L`Europa sa di essere finita e non si difende neanche più

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L`Europa sa di essere finita e non si difende neanche più
L’Europa sa di essere finita e non si difende neanche più - A.Martino - Libero - 8-12-09
Fino al 1914 gli europei erano convinti di costituire l’intero mondo civile, il resto del pianeta era incivile o
irrilevante. La prima guerra mondiale e i suoi effetti spazzarono via questa loro presunzione. Il crollo degli
imperi russo, ottomano, austroungarico e tedesco, nonché l’inizio dell’inarrestabile declino di quello
britannico cancellarono i protagonisti principali della storia europea dell’anteguerra. L’avvento del
comunismo in Russia, del fascismo in Italia e del nazismo in Germania fecero venire alla ribalta nuovi
primi attori e le relazioni internazionali mutarono radicalmente. Nel 1939 lo scoppio della seconda guerra
mondiale aprì l’ultimo capitolo della distruzione dell’eurocentrismo: il ruolo decisivo giocato dagli Stati
Uniti nella sconfitta di Hitler fece scoprire il più rilevante interprete della nuova realtà, mentre l’Europa
passò dall’essere il centro del mondo a costituire «la proprietà immobiliare di maggior valore sulla terra».
E questo in poco più di una generazione!
Né gli americani si limitarono a salvare l’Europa dal nazismo; quasi senza soluzione di continuità
dovettero adoperarsi per salvarla dal comunismo sovietico. Il presidente Truman non diede retta ai
politici “pragmatici” che gli consigliavano di cercare di ottenere un migliore rapporto con i sovietici, e
ordinò il ponte aereo che salvò i berlinesi dalla morte per fame. Non fu indolore: 71 aviatori inglesi e
americani persero la vita, ma Berlino restò libera.
Mezzo secolo dopo lo scoppio della guerra, cadde quell’infamia planetaria che era il muro di Berlino. Quel
simbolo straordinario delle menzogne comuniste – nessuno è mai scappato dall’inferno capitalista per
cercare rifugio nel paradiso comunista, in compenso gli esuli dal comunismo sono stati innumerevoli –
cadde per molte ragioni e per merito di moltissime persone, leader politici e gente comune. Non c’è
dubbio che un ruolo non secondario venne esercitato dalle molte migliaia di sudditi dell’Urss che, spesso a
costo della vita, si opposero all’inumanità del regime, ma anche i leader che contribuirono a quel trionfo
della libertà furono non pochi. Non si possono dimenticare fra gli altri Gorbacev, Walesa, né il fortissimo
contributo di Wojtyla, né tantomeno il ruolo della “lady di ferro”, ma a mio avviso fu Ronald Reagan l’eroe
di quell’impresa.
Ridicolizzato dai soliti sinistri pragmatici del suo paese, Reagan si disse convinto che l’obiettivo della
politica estera americana non dovesse essere semplicemente il contenimento dell’avanzata sovietica ma
la sconfitta dell’”impero del male” e la consegna del marxismo-leninismo alla pattumiera della storia.
Sempre sfidando i benpensanti, si impegnò nell’iniziativa di difesa strategica (SDI) per dar vita ad un
sistema di protezione antimissilistica che neutralizzasse la minaccia comunista. In Europa ed anche in
America i sinistri presero a farneticare di assurde “guerre stellari”. Ma i pochi miliardi di dollari spesi per
la SDI diedero i loro frutti perché posero fine alla supponenza dei capi comunisti, che compresero di non
potere più competere con gli Usa.
Né migliore accoglienza gli europei hanno riservato alla proposta di George W. Bush di installare uno
scudo antimissilistico nel Vecchio continente, bollata come prova dell’incompetenza del guerrafondaio
texano, preoccupato soltanto di irritare la Federazione russa. Solo gli inglesi e Berlusconi accolsero
favorevolmente l’idea. Gli altri preferirono far finta di ignorare che quello scudo era molto più importante
per l’Europa che non per gli Usa.
Se guardiamo all’incidenza delle spese per la difesa sul reddito nazionale, scopriamo un dato molto
rilevante: l’Europa è convinta di poter continuare a fare affidamento sulla disponibilità degli americani a
rischiare la vita per la sua difesa. Gli Usa spendono quasi il 4%, i paesi europei membri della Nato meno
del 2% (l’Italia lo 0,8%); l’Europa spende male perché le decisioni sono prese a livello nazionale, dando
vita a sprechi e duplicazioni, il che spiega perché i paesi dell’Ue, spendendo il 50% di quanto spendono gli
Usa, ottengano soltanto il 10% in termini di capacità. Come se non bastasse, non solo l’Europa è ormai
incapace di difendersi da sola, è anche restia persino a prendere in considerazione l’idea, convinta di
potersi cavare da qualsiasi guaio grazie alle chiacchiere, il “dialogo”. Infine, crediamo che gli Usa
continueranno comunque a difenderci, anche se liquidiamo spesso le iniziative americane di politica
estera come unilaterali e facciamo di tutte per indebolirle.
La conclusione mi sembra inconfutabile: in meno di un secolo il Vecchio continente è passato dal
rappresentare il mondo intero all’essere condannato alla scomparsa: siamo arrivati al capolinea.