Fascicolo 75 - L`inadempienza di Adamo ed Eva

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IL LIBRO DI URANTIA
PARTE III - LA STORIA DI URANTIA
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FASCICOLO 75 - L'INADEMPIENZA DI ADAMO ED EVA
DOPO più di cento anni di sforzi su Urantia, Adamo poteva constatare solo dei progressi
molto scarsi all’esterno del Giardino; il mondo nel suo complesso non sembrava
migliorare molto. La realizzazione del miglioramento della razza appariva molto lontana
e la situazione sembrava così disperata da richiedere un qualche rimedio non previsto nei
piani originali. Questo almeno è ciò che passava spesso per la mente di Adamo, ed egli si
espresse molte volte in tal senso con Eva. Adamo e la sua compagna erano leali, ma
erano isolati dai loro simili ed erano estremamente afflitti per la triste condizione del loro
mondo.
1. IL PROBLEMA DI URANTIA
La missione adamica su Urantia, pianeta sperimentale, lacerato dalla ribellione ed
isolato, era un’impresa formidabile. Il Figlio e la Figlia Materiali si resero subito conto
della difficoltà e della complessità del loro incarico planetario. Ciò nonostante si misero
coraggiosamente all’opera per risolvere i loro numerosi problemi. Ma quando si
dedicarono al lavoro importantissimo di eliminare gli anormali e i degenerati delle stirpi
umane, furono completamente scoraggiati. Essi non vedevano alcun modo per uscire dal
dilemma e non potevano consigliarsi con i loro superiori di Jerusem o di Edentia. Erano
qui, isolati e confrontati giorno dopo giorno con qualche nuovo e complicato groviglio,
con qualche problema che sembrava insolubile.
In condizioni normali il primo lavoro di un Adamo e di un’Eva Planetari sarebbe
stato la coordinazione e la mescolanza delle razze. Ma su Urantia un tale progetto
sembrava quasi senza speranza, perché le razze, pur biologicamente idonee, non erano
mai state depurate delle loro stirpi ritardate e difettose.
Adamo ed Eva si trovavano su una sfera del tutto impreparata per la proclamazione
della fratellanza degli uomini, un mondo che brancolava in tenebre spirituali abiette ed
afflitto da una confusione resa peggiore dal fallimento della missione della precedente
amministrazione. La mente e la morale erano ad un basso livello, ed invece
d’intraprendere il compito per giungere all’unità religiosa essi dovevano ricominciare
daccapo il lavoro di conversione degli abitanti alle forme più semplici di credenza
religiosa. Invece di trovare un linguaggio pronto per essere adottato, essi dovevano
affrontare la confusione mondiale di centinaia e centinaia di dialetti locali. Nessun
Adamo di servizio planetario fu mai assegnato ad un mondo più difficile; gli ostacoli
sembravano insormontabili ed i problemi al di là della portata delle creature.
Essi erano isolati ed il tremendo senso di solitudine che gravava su di loro fu ancor
più accresciuto dalla rapida partenza degli amministratori fiduciari Melchizedek. Solo
indirettamente, per mezzo degli ordini angelici, essi potevano
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comunicare con un essere esterno al pianeta. Lentamente il loro coraggio
diminuiva, il loro ardore scemava e talvolta la loro fede era prossima a vacillare.
Questa è la vera descrizione della costernazione di queste due nobili anime mentre
riflettevano sui compiti che dovevano affrontare. Entrambi si rendevano perfettamente
conto dell’enorme impresa implicata nell’esecuzione del loro incarico planetario.
Probabilmente nessuno dei Figli Materiali di Nebadon aveva mai dovuto affrontare
un compito così difficile ed apparentemente disperato come quello di Adamo ed Eva
nella penosa situazione di Urantia. Tuttavia, essi avrebbero finito per riuscire se fossero
stati più lungimiranti e pazienti. Entrambi, specialmente Eva, erano veramente troppo
impazienti; essi non erano disposti ad adattarsi alla lunga, lunga prova di resistenza.
Desideravano vedere risultati immediati, e li videro, ma i risultati acquisiti in tal modo si
rivelarono i più disastrosi per se stessi e per il loro mondo.
2. IL COMPLOTTO DI CALIGASTIA
Caligastia faceva frequenti visite al Giardino e sostenne numerose conversazioni
con Adamo ed Eva, i quali furono tuttavia inflessibili davanti a tutte le sue istigazioni al
compromesso e alle scorciatoie avventurose. Essi avevano davanti a loro sufficienti
risultati della ribellione per essere efficacemente immunizzati contro tutte queste subdole
proposte. Nemmeno i giovani discendenti di Adamo furono influenzati dalle proposte di
Daligastia. E certamente né Caligastia né il suo associato avevano il potere d’influenzare
un individuo contro la sua volontà, ed ancor meno di persuadere i figli di Adamo ad agire
male.
Si deve ricordare che Caligastia era ancora il Principe Planetario titolare di Urantia,
un Figlio sviato ma nondimeno elevato dell’universo locale. Egli non fu definitivamente
deposto fino alla venuta di Cristo Micael su Urantia.
Ma il Principe decaduto era perseverante e determinato. Egli rinunciò ben presto ad
agire su Adamo e decise di tentare un astuto attacco laterale su Eva. Il malvagio concluse
che l’unica speranza di successo risiedeva nell’abile impiego di persone qualificate
appartenenti ai ceti superiori del gruppo nodita, i discendenti degli antichi associati del
suo gruppo corporale. Ed in tal senso furono elaborati i piani per intrappolare la madre
della razza viola.
Eva non ebbe mai la minima intenzione di fare qualcosa che ostacolasse i piani di
Adamo o che mettesse in pericolo il loro incarico di fiducia planetaria. Conoscendo la
tendenza della donna a cercare risultati immediati piuttosto che a fare piani lungimiranti
per effetti più remoti, i Melchizedek, prima di partire, avevano accuratamente messo in
guardia Eva contro i pericoli peculiari che minacciavano la loro posizione isolata sul
pianeta e l’avevano avvertita in particolare di non allontanarsi mai dalla linea seguita da
suo marito, cioè di non tentare metodi segreti o personali per far progredire le loro
imprese comuni. Eva aveva seguito molto scrupolosamente queste istruzioni per più di
cento anni, e non aveva mai pensato che un qualche pericolo sarebbe potuto derivare
dalle visite sempre più private e confidenziali che stava ricevendo da un capo nodita di
nome Serapatatia. Tutta la questione si sviluppò con tale gradualità e naturalezza che essa
fu colta alla sprovvista.
Gli abitanti del Giardino erano stati in contatto con i Noditi fin dai primi giorni di
Eden. Da questi discendenti misti dei membri sviati del personale di Caligastia essi
avevano ricevuto un aiuto ed una collaborazione molto preziosi, e per causa loro il
regime edenico stava ora andando incontro alla sua rovina completa e alla sua disfatta
definitiva.
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3. LA TENTAZIONE DI EVA
Adamo aveva superato da poco i suoi primi cento anni sulla terra quando
Serapatatia, alla morte di suo padre, divenne il capo della confederazione occidentale o
siriana delle tribù nodite. Serapatatia era un uomo di colorito bruno, un brillante
discendente dell’antico capo della commissione per la salute di Dalamatia, sposatosi con
una delle menti femminili più dotate della razza blu di quei tempi lontani. Attraverso tutte
le epoche questa stirpe aveva detenuto l’autorità ed esercitato una grande influenza tra le
tribù nodite occidentali.
Serapatatia aveva fatto parecchie visite al Giardino ed era rimasto profondamente
impressionato dalla giustezza della causa di Adamo. Poco dopo aver assunto il comando
dei Noditi siriani egli annunciò la sua intenzione di stabilire un’affiliazione con l’opera di
Adamo ed Eva nel Giardino. La maggior parte del suo popolo lo seguì in questo
programma e Adamo fu confortato dalla notizia che la più potente ed intelligente di tutte
le tribù vicine aveva deciso quasi in blocco di appoggiare il suo programma di
miglioramento del mondo; ciò era decisamente incoraggiante. Poco dopo questo grande
avvenimento Serapatatia ed il suo nuovo stato maggiore furono accolti da Adamo ed Eva
nella loro casa.
Serapatatia divenne uno dei più capaci ed efficienti luogotenenti di Adamo. Egli
era interamente onesto e completamente sincero in tutte le sue attività; non ebbe mai
coscienza, nemmeno più tardi, di essere usato come uno strumento secondario dall’astuto
Caligastia.
Ben presto Serapatatia divenne il co-presidente della commissione edenica per le
relazioni tribali, e furono elaborati numerosi piani per una prosecuzione più vigorosa
dell’opera intesa a conquistare le tribù lontane alla causa del
Giardino.
Egli intrattenne numerose conversazioni con Adamo ed Eva—specialmente con
Eva—e discussero di molti progetti per migliorare i loro metodi. Un giorno, durante una
conversazione con Eva, venne in mente a Serapatatia che sarebbe stato molto utile se, in
attesa di reclutare un gran numero di rappresentanti della razza viola, fosse stato fatto nel
frattempo qualcosa per l’avanzamento immediato delle tribù arretrate che ne avevano
bisogno. Serapatatia sostenne che se i Noditi, la razza più progressiva e cooperativa,
avessero avuto un capo originato in parte dalla razza viola, ciò avrebbe costituito un
potente vincolo che avrebbe legato più strettamente queste popolazioni al Giardino. E
tutto ciò fu seriamente ed onestamente considerato benefico per il mondo poiché tale
figlio, che sarebbe stato allevato ed educato nel Giardino, avrebbe esercitato una grande
influenza favorevole sul popolo di suo padre.
È necessario sottolineare nuovamente che Serapatatia era totalmente onesto e
completamente sincero in tutto ciò che propose. Egli non sospettò una sola volta di essere
un giocattolo nelle mani di Caligastia e di Daligastia. Serapatatia era interamente fedele
al piano che prevedeva di accumulare una forte riserva della razza viola prima di tentare
l’elevazione su scala mondiale dei popoli confusi di Urantia. Ma ciò avrebbe richiesto
centinaia di anni per compiersi, ed egli era impaziente; voleva vedere risultati
immediati—qualcosa nel corso della sua stessa vita. Egli disse chiaramente ad Eva che
Adamo era spesso scoraggiato per gli scarsi risultati ottenuti nell’elevazione del mondo.
Per più di cinque anni questi piani furono maturati segretamente. Alla fine essi
avevano raggiunto uno sviluppo tale che Eva acconsentì ad avere un inPagina 842
contro segreto con Cano, la mente più brillante ed il capo più attivo della vicina colonia
di Noditi simpatizzanti. Cano apprezzava molto il regime adamico; infatti egli era il
sincero capo spirituale di quei Noditi dei dintorni che favorivano le relazioni amichevoli
con il Giardino.
L’incontro fatale ebbe luogo durante le ore del crepuscolo di una sera d’autunno,
non lontano dalla dimora di Adamo. Eva non aveva mai incontrato prima l’avvenente ed
entusiasta Cano—ed egli era uno stupendo esemplare della sopravvivenza del fisico
superiore e dell’intelletto rimarchevole dei suoi lontani progenitori del personale del
Principe. Anche Cano credeva completamente nella bontà del progetto di Serapatatia.
(Fuori del Giardino l’accoppiamento multiplo era una pratica corrente.)
Influenzata dall’adulazione, dall’entusiasmo e da una grande persuasione personale,
Eva acconsentì seduta stante a lanciarsi nell’impresa a lungo discussa, ad aggiungere il
suo piccolo progetto di salvezza del mondo al piano divino più ampio e di più vasta
portata. Prima di rendersi completamente conto di quanto stava accadendo, il passo fatale
era stato fatto. Tutto era compiuto.
4. LA COMPRENSIONE DELL’INADEMPIENZA
Gli esseri celesti presenti sul pianeta erano in fermento. Adamo si accorse che
qualcosa non andava e chiese ad Eva di venire a colloquio con lui nel Giardino. Ed allora,
per la prima volta, Adamo ascoltò l’intera storia del piano a lungo maturato per
accelerare il progresso del mondo operando simultaneamente in due direzioni: la
prosecuzione del piano divino in concomitanza con l’esecuzione del progetto di
Serapatatia.
Mentre il Figlio e la Figlia Materiali s’intrattenevano così nel Giardino rischiarato
dalla luna, “la voce nel Giardino” li rimproverò per la loro disobbedienza. Questa voce
altro non era che il mio stesso annuncio alla coppia edenica che essi avevano trasgredito
il patto del Giardino; che avevano disobbedito alle istruzioni dei Melchizedek; essi non
avevano adempiuto al loro giuramento di fedeltà al sovrano dell’universo.
Eva aveva acconsentito a partecipare alla pratica del bene e del male. Il bene è
l’esecuzione dei piani divini; il peccato è una trasgressione deliberata della volontà
divina; il male è il mancato adattamento ai piani ed il cattivo adeguamento alle tecniche
che si traducono in disarmonia universale e in disordine planetario.
Ogni volta che la coppia del Giardino aveva mangiato del frutto dell’albero della
vita, essi erano stati avvertiti dall’arcangelo custode di astenersi dal cedere ai
suggerimenti di Caligastia di congiungere il bene ed il male. Erano stati avvertiti in questi
termini: “Il giorno in cui mescolerete il bene ed il male diverrete sicuramente simili al
mortali del regno; morirete certamente.”
Nella fatale occasione del loro incontro segreto Eva aveva raccontato a Cano di
questo avvertimento spesso ripetuto, ma Cano, non conoscendo né l’importanza né il
significato di tali ammonimenti, l’aveva assicurata che degli uomini e delle donne con
buoni propositi ed intenzioni sincere non potevano fare alcun male; che sicuramente essa
non sarebbe morta, ma sarebbe piuttosto vissuta nuovamente nella persona del loro figlio,
il quale sarebbe cresciuto per benedire e stabilizzare il mondo.
Anche se questo progetto di modificare il piano divino fosse stato concepito ed
eseguito con totale sincerità e solo con i nobili motivi concernenti il benessere del mondo,
costituiva un male perché rappresentava il modo sbagliato di raggiungere scopi giusti,
perché deviava dalla retta via, dal piano divino.
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È vero, Eva aveva trovato Cano piacevole a vedersi, e comprendeva tutto ciò che il
suo seduttore le prometteva per mezzo di “una nuova ed accresciuta conoscenza degli
affari umani e di una maggiore comprensione della natura umana che integrava la
comprensione della natura adamica”.
Io parlai al padre e alla madre della razza viola quella notte nel Giardino come mi
competeva in queste tristi circostanze. Ascoltai interamente il racconto di tutto ciò che
aveva portato a sbagliare la Madre Eva e diedi ad entrambi degli avvertimenti e dei
consigli sulla situazione immediata. Alcuni di questi avvisi essi li seguirono, altri li
trascurarono. Questa conversazione figura nei vostri testi come “il Signore Iddio che
chiama Adamo ed Eva nel Giardino e chiede: ‘Dove siete?’ ” Le generazioni successive
avevano l’abitudine di attribuire tutto ciò che era insolito e straordinario, sia di ordine
fisico che spirituale, direttamente all’intervento personale degli Dei.
5. LE RIPERCUSSIONI DELL’INADEMPIENZA
La disillusione di Eva fu veramente patetica. Adamo comprese interamente la
difficile situazione, e pur abbattuto e con il cuore infranto manifestò solo pietà e simpatia
per la sua compagna che aveva sbagliato.
Fu nella disperazione della realizzazione del fallimento che Adamo, il giorno dopo
il passo falso di Eva, cercò Laotta, la brillante donna nodita che dirigeva le scuole poste
ad occidente del Giardino, e commise con premeditazione la stessa follia di Eva. Ma non
fraintendete; Adamo non fu sedotto; egli sapeva esattamente quello che faceva; scelse
deliberatamente di condividere la sorte di Eva. Egli amava la sua compagna di un affetto
superumano, e l’idea della possibilità di una veglia solitaria su Urantia senza di lei era più
di quanto poteva sopportare.
Quando appresero ciò che era successo ad Eva, gli abitanti infuriati del Giardino
divennero ingovernabili; dichiararono guerra ai Noditi insediati nelle vicinanze. Essi
uscirono dalle porte di Eden e si precipitarono su questa popolazione impreparata
distruggendola completamente—nessun uomo, donna o bambino fu risparmiato. E Cano,
il padre di Caino non ancora nato, perì anche lui.
Quando si rese conto di quanto era successo, Serapatatia fu preso da costernazione
e sopraffatto dalla paura e dal rimorso. Il giorno successivo si gettò nel grande fiume ed
annegò.
I figli di Adamo cercarono di confortare la loro madre sconvolta mentre il loro
padre errò da solo per trenta giorni. Alla fine di quel periodo prevalse il buon senso e
Adamo ritornò a casa sua e cominciò a fare dei piani per la loro futura linea di condotta.
Le conseguenze delle follie dei genitori malaccorti sono molto spesso condivise dai
loro figli innocenti. Gli onesti e nobili figli e figlie di Adamo ed Eva erano sopraffatti
dall’indicibile dolore dovuto all’incredibile tragedia che si era abbattuta in modo così
improvviso e crudele su di loro. Dopo cinquant’anni i più anziani di questi figli non si
erano ancora rimessi dal dispiacere e dal dolore di quei tragici giorni, specialmente dal
terrore di quel periodo di trenta giorni durante il quale il loro padre era rimasto lontano
dalla famiglia, mentre la loro madre sconvolta ignorava completamente la propria sorte e
dove si trovasse.
E quegli stessi trenta giorni furono per Eva come lunghi anni di dolore e di
patimenti. Questa nobile anima non si riprese mai completamente dagli effetti di quel
periodo atroce di sofferenza mentale e di tristezza spirituale. Nessuna fase delle loro
privazioni ed avversità materiali successive fu mai paragonabile nella
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memoria di Eva a quei terribili giorni e a quelle tremende notti di solitudine e
d’intollerabile incertezza. Essa apprese del gesto sconsiderato di Serapatatia senza sapere
se il suo compagno si fosse ucciso per il dispiacere o fosse stato tolto dal mondo come
punizione dell’errore da lei commesso. E quando ritornò Adamo, Eva provò una gioia ed
una gratitudine che non furono mai cancellate durante la loro lunga e difficile
associazione di vita di duro servizio.
Il tempo passava, ma Adamo non fu certo della natura della loro infrazione fino a
settanta giorni dopo l’errore di Eva, quando gli amministratori fiduciari Melchizedek
ritornarono su Urantia ed assunsero la giurisdizione sugli affari del mondo. Ed allora egli
seppe che avevano fallito.
Ma altri guai ancora si stavano addensando: la notizia dell’annientamento della
colonia nodita vicino ad Eden non tardò a raggiungere le tribù di Serapatatia al nord, e fu
riunito subito un grande esercito per marciare sul Giardino. Questo fu l’inizio di una
lunga ed accanita guerra tra gli Adamiti e i Noditi, perché le ostilità proseguirono a lungo
anche dopo che Adamo ed i suoi seguaci emigrarono nel secondo giardino nella valle
dell’Eufrate. Ci fu un’intensa e prolungata “inimicizia tra quest’uomo e la donna, tra il
seme di lui ed il seme di lei”.
6. ADAMO ED EVA LASCIANO IL GIARDINO
Quando Adamo seppe che i Noditi erano in marcia, chiese consiglio ai
Melchizedek, ma essi rifiutarono di assisterlo, limitandosi a dirgli di agire come riteneva
più opportuno e promettendo la loro collaborazione amichevole, in ogni modo possibile,
in qualunque linea di condotta avesse scelto. Ai Melchizedek era stato proibito
d’interferire nei piani personali di Adamo ed Eva.
Adamo sapeva che lui ed Eva avevano fallito. La presenza degli amministratori
fiduciari Melchizedek glielo manifestava, anche se non sapeva ancora nulla del loro
status personale né della loro sorte futura. Egli tenne una riunione, durata tutta la notte,
con circa milleduecento seguaci fedeli che s’impegnarono a seguire il loro capo, e
l’indomani a mezzogiorno questi pellegrini se ne andarono da Eden in cerca di nuove
dimore. Adamo non aveva alcuna simpatia per la guerra e di conseguenza preferì
abbandonare il primo giardino ai Noditi senza opporre resistenza.
La carovana edenica fu fermata il terzo giorno dopo la sua uscita dal Giardino
dall’arrivo dei trasporti serafici proveniente da Jerusem. E per la prima volta Adamo ed
Eva furono informati su ciò che sarebbe stato dei loro figli. Mentre i trasporti si tenevano
pronti, ai figli che erano giunti all’età della scelta (vent’anni) fu concessa l’opzione di
restare su Urantia con i loro genitori o di divenire pupilli degli Altissimi di Norlatiadek.
Due terzi scelsero di andare su Edentia; quasi un terzo decise di restare con i loro genitori.
Tutti i figli che non erano in età di scegliere furono portati su Edentia. Nessuno avrebbe
potuto assistere alla penosa separazione di questo Figlio e Figlia Materiali dai propri figli
senza comprendere che la via dei trasgressori è ardua. Questi discendenti di Adamo ed
Eva sono ora su Edentia; noi non sappiamo quali provvedimenti saranno presi per loro.
Fu una ben triste carovana quella che si preparò a proseguire il viaggio. Niente
avrebbe potuto essere più tragico! Essere venuti su un mondo con così tante speranze,
essere stati accolti sotto così favorevoli auspici, e poi andarsene da Eden in disgrazia e
perdere quasi tre quarti dei loro figli prima ancora di aver trovato un nuovo luogo in cui
abitare!
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7. LA DEGRADAZIONE DI ADAMO ED EVA
Fu mentre la carovana edenica faceva una sosta che Adamo ed Eva furono
informati sulla natura della loro trasgressione e furono avvertiti della loro sorte. Gabriele
apparve per pronunciare il giudizio. E questo fu il verdetto: l’Adamo e l’Eva Planetari di
Urantia sono giudicati inadempienti; essi hanno violato il patto del loro incarico di
fiducia come sovrani di questo mondo abitato.
Anche se abbattuti dal loro senso di colpa, Adamo ed Eva furono grandemente
confortati dall’annuncio che i loro giudici su Salvington li avevano assolti da ogni accusa
di aver “oltraggiato il governo dell’universo”. Essi non erano stati ritenuti colpevoli di
ribellione.
La coppia edenica fu informata che si era degradata allo status dei mortali del
regno; fu loro detto che oramai dovevano condursi come un uomo e una donna di Urantia,
che dovevano guardare al futuro delle razze del mondo come al loro stesso futuro.
Molto prima che Adamo ed Eva lasciassero Jerusem, i loro istruttori avevano
pienamente spiegato loro le conseguenze di ogni deviazione vitale dai piani divini. Io li
avevo personalmente e ripetutamente avvertiti, sia prima sia dopo il loro arrivo su Urantia,
che la riduzione allo status della carne mortale sarebbe stato il risultato certo, la
punizione sicura, che avrebbe infallibilmente accompagnato una mancanza
nell’esecuzione della loro missione planetaria. Ma per una chiara comprensione delle
conseguenze derivate dall’errore di Adamo ed Eva è indispensabile una comprensione
dello status d’immortalità dell’ordine materiale di filiazione.
1. Adamo ed Eva, come i loro simili su Jerusem, mantenevano uno status
d’immortalità grazie all’associazione intellettuale con il circuito di gravità mentale dello
Spirito. Quando questo sostegno vitale è interrotto dalla disgiunzione mentale, allora,
qualunque sia il livello spirituale d’esistenza della creatura, lo status d’immortalità è
perduto. Lo status mortale seguito dalla dissoluzione fisica era la conseguenza inevitabile
dell’errore intellettuale di Adamo ed Eva.
2. Il Figlio e la Figlia Materiali di Urantia, essendo anche personalizzati nelle
sembianze della carne mortale di questo mondo, dipendevano inoltre dal mantenimento di
un doppio sistema circolatorio, uno derivato dalla loro natura fisica, l’altro dalla
superenergia contenuta nel frutto dell’albero della vita. L’arcangelo conservatore
dell’albero aveva sempre avvertito Adamo ed Eva che una mancanza alla fiducia sarebbe
culminata nella degradazione di status, e l’accesso a questa fonte d’energia fu loro negato
a seguito del loro errore.
Caligastia era riuscito ad intrappolare Adamo ed Eva, ma non aveva realizzato il
suo disegno di coinvolgerli in un’aperta ribellione contro il governo dell’universo. Ciò
che essi avevano fatto era veramente male, ma non furono mai colpevoli di aver
oltraggiato la verità, né di essersi deliberatamente ribellati contro il giusto governo del
Padre Universale e del suo Figlio Creatore.
8. LA COSIDDETTA CADUTA DELL’UOMO
Adamo ed Eva caddero dal loro stato superiore di filiazione materiale alla bassa
condizione dell’uomo mortale. Ma questa non fu la caduta dell’uomo. La razza umana è
stata elevata malgrado le conseguenze immediate dell’errore adamico. Anche se il piano
divino del dono della razza viola ai popoli di Urantia fallì, le razze mortali hanno tratto
enorme profitto dal contributo limitato che Adamo ed i suoi discendenti portarono alle
razze di Urantia.
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Non c’è stata alcuna “caduta dell’uomo”. La storia della razza umana è
un’evoluzione progressiva, ed il conferimento adamico ha lasciato i popoli del mondo
grandemente migliorati rispetto alla loro condizione biologica precedente. Le stirpi
superiori di Urantia contengono ora dei fattori ereditari derivati da almeno quattro fonti
distinte: andonita, sangik, nodita e adamica.
Adamo non dovrebbe essere considerato come la causa di una maledizione sulla
razza umana. Anche se egli fallì nell’esecuzione del piano divino, anche se trasgredì il
suo patto con la Deità, anche se lui e la sua compagna furono veramente degradati allo
status di creature, nonostante tutto ciò il loro apporto alla razza umana contribuì molto al
progresso della civiltà su Urantia.
Nel valutare i risultati della missione adamica sul vostro mondo, la giustizia esige
che si riconosca la condizione del pianeta. Adamo fu posto di fronte ad un compito quasi
disperato quando, con la sua bella compagna, fu trasportato da Jerusem su questo mondo
oscuro e confuso. Ma se avessero seguito il consiglio dei Melchizedek e dei loro associati,
e se fossero stati più pazienti, essi alla fine avrebbero avuto successo. Ma Eva ascoltò la
propaganda insidiosa per la libertà personale e l’indipendenza planetaria nell’agire. Essa
fu indotta a fare un esperimento con il plasma vitale dell’ordine materiale di filiazione,
nel senso che permise a questa fiducia vivente di mescolarsi prematuramente con quella
dell’ordine già misto del modello originale dei Portatori di Vita, che era stato
precedentemente combinato con quello degli esseri riproduttori un tempo aggregati al
personale del Principe Planetario.
Nel corso di tutta la vostra ascensione al Paradiso non guadagnerete mai niente
tentando impazientemente di aggirare il piano divino stabilito per mezzo di scorciatoie,
d’invenzioni personali o di altri espedienti per migliorare la via della perfezione, verso la
perfezione e per la perfezione eterna.
Tutto sommato probabilmente non c’è mai stato in nessun pianeta di Nebadon un
fallimento della saggezza più scoraggiante. Ma non c’è da sorprendersi che questi passi
falsi avvengano negli affari degli universi in evoluzione. Noi facciamo parte di una
creazione gigantesca e non è strano che non tutto vada alla perfezione; il nostro universo
non è stato creato perfetto. La perfezione è la nostra meta eterna, non la nostra origine.
Se questo fosse un universo meccanicistico, se la Prima Grande Sorgente e Centro
fosse soltanto una forza e non anche una personalità, se tutta la creazione fosse
un’immensa aggregazione di materia fisica dominata da leggi precise caratterizzate da
azioni dell’energia invariabili, allora la perfezione potrebbe prevalere anche senza che lo
status dell’universo fosse completato. Non ci sarebbe alcun dissenso; non ci sarebbe
alcuna frizione. Ma nel nostro universo in evoluzione di perfezione e d’imperfezione
relative noi ci rallegriamo che siano possibili dissensi e malintesi, perché in tal modo si
evidenzia il fatto e l’azione della personalità nell’universo. E se la nostra creazione è
un’esistenza dominata dalla personalità, allora potete essere certi della possibilità della
sopravvivenza, del progresso e della realizzazione della personalità; noi possiamo avere
fiducia nella crescita, nell’esperienza e nell’avventura della personalità. Quale glorioso
universo in quanto è personale e progressivo, non semplicemente meccanico oppure
passivamente perfetto!
[Presentato da Solonia, la serafica “voce nel Giardino”.]
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