Elaborazione audio

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Elaborazione audio
1a parte
open school audio sul PC
왘 A scuola con PC Open
Audio: campionamento,
codifica e archiviazione
e applicazioni del PC in
campo audio stanno vivendo una stagione di maturità: dopo il fermento portato
dalla rivoluzione dell’MP3, l’affermazione dell’audio multicanale dei film su DVD o dei videogiochi e la nascita di nuovi
standard di qualità come l’audio a 24 bit, oggi il panorama
appare più chiaro. In più è possibile realizzare progetti audio
semplici o complessi senza
spendere una fortuna, utilizzando sistemi hardware di fascia media, sfruttando standard audio ormai affermati e
software stabili ed intuitivi.
Il corso sarà diviso in tre
parti, iniziando con il campionamento, codifica ed archiviazione dell’audio. La seconda
puntata sarà incentrata sull’editing, mentre la terza si focalizzerà sulle tecniche di restauro applicate ad originali di
diversa provenienza e destinazione.
Ogni puntata seguirà uno
schema simile: inizialmente saranno proposti in forma testuale i concetti relativi all’argomento della puntata stessa,
cui seguiranno consigli pratici
o FAQ scelte tra le più gettonate dagli utenti, una rapida panoramica di mercato su
software e hardware necessari
per le attività descritte, even-
L
tuali riferimenti a risorse esterne, come siti Web o libri sull’argomento, ed infine verranno proposti due o tre tutorial
di diverso livello di difficoltà,
in cui verranno illustrate passo
passo le operazioni da compiere per mettere in pratica
quanto visto nel corso della
puntata. Prima di iniziare a
parlare di campionamento facciamo una breve carrellata dei
formati in gioco.
Lo scenario dei formati
L’MP3 ed il suo rivale Microsoft WMA sono i formati di elezione per audio di media qualità ma molto compresso, destinato ai lettori portatili, ad Internet, all’ascolto con sistemi
di casse di fascia bassa, ma anche ai nuovi telefoni cellulari
multimediali. Gli intramontabili CD audio, i corrispondenti fi-
le WAV in qualità CD ed i recenti standard di compressione senza perdita di qualità come WMA 9 Lossless sono adatti all’ascolto con sistemi audio
di qualità o all’archiviazione
(per esempio di brani campionati e restaurati provenienti da
collezioni di LP o audiocassette)
DVD Audio, SACD ed i file
WAV a 24-32 bit e 96-192 KHz
sono destinati all’ascolto HiFi
di qualità massima, alle applicazioni professionali di creazione ed editing audio dal vivo
ed in studio; infine, l’audio
Dolby Digital AC3 stereo/5.1 ed
i file audio WAV a 24 bit/96 KHz
5.1 sono destinati a progetti video su DVD.
Un sistema di fascia media
è sufficiente
Passando all’hardware, le
IL CALENDARIO DELLE LEZIONI
왘Lezione 1:
Il campionamento
- Digitalizzazione audio,
cos’è e a cosa serve:
hardware e software
- Ripping audio
- Codifica in WMA 9 senza
perdita di qualità
- Campionamento audio
multitraccia
Lezione 2:
Editing audio
Lezione 3:
Restauro audio
prestazioni massime dei PC
non crescono più vertiginosamente, ma è aumentata notevolmente la potenza dei sistemi di fascia media, oggi perfettamente adeguata alle richieste dei software audio. I
software a loro volta forniscono funzioni avanzate con interfacce intuitive, mentre un tempo le funzioni più potenti si trovavano solo in software di
grande complessità, con tempi
di apprendimento lunghi anche per i professionisti. Le funzioni di editing di base si trovano ormai anche in software
non specializzati, come suite
multimediali, programmi di
masterizzazione o direttamente nel software fornito con la
propria scheda audio.
Anche le schede audio hanno beneficiato di notevoli miglioramenti: i modelli di fascia
bassa e le sezioni audio integrate nelle schede madri offrono ormai audio multicanale 5.1
e spesso ingressi e uscite digitali, quelle di fascia media arrivano allo standard 7.1 e possono campionare a 24 bit, quelle
top di gamma offrono frontalini o moduli esterni con ingressi ed uscite multiple e possono
essere usate con software professionali di registrazione multitraccia su disco rigido.
Marco Milano
1a parte
open school audio sul PC
Utilizzo consigliato dei diversi formati
Formato
WAV
WAV
WAV
WAV
WAV
WAV
MP3
MP3
WMA
WMA
WMA Lossless
Real Audio
Risoluz./freq. o bitrate
32 bit - 192KHz
24 bit - 192KHz
24 bit - 96 KHz
16 bit - 48 KHz
16 bit - 44,1 KHz
8 bit - 8 KHz, mono
128 kbit/s
320 kbit/s
96 kbit/s
320 kbit/s
variabile (media 700 kbit/s)
96-256 kbit/s
MB/minuto
90
50
25
11
10
0,5
1
2,3
0,7
2,4
4,6
0,7-2
Uso consigliato
Editing professionale
Authoring DVD Audio stereo
Campionamento alta qualità, authoring DVD Video e DVD Audio 5.1
Campionamento media qualità, riversamento DAT
Campionamento media qualità, authoring CD audio
Telefonia, registazione vocale
Audio portatile, download Internet gratuito
Audio portatile alta qualità (lettori MP3 con disco rigido), download Internet a pagamento
Audio portatile, download Internet gratuito
Audio portatile alta qualità (lettori WMA con disco rigido), download Internet a pagamento
Archiviazione senza perdita di qualità
Streaming da Internet, radio Web
1 Campionare l’audio
ampionare l’audio significa creare un file fatto con i
campioni, ovvero i valori
di un segnale audio in diversi
momenti temporali.
Il termine campionare è più
adeguato rispetto a digitalizzare, in quanto il segnale audio
da campionare potrebbe essere già in forma digitale (ad
esempio quello di un’uscita audio S/PDIF), ed in questo caso
potrebbe essere ricampionato
(ovvero ricodificato, ad esempio con diversa risoluzione)
oppure acquisito così com’è.
Di solito il campionamento
avviene da sorgenti analogiche,
ed equivale a registrare i suoni
in campioni rappresentabili come serie di 0 ed 1 in un file,
mentre i supporti analogici (nastro magnetico, vinile) utilizzano grandezze fisiche (profondità del solco, intensità di magnetizzazione) che riproducono la variazione del segnale
elettrico audio.
Quest’ultimo, tramite varia-
C
zione di tensione, a sua volta riproduce analogicamente i movimenti della membrana di un
microfono, provocata dalle variazioni di pressione dell’aria
che costituiscono le onde sonore.
Un segnale audio analogico
se visualizzato graficamente ha
un andamento ondulatorio e
continuo, in quanto rappresenta analogicamente le onde sonore.
Il campionamento rappresenta invece le onde tramite
valori del campione in un determinato momento, dunque
se visualizzato avrà un aspetto
“a gradini”, tanto più ravvicinati quanto maggiore è il numero
di campioni al secondo (frequenza di campionamento,
misurata in Hertz: 1 Hz equivale ad un campionamento al secondo).
La qualità è data dalla
frequenza di campionamento
Nel campionamento il se-
gnale audio analogico, ovvero
la variazione di corrente elettrica nel cavetto collegato all’ingresso della scheda audio, è
trasformato in dati digitali da
un convertitore analogico-digitale (ADC) presente nella scheda, dalle cui caratteristiche dipende in prima istanza la qualità del campionamento.
Ad esempio un convertitore
a 96 KHz prende 96.000 campioni al secondo, mentre uno a
44,1 KHz ne prende 44.100,
dunque la forma d’onda originale sarà riprodotta più fedelmente dal primo.
Dalla frequenza di campionamento dipende anche la
massima frequenza dei suoni
riproducibili: più un suono è
acuto, maggiore è la frequenza
dell’onda sonora, ed in base al
teorema di Shannon-Nyquist,
(vedi box nella prossima pagina), la frequenza di campionamento necessaria per riprodurre un suono deve essere
superiore al doppio della frequenza dell’onda da campionare.
Ciò significa che per riprodurre i suoni più acuti percepibili dall’orecchio umano (20
KHz) è necessaria una frequenza di campionamento superiore a 40 KHz.
Ma per i puristi dell’alta fedeltà ciò non basta, ed infatti i
nuovi standard come DVD Audio e SACD utilizzano frequenze sino a 192 KHz.
Ma anche dalla risoluzione
Un’onda sonora analogica è di tipo sinusoidale. Il campionamento ne registra il valore
relativo all’ampiezza ad intervalli di tempo predeterminati (frequenza di
campionamento, ovvero numero di campioni al secondo espresso in Hertz). Il valore
viene codificato in base al numero di bit di risoluzione (in questo caso 4 bit, dunque
l’ampiezza è rappresentata da valori come 0100, 0111 e via dicendo). Queste
sequenze di bit possono essere codificate come file, o trasmesse tramite segnali
digitali, ovvero onde che trasmettono segnali numerici (in basso)
Il secondo fattore che determina la qualità di un campionamento è la risoluzione o
profondità in bit, ovvero la
gamma di valori possibili al
momento di prendere ciascun
campione. Maggiore la risoluzione, misurata in bit, più fedele la resa sonora.
Pensiamo alla gamma di diverse intensità sonore tra pianissimo e fortissimo in un’esecuzione musicale (chiamata
gamma dinamica): anche campionando migliaia di volte al secondo, se per rappresentare il
suono abbiamo 4 bit il risultato
sarà un suono piatto, con pochissima differenza tra piano e
forte, e distorto, perché l’onda
riprodotta avrà oscillazioni
molto inferiori rispetto a quella
originale, mentre se campioniamo a 24 bit, potremo rappresentare più di 16 milioni di
livelli di intensità sonora e la
forma d’onda sarà molto vicina
a quella originale. Dunque un
convertitore ADC a 24 bit sarà
di gran lunga migliore di uno a
16 bit, perché la sua “sensibilità” è di 16.777.216 livelli (224)
contro 65.536 livelli (216).
Per avere un’idea dell’importanza dei valori descritti,
pensate alla scarsa fedeltà del
suono di un brano musicale
ascoltato tramite cellulare: i telefonini GSM utilizzano un campionamento a 8 KHz ed 8 bit,
dunque i suoni acuti (con frequenza superiore a 4.000 Hz)
non sono riprodotti, sono tagliati tutti gli armonici anche di
suoni di frequenze medie distorcendone il timbro, ed il
suono è appiattito in una gamma dinamica di circa 48 dB,
contro i 96 dB del CD audio.
Visto che i decibel sono una
grandezza logaritmica, ed ogni
3 dB la differenza di intensità
sonora raddoppia, potete farvi
un’idea dell’enorme differenza,
chiaramente messa in luce all’ascolto.
1a parte
open school audio sul PC
La necessità
di utilizzare alte
frequenze di
campionamento
Secondo il teorema di ShannonNyquist per poter riprodurre un
suono la frequenza di
campionamento necessaria deve
essere superiore al doppio della
frequenza dell’onda da
campionare, perché a metà della
frequenza di campionamento è
emesso un sub-armonico
(frequenza di Nyquist) che
rovinerebbe la registrazione, cui si
aggiungono diversi disturbi sui
suoni di frequenze vicine (aliasing).
Dunque deve essere applicato un
filtro che elimini tutte le frequenze
superiori ad un valore di poco
inferiore alla frequenza di Nyquist.
Ciò significa che per riprodurre i
suoni più acuti percepibili
dall’orecchio umano (20 KHz) è
necessaria una frequenza di
campionamento di poco più di 40
KHz, infatti il CD audio utilizza una
frequenza di campionamento di
44,1KHz.
Non sembrerebbe necessario
andare oltre, e ci si può chiedere
perché i nuovi standard audio HiFi,
come DVD Audio e SACD, utilizzino
frequenze di campionamento sino
a 192 KHz.
La risposta più immediata deriva
dalla pratica: l’orecchio allenato di
un purista dell’alta fedeltà riesce a
percepire la differenza di qualità
tra un’esecuzione dal vivo o una
registrazione analogica “master”
eseguita in studio ed un CD audio.
I motivi sono argomento di
discussione, e tra questi ce ne
sono tre particolarmente
interessanti. Il primo dipende dalla
teoria degli armonici: ogni suono
genera una serie di suoni, detti
“armonici”, di altezza crescente ed
intensità decrescente, che sono
responsabili del timbro del suono
stesso (ad esempio ci consentono
di distinguere la stessa nota
emessa da un pianoforte o da un
flauto). Se per i suoni bassi gli
armonici di intensità percepibile
restano nell’ambito dei suoni
udibili, i suoni molto acuti
generano armonici ancora
abbastanza forti in zone superiori
al limite di udibilità (20 KHz).
Questi armonici “ultrasonici” non
sono percepibili come suono, ma
comunque sembra siano percepiti
come sensazione fisica (sulla
pelle), contribuendo a definire
meglio il timbro degli strumenti (ad
esempio la tromba con sordina
emette a ben 50 KHz un armonico
forte come la nota fondamentale,
ed i piatti della batteria emettono
quasi più ultrasuoni che suoni
udibili), e siano responsabili della
cosiddetta “aria” intorno al suono
tipica delle esecuzioni dal vivo.
Il secondo dipende dal fatto che
utilizzando la frequenza minima
necessaria l’oscillazione dell’onda
di un suono viene semplicemente
registrata (SI-NO), ma non ne viene
riprodotto l’andamento, perché tra
i due picchi dell’oscillazione non ci
sono campioni: quello che è un
movimento sinusoidale viene
riprodotto come un gradino
verticale. Dunque per riprodurre
fedelmente l’andamento anche
delle onde relative ai suoni più
acuti è necessario usare frequenze
più elevate, che prendano
campioni del suono anche tra i due
picchi.
Il terzo motivo dipende
dall’imperfezione dei sistemi di
trattamento dell’audio: anche i
sistemi professionali non sono
perfetti, ad esempio un filtro antialiasing reale non avrà mai le
caratteristiche di un filtro teorico
ideale, e sommando le
imperfezioni di più filtri il suono
può degradarsi notevolmente. Il
modo migliore per eliminare questi
problemi è proprio usare frequenze
di campionamento più elevate
(oversampling) in modo da
minimizzare gli effetti degli errori
introdotti dai sistemi di trattamento
del suono.
Ma qualunque sia la spiegazione,
le prove effettuate dimostrano che
se invece di un CD audio (44,1
KHz) si utilizza un DVD audio (192
KHz) gli audiofili non sono più in
grado di percepire una differenza di
qualità rispetto al suono originale
live, dunque il DVD audio e gli
standard di qualità paragonabile,
come il SACD, rappresentano
finalmente la vera “alta fedeltà”, e
sono in grado di fornire esperienze
simili a quelle provate nell’ascolto
dal vivo. Dal punto di vista del
professionista, ciò significa in
realtà dover lavorare a 32 bit-192
KHz, perché per poter processare
l’audio a 24 bit senza perdita di
qualità (ad esempio tramite DSP,
processori digitali di segnale) è
necessario lavorare almeno a 32
bit, così come per creare CD audio
(16 bit) si lavora con sistemi DSP a
24 bit o più.
Il teorema di Shannon-Nyquist
esemplificato graficamente. Se il
campionamento (pallini neri) avviene con
una frequenza (righe verticali bianche)
inferiore al doppio di quella dell’onda
sonora da digitalizzare (onda nera), ne
deriverà l’erronea registrazione di un
suono (sub-armonico) con frequenza
molto inferiore a quella reale (onda
rossa), che rovinerà la registrazione
2 La codifica del file: scegliere il formato adatto
er poter essere salvato sotto forma di file, l’audio una
volta campionato deve essere codificato. I formati di codifica sono moltissimi, ma solo
pochi sono universalmente diffusi.
Il formato più importante in
campo audio è il WAV, e per diversi motivi. Il primo è la grande versatilità: i file WAV possono sfruttare tutte le risoluzioni
e le frequenze di campionamento, dalle più basse (i file
WAV a 4 bit utilizzati da molti
registratori vocali) alle più elevate. Il secondo motivo è la
possibilità di far fronte ad esigenze professionali.
Ad esempio il CD audio utilizza come sorgenti file WAV a
16 bit e 44,1 KHz, ma le migliori schede audio sono in grado
P
di campionare e salvare l’audio
come WAV a 24 bit e 96 KHz; il
supporto con la massima qualità audio oggi disponibile, il
DVD audio, utilizza come sorgenti file WAV a 24 bit e 192
KHz, ma alcuni software, come
Adobe Audition, sono in grado
di gestire file WAV a 32 bit e 192
KHz.
Questo formato è anche il re
dell’hard disk recording, in
quanto è utilizzato dai sequencer professionali (Cubase, Sonar) per creare progetti multitraccia registrando ogni traccia audio come file WAV su disco rigido. Il terzo motivo è la
compatibilità: tutti i computer,
e non solo nel mondo Windows, sono in grado di creare e
riprodurre file WAV. Il quarto è
l’assenza di perdita di qualità
al momento del salvataggio: il
formato WAV è “lossless”, ovvero non comprime i dati eliminandone alcuni come MP3 o
WMA, dunque mantiene esattamente la qualità di quanto
campionato al momento della
creazione del file.
Quest’ultimo pregio è anche
l’unico difetto del formato
WAV: non comprimendo i dati,
i file WAV sono molto ingombranti. Un file WAV in qualità
CD (16 bit-44,1KHz) occupa circa 10 MB per ogni minuto di
musica, ed uno in qualità DVD
Audio (24bit-192KHz) circa 50
MB al minuto. Per ottenere ingombri più ridotti è necessario
abbassare risoluzione e frequenza di campionamento, ad
esempio un WAV ad 8 bit e 22
KHz occupa solo 2,5 MB al mi-
nuto. Ma abbiamo visto sopra
come ciò provochi un enorme
decadimento della qualità audio, con taglio degli acuti, appiattimento e distorsione.
È proprio per risolvere questo problema che è nato l’MP3,
il principe dei formati compressi.
L’MP3
L’MP3 utilizza la stessa risoluzione e frequenza di campionamento del CD audio (16 bit44,1 KHz) ma occupa meno di
1/10 dello spazio (1 MB al minuto), spazio che in WAV corrisponderebbe a solo 8 bit-10
KHz. L’MP3 per ridurre l’ingombro utilizza un altro sistema, ovvero diminuisce la quantità di dati necessaria per rappresentare i suoni.
1a parte
open school audio sul PC
S U O N I
Dal suono alla registrazione
Evento
Caratteristiche
Tipo segnale
1. Vibrazione di un corpo Qualunque corpo vibrante
nell'aria o in altro mezzo
genera onde di
compressione/rarefazione
n.d.
2. Onde di compressione/Le onde di compressione/
rarefazione nell'aria
rarefazione sono percepite come
suono dall'orecchio umano
(fanno vibrare la
membrana timpanica)
n.d.
3. Vibrazione membrana Come la membrana timpanica,
microfonica
anche la membrana di un
microfono viene fatta vibrare
dalla onde sonore
n.d.
4. Variazioni di tensione Il microfono trasforma le vibrazioni
della membrana in cambi di tensione
che si traducono in un segnale
audio analogico
analogico
5. Registrazione analogica:
Variazioni campo
Il registratore trasforma
magnetico
i cambi di tensione
del segnale audio analogico
in fluttuazioni di campo
magnetico, magnetizzando
la superficie di un nastro
(bobina, audiocassetta) analogico
Variazioni profondità
Con un complesso
solco
processo, le variazioni
di tensione del segnale
audio analogico vengono
trasformate in variazioni
della profondità del solco
in un disco di vinile
(LP, 45 giri, 78 giri)
analogico
Per farlo elimina irrimediabilmente dei dati, dunque si
tratta di un formato “lossy”.
La selezione dei dati da eliminare avviene tramite complessi algoritmi, che abbiamo
ampiamente trattato su PC
Open in altre occasioni, e che
si basano su fenomeni psicoacustici: sono tagliati i suoni che
meno sarebbero stati percepiti
dall’orecchio di un ascoltatore
medio.
Ciò significa che un file MP3,
utilizzando risoluzione e frequenza di campionamento del
CD audio, avrà una gamma dinamica ed una resa degli acuti
nettamente superiore ad un file WAV dall’ingombro corrispondente, ma soffrirà di altri
problemi, come appiattimento
dell’immagine stereo, modifiche del timbro degli strumenti
ed “artefatti” (apparizione di
suoni “spuri”, non presenti nell’originale).
I diversi percorsi
dal suono dalla sorgente
di registrazione
al campionamento
in analogico
ed in digitale
5. Registrazione digitale:
Sequenza di bit
Le variazioni di tensione del segnale
audio analogico vengono trasformate
in sequenze binarie da un convertitore
(ADC), con diversa risoluzione (bit)
e frequenza di campionamento (KHz) digitale
File audio
Le sequenze di bit vengono codificate
non compresso
secondo uno standard (ad es. WAV) digitale
CD audio, DVD Audio, I file audio vengono scritti su un
SACD, DVD Video
supporto ottico in base a diversi
standard (CD audio, DVD audio,
SACD, DVD video)
digitale
6. Compressione
Questi difetti saranno più o
meno pronunciati in base alla
qualità dell’algoritmo di codifica (codec) ed al bitrate utilizzato (quantità di bit al secondo
necessari per la riproduzione),
ma anche utilizzando il bitrate
più elevato (320 Kbit/s), che
comunque aumenta già l’ingombro da 1/11 ad 1/4 di un file WAV, ci sarà comunque una
perdita irrimediabile di qualità.
Dunque l’MP3 ha una qualità
sufficiente per l’ascolto personale, ma non avrà mai la qualità di un file WAV 16 bit-44,1
KHz o del CD audio, e non è
dunque adatto per l’ascolto ad
alta fedeltà, e nemmeno per
l’archiviazione audio, in quanto elimina dati della registrazione originale che non potranno mai più essere recuperati.
Questi problemi non sono
specifici dell’MP3, ma sono comuni a tutti i formati lossy, co-
I file audio vengono ricodificati in
base ad uno standard di
compressione (MP3, WMA,
Ogg Vorbis, Real Audio e così via)
me Windows Media Audio
(WMA, formato Microsoft che
costituisce il maggior rivale
dell’MP3),
OGG
Vorbis,
Mp3Pro, Real Audio (ottimizzato per la riproduzione in
streaming via Internet) e così
via.
Per il formato WMA di Microsoft si deve però fare un’eccezione: ne esiste infatti una
versione “lossless”, adatta all’archiviazione.
WMA e compressione
Lossless
Il formato WMA è stato molto spinto da Microsoft in questi
anni, dovendo scontrarsi con
un formato universale e diffuso
come l’MP3: il codec è infatti
disponibile gratuitamente con
tutte le versioni attuali di Windows.
Se utilizzato in versione
standard ha caratteristiche
molto simili all’MP3, con un
digitale
leggero vantaggio qualitativo,
per cui per ottenere la stessa
qualità di un MP3 a 128 kbit/s è
possibile usare un WMA a 96
kbit/s, aumentando la compressione a 1/14 contro 1/11
dell’MP3. Per quest’ultima ragione sempre più lettori MP3
portatili o da tavolo supportano anche il WMA, in quanto
consente di aumentare di circa
il 30% il numero di brani memorizzabili.
Ma nell’ultima versione,
WMA 9, questo formato apre
un’altra interessante possibilità: la compressione “lossless”, ovvero senza perdita di
qualità, possibilità ancora più
interessante vista l’assenza di
una versione lossless dell’MP3.
Pochi sono infatti i formati di
compressione lossless, ricordiamo FLAC (scarsamente diffuso) e MLP (al momento utilizzato solo in campo professionale, per l’audio 5.1 nei DVD 컄
1a parte
open school audio sul PC
컄 Audio). Il nuovo formato WMA
9 Lossless ovviamente non può
raggiungere una compressione
ai livelli delle versioni lossy o
dell’MP3, visto che deve garan-
tire il mantenimento di tutte le
informazioni audio, come i file
WAV.
Il livello medio di compressione raggiunto è del 50%, il
che significa comunque raddoppiare la capienza dei supporti mantenendo la stessa
qualità.
Il WMA 9 Lossless si pone
dunque come formato ideale
per l’archiviazione audio, potendo mantenere la qualità della registrazione originale in
metà spazio.
Dimensioni file audio (3 minuti brano stereo di musica leggera)
Standard audio
Formato
Risoluzione
Bit rate
Dimensioni in KB
32 bit
24 bit
24 bit
16 bit
Frequenza
campionamento
192 KHz
192 KHz
96 KHz
48 KHz
12.288 kbit/s
9.216 kbit/s
4.608 kbit/s
1.536 kbit/s
270.046
151.901
75.951
33.756
Compressione
rispetto CD audio
8,7:1
4,9:1
2,45:1
1,09:1
DAT
WAV
WAV
WAV
WAV
CD audio
WAV
16 bit
44,1 KHz
1.411 kbit/s
31.014
1:1
MP3 bassa qualità
MP3 standard
MP3 max. qualità
MP3
MP3
MP3
16 bit
16 bit
16 bit
22,05 KHz
44,1 KHz
44,1 KHz
64 kbit/s
128 kbit/s
320 kbit/s
1.408
2.814
7.035
1:22
1:11
1:4,4
WMA bassa qualità
WMA
WMA
WMA
WMA
WMA
16 bit
16 bit
16 bit
16 bit
16 bit
44,1 KHz
44,1 KHz
44,1 KHz
44,1 KHz
44,1 KHz
64 kbit/s
96 kbit/s
128 kbit/s
320 kbit/s
Var. (media 700 kbit/s)
1.435
2.143
2.857
7.114
13.770
1:21,6
1:14,5
1:10,9
1:4,4
1:2,2
DVD Audio
WMA standard
WMA Lossless
Dimensioni, bitrate e compressione dei principali formati audio
PCM ed altre
forme
di codifica
Spesso parlando di audio
campionato avrete incontrato la
sigla PCM.
Tutto l’audio digitale con cui
abbiamo a che fare in campo
informatico e musicale (con la sola
esclusione del SACD) utilizza il
PCM come metodo di codifica, non
troverete mai l’opzione tra usare il
PCM o un altro sistema di codifica,
perché la vostra scheda audio può
campionare solo tramite PCM.
PCM significa Pulse Code
Modulation, ovvero modulazione
codificata ad impulsi: l’oscillazione
dell’onda sonora viene campionata
ad intervalli definiti dalla frequenza
di campionamento, e convertita in
sequenze di bit, rappresentati
come una serie di impulsi
trasmessi in forma codificata
modulando la portante del segnale
digitale.
L’unico standard audio odierno
non PCM ad avere avuto una certa
diffusione è il DSD (Direct Stream
Digital), utilizzato dal SACD (Super
Audio Cd), ovvero dal rivale del
DVD Audio realizzato da Sony e
Philips. Dal punto di vista fisico un
SACD è un DVD, utilizza lo stesso
file system (UDF) e le stesse
dimensioni di settore, ma quello
che cambia è il metodo usato per
rappresentare l’audio campionato,
audio che a sua volta è stato
campionato in modo totalmente
diverso rispetto a CD, DVD o DAT.
Il processo è infatti diverso sin
dall’origine: mentre con il PCM ad
intervalli di tempo dipendenti dalla
frequenza di campionamento viene
registrato il valore dell’onda (ad
esempio al millisecondo 1 l’onda
vale +2450, al ms 2 vale +3245)
immagazzinando dunque la forma
d’onda come in un grafico a
gradini, con il DSD viene invece
registrato solo l’andamento
dell’onda (ad esempio al ms 1
l’onda va in su, al ms 2 va in giù),
ma con una frequenza di
rilevamento elevatissima.
Nel PCM il numero di bit del
convertitore digitale/analogico è
responsabile della qualità, perché
da esso dipende quanti valori
avremo a disposizione per
rappresentare l’onda, infatti nel
DVD Audio vengono usati 24 bit ad
una frequenza di 192 KHz, mentre
nel SACD si usano convertitori
DSD ad 1 bit, sufficiente ad
indicare la direzione “su” o “giù”,
ma la frequenza è di ben 2822,4
KHz.
Ambedue i sistemi hanno
svantaggi e vantaggi: il PCM
necessita di processi di filtraggio
(interpolazione, dithering) per
evitare che segnali che cadono a
metà tra un livello di
campionamento e l’altro vengano
rappresentati come onde quadre di
frequenza dimezzata, ma con
frequenze di campionamento e
risoluzioni elevate il difetto è
praticamente eliminato, inoltre è
universalmente diffuso nei sistemi
di editing consumer e professionali
(tutti i DSP sono pensati per audio
PCM).
Il DSD è concettualmente più
semplice e produce forme d’onda
più simili a quelle analogiche, ma
soffre di problemi come non
linearità e introduzione di rumore
alle alte frequenze, è difficile da
editare direttamente e richiede
apparecchiature apposite. Il PCM a
192 KHz sembra in definitiva
restare la scelta migliore, come
sembra essere dimostrato dal DVD
audio, con la sua gamma dinamica
di 144 dB contro i 120 dB del
SACD.
1
2
3
In figura 1 vediamo come un’onda viene
rappresentata in codifica DSD (SACD), in
figura 2 la stessa onda codificata in PCM
a 44,1KHz (CD audio), ed in figura 3 in
PCM a 192KHz (DVD Audio). A 44,1KHz il
PCM riproduce molti meno armonici (1
picco invece di 4) ed il tempo di salita
dell’onda è più lento, ma a 192 KHz il
PCM riproduce gli stessi picchi armonici,
e se il tempo di salita resta leggermente
più lento, il segnale è però molto più
pulito rispetto a quello del DSD, che è
come “sfocato”
1a parte
open school audio sul PC
3 Trucchi per un perfetto campionamento
ra che abbiamo visto la
teoria che sta dietro al
campionamento ed alla
codifica audio, possiamo entrare nell’uso pratico di queste
nozioni. Per campionare servono una sorgente, un hardware, un software, e i collegamenti appropriati. A seconda di come gestiremo questi elementi,
potremo ottenere un perfetto
campionamento, un campionamento mediocre, un campionamento inutilizzabile, o anche
nessun campionamento.
Illustriamo dunque come utilizzare al meglio i diversi elementi, dando indicazioni di base, consigli per ottenere un
buon campionamento, e trucchi per cercare di raggiungere
la massima qualità possibile.
Le principali sorgenti per il
campionamento sono tre: audiocassette, LP e microfono.
O
L’audiocassetta,
la più semplice da gestire
La sorgente più facile da gestire è la cassetta: la maggioranza dei registratori HiFi, detti anche “piastre”, può essere
collegata direttamente all’ingresso Line In della scheda audio del PC tramite un cavo
adattatore da Rca stereo a minijack (alcune schede audio
hanno anche ingressi Rca). L’unica precauzione è ricordarsi
di attivare la riduzione del rumore nel registratore (Dolby
B) se era stata utilizzata al momento della registrazione (tutte le audiocassette commerciali utilizzavano il Dolby B). Ciò
permette in molti casi di evitare l’uso successivo di software
di restauro per eliminare il fruscio, tipico difetto delle audiocassette. In rari casi è possibile
trovare cassette registrate in
Dolby C o dbx, standard presenti in alcuni registratori semiprofessionali. Il Dolby C è
una forma avanzata di Dolby B,
dunque se il registratore che
usiamo per riprodurla non ha il
Dolby C possiamo attivare il
Dolby B, l’unico difetto sarà
l’aumento del fruscio. Diversa
è la situazione nel caso del dbx,
standard per migliorare la gamma dinamica delle cassette utilizzato soprattutto negli anni
’80: in questo caso è indispensabile riprodurle con una piastra dotata di dbx, pena la to-
tale distorsione del suono risultante (continui sbalzi di volume).
Con l’LP si complicano
i collegamenti
Quando la sorgente è un LP,
la difficoltà principale è nel collegamento: un giradischi (detto anche “piatto”) non può essere collegato direttamente alla scheda audio, perché produce segnali deboli e con bassi poco presenti. I bassi vengono infatti incisi ad un livello inferiore per non far “saltare”
troppo la testina, e devono essere riportati al livello corretto
dall’equalizzatore RIAA presente nei preamplificatori Phono. È dunque indispensabile
usare un preamplificatore Phono, come quelli presenti negli
amplificatori integrati tipici dei
sistemi HiFi casalinghi. L’amplificatore dovrà poi essere
collegato alla scheda audio tramite l’uscita Tape (adattatore
Rca stereo-minijack) o l’uscita
cuffie (adattatore jack grande
stereo-minijack stereo). Un’alternativa è usare preampli
Phono per PC come quelli offerti da alcune schede audio
con frontalino (Terratec DMX
6Fire 24/96 o Aureon Universe)
o box Usb dedicati (Pinnacle/Steinberg Clean Plus). Attenzione: i giradischi generano
forti cariche elettrostatiche, ed
è obbligatorio metterli a terra
tramite il cavetto GND: gli amplificatori HiFi ed alcune schede audio professionali dispongono di un apposito connettore, altrimenti è necessario collegare il cavetto ad un oggetto
metallico messo a terra. Infine,
tenete conto che i preampli
per PC supportano solo giradischi con testine MM (magnete
mobile), se avete un piatto con
testina MC (bobina mobile) dovrete necessariamente usare
un amplificatore HiFi che le
supporti.
L’audio di un LP (o 45/78 giri) anche privo di graffi contiene sempre impurità come
schiocchi elettrostatici o crepitii, dunque è spesso necessario utilizzare software di restauro, come vedremo nella
terza puntata, ma il nostro consiglio è di preservare comunque l’audio originale archiviando su CD o DVD una copia
Per ottenere i migliori risultati sono consigliate
schede con frontalino o box esterno dotati di ingressi dorati Rca o Jack
grande, che offrono una migliore qualità rispetto ai soliti minijack
del campionamento prima di
applicare gli effetti.
Il campionamento da microfono pone problemi totalmente diversi: l’uso di economici microfoni per PC collegati all’ingresso Mic non renderà
mai registrazioni di qualità,
dunque il nostro consiglio, soprattutto se si intende campionare a 24 bit, è di utilizzare microfoni professionali collegati
ad un mixer hardware, inviando poi l’uscita di quest’ultimo
alla scheda audio tramite l’ingresso Line In ed appositi cavi
adattatori jack grandi monominijack stereo.
I livelli di registrazione
Il problema principale, presente anche con le altre sorgenti analogiche ma soprattutto nelle registrazioni con microfono, resta comunque la regolazione dei livelli: la distorsione digitale è ben diversa da
quella analogica, e può rovinare irrimediabilmente la registrazione. In analogico un po’
di distorsione era addirittura
voluta dai professionisti per
“saturare” il nastro, mentre in
digitale basta andare “in rosso” di poco per ottenere un bel
“crack” dovuto al cosiddetto
clipping.
Per evitarlo nel caso di sorgenti come nastri e dischi è necessario ascoltare una volta
l’intero brano, o se lo si conosce solo i punti dal volume
maggiore, monitorando i livelli
con il software di registrazione. Nel caso di registrazioni
dal vivo ciò è impossibile, dunque per evitare guai il consiglio
è quello di usare un software di
registrazione con funzioni di
ARVL, ovvero regolazione automatica del livello di registra-
zione in funzione anti-distorsione. Anche usare livelli troppo bassi “per sicurezza” provoca infatti problemi notevoli:
una registrazione poco satura
non sfrutterà al meglio la gamma dinamica digitale; soprattutto a 24 bit, le registrazioni risulteranno piatte ed il rumore
di fondo elevato.
Oltre al livello di registrazione solitamente si devono regolare anche altri livelli, come il
livello di ingresso Line In della
scheda audio, il volume dell’amplificatore, il volume di
uscita della piastra o il volume
del mixer hardware. La regola
generale è quella di evitare il
più possibile distorsioni ed eccessive amplificazioni, dunque
settare il volume di registrazione a metà corsa o meglio, se
è presente l’indicazione, a 0dB
(in modo da non introdurre
“guadagni” con amplificazioni
che aggiungono rumore), mentre il livello Line In solitamente
va regolato al 90% della corsa
(anche in questo caso usare
l’indicazione 0dB se è presente). Se alla scheda audio è collegato un mixer hardware, anche questo va regolato con i
cursori nell’apposita zona 0dB
(circa 90% della corsa). I volumi delle sorgenti non amplificate (strumenti MIDI digitali,
lettori CD/DVD, piastre) vanno
sempre regolati al massimo,
mentre quello di un eventuale
amplificatore va regolato al livello massimo utilizzabile per
un ascolto non distorto tramite le casse dell’impianto stesso. In tutti i casi, se il livello è
troppo basso è consigliabile
aumentare quello della sorgente, mentre se è troppo alto è
meglio abbassare quello di registrazione.
1a parte
open school audio sul PC
4 I ferri del mestiere, hardware e software
La scheda audio è fondamentale per fare la differenza
tra un campionamento mediocre ed uno eccellente. È dunque importante sceglierla in
base alle proprie esigenze.
Dagli amatori ai
professionisti
Per esigenze amatoriali,
vanno bene anche le sezioni
audio integrate nelle schede
madri, che comunque dovrebbero subire un notevole miglioramento in base ai nuovi
standard Intel HD Audio che
sostituirà il vecchio AC’97.
Se si hanno esigenze medie,
basta una scheda a 16 bit/48
KHz con rapporto S/R o gamma dinamica superiore a 95
dB, già sufficienti a realizzare
campionamenti in qualità CD.
Se si cerca la massima qualità è necessaria una scheda
con campionamento a 24
bit/96 KHz e frontalino/box
esterno con ingressi audio
RCA o jack grandi, di maggiore
qualità rispetto ai soliti minijack, meglio se dorati per
evitare ossidazioni e migliorare i contatti.
Da controllare anche il valore S/R o la gamma dinamica,
che devono essere almeno superiori a 95 dB per campionamenti a 16 bit ed a 100 dB per
campionamenti a 24 bit. Altrimenti andrà sprecata buona
parte della gamma teorica offerta dagli standard: 96 dB a 16
bit e addirittura 144 dB a 24
bit, superiore ai 120 dB di sensibilità dell’orecchio umano
(la regola empirica per ottenere la gamma dinamica di uno
standard è moltiplicare il numero di bit per 6).
Se si desidera campionare
in digitale o uscire su DAT, minidisk ed altre unità digitali è
ovviamente necessaria la presenza di connettori digitali ottici (TOSLink, insensibili alle
interferenze elettromagnetiche) o coassiali (RCA), ma se
si vuole il massimo è fondamentale che la scheda sia in
grado di registrare direttamente il flusso di bit digitale
(Bit-true) alle frequenze desiderate. In questo le schede
Terratec DMX 6Fire ed Aureon
Universe hanno il vantaggio di
offrire un flusso Bit-true a 44,1,
48 e 96 KHz, mentre le schede
Creative supportano solo 48 e
96 KHz, dunque se vi si entra
in digitale da CD audio ci sarà
un ricampionamento con perdita di qualità, mentre non ci
saranno problemi entrando a
16 bit-48 KHz (DAT) o a 24
bit/96 KHz.
Un consiglio pratico importante riguarda sempre le schede Creative: è indispensabile
disattivare tutti gli effetti EAX
dal software di controllo della
scheda prima di campionare a
96 KHz, perché il DSP anche
delle recenti Audigy2 ZS lavora a 32 bit ma a 48 KHz, dunque qualunque effetto, richiedendo l’uso del DSP, provocherebbe il ricampionamento
a 48 KHz con notevole perdita
di qualità.
Infine, se il campionamento
Adobe Audition ha funzioni avanzate
di registrazione e gestisce campionamenti
sino a 192 KHz a 32 bit
Senza spendere altro denaro, chi ha una scheda Creative
può campionare sino a 24 bit-96 KHz con ARVL tramite
il software MediaSource fornito con la scheda
è una vostra attività primaria,
invece di schede consumer
top di gamma di produttori come Creative e Terratec potreste anche pensare di investire
per una scheda professionale
dedicata come M-Audio Audiophile 2496 o Lynx: ad esempio la Lynx Two utilizza un
ADC da 123 dB di rapporto S/R
ed ha anche ingressi professionali bilanciati, ma costa circa 1.000 euro.
Il software
Come l’hardware, anche il
software di campionamento
deve essere tarato in base alle
esigenze di utilizzo. Per un uso
amatoriale basta il Registratore
di Suoni presente nel menu Accessori/Svago di Windows Xp:
privo di funzioni di monitoraggio, con primitive funzioni di
editing, ma valido come convertitore tra i vari formati di
codifica (codec) presenti nel
nostro sistema. Ma anche per
esigenze di livello medio-alto
non è necessario spendere:
praticamente tutte le schede
audio di un certo livello offrono utility di campionamento
nel software di controllo della
scheda, ad esempio tutte le
Creative offrono l’ottimo
software MediaSource con
funzioni di registrazione, monitoraggio e limitazione automatica del volume ARVL, in
grado di campionare sino a 24
bit e 96 KHz, e le schede professionali offrono tutte un
software dedicato al campionamento anche multicanale.
Chi ha esigenze professionali probabilmente userà le
funzioni di campionamento
dei software di editing highend, come Sound Forge 7 (recentemente acquisito dalla
Sony) o Adobe Audition, che
può gestire registrazioni sino a
32 bit-192 KHz.
Un capitolo a parte è il campionamento tramite sequencer multitraccia, chiamato
Hard Disk Recording: i software più blasonati in questo campo sono Pinnacle/Steinberg
Cubase e Twelve Tone Sonar,
in grado di registrare contemporaneamente svariate tracce
audio sincronizzandole con
tracce MIDI. Il disco rigido si
trasforma in un registratore
digitale multitraccia, dunque
dovremo usare dischi veloci e
capienti, ma potremo realizzare progetti di qualunque complessità: questi software sono
utilizzati anche dalle case discografiche.
Ma se non vogliamo investire i 6-700 euro necessari per
questi programmi, potremo
comunque provare l’ebbrezza
dell’hard disk recording anche
tramite le versioni light (Cubasis 3 SE e Cakewalk Home Studio 2004), prive delle funzioni
più avanzate come effetti speciali non distruttivi, editing
avanzato audio/MIDI, supporto ASIO2 per una migliore sincronizzazione, supporto tracce a 24 bit, ma comunque in
grado di sincronizzare diverse
tracce audio e MIDI per progetti di media complessità.
1a parte
open school audio sul PC
5 Per tutti: il ripping audio da CD
e la sorgente da cui vogliamo campionare è un
CD audio, il sistema migliore per ottenere una copia
fedele non è campionare, ma
estrarre le tracce audio dal CD
(ripping) tramite il computer.
Questa operazione è ormai alla
portata di tutti, grazie al successo dei software di codifica
MP3/WMA (il player multimediale di Windows offre gratuitamente ripping da CD e codifica in WMA). Anche i software
di masterizzazione offrono
questa possibilità. Ma l’audio
estratto da CD non è di per sé
perfetto, anzi: può variare molto in base alla velocità di lettura, alla qualità del masterizzatore e del software di estrazione, ed alle condizioni del CD
originale.
Questo perché i dati nei CD
audio sono sì campionati in
WAV a 16 bit e 44,1 KHz, ma sono fisicamente codificati in
modo molto diverso rispetto
ad un CD rom, con una diversa
disposizione dei bit (per esempio mancano bit di indirizzo
per posizionare con precisione
il pickup laser), e diversi sistemi di correzione degli errori,
che vengono utilizzati dal lettore CD solo in modalità CD audio (quando il CD è riprodotto
musicalmente) ma non quando viene letto dai software di
estrazione, per questo è difficile farne una copia identica
“bit per bit”.
Per ottenere i migliori risultati è dunque necessario che il
CD sia privo di sporco e graffi,
che provocano errori di lettura
non udibili ascoltando l’originale ma che possono restare
come “clic” nella copia, e che
l’estrazione sia effettuata ad
una velocità adeguata, diversa
dalla velocità di lettura dei CD
rom e molto variabile da modello a modello (non sempre
indicata nelle caratteristiche
tecniche). E invece di usare
software MP3 o di masterizzazione, consigliamo di usare un
software di estrazione dedicato come il gratuito CdDae99, in
grado di verificare la perfetta
corrispondenza del file WAV
ottenuto con la traccia originale. Il software si può scaricare
da Internet a questa pagina:
www.cdspeed2000.com/files/c
ddae_04.zip.
S
1 - Inseriamo il CD audio e lanciamo
CdDae99. Se abbiamo più di un lettore
selezioniamo quello contenente il CD
nella lista a destra, in quanto non verrà
selezionato automaticamente. Apparirà la
lista delle tracce nella finestra grande.
2 - Ora dobbiamo selezionare la velocità
di estrazione dell’audio. CdDae99
mostra la velocità massima supportata
dal lettore (in questo caso 40x). A
sinistra della velocità massima c’è la
lista a discesa per selezionare la
velocità. Ma visto che CdDae99 può
verificare automaticamente gli errori,
all’inizio provate sempre con l’opzione
default, che userà la velocità massima.
Solo se ci saranno errori provate a
ripetere l’operazione diminuendola.
3 - Per attivare la funzione di verifica
degli errori, che è il vero punto di forza di
CdDae99, dovete spuntare la casella
“Verify” sulla destra. Poi in basso cliccate
sull’icona della cartella, e selezionate la
cartella di destinazione dei file WAV
risultanti. In fondo a destra potrete anche
indicare un nome, cui verrà aggiunto il
numero della traccia in modo da poterla
riconoscere: CdDae99 è un software
gratuito, e non supporta database di
titoli per riconoscere i nomi dei brani.
1
rosse, il file conterrà
certamente rumori
inaccettabili, come clic
digitali, statica ed altri
disturbi. Un caso
particolare è la presenza
costante di errori nella
prima traccia con tutti i CD:
può essere provocata da
lettori con tempo di spin-up
lento, in questo caso basta
aspettare qualche secondo
dopo l’inserimento del CD
perché il drive prenda
velocità, e poi far partire
l’estrazione.
2
3
4 - È il momento di selezionare le tracce
cliccandoci sopra: le tracce selezionate
diventeranno blu. Ora clicchiamo su
Start, e partirà il processo, interamente
automatico, di estrazione, salvataggio e
controllo degli errori.
5 - Il processo di estrazione e verifica
degli errori può essere seguito in tempo
reale in una finestra: vedremo apparire
prima la forma d’onda in grigio, che è
quella estratta come file WAV, poi
vedremo sovrapporsi ad essa una
seconda forma d’onda, che è quella
della traccia originale su CD, che diventa
verde quando le onde sono
perfettamente sovrapponibili. Alla fine
apparirà un’indicazione testuale sul
numero totale degli errori. Potremo anche
vedere la velocità reale di estrazione. Se
non ci sono errori la forma d’onda sarà
interamente verde, e nella finestra Track
errors verrà indicato Total errors:0.
6 - Se invece, come con questo CD
danneggiato da graffi
subiti cadendo a
5
terra, appaiono delle
zone gialle o rosse, ci
sono stati degli errori,
di cui sarà indicato
numero e
percentuale:
maggiore la
percentuale di errori,
più il colore va dal
giallo al rosso. In
questi casi è
necessario ripetere
l’estrazione a velocità
inferiore. Se
rimangono comunque
zone gialle, ascoltate
il file WAV per
controllare se è
accettabile, mentre
se ci sono zone
4
6
1a parte
open school audio sul PC
6 Intermedio: codifica in WMA 9
a versione 9 di Windows
Media Audio, il principale
rivale dell’MP3, ha introdotto alcune novità, come la
possibilità di creare audio multicanale sino al 7.1 e di codificare senza perdita di qualità.
Quest’ultima possibilità è offerta da WMA Lossless, formato che a fronte di una riduzione
di ingombro di circa il 50% garantisce appunto una codifica
lossless, ovvero senza la perdita irrimediabile di dati e
quindi di qualità audio tipica
della compressione WMA standard o dell’MP3.
Installazione ed uso del
nuovo formato di codifica sono totalmente gratuite, dunque vediamo come poter utilizzare questa possibilità per
creare un archivio audio in
questo formato, che utilizzando come supporto un DVD registrabile offre una capienza
equivalente a circa 14 CD audio.
L
1 - Per utilizzare il nuovo formato di
codifica WMA 9 Lossless, ideale per
archiviare in metà spazio registrazioni di
cui vogliamo preservare la qualità
originale, è necessario scaricare
l’apposito Codificatore dal sito Microsoft.
Download ed utilizzo sono totalmente
gratuiti, dunque andate all’indirizzo
www.microsoft.com/windows/windows
media/it/9series/encoder e cliccate su
Download. Le dimensioni del download
sono circa 9 MB.
2 - Installiamo il pacchetto Microsoft, ed
al termine troveremo nel menu
Start/Tutti i Programmi il nuovo menu
Windows Media, da cui lanciare il
Codificatore di Windows Media. Il
programma appena lanciato ci mostrerà
una finestra in cui scegliere l’attività
desiderata. Selezioniamo “Converti file e
carichiamo un file WAV, precedentemente
estratto da CD audio con CdDae99 come
visto nel tutorial precedente. È anche
possibile campionare direttamente audio
dal vivo tramite la scheda audio,
selezionando Acquisisci audio o video.
Pur essendo gratuito, il Codificatore è
molto potente: può convertire anche
video, creare flussi per Internet, o creare
audio Surround da 5.1 a 7.1.
3 - Inserendo il percorso del file WAV da
convertire, il software Microsoft
indicherà automaticamente nome e
percorso del file WMA risultante, che
comunque possiamo modificare.
Clicchiamo su Avanti e ci verrà chiesta la
Modalità di distribuzione contenuto,
ovvero la destinazione del file convertito:
in base a questa il software ci proporrà i
tipi di compressione più adatti. Noi
scegliamo l’ultima, Archivio File, andiamo
avanti, e nella lista successiva scegliamo
Audio di qualità senza perdita di
informazioni (VBR 100)”. In questo modo
il file sarà codificato in WMA 9 Lossless.
4 - L’indicazione “VBR 100” significa che
il formato è a bitrate variabile, e che la
qualità da mantenere è il 100% di quella
originale. Clicchiamo ancora su Avanti, ed
apparirà una finestra in cui potremo
inserire informazioni aggiuntive su titolo,
autore, copyright ecc., che saranno
visualizzate da Windows Media Player al
momento della riproduzione. Andiamo
avanti, ed apparirà una finestra di
riepilogo, clicchiamo su Fine e partirà la
conversione, che potremo seguire grazie
ad una bella finestra con tanto di monitor
dei livelli, bitrate effettivo ed occupazione
della cpu.
5 - Al termine della codifica apparirà
un’altra finestra di riepilogo, dove
potremo anche cliccare su un pulsante
per ascoltare subito il file risultante
tramite Windows Media Player.
Precisiamo che per ascoltare file WMA 9
Lossless è necessario Windows Media
Player 9, chi avesse una versione
precedente può scaricare quella nuova
(disponibile per Win XP, 2000, ME e
98SE) all’indirizzo www.microsoft.com/
windows/windowsmedia/download. Il
nostro file WAV di test, durata 3 minuti e
mezzo, in WMA 9 Lossless ha visto
scendere le dimensioni da 36 a 16 MB,
una compressione superiore al 50%,
senza alcuna perdita di qualità.
6 - Possiamo comprimere in WMA 9
Lossless anche file WAV a 24 bit/96
KHz, stereo o 5.1: non ci sono confini
alla qualità raggiungibile con questo
standard. Possiamo anche codificare
direttamente da MP3 a WMA, ma in
questo caso è inutile usare il formato
Lossless, visto che l’originale è già
compresso: per MP3 a 128 Kbit/s
usiamo WMA a 96 Kbit/s. Se dobbiamo
codificare un gran numero di brani,
possiamo usare script da riga di
comando, le istruzioni le trovate
selezionando Script di Codifica nel menu
Start/Tutti i programmi/Windows
Media/Utilità. Una volta convertiti tutti i
file desiderati, possiamo archiviarli
tramite un masterizzatore DVD ed un
qualunque software di masterizzazione.
Su ogni DVD troverà posto l’equivalente
di circa 14 CD audio, preservando tutta
5
1
la qualità originale. E oltre
che con il PC, potremo
ascoltarli anche con i player
DVD da tavolo compatibili
WMA 9.
2
3
4
6
1a parte
open school audio sul PC
7 Esperti: campionamento multitraccia
1
l campionamento audio multitraccia, o Hard Disk Recording, è l’applicazione più
complessa realizzabile in campo audio con il PC, in quanto
trasforma il computer in un registratore audio digitale multitraccia. Ciò significa poter
creare arrangiamenti audio
professionali, registrando in diverse sessioni le varie piste digitali (ad esempio voce solista,
cori, pianoforte, basso, batteria, chitarre, ottoni), in modo
da poter aggiungere o correggere la traccia di uno strumento senza dover rifare tutto.
Questo tipo di registrazione
un tempo era possibile solo
con registratori analogici a bobine, poi una quindicina di anni
fa apparvero giganteschi registratori digitali a bobine dal
prezzo di 200 milioni di lire.
I
Quali software usare
Oggi al posto delle bobine digitali con nastro alto un palmo
ci sono capienti dischi rigidi, ed
anche in casa nostra possiamo
organizzare uno studio di registrazione digitale, usando
software come Cubase e Sonar.
Ma Cubase e Sonar hanno
prezzi professionali (400-700
euro), e senza voler andare
troppo nel professionismo, basta una versione light di questi
software, come Cubasis o
Cakewalk Home Studio, per
entrare nel mondo dell’hard disk recording spendendo da 50
a 150 euro. Questi software offrono comunque decine di tracce audio e MIDI contemporanee sincronizzate, strumenti di
editing avanzati e consentono
di realizzare progetti di una
certa complessità.
Per questo tutorial abbiamo
selezionato Cakewalk Home
Studio 2004, che costa 149 euro
ed è il più potente tra i sequencer di fascia media.
Offre tracce audio/MIDI illimitate, editing e stampa partitura, audio multicanale a 24bit/96 KHz, sincronizzazione
con video AVI, editing
audio/MIDI non-distruttivo con
48 effetti contemporanei e così
via. Avrete poi bisogno di una
scheda audio full-duplex (praticamente tutte quelle attuali),
un microfono professionale ed
un mixer esterno collegato al
Line In della scheda audio.
1 - Lanciamo Home Studio, clicchiamo su
Create a New Project ed appare una lista
di progetti preconfigurati, dalla quale
sceglieremo StudioMix 4+4, che
comprende 4 tracce audio e 4 MIDI. Le
tracce audio hanno un’icona rossa con
forma d’onda, quelle MIDI gialla con
presa MIDI. Ogni traccia ha una serie di
controlli che appaiono cliccando
sull’iconcina di espansione finestra a
destra nella riga della traccia stessa.
Questi controlli sono molto comodi perché
ci consentono di regolare parametri come
Pan (posizione stereo), volume,
uscita/ingresso e così via, senza dover
accedere al mixer generale.
2 - Importiamo il file WMA Lossless
creato nel tutorial precedente. Lo
inseriamo in una traccia, e registriamo dal
vivo la parte del canto e con una tastiera
MIDI collegata al PC una base
multitraccia, sincronizzate con il brano, in
modo da poter alla fine eliminare l’audio
originale ed ottenere un “provino” in cui
cantiamo sulla base MIDI della canzone.
Iniziamo dunque importando l’audio
originale: selezioniamo la prima traccia
audio, e dal menu File scegliamo Import
Audio. Selezioniamo il file WMA da
importare.
3 - Ora colleghiamo un microfono ad un
mixer hardware, e colleghiamo il mixer al
Line In della scheda audio (se non avete il
mixer potete usare il microfono collegato
al Mic In della scheda). Sezioniamo la
seconda traccia audio, apriamone i
controlli e selezioniamo l’input audio
desiderato (in questo caso Stereo SB
Audigy Audio). Attiviamo la traccia per la
registrazione cliccando sulla “R subito a
sinistra (in basso apparirà l’icona rossa
ARM), e proviamo a cantare nel
microfono. Dovremmo
5
vedere gli indicatori audio
che si muovono.
Regoliamo il volume del
mixer in modo che anche
nei passaggi più forti non
si accenda mai l’ultimo
Led rosso, che indica la
distorsione digitale.
4 - Disabilitiamo il
metronomo MIDI
(Options/Project/Metronome) per non
sentire fastidiosi clic.
Clicchiamo sul pulsante
rosso di registrazione, e
mentre ascoltiamo la
traccia audio 1, cantiamo
nel microfono registrando
la traccia audio 2. Se
notate dei “ritorni”, ovvero
l’ascolto della traccia 1 che entra nella
registrazione della traccia 2, dovete
regolare il pannello di controllo della
scheda audio, facendo riferimento alla
relativa documentazione, disattivando
tutte le sorgenti di registrazione a parte
quella cui è collegato il mixer. Ricordate di
cliccare sulla R o cancellerete il lavoro già
fatto.
5 - Colleghiamo una tastiera MIDI alla
porta MIDI o all’adattatore Game/MIDI
della nostra scheda audio, selezioniamo
la prima traccia MIDI, come Input
settiamo “Midi Omni”, e scegliamo
il primo strumento della nostra
base, ad esempio il pianoforte:
clicchiamo con il tasto destro sulla
traccia, e nella finestra che
apparirà nella lista Patch scegliamo
il suono di pianoforte desiderato.
2
3
4
6
Attiviamo la registrazione su
questa traccia tramite la piccola R, e
clicchiamo in alto sul pulsante di
registrazione, come visto per le tracce
audio. Il sequencer ripartirà, ed
ascoltando le tracce audio potremo
registrare in tempo reale la nostra
esecuzione sulla tastiera MIDI.
6 - Disattiviamo l’ascolto della canzone
originale, cliccando sulla piccola M per
mettere in Mute la prima traccia, ed
ascoltare solo la base MIDI più le tracce
audio dal vivo. Abbiamo realizzato il
nostro provino! Home Studio consente di
editare le tracce sia audio che MIDI,
aggiungere effetti, modificare le tracce
MIDI tramite partitura classica, e molte
altre cose. Potrete così dare il tocco finale
al vostro lavoro, e se volete esportarlo
potrete convertire le tracce MIDI in audio
seguendo la procedura spiegata nell’Help
in linea di Home Studio, per poi
esportarlo come WAV per masterizzarlo su
CD audio, o come MP3/WMA.
2a parte
open school audio sul PC
왘 A scuola con PC Open
Editing audio
Grazie al mouse e ai nuovi software di editing, la modifica dei file audio
successiva alla registrazione è oggi più semplice, precisa ed economica.
Gli effetti speciali sono numerosi e tutti senza perdita di qualità.Vediamo
da vicino le caratteristiche e le funzioni dei programmi specifici Marco Milano
ella prima puntata di questo corso abbiamo illustrato i concetti di campionamento, ovvero la registrazione di audio prendendo
campioni dell’onda sonora a
intervalli regolari rappresentandoli numericamente, di archiviazione, ovvero il salvataggio dei dati numerici campionati come file audio, e di
compressione, vale a dire la riduzione delle dimensioni dei
file audio con o senza perdita
di qualità tramite standard
quali l’MP3 o il WMA.
In questa puntata ci occuperemo invece di editing audio, ossia la modifica dei file
audio successiva alla registrazione.
N
Quello che distingue un sistema di registrazione audio
basato su computer è infatti la
possibilità di editare l’audio
campionato in maniera molto
più semplice ed efficiente rispetto a quanto possibile con
sistemi di registrazione classici basati su nastro, sia digitale
che analogico.
Con i vecchi sistemi analogici le registrazioni venivano
effettuate su nastro magnetico: audiocassette nei sistemi
casalinghi, bobine nei sistemi
professionali.
Nel caso dell’audiocassetta
l’editing era praticamente impossibile: l’unica possibilità
era il montaggio tramite due
registratori, uno con l’audio-
Le fasi della lavorazione audio
CAMPIONAMENTO. Registrazione dell’oscillazione dell’onda
sonora effettuata prendendone campioni a intervalli regolari
e rappresentandoli con sequenze binarie.
Maggiori sono la risoluzione in bit e la frequenza in Hertz,
tanto più precisa è la rappresentazione.
ARCHIVIAZIONE. I dati binari ottenuti dal campionamento vengono
salvati come file WAV o codificati su CD/DVD audio, DAT.
HARD DISK RECORDING. I dati binari ottenuti dal campionamento
vengono registrati su disco rigido sempre in formato WAV,
ma sono organizzati come tracce audio, che possono essere
sovrapposte e sincronizzate (registrazione multitraccia),
come avveniva con i vecchi registratori a bobina multitraccia,
ma con flessibilità decisamente maggiore.
COMPRESSIONE. Le dimensioni dei file audio vengono ridotte
tramite standard di compressione lossless (senza perdita
di qualità, come il WMA 9 Lossless) o lossy (con perdita di qualità,
come MP3, WMA standard, OGG Vorbis, Real Audio, e così via).
EDITING. L’audio registrato su disco rigido come file WAV
viene modificato tramite appositi software, in maniera molto
più semplice rispetto all’uso di filtri ed effetti hardware.
cassetta originale e uno con
l’audiocassetta di destinazione, che poteva registrare segmenti dell’audiocassetta originale montandoli così in ordine
diverso, ma con una notevole
perdita di qualità.
Con le bobine era possibile
non soltanto il montaggio tramite due registratori, ma anche il taglio e l’incollaggio fisico del nastro tramite un apposito meccanismo, sistema che
oggi appare decisamente primitivo, ma che un tempo era la
regola anche nel mondo professionale.
Dal taglia e incolla fisico
a quello virtuale
Sino alla fine degli anni ’80,
nonostante esistessero da
tempo registratori a bobine
con punti di edit elettronici
(Time Code), per non perdere
tempo nel creare una seconda
copia spesso si eseguiva il vecchio taglio fisico del nastro: il
punto di taglio veniva deciso
spostando avanti e indietro la
bobina manualmente, e ci voleva notevole orecchio per
eseguire un taglio perfetto.
Oggi il taglia e incolla è rimasto tale solo come nome, e
invece di taglierine e nastro
adesivo basta usare il mouse
per effettuare montaggi perfetti senza perdita di qualità.
L’editing di audio registrato
come file WAV su disco rigido
(hard disk recording) ha infatti tra i notevoli vantaggi il
mantenimento della qualità
originale in qualunque operazione di montaggio. Un altro
vantaggio è l’editing non lineare, ovvero la possibilità di
eseguire in ordine diverso parti di una traccia audio, saltan-
Sopra: gli strumenti di editing
del passato con cui il nastro veniva
tagliato e incollato fisicamente:
taglierina, lente, polvere magnetica
e nastro adesivo
Sotto: gli strumenti di editing attuali,
computer, software di hard disk recording
e unità con ingressi analogici e digitali
do da un punto all’altro senza
dover modificare fisicamente
la traccia originale.
Fondamentale nell’uso professionale è infine la possibilità di registrazione multitraccia, sovrapponendo più file
WAV sincronizzati tramite
software di hard disk recording, in modo da separare le
tracce dei diversi strumenti
per editarle senza influenzare
le altre.
La stessa operazione in passato veniva effettuata tramite
costosissimi registratori a bobina multitraccia, che in pratica erano versioni a più testine
dei registratori a bobina stereo.
2a parte
Oltre al montaggio, l’editing
comprende anche l’applicazione di effetti speciali che
modificano l’audio, come riverberi, distorsioni, filtri e così via. In passato questi effetti
potevano essere applicati o direttamente al momento di registrare, ad esempio interponendo una unità-riverbero tra
lo strumento da registrare e il
registratore, o in seguito, ma
con perdita di qualità, in quanto era necessario eseguire una
seconda copia della registrazione, inserendo le unità-effetti tra il primo e il secondo registratore servendosi di un
mixer audio.
Editing non distruttivo
Anche questo sistema appartiene al passato, in quanto
oggi la registrazione digitale
su hard disk consente l’editing non distruttivo, vale a dire l’applicazione reversibile di
riverberi, distorsioni, effetti
speciali e così via senza modificare il materiale sonoro originale, consentendo così di
provare liberamente diverse
combinazioni di effetti e di valutare molto meglio le giuste
impostazioni.
Una volta raggiunto il risultato desiderato, questo può
essere reso definitivo applicando le modifiche e gli effetti
ai file audio originali, ma, meglio ancora, può essere semplicemente salvato come insieme di parametri, lasciando
inalterato l’originale per possibili ripensamenti o diversi
utilizzi dello stesso materiale.
Pensiamo per esempio a un
brano in cui il suono di una
chitarra elettrica ci sembra
troppo pulito. Decidiamo allora di applicare un effetto di distorsione, ma quando poi presentiamo il brano ci fanno notare che il timbro della chitarra è troppo aggressivo. Se
avessimo modificato il brano
open school audio sul PC
originale dovremmo registrare
nuovamente tutta la parte di
chitarra, mentre se abbiamo
semplicemente salvato i parametri dell’effetto di distorsione è sufficiente modificarli per
riportare il suono della chitarra alla purezza originale.
Un altro grande vantaggio
dell’editing con il computer è
l’ampia gamma di effetti possibili grazie al PC, mentre in passato era necessario acquistare
costose unità-effetti hardware
ogni qualvolta si desiderava
ampliare la gamma di effetti
speciali.
Oggi i torreggianti rack pieni di unità-effetti li vediamo
soltanto nei concerti dal vivo
delle star, mentre negli studi di
registrazione spesso giacciono inattivi a prendere polvere
e il grosso del lavoro viene
eseguito con il computer.
Editing grafico
della forma d’onda
Abbiamo visto come l’editing audio comprenda il montaggio e l’applicazione di effetti, ma esiste un’altra forma di
editing, quello che agisce direttamente sulla forma d’onda, le cui oscillazioni possono
essere modificate con il mouse.
Ovviamente tutto questo
non era nemmeno immaginabile in passato, quando al massimo si poteva filtrare il suono
in modo da eliminare determinate frequenze, ma non si poteva agire a livello dell’onda
sonora.
Con il digitale invece la forma d’onda è rappresentata da
una serie di numeri, che possiamo modificare a piacimento. La modifica di interminabili serie di numeri non è però il
metodo più intuitivo per agire
sul suono: veniva utilizzata nei
primi esperimenti di trattamento digitale del suono con i
computer degli anni ’60 e ’70
IL CALENDARIO DELLE LEZIONI
Lezione 1:
Il campionamento
왘Lezione 2:
Editing audio
- Le basi
- I software per modificare
le forme d’onda, applicare
L’editing non distruttivo è offerto anche da programmi poco costosi,
come il sequencer Cakewalk Home Studio, di cui notiamo l’impressionante lista
di effetti audio applicabili alle tracce registrate su hard disk
Oggi la rappresentazione grafica
di un’onda sonora ci è diventata
familiare, e anche il semplice
Registratore di Suoni di Windows
la visualizza in tempo reale. Per poterla
editare si possono usare semplici
software shareware o costosi software
professionali
nei cosiddetti laboratori di sonologia computazionale, e
spesso era necessario scrivere
veri e propri programmi in linguaggi come FORTRAN e Pascal per eseguire le modifiche
sui dati sonori.
Non appena i computer furono dotati di interfaccia grafica si passò all’editing grafico,
in cui i dati numerici che formano il suono campionato
vengono visualizzati sotto forma di onda sinusoidale, come
avviene con un oscilloscopio,
ed è possibile modificare la
forma d’onda disegnandola direttamente con il mouse.
Questo tipo di editing richiede notevole abilità, ma è
comunque un’opportunità eccezionale: poter “disegnare”
un’onda sonora e poi ascoltarla riprodotta dal computer
è un altro esempio di sogno
che diventa realtà, e oggi è
possibile con software dal costo irrisorio.
Le tipologie di editing
EDITING NON DISTRUTTIVO
Le modifiche apportate all’audio in fase di editing possono essere
distruttive (i file audio originali sono alterati permanentemente) o
non distruttive (le modifiche non alterano i file originali, ma
soltanto la loro resa sonora).
Ovviamente la seconda possibilità è molto più sicura e versatile.
effetti, salvare l’audio
in formati diversi
Lezione 3:
Restauro audio
Il restauro audio in relazione
alla sorgente: problemi tipici
di LP, audiocassette, file
MP3.
EDITING DELLA FORMA D’ONDA
Oggi anche con software gratuiti è possibile visualizzare
graficamente la forma dell’onda sonora corrispondente
a un file audio campionato.
L’andamento dell’onda può essere modificato graficamente,
tramite il mouse, “disegnando” il suono.
2a parte
open school audio sul PC
1 Panoramica software
ra i numerosi software di
editing sul mercato vi segnaliamo quelli a nostro
parere più interessanti, sia di
fascia economica che di fascia
alta, soffermandoci su una breve descrizione delle principali
funzionalità.
T
FmjSoft Awave Studio 9.0
Prezzo: freeware (nel CD Guida 1)
Sito: http://audacity.
sourceforge.net
Audacity non costa nulla,
ma può editare file WAV e AIFF
(anche MP3 o OGG Vorbis se si
hanno i codec), mixare le tracce, applicare alcuni ottimi effetti integrati, e anche caricare
effetti VST.
Non mancano uno spettrogramma e un’analisi di frequenza di ottimo livello.
Prezzo: 149,95 dollari
(prova gratuita per 30 giorni)
Sito: www.fmjsoft.com
Awavew Studio può editare
file audio con risoluzione sino
a 24 bit a 96 KHz. Si distingue
per il supporto di ben 240 formati file, compresi quelli di numerosi campionatori e sintetizzatori hardware (Akai, Korg,
Yamaha, Roland, Kurzweil, Ensoniq e così via).
Il musicista può dunque modificare i campioni con Awave
Studio per poi ricaricarli nel
proprio sintetizzatore hardware. Supporta i plugin DirectX
per aumentare il numero di effetti disponibili. Ne esiste una
versione gratuita trial che dura
30 giorni, la versione completa
costa 149,95 dollari.
Kristal Audio Engine
Adobe Audition 1.5
Prezzo: freeware (nel CD Guida 1)
Sito: www.kreatives.org/kristal/
Anche Kristal è totalmente
gratuito e offre funzioni molto
interessanti, come il supporto
di frequenze sino a 192 KHz.
Per massimizzare la qualità degli effetti ha una risoluzione interna di 32 bit.
Può anche registrare su disco rigido sino a 16 tracce audio, e tra gli effetti si fa notare
l’equalizzatore parametrico.
Non manca la compatibilità
VST, e un punto di forza è la
compatibilità ASIO. Supporta
anche il formato di compressione lossless FLAC.
Prezzo: 358,00 euro
Sito: http://www.adobe.com
Audition (ex Cool Edit acquisito da Adobe nel 2003), ha
potenti funzioni professionali,
con un prezzo elevato, ma non
come quello di Samplitude. È
sia un editor audio che un
software di hard disk recording multitraccia. Supporta
l’audio 5.1, l’estrazione di audio da filmati AVI, il restauro
audio, l’editor e arranger di
Loop, il tutto con risoluzione
interna di 32 bit e frequenza di
campionamento massima teorica di 10.000 KHz.
Dispone di 128 tracce, ma
Audacity 1.2.1
Il celebre sequencer Pinnacle/Steinberg Cubase SX, che assieme a Cakewalk
Sonar 3 rappresenta la punta di diamante del sequencing MIDI/audio e dell’hard disk
recording, a livello professionale
c’è solo la versione in inglese.
Da segnalare le funzioni Batch
per processare automaticamente grosse quantità di file,
ad esempio convertendo un’intera collezione in MP3.
Magix Samplitude 7.2
Prezzo: 1.099,00 dollari
Sito: www.samplitude.com
Si tratta di un editor storico,
con funzionalità professionali
notevoli come l’editing tra più
file audio aperti in contemporanea, il salvataggio in formato
5.1, il supporto di file sino a 24
bit/192 KHz (DVD Audio), l’approccio a oggetti, le funzioni di
masterizzazione CD e DVD, la
risoluzione interna di 32 bit,
l’editing di file in streaming da
Web, il supporto di 999 tracce
audio e altro ancora. È stato recentemente acquisito da Magix, che lo vende a ben 1.099
dollari, prezzo decisamente alto anche per un software di
questi livelli.
Pinnacle Steinberg
WaveLab 5
Kristal Audio Engine è un programma gratuito con interessanti funzionalità
Prezzo: 699,99 dollari
Sito: www.steinberg.net
Altro editor storico destinato ai professionisti, supporta
audio multicanale (sino a otto
canali in registrazione) ed
esportazione audio surround
5.1 e 7.1 in formato Windows
WMA. Comprende una sezione
di DVD authoring con masterizzazione, il mixdown stereo
da audio multicanale e può visualizzare in finestra il video di
cui sta editando l’audio.
Nutrita la serie di effetti, tra
i quali non manca il supporto
ASIO. Ma la funzione più importante è la masterizzazione
di DVD audio, il più potente
standard al momento esistente, che garantisce audio di qualità nettamente superiore al
CD. E Wavelab è anche in grado di estrarre l’audio dai DVD
audio commerciali.
Anche i sequencer
fanno la loro parte
Ai software citati, che sono
editor audio in senso stretto, si
devono aggiungere i sequencer audio/MIDI multitraccia,
come Pinnacle/Steinberg Cubase e Cubasis, Cakewalk Sonar, Home Studio e Music
Creator e altri, di cui abbiamo
parlato in passato come sequencer MIDI, ma che essendo
anche sequencer audio con
hard disk recording sono in
grado di effettuare editing audio multitraccia con effetti di livello professionale, applicati
tramite mixer virtuale.
Sono anche in grado di integrare e sincronizzare sia tracce
audio che tracce MIDI.
Chi dunque più che alla pura modifica di file audio si dedica alla registrazione audio
digitale troverà certamente in
questi software degli strumenti ricchissimi di potenzialità.
2a parte
open school audio sul PC
2 Audacity: per chi fa i primi passi
udacity è la soluzione ideale per avvicinarsi al mondo dell’editing audio. Il programma è infatti completamente gratuito, e può essere scaricato liberamente dal sito http://audacity. sourceforge.net (è disponibile
anche nel nostro CD.
La versione attuale, rilasciata nel maggio 2004, è la
1.2.1, che offre numerose funzionalità, quali importazione ed esportazione WAV e Aiff, caricamento e salvataggio
in MP3 se si ha un codec MP3 installato, funzioni di montaggio con Undo illimitato, mixing e applicazione effetti.
Sono già compresi alcuni effetti di base (tra cui Echo,
Noise Removal, Normalizzazione) e in più il software supporta i plugin VST (formato ideato dalla Pinnacle/Steinberg per Cubase, oggi usato da molti altri software musicali) per aumentare il numero degli effetti utilizzabili.
Audacity è disponibile non solo per Windows 98, ME,
2000 e XP, ma anche per Macintosh e Linux. In questo tutorial per principianti utilizzeremo Audacity 1.2.1 per eseguire un semplice editing su un file audio WAV.
A
1 - Installate Audacity. Alla prima esecuzione il programma
chiede quale lingua usare per l’interfaccia (è presente
anche la lingua italiana). Appare la schermata principale,
dove è possibile caricare un file WAV tramite il classico
comando File/Apri. Se avete un codec MP3 potrete caricare
anche file MP3. Attenzione: non è possibile caricare file WMA
(Windows Media Audio), nonostante il codec WMA
sia già presente in Windows.
A causa di un bug alcuni file WMA a 128 kbit/s vengono
erroneamente riconosciuti come WAV e caricati, ma non
essendo decodificati l’onda sarà formata da dati binari che,
se eseguiti, possono danneggiare anche seriamente le casse
e il vostro udito con forti rumori.
2 - Il file WAV caricato è un classico 16 bit/44,1 KHz stereo
estratto da CD audio. Audacity è anche in grado di campionare
un WAV in tempo reale con la selezione dell’ingresso della
nostra scheda audio (lista in alto a destra). Quindi, se non avete
un file WAV a disposizione potete registrarne uno voi stessi,
tramite i pulsanti tipo registratore posizionati in alto,
che consentono anche di riprodurre il file audio.
La forma d’onda è visualizzata graficamente. Cliccando
e trascinando il bordo inferiore della visualizzazione è possibile
portarla a dimensioni maggiori per editarla più comodamente.
In alto al centro c’è anche il pulsante Lente d’ingrandimento
per ingrandire la forma d’onda.
3 - Il primo editing può essere il semplice taglio di una parte
del file audio che si desidera ascoltare, ad esempio il ritornello
di una canzone, eliminando il resto.
Cliccando e trascinando il mouse sulla forma d’onda
si seleziona la parte che interessa. Un clic su Play permette
di eseguirla ed essere sicuri di avere scelto la zona giusta.
Selezionare circa un secondo di audio prima e dopo la zona
di interesse per poter rifinire il taglio (tenendo premuto Shift
e trascinando il mouse è possibile allargare la zona
selezionata).
Dal menu Modifica scegliere Elimina fuori dalla selezione.
In questo modo con una sola operazione sono state tagliate
le parti del file prima e dopo la parte selezionata.
1
2
3
2a parte
open school audio sul PC
4
4 - Premere di nuovo Play e ascoltare la porzione di brano
rimasta, controllando che il taglio sia stato effettuato
correttamente. Visto che il taglio è avvenuto a metà del brano,
l’inizio e la fine saranno decisamente bruschi. Per rendere tutto
più professionale, selezionare il primo secondo di audio e dal
menu Effetti scegliere Fade In. Verrà creata automaticamente
un’assolvenza (vedi in seguito il glossario) rendendo l’inizio
graduale come nei mix professionali.
5
5 - Ripetere l’operazione alla fine del brano, selezionando
l’ultimo secondo e applicando l’effetto Fade Out, in modo da
ottenere una dissolvenza graduale alla fine del file.
Riascoltando il tutto il brano sembrerà molto più professionale.
A questo punto è possibile salvarlo sempre in formato WAV
(File/Esporta come WAV), o come MP3/OGG Vorbis se sono
stati installati i relativi codec. Non bisogna preoccuparsi del
silenzio rimasto prima e dopo la zona tagliata, in quanto sarà
automaticamente eliminato al momento del salvataggio.
6
6 - Per finire, proviamo ad applicare un effetto speciale al
nostro clip. Selezioniamo con il mouse la forma d’onda, e dal
menu Effetti scegliamo Echo. Si tratta di uno degli effetti più
semplici, gli unici parametri da regolare sono Tempo di ritardo e
Tempo di decadimento. Possiamo sperimentare diversi valori
ascoltando i risultati tramite il pulsante Anteprima. Quando
siamo soddisfatti, clicchiamo su Ok per applicare l’effetto.
Se il risultato non ci soddisfa, possiamo sempre tornare
indietro tramite Control-Z: Audacity supporta l’Undo illimitato di
tutte le azioni da noi compiute, dunque non rischiamo di
rovinare l’audio originale.
2a parte
open school audio sul PC
3 Editing multitraccia con Cakewalk Home Studio
ella puntata precedente, Cakewalk Home Studio
2004 è stato utilizzato per eseguire una registrazione audio multitraccia su disco rigido.
Ora vedremo come utilizzare lo stesso software per
editare le tracce audio campionate e applicare effetti
non distruttivi, proprio come avviene negli studi di registrazione professionali.
Home Studio è infatti una versione light di Sonar, celebre sequencer audio/MIDI che contende a Cubase lo
scettro di leader nell’ambito dell’hard disk recording. In
questo tutorial immagineremo di avere già realizzato un
brano multitraccia seguendo le indicazioni della prima
puntata del corso, ma per facilitare chi non l’avesse seguita utilizzeremo un brano demo già presente nel CD di
Home Studio, visto che in questa occasione ci interessano le procedure di applicazione degli effetti alle tracce audio e non il contenuto delle tracce audio stesse.
N
1 - Lanciare Cakewalk Home Studio 2004, fare clic
su File/Open, e caricare la demo Don’t Matter Audio and Midi
Demo.cwb. Questo progetto contiene nove tracce, la prima
è una traccia MIDI vuota, che ignoreremo, seguono sei tracce
audio (Batteria sx e dx, Basso, Chitarra, Ottoni dx e sx) e due
tracce MIDI di percussioni. In questa occasione le tracce MIDI
non ci interessano e un clic sul pulsantino giallo M attiva
il Mute grazie al quale saranno udibili soltanto le sei tracce
audio sulle quali applicare gli effetti.
1
2
2 - Ipotizzate di avere appena registrato questo breve brano
su disco rigido e di dover applicare degli effetti per migliorare
l’esecuzione, come avviene negli studi di registrazione.
Si può applicare un Riverbero alla batteria, per renderla meno
secca, e un Chorus alla chitarra, per arricchirne il timbro.
Aprire la finestra del mixer di Home Studio, con il comando
View/Console: apparirà il mixer di Home Studio, nel quale
sono accesi i pulsanti gialli di Mute attivati nel passaggio
precedente.
3 - Nella traccia sinistra della batteria fate clic con il tasto
destro sulla zona nera subito sotto il nome. Il vantaggio
di inserire gli effetti in questa zona è che sono non distruttivi,
ovvero è possibile regolarli, rimuoverli o cambiarli a piacimento
senza alterare il materiale audio originale, come
se si disponesse di un vero mixer.
Se invece si utilizzassero gli effetti direttamente sulle tracce,
questi modificherebbero i dati audio. Nel menu contestuale
apparirà il sottomenu Audio Effects, dal quale selezionare
l’effetto desiderato, in questo caso Cakewalk/Reverb.
3
2a parte
open school audio sul PC
4
4 - La finestra di regolazione del Riverbero contiene molti
parametri per modificare l’intensità e le caratteristiche
del riverbero. Al momento lasciate i parametri di default,
che corrispondono a un riverbero di media entità, e ascoltate
i risultati dell’applicazione dell’effetto cliccando sul tasto Play.
Per ascoltare meglio l’effetto, consigliamo di cliccare anche
sulla piccola S verde nella traccia della batteria. In questo
modo la traccia andrà in Solo e sarà eseguita senza le altre,
in modo da poter ascoltare meglio il risultato dell’effetto.
5
5 - Chiudete la finestra dei parametri del Riverbero e provate
ad ascoltare il brano con e senza l’effetto: per disabilitarlo
basta cliccare sul pulsantino verde accanto alla scritta Reverb,
in cima alla traccia della batteria.
Il pulsantino diventerà giallo, cosa che indica la disattivazione
dell’effetto. Cliccandoci ancora sopra, tornerà verde,
e riascolteremo l’effetto. Nel caso del Riverbero, la differenza
è notevole.
Per riaprire la finestra dell’effetto ed effettuare modifiche
ai parametri, basta cliccare due volte sul nome dell’effetto
accanto al pulsantino verde.
Ora applicate lo stesso effetto alla traccia di batteria destra,
con la stessa procedura: clic destro nella zona nera e selezione
dell’effetto desiderato.
6
6 - Passate alla traccia della chitarra, mettetela in Solo
cliccando la piccola S verde (ricordate di disattivare il Solo
nelle tracce della batteria) e fate clic con il tasto destro
nella zona nera degli effetti.
Scegliete l’effetto Cakewalk/Chorus per fare apparire
la relativa finestra dei parametri nella quale effettuare alcune
modifiche: per rendere l’effetto più aggressivo, fate clic
sulla manopola Wet Mix (che indica la percentuale di suono
modificato, mentre Dry Mix è la percentuale di suono originale),
e tenendo il tasto premuto scorrete verso l’alto per fare ruotare
la manopola e portarla al 100%. L’effetto sarà molto più
evidente, e la chitarra acquisirà una presenza notevole,
come se il suo suono si moltiplicasse.
A questo punto chiudete la finestra dei parametri,
deselezionate il Solo e riascoltate tutte le tracce con gli effetti
applicati. Salvando il progetto saranno salvate le regolazioni
degli effetti, ma non sarà modificato l’audio originale,
e basterà eliminare gli effetti per tornare al suono puro.
2a parte
open school audio sul PC
4 Editing professionale con Adobe Audition
dobe Audition è un software di editing audio professionale, in grado di lavorare con file sino a una risoluzione di 32 bit con frequenza di campionamento teorica di ben 10.000 KHz e supporto audio 5.1.
Audition nasconde in realtà un software molto noto
agli esperti, Cool Edit Pro di Syntrillium, che Adobe ha
acquisito, rinominato e aggiornato. Oltre a editare l’audio è anche in grado di effettuare hard disk recording, registrando in tempo reale su più tracce come un sequencer audio multitraccia. Mette a disposizione numerosissimi effetti per progetti professionali sino a 128
tracce, ha un’interfaccia intuitiva, ma è disponibile solo
in lingua inglese.
Audition lavora internamente a 32 bit, il che significa
che dispone di una gamma dinamica teorica di circa
1500 dB, contro i 96 dB dei 16 bit (CD audio) e i 144 dB
dei DVD Audio (24 bit). In questo tutorial lo useremo per
eseguire un montaggio e per agire su uno dei problemi
più gravi che possono colpire una registrazione eseguita a volume troppo elevato: la temuta distorsione digitale (clipping), che rovina l’ascolto con forti schiocchi.
L’editor WAV di Audition, oltre ai soliti Trim (taglio
delle parti indesiderate), Zero Crossing (taglio automatico nel punto in cui non si generano clic), Crossfades
(dissolvenze), con Clip Restoration elimina appunto il
clipping, quasi impossibile da eliminare con i normali
editor audio.
A
1
2
1 - Lanciate Audition e caricate un file WAV di cui volete
eliminare una parte centrale, ricucendo gli estremi. Ad esempio
una strofa di una canzone troppo lunga. In questo tutorial
utilizzeremo la modalità singola traccia, quella adatta a editare
un brano, e non la multitraccia, adatta all’hard disk recording
e all’audio multicanale. Se siete nella modalità sbagliata basta
cambiarla con un clic sul primo pulsante in alto a sinistra.
Selezionate la zona della forma d’onda che volete eliminare.
Per una selezione precisa ingrandite la forma d’onda e cercate
di posizionare il cursore il più possibile in corrispondenza
del punto da tagliare, dopodiché da menu selezionate Edit/Zero
Crossings/Adjust Selection Inwards, funzione che cerca
il più vicino punto in cui la forma d’onda incrocia lo zero,
in modo da evitare clic nel punto di taglio.
2 - Per una selezione perfetta è meglio segnare su un foglio
il punto esatto di inizio del taglio (in questo caso 0:25.518),
e selezionare con precisione il punto di fine (1:31.340), sempre
usando la funzione di Zero Crossings. Inserite poi entrambi
i valori nella finestrella in basso a destra come Begin ed End in
corrispondenza di Sel. In questo modo la zona sarà selezionata
con la massima precisione, indispensabile nei tagli e non
raggiungibile trascinando il mouse sulla forma d’onda.
Selezionate quindi il menu Edit/Cut.
3 - La zona selezionata sparirà, e visto che il taglio è stato
eseguito in punti di Zero Crossings non dovrebbero esserci clic.
Ascoltate i risultati per controllare che il taglio suoni naturale,
altrimenti annullate il taglio con Ctrl+Z e ripetete la selezione
della zona da tagliare.
In questo caso, come si può notare ingrandendo la forma
d’onda, il taglio è stato eseguito effettivamente in un punto
di Zero Crossings e i risultati sono perfetti. L’ingrandimento
può anche servire ai più esperti per modificare manualmente
la forma d’onda, dato che in Audition si possono spostare
i quadratini che rappresentano i singoli campioni.
3
2a parte
open school audio sul PC
4
4 - Eliminare la distorsione digitale. Il temuto clipping, che
provoca terribili schiocchi che rovinano totalmente una
registrazione, dipende da un volume di registrazione troppo
alto, per cui i picchi di oscillazione dell’onda finiscono oltre
la massima ampiezza consentita.
Come si può vedere nella figura 4, una registrazione colpita
da clipping mostra una forma d’onda caratteristica,
in cui l’oscillazione va oltre i limiti superiori e inferiori
del grafico. È quindi necessario intervenire con l’apposito filtro
professionale messo a disposizione da Audition.
5
5 - Il filtro è Effects/Noise Reduction/Clip Restoration,
che si può attivare dopo aver selezionato la zona della forma
d’onda colpita da clipping.
Noterete tre preset in base all’entità del clipping, selezionate
Restore Lightly Clipped e fate clic su OK per fare rientrare
i picchi nel grafico. Se ciò non si verifica annullate con Ctrl+Z
e rieseguite l’effetto aumentando l’attenuazione (ad esempio,
invece di -4dB selezionate -8dB).
Questo effetto risolve il problema dei forti schiocchi;
ma noterete che il volume delle parti non clippate è stato
diminuito. Per evitare questo inconveniente è necessario
convertire il campione a 32 bit, come illustrato nella figura 6.
6
6 - Convertite il campione a 32 bit (dal menu Edit/Convert
Sample Type), poi eseguite l’effettoClip Restoration con “Input
Attenuation” a 0dB. Ora eseguite un altro effetto,
Effect/Amplitude/Hard Limiting, e nella finestra dei parametri
selezionate 0dB come Boost Input e -0.2dB come Limit Max
Amplitude.
In questo modo avrete attenuato l’audio solo nella zona
prossima al clipping, lasciando il resto dell’onda invariato,
quindi non avrete la fastidiosa diminuzione di volume. Notate
come Hard Limiting mostri anche la percentuale di clipping
riscontrata nella zona selezionata, cosa che torna molto utile
per controllare i risultati. Per terminare, riconvertite il campione
alla risoluzione originaria tramite Convert Sample Type.
2a parte
open school audio sul PC
5 Domande comuni sull’editing audio
1. È possibile editare la forma
d’onda di file WAV, o anche
di MP3/WMA?
Molti editor di fascia bassa sono in
grado di modificare solo file WAV, in
quanto si tratta del formato
standard di codifica dell’audio digitale, che corrisponde esattamente
a una determinata forma d’onda. I
file MP3 o WMA in realtà non
contengono i dati di una forma
d’onda, ma dati compressi che
possono essere trasformati in una
forma d’onda solo da un
decodificatore (codec) MP3 o WMA.
I dati di una forma d’onda estratta
da un file MP3/WMA a 128 kbit/s
occupano infatti circa 11 volte più
spazio rispetto al file stesso.
Gli editor di fascia alta e qualche
editor di fascia bassa sono in
grado di editare file MP3/WMA
decomprimendo i file caricati e
trasformandoli in dati di tipo WAV,
per poi ricomprimerli al momento
del salvataggio. L’operazione
comporta un degrado qualitativo,
per questo è meglio, se li si possiede, editare
i file audio originali in formato WAV
invece di editarli dopo averli
compressi in MP3/WMA.
2. Si può editare audio 5.1?
Creare sei tracce audio è possibile
con molti editor di fascia alta, tra
cui Adobe Audition, Acid 4,
SoundForge e il suo successore
Sony Vegas, ma una volta creati
i sei file WAV (che per il video
devono avere risoluzione 16 bit
e 48 KHz in mono) è necessario
comprimerli in formato Dolby Digital
AC3 o DTS per poterli usare come
colonna sonora. Alcuni software
video professionali, come Adobe
Premiere, offrono un modulo di
codifica in grado di effettuare
questa conversione, altrimenti si
possono usare plugin come Sony
5.1 Surround Plugin Pack per Acid
4, programmi dedicati come Sonic
Soft Encode (purtroppo non più
sviluppato dalla Sonic Forge) per il
Dolby Digital AC3, Minnetonka
SurCode DVD DTS (www.
minnetonkaaudio.com) per il DTS,
o suite come Sony Vegas+DVD che
comprende già la codifica AC3.
Se invece volete editare audio 5.1
già esistente avrete bisogno di un
decompressore che dalle tracce
5.1 estragga i 6 file WAV relativi,
come il freeware HeadAC3he
(http://mitglied.lycos.de/darkav/).
Inutile dire che gestire audio 5.1
è molto complesso, richiede molto
spazio su disco rigido, ed è un
lavoro adatto a professionisti
ed esperti.
3. Posso eliminare il fruscio
di sottofondo da registrazioni
dei nastri o i crepitii
di registrazioni degli LP?
Sì, ma la cosa è quasi impossibile
da fare manualmente regolando
dei filtri generici. È necessario
utilizzare i filtri specifici offerti
dai migliori programmi di editing,
oppure usare un software
specializzato per il restauro audio,
di cui parleremo nella prossima
puntata.
HeadAC3he è un software gratuito di grande utilità: può decomprimere file Dolby
Digital AC3 5.1 estraendone i 6 file WAV relativi a ciascun canale, e può anche creare
al volo un downmix stereo, non solo in WAV, ma anche in MP3, WMA o OGG Vorbis (se
disponiamo dei relativi codec installati)
4. Posso eliminare schiocchi
provocati da livelli troppo alti
durante il campionamento?
La temuta distorsione digitale è
molto difficile da eliminare, ma i
migliori editor audio (Audition,
SoundForge/Vegas) includono un
filtro che può porre riparo a questi
problemi, anche se non sempre i
risultati sono ottimali. I più esperti
possono provare a eliminare
manualmente gli schiocchi,
ridisegnando manualmente i punti
di clipping dell’onda, che esce dai
limiti di oscillazione.
5. Posso aggiungere la mia voce
a brani musicali?
Se il brano musicale è in formato
MIDI basta caricarlo in un
sequencer che supporti anche le
tracce audio (ormai praticamente
tutti, compresi quelli più economici
come Cubasis e Cakewalk Music
Creator) e registrare, con un
microfono collegato al Mic In della
scheda audio, una traccia audio
mentre si ascoltano in tempo reale
le tracce MIDI. Per ottenere una
buona qualità è però necessario
evitare i microfoni collegati al Mic
In, e usare un microfono
professionale collegato a un mixer,
a sua volta collegato all’ingresso
Line In della scheda audio. Se il
brano è su CD, è invece necessario
prima registrarlo o estrarlo su hard
disk come file WAV, caricarlo come
traccia audio nel sequencer, e poi
su una seconda traccia registrare
la voce.
6. Posso eliminare la voce
di un cantante da una canzone?
Sì, ma i risultati difficilmente sono
buoni. Molti software di editing o di
restauro audio offrono la funzione
Karaoke per eliminare la voce dai
brani audio, e anche alcune schede
audio Creative hanno questa
funzione nel proprio software. Si
tratta di un filtro che elimina quasi
completamente la voce umana, ma
ha il difetto di tagliare anche
frequenze musicali, per cui la
qualità scende molto, e i suoni di
alcuni strumenti (soprattutto
basso, batteria, pianoforte e archi)
possono essere molto attenuati o
distorti. Un altro metodo è quello di
eliminare i suoni perfettamente
centrati nel panorama stereo,
perché in molte registrazioni solo la
voce è esattamente al centro, ma
anche in questo caso si perde una
parte importante della base
strumentale.
7. Posso migliorare la resa
della mia voce cantata?
Se non siete Mina o Frank Sinatra
sentirete certamente il bisogno di
migliorare il timbro della vostra
voce registrato in un brano audio.
Anche i professionisti in realtà
usano appositi filtri ed effetti per
dare corpo e ambienza (serie di
riverberi ed echi indotti
dall’ambiente)alla propria voce. In
Tv, per esempio, un cantante che
parla nel microfono destinato al
cantato ha una voce distorta in
quanto quel microfono è collegato
a un mixer con equalizzazione
destinata al cantato.Visto il costo
di mixer e unità effetti
professionali, si può provare a
migliorare la voce applicando gli
effetti presenti nei software audio,
soprattutto il Riverbero e
l’Equalizzatore. Se ben usati,
possono migliorare molto il timbro
e la presenza della nostra voce,
trasformando una registrazione
“povera” in un provino di qualità.
8. Posso aumentare il volume
di una registrazione
troppo flebile?
Tramite l’effetto di Normalizzazione
posso aumentare il volume globale
di una registrazione in modo da
saturarla (ovvero sfruttare il
massimo volume possibile), ma
non posso migliorare il rapporto
segnale/rumore: aumentando il
volume massimo aumenterà anche
il rumore di fondo. Vale la vecchia
regola i dati che non ci sono non si
possono creare, dunque se
possibile è meglio ripetere la
registrazione a un volume più alto,
in modo da aumentare la gamma
dinamica (differenza tra piano e
forte).
Sopra
vediamo
la forma
d’onda di
una registrazione troppo flebile.
Per aumentarne il volume applichiamo
la normalizzazione, e vediamo (sotto)
come i picchi massimi sfruttino appieno
l’ampiezza di oscillazione disponibile
2a parte
open school audio sul PC
Glossario dei principali effetti audio
Assolvenza
Echo
È l’opposto della più nota
Dissolvenza e indica l’aumento
graduale del volume di un suono
a partire da zero.
Solitamente si applica all’inizio
di un clip audio, in modo da non
farlo iniziare bruscamente.
Crea una serie di suoni ritardati
rispetto a quello originale, con
effetto di eco multiplo (ciao-ao-aoao-ao). Si distingue dal Delay, che
crea un eco singolo (ciao-ao).
Chorus
Effetto che arricchisce il suono,
dandogli maggiore spessore.
L’effetto sonoro è quello di più
voci o strumenti che suonano
contemporaneamente, realizzato
creando voci virtuali leggermente
fuori tempo e fuori tono,
ed esasperando la separazione
stereo dei canali.
Compressore
Effetto tipico del basso elettrico,
comprime i suoni donandogli
uniformità (nel senso che
li amplifica quando si suona piano
e li attenua quando si suona
forte).
Si usa nel basso elettrico
per evitare che, pizzicando le corde
con troppa violenza o nello slap,
l’amplificatore vada in distorsione.
Delay
Questo effetto crea un secondo
suono ritardato rispetto a quello
di origine, con un effetto di eco
singolo. Si distingue dall’Echo,
che crea echi multipli.
Dissolvenza
Indica la diminuzione graduale
del volume di un suono sino
a zero. Molto utilizzata per
terminare un brano in cui non c’è
un finale definito, viene applicata
anche alla fine di un clip audio,
in modo da non farlo terminare
bruscamente. Il suo opposto
è l’assolvenza.
Equalizzatore
Amplifica o attenua determinate
frequenze del suono originale,
modificandone il timbro. Con
l’equalizzatore è possibile ad
esempio esaltare i bassi per
sfruttare un subwoofer, o esaltare
gli acuti per un effetto di musica
dance. Il numero di frequenze
modificabili è indicato dal numero
di bande disponibili, ad esempio
un equalizzatore a otto bande
dispone di otto frequenze
modificabili dal grave all’acuto.
Equalizzatore Parametrico
Si distingue dall’equalizzatore in
quanto non agisce su un numero
di frequenze (bande) fisse, ma può
lavorare su qualunque frequenza.
Inoltre dispone di filtri passa-basso
e passa-alto per selezionare con
precisione le frequenze su cui
agire e per eliminare quelle
indesiderate. Se ad esempio
vogliamo esaltare un basso con
frequenze tra 40 e 45 Hz, con un
equalizzatore parametrico
possiamo selezionare esattamente
queste frequenze e amplificarle,
mentre con un equalizzatore
tradizionale dovremmo usare la
banda disponibile più vicina (ad
esempio 60 Hz), amplificando
anche altre frequenze vicine.
Nel caso opposto, ad esempio
l’amplificazione di tutte le
frequenze medie tra 500 e 2000
Hz, con un equalizzatore standard
dovremmo modificare più bande
diverse, con il parametrico
possiamo scegliere esattamente
la gamma desiderata.
Distorsore
Effetto tipico delle chitarre
elettriche nella musica rock,
amplifica il suono oltre il limite
di distorsione, modificandone
il timbro che diventa roco, sporco
e aggressivo.
Si tratta di una distorsione
analogica, che non provoca i
fastidiosissimi clic della
distorsione digitale.
Il vero distorsore è la versione
più aggressiva dell’effetto (tipo
heavy metal), mentre la versione
più leggera (tipo rock) si chiama
Overdrive, perché era ottenuta
pompando oltre misura un
amplificatore a valvole.
Fade In
Termine inglese per indicare
l’assolvenza.
Fade Out
Termine inglese per indicare
la dissolvenza.
Filtro passa-alto
Indica un filtro che fa passare solo
le frequenze più alte (suoni più
acuti) rispetto a una frequenza
da noi decisa, eliminando tutte
le frequenze più basse.
Filtro passa-basso
Indica un filtro che fa passare solo
le frequenze più basse (suoni più
gravi) rispetto a una frequenza da
noi decisa, eliminando tutte le
frequenze più elevate. Viene
sempre usato nella produzione di
un CD audio, per eliminare le
frequenze superiori a quelle
massime riproducibili in base alla
frequenza di campionamento
(teorema di Nyquist, vedi puntata
precedente), che altrimenti
produrrebbero un suono spurio più
grave, chiaramente udibile, che
rovinerebbe irrimediabilmente la
registrazione.
Flanger
Effetto nato negli anni ’60,
realizzato inviando il suono
originale a due registratori a
bobine, di cui uno veniva poi
rallentato fisicamente frenandone
la bobina, con il risultato di un
secondo suono ritardato rispetto
all’originale. In pratica è un Delay
con Phase-Shift.
Normalizzatore
Molto usato nelle compilation di
brani su CD per evitare salti di
volume fra tracce di origine
diversa. Può regolare il volume
massimo di un brano sul livello da
noi desiderato. Solitamente si usa
il 100% (0dB), per sfruttare al
massimo l’ampiezza di oscillazione
consentita e dunque la massima
amplificazione prima della
distorsione. Ha però lo svantaggio
di amplificare tutta l’onda sonora,
per cui le parti meno sonore, tra
cui il rumore di fondo, vengono
anch’esse amplificate. In pratica
aumenta il volume ma anche il
rumore, per cui il rapporto
segnale/rumore e la gamma
dinamica non vengono migliorate.
Pan
Indica il posizionamento stereo
(Stereo Panning) di un suono.
Sposta un suono in modo che
sembri provenire da un punto
determinato dello spazio. Ideale
per dare la sensazione di un
concerto dal vivo, in cui ogni
strumento si trova in una posizione
precisa, ovviamente ha senso solo
in registrazioni stereo o
multicanale.
Phase-Shift
Ovvero spostamento di fase,
sposta fisicamente la fase
dell’onda sonora, cioè modifica la
posizione nel tempo dei picchi e
delle valli del segnale. L’effetto
sonoro è percepibile solo se
ascoltato assieme al suono
originale, in quanto la differenza di
fase provoca la sensazione di più
suoni presenti nello spazio. È
usato in moltissimi effetti come
Phaser, Flanger e altri, e
ovviamente nell’audio multicanale.
Phaser
Nato negli anni ’60, è tipico delle
chitarre elettriche, e consiste in
una serie di suoni ritardati e variati
di fase. Si distingue dal Flanger
perché usa più Phase Shift con
spostamento di fase variabile
invece di un Phase Shift fisso e i
suoni ritardati non provengono dal
suono originario, ma da parti di
esso (split) ottenute tramite filtri
passa-basso e passa-alto.
Pitch Bend
Indica lo spostamento di frequenza
(pitch) di un suono verso l’acuto o
verso il grave (modifica di
intonazione), effetto tipico delle
chitarre elettriche quando si tira la
corda, o del saxofono quando un
suono viene attaccato più basso e
poi portato alla frequenza corretta
(glissando).
Nelle tastiere musicali elettroniche
viene regolato tramite una rotella
con molla di ritorno centrale o
tramite un joystick, che
consentono di usarlo in tempo
reale mentre si suona, imitando
così con uno strumento a
frequenza fissa (ogni tasto
produce una nota) gli effetti
possibili con strumenti a corda o a
fiato, in cui l’intonazione può
essere variata dall’esecutore. È
molto usato nella musica MIDI per
dare realismo alle esecuzioni.
Riverbero
Forse l’effetto più usato in
assoluto, conferisce ambienza a
un suono, cioè crea una serie di
echi simulando quello che avviene
nella realtà quando un suono viene
emesso in un ambiente chiuso e si
riflette sulle pareti. Con il riverbero
si possono simulare esecuzioni in
sale da concerto, teatri e così via.
In realtà viene applicato
praticamente sempre, anche in
registrazioni in studio, perché il
suo uso principale è dare presenza
e corpo ai suoni, che in assenza di
riverbero suonerebbero secchi e
poco piacevoli. Si distingue
dall’Echo che usa ripetizioni del
suono a intervalli definiti, mentre il
riverbero usa echi molto ravvicinati
che danno l’idea di un suono
unico.
3a parte
open school audio sul PC
왘 A scuola con PC Open
Restauro audio
Guida dettagliata per capire come trasformare in file digitali le audiocassette o
i vecchi LP in vinile, con editing e riversamento finale. E possono migliorare
anche le registrazioni compresse in MP3
di Marco Milano
ccoci giunti alla terza ed
ultima puntata di questo
corso dedicato alle possibilità offerte dal nostro PC in
campo audio.
Nella prima puntata ci siamo dedicati al campionamento, sia dal punto di vista concettuale che pratico, illustrando come un suono sia registrato e trasformato in serie di
numeri binari, archiviati poi
sotto forma di file. Abbiamo
poi trattato i diversi tipi di file
utilizzabili per l’archiviazione
dell’audio, mostrando quali
fossero gli utilizzi consigliati
dei vari formati in base alle
nostre esigenze. L’excursus
teorico e pratico è partito dai
formati non compressi come il
WAV per giungere ai formati
compressi senza perdita di
qualità ed ai più diffusi formati con perdita di qualità come
MP3 e WMA.
Nella seconda puntata abbiamo illustrato l’editing audio, ovvero la modifica dell’audio campionato dopo la registrazione, trattando sia l’editing distruttivo, che modifica permanentemente l’audio
editato, sia quello non distruttivo, che consente di tornare
indietro per ottenere l’audio
originale prima dell’editing
stesso. Abbiamo visto come si
E
può editare graficamente la
forma di un’onda sonora campionata, ed abbiamo spiegato
cosa si nasconde dietro i nomi, spesso criptici, dei principali effetti audio applicati in
ambito amatoriale e professionale.
In questa terza puntata ci
occuperemo sempre di editing, ovvero di come modificare audio già campionato,
ma con specifico riferimento
al cosiddetto “restauro audio”, ovvero al miglioramento
di audio non perfetto.
Recuperare i vecchi LP
o le registrazioni compresse
Il motivo per cui si ricorre
al restauro audio è principalmente l’eliminazione di difetti
tipici di registrazioni analogiche, come fruscii e crepitii di
audiocassette ed LP, anche se
stanno prendendo piede filtri
per migliorare il suono di registrazioni digitali compresse
con perdita di qualità, come i
file MP3.
Va però precisato che una
delle regole d’oro in campo
audio è: “quello che non c’è
nella registrazione non si può
creare”, dunque non sarà mai
possibile ricreare il suono originale da un file MP3, ma potrà essere migliorata la tim-
IL CALENDARIO DELLE LEZIONI
Lezione 1:
Il campionamento
왘Lezione 2:
Editing audio
- Le basi
- I software per modificare
le forme d’onda, applicare
effetti, salvare l’audio
in formati diversi
Lezione 3:
Restauro audio
Il restauro audio in relazione
alla sorgente: problemi tipici
di LP, audiocassette, file
MP3.
I termini da conoscere
EDITING:
Modifica, tramite appositi software, di audio campionato e salvato
sotto forma di file.
RESTAURO AUDIO:
È una forma particolare di editing, in cui si cerca di rimuovere i
difetti di un file audio, solitamente campionato a partire da una
sorgente analogica. I difetti non sono relativi al campionamento,
ma sono già presenti nell’audio sorgente, ad esempio il fruscio di
una audiocassetta o i crepitii di un LP.
RIVERSAMENTO IN DIGITALE:
Equivale a campionare originali analogici, come vinili o
audiocassette, riversandoli su supporti digitali, come CD audio o
MP3. Si ottiene così il duplice vantaggio di ascoltare più
comodamente i brani e di preservare gli originali dal degrado
dovuto agli ascolti.
brica, ad esempio intervenendo con filtri sull’effetto “scatoletta” e sugli artefatti tipici
di MP3 con bitrate troppo basso o codificati con codec di
scarsa qualità.
Il campo principale resta in
ogni caso quello del restauro
di registrazioni analogiche, a
causa del gran numero di
utenti che possiede audiocassette, LP e 45 giri e le passa in
digitale, sia su CD audio che in
MP3/WMA.
ottenendo un duplice vantaggio. Da una parte potremo
ascoltare i nostri vecchi brani
con la comodità e la qualità
dei supporti digitali senza dover ricomprare album spesso
costosi e talvolta ormai introvabili.
Dall’altra potremo archiviare al sicuro gli originali, che ad
ogni ascolto subirebbero un
ulteriore degrado, e che nel
caso dei vinili hanno spesso
anche un valore collezionistico non indifferente.
I pro e i contro
Come vedremo, il restauro
audio ha pro e contro, in
quanto filtrare i difetti comporta sempre un più o meno
sensibile degrado del materiale sonoro originale, dunque
tutte le funzioni di restauro
devono essere usate con accortezza.
L’obiettivo è quello di riversare su CD audio o MP3 la nostra collezione di audiocassette e di dischi in vinile, con
la massima fedeltà possibile,
Alcuni dischi in vinile hanno un valore
collezionistico non indifferente, ma il
prezzo massimo si ottiene con il disco
perfetto e mai ascoltato (detto “Mint”)
3a parte
open school audio sul PC
1 La sorgente analogica:
il disco in vinile o l’audiocassetta
l restauro audio comprende
l’applicazione di diversi filtri
e tecniche, che variano in
base alla sorgente originale
dell’audio campionato sul
quale si vuole intervenire. Audiocassette e dischi in vinile
pongono infatti problemi specifici, dipendenti dalla tecnologia di registrazione e riproduzione e dalla sensibilità a
diversi fattori, come il tempo,
gli ascolti ripetuti, la polvere,
le cariche elettrostatiche e così via.
Totalmente diverso è poi il
discorso per i file MP3, che sono già digitali: più che di restauro si deve parlare di miglioramento timbrico.
Ecco dunque una panoramica di quali problemi sia più
facile incontrare a seconda
della sorgente da cui abbiamo
ottenuto i file da restaurare.
I
I dischi in vinile
A vent’anni dal successo
trionfale dei CD audio che ne
hanno decretato il tramonto, i
dischi in vinile hanno sempre
il loro fascino, e molti audiofili ritengono che il loro suono
caldo e ricco di sfumature sia
superiore a quello dei CD. Ma
ad ogni ascolto l’attrito della
testina usura i solchi, peggiorando lentamente ma inesorabilmente la qualità del suono.
Per questo è meglio riversarli in digitale ed ascoltarli su
CD, preservando la qualità degli originali. Ma una volta campionati, i brani provenienti da
vinile soffriranno quasi sempre di difetti “tipici”, come i
crepitii dovuti all’elettricità
statica ed alla polvere (crackle), i rumori cadenzati dovuti
a graffi sulla superficie del disco (clic), il disturbo sordo e
continuo dovuto allo scorrimento della puntina nel solco
(rumble), o il basso ronzio
della rete elettrica (50Hz in
Italia, 60Hz negli USA, tipico di
giradischi non connessi a terra con il cavetto GND).
Questi difetti devono ovviamente essere il più possibile
prevenuti, evitando di graffiare l’originale, eliminandone la
polvere e la cariche elettriche
con appositi panni antistatici
e così via.
Ma spesso il disco è già
graffiato, e quasi mai si riesce
ad ottenere una registrazione
perfetta senza alcun crepitio
elettrostatico, dunque dovremo intervenire tramite gli appositi filtri offerti dai software
di restauro, dai nomi autoesplicativi: DeClicker, DeCrackler, DeRumbler. Il problema è come dosare questi
filtri, visto che oltre a filtrare i
difetti comportano sempre
una modifica timbrica dell’originale. In casi limite, come
l’archiviazione di originali di
particolare importanza, converrà rinunciare al restauro, e
lasciare la registrazione con
tutti i difetti, in modo da non
alterare in alcun modo il suono originale.
Per questo tipo di originali
potremo anche valutare il
campionamento a 24 bit/96
KHz: a detta degli audiofili,
con queste risoluzioni e frequenze si supera il problema
del suono più freddo e meno
ricco di sfumature tipico dei
cd audio, che sono registrati a
16 bit e 44,1KHz.
Le audiocassette
Le audiocassette, a differenza dei dischi in vinile, non
subirono ripercussioni negative dovute al successo dei CD
audio a metà degli anni ’80,
continuando ad essere il mezzo più diffuso per la registrazione audio, e subendo solo
Il DeHisser è un filtro specifico per le registrazioni provenienti da audiocassetta: serve
ad eliminare il tipico fruscio di scorrimento del nastro. Notare l’interruttore sulla destra
per ascoltare l’audio dopo il filtraggio (processed signal) o il rumore filtrato (removed
hiss), in modo da controllare che non siano eliminate frequenze musicali
Tra i filtri meno noti ci sono il DeRumbler, che rimuove il disturbo sordo provocato dallo
scorrimento della puntina nel solco dei vinili, e il DeHummer, che rimuove il ronzio a
bassa frequenza provocato dalla corrente elettrica negli alimentatori
un lieve calo negli anni ’90 dovuto alla diffusione dei lettori
CD nelle autoradio al posto di
quelli a cassetta.
Solo negli ultimi tre-quattro
anni la diffusione di massa dei
masterizzatori, con la possibilità di creare economicamente
CD audio in casa propria, ha
fatto declinare l’uso della cassetta, anche se sono ancora
relativamente pochi i lettori
CD per auto in grado di leggere senza “salti” i CD audio masterizzati.
Il problema della cassetta è
la bassa qualità audio, problema intrinseco alla tecnologia
usata, e che non è mai stato
superato a causa del fallimento di progetti alternativi, come
la cassetta digitale DCC, e per
il costo troppo elevato del
DAT, la piccola cassetta digitale (simile alle videocassette
DV) molto diffusa in ambito
professionale. Dunque river-
sando in digitale una audiocassetta avremo certamente
una qualità non esaltante, che
rende inutile l’utilizzo di frequenze di campionamento superiori a quella del CD audio,
e potremo agire con più tranquillità nella rimozione dei difetti, senza la necessità di preservare la qualità originale
che può invece presentarsi
con gli LP.
Il difetto tipico delle registrazioni da cassetta è il fruscio (hiss), dovuto allo scorrimento del nastro sulle testine,
ed il filtro ad esso dedicato si
chiama ovviamente DeHisser.
Possiamo poi trovare il ronzio
(hum) della rete elettrica, da
eliminare con il DeHummer.
Altri filtri possono essere applicati per migliorare la dinamica e la timbrica, ma esulano
dal campo del restauro vero e
proprio, ricadendo in quello
degli effetti audio.
I difetti dell’audio analogico
DIFETTI DEI VINILI:
I dischi in vinile, dai 78 giri ai 45 agli LP, soffrono principalmente
di crepitii dovuti all’elettricità statica e di clic dovuti a graffi sulla
superficie del disco.
DIFETTI DELLE AUDIOCASSETTE:
Le audiocassette soffrono soprattutto di fruscio dovuto allo
scorrimento del nastro sulle testine.
3a parte
open school audio sul PC
2 Migliorare la qualità timbrica degli MP3
file MP3 hanno segnato una
rivoluzione nel mondo della
musica, con la forte riduzione di dell’ingombro dei file audio che ha consentito di decuplicare la durata della musica
immagazzinabile in un CD, di
far nascere minuscoli lettori
portatili, e favorendo enormemente il download di brani da
Internet. Download quasi sempre illegale, con il relativo contorno di cause, sequestri, leggi
antipirateria e, purtroppo, balzelli imposti su CD e masterizzatori che colpiscono anche
l’utente onesto.
Ma la rivoluzione MP3 ha segnato anche un abbassamento
della qualità della musica
ascoltata. La maggioranza dei
brani MP3 è infatti codificato a
128 kbit/s, un bitrate conveniente in termini di ingombro
(circa 11 volte meno di un CD
audio) ed utilizzato da tutti i
produttori per calcolare la capienza dei propri lettori MP3,
ma dalla qualità lontana da
quella CD. Anche utilizzando
bitrate superiori, che comunque significa aumentare l’ingombro dei brani, non si otterrà mai la qualità originale,
perché l’MP3 è un formato lossy, ovvero con perdita permanente di qualità rispetto all’originale.
A questo si aggiunge l’influenza fondamentale del codec, ovvero del software utilizzato per la codifica MP3, che
se è di qualità scarsa (ad esempio Xing o Blade) può creare a
parità di bitrate brani dal suono peggiore rispetto a quelli ottenuti con codec di alta qualità
(come Fraunhofer o Lame).
I
Se dunque l’MP3 (e gli altri
formati “lossy”, come WMA,
AAC, Ogg Vorbis e via dicendo)
ha portato vantaggi enormi nel
campo della portabilità della
musica, si rischia però di perdere il grande piacere di ascoltare musica in alta fedeltà, cosa
impossibile con l’MP3.
Dando dunque per scontato
che siamo fuori del campo dell’HiFi, ci sono comunque grandi differenze qualitative all’interno dell’MP3, e se stiamo costruendo una libreria di brani
MP3 per il nostro lettore portatile o per creare CD MP3 potremo trovarci con brani di qualità molto diversa. Alcuni saranno accettabili, altri saranno
funestati da difetti come timbro “scatolettato” (molti codec
MP3 tagliano le frequenze acute sopra i 16KHz, mentre il nostro orecchio arriva a 20KHz),
risonanze metalliche ed artefatti, ovvero suoni e disturbi
(descritti dagli audiofili con termini onomatopeici come “warbling”, “swirling”, “ringing” e
così via) assenti nell’originale e
generati dagli algoritmi percettivi di compressione che non
riescono a prevedere l’effetto
sul nostro udito dell’eliminazione di alcune frequenze lasciandone altre. Su questi brani
è possibile intervenire con i
programmi di restauro, ma solo per migliorare il timbro,
mentre contro gli artefatti c’è
poco da fare. Più che di restauro, visto che si tratta di originali digitali, possiamo dunque
parlare di miglioramento timbrico. I relativi filtri hanno nomi diversi, e possono migliorare sensibilmente l’ascolto, pur
Esistono filtri per “restaurare” file MP3, come questi preset del modulo Brilliance
Enhancer di Audio Cleanic, in grado di ricostruire alcune delle frequenze acute perse al
momento della codifica, rendendo il suono più brillante. Questi filtri non sono però in
grado di eliminare gli artefatti
alterando a loro volta la timbrica, e non potendo in ogni caso
tornare alla qualità dell’originale, persa per sempre al momento della codifica, dunque
se disponete dell’originale è
consigliabile ricodificarlo in
MP3 con maggiore qualità piuttosto che cercare di migliorare
l’MP3 risultante.
Anche i CD audio di qualità possono
deteriorarsi dopo 10 o più anni: a destra
in alto vediamo una zona tonda di
ossidazione della superficie argentata,
che provoca “clic” durante la
riproduzione. A destra in basso vediamo
un CD attaccato da funghi, all’ascolto il
CD “salta” nell’ultima traccia
,
Ha senso restaurare audio proveniente da CD?
L’audio dei CD audio è per definizione in “qualità CD”, dunque
sembra assurdo parlare di restauro di brani campionati a partire da
questa sorgente. Ma in realtà non tutti i CD sono uguali: ci sono CD
di scarsa qualità, con gamma dinamica (differenza tra i suoni più
deboli e quelli più forti) molto inferiore a quella (96dB) consentita
dal formato. E anche i CD di qualità, se non sono recenti, possono
avere una gamma dinamica inferiore, perché quindici-vent’anni fa
sfruttare tutta la gamma dinamica del CD avrebbe messo in seria
difficoltà gli impianti HiFi dell’epoca, provocando facilmente la
distorsione del suono a volumi elevati. Ciò si traduce in volumi
medi diversi da CD a CD. Per questo al momento di creare
compilation su CD-R a partire da brani già su CD, può essere utile
effettuare una “normalizzazione”, ovvero portare al massimo il
volume dei brani, uniformandoli per avere lo stesso volume medio
senza sbalzi dovuti ai diversi volumi medi dei CD di provenienza. Il
relativo filtro “normalize” è disponibile sia nei software di editing
audio, da noi trattati nella scorsa puntata, sia in molti software di
restauro come quelli oggetto di questa puntata. Queste operazioni
vanno però compiute solo creando compilation per uso pratico e
non su originali di qualità, in quanto la normalizzazione non può
aumentare la gamma dinamica, che dipende da come è stata
effettuata la registrazione, ma aumenta globalmente il volume del
brano, aumentando anche il rumore di fondo.
Non va dunque utilizzata quando si vuole preservare la qualità
originale della registrazione. Un caso particolare di restauro su
audio proveniente da CD è il riversamento di CD di una certa età.
Ormai i CD più vecchi hanno superato i vent’anni, e può capitare
che si generino difetti irreversibili. Nota è la vicenda dei CD di
musica italiana fabbricati dalla Optimes prima del 1991, in cui i
coloranti “bronzei” usati per l’etichetta hanno reso i dischi
inascoltabili dopo una decina d’anni. Ma abbiamo avuto esperienza
anche di alcuni CD di musica classica di qualità ottima (marche
come Deutsche Grammophone e DECCA) acquistati a metà degli
anni ’80, che hanno sviluppato dopo 10-15 anni dei difetti, udibili
come “click” o salti in determinati punti dei brani, dovuti
all’ossidazione dello strato riflettente argentato. Ci sono anche molti
casi di CD commerciali attaccati da funghi. Per prevenire questo
problema può essere buona norma riversare i propri CD più vecchi
che contengono registrazioni cui teniamo particolarmente su CD-R o
DVD-R, prima che compaiano i difetti. Ma anche una volta che il
difetto è apparso possiamo tentare di eliminarlo, sia con programmi
di restauro che, preferibilmente vista la qualità della sorgente, con i
software di editing audio di fascia alta (Adobe Audition, Pinnacle/
Steinberg WaveLab) di cui abbiamo parlato nella seconda puntata.
3a parte
open school audio sul PC
3 Eliminare la traccia del rumore di fondo
ltre ai filtri dedicati ai diversi disturbi “tipici” di
cui abbiamo parlato sopra, come il DeCrackler per i
crepitii degli LP o il DeHisser
per il fruscio della cassetta,
esistono filtri di restauro detti
fingerprint, che come dice il
nome agiscono in base ad una
“impronta digitale” del rumore
di fondo di una specifica registrazione. Il filtro fingerprint
eliminerà soltanto le frequenze
presenti nel rumore di fondo,
lasciando intatte le altre. La
cosa è certamente molto interessante, e sembrerebbe essere la soluzione ideale per qualunque registrazione: cosa c’è
di meglio che personalizzare la
rimozione del rumore in base
al tipo di rumore realmente
presente in ciascuna registrazione? Ovviamente le cose non
sono così semplici, altrimenti
esisterebbero solo filtri fingerprint. Il primo problema è riuscire ad individuare esattamente il rumore di fondo: per
fornire al filtro il campione di
rumore dobbiamo campionare
una parte del brano in cui ci
sia solo il rumore, ad esempio
subito prima dell’inizio, subito
dopo la fine, o in una pausa
musicale durante il brano, e
non sempre ciò è possibile. Il
secondo problema è che il rumore di fondo può variare nel
corso del brano. Terzo problema, con gli LP al rumore di fondo si aggiungono disturbi transitori, come click dovuti a graffi o crepitii elettrostatici, che
restano fuori dal filtro fingerprint. Ultimo problema, le frequenze del rumore di fondo
potrebbero essere condivise
anche da strumenti che suonano nel corso del brano (tipicamente i piatti della batteria e
gli archi), e il suono di questi
strumenti potrebbe essere alterato dai filtri fingerprint.
I filtri fingerprint sono dunque uno strumento utile e potente, ma non possono da soli
O
risolvere il problema del restauro: come tutti gli altri filtri,
vanno usati con accortezza e
assieme ad altri filtri generici
per ottenere il miglior risultato.
Combinare e dosare i filtri
Avrete dunque capito che
un restauro di buon livello si
ottiene combinando sapientemente i diversi filtri. Ogni filtro
ha poi una gradualità di intervento, solitamente regolabile
tramite cursori o tramite livelli fissi (high, medium, low), per
cui oltre alla giusta combinazione è anche fondamentale
dosarne l’intensità.
Una maggiore intensità toglie più rumore, ma è più facile
che elimini anche frequenze
musicali, sino a modificare anche pesantemente la timbrica
del brano (dalla perdita di brillantezza e di spazialità stereo
sino alla vera e propria sparizione di determinati strumenti). I software di restauro offrono sempre un preascolto dei risultati, per verificare l’azione
dei filtri scelti, e spesso anche
un ascolto del solo rumore,
per verificare che non contenga frequenze musicali, ma è
necessario un orecchio molto
allenato.
Non tutti possono ovviamente passare ore a regolare
cursori ed ascoltare sottigliezze timbriche per ciascun brano da restaurare come un ingegnere del suono della RCA, e
per questo i migliori software
di restauro offrono funzioni di
regolazione automatica dei filtri, che analizzano il brano e
scelgono sia quali filtri combinare sia l’intensità di ciascun
filtro. Come tutti gli automatismi queste funzioni non possono raggiungere gli stessi risultati di un esperto umano,
ma sono utilissime per chi deve riversare ampie collezioni
di LP e cassette in tempi ragionevoli.
I filtri di restauro “fingerprint” registrano un campione del rumore di fondo e lo
utilizzano per personalizzare il filtraggio sul brano specifico da restaurare
Scelta e regolazione dei molti filtri di restauro possono essere compiti lunghi e
difficili, richiedendo anche un ottimo orecchio. Per fortuna i software di restauro
offrono sezioni come l’IntelliAssistant di Clean 5, che sceglie e regola
automaticamente i filtri, chiedendo solo se la sorgente è un vinile o una cassetta
I software di editing audio di fascia alta da noi trattati nella scorsa puntata, come
Adobe Audition, offrono filtri di restauro audio più potenti di quelli dei software di
restauro economici di cui parliamo in questa puntata, ma costano molto e sono meno
automatizzati, dunque sono consigliati agli esperti, e/o per restaurare registrazioni di
particolare importanza
Il restauro professionale
In questa puntata del nostro
corso ci dedicheremo ai
software specifici per il restauro audio di prezzo abbordabile, ma è importante precisare
che esistono software di restauro professionali, dal costo
superiore ai 500-1.000 euro,
che ovviamente producono risultati nettamente migliori. Per
chi volesse dedicarsi al restauro in modo professionale e senza badare a spese c’è poi un’altra possibilità, ovvero utilizzare i filtri di restauro offerti dai
software di editing audio di fascia alta, di cui abbiamo parlato nella puntata dedicata all’e-
diting: Adobe Audition 1.5, Pinnacle Steinberg WaveLab 5 e
via dicendo.
Così come abbiamo visto
nella puntata precedente, illustrando l’uso di Adobe Audition per eliminare i rumori dovuti al clipping di una registrazione digitale troppo satura,
questi software possono essere usati con ottimi risultati per
eliminare i difetti delle registrazioni.
La qualità dei filtri è superiore a quella dei software di
restauro economici come quelli trattati in questa puntata, ma
l’uso è più complesso, con
molti meno automatismi.
3a parte
open school audio sul PC
4 Portare in digitale dischi e cassette
rima di restaurarlo, l’audio
deve essere stato campionato. Nella prima puntata
di questo corso abbiamo visto
cosa sia il campionamento e
come si possono ottenere i migliori risultati. In questa occasione può essere utile ricordare
come si può campionare al meglio una sorgente analogica,
con specifico riferimento a originali su dischi in vinile e su audiocassetta.
P
Riversare dischi in vinile
Il giradischi (o “piatto”) non
può essere collegato direttamente all’ingresso Line In della
propria scheda audio, in quanto il segnale in uscita ha caratteristiche diverse dai normali
segnali prodotti da tutti gli altri
componenti audio. Innanzitutto
è molto debole, in quanto è
prodotto dalla testina del giradischi senza alcuna amplificazione. Inoltre, al momento di incidere un disco, i bassi venivano incisi con un livello inferiore, per non provocare eccessive oscillazioni della testina nel
solco. Dunque il segnale deve
essere amplificato ed equalizzato da uno specifico preamplificatore Phono, che lo amplifica e riporta i bassi al giusto
livello. Tre sono i possibili metodi di collegamento: collegare
il giradischi ad un amplificatore
HiFi da tavolo dotato di ingresso Phono, a sua volta collegato
tramite l’uscita Tape o Cuffie al
Line In della scheda audio; collegare il giradischi ad uno dei
Molti giradischi hanno un cavetto GND,
che va collegato all’apposita vite
presente nei preamplificatori HiFi, negli
amplificatori con ingresso Phono, e in
alcuni preamplificatori Phono per PC,
pena l’apparizione di disturbi a bassa
frequenza (hum). In mancanza, va
collegato ad un oggetto metallico messo
a terra
box USB offerti con alcuni
software di restauro audio come Clean Plus di Steinberg; collegare il giradischi ad una scheda audio dotata di frontalino
con preamplificatore e ingresso
Phono, come le Terratec DMX
6Fire 24/96 e Aureon Universe.
Va poi ricordato che la maggioranza dei giradischi richiede
il collegamento a terra del cavetto “GND” che fuoriesce dal
giradischi stesso. Quelli che
non ne hanno bisogno non hanno il cavetto, ma se il giradischi
è obsoleto va controllato che
non sia stato tagliato da qualche incompetente. Non collegare questo cavetto provoca un
forte “hum” (ovvero assieme
alla musica ascolteremo anche
il ronzio a bassa frequenza della corrente elettrica a 50-60Hz),
oltre ad aumentare le cariche
elettrostatiche che provocano
crepitii. Questo cavetto va collegato all’apposito connettore
GND presente negli amplificatori HiFi ed in alcune schede audio professionali. In mancanza,
va fissato con un po’ di scotch
ad un oggetto metallico non
verniciato messo a terra.
Ultima raccomandazione: se
invece dei più comuni giradischi con testina MM (Magnete
Mobile) ne avete uno con testina MC (bobina mobile) non potete collegarlo alla maggioranza
dei preamplificatori per PC, ma
dovrete usare un amplificatore
HiFi che lo supporti.
Riversare audiocassette
I registratori a cassette HiFi
(o “piastre”) possono essere
collegati direttamente all’ingresso Line In della propria
scheda audio.
Alcune schede audio hanno
ingressi RCA, altrimenti dovrete utilizzare un cavetto adattatore (da RCA stereo a minijack).
I registratori portatili possono
avere uscite minijack invece di
RCA, in questo caso non servirà alcun adattatore.
Se il proprio registratore ha
solo l’uscita cuffie potremmo
comunque collegarlo al Line In
della scheda audio, cercando
un compromesso tra il volume
del registratore e quello di registrazione della scheda audio
per ottenere un segnale decente. Ma il nostro consiglio è di acquistarne un altro, visto che la
qualità dei campionamenti non
sarebbe certo la migliore.
Se i collegamenti sono semplici, vanno però usati con accortezza i vari standard per la
riduzione del rumore: il più
diffuso è il Dolby B, utilizzato
da tutte le audiocassette commerciali, mentre il Dolby C era
utilizzato su alcune piastre semiprofessionali.
La regola è di attivare al momento della riproduzione lo
stesso standard usato per la registrazione, pena un aumento
del fruscio (se si usa uno standard inferiore, ad esempio
Dolby B per una cassetta Dolby
C, o nessun Dolby per una cas-
setta Dolby B) o un ottundimento del suono (se si usa il
Dolby C per una cassetta Dolby
B, o il Dolby B per una cassetta
registrata senza Dolby). Potremmo anche imbatterci in
cassette registrate con il “dbx”,
usato soprattutto negli anni ’80,
che non era un semplice standard di riduzione del rumore
ma consentiva di ampliare la
gamma dinamica delle cassette
migliorandone la qualità. Le
cassette in dbx vanno necessariamente riprodotte con una
piastra dotata di dbx, altrimenti otterremo una registrazione
inutilizzabile, con continui sbalzi di volume.
Regolare i livelli di registrazione
Il riversamento di vinili ed audiocassette comporta non solo i
corretti collegamenti, ma anche l’uso appropriato dei controlli
offerti dal software. Il riversamento può essere condotto sia con le
utility offerte con le schede audio, sia con software di
campionamento, sia con le sezioni di registrazione incluse
direttamente nei software di restauro audio. In tutti i casi,
trattandosi di registrazione digitale, dovremo passare i nostri brani
evitando qualunque distorsione, che nel campo digitale si
trasforma in forti rumori (clipping) che rovinano irrimediabilmente
la registrazione. Nel caso di originali importanti, ad esempio per
passare preziosi LP in digitale per archiviare gli originali, è meglio
regolare manualmente i livelli, ascoltando i punti più forti dei brani
controllando che i livelli di registrazione non vadano mai “in
rosso”. Altrimenti, per velocizzare le operazioni potremo attivare i
sistemi automatici di regolazione dei livelli, tesi proprio ad evitare
la distorsione, noti come “ARVL”. Attenzione anche a non usare
livelli troppo bassi “per sicurezza”, perderemmo la gamma
dinamica dell’originale, ed avremo un volume basso, che se alzato
in fase di ascolto comporterà un forte rumore di fondo.
Alcune indicazioni pratiche: se indicato, settare i livelli di
registrazione (Rec) e riproduzione (Line In) a “0dB”, in modo da
non aggiungere amplificazione e quindi rumore in fase di
registrazione. Altrimenti regolare il volume di registrazione al 50% e
quello Line al 90%. Se il livello è basso meglio aumentare quello
della sorgente, se è troppo alto meglio abbassare quello di
registrazione. Tratteremo comunque più in dettaglio la regolazione
dei livelli con i due software (Clean e AudioCleanic) da noi utilizzati
nei tutorial sul restauro in fondo all’articolo.
Regolare i livelli di registrazione è fondamentale al momento di riversare
dischi e cassette, per non incorrere nella temuta distorsione digitale
3a parte
open school audio sul PC
5 Alcune domande frequenti
sul restauro dell’audio
1
È possibile ricreare
l’audio originale da una
registrazione rovinata?
La regola d’oro nel mondo
audio è: “quello che non c’è
nella registrazione non si
può creare”.
Dunque il restauro non potrà mai far tornare la registrazione allo stato originale.
Potrà però eliminare i difetti
più fastidiosi, come click,
crepitii e così via, rendendo
l’ascolto più “pulito” e piacevole.
2
Restaurando l’audio
campionato da LP, la
qualità diminuisce?
Purtroppo qualunque intervento di restauro, essendo basato su filtri, altera la
timbrica originale. A seconda dell’intensità dei filtri applicati, si va da una perdita di
brillantezza alla vera e propria sparizione di linee strumentali. È dunque fondamentale dosare l’entità del
restauro ascoltando i risultati. Soprattutto se l’originale è
di qualità, consigliamo di salvare sempre una copia del
campionamento senza restauro, e conservarla salvando in un altro file il brano restaurato.
3
Quali filtri
si usano per la
ripulitura audio?
I filtri di ripulitura audio
sono di due tipi, generici e
specifici. Quelli generici si
dedicano a difetti tipici dei
vari supporti, come crepitio
degli LP, fruscio delle cassette e così via. Quelli specifici
registrano un campione del
rumore di fondo dello specifico brano da restaurare. Ambedue possono fornire buoni
risultati, l’importante è saperli combinare e dosare.
4
Come posso riversare e
restaurare la mia
collezione di LP e
cassette senza impazzire tra
i vari filtri?
Scegliere, combinare e dosare i vari filtri di restauro
ascoltando i risultati è un’operazione lunga e richiede
ottimo orecchio.
Per fortuna, i software di
restauro offrono automatismi in grado di fare questo
lavoro per noi.
I risultati non saranno ai livelli di un esperto umano,
ma sono sufficienti per originali non particolarmente importanti.
mento di riprodurre le cassette da riversare.
Solo se anche con il Dolby
la registrazione è molto frusciante, si può passare ad
utilizzare i filtri di restauro,
ma dosandoli attentamente.
7
Quali sono i migliori
software di restauro
audio?
No. I filtri di restauro sono
“distruttivi”, ovvero una volta applicati e salvato il file,
non si potrà più tornare al
brano originale. Per questo è
importante salvare sempre
una copia del brano campionato prima del restauro, per
poterla utilizzare in caso di
errori o ripensamenti.
I risultati migliori si ottengono con i software di restauro audio professionali,
del costo di svariate migliaia
di euro, utilizzati dalle case
discografiche per restaurare
brani poi venduti commercialmente su CD.
Al secondo posto troviamo i filtri di restauro offerti
dai software di editing audio
di fascia alta, da noi trattati
nella seconda puntata e dai
prezzi variabili tra 300 e
1.500 euro. Poi tocca ai
software di restauro trattati
in questa puntata, dai prezzi
economici ma che offrono
comunque buoni risultati e
sono ricchi di automatismi
per chi non è esperto.
6
8
5
Posso tornare all’audio
originale una volta
salvato il file
restaurato?
Quali filtri di restauro
danno i migliori risultati?
In base a studi e ascolti
comparati condotti da esperti, i filtri che attualmente
danno i migliori risultati sono quelli per l’eliminazione
dei click e dei crepitii degli
LP. Trattandosi di disturbi
impulsivi, è più facile eliminarli senza compromettere
la timbrica globale del brano.
Gli esperti danno invece
parere negativo sui filtri per
l’eliminazione dei fruscio delle audiocassette, in quanto
tutti peggiorano il suono originale in modo più o meno
marcato.
Nessun filtro di riduzione
del fruscio raggiunge i risultati del Dolby B, e per questo
si sconsiglia fortemente di
usare i filtri dei software di
restauro invece di attivare il
Dolby nel registratore al mo-
Se ho un brano sia su
LP che su cassetta,
quale mi conviene
riversare su CD?
La qualità di un LP in buone condizioni è sempre nettamente superiore a quella di
una audiocassetta, dunque è
meglio usare il vinile, a meno
che non sia molto graffiato
tanto da far saltare la puntina.
Piccoli clic dovuti a graffi
superficiali potranno essere
facilmente eliminati con i
software di restauro, mentre
usare una audiocassetta
comporterà una qualità audio inferiore, con in più il
problema del fruscio, la cui
eliminazione degrada ulteriormente la qualità.
9
Quali frequenze e
risoluzioni sono ideali
per campionare i miei
brani musicali preferiti?
Se la sorgente è un audiocassetta bastano i 44,1KHz a
16 bit tipici dei CD audio.
Se la sorgente è un LP di
qualità, e l’originale è importante, possiamo invece campionarlo a 24 bit e 96KHz,
per non perdere le sfumature
ed il calore timbrico del vinile.
Potrò poi archiviare i file
originali e crearne copie convertite a 44,1KHz e 16 bit per
creare CD audio, o se posso
spendere potrò creare DVD
Audio.
10
Posso riversare i
miei brani su DVD
per ottenere una
maggiore qualità?
Se si riversa un brano su
DVD Video invece che su CD
audio, non si ottiene un sostanziale miglioramento della qualità, perché l’audio dei
DVD Video è sempre a 16 bit,
con frequenza di 48KHz invece dei 44,1 dei CD audio.
Se invece si crea un DVD
Audio, allora la qualità sarà
ai massimi attualmente possibili nel mondo audio: molti
audiofili stanno riversando
la propria collezione di LP su
DVD Audio, in quanto la qualità di originali su LP a detta
degli esperti non viene interamente riprodotta dal CD
audio, mentre è resa perfettamente dal Dvd Audio (e dal
SACD, che però può al momento essere creato solo industrialmente).
Per riversare i propri brani
su DVD Audio dovrò campionarli a 24 bit e 96KHz (il DVD
Audio supporta anche 24 bit
a 192KHz, ma al momento
non ci sono schede per PC in
grado di registrare a questa
frequenza), e poi utilizzare
un costoso software di creazione di DVD Audio, come
Pinnacle/Steinberg WaveLab
5, che costa 700 dollari.
Ovviamente bisognerà disporre di un lettore DVD Audio per poter riprodurre i
DVD creati.
3a parte
open school audio sul PC
6 I programmi da usare
software di restauro audio di
fascia consumer non sono
molto numerosi: manca una
fascia semi-professionale, e si
salta subito ad irraggiungibili
software professionali del costo di migliaia di euro. La fascia
semi-pro è però coperta dai
software di editing audio, che
offrono filtri di restauro di qualità superiore rispetto a quanto
possibile con i software di restauro dedicati di fascia consumer. Ecco dunque un elenco di
quelli più interessanti per il restauro, divisi tra software dedicati di fascia consumer, software di editing con funzioni di restauro di fascia semi-pro e
software dedicati di fascia professionale. Infine, ricordiamo
che nel mondo shareware potrete trovare non programmi
completi di restauro, ma diverse utility e PlugIn dedicati ad un
particolare tipo di restauro.
I
Restauro audio consumer
Magix AudioCleanic 2004 DeLuxe
Prezzo: 49,99 euro
Sito: http://www.magix.net
Audio Cleanic è uno dei più noti software di restauro audio economici, con una lunga storia alle
spalle. Offre tutti i filtri solitamente utilizzati in questo campo, come
DeClicker, DeCrackler, DeHisser,
DeNoiser Fingerprint, DeHummer.
Inoltre dispone di ben 22 effetti
speciali come riverbero, echo, ed è
possibile installarne altri tramite
PlugIn DirectX o VST. Tra le altre
funzioni, citiamo masterizzazione
CD audio ed MP3, simulatore ambienti, Wizard che automatizza il
processo di restauro, supporto
campioni a 24 bit, ed il nuovo filtro
“Brilliance Enhancer” per ridare
brillantezza ai brani in MP3.
Pinnacle/Steinberg Clean 5
Prezzo: 39,99 euro – V.Plus (con
preampl. Phono Usb) 99,99 euro
Sito: http://www.pinnaclesys.it
Come AudioCleanic, Clean è un
software di restauro economico
dalla lunga storia. Offre anch’esso
una ottima dotazione di filtri, come DeClicker, DeCrackler, DeNoiser Fingerprint, DeHummer. Rispetto ad AudioCleanic mancano il
DeHisser per il fruscio delle cassette (a questo scopo si deve usare il DeNoiser) ed il filtro per migliorare il timbro degli MP3, mentre esclusivo di Clean 5 è il DeRumbler per il rumore di scorrimento delle testine nei solchi dei
vinili. Non mancano il Wizard per
automatizzare scelta ed intensità
degli effetti, un equalizzatore a 8
bande, alcuni effetti speciali (tra
cui notiamo quello che utilizza il
“sound” di un brano a nostra scelta per equalizzare altri brani) ed il
supporto per ulteriori effetti tramite PlugIn VST. Di Clean esiste
una interessante versione Plus dotata di preamplificatore Phono per
collegare un giradischi direttamente alla porta USB, con una
maggiorazione di 60 euro.
DarTech DART Xp Pro
Prezzo: 199,95 dollari
Sito: http://www.dartech.com
DART significa “Digital Audio
Restoration Technology”, che dice
tutto sullo scopo di questo software, il cui prezzo lo pone al limite al-
Clean 5 di Pinnacle/Steinberg dispone di una nutrita sezione di filtri
to della fascia consumer. Le funzioni di restauro di DART sono potenti ed intuitive. Tra i filtri disponibili notiamo DeClick, DeHiss e
DeNoise avanzati con selezione
delle frequenze e approccio sia parametrico (con scelta manuale delle frequenze) sia non parametrico
(automatico FFT). Altre funzioni
comprendono effetti speciali, masterizzazione e registrazione con
restauro in tempo reale.
Software di editing semiprofessionali con funzioni
avanzate di restauro
Adobe Audition 1.5
Prezzo: 358,00 euro
Sito: http://www.adobe.com
Audition, ex Cool Edit acquisito
da Adobe nel 2003, è un software
potente dal prezzo non esagerato.
Oltre alle funzioni di editing (con
risoluzione sino a 32 bit e frequenza teoricamente sino a 10.000 KHz)
e di registrazione multitraccia su
hard disk offre anche potenti filtri
di restauro audio, tra cui DeClicker, DeCrackler, DeNoiser e
DeHisser. I risultati sono superiori
a quanto permesso con i software
dedicati al restauro di fascia consumer, tanto che viene usato da
molti audiofili per restaurare registrazioni di qualità da LP, ad un
prezzo elevato ma non irraggiungibile.
Magix Samplitude 7.22
Prezzo: 1.099,00 dollari
Sito: http://www.samplitude.com
Samplitude è uno dei più celebri software di editing, oggi acquisito da Magix. Ha molte funzionalità professionali, risoluzione interna di 32 bit, supporto audio 5.1,
editing file in streaming da Eeb, e
supporta 999 tracce audio. La sua
dotazione di effetti per il restauro
è però abbastanza limitata: DeHisser e DeNoiser Fingerprint (che
usa un campione del rumore di
fondo specifico del brano in restauro). Visto anche il prezzo notevole, non è tra i più adatti a chi
deve principalmente restaurare le
proprie registrazioni.
Pinnacle/Steinberg WaveLab 5
Prezzo: 699,99 dollari
Sito: http://www.steinberg.net
Come Samplitude, si tratta di un
editor molto celebre, sviluppato
da Steinberg, creatrice dell’ancor
più celebre sequencer professionale Cubase. Dispone di potenti
PlugIn per il restauro audio (DeClicker e DeNoiser), ma è particolarmente utile per chi ha LP di
qualità e vuole la massima fedeltà
di riversamento, campionandoli a
24 bit/96KHz. È infatti tra i pochi a
poter creare DVD Audio.
Restauro audio professionale
Cedar Audio Cedar for Windows
Prezzo: da 14.000,00 euro
Sito: http://www.cedar-audio.com
Tra i più potenti sistemi di restauro, Cedar comprende sia
software che hardware dedicato al
restauro audio, utilizzato non solo
da importanti studi di registrazione (EMI, Sony, Warner, RAI, Cinecittà), ma anche da forze dell’ordine ed investigatori per ripulire del
rumore di fondo registrazioni ed
intercettazioni di importanza fondamentale nella lotta alla criminalità. Un sistema Cedar for Windows comprende software per PC,
uno o più moduli audio e una o più
(sino ad 8) schede DSP. A richiesta
viene fornito un PC con scheda
madre dotata di ben 14 slot PCI in
uno speciale chassis, in modo da
poter ospitare tutti i moduli e le
schede desiderate. I nomi dei filtri
offerti da questa potente combinazione di hardware e software sono simili a quelli dei filtri usati dai
software economici: DeClick, DeCrackler, DeHiss, DeBuzz, ma il
prezzo è ben diverso: si parte da
5.000 euro per ciascuna scheda
DSP, e 9.000 euro per il software.
Decisamente professionale!
SonicStudio HD + NoNOISE
Prezzo: PlugIn NoNOISE $ 1.495,
sistemi completi da 10.000 $
Sito: http://www.sonicstudio.com
I prodotti Sonic sono utilizzati
da molti studi di produzione di
DVD, sia video che audio, e di
SACD (Super Audio CD), a livello
industriale. Come le soluzioni Cedar, sono composti sia di software
che di hardware, ed i prezzi sono
superiori ai 10.000 dollari. Software e hardware sono interamente
modulari, e la sezione di restauro
audio si chiama NoNOISE, celebre
soprattutto nel mondo cinematografico. Se acquistata da sola costa
1.495 dollari, mentre un sistema
completo costa circa 10.000 dollari. NoNOISE offre filtri contro Hiss,
Hum, Click e Crackle, rumori impulsivi e meccanici. Anche in questo caso i risultati sono eccezionali, come il prezzo.
3a parte
open school audio sul PC
Glossario dei principali effetti audio
ARMONICI
suoni con frequenze multiple (più
acute) dei suoni principali, che
rendono diversi i timbri degli
strumenti musicali, ad esempio
rendono riconoscibile il suono di
un flauto da quello di una chitarra
anche se emettono la stessa nota
musicale (ovvero un suono con la
stessa frequenza).
ASIO
“Audio Stream In/Out”, standard
seguito da molti sequencer con
funzioni di hard disk recording per
fornire un’interfaccia diretta tra
hardware di registrazione e
sequencer, senza rallentare
passando per i driver del sistema
operativo.
Permette di registrare
contemporaneamente tracce audio
multiple su disco rigido con tempi
di latenza abbastanza bassi da
ottenere una perfetta
sincronizzazione tra le varie
tracce. L’Asio 2 può lavorare
anche a 24 bit/96 KHz.
ARRANGER
software musicali in grado di
creare automaticamente brani con
più strumenti. Gli arranger hanno il
vantaggio di non richiedere
particolari conoscenze musicali
per comporre.
BITRATE
quantità di bit utilizzati per ogni
secondo di musica, è
responsabile delle dimensioni dei
file MP3 ma anche della qualità
dei file stessi.
CDDB
“CD DataBase”, sono archivi,
presenti su Internet o installabili
su hard disk, con i dati di migliaia
di CD audio commerciali.
CODEC
il codec è un “CODificatoreDECodificatore”, ovvero utilizza
particolari algoritmi per codificare
e decodificare audio o video.
DAT
il DAT, ovvero Digital Audio Tape, è
uno standard di registrazione
digitale su piccoli nastri molto
usato dai professionisti negli anni
’90. Registra con la stessa qualità
del CD (16 bit e 44,1 KHz) ed
anche di più (48 KHz), ma sempre
a 16 bit. Oggi sta perdendo
terreno a favore della
registrazione a 24 bit.
DISC AT ONCE
modalità di scrittura che
masterizza i CD in un’unica
operazione, senza mai spegnere il
laser di scrittura, indispensabile
per copiare interi CD audio senza
“clic” tra le tracce.
DOLBY DIGITAL
standard per l’audio multicanale
digitale ideato dai Dolby
Laboratories. L’audio digitale
registrato in Dolby Digital viene
decodificato da Decoder Dolby
hardware o software ed inviato agli
altoparlanti surround.
DSP
“Digital Signal Processor”, in
campo audio indica un processore
specializzato nel trattamento dei
dati audio in tempo reale.
DTS
concorrente del Dolby Digital, usa
sempre 6 casse e 5.1 canali, ma
offre una maggiore dinamica
sonora grazie ad una
compressione inferiore (7,5:1
contro 12:1).
DVD AUDIO
formato di qualità elevatissima.
Nella versione “Advanced
Resolution” utilizza frequenze di
campionamento di 192 KHz alla
risoluzione di 24 bit contro i 44,1
KHz a 16 bit del CD audio.
FREQUENZA DI
CAMPIONAMENTO
la frequenza di campionamento
indica quante volte al secondo
viene effettuata la misurazione di
un dato. Se un’onda sonora viene
campionata a 44,1 KHz (CD audio)
l’intensità sonora verrà misurata
44.100 volte al secondo.
HARD DISK RECORDING
indica la registrazione di audio
multicanale in tempo reale su
disco rigido. Consente di usare il
computer al posto dei registratori
audio multitraccia a bobine, usati
sino ad una decina di anni fa negli
studi di registrazione.
MIDI
“Musical Instrument Digital
Interface”, ovvero “interfaccia
digitale tra strumenti musicali”.
MP3
ovvero “MPEG-1 Layer 3”, fa parte
dello standard MPEG, nato per
comprimere i file video ma
rivelatosi utile per comprimere
l’audio occupando solo 1 MB al
minuto (bitrate 128 kbit/s) contro
i circa 10 delle tracce audio di un
CD. La compressione non solo
compatta sequenze di bit ripetute,
come il JPEG fa con i file grafici,
ma elimina anche combinazioni di
frequenze ed intensità che
secondo algoritmi derivanti dalla
fisiologia dell’orecchio non
sarebbero comunque udibili
(“masking”). La qualità di un MP3
è sempre inferiore all’originale:
con bitrate elevato (256k o più) le
differenze sono percepibili solo
all’orecchio allenato, mentre con
bitrate basso (meno di 128k) sono
evidenti. Le differenze consistono
in perdita di definizione, profondità
ed immagine stereo, più
apparizione di “artefatti” percepiti
come suoni e disturbi non presenti
nell’originale. La qualità non
dipende solo dal bitrate, ma anche
dalla bontà dell’algoritmo di
codifica (Codec).
PCM
“Pulse Code Modulation”, ovvero
modulazione codificata ad impulsi,
indica il metodo di
campionamento usato da tutte le
schede audio, dai CD audio, dai
DVD Audio e via dicendo. Solo i
SACD non usano questo metodo
di campionamento, che prevede la
registrazione dell’oscillazione
dell’onda sonora ad intervalli
definiti dalla frequenza di
campionamento, convertendola in
sequenze di bit di ampiezza
dipendente dalla risoluzione in bit.
L’unico standard audio odierno
non PCM ad avere avuto una certa
diffusione è il DSD (Direct Stream
Digital), utilizzato dal SACD (Super
Audio CD), ovvero dal rivale del
DVD Audio realizzato da Sony e
Philips.
RAPPORTO SEGNALE/RUMORE:
indica di quanto il suono originale
è più forte del rumore introdotto
da un componente audio. Usa una
scala logaritmica in decibel,
ovvero 3 decibel in più indicano il
raddoppio del valore
(miglioramento del 100%). Un
componente con un cattivo
rapporto segnale/rumore (sotto gli
80dB) alzando il volume di ascolto
evidenzierà un forte rumore di
fondo, che sarà invece
leggerissimo con valori S/R di
96dB (CD audio) e non percettibile
con S/R di 144dB (DVD Audio).
L’orecchio umano ha infatti una
sensibilità di circa 120dB.
RIPPING
estrazione dei brani da CD audio,
che porta poi alla creazione di file
WAV.
RISOLUZIONE
I dati nei file dei computer sono
rappresentati in forma binaria,
ovvero come una serie di bit il cui
valore può essere 0 o 1. La
risoluzione è il numero di bit che
forma un dato, da cui dipende la
grandezza del numero binario e di
conseguenza la precisione del
dato stesso. Ad esempio se
un’onda sonora viene campionata
a 16 bit per rappresentare
l’intensità del suono originario
viene usato un numero binario
formato da 16 cifre, il cui valore
può dunque variare tra 65.536
valori diversi. Lo stesso
campionamento effettuato a 24
bit rappresenta invece l’intensità
sonora con un numero formato da
24 cifre binarie, dunque il valore
può variare tra più di 16 milioni di
valori diversi. È dunque evidente
che un campionamento a 24 bit
può riprodurre meglio le sfumature
sonore.
RISPOSTA IN FREQUENZA
capacità di un componente audio
di riprodurre fedelmente tutto lo
spettro sonoro, dai suoni più gravi
a quelli più acuti. Dipende, nel
campo digitale, dalla frequenza di
campionamento dell’audio, ma
viene ulteriormente abbassata dai
limiti hardware di amplificatori e
casse al momento dell’ascolto.
SACD
“Super Audio CD”, formato ideato
da Sony e Philips per migliorare la
qualità dei CD audio, utilizza come
supporto un DVD multistrato, ma
è incompatibile con i DVD Audio.
La codifica di un SACD è
totalmente diversa da quella PCM
usata da DVD Audio e CD audio, si
chiama Dsd (Direct Stream
Digital), ed usa una codifica ad un
bit variando il “passo” dell’onda,
in modo da evitare il processo di
interpolazione che abbassa la
qualità nei normali CD audio, ad
una frequenza di campionamento
di ben 2,82 MHz. Offre una
risposta in frequenza di circa 100
KHz contro i 22 KHz del CD audio.
Esistono SACD ibridi, dove su uno
strato è registrato l’audio SACD.
3a parte
open school audio sul PC
(sino a 6 canali), e sul secondo
strato c’è una normale traccia in
formato audio CD, per cui può
essere letto come un CD dai
vecchi lettori. La capienza è di 74
minuti come il CD audio.
SOUNDFONT
standard Creative per la gestione
di banchi di suoni campionati
utilizzabili via MIDI dalle schede
audio senza usare expander Midi
esterni.
TRACK AT ONCE
modalità opposta alla “Disk at
once”, prevede l’incisione di un
CD spegnendo il laser tra una
traccia e l’altra. Permette di creare
compilation di tracce audio
provenienti da CD diversi.
WAV
Formato per il salvataggio di audio
non compresso, che utilizza lo
standard PCM.
Di per sé l’uso di questo formato
non indica la qualità del suono
registrato, perché i file WAV
possono avere un’ampia gamma
di diverse frequenze di
campionamento e risoluzioni in
bit.
Si va dalla qualità “telefonica” a 8
bit e 11 KHz, agli 8 bit e 22 KHz
(usata dai vecchi computer Amiga
e Commodore 64), ai 16 bit e 22
KHz (qualità radio FM) sino alla
qualità CD (16 bit e 44,1KHz), DAT
(16 bit 48KHz) e DVD Audio (24
bit 192 KHz).
Il formato utilizzato dalle tracce
dei CD audio è molto simile al
formato WAV, ma è scritto sul CD
con un diverso standard di
gestione del disco e dei settori.
WAVETABLE
banchi di suoni MIDI interni alle
schede audio (mentre i SoundFont
Creative sono memorizzati su
disco rigido), consentono la
riproduzione di brani Midi con
suoni di media qualità, superiori
alla vecchia sintesi FM delle
schede audio di un tempo.
WMA
“Windows Media Audio”, è
l’avversario, proposto da
Microsoft, sia del formato Real
Audio che dell’MP3. Microsoft sta
cercando di imporlo come formato
migliore sia per l’audio
“streaming” che per i file da
scaricare.
A parità di resa sonora i file hanno
dimensioni inferiori a quelle dei
file MP3 (circa il 30% in meno),
aumentando la capienza di CD e
player multimediali che usano
questo formato.
7 Restauro da cassetta con Magix AudioCleanic
n questo tutorial vedremo come registrare audio
direttamente da audiocassetta con AudioCleanic, per
poi restaurarlo eliminando l’eccessivo fruscio
tramite gli appositi filtri. Il registratore va collegato
alla scheda audio (ingresso Line In) tramite un cavo
adattatore da Rca stereo a minijack. AudioCleanic in
versione DeLuxe offre già un cavo di questo tipo. Nel
caso il brano da restaurare sia già presente come file
audio, basterà invece caricarlo all’interno di
AudioCleanic per il restauro.
I
1 - Lanciamo AudioCleanic, e clicchiamo sul grosso
pulsante Record Audio.
Verrà visualizzata una finestra di regolazione dei
parametri, tra cui la frequenza e la risoluzione di
campionamento. Per le audiocassette bastano i
consueti 16 bit e 44,1 KHz del CD audio, vista la
qualità non esaltante dell’audio. Andiamo poi a
selezionare Cassetta come tipo di originale nella
sezione per il riconoscimento automatico dei brani,
in questo modo potremo anche campionare
un’intera facciata di una cassetta, e sarà
AudioCleanic a riconoscere i diversi brani
spezzandoli in tracce sul CD risultante.
Cliccando in alto a destra su Controllo Volume e
facendo partire il registratore possiamo regolare i
livelli e controllare che, nei passi con volume più
elevato, non ci siano mai momenti in cui gli
indicatori vanno in rosso: la distorsione digitale è
sempre da evitare, perché provoca forti rumori.
2 - Regolati i livelli, clicchiamo su Registra in basso, e
al termine su Stop.
Chiudiamo la finestra, ed avremo i nostri brani già
pronti nella finestra principale.
Se invece di registrare il brano da cassetta abbiamo già
il file audio su disco rigido, dobbiamo invece cliccare
sul grosso pulsante Import audio e scegliere il file da
caricare.
AudioCleanic può caricare non solo file WAV, ma anche
MP3, che verranno decodificati prima dell’editing. In un
caso o nell’altro, ci troveremo di fronte alla forma
d’onda del file, pronta per il restauro.
1
2
3a parte
open school audio sul PC
3
3 - Ora clicchiamo in alto a destra sulla scheda “2.
Cleaning”, per passare alla sezione di pulizia.
Vedremo apparire in basso a sinistra le scritte
Restauro/Pulizia e Masterizzazione.
Clicchiamo su Restauro/Pulizia, ed apparirà una
serie di possibili attività di restauro.
Cliccando sull’attività desiderata, si aprirà
l’interfaccia del filtro da utilizzare. Tutto molto
intuitivo. Sulla destra troviamo però già aperti una
serie di filtri, con relativi cursori.
4
4 - Il nostro scopo è eliminare il fruscio di
sottofondo, che nonostante l’attivazione del Dolby B
nel registratore al momento del campionamento
(sempre consigliata) è ancora abbastanza presente.
Dunque ci interessa il DeHisser, che troviamo già
aperto sulla destra. Clicchiamo sul pulsante Edit
accanto al filtro, ed apparirà la bella interfaccia
fotorealistica del filtro DeHisser.
5
5 - Il filtro va “acceso”, come fosse un vero modulo
rack, cliccando su Power. Appariranno dei valori
nelle finestre accanto alle manopole di regolazione.
Alziamo il Noise Level a 50, ma diminuiamo il valore
di Noise Reduction da 12dB a 6dB, per evitare che
l’eccessivo intervento del filtro appiattisca troppo la
registrazione. Il filtro DeHisser è infatti uno dei più
“pericolosi” per la qualità audio. Ascoltiamo i
risultati cliccando sul pulsante Play al centro della
finestra principale, verificando che il timbro non sia
troppo modificato, soprattutto sugli acuti e nei suoni
come archi o piatti della batteria.
6
6 - Oltre all’audio restaurato, cliccando sul selettore
a destra del filtro e ponendolo su Removed Hiss
possiamo anche ascoltare solo il rumore che il filtro
elimina, cercando di capire se contiene anche della
musica, in questo caso diminuiamo l’intensità del
Noise Level da 50 a 30, e riascoltiamo. Quando
tutto sarà a posto, potremo salvare il nostro brano
finalmente “ripulito” dal fruscio. Se queste
regolazioni appaiono troppo complesse o non avete
tempo, potete sempre utilizzare il Wizard cliccando
su Cleaning e selezionando Wizard Restauro. Poi
selezionate Analisi automatica, e AudioCleanic
regolerà per voi i filtri. Purtroppo i risultati non
saranno come quelli di un lungo lavoro di fino:
l’analisi automatica è consigliata solo per riversare
rapidamente molti brani senza perdere tempo, ma
non sempre riconosce correttamente quali filtri
attivare.
3a parte
open school audio sul PC
8 Restauro da LP con Pinnacle/Steinberg Clean 5
n questo tutorial registreremo direttamente da LP con
Clean 5, dopodiché restaureremo l’audio eliminando i
clic dovuti ai graffi sul vinile ed i crepitii dovuti all’elettricità statica durante l’ascolto.
Il giradischi va collegato o ad un preamplificatore Phono HiFi, o ad un preamplificatore Phono per PC come
quello offerto da Clean in versione Plus, o ad un amplificatore HiFi con ingresso Phono, o ad una scheda audio
con preamplificator ed ingresso Phono come alcune Terratec. Non va invece mai collegato direttamente alla
scheda audio, perché il segnale sarebbe debole e distorto. Nel caso si utilizzino preampli o ampli HiFi dovrà essere usato un cavo adattatore per collegare al Line In della scheda audio l’uscita Tape o cuffie dell’amplificatore.
Va anche sempre collegato il cavetto GND per la messa
a terra, in assenza dell’apposito connettore a vite sull’amplificatore collegatelo ad un oggetto metallico messo a terra. Non collegandolo, l’ascolto sarà rovinato
dall’“Hum”, il sordo ronzio della rete elettrica. Come nel
caso di AudioCleanic, se il brano è già presente sul disco
rigido basta caricarlo direttamente in Clean.
Consigliamo poi di spolverare sempre il vinile prima
dell’ascolto, ma solo con appositi panni antistatici, pena
l’aumento dei crepitii elettrostatici durante l’ascolto.
I
1
2
1 - Lanciamo Clean 5, clicchiamo su Crea nuovo progetto e
diamo un nome al nostro progetto. Ora clicchiamo sul pulsante
rosso di registrazione, ed apparirà la finestra per regolare i
livelli. Dovremo selezionare prima la nostra scheda audio,
cliccando sul pulsante “Scheda audio” e scegliendo la nostra
scheda come periferica di ascolto e registrazione. Clean non
può regolare la frequenza di campionamento come
AudioCleanic, perché supporta solo 16 bit e 44,1KHz. Poi
dovremo ascoltare le parti più rumorose dei brani e controllare
che il livello di registrazione non vada mai in rosso, pena la
temuta distorsione digitale con relativa registrazione rovinata.
Anche in questo caso, oltre ai cursori di Clean dovremo usare
anche quelli del pannello di controllo della scheda audio,
perché se l’audio viene distorto prima di arrivare a Clean
resterà comunque distorto.
2 - Come avete visto, Clean è molto meno intuitivo e ricco di
regolazioni in fase di registrazione rispetto ad AudioCleanic. Per
questo vi consigliamo di usare invece il software di registrazione
della vostra scheda audio, per poi caricare il brano all’interno di
Clean cliccando con il tasto destro sull’elenco delle tracce e
selezionando Importa file audio Wav.
Ricordiamo che, se avete LP di qualità elevata e la vostra
scheda lo supporta, potrete optare per il campionamento a
24bit/96KHz, frequenza e risoluzione che riescono a
riprodurre pienamente la qualità degli LP, che invece con i 16
bit/44,1Khz del CD audio viene percepita dagli orecchi fini
come “fredda” e con meno sottigliezze timbriche rispetto
all’originale. Clean però non può né campionare né caricare file
a 24 bit, per cui se avete deciso di usare questa risoluzione
dovrete utilizzare AudioCleanic o altri software che supportano
i 24 bit, come Adobe Audition.
3 - Un altro punto debole di Clean è l’impossibilità di caricare
file MP3, ma non è una grossa limitazione, visto che la
compressione MP3 non consente di riversare un LP
senza perdere la qualità originale, e certamente avrete
campionato i vostri LP come file Wav.
Ora che abbiamo il nostro WAV nella lista, clicchiamo
in alto a destra sulla scheda Restauro, e vedremo
3
3a parte
4
open school audio sul PC
i filtri di restauro pronti per l’uso. Attiviamo DeClicker e
DeCrackler, contro clic dovuti a graffi e crepitii
elettrostatici, cliccando sul pulsantino verde a sinistra
del filtro.
4 - Ora dosiamo i due filtri spostando i relativi
cursori, ed ascoltando i risultati cliccando sul
pulsante azzurro di riproduzione sotto la lista delle
tracce a sinistra. Come in AudioCleanic, possiamo
anche ascoltare solo il rumore rimosso dal filtro,
cliccando sul piccolo orecchio subito a destra del
pulsante di attivazione del filtro. In questo modo
potremo controllare che assieme al rumore non
vengano tagliate anche frequenze musicali.
5
5 - Per fortuna DeClicker e DeCrackler non sono
molto “pericolosi” per il suono originale, e anche
impostandoli su valori elevati la timbrica del brano
dovrebbe restare abbastanza vicina all’originale. In
ogni caso, consigliamo sempre di usare il valore più
basso che consente di eliminare clic e crepitii, in
modo da influire il meno possibile sul suono
registrato da LP, che a differenza di quello delle
audiocassette può essere di alta qualità.
Se non avete il tempo o l’orecchio allenato per
regolare i filtri manualmente, potrete, come con
AudioCleanic, lanciare il Wizard IntelliAssistant
cliccando sull’omonimo pulsante sopra
l’equalizzatore, e Clean farà tutto per voi. I risultati
di questo automatismo sono migliori di quelli di
AudioCleanic, ma come sempre non possono
raggiungere quelli di un esperto umano.
6
6 - Il wizard IntelliAssistant può però consigliarvi
anche di usare effetti speciali oltre ai filtri di
restauro. Noi consigliamo di non utilizzare il Wizard
completo, ma di cliccare invece su AutoClean subito
sopra la lista degli effetti: verranno regolati
automaticamente i parametri dei soli filtri di
restauro, che voi dovrete poi attivare cliccando sui
relativi pulsanti a sinistra dei filtri stessi. Cliccando
sulla freccetta accanto ad AutoClean potrete
decidere se l’intervento deve essere leggero, medio
o pesante. Per facilitare il lavoro al Wizard o ad
AutoClean è importante avere settato il tipo di
originale accanto ad ogni traccia: nella colonna più
a destra della lista delle tracce, cliccando con il
mouse appariranno le icone di CD, vinili e cassette,
e potrete così indicare a Clean qual è la sorgente di
ciascun brano.