone la compatibilità
con Power Point e iniziando ad apprezzare il fatto che lo sviluppo delle
presentazioni non è più basato sull’uso di un particolare software. I file
di presentazione sono salvati in un formato aperto e pubblicati come file
PDF;
• vengono organizzati dei workshop anche sul tema del copyright e gli
insegnanti imparano dove trovare immagini e altre risorse educative aperte.
I file di presentazioni contengono ora immagini che possono essere copiate,
nonché un’adeguata attribuzione della fonte;
• vengono condivise una serie di strategie per ridurre la dimensione dei
file di presentazione e per utilizzare in modo efficace le presentazioni in un
contesto di apprendimento online. Qualche docente rileva che il formato
PDF porta ad una riduzione delle dimensioni del file e impara come allegare
il file ad una e-mail o come inserirlo in un blog. Altri scoprono siti internet
che offrono servizi14 che consentono di prelevare il file originale, elaborarlo
per una visione online più efficiente, pubblicarlo e gestirlo con funzioni di
14 come http://slideshare.net e http://wordpress.com
75
Je-LKS
—
Methodologies and scenarios -
Vol. 3, n. 2, giugno 2007
social networking;
• altri docenti ed esperti in giro per il mondo scoprono le presentazioni
pubblicate e inseriscono commenti e feedback. Qualche utente su Slideshare
salva la presentazione tra le proprie preferite insieme con altre significative
ed utili. Altri contribuiscono con commenti che rilevano errori di ortografia
o forniscono informazioni più aggiornate. Altri ancora chiedono il permesso
di riusare le presentazioni e suggeriscono l’uso di una licenza Creative Commons. In breve, per il solo fatto di pubblicare la presentazione, il docente è
inserito nel panorama mediatico sociale e può sperimentare così interazioni
con altri contenuti e altri professionisti che in definitiva contribuiscono al
suo progresso professionale.
Questo esempio rappresenta le esperienze di alcuni docenti all’Otago Polytechnic. I soggetti che per primi si sono avvicinati al centro di formazione professionale si sono confrontati con molte delle problematiche e delle idee relative
alle pratiche ed alle risorse educative aperte. Alcuni - pochi - hanno acquisito una
maggiore sicurezza nell’uso degli strumenti e hanno offerto un loro contributo
personale al panorama mediatico sociale, altri hanno cominciato a presentare
i propri lavori come OER. A seguito di questa esperienza, le opportunità di
lavorare rete, derivate da questo genere di partecipazione, stanno suggerendo
una pratica di formazione professionale più sostenibile, in grado di soddisfare
maggiormente i bisogni specifici dei docenti, poiché consente loro di comunicare con i colleghi che possono offrire consigli ed idee significative per la loro
area disciplinare.
Il ruolo svolto dai responsabili del management del Polytechnic per il successo di questa esperienza non può essere sottovalutato. Hanno permesso allo staff
di esplorare e pubblicare i lavori, di lavorare al di fuori del sistema LMS, hanno
difeso queste esplorazioni contro critiche e reazioni negative interne, hanno
attivamente eseguito ricerche sulle nozioni di Web 2.0 e di media socialmente
costruiti in campo educativo e ne hanno subito riconosciuto i potenziali benefici
e le più ampie implicazioni. Stanno rivedendo la politica sui diritti di proprietà
intellettuale; in particolare, hanno introdotto l’uso della licenza Creative Commons Attribution come licenza predefinita, ma con la possibilità di utilizzare una
licenza più restrittiva, se necessario. Questa semplice specificazione consente di
mantenere la possibilità di proteggere la proprietà intellettuale o di restringere i
diritti di copia e riuso, ove necessario, ma mette in grado i singoli di partecipare
allo sviluppo di OER e di adottare pratiche educative più aperte.
8 I primi passi dell’Otago Polythecnic e relative conclusioni
L’Otago Polytechnic è una istituzione educativa di piccole dimensioni,
situata nella Nuova Zelanda meridionale e dove si laureano circa 1987 studenti
76
Leigh Blackall - Pratiche e risorse educative aperte
all’anno. Nel 2006 ha fondato un Centro per la Formazione Professionale
per offrire supporto allo sviluppo di programmi di apprendimento flessibile
e con compiti di addestramento dello staff. E’ stato avviato un programma
di ricerca nel campo dell’apprendimento online su pratiche diverse da quelle
centrate sugli LMS e parallelamente i social media hanno assunto un’importanza crescente all’interno del Centro. Gli esempi (riportati in appendice)
mostrano come si stiano facendo passi avanti nell’ambito dei media di social
networking e si stia acquisendo esperienza pratica e consapevolezza critica
che saranno valorizzate nei prossimi mesi. Queste persone comunicano attraverso una mailing list anche con soggetti che non hanno un blog, ma che
sono comunque interessati al lavoro svolto. Pubblicano domande e risposte,
questioni interessanti e occasionalmente organizzano incontri in presenza per
supportare reciprocamente i propri avanzamenti.
Attualmente il Centro per la Formazione Professionale sta portando avanti
lo sviluppo collaborativo di OER con i wiki.
La consapevolezza che un fattore cruciale per lo sviluppo di un wiki è
costituito dalla disponibilità di un largo numero di utenti attivi ha portato il
Centro a ricercare piattaforme wiki già operative, nelle quali sollecitare la
partecipazione aperta da parte di persone interessate allo sviluppo di risorse
educative. All’epoca esistevano due progetti principali che potevano contare
su un grande numero di partecipanti, ossia Wikiversity e Wikieducator.
Wikiversity è un progetto della Wikimedia Foundation e, come suggerisce
il nome, è uno spazio per contenuti focalizzati sull’educazione (non solo di
livello universitario).
Wikieducator è un’iniziativa molto simile, portata avanti dal Commonwealth of Learning utilizzando la stessa piattaforma wiki di Wikiversity - Mediawiki.
Le due iniziative si stanno delineando come due grandi progetti OER, ma
si differenziano notevolmente dai precedenti progetti di Open Courseware,
come quello del MIT, per il fatto che utilizzano una piattaforma wiki, il che
amplia il principio dell’accesso e della partecipazione.
Il Centro di Formazione Professionale dell’Otago Polytechnic partecipa a
entrambe le iniziative per verificare la qualità delle attività svolte e il livello di interesse presente nello staff dell’Otago Polytechnic. La prima fase di
lavoro è stata molto incoraggiante e lo staff ha subito riconosciuto i benefici
dell’authoring collaborativo e aperto.
I benefici rilevati, nell’uso di un wiki, includono:
• accesso aperto e possibilità di facile riuso dei materiali in altre piattaforme;
• facilità di editing, maggiore livello di partecipazione allo sviluppo, piuttosto che fiducia negli sviluppatori;
77
Je-LKS
—
Methodologies and scenarios -
Vol. 3, n. 2, giugno 2007
• interfaccia standard conforme a criteri di usabilità e che consente di
assicurare un livello di qualità standard;
• controllo delle versioni e della storia delle modifiche registrate e sempre
disponibili;
• canali di comunicazione dietro ogni livello di contenuto;
• spinta al cambiamento all’interno dell’organizzazione verso una cultura
della partecipazione nello sviluppo di OER.
Benefici di Wikiversity e Wikieducator:
• comunità in crescita, pronta ad assistere lo sviluppo, la verifica, l’editing
e la traduzione dei contenuti;
• networking con una comunità internazionale di pratiche in ogni area
tematica;
• pubblicità per le istituzioni educative che partecipano a queste iniziative;
• piattaforma neutrale che non è vista come appartenente a istituzioni
concorrenti, in modo da favorire la collaborazione;
• sviluppo di competenze dello staff più in linea con gli sviluppi attuali
di internet (Web 2.0).
Criticità:
• il controllo dello sviluppo dipende molto dal livello di partecipazione;
• molte aree disciplinari sono state avviate, ma non sono state ancora
completate (è una testimonianza del fatto che altri come noi ci stanno
provando; crediamo che questo sia un modo efficace per le istituzioni
educative per segnalare una forte presenza);
• mancanza di consapevolezza nel settore educativo della Nuova Zelanda
sui processi di sviluppo dei wiki e sugli aspetti etici che possono influire
sul livello di impegno dello staff;
• approcci del tipo "Giù le mani" o "Aspetta e vedi", da parte della leadership, possono indurre gli insegnanti contrari a non rischiare;
• politiche di copyright locali e scarsa gestione del copyright sulle risorse
educative locali e problemi di compatibilità con le licenze di copyright
usate sulle piattaforme Wikiversity e Wikieducator.
Quest’ultima criticità relativa al copyright potrebbe portare il Polytech
ad avviare un proprio wiki, il che sarebbe deludente e limitante in termini di
sviluppo collaborativo e opportunità di networking. Il problema principale è la
scelta del copyright su entrambe le piattaforme, che risulta difficile da gestire e
in alcuni casi impossibile da rispettare. In questo modo si potrebbe arrivare ad
escludere un’ulteriore partecipazione del Polytechnic, e probabilmente anche
di altre istituzioni educative. Wikiversity utilizza infatti la Free Documentation
License, mentre Wikieducator utilizza la licenza Creative Commons Attribu-
78
Leigh Blackall - Pratiche e risorse educative aperte
tion Share Alike. Come spiegato in precedenza, entrambe le licenze consentono la modifica e la redistribuzione dei lavori derivati solo a condizione che
i derivati vengano licenziati con le stesse restrizioni. Il meccanismo legale è
stato ideato per garantire l’aumento dei contenuti riusabili, ma il proposito
viene così davvero realizzato? Come suggerito in precedenza, forse sono altri
i fattori che incoraggiano l’aumento di contenuti aperti, ad esempio la licenza
di tipo Attribution, e qualsiasi dispositivo legale, pur essendo quasi sempre
impossibile da far rispettare, è tuttavia sufficiente per impedire il riuso e la
partecipazione. Questo è il caso dell’Otago Polytechnic e delle piattaforme
Wikiversity e Widieducator.
Anche se l’Otago Polytechnic si sta inserendo nello sviluppo di OER, il
tipo di licenza su queste piattaforme potrebbe impedire la nostra partecipazione. L’Otago Polytechnic non può sapere con certezza quale sarà lo spettro
delle sue attività in futuro, come del resto la maggior parte delle istituzioni
educative.
Ecco alcune situazioni che presentano delle difficoltà rispetto all’uso di
risorse di tipo “copyleft”:
• un contratto per un servizio di formazione con una azienda privata che
richiede la creazione di risorse che devono avere tutti i diritti di copyright
riservati, a causa della presenza di contenuti commerciali appartenenti all’azienda cliente;
• la necessità di riusare altre risorse educative protette, come ad esempio
delle fotografie, i cui diritti di pubblicazione non prevedano la distribuzione
aperta o la creazione di lavori derivati;
• la ri-contestualizzazione di una risorsa educativa per necessità specifiche che può avere come esito una risorsa a cui, a torto o a ragione, viene
attribuito un valore economico da parte di un Dipartimento o di un cliente,
che desiderano di conseguenza riservarsi il copyright per un certo periodo in
modo da sfruttare i possibili benefici derivanti dal fatto di essere stati “primi
sul mercato”.
Si possono immaginare anche altri scenari critici per una istituzione
educativa che comincia a sviluppare risorse e pratiche basate sul meccanismo del “copyleft”. Il requisito della ridistribuzione di opere derivate da un
artefatto copyleft sotto la stessa licenza copyleft può essere impossibile da
rispettare in queste situazioni. In qualche caso si può ipotizzare che sia possibile tenere separate le risorse soggette a copyright e quelle copyleft e rilasciare un prodotto remixato sotto una licenza duale, ma ove viene realizzata
un’opera derivata e la distinzione tra le due risorse originali è più sfumata,
questo tipo di gestione diventa impossibile. Complicazioni come queste sono
praticamente ingestibili. Questo è il motivo per cui le istituzioni orienteranno
inevitabilmente i loro sforzi collaborativi, la condivisione di risorse ed in
79
Je-LKS
—
Methodologies and scenarios -
Vol. 3, n. 2, giugno 2007
generale lo sviluppo di risorse aperte su contenuti licenziati in modo tale da
richiedere soltanto l’attribuzione – in altre parole la licenza Creative Commons Attribution. Questo tipo di licenza conserva il principio della riusabilità
della risorsa in ogni situazione senza ulteriori restrizioni salvo l’attribuzione
dell’autore. Procura vantaggi alle istituzioni, poiché incoraggia un più ampio
riuso con relativa attribuzione degli autori originali, il che può avere un valore
maggiore rispetto alla disponibilità di risorse educative coperte da copyleft
- specialmente se la ricerca indica che le risorse educative aperte proliferano
indipendentemente dai meccanismi del copyleft e soprattutto grazie al valore
dell'attribuzione.
9 Passi ulteriori per l’Otago Polytechnic
E’ probabile che lo sviluppo di OER all’Otago Polytechnic avrà luogo su
un wiki che utilizza la licenza Creative Commons Attribution license15 in modo
predefinito e che permetta l’applicazione di altre licenze, se necessario. Una
volta che i contenuti saranno sviluppati ad un livello soddisfacente, essi potranno essere copiati in Wikieducator e in Wikiversity per ulteriori sviluppi da parte
delle persone coinvolte in questi progetti. E’ poco probabile che il Polytech
riusi queste versioni modificate su queste piattaforme, a causa della limitazione
di tipo “Share Alike” presente su di esse, ma in ogni caso potremo seguire gli
ulteriori sviluppi delle nostre risorse e potremo anche trarre benefici dal social
networking favorito dalla presenza in queste piattaforme globali.
Le pagine di tipo Activity saranno il centro dello sviluppo di risorse e il
nostro wiki locale permetterà l’inserimento di elementi multimediali come le
MediaWiki Extensions16 e alcune nostre implementazioni locali.17. Continueremo a sviluppare le competenze dello staff e a promuovere l’abitudine all’uso
ed alla partecipazione ai media di social networking.
Questo sarà realizzato attraverso le attività dello staff di sviluppo del Centro
di Formazione Professionale, come: il corso Designing for Flexible Learning
Practice , i workshop Networked Learning e il supporto informale basato sulla
facilitazione di discussioni via e-mail e l’organizzazione di incontri in presenza.
Attraverso queste iniziative intendiamo favorire lo sviluppo di una maggiore
consapevolezza sulle questioni relative al copyright all’interno del nostro staff,
portare la discussione sul tema dello sviluppo di OER e costruire una presenza
più forte dell’Otago Polytechnic nei media di social networking, supportando
e incoraggiando le persone che vi partecipano attivamente.
15 http://creativecommons.org/licenses/by/3.0/
16 http://www.mediawiki.org/wiki/Extension_Matrix
17 Blackall, L. http://learnonline.wordpress.com/2007/03/15/my-vision-for-wikieducator/
80
Leigh Blackall - Pratiche e risorse educative aperte
Questa è la struttura del wiki che stiamo progettando:
Fig 3. Blackall 2007. Realizzata con Gliffy.com
BIBLIOGRAFIA
Fig. 1. http://creativecommons.org/weblog/entry/5293
Fig. 2. http://wiki.creativecommons.org/License_statistics
Alexa – Top 10 Websites (May 2007), URL: http://www.alexa.com/site/ds/top_sites?ts_
mode=global&lang=none
Blackall L. (2007), My Vision for Wikieducator, URL: http://learnonline.wordpress.
com/2007/03/15/my-vision-for-wikieducator/.
Connecting the Dots (2006), Rise of Participatory Culture, URL: http://www.wsjb.
com/RPC/V1/Home.html.
Creative Commons Attribution License 3.0. http://creativecommons.org/licenses/
by/3.0/.
81
Je-LKS
—
Methodologies and scenarios -
Vol. 3, n. 2, giugno 2007
Downes S. (2005), What eLearning 2 means to you, OLDaily Audio, registrazione
audio di un interveeto aTransitions in Advanced Learning Conference in Ottawa,
Retrieved September 2005. http://www.downes.ca/files/audio/what_el2_means.
mp3.
Eloquence (2005), Creative Commons - NC Licenses Considered Harmful, URL: http://
www.kuro5hin.org/story/2005/9/11/16331/0655.
Evans V. (2007), Networks, Connections and Community: Learning with Social
Software, URL: http://www.flexiblelearning.net.au/flx/go/pid/377.
Fountain R. (2005),Wiki Pedagogy, URL: http://www.profetic.org/dossiers/rubrique.
php3?id_rubrique=110.
Farmer J. (2004), Beyond the LMS, IncSub, Retrieved September 2005, URL: http://
incsub.org/blog/index.php?p=75.
Hotrum M. (2005), Breaking Down the LMS Walls, URL: http://www.irrodl.org/index.
php/irrodl/article/view/212/295.
Jarche H. (2005), Small (learning) pieces loosely joined, Jarche Consulting, Retrieved
September 2005, URL: http://www.jarche.com/node/584.
Keats D., Schmidt J. (2007), The Genesis and emergence of Education 3.0 in Higher
education and its potential for Africa, URL: http://www.firstmonday.org/issues/
issue12_3/keats/index.html.
MediaWiki Extensions Matrix, URL: http://www.mediawiki.org/wiki/Extension_
Matrix.
Möller E., Mako Hill (2007), B. Definition of Free Cultural Works. http://
freedomdefined.org/Definition.
Polsani P. (2003), Use and Abuse of Reusable Learning Objects, URL: http://jodi.ecs.
soton.ac.uk/Articles/v03/i04/Polsani.
Rainie L., Horrigan, J. (2005), A decade of adoption: How the internet has woven itself
into American life,URL: http://www.pewinternet.org/PPF/r/148/report_display.
asp.
Rawsthorne P. (2006), The Effectiveness of Learner Stories, URL: http://www.
rawsthorne.org/bit/medit/ed6610/docs/PeterRawsthorne.IBRPresentation.pdf.
Siemens G. (2004). Learning Management Systems: the wrong place to start learning,
eLearnspace.org, URL: http://www.elearnspace.org/Articles/lms.htm.
UNESCO. Forum on the Impact of Open Courseware for Higher Education in
Developing Countries, URL: http://portal.unesco.org/ci/en/ev.php-URL_
ID=9110&URL_DO=DO_TOPIC&URL_SECTION=201.html.
Vest C. (2002), MIT Presidential statement, URL: http://web.archive.org/
web/20021014163054/ocw.mit.edu/index.html.
Wikipedia (17 maggio 2007). Learning Object Projects, URL: http://en.wikipedia.
org/wiki/Learning_Object#Learning_object_projects.
Wikipedia (18 maggio 2007). Open Educational Resources, URL: http://en.wikipedia.
org/wiki/Open_educational_resources.
Wikiversity, Recent Changes. http://en.wikiversity.org/wiki/Special:Recentchanges
Wikiversity List (Maggio 2007). Free Degrees?, URL: http://lists.wikimedia.org/
82
Leigh Blackall - Pratiche e risorse educative aperte
pipermail/wikiversity-l/2007-May/thread.html.
Wiley D. (2001), Reusability Paradox, originally written and hosted for the Utah
State University. Retrieved September 2005 via the Internet Archive’s WayBack
Machine. http://web.archive.org/web/20041019162710/http://rclt.usu.edu/
whitepapers/paradox.html.
Wiley D., Open Courseware Finder, URL: http://opencontent.org/blog/archives/175.
APPENDICE
L’attività dell’Otago Polytechnic, risultato della collaborazione tra diversi dipartimenti,
è visibile nei lavori di:
• William Lucas della Scuola di Lingue (http://williamclassblog2006.blogspot.
com/);
• Merrolee Penman e James Sunderland della Scuola di Terapia Occupazionale
(http://oteducation.wordpress.com/ e http://participationinoccupation1.blogspot.
com/);
• Tony Heptinstall con Cucina (http://otagocookery.blogspot.com);
• David Maquillin con Terapia del Massaggio (http://massage-online.blogspot.com/
index.html);
• Rachel Gillies di Arte (http://photography-and-new-media-art.blogspot.com/);
• Wendy Ritson-Jones della Biblioteca (http://wotsitabout.blogspot.com/2007/05/
collaborative-research.html);
• lo staff coinvolto nel corso Progettazione per le Pratiche di Apprendimento Flessibile
(http://flexiblelearningpractice.blogspot.com).
83