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Commessi di pietre dure tra Firenze e Parigi
Quadri di pietra
I segni della magnificenza dei regnanti in una specialità tutta italiana
tra XVI e XVIII secolo
35 - cose antiche
Giuseppe Zocchi, “L’allegoria dell’aria” 1765
olio su tela, Modello per Piano
Firenze Museo dell’Opificio delle Pietre Dure
In alto:
Particolare di un piano di tavolo manifattura
Galleria dei Lavori di Firenze primo quarto del
XVII secolo. Parigi Museo di Storia Naturale
“L’allegoria dell’aria” 1765 Piano di tavolo in pietre
dure su modello di Giuseppe Zocchi
Parigi Museo del Louvre
F
urono i Medici, grandi mecenati e collezionisti, e successivamente i Lorena che, per stupire e mostrare agli altri Stati la loro
magnificenza, fecero realizzare
mobili impreziositi da pannelli di
commessi di pietre dure: allo scopo
vennero creati stipi, tavoli, console
sui cui piani si sviluppavano grandi
composizioni decorative, vere e proprie “pitture di pietra”, autentici
capolavori.
Un simile mobilio, per la sua bellezza, per la rarità e preziosità dei
materiali, per la ricchezza dei colori
era destinato a decorare gli appartamenti più nobili e ricchi rispondendo in pieno al desiderio di ostentazione e di fasto dei principi e degli
alti personaggi di tutta l’Europa dell’epoca.
Foto in apertura:
Particolare del “L’allegoria dell’aria”
Firenze
Nel 1588 Ferdinando I de’ Medici
istituì a Firenze la Galleria dei
Lavori (che nel XIX secolo prese il
nome di Opificio delle Pietre Dure)
l’esclusiva manifattura di Corte
dedicata alla creazione di aulici arredi, in particolare la lavorazione delle
pietre dure, primo caso in Europa di
manifattura artistica al servizio di
una dinastia regnante.
Nella seconda metà del XVI secolo e
agli inizi del XVII i laboratori romani e fiorentini privilegiarono commessi a motivi geometrici ispirati
dall’ Opus sectile antico, ma sotto
l’influenza del gusto di Ferdinando I
de Medici questi motivi cedettero il
posto a elementi decorativi figurativi, in particolare uccelli, fiori, frutta,
che ben si prestavano a sontuosi
effetti policromi.
36 - cose antiche
Sotto Cosimo II, tra il 1609 e il
1621 Jacopo Ligozzi, pittore di soggetti botanici e zoologici, fornì alla
Galleria dei Lavori modelli naturalistici ed esotici come gli uccelli del
paradiso e i pappagalli, gli stessi che
si potevano ammirare nelle voliere
del giardino granducale di Boboli.
I soggetti naturalistici si susseguirono pressoché invariati per parecchi
decenni, quando nel 1732 iniziò a
lavorare prendendone poi la direzione l’orafo e incisore francese Louis
Siries qualificato in Francia come
“orfèvre du roi” (gioielliere del re) ai
motivi naturalisti si affiancarono
anche soggetti differenti; la sua politica artistica ed in seguito quella del
figlio e del nipote, che gli succedettero alla guida della manifattura,
mirò ad un’efficace collaborazione
con i maggiori artisti attivi all’epoca
Cabinet (uno di una coppia) realizzato da
Joseph Baumhauer tra il 1765 e il 1770
utilizzando pannelli di commessi del XVII
secolo. Versailles Museo Nazionale
Piano di tavolo Firenze inizio XVII secolo.
Donato a Mazzarino dal Duca di Bracciano.
Parigi Museo di Storia Naturale
Giuseppe Zocchi “La pittura” 1752 olio su tela.
Firenze Museo dell’Opificio delle Pietre Dure
“La pittura” 1775-1780 Quadro in pietre dure con cornice in
pietre dure e bronzo dorato, su modello di Giuseppe Zocchi.
Firenze Museo dell’Opificio delle Pietre Dure
Piano di tavolo con le armi di Francia, Manifattura
Gobelins 1680-1690. Parigi Museo del Louvre
Particolare del piano
in Firenze, le cui realizzazioni di creazioni in pietre dure furono spesso all’avanguardia del gusto
decorativo europeo. Nel 1737, dopo la morte di
Gian Gastone, l’ultimo dei Medici, con l’arrivo
dei nuovi Granduchi Asburgo-Lorena e sotto la
guida dei Siries che diressero la Galleria dei
Lavori fino ai primi dell’800, vengono preferiti i
paesaggi e le scene di genere, su modelli del pittore Giuseppe Zocchi, che collaborò dal 1750 al
1767 e di Antonio Cioci che collaborò dal 1750
al 1792.
Parigi
Il primo, grande estimatore dei mobili fiorentini
con le applicazioni in pietre dure fu il Cardinale
Richelieu tant’è che aveva disposto i suoi stipi e i
suoi tavoli, mobili fastosi per eccellenza, nei
locali di rappresentanza della sua residenza parigina.
Ma fu Mazzarino a coltivare una vera e propria
passione per i lavori fiorentini in pietre dure,
contagiando a tal punto Luigi XIV, che il Re
Sole istituì nel 1668 un laboratorio di commessi di pietre dure presso la Manifattura Reale
dei Gobelins; erano ovviamente italiani e di formazione artistica fiorentina i primi artisti che vi
lavorarono: i fratelli Migliorini, Filippo Branchi,
Gian Ambrogio Giacchetti furono gli artefici
che eseguirono splendidi pannelli sia per piani
di tavolo che per i superbi mobili destinati agli
appartamenti reali di Versailles e del Louvre realizzati da ebanisti del calibro di Pierre Gole
(nato in Olanda con il nome di Pieter Goolen
nel 1620), Domenico Cucci (nato a Todi nel
1635) e André-Charles Boulle (nato a Parigi nel
1642).
Migliorini e Branchi però si limitarono a esportare in Francia solo la tecnica imparata presso la
Galleria dei Lavori di Firenze e non il linguaggio
iconografico e rappresentativo.
Quest’ultimo fu prettamente francese, frutto
della bravura e della fantasia di Charles Le Brun
( 1619– 1690) pittore e decoratore, la cui natura
del suo enfatico talento si accordava perfettamente al gusto di Luigi XIV al punto che venne
nominato “Premier Peintre du Roi “ (primo pittore del re), e poi soprintendente, fino al 1690,
della Manifattura dei Gobelins fornendo egli
stesso i disegni dei pannelli dei commessi.
Le Brun esercitò un assiduo e minuzioso controllo sulla qualità e fu sempre esigentissimo e
scrupolosamente attento alla perfezione dei suoi
cartoni; il realismo quasi pittorico di questi
pannelli rifletteva il mestiere del loro creatore
che voleva tradurre in pietra la sua arte. La sua
puntigliosa ricerca di profondità, l’utilizzo di
animali comuni in Francia come le anitre, i
“Lira di Apollo” particolare di un piano di tavolo. Manifattura
Gobelins 1680-1690. Parigi Museo del Louvre
Piano di tavolo Manifattura Gobelins
1680 -1690 – Chateau de Compiègne
Particolare di un piano
di tavolo Manifattura
Gobelins 1680 -1690 –
Chateau de Compiègne
Particolare di un pannello
in pietre dure dello stipo di
Domenico Cucci
Stipo realizzato da
Domenico Cucci tra il 1679
e il 1682 per Luigi XIV
Manifattura Gobelins.
Gran Bretagna Alnwick
Castle
38 - cose antiche
Secrétaire realizzato da Martin Carlin nel 1780
utilizzando 6 pannelli di commessi del XVII secolo.
Parigi Museo del Louvre
Particolare dei pannelli del secrétaire
di Martin Carlin
I materiali e la lavorazione
I marmi utilizzati sono molteplici: dai diaspri bianchi e rossi di Barga , i verdi di Corsica, quelli di Sicilia, di Volterra e d’Alsazia, ai lumachella (chiamati
così perchè si trovano spesso inclusioni di piccoli
animali fossili) coniugati nelle varie tonalità che vanno dal giallo al rosa, dal rosso al grigio, al marmo verde antico maculato , a quello dorato giallo antico,
all’alabastro, e poi il legno fossile o silicizzato, la
madreperla per gli inserti luminosi, e il marmo il
nero del Belgio, detto anche “pietra di paragone”
immancabile nei tavoli della seconda metà dell’800,
che faceva da splendido sfondo mettendo in risalto
l’eclatante policromia delle pietre; e poi le pietre dure,
ancora più preziose dei marmi: il calcedonio trasparente che, foderato da una lamina metallica colorata,
rende gli oggetti più luminosi; il lapislazzuli, l’agata
con striature di colorazioni diverse (bianco, marrone,
blu, nero, verde, rosa), la corniola caratterizzata da un
colore rosso-giallo arancio, il crisoprasio con una colo- Disegni di bottega e utensili per la lavorazione delle pietre
dure. A.Felibien: “Des principes de l’architecture”
razione uniforme verde chiaro e poi l’onice: opaco o
Paris 1676 tavole LVII - LVIII
semi-opaco, di colore uniforme che copre le tonalità
rosso-bruno e l'intera gamma di grigi fino al nero, la giada e il turchese. La lavorazione è altresì estremamente complessa: la tecnica del commesso (da commettere, ovvero mettere insieme) è oltre che costosa anche molto lunga a
causa della durezza e della fragilità delle pietre: i blocchi di pietre da utilizzare vengono tagliati in sottilissime lastre
di 3 o 4 millimetri di spessore, e, a differenza del mosaico, non si utilizzano tessere geometriche ma vengono intagliate sezioni di forme diverse, “commesse” insieme in modo talmente preciso che le zone di contatto tra le varie
sezioni restano invisibili; è evidente che occorre una grande varietà di colori e un gran numero di placche per poter
permettere l’esecuzione di un motivo. Il modello pittorico che, come sempre, serve da base per il commesso, viene
spesso ricreato con la tavolozza naturale delle pietre che , incassate l'una con l'altra, si trasformano in disegni che
riproducono fiori, paesaggi, nature morte e ogni venatura, striatura, opacità, brillantezza e sfumatura si presta a
ottenere cromatismi di particolare effetto.
39 - cose antiche
Tavolo realizzato da Martin Carlin verso il
1780 utilizzando pannelli del XVII secolo –
Versailles Museo Nazionale
In basso:
Particolari dei pannelli del tavolo
di Martin Carlin
fagiani, le pernici e non la rappresentazione di animali esotici come per i
pannelli fiorentini costringeva la
Manifattura dei Gobelins all’utilizzo
di un numero maggiore di marmi e
pietre dure rispetto alla Galleria dei
Lavori con un risultato finale spettacolare.
La Manifattura Reale dei Gobelins
cesserà la produzione dei commessi
nel 1715 e contemporaneamente tramonterà anche il gusto per i grandi
tavoli e gli stipi.
Verso la fine del secolo, per nostra
fortuna, i meravigliosi pannelli di
commessi vennero smontati dai precedenti mobili per essere riutilizzati
dai grandi maestri ebanisti dell’epoca
quali Adam Weisweiller, Martin Carlin, Joseph Baumhauer che li applicarono riadattandoli perfettamente ai
nuovi dettami del gusto su mobili
più alla moda.
La cosa più stupefacente in queste
opere d’arte è la capacità non solo di
creare una “pittura in pietra” in grado
40 - cose antiche
di superare il modello pittorico con
la straordinaria precisione del taglio
delle pietre, ma anche di sfruttare al
massimo la tonalità e la varietà delle
pietre stesse.
Queste opere di straordinario valore,
dai mobili agli oggetti, arricchiscono
oggi i musei più importanti del mondo testimoniando la genialità e la tecnica degli artigiani di quell’epoca.
Giusy Baffi