India Mughal.pps - Centro per gli Studi di Politica Estera e Opinione

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India Mughal.pps - Centro per gli Studi di Politica Estera e Opinione
L’impero Mughal
L’India all’arrivo di
Babur
Battaglia di Panipat, 1526
La battaglia di
Panipat fra Babur e
il Sultano Ibrahim
Lodi (1526)
Illustrazione tratta
dal Vagi ‘at-i Baburi
(Deo Gujarati, 1590
c.)
La battaglia di
Panipat fra Babur e
il Sultano Ibrahim
Lodi.
Miniatura dipinta
del XVII sec., dal
manoscritto
Akbarnama
(Mukund, 16031604)
Timur (Tamerlano) consegna a Babur (a
sinistra) la corona dell’ Hindusthan. Alla
destra il figlio Humayun
Ovviamente l’immagine ha un valore
puramente simbolico
Nome imperatore
Nascita
Periodo di
regno
Morte
Babur
14 febbraio 1483
1526-1530
26 dicembre 1530
Humayun
6 marzo 1508
1530-1540
gennaio 1556
Sher Shah Suri
1472
1540-1545
maggio 1545
Humayun
6 marzo 1508
1555-1556
gennaio 1556
Akbar
15 ottobre 1542
1556-1605
27 ottobre 1605
Jahangir
31 agosto 1569
1605-1627
28 ottobre 1627
Shah Jahan
5 gennaio 1592
1628-1658
22 gennaio 1666
Aurangzeb Alamgir I
21 ottobre 1618
1658-1707
3 marzo 1707
Azim Shah
sconosciuta
1707
1707
Bahadur Shah I Alam I
14 ottobre 1643
1707-1712
27 febbraio 1712
Jahandar Shah Muiz din
9 maggio 1661
1712-1713
1713
Farrukh Siyar
11 settembre 1683
1713-1719
28 aprile 1719
Rafi ud-Dawlat der Jath
sconosciuta
1719
1719
Shah Jahan II
sconosciuta
1716-1717
1719
Nikusiyar
sconosciuta
1719
1743
Muhammad Shah
1702
1719-1748
1748
Ahmad Shah Bahadur
1725
1748-1754
1754
Alamgir II Aziz ad Din
1699
1754-1759
1759
Shah Jahan III
sconosciuta
1759
sconosciuta
Shah Alam II
1728
1759-1806
1806
Akbar Shah II
1760
1806-1837
28 settembre 1838
Bahadur Shah II
24 ottobre 1775
1837-1857
7 novembre 1862
Lista degli Imperatori Mogul
Il primo Imperatore Mughal Babur (1605 c.)
Babur
Babur legge le sue memorie
Zahir-ud-din Muhammad
Babur (1483-1530)
particolare
Babur dà udienza (Farrukh Beg, 1589)
Babur riceve i suoi dignitari
L’imperatore Babur e il suo architetto
pianificano la costruzione del Giardino della
fedeltà (Bagh-i-Wafa) presso Jalalabad (dalle
Memorie di Babur "Baburnama“)
Babur a caccia fra ‘Ali Shang e Alangar,
presso Kabul. Illustrazione tratta dalle
memorie dell’Imperatore Babur (Vaqi 'at-i
Baburi, 1590 c.) scritte in persiano
Babur caccia i
rinoceronti
presso Bigram
(Peshawar)
Babur, ubriaco, rientra di
notte nel suo accampamento
(Farrukh Beg, 1589)
Djahir - El-din
Mohammed,
detto Babur
passa in
rassegna il suo
esercito,
Litografia da un
dipinto del XVI
sec. (1876)
A scene from the Baburnama (1500-1530)
Babur nella tenda imperiale del suo
accampamento
La tomba di Baburnel Bāgh-e Bābur a Kabul, Afghanistan
Tomba di Babur
Babur e Humayun, 1650 c.
Gli imperatori Humayun e Babur,
Litografia di Chataignon, Imp.
Firmin Didot Cie, Paris, 1801
Il successore di Babur, Humayun, alla
morte del padre aveva ventidue anni:
mancava di esperienza e di una chiara
visione dei problemi militari. I successivi
anni assistettero così ad una progressiva
decadenza dell’autorità Mughal nell’India
settentrionale.
La leadership degli avversari toccò a Sher
Shah Suri, che costrinse l’esercito di
Humayun a lasciare Delhi e il Punjab.
Sher Shah fu senza dubbio uno dei più
abili condottieri e governanti dell’India
moderna. Morì nel 1545, ma per i
successivi nove anni il suo regno rimase
in piedi. Nel 1556, il filgio di Humayun,
Akbar reclamò per sé il trono che era
stato di suo padre.
L’Imperatore Mughal Humayun combatte
contro Bahadur Shah del Gujarat nel 1535.
Lo Shah persiano Tahmasp accoglie l’esiliato
Humayun.
Humayun sotto la tenda (XVII sec.)
Tomba di Humayun (Delhi, India)
Tomba di Humayun (Delhi, India)
Delhi. Humayun's tomb is one of the remarkable structures of the Mughal Empire in India. The monument is surrounded my many new
buildings but still the structure has the importance of its own and sill can be seen upright and bright. Just close to the monument, there is
the shrine of Nizamuddin which is very sacred among Muslims. Humayun's tomb was built in 1565 A.D by Hamida Banu Begum
(Humayun's widow).
Il cenotafio di Humayun (la tomba in cui riposa il suo corpo è posta nei sotterranei dell’edificio)
Ritratto di Akbar 1556-1605
Il giovane Akbar
1577: Akbar accoglie l’atto di sottomissione dei
signori Rajput (dall’Akbarnama)
L’Imperatore Mughal Akbar guida l’assalto al Forte
di Chittorgarh e sconfigge i Rajput fedeli
a Udai Singh.
Chittorgarh Fort
Akbar discute con i
rappresentanti delle
diverse religioni
presenti nel suo
impero nella Ibadat
Khana (Casa del
Culto) a Fatehpur
Sikri. I due uomini
vestiti in nero sono
due missionari
gesuiti Rodolfo
Acquaviva e
Francisco Henriques
Akbar visita il santo
Sufi Mu'in-ud-din
Chishti ad Ajmer
Nella diapositiva precedente: Dall’Akbarnama,
Akbar doma l’elefante Hawa’i pazzo sul ponte di
barche fuori del Forte Rosso di Agra (Basawan
and Chatar, c.1590)
L’imperatore Akbar caccia gazzelle ed antilopi
servendosi di ghepardi, accompagnato da un largo
seguito (1602 c.).
Akbar (in veste bianca, in alto a destra) guida
l’attacco contro il Raj Surjan Hada
asserragliato nel Forte di Ranthambhor
(1569). Il forte è posto su una scoscesa punta
rocciosa e i suoi cannoni colpiscono le
truppe Mughal poste sul versante opposto.
Forte di Ranthambhore
Bikaner. Forte Junagarth, tutto in arenaria
rossa e circondato da una cinta muraria di
quasi un kilometro con 37 bastioni
Forte di Jaisalmer
Il regno di Jodhpur fu governato dal potente clan Rathor, i cui appartenenti fanno risalire le proprie origini a Rama, l'eroe del Ramayana e
attraverso di lui a Surya, il dio Sole. Se Jaipur è la città rosa, Jodhpur potrebbe essere definita la città blu, per la tipica colorazione azzurra
delle sue case. Inizialmente il colore indicava la casa di un brahmano perchè molti secoli fa, secondo la tradizione, alcuni di loro dipinsero le
loro case di questo colore dopo aver scoperto che teneva lontane le zanzare, e poi si diffuse. Oggi Jodhpur è la seconda città del Rajasthan,
ma sotto molti punti di vista non è cambiata rispetto alla vecchia città fortificata sviluppatasi ai piedi del Forte di Meherangarh. Le sue mura
quattrocentesche sono infatti intatte, intervallate da porte massicce e la città vecchia è un luogo incantato con stretti vicoli, splendide
havelis, antiche e sfarzose dimore, e medievali cisterne per l'acqua. Alla fine del XV secolo, il clan rajput dei Rathor governava l'intera
regione, il Marwar, di cui era allora capitale la città di Mandore. Entrati in conflitto con il maharaja del Mewar per il controllo di Chittorgarh,
fortezza altamente strategica, riuscirono a sconfiggerlo nel 1459. Il sovrano, il Rao Jodha, forte della vittoria abbandonò allora la vecchia
capitale Mandore e costruì una nuova fortezza sui pendii rocciosi di quella che oggi è Jodhpur, circa a 8 Km di distanza. Secondo la
leggenda, Jodha fu costretto ad allontanare dal luogo un sadhu eremita che lì soggiornava e questi maledì la discendenza del Rao. Sarebbe
questa la causa delle periodiche gravi siccità che affliggono la città e la zona.
Jodhpur, conquistata da Akbar nel 1570
MEHERANGARH FORT (ovvero il Maestoso), la più formidabile fortezza mai costruita nella terra dei Rajputs. Si staglia su una roccia a
120 metri di altezza e offre un controllo dei dintorni a 360 gradi. Attraversata la Jai Pol, la prima porta, inizia la salita attraverso due
impressionanti cinte di mura, alte 36 metri e larghe fino a 21. Per motivi di sicurezza, la FATEH POL, o Porta della Vittoria, è stretta
quanto basta a far passare un solo elefante alla volta. Da qui un’eventuale nemico avrebbe dovuto affrontare una curva a gomito,
un’altra porta, ancora salite e poi tre porte ancora prima di giungere alla LOHA POL, la Porta di Ferro, la più solida di tutte.
MEHERANGARH FORT
Akbar e Tansen visitano Swami Haridas, il più
grande musicista hindu, a Vrindavan (c. 1750)
Monete d’argento coniate sotto Akbar.
L’iscrizione reca la dichiarazione di fede islamica: "non esiste altro dio all'infuori
di Iddio e Muhammed è il suo Profeta“.
Ritratto di Akbar in tarda età
Akbar consegna la corona dinastica
dei Mughal a Jahangir
Gli imperatori Akbar e Jahangir, Litografia
di Chataignon, Imp. Firmin Didot Cie,
Paris, 1801
Un funzionario di corte
durante una riunione nel
Durbar di Akbar, particolare
di una miniatura dipinta
Forte rosso di Agra
La fortezza deve il suo nome al materiale
utilizzato per la costruzione: l'arenaria rossa,
menzionata per la prima volta nel 1080 e il
primo sultano che si trasferì da Delhi nella
fortezza fu Sikandar Lodi (1487-1517). In
seguito Akbar il Grande (1542-1605) voleva
rendere Agra la capitale dell'impero moghul
ma si trasferì nella fortezza solo poco prima
della sua morte.
Shah Giahan, il cui regnò durò dal 1628 al
1658 effettuò molti lavori all'interno erigendo
palazzi e moschee di marmo bianco
intarsiato con pietre preziose.
Forte di Agra
Il Diwan-i Khass o Khass Mahal del Forte Rosso di Agra utilizzato come finestra delle apparizioni per
il sultano
Particolare della decorazione del Diwan-i Khass
Diwan-i-Am
(Sala delle
Udienze
pubbliche) del
Forte di Agra.
All’interno era
conservato il
Trono del
Pavone.
Forte di Agra, Diwan I Am (Sala delle pubbliche udienze)
Diwan-i-Am
(Sala delle
Udienze
pubbliche) del
Forte di Agra.
All’interno era
conservato il
Trono del
Pavone.
La tomba di Akbar ad Agra
Il Mausoleo di Akbar a Sikandra presso Agra. Il grande portone d’accesso alla tomba è costruito ad
imitazione del Buland Darwaza di Fatehpur Sikri, la capitale fondata da Akbar
Interno della Tomba di
Akbar, con il suo
cenotafio
Cortile interno del Palazzo di Fatehpur Sikri con al centro la tomba di Salim Chishti.
Fatehpur Sikri fu la capitale politica dell'impero moghul indiano sotto il regno di Akbar, dal 1571 al 1585, quando
venne abbandonata, apparentemente a causa della mancanza d'acqua. Gli edifici più importanti sono il palazzo di
Akbar e la moschea.
Tomba di Salim Chishti nel Palazzo di Fathepur Sikri
Ingresso all’ harem del Palazzo
di Fathepur Sikri
La Sublime Porta, o Buland Darwaza,
alta 40 m., commemora la vittoria di
Akbar sul Gujarat nel 1575
La Jama Masjid o Grande Moschea
Il Chiosco dell’astrologo
Il Diwan-i Khas (sala delle udienze private) di Fatehpur Sikri.
La sala utilizzata per gli affari di corte, diplomatici, religiosi o confidenziali, si trova sul retro dell’edificio. Il Dīvān-i
Khās è celebre per la sua colonna centrale dcorata secondo lo stile gujarātī, complesso e fiorito.
Il Dīvān-i Ām
Le bâtiment le plus étonnant de Fatehpur-Sikrī est certainement le Panch Mahal, le palais à cinq étages, ouvert à tous vents. Les deux premiers niveaux
sont de taille équivalente alors que les suivants vont en diminuant en taille. Au sommet, on trouve un simple pavillon. Chaque niveau est supporté par des
piliers. À l'origine, on trouvait des jali, ces claustras de pierre finement sculptées, entre les piliers. Le pavillon était destiné aux femmes de la maison
impériale et du harem. Depuis celui-ci, on a une vue panoramique sur la cité impériale, avec ses bâtiments, ses palais et les cours qui les relient.
Selim da giovane,
1630 (poi Imperatore
Jahangir (1605 –
1628)
Jahangir da un manoscritto del XVII sec.
L’imperatore Jahangir
impegnato nel Darbar
(dal Jahangir-nama, c. 1620).
Il sogno di Jahangir (c. 1620) di Abul
Hassan.
Il dipinto mostra Abbas I (Shah di Persia della
dinastia safavide, a sinistra) e Jahangir
(Imperatore Moghul d’India, a destra) abbracciati. I
due monarchi posano i piedi sul dorso
rispettivamente di una pecora e di un leone
accovacciati sul globo terrestre. Un leone ed una
pecora uniti sono il simbolo di pace e di armonia.
L’immagine suggerisce che fra i due imperatori
regna la pace, ma implica anche, visto
l’atteggiamento sottomesso di Shah Abbas
(disegnato anche più piccolo di Jahangir), che
l’Imperatore Mughal esercita fra i due il ruolo
egemine.
The portrait, attributed to Abu'l Hasan, Nadir alZaman and dated 1617 AD,
The Jahangir portrait in gouache heightened
with gold leaf on a fine woven cotton canvas
shows the emperor, who reigned from 1605 to
1627, seated on a European-style throne.
His head is surrounded by a radiating nimbus
and he is wearing an embroidered floral tunic
over a patka and striped pyjama, with applied
plaster jewellery. There is a circular pendant
around the emperor's neck set with mica, with
jade and glass vessels at his side and a carpet
under his feet. The border has 26 cartouches of
fine nasta'liq inscription.
Jahangir insegna a Rana Karan Singh del
Mewar la tecnica della caccia al leone con
il moschetto
Jahangir riceve in udienza privata i due
figli, il Principe Parviz e il Principe
Khusraw (c. 1605-1606)
Jahangir e il Principe Khurram con Nur
Jahan
India, Mughal dynasty, ca. 1624
Jahangir (d. 1627) preferisce i shaikhs Sufi a re Giacomo
d’Inghilterra (Bichitr, inizio anni Venti del XVII sec.)
Volgendo verso l'alto lo sguardo rassegnato, un emaciato
Jahangir offre un libro a Shaikh Hussein del Santuario Chishti, un
discendente spirituale di Shaikh Salim, al quale Akbar si era rivolto in
preghiera (e con successo) nella speranza di un erede. Il favore era
stato concesso, e alla nascita del principe, il futuro Jahangir, questi
era stato chiamato Salim in segno di gratitudine verso il Santo.
In questa allegoria, dipinta una generazione più tardi, Jahangir siede
su un trono a forma di clessidra. Anche se gli amorini vi
hanno inscritto l'augurio che egli possa vivere mille anni, la sabbia del
tempo è ormai quasi completamente passata. L'Imperatore è ormai
pronto a passare da questo mondo all'altro. L'immagine porta la
scritta: "Anche se di fronte a lui stanno gli shahs più potenti, il
suo sguardo è rivolto ai dervisci".
Egli offre il libro (della sua vita?) al santo, piuttosto che ai potenti della
terra in piedi davanti al suo curioso trono: non al
sultano ottomano (un’immagine idealizzata basata forse su una
stampa europea): non a re Giacomo I d'Inghilterra (copiato da una
miniatura inglese), e nemmeno a Bichitr, un simbolico
sovrano dell'arte, che si è autoritratto con in mano
una miniatura rappresentante due cavalli e un elefante - doni ricevuti
dal suo protettore riconoscente.
Come il trono-clessidra, che potrebbe essere stato basato su
un piccolo originale in bronzo dorato e vetro, l'idea
dei ritratti allegorici proviene dall’Europa, come pure quella
degli amorini, che si coprono gli occhi, o per la tristezza per
l'invecchiamento dell’imperatore, o, più probabilmente, per
proteggersi dallo splendore accecante della sua aureola di sole e di
luna.
Bichitr era un seguace, giovane e brillante, di Abu'l Hasan che
divenne uno degli artisti di corte Shah Jahan più
apprezzati. Come Abu'l Hasan, è stato prolifico e onnicomprensivo,
capace di dipingere di tutto, dai complessi temi storici agli
animali, ornamenti estremamente originali come
sensibili ritratti individuali.
Jahangir abbraccia Nur Jahan, (attribuito a
Govardhan 1615)
Mehr-un-Nisaa detta Nur Jahan ovvero Luce del
mondo
Mausoleo di Nur Jahan's a Shahdara Bagh, Lahore, Pakistan
Mausoleo di Jahangir a Shahdara, Lahore
Jahangir riceve il Principe Khurram
Il Principe Khurram è
insignito del titolo di
“Signore del mondo”
(Shah Jahan) da suo
padre Jahangir
Il Principe Kuhrram
(1592-1666 )
L’India
nel 1630
L’Imperatore Mughal Shah
Jahan
Shah Jahan in piedi sul mondo (17°sec.)
L’Imperatore Mughal Shah
Jahan
L’Imperatore Mughal Shah
Jahan
L’Imperatore Mughal Shah Jahan
Ritratto di Shah Jahan
Ritratto di Shah Jahan sul
trono del Pavone
Shah Jahan tiene un durbar nella sala delle
pubbliche udienze del suo palazzo
Forte rosso di Delhi
Il Diwan-i Khass del Forte Rosso di Delhi.
Interno del Diwan-i-Aam, Lal Quila, Delhi.
Nata ad Agra con il nome di Arjumand Banu Begum, suo padre
era un nobile di origini persiane di nome Abd al Hasan Asaf Khan
e fratello di Nur Jahan, sposa del Gran Mogol Jahangir. Di fede
musulmana, sposò il 10 maggio 1612 all'età di 19 anni il Principe
Khurram, che sarebbe stato incoronato in seguito Gran Mogol
con il nome di Shah Jahan; ella divenne la sua seconda moglie,
ma ben presto fu la sua favorita per tutto il resto della sua vita.
Non si sa molto della sua figura e della sua vita, tranne che era
una donna di straordinaria bellezza ma dotata anche di molte
virtù morali, che fu amata profondamente da Shah Jahan e che
questi fu da lei sempre ricambiato devotamente. Anche prima
della sua morte precoce, venne celebrata da numerosi poeti ed
artisti non solo la bellezza di Mumtaz Mahal, ma anche la sua
grazia e la sua pietà nei confronti dei poveri e dei derelitti. Si dice
che persino la luna si vergognasse di comparire in onore della
sua bellezza.
Mumtaz Mahal seguì fedelmente suo marito durante le sue
campagne militari nel Deccan ed in seguito durante la sua
ribellione contro suo padre nel 1622. La sua dedizione venne
sempre apprezzata da suo marito, che le fece dono del trono
reale, il Muhr Uzah. Nonostante la sua semplicità e il suo
disinteresse per i giochi di potere della corte imperiale, Mumtaz
divenne presto la consigliera personale dell'Imperatore,
ottenendo su costui un grandissimo ascendente che spesso ella
utilizzò per intercedere in favore degli umili e degli esiliati da suo
marito. Si dice che fosse molto amante degli elefanti e che non
disdegnasse di assistere alle gare di lotta che si tenevano per
intrattenere la Corte del Mogul.
Mumtaz diede a Shah Jahan ben quattordici figli, sette dei quali
morirono giovanissimi. Ella stessa morì di parto a Burhanpur nel
Deccan il 17 giugno 1631, mentre era al seguito di Shah Jahan
nella sua campagna contro i signori della dinastia Lodhi.
La leggenda vuole che in punto di morte, dopo aver dato alla luce
il suo quattordicesimo figlio, la Principessa Gauhara Begum,
Mumtaz chiese come ultimo desiderio a suo marito di erigere un
monumento come simbolo del loro amore, e di non sposare mai
nessun'altra donna. L'Imperatore, disperato, giurò solennemente
e dopo la morte della sua amata restò recluso in assoluta
solitudine per un intero anno; quando si mostrò nuovamente in
pubblico apparve come un uomo emaciato, con la faccia scavata
e i capelli completamente bianchi. Shah Jahan mantenne la
promessa fatta alla sua favorita e ordinò la costruzione del
mausoleo di Mumtaz, il celebre e stupendo Taj Mahal, che
richiese ben venti anni e l'impiego di gran parte del tesoro
imperiale per la sua costruzione.
Il Taj Mahal – visto da sud - situato ad Agra, nell'India settentrionale (stato di Uttar
Pradesh), è un mausoleo fatto costruire nel 1632 dall'imperatore Mughal Shah Jahan
in memoria della moglie Arjumand Banu Begum
Costruito presso Agra fra il 1631 e il 1648 l’immenso Mausoleo in marmo bianco è qui visto dalla parte orientale
La Grande Porta (Darwaza-i rauza) che dà accesso al complesso del Taj Mahal
La Grande Porta (Darwaza-i rauza) che dà accesso al complesso del Taj Mahal
Cenotafi dell’imperatore e della moglie. La tomba di Shah Jahan è l’unico componente
della splendida costruzione che non rispetta la perfetta simmetria dell’insieme. Segno
della scarsissimo rispetto che il figlio Aurengzeb gli portava.
Muslim tradition forbids elaborate decoration of graves. Hence, the bodies of Mumtaz and Shah Jahan were put in a relatively plain crypt
beneath the inner chamber with their faces turned right and towards Mecca. Mumtaz Mahal's cenotaph is placed at the precise center of
the inner chamber on a rectangular marble base of 1.5 metres (4 ft 11 in) by 2.5 metres (8 ft 2 in).
Both the base and casket are elaborately inlaid with precious and semiprecious gems. Calligraphic inscriptions on the casket identify and
praise Mumtaz. On the lid of the casket is a raised rectangular lozenge meant to suggest a writing tablet. Shah Jahan's cenotaph is beside
Mumtaz's to the western side, and is the only visible asymmetric element in the entire complex. His cenotaph is bigger than his wife's, but
reflects the same elements: a larger casket on a slightly taller base, again decorated with astonishing precision with lapidary and
calligraphy that identifies him. On the lid of this casket is a traditional sculpture of a small pen box.
Alti dignitari dell’Impero
Ritratti di Dara Shikoh, primogenito di
Shah Jahan
Dara Shikoh a colloquio
con dotti musulmani nei
giardini imperiali
Dara Shikoh traduce le
Upanishads con l’aiuto
dei brahmani.
Dara Shikoh (with Mian Mir and Mullah
Shah Badakhshi), ca. 1635
Dara was a follower of Lahore's famous
Qadiri Sufi saint Hazrat Mian Mir, whom
he was introduced to by Mullah Shah
Badakhshi (Mian Mir's spiritual disciple
and successor) and who was so widely
respected among all communities that
he was invited to lay the foundation
stone of the Golden Temple in Amritsar
by the Sikhs. Dara subsequently
developed a friendship with the seventh
Sikh Guru, Guru Har Rai. Dara devoted
much effort towards finding a common
mystical language between Islam and
Hinduism. Towards this goal he
completed the translation of 50
Upanishads from its original Sanskrit
into Persian in 1657 so it could be read
by Muslim scholars. His translation is
often called Sirr-e-Akbar (The Greatest
Mystery), where he states boldly, in the
Introduction, his speculative hypothesis
that the work referred to in the Qur'an as
the "Kitab al-maknun" or the hidden
book, is none other than the
Upanishads. His most famous work,
Majma-ul-Bahrain ("The Confluence of
the Two Seas"), was also devoted to a
revelation of the mystical and pluralistic
affinities between Sufic and Vedantic
speculation.
Un pagina dal Majma-ul-Bahrain (libro di Muhammad Dara Sikoh sulla comparazione religiosa)
[Victoria memorial, Calcutta].
L’imperatore Mughal Shah Jahan partecipa alla
processione per il matrimonio del figlio
primogenito e suo erede Dara Shikoh. (Awadh,
Provincial Mughal, c. 1740-50)
Da sinistra a destra: Shuja,
Aurangzeb, Murad Bakhsh, i tre
figli più giovani di Shah Jahan.
Miniatura di Balchand, 1637 c.
Murad Baksh (died 1661) was the youngest son of Mughal
emperor Shah Jahan and empress Mumtaz Mahal, he was the
Subedar of Balkh until he was replaced by his brother
Aurangzeb in the year 1647.
In 1657 he proclaimed himself emperor after reports that his
father had died and later joined hands with Aurangzeb to
defeat Dara Shikhoh, the eldest son of Shah Jahan. In fact it
was the ferocious charge led by Murad Baksh and his
Sowars that eventually turned the outcome of the battle in
favor of Aurangzeb during the Battle of Samugarh. The
following year while he was in a tent with his brother
Aurangzeb, he was intoxicated and was secretly sent to the
prison in Gwalior Fort where he faced a trial that sentenced
him to death for having murdered someone in the past.
In 1661, after 3 years in prison, he was executed. With the
last of his brothers now dead, Aurangzeb soon became the
undisputed emperor of the Mughal Empire.
Abū Muẓaffar Muḥyī al-Dīn Muḥammad detto
Aurangzeb (in persiano da aurang (trono) e
zaib (bellezza o ornamento), poi imperatore
con il nome di Alamgir I (1658-1707)
Terzogenito di Shah Jahan e di Arjumand
Bānū Begum (nota anche con il nome di
Mumtaz Mahal).
Aurangzeb
Aurangzeb
Aurangzeb siede su
un trono d’oro
tenendo in mano un
falco nel Durbar (sala
dei ricevimenti alla
corte di Delhi).
Scena assai rara
nell’ultima parte del
suo regno, che lo
vide sempre
impegnato nelle
guerre per il
controllo del Deccan.
Aurangzeb a caccia
Aurangzeb, seduto
sul trono del pavone,
riceve il Principe Mir
Mu'azzam dell’Oudh
Ritratto del Sultano Abul Hasan di
Golconda (reg. 1672-1687)
Alcuni dei
preziossimi
gioielli del
tesoro di
Golconda
passati nelle
mani di
Aurangzeb dopo
la caduta del
Sultanato
The Noor-ol-Ain Diamond
Hope Diamond
Darya-ye Noor
Wittelsbach-Graff Diamond
Il diamante Koh-i-Noor
The name by which the Koh-i-Noor diamond was known
prior to the capture of Delhi and Agra by Nadir Shah in
1739 is not known. But, there is strong evidence to
suggest that this is the same stone referred to in Emperor
Babur's memoirs the "Baburnama", which he wrote
between 1526 and 1530 A.D. Thus the stone is commonly
referred to as the Babur Diamond when referring to it, in
the period before 1739. It was Nadir Shah, who is
believed to have exclaimed Koh-i Noor ! ( Mountain of
Light), when he saw the diamond for the first time after it
was surrendered to him by the Mughal Emperor
Muhammad Shah.
The Koh-i-Noor diamond originally weighed 186 carats,
when the stone was in India, Persia and Afghanistan, but,
subsequently after the stone was surrendered to the
British, and became part of the British Crown Jewels, the
stone was re-cut to an oval stellar brilliant, weighing
108.93 carats, with a resultant loss of almost 43 % of it's
original weight.
The Koh-i-Noor is perhaps the most famous of all the
famous diamonds in the world, which according to legend
may be the oldest diamond in the world, with a history
dating back to at least 3,000 years B.C. However
according to recorded history the Koh-i- Noor diamond
dates back to the latter half of the 13th century. The
diamond belonged to different rulers from India, Persia,
and Afghanistan, who sometimes fought bitterly over it, at
various times in history, and seized it as a spoil of war. It
eventually became part of the British Crown Jewels, when
the stone was surrendered to Queen Victoria in 1851, by
the successor to the last owner of the diamond,
Maharajah Ranjith Singh, the ruler of Pungab.
Il diamante incastonato nella Corona della Regina Vittoria
Mezza rupia
Rupia
d’argento
Aurangzeb ormai
vecchio, si fa ritrarre
impegnato, a capo
chino e in vesti
semplici, nella lettura
del Corano.
Aurangzeb fa edificare a Lahore la grande Moschea Badshahi Masjiid
Il Mausoleo di
Aurangzeb a Khultabad
L’Impero Mughal nel 1790
Bahadur Shah II (1837-1858)
[ultimo Imperatore Mughal]
Abu Zafar Sirajuddin Muhammad Bahadur Shah
Zafar, also known as Bahadur Shah or Bahadur
Shah II (October 1775 – 7 November 1862) was
the last of the Mughal emperors in India, as well
as the last ruler of the Timurid Dynasty. He was
the son of Akbar Shah II and Lalbai, who was a
Hindu Rajput. He became the Mughal Emperor
upon his father's death on 28 September 1837.
Zafar, meaning “victory”, was his nom de plume
(takhallus) as an Urdu poet.
Autografo di Bahadur Shah (29 Aprile 1844).
Mughal emperor Abu Zafar Sirajuddin Muhammad Bahadur Shah Zafar, aka Bahadur Shah Zafar II. (17751862), in May 1858, "in captivity in Delhi awaiting trial by the British for his support of the Uprising of 185758" and before his departure for exile in Rangoon. This is possibly the only photograph ever taken of a
Mughal emperor.
Zeenat Mahal, wife of Bahadur Shah Zafar, last
Mughal Emperor. This is the only known photograph
of the lady, or of any mughal empress ever.
The photograph was taken after capture by the
British Army following the Indian rebellion of 1857
Sons of Bahadur Shah. On the left is
Jawan Bakht, and on the right is Mirza
Shah Abbas. 1850 c.

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