SUPPLEMENTO AFFARI E FINANZA ultimo

Transcript

SUPPLEMENTO AFFARI E FINANZA ultimo
SUPPLEMENTO AFFARI E FINANZA
ultimo aggiornamento 12 Marzo 2007
MODA E DESIGN
L’eleganza? E’ tutta al silicone ecco la rivoluzione dei gioielli Plastica o legno, basta che sia esclusivo
MARIANGELA TESSA
Prima alla Scala con parure di gioielli in silicone? Forse siamo ancora anni luce da una simile visione. Ma, negli ultimi quattro anni, anche l’Italia tira aria nuova nel mondo della gioielleria. E non è detto
che, se non la signora agè, almeno la figlia trentenne possa presentarsi in un’occasione mondana con un bracciale in puro silicone dell’israeliano Tzuri Gueta. Con qualche decennio di ritardo rispetto
agli inglesi e americani, anche in Italia si sta facendo strada un nuovo modo di concepire il gioiello. Qualcosa che è a metà strada tra la gioielleria e la bigiotteria. Difficile tracciare i confini di questo
nuovo filone seguendo solo la distinzione tra materiali pregiati e non. Qui è la creatività a fare da padrona. Nessuna materiale viene bandito. Dalla carta all’argento, dalla plastica al legno passando per
le perle. Tutto va bene, purchè l’artistaartigiano crei una piccola opera d’arte, ma un pezzo unico, da mostrare in ogni occasione. E che rappresenti uno stato d’animo. Anche a costo, per la signora che
lo deve indossare in un’occasione speciale, di azzardare un "atto di coraggio". A segnalare l’ingresso di questa nuova tendenza nel mondo della gioielleria sono anche i punti di vendita, generalmente
shop center all’interno di gallerie d’arte, musei o boutique di moda di alto livello. Dal Moma di New York alla Tate di Londra, dal Centre Pompidou di Parigi alla Biennale di Venezia, alla Triennale di
Milano, il gioiello d’autore è intenzionato a dominare la scena internazionale. In molti casi si tratta di pezzi unici. Ma, il vero punto di rottura con la tradizione è rappresentato dal prezzo "più
democratico" rispetto al gioiello classico. Per tutti, comunque, vale la regola, secondo cui non è la preziosità della materia l’elemento intorno al quale ruota il valore dell’accessorio, ma il design, la
ricerca delle forme e l’artigianalità. A decretare il successo del nuovo trend del gioiello giocattolo è anche il Financial Times che dedica all’argomento la copertina dell’ultimo numero di un suo
magazine patinato sul lusso.
Negli ultimi cinquant’anni il mondo della gioielleria — si legge nelle colonne del periodico britannico — ha attraversato una fase di trasformazione creativa. Se storicamente il lavoro dell’artigiano era
concentrato soprattutto nell’enfatizzare il più possibile la preziosità delle materie utilizzate, negli anni 60 va delineandosi una nuovo modo di concepire l’ornamento. Gli artigiani riconoscono che il
valore del pezzo non è costituito dai materiali utilizzati quanto piuttosto nell’abilità per realizzarlo. Non solo. Il concetto prevalente di gioiello come accessorio di abbigliamento viene superato, mentre
passa in primo piano la necessità di esprimere attraverso l’anello o il bracciale indossato la propria personalità. I primi a dar vita a questa seconda vita della gioielleria sono gli olandesi, seguiti a ruota
dagli inglesi e dagli americani. Ad incoraggiare il nuovo trend è la nascita di corsi ad hoc presso le scuole di arte più prestigiose, mentre a decretare la componente artistica dell’oggetto è la diffusione
degli stessi in alcune tra le maggiori gallerie d’arte. Un modo di concepire la gioielleria che invece è da sempre parte della scuola giapponese, in cui materiali "poveri", dalla carta al bambù, sono stati
tradizionalmente messi al servizio di lavori di grande pregio. Ma chi sono i nuovi "artigiani" gioiellieri? Di solito si tratta di giovani, magari con una formazione fatta nelle scuole classiche di gioielleria.
Altri invece arrivano dal design e dell’architettura. Il panorama è talmente vasto che risulta difficile tracciare un identikit preciso. Si va dall’americana Tarina Tarantino, diventato un vero e proprio
fenomeno di massa con le sue collezioni ispirate al mondo di Barbie e Hello Kitty, a collezioni sofisticate e ricercate come quello dell’astro nascente, Peter Chang. Ex scultore, Chang si è convertito alla
gioielleria senza abbandonare la sua passione per la forma. I suoi gioielli dai colori brillanti e le forme per lo più ispirate alla natura sono in vendita alla Scottish Gallery e alcuni pezzi arrivano a sfiorare
quasi le 2.000 sterline.
Per quanto ancora in sordina, anche in Italia l’attenzione verso questo nuovo segmento della gioielleria sta raccogliendo sempre più proseliti. Lo dimostra anche la nascita di saloni completamente
dedicati all’accessorio creativo, come Cloudnine, la tre giorni milanese organizzata da Pitti Immagine che ha chiuso i battenti lo scorso 25 febbraio che al suo interno ha dedicato ampio spazio a questo
nuovo filone creativo. Numerosi i marchi stranieri, ma cominciano a mettersi in luce anche diverse realtà made in Italy. E’ il caso di Materia Design, una piccola azienda nata da due architetti, Laura
Santi e Rosalba Galati, che nella scorsa edizione del Salone del Mobile hanno presentato i loro gioielli presso lo stand di De Padova. Dallo stile sobrio, in cui predominano le forme geometriche, Materia
Design che usa materiali industriali ha fatto del tecnogel il suo punto di forza.