Scarica Notizie donna n. 5
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EDITORIALE Eccola lì, la più ignominiosa tra le sentenze contro le donne: la Suprema Corte di Cassazione ha deciso che “se la vittima ha avuto già esperienze la violenza sessuale è meno grave”. Come dire che quando una donna stuprata non è più vergine non può gridare forte contro l’abuso ma sussurrarlo appena. La sentenza, emessa circa un mese fa dalla III° sezione penale della Cassazione e fortunatamente ripudiata dal procuratore generale nel giro di poche ore, si riferiva alla vicenda della 14enne di Cagliari, costretta ad avere rapporti orali con il patrigno. Secondo i giudici, la ragazzina, già a partire dall’età di 13 anni, avrebbe avuto numerosi rapporti con uomini di ogni età e quindi più sviluppata psicologicamente rispetto ai suoi anni anagrafici durante gli incontri con il papà abusatore. Il principio secondo il quale violentare una casalinga e madre sarebbe molto meno grave che stuprare un’illibata è semplicemente vergognoso e l’onta subita dalle donne italiane è stata gravissima anche se la sentenza ha avuto validità per un solo giorno. Un giorno buio durante il quale sono tornate in mente le piccole grandi violenze di cui siamo state vittime nel corso della nostra vita e che non siamo riuscite a dire. Intanto non ci avrebbero creduto e poi come lo dimostravamo: abusi infantili, felicemente o infelicemente rimossi, la pacca sul sedere o la palpatina repentina al seno con la cornetta del telefono da parte del capo, il bacio rubato che dalla guancia scivola insidioso sulle labbra e proprio dall’amico di famiglia, la slacciata di reggiseno, così per scherzare, dal collega troppo spiritoso o quelle parole spinte che sei costretta ad ascoltare quando sei sola e chiusa nella stanza di chi conta. A chi le raccontiamo queste cose ed altro ancora? La Cassazione, per esempio, ha dichiarato non punibile “fare piedino” poiché non costituisce atto di libidine, assolvendo, nel 2000, un professore che tratteneva il piede di una studentessa tra i suoi. Non potremo mai avere giustizia se non si capirà che il nostro corpo è “luogo della mente” e che l’intrusione non desiderata è una ferita dell’anima, a prescindere dalla verginità. Tania Bonnici Castelli La macchina per stampare chiesta in prestito, la carta su cui era facile lasciare sbavature d’inchiostro e, poi, quella borsa di pelle nera che custodiva, insieme al giornale stampato col batticuore nella villetta di Via della Pinacoteca, il suo anelito di libertà. Con queste immagini, inizia il racconto di Lina Melasecchi sulla sua attività antifascista, che la portò ad entrare nel “Gruppo Giustizia e Libertà” e a collaborare alla realizzazione del giornale “L'Azione”, pubblicato clandestinamente durante l'occupazione tedesca a Teramo. La professoressa Lina Melasecchi è stata una delle tante donne italiane, di ogni età, di ogni condizione e credo politico, che scelsero la strada dell'antifascismo, animate da una profonda fede democratica; non imbracciò il fuci- le, ma si servì della penna, per scuotere le coscienze e per rinsaldare la speranza di chi voleva abbattere la dittatura. Oggi, è una gentile anziana signora, che mi accoglie nella sua villetta di Giulianova, dove si è trasferita da anni. Risponde alle mie domande con tanta voglia di raccontare quella sua esperienza, mentre mi mostra, orgogliosa , la Croce al Merito, ricevuta dopo la guerra. Lei entrò, poco più che ventenne, a far parte del gruppo "Giustizia e Libertà" Partito d'Azione che, insieme ad Italia Libera e al P.C.I., operò in clandestinità nel nostro territorio. Entrai nel Partito d'Azione grazie a mio fratello, che già vi militava insieme a Felice Mariano Franchi, Adelchi Fioredonati e Mario Capuani. Di quest'ultimo, purtroppo, dovemmo comme1 morare l’assassinio, avvenuto a Bosco Maltese per mano tedesca nel settembre del 1943. Iniziammo a pubblicare i nostri articoli nel Gennaio 1944, correndo il rischio di essere scoperti. Io pubblicavo con lo pseudonimo di Franca Lancia, mio fratello era Italo Liberi, Fioredonati Vero Giusti. Si stampava a casa di Fioredonati, proprio di fronte alla mia abitazione. Facevamo a turno, perché qualcuno di noi doveva rimanere di guardia in giardino, pronto ad avvisarci in caso di pericolo. Finito di stampare, restituivo subito la macchina da scrivere ad un mio amico e nascondevo i fogli, che il giorno dopo avrei distribuito, in quella cartella di cuoio, di cui ricordo ancora l'odore acre, e che era l’amica discreta a cui consegnavo il mio segreto. In tasca, però, avevo sempre dei fiammiferi per bruciare, se ne avessi avuto il tempo, quegli scritti che rappresentavano il mio contributo e quello dei miei compagni alla liberazione dal fascismo e dallo straniero. Sapevo a chi consegnare “l'Azione”; erano persone fidate, ma dovevo comunque usare tutte le precauzioni possibili, per non essere scoperta e arrestata. Distribuivo il giornale agli amici della Banca Nazionale del Lavoro, colleghi di Fioredonati, al proprietario della libreria Ciccarelli che, quando arrivavo, abbandonava le sue incombenze per parlare in privato con me, sotto gli sguardi curiosi, tuttavia mai sospettosi dei presenti. Qual’ è il suo ricordo delle donne teramane? So che criticò duramente quelle ragazze che frequentavano i tedeschi. A distanza di molti anni, il mio giudizio è meno severo di allora, c’era un’atmosfera di paura che, in parte, giustificava quelle giovani che si accompagnavano agli occupanti per avere qualche beneficio in cambio. In un mio articolo, le esortai a non dimostrare benevolenza verso quei mestatori di false ideologie, che avevano trascinato il Paese alla rovina e stroncato ogni idea di libertà. Ricordo anche quelle donne che, a sassate e a colpi di zoccolo, linciarono, a Piazza del Carmine, il delatore che aveva informato i tedeschi dei partigiani rifugiati a Bosco Martese. Esse furono assalite dalla rabbia contro chi stava consegnando nelle mani dell'invasore i giovani che si preparavano alla resistenza. Orbene, questa atrocità non può essere giudicata con gli occhi di oggi, senza considerare il contesto in cui si verificò. Le altre donne teramane, salvo Margherita Ammazzalorso, apparteneva2 no a quella schiera di madri, mogli e figlie che soffrivano in silenzio per le sorti dei loro cari. In quegli anni così bui, da angelo del focolare a cui era relegata dalla cultura fascista, la donna si dimostrò capace di sostituire l'uomo in tutti i settori produttivi e di prendere decisioni autonome. Si abituava, così, all'autonomia e dunque……In effetti, le donne italiane, e non solo le partigiane, ebbero un ruolo importante in quegli anni. Diedero un grosso contributo alla Resistenza, non solo partecipandovi attivamente, ma anche creando un sostegno diffuso sul territorio a favore di chi lottava per la libertà. Inoltre, esse furono capaci di sostituire egregiamente gli uomini, chiamati alle armi, nelle fabbriche, negli uffici e nei campi. Si creavano, così, i presupposti per l'emancipazione femminile. Le donne, subito dopo la guerra, rivendicarono il godimento dei diritti e delle garanzie dai quali erano state sempre escluse. Iniziarono ad essere anche più politicizzate, nel senso che in molte zone dell’Italia centro-settentrionale fu organizzata una forma di educazione politica (non di partito), che si sarebbe poi rivelata utile per la scelta che di lì a poco avrebbero fatto tra Monarchia e Repubblica. Per quanto riguarda la mia emancipazione personale, ho sempre inseguito con determinazione la volontà di continuare gli studi. Ottenni da mio padre il consenso, dopo aver vinto la sua reticenza, e mi iscrissi alla facoltà di Lettere dell’Università di Bologna. Quando l’Italia venne invasa, non potendo tornare a Bologna, mi trasferii all'Università di Roma, dove spesso, per la mancanza di mezzi pubblici, mi recavo, insieme ad altri studenti, con le camionette dell'esercito. Che cosa pensa di questo revisionismo storico che vuole sullo stesso piano coloro che morirono per la libertà e coloro che morirono per difendere la dittatura? La pacificazione, di cui parlano alcuni storici ed alcuni giornalisti, è avvenuta con l’amnistia concessa subito dopo la Liberazione. Io credo, invece, che in questa società, nella quale sta scemando la memoria storica, sia necessario ricordare i valori e gli ideali di chi combatté la tirannide per costruire un Paese democratico e libero. Ciò non vuol dire che io non provi pietà anche per quei giovani, spesso plagiati dalla propaganda fascista, che persero la vita tragicamente. Però, cancellare le differenze non giove- rebbe a nessuno di noi, visto che, proprio grazie al martirio di uomini e donne che hanno fatto la Resistenza, oggi, possiamo vivere in un Paese libero. Lei pensa che quel patrimonio di valori democratici, di libertà di stampa e di religione, che la sua generazione ci ha consegnato con la Costituzione, possa essere stravolto? Sono veramente preoccupata dagli ultimi avvenimenti nazionali ed internazionali. Speravo che dopo l'atroce follia della seconda guerra mondiale, la pace fosse diventata un bene eterno ed universale; invece non è così, troppi conflitti insanguinano ancora il nostro pianeta. Per quanto riguarda la situazione italiana, penso che il nostro sistema democratico corra dei seri rischi. Ad esempio, gli stravolgimenti della Costituzione, fatti dal precedente Governo, sono sintomatici della volontà politica di trattare la legge costituzionale come fosse una legge ordinaria. Al contrario, ogni modifica della Carta Costituzionale dovrebbe essere concordata con tutte le forze presenti in Parlamento e non realizzata a colpi di maggioranza. Io, che ho insegnato per tanti anni, vorrei consigliare ai professori di non trascurare lo studio della nostra Costituzione, in quanto fonte di valori ai quali i giovani potranno ispirarsi per creare una società più giusta. Germana Goderecci Presidente C.P.O Le componenti della Commissione Provinciale per le Pari Opportunità rivolgono un sentito ringraziamento a Luigi Rosci, titolare della ditta LA.FERR per aver sostenuto “Notizie Donna” con un significativo contributo. Questo gesto ci gratifica e ci spinge a continuare la sensibilizzazione su tematiche femminili attraverso il nostro giornale. mensile d’informazione Direttore responsabile:TaniaBonnici Castelli Comitato redazione: Germana Goderecci, Piera Ruffini, Maria Provvisiero, Simona Crescenti, Paola Natali, Iolanda Piersanti, Pina Vallese, Paola Di Giulio. Tel. 0861.3311 - 0861.331320 Realizz.ne editoriale:Edigrafital S.r.l.Teramo Progettazione grafica: Spartaco Piotto Tiratura N° 15.000 copie Reg. Trib. n° 539 del 05/08/2005 Sede legale: Provincia di Teramo N° 5 - Aprile 2006 sua autonomia, la sua libertà nell’utilizzo del tempo di lavoro e di quello della vita. In realtà, quasi immediatamente, in Italia la flessibilità si è tradotta e concretizzata in precarietà. Il lavoro è stato reso non solo meno stabile, ma senza più regole, senza più tutele. La Legge 30, moltiplicando le forme di lavoro flessibile (sarebbero ben 48, secondo il calcolo dell’Istat) ha creato una giungla di figure tutte precarie, mettendo in discussione il salario, l’esperienza, gli studi fatti, la professionalità raggiunta, la dignità della perErnestina Di Felice sona, tutti i diritti acquisiti negli ultimi cinquanta anni. La globalizzazione dell’economia, Milioni di persone, soprattutto giovani, soprattutto a partire dagli anni ‘90, ha spesso laureati, sono nella condizione avuto nel nostro paese conseguenze di dover prestare, sia nel settore privacomplesse e contraddittorie e ha modi- to che in quello pubblico, le loro conoficato in modo sostanziale il lavoro e scenze e le loro abilità in realtà lavoral’occupazione. All’esigenza di efficien- tive dove non possiedono né diritti né za e di produttività, elementi indispen- tutele, nè possibilità di progettare il sabili per affrontare la competizione loro futuro.La precarietà colpisce in nel mercato mondiale, è stata data in particolare le donne. Il lavoro informaquesti anni una risposta in chiave neo- le privo di garanzie e di protezioni liberista: la soluzione dei problemi è sociali ha assunto proporzioni drammastata individuata nella flessibilità del tiche, soprattutto nel settore del comlavoro. Secondo i neoliberisti, i livelli mercio e dei servizi, dove le donne di disoccupazione che si rilevano in sono massicciamente presenti, ma Italia rispetto ai paesi più liberalizzati anche nell’ambito delle professioni come gli USA, dipenderebbero dal intellettuali. Le donne sono soggetti più basso grado di flessibilità del mercato vulnerabili, più facili vittime dello del lavoro. Per favorire la crescita del- sfruttamento, più emarginabili, anche l’economia e dell’occupazione, quindi, quando sono in possesso di elevate prosarebbe necessario ridurre il costo del fessionalità. Secondo un’indagine di lavoro e rendere più flessibili le forme Almalaurea, infatti, a un anno dalla contrattuali. Questa visione, fondamen- laurea solo il 51% lavora, contro il 59% to delle scelte del governo di centro degli uomini e la retribuzione media è destra in materia di lavoro, è stata di 889 euro, contro quella già bassa accompagnata da un’idea idillica di degli uomini, che è di 1108 euro.L’instaflessibilità, presentata non solo come bilità e la precarietà hanno pesanti risolutiva per il mercato, ma anche effetti nella vita delle donne, nella sfera come un’opportunità per il lavoratore, personale ed affettiva, nella scelta, come una possibilità di valorizzare la sempre più ritardata, talora addirittura negata, della maternità, nella stabilità dei rapporti di coppia, nell’esistenza strutturalmente legata alla provvisorietà. E’significativo, ad esempio, il dato rilevato da un’indagine della CGILdi Teramo, secondo cui il 38% delle collaboratrici alla soglia dei 40 anni non ha figli. Siamo giunti ad una situazione davvero inaccettabile, oltretutto ben lontana dallo sviluppo che la “liberalizzazione” del lavoro avrebbe dovuto produrre. E’ necessario riaffermare la centralità del lavoro, il suo valore fondante, i suoi diritti. E’ necessario non semplicemente superare, ma abrogare l a Legge 30, non semplicemente contenere, ma annullare il precariato. Le forme di lavoro flessibile, là dove sono inevitabili, debbono essere eccezioni e vanno comunque inserite in un sistema di tutele e di garanzie. E’ vero: la nostra economia deve tornare ad essere competitiva. Ma la competitività non si realizza solo con le politiche neoliberiste del lavoro. Si fa soprattutto con politiche industriali accorte e lungimiranti, con gli investimenti, con l’introduzione delle tecnologie innovative, con la ricerca, con la valorizzazione delle risorse umane, con scelta di strategie capaci di sviluppare le vere potenzialità del Paese. Ernestina Di Felice Docente di Storia e Filosofia "Si ringrazia sentitamente il Consorzio dei Comuni del BIM Vomano-Tordino di Teramo per il contributo offerto a NOTIZIE DONNA". 3 Stare in Europa in un’ottica di innovazione, cooperazione transnazionale, circolazione delle idee e patti territoriali,sono queste le sfide proposte d alla Commissione Europea nel Documento di Programmazione 2004-2006 dell’Iniziativa Comunitaria Equal (FSE). Sfide che l’Amministrazione Provinciale di Teramo ha fatto proprie, con la presentazione agli organi competenti ed il conseguente finanziamento di apposito progetto nell’ambitodell'asse “Pari Opportunità” denominato “SCONFINANDO dalla tratta alla autonomia” che ha lo scopo di promuovere nuovi strumenti per combattere le forme di disuguaglianza, di discriminazione e di lotta alla tratta degli esseri umani, in particolare delle donne a scopo di sfruttamento sessuale , lavoro nero accattonaggio. Problema Il volto dell’esclusione sociale delle donne in Italia e in Europa muta profondamente dalla fine degli anni ‘80, caratterizzato sempre più dall’arrivo di donne immigrate di varia nazionalità. Il fenomeno dell’immigrazione femminile, dapprima spontaneo, si caratterizza negli anni sempre più come fenomeno di tratta di esseri umani. Un mercato che seppure si afferma inizialmente nell`ambito dello sfruttamento sessuale vede oggi in aumento i dati di tratta di esseri umani a scopo di lavoro nero. La strutturazione delle reti delle organizzazioni criminali nel sempre più efficiente intreccio transnazionale/locale 4 determinano la allocazione lavorativa di uomini nell`ambito dell`edilizia e di donne nelle attività di cura alle persone come badanti. Di rilievo anche i dati relativi all`accattonaggio per quanto riguarda donne e minori provenienti dai paesi dell’Est Europa (in particolare Romania). Soprattutto donne e minori di origine extracomunitaria in particolare Nigeriane 23%, Rumene18%, Albanesi 16%, Paesi dell’Est Europa e dell’ex URSS 18%, da altri paesi africani3%, dall’America Latina 5%...), transgender latino-americani e italiani 7%. Scopo dell’intervento L’idea progettuale portante è costruire (progettare, realizzare e validare) percorsi di inclusione nella vita sociale e lavorativa di donne escluse o in via di esclusione. Il progetto si pone lo scopo specifico di aumentare qualitativamente e quantitativamente le opportunità di inserimento sociolavorativo delle donne oggetto di tratta. Strategie Le azioni di contrasto alle problematiche sopra evidenziate necessitano di strategie d'intervento che strutturano attraverso tre particolaridimensioni: ni, chiamate a svolgere un ruolo di sensibilizzazione dell`opinione pubblica e di coordinamento degli interventi, in secondo luogo le forze dell`ordine, chiamate a svolgere una funzione di tutela nei confronti delle donne e di lotta alla sfruttamento e, in terzo luogo, tutti i soggetti della società civile (cooperative, associazioni, volontariato), impegnati nel settore e tutti i soggetti della società imprenditoriale.In tal senso è stata costituita un'ampia Partnership di Sviluppo composta dalla Provincia di Teramo in qualità di Referente, dalla Associazione On the Road, dall'A.P.I. (Associazione Piccole e Medie Industrie della Provincia di Teramo), dal Centro Servizi per il Volontariato di Teramo, da Italia Lavoro (S.C.O.), dall'Unione Industrialidella Provincia di Teramo, e dall'Università degli Studi di Teramo. LA DIMENSIONE DI PROCESSO migliorare il modello di intervento rivolto alle donne escluse socialmente, promuovendo la messa a punto di strumenti e metodi maggiormente orientati all’inserimento lavorativo. LA DIMENSIONE DI SISTEMA LA DIMENSIONE INDIVIDUALE favorire l’istituzione di sinergie positive fra gli attori locali chiamati ad agire in favore delle donne oggetto di tratta. La complessità dell’intervento coinvolge in primo luogo le istituzio- che si concretizza nell`implementazione dei modelli di intervento rivolti al target che sostengono l`individuazione di percorsi reali di autonomia, prima sociale e poi anche economica.(Sapere,SaperFare,SaperEssere). Programma di lavoro in sintesi Questa ampia Partnershipdi Sviluppo, unitamente ad una vasta rete locale vindi Enti ed Organismi referenti, si pone lo scopo specifico di aumentare qualitativamente e quantitativamente le opportunità di inserimento sociolavorativo delle donne oggetto di tratta, provvedendo a sviluppate le condizioni essenziali a garantire un percorso di uscita delle beneficiarie finali dal circuito della tratta per renderle pienamente libere e autonome, ovvero porre le condizioni e creare gli strumenti finalizzati al conseguimento: Azioni di informazione e sensibilizzazione con il contatto e aggancio delle vittime sulla strada. Attivazione spazi protetti con la presa in carico individuale delle vittime e l'attivazione di laboratori motivazionali. Attività di orientamento e counseling con l’attivazione sportelli “ad hoc”; di mentoring ed accompagnamento , di messa a rete dei servizi territoriali di assistenza. Formazione di accesso delle beneficiarie attraverso corsi di alfabetizzazione , valutazione capacità e competenze, offerte formative individualizzate, strutturazione primo bilancio competenze. Ricerca di bacini occupazionali per l'inserimento lavorativo ed attività di individuazione di aziende disponibili ad inserire nella propria organizzazione le unità selezionate. Sperimentazione di modelli di inclusione socio-occupazionale quale la formazione pratica in impresa ovvero attivazione di percorsi individualizzati di formazione pratica in impresa (da 2 a 4 mesi) alla fine dei quali le giovani donne vengano inserite al lavoro nelle imprese stesse o in altre realtà produttive. Misure di accompagnamento e di sostegno per le quali il progetto provvederà alla formazione/aggiornamento di :Agenti di cambiamentosociale (delpubblico/privato sociale);di Operatori/Agenti di intermediazione so cio-occupazionale di Delegati Sociali quali figura-cerniera intra-aziendale. Promozione e attivazione di Patti Territoriali per l'occupabilità e l'inclusione sociale. Per il raggiungimento dei propri obiettivi Sconfinando partecipa al Progetto transnazionale "Human Trafficking Social Intervention" con una Partnership di Sviluppo che coinvolge anche la Francia con Lione Marsiglia e Nizza e la Slovacchia per conoscere le esperienze europee attraverso lo scambio di informazioni, di sistemi di analisi e conoscenza della fenomenologia nei paesi di origine e nei paesi di arrivo e/o di transito delle donne vittime di tratta. Il primo meeting trasnazionale si è svolto a Nizza nel settembre scorso (vedi foto), il prossimo appuntamento previsto sarà il seminario che si terrà a maggio 2006 a Teramo c/o l’Università degli Studi di Teramo. In tale occasione saranno presentati i primi risultati della ricerca transnazionale che verterà sulla comparazione dei sistemi di inserimento lavorativo nei diversi paesi europei. Il progetto Sconfinando rappresenta dunque una delle strategie di rete messe in atto dalla Provincia di Teramo a favore dell'inclusione socio lavorativa per le donne vittime di tratta, fenomeno in continuo mutamento, di difficile rilevazione, complesso. Doriana Calilli Politiche Comunitarie Riceviamo e pubblichiamo Selezionate su cento lavori editi, due teramane conseguono un importante riconoscimento nel campo della narrativa al femminile, vincendo il primo e secondo premio della Xa Edizione del Premio Nazionale di Poesia e Narrativa “Spazio Donna” 2006: Lucia Marcone di Isola del G.S. (TE), con il romanzo “La sposa scalza” Clara Terribile di Teramo, con il romanzo “La casa tra i rovi”. La premiazione ha avuto luogo il 18 marzo 2006, presso la Sala Consiliare del Comune di Striano - Salerno alla presenza di autorità ed esponenti del mondo della cultura. UN COMITATO D'ENTE PER LA PARITA' FRA LAVORATORI E LAVORATRICI La Provincia di Teramo si è dotata, da pochi mesi, del Comitato d'Ente. E' questo un organismo atto a garantire la parità di trattamento fra i lavoratori e le lavoratrici e a migliorare i livelli di soddisfazione professionale all'interno della stessa Amministrazione. Con il Comitato d'Ente, è stato assolto un compito espressamente richiamato dalle norme contrattuali. Esso è formato da quattro componenti designati fra i funzionari dell'Ente: RenataDurante Laila Esposito Lucia Barnabei Monica Di Mattia Membrisupplenti: SaraTesti Alessandra Ferri FlorianaMarcozzi Roberta D'Agostino da quattro componenti designati dalle Organizzazioni Sindacali : Franca Bonaduce (DICAP) (Massimiliano Bravo supplente) Rossana Di Felice (UIL) (Santa Ranalli supplente) Domenica Di Donato (CISL) Silvana D'Antonio (CGIL) (Giovina Roscioli supplente) Presidente l'assessore Mauro Sacco. Parteciperanno in qualità di invitate permanenti, la Presidente della Commi s-sione per le Pari Opportunità Germana Goderecci la Consigliera di Parità Bianca Zuccarini Micacchioni l'Assessore Rossana Di Liberatore. L'Ufficio di riferimento è diretto dal Dirigente dott. Piergiorgio Tittarelli. Il Comitato d'Ente, fra i molteplici compiti, ha quello di progettare e proporre il Piano delle azioni positive secondo quanto stabilito dalla l.125/91, di formulare proposte su materie che hanno incidenza sulla condizione delle lavoratrici, di promuovere e formulare proposte in merito a problematiche concernenti l'organizzazione del lavoro, l'educazione alla salute, l'igiene e la sicurezza sul lavoro, i servizi sociali con particolare riferimento alla maternità. Può, inoltre, promuovere iniziative volte ad incentivare la flessibilità degli orari di lavoro in rapporto agli orari dei servizi sociali ed al piano dei tempi e degli orari della città, secondo quanto disposto dalla l.53/2000. 5 riuscivo a ritagliare qualche piccolo spazio per lavorare con la creta o disegnare. Non ho cercato grandi successi perché, secondo il mio parere, se un artista cerca la fama ad ogni costo può darsi che non sia del tutto meritata, ma se gli apprezzamenti arrivano non richiesti allora è un grande e valido riconoscimento alle proprie capacità. Oggi sono pensionata e mi posso dedicare all’arte a tutto campo. Vedo la mia cara amica Laura, molto più giovane di me, brava e valida pittrice con la quale condivido l’amore per l’arte e con la quale lavoro per l’associazione, trovare gli stessi ostacoli e le stesse difficoltà che ho dovuto affrontare ai miei tempi sia nella vita privata che nel mondo dell’arte nel quale, come dicevo all’inizio, le donne vengono quasi sempre sottovalutate e ancora guardate con sospetto. M.Luisa Falanga - “ritratto” Sembra assurdo dirlo, ma bisogna riconoscere che ancora oggi, nel 2006, nel mondo dell’immagine, dell’immaginario e del virtuale, in quasi tutti i campi della conoscenza e dell’operatività, le donne artiste, poiché donne, anche se effettivamente meritevoli, riescono solo a volte e con grandissima fatica e sofferenza ad emergere. La genialità artistica femminile è stata riconosciuta ben poche volte nella storia delle arti figurative. Quando questo è accaduto (valga per tutte il nome di Artemisia Gentileschi) è stato sempre a costo di grandi sacrifici e rinunce, spesso di vere e proprie tragedie personali e 6 familiari. Sono Maria Luisa, classe 1937, e da quando mi ricordo, modellavo figurine e oggetti con la creta oppure disegnavo. Sono stata sposa, mamma ed ora felicemente nonna e davvero non avrei mai voluto rinunciare a queste opportunità che la vita mi ha dato. Ho anche insegnato per 25 anni cercando di trasmettere ai miei alunni delle scuole medie il mio amore per la bellezza e l’armonia. Devo dire, però, che ciò che non mi ha mai abbandonata e che è stato il sostegno della mia esistenza, è stata la passione per l’arte, in particolare per la scultura e il disegno. Non so come, caparbiamente, M.Luisa Falanga - “rinascita” M.Luisa Falanga - “globo” Ma noi abbiamo un sogno. Confidiamo che le giovani donne artiste di oggi, leggiadri e colorati folletti del mondo magico dell’arte, prendano finalmente coscienza di sé e delle proprie capacità e come già accadde ormai tanto, tanto tempo fa, quando furono soprattutto le donne con la loro fede e la loro forza dell’amore del loro animo a fare in modo che una nuova religione cambiasse il vec- Laura Giansante - “anzianità” sono sempre stati gli stessi e si ripetono nelle varie generazioni. “Paralleli”: le ere, le epoche cambiano ma il comunicare con l’arte rimane e rimarrà nei secoli una cosa divina! Maria Luisa Falanga - Laura Giansante Associazione Artistica“Itinerari Paralleli” Giulianova Lido Macchie di colore, petali d’amore, disseminate quasi da restare sole. Scie di profumo, tracce nel vento, tralasciate a ingannare il tempo. Sono luci girevoli di fari raggianti, mai vorrebbero aprirsi alla notte. Sono donne, ma non sanno di loro, le sogni e non riesci a dire ti amo. Laura Giansante - “soffioni” chio e corrotto modo di vivere. Saranno le donne ed in prima fila le donne artiste a dare una svolta al mondo e ad aprire, con i loro messaggi figurati, gli occhi e i cuori ed a cambiare in positivo la mente di questa nostra umanità? Con questo sogno e questo scopo Noi donne artiste abbiamo fondato un’associazione “Itinerari Paralleli”. Gli “itinerari”, come la storia dell’arte ci insegna, LE DONNE SILVANO TOSCANI Laura Giansante - “donna per copertina” 7 apri con docilità e fedeltà all’amore di Dio, aiutando la Chiesa e l’intera umanità a vivere nei confronti di Dio una risposta « sponsale », che esprime meravigliosamente la comunione che Egli vuole stabilire con la sua creatura. Il Beato Giovanni Paolo II con una piccola ma "grande" donna: la Beata Madre Teresa di Calcutta soffermandomi in particolare sul tema essenziale della dignità e dei diritti delle donne, considerati alla luce della Parola di Dio.Il punto di partenza di questo ideale dialogo non può che essere il grazie. Grazie al Signore per il suo disegno sulla vocazione e la missione delle donna nel mondo, diventa anche un concreto e diretto grazie alle donne, a ciascuna donna, per ciò che essa rappresenta nella vita dell’umanità. In questo numero di marzo, mese dedicato alla donna, la rubrica “Raccontiamo le donne” viene sostituita da una pubblicazione speciale:la lettera di Giovanni Paolo II alle donne, scritta prima della IV Conferenza Mondiale sulla Donna a Pechino. Essa, a dieci anni dalla sua stesura,è ancora di grande attualità e costituisce un documento di alto valore etico, morale, religioso, sociale e storico. Giovanni Paolo II è stato il primo Papa ad aver avuto la sensibilità di rivolgersi direttamente alle “donne” ed ha sempre avuto, durante tutto il suo lungo pontificato,particolare attenzione verso la dignità ed i diritti delledonne.Un’occasione per rileggere insiemealcuni passi e riflettere. Maria Provvisiero Vice Presidente C.P.O. 1. A ciascuna di voi e a tutte le donne del mondo indirizzo questa lettera nel segno della condivisione e della gratitudine,.........................vorrei ora rivolgermi direttamente ad ogni donna, per riflettere con lei sui problemi e le prospettive della condizione femminile nel nostro tempo, 8 Grazie a te, donna madre, che ti fai grembo dell’essere umano nella gioia e nel travaglio di un’esperienza unica, che ti rende sorriso di Dio per il bimbo che viene alla luce, ti fa guida dei suoi primi passi, sostegno della sua crescita, punto di riferimento nel successivo cammino della vita. Grazie a te, donna-sposa, che unisci irrevocabilmente il tuo destino a quello di un uomo, in un rapporto di reciproco dono, a servizio della comunione e della vita. Grazie a te, donna, per il fatto stesso che sei donna! Con la percezione che è propria della tua femminilità tu arricchisci la comprensione del mondo e contribuisci alla piena verità dei rapporti umani. Ma il grazie non basta, lo so. Siamo purtroppo eredi di una storia di enormi condizionamenti che, in tutti i tempi e in ogni latitudine, hanno reso difficile il cammino della donna, misconosciuta nella sua dignità, travisata nelle sue prerogative, non di rado emarginata e persino ridotta in servitù. Ciò le ha impedito di essere fino in fondo se stessa, e ha impoverito l’intera umanità di autentiche ricchezze sprituali.................................................... ........ Il mio grazie alle donne si fa pertanto appello accorato, perché da parte di tutti, e in particolare da parte degli Stati e delle istituzioni internazionali, si faccia quanto è necessario per restituire alle donne il pieno rispetto della loro dignità e del loro ruolo. Con la mia Benedizione........................... Dal Vaticano, 29 giugno 1995, Solennità dei Santi Pietro e Paolo GIOVANNI PAOLO II Grazie a te, donna-figlia e donna-sorella, che porti nel nucleo familiare e poi nel complesso della vita sociale le ricchezze della tua sensibilità, della tua intuizione, della tua generosità e della tua costanza. Grazie a te, donna-lavoratrice, impegnata in tutti gli ambiti della vita sociale, economica, culturale, artistica, politica, per l’indispensabile contributo che dai all’elaborazione di una cultura capace di coniugare ragione e sentimento, ad una concezione della vita sempre aperta al senso del « mistero », alla edificazione di strutture economiche e politiche più ricche di umanità. Grazie a te, donna-consacrata, che sull’esempio della più grande delle donne, la Madre di Cristo, Verbo incarnato, ti QUESTO SPAZIO É RISERVATO A VOI SCRIVETECI Comitato di redazione “Notizie Donna” Via D’Annunzio, 12 Teramo [email protected] Tel.0861.3311 - 0861.331320