my generation - ONO Arte Contemporanea
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Comunicato Stampa MY GENERATION: Quando inventammo lo stile dagli WHO ai JAM 15 febbraio – 10 marzo 2013 ONO Arte Contemporanea Bologna | Via Santa Margherita 10 | www.onoarte.com La mostra ripercorre il periodo che va dalla metà degli anni 60 alla fine degli anni 70. Mentre i Beatles e gli Stones ammiccavano alla Swinging London di Antonioni, gli Who si fecero per un breve periodo portabandiera della generazione Mod, in contrapposizione ai Rockers legati ad uno stile anni 50 sia in fatto di musica che di abbigliamento. È proprio in quel periodo, tra l’inizio e la fine dei 60 che nel Regno Unito i gruppi musicali affinano un concetto che sarà poi ripreso e mantenuto fino ai giorni nostri, ovvero lo stile viene prima dell’abilità tecnica musicale. Non potendo competere, come background musicale, con gli americani i britannici si inventano uno stile fatto di abiti, acconciature, presenza sul palco e humor che nel corso degli anni avrebbe aiutato molti gruppi a diventare icone del loro tempo prima di diventare musicisti. Mentre gli americani, nello stesso periodo, cercavano di dimenticare le origine nere della musica popolare che, da Elvis in poi, stava infiammando le nuove generazioni, i britannici prendono il blues e il rock and roll e lo trasformano in una musica suonata da giovani sorridenti e irriverenti per un pubblico giovane sorridente e irriverente. Le giacche, i pantaloni, le cravatte, le chitarre, gli amplificatori, l’utilizzo dell’Union Jack nell’immaginario collettivo renderanno dello stile Made in UK vincente anche negli Stati Uniti dove lo stile e la musica britannica avrebbe spopolato, in varie fasi e con vari protagonisti. Il successo tra i giovani americani fu tale da costringere Elvis a chiedere che i Beatles venissero banditi dal suolo americano in quanto minacce reali, non solo la sua popolarità, ma anche la gioventù americana. Lo stile viene messo in secondo piano dalla musica verso la fine dei 70. Gli Who abbandonano la scena Mod e, in pochi anni, il pop britannico, grazie a gruppi come i Cream, si sarebbe interessato sempre più al blues americano, prendendo gli standard della musica nera e trasformandoli in successi planetari. Non dovendo fare i conti con una storia popolare pesante e sanguinaria - come la schiavitù degli afroamericani - per molti musicisti avvicinarsi al blues fu come avere a disposizione un archivio musicale quasi infinito. E di riflesso avrebbe dato, a tanti musicisti neri dimenticati, il posto che meritavano nella storia della musica. Furono molti i gruppi inglesi che negli anni 70 saccheggiarono il blues, con grande successo commerciale, senza diventare mai veri bluesman ma riadattando quegli standard come base per tutto l’hard rock, soprattutto britannico, che avrebbe avuto nei Led Zeppelin (eredi degli stilosi Yardbirds) i maggiori interpreti. Per tornare ad un connubio vincente tra stile e musica bisogna attendere la scena punk londinese. Nel contesto di questa i Jam ridiedero nuova vita alla scena Mod utilizzando lo stile degli anni 60, in fatto di abbigliamento, e una musica che metteva insieme gli Who alle nuove sonorità Punk. Il film Quadrophenia del 1979, prodotto dagli Who stessi, avrebbe dato la spinta definitiva al seconda ondata Mod britannica. Forse la scena nella quale - più di ogni altra – lo stile ha davvero più importanza della musica. In mostra le opere di Janette Beckman, Adrian Boot, Art Kane ed Ian Dickson. La mostra è realizzata in collaborazione con COVO Club. Sabato 23 febbraio Bruce Foxton, bassista dei Jam, sarà presente in galleria dalle 18. Dalle ore 22 live show di Foxton al COVO Club.