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In abbinata obbligatoria con Italia Oggi. Direzione: via Rossini 2/A - 87040 Castrolibero (CS) Telefono 0984 4550100 - 852828 • Fax (0984) 853893 Amministrazione: via Rossini 2, Castrolibero (Cs) Redazione di Reggio: via Cavour, 30 - Tel. 0965 818768 - Fax 0965 817687 - Poste Italiane spedizione in A.P. - 45% - art. 2 comma 20/B legge 662/96 - DCO/DC-CS/167/2003 Valida dal 07/04/2003 Serve un’alternativa a questa manovra salva-profitti Manovra, Monti valuta correttivi Il dettaglio dei sacrifici richiesti di BATTISTA SANGINETO IERI mattina ci siamo svegliati più poveri e più depressi, anche se lo spread calava e le borse erano in rialzo. Il governo dei banchieri, dei tecno-burocrati, dei “nerds”e dei Gekko (del L’impatto delle misure in Calabria. Secondo Antonella Stasi evitati i tagli su sanità e trasporto locale, restano altri nodi Antonella Stasi M. CLAUSI, A. MOLLO e C. TRIPODI alle pagine 4, 5, 6, 7 e 8 Martedì 6 dicembre 2011 www.ilquotidianodellacalabria.it Mario Monti nell’aula del Senato continua a pagina 21 Reggio. Killer in azione mentre Vittorio Bruno Martino usciva dalla palestra. Non è morto subito Ucciso con un colpo alla testa Vittima di un agguato un imprenditore di 46 anni nel settore dei rifiuti Scopelliti al seminario del Museo della ’ndrangheta «Era inimmaginabile che Morelli flirtasse con i poteri criminali» Zappala? «Se i fatti sono quelli si gettino le chiavi» Parla il presidente del Tribunale Vittorio Bruno Martino UN imprenditore nel settore dei rifiuti, Vittorio Bruno Martino, di 46 anni, è stato ucciso ieri sera a Reggio in un agguato tesogli mentre usciva dalla palestra. L’uomo è stato raggiunto da un colpo di pistola alla testa ed è morto qualche istante dopo essere stato trasportato al Pronto soccorso. Martino era rimasto coinvolto in una inchiesta nel febbraio scorso sullo smaltimento abusivo di rifiuti e la sua società era tra quelle sequestrate dai carabinieri del nucleo operativo ecologico. FABIO PAPALIA a pagina 15 Giuseppe Scopelliti BALDESSARRO, FURFARI e GRILLONE a pagina 9 Alcuni dei clandestini soccorsi in alto mare dai mezzi della Capitaneria di porto Gli extracomunitari vivono senza acqua e luce, dormono su giacigli Catanzaro Nella Locride 12 arresti A Roccella Jonica 77 clandestini salvati in alto mare La Corte dei Conti «Sistema idrico da rifare» Bestiame moltiplicato per frodare l’Ue KETY GALATI e GIOVANNI VERDUCI a pagina 18 F. CIAMPA a pagina 14 a pagina 19 Gli immigrati vivono in un ghetto Rosarno è di nuovo una polveriera Siderno. Prima udienza del processo “Recupero”. Alessandro Figliomeni è tra le 68 persone imputate Sombrero Stangata “CAPIRE tu non puoi, tu chiamalo se vuoi SalvaItalia” ha intonato Monti in conferenza stampa. Le lacrime le ha gentilmente fornite la ministra Fornero, ma il sangue dovranno darlo i soliti. Perché alla fine la patrimoniale non c'è stata, l'aumento Irpef per i redditi più alti è saltato. A parte misure simboliche, la manovra è sulle spalle dei pensionati, e dei tanti che con mille sacrifici e pagando mutui vampireschi si son fatti una casa. Ma vedrete che se ne parlerà poco; a baccagliare saranno soprattutto gli assessori provinciali, che perderanno la carica e l'onorario. Il Comune parte civile anche contro l’ex sindaco ANCHE il Comune di Siderno è tra le parti civili nel processo “Recupero” in cui è imputato, con altre 67 persone, l’ex sindaco Figliomeni. CLAUDIO CORDOVA a pagina 27 Tragedia a Riace Con la bici nella scarpata Morto un giovane a pagina 19 11206 9 771128 022007 E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro ANNO 17 - N. 336 - € 1,20 La ferita di Reggio All’iniziativa del Museo della ’ndrangheta il governatore all’attacco dopo gli arresti «Zappalà? Si gettino le chiavi» Scopelliti e il caso Morelli: «Nessuno poteva immaginare che flirtasse con i poteri criminali» | L’AUTOCRITICA | Il presidente del tribunale «I giudici siano irreprensibili ma sbagliato generalizzare» di DOMENICO GRILLONE REGGIO CALABRIA - La seconda edizione del convegno “La Ferita”, organizzato dal Museo della ndrangheta e quest’anno dedicato all’area grigia della ndrangheta, si apre con l’intervento del governatore Giuseppe Scopelliti che per la prima volta commenta ufficialmente il recente arresto del LA SCHEDA consigliere regionale del Pdl Franco Morelli, sottoliSi parla nea alcuni aspetti l’aldi area grigia riguardanti tro arresto, quello del consigliere e cosche Santi Zappalà LA seconda edizione condannato a 4 del convegno orgaanni per corruzionizzato dal Museo ne elettorale, e ridella ‘ndrangheta e vela altri particosotto l’Alto patrocinio lari inquietanti del Presidente della sulle ultime eleRepubblica sul tema zioni regionali. “La ferita. L’area gri«Siamo andati ingia della ndrangheta” sieme da Fratel ha l’intento, secondo Cosimo – dice il gli organizzatori, «di governatore rifemantenere una linea rendosi a Morelli di discussione rigoro- e per uno che avesa ed una elevata so- va frequenti rapporti con il mondo glia critica senza cedella Chiesa chi dere a facili mitizzazioni». Quest’anno, a poteva mai scommettere una cosa differenza dell’anno scorso, «si è adottata del genere? E’ chiaro che ci una linea meno gecolpisce tutti, ci neralista proponenlascia esterrefatti do un convegno teperché non c’eramatico con la prono elementi di vaspettiva di coniugare lutazione che posempre gli aspetti di tevano farci semanalisi con quelli ribrare Morelli una guardanti le politiche persona capace di e le attività di contraflirtare con i potesto». Una semplice ri criminali». premessa per dire Subito dopo il che il cuore del congovernatore parvegno, quello incenla del caso dell’ex trato sulle «relazioni consigliere regiodi complicità e collunale Santi Zappasione tra cultura, là. economia e politica» «Non va certo a sarà a febbraio. chiedere i voti al boss un anno prima, perché in questo modo qualcosa si poteva sapere. Ma lo fa durante le elezioni. Chiede i voti, quindi, ed è legittimo ciò che poi è accaduto. Se i fatti sono accertati, bisognerebbe buttare la chiave». Poi Scopelliti ricorda alcuni fatti accaduti nel corso delle ultime consultazioni regionali. «Da coordinatore regionale del Pdl chiesi a tutti quanti di guardi singoli magistrati e non il corpo della magistratura reggina REGGIO CALABRIA - «C’è imba- di cui i «risultati sono sotto gli ocrazzo», per sua stessa ammissio- chi di tutti, con pronunce che hanne, nelle parole di Luciano Gerar- no dato e continuano a dare rispodis. «Imbarazzo» che, tuttavia, ste importanti, finanche decisive non impedisce al Presidente del per l’affermazione della legalità, e Tribunale di Reggio Calabria di per il contrasto alla ’ndrangheta». mettere in chiaro la necessità di «Sappiamo tutti - ha detto ancora stigmatizzare alcuni comporta- che questa è un cancro che pervamenti di pezzi di magistratura ca- de le cellule dell’organismo. Ma allabrese. Per questo ieri mattina, tro è dire che esso si è esteso anche nell’ambito del programma de la ad organi che avrebbero dovuto “Ferita”, organizzata dal Museo restare immuni, altro è affermare che questi ne siano irdella ‘ndrangheta, ierimediabilmente inri mattina, il magivasi. Credo che la mistrato alla sua prima gliore risposta sia inuscita pubblica - dopo tanto continuare nel l’arresto del presilavoro che stiamo dente della Corte svolgendo. Ed i magid’Assise Vincenzo Gistrati del tribunale ne glio, ha sottolineato sono assolutamente la necessità di attegconsapevoli». giamenti «rigorosi», Il Presidente del per tutti, ma ancor Tribunale, riferendopiù «per chi rappresi agli stili di vita e alle senta le istituzioni». frequentazioni delle E’ a disagio Geratoghe spiega che non dis, «connesso al ruoè possibile travalicare lo di presidente del in maniera preventitribunale di apparteva nella sfera privata, nenza di un magima ammette che un strato pesantemente problema esiste e che accusato di contigui- Luciano Gerardis di questo è necessario tà con la ‘ndrangheta e di altre condotte gravemente ille- farsi carico. «Rifletteremo sin dai cite». Nessun riferimento ai con- prossimi giorni - è l’impegno che tenuti dell’indagine, ovviamente, assumo in questa sede - su come ma una certezza, quella si, al fatto rendere ancora più trasparenti, e che «i comportamenti anche pri- pubblici, i percorsi di vita indivivati dei singoli magistrati devono duali e familiari di ciascuno di noi. essere rigorosi». Secondo il Presi- Non vorremmo però che la giusta dente del Tribunale: «tutti gli uo- preoccupazione e lo sconcerto per minidelle istituzioni-eper primii l’accaduto - preoccupazione e magistrati - devono essere più ri- sconcerto che sono anzitutto di gorosi degli altri, perché non pos- noi magistrati del tribunale - si sa sembrare, neanche per un mo- trasformassero in una generale mento, che venga meno la fedeltà ed immeritata sfiducia verso ai principi costituzionali, ai quali l’operato degli organi giudiziari». hanno prestato giuramento al «Ci rendiamo tuttavia conto - ha momento di assumere le loro fun- concluso - che ferite così profonde zioni. Rigorosi i comportamenti, richiedono tempo per rimargiancora più vigorose le verifiche narsi. E che dovremo trovare al che si debbono fare nelle sedi com- più presto i modi migliori per dipetenti». Detto questo, Gerardis mostrare l’irreprensibilità dei nosottolinea come l’inchiesta ri- stri comportamenti». di GIUSEPPE BALDESSARRO L’intervento del governatore Giuseppe Scopelliti (foto A.Sapone) candidare persone per bene e di attenersi al codice etico per stabilire alcuni criteri di selezione delle candidature. E quando Saverio Zavettieri e Elio Belcastro inserirono nelle liste persone non proprio raccomandabili lo gridai il giorno dopo su tutti i giornali. Mi fu assicurato dagli stessi che avrebbero provveduto alla loro cancellazione ma intanto dopo le mie parole una lista era pronta a sciogliersi ed io ero pronto a fare a meno dei loro voti». Il governatore ricorda anche, oltre la sottoscrizione del codice etico, la sua richiesta ad alcuni candidati del casellario giudiziario. Ed il no secco per alcuni aspiranti, e tra questi un candidato di Cosenza che rispose in maniera incredibile, «ma mia moglie è un viceprefetto», al governatore nonostante lo stesso gli contestasse la sua parentela con un boss mafioso. «Trovò poi accoglienza nella lista di Zavettieri», continua il governatore che ironicamente riconduce questa scelta ad un garantismo forse di maniera. «Mi sono ritrovato a rischio della mia incolumità fisica quando due di questi candidati vanno dal boss Pelle a dire che “Scopelliti, che è un pezzo di merda, non ci voleva candidare perché diceva che noi siamo mafiosi”. Questo è lo spaccato – commenta amaramente il governatore – in cui noi facciamo politica, è questo il contesto in cui viviamo. Cè un argine a tutto questo ma evidentemente non basta». L’ultima stoccata è riservata ai giornali locali calabresi. «Qualcuno si è mai chiesto perché c’è gente disposta a perdere 600, 700 mila euro nei propri bilanci affinché i calabresi leggano, sia pure in presenza di una perdita di lettori enorme? Qualcuno vuole fare beneficienza alla comunità? L’obiettivo è precisamente quello di dare un contributo per la crescita del territorio?». Nicola Gratteri e Franco Talarico difendono gli incontri del Museo della ’ndrangheta «No alle critiche, queste iniziative servono» Durante il seminario ribadito il concetto secondo il quale «con le indagini non bisogna fare di tutta l’erba un fascio» di ANNALICE FURFARI REGGIOCALABRIA -«Non possiamofare di tutta l’erba un fascio». È questo il leitmotiv che ha scandito la sessione pomeridiana della prima giornata di seminari, organizzati dal Museo della ’ndrangheta di Reggio Calabria, sul tema “La ferita – L’area grigia della ’ndrangheta”. La tavola rotonda, ospitata ieri presso il Palazzo della Provincia, ha spinto relatori di spicco a confrontarsi su un argomento spinoso e quanto mai attuale: le relazioni di complicità e collusione tra cultura, economia e politica. A discuterne sono stati il procuratore aggiunto della Direzione investigativa antimafia di Reggio Calabria Nicola Gratteri, il presidente del Consiglio regionale dellaCalabriaFrancesco Talaricoeildiret- tore dell’Ufficio scolastico provinciale Vincenzo Geria. Nessuno dei partecipanti al seminario, moderato dal docente dell’Università di Torino Rocco Sciarrone, si è sottratto a interventi sulla questione all’ordine del giorno: il recente terremoto giudiziario che ha investito la Calabria, con l’arresto del giudice Vincenzo Giglio e del consigliere regionale del Pdl Franco Morelli, accusati di avere agevolato le attività di un clan della ’ndrangheta. I commenti di Gratteri e Talarico sono stati, però, improntati a una cauta dose di ottimismo, forse anche perché la platea era composta dai ragazzi delle scuole e il tema da sviscerare riguardava “Società e agenzie educative”. Fatto sta che la frase ripetuta come un mantra dal magistrato della Dia e dal presidente del Consiglio regio- nale è stata: «Non possiamo fare di tutta l’erba un fascio». I relatori lo hanno ammesso: «C’è del marcio, è vero, ma non tutto è perduto. Possiamo ancora riprenderci, perché c’è del buono in questa terra». Duro, in particolare, è stato l’intervento di Gratteri. «Il confronto con il mondo della scuola – afferma il procuratore aggiunto – è fondamentale. È da più di vent’anni che vado nelle scuole e continuerò a farlo. Per questo dico alle associazioni impegnate in simili attività di non lasciarsi intimorire da chi, in mala fede, tende a fare di tutta l’erba un fascio, in un momento di difficoltà di certi settori delle istituzioni, mettendo in discussione la validità di questo genere di incontri. Non fatevi intimorire da critiche e titoloni dei giornali. Non abbiamo bisogno di censori né di lezioni, specialmente da chi non ha mai dedicato un solo minuto ai ragazzi». Anche Geria e Talarico hanno ribadito l’importanza del dialogo tra scuola e istituzioni. «Ognuno – evidenzia il presidente del Consiglio regionale –deve assumersi le proprie responsabilità. C’è ancora tanto da fare per questa regione, ma dobbiamo far capire ai giovani che la politica non è tutta marcia». Talarico non si sottrae poi a un “mea culpa” di categoria: «In questo momento – ammette – la politica non ha credibilità, ma dobbiamo lavorare per riacquistarla, dimostrando con i fatti che amiamo questa terra». Il magistrato Nicola Gratteri E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Primo piano 9 Martedì 6 dicembre 2011 10 Primo piano Martedì 6 dicembre 2011 Primo piano 11 Martedì 6 dicembre 2011 Colpo di scena al processo “Cosa mia” L’asse Milano-Reggio Gli avvocati indagati rinunciano a difendere i propri assistiti I Lampada a Montecarlo e Lugano quando temevano l’arrivo di retate di DOMENICO GALATÀ Fughe all’estero dopo le soffiate Per i magistrati milanesi è la prova che gli uomini del clan ricevevano informazioni sulle inchieste che li riguardavano di GIUSEPPE BALDESSARRO utilità se non quello di non fare trovare i fratelli a casa nella ipotesi di una irruzione notturna delle forze di polizia». Aggiunge il Gip nelle sue considerazioni, contenute nell’ordinanza di custodia cautelare: «Inutile dire che vi è un rapporto di consequenzialità tra questi comportamenti e le informazioni riservate raccolte (grazie alle fughe di notizie provenienti dalla Calabria, ndr)». Cioè «Se i lampada non avessero saputo con certezza di essere indagati per determinati fatti, non avrebbero avuto ragione di fare quello che hanno fatto». Per dirla in soldoni, se improvvisamente e periodicamente staccavano ogni contatto con i propri familiari in Italia e si danno a gambe verso l’estero è perchè sono stati informati rispetto a possibili operazioni poste a conclusione delle inchieste che li coinvolgono. | La cattura del boss Pasquale Condello A sinistra la sede della procura di Reggio Calabria L’INCHIESTA | | LA CURIOSITA’ | L’inchiesta partì dalla cattura del boss Pasquale Condello A Milano è caccia ai tesori dei reggini Giglio candidato alla presidenza del tribunale di Lamezia Dalle carte di “Meta” a “Infinito” le sinergie tra le due Procure società di Giulio Lampada) e nello studio dell’avvocato Vincenzo Minasi. Si segue appunto la pista dei soldi. Ma non è una pista semplice: Giulio Lampada negli ultimi mesi, dopo le fughe di notizia sull’indagine, aveva iniziato a mettere al sicuro il patrimonio. Lo stesso era avvenuto dopo gli arresti del 2010 per i componenti dei Valle rimasti in libertà. Per cercare di arginare l’occultamento dei beni la polizia nei mesi scorsi aveva iniziato i sequestri delle quote societarie e al gruppo erano anche stati bloccati dei conti correnti. Tanto che Lampada, nelle ultime settimane, pagava i conti solo con le monetine dei videopoker. Anche l’avvocato Minasi, nella gestione del suo studio di Miloano e Como, aveva iniziato ad attraversare acque piuttosto agitate. Nei mesi scorsi aveva anche licenziato alcune segretarie. Il sospetto è però che anche questa manovra sia l’ennesima trovata di un colossale depistaggio alle indagini. I soldi, il tesoro dei Valle, sarebbe già al sicuro. Soprattutto alla luce del fatto che già in passato, negli anni Novanta, al clan erano stati confiscati beni per diversi miliardi. Una lezione imparata in fretta dagli eredi di don Ciccio Valle. REGGIO CALABRIA - Il magistrato Vincenzo Giglio, arrestato nell’operazione della Dda di Milano, è uno dei sedici candidati alla presidenza del tribunale di Lamezia Terme. Almeno lo era fino a mercoledì scorso quando è finito in manette. Sta di fatto che è ancora ufficialmente in corsa per la presidenza della sede giudiziaria lametina. Il suo nome infatti è annoverato nella lista dei sedici magistrati che aspirano alla massima poltrona del Palazzo di giustizia di Piazza, che da gennaio è retto dal presidente di sezione penale Pino Spadaro, anche lui tra i “concorrenti” alla presidenza. La nomina a presidente del Tribunale lametino da parte del Consiglio superiore della magistratura, sulla base dei curricula inviati dai magistrati, dovrebbe avvenire entro le festività natalizie. Il posto è vuoto da quando il presidente Ercole Scaglione, dopo due anni di attività alla procura lametina, era andato in pensione il primo febbraio scorso. REGGIO CALABRIA - Ha radici antiche l’inchiesta che la scorsa settimana ha portato al’arresto tra gli altri, del Giudice Vincenzo Giglio, del consigliere regionale Francesco Morelli e dei fratelli Francesco e Giulio Lampada. Radici che affondano nell’inchiesta condotta dal Ros dei carabinieri di Reggio Calabria per la cattura di Pasquale Condello, arrestato nel 2008 a Pellaro. E la “Meta”, e per arrivare a mettere le mani sul super latitante della ‘ndrangheta reggina, il pm Giuseppe Lombardo, aveva predisposto tutta una serie di servizi per monitorare alcuni familiari e fiancheggiatori del capomafia. Ed è seguendo alcuni esponenti del clan che gli specialisti dell’arma arrivano a Milano, scoprendo i punti di contatto tra i Valle-Lampada e la “famiglia” reggina. Per gli inquirenti si dimostra un legame strettissimo. Tanto da arrivare a definire i Lampada come il braccio economico dei Condello in Lombardia, e a sostegno di questa tesi vengono utilizzate le intercettazioni del 2007 e del 2008. L’arresto di Condello ed i rapporti continui tra le Procure di Reggio e Milano fanno affiorare REGGIO CALABRIA - E’ caccia ai tesori dei Valle-Lampada. Dopo gli arresti di mercoledì le indagini si stanno concentrando sui “soldi”della cosca. Adesso potrebbero scattare i provvedimenti di sequestro (a scopo di confisca) dei beni della famiglia Valle-Lampada. Magistrati e polizia stanno lavorando sulla documentazione sequestrata al clan negli uffici milanesi di via Melzi d’Eril (sede delle Il pm Boccassini e il capo della mobile Giuliano Di lui parla in una telefonata Giulio Lampada «Non conosco nessun indagato e non so chi siano» REGGIO CALABRIA - Il consigliere provinciale di Ancona Enrico Cesaroni «si riserva, al fine di tutelare il proprio onore, di sporgere querela nei confronti di coloro che lo hanno coinvolto in una vicenda alla quale egli è completamente estraneo» e invia ai media una copia del suo certificato generale del casellario giudiziale, da cui risulta che è incensurato. Il nome di Cesaroni appare nelle carte dell’inchiesta sulla ’ndrangheta condotta dalla Dda milanese, che ha portato in carcere varie persone, tra cui un consigliere regionale del Pdl calabrese. Lo stesso Cesaroni, ex consi- gliere regionale, è recentemente uscito dal Pdl, per chiedere di entrare nella Lega Nord che però ora ha bloccato l’iter di adesione. «Innanzitutto – sottolinea – non conosco il motivo per cui il sottoscritto sarebbe stato citato in una presunta conversazione telefonica, oggetto di intercettazione giudiziaria, fra tali Giulio Lampada e Tarcisio Zobbi, atteso che io non ho mai conosciuto dette persone, nè ho mai sentito parlare prima di loro». «Inoltre – ribadisce - mai ho conosciuto il magistrato Giuseppe Vincenzo Giglio e il consigliere regionale calabrese Francesco Morelli». «Il contenuto della presunta telefonata, così come riportata dagli organi di stampa – aggiunge – è assai strano perchè contiene affermazioni, concernenti il sottoscritto, che non corrispondono al vero. Si parla, tra l’altro, dell’esistenza a mio carico di vicende giudiziarie pendenti nel 2008 ostative per una mia eventuale candidatura alle elezioni». «In realtà - chiarisce Cesaroni – il sottoscritto non ha mai avuto pendenze giudiziarie ostative ad eventuali candidature, tanto è vero che dal 1990 oggi sono stato sempre candidato a tutte le elezioni regionali e provinciali ed ho anche ricoperto incarichi istituzionali, fra cui quello di segretario dell’ufficio di presidenza del consiglio regionale». Da qui l’annuncio di querele in quanto diffamato. Preziose le cimici del Ros per Reale e Condello | Il consigliere provinciale di Ancona ha deciso di sporgere denuncia dopo l’inchiesta della Dda milanese Enrico Cesaroni annuncia querele contro tutti sostegno degli arresti della scorsa settimana, vengono utilizzate le intercettazioni dell’indagine Reale. Anch’essa condotta dal Ros calabrese. Dunque se un merito va dato alla magistratura Lombarda, capace di tirare le fila di diverse inchieste, altrettanto va dato ai magistrati della Dda della città dello Stretto che ha messo a disposizione dei colleghi i risultati investigativi di due indagini su tre. Ed è questo il segno di una collaborazione stratta tra le due procure e tra forze di polizia che in pratica sinergicamente, ma ognuno per la propria parte, hanno collaborato alla buona riuscita dell’indagine accolta dal Gip Gennari. Circostanza questa riconosciuta anche nel corso della conferenza stampa che si è tenuta congiuntamente a Milano. Incontro nel quale sono stati riconosciuti i meriti del lavoro svolto dai magistrati della Dda reggina e dalla polizia giudiziaria delle diverse forze dell’ordine. g. bal. che mentre da una parte lavora il Ros calabrese, dall’altra la Squadra Mobile della Madonnina ha appena avviato un’inchiesta sugli stessi personaggi. Da qui la decisione di cedere parte del materiale contenuto in Meta ai colleghi lombardi che nel frattempo stanno stringendo il cerchio sui Valle-Lampada. Non è un caso che quando parte la retata di “Meta”, l’inchiesta contiene anche tutta una serie di carte relative, ad esempio, agli incontri romani e lombardi di Giulio Lampada con Alberto Sarra prima e Francesco Morelli dopo. Informative che portano poi a scoprire il ruolo di “mediatore” del medico Vincenzo Giglio. Il resto è storia recente. Nel senso che la Mobile di Milano negli anni 2009, 2010 e 2011 chiude il cerchio su ordine della Dda di Milano. Un lavoro ci raccordo importante che, tra parentesi, torna a sfruttare (nel senso buono del termine) il lavoro svolto dagli 007 del Ros reggino sempre in Calabria. Un fatto che è possibile dimostrare sfogliando l’ordinanza di custodia cautelare del Gip Giuseppe Gennari. Tant’è che - oltre agli atti di “Meta” e dell’inchiesta sui Valle (scattata nel 2010) - a di CLAUDIO CORDOVA IL DOCUMENTO INEDITO ti in inchieste come quella nata sull’asse Reggio Calabria-Milano. Oltre all’intervento di Veneto, l’udienza ha visto anche le dichiarazioni spontanee di due imputati eccellenti del procedimento, Rocco e Domenico Gallico. Il primo ha comunicato la revoca dell’incarico al proprio codifensore, l’avvocato Antonino Managò, chiedendo addirittura la rinuncia alla difesa d’ufficio. Domenico Gallico, detenuto in regime di 41 bis, ha invece mantenuto la difesa di Managò e nel corso delle sue dichiarazioni ha protestato contro il modus operandi della Dda, lamentando il fatto che il 30 novembre scorso, durante le perquisizioni scattate nell’ambito dell’operazione, gli sia stata sequestrata una memoria difensiva (Gallico è solito intervenire in udienza dimostrando una buona conoscenza dal punto di vista legale, tanto che la Capone, in preda ad un evidente lapsus, l’ha chiamato «avvocato»), alla quale stava lavorando da un anno e che avrebbe voluto leggere nel corso dell’udienza di ieri. Dal Pm Giovanni Musarò, che insieme a Roberto Di Palma rappresenta la Pubblica Accusa, è arrivata la disponibilità a restituire le carte se ciò verrà concesso dall’accoglimento di un’istanza di dissequestro. L’udienza è stata contraddistinta da numerose pause dovute alle lunghe camere di consiglio sostenute dai giudici a seguito delle tante eccezioni sollevate dagli avvocati. Eccezioni che sono state tutte respinte dalla Capone. Il processo quindi, dopo tre udienze, sembra incanalarsi verso l’apertura della fase dibattimentale. “Cosa mia” è un procedimento scaturito al termine di una lunga attività investigativa condotta dalla sezione criminalità Organizzata della Squadra Mobile di Reggio Calabria e dagli agenti del Commissariato di Polizia di Palmi che ha riguardato soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di reati quali associazione per delinquere di stampo mafioso, finalizzata alla commissione di omicidi, estorsioni, danneggiamenti. Interessati dall’inchiesta anche i lavori di ammodernamento del V° Macrolotto dell’autostrada A/3, quello tra gli svincoli di Gioia Tauro e Scilla | pria struttura consiliare, di Francesco Morena, già autista dello stesso Sarra, ma anche soggetto ritenuto vicino al clan Condello, per i contatti con Carmelo Buggè, condannato in primo grado come concorrente esterno dellafamiglia Gioffrèdi Seminara, per i rapporti con Nino Caridi, genero del defunto boss Mico Libri, per le relazioni con Antonino Barillà, padre di quel Giovanni Barillà arrestato come favoreggiatore della latitanza di Pasquale Condello. Nessuna rilevanza penale, infine, per incontri e cene con i presunti affiliati alla cosca Ficara. Si arriva così all’archiviazione. Le condotte di Sarra: «Pur non immuni da censure, non sembrano più in grado di entrare in quel ristretto ambito di rilevanza penale che l’attuale sistema sanzionatorio riserva al patto di scambio tra il politico e la organizzazione criminale». Il caso Sarra in archivio dopo Catanzaro REGGIO CALABRIA - Il suo è un caso emblematico. Alberto Sarra, politico di lungo corso nonostante la giovane età, oggi sottosegretario regionale, è stato, per molti anni, sotto la lente d’ingrandimento della Dda con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa non con un unico clan, ma con tanti organismi criminali operanti in città, ma non solo:Sarra sarebbestato unpolitico al servizio delle cosche “a Reggio Calabria, provincia ed altre località nazionali, dal 1998”. Accuse che, però, negli scorsi mesi, sono cadute con la richiesta d’archiviazione avanzata dalla Dda e accolta in pieno dal Gip. Le frequentazioni di Sarra, trasversali tra varie cosche, non basterebbero, dunque, a sostenere un concreto contributo del politico alla ‘ndrangheta. Frequentazioni equivoche, che, peral- Ecco le ragioni per le quali la Procura decise di chiedere il non luogo a proceder e Enrico Cesaroni tro, tornano a galla anche nell’indagine della Dda di Milano sulle attività della cosca Lampada-Valle. Rapporti, quelli tra Sarra e Lampada registrati già a partire dal 2005. L’accusa per Sarra, dunque, verrà archiviata, alcuni mesi fa, su richiesta dei pm Giuseppe Lombardo e Roberto Di Palma e del Procuratore Giuseppe Pignatone, su cui il Gip Kate Tassone non aggiungerà alcun ulteriore elemento. Un’indagine che prende le mosse dal cosiddetto “Caso Reggio” e dal presunto gruppo che avrebbe coinvolto, tra gli altri, l’ex deputato, avvocato Paolo Romeo, nonché il direttore del mensile “Il Dibattito”, FrancescoGangemi. Leindagini suSarra, infatti, nascono proprio dalle intercettazioni all’interno dello studio di Romeo. Il “caso Reggio”, però, si sgonfierà davanti al Tribunale di Catanzaro e l’assoluzione di Romeo, sarà fondamentale per fare afflosciare anche l’indagine su Sarra che, non si relazionerebbe più «con la mente di un sistema perverso, per gli scopi perseguiti ed i legami criminali, ma con l’espressione di un sistema politico, magari discutibile, ritenuto non meritevole di censura penale». Secondo la Dda reggina, l’esito assolutorio di Catanzaro «diviene il miglior argomento a difesa di Sarra». Quello di Sarra è, comunque, un caso paradigmatico: perilpolitico, infatti,eragiàscritta una richiesta di provvedimento che però i pm non inviarono mai al Gip a causa del parere contrario, dovuto a motivi tecnico-giuridici, dell’allora procuratore facente funzioni Franco Scuderi. Una vicenda che scatenò ancheuna guerradi avocazioni tra la Dda e la Procura Generale, prima della definitiva archiviazione. Nessuna fattispecie penale nella designazione, quale responsabile dell’Afor, di Felice Romeo, ritenuto elemento del clan Alvaro di Sinopoli, per l’assunzione, come dipendente della Regione di Francesco Chirico, ritenuto elemento di grande importanza della cosca De Stefano, per la designazione, nella pro- E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro REGGIO CALABRIA - Nei periodi caldi, quando temevano che potessero scattare le operazioni di polizia, i Lampada e gli altri componenti della “famiglia”si davano alla fuga. Ne scrive nella sua informativa il Gip di Milano Giuseppe Gennari, che da conto di alcuni «lunghi periodi durante i quali i Lampada si allontanavano dal Territorio dello Stato». Nelle carte gli inquirenti segnalano una mezza dozzina di casi in cui gli indagati, poi arrestati, si allontanano avendo avuto sentore di movimenti delle forze dell’ordine. Il primo episodio riferisce di una fuga a Montecarlo nel periodo che va dall’11 dicembre al 21 dicembre del 2009. I servizi tecnici con i quali i Lampada vengono costantemente seguiti metto in luce che «entrambi i fratelli», francesco e Giulio, «interrompono i cellulari noti e si recano all’estero, precisamente nel Principato di Monaco, insieme a Leonardo Valle e Indre Malelyne». Secondo gli inquirenti «in quel frangente, pre sfuggire alle attività di captazione, i lampada si sono intenzionalmente sbarazzati delle proprie utenze e sono scomparsi dalle sedi di solita frequentazione». Ma c’è di più. A sostegno della tesi il Gip segnale che i due fratelli «sono assai infastiditi dalle domande che alcuni loro dipendenti gli fanno per telefono». Una seconda Fuga a Montecarlo avviene tra il 24 gennaio e 3 febbraio 2010. Scrivono i magistrati: «La ricostruzione degli investigatori ha rivelato che Giulia Lampada ha potenziato le proprie precauzioni, introducendo ulteriori azioni depistanti e, addirittura, lanciando comunicazioni con notizie fuorvianti». In sintesi «consultatosi con l’avvocato Minasi, Lampada ha simulato di tornare a casa per cena. Invece, ha cambiato auto e con il fratello Francesco e a compagna Indre si sono diretti ad Alessandria e hanno trascorso la notte nell’area di servizio di Bormida Ovest, l’ungo l’autostrada dei trafori, Gravellona Toce-Alessandria. Quindi hanno raggiunto Montecarlo dove, come confermato dalla polizia monegasca, i tre hanno soggiornato per l’intero periodo all’hotel “Bay and Resorto”. Dopo questo periodo il gruppo rientra in Italia per tornare fuggire precipitosamente poche ore dopo e fermarsi all’estero dal 3 all’8 febbraio. Altre fughe notturne, ma questa volta verso Lugano si registrano dall’11 aprile al 12 maggio. In questo caso, sempre per paura delle possibili operazioni delle forze dell’ordine Giulio Lampaba dorme spesso a Lugano all’hotel Eden. Scrivono gli inquirenti: «I trasferimenti notturni a Lugano sono totalmente senza senso e senza PALMI – Hanno rinunciato a difendere i loro assistiti nell’ambito del processo “Cosa Mia”, Francesco Cardone e Giovanni Marafioti, i due legali finiti sotto inchiesta per favoreggiamento nell’ambito dell’operazione condotta dalle Direzioni Distrettuali Antimafia di Reggio Calabria e Milano che lo scorso 30 novembre ha portato all’arresto di 10 persone, tra le quali magistrato del Tribunale di Prevenzione di Reggio Calabria, Vincenzo Giglio. Cardone e Marafioti erano impegnati nel processo che si sta celebrando davanti alla Corte d’Assise del Tribunale di Palmi e che vede alla sbarra presunti affiliati e capi della cosca Gallico. È stato il presidente del tribunale, Silvia Capone, a dare notizie della decisione di Cardone in apertura dell’udienza svoltasi ieri mattina nell’aula bunker palmese. Il legale ha fatto pervenire in cancelleria durante la scorsa settimana la sua scelta di rinunciare alle difese di Rocco e Domenico Gallico. Era presente in aula Marafioti, che ha letto una nota in cui comunicava la sua decisione di lasciare la difesa del proprio assistito, ribadendo «la professionalità nel rapporto con Domenico Gallico, mio compagno di scuola, ma con il Rocco Gallico quale non si è mai andato oltre il normale rapporto tra avvocato e cliente». In un primo momento sembrava che l’intero collegio difensivo potesse deporre le toghe e lasciare l’aula per una manciata di minuti insieme a Marafioti, in segno di solidarietà. Il gesto eclatante però, non avrebbe trovato l’accoglimento da parte di tutti gli avvocati, che hanno quindi scelto di manifestare la propria vicinanza attraverso le parole del decano del foro di Palmi, Armando Veneto. In un clima quindi che non era tra i più distesi, l’ex europarlamentare ha espresso solidarietà ai due avvocato a nome della camera penale, sottolineando la loro correttezza dal punto di vista professionale, ma soprattutto chiedendo, alla luce degli ultimi fatti, quale dovrebbe essere l’area in cui devono muoversi i legali per non oltrepassare il limite del rapporto con il cliente e non finire coinvol- 24 ore Martedì 6 dicembre 2011 Gli immigrati hanno creato un nuovo ghetto, aspettano gli alloggi e minacciano una nuova rivolta Rosarno è una polveriera IL FILM Il rifugio di fortuna in un vecchio centro agrumicolo in via Passo Nicotera Il nuovo ghetto In baracche di lamiera Le condizioni di vita GLI extracomunitari africani sono accampati attualmente in un vecchio centro di raccolta agrumicolo in via Passo Nicotera a Rosarno. GLI immigrati, anche stavolta, sono costretti a vivere dentro baracche di lamiera piena di sporcizia e con una ventina di materassi a terra. DA circa due mesi gli immigrati africani vivono in questo nuovo ricovero di fortuna, aspettano gli alloggi, e lamentano una condizione di vita da “animali”. di KETY GALATI ROSARNO - Aspettano un alloggio, che non arriverà mai, altrimenti minacciano di scatenare un'ennesima rivolta. Sono gli extracomunitari africani, accampati attualmente in un vecchio centro di raccolta agrumicolo in via Passo Nicotera a Rosarno. E' il nuovo ghetto di Rosarno, sotto gli occhi “distratti” di tutti. Lo scenario è identico a quello dell'ex Cartiera, di Rognetta e dell'Opera Sila: le fabbriche che ospitavano gli immigrati negli anni passati, successivamente, sgomberate ed alcune di queste bonificate e murate. L'ex centro di raccolta di proprietà privata si trova nella strada provinciale che collega Rosarno a Nicotera, una zona abitata. Sarebbe superfluo scrivere le condizioni in cui vivono gli stranieri a Rosarno, perché sono ormai note a tutto il mondo, ma non possiamo farne a meno. Ieri mattina, durante un sopralluogo nell'ex fabbrica, il nigeriano Joe, ci ha chiesto di farlo. Ci ha invitato con insistenza ad entrare dentro la sua pseudo-casa. Una baracca di lamiere piena di sporcizia e con una ventina di materassi a terra. Non è la sola. Ce ne sono altre sen- za acqua, senza elettricità e senza gabinetti. Nell'angolo separato dal resto della città di Rosarno ci sono anche alcune tende smantellate fra vestiti appesi ai fili della corrente elettrica, fornelli a gas, teloni di plastica per ripararsi dalla pioggia e rifiuti di ogni genere: copertoni, bottiglie di vetro, una macchina distrutta, sedie e tavoli rotti. Nulla è cambiato dopo la rivolta. Eppure dentro il nuovo ghetto rosarnese c'è la loro Africa. In quell'isola infelice esplode la rabbia e l'intolleranza degli africani, i quali, protestano contro le condizioni disumane a cui sono costretti a vivere. Non ce la fanno più. «Da due mesi stiamo in questo posto come gli animali» racconta uno di loro. Ci hanno promesso un alloggio a Rosarno ecco perché siamo tornati». Ed il lavoro? «Ogni mattina presto ci spostiamo sulla via nazionale, il più fortunato riesce a trovare una giornata di lavoro per la raccolta delle arance e dei mandarini. Siamo africani con regolare permesso di soggiorno», sottolinea Joe, il quale, conosce bene l'italiano. I nostri amici extracomunitari attendono con ansia di trasferirsi nel campo di accoglienza di contrada Testa dell'Ac- A Testa dell’Acqua Occupato abusivamente il campo accoglienza Si vive senza acqua e luce su giacigli di fortuna A Rosarno si rischia l’esplosione di una nuova rivolta degli immigrati qua per fare una doccia e per riscaldarsi, oggi ancora chiuso. Essi tralasciano un particolare. Non c'è posto per tutti in quel campo container. C'è da osservare che gli immigrati sono tornati in massa a Rosarno. Sono più di duecento nell'ex fabbrica. Per non contare quelli che dormono nei casolari diroccati sparsi nelle campagne della Piana. Accampamenti non visibili ma esistenti e sempre più degradati. Tuttp ciò fa aumentare la rabbia degli africani sul piede di guerra. Il numero degli immigrati è decisamente aumentato. Lo dimostra il fatto che nei giorni scorsi la lunga fila a Palazzo San Giovanni per la compilazione dei moduli per il campo di accoglienza ha spiazzato il sindaco Elisabetta Tripodi, la quale, ha preso carta e penna per scrivere al prefetto di Reggio Calabria, lamentando anche il Il cancello forzato del campo fatto che la Regione Calabria non ha ancora provveduto a pagare le spese per il campo allestito quasi alla fine della stagione agrumaria scorsa. Il primo cittadino con la sua giunta sono stati costretti a bloccare gli extracomunitari che si recavano al Comune. Oggi risultano circa 250 registrazioni, i posti nel campo sono appena 100. La situazione è sempre più drammatica ed emergente. Cosa accadrà? Roccella. La Capitaneria di porto li ha trovati stipati in due barche a vela che rischiavano di affondare Salvati in alto mare settantasette clandestini di GIOVANNI VERDUCI L’arrivo al porto di Roccella SIDERNO - Due giovani clandestini si tengono per mano e guardano il cielo. Vicino a loro un bimbo di cinque anni viene coccolato dal padre, il dramma della Palestina è alle loro spalle. Da pochi minuti hanno toccato terra, lasciandosi alle spalle l’incubo di morire nelle acque gelide del Mediterraneo. Gli uomini della Capitaneria di porto di Roccella Jonica, guidati da Antonio Ripoli, li hanno salvati, insieme ad altre 75 persone, dalla furia del mare in burrasca a 70 miglia dalle coste calabresi, lì dove erano stati avvistati da un aereo militare. Quando li hanno rintracciati erano alla deriva a bordo di due barche a vela, una a rimorchio dell’altra ed in pessime condizioni. Le onde alte cinque metri stavano portando all’affondamento di uno dei due natanti. Si rischiava l’ennesima strage dell’immigrazione. Il forte vento, che soffiava a oltre 24 nodi, ha reso impossibile l’intervento di un’unità della Guardia di finanza: un pattugliatore di trenta sette metri. Dal porto di Roccella, quindi, si è mosso l’equipaggio della Cp 308, (l’imbarcazione da altura in forza alla Guardia costiera con a bordo Roberto Romano, Pietro Scenci, Giuseppe Zilli e Michele D’Onofrio), coordinato dal comandante provinciale Vincenzo De Luca e dal capo servizio operazioni Daniele Intellisano. Giunti sul posto gli uomini della Capitaneria di porto, nonostante le avverse condizioni meteo-marine, si sono prodigati nel trasbordo dei migranti sulla Cp 308. Subito dopo l’approdo al porto “Delle Grazie” è stata avviata la procedura di riconoscimento. A bordo delle due imbarcazioni a vela, partite da un porto turco da circa quattro giorni, avevano trovato posto 77 immigrati clandestini di nazionalità: palestinese, marocchina, siriana, somala, afghana, algerina, georgiana, pakistana, turca e birmana. Per il viaggio della speranza sarebbero stati pagati sino a cinquemila euro. Le forze dell’ordine sono convinte che gli scafisti siano due turchi ma, alla luce del fatto che il salvataggio è avvenuto in acque internazionali, non è stato possibile eseguire nessun arresto. Il gruppo di immigrati è stato trasferito presso la palestra delle scuole di Roccella Jonica. I primi soccorsi sono stati prestati, alla presenza del sindaco Certomà, dal personale della Croce rossa, del Suem 118, dell’agenzia dell’Onu per i rifugiati, dalla polizia di Stato, dai carabinieri, dalla squadra navale delle Fiamme gialle e dai Baschi verdi della Guardia di finanza. Partiti dalla Turchia pagando 5000 euro ROSARNO - Mentre in via Passo Nicotera si è formato da due mesi un ghetto, in contrada Testa dell'Acqua gli extracomunitari africani hanno occupato abusivamente il campo di accoglienza. In barba alla lunga lista di immigrati registratisi nei giorni scorsi al Comune di Rosarno. Il commissariato di Polizia di Gioia Tauro, in questo periodo, sta esaminando la regolarità della posizione dei primi cento stranieri che avrebbero diritto all'alloggio all'interno del campo di accoglienza. Rimane il fatto che lo stesso campo che ospita 20 container inviati dalla Protezione Civile lo scorso anno alla fine della stagione agrumaria, ha subito grossi danni. Ieri mattina infatti il cancello della struttura era aperto. Quattro container erano addirittura invasi da indumenti da uomo, scarpe, coperte e lattine di cibo. La prova che i container sono stati, magari anche temporaneamente, occupati. Di un container invece è stato rotto il vetro e le lavatrici al suo interno. La rete metallica che circonda il campo abbandonato a se stesso è spaccata. I container dovrebbero dare alloggio a circa 100 stranieri su 250 iscritti. k. g. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 18 Calabria Operazione Recupero. Il Comune di Siderno chiederà i danni ad Alessandro Figliomeni Parte civile contro l’ex sindaco Ritorto era consulente del primo cittadino arrestato, ora si affianca alla giustizia di CLAUDIO CORDOVA ANCHE il Comune di Siderno tra le parti civili nel processo che vede imputato, tra i circa settanta soggetti alla sbarra, l'ex sindaco Sandro Figliomeni. E' questa la principale novità della prima udienza del processo “Recupero”, scaturito da una maxioperazione in cui finì in manette anche lo stesso Figliomeni, un soggetto ritenuto dagli investigatori un effettivo appartenente alle cosche della Locride, con il grado apicale di Santista e per anni primo cittadino del paese della Locride. Secondo il sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria, Antonio De Bernardo, Figliomeni avrebbe ricoperto un ruolo apicale all'interno della cosca Commisso e avrebbe preso decisioni di rilievo, curando i rapporti con gli elementi di spicco del clan grazie proprio al grado di “santista”, uno dei più alti all'interno delle gerarchie mafiose. Figliomeni, oltre a “dirigere e coordinare il sodalizio”, “curava i rapporti con gli altri elementi di spicco della cosca Commisso (in particolare con Giuseppe Commisso, alias “u mastro”, e con Antonio Commisso), nonché con gli esponenti dell'articolazione torinese della 'ndrangheta di Siderno (in particolare con Giuseppe Catalano e Carmelo Cataldo, già arrestati nell'ambito della operazione “Crimine”)”. Il Comune di Siderno, ’Ndrangheta: in 68 alla sbarra, due posizioni stralciate 1. Agostino Maria 2. Ascioti Cosimo 3. Baggetta Antonio 4. Baggetta Cosimo 5. Baggetta Domenico 6. Belcastro Domenico 7. Belcastro Girolamo 8. Commisso Antonio (1956) 9. Commisso Antonio (1983) 10. Commisso Francesco 12. Commisso Vincenzo (1980) 13. Commisso Vincenzo (1958) 14. Correale Giuseppe 15. Correale Michele 16. Correale Paolo 17. Costa Antonio 18. Costa Michele 19. De Leo Alfredo 20. Figliomeni Alessandro 21. Figliomeni Antonio (1966) 22. Figliomeni Antonio (1949) 23. Figliomeni Domenico (1962) 24. Figliomeni Domenico (1965) adesso amministrato da Riccardo Ritorto, un tempo consulente al comune proprio di Figliomeni e consigliere provinciale del Pdl, si è dunque costituito parte civile nel processo, avviato all'interno dell'aula bunker al cospetto del Gup Adriana Trapani. Una scelta operata in netta antitesi con quanto fatto, durante il proprio mandato di primo cittadino di Siderno, dallo stesso Figliomeni, che non fece costituire il Comune nel processo per far luce sull'omicidio di Gianluca Congiusta, giovane imprenditore ucciso il 24 maggio Il caso del “no” al delitto Congiusta 25. Figliomeni Francesco 26. Figliomeni Franco 27. Figliomeni Giuseppe 28. Figliomeni Maria 29. Figliolemi Massimo 30. Figliomeni Rosa Maria 31. Figliomeni Vincenzo 32. Fimognari Carmelo 33. Fuda Giuseppe 34. Futia Antonio 35. Futia Domenico (stralciato) 36. Futia Giorgio 37. Futia Michele (1990) 38. Futia Michele (1990) 39. Futia Michele (1933) 40. Galea Antonio 41. Galea Francesco 42. Galea Giovanni 43. Galluzzo Giovanni 44. Gattuso Riccardo 45. Gattuso Sara 46. Giorgini Domenico 47. Gregoraci Giuseppe del 2005 a Siderno. Una circostanza che gli investigatori richiamano anche nelle carte che accusano l'ex sindaco: “Assolutamente indicativo, soprattutto se letto alla luce delle acquisizioni complessive che si vanno esponendo nel presente provvedimento, il comportamento dell'allora primo cittadino di Siderno in occasione della mancata costituzione di parte civile del Comune di Siderno nell'ambito del processo per l'omicidio del giovane imprenditore Gianluca Congiusta”. Insieme al Comune di Siderno si è costituita come parte civile anche l'Amministrazione Provinciale di Reggio Calabria. Costituzioni su cui gli avvocati difen- 48. Ieraci Pietro 49. Loiero Daniela 50. Lubieri Domenico 51. Migliore Raffaella 52. Mittica Maria Teresa 53. Muià Francesco 54. Muià Giuseppe 55. Napoli Giuseppe 56. Oliveti Salvatore (stralciato) 57. Pacicca Pasquale 58. Pellegrino Massimo 59. Racco Maria 60. Reale Michele 61. Rumbo Riccardo 62. Salerno Vincenzo 63. Scarfò Antonio (1964) 64. Scarfò Carlo (1958) 65. Scarfò Giuseppe 66. Sgambelluri Giuseppe 67. Simonetta Cosimo 68. Sorbara Michele 69. Stinà Roberto 70. Tedesco Gennaro sori, hanno, come di consueto, scatenato una bagarre che però, alla fine, si è ridotta a un nulla di fatto, con il rigetto di ogni annotazione. Più concrete, invece le eccezioni presentate dagli avvocati di Domenico Futia e Salvatore Oliveti, per cui il Gup ha dichiarato inammissibile il decreto che dispone il giudizio e rimandato gli atti al pubblico ministero. Il procedimento deriva da due operazioni congiunte, denominate “Recupero” e “Bene Comune”: da qui, dunque, l'elevato numero di imputati, quasi settanta. Nel focus del pm De Bernar- do e del procuratore aggiunto Nicola Gratteri, le attività, con i condizionamenti della pubblica amministrazione, della cosca Commisso, una delle famiglie più ricche e potenti della 'ndrangheta reggina. Nel corso dell'udienza di oggi il gruppo degli imputati si dividerà in due tronconi, con i soggetti che sceglieranno il rito abbreviato che saranno giudicati dal Gup Trapani, e con quelli che opteranno invece per l'ordinario che, nel caso di rinvio a giudizio, verranno spediti al cospetto del Tribunale di Locri. Alessandro Figliomeni Riccardo Rumbo L’amministratore aveva il grado di Santista Antonio Costa E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Reggio 27 Martedì 6 dicembre 2011 39 Ufficio di Corrispondenza: Piazzetta 21 Marzo, 9 - 89024 Polistena Tel/Fax 0966.935320 E-mail: [email protected] I mutui aperti con gli istituti bancari pesano sul loro utilizzo anche a Gioia Tauro “Scacco matto” Indagini concluse partono Don Ciotti: «La nuova Agenzia deve trovare una soluzione» gli avvisi I beni confiscati al palo di ALESSANDRO TRIPODI GIOIA TAURO - Il 31 marzo 2010 è nata l'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (Anbsc). Lo scorso gennaio a Reggio Calabria è stata inaugurata una sede di questo nuovo organo antimafia che ha la funzione di rendere più efficace, veloce ed incisiva la legge sulla confisca dei beni dalla fase del sequestro a quella della destinazione d'uso. Fino al 1° novembre 2011, secondo la relazione annuale dell'Anbsc, a Gioia Tauro sono stati 109 i beni e le aziende confiscati, catalogati in 11 immobili in gestione, 73 immobili destinati consegnati, 17 immobili destinati non consegnati, 0 immobili usciti dalla gestione e 8 aziende. Vediamo le considerazioni di tre personaggi che si battono quotidianamente contro il crimine organizzato: Giuseppe Pignatone, procuratore capo di Reggio Calabria, don Luigi Ciotti, presidente dell'associazione "Libera e Mario Morcone, direttore dell'Anbsc. Quest'ultimo descrive una situazione alquanto complicata. «Quando abbiamo iniziato a lavorare dice Morcone - una buona parte dei beni confiscati con sentenza definitiva erano stati assegnati. Una parte delle aziende sottoposte a Don Luigi Ciotti certi istituti bancari. «Il vero problema è che una grandissima quantità di quei beni, fra il 30 il 35 per cento, non sono utilizzati sottolinea Ciotti - perché sono sotto ipoteca delle banche. Sono le ipoteche bancarie che, in tutta Italia, stanno bloccando l'uso dei beni confiscati. La nuova Agenzia deve trovare, soprattutto, una soluzione a questo problema». E si domanda don Luigi: «Ma chi li ha concessi i mutui o i prestiti a quei signori e ai loro prestanome? Non sono state quelle stesse banche che adesso hanno ipotecato tutto?». SAN FERDINANDO La sicurezza in Consiglio Svaligiata una tabaccheria GIOIATAURO-È statoconvocatoperdomani a Gioia Tauro un consiglio comunale. Al centro del dibattito, la “Questione sicurezza”. La costante escalation di atti intimidatori ad attività commerciali, e, non ultima, la bomba esplosa davanti la casa dell'ispettore Spadafora hanno innalzato il livello di preoccupazione tra i cittadini e, ovviamente, tra le istituzioni. Rimane, quindi, piuttosto alto il livello di discussione a Gioia Tauro. Dopo iproblemi (ele polemiche) sulla sanità, il ci- Il Comune tiene alto il livello di guardia Consorzio di bonifica Antonino Gioffrè rappresenterà i sindaci di FRANCESCO PAPASIDERO ma Pignatone - risultano più di 250 le persone formalmente affiliate alla criminalità; e poi va considerata quella zona intermedia, la zona grigia, che pur non essendo organicamente parte dell'organizzazione criminale, con essa intrattiene direttamente o indirettamente rapporti». Infine, la testimonianza di Luigi Ciotti di Libera, esperto conoscitore del tortuoso percorso che porta il bene confiscato al riutilizzo sociale, che torna sull'atteggiamento ostile, e controcorrente rispetto alle finalità collettive di riciclo dei patrimoni mafiosi, di Gioia Tauro. Dibattito aperto dopo gli ultimi sviluppi Incarico per il primo cittadino di Cosoleto ROSARNO - È il sindaco di Cosoleto il rappresentante dei comuni pianigiani in seno al consorzio di bonifica “Piana di Rosarno”. Dopo l'incontro dei giorni scorsi a Laureana di Borrello, in cui erano state addirittura sette le candidature (due della quali, in seguito ritirate), ieri mattina i primi cittadini hanno scelto chi dovrà rappresentarli all'interno dell'ente. Dietro Antonino Gioffrè, piazzatosi al primo posto con 14 preferenze, si è collocato Marco Cascarano, primo cittadino di Cinquefrondi, con 10 voti ed il sindaco di Galatro Carmelo Panetta, con 4 preferenze. Delle altre due candidature emerse venerdì scorso al termine dell'incontro, quelle dei comuni di Molochio e Giffone, nessuna traccia. A parte questo, sembra che l'elezione di Gioffrè non abbia messo d'accordo tutti, specie chi si è piazzato alle sue spalle. Non tanto per il verdetto, quanto per le modalità con cui sono state affrontate le operazioni di voto, avvenute “per delega”. Lo stesso neoeletto Gioffrè avrebbe votato, su delega, per i comuni confisca era in linquidazione e altre erano invece alle prese con le ipoteche bancarie che gravano sulle imprese e in evidente stato di sofferenza. Oggi abbiamo messo in campo strumenti indirizzati a supportare il riutilizzo sociale, anche per immobili sottoposti ad ipoteca bancaria. Questo è uno dei punti di maggiore criticità - conclude Morcone ma abbiamo già riscontrato le prime aperture da parte di alcuni istituti bancari». Il contributo del procuratore Pignatone, invece, fa riferimento a Rosarno dove «su 15.000 abitanti - affer- di Scido, Seminara e Sinopoli, oltre che per il proprio ente. Infatti il sindaco di Cinquefrondi pare intenzionato a valutare la possibilità di preparare un ricorso, contestando le modalità di svolgimento delle operazioni di voto. Ma non c'è solo questo per quanto riguarda la polemica del voto per l'elezione degli organi di governo del consorzio pianigiano. Nei giorni scorsi la Confagricotura aveva “tuonato” contro la Coldiretti, che si era piazzata al primo posto, denunciando presunte irregolarità, sempre relative alle operazioni di voto. A questo punto bisognerà aspettare il consiglio di lunedì prossimo in cui dovrà avvenire la proclamazione degli eletti e dei consorziati. E soprattutto del presidente, di un componente della deputazione amministrativa e del collegio dei conti. Anche in questo caso, dopo gli anni in cui a guidare il consorzio è stato l'avvocato Titta Valenzise, bisognerà capire come gli eletti intenderanno muoversi, e se, soprattutto, il nome del nuovo presidente arriverà già lunedì prossimo. Trovata una sintesi a Laureana vico consesso della città del porto più grande del Mediterraneo, si troverà ad affrontare un'altra emergenza, altrettanto importante, come quella della sicurezza dei cittadini e delle attività commerciali. In molti ricorderanno, ad esempio, le cartucce e le bottiglie contenenti liquido infiammabile lasciate davanti ad un'attività commerciale, nelle scorse settimane. Ma come questo tanti altri sono gli episodi criminali che in questo periodo stanno interessando il territorio gioiese. Mai come in questo periodo, dunque, la politica locale ha bisogno di fare quadrato su questioni delicate, ed il consiglio di domani, di sicuro, potrà essere l'occasione per approfondire il problema. SAN FERDINANDO - Due malviventi a volto coperto e in pieno giorno, hanno svaligiato, domenica, una tabaccheria sita in via Provinciale. All'interno dell'esercizio commerciale, di proprietà di E.C., 76 anni, al momento della rapina, vi erano anche alcuni clienti che hanno assistito, impauriti, alle minacce che i due malviventi hanno fatto al titolare, al quale i due, armati di pistola, hanno intimato di consegnare l'intero incasso della giornata, circa 500 euro. Dopo aver incassato la somma, i due si sono dileguati a piedi. Cinquefrondi. Preso di mira il “Della Scala” Vandali ancora in azione danneggiata la scuola di SIMONA GERACE Una finestra danneggiata dai vandali IN BREVE Autovettura interessata da un incendio a Taurianova TAURIANOVA - Ancora raid incendiari nel territorio della Piana di Gioia Tauro. Questa volta a farne le spese, durante la notte tra sabato e domenica, una Fiat Punto. L'automobile, di proprietà di S.R., 59 anni del luogo, si trovava parcheggiata nelle vicinanze dell'abitazione del proprietario. Appena notate le fiamme, subito la chiamata alle Forze dell'Ordine e ai Vigili del Fuoco. Sul posto sono giunti i Carabinieri della Compagnia di Taurianova, che hanno prontamente dato il via ad un'intensa attività investigativa per cercare di fare piena luce sul “perché” dell'incendio all'automobile. CINQUEFRONDI - Ennesimo raid vandalico, il secondo nel giro di tre settimane, presso l'Istituto Comprensivo “Francesco della Scala”. Nella notte tra domenica e lunedì, ignoti si sono introdotti nel cortile della scuola edaunpunto piùnascostohannotentato, con l'ausilio di un pezzo di legno, di rompere il vetro di una stanza vuota, per introdursi all'interno dell'edificio. Nonostante il vetro sia stato solo scheggiato, i fautori dell'atto vandalico sono riusciti comunque a entrare nella scuola. L'ipotesi più remota, ma l'unica attualmente plausibile, sembrerebbe propendere verso lo svitamento di un'anta della finestra, trovata poi semiaperta. Ad accorgersi dell'accaduto è stato il personale scolastico che ieri mattina ha trovato i vetri a terra e il corridoio completamente allagato: chi si èintrodotto nell'edificio, infatti, ha perfino svitato la valvola di sfogo dei termosifoni. Quella danneggiata nella notte di domenica non è stata l'unica finestra presa di mira dai vandali nell'ultimo periodo. Nelle immediate vicinanze ce ne sono tante altre su cui è ben visibile un tentativo di scasso e diversi vetri sono completamente frantumati. La scuola è, uno di quegli edifici in cui dovrebbe, a breve, essere installato un sistema di videosorveglianza. Resta dunque alta l'emergenza microcriminalità a Cinquefrondi, che dovrebbe essere seriamente affrontata, sia se i vandali hanno agito in questo modo per bigiare un giorno di scuola, sia se si tratta diuna sfida diretta a chi opera a favore della legalità. POLISTENA - Stanno già ricevendo gli avvisi di conclusione delle indagini i legali delle persone indagate nell'ambito dell'inchiesta “Scacco Matto”, che nel marzo scorso vide finire dietro le sbarre più di trenta persone, presunte appartenenti alla cosca Longo di Polistena. Si chiude così il primo capitolo relativo alla vicenda, e presumibilmente nel mese di gennaio prenderanno il via le udienze davanti al Gup. Lo scorso 15 marzo, dunque, era stata eseguita, per trentacinque persone, l'ordinanza di custodia cautelare in carcere, firmata dal gip Tommasina Cotroneo su richiesta del sostituto procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria Marco Colamonici. Contestualmente erano state sequestrate una serie di aziende e di immobili per un valore di oltre trenta milioni di euro. A seguito dell'operazione, nello scorso settembre, erano stati apposti i sigilli anche a delle attività commerciali ubicate a Siderno, dove la Polizia di Stato mise sotto sequestro dei beni mobili e immobili intestati ad un presunto prestanome della cosca. Dopo gli arresti di marzo, comunque, alcuni dei soggetti coinvolti erano stati scarcerati. Il nodo centrale dell'inchiesta, comunque, rimane quello dei lavori relativi al polo scolastico dell'istituto “Renda”, dove si concentrò in modo particolare l'attività degli inquirenti. I lavori, tuttora in corso, erano stati aggiudicati da una ditta di Fondi, in provincia di Latina, la “Gival”. La ditta si sarebbe affidata, attraverso una serie di noli, alla ditta dell'imprenditore, testimone di giustizia, Gaetano Saffioti, salvo poi ridimensionarne la posizione a vantaggio di ditte tutte riconducibili alla cosca Longo. Nella ricostruzione della vicenda, peraltro, un ruolo assai significativo hanno avuto proprio le dichiarazioni di Saffioti, che ha aiutato gli inquirenti a scoprire quello che venne definito «un perfetto connubio affaristicomafioso». Dalle carte dell'inchiesta, emergerebbe anche una sorta di “spartizione”del territorio cittadino, due distinte consorterie, ciascuna dominante in undiverso ambito della zona indicata a seguito di spartizione territoriale derivante da una pax mafiosa. La cosca Longo nella zona della cosiddetta 'Polistena nuova', la cosca Spataro-Versace operante nella zona di 'Polistena vecchia'. «Una potente associazione - recitava l'ordinanza - che si sarebbe avvalsa avvale della forza d'intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva, allo scopo di commettere delitti come omicidi, rapine, estorsioni, furti, danneggiamenti, detenzione e porto illegale di armi, anche da guerra, ed esplosivi; acquisire in modo diretto o indiretto il controllo e la gestione di attività economiche, di concessioni di autorizzazioni, di appalti e servizi pubblici e comunque per realizzare per sé e per altri profitti e vantaggi ingiusti». fra. pap. do. ga E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Piana Martedì 6 dicembre 2011 Scalea, Belvedere, Cetraro e costa tirrenica Martedì 6 dicembre 2011 Cetraro. Lettera congiunta di Giuseppe Aieta e di Beniamino Iacovo, presidente dell’assise Un Consiglio con il prefetto Chiesto dal sindaco dopo l’atto intimidatorio al consigliere Pascarelli di CLELIA ROVALE CETRARO -Con unalettera a firma congiunta, il sindaco di Cetraro, Giuseppe Aieta, e il presidente del Consiglio comunale, Beniamino Iacovo, dopo l’ennesimo e grave atto intimidatorio verificatosi in città, questa volta ai danni del consigliere comunale Franco Pascarelli, più volte assessore in precedenti giunte e sindaco nel 1991, chiedono al Prefetto di Cosenza, Raffaele Cannizzaro, di convocare, proprio a Cetraro, al più presto, il Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica. «Visti gli ultimi gravi attacchi alla legalità e all’ordine pubblico - hanno scritto Aieta eIacovo rivolgendosial Prefetto - che la Città, negli ultimi giorni, ha subito insieme ai cittadini e alle sue Istituzioni, culminati nell’attentato incendiario all’auto del consigliere comunale, Franco Pascarelli, ci vediamo costretti, a nome dell’intero Consiglio di Cetraro, a richiesta di convocazione del Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica da tenersi proprio in questo Comune. Rapine, attentati contro esercizi commerciali, incendi di automobili, atti di vandalismo contro il patrimonio pubblico - hanno poi ricordato i due rappresentanti istituzionali cetraresi - sono ormai episodi che hanno assunto una frequenza impressionante e allarmante. I cittadini, ma soprattutto i commercianti, quotidianamente rivolgono appelli alle Istituzioni locali, timorosi per la propria incolumità e per le sorti delle attività portate avanti con enormi sacrifici. Episodi come questi testimoniano la recrudescenza di un fenomeno criminale in espansione, che non ci lascia tranquilli e che ha trascinato nello sconforto un’intera comunità. Come rappresentanti delle Istituzioni - si legge ancora nella nota - avvertiamo il dovere di essere garanti del bisogno di Il sindaco Giuseppe Aieta legalità e tranquillità che tutta la Città desidera. Per questo abbiamo chiesto l'intervento del Prefetto, quale guida sicura di tutore della legalità, dell’ordine e della sicurezza pubblica, avendone conosciuto sensibilità e doti umane, che certamente ri- Cetraro. Sui temi della legalità e dell’ordine e sicurezza I Democratici pronti al dibattito CETRARO - Anche i Giovani Democratici calabresi, dopo l’ennesimo atto vandalico verificatosi a Cetraro ai danni del consigliere comunale Franco Pascarelli, al quale, come è noto, nella notte tra giovedì e venerdì scorsi, ignoti hanno incendiato l’autovettura, hanno sentito la necessità di far arrivare allo stesso e alla città la propria solidarietà. «I Giovani Democratici calabresi - si legge, infatti, in una nota - esprimono vicinanza al consigliere di maggioranza di Cetraro, Franco Pascarelli, per il vile atto vandalico perpetrato, l’altra notte, ai danni della Scalea. Nota del commissario Davide Gravina Dal Consorzio Valle Lao gli auguri al parlamentare europeo Gino Trematerra SCALEA – Dal Consorzio di bonifica integrale dei bacini del Tirreno cosentino, che ha sede a Scalea, arriva un messaggio di auguri al senatore Gino Trematerra, che è entrato a far parte del Parlamento europeo. Il commissario straordinario del Consorzio, conosciuto come Valle Lao, Davide Gravina, ha diffuso una nota ad insediamento avvenuto a Strasburgo da parte del senatore. Lo stesso Gino Trematerra, negli anni passati, ha più volte seguito l'attività del Consorzio di Bonifica e dei lavoratori. «L’insediamento del senatore Gino Trematerra, fra i banchi del Parlamento europeo – scrive Davide Gravina - rappresenta, indubbiamente, un’ottima occasione di riscatto, per quel che concerne anche la rappresentanza in sede comunitaria, di un’intera regione e, tenendo conto dei consensi ottenuti alle ultime elezioni europee, anche di tutto il Meridione». Il Commissario straordinario del Consorzio di bonifica ritiene che porterebbero serenità tra i miei cittadini». Motivando, poi, nello specifico la propria richiesta, Aieta e Iacovo hanno aggiunto: «La convocazione di un Comitato, oltre che a valutare e pianificare il coordinamento delle operazioni future di contrasto della criminalità a Cetraro, concertando gli interventi atti a impedire a forze avulse di violentare la pace e la tranquillità di una comunità pacifica, significherebbe indicare ai cittadini che la presenza dello Stato è viva più che mai e pronta a garantire la dovuta serenità. E’, infatti, ormai indispensabile coordinare un modello di azione uniforme e condiviso, che si fondi sulla continuità, sulla concretezza dell’azione, sulla organizzazione delle modalità operative. E’motivo di soddisfazione per questa Amministrazione evidenziare i grandi risultati che l’azione sul campo delle Forze dell’ordine e della magistratura ha consentito di raggiungerenegli ultimianni. Per questo motivo - concludono Aieta e Iacovo - riteniamo importante non abbassare la guardia per non disperdere il patrimonio di successi di questi anni. Il Consiglio, l’Amministrazione, i partiti, le associazioni, la scuola e la chiesa saranno in prima fila, come sempre è avvenuto nel tempo, in tutte quelle attività utili a contrastare fenomeni delinquenziali che destabilizzano la nostra comunità. l'ingresso del parlamentare europeo possa rappresentare un'opportunità politica per il territorio. «Non sta a me – scrive ancora Gravina - ricordare le doti politiche e le qualità del senatore Trematerra e credo non ce ne sia nemmeno bisogno, ma è importante sottolineare le numerose opportunità che, d’oggi in avanti, si apriranno per il nostro territorio. La concretezza e, soprattutto, la serietà del nostro nuovo europarlamentare, sono garanzia di un impegno costante e quotidiano che si farà sentire e di cui abbiamo anche bisogno. A lui, pertanto, formulo i miei personali auguri di buon lavoro e quelli dell’intera struttura del Consorzio di bonifica che mi onoro di presiedere – conclude Davide Gravina - sicuro dell’alto apporto in termini di attivismo, dinamismo e di qualità che la presenza del senatore Gino Trematerra, in seno al Parlamento europeo, porterà con sé». m. c. sua autovettura. Sostengono, inoltre, le iniziative che la Giunta comunale e le forze politiche intendono intraprende nei prossimi giorni e condividono la scelta di chiedere la convocazione del Comitato per la sicurezza e l’ordine pubblico nella cittadina tirrenica». In particolare, nella nota, il segretario dei Giovani Democratici calabresi, Luigi Guglielmelli, ha reso noto che: «Intende, peraltro, organizzare proprio a Cetraro un dibattito serrato sui temi della legalità e puntare i riflettori per il rilancio dell’immagine della città». cle. ro. Attività del Corpo forestale dello Stato Buonvicino. Dalla Forestale Sequestrata un'area di rifiuti di MATTEO CAVA BUONVICINO – Il comando provinciale del Corpo forestale è impegnato sul territorio per evitare la distruzione di alberi. In questo particolare periodo, sistematicamente, vengono eliminate piante per essere utilizzate come legna da ardere. Nell'ambito di questi controlli, ci si imbatte anche in cumuli di rifiuti abbandonati nel bel mezzo di aree verdi. Gli uomini del Comando stazione forestale di Sangineto hanno posto sotto sequestro una vasta area di circa quattromila metri quadrati nel territorio del comune di Buonvicino, in contrada Lago. In quel luogo è stato rinvenuto un deposito abusivo di materiale, realizzato senza alcuna autorizzazione. Al suo interno sono stati rinvenuti materiali terrosi, fanno sapere dal Comando Gloria Casella scelta nella categoria della moda Una diamantese eletta “Star” al concorso nazionale DIAMANTE – Una stella nazionale nel settore moda. E' Gloria Casella, diamantese, una delle vincitrici del concorso “Stars, nuove stelle per lo spettacolo”. La manifestazione che ha catturato l'attenzione del pubblico si è svolta nei giorni scorsi a Fiuggi, al Teatro comunale cittadino. Gloria Casella è stata scelta per la categoria “Moda”. Per la cronaca, vincitrice della finale nazionale è stata la salernitana di Agropoli, Lucrezia Gruppuso, che rappresenterà, quindi, la Stella nel manifesto 2012 del concorso. Gloria Casella ha partecipato alla serie di prove durata tre giorni. Una serie di scatti fotografici negli angoli più suggestivi della città termale. “Stars, nuove stelle per lo spettacolo” è un concorsocasting che ha l’obiettivo di selezionare ragazze non solo per il settore della moda, ma anche per la pubblicità, il cinema e la televisione. «Nasce – spiega l'organizzatore - con l’idea di abbracciare tutte le sfaccettature del mondo dello spet- A sinistra Gloria Casella tacolo». Il creatore dell'evento è Marino Anzani Ciliberti dell’Agenzia Fantasy. Lo spettacolo della manifestazione conclusiva è stato condotto da Federica Ferrero e dal toscano Federico Menchetti. La fotografia e post-produzione video sono invece firmati da due diamantesi: Mario e Stefano Pagano di Tele Diamante, assistente di studio Federico Pasqua. Nel dettaglio le fasce distribuite sono cinque: per la moda quella assegnata alla calabrese Gloria Casella di Diamante; per lo spettacolo cinema assegnata alla campana, Tonia Nobile; per la pubblicità è stata assegnata alla toscana Beatrice Tanganelli; per la televisione, alla campana Emily Tamburrino; per lo spettacolo Hotel Universo Fiuggi assegnata a Veronica Scognamiglio. Il patron del concorso, Marino Anzani Ciliberti, il giorno dopo la manifestazione, è stato invitato con le coreografe e con la vincitrice Angelica Gruppuso da Gianfranco Bartalotta, docente all’università Roma tre, per presiedere, nella stessa università, ad un incontro con gli studenti per discutere il tema dello spettacolo. Soddisfazione a Diamante per il risultato raggiunto da Gloria Casella. m. c. provinciale del Corpo forestale, provenienti da scavi. Nella stessa area anche altri rifiuti, residui di realizzazione di manufatti edilizi. A tal riguardo un uomo di Belvedere Marittimo è stato deferito all’autorità giudiziaria per tale reato. I controlli sono stati estesi su tutto il territorio provinciale, in particolare, anche in vista del periodo natalizio. La presenza di numerose pattuglie di uomini del Corpo forestale nelle aree verdi si è resa necessaria per combattere il fenomeno dei tagli abusivi e furtivi di legname. Su tutto il territorio sono impegnati gli uomini del comandante provinciale, primo dirigente, Francesco Curcio che nei giorni scorsi hanno svolto servizi mirati al controllo delle utilizzazioni boschive e alla movimentazione di legname attraverso il trasporto su strada. Praia a Mare Natale all’insegna dell’arte presepiale PRAIA A MARE –Natale dedicato ai presepi a Praia a Mare. Con l’inaugurazione della Mostra dei presepi presso la sala parrocchiale in via San Francesco e della Via dei Presepi nel Fumarulo, ha preso il via “Natale tra noi”, il programma per le festività organizzato dal comitato Madonna della Grotta di Praia a Mare con il patrocinio dell’Amministrazione comunale. Punto forte dell’edizione 2011 è il mercatino dell’avvento sul Viale della Libertà previsto dal 9 all’11 dicembre con serate dedicate alla degustazione delle tradizionali grispelle, delle caldarroste oltre che allamusica dal vivo. L’intero programma pone al centro la realizzazione, mostra e benedizione dei presepi realizzati dai cittadini in tutti i rioni di Praia a Mare. In ogni occasione sono previsti momenti di preghiera e banchetti con offerta di piatti della tradizione natalizia daparte dei vari quartieri. Il programma culminerà con l’allestimento tradizionale del presepe vivente ai piedi del santuario mariano, il 6 gennaio 2012, e con la premiazione del Presepe in famiglia dell’8 gennaio. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 36 Cosenza Drapia. Modifiche pattuite all’indomani della vittoria elettorale della lista guidata da Porcelli Verso il rimpasto di Giunta Peppe Carlino nuovo vicesindaco. Rosa Pugliese sostituirà Romina Mazzitelli di MARIO VALLONE DRAPIA - A breve, probabilmente prima della fine dell’anno, il sindaco di Drapia Alessandro Porcelli procederà alla rimodulazione della sua giunta. Secondo accordi preelettorali, poi di nuovo sanciti nel momento in cui la lista che appoggiava Porcelli ha vinto le elezioni (giugno 2009), alcuni amministratori drapiesi dovranno dare le proprie dimissioni a metà dei cinque anni del mandato conferito dagli elettori al primo cittadino (quindi proprio a dicembre 2011). L’attuale vicesindaco Cosmo Vallone (delega a Turismo, Sport e Personale) cederà il proprio ruolo a Peppe Carlino, mentre l’assessore all’Ambiente Romina Mazzitelli dovrà dimettersi per far entrare in giunta Rosa Pugliese (parente di quarto grado del sindaco che può essere nominata assessore dopo l’approvazione di una modifica statuaria che circa un anno fa aveva prodotto un intenso dibattito in consiglio tra maggioranza e opposizione). Ma il riassetto della maggioranza consiliare potrebbe non finire qui. In Giunta, o in Consiglio, potrebbe infatti entrare Enza Cricelli, primo candidato non eletto alle amministrative di giugno 2009. Se questo si dovesse verificare le dovrebbe far posto, naturalmente, un consigliere o un assessore. Da segnalare che la carica di vicesindaco, come da prassi consolidata nel Comune di Drapia, nel rimpasto di cui si sta dicendo passa da Il palazzo municipale di Drapia e il sindaco Alessandro Porcelli: a breve dovrebbe annunciare la rimodulazione dell’esecutivo un brattiroese, Cosmo Vallone, ad un altro brattiroese Peppe Carlino (Carlino , tuttavia,non è nativo di Brattirò ma comunque è sposato e vive in questo paese). Questo si rende necessario, almeno nella concezione politica sempre adope- Briatico A Potenzoni al via il concorso natalizio rata nel contesto drapiese, per mantenere equilibri di potere tra le frazioni (visto che il sindaco Porcelli è di Caria, il vicesindaco deve essere di Brattirò; viceversa, quando il sindaco è di Brattirò, la carica di vicesindaco va ad uno di Caria). Da precisare anche che le altre due piccole frazioni, Drapia sede municipale ma con meno di 200 abitanti e Gasponi con circa 350 residenti, dopo il rimpasto continueranno comunque ad avere il loro rappresentante in giunta: il drapiese Matteo Mazzitelli e il gasponese Vincenzo Loiaco- BRIATICO – Non c’è che dire: quadra si tratta di organizzare manifestazioni, che diano visibilità al piccolo paese e di riflesso all’intero comune, la frazione Potenzoni batte tutti sul tempo. Basti pensare alla “Infiorata”. Adesso si avvicina Natale ed ecco che la Confraternita lancia il suo slogan “Natale a Potenzoni”, annunciando un primo programma. Si tratta in realtà di un concorso particolare perché serve a rinverdire e fare conoscereai giovanilevecchiecanzoni epoesie natalizie, nenie e quant’altro, che sicanta- no. Il rimanente tassello nell’organo di governo comunale era occupato da una donna di Caria (Romina Mazzitelli) e, come detto, dovrebbe passare ad un’altra donna sempre di Caria (Rosa Pugliese). Rimanendo in tema di cariche, visto che in futuro, vano nell’imminenza di Natale, in attesa dell’arrivo del Redentore in chiesa e a casa davanti al presepe, simbolo per antonomasia della festa più bella sentita dell’anno. L’albero di Natale, l’abete dalle palline multicolori e illuminate, era pressoché sconosciuto. Canti tutti in dialetto anche perché la lingua italiana era appannaggio di pochissimi. Il Concorso natalizio della Confraternita intende proprio questo: riscoprire questi antichi brani, poesie, litanie e filastrocche senza escludere tuttavia nuove com- dopo la modifica statuaria di circa un anno fa, il Consiglio comunale dovrà nominare un presidente per gestire i lavori dell’assemblea municipale , la persona che sembra dover ricoprire questo incarico è Mimma Meligrana di Brattirò, consigliere di maggioranza. posizioni ovviamente sul medesimo tema. Brani vecchi e nuovi devono essere consegnati, a partire da giovedì prossimo e non oltre sabato 24 dicembre, nella cappellina di Potenzoni. Il Concorso prevede pure un concorso per il migliore presepe in miniatura. Naturalmente come ogni concorso che si rispettaci sarà un vincitoreche sarà premiato nel corso di una cerimonia che avverrà nella sede della Confrtaernita la sera del 6 gennaio 2012, festa dell’Epifania. d. m. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Vibo 27 Provincia Martedì 6 dicembre 2011 8 MARTEDÌ 6 dicembre 2011 D A L P O L L I N O calabria A L L O S T R E T T O ora ’ndrine, giudici e politica REGGIO CALABRIA «Chi poteva immaginare una cosa del genere, di Franco Morelli, una persona vicina alla chiesa, scoperta a flirtare con i poteri criminali? Siamo rimasti tutti sorpresi. Non potevamo sapere. Alzi la mano chi può dire il contrario». Il governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti esce allo scoperto sulla poderosa operazione antindrangheta della scorsa settimana che ha portato all’arresto del consigliere regionale e presidente della commissione Bilancio Franco Morelli intervenendo nella sessione inaugurale de “La ferita” promossa dal Museo della ’ndrangheta ed incentrata, quest’anno, sul legame area grigia-’ndrangheta. Un’occasione per sostenere anche che «il voto a Reggio è prevalentemente libero. La ’ndrangheta vota chi vince, il suo obiettivo è di infiltrarsi in chi governa. Tutti sottoscrissero un codice etico. Siamo stati i primi a farlo per selezionare le candidature e - precisa - sono stato io a dire ai calabresi di non votare alcuni nomi quando Belcastro e Zavettieri prepararono le proprie liste. Poi succede che Zappalà chiede il voto al boss non prima ma durante le elezioni, dopo essere stato candidato. Ho addirittura chiesto ad alcuni candidati di portare il certificato del casellario giudiziale ritrovandomi alcune persone che sono andate dal boss Pelle a lamen- Scopelliti: «Su Morelli non potevamo sapere» L’intervento del governatore al convegno sulla zona grigia Attenzione a non delegittimare la politica. Ciò serve solo alla ’ndrangheta e ai poteri occulti che pensano così di poter condizionare l’azione politica nei territori SORPRESO Il governatore Giuseppe Scopelliti è uscito allo scoperto sul caso Morelli tarsi di me». Connettendo queste affermazioni specifiche al tema più generale, il governatore evidenzia: «Di ’ndrangheta bisogna parlare coinvolgendo anche le istituzioni perché chi ha il compito di governare sa cosa vuol dire esercitare questo potere tra vari condizionamenti». Secondo Scopelliti, inoltre, sul problema infiltrazioni mafiose-poli- tica «è stato posto un argine ma esso, forse, non basta e siamo pronti a discutere». Poi lancia un monito: «Attenzione a non delegittimare la politica». E invita a fare «analisi coerenti e a 360 gradi» sulla problematica senza puntare il dito solo sulla politica. Il presidente della Regione Calabria è un fiume in piena e parlando di area grigia dice anche: «Perché in questa regione i quotidiani calabresi ogni anno perdono 600-700mila euro? L’informazione è un settore in cui c’è gente sempre pronta ad investire con la giustificazione che si vuole offrire un contributo di crescita ai calabresi. Come è possibile che possano nascere nuovi giornali e per fare cosa in una regione dove si legge poco o niente». Poi aggiunge: «Se la mafia votava Morisani, che ha preso 50 voti e Agliano che ne ha presi solo 40 vuol dire che non conta niente». Facendo riferimento a quando era sindaco di Reggio evidenzia: «Abbiamo messo delle regole. Ci sono leggi nazionali secondo cui se un politico chiede a un dirigente di fare un progetto, quest’ultimo può dire di no e bloccare tutto e il dirigente prende uno stipendio doppio rispetto al sindaco proprio per il suo ruolo di responsabilità. Purtroppo c’è chi ha sbagliato e vedremo che succederà. In Prefettura, poi, abbiamo parlato spesso delle società miste, che non ho fatto io e che non sono avulse dal territorio». «A Reggio - conclude - è stato pagato troppo lo scotto delle liti tra poteri dello Stato. Le partite si vincono con la collegialità, il dialogo e il confronto». Nel corso dell’incontro ha preso la parola anche il presidente del consiglio regionale Franco Talarico: «Il nostro impegno - ha affermato - è quello di far capire ai giovani che la politica non è marcia. Certo, in questo momento non c’è un grande livello di credibilità, ma dobbiamo tutti contribuire a salvaguardarla, soprattutto per tutelare le istituzioni. Dalla politica si può fare qualcosa di utile per la necessità di riscatto che c’è nella nostra regione». E ancora: «Quando mi reco al Nord percepisco da parte degli altri la percezione dell’enormità di quello che succede in Calabria. È vero, ci sono problematiche forti, ma quella che esce è una immagine triplicata rispetto a quello che realmente avviene. Tocca a noi smontare questa immagine, per cancellare l’opera di screditamento generale che colpisce una terra». ALESSANDRO CRUPI [email protected] «Ma la giustizia merita fiducia» Il presidente del tribunale reggino: disagio per quanto accaduto Il tribunale di Reggio Calabria Fini: «Deve mobilitarsi anche la società civile» REGGIO CALABRIA Combattere le infiltrazioni nelle istituzioni e nel mondo economico è un’azione indispensabile che può essere portata avanti con successo soltanto attraverso la mobilitazione della società civile, che si affianchi e sorregga le attività di indagine e di repressione». Lo ha sostenuto il presidente della Camera, Gianfranco Fini, in un messaggio inviato in occasione del seminario sul tema complessiva efficienza e trasparenza dei negli organi competenti ricordando che nostri uffici facciano fede gli atti e dobbia- «si parla di condotte individuali in quanmo continuare nel lavoro che stiamo svol- to l’indagine riguarda i singoli magistrati, gendo. Tutti gli uomini delle istituzioni, non certo uffici giudiziari» rivendicando magistrati in primis, dela professionalità del lavoro portato avanti dal vono essere più rigorosi Gerardis tribunale di Reggio, «i cui degli altri. Rifletteremo sottolinea: risultati - precisa - sono su come rendere ancora sotto gli occhi di tutti con più trasparenti e pubbli«L’indagine pronunce anche decisive ci i nostri percorsi di vita riguarda i singoli per l’affermazione della e familiari. Ci rendiamo magistrati» legalità e quindi per il conto che le ferite procontrasto alla ’ndranghefonde richiedono tempo per rimarginarsi ma – ribadisce – dob- ta». E il procuratore generale di Reggio biamo trovare i modi migliori per dimo- Salvatore Di Landro loda l’iniziativa del strare l’irreprensibilità dei nostri compor- Museo della ’ndrangheta sostenendo il vatamenti». In merito alla vicenda di Giglio, lore di andare nelle scuole per parlare di Gerardis ha manifestato la totale fiducia legalità «passando dalle parole ai fatti dei nostri comportamenti quotidiani» mentre il vicario generale della Curia don Antonino Iachino afferma: «I mafiosi si mimetizzano anche frequentando le chiese e alla criminalità». «Occorre sostenere, sopratnon sempre si rispettano le norme della tutto tra i giovani - ha aggiunto Fini - ogni inichiesa per prevenire la loro presenza. È ziativa volta a sensibilizzare la collettività dei blasfemo il mafioso che si professa cristiavalori della giustizia e della democrazia che sono». Anche il presidente della Camera di no a fondamento della nostra Costituzione e Commercio Lucio Dattola non si sottrae al che costituiscono le condizioni essenziali per lo confronto sul tema in oggetto: «La forza sviluppo di una società libera, fondata sulla lepersuasiva della ’ndrangheta è molto alta galità e sul progresso civile». Fini ha concluso ma quando qualcuno sbaglia deve essere rinnovando il suo «plauso alla magistratura ed messo fuori dai circuiti della politica. Il alle forze dell’ordine per gli importanti succesproblema più difficile da risolvere è la si conseguiti negli ultimi anni contro la crimimentalità mafiosa ma credo che siamo nalità organizzata». sulla strada giusta e guai a tornare indietro». (a. c.) REGGIO C. Non fa mistero di un certo disagio «non personale» il presidente del tribunale di Reggio Luciano Gerardis intervenendo a “La ferita” «ma connesso al ruolo di presidente del tribunale di appartenenza di un magistrato pesantemente accusato di contiguità con la ’ndrangheta e di altre condotte gravemente illecite». Il riferimento è ovviamente al clamoroso arresto del presidente della Corte d’Assise Vincenzo Giglio, accusato di corruzione e favoreggiamento personale di un esponente del clan Lampada. Ed anche Gerardis ammonisce sul rischio-credibilità verso le istituzioni. «Non vorremmo che tutto ciò – sottolinea – si traducesse in un’immeritata sfiducia verso gli organi giudiziari. Siamo convinti che della “L’area grigia della ’ndrangheta” promosso dal Museo della ’ndrangheta di Reggio Calabria. «La scelta di dedicare i vostri lavori - ha scritto Fini nel suo messaggio agli organizzatori - alla pervasiva attività di infiltrazione delle organizzazioni malavitose nella società civile, consente di richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica su un aspetto fondamentale che deve essere tenuto costantemente presente nella lotta 9 MARTEDÌ 6 dicembre 2011 D A L P O L L I N O calabria A L L O ora S T R E T T O ’ndrine, giudici e politica Arena e Raffa: non si mortifichi il ruolo della politica il prefetto varratta «Il vero male è la mentalità mafiosa» Per il sindaco e il presidente della Provincia c’è il rischio che si delegittimino le istituzioni REGGIO CALABRIA Voto di scambio, burocrazia spesso malata e anello di congiunzione con il potere criminale e pessimismo verso le istituzioni sull’onda emotiva degli ultimi arresti eccellenti. Sono questi i pericoli da cui mettono in guardia nel quadro dell’azione di contrasto alla cosiddetta area grigia il presidente della Provincia di Reggio Giuseppe Raffa e il sindaco della città, Demetrio Arena, aprendo il primo convegno del ciclo “La ferita” del Museo della ’ndrangheta. Il rapporto area grigia-politica-criminalità organizzata tiene banco. «Purtroppo tutte le istituzioni politiche, la magistratura e le forze dell’ordine non sono esenti dalla persuasività della ’ndrangheta. Ciò significa che non esistono barriere molto forti e le istituzioni sono spesso accerchiate e asfissiate. La politica, forse, non è riuscita a chiudere questi canali di permeabilità». Giuseppe Raffa entra subito nel cuore del problema ed è ancora più chiaro quando sottolinea che «la politica si presta spesso a tali connivenze perché alla base c’è il consenso, con il potere elettorale gestito dai clan malavitosi». Un passaggio importante che si lega all’obiettivo, imprescindibile, di ridare credibilità alle istituzioni nel rispetto delle leggi e dei regolamenti. E qui po- ne un problema preciso: «La burocrazia degli enti pubblici non è esente da capacità persuasive e nelle sue pieghe, spesso malate, si consuma l’area grigia». «Siamo sempre garantisti – sostiene ancora Raffa – ma bisogna sempre rispondere alla legge e alla propria coscienza. Le leggi difficilmente individuano responsabilità penali nel voto di scambio. Va esaltato il ruolo della politica, che queste dinamiche mortificano, con comportamenti etici». Il sindaco di Reggio Arena, invece, mette l’allerta dal rischio di «disgregare la società e fare tornare questa città al pessimismo degli anni in cui era in coda a tutte le classifiche nazionali». Il primo cittadino, che si dichiara «estremamente turbato per quanto è successo», sottolinea, infatti, il timore che «una volta individuato l’obiettivo della zona grigia, si aprano scenari pericolosi perché c’è sempre chi pensa di potersi inserire e giocare le proprie partite che non sono quelle della legalità, ma sono partite politiche e di avanzamento delle posizioni personali». Secondo Arena la battaglia più difficile è proprio nel momento in cui si aggredisce la zona grigia e «per questo la comunità dev’essere anche pronta a fronteggiare quanto accaduto qualche giorno fa». Anche Arena, come Scopelliti, parla dell’informazione: «Ho scritto una lettera al Dall’alto, il sindaco di Reggio Demetrio Arena e il presidente provinciale Giuseppe Raffa direttore di Repubblica ma non l’ho mai inviata. È giusto fare esplodere le situazioni che non vanno ma una cosa è raccontare i fatti, un’altra è fare i titoloni rappresentando Reggio come una città condannata ad essere emarginata. Questo è un momento delicato in cui si può far naufragare gli sforzi fatti dalla città per emergere. Non ci facciamo tirare nel gioco al massacro da chi non ha l’interesse di combattere la ’ndrangheta ma solo quello di perseguire interessi personali». a. c. il procuratore gratteri «Oggi i capimafia stanno ai vertici degli enti pubblici» REGGIO C. Al centro degli interventi di ieri pomeriggio sulla zona grigia quello del procuratore aggiunto antimafia Nicola Gratteri, che in merito ha affermato: «Si definisce zona grigia, lo dico per comodità di tutti, chi fa il mafioso con la laurea, chi fa il mafioso avendo un incarico pubblico o un lavoro privato di prestigio. Per questo non la chiamerei zona grigia, si tratta invece di soggetti che sono funzionali al potere mafioso. Oggi i capimafia sono laureati, sono medici, avvocati e sono inseriti ai vertici della pubblica amministrazione. Questo è il grande problema. Quando si parla di grandi colpi assestati alle organizzazioni mafiose, la ’ndrangheta si fa grandi risate perché le mafie non sono un corpo estraneo alla società». REGGIO CALABRIA «Sappiamo che l’area grigia esiste, è vasta, ma dai contorni ancora non ben definiti. Un quadro complesso in cui ci sono tutti: la politica, le istituzioni, le professioni, l’economia». Non risparmia alcuna categoria il prefetto di Reggio Calabria, Luigi Varratta, introducendo i lavori del convegno promosso dal Museo della ’ndrangheta. Le collusioni, dice, ci sono, e nessun ambito ne è esente. Varratta traccia anche una sorta di profilo degli individui che sono parte integrante di questa zona grigia. «Un coacervo di soggetti - ha spiegato - legati da complicità e collusioni, ma anche da rapporti diretti con la ’ndrangheta. Ma non si tratta di soggetti che sono parte integrante della criminalità. Piuttosto sono parte di un sistema di potere con una attività speculare a quella della ’ndrangheta, in cui si portano avanti comportamenti ed atteggiamenti che vengono ritenuti corretti. La mentalità mafiosa è il male peggiore in confronto allo stesso fenomeno». Un potere enorme che è quello che a sua volta permette il rafforzamento e l’esistenza stessa del potere mafioso. «Sono convinto - ha affermato il prefetto - che l’area grigia decide le sorti stesse della ’ndrangheta. È determinante, dunque, lavorare su questa area per immaginare un destino migliore per questa terra. Perché la sola repressione da parte della magistratura, delle forze dell’ordine non basta. Si raggiungono risultati che non sono risolutivi. Servono, invece, scelte di campo nette. Decidere da che parte stare. Abbiamo il dovere delle scelte». E citando Kant, Varratta ha aggiunto che «l’uomo dotato di ragione in certe situazioni deve effettuare una scelta cui consegue un atteggiamento morale. E quello della questione morale è un tema quanto mai attuale», ha aggiunto ricordando Aldo Moro quando affermava che «questo Paese non si salverà se non nascerà un nuovo senso del dovere». «È questa la strada giusta - ha concluso Varratta - se vogliamo disegnare per questa terra una strada migliore». l’operazione Giancarlo Giusti, gip a Palmi ma solo sulla carta La nomina era avvenuta un mese prima del blitz ma è rimasta lettera morta PALMI (RC) Quante volte è sta- zione “Lampada”, il magistrato ha to scritto sui giornali, nell’ultima svolto le sue funzioni di giudice mosettimana, che Giancarlo Giusti nocratico prevalentemente nella se(nella foto), il magistrato indagato zione di Cinquefrondi, sede distacdalla Dda di Milano per i suoi rap- cata del Tribunale di Palmi. Negli ambienti porti con il clan giudiziari si sostieLampada, quello In realtà ne, dal giorno delche avrebbe dovuto continuava l’avviso di garanzia «fare il mafioso e non il giudice», a fare il giudice nei suoi confronti e dell’arresto eccelsvolgeva funzioni di monocartico lente del presidengip al Tribunale di a Cinquefrondi te delle Misure di Palmi? Il calcolo in prevenzione Enzo verità sarebbe inficiato da un errore che sta a monte: Giglio, che il presidente del Tribusì, perché in realtà Giusti il giudice nale di Palmi, Anna Maria Arena, per le indagini preliminari non lo in effetti avrebbe previsto per Giuha mai fatto. Fino al giorno del blitz sti il trasferimento dalle funzioni di della mobile di Milano per l’opera- giudice monocratico a quello di gip. Il problema, però, è che il magistrato, quell’incarico, non è arrivato mai a ricoprirlo. Sarebbe interessante capire per quale motivo, quella nomina, sia rimasta lettera morta; perché Giusti, da circa un mese prima del blitz di mercoledì scorso, destinato all’ufficio delle indagini preliminari sia rimasto invece giudice monocratico a Cinquefrondi. E proprio nel suo studio di Cinquefrondi, a riprova che nella sede centrale del Tribunale di Palmi - dove si trovano gli uffici del gip-gup - Giusti ci andava di solo rado e a fare udienza di processi di monocratico, gli uomini della mobile hanno operato la perquisizione la mattina del blitz dell’operazione “Infinito”. Intanto, mentre per il presidente della Corte d’assise di Reggio Calabria e delle Misure di prevenzione Giglio, è al vaglio la sospensione dall’incarico e dello stipendio, si resta in attesa di conoscere il futuro del giudice Giusti, magistrato che secondo l’accusa della Dda di Milano si faceva pagare viaggi, escort e alberghi di lusso dal clan Lampada. FRANCESCO ALTOMONTE [email protected] 10 MARTEDÌ 6 dicembre 2011 D A L P O L L I N O A L L O calabria S T R E T T O ora fondi & fondi TERRENI SOSPETTI Le aziende agricole tenute sott’occhio dai carabinieri e su cui sono partite le indagini sfociate nell’operazione di ieri Truffa milionaria con l’agricoltura Quaranta le persone indagate, dodici sono finite agli arresti domiciliari proprio dall’Arma territoriale, che si era accorta dell’interesAllevamenti vuoti e distese se di alcuni personaggi vicini a di falsi uliveti secolari aveva- famiglie di ‘ndrangheta della no fruttato un milione di euro locride, in particolare i Moracirca tra il 2004 e il 2008. Quei bito-Bruzzaniti-Palamara e i fondi dovevano servire al so- Mollica-Morabito di Africo e i Vottaristegno del settoNirta di re agricolo e zooAllevamenti e Luca, tecnico ma in reuliveti fantasma San nella rialtà finivano nelchiesta di le tasche di chi finanziati per aveva al massiquattro anni con finanziamenti como qualche cafondi comunitari munitari. pra e pochi boviDa qui soni. La truffa è stata scoperta dai carabinieri del no partite le indagini che hanComando Politiche agricole e no disvelato un meccanismo alimentari e del Comando di complicità che ha coinvolto Provinciale di Reggio Calabria. anche responsabili e dipenLa segnalazione era arrivata denti dei centri di assistenza REGGIO CALABRIA agricola e dell’Agea, l’organizzazione che cura l’erogazione dei contributi. Per 12 soggetti il gip Daniela Oliva ha disposto gli arresti domiciliari, mentre in tutto gli indagati sono una quarantina. I reati contestati sono truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico e falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici. Sono una trentina le dichiarazioni fittizie accertate all’Agenzia per le erogazioni in agricoltura. Sulle carte risultavano centinaia di ovini e bovini mentre in realtà negli allevamenti ce n’erano meno di dieci. Anzi, a volte «Sono mancati i controlli anche i più elementari» REGGIO C. «Si ha la sensazione di un grosso spreco di denaro pubblico». Così il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Ottavio Sferlazza ha commentato l’operazione dei carabinieri. Il magistrato in conferenza stampa ha parlato di un sistema «predatorio e parassitario» che presenta molte lacune consentendo la distrazione indebita dei finanziamenti e ha rilevato l’infedeltà dei pubblici ufficiali ai propri doveri. «Il gip nell’ordinanza - ha rilevato Sferlazza - evidenzia come si siano verificati in casi in cui anche un superficialissimo controllo avrebbe portato a ravvisare irregolarità». Parlando del sequestro disposto dal giudice per l'indagine preliminare di circa un milione di euro, il procuratore ha sostenuto inoltre che «la misura più efficace non è la misura cautelare personale, ma quella patrimoniale perché ci consente di recuperare quanto è stato sottratto alla collettività». Quanto alla vicinanza o appartenenza degli indagati alle cosche di San Luca e Africo, gli inquirenti hanno sottolineato che non sono contestati reati di associazione mafiosa ma è stata ricostruita la re- Ottavio Sferlazza alla conferenza di ieri te di parentele che consente di poter affermare che si tratta di denaro sottratto in maniera larga alla criminalità organizzata. Il vice comandante provinciale Carlo Pieroni ha sottolineato ancora una volta l’ef- non esisteva nemmeno la stalla. Le connivenze degli ispettori degli uffici provinciali agricoltura consistono nel non aver effettuato i controlli delegati dall’Agenzia per le erogazioni in agricoltura e aver sottoscritto verbali che confermavano quanto era falsamente indicato nei registri delle aziende agricole. Anche i dipendenti dei centri di assistenza agricola hanno dato il loro contributo al compimento della truffa, poiché da incaricati di pubblico servizio inserivano nel sistema informativo agricolo nazionale domande di pagamento incomplete o riportanti dati palesemente falsi. Altre truffe, in misura mi- nore, sono state consumate nico Principato, 36 anni di Lonella percezione di contributi cri responsabile del Caa della per la produzione di olio e di Coldiretti di Bianco; Pasquale grano. Anche in questi casi i Furferi, di 56 anni e Carmelo gestori dei frantoi rilasciavano Scaramozzino, di 57 anni, endocumentazione che attesta- trambi dipendenti dell’Ufficio va la falsa quantità di olive mo- Agricolo di Zona di Brancaleone; Salvalite. L’aspetto più Documentazioni tore Scordo, Leo interessante è il e registri falsi Condemi, sequestro preventivo per equipresentati con la Rosa Glivalente che ha connivenza degli gora, Franceseo colpito beni rifeispettori locali Gligora, ribili agli indagaGiuseppe ti per un milione di euro, cioè proprio quanto Frisina; Giuseppa Romeo. hanno sottratto al territorio Maria Morabito; Pietro Favacon la percezione illecita dei suli; Elisabetto Nirta. contributi. Sono stati arrestaANNALIA INCORONATO ti (tutti ai domiciliari) [email protected] la categoria ficacia del “modello Reggio” dell’Arma che mette in relazione tutte le articolazioni sul territorio con i reparti specializzati. Il colonnello Maurizio Dellisanti del Comando Politiche agricole ha elogiato la collaborazione avviata con le associazioni di categoria per «preservare la Calabria da questi sistemi truffaldini. Togliere un milione di euro di contributi al territorio significa danneggiare gli allevatori e i produttori». Il comandante dei carabinieri ha sostenuto che «l’Italia viene indicata come il Paese in cui si consumano più frodi ma ha un buon sistema di controlli che viene svolto anche con il supporto dell’Arma grazie all'istituzione del comando delle Politiche agricole e dei Nuclei antifrode». L’ufficiale ha inoltre parlato di un recente incontro con i vertici dell’Olaf, presieduto dal magistrato italiano Giovanni Kessler, per affinare la strategia di congelamento dei patrimoni. I particolari dell’operazione sono stati illustrati anche dal capitano Vincenzo Ferrara, comandante del Nucleo antifrode di Salerno, che ha parlato del confronto dei dati sulla grande mole di documentazione acquisita nel corso delle indagini da cui emergono alcune incongruenze, come l’accertamento di un ispettore in due aziende distanti 50 km che sulla carta erano state eseguite in mezz’ora. Manco fosse ubiquo. a. i. Allevatori calabresi soddisfatti «Ottimo il lavoro dell’Arma» REGGIO C. Il presidente dell’Associazione regionale Allevatori della Calabria, Francesco Macrì, in una nota, rivolge «un plauso all’Arma dei carabinieri di Locri e di Reggio Calabria, per la decisa e brillante operazione che ha inferto un duro colpo ad oltre 48 persone accusate, a vario titolo, di aver percepito in modo illecito finanziamenti agricoli dall’Unione Europea». «Dalle indagini - prosegue - sarebbe emersa la connivenza di addetti degli uffici atti alla liquidazione delle pratiche. Sono sempre più convinto della necessità di intraprendere ogni azione di carattere istituzionale finalizzata a fare terra bruciata intorno a chi ha in animo di distruggere o infangare il comparto degli allevatori e degli allevatori in genere e assicuro il massimo impegno di questa presidenza a sostenere qualsiasi iniziativa si voglia intraprendere, soprattutto in questo momento storico per l’Ara, considerato il riordino regionale e nazionale della categoria». Macrì, nel sottolineare l’importanza di efficaci azioni di contrasto come quella realizzata ieri, sollecita «la politica, le istituzioni, le forze sociali ed economiche e i singoli cittadini a tenere alta l’attenzione su un fenomeno, quello delle infiltrazioni mafiose, che rischia di inquinare il tessuto sociale ed economico onesto della nostra regione, e difendere invece le Aziende e i lavoratori onesti che lavorano con impegno, costanza e serietà sul territorio». 11 MARTEDÌ 6 dicembre 2011 D A L P O L L I N O A L L O calabria S T R E T T O ora fondi & fondi GLI ARRESTATI Sopra, da sinistra: Leo Condemi, Pietro Favasuli, Giuseppe Frisina, Pasquale Fureri, Maria Morabito Sotto, da sinistra: Elisabetta Nirta, Domenico Principato, Giuseppa Romeo, Carmelo Scaramozzino In basso, la conferenza stampa degi inquirenti GLI INDAGATI Mollica Santina Scordo Salvatore Palamara Giovanna Palamara Annunziata Falzea Giuseppina Favasuli Salvatore Gligora Rosa Gligora Francesco Gligora Maria A. Gligora Bruno Gligora Piera Spatara Veronica Frisina Francesco Romeo Pasquale Morabito Giuseppa Romeo Domenica Bruzzaniti Leo Romeo Pietro Romeo Rosa Favasuli Angela De Giglio Ornella Sculli Concetta De Domenico Filippo Nirta Sebastiano Lagana Alessandra Zappia Pasquale Fallara Rosario Costantino Francesco Procopio Bernardo Carioti Francesco Strati Domenico Mogli di pregiudicati e ispettori genuflessi C’è chi comprava nove capre e ne dichiarava trecento REGGIO C. Hanno tutti cognomi altisonanti. Si chiamano Mollica, Nirta, Morabito, Criaco, Romeo, Bruzzaniti. Sono agricoltori fantasma legati ai clan della ‘ndrangheta e hanno truffato l’Unione europea. Chi ha un marito in carcere, chi è sul libro paga della mafia, chi è della famigghia. Ispettori e funzionari della Provincia di Reggio Calabria facevano guadagnare a tutti i piccioli di mamma Ue, un miliardo di euro dilazionato in quattro anni, dal 2004 al 2008, dicono gli inquirenti. «L’indagine ha accertato - documenta il giudice per le indagini preliminari, Daniela Oliva - connivenze e complicità. Alcuni ispettori degli “Uffici Provinciali Agricoltura” incaricati dei controlli hanno, nella qualità di pubblici ufficiali, attestato in verbale la presenza in allevamento di ovini e caprini, in realtà mai posseduti dagli allevatori». È denaro sottratto alle pubbliche casse, quello incassato dall’indagata Santina Mollica, la consorte del pluripregiudicato recluso nel carcere di Padova, Pasquale Casile. La donna, nel 2004, ha bisogno di quattrini. Così, per intascare un aiutino comunitario, compra nove capre, ma ne dichia- ra molte di più: 315, più di un gregge. Il controllore, l’agrotecnico Carmelo Scaramozzino, funzionario della Provincia con ufficio a Brancaleone, si è speso per lei, quando «attesta falsamente l’esistenza di 315 capi ovicaprini» nell’invisibile azienda della signora, scrive il Gip. Santina Mollica, nel 2008, è stata sentita dai carabinieri: «Tengo a precisare – si giustificò davanti ai militari del Nucleo antifrodi - che gli animali si sono dispersi e non sono più in mio possesso dalla fine del 2006. In merito al controllo che volete effettuare, ribadisco che l’azienda non è più esistente e che pertanto tale controllo sarebbe superfluo». Prendi i soldi e scappa via. Sono un esercito i re dell’intrallazzo nel campo degli incentivi agricoli. Si muovono indisturbati. Corrompono, truffano, strizzano l’occhio agli ispettori. «L’indagata Mollica - annotano gli investigatori - si è intascata 35 mila euro». E come lei ce ne sono tanti. A un signore di Africo, Salvatore Scordo, è bastato comprare 6 capre, e documentarne 460, per incassare 41 mila euro. L’ispettore Domenico Strati invece è qui e ovunque. Il 23 giugno 2004, alle sette del mattino, figura sia a Locri che a Samo, per dirla con l’inchiesta dei carabinieri. Quel giorno, per quel che mette nero su bianco, ispeziona anche tre aziende e conteggia 1200 capre nell’arco di nove ore lavorative. Un record, un vero mattatore. «Circostanza del tutto inverosimile, se si tiene conto delle diverse dislocazioni delle aziende, della tipologia delle strade e dei tempi tecnici necessari allo svolgimento di un controllo che rispetti le disposizioni previste dalla norma specifica», scrive il Gip. «È evidente - racconta ancora il giudice per le indagini preliminari che i controlli sono stati svolti in maniera difforme da quanto stabilito, se non addirittura volutamente evitati». L’ispettore agronomo Pasquale Furferi, nel giugno 2004, consuma due blitz. E incappa nell’azienda di Giovanna Palamara, dove, a dire degli inquirenti, «attesta falsamente la presenza di 450 capi ovicaprini, mai posseduti dall’indagata», e nell’azienda di Annunziata Palamara, dove, sempre a dire degli inquirenti, «attesta falsamente la presenza di 450 capi ovicaprini, mai posseduti dall’indagata». Le due Palamara hanno incassato aiutini comunitari per complessivi 50 mila euro. In sole sette ore, per quel che documenta l’indagine, l’ispettore Carmelo Scaramozzino è riuscito a perlustrare le fattorie di Caterina Palamara, Santina Mollica e Leo Condemi. «Ha conteggiato e controllato 715 capi di bestiame inesistenti», annota il magistrato Oliva. La fattoria di Salvatore Favasuli è stata più volte ispezionata. Nell’estate 2004, il 2 luglio, ci pensa Pasquale Furferi, l’agrotecnico con studio a Brancaleone, tre anni dopo, nel 2007, gli agronomi Bernardo Procopio e Francesco Carioti, due emissari dell’ufficio Sin. «Tutti hanno falsamente confermato la regolarità e veridicità dei registri aziendali, nei quali era indicata la presenza di capi ovino-caprini inesistenti». Il pregiudicato Giovanni Criaco, detenuto condannato a 30 anni di carcere, ha oramai trasferito la sua azienda alla moglie Rosa Gligora. Lei ora insegna in provincia di Roma. Nel 2004, però, afferra contributi comunitari per complessivi 24 mila euro. Scrive il giudice per le indagini preliminari: «Sussistono gravi indizi di colpevolezza a carico di Domenico Principato, in quanto incaricato di pubblico servizio dall’Agea, e di Carmelo Scaramozzino». Quando viene sentita dai carabinieri del Nucleo antifrode, Rosa Gligora dice:«Ho abbandonato la gestione dell’azienda. Quando chiedo il premio, i capi erano circa 200. Il registro aziendale, però, è da molto tempo che non lo vedo, temo di averlo smarrito o messo in qualche posto che non ricordo». La truffa consumata ammonta a circa un milione di euro, ripetevano ieri gli investigatori. ILARIO FILIPPONE [email protected] 12 MARTEDÌ 6 dicembre 2011 D A L P O L L I N O calabria A L L O ora S T R E T T O la ricorrenza LAMEZIA TERME È già trascorso un anno da quando quella mercedes impazzita, alla cui guida c’era Chafik El Katani il giovane marocchino che meno di un mese fa è stato condannato a 8 anni di carcere, falciò la vita di Domenico Palazzo, Franco Stranges, Rosario Perri, Vincenzo Puppin, Pasqualino De Luca, Fortunato Bernardi, Giovanni Cannizzaro e Domenico Strangis, gli otto ciclisti i cui occhi si chiusero per sempre su quel tratto della strada statale, al termine di una passeggiata in bicicletta. E ieri sera in una cattedrale affollata di gente, Lamezia ha voluto ricordare questi suoi figli. Nell’omelia, il vescovo, Luigi Antonio Cantafora, ri- La città ricorda commossa i suoi ciclisti Strage di Lamezia, cattedrale gremita per la celebrazione in memoria delle vittime volgendosi ai familiari, ha sottolineato che «uno può rialzarsi se sente che non tutto è finito, che la morte non è l’ultima pagina della storia, ma che c’è una vita che emerge proprio dalle macerie, dal dolore, grazie alla presenza del Signore e alla vicinanza degli amici, dei fratelli. Carissimi - ha aggiunto quando siamo colpiti da dolori grandi come quello che avete vissuto, ci sembra che le strade si chiudano; siamo stati assaliti come da un violento terremoto che ci ha scosso. Ci sentiamo depauperati dei beni più grandi: le persone che amiamo. Eppure proprio in questa situazione non vi siete ripiegati. Alcuni di voi hanno avuto il coraggio di esprimere perdono e comprensione. Questo è un segno molto importante perché costruisce la civitas ed è un atteggiamento veramente cristiano». Da qui l’invito «a non lasciare spazio allo sgomento, né alle false domande che affollano la nostra mente lasciandoci attoniti, confusi e privi di speranza. Proprio in Imprenditore assassinato a colpi di pistola Vittorio Bruno Marino centrato alla testa Era finito nei guai per “Terrazzamento” REGGIO CALABRIA È stato freddato con due colpi di pistola alla testa. Vittorio Bruno Martino, imprenditore reggino di 46 anni, è stato ucciso così ieri sera a Reggio Calabria. Un agguato in notturna, intorno alle 20.45 mentre l’uomo stava per salire sul suo furgoncino. Era stato coinvolto nell’indagine “Terrazzamento” che aveva fatto luce su una serie di illeciti ambientali. Ma era già noto alle forze dell’ordine anche per altro. Tra le sue attività c’era anche quella legata al bar che si trova all’interno dell’aeroporto “Tito Minniti” della città dello Stretto, di cui era gestore. E’ un’esecuzione in piena regola, dai contorni che dovranno essere chiariti. l’appostamento Secondo quanto ricostruito nell’immediatezza dei fatti, Martino era appena uscito da una palestra che si trova sulla via Nazionale a Pellaro, quartiere della zona sud di Reggio Calabria. Si era avvicinato al suo Doblò e stava per salirvi a bordo per poter tornare a casa quando qualcuno gli si è avvicinato e gli ha sparato contro due colpi di pistola. I proiettili lo hanno centrato alla testa e la vittima si è accasciata immediatamente. Tutti nei dintorni hanno sentito gli spari. Anche dalla palestra sono usciti subito, allarmati, e si sono trovati davanti la scena dell’agguato. Qualcuno ha chiamato il “118” e quando i sanitari sono giunti sul posto hanno trovato Martino in gravissime condizioni ma ancora in vita. La corsa verso l’ospedale è stata disperata. L’imprenditore 46enne ha vissuto un’ora in agonia. L’ultima della sua esistenza. Poi il suo cuore ha cessato di battere. Sul posto sono giunte per prime le Volanti della Polizia di Stato con il dirigente Giuseppe Pizzonia che hanno svolto i primi rilievi. Starà agli investigatori capire il movente dell’omicidio. i guai giudiziari Nel corso dell’operazione “Terrazzamento” erano state sequestrate tre società intestate a Vittorio Bruno Martino: la Idroterm ditta individuale con sede legale in contrada Croce Valanidi a Reggio Calabria, la Idroterm srl con sede a Roma e la Eko Mrf srl con sede nel Vallone Bovetto. L’inchiesta riguardava lo sversamento di rifiuti proprio in un terreno questo groviglio di sentimenti, spesso contrastanti - ha concluso possiamo rialzare la testa, alzarci dal nostro lettuccio, come il paralitico del racconto evangelico. Ma non da soli». In mattinata, invece, il sindaco, Gianni Speranza, insieme agli assessori Rosario Piccioni e Pietro De Sensi, ha presenziato a una manifestazione svoltasi davanti la stele che ricorda gli otto ciclisti e posizionata nelle vicinanze del luogo dell’incidente. Durante la manifestazione, alla quale ha presen- ziato anche il consigliere regionale Mario Magno, Speranza ha reso noto che la giunta ha già deliberato per l’acquisto del terreno dove è stato eretto il monumento alla memoria dei ciclisti e che l’area sarà sistemata ed attrezzata anche col parcheggio in modo che parenti, amici, semplici cittadini possano andare a pregare, deporre un fiore. Inoltre l’amministrazione comunale ha pensato di ricordare ogni anno la strage, nella domenica di dicembre più vicina all’anniversario. Così come è stato fatto domenica mattina, ci sarà un’iniziativa commemorativa in collaborazione con l’associazione dei ciclisti. Saveria Maria Gigliotti “cosa mia”/il colpo di scena Gli avvocati rimettono il mandato E gli imputati: «Clima di terrore» PALMI (RC) Avvocati che rinunciano al mandato perché indagati; imputati che decidono di non farsi difendere denunciando un clima di «terrore» instaurato dalla Procura; e ancora, la Camera penale di Palmi che scende al fianco dei colleghi «perquisiti e destinatari di avvisi di garanzia». Clima incandescente all’udienza di ieri del processo “Cosa mia” contro il clan Gallico di Palmi, che si sta celebrando davanti alla Corte d’assise presieduta dal giudice Silvia Capone. Udienza che fa seguito al terremoto scatenatosi dopo l’ultima tranche dell’inchiesta della Distrettuale antimafia di Reggio Calabria contro alcuni presunti affiliati alla cosca palmese, nella quale sono finiti anche i penalisti Francesco Cardone e Giovanni Marafioti, accusati di favoreggiamento al clan Gallico aggravato dalle modalità mafiose. I due legali, nella giornata di ieri, hanno comunicato la loro rinuncia alla difesa di alcuni degli imputati nel processo. Ma mentre Cardone ha deciso di non partecipare alla seduta, facendo recapitare la sua rinuncia direttamente alla Corte, Marafioti ha letto in aula una breve nota nella quale, anche se con molta amarezza, ribadiva la sua estraneità alle accuse rivoltegli dall’antimafia e sostenendo la sua correttezza che ha mantenuto nella difesa del suo assistito, Domenico Gallico, considerato il boss dell’omonima cosca. All’intervento di Marafioti ha fatto seguito quello dell’avvocato Armando Veneto, membro anziano del collegio difensivo e presidente della Camera penale di Palmi. Il legale ha espresso la solidarietà di tutti i colleghi ai due penalisti coinvolti nell’inchiesta che ha «colpito profondamente tutta la classe forense non solo palmese» sottolineando come gli avvocati siano «preoccupati, attoniti e dispiaciuti» per le modalità che hanno portato alle per- quisizioni degli studi dei loro colleghi e degli avvisi di garanzia e chiedendo alla Corte la «necessità di garantire il rapporto difesa-imputato». In questo clima pesante, ha chiesto e ottenuto di rilasciare dichiarazioni spontanee l’imputato Rocco Gallico. Parole al vetriolo, quelle di Gallico, che ha denunciato una situazione processuale che ha «creato timore negli avvocati» impedendogli «di svolgere il loro dovere: c’è un clima di terrore - ha accusato Rocco Gallico - gli avvocati ci dicono di sapere di essere intercettati, così la strategia difensiva viene conosciuta in anticipo dalla Procura e la partita viene giocata a carte scoperte». Alla fine del suo intervento, Gallico ha detto che «non ha senso avere un avvocato di fiducia» ritirando l’incarico al suo legale, l’avvocato Antonio Managò. La Corte gli ha assegnato un difensore d’ufficio. Subito dopo ha rilasciato dichiarazioni spontanee il boss Domenico Gallico, detenuto al 41bis e collegato dal carcere di Cuneo, che ha dichiarato di avere appreso «dell’indagine contro i miei legali solo adesso. Non posso esprimergli la mia solidarietà perché potrebbe sembrare quasi una conferma delle accuse contro di loro, ma posso assicurare di non avere mai chiesto agli avvocati cose illecite». Continuando, l’ergastolano ha parlato di una perquisizione nella sua cella alla fine della quale sarebbero stati requisiti tutti i documenti collegati al processo e tutti gli appunti «presi per difendermi». Gallico ha denunciato alla Corte «una persecuzione del pubblico ministero nei miei confronti» ribadendo la richiesta già fatta in udienza preliminare, vale a dire la legittima suspicione, chiedendo quindi il trasferimento del processo a altra sede per questioni ambientali. FRANCESCO ALTOMONTE [email protected] la deposizione di de magistris SANGUE Gli agenti della Volante alla ricerca di elementi utili a risalire agli autori dell’omicidio di Vittorio Bruno Martino che risultava di proprietà della Eko Mrf srl di cui la vittima era amministratore. I carabinieri del Noe e del Comando provinciale di Reggio Calabria, che svolsero quell’indagine, avevano scoperto che l’imprenditore aveva presentato una dichiarazione di inizio attività nel 2005 per realizzare alcuni terrazzamenti da destinare alla coltivazione di ulivi. Ma di alberi in quell’area non ne sono mai stati piantati. C’erano solo rifiuti. Di queste accuse Martino si sarebbe dovuto difendere al processo. Ma ora c’è un’altra verità da scoprire: quella sul suo omicidio. ANNALIA INCORONATO [email protected] «Su “Why not” e “Poseidone” adottate decisioni anomale» CATANZARO «Si trattava di una paralisi all’interno dell’ufficio, una disposizione impensabile da applicare non solo perché bloccava e affogava gli uffici ma anche perché non era idonea in termini di ricaduta della riservatezza». Con queste parole l’ex pubblico ministero Luigi De Magistris ha commentato una nota del 13 gennaio 2006 nella quale il procuratore aggiunto di Catanzaro, Salvatore Murone disponeva che «qualsiasi novità nell’ambito dei procedi- menti penali dovesse passare prima dal procuratore aggiunto». L’attuale sindaco di Napoli, ieri, è infatti intervenuto al Tribunale di Salerno nel corso del processo per la presunta sottrazione delle indagini “Why Not” e “Poseidone”. «Riscontrammo - ha detto che rappresentava un’anomalia e non una prassi e se non erro non è mai stata applicata se non nelle inchieste Poseidone e Why Not». (Ansa) MARTEDÌ 6 dicembre 2011 18 calabria ora R E G G I O Processo “Epilogo” Incarico al perito Affidato il compito per le trascrizioni delle intercettazioni È stata rinviata quasi subito al 19 dicembre l’udienza del processo “Epilogo” che si sta celebrando a Reggio Calabria. Mezz’ora per una serie di eccezioni sollevate davanti al Tribunale. È stato stabilito che le intercettazioni con cui i carabinieri del Comando provinciale incastrarono i componenti della cosca Serraino verranno trascritte. Il giudice ha assegnato l’incarico a un perito, che dovrà quindi riascoltare i nastri delle conversazioni e trascriverle. Alla sbarra ci trovano Alessandro Serraino (figlio del boss Domenico Serraino), Demetrio Serraino, Antonino Alati, Maurizio Cortese, Fabio Antonio Giardiniere, Giovanni Siclari, Francesco Tomasello. Per gli altri imputati che hanno scelto il rito abbreviato le aule giudiziarie si apriranno il 9 gennaio prossimo. In abbreviato compariranno davanti al Tribunale Domenico Daniele Caccamo, Giovanni Morabito, Sebastiano Pitasi, Domenico Russo, Francesco Russo (cl. ’63), Francesco Russo (cl. ’73), L’aula bunker di viale Calabria dove si sta celebrando il processo Francesco Sgrò, Antonino del Reparto operativo del CoBarbaro, Felice Lavena, Ivan mando provinciale dell’Arma Valentino Nava, Nicola Pita- dei Carabinieri. si, Antonino Pirrello, SalvaTuttavia non è stato possitore Scopellibile per imti, Anna Mapegni del teUdienza rinviata ria Teresa ste. L’operaal 19 dicembre Adamo. Nelzione “Epilogo” colpì l’udienza di Tra i testi complessivaieri doveva un ufficiale mente 15 essere sentidell’Arma persone sul to il tenente finire del mecolonnello Gianluca Vitagliano, all’epo- se di settembre dello scorso ca delle indagini comandan- anno. Gli indagati devono rite del Nucleo investigativo spondere di una serie di rea- ti riconducibili all’influenza della cosca nella zona di San Sperato. Vennero accertate, secondo l’accusa, anche ramificazioni nell’area di Cardeto. Fu coinvolto anche un consigliere comunale di Cardeto. L’accusa, a vario titolo, è di associazione per delinquere di tipo mafioso finalizzata ad estorsione aggravata, danneggiamento e minaccia aggravata, porto e detenzione abusiva di armi, intestazione fittizia di beni ed oltraggio. brevi di cronaca Manufatti abusivi Denunciato 71enne I carabinieri della Stazione di Reggio CalabriaArchi hanno denunciato a piede libero R.G., di 71 anni, poiché ritenuto responsabile dei reati di furto aggravato, occupazione abusiva di terreno pubblico, violazione normativa edilizia, abbandono rifiuti speciali su suolo pubblico. A termine di controlli eseguiti insieme a personale tecnico dell’Azienda sanitaria provinciale, Enel e Comune di Reggio Calabria, in appezzamenti di terreno di superficie complessiva di 4500 mq circa, hanno accertato che l’uomo, dopo averli occupati abusivamente, aveva costruito abusivamente cinque strutture in cemento e laterizi, in totale assenza di concessione edilizia, adibendoli a stalle per allevamento e dotandoli di acqua potabile indebitamente prelevata dalla condotta idrica comunale, mediante allaccio abusivo che serviva anche all’irrigazione di una parte di terreno coltivato. Nel cor- so del sopralluogo sono stati inoltre rinvenuti, abbandonati interno al medesimo appezzamento di terra, rifiuti speciali quali carcasse di autoveicoli, frigoriferi, ed altro, tutto posto sotto sequestro. Altro lavoro per i militari della Compagnia Norm Aliquota Radiomobile che hanno denunciato in stato di libertà P.A.P. per lesioni personali. I carabinieri del Nas, invece, in collaborazione con il personale tecnico dell’Azienda sanitaria provinciale 5 di Reggio Calabria, hanno sottoposto a sequestro amministrativo il panificio “L.”, del quale risulta titolare D.P., 37 anni, poiché attivato in assenza di autorizzazione e privo dei minimi requisiti igienico sanitari strutturali. Ancora cronaca. Ignoti, si sono introdotti all’interno dei locali dell’agenzia assicurazioni S., ed hanno asportato dalla cassaforte, contanti per euro 8.700 circa, provento incasso giornata di venerdì. Lutto in casa del col. Angelosanto È venuto a mancare il padre del comandante provinciale dei carabinieri di Reggio Calabria Pasquale Angelosanto. Il colonnello è andato a vivere questo momento di dolore con la sua famiglia. A lui sono rivolte sentite condoglianze da Calabria Ora. giustizia Un aiuto alla magistratura dalla Camera di Commercio Agevolare la Magistratura e le Forze del- ti (istituzioni, enti, associazioni, persone l’ordine nell’identificare imprese, aree, set- fisiche). Magistratura e Forze dell’ordine tori economici a rischio di penetrazione a breve potranno fruire on line dei seguencriminale, rendendo fruibili le informazio- ti servizi gestiti da Infocamere, la società di ni strutturate accessibili attraverso la ban- informatica del sistema camerale. Il prica dati del Registro delle imprese e del Re- mo progetto è Telemaco, che consente di gistro Informatico dei Protesti. È questo il accedere al patrimonio informativo del Registro imprese italiano e punto focale del protocoldel Registro dei Protesti, lo d’intesa che sarà firmadalle visure agli statuti, to il 6 dicembre dalla Caagli atti depositati. Invece mera di Commercio, PreRi.visual, ri.map, ri.build fettura, Procura, Tribunapermettono di estrarre le le e Forze dell’ordine di informazioni contenute Reggio Calabria. Saranno nel Registro delle imprese presenti: Lucio Dattola, attraverso particolari mopresidente della Camera dalità di navigazione. In di Commercio di Reggio particolare, ri.visual conCalabria; Luigi Varatta, sente di “vedere” in forprefetto di Reggio Calamato grafico le informabria; Luciano Gerardis, zioni e le relazioni tra le dipresidente del Tribunale verse imprese o fra impredi Reggio Calabria; Giuse e titolari di cariche e seppe Pignatone, procura- Il presidente Lucio Dattola partecipazioni; ri.map tore della Repubblica; colonnello Pasquale Angelosanto, coman- permette di selezionare elenchi di impredante provinciale dei Carabinieri di Reggio se (fino a temila per richiesta) attraverso Calabria; colonnello Cosimo Di Gesù, co- criteri di ricerca territoriale o economica e mandante provinciale della Guardia di Fi- di visualizzare le imprese su mappa geonanza e Carmelo Casabona, questore di grafica; ri.build consente di tenere sotto Reggio Calabria. Il protocollo è la prima controllo un insieme di imprese selezionafase della realizzazione di “Impresa legale te, attraverso la segnalazione via e-mail di e sicurezza partecipata: perché no?”, pro- tutte le modifiche che intervengono nel gramma pluriennale dell’ente camerale corso della loro “vita”. Infine Stockview, la reggino che ha l’obiettivo di costruire fron- banca dati sul sistema sulla natalità e mortiere della legalità valorizzando l’etica, la talità delle imprese italiane che fornisce inlegalità e la trasparenza e di creare una re- formazioni su consistenza e distribuzione te fra tutti i soggetti del territorio coinvol- delle imprese italiane. 23 MARTEDÌ 6 dicembre 2011 calabria ora R E G G I O Kalafro Sound premio a Marano al Festival Spot Il progetto legalità della band reggina con la scuola “Gebbione Bevacqua” Dipingere cieli nuovi e una terra nuova, dove «nessuno porta acqua ai suoi mulini, la vita umana vale più di banca e chiese, gli emigranti non avranno più confini, senza chiedere il permesso per essere cittadini». Inno alla legalità per combattere dall’interno il fenomeno malavitoso, quello di “Tempo rubato alla ‘ndrangheta”, dvd no profit realizzato dai ragazzi della scuola media "Gebbione - Bevacqua" in collaborazione con Museo dell’ndrangheta e il collettivo musicale reggino Kalafro Sound power, tassello finale de "Le(G)Ali al Sud: un progetto per la legalità in ogni scuola", inserito nell’ambito della programmazione dei fondi strutturali europei 2007/2013, Pon "Competenze per lo sviluppo" 2010- 2011. Monito che arriva alle coscienze insignito, sabato scorso, al"Marano Ragazzi Spot Festival - scuola, impegno, responsabilità, insieme per il progresso sociale", con il premio Aquilone d’Oro. Vittoria, quella celebrata alla XIV edizione del festival, promosso dal Consorzio delle scuole di Marano di Napoli nell'ambito delle attività coordinate dal Settore Educazione alla Legalità dell'Ufficio Scolastico Regionale Campania, che diventa valore aggiunto per la terra nostrana. La kermesse, che si avvale anche della collaborazione di Libera di Don Ciotti, è occasione preziosa per ragazzi provenienti da tutto lo stivale che, muniti di telecamere, divengono promotori attivi di legalità, giustizia sociale, pace, difesa dell'ambiente, amicizia fra i popoli e dialogo interculturale. A decretare il trionfo della scuola reggina, al teatro "Giancarlo Siani", la giuria composta dai ragazzi e personalità del cinema e della legalità, come l’attore Renato Scarpa e il magistrato palermitano Antonio Ingroia. «Il percorso è iniziato l’anno scorso con i laboratori musicali per studiare i canti di malavita, trasformati dagli alunni della scuola Bevacqua- Gebbione, con la promozione di un laboratorio creativo, in canti di buonavita, esaltazione di legalità, rispetto per gli altri e cittadinanza attiva- spiegano i tutor Vincenzo Mercurio e Simone Squillace - il primo passo per cambiare le cose è ammettere che la ‘ndrangheta esiste e combatterla attraverso la cultura, per far capire ai giovani dove risiedono bene e male». "Tempo rubato alla ‘ndrangheta" è l’esperienza raccontata dagli studenti, il videoclip de "La ballata collettiva", brano di "Resistenza sonora", terzo album ufficiale dei Kalafro, prodotto da Museo della ‘ndrangheta con la collaborazione della Relief Records Europe e le immagini del backstage. «Nel video, in cui i veri protagonisti sono i ragazzi, costruiamo un futuro ideale- rivelano i Kalafro- E’ come se ci risvegliassimo nella società che immaginiamo per le nuove generazioni, in cui le promesse non vengono disattese e lo stato prende davvero le tue difese«. Un’esperienza destinata a lasciare il segno. «Gli alunni hanno tratto un messaggio importante osserva Maria Rosaria Crucitti, Dirigente scolastico dell’istituto Gebbione-Bevacqua- Con impegno, legalità e dedizione si raggiungono risultati importanti, che portano gioia e miglioramento di sé». Tatiana Galtieri c i n e n e w s l’iniziativa Tra cultura classica e riflessioni Da Pirandello a Buzzati, “Athena” inaugura la nuova stagione «Cominciamo ufficialmente la nostra stagione mettendo in scena un teatro professionale, di qualità, che affonda le radici nella cultura classica e che apre alla grande riflessione», parla così Paolo Vilasi, direttore artistico di Athena teatro, nel presentare alla stampa gli eventi in programma. Tre le opere che saranno portate in scena durante questo primo mese di programmazione della stagione teatrale di Athena teatro, con l’obiettivo principale di mettere in atto «un’azione culturale, seppur piccola, per dare il contributo al miglioramento della città». «Vogliamo far riflettere il nostro pubblico – aggiunge Vilasi –, ecco perché la nostra è un’interpretazione pedagogica e didattica del teatro, e allo stesso tempo vogliamo far ulteriormente maturare la cultura del teatro in città e di conseguenza con essa far crescere le menti e le persone». Si comincia l’8 e il 9 dicembre alle 20.30 con “Sola in casa”, liberamente tratto da Dino Buzzati, interpretato da Angela Zumbo, in arte Tranquilla Stradolini, per la regia di Paolo Vilasi: un monologo particolare, prevalentemente al femminile, attraverso il quale Buzzati scandaglia aspetti e motivi dell’angoscia contemporanea, con un testo allucinato e ironico di sapore kafkiano. Il 15 e il 16 dicembre andrà invece in scena l’atto unico di Luigi Pirandello “All’uscita”, interpretato da Natale Ficara, Gennaro De Pasquale e Rosa Veccia, anch’esso diretto da Vilasi; si tratta questa volta di una vera e propria lezione di vita da un punto di vista laico e profano: la meditazione sulla morte, naturale risvolto di quella sulla vita che occupa molto spazio nell’opera creativa di Pirandello, diventa qui situazione. Si concluderà poi con l’altro atto unico di Pirandello “L’uomo dal fiore in bocca”, che vedrà come interpreti Fortunato Liotta e Gennaro De Pasquale, sempre con la direzione di Paolo Vilasi, previsto per il 20 e il 21 dicembre: un’analisi della vita e dei fatti fatta in maniera ossessiva da un uomo che sa la morte vicina, per il quale particolari insignificanti agli occhi degli altri assumono un valore e una collocazione diversa, caratterizzata da parole che esprimono la bellezza della vita e il desiderio di non abbandonarla. KATIA FERRARA [email protected] frammenti di città frammenti di città frammenti di città frammenti di città frammenti di città fram Un’arena per Atena Athena, guerra e ragione declinate al femminile, è il volto che i reggini incontrano sull’orizzonte. Dalla città verso lo Stretto di Reggio e Messina, la sua lancia puntuta è una minaccia assidua e costante, simbolo di una devozione alla difesa che solo un amore sconfinato verso la propria terra può rendere duratura. Così l’allora e compianto sindaco dei reggini, Italo Falcomatà, volle che l’Athena Promachos, l’Athena pronta alla battaglia fosse rivolta alla città e non al mare. Probabilmente perché non riteneva che il pericolo potesse venire dal mare, come ai tempi delle scorribande saracene, bensì dai reggini stessi, che in tanti secoli di frustrazioni non hanno imparato a difendersi, ma solo ad umiliare il proprio territorio. L’Athena è posta nel contemporaneo anfiteatro, l’Arena dello Stretto, oggi Arena “Ciccio Franco”, un titolo che i reggini rifiutano di ricordare, seppure imposto dall’ex sindaco Scopelliti. Però la statua in bronzo è ben più antica dell’Arena stessa, costruita laddove prima del terremoto sorgeva il molo di Porto Salvo, nel 2001. Scolpita dall’artista messinese Bentivoglio, fu inaugurata nel 1932, in seguito all’approdo di re Vittorio Emanuele III, oramai sovrano. Il monumento, infatti, progettato dal palermitano Camillo Autore è dedica- MULTISALA LUMIERE SALA DE CURTIS SALA SORDI SALA DE SICA SALA MASTROIANNI Breaking Dawn - Parte 1 Spettacoli alle 16 18.10 - 20.20- 22.30 Lo schiaccianoci in 3 alle18.10 Il giorno in più 21 - 23 Il re Leone in 3 d 16.30 Happy Feat Spettacoli alle 16.15 18.15 segue Real Steal Spettacolo alle 20.30 22.50 Il giorno in più alle 16.45 18.45 Lo schiaccianoci in 35 mm- 20.40 - 22.40 NUOVA PERGOLA Il mistero di Rookford Spettacoli alle 16:30 18:30 20:30 22.30 to allo stesso re sabaudo, che in quel momento prendeva il posto di Umberto I. L’Arena invece, ripropone la tipica architettura dell’anfiteatro greco, con la scalinata circolare che, in questo caso, anziché declinare verso il palcoscenico e le sue maschere, scivola prepotentemente verso il mare dello Stretto. E’ un abbraccio attraverso lo sguardo, morbido e fulmineo allo stesso tempo, che rimane avvolto dall’indistinta bellezza eterna; un groviglio di tensioni eteree, fra mare e cielo, fra stelle e blu cobalto: il fascino dello Stretto; il fascino antico della Magna Grecia, ilo giardino delle meraviglie, il paese degli ulivi e delle viti, degli aranci e delle belle donne, in un pugno di sguardi assorti. Tuttavia, oltre all’ampia scalinata circolare, l’Arena è stata costruita anche per consentire alle persone disabili di scendere sulla via marina bassa, grazie a due rampe laterali prive di barriere architettoniche. Una costruzione, dunque, che incontra l’antico e il moderno; un luogo d’incontro e condivisione per tutti. Negli ultimi anni, infatti, l’Arena è stata protagonista di molti spettacoli come Miss Italia nel mondo, fra i più recenti, La notte delle Sirene, il Film festival. Jenny Canzonieri CINEMA AURORA Midnight in Paris Spettacoli alle16.30 18:30 20:30 22:30 CINEMA ODEON Anche se è amore non si vede Spettacoli alle 16 - 1820 -22 MARTEDÌ 6 dicembre 2011 PAGINA 29 l’ora della Piana Piazza Primo Maggio 17, Palmi Tel. e Fax: 0966 55861 Mail: [email protected] PORTO AUTORITA PORTUALE SANITÀ 0966 766415 CAPITANERIA DI PORTO 0966 562911 0966 765369 DOGANA GUARDIA DI FINANZA 0966 51123 OSPEDALE GIOIA TAURO FARMACIE 52203 OSPEDALE PALMI 267611 OSPEDALE CITTANOVA 660488 OSPEDALE OPPIDO 86004 942111 POLIZIA DI FRONTIERA 0966 7610 CARABINIERI 0966 52972 OSPEDALE POLISTENA VIGILI DEL FUOCO 0966 52111 OSPEDALE TAURIANOVA 618911 Gioia Tauro Ioculano Rechichi Tripodi Palmi Barone Galluzzo Saffioti Scerra Stassi 096651909 Alessio 096652891 Borgese 0966500461 Cianci Paparatti 0966479470 0966 22742 0966 22692 096622897 096622651 CINEMA Rosarno 0966773237 0966712574 0966774494 0966773046 Taurianova Ascioti 0966 643269 Covelli 0966610700 D’Agostino0966611944 Panato 0966638486 Gioia Tauro “Politeama” 0966 51498 Chiuso Cittanova “Gentile” 0966 661894 Chiuso Polistena “Garibaldi” 0966 932622 Chiuso Laureana “Aurora” Chiuso Il campo migranti riparte tra crisi e maggiori arrivi Rosarno, aumenta il numero dei lavoratori extracomunitari ROSARNO Il campo per i migranti di Rosarno scalda i motori. La struttura di contrada Testa dell’Acqua, che ospiterà, come un anno fa, poco meno di 100 immigrati regolari senza alloggio, aprirà i battenti poco prima di Natale. Una manciata di giorni, quindi, per il replay di una esperienza che ha certamente contribuito a conciliare la città di Rosarno con la sua classica dimensione di accoglienza. Il sindaco Elisabetta Tripodi è stata protagonista, qualche giorno fa, di un vertice in prefettura, sede nella quale, con garbo ma con determinazione, ha chiesto alla ramificazione territoriale del Viminale di alzare l’attenzione sulla situazione rosarnese che, quest’anno, è più preoccupante. Di fatto rispetto a dodici mesi fa i migranti sono aumentati, la loro presenza tra le strade rosarnesi è più assidua e, purtroppo, le possibilità di lavoro sono minori, complice la crisi economica e quella agricola. L’ammi- nistrazione medmea si è preoccupata, inoltre, di creare una “scialuppa” di salvataggio economica rispetto ai costi del sistema di accoglienza e del campo migranti, visto che dalla regione Calabria non è ancora arrivato il becco di un quattrino. I fondi che avrebbero dovuto garantire il servizio di un anno fa, di fatto, non sono mai arrivati da Catanzaro, sebbene esista una delibera di liquidazione. Grazie ad una strategia lungimirante, tuttavia, sono stati messi in bilancio comunale quei fondi necessari per arginare l’emergenza. La Tripodi non ha nascosto la preoccupazione rispetto alla possibilità che il campo migranti non basti per gestire l’attuale flusso presente in città. Questo timore il sindaco lo ha formalizzato alla prefettura e anche alla regione, visto che «è impossibile – ha spiegato il primo cittadino – che tutto possa ricadere soltanto sulle nostre spalle, non penso sia giusto né per l’amministrazione, ma neppure per i cittadini di Rosarno». Biso- TUTTO PRONTO I lavori di pulizia al campo migranti gna dire che la gente non ha mostrato particolare insofferenza, anche se è chiaro che la situazione è particolarmente complessa. Alcuni partiti politici, Fli e Udc su tutti, hanno chiesto lumi sulla vicenda, ma se è possibile apprendere quel che l’amministrazione sta facendo, ossia riaprire il campo fra due settimane al massimo, non è ancora prevenuta alcuna determinazione dal Viminale – tramite la prefettura – e dalla regione. E’ da sottolineare, pur in un quadro assoluta- mente non felice, la pacatezza e la civiltà della popolazione migrante, dimostrata, ad esempio, circa dieci giorni fa, quando ordinatamente e in maniera estremamente educata hanno presentato le loro domande per concorrere all’assegnazione di un posto nel campo migranti. Al comune ne sono arrivate circa 250, e c’è da stare certi che non sarà facile pensare che meno di due terzi rimarranno delusi e senza un tetto. DOMENICO MAMMOLA [email protected] 30 MARTEDÌ 6 dicembre 2011 calabria ora P I A N A RIZZICONI Capire per agire di conseguenza. La necessità di esercitare la memoria che, da sola, può rendere questo cammino possibile. Agire come un “noi” che dice no alla ‘ndrangheta. Questi sono gli assunti della seconda giornata in ricordo di Francesco Inzitari, ucciso il 5 dicembre del 2009 da una mano ‘ndranghetista. Il magistrato della Dda reggina Michele Prestipino, presente alla tavola rotonda che ha seguito la messa in suffragio di Francesco, è stato perentorio. «Tutti dobbiamo prendere una posizione, solo così “noi” potremo eliminare la ‘ndrangheta dalla nostra vita». Prestipino ha ringraziato Alessandra Amato, la studentessa del liceo scientifico “Michele Guerrisi” di Cittanova, che ha vinto con un suo tema la borsa di studio sulla legalità indetta dalla “Fondazione Francesco Maria Inzitari onlus”. Nel suo lavoro centrale era appunto la declinazione del “noi”: «solo attraverso la quale – ha continuato il magistrato – possiamo sentirci una comunità. Siamo stanchi di riti che non portano a nulla. Il cancro di questa terra di chiama ‘ndrangheta, un “noi” organizzato e criminale. Solo se tutti “noi” insieme prendiamo un posizione chiara loro potranno essere sconfitti». Riccardo Giacoia, giornalista che ha moderato la tavola rotonda, ha chiesto a Prestipino «di chi possiamo fidarci?», riferendosi alle recenti operazioni della Dda grazie alle quali sono stati arrestati e messi sotto accusa pezzi dello stato per presunti rapporti con le cosche. «Io mi fido di Alessandra – ha detto il giudice -. Grazie alle sue parole si capisce per dalla parte della legalità Tre le borse di studio consegnate dalla fondazione ai giovani studenti che hanno partecipato Prestipino: «Basta con l’antimafia fatta di annunci» Rizziconi ricorda Francesco Inzitari quale motivo non dobbiamo perdere la speranza». La Casa famiglia Nazareth a Rizziconi era gremita di cittadini, che si sono stretti ancora una volta attorno alla famiglia Inzitari. «L’obiettivo della Fondazione – ha detto Nicoletta, la sorella maggiore di Francesco – è fare in modo che queste tragedie non accadano più. Questo lo possiamo fare solo parlando e facendo vivere la legalità ai bambini, fin dai banchi di scuola. È per questo che abbiamo istituito le borse di studio». Il riconoscimento per la scuola elementare di Rizziconi è andato al piccolo Matteo Sette; mentre per la media rizziconese la borsa è stata assegnata a Roberta Inastasi. Giacoia, aprendo i lavori, ha detto che «in certi casi anche noi giornalisti, forse, dovremmo fare un passo indietro e rispettare il dolore di chi subisce tali barbarie». Teresa Crupi, dirigente scolastico dello scientifico, ha affermato che «è importante iniziare a formare dalla scuola alla legalità»; «alla scuola però deve fare eco la società, la famiglia in primis» ha aggiunto Maria Mercuri, dirigente del comprensivo di Rizziconi. «Abbiamo innalzato i disvalori della nostra società ad esempi – ha affermato Carmelo Carabetta -, questo è un problema non solo calabrese». L’assessore provinciale alla Cultura Edoardo Lamberti Castronuovo ha dichiara- to che «dando ai nostri giovani gli strumenti culturali loro sapranno vincere la guerra contro la criminalità». Erano presenti i sindaci di Scido, San Ferdinando, Serrata, Oppido, Cosoleto e galatro. Giuseppe Zampogna ha portato i saluti della assocomuni della Piana “Città degli ulivi” dicendo che «amministrare nei nostri territori è difficile, ma noi abbiamo sempre preso posizione a fianco alle forze dell’ordine». Ha officiato la messa don Pasquale Galatà coadiuvato da don Benedetto Ciardullo. L’iniziativa si è conclusa con una fiaccolata in memoria di Francesco. MAURO NASTRI [email protected] CINQUEFRONDI Vandali ancora in azione alle medie Danni alle finestre e ai giardini. È il secondo raid in un mese CINQUEFRONDI Cinquefrondi non sta bene. Lo dice il rosario di atti delinquenziali che da mesi imperversano a ogni ora del giorno, anche in zone molto abitate e centrali. Bersaglio comodo, come pure nell’ultimo episodio, è il plesso della scuola media. Lunedì mattina il personale della secondaria si è imbattuto negli effetti dell’ennesimo raid. Finestra del piano terra scardinata e con i vetri in frantumi (ma che hanno retto perché lastre multistrato), acqua dei radiatori scaricata nel corridoio. E schegge varie sparpagliate all’interno dell’edificio e fra marciapiedi e aiuole del cortile, da dove è partita l’irruzione. Minimo sollievo, il fatto che l’epicentro del vandalismo è un’aula vuota, attualmente non destinata alla didattica. Il precedente assal- DISASTRO Le conseguenze dell’ultimo raid di vandali to alla media si è verificato qualche settimana fa, con conseguenze ancora più serie, estintori e termosifoni svuotati in tutto il piano terra, e polveri pure di sopra. Iter burocratici complessi, si giustifica l’amministrazione comunale, ritardano l’installazione delle videocamere in quest’edificio gruviera che sembra essere la scuola media. Sorprendente – e allarmante perché dice di una sfida sempre più sfrontata dei raiders alla capacità di prevenzione messa in opera da istituzioni e attori sociali – il fatto che la scuola aggredita confini con la stazione dei carabinieri e i vigili urbani, e in più sia circondata di case. E anche se le citate forze dell’ordine non effettuano servizio h24, resta uguale l’impressione di un’escalation criminale che vuole mettersi in evidenza, accreditarsi come costante dello scenario cinquefrondese. La sequela degli attacchi al patrimonio pubblico e privato parla infatti di furti nelle case – oro, fucili da caccia – tentativi di irruzione, lampioncini smantellati nella villa comunale e le sfere riempite di terra e lanciate sulla strada di sotto, una fontana pubblica sradicata. Fino all’evento più preoccupante, il colpo di pistola all’auto della moglie del comandante dei vigili urbani. È seguito manifesto dell’intero consiglio comunale, impegno a tenere alto l’argine della legalità, e l’ipotesi di un presidio a tempo pieno delle forze dell’ordine. Angelo Siciliano OPPIDO MAMERTINA Ospedale, tornano gli ispettori Oggi vertice tra sindaco e Asp OPPIDO MAMERTINA C’è ancora un barlume di speranza per il presidio ospedaliero di Oppido Mamertina, ma il cambio di rotta appare sempre più come un’utopia. Di certo, fa riflettere il fatto che, nella giornata di domenica, la Commissione tecnica dell’Asp 5 di Reggio Calabria, formata dalla dottoressa Teresa Leone, responsabile dell’unità operativa prevenzione, igiene e sicurezza e dall’architetto Pasquale Ferraro, referente dell’ufficio tecnico, abbiano accolto la richiesta del sindaco Bruno Barillaro di effettuare un ulteriore sopralluogo nei locali del nosocomio, per valutare il da farsi. All’attività di controllo hanno presenziato, oltre allo stesso Barillaro, l’assessore provinciale Domenico Giannetta, il dottore Antonino Coco, l’assessore alla sanità Antonino Brancati e il consigliere Carlo Frisina. «L’ispezione eseguita dai Nas lo scorso 29 novembre ha messo in luce la carenza igienicosanitaria in cui versa la struttura-ha affermato il primo cittadino- e in seguito, la dottoressa Annamaria Rosato, Capo Dipartimento Ospedaliero, ha imposto il veto ai ricoveri. La situazione è delicata-ha proseguito- e la ricognizione è servita ad avan- SINDACO Barillaro zare l’ipotesi, a mio avviso concreta, di avvianuova re i lavori di ristrutturazione, spostando i pasoluzione zienti del reparto di lunPer risolvere godegenza in un’altra ala e di ridurre, momen- la situazione taneamente, il numero potremmo spostare dei posti letto evitando così la soppressione dei i malati fino al ricoveri. Ho fatto pre- termine delle sente alla Commissione riparazioni che la mancanza delle adeguate condizioni necessarie igienico-sanitarie di alcuni locali è dovuta al fatto che sono dismessi da tanto tempo, ma ho anche sottolineato che era doveroso precisarlo con le dovute segnaletiche. Sono grato all’azienda per la sensibilità dimostrata e alla dottoressa Rosanna Squillacioti, Direttore Generale dell’Asp 5, per l’attenzione che ha sempre rivolto alla sanità del nostro territorio. Sono fiducioso e sono convinto che le scelte di oggi - ha concluso Barillarosaranno in linea con il programma che, il governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti, ha presentato nella pubblica assemblea del 26 settembre 2010. Un programma che, con la riattivazione del Ppi h24, è stato, in parte, realizzato, lanciando alla popolazione il primo segnale di positività». Sulle sorti del nosocomio di Oppido Mamertina, si deciderà oggi pomeriggio: la dottoressa Rosanna Squillacioti incontrerà l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Bruno Barillaro e l’assessore provinciale Domenico Giannetta negli uffici dell’ex azienda 10 di Palmi. L’incontro servirà a portare avanti la proposta dell’amministrazione comunale, anche se l’ultima parola spetta proprio alla Squillacioti. FRANCESCA CARPINELLI [email protected] MARTEDI’ 6 dicembre 2011 PAGINA 35 l’ora della Locride Sede: Via Verdi, 89048 Siderno Tel. e fax 0964 342899 Mail: [email protected] GUARDIE MEDICHE Siderno Locri Marina di Gioiosa J. Gioiosa Jonica Roccella Jonica Bovalino Grotteria Caulonia tel. 0964/399602 tel. 0964/399111 tel. 0964/416314 tel. 0964/51552 tel. 0964/84224 tel. 0964/61071 tel. 0964/53192 tel. 0964/861008 FARMACIE EMERGENZA Bovalino Bovalino Cristiano De Sandro Longo tel. 0964/66128 tel. 0964/61028 tel. 0964/356097 Gioiosa Jonica Martora & Crupi tel. 0964/51259 Satriano tel. 0964/51532 Scopacasa tel. 0964/58134 Carabinieri Polizia Capitaneria CINEMA tel. 0964/61000 tel. 0964/67200 tel. 0964/787657 Gioiosa Jonica Carabinieri tel. 0964/51616 Marina di Gioiosa Jonica Carabinieri tel. 0964/415106 Cinema Vittoria Locri tel. 3397153696 “Il re Leone” in 3D ore 18 - 20 - 22 Cinema Nuovo Siderno tel. 0964/342776 “Breaking down” ore 18 - 20- 22 Roccella Jonica Cinema Golden tel. 0964/85409 “Anche se è amora non si vede” ore 18 - 20 - 22 Siderno, Comune parte civile Mafia e politica nel blitz “Recupero”, Figliomeni sceglie il giudizio immediato REGGIO CALABRIA Il Comune di Siderno e la Provincia di Reggio si sono costituite parte civile nel procedimento “Recupero – Bene comune” che ha preso avvio ieri in udienza preliminare davanti al gup Adriana Trapani a Reggio Calabria nei confronti dei settanta indagati. Sono state sollevate una serie di eccezioni preliminari, su alcune delle quali il giudice ha già preso una decisione. Sono state stralciate le posizioni di Domenico Futia e Salvatore Oliveti. I difensori del primo hanno fatto presente che il loro assistito ha ricevuto l’avviso di fissazione dell’udienza preliminare all’indirizzo di residenza mentre si trovava detenuto per altra causa. In virtù di ciò è stata chiesta e ottenuta la nulli- tà dell’avviso e gli atti saranno trasmessi al pm. Nel caso di Oliveti invece l’avviso di conclusione indagini e fissazione dell’udienza preliminare è stato spedito tramite raccomandata all’indirizzo oltreoceano ma non c’è la prova dell’avvenuta notifica perché in cancelleria non è tornata la ricevuta di ritorno. Anche in questo caso il giudice ha disposto lo stralcio della posizione. Un problema comune a molti indagati è la residenza in Canada. L’operazione Recupero-Bene Comune infatti colpì le articolazioni della ‘ndrangheta calabrese anche oltreoceano e in Australia. Istanza rigettata invece nel caso di Francesco Commisso, residente in Canada. L’indagato non ha ricevuto lì nessuna informazione sulla vicenda giudiziaria che lo ri- L’ex sindaco di Siderno Alessandro Figliomeni guarda. Gli atti sono stati invece inviati all’indirizzo di Siderno. Rilevata l’incertezza sull’effettiva residenza, il giudice non ha ritenuto sufficiente la lettera con cui Commisso aveva indicato il suo indirizzo canadese. Per lui l’avvocato che lo assiste ha chiesto il rito abbreviato. In pochi, al momento, hanno optato per un rito alternativo. Tra questi la richiesta di abbreviato è stato avanzato dai difensori di Giuseppe Sgambelluri,Girolamo Belcastro e Giovanni Galea. Altre richieste saranno espresse nell’udienza che continuerà ancora oggi. Si profila comunque un processo lungo in cui gli imputati sceglieranno di la truffa all’ue della maxi operazione “Crimine” le famiglie ‘ndranghetiste della locride e le loro ramificazioni all’estero. La Dda di Reggio Calabria individuò i presunti responsabili di una serie di delitti che vanno dall’associazione mafiosa, alle estorsioni, agli omicidi, ai danneggiamenti, a reati in materia di sostanze stupefacenti. A districare la matassa sono le interpretazioni delle intercettazioni nella lavanderia di Giuseppe Commisso “u mastru” al centro commerciale di Siderno, al centro delle più importanti indagini degli ultimi anni. Il legale dell’ex sindaco, Alessandro Figliomeni, ha chiesto per il proprio assistito il giudizio immediato. L’ex primo cittadino sarà dunque giudicato in rito ordinario. Annalia Incoronato le reazioni I falsi verbali per i fondi Ad aiutare gli allevatori i funzionari degli uffici agricoli Era grazie alla complicità degli ope- gati richiedevano e ottenevano quei ratori dei Centri di assistenza agricola contributi che le Comunità Europee e di alcuni organi di controllo ammini- prevedono di destinare agli allevatori strativi che è stata messa a segno una meritevoli per l’impegno profuso nelfrode fiscale ai danni dell’Unione Eu- la propria attività zootecnica. ropea. Sono ben 48 le persone deferiTra i soggetti coinvolti nella vicenda te, le quali dichiaravano fittiziamente ci sono Salvatore Scordo, titolare con all’Agenzia per le erogazioni in agri- la moglie di un’azienda agricola a coltura l’esistenza di aziende con cen- Bianco; e Domenico Strati, dipendentinaia di capi di bestiame te della Provincia che però, nei fatti, erano di Reggio CalaGli indagati inesistenti oppure in nubria presso l’uffidichiaravano mero nettamente inferiocio agricolo di zore. Ad aiutarli nel mettere na di Locri. L’alleun numero di a segno la frode anche alvamento dei coanimali risultati cuni ispettori degli uffici niugi, contrariainesistenti provinciali dell’agricoltumento a quanto ra, che durante i loro condichiarato e controlli dichiaravano il falso attestando fermato dai verbali di Strati, contava nei loro verbali l’effettiva presenza di solamente cinque capi di bestiame, gli tali animali. Ad eseguire le indagini il unici dichiarati nel 2004, che nel temNucleo antifrodi dei Carabinieri di Sa- po si sarebbero riprodotti ad un ritmo lerno e i Carabinieri di Africo, che han- tale da giungere in pochissimo tempo no perlustrato le aziende zootecniche a 430 tra caprini e ovini. Sulla base di prelevando i fascicoli sanitari e quelli questi numeri falsi lo stesso ha inolaziendali, contenenti tutte le domande trato la domanda di aiuto, innescando di richiesta premio. Attraverso la falsi- così il redditizio meccanismo per acceficazione dei registri e le false attesta- dere alle sovvenzioni per l’agricoltura zioni dell’esistenza di allevamenti per una cifra pari a 41.510,82 euro. Da composti da centinaia di capi, gli inda- un sopralluogo dell’agosto del 2008, i essere giudicati con il rito ordinario. Fanno parte del collegio difensivo gli avvocati Giovanni Taddei, Leone Fonte, Angelica Commisso, Sandro Furfaro, Nicola Cantafora, Adriana Bartolo, Antonio Speziale. Le udienze andranno avanti fino al 12 dicembre. Oggi si dovrebbero concludere le richieste dei riti alternativi e il pm. Poi saranno gli avvocati a prendere la parola. Fuori dall’udienza preliminare l’ex sindaco di Siderno, Alessandro Figliomeni, che ha chiesto e ottenuto di essere processato con il giudizio immediato. Sarà davanti ai giudici il 22 febbraio prossimo. L’inchiesta “Recupero – Bene comune” fu eseguita un anno fa congiuntamente da Polizia di Stato e Carabinieri che aggredirono, sulla scia carabinieri hanno riscontrato la presenza di solo sei animali nell’azienda di Scordo. «Quando ho iniziato l’attività nell’anno 2004 avevo cinque capre che, nel corso degli anni 2004, 2005 e 2006 si sono riprodotte sino ad arrivare al numero di 250 – dichiarò ai carabinieri lo stesso Scordo - mentre alla data odierna sono rimaste sei capre e quindi non sono in grado di dare spiegazioni in merito all’ammanco delle altre capre in carico alla mia azienda. Lo scopo unico della creazione degli allevamenti è stato quello di percepire premi comunitari e non di commercializzare alcunché». Un’attività truffaldina che ha avuto successo grazie anche ai falsi controlli di Salvatore Strati, che nel 2004 attestò la presenza di 430 animali, confermando il tutto in un falso verbale. Scordo ha riproposto lo stesso schema truffaldino anche con l’azienda intestata alla moglie Giovanna Palamara, con sede ad Africo, per la quale hanno ottenuto fondi pari a 38.014,81 euro dal 2004 al 2008, dichiarando un numero di animali pari a 450 capi a fronte dei soli quattro posseduti. Simona Musco Il plauso di Macrì «L’attenzione resti alta» Il Presidente dell’associazione regionale allevatori Francesco Macrì rivolge un plauso all’Arma dei Carabinieri di Locri e di Reggio Calabria. «La politica, le istituzioni, le forze sociali e i singoli cittadini a tenere alta l’attenzione su un fenomeno, quello delle infiltrazioni mafiose, che rischia di inquinare il tessuto sociale della nostra regione» re. lo. 18 MARTEDÌ 6 dicembre 2011 calabria ora C O S E N Z A Sei medici alla sbarra per la morte di un minore Rinviata a giudizio équipe del reparto di pediatria Sei medici del reparto di diatria dell’Ospedale di CoPediatria dell’ospedale del- senza dove, secondo l’accul’Annunziata saranno pro- sa, gli venne diagnosticata in cessati per la morte di Mari- ritardo una rara malattia che no Romano, un ragazzo di 13 ne provocò la morte. Dopo anni, avvenuta il 16 marzo alcuni giorni di degenza il radell’anno scorso. Così ha de- gazzo venne trasferito nelciso il gup del tribunale di l’ospedale Bambin Gesù di Cosenza Francesco Luigi Roma dove morì. I genitori Branda, accogliendo la ri- del ragazzo presentarono chiesta del una denunpubblico miNon si accorsero cia alla Pronistero Antodella che il ragazzino cura nio Bruno Repubblica Tridico, che di Cosenza. era affetto ne aveva Secondo da una rara chiesto il rinl’ipotesi acmalattia vio a giudizio cusatoria, i per omicidio medici indacolposo. I medici finiti alla gati avrebbero sottovalutato sbarra sono Domenico Sper- il caso, accorgendosi in ritarlì, Rosanna Camodeca, Vit- do della patologia che, sebtoria Greco, Rosaria De Mar- bene sia rara, poteva essere co, Marianna Neri e Clemen- contrastata con la giusta tetina Rossi. rapia. Un settimo medico, il coDopo la richiesta di rinvio sentino Natale Dodaro – di- a giudizio dei sette medici infeso dagli avvocati Vincenzo dagati formulata dal pubbliAdamo e Luigi Lombardi – è co ministero, gli avvocati stato prosciolto dalle accuse Adamo e Lombardi, insieme per non aver commesso il agli altri legali del collegio difatto. Per i medici rinviati a fensivo, avevano replicato giudizio il processo avrà ini- chiedendo il proscioglimento zio il 20 aprile prossimo da- dei loro assistiti. vanti al giudice monocratico Evidentemente soddisfatdi Cosenza. to per la decisione del giudiIl ragazzo deceduto venne ce che ha prosciolto il proricoverato nel reparto di pe- prio assistito, l’avvocato Adamo ha dichiarato: «Finisce qui per il mio assistito questa dolorosa vicenda umana e giudiziaria, sono sicuro che nella sede dibattimentale i medici del reparto di Pediatria ancora coinvolti sapranno dimostrare la legittimità del proprio operato, cosa sulla quale siamo e restiamo convinti». rcs l’arresto Catturato pericoloso latitante albanese È un uomo di Tirana ricercato nel suo Paese per aver sgozzato un connazionale Uccise un uomo a coltellate nel 1994, venne arrestato, processato, condannato e sbattuto in carcere. Ma nel 1997 riusciì a evadere riparando all’estero. Da allora Shefqet Rinxhi, 52 anni, è rimasto in stato di latitanza riuscendo a sottrarsi alla cattura. Fino a ieri, quando personale della seconda e terza sezione dell’ufficio immigrazione della Questura, diretto dal vice questore aggiunto Giovanna De Marco, coadiuvata dal sostituto commissario Tocci, lo ha tratto in arresto, in esecuzione di un provvedimento di cattura emesso dalla Corte d’Appello di Tirana (Albania) il 12 maggio del 1995. Shefqet Rinxhi ha commesso un grave errore: si è presentato all’ufficio immigrazione per ottenere il permesso di soggiorno e, come di consueto, ha dovuto esibire i propri documenti per gli Shefqer Rinxhi viene caricato su una volante e portato in carcere accertamenti di routine. L’uomo ha fornito documenti falsi e i poliziotti cosentini se ne sono accorti avviando ulteriori ricerche. I sospetti hanno tro- Inutilizzabili i verbali del pentito Terminator 2, in fumo le dichiarazioni di Colosso sul delitto Calvano La Corte d’assise del Tribunale di Cosenza ha dichiarato inutilizzabili i verbali con le dichiarazioni rilasciate dal collaboratore di giustizia Angelo Colosso oltre il termine di 180 giorni dal pentimento fissato dalla legge. È questa la novità più importante dell’udienza di ieri del processo Terminator 2, istruito per far luce su due delitti di ’ndrangheta, avvenuti nella seconda metà del 1999: gli omicidi del boss di San Lucido Marcello Calvano e del cosentino Vittorio Marchio. L’udienza è stata caraterrizzata dal controesame dei pentiti. Oltre a Colosso, sono stati sentiti anche Vincenzo Dedato, Francesco Amodio e Sergio Prezio. Numerose le contraddizioni contestate dagli avvocati degli imputati, tra gli altri: Marcello Manna e Gianluca Garritano (difensori di Domenico Cicero), Linda Boscaglia e Roberto Le Pera (difensori di Ettore Lanzino). Colosso aveva dichiarato Da segnalare infine la testimonianza di Sergio Prezio, che aveva suscitato grande interesse quando, a proposito dell’uccisione di Calvano, ha dichiarato che era un delitto che stava particolarmente a L’aula del tribunale di Cosenza e il pentito Angelo Colosso cuore a Giuliano Serpa. Pre- falle e contraddizioni nelle dezio ha detto che il boss paola- posizioni dei pentiti, sulle no stava lavorando alla sua or- quali si regge il teorema accuganizzazione e che gli aveva satorio. I fatti risalgono a oltre anche chiesto di parteciparvi. 12 anni fa. Calvano da San LuPoi non se ne fece più nulla. cido e Marchio da Serra Spiga A questo si erano alleapunto, però, Furono rilasciati ti per gestire Prezio si è oltre i 180 giorni autonomaimprovvisamente il racmente avvaldal pentimento ket delle so della facolestorsioni. indicati Un progetto tà di non ridalla legge che il gruppo spondere. Un allora egemopiccolo colpo di scena che ha animato ne nella città di Cosenza – un’udienza altrimenti molto quello che stava cercando di tecnica, giocata tutta sull’abi- riorganizzarsi dopo la mazzalità dei difensori nel trovare ta del processo Garden – de- cise di stroncare eliminandone i protagonisti. Mandanti di quei delitti secondo l’accusa, rappresentata dal pubblico ministero della Dda Vincenzo Luberto, furono, Ettore Lanzino e Domenico Cicero. Un teorema che trova riscontri anche nelle dichiarazioni dei pentiti. Colosso, oltre a indicare i mandanti, aveva anche dichiarato di aver partecipato ad alcuni appostamenti. Uno di questi sarebbe avvenuto davanti al Tribunale di Cosenza. Ieri però l’avvocato Manna ha fatto notare al pentito che quel giorno egli non avrebbe mai potuto sorvegliare né pedinare nessuno in quanto si trovava nell’aula bunker di via degli Stadi per il processo Ciak. A proposito dell’organizzazione degli omicidi, il pentito Vincenzo Dedato ha dichiarato che i gruppi di fuoco cercavano di non avere contatti con nessuno, così come i vertici dell’organizzazione, proprio per neutralizzare possibili pentiti. Il processo Terminator 2 riprenderà il prossimo 12 dicembre (alle 15 in Corte d’assise) . a. b. vato conferma: infatti, al termine di una complessa e scrupolosa attività investigativa, sono riusciti a risalire al vero nome del cittadino albanese e, quindi, hanno capito di avere davanti un pericoloso latitante. Lo straniero, nel corso degli anni ha utilizzato diversi alias per nascondere le vere generalità ed ottenere un permesso di soggiorno. Ovviamente, il passaporto esibito, falsificato con eccellente perizia, riportava generalità diverse da quelle in base alle quali era ricercato in campo internazionale da circa 15 anni. A conclusione delle formalità di rito, l’assassino albanese è stato rinchiuso nel carcere di Cosenza. Vi resterà fino alla richiesta estradizione per poi scontare la pena nel suo paese. rcs camera di commercio Nuova dotazione organica annullata dal giudice Il giudice del lavoro del tribunale di Cosenza ha condannato la Camera di commercio di Cosenza per comportamento antisindacale. Modificò la proporia dotazione organica senza tenere in alcun conto il sindacato. La sentenza è arrivata in seguito a un ricorso presentato dalla Uil funzione pubblica di Cosenza. L’articolo 6 comma 1 del D.Lgs. 165/2001, infatti prevede che «nelle amministrazioni pubbliche l’organizzazione e la disciplina degli uffici, nonché la consistenza e la variazione delle dotazioni organiche sono determinate in funzione delle finalità indicate all'articolo 1, comma 1 , previa verifica degli effettivi fabbisogni e previa consultazione delle organizzazioni sindacali rappresentative (...)». La Camera di Commercio, invece, ritenendo soddisfatte gli obblighi verso il sindacato con la sola informativa, procedeva all’approvazione della modifica della dotazione organica e adottava gli atti consequenziali. «Restiamo amareggiati – dichiara il segretario della Uil Fpl Elio Bartoletti – in quanto siamo dovuti ricorrere al giudice del lavoro per aver riconosciute e salvaguardate le prerogative che la legge assegna ai sindacati rispetto a una problematica che riguarda l’organizzazione della struttura e, quindi, all’organizzazione del personale. Siamo consapevoli che la sentenza emessa dal giudice del lavoro creerà delusione per alcuni lavoratori che avevano riposto aspettative in questi atti. Per questo esprimiamo disappunto, ma riteniamo che i tanti giovani professionisti, che vivono un atavico stato di disoccupazione possano, anche loro, sperare in una giusta collocazione nel mondo del lavoro, così come i lavoratori dipendenti della stessa Camera di commercio, aspirare a una progressione di carriera. Riteniamo che la questione si possa chiudere in questa fase sanando le illegittimità e salvaguardando le norme sulle relazioni sindacali, diversamente se dovessimo registrare atteggiamenti autoritari ed unilaterali, saremo costretti a azioni ulteriormente rigorose e vigileremo su tutti gli atti di pubblico interesse, che l’amministrazione della Camera di commercio di Cosenza proporrà nel prossimo futuro». 19 MARTEDÌ 6 dicembre 2011 calabria ora C O S E N Z A Gli Stancati negano le accuse Interrogate dal gip le tre persone arrestate sabato per estorsione Tutta un’altra versione dei fatti. A raccontarla sono Giancarlo Stancati e i suoi figli Elio e Pierangelo. Ieri mattina, i tre sono stati interrogati in carcere dal gip Salvatore Carpino alla presenza del loro avvocato difensore (Cristian Cristiano). Erano finiti dietro le sbarre sabato mattina – nell’ambito di un’operazione dei carabinieri denominata Family – con le accuse di minacce, sequestro di persona, percosse e estorsione. Reati commessi ai danni di una coppia valdostana. I tre indagati si protestano innocenti: sostengono che i 15mila euro che avrebbero estorto alla coppia erano in realtà un prestito. Lo avrebbe concesso la donna a Elio Stancati in virtù del rapporto di amicizia stretto con il ragazzo all’epoca del suo trasferimento a Cosenza. Sembra, infatti, che alla signora Zaira C. piacesse il giovane cosentino, come ha dichiarato lo stesso Elio Stancati quando il giudice gli ha domandato dei rapporti con la signora. La situazione si sarebbe complicata quando il marito viene a sapere di questa “simpatia” e arriva a Cosenza, dove la moglie si era trasferita da qualche giorno.Giancarlo Stancati, invece, ha dichiarato di aver visto Alessandro Z. in una sola occasione: il 7 novembre, quando questi si presenta a casa sua pretendendo la resti- FAMILY Elio Stancati (23 anni) e suo padre Giancarlo (53) tuzione del “prestito”. L’uomo vittime. Quanto a Pierangelo ha negato di aver colpito l’ope- Stancati, infine, avrebbe semraio con un pugno in faccia. E pre avuto un ruolo secondario, ha negato, inoltre, di essere sta- limitandosi ad accompagnare to a Portapiana il giorno in cui il fratello minore. Secondo gli suo figlio Elio minacciò la cop- indagati l’unica circostanza veritiera nella pia con una denuncia dei pistola. Sem«I 15mila euro coniugi valdobra sia in poserano un prestito stani consisesso della sterebbe nel prova che non abbiamo fatto che la quel giorno, costretto donna andanell’ora indinessuno» va a prelevare cata nella deil denaro in nuncia, fosse sul posto di lavoro (al consor- banca accompagnata dagli zio di Bonifica). A proposito Stancati.Per tutti questi motivi dell’arma usata per minacciare l’avvocato Cristiano ha chiesto la coppia, Elio Stancati ha di- la scarcerazione dei propri aschiarato che si trattava di una sistiti. La versione fornita nella mipistola scacciacani nera e non grigia, come dichiarato dalle sura cautelare con cui il gip Carpino – su richiesta del pm Donato – ha ordinato l’arresto di Giancarlo, Elio e Pierangelo Stancati, invece parla di una serie di soprusi e violenze umilianti: a giugno, Zaira C., casalinga, si trasferisce a Cosenza dopo aver venduto casa in Val d’Aosta. Per caso incontra Elio Stancati, che le affitta un magazzino a Portapiana. Inizialmente i rapporti sono amichevoli. Poi la donna confida al padrone di casa di avere un libretto in banca con circa 125mila euro: il ricavato della vendita della casa. E cominciano i guai: Zaira viene costretta a prelevare somme di denaro dal proprio conto e a consegnarli a Stancati. Una situazione che va avanti anche quando anche il marito si trasferisce in città. Alla fine la somma che la famiglia cosentina avrebbe estorto loro ammonta a poco meno di 15 mila euro. Le vittime raccontano di continue minacce di morte, di essere state rinchiuse nel magazzino di Portapiana, costrette a salire in auto con i loro aguzzini e addirittura percosse quando il marito pretese la restituzione del denaro. In seguito a questo episodio venne presentata la denuncia ai carabinieri dalla quale sono scaturiti gli arresti. ALESSANDRO BOZZO [email protected] il processo Riciclaggio d’auto Sentenza a gennaio Bisognerà attendere il prossimo 16 gennaio per conoscere il destino giudiziario dei quattro cosentini coinvolti nell’inchiesta milanese sul riciclaggio internazionale di automobili. Sedici persone per le quali, in precedenza, la Procura di Milano ha chiesto condanne comprese tra quattro e sette anni e mezzo di reAnche quattro clusione. Ieri, si sono concosentini cluse le arringhe dei legali difensori Gemma Altimacoinvolti ri, Maurizio Nucci e Loin un’inchiesta renzo Aiello, ma la promilanese grammata è poi slittata al nuovo anno. I cosentini coinvolti rispondono ai nomi di Carmelo Salvatore Testa, Orlando Scarlato, Carmine De Rango e Domenico Donato. Testa, considerato tra i promotori dell'attività criminale, rischia il massimo della pena, tra quelle invocate dal pm meneghino. Gli altri tre, invece, si assestano a quota sei anni e sei mesi di reclusione ciascuno. Per tutti, l'accusa è di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio di autovetture. In particolare, veicoli di grossa cilindrata (Audi, Mercedes, Porsche) e di provenienza illecita. Le auto, infatti, venivano rubate in giro per l'Europa da soggetti mai identificati e poi acquistate dal gruppo di italiani che, secondo gli inquirenti, dopo aver provveduto a cambiare targhe e numeri di telai, le immettevano nuovamente sul mercato, garantendosi così dei cospicui profitti quantificati in circa un milione di euro. (mcr) 37 MARTEDÌ 6 dicembre 2011 calabria AMANTEA - CAMPORA SAN GIOVANNI - LONGOBARDI ora Attriti tra gruppi criminali Minacce alla titolare di un locale “vicina” al clan: «Chiama chi vuoi...» AMANTEA Il nuovo quadro criminale in quel di Amantea si va via via delineando in modo sempre più chiaro. Agli episodi riportati fino ad oggi da questa Testata, relativamente alla nascita di un nuovo gruppo criminale capeggiato da un “cane sciolto” ed al cui seguito ci sono altre sei persone (tra cui minorenni) se ne aggiungono altri. Eventi che, sebbene si siano verificati in luoghi pubblici, e quindi noti ai più, nessuno ha ancora avuto il coraggio di denunciare. Ciò che Calabria Ora sta per raccontare è accaduto all’interno di un noto locale di Amantea ed ha visto protagonisti il solito “cane sciolto” ed il suo gruppo, questa volta accompagnati da un altro spacciatore di Amantea più volte minacciato dalla locale cosca proprio perchè andava ad intaccare gli affari di “famiglia” sia in merito allo spaccio di droga sia in relazione alle estorsioni. Detto soggetto, in particolare, si sarebbe più volte presentato in negozi del luogo per prendere merce senza pagarla. Al fine di scongiurare che gli esercenti potessero pensare che il tizio fosse un emissario del clan, qualche picciotto aveva provveduto a fare recapitare al protagonista della vicenda qualche “messaggio”: dapprima gli hanno incendiato l’auto, poi gli hanno rubato un altro mezzo e, infine, gli è stato incendiato un bene. Ma, ritornando ai fatti di cronaca più recenti, diverse testimonianze del luogo, portano a ricostrui- attriti tra gruppi delinquenziali Insieme al “cane sciolto” ed ai suoi scagnozzi un altro spacciatore locale più volte minacciato dalla cosca Scorcio di Amantea re l’ennesimo presunto fattaccio. Due soggetti della banda avrebbero malmenato, per motivi futili, il cliente di un locale di proprietà di una donna molto vicina agli ambienti criminali che contano. Ed anche quest’ultimo, nel tentativo di rimettere le cose a posto, in una distinta circostanza si sa- rebbe vista arrivare due ceffoni assestati in pieno visto. Con l’aggravante che l’autore materiale di tale insano e pericoloso gesto, come se non ba- stasse, avrebbe urlano in faccia alla donna: «adesso chiama pure chi vuoi, tanto io non ho paura». L’attrito tra gruppi delinquenziali, quindi, è ufficialmente in atto. Il “cane sciolto”, in partico- lare, appare sempre più convinto di poter gestire gli affari illeciti ad Amantea adispetto di chi, attualmente in carcere, “regna” in quel territorio e, comunque, si ritrova elementi di raccordo e di riferimento che allo stato sono a piede libero in città. Ad aggravare ulteriormente la situazione, in casa della ‘ndrangheta, il recente arresto di alcune settimane addietro in quel di Fiumefreddo Bruzio, dove è stato tratto in arresto uno degli spacciatori della cosca con tanto di droga, soldi e armi. Un danno non indifferenti, e difficilmente recuperabili in termini di nuova manovalanza. STEFANIA SAPIENZA [email protected] AMANTEA/2 Coreca, galleria rinnovata Fs ha completato i lavori di restyling per 59 milioni di euro «Conclusi i lavori di restyling della L’Ente ferrovie della Calabria ha completato il restyling della galleria Galleria Coreca con la ricostruzione Coreca, sulla linea Battipaglia-Reg- delle due canne», si legge in una nogio Calabria. A seguito di ciò, pertan- ta stampa. «Riattivata, quinto, è stata riattivata la di, - prosegue il cocircolazione su enRiattivata la municato delle ferrotrambi i binari della circolazione vie - la circolazione predetta linea ferrosu entrambi i binari viaria. L’investimensulla tratta fra le stazioni di to complessivo per i Battipaglia Amantea e Campora lavori di che trattasi San Giovanni, sulla è costato alle ferrovie Reggio Calabria linea Battipaglia 59 milioni di euro. Ad ogni modo, a fornire i dettagli del- Reggio Calabria, adesso percorribile le operazioni proprio le ferrovie del- nei due sensi di marcia ad una velocità di 200 km/h». E le novità non fila Calabria. niscono qua. Infatti, contemporaneamente ai lavori di restyling, «necessari per lo stato di degrado della struttura, causato dalle continue infiltrazioni d’acqua provenienti dal terreno, rete ferroviaria italiana (gruppo Fs) ha rinnovato interamente la sede ferroviaria e le apparecchiature tecnologiche. I lavori della canna in direzione nord (iniziati il 21 giugno del 2010, investimento 29 milioni di euro) sono stati completati rispettando la tabella di marcia, operando giornalmente con turni lavorativi sulle 24 ore, in regime di interruzione totale della circolazione ferroviaria». Infi- AMANTEA/3 ne, a conclusione della nota, le ferrovie ha evidenziato come «l’investimento complessivo è stato di 59 milioni di euro». Finalmente, quindi, sono finiti i disagi. s. s. LONGOBARDI Scuola, la protesta adesso si trasferisce alla Regione Genitori pronti ad arrivare anche in tribunale. Sta per nascere un Comitato ad hoc Lezioni di stile e comportamentali da Campora San Giovanni sul dimensionamento scolastico. Nel mentre, infatti, in diverse realtà del Tirreno cosentino, all’indomani dell’approvazione delle varie delibere comunali ad opera del consiglio provinciale, le polemiche sono state archiviate (forse per rassegnazione) nella frazione amanteana la protesta va avanti ad oltranza. A breve, infatti, sarà costituito un Comitato di cittadini che porteranno in seno alla Regione Calabria tutte le lamentele possibili ed immaginabili (documenti alla mano ovviamente) su quanto verificatosi prima nel consiglio comunale di Amantea e poi in quello provinciale. Nonostante, infatti, il consigliere provinciale Giovanni Battista Morelli (supportato da un documento sottoscritto anche dai consiglieri Antonio Rubino e Giuseppe Nesi) avesse evidenziato al presidente Oliverio, ed a tutta l’Assise provinciale, i problemi insistenti nel proprio Comune per quel che concerne il dimensionamento scolastico, la delibera dell’amministrazione Tonnara è stata approvata. Questo ha sortito l’ira di tutti i camporesi che domenica pomeriggio si sono dati appuntamento nella piazza San Francesco della frazione per manifestare Il centro della città della “A. Longo” di Campora San Giovanni, Marcello Mannarino, per smentire l’amministrazione comunale circa il mancato possesso dell’autonomia da parte della struttura camporese. «L’autonomia c’è sempre stata e la legge prevede di accorpare proprio gli istituti con autonomia e non di crearne di nuovi». Fatto sta che, se i genitori non riusciranno ad otteneIntanto, il re giustizia dalla Regruppo “Noi gione, porteranno la Campora” dice vicenda in tribunale. il gruppo basta ai raggiri Intanto, “Noi Campora”, per il e chiede giustizia tramite di Luca Ferraro, ha fatto sapere di essere «offesi, ma non meravigliati, per Scorcio di Amantea quanto verificatosi. A questo punto chiediamo all’amministrazione di realizzare a il proprio dissenso nei confronti della Campora almeno una sola opera, viste le giunta. E, seppure qualche firmatario del- tante promesse mai mantenute e la cola medesima delibera qualche ora dopo si stante spoliazione di uffici, servizi e altro. era detto pentito di ciò che aveva fatto, al- Si era parlato di decentramento amminila protesta a Campora l’unico ad essere strativo, consiglio di frazione e altro, ma presente - oltre a Morelli, Rubino (Nesi nulla di tutto ciò è mai stato fatto». Ad ha fatto pervenire una missiva per mani- ogni modo: «Noi saremo al fianco dei gefestare la propria vicinanza ai genitori) - nitori. Basta usare Campora solo in camè stato, come sempre, Marcello Socievo- pagna elettorale». le. Presente anche il dirigente scolastico s. s. «Governatori incapaci Problemi tutti irrisolti» Il gruppo consiliare “Longobardi domani” ha programmato, per il 7 dicembre, con inizio alle ore 19, presso l'Hotel Gaudio, un’assemblea pubblica per discutere dei problemi della città. Problemi segnalati più volte all’amministrazione ma, ancora oggi, tutti irrisolti. «A distanza di anni- scrive il gruppo consiliare - non sono ancora stati risolti problemi di primaria importanza indispensabili per i cittadini di Longobardi, nonostante i numerosi solleciti e le conseguenti assicurazioni da parte degli stessi amministratori, nonché la montagna di soldi spesi». Va ricordato che «alcuni di questi, furono il cavallo di battaglia degli attuali amministratori, alle amministrative di molti anni addietro. Ma non solo non si è riusciti, in tutti questi anni, a risolvere problemi importan- Il Comune di Longobardi ti, per quanto questa amministrazione si è dimostrata incapace di affrontare e risolvere anche l'ordinaria amministrazione. Solo colpa della situazione economica disastrosa nella quale versa il nostro Comune? Per giunta creata da questi amministratori, o incapacità degli stessi?». Per fare il punto sulla situazione politico/amministrativa, è stato programmato il vertice. s. s. 9 Gazzetta del Sud Martedì 6 Dicembre 2011 Calabria . Sgominata dai carabinieri un’organizzazione di allevatori dedita alle frodi comunitarie con la complicità di controllori infedeli dei Centri di assistenza agricola Locride, l’Ue pagava per pecore fantasma Agli arresti domiciliari sono finiti 12 dei 41 indagati. Scandagliato dall’Arma anche il settore olivicolo Piero Gaeta Coinvolto nel processo “Terrazzamento” REGGIO CALABRIA Nella Locride esistono allevatori di pecore e capre con la bacchetta magica. Allevatori capaci di fare lievitare i capi dei loro allevamenti per spillare contributi all’Ue, grazie anche a controllori infedeli e compiacenti dei Centri di Assistenza Agricola. «Acquistavano 4 o 5 capi – ha affermato il capitano Vincenzo Ferrara del Nucleo antifrodi di Salerno – e in paio di mesi diventavano centinaia. Degli autentici maghi». Una frode studiata nei minimi dettagli che oltre agli allevatori ha interessato anche il settore olivicolo con uliveti fantasma che producevano tanto olio con il coinvolgimento di gestori di frantoi e ispettori delegati al controllo. «Un’indagine lunga due anni con grande professionalità dai Carabinieri – ha detto il procuratore aggiunto Ottavio Sferlazza – che ha coinvolto oltre 150 aziende e che ha portato agli arresti domiciliari 12 persone alle quali sono stati sequestrati beni per un valore equivalente di quasi un milione di euro. E credo che la misura patrimoniale sia anche più importante di quella personale». In totale gli indagati sono 41 ma per 29 il gip Daniela Oliva non ha ritenuto che ci fossero indizi tali per applicare la misura cautelare che la Procura aveva richiesto. Ai domiciliari sono finiti: Salvatore Scordo, 32 anni, di Africo, Leo Condemi (38) di Africo, Rosa Gligora (38) di Africo, Francesco Gligola (36) di Bianco, Giuseppe Frisina (38) di Bianco, Giuseppa Romeo (59) di Africo, Maria Morabito (56) di Africo, Pietro Favasuli (43) di Africo, Elisabetta Nirta (36) di Africo, Domenico Principato (36) di Locri, responsabile del Centro assistenza agricola di Bianco; Carmelo Scaramozzino (57) di Brancaleone, e Pasquale Furferi (56) di Brancaleone, entrambi dipendenti dell’ufficio agricolo di Brancaleone. Le indagini, avviate dalla Stazione di Africo («un’altra testimonianza che funziona bene il “modello Reggio”», ha chiosato il ten. col. Carlo Pieroni) hanno consentito di accertare che il gruppo affaristico presentava false dichiarazioni all’Agea (agenzia per le erogazioni in agricoltura), da parte di 30 allevatori di centinaia di capi ovi-caprini in realtà inesistenti o con dati di consistenza maggiorati, anche allo scopo di ottenere dal Servizio Veterinario il codice e il registro aziendale necessari per presentare le istanze di finanziamento. La truffa è stata possibile farla anche grazie alla complicità di ispettori degli Uffici provinciali agricoltura incaricati dei controlli, i quali, all’atto delle verifiche per conto dell’Agea, attestavano la presenza degli animali. Nel settore olivicolo, i titolari delle aziende attestavano falsamente l’esistenza di consistenti Reggio, assassinato con due colpi in testa l’imprenditore Martino Il colonnello Maurizio Delli Santi, il procuratore aggiunto Ottavio Sferlazza e il tenente colonnello Carlo Pieroni I complimenti Una pattuglia dell’Arma impegnata nei controlli estensioni di fondi coltivati a uliveto per cui venivano percepiti aiuti comunitari in relazione a quantitativi di olio fittiziamente prodotti. Le investigazioni si sono avvalse delle “analisi di rischio” fornite dall’Agea e di rilevazioni geosatellitari del territorio, e hanno Alberto Statti presidente regionale Confagricoltura: avanti così Il capitano Vincenzo Ferrara del Nucleo antifrodi carabinieri permesso un’articolata attività di verifica tecnico-finanziaria sulla base dei controlli incrociati sul Sistema informativo agricolo nazionale e sulle banche dati dell’Anagrafe zootecnica di Teramo e dell’Agenzia del Territorio. Un altro aspetto importante dell’operazione è quello riguardante l’aggressione anticipata ai patrimoni criminali illecitamente perseguiti per rendere più incisiva la tutela della legalità anche nel sistema degli aiuti al comparto agroalimentare. Sono stati eseguiti anche i provvedimenti di “sequestro preventivo” “per equivalente” previsti dall’art. 321 cpp di conti correnti, terreni, fabbricati e auto di grossa cilindrata per il valore equivalente di circa 1 milione di euro pari al valore degli illeciti finanziamenti comunitari Il ministro Mario Catania accertati nelle campagne agricole dal 2004-2008. «L’aggressione ai patrimoni illeciti – ha commentato il colonnello Delli Santi – nelle frodi comunitarie è di fondamentale importanza perché in base alla normativa comunitaria l’entità dell’illecito finanziamento sottratto illegalmente al budget comunitario è posta a carico dello Stato membro almeno nella misura del 50% ma anche oltre se lo Stato si rileva inadempiente rispetto agli obblighi comunitari». Le azioni di recupero avviate dai Nuclei Antifrodi Carabinieri d’intesa con la Magistratura servono anche a tutelare la concorrenza e la libertà dei mercati che vengono alterati dalla condotta disonesta di chi accede illecitamente a finanziamenti europei. Il ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Mario Catania: «Quest’operazione dei Carabinieri a tutela della legalità nel sistema dei finanziamenti comunitari in agricoltura, mi consente di esprimere pubblicamente per la prima volta nel ruolo di Ministro il mio incondizionato apprezzamento per l’attività svolta con assoluta competenza e grande spirito di sacrificio dai Carabinieri che operano alle dipendenze funzionali del Ministero. Ad essi è affidata un’importante missione sempre più strategica per gli interessi del Paese: la lotta all’agropirateria e alle frodi comunitarie del comparto agroalimentare». REGGIO CALABRIA. Era uscito dalla palestra dopo un buon allenamento. Ha attraversato la strada con le chiavi in mano pronto a salire sul Fiat Doblò bianco che lo doveva riportare a casa dove l’attendevano la moglie e i tre figli. Un killer silenzioso glielo ha impedito. Per sempre. Due colpi di pistola calibro 7,65 hanno centrato in testa Bruno Vittorio Martino, 46 anni, imprenditore edile. Gli spietati killer, compiuta la loro missione di morte, si sono volatilizzati subito nella notte di Pellaro e nel luogo appartato non c’erano nemmeno testimoni. Scattato l’allarme, dato una voce anonima al 113, sulla scena del delitto sono piombate le Volanti della Polizia coordinate dal vicequestore aggiunto Giuseppe Pizzonia. Nonostante i due proiettili nel cranio, Martino era ancora vivo ed è stato trasportato d’urgenza agli Ospedali Riuniti per un tentativo disperato di poterlo strappare alla morte. I medici si sono subito accorti che le condizioni del ferito erano disperate e, infatti, dopo nemmeno un’ora dal ricovero è giunta la notizia che Martino era spirato. Decisivo a causare il decesso potrebbe essere stato il proiettile che è entrato all’altezza della tempia destra ed è uscito dall’altra parte. Questi dettagli, tuttavia, saranno chiariti meglio dall’esame autoptico. Adesso starà agli investigatori della Squadra Mobile, diretta dal primo dirigente Renato Cortese, fare luce su questo terribile fatto di sangue. Le modalità sembrano essere chiaramente Alberto Statti presidente di Confagricoltura Calabria: «La brillante operazione delle nostre forze dell’ordine difende e tutela gli imprenditori agricoli veri. Plaudiamo al blitz dei Carabinieri del Nucleo antifrodi in collaborazione con il Comando Provinciale di Reggio Calabria contro il sistema degli illeciti finanziamenti comunitari nell’agroalimentare, comparto strategico per l'economia regionale». Un poliziotto esamina la scena del crimine Il governatore invita il presidente del Consiglio a proseguire l’iter per la realizzazione dell’opera Ponte sullo Stretto, Scopelliti scrive a Monti CATANZARO. Il presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti ha inviato una lettera al presidente del Consiglio Mario Monti sulla costruzione del Ponte sullo Stretto. Scopelliti nella missiva – diffusa dall’Ufficio stampa della Giunta – ha sottolineato che «la Regione Calabria ritiene fondamentale la costruzione del ponte sullo Stretto. La mia Regione – ha aggiunto – soffre di un gap infrastrutturale notevole e la costruzione della mega opera porterà dei benefici al nostro territorio al pari di quello siculo». Il governatore della Regione Calabria ha inoltre evidenziato, nella lettera al premier Monti, che «con il presidente della Regione Sicilia Raffaele Lombardo abbiamo portato avanti, recentemente, una battaglia a difesa del corridoio 1 Berlino-Palermo che rischiava di essere preferito ad un'altra direttrice ferroviaria. L’Unione Europa ha ben compreso l’importanza di tale asse viario e per questo le nostre richieste hanno avuto esito positivo. In questa ottica il Ponte sullo Stretto è un opera indispensabile, strategica per que- mafiose: due colpi in testa è in grado di piazzarli solo un killer professionista e possono anche indicare una pista da seguire con attenzione. Pochi giorni fa, Vittorio Bruno Martino era stato rinviato a giudizio nell'ambito del processo “Terrazzamento” e doveva comparire davanti al Tribunale reggino il prossimo 27 gennaio. Un processo nato da un’operazione condotta dai Carabinieri del Noe, coordinati della Procura di Reggio Calabria, che il 7 febbraio 2010 aprì uno squarcio inquietante sullo smaltimento illecito di rifiuti alla periferia di Reggio. Nell’ambito di quell’inchiesta, ci fu anche il sequestro di società e beni per un valore di circa sette milioni di euro, tra i quali un bar-rosticceria all’interno dell’aeroporto dello Stretto, che era gestito dalla vittima. Secondo il castello accusatorio della Procura, Martino aveva realizzato una discarica abusiva nel vallone Bovetto in cui confluivano rifiuti provenienti da demolizioni edili, riempiendo un intero vallone di proprietà della società Eko Mrf amministrata dallo stesso Martino. Il terreno, secondo le carte, doveva essere realizzato a terrazzamenti da destinare ad uliveti. Ma di ulivi non fu trovata traccia. Per questi reati Martino, nei giorni scorsi, è stato rinviato a giudizio insieme ad altre 15 persone con l’accusa, a vario titolo, di realizzazione di discarica abusiva di rifiuti speciali non pericolosi, traffico di rifiuti e gestione e trasporto non autorizzati di rifiuti speciali.(p.g.) Il modello del Ponte sullo Stretto. Scopelliti chiama in causa Monti sta direttrice. Un’opera che certamente servirà alla Calabria ed alla Sicilia per un nuovo sviluppo economico di quest’area» . Il presidente calabrese ha fatto presente al premier che «non si tratta solo di posti di lavoro che si creeranno con la costruzione dell’opera, bensì di far conoscere al mondo intero come, anche nel profondo Sud, è possibile costruire un’infrastrutture utile alla popolazione ed unica al mondo». Nella lettera, Scopelliti ha raccomandato al primo ministro «di non ritardare l’iter poi- ché tutto ciò si riverserebbe a catena sul nostro Paese e sui nostri territori». Al termine della missiva, il governatore si è detto convinto che «dal Governo nazionale, su questo problema, ci sarà la massima attenzione». A proposito del carente sistema dei Trasporti nel Sud, ieri è intervenuto il consigliere regionale Fausto Orsomarso, che ha risollevato il problema del taglio dei treni-notte che penalizzano soprattutto Calabria e Sicilia. Orsomarso, che ha la delega ai Trasporti, sottolinea sul problema l’impegno congiunto dei presidenti Lombardo e Scopelliti, annunciando che «verranno incalzati Governo e Trenitalia fino all’ultimo minuto utile affinché si possano rivedere le ultime decisioni». 25 Gazzetta del Sud Martedì 6 Dicembre 2011 . Calabria INDAGINE INFINITO Il governatore parla dell’arresto del consigliere regionale del Pdl Dalla relazione della Corte dei Conti emerge un giudizio negativo Scopelliti: chi poteva immaginare Acque, duri rilievi a Sorical vigila e costa troppo» che Morelli flirtasse con le cosche? «Non Abramo: le nostre tariffe sono fra le più basse d’Italia «Uno come lui, legato alla Chiesa! Attaccare la politica aiuta la mafia» Tonio Licordari REGGIO CALABRIA Sull’indagine ”Infinito”, condotta dalla Dda di Milano in collaborazione con la Procura di Reggio, che ha portato tra gli altri all’arresto del consigliere regionale del Pdl Franco Morelli e del magistrato Vincenzo Giuseppe Giglio, il governatore Scopelliti si era limitato a commentare «parlerò quando potrò leggere le carte». Ieri Scopelliti ha utilizzato la ribalta del convegno promosso dal “Museo della ‘ndrangheta”, che ha inaugurato la serie degli eventi legate al tema “La Ferita”, per far conoscere la sua opinione. Il dibattito, che si è tenuto nella sala delle conferenze della Provincia, era proprio centrato sulla cosiddetta “Area grigia della ‘ndrangheta”. Come dire: quando l’evento cammina con l’attualità. Il governatore Scopelliti esordisce: «La 'ndrangheta vota chi vince ma ritengo che il voto a Reggio non sia blindato ma anzi sia prevalentemente libero. Sono sicuro che la maggior parte dei cittadini di questa città sia liberamente in grado di esprimere le proprie scelte». Atteso il suo riferimento alle ultime vicende che coinvolgono un consigliere regionale del suo partito e della sua maggioranza di centrodestra. Morelli? Una vera sorpresa per tutti. Si domanda infatti Scopelliti: «Chi poteva immaginare di Franco Morelli una cosa del genere, di una persona vicina alla Chiesa, scoperta a flirtare con i poteri criminali? Tutti Franco Morelli a Palazzo Campanella (foto di repertorio) sottoscrissero un codice etico. Siamo stati i primi a farlo per selezionare le candidature. Poi succede che il candidato Zappalà va a chiedere i voti al boss. Ma solo dopo essere stato candidato. E poi, Morelli. Il problema non è cosa può fare la politica di più. Ho addirittura chiesto ad alcuni candidati di portare il certificato del casellario giudiziale. E mi sono ritrovato alcune persone che sono andate dal boss Pelle a lamentarsi di me. Fatti che non sono stati esattamente rappresentati dalla stampa. Alzi la mano in questa sala chi sapeva che Franco Morelli avesse questo tipo di rapporti. Siamo pronti a discutere su tutti, ma attenzione alle delegittimazioni della politica che serve solo alla 'ndrangheta ed ai poteri occulti che pensano in questo di poter condizionare l'azione politica nei diversi territori». Franco Morelli, secondo eletto nella provincia di Cosenza, con oltre 13 mila preferenze, aspirava a fare l’assessore regionale. Nell’ordinanza vengono riportate le pressioni fatte da Gianni Alemanno in favore di Morelli sia nei confronti di Scopelliti che di Ignazio la Russa. Il governatore però è irremovibile. Alemanno chiama Morelli. in sintesi gli dice: «Per adesso accontentati della presidenza della commissione bilancio perché Scopelliti ha il coltello dalle parte del manico, di più non posso fare. Però al primo rimpasto, probabilmente nei primi mesi del 2012, tu dovrai entrare in Giunta, altrimenti Scopelliti me la pagherà». In politica questo tipo di pres- Coldiretti soddisfatta del voto in Consiglio MARCHI Iniziative a difesa del Made in Calabria Convenienza e affidibilità, Auchan al primo posto CATANZARO. Il presidente della Coldiretti Calabria Pietro Molimaro ha espresso soddisfazione per l’approvazione all’unanimità, in Consiglio regionale, dell’ordine del giorno a tutela del vero “Made in Italy” agroalimentare e contro il sostegno finanziario pubblico di iniziative imprenditoriali finalizzate a commercializzare sui mercati esteri prodotti contraddistinti da un italian sounding pur non avendo nulla a che fare con le produzioni del nostro territorio. Il presidente Molinaro ha sottolineato il lavoro svolto dell’assessore Trematerra e dal consigliere Gallo per la messa a punto dell’ordine del giorno poi approvato dal Consiglio regionale all’unanimità. «L’ordine del giorno – viene ricordato – mira a ottenere esaustive informazioni, anche al fine di valutare possibili azioni legali a tutela dell’immagine della Regione il cui improprio utilizzo è foriero di danni al sistema produttivo e occupazionale regionale ed ad impedire l’uso improprio di risorse pubbliche per la commercializzazione sui mercati esteri di prodotti di imitazione Italian sounding, a favore, invece, della promozione dell’autentico Made in Italy di cui la Calabria ne è una pezzo importante». Alcuni eventi organizzati da Callipo Prosegue il mini-tour di degustazione di gelati CATANZARO. Dopo l’esordio di venerdì scorso ad Acri, prosegue lo speciale mini tour di degustazioni gratuite che, per due settimane, porterà la Callipo Gelateria in giro per la Calabria. Dal 2 al 4 dicembre lo stand della Callipo Gelateria è stato allestito, nell’ambito di “Assaporagionando”, il Salone Mediterraneo dei Prodotti tipici, giunto quest’anno alla sua nona edizione, nel Chiostro della Comunità Montana della Sila Greca. L’azienda parteciperà anche alla manifestazione itinerante “Natale con il gusto naturale 2011” organizzata dalla Regione - Dipartimento Agricoltura, Foreste e Forestazione - nell’ambito delle iniziative di valorizzazione della filiera agroalimentare calabrese e dell’incentivazione al consumo di produzioni di filiera corta (dal produttore al consumatore). Dopo la tappa di domenica scorsa a Catanzaro, lo stand della Callipo Gelateria sarà presente domenica 11 a Cosenza (Lungo Crati) e giovedì 15 dicembre a Vibo Valentia (piazza Martiri d’Ungheria). CATANZARO. Il marchio Auchan è primo nel suo settore per convenienza, offerte e promozioni, affidablità, esperienza d’acquisto nel punto di vendita, servizio al cliente e nel rapporto innovazione-concorrenza. Lo rivela lo studio “Best Retail Brands” commissionato da Kelkoo in sette mercati europei (Regno Unito, Francia, Germania, Spagna, Italia, Paesi Bassi e Danimarca) e realizzato dal Centre for Brands Analysis che ha vagliato le opinioni di oltre 10.500 consumatori (1.500 solo in Italia) su 286 marchi leader in Europa (50 in Italia). Gli intervistati hanno valutato il marchio in base a dieci caratteristiche: convenienza, offerte e promozioni, affidabilità, esperienza d’acquisto nel punto vendita, servizio al cliente, livello d’innovazione rispetto ai concorrenti, consapevolezza ambientale, miglior servizio di consegna, reputazione “cool”. Su tutte queste caratteristiche, Auchan si è classificata prima nel suo settore sei volte su dieci. Da notare come i 50 marchi italiani menzionati nell’indagine facciano capo ai primi 45 retailer per vendite nel 2010 e ai primi cinque operatori on line. Dal rapporto è emerso che la convenienza è il fattore fondamentale per quasi il 60% degli intervistati così come tre clienti su quattro ritengono prioritarie convenienza e il rapporto offerte/promozioni. sioni (o di promesse) sono di normale routine, non c’è quindi da scandalizzarsi. Chiaramente Alemanno, che non risulta indagato, non poteva conoscere i rapporti tra Morelli e i clan Lampada e Valle. Lo stesso gip Giuseppe Gennari sostiene infatti che il sindaco di Roma non aveva idea di chi fossero i Lampada, anche se ha l’opportunità di incontrare alcuni esponenti del clan a Lamezia Terme durante la cresima della figlia di Morelli. Intanto il presidente del Consiglio regionale Franco Talarico, pure lui presente al convegno reggino promosso dal “Museo della ‘ndrangheta”, ribadisce che «l’istituzione non può essere inficiata dalle presunte responsabilità di un singolo consigliere». Quasi certamente, se arriverà il decreto di sospensione del Ministero dell’Interno, Franco Morelli sarà surrogato con Ennio Morrone nella seduta del Consiglio regionale del 19 dicembre. Sul fronte dell’indagine ieri il gip Gennari ha provveduto a convalidare il sequestro di atti e documenti prelevati nell’abitazione e nello studio del dott. Vincenzo Giglio (il medico), il quale si era avvalso della facoltà di non rispondere, in quanto, ricordano i suoi legali (Mario Alvaro e Giacomo Iaria), non aveva avuto l’opportunità di leggere le 800 pagine dell’ordinanza. I due legali annunciano i prossimi passi in favore del loro assistito: presto presenteranno ricorso al Tribunale del Riesame e chiederanno al gip che Vincenzo Giglio venga interrogato. Danilo Colacino CATANZARO La Sezione Regionale di Controllo per la Calabria della Corte dei Conti si è espressa in termini molto negativi sulla gestione delle risorse idriche da parte della Sorical, come si evince da uno dei passaggi chiave della relazione letta dal prof. Quirino Lorelli: «Il fenomeno della dispersione di acqua potabile nella nostra regione è certamente tra le cause di inefficienza più gravi della rete acquedottistica: vi concorrono variegati fattori quali la vetustà della rete di distribuzione finale, i furti d’acqua, l’utilizzo in agricoltura d’acqua destinata al consumo umano, una inesistente vigilanza sugli approvvigionamenti comunali da Sorical Spa, un sistema di fatturazione finale a dir poco incongruo, l’abdicazione degli uffici tecnici comunali e dei vigili urbani a perseguire e impedire pessimi “stili di vita” dei propri cittadini». I vari rilievi, tutt’altro che marginali, sono stati mossi nell’adunanza di ieri tenuta dal Collegio giudiziario contabile presieduto da Francesco Franceschetti e composto, oltre al citato relatore Lorelli, dai consiglieri Cosmo Sciancalepore, Massimo Agliocchi, Natale Longo e Giuseppe Ginestra. Un’udienza alla quale hanno presenziato, fra gli altri, anche il presidente della Sorical Sergio Abramo e l’amministratore delegato Maurizio Del Re, la presidente della Provincia di Catanzaro Wanda Ferro nonché i commissari liquidatori degli Ambiti Territoriali Ottimali di Sergio Abramo Catanzaro (Ato 2 )Giudo Bisceglia, di Cosenza (Ato 1) Vincenzo Schirinzi e di Vibo Valentia (Ato 4) Santino Gurzillo. Accanto a loro il dirigente della Regione Domenico Maria Pallaria, in rappresentanza dell’assessore ai Lavori Pubblici Pino Gentile. Fra i presenti anche l’assessore all’Ambiente Matteo Malerba, che aveva anche chiesto di poter intervenire ma che non è stato ammesso a parlare dalla Corte in quanto sprovvisto di delega da parte del presidente dell’ente. E proprio in merito agli Ato, ormai sciolti, il dott. Ginestra ha fatto notare che sono i rispettivi commissari liquidatori a risponderne in nome e per conto, aggiungendo che non possono coesistere per la loro gestione un organo ordinario, cui è demandata l’amministrazione, e uno straordina- rio, al quale fa invece capo la liquidazione. Il presidente del Collegio ha anche espresso rammarico per l’assenza di una rappresentanza politica della Regione. Riguardo alle sottolineature della Corte sulla Sorical (società mista, partecipata dalla Regione) il presidente Abramo ha inizialmente chiesto che fosse l’amministratore delegato della stessa società a dover delucidare i giudici. «Determinati appunti e richieste di chiarimenti – ha spiegato – involgono aspetti e situazioni anche risalenti nel tempo. Io, però, sono presidente da appena un anno». Richiesta rigettata dalla Corte, dopo una brevissima riunione durata pochi minuti, che ha spinto Abramo a leggere le controdeduzioni già inoltrate per iscritto. «Registriamo – ha peraltro affermato il presidente della SpA – una conclamata inadempienza da parte di un consistente numero di Comuni, che pur incassando i tributi per i servizi idrici erogati poi non ci paga. Noi, per giunta, in taluni casi eroghiamo pure la corrente elettrica. Ecco perché stiamo monitorando i Municipi non virtuosi nei confronti della Società. Chiudo, ricordando anche che la nostra è una delle tariffe tra le più basse in Italia». A seguire la Ferro: «Alcuni problemi della Sorical riguardano anche l’Ato di Catanzaro. Anche se sono in carica dal 2008, mi sono informata sul pregresso relativamente agli Ambiti Territoriali Ottimali. Riunire la conferenza dei sindaci, e raggiungere il numero legale, per discutere degli Ato era un’impresa». 27 Gazzetta del Sud Martedì 6 Dicembre 2011 Calabria . REGGIO Alle 20.45 di ieri un killer ha atteso Bruno Vittorio Martino, 46 anni, all’uscita della palestra facendo fuoco con una pistola calibro 7,65 Imprenditore freddato con due colpi in testa L’agguato è avvenuto a Pellaro. La vittima era stata rinviata a giudizio nel processo “Terrazzamento” Piero Gaeta REGGIO CALABRIA Era uscito dalla palestra dopo un buon allenamento. Ha attraversato la strada con le chiavi in mano pronto a salire sul Fiat Doblò bianco che lo doveva riportare a casa dove l’attendevano la moglie e i tre figli. Un killer silenzioso glielo ha impedito. Per sempre. Due colpi di pistola calibro 7,65 hanno centrato in testa Bruno Vittorio Martino, 46 anni, imprenditore edile. I killer, compiuta la loro missione di morte, si sono volatilizzati subito nella notte di Pellaro e nel luogo appartato non c’erano nemmeno testimoni. Scattato l’allarme, dato una voce anonima al 113, sulla scena del delitto sono piombate le Volanti della Polizia coordinate dal vicequestore aggiunto Giuseppe Pizzonia. Nonostante i due proiettili nel cranio, Martino era ancora vivo ed è stato trasportato d’urgenza agli Ospedali Riuniti per un tentativo disperato di poterlo strappare alla morte. I medici si sono subito accorti che le condizioni del ferito erano disperate e, infatti, dopo nemmeno un’ora dal ricovero è giunta la notizia che Martino era spirato. Decisivo a causare il decesso potrebbe essere stato il proiettile che è entrato all’altezza della tempia destra ed è uscito dall’altra parte. Questi dettagli, tuttavia, saranno chiariti meglio dall’esame autoptico. Adesso starà agli investigatori della Squadra Mobile, diretta dal primo dirigente Renato Cortese, fare luce su questo terribile fatto di sangue. Le modalità sembrano essere chiara- mente mafiose: due colpi in testa è in grado di piazzarli solo un killer professionista e possono anche indicare una pista da seguire con grande attenzione. Pochi giorni fa, Vittorio Bruno Martino era stato rinviato a giudizio nell'ambito del processo “Terrazzamento” e doveva comparire davanti al Tribunale reggino il prossimo 27 gennaio. Un processo, questo, nato da un’operazione condotta dai Carabinieri del Noe, coordinati della Procura di Reggio Calabria, che il 7 febbraio 2010 aprì uno squarcio inquietante sullo smaltimento illecito di rifiuti alla perfieria di Reggio. Nell’ambito di quell’inchiesta, ci fu anche il sequestro di società e beni per un valore di circa sette milioni di euro, tra i quali un bar-rosticceria all’interno dell’aeroporto dello Stretto, che era gestito dalla vittima. Secondo il castello accusatorio della Procura, Martino aveva realizzato una discarica abusiva nel vallone Bovetto in cui confluivano rifiuti provenienti da demolizioni edili, riempiendo un intero vallone di proprietà della società Eko Mrf amministrata dallo stesso Martino. Il terreno, secondo le carte, doveva essere realizzato a terrazzamenti da destinare ad uliveti. Ma di ulivi non fu trovata traccia. Per questi reati Martino, nei giorni scorsi, è stato rinviato a giudizio insieme ad altre 15 persone con l’accusa, a vario titolo, di realizzazione di discarica abusiva di rifiuti speciali non pericolosi, traffico di rifiuti e gestione e trasporto non autorizzati di rifiuti speciali. Ma la giustizia degli uomini non potrà più giudicarlo. Vittorio Bruno Martino, 46 anni, è stato ucciso ieri sera. Nelle altre immagini: la Polizia effettua i primi rilievi sulla scena del crimine (FOTO ATTILIO MORABITO) Martedì 6 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud 34 Cronaca di Reggio . MUSEO DELLA ‘NDRANGHETA Ha preso avvio ieri alla Provincia, per concludersi a marzo prossimo, la manifestazione promossa da Claudio La Camera “La Ferita” è sempre aperta e sanguinante Scopelliti: la stragrande maggioranza di cittadini della nostra comunità sa quali sono le scelte giuste da fare Luigi De Angelis La ferita è ancora aperta e a distanza di un anno l’area grigia in cui pullula il “virus” della ‘ndrangheta sembra addirittura essersi progressivamente allargata, proprio come una lenta quanto inesorabile metastasi. Come dimostrano gli ultimi inquietanti casi di cronaca giudiziaria sull’asse Milano-Reggio Calabria, è necessario compiere un deciso salto di qualità nell’analisi e nel contrasto di un fenomeno che ormai più che confondersi, sembra essere a tutti gli effetti parte integrante della società in cui viviamo. Il primo passo, costituito semplicemente dal nominarla, è stato compiuto dodici mesi fa. Ad un anno dalla prima iniziativa, il “Museo della ‘ndrangheta” ha nuovamente portato la più potente organizzazione criminale sotto i riflettori, per analizzarne relazioni di complicità e collusioni tra cultura, economia e politica. Nella seconda edizione de “La ferita” infatti (lungo percorso di approfondimento e confronto che terminerà nel marzo del 2012), si discuterà e tanto, della famigerata “area grigia”. Ieri il primo appuntamento nel salone delle conferenze della Provincia, ha segnato l’avvio ufficiale di lavori a cui non hanno voluto mancare la massime autorità istituzionali. Presenti infatti all’incontro coordinato dal responsabile del “Museo della ‘ndrangheta”, Claudio La Camera: il prefetto Luigi Varratta, il procuratore generale, Salvatore Di Landro, il presidente della Regione, Giuseppe Scopelliti, il presidente della Provincia, Giuseppe Raffa, il sindaco di Reggio, Demetrio Arena, il presidente della Camera di Commercio, Lucio Dattola, il vicario generale della Curia arcivescovile, Antonio Iachino e il presidente del Tribunale di Reggio, Luciano Gerardis. «È tempo di scelte chiare». È l’appello rivolto da Varratta che parlando della centralità della questione morale ha richiamato alla memoria la ricetta di Aldo Moro «il quale – ha detto il prefetto – già a suo tempo disse che questo Paese non si salverà se non nascerà un nuovo senso del dovere». Un fermo no a qualsiasi discorso di retroguardia da parte di Scopelliti, che ha messo in evidenza la necessità di svolgere analisi coerenti, specie in una fase molto delicata della politica regionale. «La nostra – ha detto il governatore – è una comunità composta da una stragrande maggioranza di cittadini che liberamente ogni giorno sanno bene quali Nicola Gratteri, Francesco Talarico, Rocco Sciarrone e Vincenzo Geria A lezione di legalità con Nicola Gratteri Le agenzie educative antidoto contro le logiche mafiose Eleonora Delfino Fulvio Librandi, Giuseppe Raffa, Luigi Varratta, Claudio La Camera, Rocco Sciarrone al tavolo durante l’intervento del governatore Scopelliti Pasquale Melissari, Luciano Gerardis, Lucio Dattola e Demetrio Arena durante l’incontro alla Provincia sono le scelte giuste da compiere. In questi anni di amministrazione, al Comune prima e alla Regione adesso, abbiamo fissato delle regole che prima non c’erano. Penso ad esempio al codice etico con cui abbiamo selezionato i candidati prima delle regionali. Il prefetto Varratta fa appello alla questione morale: «È tempo di scelte chiare» Raffa: «I giovani sono gli interlocutori privilegiati nel percorso di sensibilizzazione» Poi accade che qualcuno sbaglia, ma attenzione a delegittimare la politica perché si fa proprio il gioco di quanti alimentano l’area grigia». Tanti i giovani presenti in sala. «Interlocutori privilegiati» secondo il presidente della Provincia, Giuseppe Raffa del «percorso di sensibilizzazione sociale e definizione dell’area grigia, intrapreso dal Museo della ‘ndrangheta. Impresa certo non facile e le stesse istituzioni a volte appaiono accerchiate da un sistema opprimente». «Anche il garantismo – prosegue Raffa – in certi casi appare come una coperta troppo corta rispetto agli episodi che si consumano ogni giorno. Alla politica il compito di chiu- dere i canali persuasivi rifiutando ogni forma di connivenza». Un plauso alla rinnovata attenzione sulla cosiddetta “area grigia” da parte del procuratore Salvatore Di Landro che ha invitato la platea a «prestare sempre la massima attenzione nell’agire quotidiano. Eventi come questo sono fondamentali perché abituano i giovani a prendere confidenza con i temi della legalità. Tutto ciò mi auguro possa diventare un nuovo abito mentale per la collettività per questo ritengo che si debba insistere molto sulle scuole». La società civile sembra finalmente reagire. Questo il pensiero del sindaco Arena che ha rimarcato come «solo qualche anno addietro, asso- ciazioni come quelle che animano questa manifestazione non esistevano. Nessuna istituzione da sola può vincere una battaglia che pone dinnanzi alla cittadinanza una sfida molto dura». Un invito al gioco di squadra «In un contesto disgregato infatti, ritengo che anche il prezioso lavoro delle realtà associative impegnate nella lotta antimafia, verrebbe vanificato» conclude il primo cittadino. A chiusura della corposa parte istituzionale una tavola rotonda ha messo di fronte gli esponenti delle realtà associative impegnate nella lotta antimafia. Presente “Riferimenti” con Adriana Musella, il “Museo della ’ndrangheta” con Viviana Frisina, “Libera” con Mario Nasone, “Da sud” con Danilo Chirico, “Reggio non tace” con Peppe Anghelone, “Echolot-Berlino” con Benno Plassmann e “Antiracket Lamezia” con Maria Teresa Morano. E nella prima giornata de “La Ferita” è arrivata anche la notizia del primo premio vinto da una scuola di Reggio Calabria (scuola media “Gebbione-Bevacqua”) per il dvd “Tempo rubato...alla ndrangheta”, progetto educativo del “Museo della ‘ndrangheta”. Oggi la seconda delle tre giornate dell’iniziativa. Il tema su cui si confronteranno i rappresentanti istituzionali è: “Realtà e prospettive sui beni confiscati e sequestrati a Reggio Calabria». È il tema dell’incontro di questa sera promosso dal Rhegium Julii con la prof. Borrata Arte e simbolismo tra realtà e sogno Simboli, viventi pilastri delle arti, tra realtà e sogno è il tema della conversazione che la professoressa Benedetta Borrata terrà questa sera, alle 18, presso la sede del Rhegium Julii (via Vecchia Pentimele 11). Già docente di materie classiche al liceo classico “Tommaso Campanella” e presso l’Università per Stranieri “Dante Alighieri”, la professoressa Borrata traccerà un breve percorso che parte dal simbolo per arrivare al movimento culturale del Simbolismo: l’arte non solo come controllo razionale degli strumenti espressivi, ma è anche come la voce con cui l’artista, visionario e veggente, manifesta aspetti interiori profondi e indeterminati, in un giro anche insondabile e indecifrabile. L’arte è campo privilegiato di conoscenza e lo scrittore, il pittore, il musicista, si servono degli strumenti di cui dispongono per spingere lo sguardo oltre le possibilità degli uomini comuni, per esplorare nuove dimensioni dell’essere al di là di condizionamenti e di angusti determinismi. L’artista ha potenzialità uniche perché può rappresentare i sogni, i pensieri indefiniti, i desideri senza limiti, le ansie senza cause precise, il disfacimento delle cose e della società, mentre diventa impellente il bisogno di affermazione, di esaltazione, di creazione di paradisi artificiali, fino a parlare con i fiori e con gli oggetti muti e a immergersi nella natura, affascinante e misteriosa foresta di simboli. Il simbolo assume allora valenze impalpabili e sfumate: esce dal tempio privilegiato per collegarsi ai massi- mi problemi esistenziali, per realizzarsi nelle formule evocative della parola, dei suoni, dei colori, dei disegni. Saranno richiamate dunque questa sera alcune opere di autori, che inseguendo gli effetti di un’arte totale, con la fusione di parola, musica, azione scenica, immagini parlanti, rimandano a una rete simbolica che si nasconde dietro le apparenze del reale e presuppone una zona tenebrosa dove le sensazioni e le origini di esse si fondono in un complesso indistinto. Benedetta Borrata L’antimafia si radica tra i banchi, a scuola dove la semina promette i migliori raccolti, dove insegnare ai ragazzi che la strada più facile, spesso non è la più giusta. Una convinzione che ha portato il procuratore aggiunto Nicola Gratteri a frequentare le aule delle scuole quasi quanto quelle dei tribunati. «Lo faccio da 20 anni, quando ancora non era di moda parlare di antimafia nelle scuole. Dedico le mie ferie a questo». Un percorso in cui registrare umori e tendenze degli adolescenti. «Negli ultimi 5 anni i ragazzi sono cambiati, sono più arrabbiati, più attenti. Mi auguro che li lascino crescere e li mettano in condizione di studiare». Un diritto allo studio che passa dalle scuole «le nostre sono grigie, poco accoglienti strutture da cui i ragazzi non vedono l’ora di scappare, mentre al nord sono dei veri modelli anche archettitonicamente. Possibile – tuona – che quando si progetta non si pensa ai ragazzi?», ma le difficoltà non sono solo strutturali. «La mattina si dovrebbe fare lezione, il pomeriggio dovrebbe essere dedicato ai progetti che non creano una base omogenea». Un gap che rappresenta un prologo del federalismo. «Federalismo che – secondo Gratteri – darebbe maggiore forza alle mafie, attenzione a queste corse al decentramento. La ’ndrangheta non è un problema solo calabrese, ma di tutto il Paese, noi la conosciamo abbiamo gli “antidoti”, al nord le cosche riescono a fare accordi più facilmente, gli hanno aperto le porte per ragioni di convenienza. Se il muro tra mafia e società civile qui da noi è gomma, lì è di burro». Da qui il passaggio alla zona grigia di cui il procuratore aggiunto traccia una definizione: «Sono i mafiosi con la laurea, quelli che svolgono un lavoro privato di prestigio o un incarico pubblico». Del resto «negli anni ‘70 i figli dei mafiosi avevano riempito l’Università di Messina, alla casa dello studente era facile trovare, armi, esplosivi, droga. Oggi quegli studenti sono ingegneri, medici, avvocati, ricoprono incarichi. Questa è la grande difficoltà, perchè la ’ndrangheta non è un corpo estraneo alla società, ma si adatta, si modella. Nel ‘98 nel corso dell’operazione Primavera un’intercettazione ha fatto emergere le direttive di un boss invitava i suoi a non esagerare con serrande sparate, macchine bruciate, “quando il popolo vi abbandona avrete perso tutto quello che avete costruito in tanti anni”. Questo ci conferma che la ’ndrangheta ha bisogno del consenso del popolo, che non ha ideologie politiche». Si rivolge ancora ai ragazzi Gratteri e li invita a «studiare non per il sei o per il 18. A cosa serve laurearsi in 10 anni? Se capite che lo studio sistematico non fa per voi pensate ad altro, pensate alle iniziative nel campo dell’artigianato, dell’agricoltura. Imparate a difendere la vostra dignità e a non elemosinare un posto dietro ai portaborse». Nel corso del dibattito moderato dal sociologo Rocco Sciarrone, si ribadisce a più voci l’importanza del gioco di squadra. «Serve l’impegno di tutti – sostiene il presidente del Consiglio regionale Francesco Talarico – per vincere questa sfida e bisogna coinvolgere soprattutto i giovani». Una filosofia che si è tradotta in iniziative. «Fin da subito ho voluto creare tanti momenti di confronto, aprendo le porte del Consiglio agli studenti per far capire loro come “funziona” la Regione, e per dimostrare che nei giudizi non si può fare di tutta l’erba un fascio, che non è vero che in tutta la politica c’è del marcio». All’insegna di queLa scuola Bevaqua diretta da Maria Crucitti ha vinto il premio nazionale Aquilone d’oro sta convinzione «dobbiamo recuperare il rapporto di fiducia, dobbiamo recuperare credibilità». Iniziative che dal mondo della scuola ricevono apprezzamento, infatti il coordinatore dell’Ufficio scolastico provinciale Vincenzo Geria sostiene: «Il tempo del dialogo con gli studenti, non è mai perduto. A scuola si semina, si investe nella formazione della coscienza collettiva. Scuola che si trova a dover colmare il vuoto dei valori». Eppure nonostante i tanti sforzi «emerge sui media uno spaccato desolante di una realtà incapace di dare segnali di riscatto. È più forte l’eco degli applausi delle donne di ’ndrangheta, di quello della manifestazione spontanea a favore della giustizia». Eppure i segnali ci sono e arrivano proprio dalla scuola. Infatti il video realizzato dagli studenti della scuola media Bevacqua, guidata dalla energica Maria Rosaria Crucitti si è aggiudicato l’Aquilone d’oro al festival nazionale di Maramo che raccoglie le migliori prassi di tutto il Paese. Un segnale incoraggiante che alimenta le speranze per una scossa decisa al sentire collettivo. Martedì 6 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud 40 Reggio - Provincia . RIZZICONI Anniversario dell’uccisione del giovanissimo Inzitari RIZZICONI Nel nome di Francesco assegnate a 3 studenti le borse di studio della Fondazione Appuntamento in piazza Marconi con il “Natale solidale” Prestipino: tradurre il “noi” in forza collettiva indispensabile per debellare la 'ndrangheta Attilio Sergio RIZZICONI In occasione del secondo anniversario dell'uccisione del giovane Francesco Maria Inzitari, i protagonisti sono stati i giovani, con la loro voglia di ribellarsi in uno con la speranza per il cambiamento culturale di una mentalità, e il procuratore aggiunto della Dda di Reggio, dott. Michele Prestipino, il quale ha chiesto a tutti di contrapporre al «noi criminale della 'ndrangheta, il noi delle persone per bene capaci di scegliere da che parte stare in modo da non continuare ad inginocchiarsi di fronte al boss di turno». Sotto lo slogan “In ricordo di Francesco” sono stati tre i momenti di riflessione organizzati dalla Fondazione "Francesco Maria Inzitari onlus". Il pomeriggio è iniziato con la celebrazione, da parte di don Benedetto Ciardullo e don Pasquale Galatà, di una messa presso la "Casa Famiglia di Nazareth". «La speranza illumini i nostri cuori – ha detto don Galatà – è una guerra fratricida alla quale diciamo basta. Affinché la nostra Piana possa rifiorire, noi cristiani dobbiamo tornare ad essere cristiani, avendo il dovere di perdonare, lottando per il bene, la giustizia, impegnandoci, nell'unità, per il trionfo della legalità». Il secondo momento, una tavola rotonda dal titolo “Diamo vita alla tua vita”, moderata dal giornalista di Rai3 Riccardo Giacoia e aperta da Nicoletta Inzitari, presidente della Fondazione. Nicoletta, 730 giorni dopo quel maledetto 5 dicembre, giorno dell'uccisione del fratello, sta mettendo tutta se stessa per trasformare in impegno e speranza un dolore insormontabile. «Non bisogna perdere la speranza – ha tra l’altro detto Nicoletta che pochi giorni fa ha dedicato al fratello la sua tesi di laurea in economia aziendale – e la Fondazione è lo strumento che ci consente di portare avanti i nostri scopi in memoria di Francesco». Per il secondo anno consecutivo, la Fondazione ha con- «La stragrande maggioranza dei calabresi sono persone per bene» segnato tre borse di studio riservate alle tre scuole frequentate in vita dal giovane Inzitari. Gli elaborati premiati sono stati quelli scritti da Matteo Sette (scuola elementare di Rizziconi), Roberta Anastasi (Media Casella di Rizziconi) e Alessandra Amato (liceo scientifico Guerrisi di Cittanova), giovani che hanno gridato la loro voglia di ribellarsi attraverso una rivoluzione culturale che combatta l'ignoranza, per far trionfare legalità e giustizia. Sono state la preside del “Guerrisi” Teresa Crupi e la dirigente scolastica del Comprensivo di Rizziconi Maria Mercuri a testimoniare l'impegno della scuola nella formazione dei giovani al rispetto delle regole, degli altri, sviluppando un senso critico. Il prof. Carmelo Carabetta, nello scagliarsi contro la meritocrazia dell'appartenenza, ha auspicato che alla rassegnazione si contrapponga la speranza nel cambiamento. L'assessore provinciale Eduardo Lamberti Castronuovo ha affermato che l'antidoto alla 'ndrangheta sono la cultura e la trasparenza nella politica. Il presidente del Comitato “Città degli ulivi” dei sindaci Un momento della fiaccolata in memoria di Francesco Maria Inzitari Carabetta, Prestipino, Inzitari, Lamberti Castronuovo, Giacoia, Mercuri e Crupi della Piana, Giuseppe Zampogna, nel sottolineare l'importanza della denuncia, ha espresso la speranza in una Calabria diversa anche nel nome di Francesco Maria Inzitari. Il magistrato Michele Prestipino nel dirsi stanco delle celebrazioni e dei riti, ha parlato di serata speciale in quanto i giovani, chiamati a riflettere, hanno messo insieme sapere e cultura. Prestipino ha detto grazie alla studentessa del "Guerrisi" Alessandra Amato per quello che ha scritto nel suo tema, dal quale è giunto un grande insegnamento per gli adulti, un grazie sincero per aver scritto, più volte, la parola “noi”, quale forza collettiva, indispensabile per debellare la 'ndrangheta, definita dal magistrato «il cancro della Calabria» ed ha aggiunto che la stragrande maggioranza dei calabresi sono persone per bene, le quali, però, con coraggio e forza, devono scegliere da che parte stare. Per Prestipino, tutti devono interrogarsi per scegliere se continuare a inginocchiarsi di fronte al boss di turno e nel concludere, ha affermato: «Io mi fido di Alessandra. Dobbiamo fidarci di tutti noi. Vi chiedo di non farci dare degli imbecilli dai nostri figli». Candele e palloncini bianchi in mano, in tanti hanno partecipato alla fiaccolata, aperta da uno striscione con su scritto “Per dare vita alla tua vita”, che partita dalla Casa Famiglia Nazareth ha rischiarato le vie principali di Rizziconi, concludendosi in piazza Municipio. RIZZICONI. Grazie all’iniziativa di un comitato organizzatore formato da associazioni e gruppi locali, Rizziconi “si veste d’amore” con una manifestazione che avrà luogo sabato prossimo (inizio ore 16) per poi continuare domenica 11 per tutto l’arco della giornata. L’iniziativa, dal titolo “Natale solidale” si svolgerà in piazza Marconi secondo un variegato programma fatto di musica, giochi popolari, gastronomia e mercatini natalizi. Rizziconi, insomma - si legge nel comunicato - «vuole ripartire dai buoni sentimenti e mostrare “il bello” del paese». Ce n'è per tutti i gusti. Ai momenti di musica faranno seguito la degustazione delle tradizionali zeppole di Natale, ricotte, pane caldo, panini con salsiccia e dolci a volontà così i cittadini pianigiani, grazie alla nobile iniziativa messa in atto da alcuni volenterosi, potranno trascorrere due giorni in pieno clima natalizio. Si tratta di una manifestazione che la comunità non dovrà perdere «non solo per ricreare e condividere la magica atmosfera natalizia, ma soprattutto per tendere una mano a chi è in difficoltà». Secondo l’intento del comitato organizzatore, infatti, l’intero ricavato delle due giornate sarà devoluto in beneficenza alle famiglie che ne hanno bisogno. E, purtroppo, a Rizziconi ce ne sono ancora tante.(f.i.) Travagliata udienza del processo “Cosa Mia” davanti la Corte d’Assise GIOIA Se n’è parlato in un dibattito promosso dalla “Kairòs” Palmi, i legali indagati rimettono il mandato Un antiquato vincolo paesaggistico continua a penalizzare il territorio Ivan Pugliese PALMI Ancora prima che iniziasse, era chiaro che l’udienza di ieri del processo “Cosa Mia” non sarebbe stata come le altre. Si nota subito in aula l’assenza dell’avvocato Francesco Cardone, indagato per favoreggiamento nella recente operazione della Dda, mentre è in aula l’altro penalista indagato, Giovanni Marafioti. L’avv. Cardone aveva presentato in precedenza rinunzia a proseguire il procedimento; l’avv. Marafioti invece deposita, dopo averla letta in aula, una missiva che spiega la sua decisione di farsi da parte nel processo in atto: «Sarebbe bastato interpellarmi – ha asseri- to – per avere chiara l’idea del comportamento assunto dalla mia difesa. Ho cercato di svolgere la mia attività al meglio, difendendo Domenico Gallico che è stato anche mio compagno di scuola. Esco da questo processo perché in piena autonomia possa dedicarmi alla difesa della mia persona». L’avv. Marafioti chiede e ottiene il permesso dalla Corte d’Assise di Palmi di abbandonare l’aula, c’è solo l’accenno di un applauso ma il clima austero dell’udienza sfuma l’intenzione. È poi l’avv. Armando Veneto, presidente della Camera penale di Palmi, a prendere la parola: «Esprimiamo in questa circostanza dolorosa piena solidarietà ai nostri colleghi. Siamo atterriti e preoc- cupati per quanto sta accadendo. Bisognerà riesaminare gli spazi entro i quali si può muovere la libertà, che va garantita, nel rapporto tra avvocato e cliente». Fioccano le dichiarazioni spontanee di alcuni degli imputati. Il primo a prendere parola è Rocco Gallico, che annuncia subito di voler rinunciare alla difesa rappresentata da Cardone e dall’avv. Antonio Managò. «Leggo negli occhi dei legali – ha esordito – un certo timore. C’è un clima di terrore perché pensano di essere intercettati. La difesa in questo momento non è tutelata». La Corte, presieduta da Silvia Capone con a latere Gaspare Spedale, ha quindi provveduto alla nomina di un avvocato d’ufficio e in base alla richiesta di termine avanzata da quest’ultimo ha stralciato la posizione di Rocco Gallico, fissando per lui un’ulteriore udienza separata. Il tempo per il cancelliere di prendere nota di quanto affermato ed è stato Domenico Gallico, detenuto in regime di 41 bis, collegato in video conferenza da Viterbo, a prendere la parola: «La questione del favoreggiamento del mio legale, che apprendo in questo momento, mi sconcerta. L’avvocato Marafioti è persona retta e corretta e non si sarebbe mai sognato di fare cose illecite nè io di chiedergliele, considerando il regime in cui sono detenuto. Si è creato un vero e proprio clima di terrore». TAURIANOVA Debutto dell’organismo nell’ultima seduta del Civico Consesso Il Consiglio dei ragazzi come “laboratorio sociale” Domenico Zito TAURIANOVA Il consiglio comunale dei ragazzi è divenuto una piacevole realtà nel corso dell’ultimo consiglio comunale, che ha accolto favorevolmente la proposta avanzata dalla consigliera di maggioranza Selene Asciutto. Il progetto è stato sposato con convinzione anche dal sindaco, Domenico Romeo, ed ha ricevuto il consenso di tutto lo schieramento di maggioranza ed anche di un esponente dell’opposizione. La Asciutto, con un apposito documento, ha quindi voluto spiegare meglio il contenuto ed il senso dell’iniziativa di cui si è resa promotrice. Ha evidenziato che «il progetto in questione ha come suo obiettivo quello di rendere protagonisti attivi, della vita socio-culturale della comunità cittadina, i ragazzi, nel tentativo di costruire, con il loro specifico apporto, prospettive di vero e proprio sviluppo per il territorio». «Sembra evidente che lo spirito di fondo che ha ispirato il progetto del Consiglio comunale dei ragazzi – ha ulteriormente spiegato la stessa consigliera – sia quello di incoraggiare una maggiore partecipazione democratica alla gestione della cosa pubblica, sollecitando i più piccoli ad assumere atteggiamenti di responsabilità verso la propria realtà di appartenenza». Infine Asciutto ha sottolineato che «Taurianova ha urgente bisogno di un radicale rinnovamento generazionale ed è in questa prospettiva che il Consiglio dei ragazzi mira a proporsi quale laboratorio sociale per la costruzione di idee volte alla realizzazione di una più ampia progettazione, capace di rendere protagonisti i più giovani». Selene Asciutto Gioacchino Saccà GIOIA TAURO Del “vincolo paesaggistico” che interessa buona parte del territorio urbano, applicato con un decreto ministeriale del 1967 riportato dalla Gazzetta ufficiale del 27 ottobre di quell’anno e finalizzato alla salvaguardia del patrimonio arboreo (uliveti, agrumeti, vigneti) - che oggi in considerazione di una realtà fortemente mutata non ha più ragione di essere mantenuto - si è parlato in un convegno organizzato dall’associazione culturale "Kairòs" al quale hanno partecipato portando un forte contributo di idee e di suggerimenti gli onorevoli Maria Grazia Laganà, Angela Napoli, Elio Belcastro e Mario Tassone e il dott. Attilio Battaglia responsabile dell’Avvocatura della Provincia di Reggio Calabria. T antissimi i tecnici che hanno affollato l’aula consiliare unitamente a tanti e tanti cittadini fortemente interessati al problema che in città si dibatte da anni accompagnato dall’auspicio che il "vincolo" possa essere finalmente revocato perchè ormai inutile in quanto superato dal tempo e da nuove "condizioni" di un territorio che ha subito forti modifiche e cambiamenti significativi legati soprattutto alla realizzazione del megaporto e alla nascita della contigua area industriale. I lavori sono stati apertidalla presidente della "Kairòs", prof. Milena Marvasi Panunzio, seguita da un breve saluto del sindaco Renato Bellofiore che ha ri- Laganà, Marvasi Panunzio, Bellofiore, Napoli, Tassone, Battaglia cordato i tentativi dell’Amministrazione comunale perchè venga finalmente data una svolta al problema. Sul tema ha relazionato il geometra Antonio Toscano, responsabile sezione urbanistica del Comune, che ha fatto la storia di quel vecchio provvedimento adottato negli anni Sessanta sulla base di una precedente legge del 1939 e finalizzato a preservare un patrimonio arboreo che dava valore a un territorio caratterizzato da colture specializzate. «Ma la realtà dello stesso territorio è lentamente mutata – ha sottolineato Toscano – tanto da far invocare giusti provvedimenti per la revoca di un vincolo che non ha più ragione di esistere e che alla città e ai cittadini continua a creare problemi d’ogni sorta». Subito dopo il dott. Battaglia, che in due momenti diversi è stato anche commissario al Comu- ne di Gioia Tauro, ha definito il problema una “vera tragedia”, parlando di inghippi burocratici, ha fornito delucidazioni anticipando comunque che la Provincia forse sarà in grado di dare una mano a Gioia Tauro perchè ha già proposto l’eliminazione del vincolo che dovrà essere recepito nel nuovo piano paesaggistico in fase di redazione. I parlamentari Laganà, Napoli, Belcastro eTassone, parlando di una realtà non più giustificata dai tempi, hanno fatto una disamina del problema visto da angolazioni diverse confermando il massimo impegno, dicendosi quindi pronti a dare battaglia nelle sedi istituzionali che contano, perchè il vincolo che alla città di Gioia Tauro e ai gioiesi ha provocato e continua a provocare problemi diversi anche con gravi risvolti economici venga finalmente cancellato. Gazzetta del Sud Martedì 6 Dicembre 2011 43 Reggio Ionica . MELITO Terzo raid vandalico in pochi giorni nei due plessi del Liceo e del Commerciale SALINE BOVALINO Dopo il caso di Mario Ientile Creolina all’istituto “Familiari” Il sindaco costretto a chiudere Carbone, il progetto della Sei stamane su Raitre La “provocazione” del consigliere Savica: «Dimettiamoci tutti» «Disinfestazione necessaria: sostanza pericolosa per la salute pubblica» Giuseppe Toscano MELITO Creolina versata davanti al portone dei due plessi dell’Istituto superiore “Tenente colonnello Familiari”. La pericolosissima bravata ha provocato il rinvio delle lezioni, portando il sindaco di Melito Porto Salvo all’emissione di una ordinanza di chiusura momentanea delle sedi che ospitano gli allievi del Liceo classico e della sezione commerciale per ragionieri. È la terza volta, quasi di fila, che la situazione si ripresenta. Sul finire della scorsa settimana, nottetempo, il liquido solitamente usato in forma diluita, come disinfettante e germicida negli allevamenti, era stato cosparso all’interno della sede della ragioneria. Identica sorte è stata riservata al plesso di viale della Libertà, dove tra l’altro ha sede la dirigenza scolastica. Ieri mattina, arrivando sul posto di lavoro, i collaboratori scolastici hanno sentito un odore acre che ammorbava l’aria e rendeva difficoltosa persino la respirazione. Immediata è scattata la segnalazione alle forze dell’ordine, ai vigili del fuoco e all’ufficio tecnico comunale. Impossibile fare accedere gli allievi in classe. Considerata la precarietà della situazione, il sindaco ha disposto la chiusura dei plessi. «Considerata – scrive Iaria – la nota diffusa dalla stazione dei carabinieri, con la quale viene data comunicazione che, verosimilmente durante la chiusura domenicale dell’istituto, ignoti sono entrati all’interno della scuola ed hanno cospar- L’istituto superiore “Tenente col. Familiari” di Melito nel mirino dei vandali so un liquido (presumibilmente si tratta di creolina) che produce forti esalazioni, con problematiche rilevanti di pericolo di igiene e salute pubblica» e al fine «di tutelare l’incolumità di allievi, docenti e personale», viene disposta la chiusura «fino alla conclusione delle operazioni di disinfestazione». Tenuta sottotraccia per prevenire eventuali forme di emulazione alla fine la notizia dell’avvenuta intrusione notturna nelle sedi del “Familiari” è venuta fuori, a causa della preoccupante pervicacia nel riproporre la stessa pericolosissima azione. Sui tre atti vandalici sono in corso indagini ad opera dei carabinieri del- la stazione di Melito Porto Salvo. Ieri mattina i militari hanno cominciato a prendere visione delle immagini a circuito chiuso, riprese dalle telecamere posizionate nel cortile esterno dell’edificio di viale della Libertà. Allo stesso tempo sono stati eseguiti controlli per accertare se nei giorni immediatamente precedenti al verificarsi dei diversi episodi, ci siano stati acquisti “anomali” di creolina nei negozi sparsi sul territorio. Sempre nella mattinata di ieri, un sopralluogo congiunto è stato effettuato da personale dell’ufficio tecnico comunale, vigili del fuoco, ufficio sanitario dell’Asp 5, carabinieri e personale del commissariato PALIZZI Ne ha dato notizia lo stesso parroco don Leone Stelitano di polizia di Condofuri Marina. «È una situazione incresciosa e pericolosa – ha dichiarato il presidente del Consiglio d’istituto (organismo di rappresentanza dei genitori), Giuseppe Latella – quella che si è venuta a creare. Incresciosa perché non è ammissibile impedire di poter frequentare la scuola a centinaia di ragazzi. Pericolosa perché l’incauto maneggiare di una sostanza come la creolina può essere fonte di gravissimi pericoli e causare seri problemi di salute. Mi auguro che non debbano più verificarsi atti del genere e, allo stesso tempo, mi auguro che gli autori della bravata possano al più presto essere identificati». Giuseppe Pipicella REGGIO CALABRIA. Il proget- BOVALINO to della multinazionale svizzera Sei per la realizzazione di una centrale a carbone nell’area ex Liquichimica di Saline Joniche di nuovo al centro di una trasmissione Rai: Fabio Bocchiola (foto), amministratore delegato della società, sarà l’ospite della trasmissione “Buongiorno regione Calabria”, in onda stamane alle 7.25 su Rai Tre. Il progetto per la realizzazione di una centrale a carbone di ultima generazione, da realizzarsi nel sito industriale dismesso di Saline Joniche, si conferma al centro del dibattito pubblico: la redazione del Tgr Calabria approfondirà i temi più importanti e dibattuti del più grande investimento privato proposto in Calabria negli ultimi decenni. In occasione della trasmissione, che si svolgerà in diretta, Fabio Bocchiola presenterà una nuova sezione del sito internet ( www.progettosei.it ) in cui verranno pubblicate progressivamente delle interviste ad esperti nazionali ed internazionali. Dopo l’ultima riunione consiliare del 30 novembre durante la quale c’è stata una netta presa di posizione sulla ratifica di una delibera di variazione di bilancio da parte del consigliere di maggioranza Mario Ientile, si è aperto un dibattito interno ed esterno alla maggioranza che tiene tutt’ora banco. Dalla minoranza sono state indirizzate devastanti “bordate” con richieste di dimissioni del sindaco e dell’intero gruppo di maggioranza e non sono mancati fallosi interventi “in gioco pericoloso” anche dall’interno della compagine di maggioranza di cui fa parte Ientile. Giusto, quindi, fare parlare anche lo stesso consigliere Mario Ientile, il quale molto garbatamente ha declinato l’invito e ha soltanto dichiarato: «Voglio ringraziare il collega consigliere di minoranza Domenico Savica per avermi espresso la sua solidarietà ed il suo sostegno dopo i vari “consigli” e rimbrotti ricevuti da altri colleghi. Su tutta la questione che ne è venuta fuori dopo il mio intervento in Consiglio parlerò soltanto nella sede istituzionale in occasione della prima riunione utile del massimo consesso cittadino. Non mi va di fare dichiarazioni – ha concluso Ientile – tanto per apparire sui giornali senza affrontare adeguatamente le problematiche istituzionali che sono di grande attualità». Come si ricorderà, all’ultima riunione del Consiglio del 30 novembre il consigliere Domenico Savica non ha partecipato per contestare il metodo usato per la convocazione della seduta ma questo non gli ha impedito di affrontare l’argomento sol- MONTEBELLO Nel suo laboratorio Mario Ientile levato da Ientile e che tanto scalpore ha suscitato. «Si è voluto deviare dal vero problema sollevato da Ientile dimenticando che la sede istituzionale, cioè il Consiglio comunale, è il luogo più opportuno per dibattere ed evidenziare quello che non va, per fare sentire la propria voce, quando si mette in gioco la faccia e la professionalità. Tutti sanno che molte volte sono stato critico con il consigliere Ientile, ma conoscendo la sua esperienza in campo amministrativo e apprezzando le sue esternazioni sulle difficoltà economiche del Comune, in questa occasione mi sento di essere solidale con lui perché sono convinto che sia una persona in buona fede che cerca di mettere l’amministrazione sulla retta via». Poi Savica conclude con una forte provocazione: «Visto che in quasi due anni di amministrazione Mittiga, dopo le tante speranze e aspettative della comunità, si è fatto poco o niente, allora dico: dimettiamoci tutti, consiglieri di maggioranza e di minoranza e ridiamo il mandato di decidere al popolo». S. LORENZO Misericordia-Laurentianum Domenica riapre la chiesa matrice L’artista Nella Coniglio Iniziativa benefica La comunità attendeva da tempo continua a “insegnare” per finanziare il fascino e la fantasia la solidarietà sociale Pietro Parisi PALIZZI È ufficiale: la chiesa madre, intitolata al SS. Redentore (foto), sarà riaperta al culto domenica 18. La notizia, aspettata da tempo dai fedeli e non solo, l’ha fornita, “urbi et orbi”, il parroco don Leone Stelitano, domenica scorsa, alla fine delle celebrazioni delle messe. Già il prossimo 11 dicembre alle 16.30, nei locali dell’oratorio, ci sarà un incontro con i parrocchiani, durante il quale don Leone spiegherà le varie fasi della consacrazione della chiesa. «Siete tutti invitati – ha detto il parroco rivolgendosi ai fedeli – a partecipare all’incontro di domenica prossima. L’occasione sarà utile per aggiornarvi su tutto. Non è stato facile – ha aggiunto don Leone – realizzare quel che abbiamo fatto. Vi invito a pregare e, soprattutto, vi esorto – chi ha orecchi da intendere, intenda – a non fare illazioni di qualsiasi tipo, che possano disturbare l’inaugurazione della nostra chiesa, un evento felice che tutti noi abbiamo aspettato pazientemente». Questa la notizia, che è pervenuta dalla fonte più accreditata ed autorevole, dopo varie congetture e ipotesi sulle date della riapertura del luogo di culto. Don Leone è apparso quasi “sollevato” nel dare l’annuncio, anche perché continuamente pressato da domande, quasi giornaliere, da parte della stragrande maggioranza dei cittadini che gli chiedevano la data della riapertura. Il sacerdote ha ricordato che, a presiedere alla solenne Federico Strati MONTEBELLO JONICO cerimonia, ci sarà il vescovo della diocesi di Reggio Calabria-Bova, mons. Vittorio Mondello. In ogni caso, tutti i dubbi residui su quello che è stato realizzato saranno spazzati via domenica prossima, durante l’incontro con i fedeli. Fin qui la notizia. È opportuno ricordare che i lavori di ristrutturazione della chiesa sono iniziati più di un anno fa (22 novembre 2010). A 78 anni dalla sua costruzione, completata nel 1933, è la prima vera, efficace ristrutturazione che l’edificio conosce, fatti salvi alcuni provvedimenti tampone, subiti durante il corso degli anni. I lavori sono per lo più consistiti in un intervento di deumidificazione e ripristino della zoccolatura; nella realizzazione di un vespaio areato; nel rifacimento della pavimentazione e ridefinizione dell’area d’ingresso (sono state realizzate due porte laterali). Oltre alla tinteggiatura di soffitti e pareti, s’è anche provveduto al rifacimento e adeguamento dell’impianto elettrico e alla realizzazione dell’impianto di amplificazione, per un importo complessivo di 231.840 euro. Vale anche la pena di ricordare infine che, nel verbale di consegna, firmato dal titolare dell’impresa appaltatrice, Paolo Foti, dal direttore dei lavori, Ignazio Ferro, dal parroco pro-tempore, don Leone Stelitano e dal responsabile diocesano, sac. ing. Domenico Morabito, si stabiliva che l’opera di ristrutturazione «dovrà essere ultimata entro il 22 marzo del 2012». Invece, grazie alla professionalità delle maestranze ed al ritmo spedito con cui i lavori sono stati portati avanti, la chiesa ristrutturata sarà consegnata tre mesi prima della scadenza contrattuale. Il laboratorio artistico di Nella Coniglio ha ospitato a Saline una visita di scolaresche provenienti dal liceo scientifico “Euclide” di Bova Marina. Si è trattato di un incontro di arte e musica con una duplice finalità: stimolare i ragazzi ad avvicinarsi all’arte e, al contempo, dare il benvenuto al Natale. La Coniglio, insegnante di disegno e storia dell’arte nel plesso bovese nonché rinomata artista di Saline, ha esibito un vasto repertorio di presepi: dal francescano al napoletano a quelli caratterizzati da elementi architettonici e paesaggistici particolarmente suggestivi, come il borgo antico di Pentedattilo. Gli studenti sono rimasti affascinati delle creazioni: anche composizioni natalizie hanno fatto bella mostra. Alcuni dei ragazzi (classi V, IV e III A) hanno im- provvisato un concerto natalizio sotto lo sguardo compiaciuto del preside Antonino Vadalà e delle insegnanti Maria Belinda Mastroianni e Caterina Aloi. «È stata un’esperienza unica – ha detto la Coniglio – ricevere la visita dei miei studenti, a testimonianza del forte legame che ho con loro». «L’atmosfera natalizia – ha aggiunto il preside Vadalà – si è sposata perfettamente con la serata, in un mix di musica e arte in cui il borgo di Pentedattilo ha trasmesso forti emozioni». Hanno partecipato gli studenti Francesca Autelitano, Roberta D’Aguì, Caterina Talia, Katia Ricci, Rossella Morabito, Luana e Samuela Avenoso, Daniela Mandalari, Alessandra, Margherita, Mariagrazia e Paolo Nucera, Noemi Foti, Salvatore Verduci, Giuseppe Micheletta, Natale e Giovanni Vadalà, Rosario Branca, Giuseppe Errante, Ilenia Foti e Alessandra Macheda. Nella Coniglio attorniata dai suoi studenti Maria Manti MARINA DI SAN LORENZO Torna l’appuntamento con la solidarietà. Anche quest’anno, la Misericordia di Melito e la Laurentianum di Marina di San Lorenzo, per sostenere le proprie attività quotidiane, hanno organizzato una raccolta fondi. Un sodalizio di beneficienza che dura da anni. I volontari delle due associazioni, con un contributo minimo associativo di dieci euro, offriranno le stelle di Natale. «Ormai è il quinto anno – afferma il governatore della Misericordia, Francesco Vadalà – che collaboriamo con la Laurentianum. Negli anni i rapporti si sono consolidati, permettendoci di giungere alla V edizione. Con il ricavato delle piantine, in tutta l’Area grecanica, abbiamo potuto acquistare due defibrillatori. Una parte del ricavato è stato destinato all’acquisto di due ambulanze. Quest’anno l’obiettivo è acquistare attrezzature idonee per attrezzare un piccolo ambulatorio per la comunità, dove poter garantire, gratuitamente, regolari controlli sanitari». «La collaborazione con la Misericordia – continua il presidente della Laurentianum, Antonino Mangiola – è un punto di unione tra due realtà che insieme collaborano per il miglioramento dei servizi e della politica sociale delle due cittadine. La Laurentianum allestisce un solo punto vendita a Marina di San Lorenzo. Pertanto non può pun- tare a progetti molto ambiziosi. Nonostante ciò, siamo riusciti a realizzare una sala computer presso i locali dell’associazione. Abbiamo acquistato attrezzature necessarie alla gestione del “Banco alimentare”, aiutando così, con beni di prima necessità (consegnati con cadenza mensile) trecento persone che si trovano in stato di indigenza. Quest’anno vorremmo far partire “la merenda sociale”, per i bambini di qualsiasi etnia, che vivono a Marina di san Lorenzo e che almeno una volta a settimana troveranno in questa iniziativa un’occasione di confronto e integrazione. Le attività dell’associazione proseguiranno con la realizzazione di un progetto, finanziato da “Fondazione con il Sud”, che consente a diverse associazioni che vi hanno aderito di essere messe in rete attraverso una “Radio web” con canali musicali e tematici. Lo scopo è che persone anche fisicamente lontane possano condividere in tempo reale storie ed emozioni. L’esperienza quinquennale che ci lega alla Misericordia – conclude Mangiola – è uno degli esempio di rete tra associazioni attive sul territorio, che deve divenire contagioso ed allargarsi ad altre associazioni. Solo mediante una collaborazione unanime si potrà pensare in grande e far spiccare il volo a questa terra, troppo spesso teatro di vicende contrarie al senso di legalità e solidarietà che invece accomuna le nostre associazioni». 44 Martedì 6 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud Reggio Ionica . LOCRIDE In perfetta connivenza controllori e “controllati” La rete dei truffatori: non “mungevano” pecore e capre ma fondi comunitari I 41 indagati Leo Condemi Pietro Favasuli Pasquale Furferi Giuseppe Frisina Maria Morabito Elisabetta Nirta Domenico Principato Giuseppa Romeo Carmelo Scaramozzino Plaudono gli allevatori calabresi: «Infiltrazioni che inquinano il tessuto sociale ed economico onesto» REGGIO CALABRIA. Un’inchiesta nata dal territorio, che ha mosso i primi passi grazie alle prime indagini svolte dai carabinieri della stazione di Africo. E che, passata poi per competenza al Comando provinciale, ha fatto cadere nella rete 41 persone, di cui 12 agli arresti domiciliari. Tutti a vario titolo dovranno rispondere di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici e illeciti finanziamenti comunitari per un valore di quasi un milione di euro. L'indagine ha fatto emergere una fitta rete di complicità tra operatori del comparto agroalimentare, addetti ai controlli e persone contigue alla 'ndrangheta nelle articolazioni di San Luca e Africo Nuovo. Alcuni degli indagati sono infatti ritenuti vicini alle cosche Morabito-Bruzzaniti-Palamara e Mollica-Morabito di Africo Nuovo, e Vottari e Nirta di San Luca. L’attività giudiziaria ha portato anche al sequestro preventivo di beni per l’equivalente dell’importo della truffa. Più in dettaglio, nell’ordinanza a firma del gip reggino Daniela Oliva, agli indagati si contesta: la fittizia dichiarazione all’Agenzia per le erogazioni in agricoltura, da parte di 30 allevatori, di consistenze aziendali di centinaia di capi ovicaprini in realtà inesistenti o con dati di consistenza maggiorati, anche allo scopo di ottenere dal servizio veterinario il codice ed il registro aziendale necessari per presentare le istanze di finanziamento; la connivenza di ispettori degli Uffici Provinciali Agricoltura incaricati dei controlli, i quali, all’atto delle veri- fiche loro delegate dall’Agenzia per le erogazioni in agricoltura, nella qualità di pubblici ufficiali attestavano in verbale la presenza in allevamento di ovicaprini in realtà mai posseduti dagli allevatori; la complicità dei responsabili di alcuni Centri di assistenza agricola i quali, ancorché “incaricati di pubblico servizio”, inserivano nel Sistema informativo agricolo nazionale domande di pagamento incomplete o riportanti dati palesemente falsi, contribuendo alla truffa posta in essere dagli allevatori. Nel settore olivicolo, gli inquirenti hanno riscontrato il coinvolgimento di gestori di frantoi ed ispettori delegati al controllo. I titolari delle aziende attestavano falsamente l’esistenza di consistenti estensioni di fondi coltivati a uliveto per i quali venivano percepiti aiuti comunitari in relazione a quantitativi di olio fittiziamente prodotti. I gestori dei frantoi, quali certificatori, rilasciavano documentazione attestante la falsa quantità di olive molite. L’operazione del Nucleo antifrodi carabinieri di Salerno ha visto anche l’importante fase dell’aggressione anticipata ai patrimoni criminali illecitamente perseguiti che rappresenta la nuova strategia di azione che il Comando carabinieri politiche agricole e alimentari sta perseguendo in stretta intesa con la Procura della Repubblica di Reggio Calabria per rendere più incisiva la tutela della legalità nel sistema degli aiuti al comparto agroalimentare. Sono quindi in corso di esecuzione i provvedimenti di “sequestro preventivo per equivalente” di conti correnti, terreni, fabbricati e auto di grossa cilindrata per il valore equivalente di oltre 932 mila euro, pari al valore degli illeciti finanziamenti comunitari accertati nelle campagne agricole dal 2004-2008. In una nota prontamente diffusa ieri, l’Associazione regionale allevatori della Calabria (Ara) attraverso il suo presidente Francesco Macrì, non solo rivolgeva un plauso all’Arma dei Carabinieri per «la decisa e brillante operazione che ha inferto un duro colpo a persone accusate, a vario titolo, di aver percepito in modo illecito finanziamenti agricoli dall’Unione Europa», ma si schierava al loro fianco. Una decisione stimolata anche dalla circostanza che dalle indagini, si legge nella nota, «sarebbe emersa la connivenza di addetti degli uffici atti alla liquidazione delle pratiche». Macrì si è detto convinto della necessità di «intraprendere ogni azione di carattere istituzionale finalizzata a fare terra bruciata intorno a chi ha in animo di distruggere o infangare il comparto degli allevatori». E assicura «il massimo impegno di questa presidenza a sostenere qualsiasi iniziativa si voglia intraprendere, soprattutto in questo momento storico per l’Ara, considerato il riordino regionale e nazionale della categoria». Francesco Macrì, infine, sollecita «la politica, le istituzioni, le forze sociali ed economiche e i singoli cittadini a tener alta l’attenzione su un fenomeno, quello delle infiltrazioni mafiose, che rischia di inquinare il tessuto sociale ed economico onesto della nostra regione, e difendere invece le aziende e i lavoratori onesti che lavorano con impegno, costanza e serietà sul territorio».(ha collaborato Pino Lombardo) AI DOMICILIARI: 1) Scordo Salvatore, 31 anni, di Locri; 2) Condemi Leo, 38 anni, di Africo; 3) Gligora Rosa, 38 anni, di Locri; 4) Gligora Francesco, 36 anni, di Africo; 5) Frisina Giuseppe, 38 anni, di Melito di Porto Salvo; 6) Romeo Giuseppa, 59 anni, di Reggio Calabria; 7) Morabito Maria, 56 anni, di Africo; 8) Favasuli Pietro, 43 anni, di Melito di Porto Salvo; 9) Nirta Elisabetta, 36 anni, di Siderno; 10) Principato Domenico, 36 anni, di Locri; 11) Scaramozzino Carmelo, 57 anni, di Brancaleone; 12) Furferi Pasquale, 56 anni, di Brancaleone. A PIEDE LIBERO: 1) Mollica Santina, 41 anni, di Africo; 2) Palamara Annunziata, 36 anni, di Melito di Porto Salvo; 3) Palamara Giovanna, 28 anni, di Locri; 5) Falzea Giuseppina, 29 anni, di Locri; 6) Favasuli Salvatore, 38 anni, di Africo; 7) Gligora Maria Antonietta, 40 anni, di Locri; 8) Gligora Bruno, 71 anni, di Africo; 9) Gligora Piera, 35 anni, di Africo; 10) Spatara Veronica, 27 anni, di Locri; 11) Frisina Francesco, 26 anni, di Melito di Porto Salvo; 12) Romeo Pasquale, 57 anni, di Africo; 13) Morabito Giuseppa, 53 anni, di Melito di Porto Salvo; 14) Romeo Domenica, 27 anni, di Locri; 15) Bruzzaniti Leo, 33 anni, di Siderno; 16) Romeo Pietro, 29 anni, di Locri; 17) Romeo Rosa, 25 anni, di Locri; 18) Favasuli Angela, 48 anni, di Melito di Porto Salvo; 19) De Giglio Ornella, 43 anni, di Careri; 20) Sculli Concetta, 64 anni, di Melito di Porto Salvo; 21) De Domenico Filippo, 68 anni, di Bovalino; 22) Nirta Sebastiano, 54 anni, di San Luca; 23) Laganà Alessandra, 33 anni, di Reggio Calabria; 24) Zappia Pasquale, 33 anni, di Locri; 25) Fallara Rosario, 42 anni, di Reggio Calabria; 26) Costantino Francesco, 41 anni, di Reggio Calabria; 27) Procopio Bernardo, 41 anni, di Satriano; 28) Carioti Francesco, 41 anni, di Chiaravalle; 29) Strati Domenico, 60 anni, di Bruzzano Zeffirio. ROCCELLA JONICA Tra loro c’è anche un bambino di 5 anni: viaggiavano su due vecchie barche a vela, una delle quali è colata a picco La Guardia Costiera salva 77 migranti in balìa delle onde Antonello Lupis ROCCELLA Senza un provvidenziale avvistamento dall’alto da parte di un velivolo irlandese dell’Agenzia Frontex, l’unità interforze che partecipa alle operazioni finalizzate al contrasto dell’immigrazione clandestina, e il successivo e tempestivo intervento, coordinato dalla sala operativa della Capitaneria di Porto di Reggio Calabria, della motovedetta d’altura Cp 300 della Guardia Costiera di Roccella, diretta dal tenente di vascello Antonio Ripoli, almeno una delle due malandate barche a vela, in balia già da un bel po’ di tempo del mare mosso (quasi forza 5) e delle forti raffiche di vento con velocità vicina ai 25 nodi sarebbe certamente colata a ppicco. E per le decine di clandestini che si trovavano a bordo sarebbe stata quasi certamente la fine. Dopo alcune ore di intenso lavoro e rischi enormi, viste le proibitive condizioni del mare, sono stati 77 i clandestini di na- I profughi di varie nazionalità radunati su una banchina del “Porto Delle Grazie” zionalità afgana, marocchina, somala, pakistana, magrebina, giorgiana, siriana, palestinese, birmana e turca, salvati dai militari della Guardia Costiera di Roccella, pilotata dal comandante Roberto Romano. Il salvataggio dei profughi, tra cui un bambino di 5 anni, si è verificato in acque internazionali, ossia a circa 65 miglia al largo di Roccella. Le due barche a vela, una delle quali imbarcava già acqua, sono state intercettate e, nonostante l’alta percentuale di rischio dovuta al mare forza 5 e alle forti raffiche di vento, in gran fretta “svuotate” di tutti i profughi, trasbordati nella motovedetta d’altura. Una volta giunti in porto, dopo circa 4 ore di viaggio, uno dei clandestini, per via di una sospetta frattura alla gamba sinistra, è stato ricoverato all’ospedale di Locri. Altri tre sono stati assistiti per disturbi di lieve entità dal personale medico e paramedico del 118 dell’Asp 5 di Reggio Calabria, Il giovane ferito a una gamba sta per essere caricato in ambulanza per il ricovero a Locri sezione di Locri, e dal personale specializzato della Croce Rossa. Tutti gli altri profughi sono stati “rivestiti” e rifocillati. Nei prossimi giorni i clandestini, non appena ci sarà il via libera della Prefettura di Reggio Calabria, saranno trasferiti in un attrezzato centro di prima accoglienza. A coordinare il lavoro investigativo sono stati il luogotenente Marco Giuffrida, della Guardia di Finanza, il ten. Diego Ruocco e il maresciallo capo Franco Nanni, della compagnia e della stazione carabinieri di Roccella e il vicequestore aggiunto Stefano Dodaro, del commissariato di pubblica sicu- rezza di Siderno. Con i 77 clandestini arrivati ieri a Roccella è salito a 36 il numero degli sbarchi di clandestini negli ultimi 24 mesi lungo le coste ioniche della Calabria. Ben 14, invece, gli sbarchi di clandestini nella sola striscia di mare Jonio della Locride in questi 12 mesi del 2011. Gazzetta del Sud Martedì 6 Dicembre 2011 45 Reggio Ionica . REGGIO CALABRIA Iniziata ieri l’udienza preliminare: due posizioni da “sanare” e prime richieste d’abbreviato Clan Commisso, Siderno parte civile Probabile la riunione del processo con il filone principale di “Crimine” Rocco Muscari LOCRI Proseguirà a tappe forzate l’udienza preliminare nei confronti dei sessantanove indagati nel procedimento penale “Recupero”, iniziato ieri mattina davanti al gup di Reggio Calabria. il giudice Adriana Trapani, infatti, ha stabilito un fitto calendario d’udienza da oggi fino a venerdì, data in cui saranno decise tutte le posizioni, sia per gli indagati che intendono chiedere il giudizio abbreviato che per quelli che andranno a scegliere il rito ordinario, dopo l’eventuale rinvio a giudizio. Ieri, intanto, il gup reggino ha restituito gli atti alla Procura distrettuale rispetto le posizioni di Domenico Futia, difeso dall’avvocato Antonio Speziale, e di Salvatore Oliveti, assistito dall’avvocato Nicola Catanfora. Il giudice Trapani, infatti, ha ritenuto sussistente l’eccezione formulata dai due penalisti accogliendo la tesi della nullità dell’avviso di conclusioni indagini, per difetto di notifica. Pertanto la posizione dei due indagati rimane ancorata a un’eventuale richiesta suppletiva dell’Ufficio di Procura di misura cautelare, fermo restando che essa dovrà pervenire al giudice competente entro martedì prossimo, pena la scadenza dei termini massimi previsti dall’ordinamento in un anno dall’emissione della misura originaria, eseguita il 13 dicembre dello scorso anno. Una pattuglia di carabinieri nel corso dell'operazione Recupero a Siderno Giovanni Galea ha scelto l’abbreviato LOCRI Domani incontro con Scopelliti Fino a ieri pochi sono stati gli indagati che hanno formalizzato la richiesta di giudizio abbreviato. Tra questi Giovanni Galea e Girolamo Belcastro, entrambi difesi dall’avvocato Leone Fonte. Altri difensori hanno chiesto il rito abbreviato condizionato all’acquisizione di documenti o di prove testimoniali: tra questi gli avvocati Eugenio Minniti e Giuseppe Oppedisano, nell’interesse di Massimo Pellegrino, che hanno rilevato la necessità di acquisizione di intercettazioni ambientali e telefoniche. Gran parte degli avvocati, (tra cui Taddei, Filippone, Commisso, Veneto, Albanese, Calderazzo, Ubaldo, Sgambellone, Guttà, Gerace, Furfaro e Vaira), si devono esprimere nell’interesse dei rispettivi assistiti, anche se l’adesione al rito ordinario appare, al momento, la scelta numericamente più rilevante da parte degli indagati. All’udienza di ieri il gup reggino ha ammesso la costituzione delle parti civili, tra cui quella della Città di Siderno e della Provincia di Reggio Calabria. È atteso già da questa mattina l’intervento della Procura, rap- presentata dai sostituti procuratori Antonio De Bernardo e Marco Colamonici. Il procedimento penale “Recupero” si fonda sull’esito dell’indagine coordinata dalla Dda reggina nei confronti di presunti appartenenti alle presunte consorterie della ‘ndrangheta di Siderno, confederate a quella che viene considerata la “cosca madre” dei Commisso. L’operazione, eseguita congiuntamente dai carabinieri e dalla polizia, è iniziata dall’indagine denominata “Bene Comune”, dalla quale è scaturita l’operazione “Crimine”, che ha portato all’esecuzione di centinaia di arresti in tutta la provincia. Per quanto riguarda in particolare Siderno nell’operazione Crimine è stato colpito dalla misura cautelare anche Giuseppe Commisso, inteso “u mastru”, per il quale la Procura ha chiesto in abbreviato 20 anni di carcere. Dalle intercettazioni captate all’interno della lavanderia Ape Green, gestita da Commisso “u mastru”, e seguita l’operazione “Recupero”. Circostanza, questa, che potrebbe incidere sulla scelta della Distrettuale a chiedere l’eventuale riunione del procedimento in atto davanti al giudice Trapani con il filone principale di Crimine, stante le numerose risultanze investigative in comune tra il filone sidernese presente nella maxi operazione con quelle del procedimento Recupero. ROCCELLA Proposta dalla Sinistra Euromediterranea Tante firme in calce alla petizione La Fidapa si mobilita contro i “tagli” ai treni per salvare le ferrovie calabresi Antonio Condò LOCRI Una delegazione di tutte le sezioni della Fidapa della Calabria sarà ricevuta domani pomeriggio alle 16,30 dai presidenti della Giunta e del Consiglio Regionale, Giuseppe Scopelliti e Francesco Talarico, per discutere del grave problema dei “tagli” ai treni che penalizzano l’intero Mezzogiorno. La presidente nazionale del benemerito sodalizio rosa (in Italia raggruppa 11.500 socie e 277 sezioni), Eufemia Ippolito, e la presidente distrettuale Caterina Mazzella, hanno infatti recepito la mozione proposta dalla responsabile distrettuale della Commissione legislazione, Patrizia Pelle, col coinvolgimento di tutti i distretti meridionali, di aderire all’iniziativa che mira a accendere i riflettori sul grave stato di isolamento e d’emarginazione in cui versa il Sud. «È di questi giorni – hanno scritto le fidapine ai presidenti Scopelliti e Talarico – la notizia dell’annunciata decisione di Trenitalia di sopprimere ben 21 treni di lunga percorrenza dal prossimo 12 dicembre, compreso l’Intercity Notte Milano-Bari-Reggio Cal. e viceversa e così alcuni treni che collegano il Nord della Penisola con Siracusa e Palermo, la cui eliminazione riguarda anche la Calabria e la Campania». Le socie della Fidapa ricordano che la loro associazione «non può non rendersi interprete del gravissimo disagio» che sta per subire il Sud (Calabria, Sicilia, Puglia, Campania) e che comporta «difficoltà di spostamento delle donne, nei loro molteplici ruoli di mogli, madri, lavoratrici ed impegnate nel sociale». SIDERNO Dalla Regione, fondi Por Stefania Parrone ROCCELLA Numerosi i cittadini, roccellesi e non solo, che hanno sottoscritto, presso lo stand allestito in piazza San Vittorio, la petizione popolare sulla vertenza delle Ferrovie della Calabria promossa da Sinistra Euromediterranea. L’iniziativa è partita in tutto il territorio regionale dopo il sit -in del 26 novembre scorso in piazza Matteotti a Catanzaro. La petizione rivendica il diritto ad avere trasporti equo- sostenibili e in particolare, considerato il livello di degrado che caratterizza il trasporto ferroviario calabrese, il diritto a servizi ferroviari su standard europei. A cominciare, secondo Sinistra Euromediterranea nella petizione, dall’acquisto e dalla messa in servizio di 15 nuovi treni regionali, dalla riqualificazione dell’intera linea ferrata ionica, «con interventi specifici sulle trasversali Io- La stazione di Roccella nio-Tirreno e su alcuni nodi di raccordo al fine di dar vita ad un sistema metropolitano regionale a maglie». Le proposte si allargano poi ad interventi mirati al recupero pieno delle Ferrovie Calabre nell’area della Piana, al po- tenziamento del servizio di trasporto passeggeri sullo Stretto di Messina ed al coordinamento degli orari e dei servizi, con la richiesta di attivazione di navette per il raccordo comodo e veloce tra i comprensori ionici (Locride, Crotonese, Sibaritide) e i nodi strategici della linea tirrenica (Reggio, Lamezia, Paola). «Si tratta di una partita ancora attivabile nella programmazione regionale con i fondi Por 2007-2013», si legge nella dettagliata petizione che si chiude con la rivendicazione di «un segnale di cambiamento in risposta alle reali esigenze della Calabria. Per la rete ferroviaria ad alta velocità realizzata nel corso dell’ultimo decennio quasi interamente nel Centro-Nord, lo Stato ha speso oltre 100 miliardi di euro. Dare oggi rinnovato valore all’Unità d’Italia significa garantire una più equa distribuzione delle risorse e quindi una maggiore attenzione per il Mezzogiorno». RIACE Viveva in una comunità alla Marina: aveva solo 21 anni Arrivano 165 mila euro Africano cade dalla bici e muore per la nuova isola pedonale Armando Scuteri SIDERNO. È arrivato il “sì” della Regione Calabria, Dipartimento Politiche dell’ambiente, per la realizzazione dell’isola ecologica nel Comune di Siderno. Una nota del Comune informa che con decreto dirigenziale n. 14945 del 29 novembre l’ente regionale ha approvato la graduatoria relativa al Fondo Europeo - Por Calabria 2007/2013 per l’assegnazione di contributi a favore dei comuni per la realizzazione di centri di raccolta a supporto della raccolta differenziata dei rifiuti urbani. L’Amministrazione comunale, guidata dal Sindaco Riccardo Ritorto, beneficerà di un contributo complessivo di 165mila euro. Grande soddisfazione, ricevuta la notizia, è stata espressa dall’assessore all’ambiente Angelo Alvaro per l’ulteriore risultato raggiunto in tema ambientale dal Comune di Siderno. Il finanziamento ottenuto, secondo Alvaro, permetterà di consegnare alla città una piattaforma attrezzata e fruibile a completo servizio dei cittadini.(a.b.) Il perito Gioacchino Genchi interrogato dal pm De Bernardo LOCRI “Ricostruite” le intercettazioni Omicidio Simari testimoni reticenti “parlano” i familiari LOCRI. «A Pasquale Simari era stato sconsigliato da un conoscente di recarsi a Locri al funerale di Salvatore Cordì, per non attirare la ritorsione da parte di un gruppo gioiosano che non vedeva di buon occhio una sua visita. Ma Simari non ha ascoltato l’avvertimento e, per questo motivo, è stato ucciso la sera del 26 luglio del 2005 in piazza Vittorio Veneto». È quanto affermato il maresciallo capo Antonio Riggio nel corso della deposizione davanti alla Corte d’assise di Locri (presidente Alfredo Sicuro, a latere Davide Lauro), rispondendo alle domande del pm Antonio De Bernardo. Il sottufficiale, all’epoca all’aliquota Radiomobile di Roccella, che si è occupato di redigere l’informativa dei carabinieri poi confluita nell’operazione “Mistero”, ha riferito in aula in merito alle risultanze investigative, e sui riscontri avuti dalle dichiarazioni di alcuni familiari della vittima e da intercettazioni ambientali e telefoniche. In particolare grazie alle captazioni gli investigatori hanno potuto ricostruire i momenti salienti del raid delittuosa, per il quale risulta imputato Tommaso Costa (cl. 59) difeso dall’avv. Menotti Ferrari. Riggio ha sottolineato che da alcune intercettazioni ambientali si è riusciti a scoprire gli aspetti più rilevanti dell’agguato, visto che i testimoni oculari interrogati erano apparsi reticenti. Il teste, nel proseguo dell’escussione, ha indicato in Cosimo Panaia, imputato per associazione mafiosa, l’“ambasciatore” della famiglia Ursino di Gioiosa Jonica, anche in virtù del forte legame parentale tra l’imputato e Antonio Ursino detto “Totò”, presunto capo dell’omonima cosca condannato in abbreviato a 10 anni di reclusione. In effetti uno dei fratelli di Cosimo Panaia risulta sposato con la figlia di Totò Ursino, mentre la sorella dell’imputato è sposata con Giuseppe Curciarello, condannato a 25 anni per associazione finalizzata al traffico di droga e ritenuto dagli inquirenti il brac- MARINA DI GIOIOSA Con 200 mila euro Viale Brigida Postorino “si” al completamento RIACE Perde il controllo della bicicletta, urta contro un muretto, finisce nella scarpata sottostante e muore sul colpo. È finita in tragedia l’avventura italiana di Mohamed Lamin Dico, 21 anni, giunto a Riace lo scorso 13 luglio. Era arrivato dal Mali, un lembo poverissimo dell’Africa occidentale, passando per Lampedusa ed era stato inserito nel progetto “Emergenza Nord Africa”. Ieri pomeriggio, intorno alle 16,30 dal borgo antico – dov’era andato a trovare alcuni connazionali – in bicicletta, stava rientrando a Marina di Cristian Pugliese MARINA DI GIOIOSA La bicicletta e il cadavere dello sfortunato giovane Riace, presso la comunità alla quale era stato assegnato. La sua giovane vita si è spezzata a poco più di un chilometro dal luogo di partenza, in località Iudici. All’equipe sanitaria del 118 di Caulonia (Frajia, Genovese e Fera) è rimasto solo il compito di costatarne l’avvenuto decesso. Ai militari dell’Arma, invece, quello dei rilievi di rito. cio destro di Tommaso Costa, a sua volta condannato all’ergastolo in primo grado per l’omicidio di Gianluca Congiusta. Si tratta di una “circolarità” di parentele sulla quale la Dda ha costruito l’impianto accusatorio, determinato da numerose prove a carico degli imputati, risalenti sin dal 2003, anno in cui i carabinieri della compagnia di Soverato hanno attivato l’indagine “Mythos 2”, dalla quale sono emersi i contatti tra la famiglia Costa-Curciarello ed elementi di spicco della criminalità organizzata soveratese e pugliese. Delle risultanze di quelle indagini ieri ha riferito in aula il luogotenente Giacomo Mazzoleni, il quale ha ribadito i rapporti diretti tra Bayan Khaled, inteso “Carlo il libanese”, con Tommaso Costa, Giuseppe Curciarello e poi con Cosimo Panaia, a cui i pugliesi si sarebbero rivolti per acquistare della cocaina e anche delle armi. Nel corso dell’udienza ha deposto anche il consulente dell’accusa Gioacchino Genchi, il quale ha affermato che il cellulare intestato a Tommaso Costa (cl. 82), accusato di procurata inosservanza della pena in favore dell’omonimo congiunto, la sera del 26 luglio si trovava in una zona compatibile con il luogo dell’omicidio di Pasquale Simari. Sul punto l’avv. Maria Tripodi, difensore di Costa, ha rilevato che la cella di Gioiosa copre un’area talmente vasta da coprire anche l’abitazione del giovane imputato. Nel corso del controesame al maresciallo Riggio l’avv. Antonio Mittica, difensore di Marcello Zavaglia, ha puntualizzato come, nei confronti del proprio assistito, non risultino intercettazioni telefoniche con altri coimputati, e che gli stessi carabinieri di Grotteria, che nel 2006 hanno firmato due note, si sono “meravigliati” della presenza dell’imputato presso l’autolavaggio dei fratelli Panaia. Il processo riprende il 10 gennaio con l’escussione dei collaboratori di giustizia Antonio Catalano e Domenico Oppedisano.(r.m.) La commissione prefettizia ha approvato lo studio di fattibilità dei lavori di completamento di viale Suor Brigida Postorino per 200 mila euro, che saranno reperiti con un mutuo presso la Cassa depositi e prestiti. I lavori realizzati solo in parte per mancanza di fondi, risalgono a circa dieci anni fa, e di allora sono anche le delibere agli espropri dei terreni necessari per la realizzazione della stra- da. Il nuovo intervento riguarderà scavi di sbancamento, fondazione stradale, muretti di contenimento, pavimentazione e marciapiedi, cunette e canali di raccolta delle acque piovane nonché rete fognaria e illuminazione. Prevede il collegamento del viale, attualmente raccordata con strada Cattolica, a contrada Gagliardi, a ridosso della Statale 106. Il viale rimane comunque al centro delle proteste dei residenti per le pessime condizioni in cui versa. Gazzetta del Sud Martedì 6 Dicembre 2011 37 Cosenza - Provincia . CORIGLIANO Riprenderà stamattina dinanzi ai giudici del Tribunale di Rossano il procedimento “Flesh market” che procede con il rito immediato In aula gli agghiaccianti racconti delle Lolite Saranno sentiti i carabinieri che per primi hanno raccolto le rivelazioni delle giovanissime prostitute Emilia Pisani CORIGLIANO È prevista per questa mattina dinanzi al tribunale di Rossano (presidente De Vuono e a latere D’Alfonso e Zizzari) l’udienza per il giudizio immediato al quale sono stati rinviati alcuni degli indagati coinvolti nel processo “Flesh Market” (mercato della carne) con cui la magistratura inquirente ha colpito un gruppo che sarebbe stato variamente protagonista di episodi legati alla prostituzione minorile. In aula saranno ascoltate le dichiarazioni dei tre militari della locale compagnia dell’arma dei Carabinieri di Corigliano, Madeo, Rinaudo e Pedone, che raccolsero le dichiarazioni delle due minorenni V.M. e L.F.M. che raccontavano di essere delle baby prostitute e riconoscevano tramite riproduzione fotografica i loro presunti clienti. Un racconto agghiacciante proprio per la crudezza con la quale le due sorelline di Corigliano hanno raccontato gli episodi sessuali a pagamento che avrebbero consumato con i loro clienti. Nell’udienza precedente, quella del 3 novembre, è stato ascoltato anche il maresciallo Cosenza. Ad essere stati rinviati a giudizio immediato lo scorso mese di settembre, sono stati gli imputati Natale Musacchio, Giuseppe Russo, Vincenzo Novelli, Saverio La Camera, N.M. (sorella maggiorenne delle due baby-squillo), l’ex assessore comunale Italo Le Pera e Maurizio Franco Magno. Per questi si procederà seguendo presso il tribu- nale rossanese con il rito ordinario e la fase dibattimentale, questo troncone del processo ha saltato la fase dell’udienza preliminare. Si procederà sempre presso il tribunale di Rossano anche per gli imputati per i quali il giudice ha rigettato la richiesta del cosiddetto rito abbreviato, per Damiano Collefiorito, Cosimo La Grotta, Santo Bagnato e Giuseppe Brina la prossima udienza è prevista per il 21 dicembre. Data entro la quale, inoltre, dovrebbe essere consegnata la perizia sulle capacità a testimoniare delle due minorenni. Si procederà invece il prossimo 14 dicembre presso il tribunale di Catanzaro, giudice Emma Sonni, con il rito abbreviato previsto per Pietro Berardi, Giuseppe La Pietra, Antonio Coschignano, Pasqualino Foglia, Gianfranco Curcio e Vittorio Carcione. La difesa si baserà molto sull’attendibilità dell’accusa per questo saranno fondamentali oltre che la perizia sulle capacità intellettive delle due minorenni, anche quella richiesta sulle trascrizioni delle dichiarazioni rilasciate dalle baby-prostitute in fase di incidente probatorio. Il collegio difensivo (composto, tra gli altri, dagli avvocati Giovanni Zagarese, Pasquale Di Iacovo, Giuseppe Zumpano ed Emanuele Monte) s'è opposto alla richiesta avanzata dalla pubblica accusa di riascoltare le minorenni. Sono state, inoltre, stralciate le posizioni di N.M., Alberto Falbo, Leonardo Malfarà, Gianfranco Curcio, Ercole Sposato e Francesco Zanfini. CIVITA Tarsu alle stelle I cittadini protestano CIVITA. La Tarsu va alle stelle e a Oggi l’udienza dinanzi al Tribunale rossanese Il processo è organizzato in diversi filoni Grande successo domenica per l’iniziativa promossa da un comitato civico cittadino La rinascita di Corigliano riparte da Schiavonea CORIGLIANO. Successo domenica scorsa nel borgo marinaro Schiavonea nella zona di viale Salerno, che è stata invasa da molti cittadini che hanno inteso visitare gli stand organizzati dal comitato Corigliano in Azione. «Una giornata all’insegna della gioia, della voglia di vivere, del desiderio di stare insieme – fanno sapere gli organizzatori – in altre parole di serenità. Quella serenità della quale tanto si avverte la necessità, in una Corigliano ricca di potenzialità e risorse ma impoverita da uomini e scelte sbagliate. Sarà stato forse questo il motivo per il quale tantissime persone, superando così oltre ogni più rosea previsione, hanno partecipato alla seconda iniziativa natalizia promossa dal Comitato “Corigliano in azione”, tenutasi nel borgo marinaro cittadino. Anche in questo caso, così come accaduto giovedì scorso nella Villa Margherita al centro storico, non sono mancati i ringraziamenti che SPEZZANO L’ex vice sindaco lancia la candidatura parlamentare d’Orlandino Greco numerosi cittadini hanno rivolto agli organizzatori della manifestazione, invitando gli stessi a realizzarne altre per avviare un processo di “rinascita” di Schiavonea». Stands natalizi hanno allietato per diverse ore i partecipanti, che hanno festeggiato insieme l’avvento del mese di dicembre con i caratteristici “cullurielli”. Prossimo appuntamento programmato dal comitato si terrà domenica 11 Dicembre allo scalo.(e. pis.) Uno scorcio di Schiavonea CORIGLIANO Comprensorio penalizzato Fernando Iannuzzi ora aderisce all’Mpa Pezzo (Pd) denuncia Johnny Fusca SPEZZANO ALBANESE Fernando Iannuzzi, già vicesindaco di Spezzano Albanese e oggi consigliere di opposizione, è stato nominato responsabile del Dipartimento delle attività produttive dell’Mpa. Dopo essere stato tra le fila del centrodestra e, una volta in rottura con questo ambiente, vicino al Pd, nei mesi scorsi Iannuzzi aveva aderito al movimento costituendone in paese il nucleo fondante. Lo stesso Iannuzzi, tra l’altro, riferisce della imminente nascita della sede spezzanese del partito «che – spiega – sarà di livello comprensoriale, essendo io un dirigente del partito». L’Mpa guarda con interesse al territorio spezzanese e a quello che potrebbe Fernando Iannuzzi succedere da qui a breve, come del resto fanno anche altre forze politiche (l’Udc ha una sezione appena costituita a Spezzano), visto che la persistente crisi della maggioranza di governo cittadino fa presagire che al Comune, magari anche prima della fine del mandato che il popolo ha conferito al sindaco Cucci, le cose potrebbero subire una svolta inattesa. E Iannuzzi questo lo sa bene: attualmente spinge dagli scranni di opposizione perché il sindaco lasci, ma al contempo non vuole farsi trovare impreparato quando sarà il momento giusto. «Ringrazio tutti quelli che mi hanno voluto nel movimento – afferma –. Il mio impegno sarà totale verso Mpa sarà totale, lavorerò in questo territorio in cui siamo scoperti insieme alla coordinatrice regionale Biancamaria Rende, cui vanno i miei auguri per l’incarico». Poi Iannuzzi guarda al suo comprensorio: «Dopo di me hanno aderito anche altri al progetto, che resta quello di portare avanti le idee di Orlandino Greco, un giovane capace che sicuramente può rappresentarci a livello parlamentare. Lavoreremo per la crescita del gruppo sia in Provincia che Regione, viste le tante adesioni che stanno arrivando. Spiegheremo alla cittadinanza cosa significa essere un movimento a difesa del territorio e del Sud, che non siamo contro i partiti, ma siamo “altro” rispetto a quest’ultimi». Infine, ancora su Greco: «Lavoreremo per portare questo nostro amico alle prossime elezioni politiche a rappresentarci». L’esponente di “Fascimo e Libertà” propone la creazione delle ronde di quartiere Livio Stefani: Corigliano dorme perché ha paura CORIGLIANO. «Corigliano dor- me, ma non per la fatica o la stanchezza del duro lavoro quotidiano, ma perché ha paura». Lo afferma Livio Stefani, coordinatore cittadino e membro dell’esecutivo nazionale del movimento “Fascismo e Libertà”, in riferimento agli «ultimi episodi di criminalità cittadina quali scippi o furti con scasso nelle abitazioni». Stefani prende infatti in esame gli ultimi furti avvenuti in città per proporre le “ronde di quartiere” e si autocandida quale coordinatore. Parlando degli scippi avvenuti in pieno centro, allo scalo di Corigliano, durante le prime ore della mattinata, Stefani sottolinea come da nessuno sia giunto aiuto alle forze dell’ordine. «Erano le 10, la città era sveglia – dice Stefani – eppure nessuno ha visto o sentito niente. Nessuno pare sia stato in grado di fornire elementi utili ai Carabinieri per potere risalire al manigoldo». Lo stesso mònito l’esponente di destra lo lancia in riferimento al furto con scasso messo a segno in contrada San Francesco. «In questo caso i ladri hanno portato via, sradicandola dal muro, una cassaforte, ma nonostante il trambusto nessuno ha sentito o visto nulla. Mi chiedo perché esiste tutta questa omertà nella nostra Corigliano. È possibile che noi coriglianesi abbiamo messo la testa sotto la sabbia come gli struzzi? E pensare che ci sono persone che hanno pure la faccia tosta di prendersela con le forze dell’ordine, invece di farsi loro un esame di coscienza per capire se il loro modo di agire è consono ad un cittadino che fa il suo dovere». (jo.fu.) La caserma coriglianese la politica sanitaria della giunta regionale CORIGLIANO. Al centro dell’at- tenzione della politica cittadina ancora una volta le vicende legate alla sanità calabrese e territoriale con particolare riferimento all’attuale fase di realizzazione dell’ospedale della Sibaritide e la ridistribuzione dei posti letto pensata dal governo regionale. Dopo le polemiche suscitate dalla proroga di altri 40 giorni predisposta da Scopelliti per le aziende che stanno redigendo il progetto esecutivo del nuovo ospedale, sulla vicenda interviene il Pd coriglianese con una nota a firma del suo coordinatore Antonio Pezzo. «Il Pd di Corigliano ritiene opportuno evidenziare che, nel percorso degli ultimi quindici anni soltanto la giunta di centro sinistra nel 2005, prese in considerazione una razionalizzazione della rete ospedaliera regionale pur non riuscendo a completare la realizzazione di questo progetto. Nell’ambito della rivisitazione della rete ospedaliera il governo regionale di allora è riuscito ad inserire nel piano regionale in elaborazione il progetto dell’ospedale nuovo della Sibaritide, oggi vincolante per lo sviluppo della sanità locale. I reiterati provvedimenti espressi per decreto nel 2010 e 2011, rivolti alla soluzione della crisi della sanità in Calabria, accusano una inappropriata risposta territoriale ai fabbisogni d’assistenza della popolazione del Comprensorio della Sibaritide. Infatti, nel cosiddetto pia- no di rientro del decreto 18/2010, nell’ambito della riorganizzazione della rete ospedaliera, venivano previsti 285 posti letto normalizzati fra le quattro – cinque strutture ospedaliere esistenti. Nell’ulteriore decreto N. 106/2011 i posti letto sono stati ridotti a 255. Tutto ciò è in contrasto con i livelli essenziali di assistenza (Lea). In particolare – continua l’esponente del Pd – nella nostra stessa Azienda sanitaria provinciale si rileva una evidente sperequazione nell’assegnazione dei posti letto. Infatti, nell’area tirrenica (Paola-Cetraro) si registra una destinazione pari a circa il 4 per mille, nell’area del Pollino (Castrovillari) il 2,15 per mille, mentre nell’area ionica-sibaritide (Trebisacce-Cassano-Corigliano-Rossano-Cariati) appena l’1,4 per mille, pur rappresentando quest’ultima area l’insediamento urbano più massiccio (ab. 177.338), rispetto alla fascia tirrenica (ab. 139.223) e all’area Castrovillari–Pollino (ab. 103.709). Noi che continuiamo ad essere convinti sostenitori dell’ospedale nuovo della Sibaritide riteniamo che, in attesa della costruzione della nuova struttura, nulla debba cambiare negli ospedali Corigliano e Rossano anche nel rispetto fondamentale della sicurezza assistenziale del malato, bandendo ogni tentativo campanilistico di modificare l’equilibrio esistente e funzionale».(e.pis.) Civita scoppia la polemica. Un comitato spontaneo di cittadini da giorni cerca di ottenere spiegazioni dal sindaco Vittorio Blois circa l’aumento pari al 33% subito quest’anno dalla tassa sui rifiuti solidi urbani, tanto che ora la stessa sarebbe salita a 1,50 euro al metro quadrato. «Tutto ciò senza alcun preavviso né spiegazione, né tantomeno alcuna pubblicazione di atti e delibere online – scrivono i componenti del Comitato – volte a comunicare l’aumento della tariffa». Gli scriventi fanno poi notare che «a Frascineto la Tarsu è quasi la metà di quelle civitese» e sottolineano come ormai «la pratica della raccolta differenziata, se da un alto è virtuosa, dall’altro è diventata troppo onerosa per i cittadini locali, che da giorni si recano presso gli uffici comunali a chiedere spiegazioni in merito. Ma, a quanto pare, le risposte sono molto vaghe e si riferirebbero ad un’inefficienza da parte degli abitanti nel differenziare in maniera corretta o, addirittura, ad un aumento dei costi del trasporto dei rifiuti presso i centri di smaltimento. A ciò si aggiunge la mancata pubblicità e trasparenza degli atti amministrativi da parte del Comune, il cui sito è fermo da anni».(jo.fu.) CORIGLIANO A scuola adolescenti tra l’alcol e la droga CORIGLIANO. “Adolescenti, alcol e droga”. È questo l’interessante tema proposto agli studenti della classi terze dall’Ic “V. Tieri” di Corigliano con lo scopo di informare sull’argomento e prevenire i danni che potrebbero generarsi dall’uso di certe sostanze. Per discutere del problema il dirigente Aldo Fusaro ha voluto in aula Anna Di Noia, medico tossicologo e responsabile dei Sert di Corigliano e Trebisacce dell’ex Azienda sanitaria locale di Rossano, che ha dispensato ai ragazzi le sue conoscenze e la sua professionalità in materia. Alla fine è stato un viaggio nel mondo delle droghe e delle sostanze che creano dipendenza, un percorso che ha suscitato la curiosità degli studenti, pronti a chiederne di più all’esperta proprio per capire certi fenomeni di cui magari si sente parlare solo in tv. Dai cannabinoidi all’ecstasy, fino agli psicostimolanti: è stata fatta una rassegna delle droghe più diffuse tra i giovani, che spesso si avviano tra i 15 e i 16 anni all’utilizzo dell’erba senza capire realmente quali possono essere gli effetti della cosiddetta “canna” in compagnia. La Di Noia, che ha stigmatizzato anche i cosiddetti “energy drinks”, ha quindi varato lo slogan “Sì alla vita, No alla dipendenza” ed ha spiegato quali siano i principali danni che l’uso delle droghe provoca, anzitutto a livello cerebrale. (jo.fu.) Martedì 6 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud 46 Vibo - Provincia . NICOTERA Crescono allarme e preoccupazione per il dilagare della microcriminalità in città e nel comprensorio Pensionato bastona il malvivente Quinto tentativo di rapina ai danni di persone anziane in meno di un mese Pino Brosio NICOTERA Ancora una rapina ai danni di un anziano. È la quinta nell’arco di circa un mese nel comprensorio nicoterese, la terza in città. Ma questa volta al rapinatore è andata male perché la sua “vittima” designata ha reagito all’aggressione arrivando a disarmarlo e a farlo battere in ritirata senza malloppo. La preoccupazione tra i cittadini comunque è alle stelle, nonostante i carabinieri abbiano stretto in una morsa l’intero comprensorio e stiano battendo palmo a palmo il territorio alla ricerca dei malviventi che stanno seminando paura e insicurezza. Nella mattinata di ieri, a finire nel mirino della criminalità è stato Francesco Capria, 66 anni, pensionato. L’uomo vive assieme al fratello in una casa ubicata in via Palmentieri ossia in uno degli angoli più suggestivi del centro storico. Ieri, giorno di pagamento delle pensioni, di buon mattino ha raggiunto l’ufficio postale dove, pazientemente, assieme ad altri, ha atteso il suo turno per riscuotere l’abituale mensilità nell’occasione più robusta perchè accompagnata dalla tredicesima. Intorno alle 10, intascato quanto di sua spettanza ha lasciato l’ufficio postale dirigendosi verso casa. Come al solito, ha imboccato uno dei vicoli che scivola verso porta Palamentieri, passando attraverso file di case ormai quasi tutte disabitate. Un percorso abituale che ieri mattina, però, gli ha riservato un’amara sorpresa. Giunto in via Scesa Duomo, si è improvvisamente trovato di fronte un uomo incappucciato e armato di pistola che probabilmente lo stava seguendo sin da quando aveva lasciato l’ufficio di Posteitaliane. La protesta pacifica degli studenti del liceo NICOTERA Solo oggi arriverà il gasolio Studenti al freddo, da una settimana vuote le aule del classico NICOTERA. Da una settimana di- La zona di Porta Palmentieri dove si è verificato il tentativo di rapina Il malvivente, con fare deciso, gli ha intimato di consegnargli il denaro che aveva addosso, circa 1100 euro. Denaro che per un anziano vale quanto la vita e che Francesco Capria ha inteso difendere mettendo in gioco, appunto, la sua stessa incolumità. Nella colluttazione che ne è nata l’anziano è riuscito a strappare di mano la pistola all’aggressore che ha, però, reagito con violenza colpendolo più volte alla testa fino a farlo finire a terra. Sconcertato dall’evolversi della situazione, l'individuo incappucciato ha rinunciato al bottino e si è allontanato per i vicoli del centro storico facendo perdere le sue tracce. L’allarme è scattato immediatamente. Sul posto si sono portati i carabinieri di Nicotera guidati dal luogotenente Raffaele Castelli che, raccolta la testimonianza dell’anziano ed effettuati i rilievi di rito, ha subito disposto posti di blocco in tutta la zona. Del rapinatore, però, almeno sino a tarda sera non s'è trovata traccia. Francesco Capria, soccorso, oltre che dai carabinieri, anche dai vicini di casa e dai parenti, è subito apparso in condizioni pre- carie, col volto insanguinato e lesioni al cuoio capelluto. Nell’ambulatorio distrettuale dove è stato subito accompagnato da un nipote, il medico di turno gli ha riscontrato ferite multiple alla testa con un taglio fortunatamente non profondo per cui lo ha avviato al pronto soccorso dell’ospedale “Jazzolino” di Vibo per gli accertamenti del caso. Il nuovo episodio di violenza ha suscitato rabbia tra i cittadini, mentre le varie associazioni si stanno mobilitando per far sentire la propria voce. In molti guardano anche verso Palazzo Con- vento aspettando una decisa presa di posizione da parte della commissione straordinaria. Il prefetto in pensione Marcello Palmieri, avuta notizia della rapina, ha fatto sapere che sarà stamattina in Comune «per chiedere al prefetto Latella una riunione del Comitato per l’ordine e la sicurezza da tenersi a Nicotera con la massima urgenza». Ha sottolineato, altresì, che solleciterà nuovamente al ministero dell’Interno l’approvazione del progetto per dotare la città di videosorveglianza. Basterà per arginare l’escalation della violenza? sertano le lezioni per il mancato funzionamento dell’impianto di riscaldamento, ma di quello che fanno gli alunni del liceo classico “Bruno Vinci” sembra non interessi un bel niente a nessuno «tanto – dicono in coro gli studenti – noi siamo solo ragazzi di periferia, possiamo tranquillamente patire ogni disagio». E non è solo questione di riscaldamento. Gli alunni di una seconda classe puntano anche il dito contro qualche vetro rotto, gli infissi malconci, le porte dei bagni sgangherate e, soprattutto, contro la mancanza della scala di sicurezza. «L’altra mattina – racconta in proposito uno studente – abbiamo fatto le esercitazioni antisismiche. Quelli che eravamo all’ultimo piano siamo arrivati nel cortile antistante l’istituto dieci minuti dopo che erano usciti tutti gli altri. Per fortuna era solo un’esercitazione». Incavolati neri anche i ragazzi della IB. «I riscaldamenti non funzionano – asserisce la studentessa D.P. – e forse siamo l’unica scuola della provincia a essere in queste condizioni». Hanno da ridire, naturalamente, anche i genitori. «È una situazione inaccettabile – sottolinea la signora Mimma Stilo – e che potrebbe, comunque, essere risolta in tempi brevi. Basterebbe collegare le caldaie con la rete del metano che passa a meno di venti metri dalla scuola». Non sta con le mani in mano il dirigente Antonino Fiumara. «Ho appena finito di parlare con i responsabili provinciali del servizio – dice – che hanno preso nota della situazione. In realtà, da tempo, abbiamo sollecitato via fax la fornitura del gasolio». Nei locali del Classico, peraltro, sono ospitate cinque classi della scuola media “sfrattate” per i lavori di ristrutturazione in corso. Per gli alunni della secondaria di primo grado, però, il problema sembra non esistere, anche perchè «noi il riscaldamento – affermano con una punta di rassegnazione – non ce l’avevamo neppure prima». I disagi dei ragazzi tuttavia appaiono destinati a rapida soluzione. Il vicepresidente della Provincia Pino Barbuto, è intervenuto tempestivamente. «Il gasolio – fa presente – sarà consegnato nel più breve tempo possibile. Nei prossimi giorni sarà anche realizzato l’allaccio degli impianti di riscaldamento alla rete del metano». (p.b.) SORIANELLO Dopo l’incendio divampato domenica da una delle canne fumarie SAN CALOGERO Convalidati gli arresti di Zinnà e Todarello Evacuate le tre abitazioni di via Bianchi Omicidio Raso, le indagini estese a colpi eseguiti con tecnica simile Francesca Onda SORIANELLO Sono state evacuate le abitazioni che nella giornata di domenica sono state interessate da un incendio, divampato sul tetto di una di esse e propagatosi immediatamente alle case vicine. Il provvedimento, per motivi di sicurezza, è stato emesso dal sindaco Sergio Cannatelli, dopo aver preso atto della relazione dal caposquadra dei Vigili del fuoco, Mario Cepi. L’incendio ha interessato tre abitazioni, site ai numeri 22, 24 e 26 di via M. Bianchi. A intervenire sul posto, in seguito a una segnalazione partita sul 113 intorno alle ore 8.30, è stato il personale dell’Ufficio controllo del territorio, coordinato e capeggiato dal responsabile, Ispettore Giuseppi- na De Luca, il quale si è prodigato a prestare i primi soccorsi. Sul luogo dell’incendio sono intervenuti anche i carabinieri della stazione di Soriano Calabro, diretti dal maresciallo Barbara Sciacca, i Vigili del fuoco della stazione di Serra San Bruno e quelli del comando provinciale di Vibo Valentia che per domare le fiamme hanno lavorato ininterrottamente fino alle ore 15.30. Ieri, sono stati resi noti altri particolari sulla dinamica dell’incendio a cura del Commissariato di Serra San Bruno, diretto dal dottor Domenico Avallone i cui agenti si sono prodigati per mettere in salvo le persone che al momento del fatto si trovavano ancora nelle case in preda alle fiamme. Sulla base dei primi accerta- Sergio Cannatelli menti, effettuati sul posto dalle forze dell’ordine e, in particolare, dai Vigili del fuoco di Serra San Bruno e di Vibo Valentia, coordinati dal responsabile provinciale Giosuè Giovinazzo, è stata accertata la natura accidentale e non dolosa dell’incendio, che sarebbe divampato dalla canna fumaria di una delle abitazioni, causato probabilmente da un problema di manutenzione. I danni alle cose riguardano il crollo del solaio e del tetto dell’abitazione posta al numero civico 24 ed il danneggiamento parziale nonché il crollo del muro divisorio di quella posta al numero civico 26. Fortunatamente non si segnalano danni alle persone. E questo grazie al tempestivo intervento delle forze dell’ordine, dei Vigili del Fuoco e della Polizia di Stato. ACQUARO L’abituale passeggiata in campagna è risultata fatale a Natale Gennaro Tragica fine di un pensionato di 82 anni Raffaele Lopreiato ACQUARO L’abituale passeggiata in campagna si è trasformata in tragedia per Natale Gennaro, 82 anni e del luogo, del quale si erano perse le tracce dal pomeriggio di domenica scorsa. L’anziano è stato infatti rinvenuto cadavere nella tarda mattinata di ieri. La notizia ha profondamente scosso gli abitanti della piccola frazione di Limpidi, dove tutti si conoscono e che sin dal primo momento avevano partecipato attivamente alle ricerche in siner- gia con i carabinieri della stazione di Arena, guidati dal maresciallo Stelluti, e i giovani volontari della protezione civile. A coordinare le operazioni è stata la Compagnia di Serra San Bruno, con il coordinamento del capitano Stefano Esposito Vangone. Persona mite e cordiale, socievole e benvoluta da tutti, Gennaro, seppur fiaccato dalla scomparsa della moglie cui era molto legato, era pienamente autosufficiente e continuava a occuparsi personalmente del podere di famiglia, dove si recava quotidianamente. Non vedendolo fare ritorno all’orario abituale, i familiari provvedevano prontamente a lanciare l’allarme, presagendo che qualcosa di tragico potesse essere accaduto. Le ricerche venivano subito avviate, con le diverse squadre di volontari che si suddividevano il territorio e battevano palmo a palmo i boschi e le campagne circostanti, seppur senza nessun esito positivo. Il rinvenimento del cadavere avveniva in modo fortuito solo nella mattinata di ieri, intorno alle 10, da parte di un concittadino che mentre si recava in campagna scorgeva tra la vegetazione circo- stante il corpo dello sfortunato anziano, appeso penzoloni per le scarpe e a testa in giù, impigliato nella rete di recinzione che perimetra un dirupo. Subito allertati intervenivano i carabinieri che, preso atto del decesso, richiedevano l’intervento del medico legale. Da un primo esame delle modalità dell’incidente e dalle lesioni riscontrate sul corpo, sembrerebbe che le cause della morte siano da ricondurre all’incidente occorso all’anziano che, rimasto con i piedi impigliati nella rete di recinzione, andava a sbatteva violentemente con il capo. Guido Galati SAN CALOGERO Arresto convalidato per Luigi Zinnà, 25 anni, e per Francesco Todarello, 45 anni, chiamati in correità da Domenico Grillo, 21 anni, nella brutale uccisione di Isabella Raso, la donna morta soffocata per una crisi respiratoria causata dal bavaglio che i suoi assassini le avevano stretto sulla bocca e sul naso per non farla urlare. I due, accusati di omicidio e rapina aggravati in concorso, assistiti dai rispettivi difensori, gli avvocati Francesco Muzzopappa e Patrizio Cuppari, sono comparsi ieri mattina davanti al Gip Gabriella Lupoli per l’udienza di convalida. Da quanto si è appreso, sia Zinnà sia Todarello hanno fatto scena muta, avvalendosi della facoltà di non rispondere. Una strategia difensiva, questa, che lascia momentaneamente in sospeso l’atteso chiarimento in ordine al ruolo (se un ruolo abbiano effettivamente avuto) svolto da ciascuno di essi nella pianificazione e nella consumazione del gesto criminale che è costata la vita alla povera Isabella. A chiamare in causa i due è stato Domenico Grillo che ha vuotato il sacco nel corso dell’interrogatorio cui è stato sottoposto dal sostituto procuratore Vittorio Gallucci. Stando, infatti, sempre alle dichiarazioni del reo confesso, Zinnà e Todarello avrebbero avuto parte attiva nella sconvolgente vicenda. Il primo, che in fase di primo interrogatorio ha categoricamente respinto ogni addebito, avrebbe Francesco Todarello Luigi Zinnà tenuto ferma la donna dalle gambe (Grillo la teneva stretta tra le braccia), il secondo, ritenuto l’autore della manomissione della serratura dell’ingresso secondario della casa della Raso, di averla imbavagliata. Il Gip Lupoli, preso atto della scelta fatta dagli indiziati ed accogliendo integralmente la richiesta del Pm Vittorio Gallucci, al termine della camera di consiglio protrattasi, come la precedente diverse ore, ha confermato l’arresto, disponendo la custodia cautelare in carcere di entrambi, ritenendo che a loro carico sussistano gravi indizi di colpevolezza. A questo punto è interessante capire le mosse che ha in serbo la difesa che potrebbe ricorrere al Tribunale del Riesame e, nel contempo, avviare un’attività investigativa per assumere eventuali prove di discolpa dei loro assistiti. Chiuso, almeno per il momento, questo tragico capitolo, gli investigatori dell’Arma e della Procura hanno dato ulteriore impulso alle indagini mirate a fare piena luce anche sulla sequela di episodi criminosi accaduti in paese l’estate scorsa. La loro attenzione è maggiormente puntata sulle rapine messe a segno, prima e dopo il caso di Isabella Raso, ai danni di due coppie di anziani: Domenica Gigliotti, 69 anni, e Francesco Galati, 67, alleggeriti di 7 mila euro; Natalina Calabria, 71 anni, e Nicola Maccarone, 77 anni, aggrediti, malmenati e rapinati di alcuni preziosi e di 200 euro. Nel primo caso i ladri per introdursi nell’abitazione dei pensionati asportarono il cilindretto della serratura della porta d’ingresso, la stessa tecnica, cioè, utilizzata un mese dopo in via Giosué Carducci.