Salvare l`euro o sarà la catastrofe

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Salvare l`euro o sarà la catastrofe
SPECIALE/INTERVISTA/Salvare l’Euro o sarà la catastrofe | Oggi 7
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SPECIALE/INTERVISTA/Salvare l’Euro o sarà la
catastrofe
DI PAOLA MILLI
Vincenzo Visco, vice ministro dell'economia, con delega alle finanze, nel secondo governo Prodi dal 2006 al 2008,
già ministro delle finanze, del tesoro, del bilancio e della programmazione economica nei governi Ciampi, Amato e
D'Alema, pur consapevole del difficile momento attraversato dall'Europa, guarda al futuro della moneta unica con
apprensione contenuta, fiducioso che da questa crisi se ne verrà fuori. L'euro in netto ribasso come mai negli ultimi
quattro anni, il timore che la Germania possa decidere di abbandonare la moneta unica, in una situazione di crisi
che, a partire dalla Grecia, ma non solo, ha evidenziato debiti pubblici intollerabili in tutti gli stati dell'Unione. Ne
abbiamo parlato con l'ex vice ministro.
E' concreto il rischio di abbandono dell'euro e ritorno alle monete nazionali?
«Rischi ce ne sono sempre, ma penso che la catastrofe sarebbe così forte che va evitato che questo possa
accadere, però qui il problema è un altro, si tratta di riflettere su questa situazione folle che abbiamo creato e che
riguarda lo squilibrio che c'è tra il potere dei mercati finanziari e quello degli stati, per cui noi abbiamo avuto prima i
comportamenti esagerati della comunità finanziaria che hanno messo in crisi le banche, poi l'economia ha
sprofondato il mondo, in particolare quello occidentale, in una recessione gravissima, creato decine di milioni di
disoccupati, dopo di che le banche hanno preteso dai governi gli aiuti per salvarsi, i governi si sono poi trovati in
disavanzo per aver salvato le banche e sostenuto l'economia, a questo punto i mercati, cioè le stesse banche hanno
segnalato i troppi debiti dei governi, decidendo così di attaccare il debito sovrano».
Come uscirne?
«Per uscirne stabilmente bisogna riorganizzare la finanza globale, adesso io non so in che misura questa legge che
è passata al Congresso lo faccia, non mi è ancora del tutto chiaro, però bisogna ristabilire il principio che è la politica
che in qualche modo controlla i comportamenti anomali dei mercati, ferma la loro autonomia, non è possibile che
poche decine o centinaia di persone in giro per il mondo ad un certo punto decidono di attaccare un tempo la
sterlina, la lira, adesso l'euro, e questo possa creare un collasso di tutto, c'è uno squilibrio, a me va bene che ci sia
la speculazione, ci siano i mercati, però bisogna evitare che ci siano dei fenomeni incontrollabili di tale misura. Ci
sono delle questioni che trascendono un po' problemi sia nazionali, dell'Italia, che europei, comunque ci sono anche
in Europa parecchie cose da fare nei singoli paesi».
Era prevedibile quanto è accaduto?
«Da quando abbiamo fatto l'euro, immediatamente c'è stata una divisione nei Consigli europei tra chi come noi, ma
allora anche i francesi e i tedeschi quando c'erano governi di centrosinistra, sosteneva la necessità di garantire
grossi progressi in termini di coordinamento delle politiche fiscali, devoluzione di poteri in sede centrale, costruzione
vera del mercato unico, eventualmente anche differenziazione tra zona euro e l'area europea più ampia e così via.
Tutti questi progressi sono stati bloccati dall'Inghilterra che non aveva nessun interesse, dalla Spagna e poi subito
dopo dall'Italia di Berlusconi, quando noi uscimmo, quindi la vera responsabilità sta nel nazionalismo dei governi, in
particolare di destra e nel boicottaggio sistematico fatto dal Regno Unito nei confronti di un euro che fosse qualcosa
di diverso da una zona di libero scambio».
13 GIUGNO 2010
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SOMMARIO
VISTI DA NEW YORK
Bavagli e lacrime di coccodrillo
Si può dire che gli intenti di Maastricht siano stati traditi?
«Si certo, c'è stato un rallentamento, una contraddizione, il piano Delors comportava anche programmi
d'investimento comune per unificare reti europee, di sostegno ai paesi deboli, cioè bisognava aiutare la convergenza
in una situazione in cui la mobilità del fattore lavoro è limitata non fosse altro che dalle lingue. Dopo di che questi
sono i mercati che innescano una serie di egoismi nazionali, molto illusori, come si è visto in Spagna o Portogallo,
quando c'era Barroso e facevano i nazionalisti, poi si è visto come è andata a finire. Alla fine la Germania fa un
errore storico perché esporta circa il 50% del suo prodotto interno lordo e per l'80% lo esporta in Europa, quindi è il
paese che ha tratto più vantaggio dal fatto che non ci sono state più svalutazioni».
DI STEFANO VACCARA
La Germania ha operato un taglio radicale ai costi del lavoro, ma sono opportune misure troppo restrittive
che impediscono la crescita?
«La Germania ha un modello di crescita che è stato sempre basato sulle esportazioni ed è un modello che l'ha fatta
ricca, ma è pur sempre un modello che non è compatibile con il fatto che anche gli altri paesi europei si basavano
sull'esportazione, in particolare l'Italia, perché se tutti vogliono esportare, tutti hanno la tendenza ad abbassare
appunto i costi del lavoro, bloccare i salari, poi la Germania quando fa una cosa la fa precisa, dal 2000 ad oggi il
salario reale in Germania non è aumentato, il che significa che loro hanno acquistato competitività, però l'Europa
stagna perché se non c'è domanda interna, non ci sono consumi, dunque c'è una contraddizione e, per come sono
fatti i tedeschi, è molto difficile venirne a capo».
La verità di De Bortoli
Lei è d'accordo con Carlo De Benedetti che di recente ha dichiarato alla London School of Economics che il
capitalismo europeo potrebbe essere superiore a quello americano, se solo si attuassero le riforme su
pensioni, liberalizzazioni e sanità?
«Il problema oggi mi sembra che sia con il capitalismo cinese, più che con quello americano, certo l'Europa ha un
sistema sociale superiore a quello degli Stati Uniti, tant'è che il benessere del popolo europeo non è secondo a
quello americano, le differenze stesse dei tassi di crescita, a parte ovviamente il fatto che negli Stati Uniti c'è la
frontiera della tecnologia, dell'innovazione e quello conta moltissimo, però gran parte delle differenze derivano
soltanto dal fatto che negli Stati Uniti negli ultimi trenta, quaranta anni la popolazione è aumentata del 50% mentre
in Europa è rimasta stazionaria o si è ridotta nonostante l'immigrazione. Ora, il tasso di crescita è dato, come lei sa,
dalla produttività e dall'aumento della popolazione, questo nulla toglie alla nostra popolazione, l'Europa negli ultimi
decenni non ha fatto peggio degli Stati Uniti, solo che la differenza è nel fatto che gli Stati Uniti sono un vero mercato
integrato e una potenza politica e l'Europa non lo è. Iil dibattito sull'introduzione o meno delle imposte al valore
aggiunto, è proprio legato al fatto che questo darebbe alle IRS un potere di conoscenza molto maggiore. Poi c'era la
trasmissione telematica dei corrispettivi per il commercio, poi, l'unica cosa che non hanno abolito, c'era l'anagrafe
dei conti correnti e finanziari e c'è la possibilità di interrogare il sistema per sapere quanti conti e presso quante
banche si hanno, il passo successivo era farsi mandare i saldi. Loro hanno abolito tutto e infatti gli è crollato il gettito,
adesso se li rimettono, a me non può che far piacere».
SPECIALE/INTERVISTA/Salvare l’Euro
o sarà la catastrofe
DI PAOLA MILLI
CHE SI DICE IN ITALIA
DI GABRIELLA PATTI
LIBERA
La pillola del desiderio
DI ELISABETTA DE DOMINIS
A MODO MIO
Timur Lenk colpisce ancora
DI LUIGI TROIANI
IL FUORIUSCITO/Notizie
d’importazione
DI FRANCO PANTARELLI
PUNTO DI VISTA/Ritorno al
feudalesimo
DI TONI DE SANTOLI
SPECIALE/EVENTI/A cena con una
super family
DI CHIARA BENNI
I nostri titoli di stato sono davvero affidabili?
«Per il momento si, però quando pesa un debito così alto i mercati fanno quello che vogliono, poi una volta che
hanno finito di divertirsi con Spagna, Portogallo, Irlanda etc., magari tocca a noi».
LE PROTAGONISTE/La donna che farà
tardi
Tremonti non ha ritirato il condono, sui sei miliardi che servono per riparare in parte il debito pubblico,
cosa sente di dover dire?
«Alla fine, se le cose non si aggiustano, questa può essere una decisione che, come dicono i francesi, reculer pour
mieux sauter, cioè invece di farne uno, poi ne fanno dieci, come fecero nel 2001, 2002, 2003, perché nel Popolo
della Libertà l'idea che il condono è il modo migliore per fare soldi è molto forte, ne ha appena fatto uno l'anno
scorso, quello sul rientro dei capitali dall'estero, che è una vergogna, adesso loro, nella manovra presentata con
riserva, ripartono con quello edilizio, come fecero l'altra volta, per finire a quelli fiscali, l'unica resistenza è venuta da
Tremonti, il quale appunto non vuole tornare ad essere considerato quello dell'Una Tantum, dei condoni, che gli
avevano fatto perdere credibilità a Bruxelles, proprio adesso che cominciava ad acquisire un certo prestigio».
DI LELLA GOLFO*
La sua posizione sull'Europa, se ho ben capito, non è di grave allarme, bensì di controllata
preoccupazione?
MUSICA/CONCERTI/Carmen Consoli,
la tradizione col rock
DI LILIANA ROSANO
SPECIALE/DOCUMENTARI/Salina e il
suo stretto legame a NY
DI LILIANA ROSANO
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SPECIALE/INTERVISTA/Salvare l’Euro o sarà la catastrofe | Oggi 7
«Mi auguro proprio di si, mi pare che si stia prendendo coscienza della situazione, naturalmente se i mercati
decidono di massacrarci, possono riuscirci, ma a quel punto sono i mercati stessi che saltano, poi la follia può
arrivare a quel punto che falliscono tutte le banche, si va in insolvenza, come dopo Lehman. Se si abbandonava la
Grecia al suo destino si poteva creare una reazione a catena sia all'est che all'ovest perché la Grecia ha rapporti con
l'est, Romania, Bulgaria, Russia,Turchia, ma anche con la Germania, la Francia, il Portogallo. Non ne saremmo più
usciti».
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“Florens 2010” presentata a New York
DI MARIA VITTORIA SOLOMITA
Scatti nei siti del patrimonio italiano
DI GIUSEPPE PONDERATI
MOSTRE/ARTE/Il cielo di sale sopra
Manhattan
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Mauro Bigonzetti e la luce nascosta
DI SAMIRA LEGLIB
Il Modugno di Philadelphia
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Personaggi \ Michéal Castaldo: la
musica come la vita, un «Aceto»
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DINTORNI/Diversità in musical
DI MARIO FRATTI
ATTUALITA'/Il libro non scomparirà
DI MARCO MASTELLA
LIBRI/Come eravamo
DI FRANCO BORRELLI
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