Scarica Notizie donna n. 5

Transcript

Scarica Notizie donna n. 5
EDITORIALE
Eccola lì, la più ignominiosa tra le sentenze contro le donne: la Suprema Corte
di Cassazione ha deciso che “se la vittima ha avuto già esperienze la violenza
sessuale è meno grave”. Come dire che
quando una donna stuprata non è più
vergine non può gridare forte contro
l’abuso ma sussurrarlo appena. La sentenza, emessa circa un mese fa dalla III°
sezione penale della Cassazione e fortunatamente ripudiata dal procuratore
generale nel giro di poche ore, si riferiva
alla vicenda della 14enne di Cagliari,
costretta ad avere rapporti orali con il
patrigno. Secondo i giudici, la ragazzina, già a partire dall’età di 13 anni,
avrebbe avuto numerosi rapporti con
uomini di ogni età e quindi più sviluppata psicologicamente rispetto ai suoi anni
anagrafici durante gli incontri con il
papà abusatore. Il principio secondo il
quale violentare una casalinga e madre
sarebbe molto meno grave che stuprare
un’illibata è semplicemente vergognoso
e l’onta subita dalle donne italiane è stata
gravissima anche se la sentenza ha avuto
validità per un solo giorno. Un giorno
buio durante il quale sono tornate in
mente le piccole grandi violenze di cui
siamo state vittime nel corso della nostra
vita e che non siamo riuscite a dire.
Intanto non ci avrebbero creduto e poi
come lo dimostravamo: abusi infantili,
felicemente o infelicemente rimossi, la
pacca sul sedere o la palpatina repentina
al seno con la cornetta del telefono da
parte del capo, il bacio rubato che dalla
guancia scivola insidioso sulle labbra e
proprio dall’amico di famiglia, la slacciata di reggiseno, così per scherzare, dal
collega troppo spiritoso o quelle parole
spinte che sei costretta ad ascoltare
quando sei sola e chiusa nella stanza di
chi conta. A chi le raccontiamo queste
cose ed altro ancora? La Cassazione, per
esempio, ha dichiarato non punibile
“fare piedino” poiché non costituisce
atto di libidine, assolvendo, nel 2000, un
professore che tratteneva il piede di una
studentessa tra i suoi. Non potremo mai
avere giustizia se non si capirà che il
nostro corpo è “luogo della mente” e che
l’intrusione non desiderata è una ferita
dell’anima, a prescindere dalla verginità.
Tania Bonnici Castelli
La macchina per stampare chiesta in prestito, la carta su cui era facile lasciare
sbavature d’inchiostro e, poi, quella
borsa di pelle nera che custodiva, insieme
al giornale stampato col batticuore nella
villetta di Via della Pinacoteca, il suo
anelito di libertà. Con queste immagini,
inizia il racconto di Lina Melasecchi
sulla sua attività antifascista, che la portò
ad entrare nel “Gruppo Giustizia e
Libertà” e a collaborare alla realizzazione del giornale “L'Azione”, pubblicato
clandestinamente durante l'occupazione
tedesca a Teramo. La professoressa Lina
Melasecchi è stata una delle tante donne
italiane, di ogni età, di ogni condizione e
credo politico, che scelsero la strada dell'antifascismo, animate da una profonda
fede democratica; non imbracciò il fuci-
le, ma si servì della penna, per scuotere le
coscienze e per rinsaldare la speranza di
chi voleva abbattere la dittatura. Oggi, è
una gentile anziana signora, che mi accoglie nella sua villetta di Giulianova, dove
si è trasferita da anni. Risponde alle mie
domande con tanta voglia di raccontare
quella sua esperienza, mentre mi mostra,
orgogliosa , la Croce al Merito, ricevuta
dopo la guerra. Lei entrò, poco più che
ventenne, a far parte del gruppo
"Giustizia e Libertà" Partito d'Azione
che, insieme ad Italia Libera e al P.C.I.,
operò in clandestinità nel nostro territorio. Entrai nel Partito d'Azione grazie
a mio fratello, che già vi militava insieme
a Felice Mariano Franchi, Adelchi
Fioredonati e Mario Capuani. Di quest'ultimo, purtroppo, dovemmo comme1
morare l’assassinio, avvenuto a Bosco
Maltese per mano tedesca nel settembre
del 1943. Iniziammo a pubblicare i nostri
articoli nel Gennaio 1944, correndo il
rischio di essere scoperti. Io pubblicavo
con lo pseudonimo di Franca Lancia,
mio fratello era Italo Liberi, Fioredonati
Vero Giusti. Si stampava a casa di
Fioredonati, proprio di fronte alla mia
abitazione. Facevamo a turno, perché
qualcuno di noi doveva rimanere di
guardia in giardino, pronto ad avvisarci
in caso di pericolo. Finito di stampare,
restituivo subito la macchina da scrivere
ad un mio amico e nascondevo i fogli,
che il giorno dopo avrei distribuito, in
quella cartella di cuoio, di cui ricordo
ancora l'odore acre, e che era l’amica
discreta a cui consegnavo il mio segreto.
In tasca, però, avevo sempre dei fiammiferi per bruciare, se ne avessi avuto il
tempo, quegli scritti che rappresentavano il mio contributo e quello dei miei
compagni alla liberazione dal fascismo e
dallo straniero. Sapevo a chi consegnare
“l'Azione”; erano persone fidate, ma
dovevo comunque usare tutte le precauzioni possibili, per non essere scoperta e
arrestata. Distribuivo il giornale agli
amici della Banca Nazionale del Lavoro,
colleghi di Fioredonati, al proprietario
della libreria Ciccarelli che, quando
arrivavo, abbandonava le sue incombenze per parlare in privato con me, sotto gli
sguardi curiosi, tuttavia mai sospettosi
dei presenti. Qual’ è il suo ricordo delle
donne teramane? So che criticò duramente quelle ragazze che frequentavano i tedeschi. A distanza di molti anni, il
mio giudizio è meno severo di allora,
c’era un’atmosfera di paura che, in
parte, giustificava quelle giovani che si
accompagnavano agli occupanti per
avere qualche beneficio in cambio. In un
mio articolo, le esortai a non dimostrare
benevolenza verso quei mestatori di false
ideologie, che avevano trascinato il
Paese alla rovina e stroncato ogni idea di
libertà. Ricordo anche quelle donne che,
a sassate e a colpi di zoccolo, linciarono,
a Piazza del Carmine, il delatore che
aveva informato i tedeschi dei partigiani
rifugiati a Bosco Martese. Esse furono
assalite dalla rabbia contro chi stava
consegnando nelle mani dell'invasore i
giovani che si preparavano alla resistenza. Orbene, questa atrocità non può essere giudicata con gli occhi di oggi, senza
considerare il contesto in cui si verificò.
Le altre donne teramane, salvo
Margherita Ammazzalorso, apparteneva2
no a quella schiera di madri, mogli e
figlie che soffrivano in silenzio per le
sorti dei loro cari. In quegli anni così
bui, da angelo del focolare a cui era
relegata dalla cultura fascista, la
donna si dimostrò capace di sostituire
l'uomo in tutti i settori produttivi e di
prendere decisioni autonome. Si abituava, così, all'autonomia e dunque……In effetti, le donne italiane, e
non solo le partigiane, ebbero un ruolo
importante in quegli anni. Diedero un
grosso contributo alla Resistenza, non
solo partecipandovi attivamente, ma
anche creando un sostegno diffuso sul
territorio a favore di chi lottava per la
libertà. Inoltre, esse furono capaci di
sostituire egregiamente gli uomini, chiamati alle armi, nelle fabbriche, negli uffici e nei campi. Si creavano, così, i presupposti per l'emancipazione femminile.
Le donne, subito dopo la guerra, rivendicarono il godimento dei diritti e delle
garanzie dai quali erano state sempre
escluse. Iniziarono ad essere anche più
politicizzate, nel senso che in molte zone
dell’Italia centro-settentrionale fu organizzata una forma di educazione politica
(non di partito), che si sarebbe poi rivelata utile per la scelta che di lì a poco
avrebbero fatto tra Monarchia e
Repubblica. Per quanto riguarda la mia
emancipazione personale, ho sempre
inseguito con determinazione la volontà
di continuare gli studi. Ottenni da mio
padre il consenso, dopo aver vinto la sua
reticenza, e mi iscrissi alla facoltà di
Lettere dell’Università di Bologna.
Quando l’Italia venne invasa, non potendo tornare a Bologna, mi trasferii
all'Università di Roma, dove spesso, per
la mancanza di mezzi pubblici, mi recavo, insieme ad altri studenti, con le
camionette dell'esercito. Che cosa pensa
di questo revisionismo storico che
vuole sullo stesso piano coloro che
morirono per la libertà e coloro che
morirono per difendere la dittatura?
La pacificazione, di cui parlano alcuni
storici ed alcuni giornalisti, è avvenuta
con l’amnistia concessa subito dopo la
Liberazione. Io credo, invece, che in questa società, nella quale sta scemando la
memoria storica, sia necessario ricordare i valori e gli ideali di chi combatté la
tirannide per costruire un Paese democratico e libero. Ciò non vuol dire che io
non provi pietà anche per quei giovani,
spesso plagiati dalla propaganda fascista, che persero la vita tragicamente.
Però, cancellare le differenze non giove-
rebbe a nessuno di noi, visto che, proprio
grazie al martirio di uomini e donne che
hanno fatto la Resistenza, oggi, possiamo
vivere in un Paese libero. Lei pensa che
quel patrimonio di valori democratici,
di libertà di stampa e di religione, che
la sua generazione ci ha consegnato
con la Costituzione, possa essere stravolto? Sono veramente preoccupata
dagli ultimi avvenimenti nazionali ed
internazionali. Speravo che dopo l'atroce
follia della seconda guerra mondiale, la
pace fosse diventata un bene eterno ed
universale; invece non è così, troppi conflitti insanguinano ancora il nostro pianeta. Per quanto riguarda la situazione
italiana, penso che il nostro sistema
democratico corra dei seri rischi. Ad
esempio, gli stravolgimenti della
Costituzione, fatti dal precedente
Governo, sono sintomatici della volontà
politica di trattare la legge costituzionale come fosse una legge ordinaria. Al
contrario, ogni modifica della Carta
Costituzionale dovrebbe essere concordata con tutte le forze presenti in
Parlamento e non realizzata a colpi di
maggioranza. Io, che ho insegnato per
tanti anni, vorrei consigliare ai professori di non trascurare lo studio della nostra
Costituzione, in quanto fonte di valori ai
quali i giovani potranno ispirarsi per
creare una società più giusta.
Germana Goderecci
Presidente C.P.O
Le componenti della Commissione Provinciale per le Pari Opportunità rivolgono un
sentito ringraziamento a Luigi Rosci,
titolare della ditta LA.FERR per aver
sostenuto “Notizie Donna” con un significativo contributo. Questo gesto ci gratifica
e ci spinge a continuare la sensibilizzazione
su tematiche femminili attraverso il nostro
giornale.
mensile d’informazione
Direttore responsabile:TaniaBonnici Castelli
Comitato redazione: Germana Goderecci,
Piera Ruffini, Maria Provvisiero, Simona
Crescenti, Paola Natali, Iolanda Piersanti,
Pina Vallese, Paola Di Giulio.
Tel. 0861.3311 - 0861.331320
Realizz.ne editoriale:Edigrafital S.r.l.Teramo
Progettazione grafica: Spartaco Piotto
Tiratura N° 15.000 copie
Reg. Trib. n° 539 del 05/08/2005
Sede legale: Provincia di Teramo
N° 5 - Aprile 2006
sua autonomia, la sua libertà
nell’utilizzo del tempo di
lavoro e di quello della vita. In
realtà, quasi immediatamente,
in Italia la flessibilità si è tradotta e concretizzata in precarietà. Il lavoro è stato reso non
solo meno stabile, ma senza
più regole, senza più tutele. La
Legge 30, moltiplicando le
forme di lavoro flessibile
(sarebbero ben 48, secondo il
calcolo dell’Istat) ha creato
una giungla di figure tutte precarie, mettendo in discussione
il salario, l’esperienza, gli
studi fatti, la professionalità
raggiunta, la dignità della perErnestina Di Felice sona, tutti i diritti acquisiti
negli ultimi cinquanta anni.
La globalizzazione dell’economia, Milioni di persone, soprattutto giovani,
soprattutto a partire dagli anni ‘90, ha spesso laureati, sono nella condizione
avuto nel nostro paese conseguenze di dover prestare, sia nel settore privacomplesse e contraddittorie e ha modi- to che in quello pubblico, le loro conoficato in modo sostanziale il lavoro e scenze e le loro abilità in realtà lavoral’occupazione. All’esigenza di efficien- tive dove non possiedono né diritti né
za e di produttività, elementi indispen- tutele, nè possibilità di progettare il
sabili per affrontare la competizione loro futuro.La precarietà colpisce in
nel mercato mondiale, è stata data in particolare le donne. Il lavoro informaquesti anni una risposta in chiave neo- le privo di garanzie e di protezioni
liberista: la soluzione dei problemi è sociali ha assunto proporzioni drammastata individuata nella flessibilità del tiche, soprattutto nel settore del comlavoro. Secondo i neoliberisti, i livelli mercio e dei servizi, dove le donne
di disoccupazione che si rilevano in sono massicciamente presenti, ma
Italia rispetto ai paesi più liberalizzati anche nell’ambito delle professioni
come gli USA, dipenderebbero dal intellettuali. Le donne sono soggetti più
basso grado di flessibilità del mercato vulnerabili, più facili vittime dello
del lavoro. Per favorire la crescita del- sfruttamento, più emarginabili, anche
l’economia e dell’occupazione, quindi, quando sono in possesso di elevate prosarebbe necessario ridurre il costo del fessionalità. Secondo un’indagine di
lavoro e rendere più flessibili le forme Almalaurea, infatti, a un anno dalla
contrattuali. Questa visione, fondamen- laurea solo il 51% lavora, contro il 59%
to delle scelte del governo di centro degli uomini e la retribuzione media è
destra in materia di lavoro, è stata di 889 euro, contro quella già bassa
accompagnata da un’idea idillica di degli uomini, che è di 1108 euro.L’instaflessibilità, presentata non solo come bilità e la precarietà hanno pesanti
risolutiva per il mercato, ma anche effetti nella vita delle donne, nella sfera
come un’opportunità per il lavoratore, personale ed affettiva, nella scelta,
come una possibilità di valorizzare la sempre più ritardata, talora addirittura
negata, della maternità, nella stabilità
dei rapporti di coppia, nell’esistenza
strutturalmente legata alla provvisorietà. E’significativo, ad esempio, il dato
rilevato da un’indagine della CGILdi
Teramo, secondo cui il 38% delle collaboratrici alla soglia dei 40 anni non ha
figli. Siamo giunti ad una situazione
davvero inaccettabile, oltretutto ben
lontana dallo sviluppo che la “liberalizzazione” del lavoro avrebbe dovuto
produrre. E’ necessario riaffermare la
centralità del lavoro, il suo valore fondante, i suoi diritti. E’ necessario non
semplicemente superare, ma abrogare l
a Legge 30, non semplicemente contenere, ma annullare il precariato. Le forme
di lavoro flessibile, là dove sono inevitabili, debbono essere eccezioni e
vanno comunque inserite in un sistema
di tutele e di garanzie. E’ vero: la nostra
economia deve tornare ad essere competitiva. Ma la competitività non si realizza solo con le politiche neoliberiste
del lavoro. Si fa soprattutto con politiche industriali accorte e lungimiranti,
con gli investimenti, con l’introduzione
delle tecnologie innovative, con la
ricerca, con la valorizzazione delle
risorse umane, con scelta di strategie
capaci di sviluppare le vere potenzialità del Paese.
Ernestina Di Felice
Docente di Storia e Filosofia
"Si ringrazia sentitamente il
Consorzio dei Comuni del BIM
Vomano-Tordino di Teramo per
il contributo offerto a NOTIZIE DONNA".
3
Stare in Europa in un’ottica di innovazione, cooperazione transnazionale, circolazione delle idee e patti territoriali,sono queste le sfide proposte d
alla Commissione Europea nel Documento di Programmazione 2004-2006
dell’Iniziativa Comunitaria Equal
(FSE). Sfide che l’Amministrazione
Provinciale di Teramo ha fatto proprie, con la presentazione agli organi
competenti ed il conseguente finanziamento di apposito progetto nell’ambitodell'asse “Pari Opportunità”
denominato “SCONFINANDO
dalla tratta alla autonomia” che ha
lo scopo di promuovere nuovi strumenti per combattere le forme di
disuguaglianza, di discriminazione e
di lotta alla tratta degli esseri umani,
in particolare delle donne a scopo di
sfruttamento sessuale , lavoro nero
accattonaggio.
Problema
Il volto dell’esclusione sociale delle
donne in Italia e in Europa muta profondamente dalla fine degli anni ‘80,
caratterizzato sempre più dall’arrivo
di donne immigrate di varia nazionalità. Il fenomeno dell’immigrazione
femminile, dapprima spontaneo, si
caratterizza negli anni sempre più
come fenomeno di tratta di esseri
umani. Un mercato che seppure si
afferma inizialmente nell`ambito
dello sfruttamento sessuale vede oggi
in aumento i dati di tratta di esseri
umani a scopo di lavoro nero. La
strutturazione delle reti delle organizzazioni criminali nel sempre più efficiente intreccio transnazionale/locale
4
determinano la allocazione lavorativa di uomini nell`ambito dell`edilizia
e di donne nelle attività di cura alle
persone come badanti. Di rilievo
anche i dati relativi all`accattonaggio
per quanto riguarda donne e minori
provenienti dai paesi dell’Est Europa
(in particolare Romania). Soprattutto
donne e minori di origine extracomunitaria in particolare Nigeriane 23%,
Rumene18%, Albanesi 16%, Paesi
dell’Est Europa e dell’ex URSS 18%,
da altri paesi africani3%, dall’America Latina 5%...), transgender latino-americani e italiani 7%.
Scopo dell’intervento
L’idea progettuale portante è costruire (progettare, realizzare e validare)
percorsi di inclusione nella vita
sociale e lavorativa di donne escluse
o in via di esclusione. Il progetto si
pone lo scopo specifico di aumentare
qualitativamente e quantitativamente
le opportunità di inserimento sociolavorativo delle donne oggetto di
tratta.
Strategie
Le azioni di contrasto alle problematiche sopra evidenziate necessitano
di strategie d'intervento che strutturano attraverso tre particolaridimensioni:
ni, chiamate a svolgere un ruolo di
sensibilizzazione dell`opinione pubblica e di coordinamento degli interventi, in secondo luogo le forze
dell`ordine, chiamate a svolgere una
funzione di tutela nei confronti delle
donne e di lotta alla sfruttamento e, in
terzo luogo, tutti i soggetti della
società civile (cooperative, associazioni, volontariato), impegnati nel
settore e tutti i soggetti della società
imprenditoriale.In tal senso è stata
costituita un'ampia Partnership di
Sviluppo composta dalla Provincia di
Teramo in qualità di Referente, dalla
Associazione On the Road, dall'A.P.I.
(Associazione Piccole e Medie
Industrie della Provincia di Teramo),
dal Centro Servizi per il Volontariato
di Teramo, da Italia Lavoro (S.C.O.),
dall'Unione Industrialidella Provincia
di Teramo, e dall'Università degli Studi
di Teramo.
LA DIMENSIONE DI PROCESSO
migliorare il modello di intervento
rivolto alle donne escluse socialmente, promuovendo la messa a punto di
strumenti e metodi maggiormente
orientati all’inserimento lavorativo.
LA DIMENSIONE DI SISTEMA
LA DIMENSIONE INDIVIDUALE
favorire l’istituzione di sinergie positive fra gli attori locali chiamati ad
agire in favore delle donne oggetto di
tratta. La complessità dell’intervento
coinvolge in primo luogo le istituzio-
che si concretizza nell`implementazione dei modelli di intervento rivolti al target che sostengono l`individuazione di percorsi reali di autonomia, prima sociale e poi anche economica.(Sapere,SaperFare,SaperEssere).
Programma di lavoro in sintesi
Questa ampia Partnershipdi Sviluppo,
unitamente ad una vasta rete locale
vindi Enti ed Organismi referenti, si
pone lo scopo specifico di aumentare
qualitativamente e quantitativamente
le opportunità di inserimento sociolavorativo delle donne oggetto di tratta, provvedendo a sviluppate le condizioni essenziali a garantire un percorso di uscita delle beneficiarie finali dal circuito della tratta per renderle
pienamente libere e autonome, ovvero porre le condizioni e creare gli
strumenti finalizzati al conseguimento:
Azioni di informazione e sensibilizzazione con il contatto e aggancio delle vittime sulla strada.
Attivazione spazi protetti con la
presa in carico individuale delle vittime e l'attivazione di laboratori motivazionali.
Attività di orientamento e counseling con l’attivazione sportelli “ad
hoc”; di mentoring ed accompagnamento , di messa a rete dei servizi territoriali di assistenza.
Formazione di accesso delle beneficiarie attraverso corsi di alfabetizzazione , valutazione capacità e competenze, offerte formative individualizzate, strutturazione primo bilancio
competenze.
Ricerca di bacini occupazionali per
l'inserimento lavorativo ed attività
di individuazione di aziende disponibili ad inserire nella propria organizzazione le unità selezionate.
Sperimentazione di modelli di
inclusione socio-occupazionale quale
la formazione pratica in impresa
ovvero attivazione di percorsi individualizzati di formazione pratica in
impresa (da 2 a 4 mesi) alla fine dei
quali le giovani donne vengano inserite al lavoro nelle imprese stesse o in
altre realtà produttive.
Misure di accompagnamento e di
sostegno per le quali il progetto provvederà alla formazione/aggiornamento di :Agenti di cambiamentosociale (delpubblico/privato sociale);di Operatori/Agenti di intermediazione so
cio-occupazionale di Delegati Sociali
quali figura-cerniera intra-aziendale.
Promozione e attivazione di Patti
Territoriali per l'occupabilità e l'inclusione sociale.
Per il raggiungimento dei propri
obiettivi Sconfinando partecipa al
Progetto transnazionale "Human
Trafficking Social Intervention"
con una Partnership di Sviluppo che
coinvolge anche la Francia con Lione
Marsiglia e Nizza e la Slovacchia per
conoscere le esperienze europee attraverso lo scambio di informazioni, di
sistemi di analisi e conoscenza della
fenomenologia nei paesi di origine e
nei paesi di arrivo e/o di transito delle
donne vittime di tratta.
Il primo meeting trasnazionale si è
svolto a Nizza nel settembre scorso
(vedi foto), il prossimo appuntamento
previsto sarà il seminario che si terrà
a maggio 2006 a Teramo c/o
l’Università degli Studi di Teramo. In
tale occasione saranno presentati i
primi risultati della ricerca transnazionale che verterà sulla comparazione dei sistemi di inserimento lavorativo nei diversi paesi europei.
Il progetto Sconfinando rappresenta
dunque una delle strategie di rete
messe in atto dalla Provincia di
Teramo a favore dell'inclusione socio
lavorativa per le donne vittime di tratta, fenomeno in continuo mutamento,
di difficile rilevazione, complesso.
Doriana Calilli
Politiche Comunitarie
Riceviamo e pubblichiamo
Selezionate su cento lavori editi, due
teramane conseguono un importante
riconoscimento nel campo della narrativa
al femminile, vincendo il primo e secondo premio della Xa Edizione del Premio
Nazionale di Poesia e Narrativa “Spazio
Donna” 2006: Lucia Marcone di Isola
del G.S. (TE), con il romanzo “La sposa
scalza” Clara Terribile di Teramo, con il
romanzo “La casa tra i rovi”. La premiazione ha avuto luogo il 18 marzo 2006,
presso la Sala Consiliare del Comune di
Striano - Salerno alla presenza di autorità
ed esponenti del mondo della cultura.
UN COMITATO D'ENTE PER
LA PARITA' FRA LAVORATORI
E LAVORATRICI
La Provincia di Teramo si è dotata, da
pochi mesi, del Comitato d'Ente. E' questo un organismo atto a garantire la parità di trattamento fra i lavoratori e le lavoratrici e a migliorare i livelli di soddisfazione professionale all'interno della stessa Amministrazione. Con il Comitato
d'Ente, è stato assolto un compito espressamente richiamato dalle norme contrattuali. Esso è formato da quattro componenti designati fra i funzionari dell'Ente:
RenataDurante
Laila Esposito
Lucia Barnabei
Monica Di Mattia
Membrisupplenti:
SaraTesti
Alessandra Ferri
FlorianaMarcozzi
Roberta D'Agostino
da quattro componenti designati dalle
Organizzazioni Sindacali :
Franca Bonaduce (DICAP)
(Massimiliano Bravo supplente)
Rossana Di Felice (UIL)
(Santa Ranalli supplente)
Domenica Di Donato (CISL)
Silvana D'Antonio (CGIL)
(Giovina Roscioli supplente)
Presidente l'assessore Mauro Sacco.
Parteciperanno in qualità di invitate
permanenti, la Presidente della Commi
s-sione per le Pari Opportunità
Germana Goderecci
la Consigliera di Parità
Bianca Zuccarini Micacchioni
l'Assessore Rossana Di Liberatore.
L'Ufficio di riferimento è diretto dal
Dirigente dott. Piergiorgio Tittarelli.
Il Comitato d'Ente, fra i molteplici
compiti, ha quello di progettare e proporre il Piano delle azioni positive
secondo quanto stabilito dalla l.125/91,
di formulare proposte su materie che
hanno incidenza sulla condizione delle
lavoratrici, di promuovere e formulare
proposte in merito a problematiche
concernenti l'organizzazione del lavoro, l'educazione alla salute, l'igiene e la
sicurezza sul lavoro, i servizi sociali
con particolare riferimento alla maternità. Può, inoltre, promuovere iniziative volte ad incentivare la flessibilità
degli orari di lavoro in rapporto agli
orari dei servizi sociali ed al piano dei
tempi e degli orari della città, secondo
quanto disposto dalla l.53/2000.
5
riuscivo a ritagliare qualche piccolo spazio per lavorare con la creta o disegnare.
Non ho cercato grandi successi perché,
secondo il mio parere, se un artista cerca
la fama ad ogni costo può darsi che non
sia del tutto meritata, ma se gli apprezzamenti arrivano non richiesti allora è un
grande e valido riconoscimento alle proprie capacità. Oggi sono pensionata e mi
posso dedicare all’arte a tutto campo.
Vedo la mia cara amica Laura, molto più
giovane di me, brava e valida pittrice con
la quale condivido l’amore per l’arte e
con la quale lavoro per l’associazione,
trovare gli stessi ostacoli e le stesse difficoltà che ho dovuto affrontare ai miei
tempi sia nella vita privata che nel mondo
dell’arte nel quale, come dicevo all’inizio, le donne vengono quasi sempre sottovalutate e ancora guardate con sospetto.
M.Luisa Falanga - “ritratto”
Sembra assurdo dirlo, ma bisogna riconoscere che ancora oggi, nel 2006, nel
mondo dell’immagine, dell’immaginario
e del virtuale, in quasi tutti i campi della
conoscenza e dell’operatività, le donne
artiste, poiché donne, anche se effettivamente meritevoli, riescono solo a volte e
con grandissima fatica e sofferenza ad
emergere. La genialità artistica femminile è stata riconosciuta ben poche volte
nella storia delle arti figurative. Quando
questo è accaduto (valga per tutte il nome
di Artemisia Gentileschi) è stato sempre a
costo di grandi sacrifici e rinunce, spesso
di vere e proprie tragedie personali e
6
familiari. Sono Maria Luisa, classe 1937,
e da quando mi ricordo, modellavo figurine e oggetti con la creta oppure disegnavo. Sono stata sposa, mamma ed ora
felicemente nonna e davvero non avrei
mai voluto rinunciare a queste opportunità che la vita mi ha dato. Ho anche insegnato per 25 anni cercando di trasmettere
ai miei alunni delle scuole medie il mio
amore per la bellezza e l’armonia. Devo
dire, però, che ciò che non mi ha mai
abbandonata e che è stato il sostegno
della mia esistenza, è stata la passione
per l’arte, in particolare per la scultura e
il disegno. Non so come, caparbiamente,
M.Luisa Falanga - “rinascita”
M.Luisa Falanga - “globo”
Ma noi abbiamo un sogno.
Confidiamo che le giovani donne artiste
di oggi, leggiadri e colorati folletti del
mondo magico dell’arte, prendano finalmente coscienza di sé e delle proprie
capacità e come già accadde ormai tanto,
tanto tempo fa, quando furono soprattutto le donne con la loro fede e la loro forza
dell’amore del loro animo a fare in modo
che una nuova religione cambiasse il vec-
Laura Giansante - “anzianità”
sono sempre stati gli stessi e si ripetono
nelle varie generazioni. “Paralleli”: le
ere, le epoche cambiano ma il comunicare con l’arte rimane e rimarrà nei secoli
una cosa divina!
Maria Luisa Falanga - Laura Giansante
Associazione Artistica“Itinerari Paralleli”
Giulianova Lido
Macchie di colore, petali
d’amore,
disseminate quasi da restare sole.
Scie di profumo, tracce nel
vento,
tralasciate a ingannare il
tempo.
Sono luci girevoli di fari
raggianti,
mai vorrebbero aprirsi alla
notte.
Sono donne, ma non sanno
di loro,
le sogni e non riesci a dire
ti amo.
Laura Giansante - “soffioni”
chio e corrotto modo di vivere.
Saranno le donne ed in prima fila le
donne artiste a dare una svolta al mondo
e ad aprire, con i loro messaggi figurati,
gli occhi e i cuori ed a cambiare in positivo la mente di questa nostra umanità?
Con questo sogno e questo scopo Noi
donne artiste abbiamo fondato un’associazione “Itinerari Paralleli”. Gli “itinerari”, come la storia dell’arte ci insegna,
LE DONNE
SILVANO TOSCANI
Laura Giansante - “donna per copertina”
7
apri con docilità e fedeltà all’amore di
Dio, aiutando la Chiesa e l’intera umanità a vivere nei confronti di Dio una risposta « sponsale », che esprime meravigliosamente la comunione che Egli vuole stabilire con la sua creatura.
Il Beato Giovanni Paolo II con una piccola
ma "grande" donna:
la Beata Madre Teresa di Calcutta
soffermandomi in particolare sul tema essenziale
della dignità e dei diritti
delle donne, considerati
alla luce della Parola di
Dio.Il punto di partenza
di questo ideale dialogo
non può che essere il grazie.
Grazie al Signore per il
suo disegno sulla vocazione e la missione delle
donna nel mondo, diventa anche un concreto e
diretto grazie alle donne,
a ciascuna donna, per
ciò che essa rappresenta
nella vita dell’umanità.
In questo numero di marzo, mese dedicato alla donna, la rubrica “Raccontiamo le donne” viene sostituita da una
pubblicazione speciale:la lettera di
Giovanni Paolo II alle donne, scritta
prima della IV Conferenza Mondiale
sulla Donna a Pechino. Essa, a dieci
anni dalla sua stesura,è ancora di grande attualità e costituisce un documento
di alto valore etico, morale, religioso,
sociale e storico. Giovanni Paolo II è
stato il primo Papa ad aver avuto la sensibilità di rivolgersi direttamente alle
“donne” ed ha sempre avuto, durante
tutto il suo lungo pontificato,particolare attenzione verso la dignità ed i diritti delledonne.Un’occasione per rileggere insiemealcuni passi e riflettere.
Maria Provvisiero
Vice Presidente C.P.O.
1. A ciascuna di voi e a tutte le donne del
mondo indirizzo questa lettera nel segno
della condivisione e della gratitudine,.........................vorrei ora rivolgermi
direttamente ad ogni donna, per riflettere
con lei sui problemi e le prospettive della
condizione femminile nel nostro tempo,
8
Grazie a te, donna madre, che ti fai grembo
dell’essere umano nella
gioia e nel travaglio di
un’esperienza unica, che ti rende sorriso
di Dio per il bimbo che viene alla luce, ti
fa guida dei suoi primi passi, sostegno
della sua crescita, punto di riferimento
nel successivo cammino della vita.
Grazie a te, donna-sposa, che unisci irrevocabilmente il tuo destino a quello di un
uomo, in un rapporto di reciproco dono, a
servizio della comunione e della vita.
Grazie a te, donna, per il fatto stesso che
sei donna! Con la percezione che è propria della tua femminilità tu arricchisci la
comprensione del mondo e contribuisci
alla piena verità dei rapporti umani.
Ma il grazie non basta, lo so. Siamo purtroppo eredi di una storia di enormi condizionamenti che, in tutti i tempi e in ogni
latitudine, hanno reso difficile il cammino della donna, misconosciuta nella sua
dignità, travisata nelle sue prerogative,
non di rado emarginata e persino ridotta
in servitù. Ciò le ha impedito di essere
fino in fondo se stessa, e ha impoverito
l’intera umanità di autentiche ricchezze
sprituali....................................................
........
Il mio grazie alle donne si fa pertanto
appello accorato, perché da parte di
tutti, e in particolare da parte degli Stati
e delle istituzioni internazionali, si faccia quanto è necessario per restituire
alle donne il pieno rispetto della loro
dignità e del loro ruolo.
Con la mia Benedizione...........................
Dal Vaticano, 29 giugno 1995,
Solennità dei Santi Pietro e Paolo
GIOVANNI PAOLO II
Grazie a te, donna-figlia e donna-sorella, che porti nel nucleo familiare e poi nel
complesso della vita sociale le ricchezze
della tua sensibilità, della tua intuizione,
della tua generosità e della tua costanza.
Grazie a te, donna-lavoratrice, impegnata in tutti gli ambiti della vita sociale,
economica, culturale, artistica, politica,
per l’indispensabile contributo che dai
all’elaborazione di una cultura capace di
coniugare ragione e sentimento, ad una
concezione della vita sempre aperta al
senso del « mistero », alla edificazione di
strutture economiche e politiche più ricche di umanità.
Grazie a te, donna-consacrata, che sull’esempio della più grande delle donne,
la Madre di Cristo, Verbo incarnato, ti
QUESTO SPAZIO É
RISERVATO A VOI
SCRIVETECI
Comitato di redazione
“Notizie Donna”
Via D’Annunzio, 12 Teramo
[email protected]
Tel.0861.3311 - 0861.331320