La vita di Padre Antoine Chevrier

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La vita di Padre Antoine Chevrier
LA VITA DI PADRE CHEVRIER
Nato il 16 aprile 1826 e morto il 2 ottobre 1879 a Lione (Rhône);
prete della Diocesi di Lione;
fondatore dell’opera del Prado a favore dei ragazzi poveri e
dell’Associazione dei Preti del Prado.
A. Chevrier proviene da una famiglia dalle modeste condizioni di vita (suo
padre era impiegato del dazio e sua madre tesseva la seta in casa). Fu
ordinato prete nel 1850 dopo aver fatto il cammino classico nel Seminario
minore dell’Argentière, dapprima e al Seminario maggiore San Ireneo di Lione,
poi. Venne subito mandato a Saint-André della Guillottière, una parrocchia da
poco eretta nella periferia di Lione sulla riva sinistra del Rodano. Parimenti alla
Croix-Rousse e a Vaise, la Guillottière era allora un comune indipendente, con
una popolazione composta soprattutto da operai, ritenuti piuttosto turbolenti.
Era una municipalità governata da un’Amministrazione di sinistra che per
decreto imperiale del 24 marzo 1852, e per delle ragioni di ordine pubblico,
stava per essere annessa alla città di Lione.
Antonio Chevrier in quella realtà periferica ebbe modo di scoprire la miseria
operaia in tutte le sue forme. In una sua predica sull’amore per i poveri
notiamo come non esitasse a parlare di:
«Spettacolo sempre più atroce della miseria umana che
aumentava. Si direbbe che in proporzione all’arricchimento dei
grandi della terra, e del permanere della ricchezza in mani avide
che tanto le bramano, cresce la povertà. Diminuisce il lavoro, i
salari non vengono pagati. Vediamo dei poveri operai che lavorano
dall’alba fino a notte fonda per guadagnare appena il pane per sé e
i propri figli. Ciononostante il lavoro non rimane per tutti che il solo
modo per acquistarsi il pane?» (Ms IV,57,1).
Il vicario di Saint-André denunciava le disumane e degradanti condizioni di
lavoro dei ragazzi nei laboratori e nelle fabbriche, essendo ridotti a «macchine
da lavoro per arricchire i loro datori di lavoro» (Ms III,2,2).
Nel corso dell’estate 1857, Antonio Chevrier raggiunge Camillo Rambaud
(1822-1902), un anziano socio di M.Potton, un ricco industriale della seta di
Lione, il quale, tormentato dai problemi sociali, aveva da poco fondato una
“città operaia” sulla riva sinistra del Rodano, destinata ad accogliere le vittime
della disastrosa inondazione del maggio 1856. Il Padre Chevrier, così lo
chiameremo da questo momento in poi, iniziò a dedicarsi interamente
all’istruzione religiosa dei ragazzi e delle ragazze che non avevano frequentato
la scuola e nemmeno il catechismo, anche grazie all’aiuto di qualche
benefattore.
Nel 1860 si consumò la sua separazione da Camillo Rambaud, e fece la scelta
di affittare, prima, e acquistare, poi, una grande sala da ballo denominata il
Prado, situata in uno dei quartieri più diseredati della Guillottière. In detta
struttura accoglieva per un periodo di tempo, poco inferiore ai sei mesi, «dei
giovani adolescenti dello stesso sesso, abbandonati e vagabondi, che la loro
età e la loro ignoranza aveva escluso dalle lezioni scolastiche come pure dalla
catechesi parrocchiale» (Relazione dell’Accademia di Lione del 23 febbraio
1861, A.M.L., Q3: Istituto di beneficenza). Li preparava alla loro Prima
Comunione con un corso di catechismo intensivo e accelerato. Inoltre, essendo
stato autorizzato dall’ispettorato accademico competente della Rhône ad aprire
una scuola, poteva dare ai ragazzi i fondamentali rudimenti in materia di
lingua, scrittura e calcolo. In questo «piccolo pensionato per i poveri» (Ms
X,15a), dal 10 dicembre 1860, giorno in cui padre Chevrier acquisì il Prado,
fino al 2 ottobre 1879, giorno della sua morte, vennero accolti da 2.300 a
2.400 ragazzi, due terzi dei quali erano maschi e un terzo, circa, femmine.
A differenza di altre Istituzioni dello stesso tipo, il Padre Chevrier si rifiutava di
far lavorare i ragazzi che accoglieva. In assenza delle entrate regolari delle
rette, non voleva contare, come lui stesso lo sosteneva, che sulla Provvidenza
e sulla generosità dei poveri, su coloro che messi a confronto con i suoi ospiti
erano ancora più poveri. Se la grande opera di ristrutturazione del Prado ebbe
il favore de Edoardo Frossard, direttore dei Cantieri della Buire, fu soprattutto
la gente del popolo ad assicurare la vita quotidiana ai ragazzi del Prado. La
signorina Chapuis, caporeparto sui pendii della Croix-Rousse, spiegò in qual
modo in
«diversi laboratori di orditura e aspatura, le operaie mettevano da
parte tutti i giorni uno o due soldi del loro salario giornaliero tanto
da avere a fine settimana una bella somma, e poi alla domenica
una di loro la portava a Padre Chevrier» (Processo di beatificazione,
deposizione di Francesca Chapuis, art. 37).
Gesti umili e quotidiani di questo tipo permisero al Prado di sopravvivere
giorno dopo giorno.
Il Padre Chevrier alla lunga constatò che nessun prete era seriamente
preparato a esercitare un ministero come quello che lui viveva
quotidianamente a contatto dei poveri, così nel 1866 si decise di fondare al
Prado una «scuola clericale». La stessa signorina Chapuis raccontò come
Padre Chevrier un giorno le disse:
«Francesca, ho desiderio di dar vita a un “vivaio di preti” di modo
che i giovani siano formati a contatto con i miei ragazzi, e possano
meglio comprenderli» (Processo di beatificazione, deposizione di
Francesca Chapuis, art. 15).
Alla sua morte, avvenuta nel 1879, quella «scuola clericale» aveva potuto
fornire al Prado i suoi primi quattro preti; allora comprendeva, con gli annessi
di Limonest, ben cinquanta allievi. Fu questo il punto di partenza
dell’Associazione dei Preti del Prado.
Negli scritti di Padre Chevrier, che si tratti delle lettere, della sua predicazione,
dei suoi commenti al Vangelo o del Vero Discepolo (il libro scritto per la
formazione dei suoi preti) non troviamo un’analisi della condizione operaia.
Tuttavia nella loro lettura constatiamo come in Chevrier fosse presente una
vera conoscenza dei disagi che gravavano sui lavoratori, come pure una
simpatia per loro e, insieme, una profonda sofferenza a fronte del
comportamento della gente di Chiesa che teneva ingiustamente a debita
distanza il mondo operaio.
Il Vero Discepolo dipinge con lucida analisi i comportamenti ecclesiastici del
tempo, tali e quali com’erano percepiti dal popolo operaio delle città. Antonio
Chevrier non ha esitazione nello scrivere che «Dio manda le rivoluzioni» per
punire i preti dalla loro avarizia e dal loro eccessivo attaccamento ai beni della
terra:
«La prima cosa che fanno i rivoluzionari è quella di derubarci e
renderci poveri»; Dio vuole «in questo modo portarci alla pratica
della povertà, dato che non vogliamo praticarla volontariamente»
(Le Veritable Disciple, ed. Prado, Lyon 1968, p. 316; trad. it. a cura
del Prado italiano: Il Vero Discepolo di Gesù Cristo, Verona, 1985).
Ai funerali di padre Chevrier, il lunedì 6 ottobre 1879, il popolo operaio della
Guillottière, che aveva riconosciuto in questo umile prete uno di loro, ebbe
modo di manifestare in modo evidente la stima che aveva accordato al
fondatore del Prado.
«Non ho mai visto nulla di simile prima d’ora, dichiarava uno dei
suoi vecchi compagni. Il corpo era già in chiesa a Saint-Louis che
ancora ci si incamminava dal Prado. I marciapiedi non riuscivano a
contenere la folla lungo tutto il percorso. Gli operai erano in
maggioranza lungo il cammino come sui marciapiedi, praticamente
nessun abito fine. Il padre Chevrier era il prete dei poveri»
(Deposizione del parroco C. Ardaine al processo di beatificazione,
int. 27). «Tutta la Guillottière era lungo i marciapiedi», precisa un
altro testimone (Deposizione di Marguerite Viannay, int. 27). «Il
raccoglimento dei presenti era da sottolineare. Anche gli artigiani
che avevano il laboratorio lungo il percorso cessarono il lavoro
durante il passaggio del corteo funebre» (deposizione di Claudius
Chabert, int. 27).
Il giornale di Lione «Le Progrès», a quel tempo poco incline a simpatizzare per
la Chiesa, scriveva nell’edizione di giovedì 8 ottobre 1879:
«Non è mai troppo tardi per rendere omaggio agli uomini per bene,
e a qualunque partito essi appartengano, dimentichi dei dissensi
politici, non vogliamo vedere in essi che il lato degno di rispetto e
d’ammirazione. Il signor reverendo Chevrier, fondatore della
provvidenza del Prado, era uno di questi uomini, il cui ricordo
merita di non essere cancellato dal tempo. Ha avuto pietà dei piccoli
vagabondi che correvano per le strade senza essere protetti dalle
tentazioni del vizio da nessuna seppur utile sorveglianza, e ha
consacrato tutta la sua attività perseverando nell’educazione di
questi ragazzi. Questo fu il suo obiettivo fondando la Provvidenza
alla Guillottière. La folla che si assiepava ai funerali del reverendo
Chevrier, che abbiamo stimato intorno ai 5.000 persone (Le
Nouvelliste parla invece di 10.000), è una giusta manifestazione
della pubblica riconoscenza. Quanto a noi, che non siamo certo
sospettati di simpatizzare per il clero, salutiamo con grande rispetto
per quanto questo ci accada di rado, la memoria di questo prete che
ha dato prova di essere un cittadino esemplare».
OPERE
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Le Veritable Disciple, ed. Prado, Lyon 1968, 558p; trad. it. a cura del Prado
italiano: Il Vero Discepolo di Gesù Cristo, Verona, 1985;
Lettres, Prado, 1987, 463p. trad. it. a cura del Prado italiano: Lettere, Bassano
del Grappa, 2000.
FONTI
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Manoscritti di P. Chevrier conservati al Centro Spirituale del Prado, sito in: 2054
chemin de Saint-André, 69760 Limonest (France);
Deposizioni raccolte tra il 1897 e il 1901 in occasione del processo di
beatificazione e conservate a Limonest ;
J.M. Villefranche, Vie du Père Chevrier, fondateur de la Providence du Prado à
Lyon, Vitte, Lyon, 1894, 380 p. ;
Claude Chambost, Vie nouvelle du Vénérable Père Chevrier, fondateur de la
Providence du Prado, Vitte, Lyon, 1920, 620 p. ;
Henriette Waltz, Un pauvre parmi nous, Cerf, Paris, 1947, 324 p. (nouvelle
édition au Cerf en 1986) ;
Jean-François Six, Un prêtre, Antoine Chevrier, Fondateur du Prado, Seuil,
Paris, 1965, 537 p. ; trad. it.: Un prete secondo il vangelo, A. Chevrier
fondatore del Prado, ed. Mazziana, 1991, 116p.
Antoine Chevrier, Ecrits spirituels choisis et présentés par Yves Musset, Cerf,
Paris, 1986, 118 p. ; trad. it. a cura del Prado italiano: Scritti spirituali, ed.
Mazziana VR, terza edizione 2007;
Yves Musset, Histoire de la famille d’Antoine Chevrier, fondateur du Prado,
Prado, 1989, 219 p.;
Yves Musset, La genèse du Véritable Disciple du Père Chevrier, Prado, 1997, 3
volumes (260, 342 et 342 pp.).
Damiano Meda, «Seguire Gesù Cristo più da vicino»: La storia di un desiderio
nella vita e negli scritti di Antonio Chevrier, ed. Messaggero PD, 2004, 344 p.
Antoine Chevrier, Le chemin du disciple et de l’apôtre, écrites choisis et
présentés par Yves Musset Silence, Lyon, 2004. Il testo sarà pubblicato in
italiano entro il 2009.
Y. MUSSET