Appendice CD - Il Pensiero Scientifico Editore

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Appendice CD - Il Pensiero Scientifico Editore
Qualità della comunicazione nei programmi di screening:
Revisione critica della letteratura
Angela Guarino, Grazia Serantoni, Giulia Colasante
Gli screening di prevenzione oncologica rappresentano interventi di provata efficacia per la riduzione della mortalità per cancro. L'adesione della popolazione e l'adeguata comunicazione rappresentano requisiti fondamentali per la riuscita di ogni programma. A partire dalle campagne di adesione,
i processi di comunicazione costituiscono uno strumento di relazione con gli utenti, a livelli diversi,
in grado di influenzare fortemente la loro partecipazione al programma nel corso degli anni. Le modalità e gli stili comunicativi possono richiedere adattamenti di Linee Guida più generali a culture e
contesti locali. La sistematizzazione delle informazioni esistenti può fornire una base per definire
delle raccomandazioni utili a pianificare ed organizzare i processi comunicativi dei programmi di
screening in specifiche realtà geografiche.
Obiettivo
L’obiettivo di questo lavoro è quello di condurre una revisione sistematica degli studi sull’efficacia
della comunicazione negli screening attraverso: l’identificazione degli studi, la valutazione metodologica e la sintesi dei risultati.
Metodo
Identificazione dei quesiti
È necessario definire una popolazione di riferimento, quali interventi si intendono studiare e quali
esiti si vogliono misurare; a tal proposito, nella presente revisione, sono stati identificati i seguenti
parametri:
a) la popolazione sottoposta a screening;
b) gli interventi finalizzati all’implementazione dello screening;
c) gli esiti relativi all’importanza della comunicazione in tutte le fasi dello screening.
Identificazione delle parole chiave
L’identificazione delle parole chiave si è concentrata in due fasi principali:
− il brain storming del gruppo di lavoro partendo dalle parole chiave degli studi noti utilizzando una griglia standardizzata;
− l’adattamento alle basi dati per l’utilizzazione dei thesauri e degli booleani.
Interrogazione delle basi di dati
I motori di ricerca utilizzati, per l’identificazione degli articoli di interesse, sono stati: Medline,
Psychinfo, Sociological Abstracts, Eric, Health and Safety Science e Cochrane Library (Consumers
Network).
Non sono stati posti limiti temporali (tutti i database partono dal 1965) né relativi alla lingua utilizzata. È da sottolineare che tutte le bibliografie degli studi pertinenti sono state controllate.
Predisposizione di una scheda di valutazione e di estrazione dei dati
È stata predisposta una griglia di valutazione metodologica e di estrazione dei dati partendo dalle
schede utilizzate per le Linee Guida da Scottish Intercollegiate Guidelines Network (S.I.G.N.) adattate a contenuti psicologici e sociali.
1
Risultati
Sono stati identificati 1184 articoli di cui sono stati letti gli abstract e i full-text ove disponibili e ne
sono stati selezionati 100 (85 sono stati ottenuti in formato elettronico e cartaceo). Gli studi e le revisioni sono state sintetizzate e le principali indicazioni sono state sottoposte ad analisi per
l’elaborazione delle raccomandazioni.
Campione
Qui di seguito, vengono riportate, in forma scritta e grafica, frequenze e percentuali relative alle voci prese in considerazione per la descrizione dei 100 articoli compresi nel campione.
Tabella 1 – Crosstab Tipo Autore X Tipo Screening
Tipo autore
Medico
Mammella
17
45,90%
Psicologo
15
40,50%
Medico e
4
psicologo
10,80%
Altro
1
2,70%
37
100,00%
TIPO_SCREENING
Cervice
altro o non
CR
uterina
PSA
specificato
11
3
6
10
64,70%
75,00%
75,00%
29,40%
5
1
1
17
29,40%
25,00%
12,50%
50,00%
1
0
0
5
5,90%
0,00%
0,00%
14,70%
0
0
1
2
0,00%
0,00%
12,50%
5,90%
17
4
8
34
100,00% 100,00% 100,00% 100,00%
Totale
47
47,00%
39
39,00%
10
10,00%
4
4,00%
100
100,00%
Tabella 2 – Crosstab Tipo Autore X Fase Screening
FASE_SCREENING
Tipo autore
Medico
Tutte le
Totale
Reclutamento Partecipazione Conseguenze
fasi
26
11
3
7
47
60,50%
57,90%
15,80% 36,80% 47,00%
Psicologo
15
4
14
6
39
34,90%
21,10%
73,70% 31,60% 39,00%
Medico e
2
2
2
4
10
psicologo
4,70%
10,50%
10,50% 21,10% 10,00%
Altro
0
2
0
2
4
0,00%
10,50%
0,00% 10,50%
4,00%
43
19
19
19
100
100,00%
100,00%
100,00% 100,00% 100,00%
2
Tabella 3 – Tipo Autore X Tipo Studio
TIPO_STUDIO
Tipo autore
Medico
Longitudinale Trasversale Review Totale
7
28
12
47
38,90%
45,90% 57,10% 47,00%
Psicologo
10
23
6
39
55,60%
37,70% 28,60% 39,00%
Medico e
1
6
3
10
psicologo
5,60%
9,80% 14,30% 10,00%
Altro
0
4
0
4
0,00%
6,60%
0,00%
4,00%
18
61
21
100
100,00%
100,00% 100,00% 100,00%
Tabella 4 – Tipo Lettore X Tipo Screening
Tipo Lettore
Mammella
Medico
17
45,90%
Psicologo
14
37,80%
Medico e
5
psicologo
13,50%
Altro
1
2,70%
37
100,00%
TIPO_SCREENING
Cervice
altro o non
CR
uterina
PSA
specificato
11
3
6
13
64,70%
75,00%
75,00%
38,20%
4
0
1
16
23,50%
0,00%
12,50%
47,10%
2
1
0
4
11,80%
25,00%
0,00%
11,80%
0
0
1
1
0,00%
0,00%
12,50%
2,90%
17
4
8
34
100,00% 100,00% 100,00% 100,00%
Totale
50
50,00%
35
35,00%
12
12,00%
3
3,00%
100
100,00%
Tabella 5 – Tipo Lettore X Fase Screening
FASE_SCREENING
Tipo
Lettore
Medico
Tutte le
Totale
Reclutamento Partecipazione Conseguenze
fasi
26
12
3
9
50
60,50%
63,20%
15,80% 47,40% 50,00%
Psicologo
14
2
14
5
35
32,60%
10,50%
73,70% 26,30% 35,00%
Medico e
3
3
2
4
12
psicologo
7,00%
15,80%
10,50% 21,10% 12,00%
Altro
0
2
0
1
3
0,00%
10,50%
0,00%
5,30%
3,00%
43
19
19
19
100
100,00%
100,00%
100,00% 100,00% 100,00%
3
Tabella 6 – Tipo Lettore X Tipo Studio
TIPO_STUDIO
Longitudinale Trasversale Review Totale
8
29
13
50
44,40%
47,50% 61,90% 50,00%
Psicologo
7
22
6
35
38,90%
36,10% 28,60% 35,00%
Medico e
3
7
2
12
psicologo
16,70%
11,50%
9,50% 12,00%
Altro
0
3
0
3
0,00%
4,90%
0,00%
3,00%
18
61
21
100
100,00%
100,00% 100,00% 100,00%
Medico
Dalla lettura della Tabella 1, si evince che lo screening alla mammella viene preso in considerazione in 17 (45,9%) articoli per i medici, in 15 (40,5%) articoli per gli psicologi, in 4 (10,8%) articoli
per medici e psicologi e infine in 1 (2,7%) articolo per altri tipologie di autore. Per quanto riguarda
il tumore al colon retto si riscontra una frequenza pari a: 11 (64,7%) per i medici, 5 (29,4%) per gli
psicologi, 1 (5,9%) per medici e psicologi e 0 (0,0%) per altre tipologie di autore. Lo screening per
tumore alla cervice uterina conta 3 (75,0%) articoli tra i medici, 1 (25,0%) articolo tra gli psicologi
e 0 (0,0%) articoli sia per medici e psicologi che per altre tipologie di autore. Per ciò che concerne il
tumore alla prostata si riscontra una frequenza uguale a: 6 (75,0%) per i medici, 1 (12,5%) per gli
psicologi, 0 (0,0%) per medici e psicologi e 1 (12,5%) per altre tipologie di autore. Infine, per quanto riguarda la categoria “altro o non specificato” è possibile notare una frequenza pari a: 10 (29,4%)
per i medici, 17 (50,0%) per gli psicologi, 5 (14,7%) per medici e psicologi e 2 (5,9%) per altre tipologie di autore.
La Tabella 2 mostra i risultati relativi all’incrocio tra tipo di autore e fase di screening considerata
nell’articolo. Per ciò che concerne il reclutamento si riscontra una frequenza pari a 26 (60,5%) per i
medici, pari a 15 (34,9%) per gli psicologi, uguale a 2 per medici e psicologi (4,7%) e pari a 0
(0,0%) per altre tipologie di autore. La fase relativa alla partecipazione allo screening viene presa in
considerazione da 11 (57,9%) articoli per i medici, 4 (21,1%) per gli psicologi, 2 (10,5%) sia per
medici e psicologi che per altre tipologie di autore. Per quanto riguarda le conseguenze psicologiche
dello screening la tabella illustra una frequenza pari a 3 (15,8%) per i medici, pari a 14 (73,7%) per
gli psicologi, pari a 2 (10,5%) per medici e psicologi; altre tipologie di autore non sembrano affrontare questo tipo di fase, con una frequenza uguale a 0 (0,0%). Infine, sono: 7 (36,8%) per i medici, 6
(31,6%) per gli psicologi, 4 (21,1%) per medici e psicologi e 2 (10,5%) per altre tipologie di autore,
gli articoli che vanno a prendere in considerazione tutte le fasi dello screening.
La Tabella 3 illustra i risultati relativi all’incrocio dei dati concernenti il tipo di autore e il tipo di
studio presente nell’articolo. Per quanto riguarda la categoria “longitudinale” si riscontra una frequenza pari a 7 (38,9%) per i medici, pari a 10 (55,6%) per gli psicologi , pari a 1 (5,6%) per medici
e psicologi e uguale a 0 (0,0%) per altre tipologie di autore. Gli studi trasversali vengono presi in
considerazione da 28 (45,9%) articoli per i medici, 23 (37,7%) articoli per gli psicologi, 6 (9,8%)
articoli per medici e psicologi e 4 (6,6%) per altre tipologie di autore. Infine gli articoli proposti
come review sono: 12 (57,1%) tra i medici, 6 (28,6%) tra gli psicologi, 3 (14,3%) tra medici e psicologi e 0 (0,0%) per altre tipologie di autore.
La Tabella 4 fa riferimento all’incrocio tra i dati relativi alla tipologia di lettore e i dati relativi al tipo di screening preso in considerazione nell’articolo.
Lo screening alla mammella viene considerato in 17 (45,9%) articoli per i medici, in 14 (37,8%) articoli per gli psicologi, in 5 (13,5%) articoli per medici e psicologi e infine in un (2,7%) solo artico4
lo per altri tipologie di autore. Per quanto riguarda il tumore al colon retto è possibile riscontrare
una frequenza pari a 11 (64,7%) per i medici, pari a 4 ( 23,5%) per gli psicologi, uguale a 2 (11,8%)
per medici e psicologi e relativa a 0 (0,0%) per altre tipologie di autore. Lo screening per tumore alla cervice uterina conta 3 (75,0%) articoli tra i medici, 0 (0,0%) articoli tra gli psicologi e altre tipologie di autore e infine 1 (25,0%) articolo tra medici e psicologi. Per ciò che concerne il tumore alla
prostata abbiamo una frequenza uguale a: 6 (75,0%) per i medici, 1 (12,5%) per gli psicologi, 0
(0,0%) per medici e psicologi e 1 (12,5%) per altre tipologie di autore. Infine, per quanto riguarda la
categoria “altro o non specificato” possiamo notare una frequenza pari a: 13 (38,2%) per i medici,
16 (47,1%) per gli psicologi, 5 (11,8%) per medici e psicologi e 2 (2,9%) per altre tipologie di autore.
La Tabella 5 mostra i risultati relativi all’incrocio tra tipo di lettore e fase di screening considerata
nell’articolo. Per ciò che concerne il reclutamento si riscontra una frequenza pari a 26 (60,5%) per i
medici, pari a 14 (32,6%) per gli psicologi, uguale a 3 (7,0%) per medici e psicologi e pari a 0
(0,0%) per altre tipologie di autore. La fase relativa alla partecipazione allo screening viene presa in
considerazione da 12 (63,2%) articoli per i medici, 2 (10,5%) per gli psicologi, 3 (15,8%) per medici e psicologi e 2 (10,5%) per altre tipologie di autore. Per quanto riguarda le conseguenze psicologiche dello screening la tabella illustra una frequenza pari a 3 (15,8%) per i medici, pari a 14
(73,7%) per gli psicologi, pari a 2 (10,5%) per medici e psicologi; altre tipologie di autore non sembrano affrontare questo tipo di fase, con una frequenza uguale a 0 (0,0%). Infine, sono: 9 (47,4%)
per i medici, 5 (26,3%) per gli psicologi, 4 (21,1%) per medici e psicologi e 1 (5,3%) per altre tipologie di autore, gli articoli che vanno a prendere in considerazione tutte le fasi dello screening.
La Tabella 6 illustra i risultati relativi all’incrocio dei dati concernenti il tipo di lettore e il tipo di
studio presente nell’articolo. Per quanto riguarda la categoria “longitudinale” si riscontra una frequenza pari a 8 (44,4%) per i medici, pari a 7 (38,9%) per gli psicologi , pari a 3 (16,7%) per medici
e psicologi e uguale a 0 (0,0%) per altre tipologie di autore. Gli studi trasversali vengono presi in
considerazione da 29 (47,5%) articoli per i medici, 22 (36,1%) articoli per gli psicologi, 7 (11,5%)
articoli per medici e psicologi e 3 (4,9%) per altre tipologie di autore. Infine gli articoli proposti
come review sono: 13 (61,9%) tra i medici, 6 (28,6%) tra gli psicologi, 2 (9,5%) tra medici e psicologi e 0 (0,0%) per altre tipologie di autore.
Tabella 7 – Frequenze relative al paese d’origine degli articoli
USA
Australia
Asia
Europa
Italia
Frequenza
58
8
2
27
5
La Tabella 7 mostra i dati relativi al paese cui gli articoli fanno riferimento. Si riscontra una frequenza pari a 58 (58,0%) per gli USA, pari a 8 (8,0%) per l’Australia, pari a 2 (2,0%) per l’Asia,
pari a 27 (27,0%) per l’Europa e uguale a 5 (5,0%) per l’Italia.
Tabella 8 – Frequenze relative alla tipologia professionale dell’autore degli articoli
Medico
Psicologo
Medico e psicologo
Altro
Frequenza
47
39
10
4
5
La Tabella 8 fa riferimento alle frequenze relative alla tipologia professionale degli autori degli articoli considerati.
Si possono contare: 47 (47,0%) medici, 39 (39,0%) psicologi, 10 (10,0%) medici e psicologi e infine 4 (4,0%) autori appartenenti ad altre tipologie professionali.
Tabella 9 – Frequenze relative alla tipologia professionale del lettore cui gli articoli si rivolgono
Medico
Psicologo
Medico e psicologo
Altro
Frequenza
50
35
12
3
La Tabella 9 indica la tipologia professionale del lettore cui gli articoli si rivolgono.
Si riscontra una frequenza pari a 50 (50,0%) per i medici, pari a 35 (35,0%) per gli psicologi, pari a
12 (12,0%) per medici e psicologi e infine uguale a 3 (3,0%) per altre tipologie professionali.
Tabella 10 – Frequenze relative al tipo di Screening considerato negli articoli
Mammella
CR
Cervice uterina
PSA
altro o non specificato
Frequenza
37
17
4
8
34
La Tabella 10 riporta le frequenze relative al tipo di screening considerato negli articoli.
Si riscontra una frequenza pari a 37 (37,0%) per lo screening alla mammella, pari a 17 (17,0%) per
lo screening relativo al colon retto, pari a 4 per lo screening alla cervice uterina, uguale a 8 (8,0%)
per lo screening alla prostata (PSA) e infine una frequenza pari a 34 relativa ad articoli i quali non
specificano il tipo di screening cui fanno riferimento.
Tabella 11 – Frequenze relative alla fase di Screening considerata negli articoli
Reclutamento
Partecipazione
Conseguenze
Tutte le fasi
Frequenza
43
19
19
19
La Tabella 11 mostra le frequenze relative alla fase dello screening cui gli articoli fanno riferimento.
Si può notare come la maggioranza degli articoli considerino la fase di reclutamento della popolazione bersaglio, con una frequenza pari a 43 (43,0%); la stessa frequenza, pari a 19 (19,0%) viene
riportata per le due fasi successive: partecipazione e conseguenze psicologiche dello screening,
nonché per quegli articoli che prendono in considerazione tutte le fasi dello screening.
Tabella 12 – Frequenze relative al tipo di Popolazione considerata negli articoli
6
Frequenza
85
15
Pop. normale
Pop. specifica
La Tabella 12 riporta le frequenze relative alla popolazione di riferimento degli studi riportati negli
articoli.
Un numero pari a 85 (85,0%) di articoli fa riferimento ad una popolazione normale, mentre il restanti 15 (15,0%) sono relativi ad una popolazione specifica.
Tabella 13 – Frequenze relative al tipo studio utilizzato negli articoli
Frequenza
18
61
21
Longitudinale
Trasversale
Review
La Tabella 13 mostra le frequenze relative al tipo di studio cui fanno riferimento gli articoli.
Si riscontra una frequenza pari a 18 (18,0%) per gli studi longitudinali, una frequenza pari a 61
(61,0%) per gli studi trasversali e infine una frequenza uguale e 21 (21,0%) per le review.
Tabella 14 – Frequenze relative alla validità degli articoli
No
Sì
Frequenza
43
57
La Tabella 14 fa riferimento alle frequenze relativa alla validità degli articoli considerati.
Gli studi non validi risultano essere 43 (43,0%) mentre quelli validi 57 (57,0%).
Analisi dei concetti psicologi presenti negli articoli analizzati
Tabella 15 – Frequenze relative ai concetti psicologici presenti negli articoli (1)
PSICOLOGI
MEDICI
COPING
STRESS/DISTRESS
PAURA
34
1
77
10
3
18
SOSTEGNO
SOCIALE
53
36
RISCHIO
157
166
SELF
EFFICACY
19
36
Il concetto di Coping, riscontrato 34 volte tra gli psicologi e una sola volta tra i medici, indica: “gli
sforzi della persona, sul piano cognitivo e comportamentale, per gestire le richieste interne ed esterne poste da quelle interrelazioni persona ambiente che vengono valutate come eccedenti le risorse
possedute” (Lazarus e Folkman, 1984 in Zani e Cicognani, 2000, 33-34). Vengono distinti due processi di coping: centrato sul problema (finalizzato a gestire e modificare il problema) e centrato sulle emozioni (finalizzato alla gestione della tensione emotiva). La misura in cui la situazione viene
vissuta come stressante varia da individuo a individuo e dipende anche e soprattutto dal possesso di
risorse di coping, che sono proprietà della persona o dell’ambiente.
7
Un altro costrutto presente con maggior frequenza tra gli psicologi piuttosto che tra i medici, è quello di Stress/Distress, con un numero di riferimenti pari rispettivamente a 77 e 10. “Lo stress consiste in una transizione fra la persona e l’ambiente nella quale la situazione è valutata dall’individuo
come eccedente le proprie risorse e tale da mettere in pericolo il suo benessere” (Lazarus e Folkman, 1984 in Zani e Cicognani, 2000, 33-34). Questa definizione descrive lo stress come un processo che include gli stressor e le risposte messe in atto dal soggetto, ma aggiunge la relazione fra la
persona e l’ambiente, fra le richieste e le risorse personali per farvi fronte. Si tratta di un processo
che implica degli aggiustamenti continui chiamati transizioni. In questa prospettiva il soggetto è
considerato un agente attivo che può influenzare l’impatto di un fattore stressante mediante strategie
cognitive, emozionali e comportamentali; qualora queste strategie falliscano si parla di distress, il
cosiddetto stress “nocivo”, il quale si estende lungo un continuum, che va dai più che frequenti sentimenti di vulnerabilità, tristezza e paura sino a problemi che possono diventare disabilitanti, come
la depressione, l’ansia, il panico, l’isolamento sociale e la crisi spirituale.
Al contrario, il concetto di Paura viene riscontrato maggiormente tra i medici, con una frequenza
pari a 18 e meno tra gli psicologi, con una frequenza uguale a 3. Essa fa riferimento ad un’emozione
primaria di difesa, provocata da una situazione di pericolo che può essere reale, anticipata dalla previsione, evocata dal ricordo o prodotta dalla fantasia. La paura è spesso accompagnata da una reazione organica, di cui è responsabile il sistema nervoso autonomo, che prepara l’organismo alla situazione d’emergenza disponendolo, anche se in modo non specifico, all’apprestamento delle difese
che si traducono solitamente in atteggiamenti di lotta e di fuga.
Il Sostegno Sociale è stato definito come l’informazione, proveniente da altri, di essere oggetto di
amore e cure, di essere stimati e apprezzati e di far parte di una rete di comunicazione e di obbligo
reciproco (Cobb, 1976). Esso indica il contenuto funzionale delle relazioni sociali e può essere distinto da altre funzioni nel senso che la sua finalità è sempre quella di aiutare il ricevente. Il sostegno sociale è fornito consapevolmente, cosa che lo distingue dall’influenza sociale esercitata attraverso l’osservazione del comportamento altrui e dai processi del confronto sociale attivati spontaneamente dal ricevente. Come si legge in Tabella 15, il sostegno sociale è un costrutto riscontrato 53
volte tra gli psicologi e 36 volte tra i medici.
C’è poi il Rischio, il quale è presente con una frequenza pari a 157 per gli psicologi e con una frequenza pari a 166 per i medici. Il rischio viene riconosciuto come una fattore centrale nella spiegazione dei comportamenti di salute. Nelle teorie del comportamento di salute ad orientamento cognitivista la percezione del rischio è esaminata come fattore motivazionale che influenza l’adozione di
comportamenti salutari o la cessazione di comportamenti nocivi. Il rischio viene definito in alcuni
casi come prodotto della probabilità circa il sopraggiungere di avvenimenti negativi e del valore attribuito alle loro conseguenze, mentre in altri casi ci si limita alla componente della vulnerabilità
senza includere le stime probabilistiche. Definito percezione di suscettibilità (H.B.M.) o percezione
di vulnerabilità (Teoria della Motivazione a Proteggersi), questo costrutto fa riferimento alla credenza di essere personalmente vulnerabile nei confronti di determinate minacce per la salute.
Il concetto di Self-efficacy fa riferimento all’insieme di credenze di un individuo, riguardo le proprie
capacità di mettere in atto i comportamenti necessari per raggiungere determinati risultati. (Bandura, 2000). Questo costrutto esercita effetti importanti nella salute su almeno due aspetti: nel fronteggiare gli eventi stressanti e nella modificazione dei comportamenti nocivi. Ad un livello di base, le
credenze delle persone nelle proprie capacità di fronteggiare gli eventi stressanti possono attivare i
sistemi biologici che agiscono come mediatori fra la salute e la malattia. Il secondo aspetto in cui la
self-efficay è importante per la salute riguarda l’esercizio del controllo diretto sugli aspetti del comportamento modificabili, in particolare i comportamenti rilevanti per la salute. Essa viene riscontrata 19 volte tra gli psicologi e 36 volte tra i medici.
8
Tabella 16 – Frequenze relative ai concetti psicologici presenti negli articoli (2)
PSICOLOGI
MEDICI
LOCUS OF CONTROL
106
121
SODDISFAZIONE
9
29
BARRIERE
12
48
ANSIA
42
19
DEPRESSIONE
28
9
Il Locus of Control viene riscontrato 106 volte tra gli psicologi e 121 volte tra i medici. L’origine
del costrutto di locus of control è da ricondursi alla teoria dell’apprendimento sociale di Rotter
(1966), nell’abito della quale esso si riferiva all’aspettativa generalizzata circa una relazione fra le
proprie azioni e determinati risultati. Rotter distinse gli orientamenti al controllo interno ed esterno:
gli interni credono che gli eventi siano una conseguenza delle proprie azioni, mentre gli esterni credono che le cause degli eventi riguardino fattori al di fuori del controllo personale, come la fortuna
o il controllo da parte delle persone.
La Soddisfazione può essere definita come il risultato dell’esperienza del paziente con il sistema di
cura della salute; essa dipende da fattori di tipo emotivo, fattori di tipo cognitivo e dal tipo di comunicazione che si istaura tra medico e paziente. La relazione medico-paziente risulta fondamentale,
quindi, per quella che sarà la partecipazione terapeutica e l’adesione del paziente. La Tabella 16 indica una frequenza maggiore nei medici che negli psicologi, rispettivamente pari a 29 e 9.
Anche la variabile Barriere si presenta maggiormente nei medici, precisamente 48 volte, rispetto
agli psicologi, i quali vi fanno riferimento solamente 12 volte. Essa indica i potenziali aspetti negativi di una particolare azione per la salute e può agire come impedimento all’intraprendere il comportamento raccomandato. Un’inconscia analisi, costi/benefici, avviene quando l’individuo soppesa
l’efficacia attesa dell’azione contro la percezione che possa essere costosa, pericolosa (che abbia effetti collaterali negativi o esiti iatrogeni), spiacevole (dolorosa, difficile, disturbante), che sia imbarazzante, che prenda tempo e così via.
L’Ansia, al contrario, si riscontra tra gli psicologi piuttosto che tra i medici, con delle frequenze rispettivamente pari a 42 e 19. Essa rappresenta una condizione di generale attivazione delle risorse
fisiche e mentali del soggetto e contenuta entro certi limiti produce un effetto di ottimizzazione delle prestazioni; se tali limiti vengono superati diventa patologica e compromette l’efficienza funzionale del soggetto.
La Depressione indica un’alterazione del tono dell’umore verso forme di tristezza profonda, con riduzione dell’autostima e bisogno di autopunizione. Quando l’intensità della depressione supera certi
limiti o si presenta in circostanze che non la giustificano diventa di competenza psichiatrica, dove si
distingue una depressione endogena che, come vuole l’aggettivo, nasce dal di dentro senza rinviare
a cause esterne e una depressione reattiva che è patologica solo quando la reazione ad avvenimenti
luttuosi o tristi appare eccessiva. Essa si presenta 28 volte tra gli psicologi e 9 volte tra i medici.
Figura 1 – Frequenze relative ai concetti psicologici presenti negli articoli
180
180
160
160
RISCHIO
RISCHIO
140
140
120
120
LOCUS OF
LOCUS OF
CONTROL
CONTROL
100
100
STRESS/ DISTRESS
80 STRESS/
DISTRESS
80
SOSTEGNO
SOSTEGNO
60
SOCIALE
60
SOCIALE
40 COPING
40 COPING
PAURA
PAURA
20
20
0
0
PSICOLOGI
PSICOLOGI
MEDICI
MEDICI
SELFSELFEFFICACY
EFFICACY
BARRIERE
BARRIERE
ANSIA
ANSIA
DEPRESSIONE
SODDISFAZIONE
DEPRESSIONE
SODDISFAZIONE
9
Relazioni tra i concetti psicologici
I concetti psicologici ricavati dalla revisione dei 100 articoli considerati, sono stati ulteriormente
analizzati; essi sono stati posti in collegamento tra loro, per andare a costituire due visualizzazioni
grafiche relative all’approccio cognitivo del medico e dello psicologo, rispetto allo screening.
Figura 2 – Diagramma radiale relativo alla visione del medico rispetto allo screening
LOCUS
of
CONTROL
RISCHIO
SOSTEGNO
SOCIALE
BARRIERE
Il diagramma riportato in Figura 2 rappresenta lo schema mentale del medico nell’approccio allo
screening. Esso viene definito più esattamente come un diagramma radiale, in quanto utilizzato per
visualizzare le relazioni di un elemento di base. L’elemento di base, in questo caso, è rappresentato
dal Rischio, il quale è presente con un numero di citazioni pari a 166 negli articoli dei medici considerati nel campione (vedi Tabella 15); può quindi essere riconosciuto come un fattore centrale nella
spiegazione dei comportamenti di salute.
Legati al concetto cardine di rischio, sono presenti nel diagramma altri concetti cosiddetti gregari, in
quanto collegati e dipendenti da quello centrale; tali costrutti sono:
− il Locus of Control, il quale indica l’aspettativa generalizzata circa una relazione fra le proprie azioni e determinati risultati;
− le Barriere, le quali possono rappresentare degli impedimenti nell’intraprendere un comportamento raccomandato;
− il Sostegno Sociale, il quale indica un’azione di aiuto o supporto offerta consapevolmente.
È importante sottolineare come i concetti sopra elencati, siano stati opportunamente non numerati,
in quanto equivalenti fra di loro, aventi quindi lo stesso peso.
Da un’analisi globale risulta perciò evidente come i medici, a sostegno dei loro studi utilizzino costrutti piuttosto generici e non specificatamente psicologici.
Ad una disamina più approfondita, si può notare come il rischio e di conseguenza gli altri fattori
gregari siano collegati ad un obiettivo primario nell’ambito dello screening: l’adesione.
10
I dati prodotti dall’incrocio tra le variabili “tipologia professionale degli autori” e “fase dello screening considerata”, indicano come, su un totale di 47 articoli scritti da medici, 26 siano riferibili alla
fase di reclutamento della popolazione bersaglio (vedi Tabella 2); in altre parole, più della metà degli articoli proposti da medici mirano allo studio della migliore strategia attraverso la quale reclutare
la popolazione oggetto di screening ed aumentare quindi i tassi di adesione ai programmi. Il rischio
rappresenta qui una variabile centrale nello schema mentale del medico, in quanto indica il fattore
motivazionale principale ad influenzare l’adozione di comportamenti salutari, in questo caso lo
screening.
Intorno al concetto di rischio, o più precisamente di percezione del rischio, ruotano altre variabili, le
quali possono incentivare o meno questo processo di adesione: le barriere possono ostacolarlo; il
sostegno sociale incoraggiarlo; il locus of control incoraggiarlo oppure ostacolarlo, a seconda
dell’orientamento al controllo intrapreso, il quale può essere interno (gli interni credono che gli eventi siano una conseguenza delle proprie azioni) o esterno (gli esterni credono che le cause degli
eventi riguardino fattori al di fuori del controllo personale).
La visione dello screening da parte del medico risulta essere parziale, in quanto considera in maniera riduttiva importanti fattori psicologici implicati nella fase di reclutamento e in tutte le fasi dello
screening; variabili quali lo Stress/Distress e il Coping, infatti, vengono riportate con una frequenza,
rispettivamente, pari a 10 e 1 tra i medici.
Inoltre la fase relativa alle conseguenze psicologiche dello screening viene esaminata marginalmente, con sole 3 citazioni su un totale di 47 articoli scritti da medici (vedi Tabella 2); sappiamo perfettamente che uno studio che riguardi lo screening oncologico, non può prescindere da quelle che sono le sue conseguenze.
Figura 3 – Organigramma relativo alla visione dello psicologo rispetto allo screening
STRESS –
DISTRESS
COPING
PAURA
SELF-EFFICACY
ANSIA
DEPRESSIONE
SODDISFAZIONE
Il diagramma riportato in Figura 3 rappresenta l’approccio cognitivo dello psicologo allo screening.
Esso viene denominato più precisamente come organigramma e indica uno schema in grado di visualizzare le relazioni gerarchiche tra le variabili considerate. L’elemento di base, in questo caso, è
rappresentato dallo Stress/Distress, il quale è presente con un numero di citazioni pari a 77, negli
articoli degli psicologi considerati nel campione (vedi Tabella 15); può quindi essere riconosciuto
come un fattore primario nell’ambito dello screening.
Questo tipo di gerarchia indica un ordinamento per gradi di una serie di elementi, ognuno dei quali
è subordinato a quello immediatamente superiore. A livello più alto troviamo quindi lo
stress/distress, che indica una transizione, fra il soggetto e l’ambiente, nella quale la situazione è va11
lutata dall’individuo come eccedente le proprie risorse e tale da mettere in pericolo il suo benessere.
Subordinate allo stress/distress abbiamo il Coping, la Paura e la Self-Efficacy, variabili che ne rappresentano una risposta e che risultano avere lo stesso peso nell’organigramma.
Il coping rappresenta una strategia di gestione dello stress, che impegna il soggetto sul piano cognitivo, emotivo e comportamentale; a questo proposito esistono due processi di coping: centrato sul
problema (finalizzato a gestire e modificare il problema) e centrato sulle emozioni (finalizzato alla
riduzione della tensione emotiva). C’è poi la paura, la quale può essere considerata come una risposta difensiva allo stress, in quanto prepara il soggetto a reazioni di lotta o di fuga. Sullo stesso piano
troviamo la self-efficacy, ovvero l’insieme di credenze di un soggetto circa la propria efficacia personale; da questa dipende la capacità di fronteggiare una situazione stressante.
Ad un livello ancora inferiore troviamo poi variabili quali l’Ansia, la Depressione e la Soddisfazione; esse risultano associate, o per meglio dire subordinate, rispettivamente al coping, alla paura e
alla self-efficacy e sono tra di loro equivalenti.
Più in dettaglio si può notare come l’ansia, la quale rappresenta una condizione di generale attivazione delle risorse del soggetto che può ottimizzare o comprometterne l’efficienza, sia dipendente
dalle strategie di coping; la depressione, al contrario, risulta essere subordinata alla paura, in quanto
rappresenta una risposta di fuga da una condizione stressante, una risposta interna caratterizzata da
chiusura e tristezza.
Infine troviamo la soddisfazione, la quale, nel caso dello screening, fa riferimento alla condizione
del paziente nel rapporto con l’efficacia del programma stesso; questa risulta essere collegata sia alla comunicazione medico-paziente che alla self-efficacy, nei termini di una capacità percepita nella
gestione di una situazione stressante, quale è lo screening.
Ad una visione globale, quello che può essere definito come l’organigramma mentale dello psicologo sembra caratterizzato da variabili psicologiche, le quali si collegano con le conseguenze di una
diagnosi di screening e non di certo alla fase di reclutamento della popolazione bersaglio.
Risulta quindi evidente la differenza che esiste tra la visione del medico e quella dello psicologo di
fronte allo screening oncologico, l’uno diretto all’adesione, l’altro indirizzato alla gestione dello
stress; obiettivi, questi, che dovrebbero trovare condivisione all’interno di uno schema complesso e
multidisciplinare.
Modelli teorici di riferimento
Andando oltre il paradigma biomedico, diventa centrale conoscere i modi in cui la salute è costruita
socialmente, indagare le sue rappresentazioni soggettive e sociali, poter intervenire negli stessi processi di costruzione della salute. Questo richiede teorie, metodi adeguati, riflessione critica.
La situazione attuale è caratterizzata dalla diffusione di modelli quasi tutti “derivanti” dalla corrente
a chiaro orientamento sociocognitivo. Questi partono dal presupposto che le determinanti del comportamento sono gli atteggiamenti e le credenze delle persone e appartengono perciò al gruppo dei
modelli valore-aspettativa, secondo cui le decisioni fra linee di azioni diverse si fondano su due tipi
di valutazioni cognitive:
− probabilità soggettiva che una certa azione conduca a un’insieme di risultati;
− valutazione dei risultati dell’azione.
Si assume che gli individui scelgano, tra le varie linee di azione possibili, quella con maggiore probabilità di esito positivo. Le singole teorie costituiscono delle elaborazioni di questo modello di base, nel senso che specificano i tipi di credenze e di atteggiamenti che si presume predicano un particolare insieme di comportamenti; in alcuni casi, incorporano variabili aggiuntive accanto a quelle di
base.
Da un’analisi bibliografica di partenza, i modelli teorici della salute di maggiore rilevanza risultano
essere (vedi Tabella 17):
− Health Belief Model;
− Teoria della Motivazione a Proteggersi;
12
−
−
−
−
Modello della Probabilità di Elaborazione delle Informazioni;
Teoria del Comportamento Pianificato;
Modello Autoregolatorio;
Modello Transteoretico.
Tabella 17 - I Modelli Teorici della Salute
MODELLO
Health
Belief
Model (H.B.M.)
Rosenstock
(1966),
Becker
(1974)
Teoria della
Motivazione a
Proteggersi
Rogers (1983)
Modello
della Probabilità
di
Elaborazione
delle
Informazioni.
Petty &
Cacioppo
(1990)
Teoria
Del
Comportamento
Pianificato.
Fishbein &
Ajzen
(1975).
Modello
Autoregolatorio
Leventhal
(1970).
CARATTERISTICHE
Gli assunti teorici del modello presuppongono che la probabilità che una persona adotti comportamenti sani è il risultato di una valutazione congiunta del grado di minaccia associato ad una malattia
e dei benefici e dei costi dell’azione preventiva. La percezione della minaccia di malattia è influenzata dalla misura in cui il soggetto si sente personalmente vulnerabile o a rischio nei confronti di una
data malattia (percezione di vulnerabilità) e dalle credenze circa la gravità delle conseguenze associate alla malattia (percezione di gravità). Il modello include inoltre altri elementi, come i fattori demografici (es. età e sesso) e socio-psicologici (es. classe sociale), che agiscono come moderatori nella
percezione della minaccia di malattia, e gli elementi induttori, necessari per stimolare un comportamento, la cui origine può essere sia interna che esterna.
La teoria afferma che la motivazione a proteggersi da una malattia è il prodotto della percezione della
gravità della minaccia, della risposta della vulnerabilità personale e dell’efficacia della risposta di coping nel ridurre la minaccia. La versione modificata, poi, include anche la credenza nella propria capacità di far fronte alla situazione (coping response) ed assume che la motivazione ad eseguire la risposta di coping sia influenzata negativamente dai costi di tale risposta e dai potenziali benefici delle
risposte disadattive.
Le assunzioni alla base del modello sono che la motivazione di un individuo a proteggersi da una malattia è massima quando:
a) la minaccia alla salute è grave;
b) l’individuo si sente vulnerabile;
c) la risposta adattiva è giudicata efficace nell’allontanare la minaccia;
d) l’individuo nutre fiducia nelle proprie capacità di riuscire a realizzare la risposta
adatti va;
e) le ricompense al comportamento disadattivo sono limitate;
f) i costi associati alla risposta adattiva sono bassi.
Il modello sostiene che l’influenza di un messaggio è l’esito di una interazione tra fattori relativi al
messaggio e lo stato cognitivo del ricevente.
Gli individui sono motivati a elaborare i messaggi in modo diversificato secondo le convinzioni e gli
interessi preesistenti, le loro capacità intellettuali e la congruenza o la rilevanza dei contenuti.
Se si verificano queste condizioni, l’informazione è elaborata in un percorso detto “centrale” e
l’atteggiamento nuovo è durevole nel tempo.
D’altro canto, l’effetto del messaggio dipenderà da altri fattori più connessi alla “confezione” del
messaggio”, come la credibilità o la piacevolezza della fonte o il rilievo dato alle emozioni nel messaggio; in questo percorso “periferico”, il nuovo atteggiamento risulterebbe transitorio e poco predittivo del comportamento.
La premessa centrale della Teoria del comportamento pianificato, che nella sua prima versione era
stata definita Teoria dell’azione ragionata (1975), è che le decisioni riguardo a comportamenti da adottare si fondino su una valutazione ragionata delle informazioni disponibili e, rispetto ai modelli
precedenti, introduce un altro elemento di mediazione tra credenze/atteggiamenti e comportamento
effettivo, cioè l’intenzione di mettere in atto il comportamento; essa viene definita come il prodotto
degli atteggiamenti nei confronti del comportamento e delle norme soggettive. Entrambi questi fattori
includono delle credenze valutative, contenenti elementi di aspettativa e di valore:
− gli atteggiamenti sono influenzati dalle credenze delle persone riguardo alle conseguenze del
comportamento in questione e dalla valutazione di tali conseguenze;
− le norme soggettive includono, invece, le credenze dell’individuo circa ciò che le altre persone si aspettano da lui, oltre alla motivazione a comportarsi secondo tali aspettative.
Il Modello Autoregolatorio si basa sulla concezione dell’individuo come parte attiva nel processo di
mantenimento del proprio stato di salute. Il soggetto valuta di volta in volta le variabili da cui poter
trarre informazioni sulla propria salute e da queste ricava una rappresentazione mentale
dell’eventuale problema e le emozioni connesse, in modo da mettere in atto un piano strategico di
intervento. La fase finale comprende una verifica sia del comportamento che delle emozioni provate
in modo da potere ovviare e modificare le singole componenti. Questo modello è dinamico; esso po13
Modello
Transteoretico.
Di Clemente &
Prochaska
(1984).
Modello del
Processo
di Adozione di
Precauzioni.
Weinstein
(1988)
Teoria della
Social Cognition
Bandura
(2000).
Cognitive-social
Health
InformationProcessing
(C-SHIP).
Miller (1998).
ne l’individuo in una dimensione attiva e considera la decisione di mettere in atto un comportamento
preventivo come un processo di problem-solving, in cui il soggetto passa attraverso le fasi di rappresentazione, coping e verifica.
Tale modello si focalizza sul processo, suddiviso in cinque fasi, mediante il quale la persona decide
di agire e, per ogni fase, individua il comportamento passato della persona ed i suoi piani d’azione
futuri:
1) Fase precontemplativa:i soggetti non sono consapevoli o interessati alle conseguenze del proprio
comportamento nocivo e quindi non esprimono alcuna intenzione di cambiare nell’immediato futuro.
2) Fase contemplativa: le persone dichiarano di aver pensato di cambiare il comportamento ma senza
assumersi ancora impegni precisi verso una modifica.
3) Fase di preparazione: indica l’intenzione ad agire nel futuro prossimo e la presenza di tentativi di
cambiare il proprio comportamento in passato.
4) Fase dell’azione: processi di liberazione, di rivalutazione di sé, attraverso i quali il soggetto si
convince di essere capace di cambiare e si impegna nel modificare il proprio comportamento per un
certo periodo.
5) Fase di mantenimento: l’azione si mantiene per un tempo superiore.
La progressione da uno stadio all’altro raramente è lineare poiché la maggior parte dei soggetti sperimenta dei fallimenti, ritornando così a fasi precedenti.
Il modello, applicato in particolare alla spiegazione dell’uso di precauzioni nei confronti dell’HIV,
divide l’adozione di precauzioni in 7 fasi distinte.
1. le persone non sono consapevoli del problema di salute;
2. le persone apprendono qualcosa ma non sono ancora impegnate a pensare a fondo al problema;
3. le persone si impegnano a riflettere sul problema e cominciano a pensare a come rispondere;
4. le persone decidono se rispondere o meno;
5. l’intenzione d’agire;
6. l’inizio dell’azione;
7. il mantenimento del comportamento nel tempo.
Un punto di forza del modello è l’identificazione dei fattori che promuovono le transizioni fra le fasi:
1-2: acquisizione di informazioni sul problema;
2-3: percezione di vulnerabilità;
3-4-5: sviluppo di credenze su vulnerabilità, gravità ed efficacia;
5-6-7: presenza di ostacoli e vincoli situazionali.
Questa teoria è basata su un modello causale di lettura dell’azione che include il sistema ambientecontesto, la persona con tutti i suoi elementi fisici, cognitivi ed affettivi e il comportamento-condotta,
secondo un’ottica denominata “determinismo triadico reciproco”.
La spiegazione della condotta può essere articolata tenendo in considerazione i seguenti elementi:
1. Human Agency, principio secondo il quale la mente umana è in grado di reagire a stimoli esterni e biologici, ma anche di agire attivamente nell’ambiente.
2. Perceived Self-efficacy, l’insieme di credenze di un individuo riguardo le proprie capacità di mettere in atto i comportamenti necessari per raggiungere determinati risultati.
3. Moral disengagement, che consiste in una serie di strategie cognitive sociali per svincolarsi dalle norme e dalle responsabilità.
Questo modello descrive due stili principali di processamento delle informazioni legate alla salute:
“monitor” e “blunter”.
I soggetti monitors esplorano ed amplificano le informazioni minacciose legate al rischio. Per motivare questi soggetti è importante fornire loro messaggi che contengano informazioni dettagliate riguardo al rischio per la salute nella loro specifica condizione e fornire strategie per ridurre il rischio e
alleviare l’ansia.
I blunters, al contrario, non ricercano informazioni dettagliate riguardo al rischio per la salute; sono
più portati a seguire le direttive mediche e considerano grosse moli di informazioni come stressanti.
Questi soggetti valutano le procedure di screening in base a come le informazioni sono presentate e
conseguentemente interpretate da loro; per tale ragione i messaggi proposti devono essere brevi e
concisi.
Sulla base della revisione delle 100 griglie considerate nel campione, si è potuto constatare
l’utilizzo di modelli teorici della salute come chiave di lettura dei comportamenti legati allo screening.
Da una prima analisi emerge come l’H.B.M., il Modello Transteoretico, il Modello della Probabilità
di Elaborazione delle Informazioni (E.L.M.) di Petty e Cacioppo e la Teoria del Comportamento
Pianificato (T.C.P.), siano i modelli maggiormente citati nell’ambito della review; rispettivamente
14
per psicologi e medici, il numero di citazioni per ognuno di questi modelli è: 4 e 8 per l’H.B.M., 8 e
3 per il Modello Transteoretico, 4 e 3 per l’E.L.M. e infine 6 e 1 per il T.C.P. È importante sottolineare come questo dato sia in accordo con l’analisi bibliografica presentata inizialmente. Al contrario, modelli quali, la Teoria della Motivazione a Proteggersi e il Modello Autoregolatorio, risultano
essere poco utilizzati; in questo caso abbiamo una frequenza pari a 0 e 2 per Rogers e uguale a 3 e 0
per Leventhal, rispettivamente per psicologi e medici.
Tra gli altri modelli citati nella revisione e nuovi rispetto alla prima analisi, i più utilizzati risultano
essere: la teoria della Social Cognition di Bandura con una frequenza pari a 12 e 4 e il C-SHIP model con una frequenza pari a 8 e 2, rispettivamente per psicologi e medici; a seguire abbiamo poi il
Modello del Processo di Adozione di Precauzioni di Weinstein con una frequenza pari a 2 e 0, rispettivamente per psicologi e medici.
Inoltre, buona parte degli articoli considerati, pur non facendo riferimento ad alcun modello specifico, si accostano alle variabili psicologiche rilevanti per lo screening attraverso un’attenzione mirata
alla Comunicazione Medico-Paziente e alla Comunicazione Persuasiva.
Figura 4 – Frequenze relative ai Modelli Teorici citati negli articoli considerati
Frequenze
FrequenzeModelli
ModelliTeorici
Teorici
MEDICO-PAZIENTE
MEDICO-PAZIENTE
COMUNICAZIONE PERSUASIVA
COMUNICAZIONE PERSUASIVA
C-SHIP
C-SHIP
SOCIAL COGNITION
SOCIAL COGNITION
WEINSTEIN
WEINSTEIN
DI CLEMENTE & PROCHASKA
DI CLEMENTE & PROCHASKA
LEVENTHAL-CAMERUN
LEVENTHAL-CAMERUN
TCP
TCP
ELM
ELM
ROGERS
ROGERS
BECKER-MAINMAN
BECKER-MAINMAN
HBM
HBM
9
9
2
2
0
0
2
1 2
1
3 44
3
3
4
3
4
1
4
1
4
0
2
0
2
22
22
12
12
6
6
PSICOLOGI
PSICOLOGI
MEDICI
MEDICI
4
3 44
3 4
BECKERHBM
BECKER- ROGERS
HBM MAINMAN
ROGERS
MAINMAN
PSICOLOGI
PSICOLOGI
MEDICI
MEDICI
12
12
8
8
3
33
3
1
1
8
8
4
4
2
2
0
0
0
0
6
6
ELM
ELM
4
3
4
3
TCP
TCP
6
1
6
1
LEVENTH
DI
SOCIAL
COMUNIC
LEVENTH
DI WEINSTEI COGNITIO
SOCIAL C-SHIP AZIONE
COMUNICMEDICOALCLEMENT
WEINSTEI
MEDICON
ALCLEMENT
COGNITIO
C-SHIP PERSUAS
AZIONEPAZIENTE
CAMERU
E&
N
N
PAZIENTE
CAMERU
E&
N
PERSUAS
3
8
2
12
8
22
9
3
8
2
12
8
22
9
0
3
0
4
2
6
12
0
3
0
4
2
6
12
La comunicazione medico-paziente viene presa in considerazione soprattutto dai medici, con una
frequenza di citazioni pari a 12. Essa viene definita come il più potente mezzo attraverso il quale è
possibile curare; la comunicazione permette di informare sulla patologia e sulle proposte terapeutiche, sull'importanza della prevenzione primaria e secondaria, sull'andamento delle condizioni di
malattia (oppure di salute) della persona, e di ricevere dai pazienti (o potenziali pazienti) un giudizio sulla capacità dei medici.
Saper comunicare fa parte del bagaglio culturale del medico, a tutti i livelli. Lo sviluppo del consenso informato, la sempre maggiore attenzione ai diritti del malato (e della persona in quanto tale, anche quando è sana) deve spingere la classe medica a una riflessione: è necessario che le grandi acquisizioni scientifiche e cliniche siano spiegate con chiarezza e disponibilità alla popolazione, perchè l’incomprensione, che è il preludio della bassa adesione alle eventuali terapie, venga ridotto al
minimo e non influenzi le scelte critiche dei pazienti.
Risulta altrettanto importante incentivare una comunicazione che abbia come base modelli e teorie
di riferimento e che soprattutto rimandi alle competenze di esperti di questa disciplina, quali possono essere gli psicologi.
15
Gli operatori sanitari hanno bisogno di training e sostegno per soddisfare le necessità di informazione dei pazienti. I punti chiave di questa attività formativa includono: dare una maggiore priorità
all’informazione dei pazienti, saper capire le necessità e le preferenze di questi ultimi e saper fornire
il sostegno necessario per accedere alle informazioni importanti in maniera tale che le comprendano. I pazienti non sono messi nella condizione di esprimere preferenze informate sull’assistenza che
li concerne, di scegliere se essere coinvolti nel processo decisionale o di non prendervi parte, a meno che non siano fornite loro informazioni sufficienti e appropriate; a tal proposito, gli operatori sanitari devono acquisire le competenze utili a far emergere i bisogni dei pazienti riguardo
all’informazione e a capire anche quanto essi desiderino effettivamente essere coinvolti nel processo decisionale.
La comunicazione persuasiva rappresenta una modalità centrale per generare e sostenere
l’influenza sociale, in quanto ha lo scopo di modificare uno stato mentale (credenze, valori, atteggiamenti ecc.) degli altri; essa svolge una funzione basilare per la formazione della rete di rapporti
all’interno di un gruppo, poiché serve a mantenere l’identità di gruppo, a impedire movimenti di
devianza, a influenzare i processi di decisione ecc.
L’efficacia della comunicazione persuasiva consiste nella capacità di ottenere successo presso i destinatari in condizioni di libertà (non di costrizione). In particolare, la persuasione mira a cambiare
gli atteggiamenti, intesi come disposizioni interne e valutazioni generali di un ambito, in grado di
orientare l’azione conseguente. Si tratta di disposizioni apprese dall’esperienza che restano relativamente stabili nel tempo.
La comunicazione persuasiva va a toccare un altro obiettivo dello screening: la capacità di saper gestire in maniera adeguata i messaggi relativi alla salute, incentivando così l’adesione ai programmi
stessi. Questo tipo di comunicazione non può essere utilizzata a prescindere dalle competenze dello
psicologo, in quanto professionista specializzato nella comunicazione e nella rilevazione delle variabili psicologiche che sono alla base dell’adesione stessa.
La psicologia di comunità si pone, in questo senso, come una branca della psicologia interessata a
studiare e intervenire sui problemi psicologici inerenti i programmi sanitari sul territorio. Per progettare ed organizzare campagne di prevenzione è necessario rifarsi alle capacità di uno psicologo
con questa specializzazione, poiché diretto alla comunità; la comunità viene intesa, in tale prospettiva, come utente e committente collettivo ed implica, per questo, una visione ed un’azione psicologica simile a quella che nel mondo produttivo richiede il “mercato”. La comunicazione persuasiva
viene presa in considerazione soprattutto tra gli psicologi con un numero di citazioni pari a 22; ciò
che risulta essere paradossale è che gli psicologi stessi, pur considerando un tipo di comunicazione
così importante, spesso non esaminano modelli teorici di riferimento.
In conclusione si può quindi affermare l’importanza delle teorie della comunicazione e dei modelli
della salute nell’ambito dello screening e soprattutto la necessità che questi vengano utilizzati e gestiti da psicologi esperti. Una delle evidenze di questa revisione è proprio la scarsa utilizzazione di
approcci teorici di riferimento da parte degli psicologi e la cattiva gestione degli stessi approcci da
parte di medici non esperti in comunicazione; nonostante siano presenti numerosi modelli legati alla
salute, infatti, l’uso degli stessi risulta essere basso a confronto con il totale del campione di articoli
considerato nella revisione.
16
Griglie descrittive degli articoli utilizzati nella ricerca
Tipo di
screening
Titolo
Anno Autore
Increasing colorectal cancer screening…
2005
Lipkus I.M, Skinner C.S, Dement J, Pompeii L,
Moser B, Samsa G.P, Ransohoff D.
Colon retto.
2005
Denberg T.D,Wong S, Beattie A.
Non specificato.
2005
Fagerlin A, Zikmund-Fisher B.J, Ubel P.A.
Mammella.
Unwanted control…
2005
Woolf S.H, Krist A.H, Johnson R.E, Stenborg P.S.
Prostata.
Reduction in uptake of PSA tests following decision aids…
2005
Acceptance, motivators, and barriers…
2005
Determinants of the demand for breast
cancer screening…
2005
Patients’ interest in discussing cancer
risk…
2005
Testing a culturally appropriate, theorybased intervention…
2005
Men’s experiences of physical exam and
cancer screening…
2005
Colorectal Cancer Screening…
2006
Analysis of the reasons for accepting or
declining…
2004
Ethics committees in Italy…
2003
Women’s misconceptions about cancer
screening…
How making a risk estimate can change
the feel of that risk…
The Psychological impact of mammographic screening…
The role of cancer worry in cancer
screening…
2005
2005
Patient-professional communication...
2005
Differences in Individual Approaches…
2005
Evas R, Edward A, Brett J, Bradburnc M, Watson
E, Austoker J, Elwyn G.
Tan-Min Chin, Sing-Huang Tan, Siew-Eng Lim,
Philip Iau,Wei-Peng Yong, Seng-Weng Wong,
Soo-Chin Lee.
Keywords
Carpentieri; FOBT; Weinstein; Fattori di rischio;
Longitudinale.
HBM; Decision-making; Fattori culturali; Comunicazione a rischio; Trasversale.
Percezione del rischio; Consenso informato; Trasversale.
Decision making; Comunicazione medico-paziente;
Longitudinale.
Prostata.
Decision-making; Decision aids; Review.
Mammella.
Percezione del rischio; Barriere percepite; Agenti motivanti; Counseling genetico; Rischio familiare; Trasversale.
Lairson D.R, Wenvaw C, Newmark G. R.
Mammella.
Donne veterane; Grossman; Domanda; Trasversale.
Buchanan A.H, Skinner C.S, Rawl S.M, Moser
B.K, Champion V.L, Scott L.L, Strigo T.S, Bastian
L.
Braun K.L, Fong M, Kaanoi M.E, Kamaka M.L,
Gotay C.C.
Mammella,
Percezione del Rischio; Comunicazione MedicoCervice uterina, paziente; Cancer Risk Intake System; (CRIS), ModelColon retto.
lo Transteoretico; Trasversale.
Social Learning Theory; Differenze culturali; Hawaii;
Colon retto.
Trasversale.
Colon retto,
Salute maschile; Comunicazione Medico-paziente;
Prostata, TestiMetodo Qualitativo.
coli.
Popolazione messico-americana, Fattori socioColon retto.
culturali; Locus of Control; Trasversale.
Test genetico; Popolazione Ospedalizzata; Consenso
Mammella.
Informato;
Non specifica- Comitato etico (EC); Soddisfazione; Italia; Ricerca;
to.
Longitudinale.
Dubè C. E, Fuller B. K, Rosen R. K, Fagan M,
O’Donnel J.
Yees-Rios M, Reimann J, Talavera A.C, Ruiz de
Esparza A, Talavera G.A.
Paradiso A, Bruno M, Cicoria O, Digennaro M,
Longo S, Rinaldi M, Schittulli F.
Mosconi P, Apolone G, Cattaneo G, Pomodoro L,
Garattini S.
Brett J, Bankhead C, Henderson B, Watson E, AusMammella.
toker J.
Non specificaHay J.L, Buckley T.R, Ostroff J.S.
to.
Carlson L.E, Feldman-Stewart D, Tishelman C,
Non specifiBrundage M.D
cato.
Lobb E.A, Butow P, Barratt A, Meiser B, Tucker
Mammella.
K.
Ansia; Depressione; Storia Familiare; Review.
Rischio percepito; Modelli teorici; Review.
Feldman-Stewart framework; Comunicazione Medico-paziente; Review.
Rishio familiare; Counseling Genetico; Longitudinale.
17
Basic and Applied Decision Making…
2005
Linking Decision-Making Research…
2005
A Model of Stage of Change…
2006
Avoiding versus seeking…
2005
Information given to women invited for
cervical screening…
2005
Predictors of Nonadherence…
2005
Black-White Differences in Risk Percep2006
tions…
Why Take It If You Don’t Have Any2005
thing?...
Men’s Decision-Making About Predictive
2005
BRCA1/2 Testing…
Cancer and Colorectal Cancer…
2005
Nation Cancer Institute; Decision-making; Giudizio;
Trasversale.
Decision-making; Preferenze; Ricerca Oncologica;
McCaul K.D, Peters E, Nelson W, Stefank M.
Review.
Modello transteoretico; Bandura; Raccomandazioni
Honda K, Gorin S.S.
Colon retto.
Mediche; Colonscopia; Trasversale.
Non specifiJohnson; Wilson; Festinger; Comportamento EviO.Case D, Andrews J.E, Johnson D, Allard S.L.
cato.
tante; Review.
Linee guida; Indagine postale; Staffordshire; Risultati
Duggal H.V, Olowokure B, Castell M, Wardle S.A. Cervice uterina.
del test; Informazioni; Longitudinale.
Denberg T.D, Melhado T.V, Coombes J.M, Beaty
B.L, Barman K, Byers T.E, Marcus A.C, Steiner
Colon retto.
Adherence; Indagine Telefonica; Trasversale.
J.F, Ahnen D.J.
Differenze etniche; percezione del rischio; Donne
Schapira M.M, Haggstrom D.A.
Mammella.
Bianche/Nere; Accuratezza; Pessimismo; Trasversale.
Salant T, Ganschow S, Olopade O.I, Lauderdale
Rischio percepito; Popolazione ad alto rischio; PreMammella.
D.S.
venzione Primaria; Trasversale.
Hallowell N, Arden-Jones A, Eeles R, Foster C,
Test Genetico; Storia Familiare; Influenza sociale;
Prostata.
Lucassen A, Moynihan C, Watson M.
Decision-making; Trasversale.
Nelson W, Stefanek M, Petres E, McCaul K.D.
Non specificato.
Non specificato.
Navkiran K. Shokar, MD, Sally W. Vernon, Susan
C. Weller.
Colon retto.
Differenze etniche; Credenze; HBM; Conoscenze;
Preferenze; Trasversale.
Peer coaching; Decision-making; Consenso Informato; Studio Randomizzato; Medici; Trasversale.
Does ‘peer coaching’ increase GP capacity to promote informed decision making…
2005
Gattellari M, Donnelly N, Taylor N, Meerkin M,
Hirst G and Ward JE.
Prostata.
Differential effect of messages…
2005
Jibaja-Weiss M.L, Volk R.J, Smith Q.W, Holcomb
J.D, Kingery P.
Mammella.
Knowledge, Attitudes and Beliefs…
2005
Canady S.L.
Prostata.
2004
Provenzale D, Gray R.N.
Colon retto.
Colorectal Cancer Screening and Treatment…
Modeling Pathways to Affective Barriers…
Qualitative Assessment of Local Distribution…
Access to communication technologies in
a sample of cancer patients…
2005
2006
2005
Psychosocial aspects of risk communication…
2005
Breast cancer risk perceptions
2005
Modello Transteoretico; Minoranze; Pap-test; Razza
ed etnia; Trasversale.
Conoscenze Atteggiamento e Credenze verso lo
screening; Comunicazione; Review.
Paziente; Review Sistematica.
HBM; Differenze etniche; Popolazione Giapponese;
Barriere affettive; Trasversale.
“Screen for life”; Appalachia; Indagine Telefonica;
Vanderpool RC, Coyne CA.
Colon retto.
Trasversale.
Abdullah M, Theobal D.E, Butler D, Kronke K,
Non specifiTecnologia; Accesso ai servizi; Cliniche urbane e ruPerkins A, Edgerton S, Dugan W.M.Jr.
cato.
rali; Trasversale.
BRCA1/2; Storia familiare; Variabili psico-sociali;
Hopwood P.
Cervice uterina. Counseling genetico; Comunicazione a rischio; Review.
Lipkus I.M, Klein W.M.P, Skinner C,S, Rimer B.K. Mammella.
Cancer risk; Carcer worry; Longitudinale.
Honda K, Gorin S.S.
Colon retto.
18
Offering Patients Colorectal Cancer
Screening…
2005
Segnan N. et all.
Colon retto.
FOBT; Sigmoidoscopia; Adesione; Indagine Postale;
Contatto Diretto; Longitudinale.
Colorectal Cancer Screening…
Improving the Cost-Effectiveness…
1999
Segnan N, Senore C, Andreoni B, Arrigoni A, Bisanti L, Cardelli A, Castiglione G, Crosta C, DiPlacido R, Ferrari A, Ferraris R, Ferrero F, Frecchia
Colon retto.
M, Gasperoni S, Malfitana G, Recchia S, Risio M,
Saracco G, Spandre M, Turco D, Turco P, Zappa
M.
Levin B.
Colon retto.
2000
Atkin W.S, Whynes D.K.
Colon retto.
Costo/efficacia dello screening; Review.
Evaluating the Efficacy of Screening…
1998
Weiss N.S, Cook L.S.
Non specificato.
Ricorrenza; Ricerca oncologica; Review.
2000
Bowen D.J, Helmes A, Powers P, Andersen M.R,
McTiernan A , Burke W, Durfy D.
Mammella.
Modello Autoregolatorio; Intenzioni; Variabili emotive e cognitive; HBM; Trasversale.
2003
Leclerc B.S, Dunnigan L, Coˆte´ H, Zunzunegui
M.V, Hagan L, Morin D.
Non specificato.
Infermieri; Indagine telefonica; Validità; Trasversale.
2003
Cegala D. J.
Randomized Trial of Different Screening
Strategies…
Predicting breast cancer screening intentions…
Callers’ Ability to Understand Advice
Received from a Telephone Health-Line
Service…
Patient communication skills training…
2005
Monitoring Visual Status…
2004
Promoting Mammography…
2000
Mammography Screening Attendance…
2003
Patients and Ambulatory Care Associations…
2004
Future directions in research…
2003
Message framing and mammography
screening…
2002
Selection bias introduced by informed
2003
consent process.
Content of invitations for publicly funded
2006
screening mammography.
Psychosocial Variables, External Barri2003
ers…
Non specificato.
Non specificato.
Sloan F.A, Brown D.S, Carlisle E.S, Picone G.A,
Lee P.P.
Costanza, M.E, Stoddard A.M, Luckmann R, White
Mammella.
M.J, Avrunin J.S, Clemow L.
Denhaerynck K, Lesaffre E, Baele J, Cortebeeck K,
Mammella.
Van Overstraete E, Buntinx F
Non specifiGornick M.E, Eggers P.V, Riley G.F.
cato.
Non specificaDi Matteo M. R.
to.
FOBT; Sigmoidoscopia; Strategie di reclutamento;
Studio Randomizzato; Longitudinale.
Review; Costi e benefici; Ansia;
Abilità communicative; Paziente; Training; Adherence; Comunicazione Medico-paziente; Trasversale.
Diabete mellito; Degenerazione maculare; Compliance; Longitudinale.
Counseling telefonico; Intervento educazionale;
HBM; Bandura; Longitudinale.
Meta-analisi; Invito diretto; Comunicazione Persuasiva.
Diagnosi; Prevenzione; Stadio del tumore; Razza; Istruzione; Comportamento di salute; Longitudinale.
Comunicazione medico-paziente; adherence; Ricerca;
Soddisfazione; Trasversale.
Finney L.J, Iannotti R.J
Mammella.
Persuasione; Adherence; Mammografia; Longitudinale.
Hannover N, Kampmann J.P.
Non specificato.
Consenso informato; Review.
Jorgensen K.J, Gotzsche P.C.
Mammella.
Decision-making; Reclutamento popolazione; Rischi/Benefici dello Screening; Review.
Lauver D.R, Henriques J.B, Carson Bumann M,
Settersten L.
Mammella.
Triandis; Modello Transteoretico; Longitudinale.
19
Comunicazione medico-paziente; Intenzioni e bisogni; Feldman-Stewart; Review.
Teoria della conversione; Petty e Cacioppo; Resistenza; Trasversale.
The communication goals and needs…
2005
Hack T.F, Degner L.F, parker P.A.
Mammella.
Resistance to persuasive messages…
2003
Robin M, Miles Hewstone, and Pearl Y. M.
Non specificato.
Kevin D. McCaul, Ann Dyche Branstetter, Dawn
M. Schroeder Russell E. Glasgow.
Mammella.
Percezione del rischio; Meta-analisi; Preoccupazione;
HBM; Trasversale.
Pamela Williams-Piehota, Judith Pizarro, Tamera
R. Schneider, Linda Mowad, and Peter Salovey.
Mammella.
Persuasione; C-SHIP model; Stile di Coping; Longitudinale.
What Is the Relationship Between Breast
Cancer Risk and Mammography Screen- 1996
ing?...
Matching Health Messages to Monitor–
2005
Blunter Coping Styles…
Adherence by African American Men…
1999
Information about screening…
2001
Effects of mass and interpersonal communication…
Understanding the Results of Medical
Tests…
2006
Myers R.E, Chodak, G.W, Wolf T.A, Burgh D.Y,
Prostata.
McGrory G.T, Marcus S.M, Diehl J.A, Williams M.
Non specifiRaffle A.E.
cato.
Jones, Karyn Ogata; Denham, Bryan E; Springston,
Mammella.
Jeffrey K.
Afro-americani; Istruzione; Bandura; Weinstein; Trasversale.
Decision-making; Autonomia; Etica; Comunicazione
Persuasiva; Trasvarsale.
Comunicazione interpersonale; Mass media; Comportamento di salute; Trasversale.
Comunicazione persuasiva; Promozione della salute;
Decision-making; Gestione del rischio; Trasversale.
Omosessualità maschile; Terapia; Comportamento
psico-sessuale; Testosterone; Trasversale.
Comunicazione; Educazione alla salute; Medicina
preventiva; NCI; Promozione della Salute; Trasversale.
Campagne; Pubblicità; Riviste locali; Promozione
della salute; Review.
1998
Hoffrge U, Kurzenhauser S, Gigerenzer G.
Mammella.
Prostate Cancer and the Gay Male.
2005
Santillo V.M, Lowe F.C.
Prostata.
Narrowing the Digital Divide…
2005
Kreps G.L.
Non specificato.
2005
Martinson B. E; Hindman, D. B.
Mammella.
2005
Drossaert, C H C; Boer, H; Seydel, E R.
Mammella.
Teoria del comportamento pianificato; Variabili Cognitive; Opinione delle donne; Longitudinale.
Recommendations for care related to follow-up of abnormal cancer screening
tests…
2005
Puleo E, Zapka J G, Goins K.V, Yood M.U,
Mouchawr J.M.M, Somkin C, Taplin S.
Mammella.
Self-report; Paziente; Raccomandazioni mediche; Validità; Trasversale.
The eMale: Prostate Cancer…
2005
Broom A.
Prostata.
Message Framing and Pap Test Utilization…
2005
Rivers S.E, Salovey P, Pizarro D.A, Pizarro J,
Schneider T.R.
Mammella.
Posttraumatic Stress Among Women…
2005
Boyer B.A; Cantor R.K
Mammella.
SteeleW.R. Mebane F.Viswanath K, Solomon J.
Mammella.
Lieberman M.A, Goldstein B.A.
Mammella.
Building a health promotion agenda in
local newspapers…
Women's opinions about attending for
breast cancer screening…
News Media Coverage of a Women's
Health Controversy…
Self-help On-line…
2005
Self-help group; Comunicazione Medico-paziente;
Internet; Sostegno Sociale; Esperti; Trsversale.
Fattori di rischio; Comportamento di salute; Pap-test;
Trasversale.
Disturbo post-traumatico da stress; Figlie; Trasversale.
Quotidiani; Televisione; Dibattito; New Media; Review.
Self-help on-line; Benessere psico-sociale; Depressione; Crescita; Trasversale.
20
A Randomized Trial of Breast Cancer
1996
Risk Counseling…
Dispelling the Illusion of Invulnerability…
Factors associated with mammographic
2005
decisions…
A Randomized Controlled Trial Compar2001
ing Three Invitation Strategies
Neglecting the Risks Neglecting the
Risks…
Anxiety levels in women attending a colposcopy clinic…
Psychological Impact of Colorectal Cancer Screening…
Evaluation of the needs and concerns of
partners…
The short-term impact of tailored mammography decision-making interventions…
Predictors of endoscopy in minority
women…
Global Psychosocial Oncology: 2006…
Methods of Assessment of Depression in
Cancer Patients…
Developing and Implementing Screening
Tools…
An Intervention to Improve Communication…
Positioning Psychosocial Screening in the
Forefront of Clinical Oncology Practice…
Affective, Cognitive, and Behavioral Response…
Efforts of Psycho-oncology in Turkey…
Caryn Lerrtian, Schwartz M.D, Miller S.M, Daly
M, Sands C, Rimer B.K.
Sagarin B.J, Cialdini R.B, Rice W.E, Serna S.B.
Kwok C, Cant R, Sullivan G.
Segua J.M, Castells X, Casamitjana M, Macia` F,
Porta M, Katz S.J.
Distress, Coping; Counseling; Studio Randomizzato;
Trasversale.
Non Specifica- Resistenza alla persuasione; Motivazione; Abilità;
to.
Longitudinale.
Chinese-australian woman; Fattori predittivi; InfluenMammella.
za Sociale; Trasversale.
Comunicazione persuasiva; Studio Randomizzato;
Mammella.
Strategie di Reclutamento; Trasversale.
Gollwitzer; Weinstein; Percezione del rischio; DinieNon specifigo; Coping; Locus of Control; Self-efficacy; Ottimicato.
smo Irrealistico; Impotenza Appresa; Review.
Colposcopia; Ansia; Soddisfazione; Studio RandoCervice uterina.
mizzato; Longitudinale.
Mammella.
2003
Sjöberg L.
2004
Walsh J.C, Curtis R, Mylotte M.
2003
Wardle J, Williamson S, Sutton S, Biran A, McCafColon retto.
fery K, Cuzick J, Atkin W.
Sigmoidoscopia; Variabili psicologiche; Studio Longitudinale/Trasversale.
2006
Mireskandari S, Meiser B, Sherman K, Warner B.J,
Mammella.
Andrews L, Tucker K.M.
Ereditarietà; Decion-making; Coping; Processamento
Informazioni; Stress; Ottimismo; Sostegno del Partner; Trasversale.
2001
Rimer B.K, Halabi S, Skinner C.S, Kaplan E.B,
Crawford Y, Samsa G.P, Strigo T.S, Lipkus I.M.
Mammella.
Counseling telefonico; Decision-making; Weinstein;
ELM; Soddisfazione; Longitudinale.
2005
Christie J, Hooper C, Redd W.H, Winkel G, Duhamel K, Itzkowitz S, Jandorf L.
Colon retto.
2006
Holland J.C, Chapman W.E.
2006
Breitbart W.
2006
Dauchy Sa, Poulain Pa, Teller AM.
2006
Fallowfield L, Jenkins V, Langridge C.
2006
Carlson LE, Bultz B, Clifford S, Hilliard F, Groff S.
Non specificato.
Barriere personali, sociali ed economiche; Review.
Andrykowski M, Pavlik EJ.
Cervice uterina.
Di stress; Esitamento; Benessere; Percezione del Rischio; Rassicurazione; Longitudinale.
Ozalp E.
Non specificato.
Distress thermometer; Ansia; Depressione; Turchia;
2006
Non specificato.
Non specificato.
Non specificato.
Non specificato.
Endoscopia; Modello transteoretico; Minoranza; Donne; Trasversale.
Psiconcologia; Stile di Vita; Fattori Psicologici; Dolore; Ansia; Fatigue; Depressione; Delirio; Review.
Depressione; Review.
Distress, Strumenti relativi allo screening; Linee guida; Trasversale.
Comunicazione; Studio Randomizzato; Trasversale.
21
Cancer Patient’s Multiple Needs…
New Directions in Psycho-oncology…
Concurrent Validity of the Distress
Thermometer…
Using Different Screening Modalities to
Assess for Anxiety and Depression…
Could the SPHERE Substitute for the
HADS…
The HAD-S Cut-Off Score In Spanish
Cancer Sample.
2006
Piattelli A, Bosco A, Mastroianni CM, Palazzo
2006
Venkateswaran C, Kumar T.M.
2006
Adams CA, Carter GL, Clover KA.
2006
2006
2006
Non specificato.
Non specificato.
Non specificato.
Chauhan D, Sharpe L, Clarke S, Thewes B, Rickard
Colon retto.
J.
Non specifiClover K, Carter GL, Adams C.
cato.
Non specificaCosta G, Gil F, Salamero M, Sa´nchez N, Sirgo A.
to.
Clements AM, Henderson BJ, Tyndel S, Evans G,
Mammella.
Watson E.
Diagnosed with Breast Cancer…
2006
The Distress-barometer…
2006
Bauwens SMG, Baillon C, Distelmans WKHM,
Theuns P.
The Transtheoretical Model Applies…
2006
Queipo Peirats S, Andreu Vaillo Y, Dura´ Ferrandis
Mammella.
E, Galdn Garrido MJ.
2006
Isermann M, Diegelmann C, Kaiser W, Priebe S.
Mammella.
2006
Ka’opua LSI, Kaluai RK, Meighen P, Mitchske D,
Phosena A.
Mammella.
2006
Merckaert I, Libert Y, Razavi D.
Non specificato.
Assessment of Distress in Breast Cancer
Patients…
Developing Breast Cancer Screening
Education…
Factors Influencing Cancer Patients’ Desire for Psychological Support…
Non specificato.
Intervento multidisciplinare, Holland; Fattori Spirituali, Familiari ed Emotivi; Trasversale.
North Kerala; Intervento psicologico; Abilità Comunicative; Strumenti psico-sociali; Review.
Ansia; Depressione; Distress; DT; HADS; SPHERE;
Trasversale.
Ansia; Depressione; HADS; SPHERE; Trasversale.
HADS; SPHERE; Ansia; Depressione; Trasversale.
HADS; Ansia; Depressione; Trasversale.
Diagnosi; Impatto psicologico; Storia Familiare; Credenze; Trasversale.
Distress-barometer; Comunicazione Medico-paziente;
Popolazione Ospedalizzata; Sostegno; Sostegno Sociale; Trasversale.
Modello transteoretico; Motivazione alla Salute; Controllo Percepito; Pressione Sociale; Trasversale.
Disturbo post-traumatico da stress; BC-PASS; Trasversale.
Donne Hawaiane; Variabili culturali; Talk Story; Trasversale.
Desiderio di sostegno sociale; HADS; Ways of Coping Checklist; Cancer Rehabilitation Evaluation;
Questionario Socio-demografico; Trasversale.
22
Conclusioni
Negli ultimi anni l’offerta riguardante i programmi di prevenzione oncologica si è fatta più articolata e dinamica: gli screening, da semplici metodiche di indagine medica, sono diventati livelli essenziali e complessi di assistenza.
Il buon funzionamento di uno screening dipende dalla qualità tecnica di tutte le discipline coinvolte
e di conseguenza da comunicazione e informazione, le quali ne rappresentano il punto di forza; la
comunicazione è intesa qui come l’insieme delle relazioni e dei flussi informativi che legano i soggetti coinvolti nel programma di screening.
La definizione e la progettazione delle modalità di comunicazione e informazione all’utenza va realizzata dal primo momento di programmazione, con il contributo di uno psicologo esperto in:
− oncologia e screening di prevenzione;
− tecniche di comunicazione.
L’obiettivo di questo lavoro è quello di condurre una revisione critica degli studi sull’efficacia della
comunicazione negli screening attraverso: l’identificazione degli studi, la valutazione metodologica
e la sintesi dei risultati.
Dall’analisi dei cento articoli compresi nel campione considerato, emerge la significativa differenza
esistente la tra visione e l’approccio cognitivo dello psicologo del medico in relazione allo screening: visioni differenti ma complementari che dovrebbero integrarsi per completarsi.
La capacità di saper gestire in maniera adeguata i messaggi relativi alla salute, incentivando così
l’adesione ai programmi, risulta essere di competenza dello psicologo in quanto esperto di comunicazione e dei modelli teorici della salute: tuttavia, una delle evidenze di questa revisione è proprio
la scarsa utilizzazione di approcci teorici di riferimento da parte degli psicologi e la cattiva gestione
degli stessi approcci da parte di medici non esperti in comunicazione; nonostante siano presenti
numerosi modelli legati alla salute, infatti, l’uso degli stessi risulta essere basso a confronto con il
totale del campione di articoli considerato nella revisione.
Gli psicologi, dal canto loro, sembrano occuparsi più delle conseguenze psicologiche dello screening che del problema relativo all’adesione; da questa revisione risulta infatti come le variabili utilizzate dagli psicologi, poste in relazione, producano un organigramma mentale focalizzato alle
conseguenze di una diagnosi di screening piuttosto che alla fase relativa al reclutamento della popolazione bersaglio.
Nel momento in cui risulta evidente il valore della dimensione comunicativa, diventa necessario utilizzarla al meglio ed in tutte le sue potenzialità. Ciò significa progettare, realizzare e verificare i risultati delle iniziative di comunicazione: un processo ciclico, che porta al progressivo miglioramento dell’efficacia e della capillarità dell’informazione.
In tale contesto lo psiconcologo non ha solo il compito di limitare le conseguenze psicopatologiche
nei pazienti oncologici, ma anche quello di partecipare al coordinamento aziendale dei programmi,
di contribuire alla progettazione interdisciplinare del percorso sanitario e infine di individuare il
“bisogno di psicologia” nelle varie fasi.
A tal proposito non si può prescindere dalle competenze della psicologia di comunità, la quale si
basa sullo studio di metodologie che possano migliorare la partecipazione locale e di conseguenza
l’adesione allo screening.
In conclusione, si può sostenere che una comunicazione adeguata (interna ed esterna), all’interno
dei programmi di screening, non può fare a meno degli psicologi che possono e devono lavorare in
sinergia con i medici.
Per quanto riguarda la comunicazione esterna, si fa riferimento a diverse competenze:
− progettazione delle campagne informative;
− organizzazione del centro informativo;
− lettere d’invito;
− comunicazione dei risultati.
La comunicazione interna implica invece:
23
−
−
−
−
−
addestramento del personale sanitario;
accoglienza dell’utenza;
comunicazione verbale/non verbale;
ascolto attivo ed empatia;
facilitazione della comunicazione all’interno di equipe ad ogni livello e tra le equipe dei vari
livelli;
− addestramento del personale di Front Office (addestramento a rispondere a specifiche richieste di chiarimenti e approfondimenti di ogni aspetto che sottende gli Screening, per favorire
una partecipazione ed un consenso realmente informati);
− progettazione multidisciplinare di un counselling informativo di Front Office;
− servizio di consulenza psicologica di persona o telefonica, offerta o su richiesta, per un intervento di primo livello sul controllo dell’ansia relativa all’esame o sulla paura di avvicinarsi al cancro, basato sui principali modelli della salute;
− progettazione/esecuzione di metodologie dirette ed indirette di educazione continua alla salute e acquisizione di consapevolezza corporea;
− studio continuo delle metodologie di riduzione dell’impatto stressante generale dalla prima
accoglienza ai richiami successivi: problemi psicologici individuali legati alla partecipazione
allo screening, dubbio diagnostico, richiamo per sospetto, approfondimenti invasivi o cruenti, comunicazione della diagnosi, sostegno alle terapie, follow up, counselling Æ psicoterapia Æ invio (individuo – gruppo – coppia – famiglia).
Risulta quindi evidente, sulla base di questa revisione, la necessità di puntare ad una dimensione
comunicativa globale, multidisciplinare, efficiente ed efficace, in grado, cioè, di implementare la
partecipazione ai Programmi di Screening; in questo senso la psicologia si pone come una disciplina capace di gestire in maniera adeguata i flussi comunicativi interni ed esterni allo screening, offrendo modelli teorici di riferimento e competenze specifiche.
24
Griglie di lettura complete degli articoli scientifici
Num. Rif. 1
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
“Increasing colorectal cancer screening among individuals in the carpentry trade: test of risk communication interventions”
Abstract:
Background. Individuals in the carpentry trade, due to lifestyle habits and occupational exposures, may be at above-average risk for colorectal cancer (CRC). Based on the literature which suggests that increasing perceived risk motivates behaviour change, we report on the effectiveness of four
risk-communication interventions targeted to increase initial, yearly and repeat fecal occult screening (FOBT) among carpenters (N = 860) over a
3-year period.
Methods. Our 2 . 2 factorial design intervention study varied two dimensions of providing CRC risk factor information: (1) type of risk factor—one
set of interventions emphasized three basic risk factors (age, family history and polyps); the other set emphasized a comprehensive set of risk factors including basic, lifestyle, and occupational factors, and (2) tailoring/not tailoring risk factor information. Participants were provided FOBTs.
Outcomes were the proportion of returned FOBTs.
Results. Varying the amount and intensity of delivering CRC risk factors information affected neither risk perceptions
nor initial, yearly, or repeat screening. However, yearly and repeat screening rates were greater among participants who received interventions addressing comprehensive set of risk factors, especially with increasing age.
Conclusions. Tailoring on several CRC risk factors appears insufficient to increase and sustain elevated perceptions of CRC risks to promote
screening.
Lipkus I.M, Skinner C.S, Dement J, Pompeii L, Moser B, Samsa G.P, Ransohoff D. (2005). Increasing colorectal cancer screening among individuals in the carpentry trade: test of risk communication interventions. Preventive Medicine 40, 489 –501.
Preventive Medicine 40(2005) 489 –501.
Isaac M. Lipkus,, Celette Sugg Skinner, John Dement, Lisa Pompeii, Barry Moser,Gregory P. Samsa, David Ransohoff. USA.
Carpenter, Colorectal cancer, screening.
Carpentieri a rischio per tumore al colon retto.
Lo scopo di questo studio è quello di indagare l’efficacia di quattro interventi di comunicazione del rischio per tumore al colon retto, usati per incentivare l’aumento dello screening per il sangue occulto nelle feci (fobt) a livello iniziale, precoce o ripetuto per un periodo di tre anni.
Dai risultati emerge come i fattori di rischio non vadano ad interagire in maniera sostanziale con lo screening, sia esso iniziale, precoce o ripetuto.
Tuttavia i tassi relativi allo screening precoce e ripetuto sono maggiori tra i partecipanti che hanno ricevuto gli interventi relativi al set comprensivo, in particolar modo con l’aumentare dell’età.
Nello studio non vengono riportati dati esaustivi circa la validità dello stesso.
Nell’articolo viene citata la teoria del processo di adozione di precauzioni di Weistein, la quale divide l’adozione in 7 fasi distinte:
1- le persone sono consapevoli del problema di salute;
2- apprendono qualcosa ma non sono ancora impegnate a pensare a fondo al problema
3- si impegnano a riflettere sul problema e cominciano a pensare a come rispondere
4- decidono se rispondere o meno;
5- intenzione di agire;
6- inizio dell’azione;
7- mantenimento del comportamento nel tempo.
Un punto di forza del modello è l’identificazione dei fattori che promuovono le transizioni fra le fasi.: acquisizione di informazioni, percezione di
vulnerabilità, credenze gravità ed efficacia e presenza di ostacoli e vincoli situazionali
25
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 2
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Le variabili prese in considerazione nello studio riguardano principalmente i fattori di rischio; questi vengono definiti in relazione all’età,alla storia familiare, ai polipi, all’occupazione e allo stile di vita.
In questo studio viene utilizzato un disegno fattoriale due per due, comprendente due dimensioni: 1-tipo di rischio: un set di interventi enfatizza tre
fattori di rischio base,(età, storia familiare e polipi); l’altro set enfatizza fattori di base, occupazionali e relativi allo stile di vita. 2- informazioni
mandate e non mandate circa i fattori di rischio.
I partecipanti vengono stratificati in due gruppi: uno a cui vengono date le informazioni base, l’altro a cui non vengono fornite.
860 carpentieri .
Nell’ambito di questo studio ci si rifà alla prima fase dello screening, ossia il “reclutamento della popolazione bersaglio”:interventi volti ad indurre
la popolazione target a partecipare a programmi di screening. Inoltre facendo qui riferimento all’esame per il sangue occulto nelle feci si va a toccare il primo livello di screening.
Non vengono individuate particolari correlazioni tra le variabili considerate.
Psichiatri.
Psichiatri.
Longitudinale.
“Women’s misconceptions about cancer screening: implications for informed decision-making”
Abstract:
Informed decision-making about cancer screening requires that patients have a correct understanding of a test’s purpose, benefits, and risks. Misconceptions, however, may be common. Semi-structured interviews were carried out and thematically coded using a purposive sample of 24 socioeconomically diverse white, African American, Latino and Chinese American women recruited from general medicine practices and community
settings. Interviews focused on participants ideas related to cancer prevention and screening. Women expressed cancer-related beliefs characterized
by inaccuracies, distortions, and over-simplifications. Many of these beliefs may go unrecognized in clinical settings yet have a profound influence
on risk communication and, therefore, informed decision-making. Effective communication
depends, first, on clinicians and patients sharing an accurate understanding of background concepts such as ‘‘prevention,’’ ‘‘screening,’’ and ‘‘cancer.’’
Denberg T.D,Wong S, Beattie A. (2005). Women’s misconceptions about cancer screening: implications for
informed decision-making. Patient Education and Counseling 57, 280–285.
Patient Education and Counseling 57 (2005) 280–285.
Thomas D. Denberg, Sabrina Wong, Angela Beattie. USA.
Health beliefs; Cultural factors; Cancer screening; Risk communication; Informed decision-making.
Donne afro-americane, latino-americane e cinesi.
Questo studio ha lo scopo di indagare le credenze dei pazienti circa lo screening.
26
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Dai risultati emerge come le donne comprese nel campione esprimano credenze in accurate, distorte e iper-semplificate. Molte di queste credenze
non vengono riconosciute nei setting clinici, sia per quanto riguarda la comunicazione medico-paziente sia per quanto riguarda una presa di decisione informata.
Questo studio è limitato da un campione ristretto localizzato in una singola area geografica, ma può comunque essere considerato valido, in quanto
il tipo di intervista utilizzata, ossia quella faccia a faccia risulta essere la migliore nell’ambito delle ricerche qualitative.
Nell’articolo viene citato un importante autore nell’ambito dei modelli della salute: Becker; a tal proposito si può far riferimento al modello delle
credenze sulla salute, (Rosenstock, Becker e Maiman), il quale nacque per cercare di comprendere perchè le persone non si sottoponevano a test
per la diagnosi precoce di malattie, e per spiegare e prevedere l’adesione alle raccomandazioni preventive. Secondo uesto modello, la probabilità
che una persona adotti comportamenti sani è il risultato di una valutazione congiunta del grado di minaccia associato ad una malattia e dei benefici
e dei costi dell’adozione preventiva. La percezione della minaccia di malattia è influenzata dalla misura in cui il soggetto si sente personalmente
vulnerabile o a rischio nei confronti di una data malattia (percezione di vulnerabilità) e delle credenze circa la gravità delle conseguenze associate
alla malattia (percezione di gravità). Il modello include inoltre altri elementi, come fattori demografici, ( es. età e sesso) e socio psicologici, (es.
classe sociale), che agiscono come moderatori nella percezione della minaccia di malattia, e elementi induttori, necessari per stimolare un comportamento e la ci origine può essere sia interna che esterna. Il modello si è rilevato particolarmente utile per analizzare l’attuazione di comportamenti
preventivi.
Le variabili prese in considerazione nello studio, fanno riferimento a:
-lo screening è indicato come un sintomo della storia familiare;
-mancanza di conoscenza;
-cancro diagnosticato precocemente indica morte precoce;
-credenze negative riguardo al cancro;
-benefici non-scientifici concernenti il cancro.
Questo studio si basa su di un’ intervista semi-strutturata della durata di 60/90 minuti, la quale va ad indagare diversi aspetti: conoscenze, aspettative ed esperienze relative allo screening, rischio percepito rispetto al cancro, interpretazione dei messaggi di screening e fattori che girano intorno
ad una presa di decisione informata.
Nessuno.
24 donne.
Questo studio si rifà ad una tematica essenziale dello screening: l’adesione, ma soprattutto ad un aspetto importante quale è una presa di decisione
informata.
Non è stata identificata nessuna correlazione significativa tra le variabili considerate.
Medici antropologi.
Medici antropologi.
Trasversale.
27
Num. Rif. 3
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
“Making a risk estimate can change the feel of that risk: shifting attitudes toward breast cancer risk in a general public survey”
Abstract:
Counseling women about breast cancer risks has been found to decrease screening compliance. We investigated whether women’s reactions to risk
information are an artefact of requiring women to estimate the risk of breast cancer prior to receiving risk information. Three hundred and fifty-six
women were randomized to either make or not make a risk estimate prior to receiving risk information. Outcome measures were participants’ estimates of the average woman’s breast cancer risk and their emotional response to the risk information. Women overestimated the lifetime risk of
breast cancer (M = 46%). Women who made risk estimates felt more relieved about the risk and perceived the risk as being lower than women who
did not make estimates (p’s < 0.001). Asking people to estimate risks influenced their subsequent perceptions of the risk of breast cancer.
Fagerlin A, Zikmund-Fisher B.J, Ubel P.A. (2005). How making a risk estimate can change the feel of that risk: shifting
attitudes toward breast cancer risk in a general public survey. Patient Education and Counseling 57, 294–299.
Patient Education and Counseling 57 (2005) 294–299.
Angela Fagerlin, Brian J. Zikmund-Fisher, Peter A. Ubel. USA.
Breast cancer; Risk; Informed consent.
Popolazione di donne che devono sottoporsi a screening per tumore alla mammella.
.Lo scopo di questo studio è quello di verificare se le reazioni delle donne alle informazioni concernenti il rischio, rappresentano un artefatto derivante da una stima del rischio precedente alle informazioni.
Dai risultati emerge come le donne tendono a sovrastimare il rischio,(m=46%). Le donne che fanno una stima del rischio percepiscono quest’ ultimo come più basso, rispetto alle donne che non fanno nessuna stima. In conclusione, si può quindi affermare che, chiedere alle persone di stimare il
rischio, influenza la loro conseguente percezione del rischio per tumore alla mammella.
Nello studio non vengono riportati dati esaustivi circa la validità dello stesso.
Nessuna.
L’unica variabile presa in considerazione nello studio è la percezione del rischio per tumore alla mammella e la relativa stima dello stesso; tuttavia
non vengono individuati dei fattori chiave che incidono sullo screening.
Il campione viene suddiviso in due gruppi. Al “gruppo con stima” viene chiesto di stimare il rischio per tumore alla mammella e al “gruppo senza
stima” vengono fornite informazioni riguardanti il rischio. Questa indagine utilizza questionari in lingua inglese, valutati attraverso molteplici indagini statistiche.
Il campione viene distinto in due gruppi: “gruppo con stima e “gruppo senza stima”.
356 donne.
La fase dello screening presa in considerazione è quella del “reclutamento della popolazione bersaglio” e il livello di screening cui si fa riferimento
è il primo, in quanto si rifà allo screening per tumore alla mammella.
Vi è una correlazione significativa tra stima del rischio e rischio del percepito.
Medici.
Medici.
Trasversale.
28
(T=trasversale)
Num. Rif. 4
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
“Unwanted control: how patients in the primary care setting decide about screening for prostate cancer”
Abstract:
Current guidelines recommend shared decision-making to determine whether the prostate-specific antigen (PSA) test should be performed. At a
large family medicine practice in suburban Washington, DC, we administered a sequence of patient and physician surveys to examine the desired
and actual level of patient control over PSA screening decisions and the circumstances in which they occur. Both before and after visits, patients
expressed a preference for a shared approach to the PSA decision, but the actual decision involved a significant shift toward greater patient control.
Almost 25% of patients reported greater decisional control than they desired. Fully 30% of the men who wanted a shared approach made the actual
decision themselves. Patients prefer a shared approach to the PSA decision but report greater personal control when the decision is actually made.
Further research is needed to understand this phenomenon and to better accommodate
patients’ desire for shared decision-making.
Woolf S.H, Krist A.H, Johnson R.E, Stenborg P.S. (2005). Unwanted control: how patients in the primary care setting decide about screening for
prostate cancer. (2005). Patient Education and Counseling 56, 116–124.
Patient Education and Counseling 56 (2005) 116–124.
Steven H. Woolf, Alex H. Krist, Robert E. Johnson, Pamela S. Stenborg. USA.
Shared decision-making; Participatory decision-making; Patient–physician communication; Prostate cancer; Screening.
Popolazione di soggetti che devono sottoporsi a screening PSA.
Questo studio ha lo scopo di esaminare il livello desiderato e attuale di controllo sulla decisone di screening, da parte del paziente, nell’ambito degli antigeni prostata-specifici, (PSA) e la circostanza in cui questa decisione avviene.
Quasi il 25 % dei pazienti riporta un maggiore controllo decisionale, rispetto a quello desiderato. Il 30% degli uomini che ha scelto un approccio
compartecipe, prende una decisione attuale per se stesso.
Lo studio può essere considerato valido in quanto utilizza un disegno di ricerca longitudinale.
La comunicazione gioca un ruolo fondamentale nella relazione medico-paziente e quindi nella partecipazione di questo ultimo al sistema di cura
della propria salute. Nell’articolo non vengono citate teorie di riferimento, tuttavia ci si può rifare al modello affettivo (Korsch), secondo cui la
soddisfazione medica è collegata alle valutazioni relative a tre aspetti del comportamento affettivo del medico, (in questo caso l’infermiere): a) essere amichevole invece che distaccato; b) mostrare di capire i timori del paziente e dei familiari; c) essere dotato di abilità comunicative positive.
Se mancano questi tre elementi il paziente si sente insoddisfatto.
La variabile cui si fa riferimento è il controllo sulle proprie decisioni, ci si pone quindi a livello concettuale, nell’ambito del locus of control;
l’origine del costrutto di controllo ha origine da Rotter, il quale distingue due orientamenti: locus of control interno, con il quale il soggetto crede
che gli eventi siano conseguenza delle proprie azioni; locus of control esterno, con il quale il soggetto crede che le cause degli eventi riguardino
fattori al di fuori del proprio controllo.
I partecipanti sono stati prescelti sulla base di un’indagine telefonica e sono stati successivamente assegnati a tre gruppi differenti per testare
l’efficacia della decisione. Un gruppo indirizzato su di un website con tutto il materiale educativo relativo al PSA screening; un altro gruppo cui
viene inviato un opuscolo con le stesse informazioni del website; e infine un gruppo di controllo senza materiale. A questo punto viene utilizzato un
questionario per i medici ed uno per i pazienti.
I partecipanti vengono suddivisi in tre gruppi: il primo viene indirizzato su di un website con tutto il materiale educativo relativo al PSA screening;
un altro gruppo cui viene inviato un opuscolo con le stesse informazioni del website; e infine un gruppo di controllo senza materiale. A questo punto viene utilizzato un questionario per i medici ed uno per i pazienti.
29
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 5
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
161 pazienti.
Questo studio si rifà ad una tematica essenziale dello screening: l’adesione, ma soprattutto ad un aspetto importante quale è una presa di decisione
informata e il controllo sulla decisione stessa.
Nessuna.
Medici.
Medici.
Longitudinale.
“Reduction in uptake of PSA tests following decision aids: systematic review of current aids and their evaluations”
Abstract:
A man’s decision to have a prostate-specific antigen (PSA) test should be an informed one. We undertook a systematic review to identify and appraise PSA decision aids and evaluations. We searched 15 electronic databases and hand-searched key journals. We also contacted key authors and
organisations. All decision aids and evaluations that discussed PSA were included, with meta-analyses performed on two outcomes from the
evaluations: PSA testing and patient knowledge of PSA and related issues. Seven decision aids and 11 evaluations were included. The metaanalysis showed a significantly reduced probability in PSA testing after a decision aid: 3.5% (95% confidence interval: 0.0 to 7.2%; P = 0.050).
There were significant improvements in knowledge within 2 weeks after a decision aid: 19.5% (95% confidence interval: 14.2 to 24.8%; P <
0.001). The effect on knowledge was less pronounced within 12–18 months after a decision aid: 3.4% (95%confidence interval: 0.7 to 7.4%; P =
0.10). PSA decision aids improve knowledge about PSA testing, at least in the short term. Men given these decision aids seem to be less likely to
have the PSA test.
Evas R, Edward A, Brett J, Bradburnc M, Watson E, Austoker J, Elwyn G. (2005). Reduction in uptake of PSA tests following decision aids: systematic review of current aids and their evaluations. Patient Education and Counseling 58, 13–26.
Patient Education and Counseling 58 (2005) 13–26.
Rhodri Evans, Adrian Edwards, Joanne Brett, Mike Bradburn, Eila Watson, Joan Austoker, Glyn Elwyn. UK.
Nessuna.
Soggetti che devono sottoporsi al test PSA.
Questo studio ha lo scopo di identificare e valutare la presa di decisione relativa allo screening per l’antigene prostata-specifico, (PSA).
La meta-analisi mostra una probabilità significativamente ridotta nel test PSA dopo l’aiuto decisionale: -3,5%. C’è inoltre un significativo aumento
nella conoscenza entro due settimane dall’aiuto decisionale: 19,5%. In conclusione si può affermare che l’aiuto decisionale va a incrementare la
conoscenza e l’uso del test PSA.
Non vengono riportate sufficienti informazioni per stabilire la validità di questo studio.
Nessuna.
L’unica variabile presa in considerazione è l’aiuto decisionale; tuttavia non vengono indagati quelli che sono gli aspetti psicologici relativi alla
correlazione che c’è tra uso del test e aiuto nella presa di decisione.
È stata utilizzata una review di studi ricavati attraverso quindici database elettronici. La meta-analisi comprende due livelli: il testPSA e la cono30
scenza dei pazienti circa il PSA.
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 6
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Nessuna.
18 articoli.
La fase dello screening presa in considerazione è quella del “reclutamento della popolazione bersaglio”, in quanto si fa riferimento alla presa di decisione relativa al test del PSA.
Nessuna
Medici.
Medici.
Review.
“Acceptance, motivators, and barriers in attending breast cancer genetic counseling in Asians”
Abstract:
Aim: Cancer genetic risk assessment clinics represent the primary prevention arm in oncology in identifying high-risk patients for screening and
prevention, but deals with the taboo subject of cancer risk prediction. Low knowledge level and traditional beliefs may pose significant barriers to
its acceptance in Asia. Methods: We conducted a questionnaire survey to evaluate the acceptance of breast cancer genetic counseling. Results:
More than 70% of the 438 respondents indicated interest and perceived potential benefits. Higher education level and use of English were associated with greater acceptance. Learning about cancer risk and cancer detection, helping the family, and the doctor’s recommendation, were important motivators, while misperception that cancer patients could not gain personally, concerns of not understanding the information, cost issues, and
fears of bad news, were important barriers. Conclusions: Singaporean women were receptive to cancer genetics counseling. Education to correct
misperceptions may optimize utilization of a cancer genetics service.
Tan-Min Chin, Sing-Huang Tan, Siew-Eng Lim, Philip Iau,Wei-Peng Yong, Seng-Weng Wong, Soo-Chin Lee. (2005). Acceptance, motivators,
and barriers in attendingbreast cancer genetic counseling in Asians. Cancer Detection and Prevention 29, 412–418.
Cancer Detection and Prevention 29 (2005) 412–418.
Tan-Min Chin, Sing-Huang Tan, Siew-Eng Lim, Philip Iau,Wei-Peng Yong, Seng-Weng Wong, Soo-Chin Lee. Cina.
Cancer genetic counselling; Breast cancer; Barriers; Motivators; Cancer risk; Cancer detection; Self-administered questionaire; Demographics;
Perceived breast cancer risk; Genetic risk assessment; Familiar cancer risk; Predictive testing.
Donne asiatiche.
Lo scopo di questo studio è valutare l’accettazione, le motivazioni e le barriere nell’ambito del counseling per test genetico relativo al cancro alla
mammella, nelle donne asiatiche.
Più del 70%dei soggetti hanno indicato interesse e potenziali benefici percepiti. Un livello D’istruzione più alto e l’uso dell’inglese viene associato
con una maggiore accettazione. Conoscente relative al rischio di tumore, l’aiuto familiare e, le raccomandazioni dei medici sono importanti fattori
motivanti, mentre la non comprensione delle informazioni, I costi, le paure e le brutte notizie costituiscono delle importanti barriere. In conclusione, le donne asiatiche risultano essere recettive a questo tipo di counseling.
Lo studio non presenta dati relativi alla validità.
31
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 7
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Nessuna.
Le variabili prese in considerazione nello studio sono: la percezione del rischio, l’aiuto familiare, le raccomandazioni dei medici, la comprensione
delle informazioni, le paure e le brutte notizie. Queste variabili vengono studiate sulla base della distinzione in: fattori motivanti e fattori barriera
all’uso del counseling.
L’indagine è stata condotta attraverso un questionario che va a valutare il livello di accettazione del counseling relativo al rischio genetico.
Nessuno.
438 soggetti.
La valutazione clinica del rischio genetico rappresenta lo scopo primario della prevenzione nell’ambito dello screening oncologico.
Nessuna.
Medici oncologi.
Medici oncologi.
Trasversale.
“Determinants of the demand for breast cancer screening among women veterans in the United States”
Abstract:
Demand theory has been applied to use of breast exams for cancer prevention, but not since widespread promotion of
mammography screening and managed care. Previous economic analyses may be biased due to inclusion of diagnostic
exams and generally fail to consider perceived risk and time costs. The objective was to identify and measure the effect
of economic, demographic, and behavioural factors that influence the use of mammography screening among US women
veterans aged 50 years and older. Data are from a 2000–2001 national mail survey with telephone follow-up of a
random sample of women veterans. There were a maximum of 3415 respondents aged 50 and over with no history of
breast cancer. Maximum likelihood probit models were used to estimate the effects of the independent variables on the
probability that a woman will have had a mammogram in the past year.
Education, income, insurance, and perceived risk of breast cancer are directly related to use of mammography
screening. Age, smoking, travel and waiting time are inversely related to the likelihood of mammography screening.
Mammography use among women veterans is generally consistent with the theory of the demand for health and
medical care, and also consistent with previous national studies on the demand for breast exams. Findings highlight the
role of perceived risk and non-price barriers to mammography use in the context of widespread insurance coverage for
mammography screening.
Lairson D.R, Wenvaw C, Newmark G. R. (2005). Determinants of the demand for breast cancer screening among women veterans in the United
States. Social Science & Medicine 61, 1608–1617.
Social Science & Medicine 61 (2005) 1608–1617.
David R. Lairson, Wenyaw Chan, Georgina R. Newmark. USA.
32
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 8
Mammography; Demand; Women veterans; Probit.
Donne che devono sottoporsi a screening per tumore alla mammella.
L’obiettivo di questo studio è quello di identificare e misurare gli effetti di fattori economici, demografici e comportamentali che influenzano l’uso
della mammografia tra le donne veterane statunitensi sopra i cinquanta anni.
L’educazione ,il reddito, l’assicurazione e il rischio percepito rispetto al tumore alla mammella sono direttamente correlati all’uso della mammografia; mentre l’età,il fumo ,il viaggio,e il tempo di attesa, sono inversamente correlati all’uso della stessa. L’uso della mammografia tra le donne
veterane è in generale consistente con la teoria della domanda sulla salute e delle cure mediche e inoltre consistenti con i precedenti studi riguardanti la domanda per gli esami della mammella.
Lo studio può essere ritenuto valido in quanto utilizza un disegno di ricerca longitudinale e un campione molto alto di soggetti
Questo studio non concerne nessuna teoria psicologica. Tuttavia l’indagine qui presente prende come riferimento il modello della domanda per la
salute e per le cure mediche di Grossman, il quale si pone come sfondo per la comprensione l’uso individuale della mammografia. In questa prospettiva i servizi per la salute sono una risorsa diretta di utilità e una risorsa indiretta dovuta al suo collegamento con i tempi della salute disponibili.
Le variabili prese in considerazione nello studio, fanno riferimento all’età, al sesso, all’assicurazione, al reddito, al rischio percepito, al fumo, al
tempo d’attesa, al viaggio e all’educazione.
Le elaborazioni si basano su un’ indagine postale e una successiva indagine telefonica relativa al follow-up condotta nel biennio 2000-2001 in relazione alla mammografia.
Nessuno.
3415 donne.
Nell’ambito di questo studio si fa riferimento alla fase di “reclutamento della popolazione bersaglio” e in particolar modo al primo livello di screening all’interno del tumore alla mammella: la mammografia.
L’educazione ,il reddito, l’assicurazione e il rischio percepito rispetto al tumore alla mammella sono direttamente correlati all’uso della mammografia; mentre l’età,il fumo ,il viaggio,e il tempo di attesa, sono inversamente correlati all’uso della stessa.
Medici.
Medici.
Longitudinale.
“Patients’ interest in discussing cancer risk and risk management with primary care physicians”
Abstract:
Little is known about patients’ preferences for discussing cancer risks and risk management with primary care physicians. We sought to determine
whether patients want to discuss such topics and what factors are associated with this interest. Participants (375 patients ages 40–85, of diverse race
and education level) completed a telephone survey prior to scheduled physician visits. Survey included items on perceived health, perceived cancer
risk, education level, and whether participants would like to discuss with a physician their breast, ovarian or colon cancer risk, tamoxifen, cancer
genetic counseling, and colon cancer screening. Greater proportions were interested in discussing risks for each cancer, compared with those who
were not (P<0.0001). More participants were interested in discussing mammograms (80%) and cancer genetic counseling (60%) than tamoxifen
(49%) or colon cancer screening modalities (43–53%). For many topics, poorer
33
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
perceived health was associated with greater interest in future discussion; higher education level was associated with less interest.
Buchanan A.H, Skinner C.S, Rawl S.M, Moser B.K, Champion V.L, Scott L.L, Strigo T.S, Bastian L. (2005). Patients’ interest in discussing cancer
risk and risk management with primary care physicians. Patient Education and Counseling 57, 77–87.
Patient Education and Counseling 57 (2005) 77–87.
Adam H. Buchanan, Celette Sugg Skinner, Susan M. Rawl, Barry K. Moser, Victoria L. Champion, Linda L. Scott, Tara S. Strigo, Lori Bastian.
USA.
Physician–patient communication; Cancer risk; Cancer screening; Chemoprevention; Genetic counseling.
Pazienti nell’ambito delle cure primarie.
Lo scopo di questo studio fa parte di un’indagine sperimentale più grande: il Cancer Risk Intake System, (CRIS), un programma computerizzato
costituitosi per aiutare medici e pazienti nella discussione delle problematiche legate al cancro. Lo studio qui riportato utilizza un’indagine telefonica, precedente all’incontro con il medico; l’indagine include item relativi al rischio percepito, alla salute percepita, al livello d’educazione e se i pazienti vogliono discutere con il medico riguardo l rischio per cancro alla mammella, al colon retto e alle ovaie, al tamoxifene e counseling,e allo
screening per cancro al colon.
Dai risultati emerge che la maggior parte dei partecipanti sono interessati a discutere ogni tipo di cancro rispetto a quelli che non lo sono. Molti
soggetti sono interessati a discutere riguardo alla mammografia, (80%), al counseling genetico, (60%), rispetto al tamoxifene, (49%) e alle modalità
di screening per tumore al colon, (43,53%).
Lo studio ha diversi limiti:
- una delle cliniche considerate, risulta essere differente per quanto riguarda i suoi pazienti; essi differiscono per quel che concerne
l’adesione allo screening e al counseling;
- la fiducia riposta nei self-report compilati dai partecipanti;
- un campione limitato.
Questo studio fa riferimento al modello transteoretico sviluppato da Di Clemente e Prochaska (1982) analizza le fasi di cambiamento da un comportamento ad un altro ritenuto più sano e sottolinea la dimensione temporale e gli aspetti processuali del cambiamento dei comportamenti. Il processo attraverso cui un individuo decide di intraprendere un’azione si sviluppa in cinque fasi:
1- Precontemplazione: il soggetto non sta ancora prendendo in considerazione il bisogno di modificare il proprio comportamento.
2- Contemplazione: il soggetto sente la necessità di modificare il comportamento e ne valuta la possibilità.
3- Preparazione: il soggetto indica l’intenzione di agire nell’immediato futuro e prepara una strategia per attuare il suo progetto di cambiamento.
4- Azione: il soggetto sta effettuando il cambiamento o mette in atto dei primi tentativi per modificare il proprio comportamento.
5- Mantenimento: il soggetto conserva il nuovo comportamento.
Un risultato importante, coinvolto in questa teoria, è quello del bilancio decisionale, misurato attraverso un paragone tra costi e benefici, tra pro e
contro.
Questo modello è risultato essere molto versatile ed applicabile ai diversi problemi connessi con la salute, quali l’adesione a programmi di screening oncologico.
Le variabili prese in considerazione nello studio sono:
- la percezione della propria salute;
- la percezione del rischio;
- l’interesse verso lo screening e il counseling;
- l’uso del tamoxifene;
- il livello d’istruzione.
34
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 9
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Questo studio fa parte di un’indagine sperimentale più grande: il Cancer Risk Intake System, (CRIS), un programma computerizzato costituitosi
per aiutare medici e pazienti nella discussione delle problematiche legate al cancro. Lo studio qui riportato utilizza un’indagine telefonica, precedente all’incontro con il medico; l’indagine include item relativi al rischio percepito, alla salute percepita, al livello di educazione e se i pazienti
vogliono discutere con il medico riguardo al rischio per cancro alla mammella, al colon retto e alle ovaie, tamoxifene e counseling e lo screening
per cancro al colon retto.
Nessuno.
357 soggetti.
Lo studio si rifà a tutte le fasi dello screening relativo al cancro al colon, alla mammella e alle ovaie, in quanto fa riferimento alla comunicazione
medico-paziente.
Una povera percezione della propria salute risulta essere associata all’interesse verso future discussioni; dall’altra parte, un maggiore livello
d’istruzione è associato ad un minore interesse.
Medici.
Medici.
Trasversale.
“Testing a culturally appropriate, theory-based intervention to improbe colorectal cancer screening among Hawaiians”
Abstract
Background. We tested an intervention based on social learning theory (SLT) to improve colorectal cancer (CRC) screening among NativeHawaiians, a group with low CRC screening rates.
Method. Sixteen Hawaiian civic clubs agreed to randomization. Eight control clubs received a culturally targeted presentation, a free FecalOccult
Blood Test (FOBT), and a reminder call. Eight experimental clubs also received culturally targeted education and free testing; but, inline with SLT,
education was delivered by a Native Hawaiian physician and Native Hawaiian CRC survivor, and members received an FOBTdemo, were challenged to involve a family member in screening, and were telephoned multiple times to address change-related emotions andbarriers.
Results. One hundred twenty-one members age 50 and older from 16 clubs participated. At the club level, screening rates were modestlyincreased
in four experimental clubs and six control clubs. Surprisingly, 64% of participants reported being up to date with CRC screening atbaseline. Only
13 individuals (five in experimental arm and eight in the control arm) were screened for the first time through this intervention,increasing the percent screened from 59% to 67% in the experimental group and from 69% to 85% in the control group. Although individualsin the experimental arm
were more likely to rate the intervention as culturally appropriate, both arms realized similar and significant gains inCRC knowledge, attitudes, intent, and self-efficacy.
Conclusions. For Native Hawaiian individuals belonging to a network of civic clubs, an intervention based on SLT delivered by a NativeHawaiian
physician and CRC survivor was less effective at further increasing compliance than was a culturally targeted educational sessiondelivered by a
non-Hawaiian nurse. That CRC screening compliance was high prior to our intervention suggests that we targeted a veryhealth conscious segment
of the Native Hawaiian population. Future work should focus on underserved segments of this indigenous group.
Braun K.L, Fong M, Kaanoi M.E, Kamaka M.L, Gotay C.C. (2005) Testing a culturally appropriate, theory-based intervention to improbe colorectal cancer screening among Hawaiians. Preventive Medicine 40, 619–627.
Preventive Medicine 40 (2005) 619–627
35
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Kathryn L. Braun, Megan Fong, Momi E. Kaanoi, Martina L. Kamaka, Carolyn C. Gotay. USA.
Cultural diversity; Health services research; Mass screening; Pacific Islander Americans; Psychological theory.
Soggetti hawaiani che devono sottoporsi a screening al colon retto.
Lo studio ha lo scopo di implementare lo screening al colon retto tra i nativi hawaiani, nell’ambito della teoria dell’apprendimento sociale.
A livello dei gruppi, i tassi di screening risultano essere leggermente aumentati in quattro gruppi sperimentali e sei di controllo. Inaspettatamente il
64% dei soggetti riporta uno screening a livello di base. Solo 13 individui, (5 nel gruppo sperimentale e 8 nel gruppo di controllo), hanno eseguito
uno screening per la prima volta attraverso l’intervento, aumentando la percentuale di soggetti propensi allo screening, dal 59 al 67% nei gruppi
sperimentali e dal 69 all’85% nei gruppi di controllo. Sebbene gli individui nel braccio sperimentale risultino essere più propensi all’intervento culturale, entrambi i gruppi realizzano guadagni simili nella conoscenza, negli intenti e nella self-efficacy relative al cancro al colon retto.
Lo studio risulta essere valido in quanto prende in considerazione ben otto gruppi di controllo.
Questo studio fa riferimento alla teoria dell’apprendimento sociale, (social learning theory), con la quale i comportamenti umani vengono spiegati
in termini di una continua reciproca interazione tra determinanti cognitive comportamentali e ambientali.
Questo studio prende in considerazione le variabili incluse nella teoria dell’apprendimento sociale:
- aspettative e credenze relative ai risultati delle azioni;
- apprendimento osservazionale;
- capacità comportamentali che comprendono la consapevolezza e le abilità richieste per modificare i comportamenti;
- self-efficacy;
- determinismo reciproco;
- feedback reciproco.
Otto gruppi di controllo ricevono una presentazione a target culturale, un test del sangue occulto delle feci, (FOBT) e una chiamata di rimando. Anche gli otto gruppi sperimentali ricevono lo stesso tipo d’intervento educazionale e un test gratuito ma al contrario dei gruppi di controllo e in linea
con la teoria dell’apprendimento sociale, il programma viene impartito da un medico e un sopravvissuto per tumore al colon retto, entrambi nativi
hawaiani; i membri che ricevono un FOBT, vengono scelti per includere i membri familiari nell’ambito dello screening e sono stati chiamati più
volte per valutare i cambiamenti relativi a emozioni barriere.
Otto gruppi di controllo e otto gruppi di sperimentali, i quali seguono la teoria della social learning.
Non specificato.
Questo studio fa riferimento alla fase di “reclutamento della popolazione bersaglio”, relativa allo screening al colon retto.
Nessuna.
Medici.
Medici.
Trasversale.
36
Num. Rif. 10
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 11
“Men’s experiences of physical exam and cancer screening tests: a qualitative study"
Dubè C. E, Fuller B. K, Rosen R. K, Fagan M, O’Donnel J. (2005). Men’s experiences of physical exam and cancer screening tests: a qualitative
study. Preventive medicine 40 628-635.
Preventive medicine 40 (2005) 628-635.
Catherine E. Dubè, Barbara K. Fuller, Rochelle K. Rosen, Mark Fagan, Joseph O’Donnell. USA.
Men’s health, prostate cancer screening, colorectal cancer screening, testicular exam, qualitative methods.
Uomini che devono sottoposti a screening per tumore ai testicoli, colon retto e prostata.
Questo studio è stato designato per elicitare l’esperienza e la consapevolezza relativa allo screeningper il tumore ai testicoli, alla prostata, e al colon
retto, nell’ambito della cura della salute maschile.
Gli uomini inclusi nello studio risultano preferire dei professionisti in grado intraprendere una comunicazione interpersonale con il paziente. La
mancanza di comunicazione durante gli esami medici è causa di una cattiva esperienza. Ad ogni modo i pazienti esigono maggiore sostegno da parte del personale medico.
Non ci sono informazioni sufficienti per stabilire la validità dello studio.
Non si fa riferimento a nessun tipo di teoria psicologica.
Questo studio fa riferimento ad una variabile importante in relazione allo screening: la comunicazione medico-paziente; è importante quindi incentivare la comprensione delle informazioni da parte del paziente attraverso momenti di discussione e comunicazione con il medico.
53 uomini hanno partecipato ad un focus group: quattro gruppi hanno discusso lo screening per tumore ai testicoli e quattro gruppi di uomini più
anziani hanno discusso lo screening per tumore alla prostata e colon retto.
Nessuno.
53 soggetti.
Nell’ambito di questo studio si fa riferimento alla fase di “reclutamento della popolazione bersaglio”.
Nessuna.
Medici.
Medici.
Trasversale.
“Colorectal Cancer Screening Among Mexican Americans at Community Clinic”
Abstract:
Background: Mexican Americans tend to under-utilize colorectal cancer (CRC) prevention. Yet little is known about sociocultural factors associated with CRC screening. This study assessed predictors of three primary CRC tests among low-income Mexican Americans.
Methods: From May to December 2003, an availability sample of 287 patients, aged 50 to 89 years, who presented for routine care at a community
health center near the U.S.–Mexico border completed surveys on CRC knowledge, awareness, attitudes toward screening, logistic barriers, percep37
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
tions of health, locus of control, acculturation, whether their doctor discussed CRC screening, and sociodemographics. Participants also reported
whether they had ever had a fecal occult blood test, flexible sigmoidoscopy, or colonoscopy. Logistic regression identified predictors of having had
these tests.
Results: Overall, 41% reported having ever had any of the three tests; 34.1% had a fecal occult blood test; 6.6%, flexible sigmoidoscopy; and
11.8%, colonoscopy. Few respondents reported any clear knowledge about CRC, and only 41% said their doctor had ever discussed screening with
them. Yet “doctor discussed screening” was the only consistent
screening predictor across tests. CRC knowledge ( 0.006) and insurance coverage ( 0.009) predicted having had a flexible sigmoidoscopy. Perceptions of general poor health also predicted having had a flexible sigmoidoscopy or a colonoscopy ( 0.04). Being employed marginally predicted whether patient had ever had any of the three tests ( 0.05).
Conclusions: Results show that even those in contact with community medical services exhibit low CRC screening rates. They further suggest that
interventions focused on clinical settings are an important first step toward CRC prevention in this community.
Yees-Rios M, Reimann J, Talavera A.C, Ruiz de Esparza A, Talavera G.A. (2006). Colorectal Cancer Screening Among Mexican Americans at
Community Clinic. Am J Prev Med 2006;30(3):204–210.
Am J Prev Med 2006;30(3):204–210.
Monica Yepes-Rios, Joachim, Reimann, Ana C. Talavera, Antonio Ruiz de Esparza, Gregory A. Talavera. USA-Messico.
Nessuna.
Soggetti che devono sottoporsi a screening per tumore al colon retto.
Questo studio ha lo scopo di valutare i fattori socio-culturali associati con lo screening per tumore al colon-retto.
In generale, il 41% dei partecipanti riporta di aver effettuato un test per il sangue occulto delle feci, (FOBT); il 6,6% una sigmoidoscopia e l’11,8%
una colonscopia. Molti soggetti riportano una buona conoscenza dello screening e solo il 41% dei soggetti asserisce che il suo medico si sia occupato di discutere la prospettiva dello stesso screening. La conoscenzae la copertura assicurativa risultano essere buoni predittori dell’uso della sigmoidoscopia, così come la scarsa percezione della propria salute.
Lo studio può essere ritenuto valido in quanto è uno dei primi ad occuparsi dell’associazione tra popolazione a alto rischio e fattori socio-culturali.
Non si fa riferimento a nessuna particolare teoria psicologia.
Tra le variabili psicologiche considerate abbiamo:
- conoscenza, consapevolezza e atteggiamento verso lo screening;
- percezione della salute;
- locus of control: l’origine del costrutto di controllo ha origine da Rotter, il quale distingue due orientamenti: locus of control interno, con
il quale il soggetto crede che gli eventi siano conseguenza delle proprie azioni; locus of control esterno, con il quale il soggetto crede che
le cause degli eventi riguardino fattori al di fuori del proprio controllo.
- livello culturale
- fattori socio-demografici;
- comunicazione medico-paziente.
I pazienti inclusi nello studio hanno completato un’indagine relativa alla conoscenza, alla consapevolezza, all’atteggiamento verso lo screening,
alle barriere logistiche, alla percezione della salute, al locus of control, al livello culturale, alla comunicazione con il medico e ai fattori sociodemografici. Viene inoltre chiesto di riportare il numero di test relativi alla sigmoidoscopia e alla colonscopia.
Nessuno.
287 soggetti.
38
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 12
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
In questo studio si fa riferimento alla fase di partecipazione ad un test di screening in particolar modo la sigmoidoscopia e la colonscopia.
Vi è una correlazione fra sigmoidoscopia e copertura assicurativa, conoscenza dello screening e scarsa percezione della propria salute.
Medici.
Medici.
Trasversale.
“Analysis of the reasons for accepting or declining participation in genetic research for breast cancer: a hospital-based population study”
Abstract:
The majority of a hospital-based population accepted to participate in a molecular screening project for familial breast cancer, giving their informed
consent to blood sampling. Only 9,5% of patients declined to sign the consent form. Here we report the reason for refusal and we critically review
our methodological approach to obtain consent for a blood test for genetic research in a clinical setting.
Paradiso A, Bruno M, Cicoria O, Digennaro M, Longo S, Rinaldi M, Schittulli F. (2004). Analysis of the reasons for accepting or declining participation in genetic research for breast cancer: a hospital-based population study.
Tumori, 90: 435-436.
Tumori, 90: 435-436, 2004
Angelo Paradiso, Michele Bruno, Onofrio Cicoria, Maria Digennaro, Salvatore Longo, Michele Rinaldi e Francesco Schittulli. Italia.
Breast cancer risk, genetic research, hospital-based population, informed consent.
Popolazione di donne ad alto rischio per tumore al seno di origine familiare.
La maggior parte dei tumori al seno si presentano nei contesti familiari; causa di questi tumori è la mutazione dei geni BRCA1 e BRCA2, la cui
analisi è stata utilizzata per la selezione di soggetti ad alto rischio come candidati per differenti tipi di approccio preventivo. L’intervento si è basato
su una popolazione ospedalizzata che ha accettato di partecipare ad un progetto di screening molecolare per tumore al seno di origine familiare con
il consenso informato al campionamento di sangue. La maggior parte delle pazienti ha dato il proprio consenso mentre una piccola percentuale si è
ritirata. In letteratura poco è stato pubblicato riguardo alle ragioni che spingono le donne a rifiutare la partecipazione ad un programma genetico;
con questo studio si è tentato di fornire tali spiegazioni e di rivedere criticamente l’approccio metodologico utilizzato per ottenere il consenso al
campionamento di sangue all’interno di un setting clinico.
Durante il periodo di studi sono stati iscritte 316 pazienti; 9 (2,8%) sono state escluse dalla seguente analisi perché i medici consideravano le loro
condizioni cliniche insufficienti e trenta pazienti (9,5%) hanno rifiutato di firmare il consenso per varie ragioni. In ogni caso la maggioranza delle
pazienti ospedalizzate hanno deciso di accettare (87,7%). La buona compliance ottenuta può essere dovuta al tipo di comunicazione utilizzata con
le pazienti ma anche, al contrario, ad un consenso non informato. Per quanto riguarda invece le pazienti che non hanno accettato di prendere parte
allo studio sono state riportate diverse percentuali riguardo alle seguenti “ragioni”: una malattia soggettivamente percepita come minore (2,5%),
troppi casi precedenti di campionamento di sangue (2,2%), scarso interesse personale per gli studi sperimentali (1,8%), avversione nel sottoporsi ad
un campionamento di sangue (1,3%), mancanza di comprensione degli scopi della ricerca (0,4%), diffidenza rispetto alla ricerca (0%), inutilità dello studio (0%), varie ragioni (1,3%). In conclusione si può affermare che gli studi che coinvolgono pazienti ospedalizzate accertano un’alta compliance con la ricerca genetica. Ciò che è necessario implementare è la modalità in cui informazioni e consensi vengono richiesti dalle pazienti.
I risultati dello studio non sono comparabili con altri studi simili a causa della popolazione considerata.
39
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Con il test genetico, da un punto di vista psicologico tocchiamo almeno tre elementi fondamentali dell’equilibrio individuale: il sentimento di identità, quello di iscrizione familiare o di appartenenza e la tolleranza nei confronti dell’ansia. La colorazione emotiva di ogni informazione ricevuta è
data dal significato soggettivo che assume: soprattutto da quale esperienza personale e familiare è preceduta e da quale progetto personale o sentimento di identità personale ne verrà trasformato. Il processo del counseling, nel senso di “entrare strategicamente nei meccanismi decisionali del
consultante per aiutarlo a cambiare” fa riferimento alle teorie della comunicazione e in particolar modo alle teorie della comunicazione persuasiva come ad esempio quella di Petty e Cacioppo; gli autori sostengono che un individuo è suscettibile a impegnarsi in un trattamento “centrale”,(via di persuasione in cui avviene una considerazione ponderata dei pro e dei contro delle posizioni implicite in tutti i messaggi e che per questo
produce cambiamenti più duraturi), quanto più è motivato al processo di comunicazione in atto, quanto più possiede capacità di elaborazione e
quanto più le sue risposte cognitive alla ricezione sono estremamente favorevoli o meno. Nel caso della consulenza genetica la disponibilità ad eseguire determinati esami clinici e ad impegnarsi in misure di prevenzione e di controllo sarà determinata dalle caratteristiche delle misure preventive
proposte, dalle aspettative, dalle speranze, dalla capacità di tollerare l’ansia e l’insicurezza; tuttavia la qualità della relazione terapeutica sarà di
fondamentale supporto nel far fronte a questo tipo di problematiche.
Le variabili psicologiche considerate nello studio citato sono quelle relative alle ragioni che portano le pazienti a rifiutare il consenso al test genetico: “una malattia soggettivamente percepita come minore”, la quale fa riferimento alla percezione soggettiva della propria salute; “troppi casi
precedenti di campionamento di sangue”, per cui si potrebbe pensare ad un accumulo di stress; “scarso interesse personale per gli studi sperimentali”; “ avversione nel sottoporsi ad un campionamento di sangue”; “diffidenza rispetto alla ricerca”; “inutilità dello studio”; “mancanza
di comprensione degli scopi della ricerca”, dove per mancanza di comprensione si può far riferimento ad una mancata o “errata” modalità di comunicazione utilizzata nella fase di consulenza genetica da parte dei medici.
Il programma è stato lanciato in Puglia per determinare la prevalenza delle alterazioni germinali dei geni BRCA1 e BRCA2 nella popolazione. Dopo l’approvazione da parte del comitato etico locale tutte le pazienti con una prima di diagnosi di tumore al seno sono state iscritte allo studio dal
Settembre 2002 all’Aprile 2003.
Il giorno precedente all’intervento il medico visitava le pazienti con una diagnosi confermata di tumore al seno nella stanza d’ospedale. Durante la
visita il medico informava brevemente le donne riguardo alle caratteristiche del tumore al seno di origine ereditaria e alla disponibilità della ricerca
genetica di identificare il corso delle mutazioni; poi raccoglievano informazioni sulle caratteristiche cliniche e la storia della famiglia delle pazienti
per classificarle come portatrici o meno di un tumore di origine familiare. In seguito alle pazienti veniva chiesto di firmare un consenso autorizzato
per partecipare alla raccolta di campioni di sangue da analizzare attraverso il programma di ricerca.
Nessuno.
Durante lo studio sono state iscritte 316 pazienti.
Lo studio fa riferimento ad un test genetico di tipo diagnostico in quanto la situazione prevede un soggetto malato che viene sottoposto a trattamento per cercare una qualche alterazione germinale che confermerebbe la presenza di una sindrome ereditaria sospettata, in base alle caratteristiche
cliniche e/o anamnestiche del caso ottenute attraverso la consulenza genetica. Si parla quindi di uno screening di secondo livello.
Risulta essere presente una buona correlazione tra compliance del paziente e comunicazione.
Medici.
Medici.
Trasversale.
40
Num. Rif. 13
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
“Ethics committees in Italy: a survey on a sample of oncologist”
Abstract:
Aims and background: the mission of physicians and the purpose of clinical research may give rise to a conflict between medical ethics and human
rights. All the recommendations, directives and laws regarding experimental interventions require a formal protocol, approval from an ethics committee (EC), and written informed consent from potential participants. In Italy new guidelines on handling submissions to EC were published in
1998. One year later, there was a feeling among people involved in EC activities that the immediate impact of the new rules (ie, decentralization
and emphasis on pharmacological aspects of the studies) was negative. A prospective study was launched to evaluate oncologist’ opinions on Italian EC functioning.
Methods and study design: a questionnaire was administered twice to 110 oncologist involved in two multicenter trials. Nine questions were included regarding the following aspects: presence of an Ec at hospital level, personal experience with an EC, average time required for the evaluation of proposals submitted, and level of satisfaction with important functions of the EC.
Results: responses were received from 93 (first survey) and 69 (second survey) clinicians. In both surveys clinicians reported they were satisfied
with the scientific and ethical aspects of EC functioning but dissatisfied with educational activities and training as well as bureaucratic and clerical
requirements. At the second survey, the mean time required for evaluation after the submission of a study protocol was about 2,4 months and the
level of dissatisfaction was still high for some critical aspects such as bureaucracy (44%) and educational activities and training (64%). Analysis of
the change over time documented small differences (from -8% to +7%) in all aspects evaluated.
Conclusions: despite the limitations of the present study, ie, the small sample size and the intrinsic characteristics of the Italian setting, the findings
add empirical evidence regarding the functioning of the local EC and clinical researchers’ opinions. This experience confirms that empirical studies
on medical ethics are feasible and many produce useful information to facilitate the implementation of EC in the medical and lat community.
Mosconi P, Apolone G, Cattaneo G, Pomodoro L, Garattini S. (2003). Ethics committees in Italy: a survey on a sample of oncologist. Tumori, 89:
189-192,.
Tumori, 89: 189-192, 2003
Paola Mosconi, Giovanni Apolone, Giovanna Cattaneo, Livia Pomodoro e Silvio Garattini. Italia
Ethics committees, Italy, medical ethics, oncology, survey.
Oncologi
Questa indagine si propone di monitorare l’impatto dei cambiamenti legislativi riguardanti il Comitato Etico (EC), riportati e descritti all’interno di
linee guida pubblicate nel 1998. Questi cambiamenti si fondano principalmente sulla decentralizzazione dell’operato dell’EC e sull’enfasi posta agli aspetti farmacologici delle ricerche sottoposte a revisione dai medici.
Lo studio prospettico presentato è stato promosso per valutare, in particolare, le opinioni degli oncologi italiani in merito alla funzionalità dell’EC.
Le valutazioni e i commenti dei medici sono stati descritti usando statistiche descrittive quali media, mediana, deviazione standard e proporzioni.
Osservando i campioni incrociati si può notare come la maggior parte dei medici riporti dei cambiamenti nella composizione dell’EC e sostiene di
aver richiesto una revisione negli ultimi sei mesi; in relazione alla loro esperienza il tempo richiesto per la valutazione del proprio protocollo è di
2,7 mesi e il livello di soddisfazione è molto alto in relazione agli aspetti scientifici, metodologici ed etici e basso per quanto riguarda gli aspetti
burocratici, di segreteria e per gli aspetti legati all’educazione e all’addestramento. Il campione cross-sezionale della seconda indagine mostra un
quadro simile. I rispondenti riportano proporzioni più basse di cambiamenti del loro EC e molti contatti per revisione di protocolli; al contrario il
tempo richiesto per la valutazione è simile, come anche il livello di soddisfazione. Quarantuno medici del campione totale riportano contatti con
l’EC, per questo è possibile analizzare in dettaglio i cambiamenti longitudinali delle loro opinioni riguardanti la funzionalità dell’EC. In generale il
livello di soddisfazione è alto per le domande etiche e le funzioni scientifiche e metodologiche e basse per gli aspetti burocratici, di segreteria e relativi all’educazione e all’addestramento. Un dato interessante è rappresentato inoltre dalla differenza nel tempo di valutazione da parte dell’EC per
41
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
quanto riguarda i protocolli non-farmacologici e farmacologici (il tempo medio richiesto è 3,3 versus 2,3 mesi).
I maggiori limiti di questo studio sono relativi alla piccola taglia del campione che va ad offuscare la procione delle stime e a fattori che riguardano
la validità esterna, la generale applicabilità dello studio ad altri setting. La conseguenza più importante del piccolo campione è l’impossibilità di
compiere qualsiasi inferenza statistica dai commenti e dalle valutazioni dei partecipanti poiché le differenze hanno grandi intervalli di confidenza,
fornendo così imprecisioni sulle stime studiate come valori della popolazione. Tuttavia questa esperienza conferma che gli studi empirici sull’etica
medica sono fattibili e possono produrre informazioni utili per facilitare l’implementazione dell’EC nelle comunità mediche.
Teorie della soddisfazione: La maggior parte degli Autori propone un modello multidimensionale della soddisfazione, anche se l’accordo non va
oltre l’identificazione di un fattore generale accompagnato da un numero diverso (da 2 a 9) di fattori specifici. Altri studiosi hanno invece identificato due fattori chiave, uno, più importante, rappresentato da quello che chiamano il "supportive care", cioè le buone relazioni interpersonali ed uno
rappresentato dalla "behavioural autonomy", il mantenimento, cioè, dell’autonomia comportamentale. Altre ricerche hanno indicato come elementi
fondamentali per la soddisfazione, ora l’ambiente fisico, l’atmosfera, ora le caratteristiche comportamentali e le capacità professionali del personale, ora le caratteristiche dell’intervento, eccetera, variamente articolati tra loro.
In realtà la soddisfazione non è altro che un concetto derivato, soggetto a definizioni diverse in rapporto alle persone ed ai tempi, e le sue determinanti sono multidimensionali e contesto-specifiche.
Variabili psicologiche considerate
Soddisfazione: In questo contesto è necessario prendere in considerazione i significati del termine che si riferiscono alla
"risposta ai bisogni" per cui la "qualità" del Servizio deve essere nell’ottica della conformità ai bisogni dell’utente; dove
per Servizio si intende l’EC e per utente i medici.
Metodo applicato
Lo strumento utilizzato per questo tipo di indagine è un questionario testato su di un campione indipendente di 50 medici nel 1998 ed è stato faxato
a 110 oncologi coinvolti in due prove multi centrate relative a pazienti affetti da tumore al colon coordinati dall’Istituto Mario Negri. Il questionario comprende tre diverse sezioni per un totale di nove domande, le quali richiedono commenti e valutazioni dai rispondenti: informazioni sulla
presenza dell’EC e l’esperienza personale con l’EC (se i medici hanno sottoposto un protocollo di ricerca ad una EC locale), tempo medio di revisione del protocollo di ricerca e infine il livello medio di soddisfazione rispetto all’EC per i seguenti aspetti: burocratici e di segreteria, etici, scientifici e metodologici, aspetti educativi e attività di addestramento. Nella prima indagine i questionari sono stati faxati nel marzo 1999 e una seconda
serie di fax sono stati inviati a chi non ha risposto; infine quelli che non hanno risposto sono stati intervistati telefonicamente; così tra i 110 oncologi, 93 (85%) ha risposto al questionario attraverso un’intervista al telefono. La seconda indagine è stata fatta durante il secondo semestre del 2000
usando gli stessi questionari e il medesimo approccio. A questo punto 69 degli 84 pazienti contattati ha dato risposta; il 63% di questi faceva parte
del campione originale mentre l’82% è stato contattato al secondariamente.
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Nessuno
110 oncologi
Questo tipo di indagine prende in considerazione la fase di redazione di un test di screening, una fase molto importante in cui aspetti come sensibilità, specificità, riproducibilità da una parte e convenienza e accettabilità dall’altra risultano essere rilevanti ai fini della prevenzione secondaria. A
tal proposito il monitoraggio delle funzioni e delle funzionalità della commissione etica attraverso indagini di tipo sperimentale diviene essenziale
per la valutazione di qualsiasi tipo di protocollo.
Associazioni tra variabili numeriche sono state stimate usando coefficienti di correlazione non-parametrici; tuttavia sono state stimate solo deboli
correlazioni (r sotto 0.40) tra il tempo richiesto per la valutazione e il livello di soddisfazione con forti coefficienti nei casi di protocolli nonfarmacologici.
Medici
42
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 14
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Medici
Longitudinale
“THE PSYCHOLOGICAL IMPACT OF MAMMOGRAPHIC SCREENING. A SYSTEMATIC REVIEW”
Abstract:
Concerns have been raised regarding the possible negative psychological impact of the cancer screening programmes offered in the UK. This review aims to assess the extent of and factors associated with the adverse psychological
consequences of mammographic screening. Fifty-four papers from 13 countries were identified, a majority of which
were published after 1990, coinciding more or less with the onset of routine mammographic screening. The results
report that mammographic screening does not appear to create anxiety in women who are given a clear result after a
mammogram and are subsequently placed on routine recall. However, women who have further investigations
following their routine mammogram experience significant anxiety in the short term, and possibly in the long term.
The nature and extent of the further investigation that women are exposed to during mammographic screening
determines the intensity of the psychological impact. Factors associated with the adverse psychological impact of
mammographic screening included: social demographic factors of younger age, lower education, living in urban
areas, manual occupation, and one or no children; cancer screening factors of dissatisfaction with information and
communication during screening process, waiting time between recall letter and recall appointment, pain
experienced during the mammographic screening procedures, and previous false positive result; and cancer worry
factors including fear of cancer and greater perceived risk of breast cancer. Difficulties in measuring the
psychological impact of screening are discussed, and methods of alleviating the negative psychological outcomes are
suggested.
Brett J, Bankhead C, Henderson B, Watson E, Austoker J. (2005). The psychological impact of mammographic screening. A systematic review.
Psycho-Oncology 14: 917–938.
Psycho-Oncology 14: 917–938 (2005).
J. BRETT, C. BANKHEAD, B. HENDERSON, E. WATSON and J. AUSTOKER. UK.
Breast screening; mammography; family history; anxiety; psychological impact.
Articoli riguardanti lo studio di fattori associati alle conseguenze avverse allo screening.
Questo studio ha lo scopo di valutare l’estendersi e i fattori associati con le conseguenze psicologiche avverse della mammografia.
I risultati riportano che la mammografia non sembra creare ansia nelle donne cui è stato dato un responso chiaro dopo lo screening; mentre le donne
sottoposte a ulteriori accertamenti dopo la mammografia, sono esposte ad un’ansia a breve termine e in molti casi a lungo termine. La natura e
l’estendersi di ulteriori investigazioni determina quello che è l’intensità dell’impatto psicologico.
La validità dello studio risulta inficiata dalla molteplicità i dati eterogenei a disposizione.
Nessuna.
Le variabili prese in considerazione in questo studio sono:
- l’ansia;
- l’impatto psicologico avverso allo screening.
43
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 15
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Attraverso una ricerca sui più famosi database, sono stati selezionati un certo numero di studi riguardanti l’impatto psicologico dello screening e in
seguito revisionate.
Nessuno.
54 articoli.
Questo studio fa riferimento all’ultima fase dei programmi di screening: “ le conseguenze psicologiche dello screening”.
I fattori associati con un impatto psicologico avverso della mammografia sono i fattori sono: i fattori socio-demografici legati alle giovane età, un
basso livello d’istruzione, il vivere in un’area urbana, un tipo di lavoro manuale, e uno o nessun bambino; fattori associati all’insoddisfazione relativa alle informazioni e la comunicazione durante lo screening, il tempo d’attesa tra la lettera di richiamo e l’appuntamento, il dolore provato durante le procedure di screening e precedenti diagnosi di falso-positivo; e i fattori di preoccupazione relativa al cancro, tra i quali la paura e il rischio
percepito.
Medici.
Medici.
Review.
“THE ROLE OF CANCER WORRY IN CANCER SCREENING: A THEORETICAL AND EMPIRICAL REVIEW OF THE LITERATURE”
Abstract:
This paper reviews findings regarding the influence of cancer worry on cancer screening behaviors. The role of cancer
worry in motivating cancer screening has been pursued for over 30 years. Recent concerns that high levels of cancer
worry may impede the screening behavior of high-risk individuals have further prioritized this area of research.
Despite heavy attention in the literature, there is currently no theoretical or empirical consensus concerning whether
cancer worry motivates or inhibits cancer screening behaviors. We focus the review on four questions: (1) What is
cancer worry? (2) To what extent are people worried about cancer? (3) What are the predominant theoretical
approaches to understanding the role of cancer worry in cancer screening behaviors? (4) What is the empirical
evidence for the role of cancer worry in cancer screening behaviors? We identify factors that have hampered
theoretical and empirical advancement, including divergent definitions and measurement strategies for cancer worry,
low to moderate levels of cancer worry even among those at high risk, and a reliance on cross-sectional research
designs. The review clarifies the current state of this literature, and proposes future research strategies, including an
expanded emphasis on cancer worry and cancer screening among men and diverse racial/ethnic groups.
Hay J.L, Buckley T.R, Ostroff J.S. (2005).THE ROLE OF CANCER WORRY IN CANCER SCREENING: A THEORETICAL AND EMPIRICAL REVIEW OF THE LITERATURE. Psycho-Oncology 14: 517–534.
Psycho-Oncology 14: 517–534 (2005).
JENNIFER L. HAY, TAMARA R. BUCKLEY and JAMIE S. OSTROFF. USA.
Nessuna.
44
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Nessuna.
Questo studio ha lo scopo di valutare l’influenza della preoccupazione legata al cancro sui comportamenti relazionati allo screening.
Questa review chiarisce lo stato corrente della letteratura legata a questo argomento e propone future strategie di ricerca,inclusa l’espandersi
dell’enfasi relativa alla preoccupazione legata al cancro e allo screening all’interno di diversi gruppi etnici.
Non sono riportate informazioni sufficienti a stabilire la validità di questo studio.
Da una prospettiva teorica la preoccupazione riguardante la malattia ha un forte impatto sui comportamenti di screening. A tal proposito la letteratura propone diversi approcci di riferimento:
- il modello delle credenze sulla salute;
- il cognitive-social health information processing,(C-SHIP),model: questa prospettiva teorica individua i fattori che possono facilitare o inibire
i comportamenti relativi allo screening;questi fattori sono l’ansia,la depressione,la mancanza di speranza,i sentimenti negativi e la rabbia;
-il protection motivation theory, (Robberson e Rogers), e l’extended parallel process model (Witte):questo modello pone una moderata relazione tra il livello di arrousal legato alla paura della malattia e l’efficacia,sostenendo che la paura può portare ad attivare comportamenti protettivi per
la saluta solo quando la self-efficacy e la response-efficacy sono alte.
Le variabili prese in considerazione in questo studio sono:
-preoccupazione legata al cancro:nella letteratura relativa alla prevenzione e al controllo del cancro la definizione di questo costrutto enfatizza le
emozioni e gli affetti piuttosto che gli aspetti cognitivi. Più recentemente la preoccupazione legata al cancro è stata definita come una reazione emotiva alla malattia ed è stata distinta da altri tipi di fattori,quali,il livello di stress,l’ansia e la depressione;
- ansia;
- depressione;
- livello di stress.
Gli autori si sono focalizzati su quattro quesiti:
1- Cos’è la preoccupazione legata al cancro?
2- Qual è l’estendersi di questo fenomeno tra le persone?
3- Quali sono gli approcci teorici predominanti utilizzati per comprendere il ruolo della preoccupazione legata al cancro sui comportamenti di
screening?
4- Qual è l’evidenza empirica di questo fenomeno? Sono stati identificati a questo proposito i fattori che possono incentivare l’avanzamento teorico
ed empirico,incluse le definizioni divergenti e le strategie di misurazione della preoccupazione legata al cancro.
Nessuno.
Nessuna.
Questo studio fa riferimento ad uno dei fattori più importanti legati allo screening: la preoccupazione legata al cancro;pur non potendo collocare
quest’ articolo in una precisa fase dello screening,si può far riferimento alla fase di reclutamento della popolazione bersaglio.
Medici.
Medici.
Review.
45
Num. Rif. 16
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
“PATIENT–PROFESSIONAL COMMUNICATION RESEARCH IN CANCER: AN INTEGRATIVE REVIEW OF RESEARCH
METHODS IN THE CONTEXT OF A CONCEPTUAL FRAMEWORK”
Abstract:
This paper uses the conceptual framework of Feldman-Stewart et al. to organize and review the types of research
methodologies used to investigate various aspects of patient-health care professional communication in the context
of cancer. Research methods employed are classified as either non-experimental or experimental. Non-experimental
designs include naturalistic observational studies (e.g. participant observation, audio- or videotaping of interactions)
and retrospective introspective descriptions (e.g. self-report questionnaires, qualitative interview methods).
Experimental designs often involve interventions aimed at improving communication, such as physician or patient
training, and the use of technology to enhance communication (e.g. audiotapes, computers).
Using the conceptualization of the communication framework description, we argue that the outcome measures
used in these studies address either primary goals, enabling goals, or secondary communication outcomes. Outcomes
that are related to primary goals of the communication exchange include assessing the level of understanding of
information conveyed, aspects of decision making, planning around treatments, or general provision of care.
Outcomes related to enabling goals focus on elements that affect the ability to achieve primary goals. Outcomes
secondary to the communication do not relate directly to what the communication is attempting to achieve. We
conclude by identifying priority areas for further research, such as identifying the goals of both participants,
understanding how particular aspects of the communication process affect their ability to achieve their goals, and
examining the external environment in which communication takes place.
Carlson L.E, Feldman-Stewart D, Tishelman C, Brundage M.D. (2005). PATIENT–PROFESSIONAL COMMUNICATIONRESEARCH IN
CANCER: AN INTEGRATIVE REVIEW OF RESEARCH METHODS IN THE CONTEXT OF A CONCEPTUAL FRAMEWORK. PsychoOncology 14: 812–828.
Psycho-Oncology 14: 812–828 (2005).
LINDA E. CARLSON, DEB FELDMAN-STEWART, CAROL TISHELMAN, MICHAEL D. BRUNDAGE. Canada.
Communication; methodology; cancer; health-care professionals.
Nessuna.
Questo studio ha lo scopo di rivedere ed analizzare, in relazione alla teoria di Feldmal-Stewart, le metodologie di ricerca utilizzate nell’ambito di
studi riguardanti la comunicazione medico-paziente nel contesto del cancro.
I risultati relativi agli obbiettivi primari dello scambio comunicativo includono la valutazione del livello di comprensione delle informazioni, gli
aspetti relativi alla presa di decisione e ai trattamenti di pianificazione. I risultati agli obbiettivi abilitanti sono focalizzati sugli elementi che influenzano l’abilità di aumentare gli obbiettivi primari. Molto c’è da valutare nell’ambito della comunicazione medico-paziente, soprattutto in relazione all’influenza dell’ambiente esterno e del processo comunicativo.
Lo studio può essere ritenuto valido, in quanto avente una teoria di riferimento.
Questa review prende in considerazione la teoria di Feldman-Stewart, la quale si focalizza su cinque componenti della comunicazione. La componente chiave è l’obbiettivo comunicativo, il quale può essere:primario(es. decidere nel corso del trattamento), o abilitante rispetto all’obbiettivo
primario,(es. diminuire dell’ansia, abbastanza per focalizzarsi sulla decisione). Una seconda componente solo i “partecipanti”, (pazienti o medici) e
le loro abilità, credenze, bisogni, valori ed emozioni. Altre componenti sono: il processo comunicativo, l’ambiente e i fattori esterni.
Le variabili prese in considerazione in questo studio sono relative alla comunicazione; in particolar modo si prendono in considerazione aspetti il
livello di stress e le credenze nel contesto del processo comunicativo medico-pziente.
Gli studi presi in considerazione vengono distinti in sperimentali e non-sperimentali e vengono valutati gli aspetti comunicativi relativi alla teoria di
46
Feldman-Stewart.
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 17
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Nessuno.
Nessuna.
Questo studio, facendo riferimento alla comunicazione medico-paziente può essere correlato a tutte le fasi dello screening.
Nessuna.
Medici.
Medici.
Review.
“Differences in Individual Approaches: Communication in the Familial Breast Cancer Consultation and the Effect on Patient Outcomes”
Abstract:
This multicenter study aimed to assess (i) whether individual clinical geneticists and genetic Counsellors vary in their communication skills
and(ii)whet her this variation in communication Impacts on patient out comes, such as anxiety, depression, genetics knowl edge, and satisfaction.
One hundred and fifty women from high-risk breast cancer families attending their first genetic counseling consultation completed pre and postconsultation self-report questionnaires.
The consultations were audiotaped and transcribed verbatim. Univariate analyses showed highly significant differences between individual clinical
geneticists and genetic counselors in: facilitating understanding ( p = 0.001); facilitating active involvement (p = 0.001); facilitating partnership
building ( p = 0.003); addressing emotional concerns ( p = 0.001); and discussing prophylactic mastectomy ( p = 0.017). Multivariate linear regressions showed that this variation in
communication resulted in a greater change in patient’s depression 4 weeks after the counseling session (p = 0.017). These findings suggest clinical
geneticists and genetic counselors have achieved some standardization in communicating information, but showed diversity in their facilitation
skills. Communication skills may be a useful area to explore further in this field.
Lobb E.A, Butow P, Barratt A, Meiser B, Tucker K. (200 ). Differences in Individual Approaches: Communication in the Familial Breast Cancer
Consultation and the Effect on Patient Outcomes. Journal of Genetic Counseling, Vol. 14, No. 1.
Journal of Genetic Counseling, Vol. 14, No. 1, February 2005.
Elizabeth A. Lobb, Phyllis Butow, Alexandra Barratt, Bettina Meiser, and Katherine Tucker. Australia.
Familial breast cancer; differences in genetic counseling; patient outcomes.
Donne che devono sottoporsi a screening per tumore alla mammella.
Questo studio ha lo scopo di valutare se i genetisti clinici e i counselor variano nelle loro abilità comunicative e se questa variazione ha un impatto
sui pazienti in termini di soddisfazione, ansia, depressione e conoscenza del counseling genetico.
Un’analisi univariata mostra come i genetisti clinici e i counselor differiscano in base a diverse caratteristiche: facilitare la comunicazione, facilitare il coinvolgimento attivo, facilitare la costruzione di un’alleanza e indirizzare i pensieri emotivi. Una regressione lineare multivariata mostra che
questa variazione nella comunicazione risulta in un grande cambiamento nel livello di depressione dei pazienti dopo quattro settimane dalla sessio47
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 18
ne di counseling.
Lo studio può essere ritenuto valido in quanto utilizza un disegno longitudinale; tuttavia ha un limite che va ad influenzare le risposte dei pazienti:
l’audioregistrazione.
Non si fa riferimento a nessuna teoria psicologica.
In questo studio vengono prese in considerazione tutte le variabili che concernono la comunicazione medico-paziente:
- rischio oggettivo;
- aspettative del paziente;
- stile di coping: strategie attraverso le quali le persone affrontano le situazioni potenzialmente stressanti, (come nel caso di un imminente
amputazione); secondo Lazarus e Folkman la persona avverte una discrepanza tra le richieste poste dall’esterno e le risorse di cui dispone
per fronteggiarle.
- informazioni e presa di decisione.
- Impatto degli eventi;
- Ansia e depressione;
- Conoscenza rispetto al tumore alla mammella;
- Soddisfazione: può essere definita come il risultato dell’esperienza del paziente con il sistema di cura della salute; essa dipende da fattori
di tipo emotivo, fattori di tipo cognitivo e dal tipo di comunicazione che si istaura tra medico e paziente.
- Grado di coinvolgimento.
Un gruppo di donne ad alto rischio familiare per tumore alla mammella compiono un questionario prima e dopo la consultazione; quest’ultima viene audioregistrata e trascritta verbalmente.
Nessuno.
150 donne.
Lo studio in quanto diretto al counseling, fa riferimento alla prima fase dello screening: il reclutamento della popolazione bersaglio.
Nessuna.
Medici genetisti.
Medici genetisti.
Longitudinale.
“Basic and Applied Decision Making in Cancer Control”
Abstract:
Decision making is fundamental to all aspects of cancer care—prevention, detection, treatment, survivor ship, and end of life—yet researchers and
clinicians have limited knowl edge of the ways in which patients and their health care providers make critical health decisions. Recognizing how
important it is to understand how patients and their providers make potentially life-altering decisions, the National Cancer Institute developed a decision making in cancer control initiative. The goal of this initiative is to enhance understanding of human decision-making processes so that individuals can make more informed and satisfying choices regarding their health. This article describes the multidisciplinary meeting that
48
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 19
provided the scientific foundation for this iniziative.
Nelson W, Stefanek M, Petres E, McCaul K.D. (2005). Basic and Applied Decision Making in Cancer Control. Health Psychology, Vol. 24, No.
4(Suppl.), S3–S8.
Health Psychology 2005, Vol. 24, No. 4(Suppl.), S3–S8.
Wendy Nelson and Michael Stefanek, Ellen Peters, Kevin D. McCaul. USA.
Cancer, decision making, judgment and decision making.
Popolazione.
Lo scopo di questo studio è quello di implementare la comprensione dei processi di presa di decisione umani, così che gli individui possano essere
più informati e soddisfatti rispetto alla loro salute.
Questo incontro ha avuto lo scopo i informare i ricercatori circa le nuove tematiche relative alle scienze comportamentali: il giudizio e la presa di
decisione.
Lo studio non può essere ritenuto valido in quanto non propone dei risultati esaustivi rispetto alla tematica trattata.
In questo articolo si fa riferimento ad una molteplicità di teorie a livello psico-comportamentale; tuttavia vengono unicamente citate nell’ambito del
meeting organizzato da National Cancer Institute e non in associazione con le variabili trattate.
Le variabili prese in considerazione nello studio sono il giudizio e la presa di decisione.
Il National Cancer Institute ha organizzato un meeting di ricercatori esperti nell’ambito della presa di decisione nel controllo del cancro.
Nessuno.
Nessuno.
Non si fa riferimento a nessuna fase dello screening.
Vi è una correlazione tra la presa di decisione e tutti gli aspetti della cura del cancro: prevenzione, detenzione, trattamento e morte.
Psicologi e medici.
Psicologi e medici.
Trasversale.
“Linking Decision-Making Research and Cancer Prevention and Control: Important Themes”
Abstract:
This article describes 6 themes underlying the multiple presentations from the Basic and Applied
Decision Making in Cancer Control meeting, held February 19–20, 2004. The following themes have
important implications for research and practice linking basic decision-making research to cancer
prevention and control: (a) Traditional decision-making theories fail to capture real-world decision
making, (b) decision makers are often unable to predict future preferences, (c) preferences are often
constructed on the spot and thus are influenced by situational cues, (d) decision makers often rely on
49
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 20
feelings rather than beliefs when making a decision, (e) the perspective of the decision maker is critical
in determining preferences, and (f) informed decision making may—or may not—yield the best decisions.
McCaul K.D, Peters E, Nelson W, Stefank M. (2005). Linking Decision-Making Research and Cancer Prevention and Control: Important Themes.
Health Psychology, Vol. 24, No. 4.
Health Psychology 2005, Vol. 24, No. 4.
Kevin D. McCaul, Ellen Peters, Wendy Nelson and Michael Stefanek. USA.
Decision-making themes, decision preferences, cancer research.
Nessuna.
Questo studio descrive sei tematiche relative alle presentazioni prese dal Basic and Applied Decision Making” nel meeting sul controllo del cancro
tenutosi nel febbraio 2004.
Sulla base dell’analisi della presa di decisione nell’ambito dello screening si perviene alle seguenti tematiche:
- le tradizionali teorie sulla presa di decisione falliscono nel ritrarre quello che è il processo reale.
- Chi prende le decisioni non è spesso in grado di prevedere le future preferenze;
- Le preferenze sono costruite;
- Sia le credenze che gli affetti sono importanti;
- Le preferenze sono costruite sulla base del “chi sono”.
Non sono riportate informazioni sufficienti per stabilire quella che è la validità dello studio.
Nessuna.
Nessuna.
Questo studio si propone di esaminare le tematiche relative alla presa di decisione nello screening.
Nessuno.
Nessuna.
La fase dello screening presa in considerazione è quella relativa alla partecipazione ai programmi di screening.
Nessuna.
Psicologi.
Psicologi
Review.
“A Model of Stage of Change to Recommend Colonoscopy Among Urban Primary Care Physicians”
Abstract:
Theory is little used in the prediction of physician cancer screening stage of change. Structural equation modeling was used to evaluate the theo50
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
retical predictors of stage of change to recommend colonoscopy among 235 urban physicians. Constructs from the theory of planned behavior, social– cognitive theory,and the transtheoretical model were systematically tested. As predicted, contextual factors, such as the physicians’ ages, their
race– ethnicities, patient race– ethnicity, and office-related barriers to preventive care were associated with stage of change through self-efficacy,
normative beliefs, and negative behavioral beliefs. The findings demonstrate the relevance of these models to studying the behavior of physicians
and support the development of interventions that are tailored to normative beliefs and specific physician cognitions for colonoscopy recommendation.
Honda K, Gorin S.S. (2006) A Model of Stage of Change to Recommend Colonoscopy Among Urban Primary Care Physicians. Health Psychology
2006, Vol. 25, No. 1, 65–73.
Health Psychology 2006, Vol. 25, No. 1, 65–73.
Keiko Honda and Sherri Sheinfeld Gorin. USA.
Stage of change, colonoscopy screening, physician recommendation, colorectal cancer.
Medici.
Questo studio ha lo scopo di esaminare il ruolo dei costrutti di alcune importanti teorie psicologiche sulle raccomandazioni nello stadio di cambiamento nella colonscopia tra i medici.
In relazione ai modelli psicologici considerati, tutte le variabili, con l’eccezione del controllo percepito, sono associate con lo studio del cambiamento e le raccomandazioni per la colonscopia. Un alto livello di self-efficacy nella modificazione del comportamento dei pazienti è stata associata
con un aumento dello stadio di cambiamento. In ogni caso le credenze dei medici riguardo al grado di controllo che hanno sui propri pazienti non è
predittivo dello stadio di cambiamento.
Lo studio presenta diversi limiti, principalmente relativi al numero di variabili considerate; vengono infatti tralasciati alcuni fattori socio-culturali
importanti.
Questo studio fa riferimento al modello transteoretico sviluppato da Di Clemente e Prochaska (1982), il quale analizza le fasi di cambiamento da
un comportamento ad un altro ritenuto più sano e sottolinea la dimensione temporale e gli aspetti processuali del cambiamento dei comportamenti.
Il processo attraverso cui un individuo decide di intraprendere un’azione si sviluppa in cinque fasi:
6- Precontemplazione: il soggetto non sta ancora prendendo in considerazione il bisogno di modificare il proprio comportamento.
7- Contemplazione: il soggetto sente la necessità di modificare il comportamento e ne valuta la possibilità.
8- Preparazione: il soggetto indica l’intenzione di agire nell’immediato futuro e prepara una strategia per attuare il suo progetto di cambiamento.
9- Azione: il soggetto sta effettuando il cambiamento o mette in atto dei primi tentativi per modificare il proprio comportamento.
10- Mantenimento: il soggetto conserva il nuovo comportamento.
Un risultato importante, coinvolto in questa teoria, è quello del bilancio decisionale, misurato attraverso un paragone tra costi e benefici, tra pro e
contro.
Questo modello è risultato essere molto versatile ed applicabile ai diversi problemi connessi con la salute, quali l’adesione a programmi di screening oncologico.
La teoria del comportamento pianificato di Fishbein e Ajzen sostiene che le decisioni riguardo i comportamenti da adottare si fondino su una valutazione ragionata delle informazioni disponibili; introduce un elemento di mediazione tra credenze/atteggiamenti e comportamento: l’intenzione,
prodotto degli atteggiamenti,(credenze delle persone riguardo alle conseguenze di un comportamento), e dalle norme soggettive, (credenze
dell’individuo circa ciò che le altre persone si aspettano da lui).
L’ultima teoria presa in considerazione è quella della social cognition (Bandura), la quale è basata su un modello causale di lettura dell’azione che
include il sistema ambiente, il contesto, la persona con tutti i suoi elementi fisici, cognitivi ed affettivi, e il comportamento-condotta, secondo
un’ottica denominata “determinismo triadico reciproco”. La spiegazione della condotta può essere articolata tenendo in considerazione i seguenti
51
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 21
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
elementi: human agency, perceived self-efficacy e moral disengagement
Le variabili considerate nello studio fanno riferimento ai principali modelli teorici che esaminano i comportamenti della salute e sono:
- le credenze normative;
- le credenze comportamentali negative;
- il controllo comportamentale;
- la self-efficay: percezione riguardante le proprie capacità relative alla messa in atto di comportamenti di salute, (Bandura).
Vengono utilizzati dei questionari standardizzati che si propongo di valutare le singole variabili prese in considerazione nello studio.
Nessuno.
235 soggetti.
Questo studio prende in considerazione i fattori che possono influenzare l’attuazione dei programmi di screening; a tal proposito si fa riferimento
alla partecipazione della popolazione target: livelli elevati di adesione sono necessari affinché un programma i screening possa essere considerato
efficace.
Medici.
Medici.
Trasversale.
“Avoiding versus seeking: the relationship of information seeking to avoidance, blunting, coping, dissonance, and related concepts”
Abstract:
Question: How have theorists and empirical researchers treated thehuman tendency to avoid discomforting information?
Data Sources: A historical review (1890–2004) of theory literature incommunication and information studies, coupled with searches ofrecent studies on uptake of genetic testing and on coping strategies of
cancer patients, was performed.Study Selection: The authors’ review of the recent literature includedsearches of the MEDLINE, PsychInfo, and
CINAHL databases between1992 and summer of 2004 and selective, manual searches of earlierliterature. Search strategies included the following
subject headings andkey words: MeSH headings: Genetic Screening/psychology, DecisionMaking, Neoplasms/diagnosis/genetics/psychology; CINAHLheadings: Genetic Screening, Genetic Counseling, Anxiety, DecisionMaking, Decision Making/Patient; additional key words: avoidance,
worry, monitoring, blunting, cancer. The ‘‘Related Articles’’ function inMEDLINE was used to perform additional ‘‘citation pearl’’ searching.Main Results: The assumption that individuals actively seekinformation underlies much of psychological theory and communicationpractice, as
well as most models of the information-seeking process.
However, much research has also noted that sometimes people avoidinformation, if paying attention to it will cause mental discomfort ordissonance. Cancer information in general and genetic screening forcancer in particular are discussed as examples to illustrate this pattern.Conclusion:
That some patients avoid knowledge of imminent diseasemakes avoidance behavior an important area for social andpsychological research, particularly with regard to genetic testing.
O.Case D, Andrews J.E, Johnson D, Allard S.L. Avoiding versus seeking: the relationship of information seeking to avoidance, blunting, coping,
dissonance, and related concepts. J Med Libr Assoc 93(3).
J Med Libr Assoc 93(3) July 2005.
52
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
O.Case D, Andrews J.E, Johnson D, Allard S.L. USA.
Nessuna.
Letteratura riguardante la comunicazione nell’ambito dello screening.
Lo scopo di questo studio è quello di rivedere la letteratura relativa alla comunicazione e all’informazione.
L’assunto secondo il quale gli individui cercano attivamente informazioni è parte della maggior parte delle teorie della comunicazione, psicologiche e dei modelli del processo di ricerca di informazioni. In ogni caso, molte ricerche hanno notato che a volte le persone evitano le informazioni se
queste sono dissonanti con il proprio stato mentale. Quest’area di studi risulta essere importante nell’ambito dello screening oncologico.
Non vi sono informazioni sufficienti per stabilire la validità dello studio.
In questo studio vengono presi in considerazione diversi modelli teorici, tra i quali ritroviamo il modello comprensivo della ricerca di informazioni di Johnson, il quale contiene sette fattori distinti in tre differenti aree. La prima area fa riferimento ai fattori antecedenti, i quali comprendono
quattro variabili: i fattori demografici e l’esperienza diretta sono categorizzati come background, abbiamo poi la salvezza e le credenze, le quali sono racchiuse invece nell’ambito della rilevanza personal che rappresenta il più grande fattore motivante alla ricerca d’informazioni. La seconda area comprende invece i fattori vettori-informazioni , i quali concernono le caratteristiche e l’uso dei canali relativi alle informazioni. L’ultimo ordine di fattori riguarda l’azione rivolta alla ricerca d’informazioni; a tal proposito risulta difficile se non impossibile sapere se un’azione è frutto di
un’acquisizione attiva o passiva delle informazioni.
Abbiamo poi il modello comportamento-informazione di Wilson comprende diverse teorie che spiegano il bisogno di cercare certe informazioni
e non altre, (la teoria dello stress/coping), perché certi tipi di ricerca di informazione siano più usati di altri, (teoria del rischio/ricompensa), e perché le persone perseguono o meno uno scopo basato sulla propria efficacia, (teoria dell’apprendimento sociale). Un concetto importante in questa
teoria è quello di “meccanismi attivanti”, i quali vengono considerati come agenti motivanti. Questi sono elicitati da variabili intervenienti, quali: le
predisposizioni psicologiche, il background demografico, fattori relativi al ruolo sociale, variabili ambientali e caratteristiche della ricerca.
L’ultimo modello considerato nello studio è quello della teoria della dissonanza cognitiva di Festinger (…).
Tra le variabili psicologiche considerate abbiamo:
- la sef-efficacy: percezione riguardante le proprie capacità relative alla messa in atto di comportamenti di salute.
- le risorse di coping: strategie attraverso le quali le persone affrontano le situazioni potenzialmente stressanti, (come nel caso di un imminente
amputazione); secondo Lazarus e Folkman la persona avverte una discrepanza tra le richieste poste dall’esterno e le risorse di cui dispone per fronteggiarle
- lo stress
- l ’ansia.
Il metodo utilizzato è quello della review.
Nessuno.
Non specificato.
Lo studio fa riferimento alla fase dello screening relativa alle conseguenze psicologiche dello stesso.
Nessuna.
Psicologi.
Psicologi.
53
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 22
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Review.
“Information given to women invited for cervical screening: results of two postal surveys seven years apart”
Abstract:
In South Staffordshire, England, we compared women’s views on information provided to them at different stages of the cervical screening program in 1994 with that provided in 2001. An age-stratified random sample of women aged 20–64 years who had a cervical smear taken between
January and March 1994 (3856) or between January and March 2001 (4057) were sent postal questionnaires in June 1994 and July 2001, respectively. Response rates in 1994 (3124/3856, 81%)
and 2001 (3288/4057, 81%) were similar. Compared to 1994, the proportion of women who thought the invitation letter was clear to read in 2001
increased (70% vs 98%, P , 0.0001); however, letters were thought to be less reassuring in 2001 compared to 1994 (P , 0.0001). In both study periods, 66% of women reported that the procedure was explained to them before the smear was taken. A greater proportion of women received their
results by letter in 2001 compared to 1994 (57% vs 41%, P , 0.0001); however, 49% of women waited .4 weeks to receive their results in 2001
compared to 26% in 1994 (
P , 0.0001). Bivariate analysis suggests that responses were age related, with older women ( 45 years) experiencing poorer information provision.
The issues highlighted by this study deserve further investigation in other areas.
Duggal H.V, Olowokure B, Castell M, Wardle S.A. (2005). Information given to women invited for cervical screening: results of two postal surveys seven years apart. Int J Gynecol Cancer, 15, 267–272.
J Gynecol Cancer, 15, 267–272.
H.V. DUGGAL, B. OLOWOKURE, M. CASWELL & S.A. WARDLE.
Cervical screening, guidelines, information, Staffordshire, test results.
Donne che devono sottoporsi a screening tra i 20 e i 64 anni.
Lo scopo di questo studio è quello di descrivere e comparare i risultati di due indagini postali, una condotta nel 1994 e una nel 2001, investigano
l’esperienza di donne invitate per lo screening.
I tassi di risposta sono stati dell’81% per entrambe le indagini. L’età media dei soggetti è del 41,8% nel 1994 e del 39,8% nel 2001. Non c’è nessuna differenza per quanto riguarda l’area di residenza, così come le caratteristiche dei soggetti stessi. Il grado di soddisfazione verso lo screening arriva al 94% per entrambe le indagini.
Lo studio può essere considerato valido in quanto utilizza un disegno di ricerca longitudinale.
Nessuna.
Le variabili psicologiche prese in considerazione fanno capo a quella che è la soddisfazione, la quale può essere definita come il risultato
dell’esperienza del paziente con il sistema di cura della salute; essa dipende da fattori di tipo emotivo, fattori di tipo cognitivo e dal tipo di comunicazione che si istaura tra medico e paziente. La relazione medico-paziente risulta fondamentale quindi per quella che sarà la partecipazione terapeutica del paziente; questo tipo di relazione risulta fondamentale quindi per quella che sarà l’adesione terapeutica del paziente.
Sono state comparate due indagini postali riguardanti lo screening, una condotta nel 1994 e una nel 2001.
Nessuno.
3856 donne, (1994);
54
4057 donne, (2001).
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 23
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Lo studio fa riferimento alla fase di reclutamento della popolazione bersaglio.
Nessuna.
Medici.
Medici.
Longitudinale.
“Predictors of Nonadherence to Screening Colonoscopy”
Abstract:
BACKGROUND: Colonoscopy has become a preferred colorectal cancer (CRC) screening modality. Little is known about why patients who are
referred for colonoscopy do not complete the recommended procedures. Prior adherence studies have evaluated colonoscopy only in combination
with flexible sigmoidoscopy, failed to differentiate between screening
and diagnostic procedures, and have examined cancellations/ no-shows, but not non scheduling, as mechanisms of non adherence.
METHODS: Sociodemographic predictors of screening completion were assessed in a retrospective cohort of 647 patients referred for colonoscopy
at a major university hospital. Then, using a qualitative study design, a convenience sample of patients who never completed screening after referral (n=52) was interviewed by telephone, and comparisons in reported reasons for non adherence were made by gender.
RESULTS: Half of all patients referred for colonoscopy failed to complete the procedure, overwhelmingly because of non scheduling. In multivariable analysis, female sex, younger age, and insurance type predicted poorer adherence. Patient-reported barriers to screening completion included cognitive-emotional factors (e.g., lack of perceived risk for CRC, fear of pain, and concerns about modesty and the bowel preparation), logistic obstacles (e.g., cost, other health problems, and
competing demands), and health system barriers (e.g., scheduling challenges, long waiting times). Women reported more concerns about modesty
and other aspects of the procedure than men. Only 40% of patients were aware of alternative screening options.
CONCLUSIONS: Adherence to screening colonoscopy referrals is suboptimal and may be improved by better
communication with patients, counseling to help resolve logistic barriers, and improvements in colonoscopy referral and scheduling mechanisms.
Denberg T.D, Melhado T.V, Coombes J.M, Beaty B.L, Barman K, Byers T.E, Marcus A.C, Steiner J.F, Ahnen D.J. (2005). Predictors of Nonadherence to Screening Colonoscopy. J GEN INTERN MED; 20:989–995.
J GEN INTERN MED 2005; 20:989–995.
Thomas D. Denberg, Trisha V. Melhado, John M. Coombes,Brenda L. Beaty, Kenneth Berman, Tim E. Byers,
Alfred C. Marcus, John F. Steiner, Dennis J. Ahnen. USA.
Colon cancer screening; colonoscopy; adherence.
Soggetti che devono sottoporsi a screening per tumore al colon retto.
Lo scopo di questo studio è quello di valutare i fattori che sono alla base dell’adesione a programmi di screening relativi al tumore al colon retto.
Dall’analisi multivariata risulta che il sesso femminile, la giovane età e il tipo di assicurazione predicono tassi poveri di adesione. Le barriere riportate dai pazienti in relazione allo screening includono fattori cognitivo-emotivi, (mancanza di percezione del rischio e paura del dolore),ostacoli logistici, (costi e altri problemi di salute) e le barriere del sistema di salute, (lunghi tempi d’attesa). Solo il 40% dei pazienti riporta di essere a cono55
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 24
Riferimenti bibliografici
scenza di altre opzioni riguardanti lo screening.
Lo studio risulta essere limitato per via del campione ridotto e poco rappresentativo, il quale non permette quindi generalizzazioni dei risultati.
Nessuna.
Le variabili prese in considerazione fanno riferimento ai fattori cognitivo-emotivi, alle barriere logistiche e alle barriere del sistema di salute.
Èstato utilizzato uno studio qualitativo attuato attraverso un’indagine telefonica; le comparazione sono state effettuate per genere.
Nessuno.
647 soggetti.
Questo studio fa riferimento alla fase di reclutamento della popolazione bersaglio, in quanto si prende in considerazione l’adesione.
La giovane età, il sesso femminile e il tipo di assicurazione sono associate a bassi livelli di adesione.
Medici.
Medici.
Trasversale.
“Black-White Differences in Risk Perceptions of Breast Cancer Survival and Screening Mammography Benefit”
Abstract:
BACKGROUND: Given differences in cancer survival by race, black women may differ from white women in breast cancer risk perceptions.
OBJECTIVE: To evaluate black-white differences in risk perceptions of breast cancer survival and screening mammography benefit.
DESIGN: A written survey was administered to a random sample of women attending general internal medicine clinics.
PARTICIPANTS: Black and white women, ages 40 to 69.
MEASUREMENTS: Risk perceptions were measured regarding (1) average 5-year survival after a breast cancer diagnosis and (2) relative risk reduction of screening mammography. Women’s risk perceptions were defined as being accurate, as well as more or less pessimistic. Measured patient characteristics included race, age, family history of breast cancer, income, insurance, education, and numeracy. Unadjusted Pearson w2 tests
and adjusted multivariable regression analyses
were done.
RESULTS: Black women were more likely than white women to accurately perceive breast cancer survival in both unadjusted (48% vs 26%,
Po.001) and adjusted analyses (adjusted odds ratio (AOR)=3.58; 95% confidence interval (CI)=1.56 to 8.21). Black women were also more likely
to accurately perceive the benefit of screening mammography in unadjusted (39% vs 15%, Po.001) and adjusted analyses (AOR=2.70; 95%
CI=1.09 to 6.69). Black women were more likely to have a more pessimistic perception of mammography benefit in unadjusted (47% vs 15%,
Po.0001) and adjusted analyses (AOR=3.94; 95% CI=1.62 to 9.56).
CONCLUSIONS: Awareness of risk perceptions can help physicians to tailor patient education. Physician acknowledgment of more accurate risk
perceptions among black women may serve as a basis to improve patient-physician communication.
Schapira M.M, Haggstrom D.A. Black-White Differences in Risk Perceptions of Breast Cancer Survival and Screening Mammography Benefit. J
GEN INTERN MED 2006; 21:371–377.
56
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 25
J GEN INTERN MED 2006; 21:371–377.
David A. Haggstrom, Marilyn M. Schapira. USA.
Breast cancer; cancer screening; race & ethnicity; risk assessment.
Donne bianche e nere tra i quaranta e i sessantanove anni.
Lo scopo di questo studio è quello di valutare le differenze tra bianchi e neri nella percezione della sopravvivenza al cancro alla mammella e nei
benefici della mammografia.
Le donne nere hanno una percezione della sopravvivenza al cancro migliore rispetto alle donne bianche in entrambe le analisi. Cosi come i benefici
dello screening e pensieri maggiormente pessimistici. In conclusione la consapevolezza del rischio può aiutare i medici a guardare l’educazione dei
pazienti stessi attraverso una buona comunicazione.
Non vengono riportate informazioni esaurienti per stabilire la validità dello studio.
Nessuna.
Nello studio vengono prese in considerazione due tipi di variabili:
- l’accuratezza: la definizione di un accurato responso alla sopravvivenza al tumore alla mammella è razza-specifico.
- pessimismo: definito come una variabile dicotomica in termini di percezione del rischio.
La percezione del rischio è stata misurata:
A)una media di cinque anni di sopravvivenza dopo la diagnosi di tumore alla mammella;
B)riduzione del rischio relativa allo screening.
La percezione del rischio da parte delle donne viene definita come accurata, sia questo più o meno pessimistica.
Le caratteristiche dei pazienti misurate sono: razza, età, storia familiare per tumore alla mammella, stipendio, assicurazione ed educazione. È stato
utilizzato un r di Pearson aggiustato e multilineare.
Nessuno.
207 soggetti.
Questo studio fa riferimento alla fase di partecipazione ad un test di screening.
Vi è un’associazioni tra razza nera e pessimismo e accuratezza della percezione di sopravvivenza.
Medici.
Medici.
Trasversale.
‘‘Why Take It If You Don’t Have Anything?’’ Breast Cancer Risk Perceptions and Prevention Choices at a Public Hospital”
Abstract:
BACKGROUND: Despite advances in breast cancer risk assessment and risk reduction technologies, little is still known about how high risk
women make sense of their risk and assess prevention options, particularly among minority and low-income women. Qualitative methods explore
57
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
the complex meanings and logics of risk and prevention that quantitative approaches over look.
OBJECTIVE: This study examined how women attending a high risk breast cancer clinic at a public hospital
conceptualize their breast cancer risk and think about the prevention options available to them.
METHODS: Semi-structured interviews were used to gather data from 33 high-risk women (75% African American) between May and August
2004. Interview transcripts were analyzed for recurrent themes and patterns.
RESULTS: Despite general awareness of their objective risk status, many women in this study reported they did not feel ‘‘high risk’’ because they
lacked signs and symptoms of cancer. Risk was described as an experienced acute problem rather than a statistical possibility. Women also frequently stated that thinking about cancer might cause it to happen and so it is better not to ‘‘dwell on it.’’ While screening was welcomed, women
were generally skeptical about primary prevention. In particular, preventive therapies were perceived to cause problems and were only acceptable
as treatment options for a disease.
CONCLUSIONS: The body of ideas about risk and prevention expressed by this population differ from the medical model. These findings have
implications for risk perception research as well as for the efficacy of risk communication and prevention counseling in clinical contexts.
Salant T, Ganschow S, Olopade O.I, Lauderdale D.S. (2006). Why Take It If You Don’t Have Anything?’’ Breast Cancer Risk Perceptions and
Prevention Choices at a Public Hospital. J GEN INTERN MED; 21:779–785.
J GEN INTERN MED 2006; 21:779–785.
Talya Salant, Pamela S. Ganschow, Olufunmilayo I. Olopade Diane S. Lauderdale. USA.
Risk perception; chemoprevention; breast cancer; underserved populations.
Donne ad alto rischio per tumore alla mammella.
Questo studio esamina come le donne guardano al rischio per tumore alla mammella e alle varie opzioni disponibili nell’ambito della prevenzione.
A dispetto della generale consapevolezza relativa al loro stato oggettivo di rischio, la maggior parte delle donne presenti nello studio, non si sentono a rischio per via della mancanza di segni e sintomi. Mentre lo screening risulta essere il benvenuto, le donne considerate si mostrano scettiche
riguardo la prevenzione primaria. In particolar modo le terapie preventive sono percepite come causa di problemi e sono accettate solo come opzione di trattamento in caso di malattia. In conclusione si può affermare che queste idee vanno contro quello che è il modello medico e hanno forti implicazioni concernenti la ricerca sulla percezione del rischio.
Il principale limite di questo studio con il disegno di ricerca e quindi non generalizzabile.
Nessuna.
Le uniche variabili considerate nello studio sono: la percezione oggettiva e soggettiva del rischio per tumore alla mammella.
Vengono utilizzate delle interviste semi-strutturate, audio-registrate, trascritte e analizzate sulla base di diverse tematiche.
Nessuno.
33 soggetti.
Questo studio si rifà allo stadio della prevenzione primaria nell’ambito del tumore alla mammella.
Nessuna.
Medici.
Medici.
58
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 26
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Trasversale.
“Men’s Decision-Making About Predictive BRCA1/2 Testing: The Role of Family”
Abstract:
Men who have a family history of breast and/or ovarian cancer may be offered a predictive genetic test to determine whether or not they carry the
family specific BRCA1/2 mutation. Male carriers may be at increased risk of breast and prostate cancers. Relatively little is known about at-risk
men’s decision-making about BRCA1/2 testing. This qualitative study explores the influences on male patients’ genetic test decisions. Twenty-nine
in-depth interviews were undertaken with both carrier and non carrier men and immediate family members (17 male patients, 8 female partners,
and 4 adult children). These explored family members’ experiences of cancer and genetic testing, decision-making about testing, family support,
communication of test results within the family, risk perception and risk management. Implicit influences on men’s testing decisions such as familial obligations are examined. The extent to which other family members—partners and adult children—were involved in testing decisions is also
described. It is demonstrated that mothers of potential
mutation carriers not only perceive themselves as having a right to be involved in making this decision, but also were perceived by their male partners as having a legitimate role to play in decision-making. There was evidence that (adult) children were excluded from the decision-making, and
some expressed resentment about this. The implications of these findings for the practice of genetic counseling are discussed.
Hallowell N, Arden-Jones A, Eeles R, Foster C, Lucassen A, Moynihan C, Watson M. (2005). Men’s Decision-Making About Predictive BRCA1/2
Testing: The Role of Family. Journal of Genetic Counseling, Vol. 14, No. 3, June 2005.
Journal of Genetic Counseling, Vol. 14, No. 3, June 2005.
N. Hallowell, A. Ardern-Jones, R. Eeles, C. Foster, A. Lucassen, C. Moynihan, and M. Watson. UK.
Nessuna.
Uomini che devono sottoporsi a test genetico e le loro famiglie.
Questo studio qualitativo esplora le influenze familiari sulla decisione degli uomini di intraprendere un test genetico.
Tutti gli uomini in questo studio descrivono la loro decisione di sottoporsi ad un test genetico come influenzate dagli obblighi che sentono nei confronti dei loro figli. Le motivazioni alla base di questa scelta sono la necessità di alleviare l’ansia e di salvaguardare i propri figli. Dall’altra parte i
ragazzi vengono disinvestiti del loro ruolo attivo nella presa di decisione.
Questo studio ha diversi limiti:
- l’ampiezza del campione;
- l’inclusione di famiglie in cui il test aveva già avuto luogo.
Nessuna.
Vengono prese in considerazione le variabili che possono influenzare la decisione relativa al test genetico: fattori economici, sociali, e personali,
tra i quali il bisogno di fornire informazioni agli altri membri della famiglia, le paure riguardanti l’assicurazione sulla vita o la discriminazione sul
lavoro, l’ansia concernente il rischio per umore e l’etnia.
Sono state somministrate delle interviste agli uomini e alle loro famiglie.
Nessuno.
59
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 27
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
29 soggetti.
Questo studio rifacendosi alla comprensione della decisione che sta alla base della partecipazione ad un test genetic, prende in considerazione la
fase di reclutamento della popolazione bersaglio.
Vi è una correlazione tra presa di decisione relativa all’adesione al test genetico e necessità di salvaguardare i propri figli e alleviare l’ansia.
Medici.
Medici.
Trasversale.
“Cancer and Colorectal Cancer: Knowledge, Beliefs, and Screening Preferences of a Diverse Patient Population”
Abstract:
Background: Colorectal cancer (CRC) is the second leading cause of cancer-related deaths in the United States, with African Americans having the
highest incidence and mortality of all racial and ethnic groups. CRC screening is widely recommended but remains underused, especially in minority populations. This study’s purpose was to enhance our understanding of factors contributing to low screening rates among patients from a variety
of racial and ethnic groups. Methods: We conducted individual interviews with 30 participants, ages 50 or above, with an equal number of African
Americans, Hispanics, and whites at a university-based family medicine clinic. We used open-ended interviewing techniques to elicit patient
knowledge and beliefs regarding cancer, CRC, screening, and CRC screening tests. Results: All groups, but particularly minority groups, lack
knowledge of cancer, CRC, and screening. They did not understand the
concept of screening, had difficulty listing common cancer and CRC screening tests, and had trouble understanding simplified medical terms and
procedure names. Patients were hopeful about the benefit of early cancer diagnosis but remained reluctant to get tested if they are symptom free.
Conclusions: Lack of understanding of cancer, screening, and routine terminology is a barrier to CRC screening, especially among minority groups.
Effective communication strategies that address these issues may help increase CRC screening rates.
Navkiran K. Shokar, MD, Sally W. Vernon, Susan C. Weller. Cancer and Colorectal Cancer: Knowledge, Beliefs, and Screening Preferences of a
Diverse Patient Population. Clinical Research and Methods Vol. 37, No. 5 341.
Clinical Research and Methods Vol. 37, No. 5 341.
Navkiran K. Shokar, MD, Sally W. Vernon, Susan C. Weller. USA.
Nessuna.
Soggetti appartenenti a diverse etnie, (afro-americani, ispanici e bianchi).
Questo studio ha lo scopo di incentivare la nostra comprensione dei fattori che contribuiscono ad abbassare i tassi di partecipazione allo screening
per tumore al colon retto tra i pazienti appartenenti ad etnie diverse.
Tutti i gruppi e in particolare le minoranze sono caratterizzati da mancanza di conoscenze riguardanti il cancro, del tumore al colon retto e dello
screening. Hanno difficoltà a concepire lo screening e a comprendere termini medici semplificati. I pazienti risultano essere speranzosi riguardo ai
benefici di una diagnosi precoce ma rimangono risultanti ad eseguire il test quando sono privi di sintomi. Strategie di comunicazione efficaci potrebbero abbattere le barriere esistenti sullo screening.
Lo studio presenta diversi limiti:
- i risultati non possono essere generalizzati;
60
-
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 28
sebbene l’ampiezza del campione risulta essere adeguata al tipo di studio qualitativo usato, non è abbastanza grande per compiere inferenze statistiche;
- il campione non è rappresentativo della popolazione;
- i diversi gruppi etnici presi in considerazione non sono rappresentativi della loro popolazione negli aspetti socio-demografici.
- Non è possibile generare ipotesi se non indirizzate verso future ricerche e approfondimenti.
Questo studio fa riferiemento al Modello delle convinzioni sulla salute (HBM), sviluppato da Rosenstock e in seguito adattato da Becker e
Mainman nel 1975. Gli assunti teorici del modello presuppongono che un individuo intraprenderà una specifica azione a favore della propria salute
in base a determinate caratteristiche soggettive tra cui quella fondamentale è la percezione della minaccia di una determinata malattia. Il modello
prevede anche l’influenza di quanto l’individuo ritiene che i benefici sia superiori ai costi ma ha un limite: non considerare il ruolo delle emozioni.
Tra le variabili prese in considerazione in questo studio abbiamo:
- la conoscenza dello screening;
- le preferenze dei partecipanti i relazione ai quattro tipi di test rappresentati;
- attitudini e preferenze.
È stato utilizzato un metodo cross-sezionale basato su tecniche di recall listing per poter comparare le conoscenze relative al tumore al colon retto e
allo screening. È stata quindi condotta un’intervista individuale e in seguito è stata presentata una descrizione stile format di tutti i test di screening
dei quali i soggetti hanno dovuto esprimere dalle preferenze.
Nessuno.
30 soggetti.
Questo studio si rifà alla fase di reclutamento della popolazione bersaglio, in quanto prende in considerazione la tematica dell’adesione.
Vi è una correlazione tra barriere verso lo screening e mancanza di conoscenze in relazione allo stesso.
Medici.
Medici.
Trasversale.
“Does ‘peer coaching’ increase GP capacity to promote informed decision making about PSA screening? A cluster randomised trial”
Abstract:
Background. Very little effort has been directed to enable GPs to better informed decisions about PSA screening among their male patients.
Objectives. To evaluate an innovative programme designed to enhance GPs’ capacity to promote informed decision making by male patients about
PSA screening.
Methods. The study design was a cluster randomised controlled trial set in New South Wales, Australia’s most populous state. 277 GPs were recruited through a major pathology laboratory. The interventions were three telephone-administered ‘peer coaching’ sessions integrated with educational resources for GPs and patients and the main outcome measures were: GP knowledge; perceptions of patient involvement in informed decision making; GPs’ own decisional conflict; and perceptions of medico legal risk.
Results. Compared with GPs allocated to the control group, GPs allocated to our intervention gained significantly greater knowledge about PSA
screening and related information [Mean 6.1 out of 7; 95% confidence interval (CI) = 5.9–6.3 versus 4.8; 95% CI = 4.6–5.0; P 0.001]. They were
61
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
less likely to agree that patients should remain passive when making decisions about PSA screening [Odds ratio (OR) = 0.11; 95% CI = 0.04–0.31;
P 0.001]. They perceived less medico legal risk when not acceding to an ‘uninformed’ patient request for a PSA test (OR = 0.31; 95% CI 0.19–
0.51). They also demonstrated lower levels of personal decisional conflict about the PSA screening (Mean 25.4; 95% CI 24.5–26.3 versus 27.8;
95% CI 26.6–29.0; P = 0.0002).
Conclusion. A ‘peer coaching’ programme, supplemented by education materials, holds promise as a strategy to equip GPs to facilitate informed
decision making amongst their patients.
Gattellari M, Donnelly N, Taylor N, Meerkin M, Hirst G and Ward JE. Does ‘peer coaching’ increase GP capacity to promote informed decision
making about PSA screening? A cluster randomised trial. The Author (2005). Published by Oxford University Press.
The Author (2005). Published by Oxford University Press.
Gattellari M, Donnelly N, Taylor N, Meerkin M, Hirst G and Ward JE. Australia.
Informed decision making, PSA screening, randomised controlled trial.
GP.
Questo studio ha lo scopo di valutare un innovativo programma designato per incentivare la capacità dei GP di promuovere una presa di decisione
informata nell’ambito dello screening al colon retto.
Comparati al gruppo di controllo, i GP allocati nel gruppo sperimentale hanno più conoscenze relative allo screening. Sono molto meno portati a
ritenere che i pazienti siano passivi nella presa di decisione; dimostrano inoltre bassi livelli di conflitto decisionale personale relativo allo screening.
Lo studio può essere ritenuto valido in quanto utilizza un disegno di ricerca randomizzato.
Nessuna.
Lo studio prende in considerazione quattro variabili relative al GP:
- conoscenze relative alo screening;
- percezione del livello di coinvolgimento del paziente nella presa di decisione;
- conflitto decisionale;
- percezione dei rischi medico-legali.
Nello studio viene utilizzato un disegno di ricerca randomizzato. Così, 277 GP vengono coinvolti in tre sessioni di “peer coaching” per via telefonica integrate con una ricerca educativa per i GP e i pazienti. Le principali misure utilizzate sono: la conoscenza dei GP, la percezione del coinvolgimento del paziente nel processo di presa di decisione, il conflitto decisionale del GP e la percezione del rischio medico-legale.
Il campione di GP a disposizione è stato suddiviso in due gruppi: uno di controllo e uno sperimentale; solamente in quest’ultimo sono state applicate le strategie del “peer coaching”.
277 soggetti.
Lo studio fa riferimento alla tematica della presa di decisione relativa allo screening, per cui prende in considerazione quella che è la fase di reclutamento della popolazione bersaglio.
Nessuna.
Medici.
Medici.
Trasversale.
62
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 29
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
“Differential effect of messages for breast and cervical cancer screening”
Jibaja-Weiss M.L, Volk R.J, Smith Q.W, Holcomb J.D, Kingery P. (2005). Differential effect of messages for breast and cervical cancer screening.
Journal of health care for the poor and underserved; 16, 42.
Journal of health care for the poor and underserved; feb 2005: 16, 42.
Jibaja-Weiss M.L, Volk R.J, Smith Q.W, Holcomb J.D, Kingery P. USA.
Mammography, paptest, screening, minoriy group, patient prompting.
Minoranza di donne con reddito basso, appartenenti a tre gruppi etnici: afro-americane, messicano-americane, bianche non ispaniche.
Lo scopo di questo studio è quello di comparare i responsi ottenuti con due tipi di intervento: la lettera in forma-personalizzata, (PF), e la lettera
personalizzata-inviata, (PT), usando dati elaborati per promuovere lo screening per tumore alla mammella e alla cervice.
Attraverso un’analisi della regressione risulta che: 1- le lettere PT contenenti referenze individualizzate ai fattori di rischio del cancro mancano
nell’incrementare i tassi di comportamento verso lo screening, specialmente tra le donne bianche non ispaniche; 2- al contrario le lettere PF con
messaggi incentrati sullo screening aumentano i tassi di adesione allo stesso, soprattutto tra le donne afro-americane e messicano-americane.
Lo studio può essere considerato valido in quant utilizza un disegno di ricerca randomizzato con l’inclusione di un gruppo di controllo.
Nello studio viene preso in considerazione il modello transteoretico sviluppato da Di Clemente e Prochaska (1982) analizza le fasi di cambiamento da un comportamento ad un altro ritenuto più sano e sottolinea la dimensione temporale e gli aspetti processuali del cambiamento dei comportamenti. Il processo attraverso cui un individuo decide di intraprendere un’azione si sviluppa in cinque fasi:
11- Precontemplazione: il soggetto non sta ancora prendendo in considerazione il bisogno di modificare il proprio comportamento.
12- Contemplazione: il soggetto sente la necessità di modificare il comportamento e ne valuta la possibilità.
13- Preparazione: il soggetto indica l’intenzione di agire nell’immediato futuro e prepara una strategia per attuare il suo progetto di cambiamento.
14- Azione: il soggetto sta effettuando il cambiamento o mette in atto dei primi tentativi per modificare il proprio comportamento.
15- Mantenimento: il soggetto conserva il nuovo comportamento.
Un risultato importante, coinvolto in questa teoria, è quello del bilancio decisionale, misurato attraverso un paragone tra costi e benefici, tra pro e
contro.
Questo modello è risultato essere molto versatile ed applicabile ai diversi problemi connessi con la salute, quali l’adesione a programmi di screening oncologico.
L’unica variabile presa in considerazione in questo studio è la comunicazione dei messaggi per la salute e in particolar modo, la sua forma più appropriata.
In questo studio randomizzato il campione viene suddiviso in tre gruppi: 1- lettera PF; 2- lettera PT; 3: gruppo di controllo, (senza lettera).
Il campione viene suddiviso in tre gruppi: 1- lettera PF; 2- lettera TF; 3- gruppo di controllo, (senza lettera).
1574 donne.
Questo studio fa riferimento alla fase di reclutamento della popolazione bersaglio e in particolar modo le strategie che vengono utilizzate per incrementare l’adesione ai programmi di screening; il metodo delle lettere a domicilio è uno dei metodi più frequentemente utilizzati nell’ambito dello screening.
Nessuna.
63
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 30
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 31
Psicologi.
Psicologi.
Trasversale.
“Knowledge, Attitudes and Beliefs of Women about the Importance of Prostate Cancer”
Canady S.L. (2005). Knowledge, Attitudes and Beliefs of Women about the Importance of Prostate Cancer. Journal of the National Medical Association; 97, 12; ProQuest Psychology Journals pg. 1731.
Journal of the National Medical Association; Dec 2005; 97, 12; ProQuest Psychology Journals
pg. 1731.
Sheryl L Canady. USA.
Nessuna.
Nessuna.
Questo articolo ripropone di discutere l’importanza della comunicazione nell’ambito dello screening per cancro alla prostata.
Da quanto emerge dall’articolo appare necessario incentivare la comunicazione riguardante lo screening relativo al cancro alla prostata delle linee
guida per i medici e un approccio medico mirato a questo tipo di malattia.
L’articolo non può essere ritenuto valido in quanto non applica nessun disegno di ricerca.
Nessuna.
Le variabili prese in considerazioni nello studio sono: la conoscenza, l’atteggiamento e le credenze delle donne riguardo all’importanza del cancro
alla prostata.
Nessuno.
Nessuno.
Nessuno.
Lo studio fa riferimento alla fase di partecipazione ad un programma di screening.
Nessuna.
Medici.
Medici.
Review.
“Colorectal Cancer Screening and Treatment: Review of Outcomes Research”
64
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
Abstract:
Background: Colorectal cancer is the second leading cause of cancer deaths in the United States each year. Screening is
effective in reducing colorectal cancer mortality; however, compliance with screening is poor, and factors associated
with its compliance are poorly understood. The outcomes of treatment of colorectal cancer (surgery, radiation therapy,
and chemotherapy) may have profound effects on quality of life (QOL). Furthermore, colorectal cancer screening and
treatment may be expensive, and the costs are important from a policy perspective. This review examines patient-centered
outcomes research related to colorectal cancer screening and treatment and outlines the work that has been done in
several areas, including patient preferences, QOL, and economic analysis. Methods: The literature on the health outcomes
associated with colorectal cancer screening and treatment was reviewed. A MEDLINE search of English language
articles published from January 1, 1990 through February 2001, was conducted and was supplemented by a review of
references of obtained articles. Criteria for study inclusion were identified a priori. A standardized data abstraction
form was developed. Summary statistical analyses were performed on the results. Results: Six hundred eighty-six articles
were selected for review. In total, 530 articles were excluded because they either did not include patientcentered
outcomes, were duplicate articles, or could not be obtained. There were 156 articles included in the analysis;
67 addressed screening, 18 examined surveillance of highrisk groups, 22 concerned treatment of local disease, 10 examined
treatment of local and metastatic disease, and 19 considered treatment of metastatic disease only. One study
examined end-of-life care. In 19 studies, the phase of care was unspecified. Conclusions: Standardized, disease-specific
QOL instruments should be applied in clinical trials so that the results may be compared across different types of interventions. Valid and reliable
methods that accurately capture patient preferences regarding screening and treatment
should be developed.
Provenzale D, Gray R.N, Colorectal Cancer Screening and Treatment: Review of Outcomes Research. Journal of the National Cancer Institute
Monographs No. 33, 2004 55.
Journal of the National Cancer Institute Monographs No. 33, 2004 55
Dawn Provenzale, Rebecca N. Gray. US.
Nessuna.
Pazienti che devono sottoporsi a screening o trattamenti per tumore al colon retto.
Questa review si propone di analizzare l’outcome relativo al paziente, in ricerche centrate sullo screening del tumore al colon retto.
Dei 156 studi esaminati, 67 fanno riferimento allo screening, 18 esaminano la sorveglianza di gruppi a rischio, 22 concernono il trattamento di malattie locali, 10 esaminano il trattamento di malattie locali o generalizzate e 19 esaminano solo malattie a livello generalizzato. In conclusione gli
autori sostengono che dovrebbero essere applicati dei metodi standardizzati per lo studio della qualità di vita dei pazienti; dovrebbero quindi essere
sviluppati degli strumenti in grado di valutare le preferenze dei pazienti circa l’applicazione dei programmi di screening.
Lo studio può essere considerato valido, in quanto prende in considerazione un certo numero di studi e oltretutto utilizza un’analisi statistica sommaria per la valutazione dei risultati.
Nessuna.
Nessuna.
Questa review si basa sulla letteratura relativa allo screening e al trattamento del tumore al colon retto. Per l’analisi dei risultati è stata utilizzata
un’analisi statistica sommaria.
Nessuno.
65
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 32
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche consi-
156 studi.
Questo studio prende in considerazione la fase di partecipazione e trattamento nell’ambito dello screening; in particolar modo si enfatizza il punto di
vista del paziente.
Nessuna.
Medici.
Medici.
Review sistematica.
“Modeling Pathways to Affective Barriers on Colorectal Cancer Screening Among Japanese Americans”
Abstract:
The study aimed to identify the mechanisms through which colorectal cancer (CRC)-specific affective barriers, including fear of finding CRC, embarrassment, and concerns for screening discomfort, can be reduced to guide the development of interventions aimed at the secondary prevention of
CRC. A model explaining these affective barriers was developed and tested among a random sample of 305 asymptomatic Japanese Americans using a path analysis. The model suggested that affective barriers could be reduced by increasing CRC-related knowledge, which could be enhanced
by acculturation, social support, and physician recommendation. Interventions that focus on increasing CRC-related knowledge could reduce affective barriers to CRC screening for this population when taking the enhancement of communication skills and interpersonal interactions into account.
Honda K, Gorin S.S (2005) Modeling Pathways to Affective Barriers on Colorectal Cancer Screening Among Japanese Americans. Journal of Behavioral Medicine, Vol. 28, No. 2.
Journal of Behavioral Medicine, Vol. 28, No. 2, April 2005.
Keiko Honda and Sherri Sheinfeld Gorin. USA
Affective barriers to cancer screening; colorectal cancer; prevention; Japanese.
Soggetti giapponesi-americani.
Questo studio ha lo scopo di identificare i meccanismi attraverso i quali le barriere relative al tumore al colon retto, che includono la paura della
diagnosi, l’imbarazzo e i pensieri relativi allo sconforto, possono essere ridotti per guidare lo sviluppo degli interesse di prevenzione.
I risultati suggeriscono che le barriere affettive possono essere ridotte dall’aumento delle conoscenze relative al tumore che sono a loro volta incentivate dall’acculturazione, dal supporto sociale e dalle raccomandazioni del medico.
Lo studio può essere considerato valido in quanto è il primo ad analizzare la correlazione che c’è tra caratteristiche inter e intra-personali e le barriere affettive relative allo screening.
Questo studio fa riferimento al Modello delle convinzioni sulla salute (HBM), sviluppato da Rosenstock e in seguito adattato da Becker e Mainman nel 1975. Gli assunti teorici del modello presuppongono che un individuo intraprenderà una specifica azione a favore della propria salute in
base a determinate caratteristiche soggettive tra cui quella fondamentale è la percezione della minaccia di una determinata malattia. Il modello prevede anche l’influenza di quanto l’individuo ritiene che i benefici sia superiori ai costi ma ha un limite: non considerare il ruolo delle emozioni.
Le variabili prese in considerazione nello studio sono:
66
derate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 33
Riferimenti bibliografici
-
acculturazione: è direttamente e indirettamente associata con le barriere affettive relative allo screening;
educazione e conoscenze relative al tumore al colon retto: è un fattore predittivo dell’mbarazzo;
influenze interpersonali: il supporto sociale e le raccomandazione dei medici sono correlate con le barriere affettive in termini di “supporto” reciproco.
Lo strumento utilizzato è un questionario bilingue inviato per via postale, che ha lo scopo di valutare una serie di fattori socio-culturali, comportamentali e ambientali, rilevanti per lo screening relativo al tumore al colon retto.
Nessuno.
305 soggetti.
Questo studio fa riferimento alla fase di partecipazione ad un programma di screening e in particolar modo all’individuazione di quei fattori che
possono ostacolare o facilitare l’adesione.
Da un’analisi bivariata risulta come la paura sia negativamente associata con l’educazione, le conoscenze relative al tumore al colon retto, e il supporto sociale e positivamente associata con la suscettibilità percepita. L’imbarazzo è negativamente correlato con l’età, l’educazione, le conoscenze
relative al tumore al colon retto, l’acculturazione e le raccomandazioni dei medici e positivamente associate con il sesso femminile.
Medici.
Medici.
Trasversale.
“Qualitative Assessment of Local Distribution of Screen for Life Mass Media Materials in Appalachia”
Abstract:
Introduction
Screen for Life: National Colorectal Cancer Action Campaign is a multimedia campaign that informs men and women aged 50 and older about the
importance of colorectal cancer screening. The Appalachia Cancer Network undertook a qualitative research study to help determine whether
Screen for Life materials are being used and distributed by
organizations serving Appalachian residents and to help assess key informants’ perceived acceptability of the materials.
Methods Semistructured telephone interviews were conducted with 13 state and local informants in three Appalachian
states to assess the diversity of community organizations that received the materials, the level of material use, and
receptivity to Screen for Life. Results Regional cancer control programs were more active in promoting Screen for Life at local levels than state
health departments. Although state health departments are the primary route for distributing Screen for Life materials, they did not report the
breadth of activities noted by regional cancer control programs. Several local interview respondents were unfamiliar with Screen for Life, and respondents who were familiar with Screen for Life used
the materials in a general, unplanned way. Although some respondents were unfamiliar with the campaign materials,
they were interested in Screen for Life. No formal evaluations on the effectiveness of the materials were reported.
Conclusion More guidance on how to implement the Screen for Life campaign as a targeted health communication media campaign would be helpful.
Vanderpool RC, Coyne CA. (2006). Qualitative Assessment of Local Distribution of Screen for Life Mass Media Materials in Appalachia. Public
Health Research, pratice, and policy. Volume 3: NO. 2.
67
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 34
Public Health Research, pratice, and policy. Volume 3: NO. 2.
Vanderpool RC, Coyne CA. US.
Nessuna.
Soggetti dell’Appalachia.
Lo studio si propone di determinare se il materiale di “screen for life”, un programma di prevenzione multimediale, viene equamente distribuito ai
residenti dell’Appalachia e come questo viene percepito.
I programmi regionali del controllo del cancro, risultano essere più attivi a livello locale che a livello dei dipartimenti statali per la salute. Molti
soggetti non hanno familiarità col programma “screen for life” e quelli che ce l’hanno, utilizzano il materiale a disposizione in maniera generale.
Nessuna valutazione formale riguardo l’efficacia dei materiali è stata riportata.
Per via della natura prettamente soggettiva degli studi qualitativi e per via del campione utilizzato, quest’indagine, non risulta essere replicabile.
Nessuna.
Nessuna.
È stata utilizzata un’intervista telefonica semi-strutturata in tre stati dell’Appalachia, per determinare la ricezione del materiale e la qualità dello
stesso.
Nessuno.
Non specificato.
Questo studio si rifà alla fase di “reclutamento della popolazione bersaglio”.
Nessuna.
Medici.
Medici.
Trasversale.
“Access to communication technologies in a sample of cancer patients: an urban and rural survey”
Abstract:
Background: There is a growing awareness among providers of the symptom burden experienced by cancer patients. Systematic symptom screening is difficult. Our plan was to evaluate a technology-based symptom screening process using touch-tone telephone and Internet in our rural outreach cancer program in Indiana. Would rural patients have adequate access to technologies for home-based symptom reporting?
Objectives: 1) To determine access to touch-tone telephone service and Internet for patients in urban and rural clinics; 2) to determine barriers to
access; 3) to determine willingness to use technology for home-based symptom reporting.
Methods: Patients from representative clinics (seven rural and three urban) in our network were surveyed. Inclusion criteria were age greater than
18, able to read, and diagnosis of malignancy.
68
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Results: The response rate was 97%. Of 416 patients completing the survey (230 rural, 186 urban), 95% had access to touch-tone telephone service,
while 46% had Internet access (56% of urban patients, 38% of rural patients). Higher rates of Internet access were related to younger patient age,
current employment, and higher education and income. The primary barrier to Internet access was lack of interest. Use of the Internet for health related activities was less than 50%. The
preferred means of symptom reporting in patients with internet access were the touch-tone telephone (70%), compared to reporting by the Internet
(28%).
Conclusion: Access to communication technologies appears adequate for home-based symptom reporting. The use of touch-tone telephone and
Internet reporting, based upon patient preference, has the potential of enhancing symptom detection among cancer patients that is not dependent
solely upon clinic visits and clinician inquiry.
Abdullah M, Theobal D.E, Butler D, Kronke K, Perkins A, Edgerton S, Dugan W.M.Jr. (2005). Access to communication technologies in a sample
of cancer patients: an urban and rural survey. BMC Cancer, 5:18 doi:10.1186/1471-2407-5-18.
BMC Cancer 2005, 5:18 doi:10.1186/1471-2407-5-18.
Ma'n Abdullah, Dale E Theobal, Donna Butler, Kurt Kroenke, Anthony Perkins, Sara Edgerton and William M Dugan Jr. USA.
Nessuna.
Soggetti appartenenti a cliniche urbane e rurali.
Lo scopo di questo studio è quello di determinare l’accesso ai servizi telefonici e via internet per pazienti nelle cliniche urbane e rurali, per determinare le barriere all’accesso e usare questo tipo d tecnologia come strategia di screening.
I tassi di risposta sono stati del 97%. Dei 416 pazienti inclusi nello studio, il 95% ha accesso ai servizi telefonici e il 46% a internet. I tassi di accesso a internet sono associati alla giovane età dei pazienti, l buon livello d’istruzione e allo stipendio. La barriera principale relativa all’accesso ad
internet è la mancanza di interesse. L’uso di internet relativo ai servizi per la salute è pari al 50%. In conclusione si può affermare che il telefono è
preferito rispetto ad internet.
Non vi sono informazioni sufficienti per stabilire la validità dello studio.
Nessuna.
Tra le variabili prese in considerazione per quanto riguarda l’accesso ad internet, abbiamo:
- l’età
- lo stipendio
- l’educazione
- l’interesse.
Pazienti rappresentanti di sette cliniche rurali e tre urbane, sono stati inclusi nell’indagine, in base a diversi criteri di eleggibilità: la maggiore età, il
saper leggere e la diagnosi di malattia.
Nessuno.
416 pazienti.
Questo studio fa riferimento alla fase di reclutamento della popolazione bersaglio, ossia interventi volti ad indurre la popolazione target a partecipare a programmi di screening.
Vi è una correlazione tra tassi di accesso ad internet e giovane età, buon livello d’istruzione e stipendio.
Medici.
69
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 35
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Medici.
Trasversale.
“Psychosocial aspects of risk communication and mutation testing in familial breast-ovarian cancer”
Abstract:
Purpose of review As cancer genetics services develop, psychosocial research evaluating risk communication and mutation testing for familial
breast-ovarian cancer has expanded rapidly. It is timely to review findings in key areas. These will inform risk counselling practice and help prepare women making risk management decisions. Recent findings The
psychological effect of risk communication and genetic counselling has been elucidated and women’s risk perceptions explored. Knowledge of optimal risk communication strategies is lacking, but recent research shows both consistency in information giving and deficiencies in specific communication skills; the need for personally tailored risk information,
which addresses counsellees’ concerns, is highlighted. Outcome assessments of risk communication, such as risk
perception and psychological distress, are useful but insufficient to evaluate the complex communication process, and decision making in this context is underresearched. Subsequent diffusion of risk information and interfamily
communication pose difficulties for high-risk individuals. The short-term psychological consequences of predictive
mutation testing are an important focus of research and are largely reassuring, but long-term outcomes are sparse. Summary Our understanding of
the psychological benefits and limitations of risk counselling and mutation testing can now inform clinical practice, but insufficient knowledge exists of long-term outcomes. Most women are unlikely to be distressed following risk communication, but some may need psychosocial support in
the short term following predictive testing for BRCA1/2. Different approaches to risk communication need to be developed and evaluated in parallel with communications skills training to ensure an adequate focus on the women’s agenda.
Hopwood P. (2005). Psychosocial aspects of risk communication and mutation testing in familial breast-ovarian cancer. Current Opinion in Oncology, 17:340—344.
Current Opinion in Oncology 2005, 17:340—344.
Penny Hopwood. UK.
BRCA1/2, familial breast cancer, genetic counselling risk communication, predictive genetic testing, psychosocial issues.
Donne a rischio per tumore alla mammella.
Lo scopo di questo studio è quello di valutare le strategie di comunicazione del rischio, nell’ambito del tumore alla mammella.
La comprensione dei benefici psicologici e dei limiti del counseling relativo alla comunicazione del rischio genetico, può aiutare la pratica clinica,
anche se esistono delle lacune riguardanti gli effetti a lungo termine. Molti approcci devono essere sviluppati per garantire un sostegno maggiore
alle donne che si prestano al counseling.
Non vengono riportati sufficienti informazioni in grado di stabilire la validità dello studio.
Nello studio non vengono riportate delle teorie psicologiche di riferimento; tuttavia possono essere citati tutti quei modelli della salute che mirano a
valutare i fattori psicologici che ruotano intorno allo screening e le strategie di comunicazione del rischio oncologico. Questi modelli si rifanno ad
una grossa branca della psicologia: la psicologia della salute.
Nello studio vengono prese in considerazione, non solo le strategie di comunicazione del rischio, ma anche le conseguenze psicologiche, a breve e
lungo termine, che ne derivano nei pazienti. I fattori che ruotano intorno al counseling per la comunicazione del rischio sono:
70
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 36
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
-distress psicologico;
-livello emotivo;
-soddisfazione.
Review.
Nessuno.
3 studi.
Questo studio può essere considerato come uno specchio di tutte le fasi dello screening ,in quanto va ad indagare un aspetto fondamentale: la comunicazione del rischio.
Nessuno.
Medici oncologi.
Medici oncologi.
Review.
“Breast cancer risk perceptions and breast cancer worry: what predicts what?”
Abstract
This longitudinal study explored the relationship between perceived breast cancer risk and worry. We measured both absolute and comparative risk
perceptions, and also used the Gail algorithm to assess the accuracy of participants’ risk perceptions. Three hundred and one women ages 40–75
participated in a two-part study assessing how format of breast cancer risk presentation affected perceptions of risk. Relative to their Gail scores,
women were biased pessimistically about their own absolute breast cancer risk and yet largely accurate about their comparative breast cancer risk.
Perceived comparative risk, but not perceived absolute risk or biases in absolute or comparative risk, predicted subsequent worry. Worry predicted
subsequent perceived absolute risk and biases in absolute and comparative risk. These results suggest that women’s emotional reactions to breast
cancer risk are based on accurate (unbiased) perceptions of their comparative risks. In turn, greater worry prompts a re-evaluation of absolute risk
as well as changes in risk biases. Implications for screening are discussed.
Lipkus I.M, Klein W.M.P, Skinner C,S, Rimer B.K. (2005). Breast cancer risk perceptions and breast cancer worry: what predicts what? Journal of
Risk Research 8 (5), 439–452.
Journal of Risk Research 8 (5), 439–452 (July 2005).
Lipkus I.M, Klein W.M.P, Skinner C,S, Rimer B.K. USA
Nessuna.
Donne che devono sottoporsi a screening per tumore alla mammella.
Lo scopo di questo studio è quello di esplorare la relazione tra rischio percepito per tumore alla mammella e le preoccupazioni.
Il rischio comparato percepito ma non il rischio assoluto percepito o le distorsioni nel rischio assoluto o comparato, predicono le successive preoccupazioni. Questi risultati suggeriscono che le reazioni emotive delle donne al rischio per tumore alla mammella sono basate su un’accurata, (non
distorta), percezione dei loro rischi comparati.
La validità dello studio risulta inficiata da un periodo di tempo limitato per lo studio delle variabili considerate.
71
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 37
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Nello studio non si fa riferimento ad una particolare teoria; tuttavia si può far riferimento alla teoria del processo di adozione di precauzioni di
Weistein, divide l’adozione in 7 fasi distinte:
8- le persone sono consapevoli del problema di salute;
9- apprendono qualcosa ma non sono ancora impegnate a pensare a fondo al problema
10- si impegnano a riflettere sul problema e cominciano a pensare a come rispondere
11- decidono se rispondere o meno;
12- intenzione di agire;
13- inizio dell’azione;
14- mantenimento del comportamento nel tempo.
Un punto di forza del modello è l’identificazione dei fattori che promuovono le transizioni fra le fasi.: acquisizione di informazioni, percezione di
vulnerabilità, credenze gravità ed efficacia e presenza di ostacoli e vincoli situazionali
Tra le variabili prese in considerazione nello studio abbiamo:
- le preoccupazioni;
- la percezione del rischio.
Questo studio longitudinale è distinto in due parti che valutano come la forma di presentazione del rischio per tumore alla mammella può influenzare la percezione del rischio stesso.
Nessuno.
301 donne.
Questo studio fa riferimento alla fase di reclutamento della popolazione bersaglio.
Nessuna.
Psicologi.
Psicologi.
Longitudinale.
“Offering Patients Colorectal Cancer Screening”
Segnan N. et all. (2005). Offering Patients Colorectal Cancer Screening. Journal of the National Cancer Institute, Vol. 97, No. 5.
Journal of the National Cancer Institute, Vol. 97, No. 5, March 2, 2005.
Segnan N. et all. Italia.
Nessuna.
Popolazione italiana a rischio per tumore al colon retto.
Questo studio randomizzato prende in considerazione cinque differenti metodi per offrire due tipi di programmi di screening relativi al tumore al
colon retto: la sigmoidoscopia e il test del sangue occulto nelle feci, (FOBT), alla popolazione italiana a rischio.
72
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 38
Riguardo all’adesione ai programmi di screening, i risultati ottenuti suggeriscono che il kit postale per il FOBT ottiene un maggiore tasso di accettazione rispetto agli altri metodi. È possibile inoltre una generalizzazione a livello cross-culturale per quanto riguarda il sesso e l’età.
Questo studio non può essere ritenuto del tutto valido in quanto risulta “debole” nell’applicazione delle diverse metodiche.
Nessuna.
Questo studio prende in considerazione una variabile importante nell’ambito dello screening: l’adesione. L’adesione risulta essere infatti un passo
fondamentale nell’attuazione dei programmi di screening, è ad ogni modo necessario indagare il metodo più adatto a far passare il messaggio di
prevenzione della salute.
I cinque metodi prevedono: 1- un kit postale per il FOBT; 2- un FOBT offerto in clinica; 3- una sigmoidoscopia; 4- una sigmoidoscopia a due anni
da un FOBT; 5- una scelta soggettiva tra sigmoidoscopia e FOBT.
Nessuno.
Non segnalata.
Questo studio fa riferimento alla fase di “reclutamento della popolazione bersaglio” e di redazione di un programma di screening, sulla base dei
tassi di adesione elicitati dall’uso di diverse metodiche.
Nessuna.
Medici.
Medici.
Longitudinale.
“Randomized Trial of Different Screening Strategies for Colorectal Cancer: Patient Response and Detection Rates”
Abstract:
Background: Although there is general consensus concerning the effi cacy of colorectal cancer screening, there is a lack of
agreement about which routine screening strategy should be adopted. We compared the participation and detection rates
achievable through different strategies of colorectal cancer screening. Methods: From November 1999 through June
2001 we conducted a multicenter, randomized trial in Italy among a sample of 55 – 64 year olds in the general population
who had an average risk of colorectal cancer. People with previous colorectal cancer, adenomas, infl ammatory
bowel disease, a recent ( = 2 years) colorectal endoscopy or fecal occult blood test (FOBT), or two fi rst-degree relatives
with colorectal cancer were excluded. Eligible subjects were randomly assigned, within the roster of their general practitioner, to 1) biennial FOBT
(delivered by mail), 2) biennial FOBT (delivered by general practitioner or a screening facility), 3) patient’s choice of FOBT or “ once-only ” sigmoidoscopy, 4) “ once-only ” sigmoidoscopy, or 5) sigmoidoscopy followed by biennial FOBT. An immunologic FOBT was used. Participation
and detection rates of the strategies tested were compared using multivariable logistic regression models that adjusted for age, sex, and screening
center. All statistical tests were two-sided. Results: Of 28 319 people sampled, 1637 were excluded and 26 682 were randomly assigned to a
screening arm. After excluding undelivered letters ( n = 427), the participation rates for groups 1, 2, 3, 4, and 5 were 30.1% (682/2266), 28.1%
(1654/5893), 27.1% (970/3579), 28.1% (1026/3650), and 28.1% (3049/10 867), respectively. Of the 2858 subjects screened by FOBT, 122 (4.3%)
had a positive test result, 10 (3.5 per 1000) had colorectal cancer, and 39 (1.4%) had an advanced adenoma. Among the 4466 subjects screened by
sigmoidoscopy, 341 (7.6%) were referred for colonoscopy, 18 (4 per 1000) had colorectal cancer, and 229 (5.1%) harbored an advanced adenoma.
73
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Conclusions: The participation rates were similar for sigmoidoscopy and FOBT. The detection rate for advanced neoplasia was three times higher
following screening by sigmoidoscopy than by FOBT.
Segnan N, Senore C, Andreoni B, Arrigoni A, Bisanti L, Cardelli A, Castiglione G, Crosta C, DiPlacido R, Ferrari A, Ferraris R, Ferrero F, Frecchia M, Gasperoni S, Malfitana G, Recchia S, Risio M, Saracco G, Spandre M, Turco D, Turco P, Zappa M. (2005). Randomized Trial of Different
Screening Strategies for Colorectal Cancer: Patient Response and Detection Rates. Journal of the National Cancer Institute, Vol. 97, No. 5.
Journal of the National Cancer Institute, Vol. 97, No. 5, March 2, 2005.
Nereo Segnan , Carlo Senore , Bruno Andreoni , Arrigo Arrigoni , Luigi Bisanti , Alessandro Cardelli , Guido Castiglione , Cristiano Crosta , Roberta DiPlacido , Arnaldo Ferrari , Roberto Ferraris , Franco Ferrero , Mario Fracchia , Stefano
Gasperoni , Giuseppe Malfi tana , Serafi no Recchia , Mauro Risio , Mario Rizzetto , Giorgio Saracco , Mauro Spandre , Delio Turco , Patricia Turco , Marco Zappa. Italia.
Nessuna.
Popolazione a rischio per cancro al colon retto.
Lo scopo di questo studio è quello di comparare i tassi di partecipazione e rilevazione realizzabili attraverso diverse strategie di screening per il
cancro al colon retto.
I tassi di partecipazione sono simili per il FOBT e la sigmoidoscopia. I tassi di rilevazione per neoplasia avanzata sono tre volte più alti seguendo il
programma di screening della sigmoidoscopia piuttosto che quello relativo al FOBT.
Questo studio può essere ritenuto valido, in quanto mette a confronto diversi metodi e applica un disegno di ricerca di tipo longitudinale
Nessuna.
Nessuna.
Dal novembre 1999 al giugno 2001 è stato condotto questo studio randomizzato in Italia, per un campione di soggetti tra i 55 e i 64 anni, nella popolazione generale a rischio per cancro al colon retto. I soggetti eleggibili sono stati casualmente assegnati a diversi gruppi: 1- esame biennale del
sangue occulto nelle feci, (FOBT); 2- FOBT biennale inviato direttamente; 3- scelta da parte del paziente del FOBT o di una sola sigmoidoscopia;
4- una sola sigmoidoscopia; 5- sigmoidoscopia seguita da un FOBT biennale. I tassi di rilevazione e partecipazione sono stati individuati attraverso
modelli di regressione aggiustati per età, sesso e centro di screening.
Nessuno.
26.682 soggetti.
La fase di screening presa in considerazione è quella relativa al “reclutamento della popolazione bersaglio” e in particolar modo la scelta della strategia più adatta per ottenere l’adesione in termini di costo-efficacia.
Nessuna.
Medici.
Medici.
Longitudinale.
74
Num. Rif. 39
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 40
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
“Colorectal Cancer Screening: Sifting Through the Evidence”
Levin B. (1999). Colorectal Cancer Screening: Sifting Through the Evidence. Journal of the National Cancer Institute, Vol. 91, No. 5.
Journal of the National Cancer Institute, Vol. 91, No. 5, March 3, 1999.
Bernard Levin.
Nessuna.
Popolazione di soggetti che devono sottoporsi a screening per tumore al colon retto.
Questo studio ha lo scopo di monitorare, la riduzione, in termini di mortalità per tumore al colon retto, attraverso l’uso dello screening.
I risultati di molte ricerche confermano che l’uso di programmi di screening sia necessario per ridurre la mortalità nell’ambito del cancro al colon
retto.
Questo studio può essere ritenuto valido in quanto tiene in considerazione studi provvisti di gruppi di controllo.
Nessuna.
La sola variabile presa in considerazione è l’insorgere dell’ansia nel caso di test di screening falso positivo. Questo fa parte dei costi relativi all’uso
di programmi di screening.
Questo studio si pone come una review della letteratura relativa a prove randomizzate riguardanti la riduzione dei tassi di mortalità dovuta a screening; vengono quindi messi a confronto due strategie differenti: la sigmoidoscopia e l’esame del sangue occulto nelle feci.
Nessuno.
Non riportato.
Questo studio tocca tutte le fasi dello screening, in quanto si va a valutare l’efficacia dei programmi stessi, in relazione alla riduzione dei tassi di
mortalità.
Nessuna.
Medici.
Medici
Review.
“Improving the Cost-Effectiveness of Colorectal Cancer Screening”
Atkin W.S, Whynes D.K. (2000). Improving the Cost-Effectiveness of Colorectal Cancer Screening. Journal of the National Cancer Institute, Vol.
92, No. 7.
Journal of the National Cancer Institute, Vol. 92, No. 7, April 5, 2000.
Wendy S. Atkin, David K. Whynes. UK.
Nessuna.
Popolazione di soggetti che devono sottoporsi a screening per tumore al colon retto.
75
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 41
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Questo studio va ad analizzare l’impatto dello screening relativo al tumore del colon retto, nell’ambito del costo/efficacia.
Dalla revisione di diversi studi emerge come l’emdoscopia sia il metodo attualmente più sensibile per diagnosticare adenomi. La sigmoidoscopia
risulta essere la più efficace in termini di costi, ma non per quanto riguarda la diagnosi precoce. In particolar modo nello studio di Marshall viene
dimostrato come le difficoltà nell’ambito dei costi relativi alla colonscopia siano dovuti: 1- all’intervallo tra i test nei soggetti con esami negativi;
2- all’intervallo tra le colonscopie in quei soggetti in cui è stato trovato l’adenoma. L’intevallo di tempo è stato definito da molti studi nell’ambito
dei 5-10 anni tra un esame di screening e l’altro. Sulla base di questa review, lo scopo della prevenzione per il tumore al colon retto è quello di costruire delle fondamenta solide costituite da un metodo di screening appropriato e un intervallo di screening altrettanto appropriato.
La validità dello studio è inficiata dalla scarsa numerosità degli studi considerati.
Nessuna.
Nessuna.
Review.
Nessuno.
Non riportata.
Questo studio fa riferimento alla seconda fase di un programma i screening: la partecipazione. Inoltre nell’ambito dell’esame al colon retto ci si riferisce al primo livello di analisi nello screening oncologico.
Nessuna.
Medici.
Medici.
Review.
“Evaluating the Efficacy of Screening for Recurrence of Cancer”
Weiss N.S, Cook L.S. (1998). Evaluating the Efficacy of Screening for Recurrence of Cancer. Journal of the National Cancer Institute, Vol. 90, No.
24.
Journal of the National Cancer Institute, Vol. 90, No. 24, December 16, 1998.
Noel S. Weiss, Linda S. Cook.
Nessuna.
Popolazione di soggetti con cancro ricorrente.
Lo scopo di questo studio è quello di descrivere le ricerche che sono state usate per determinare l’impatto di una diagnosi precoce della ricorrenza
di un tumore. Inoltre vengono discussi i limiti delle stesse e i problemi che ne derivano.
La valutazione dell’efficacia dello screening relativo alla ricorrenza del tumore pone serie scelte metodologiche. Gli studi non randomizzati
sull’impatto della terapia tra le persone con ricorrenza sono inclini a distorsioni, mentre studi randomizzati sono rari in quanto non eticamente corretti.
76
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 42
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Questo studio può essere ritenuto valido, in quanto prende in considerazione vari disegni di ricerca e pone tutto in condizione di critica.
Nessuna.
Nessuna.
In questa review vengono presi in considerazione studi non randomizzati che vanno ad indagare i trattamenti di screening per la ricorrenza del cancro, sulla base di due differenti approcci: 1- sopravvivenza in relazione al tipo di trattamento dato a pazienti con test positivi; 2- sopravvivenza in
relazione al significato di ogni ricorrenza identificata.
Nessuno.
Non riportata.
Questo studio prende in considerazione l’ultimo livello di screening, ossia il trattamento e la valutazione dello stesso.
Nessuna.
Medici e psicologi.
Medici e psicologi.
Review.
“Predicting breast cancer screening intentions and behavior with emotion and cognition”
Abstract:
The present study applied the key elements of the self-Regulation model to predicting breast cancer screening intentions. The participants in the
study were women aged 18 to 73 years recruited from family members with breast cancer through public announcements in local papers, all with a
history of breast cancer. The women (n=357) completed a baseline questionnaire. Participants’ perceptions of their own risk relative to their medical risk varied widely. In contrast to the lack of relationship of beliefs and cognitions to overestimation. Cancer worry and perceived risk increased
significantly as risk overestimation increased. There were differences among the predictors of the breast cancer screening outcomes in the regression models, including perceived risk, cancer worry, and coping strategies. These data inform the literature on emotion, cognition, and breast care.
Bowen D.J, Helmes A, Powers P, Andersen M.R, McTiernan A , Burke W, Durfy D. (2003). Predicting breast cancer screening intentions and behavior with emotion and cognition. Journal of social and clinical phsychology, Vol 22, No 2,pp. 213-232
Journal of social and clinical phsychology, Vol 22, No 2, 2003, pp. 213-232
Deborah J Bowen, Almut Helmes, Diane Powers, M Robyn Andersen, Anne McTiernan , (Fred Hutchinson Cancer Research Center); Wylie
Burke, Sharon Durfy, (University of Washington). USA
Nessuna.
Donne che devono sottoporsi ad uno screening per tumore al seno.
Il presente studio utilizza gli elementi chiave del modello dell’autoeregolazione di Leventhal e Cameron per predire le intenzioni relative a due tipi
di test di screening per il tumore al seno: la mammografia e il test genetico.
77
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
La percezione delle partecipanti circa il proprio rischio varia ampiamente. La stima media del rischio percepito è pari al 51% (DS=25). Per l’analisi
proposta i valori sono stati classificati in tre gruppi: leggeri sovrastimatori, moderati sovrastimatori ed estremi sovrastimatori. Non c’è nessuna differenza significativa per quanto riguarda l’età e l’istruzione nei gruppi di stima del rischio; c’è invece una differenza che riguarda lo stato civile (i
leggeri sovrastimatori risultano essere in maggior numero sposati rispetto agli altri due gruppi).
Per quanto riguarda poi le rappresentazioni mentali, il dato più interessante è rappresentato dalla differenza non significativa tra la stima del rischio
percepito e le rappresentazioni mentali prese in considerazione in questo studio; abbiamo invece delle differenze significative per iò che concerne
le variabili emozionali.
Tre analisi di regressione sono state infine condotte sullo screening regolare, le intenzioni e l’interesse verso il test genetico, usando le variabili
contenute nel modello dell’autoregolazione come predittori.
1 - background: sono state trovate differenze tra i predittori dello screening; l’età è un predittore positivo delle intenzioni e dello screening regolare
ma non dell’interesse verso il test genetico mentre l’istruzione non risulta essere un predittore significativo.
2- stimoli: aumenta la varianza spiegata per lo screening regolare del 10% e per le intenzioni del 4% ma non per quanto riguarda l’interesse verso il
test genetico; il numero di parenti con tumore è un predittore positivo in questo insieme di variabili.
3- rappresentazioni mentali: aumenta la varianza spiegata per lo screening regolare del 8%, per le intenzioni del 6% e per l’interesse verso il test
genetico del 5%. L’unica variabile che risulta essere predittiva è la percezione del rischio.
4- emozioni: aumenta la varianza spiegata solo per il test genetico per un 20%. Tra le singole variabili considerate, la preoccupazione relativa al
tumore è l’unica a predire positivamente lo screening regolare e l’interesse verso il test.
5- coping: incrementa la varianza spiegata per le intenzioni del 10 % ma non per l’interesse verso il test genetico; mentre il coping focalizzato al
problema e quello focalizzato alle emozioni predicono in maniera significativa la regolare mammografia ma in opposte direzioni.
Ci sono diversi limiti del presente studio che devono essere presi in considerazione per interpretare questi risultati.
1- il campione è stato auto-selezionato attraverso degli annunci su quotidiani; questo indica che le donne reclutate usando tale metodo risultano probabilmente più interessate al cancro rispetto alla popolazione generale.
2- la scelta del modello e delle variabili.
3- La ricerca è stata condotta in maniera congiunta da ricercatori del centro tumori e dell’università e le donne hanno l’hanno saputo fin
dall’inizio, per questo lo studio dovrebbe essere somministrato ad un gruppo di donne meno consapevoli e interessate al cancro e alla ricerca.
La teoria psicologica cui gli autori fanno riferimento nello studio è il Modello autoregolatorio messo a punto da Leventhal e Camerun (1987), il
quale si basa sulla concezione dell’individuo come parte attiva nel processo di mantenimento del proprio stato di salute. Il soggetto valuta di volta
in volta le variabili da cui poter trarre informazioni sulla propria salute e da queste ricava una rappresentazione mentale dell’eventuale problema e
le emozioni connesse, in modo da mettere in atto un piano strategico di intervento. La fase finale comprende una verifica sia del comportamento
delle emozioni provate in modo da potere ovviare e modificare le singole componenti. Questo modello è dinamico; esso pone l’indiviuo in una dimensione attiva e considera la decisione di mettere in atto un comportamento preventivo come un processo di problem-solving, in cui il soggetto
passa attraverso le fasi di rappresentazione, coping e verifica.
Tuttavia i risultati ottenuti attraverso questo studio sono in accordo con molti modelli teorici della salute, i quali vengono citati nella discussone dei
risultati presente nell’articolo. Uno di questi è sicuramente il Modello delle convinzioni sulla salute (HBM), sviluppato da Rosenstock e in seguito adattato da Becker e Mainman nel 1975. Gli assunti teorici del modello presuppongono che un individuo intraprenderà una specifica azione a
favore della propria salute in base a determinate caratteristiche soggettive tra cui quella fondamentale è la percezione della minaccia di una determinata malattia. Il modello prevede anche l’influenza di quanto l’individuo ritiene che i benefici sia superiori ai costi ma ha un limite: non considerare il ruolo delle emozioni.
Un altro è la Teoria del comportamento programmato di Fishbein ed Ajzen. Questo modello pone come determinante del comportamento
l’intenzione, a sua volta determinata dagli atteggiamenti personali, dalle norme soggettive e dal controllo percepito. Gli atteggiamenti dipendono
78
Variabili psicologiche considerate
dalle credenze che le persone hanno sulle possibili conseguenze del comportamento e dalla valutazione di queste conseguenze, mentre le norme
soggettive si riferiscono alle credenze dell’individuo circa ciò che gli altri si aspettano da lui e dalla motivazione ad uniformarsi a queste aspettative.
C’è poi la Teoria della motivazione a proteggersi di Rogers e Rippetoe (1987), secondo la quale, la motivazione di un individuo a proteggersi da
una malattia è massima quando: la minaccia per la salute è grave, l’individuo si sente vulnerabile, la risposta adattiva è giudicata efficace,
l’individuo nutre fiducia nelle proprie capacità di riuscire a realizzare la risposta adattiva, i costi associati alla risposta adattiva sono bassi. Il modello prevede l’esistenza dell’interazione tra valutazione della minaccia e la valutazione della risposta di coping e quindi il senso di efficacia personale.
L’ultimo modello citato è quello del processo di adozione di precauzioni di Weinstein e Nicholich (1993), il quale comprende diverse fasi: nonconsapevolezza, consapevolezza, decisione, non -intenzione d’agire, intenzione d’agire, azione, mantenimento.
Le variabili psicologiche considerate nello studio sono quelle relative al modello di Leventhal il quale è costituito di cinque passi successivi per arrivare all’attuazione del comportamento:
1– Background: variabili demografiche e ansia di tratto.
2 – Stimoli: numero di parenti affetti da cancro e vicinanza ad essi.
3 – Variabili cognitive (rischio percepito: cinque rappresentazioni mentali) e variabili emotive (ansia, depressione e preoccupazione).
4- Piano d’azione: tra risorse di coping (strategie con le quali le persone affrontano gli eventi potenzialmente stressanti), vengono distinti due diversi stili: uno centrato sul problema (tentativo di modificare la situazione) e l’altro centrato sulle emozioni ( volto alla riduzione delle emozioni
negative).
5 – Outcome: intenzioni (mammografia e test genetico)
da una parte le variabili cognitive (percezione del rischio e rappresentazioni mentali) e dall’altra le variabili emotive (ansia, depressione e preoccupazione)
Metodo applicato
Questo studio è stato condotto a Seattle dal 1997 al 1999 nel centro comprensivo tumori. L’articolo presenta dati provenienti da valutazioni di base
dello studio. Tutti i partecipanti hanno almeno un parente con tumore alla mammella sono prevalentemente di origine caucasica e per la maggior
parte sono impiegati e con una buona istruzione; il 66% di questi è sposato o ha comunque una relazione stabile e tutti vivono nel raggio di 66 miglia dal centro di ricerca. Sono stati usati diversi parametri di misura:
-Rischio medici: questo tipo di stima è stata reperita attraverso una serie di domande e una combinazione di algoritmi (presi da studi su larga scala
precedentemente pubblicati); questi quesiti valutano la storia familiare di tumore alla mammella, età corrente, età di esordio del menarca e numero
dei precedenti interventi di biopsia con una diagnosi di iperplasia atipica.
-Cognizioni: la stima percepita di rischio per tumore alla mammella è stata misurata attraverso le cinque categorie relative alle rappresentazioni
mentali proposte da Leventhal: sintomi, etichette, cause, tempo e conseguenze del rischio di tumore alla mammella. Ogni rappresentazione è stata
misurata con due o tre domande usando una scala likert che va da “completamente d’accordo” a “completamente in disaccordo”.
-Emozioni: queste sono state misurate in due modi. L’Hopkins Symptom Checklist per misurare il livello d’ansia generale e il grado di depressione
(49 item con una scala likert a cinque passi) e la Cancer Worry Scale per misurare la preoccupazione generale relativa al cancro (4 item con una
scala likert a quattro passi).
-Coping: le risorse di coping vengono misurate attraverso il Lazarus Ways of Coping Inventory (40 item con una scala likert a cinque passi).
-Intenzioni a sottoporsi a screening nel futuro: misurate con un singolo item per ogni comportamento (mammografia futura e test genetico) con una
scala likert a cinque passi.
-Mammografia regolare: le partecipanti rispondono a una serie di domande circa il loro uso corrente della mammografia.
Le donne sono state reclutate attraverso un annuncio su un quotidiano; le donne interessate hanno poi richiamato e se eleggibili per lo studio, è sta79
to loro inviato un questionario via e-mail. I questionari compilati pervenuti sono stati 357.
L’analisi dei dati è stata organizzata in tre fasi. Nella prima è stato comparato il livello di rischio attuale alle variabili demografiche; nella seconda
sono state analizzate le relazioni tra il livello di rischio percepito e alcune variabili che possono spiegare le ragioni della sovrastima del rischio, infine è stato utilizzato il modello della regressione gerarchica per predire le variabili relative allo screening.
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 43
Riferimenti bibliografici
Nessuno.
357 donne dai 18 ai 73 anni.
La fase di screening presa in esame è il reclutamento della popolazione bersaglio e quindi l’analisi di un aspetto fondamentale: l’adesione. Molti
fattori possono influenzare l’attuazione dei programmi di screening; uno dei più importanti è la partecipazione della popolazione target: livelli elevati di adesione sono necessari affinché un programma di screening possa essere giudicato efficace. Questo studio si propone di analizzare le variabili che possono influenzare la scelta di partecipare o meno ad un programma di screening di primo livello per quanto riguarda il tumore alla
mammella: la mammografia.
Risulta essere presente una buona correlazione tra età, numero di parenti con tumore, percezione del rischio e coping con lo screening.
Psicologi.
Medici e psicologi.
Trasversale.
“Callers’ Ability to Understand Advice Received from a Telephone Health-Line Service: Comparison of Self-Reported and Registered
Data”
Abstract:
Objective. To validate users’ perception of nurses’ recommendations to look for another health resource among clients seeking teleadvice. To analyze the effects of different users’ and call characteristics on the incorrectness of the self-report.
Data Sources/Study Setting. This study is a secondary analysis of data obtained from4,696 randomly selected participants in a survey conducted in
1997 among users of Info-Sante´ CLSC, a no-charge telenursing health-line service (THLS) available all over the province of Que´bec.
Study Design/Data Collection. Self-reported advice from follow-up survey phone interviews, conducted within 48 to 120 hours after the participant’s call, were compared to the data consigned by the nurse in the computerized call record. Covariables concerned characteristics of callers, context of the calls, and satisfaction about the nurses’ intervention. Association between these variables and inaccurate reports was identified using
multinomial logistic regression analyses.
Principal Findings. Advice to consult were recorded by the nurse in 42 percent of cases, whereas 39 percent of callers stated they had received
one.Overall disagreement between the two sources is 27 percent (12 percent by false positive and 15 percent by false negative) and kappa is 0.45.
Characteristics such as living alone (adjusted OR52.5), calls relating to psychological problems (OR52.8), perceived seriousness (OR5B2.6), as
well as others, were associated with inaccurate reports.
Conclusions. Telephone health-line providers should be aware that many callers appear to interpret advice to seek additional health care differently
than intended. Our findings suggest the need for continuing quality control interventions to reduce miscommunication, insure better understanding
of advice by callers, and contribute to more effective service.
Leclerc B.S, Dunnigan L, Coˆte´ H, Zunzunegui M.V, Hagan L, Morin D. (2003). Callers’ Ability to Understand Advice Received from a Telephone Health-Line Service: Comparison of Self-Reported and Registered Data. 23 (3): 26 Journal of Nursing Administration –8. 710 HSR: Health
80
Services Research 38:2.
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
23 (3): 26 Journal of Nursing Administration –8. 710 HSR: Health Services Research 38:2 (April 2003)
Bernard-Simon Leclerc, Lise Dunnigan, Harold Coˆte´, Maria-Victoria Zunzunegui, Louise Hagan, and Diane Morin. Canada.
Continuing quality improvement, outcomes of telenursing, telenursing health-line, telephone advice-line, teleadvice, validity.
Infermieri.
Lo scopo dello studio è quello di validare la comprensione delle raccomandazioni proposte dagli infermieri e analizzare gli effetti dei diversi strumenti utilizzati.
Avvisi per la consultazione sono stati registrati nel 42% dei casi contro il 39% dei chiamanti . In generale il disaccordo tra le due ricerche è del
27%, (12% per i falsi positivi e 15% per i falsi negativi). Caratteristiche quali il vivere da soli sembrano far parte dei problemi psicologici mentre la
serietà percepita sembra essere associata a report in accurati.
Anche se la maggior parte dei chiamanti sente che il linguaggio usato con loro sia stato chiaro, i risultati ottenuti mostrano che c’è una significativa
discrepanza tra le percezioni dei soggetti nell’ambito della linea telefonica e le documentazioni proposte dagli infermieri. In questo modo viene
confermato ciò che molti autori pensano circa i problemi di cattiva comunicazione nell’ambito della salute attraverso il mezzo telefonico.
Nonostante questo tipo di studio abbia un disegno di ricerca trasversale e senza un gruppo di controllo, viene definito dagli stessi autori come uno
studio innovativo in quanto prende in considerazione per la prima volta la discordanza tra quello che è stato registrato dagli infermieri e quello che
è stato riportato dai soggetti, in relazione ad un campione maggiormente rappresentativo dei precedenti studi.
Nell’ambito di questo studio viene messa in luce l’importanza di una buona comunicazione nell’ambito sanitario, in quanto questo va ad incentivare la soddisfazione del paziente e quindi l’adesione stessa.
Le variabili psicologiche prese in considerazione fanno capo a quella che è la soddisfazione, la quale può essere definita come il risultato
dell’esperienza del paziente con il sistema di cura della salute; essa dipende da fattori di tipo emotivo, fattori di tipo cognitivo e dal tipo di comunicazione che si istaura tra medico e paziente. La relazione medico-paziente risulta fondamentale quindi per quella che sarà la partecipazione terapeutica del paziente; questo tipo di relazione risulta fondamentale quindi per quella che sarà l’adesione terapeutica del paziente.
I self-report provenienti da un’indagine telefonica condotta a 48-120 ore dalla chiamata dei partecipanti, è stata comparata alle elaborazioni consegnate dagli infermieri, registrate in forma computerizzata. Le covariabili comprendono le caratteristiche dei chiamanti, il contesto della chiamata, e
la soddisfazione circa l’intervento degli infermieri. Associazioni tra queste variabili e i report in accurati sono stati valutati usando un’analisi di regressione.
Nessuno.
4.696 partecipanti.
Questo studio riguarda la comunicazione all’interno del contesto della salute, per questo può far riferimento a tutte le fasi dello screening, (reclutamento della popolazione bersaglio, partecipazione al test di screening, risultati del test di screening e conseguenze psicologiche dello screening), e
a tutti i suoi livelli (test di primo livello, approfondimenti di secondo livello e trattamento di terzo livello).
Nessuna.
Infermieri.
Infermieri.
Trasversale.
81
(T=trasversale)
Num. Rif. 44
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
“Patient communication skills training: a review with implications for cancer patients”
Abstract:
Although considerable attention has been given to physicians’ communication, relatively little research has been directed to patients’ communicative contributions to the medical interview. The research in patient communication skills training within the context of primary care is reviewed and
implications are discussed for applying skills training in a cancer environment.
Cegala D. J. Patient communication skills training: a review with implications for cancer patients. (2003). Patient Education and Counseling 50,
91–94.
Patient Education and Counseling 50 (2003) 91–94
Donald J. Cegala. USA
Patient communication skills; Cancer patients; Training.
Pazienti.
Questo lavoro è dedito alla discussione delle necessità della ricerca nell’ambito della comunicazione medico-paziente, che appare rilevante per le
malattie croniche e in particolar modo per quanto riguarda il cancro.
La descrizione della ricerca riguardante il training delle abilità comunicative del paziente ha portato a due tipi di outcome.
Per quanto riguarda il “discourse outcome”, molta attenzione è stata data a due aspetti fondamentali della comunicazione in questo contesto:
l’abilità di ricerca di informazioni e l’abilità di provvedere alle informazioni, da parte del paziente. In particolare quest’ultimo concetto viene riconosciuto dalla letteratura con un ruolo centrale nella decisione relativa alla diagnosi e al trattamento da parte del medico poiché implica
l’espressione di preferenze e opinioni. Abbiamo poi un ulteriore aspetto, anch’esso rilevante: l’abilità di verifica delle informazioni ricevute, (formulazioni, richiesta di ripetizioni, inquadramenti); questo tipo di abilità è importante nella comunicazione medico-paziente, non solo in termini di
aumento immediato della comprensione ma anche per quanto riguarda il richiamo delle informazioni. Questo tipo di ricerche sono importanti poiché vanno a modificare lo stile comunicativo dei pazienti in direzione di quello che molti studiosi chiamano aumentata partecipazione all’health
care. Per quanto riguarda invece gli “health outcomes”, pochi lavori hanno studiato l’impatto che le abilità comunicative del paziente hanno sulla
salute; a questo proposito, alcuni ricercatori sostengono che queste abbiano ripercussioni positive su aspetti relativi alla cura delle malattie altri invece danno più rilevanza agli aspetti psicologici.
Le direzioni della ricerca nell’ambito delle abilità comunicative del paziente riguardano prima di tutto gli studi longitudinali, ossia quel tipo di studi
che si propongono la verifica dei risultati a lungo-termine di specifici training, poiché a oggi sono presenti in letteratura solamente studi che concernono gli effetti immediati dei training. Molte delle attenzioni relative all’educazione dei pazienti affetti da tumore, sono dirette al trattamento e
alla diagnosi e non agli esiti della sopravvivenza al cancro; tutti i tipi di tumore hanno forti implicazioni sulla qualità di vita del paziente ma molto
poco è stato detto riguardo alla necessità di un training relativo al “come” affrontare queste implicazioni, (training delle abilità comunicative del
paziente). Altre direzioni si riferiscono a diversi tipi di trattamenti, quali quelli faccia a faccia e quelli che utilizzano programmi informatici (cd interattivi); tuttavia la ricerca si propone di individuare un tipo di training che sia poco costoso e maggiormente adattabile a tutta la popolazione. Viene, in ultimo, considerata la necessita di adattare questo tipo di interventi alle necessità del singolo paziente affetto da cancro
Essendo questo uno studio di tipo trasversale in assenza di un gruppo di controllo, la validità va scemando.
Le ricerche hanno dimostrato che alcuni aspetti importanti della comunicazione medico-paziente, sono correlate alle modalità con cui vengono date
le informazioni ai pazienti circa le loro condizioni di salute ed il trattamento da seguire; sono almeno due le prospettive teoriche che hanno cercato
di spiegare le relazioni tra soddisfazione/insoddisfazione e compliance:
1- modello affettivo (Korsch): la soddisfazione medica è collegata alle valutazioni relative a tre aspetti del comportamento affettivo del medico: a) essere amichevole invece che distaccato; b) mostrare di capire i timori del paziente e dei familiari; c) essere dotato di abilità co82
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
municative positive. Se mancano questi tre elementi il paziente si sente insoddisfatto.
2- Modello cognitivo (Ley): perché la comunicazione sia efficace il messaggio deve essere compreso e ricordato. Il fallimento nella comprensione dipende da diversi aspetti, quali: il materiale presentato è difficile da capire, i pazienti hanno credenze erronee che ostacolano la
comprensione.
L’importanza di integrare questi due modelli ha dato vita ad altri approcci:
1- modello di elaborazione delle informazioni (Frederikson): secondo l’autore sono tre i livelli di analisi dell’interazione medicopaziente: a) imput: quadro di riferimento sia del medico che del paziente; b) processo: ciò che succede durante la consultazione; c) risultato: percezioni, diagnosi, compliance e soddisfazione. La consultazione viene concepita come una procedura di scambio di informazioni
che comprende anche aspetti affettivi e sociali; un aspetto interessante del modello quindi è l’insistenza sulla mutualità e reciprocità della
relazione medico-paziente.
2- Modello pragmalinguistico (Hinckley, Craig, Anderson): l’analisi è centrata sulle relazioni tra processi comunicativi, variabili mediatrici, (sesso, età, status ecc..), e risultati, (=prodotto dell’interazione tra mediatori personali e contestuali e comportamenti verbali e non
verbali). È stato notato che vi sono differenze nel desiderio delle persone di essere coinvolte nei processi di trattamento, avere maggiori informazioni, controllare l’interazione col medico ecc.
Le variabili psicologiche prese in considerazione fanno capo a quella che è la soddisfazione, la quale può essere definita come il risultato
dell’esperienza del paziente con il medico; essa dipende da fattori di tipo emotivo, fattori di tipo cognitivo e dal tipo di comunicazione che si instaura da entrambe le parti. La relazione medico-paziente risulta fondamentale quindi per quella che sarà la partecipazione terapeutica del paziente;
a questo proposito distinguiamo tra:
1- compliance (obbedienza): indica una posizione di passività nella quale i pazienti svolgono le azioni raccomandate o prescritte e seguono i
trattamenti medici.
2- Adherence (adesione): indica una partecipazione attiva del paziente e una presa di decisione consapevole.
La comunicazione gioca un ruolo fondamentale nella relazione medico-paziente e quindi nell’adesione e nella soddisfazione del paziente stesso.
Da una buona comunicazione dipende quindi la qualità di vita del paziente.
Review della letteratura strutturata in due direzioni:
1- descrizione della ricerca riguardante il training delle abilità comunicative del paziente: “discorse outcome” ed “health outcome”.
2- obiettivi della futura ricerca riguardanti il training delle abilità comunicative del paziente nel contesto della diagnosi e del trattamento del cancro:
studi longitudinali, interventi sulle abilità comunicative, informazioni adattate al paziente.
Nessuno.
Nessuno.
Questo studio riguarda la comunicazione all’interno del contesto della salute, per questo può far riferimento a tutte le fasi dello screening, (reclutamento della popolazione bersaglio, partecipazione al test di screening, risultati del test di screening e conseguenze psicologiche dello screening), e
a tutti i suoi livelli (test di primo livello, approfondimenti di secondo livello e trattamento di terzo livello).
Dai risultati si evince un’elevata correlazione tra abilità comunicative e beneficio del paziente.
Giornalisti.
Medici e pazienti.
Trasversale
83
Num. Rif. 45
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
“Monitoring Visual Status: Why Patients Do or Do Not Comply with Practice Guidelines”
Abstract:
Objective. To determine factors affecting compliance with guidelines for annual eye examinations for persons diagnosed with diabetesmellitus
(DM) or age-related macular degeneration (ARMD).
Data Sources/Study Setting. Nationally representative, longitudinal sample of individuals 651 drawn from the National Long-Term Care Survey
(NLTCS) with linked Medicare claims records from 1991 to 1999.
Study Design. Medicare beneficiaries were followed from 1991 to 1999, unless mortality intervened. All claims data were analyzed for presence of
ICD-9 codes indicating diagnosis ofDMorARMDand the performance of eye exams. The dependent variable was a binary indicator for whether a
person had an eye exam or not during a 15-month period. Independent variables for demographics, living conditions, supplemental insurance, income, and other factors affecting the marginal cost and benefit of an eye exam were assessed to determine reasons for noncompliance.
Data Collection/Extraction Methods. Panel data were created from claims files, 1991–1999, merged with data from the NLTCS.
Principal Findings. The probability of having an exam reflected perceived benefits, which vary by patient characteristics (e.g., education, no dementia), and factors associated with the ease of visit. African Americans were much less likely to be examined than were whites.
Conclusions. Having an exam reflects multiple factors. However, much of the variation in the probability of an exam remained unexplained as were
reasons for the racial differences in use.
Sloan F.A, Brown D.S, Carlisle E.S, Picone G.A, Lee P.P. (2004). Monitoring Visual Status: Why Patients Do or Do Not Comply with Practice
Guidelines.HSR: Health Services Research 39:5 (October 2004)
HSR: Health Services Research 39:5 (October 2004)
Frank A. Sloan, Derek S. Brown, Emily Streyer Carlisle, Gabriel A. Picone, and Paul P. Lee.
Practice guidelines, compliance, eye care, diabetes mellitus, agerelated macular degeneration.
Pazienti affetti da diabete mellito o degenerazione maculare.
L’obiettivo di questo studio è determinare i fattori che influenzano la compliance con le linee guida per l’esame oculistico annuale rivolto a persone
con diabete mellito o degenerazione maculare dovuta all’età.
La probabilità di fare un esame riflette i benefici percepiti , che varia a seconda delle caratteristiche del paziente, (educazione, no demenza), e fattori associati con la facilità della vita. Gli afro-americani sono molto meno portati ad essere esaminati dai bianchi; tuttavia le ragioni relative a questa
differenza raziale non sono state spiegate.
Lo studio può essere ritenuto valido in quanto utilizza un disegno di ricerca longitudinale; tuttavia lo studio ha il limite di non considerare i fattori
legati al provider, in termini di comunicazione medico-paziente.
Nessuna.
Questo studio prende in considerazione una variabile importante nell’ambito del comportamento di salute: la compliance. La compliance viene definita letteralmente come obbedienza del paziente o per meglio dire, il grado in cui il paziente stesso svolge le azioni raccomandate o prescritte dal
medico o dai servizi per la salute. Tra i fattori che possono influenzare la compliance abbiamo: le caratteristiche del regime di trattamento, la qualità delle informazioni, la buona comprensione del protocollo e l’impatto dei processi di influenza sociale.
I beneficiari di assistenza sanitaria statale sono stati seguiti dal 1991 al 1999 e scelti in base alla diagnosi di diabete mellito o degenerazione maculare posta dall’ICD9. La variabile dipendente fa riferimento all’avere o meno eseguito un esame oculistico durante un periodo di 15 mesi. Le variabili indipendenti invece, come i fattori demografici, le condizioni di vita, l’assicurazione supplementare, il reddito e altri fattori che influenzano i
costi e i benefici marginali di un esame oculistico, sono associati a determinare le ragioni per la no-compliance.
Nessuno.
84
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 46
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
21.644 persone.
La fase dello screening presa in considerazione è quella relativa al reclutamento della popolazione bersaglio, in quanto si fa riferimento alla promozione del messaggio di salute e quindi alla compliance.
Vi è una correlazione tra razza e compliance; gli afro-americani risultano essere meno portati a partecipare a programmi per la salute.
Medici.
Medici.
Longitudinale.
“Promoting Mammography. Results of a Randomized Trial of Telephone Counseling and a Medical Practice Intervention”
Abstract:
Background: Despite widespread promotion of mammography screening, a distinct minority of women have remained underusers of this effective
preventive measure. We sought to measure the effects of barrier-specific telephone counseling (BSTC) and a physician-based educational intervention (MD-ED) on mammography utilization among underusers of mammography screening.
Design: This was a randomized controlled trial. Women meeting criteria for mammography underuse at baseline (grouped by practice affiliation)
were randomized to a reminder control condition (RC group received annual mailed reminders), BSTC or MD-ED interventions and followed for 3
years. Underuse was defined by failure to get two annual or biannual mammograms over a 2- to 4-year period prior to a baseline survey.
Participants and Setting: The study included 1655 female underusers of mammography aged 50–80 years who were members of two health maintenance organizations (HMO) in central Massachusetts.
Interventions: BSTC consisted of periodic brief, scripted calls from trained counselors to women who had not had a mammogram in the preceding
15 months. Women could receive up to three annual calls during the study. MD-ED consisted of physician and office staff trainings aimed at improving counseling skills and office reminder systems.
Main Outcome Measure: Self-report of mammography use during the study period was the main outcome measure. Regular use was defined as $1
mammogram every 24 months.
Results: Forty-four percent in each intervention group became regular users compared to 42% in the RC group. Among subjects who had prior but
not recent mammograms at baseline, BSTC was effective (OR51.48; 95% CI51.04; 2.10), and MD-ED marginally effective (OR51.28; 95%
CI50.88, 1.85). Most recent users at baseline and few never users became
regular users (61% and 17%, respectively) regardless of intervention status.
Conclusions: Among mammography underusers BSTC modestly increases utilization for former users at
a reasonable cost ($726 per additional regular user).
Costanza, M.E, Stoddard A.M, Luckmann R, White M.J, Avrunin J.S, Clemow L. (2000). Promoting Mammography. Results of a Randomized
Trial of Telephone Counseling and a Medical Practice Intervention. American Journal of Preventive Medicine, Volume 19, Number 1.
American Journal of Preventive Medicine, Volume 19, Number 1
Mary E. Costanza, Anne M. Stoddard, Roger Luckmann, MD, Mary Jo White, Jill Spitz Avrunin, Lynn Clemow. USA.
Nessuna.
Donne “underusers” rispetto alla mammografia tra i 50-80 anni.
85
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
Malgrado la promozione dello screening alla mammella, un ridotto numero di donne non usa ancora questa pratica di prevenzione. A questo proposito, il presente studio, si propone di misurare gli effetti del Counseling telefonico barriera-specifico (BSTC), e di un intervento di educazione di
tipo medico, (MD-ED), sull’utilizzazione della mammografia tra gli “underusers” dello screening alla mammella.
Il quarantaquattro % in ogni gruppo di intervento è diventato un utilizzatore normale comparato al 42% in gruppo di controllo. Tra i soggetti che
hanno precedenti ma non recenti mammografie alle spalle, il BSTC ha avuto i suoi effetti, mentre il MD-ED solo un’efficacia marginale. I più recenti utilizzatori e molti che non hanno mai utilizzato la mammografia sono diventati regolari, (61% e 17%), in assenza di intervento.
Il presente studio risulta essere molto valido, in quanto utilizza un disegno longitudinale e il confronto con un gruppo di controllo.
Questo studio fa riferimento ad una letteratura ricca di modelli che riguardano i comportamenti per la salute. Prima di tutto viene preso in considerazione il modello delle credenze sulla salute (Rosenstock, Bercker e Mainman), il quale nacque proprio per comprendere perché le persone non
si sottoponevano alla diagnosi precoce di malattie, e per spiegare e prevedere l’adesione alle raccomandazioni preventive; secondo questo modello
la probabilità che una persona adotti comportamenti sani è il risultato di una valutazione congiunta del grado di minaccia associato ad una malattia
e dei benefici e dei costi dell’azione preventiva. Un'altra teoria di riferimento è sicuramente il modello transteoretico, (Di Clemente e Prochaska),
il quale si focalizza sul processo, suddiviso in cinque fasi, mediante il quale la persona decide di agire e, per ogni fase individua il comportamento
passato della persona ed i suoi piani di azione futuri:
1- fase precontemplativa: i soggetti non sono consapevoli o interessati alle conseguenze del proprio comportamento nocivo e quindi non esprimono alcuna intenzione di cambiare nell’immediato futuro.
2- Fase contemplativa: le persone dichiarano di aver pensato di cambiare il comportamento ma senza assumersi ancora impegni precisi verso
una modifica.
3- Fase di preparazione: indica l’intenzione ad agire nel futuro prossimo e la presenza di tentativi di cambiare il proprio comportamento in
passato.
4- Fase dell’azione: processi di liberazione, di rivalutazione di sé, attraverso i quali il soggetto si convince di essere capace di cambiare e si
impegna nel modificare il proprio comportamento per un certo periodo.
5- Fase di mantenimento: l’azione si mantiene per un tempo superiore.
L’ultima teoria è quella della social cognition (Bandura), ed è basata su un modello causale di lettura dell’azione che include il sistema ambiente, il
contesto, la persona con tutti i suoi elementi fisici, cognitivi ed affettivi, e il comportamento-condotta, secondo un’ottica denominata “determinismo triadico reciproco”. La spiegazione dela condotta può essere articolata tenendo in considerazione i seguenti elementi: human agency, perceived
self-efficacy e moral disengagement.
Le variabili psicologiche prese in considerazione nello studio sono:
- le preoccupazioni riguardanti il tumore alla mammella;
- le intenzioni: queste possono essere spiegate attraverso la teoria dell’azione di Gollwitzer, il quale sostiene che l’intenzione di eseguire un
comportamento o uno scopo è relativo ad una scelta che viene effettuata a partire dalla fattibilità e desiderabilità dello stesso; è necessario
un orientamento deliberativo, che promuove il confronto tra vantaggi, l’attenzione per le opzioni e l’obiettività nell’elaborazione delle informazioni. Il risultato di questa fase è la formazione di un’intenzione.
- Vulnerabilità percepita: nelle teorie ad orientamento cognitivista, la percezione del rischio è esaminata essenzialmente come fattore motivazionale che influenza l’adozione di comportamenti salutari o la cessazione di comportamenti nocivi ed il rischio viene definito o come
prodotto della probabilità circa il sopraggiungere di avvenimenti negativi e del valore attribuito alle loro conseguenze o ci si limita alla
componente della vulnerabilità, senza includere stime probabilistiche.
Questo è uno studio randomizzato. Un gruppo di donne è stato riunito per testare l’underuse della mammografia in partenza ed è stato estrapolato
casualmente per andare a costituire il gruppo di controllo; gli interventi BSTC o MD-ED sono seguiti per 3 anni. L’underuse è stato definito
dall’assenza di mammografia annuale o biennale in un periodo di 2-4anni.
Un gruppo di controllo estratto casualmente.
86
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 47
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
1655 donne.
La fase di screening presa in esame è il reclutamento della popolazione bersaglio e quindi l’analisi di un aspetto fondamentale: l’adesione. Molti
fattori possono influenzare l’attuazione dei programmi di screening; uno dei più importanti è la partecipazione della popolazione target: livelli elevati di adesione sono necessari affinché un programma di screening possa essere giudicato efficace. Questo studio si propone di analizzare le variabili che possono influenzare la scelta di partecipare o meno ad un programma di screening di primo livello per quanto riguarda il tumore alla
mammella: la mammografia.
Il responso dell’indagine finale è stato significativamente associato con un precedente utilizzo della mammografia, lo stato civile, il reddito, il livello di istruzione, raccomandazioni, interesse verso la mammografia, ma non è associato con l’età, la vulnerabilità percepita e il gruppo d’intervento.
Medici e psicologi.
Medici.
Longitudinale.
“Mammography Screening Attendance. Meta-Analysis of the Effect of Direct-Contact Invitation”
Abstract:
Background: Personal or telephone contact methods are often used to increase attendance for mammography screening. A meta-analysis of the literature was performed to assess the overall effect of direct-contact recruitment on mammography participation.
Methods: Two independent reviewers conducted two different search strategies. Each reviewer screened the search results for (quasi-)randomizedcontrolled trials that tested single women-targeted interventions. Twenty-one of 22 candidate studies that met the inclusion criteria could be included. These studies described 25 eligible interventions. Guided by a
standardized protocol, a reviewer assessed the methodologic quality of each intervention and extracted the following data: (1) the number of
women (from experimental and control groups) before and after the intervention, (2) details of the study population, (3) the type of intervention,
and (4) the control condition. On the basis of a quality ranking, a cumulative random-effects meta-analysis was performed using relative risk as an
indicator of intervention effect.
Results: Depending on the cumulative step, the analysis revealed that direct-contact strategies improved attendance from 21% (95% confidence interval [CI]; 10%–34%) to 46% (95% CI; 32%–61%).
Conclusions: Evidence from experimental studies supports the effect of direct-contact strategies in which women are invited to participate in
mammography screening. Future research will have to define the specific modalities in which these interventions can be adopted in a costeffective
manner.
Denhaerynck K, Lesaffre E, Baele J, Cortebeeck K, Van Overstraete E, Buntinx F. (2003). Mammography Screening Attendance.Meta-Analysis of
the Effect of Direct-Contact Invitation. (Am J Prev Med 2003;25(3):195–203) © 2003 American Journal of Preventive Medicine.
(Am J Prev Med 2003;25(3):195–203) © 2003 American Journal of Preventive Medicine
Kris Denhaerynck, Emmanuel Lesaffre, Jo Baele, Kaat Cortebeeck, Eef Van Overstraete, Frank Buntinx. USA.
Nessuna.
Popolazione di donne che devono sottoposte a mammografia.
Questo studio si propone come meta-analisi della letteratura che si propone di valutare gli effetti della modalità di contatto-diretto di reclutamento
87
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 48
nell’ambito della partecipazione a screening alla mammella.
Gli studi esaminati in questa meta-analisi risultano essere differenti rispetto alla popolazione e a diverse caratteristiche della procedura di intervento; si testa una modesta eterogeneità. In ogni caso attraverso questo studio è stato possibile confermare l’ipotesi iniziale secondo la quale il contatto-diretto è il metodo più efficace per reclutare donne nell’ambito dello screening e in particolar modo della mammografia.
Questo studio può sicuramente essere ritenuto valido in quanto include delle ricerche aventi gruppi di controllo. In ogni caso dagli stessi autori
vengono definiti due limiti principali: prima di tutto l’impossibilità di segnalare le numerose modificazioni rilevate sui campioni per ogni studio e
secondo, bisogna tener conto dell’influenza del sistema di cura della salute, il quale può incentivare o meno l’utilizzo della modalità di reclutamento contatto-diretto.
Nello studio vengono riportate le modalità di reclutamento dei soggetti al progetto; nel testo tuttavia non vengono affrontate le tematiche psicologiche riguardanti l’adesione. Tuttavia si può ipotizzare una qualche relazione con le teorie della comunicazione persuasiva, le quali possono aiutare
a capire come comunicare i messaggi di promozione della salute in modo efficace tra gli individui e nei gruppi; l’impatto di un messaggio volto a
modificare l’atteggiamento di un individuo è condizionato: dalle caratteristiche della fonte, dalle caratteristiche del ricevente e dal contenuto del
messaggio.
Nessuna.
Due ricercatori indipendenti hanno utlizzato due strategie di ricerca differenti. Ogni ricercatore ha visionato i risultati della ricerca in base a studi
randomizzati con gruppo di controllo che testavano ogni singolo intervento con le donne-target. Ventuno dei 22 studi candidati in base a determinati criteri sono eleggibili. Guidati da un protocollo standardizzato, un ricercatore ha valutato la qualità metodologica di ogni intervento ed ha estratto
i seguenti dati: numero di donne, (per il gruppo sperimentale e di controllo), dettagli sulla popolazione di studio, tipo di intervento e infine la condizione di controllo.
Gli studi inclusi in questa review sono tutto provvisti di un gruppo di controllo, quanto questo fattore è stato definito come un criterio di eleggibilità.
21 studi.
La fase di screening presa in esame è il reclutamento della popolazione bersaglio e quindi l’analisi di un aspetto fondamentale: l’adesione. Molti
fattori possono influenzare l’attuazione dei programmi di screening; uno dei più importanti è la partecipazione della popolazione target: livelli elevati di adesione sono necessari affinché un programma di screening possa essere giudicato efficace. Questo studio si propone di analizzare la modalità più adatta al reclutamento della popolazione bersaglio nell’ambito della mammografia.
Nello studio viene rilevata una forte correlazione tra metodo di reclutamento diretto e partecipazione a screening alla mammella.
Medici.
Medici.
Trasversale.
“Patients and Ambulatory Care Associations of Race, Education, and Patterns of Preventive Service Use with Stage of Cancer at Time of
Diagnosis”
Abstract:
Objective. To go beyond the documentation of disparities by race and SES by analyzing health behaviors regarding preventive and cancer screening services and determining if these behaviors are associated with stage of cancer when first diagnosed.
88
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Data. Stage of cancer for Medicare patients diagnosed in 1995 with breast, colorectal, uterine, ovarian, prostate, bladder, or stomach cancer; and
use of influenza and pneumonia immunization, mammography, pap smear, colon cancer screening, and the prostate specific antigen test during the
two years preceding diagnosis of cancer.
Study Design. Hypothesis tested: health behaviors regarding use of preventive and cancer screening services are associated with stage of cancer
when first diagnosed.
Data Collection/Extraction Methods. Information was extracted from the database formed by the linkage of Surveillance, Epidemiology, and End
Results (SEER) cancer registries with Medicare files.
Principal Findings. Black and white patients (of higher and lower SES) who used more of the preventive and cancer screening services were at a
lower risk of having late stage cancer for six cancers studied (breast, colorectal [male and female], prostate, uterine, and male bladder cancer) than
their counterparts who used fewer of these
services.
Conclusions. The use of preventive and cancer screening services is a health behavior associated with better health outcomes for the elderly diagnosed with cancer. The lack of preventive service use can serve as a marker for identifying persons at risk of late stage cancer when first diagnosed.
Strategies that encourage the use of preventive services by
Low users of these services are likely to reinforce a range of healthy behaviors that help to ameliorate disparities in health outcomes.
Gornick M.E, Eggers P.V, Riley G.F. (2004). Patients and Ambulatory Care Associations of Race, Education, and Patterns of Preventive Service
Use with Stage of Cancer at Time of Diagnosis. HSR: Health Services Research 39:5.
HSR: Health Services Research 39:5 (October 2004)
Marian E. Gornick, Paul W. Eggers, and Gerald F. Riley. USA.
Health behaviors, race, socioeconomic status, disparities, preventive service use, stage of cancer.
Pazienti con diagnosi di tumore.
Lo scopo di questo studio è quello di analizzare i comportamenti della salute riguardanti i programmi di screening sul cancro e determinare se questi comportamenti sono associati ad un stadio del tumore alla prima diagnosi.
I pazienti che usano un programma di screening relativo al cancro risultano essere a minor rischio per tumore all’ultimo stadio rispetto alla controparte di pazienti che usano meno tali programmi.
Lo studio può essere considerato valido in quanto utilizza un disegno di ricerca longitudinale.
Questo studio integra, nella ricerca riguardante i programmi della salute, diverse teorie e risultati della psicologia della salute e delle scienze sociali
e comportamentali. In questo studio, gli autori si sono concentrati sul comportamento della salute esemplificato dal beneficio derivante dall’uso di
programmi preventivi di screening.
La variabile centrale in questo studio è il comportamento di salute; tale comportamento viene definito da Rosenstock come “un’attività intrapresa
da persone che credono nella propria salute, con il proposito di prevenire o diagnosticare una malattia in un stadio asintomatico”. Si crede generalmente che i comportamenti di salute riflettano varie credenze e propensioni, come ad esempio la convinzione individuale che la malattia sia controllabile.
I pazienti selezionati per lo studio fanno riferimento a otto tipi di cancro frequentemente diagnosticati: mammella, color retto, utero e ovaie nelle
donne e prostata, colon retto e stomaco negli uomini.
I programmi inclusi nello studio sono: test per il tumore al colon, (colonscopia e sigmoidoscopia), mammografia e paptest. Si provvede a identificare attraverso il SEER lo stadio del cancro, “in sito”, “localizzato”, “regionale”, “distante”, e a valutare il “Charlson score”, una misura dello stato di
salute di ciascun paziente. Si pone quindi, sulla base dei dati a disposizione un’analisi statistica e multivariata.
Nessuno.
89
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 49
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Numerosità del campione non specificata.
La fase dello screening presa in considerazione è quella relativa alla prevenzione e alla diagnosi del tumore, rispettivamente primo e secondo livello di screening.
Nessuna.
Psicologi.
Psicologi.
Longitudinale.
“Future directions in research on consumer–provider communication and adherence to cancer prevention and treatment”
Abstract:
The goal of this paper is to examine emerging issues in consumer–provider communication and patient adherence to cancer prevention, screening,
diagnosis, treatment, and coping with survivorship. Many factors that have been shown to affect adherence can be supported or hindered by provider–patient communication, including the provider–patient relationship, patients’ beliefs, social and cultural norms, family and social support,
mood, and behavioral management. Six research questions are posed, and substantive and methodological recommendations are offered for empirical research on the measurement and achievement of patient adherence.
Di Matteo M. R. (2003). Future directions in research on consumer–provider communication and adherence to cancer prevention and treatment.
Patient Education and Counseling 50, 23–26.
Patient Education and Counseling 50 (2003) 23–26.
M. Robin DiMatteo. USA.
Provider–patient communication; Cancer prevention; Adherence.
Pazienti e medici.
L’obiettivo di questo articolo è di esaminare gli esiti della comunicazione medico-paziente e l’adesione di quest’ultimo agli interventi di prevenzione relativi al cancro, allo screening, alla diagnosi e al trattamento. Vengono quindi poste sei domande di ricerca per offrire dei suggerimenti agli
studi empirici riguardanti la misura e la realizzazione dell’adesione del paziente.
In seguito ad un’attenta disamina della letteratura vengono poste le seguenti domande di ricerca:
1- Quale ruolo ha la fiducia nell’adesione? Secondo gli autori la ricerca dovrebbe identificare le circostanze nelle quali la fiducia e la comunicazione medico-paziente incoraggiano l’attiva analisi necessaria per l’impegno del paziente a cambiare il proprio stile di vita in funzione
della prevenzione relativa al cancro e dell’adesione a test di screening .
2- Come può l’informazione aumentare l’adesione? Secondo gli autori la ricerca dovrebbe focalizzarsi sui limiti che la partecipazione dei
medici e dei pazienti può avere nelle decisioni mediche e che ruolo questo può avere sui livelli di adesione.
3- Quale ruolo giocano le credenze del paziente nella cura della salute? Secondo gli autori la ricerca dovrebbe indirizzarsi verso: la percezione della propria malattia da parte del paziente,il diniego, il senso di colpa, le norme sociali e culturali e tutti quelle credenze che possono
influenzare l’adesione.
4- Come può una comunicazione efficace assistere i pazienti a coordinare i regimi di trattamento con il loro vissuto familiare e le loro abitudini? Gli autori ritengono che la ricerca dovrebbe studiare il ruolo della famiglia e della rete amicale nel fornire supporto all’adesione; dovrebbe inoltre analizzare come la coesione familiare e i conflitti possono facilitare o meno la richiesta di aiuto del paziente dalla propria
90
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 50
rete sociale.
5- Come può un di stress emotivo influenzare la gestione del cancro? Sono richieste ricerche che esplorino la varietà dei regimi e delle strategie in termini di adesione e risultati derivanti da un vissuto di depressione nell’ambito del trattamento del cancro.
6- Qual è la via migliore per misurare l’adesione? Tra metodi quali: self-report, diari, dispositivi elettronici di registrazione e classificazioni.
La validità risulta essere ridotta dalla mancanza di un gruppo di controllo, nell’ambito di uno studio di tipo trasversale.
L’approccio della social cognition enfatizza il ruolo primario delle credenze e dei pensieri sul comportamento di adesione, e i paradigmi
dell’aspettativa-valore enfatizzano la risposta alla minaccia per la salute e i risultati che la presa di salute ha nel ridurla. Le teorie che si indirizzano
allo studio dell’adesione si focalizzano sui rischi e i benefici di un’azione per la salute, le influenze sociali, il controllo del comportamento, le barriere percepite, il locus of control, e la self-efficacy. Nel caso della cura del cancro, ognuna di queste componenti dipende da alcuni elementi della
comunicazione nel contesto della relazione medico-paziente, che includono l’incoraggiamento, la cornice di opzioni e scelte per lo screening e il
trattamento, il supporto nello sforzo e nella realizzazione di un obiettivo di trattamento, lo sviluppo e l’implementazione di un piano per affrontare
le paure relative all’essere un paziente affetto da tumore e la valutazione degli esiti delle scelte fatte. Un approccio biopsicosociale, (Engel), può
essere utile, quindi, per l’analisi dei fattori psicosociali nel contesto di varie malattie e condizioni di trattamento, nell’ordine di una comprensione
del processo attraverso il quale i pazienti manifestano l’intenzione alla cura della propria salute.
Le variabili psicologiche prese in considerazione fanno capo a quella che è la soddisfazione, la quale può essere definita come il risultato
dell’esperienza del paziente con il sistema di cura della salute; essa dipende da fattori di tipo emotivo, fattori di tipo cognitivo e dal tipo di comunicazione che si istaura tra medico e paziente. La relazione medico-paziente risulta fondamentale quindi per quella che sarà la partecipazione terapeutica del paziente; questo tipo di relazione risulta fondamentale quindi per quella che sarà l’adesione terapeutica del paziente.
Una delle più forti componenti legati alla non adesione sono: disturbi dell’umore, in particolar modo la depressione, che può alterare il focus cognitivo, l’energia, la motivazione e il limite del supporto sociale. Questo è particolarmente vero nel cancro, dove gli studi empirici hanno mostrato
che la depressione è fortemente associata con una terapia discontinua e dosi di farmaci dimenticate. Altri elementi che sostengono l’adesione sono:
fiducia all’interno della comunicazione medico-paziente, locus of control, (esterno o interno), abitudini, norme sociali e culturali, funzioni cognitive, ottimismo, (definito dalla “social cognition” come l’esito di un processo imperfetto di valutazione cognitiva dei rischi ; un bias a favore di sé),
capacità di problem solving, self-efficacy , (auto-efficacia percepita) e risorse di coping, (strategie attraverso le quali le persone affrontano le situazioni potenzialmente stressanti)
Revisione della letteratura relativa alla comunicazione medico-paziente e domande di ricerca.
Nessuno.
Nessuno.
Questo studio riguarda il fenomeno dell’adesione nella prevenzione del cancro, la diagnosi e il trattamento; fa quindi riferimento a tutte le fasi dello
screening.
Risulta esserci una buona correlazione tra adesione, comunicazione medico-paziente e credenze sulla salute.
Psicologi.
Psicologi.
Trasversale.
“Message framing and mammography screening: A theory-driven intervention”
91
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Abstract:
Finney L.J, Iannotti R.J. (2002). Message framing and mammography screening: A theory-driven intervention. Behavioral Medicine; Spring 2002;
28, 1; ProQuest Psychology Journals
pg. 5
Behavioral Medicine; Spring 2002; 28, 1; ProQuest Psychology Journals
pg. 5
Lila J Finney; Ronald J Iannotti. USA.
Breast cancer, mammography, messaggi framing, prosperct theory.
Donne che devono sottoporsi a mammografia.
Gli autori hanno utilizzato un intervento derivante da una teoria di riferimento che è stata designata per aumentare l’adesione delle donne alle raccomandazioni per la mammografia annuale.
La marginale differenza che è stata trovata tra le lettere positive e negative per le donne con una storia positiva di cancro alla mammella è vicina
alle previsione fatte inizialmente. La superiorità delle lettere con una forma negativa in contrasto con le lettere con una forma positiva non è stata
replicata 2 mesi dopo, suggerendo che l’effetto della forma del messaggio è stata basso. L’unica differenza significativa nella compliance che emerge dopo 2 mesi, indica che le lettere tipiche dell’ospedale hanno elicitato una più alta compliance tra le donne con una storia familiare positiva
che le lettere con una forma positiva. Questo risultato indica che per le donne con una storia familiare positiva, la forma della lettera va a diminuire
la compliance; questo suggerisce che l’effetto delle lettere con una particolare forma può essere dannoso. Questi risultati portano a ritenere che
nell’ambito dell’adesione alla mammografia si intrecciano fattori non solo comportamentali ma anche psicologici.
Questo studio non può ritenersi validità per due motivi principali che elencano gli stessi autori:
1- il piccolo numero del campione non permette una generalizzazione dei risultati;
2- tutte le donne incluse nel campione avevano già avuto esperienza di mammografie.
Nello studio vengono riportate le modalità di reclutamento dei soggetti al progetto; nel testo vengono affrontate le tematiche psicologiche riguardanti l’adesione e soprattutto l’importanza di una teoria di riferimento. Si può quindi ipotizzare un riferimento diretto alle teorie della comunicazione persuasiva, le quali possono aiutare a capire come comunicare i messaggi di promozione della salute in modo efficace tra gli individui e nei
gruppi; l’impatto di un messaggio volto a modificare l’atteggiamento di un individuo è condizionato: dalle caratteristiche della fonte, dalle caratteristiche del ricevente e dal contenuto del messaggio. Nell’ambito di questo studio si da rilevanza alla funzione del messaggio e in particolar modo
della sua forma, la quale può andare ad influenzare l’adesione stessa al programma di screening.
La variabile psicologica considerata in questo studio è sicuramente la persuasione. Questa viene studiata e definita da diverse teorie della comunicazione, le quali sono d’accordo nel ritenere che la persuasione si identifichi con un messaggio volto a modificare l’atteggiamento di un individuo;
il suo impatto risulta fortemente condizionato dalle caratteristiche della fonte, dalle caratteristiche del ricevente e dal contenuto del messaggio. In
ogni caso nell’articolo si rimanda alla presenza di variabili psicologiche, (non specificate), che possano in qualche modo spiegare i risultati ottenuti
dall’indagine stessa.
Gli autori hanno inviato 1 o 3 lettere, (in forma positiva, negativa o standard dell’ospedale), a 929 donne estratte casualmente, che devono sottoporsi ad una mammografia e che sono state identificate come aventi una storia familiare positiva o negativa per tumore alla mammella.
Nessuno.
929 donne.
La fase di screening presa in esame è il reclutamento della popolazione bersaglio e quindi l’analisi di un aspetto fondamentale: l’adesione. Molti
fattori possono influenzare l’attuazione dei programmi di screening; uno dei più importanti è la partecipazione della popolazione target: livelli elevati di adesione sono necessari affinché un programma di screening possa essere giudicato efficace. Questo studio si propone di analizzare le variabili che possono influenzare la scelta di partecipare o meno ad un programma di screening di primo livello per quanto riguarda il tumore alla
92
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 51
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
mammella: la mammografia.
Nessuna.
Psicologi.
Psicologi.
Longitudinale.
“Selection bias introduced by informed consent process”
Hannover N, Kampmann J.P. (2003). Selection bias introduced by informed consent process. THE LANCET • Vol 361.
THE LANCET • Vol 361 • June 7, 2003.
Nina Hannover e Jens Peter Kampmann. Danimarca.
Nessuna.
Pazienti sottoposti a studi sistematici.
Lo studio mira a valutare le distorsioni introdotte dal processo relativo al consenso informato.
In base agli studi presi in considerazione nell’articolo, in particolar modo lo studio osservazionale condotto da Barbara Williams, si può concludere
con il proposito di stimolare ulteriori ricerche nella spiegazione e nell’ottimizzazione del processo riguardante il consenso.
Lo studio non può essere considerato valido in quanto non utilizza un disegno di ricerca sistematico.
Nessuna.
L’unica variabile considerata nello studio è il consenso informato.
Review non sistematica.
Nessuno.
3 studi.
Nessuna.
Nessuna.
Medici.
Medici.
Review non sistematica.
93
Num. Rif. 52
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 53
“Content of invitations for publicly funded screening mammography”
Jorgensen K.J, Gotzsche P.C. (2006) Content of invitations for invitations for publicly funded screening mammography.
doi:10.1136/bmj.332.7540.538;332;538-541 BMJ.
doi:10.1136/bmj.332.7540.538 2006;332;538-541 BMJ.
Karsten Juhl Jorgensen, Peter C Gotzsche. USA.
Nessuna.
Popolazione di donne che devono sottoporsi a screening per tumore alla mammella.
In questo studio vengono analizzati gli inviti di partecipazione relativi alla mammografia nell’ambito di paesi di lingua inglese e paesi scandinavi,
con uno screening fondato sul pubblico per valutare se questo provvede a fornire sufficienti informazioni alle donne che non sono in grado di portare avanti una decisione informata.
30 inviti menzionano il principale beneficio dello screening, la riduzione della mortalità per tumore alla mammella, ma solo 7, (3 paesi), danno la
misura di questo beneficio e lo descrivono come un rischio relativo paragonato alla riduzione del rischio assoluto. Gli effetti dello screening sulla
mortalità totale non sono menzionati. Al contrario nessun invito cita il maggior danno dello screening, l’overdiagnosis e il conseguente overtreatment.
Questo studio può essere considerato valido, in quanto prende in considerazione una vasta gamma di studi, i quali vengono analizzati in maniera
sistematica.
Nessuna.
Le variabili psicologiche prese in considerazione nello studio e quindi relative allo screening per tumore alla mammella sono principalmente menzionate in termini di rischi e benefici. Tra i rischi troviamo: il dolore associato alla procedura, il rischio di sviluppare un cancro durante il ciclo di
vita, lo stress psicologico legato agli esami falso positivi, la falsa rassicurazione fornita dallo screening e la paura relativa alla mammografia.
Quest review si focalizza sugli inviti iniziali, che sono i più comuni ad essere inviati alle donne intorno ai 50 anni. Sono stati inclusi nel campione
31 aree relative ai 7 paesi considerati, ( Australia, Danimarca, Canada, Norvegia, Svezia, Nuova Zelanda, e UK). Per quanto riguardagli inviti, sono
stati presi in considerazione le lettere d’invito, le lettere ai non responders e gli opuscoli.
Nessuno.
31 aree considerate.
La fase di screening presa in considerazione è quella relativa alla preparazione e all’avvio di un programma di screening stesso.
Vi è una correlazione tra falsi positivi e di stress psicologico.
Medici e psicologi.
Medici e psicologi.
Review.
“Psychosocial Variables, External Barriers and Stage of Mammography Adoption”
94
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Abstract:
Guided by H. Triandis’s (1980) theory of behavior and the transtheoretical model, the study purpose was to examine differences in psychosocial
variables and external conditions by stage of mammography adoption. Sampled from a statewide population, participants (N 509) were women
aged 51–80. They had been contacted by telephone, screened for eligibility (e.g., no history of cancer or recent mammogram), and interviewed 3–6
months later. Higher utility beliefs, social influences, and practitioner interactions about mammography were associated with improved stage of
adoption, as were lower negative affect and external barriers regarding mammography. Higher decisional balance scores, with and without negative
affect toward mammography, were associated with improved stage. Controlling for variables reflecting pros and cons, negative affect toward
mammography further distinguished among stages. A richer set of pros and cons measures could explain screening more fully.
Lauver D.R, Henriques J.B, Carson Bumann M, Settersten L. (2003). Psychosocial Variables, External Barriers and Stage of Mammography Adoption. Health Psychology, 2003; Vol. 22 No. 6, 649-653. Health Psychology, by A.P.A. (American Psychological Association).
Health Psychology, 2003; Vol. 22 No. 6, 649-653
Health Psychology, by A.P.A. (American Psychological Association)
Diane Ruth Lauver , Jeffrey B. Henriques, Mary Carson Bumann, (University of Wisconsin—Madison ) e Lori Settersten, (University of Wisconsin—Milwaukee). USA.
Triandis’s theory of behavior, transtheoretical model, mammography behaviour.
Donne che aderiscono alla mammografia.
Guidato dalla “Teoria del comportamento” di H. Triandis (1980) e dal “Modello transteoretico” di Di Clemente e Prochaska, lo studio si propone di
esaminare le differenze tra: variabili psicosociali e condizioni esterne della fase di adesione alla mammografia.
Per le analisi sono stati utilizzati “I pacchetti statistici per le scienze sociali”. Dalle elaborazioni risulta che il 19,8% delle partecipanti è stato classificato nella fase di “precontemplazione”, il 28,1% nella fase di “contemplazione”, il 5,5% nella fase di “preparazione” e infine il 10% nella fase di
“azione”.
Lo studio risulta essere valido in quanto utilizza un disegno di ricerca di tipo longitudinale.
Le teorie psicologiche cui si fa riferimento sono la “Teoria del comportamento” di H. Triandis (1980) e dal “Modello transteoretico” di Di
Clemente e Prochaska.
Dalla teoria di Triandis le variabili psicosociali, (credenze positive, norme sociali, affetto riguardo al comportamento), condizioni esterne e abitudine, sono variabili esplicative delle intenzioni e del comportamento. Applicate alla mammografia, le credenze positive fanno riferimento alla percezione soggettiva dell’utilità dei risultati della mammografia. Le norme si riferiscono invece alla percezione soggettiva delle credenze professionali
riguardo alla mammografia. Gli affetti verso la mammografia esprimono i sentimenti associati alla mammografia. Le condizioni esterne fanno riferimento ai fattori oggettivi che possono inibire o facilitare la mammografia, specialmente nei sistemi di “healt care”. L’abitudine fa riferimento a
pattern stabiliti oppure a un impegno prioritario nello screening mammografico. I fattori sociodemografici e clinici si riflettono principalmente nelle condizioni psicosociali esterne, e le variabili legate all’abitudine ma non sono proposte come variabili esplicative. Credenze positive, norme, affetti, barriere esterne e abitudine riguardo alla mammografia sono state mostrate per spiegare l’uso della stessa nelle donne.
Il modello transteoretico sviluppato da Di Clemente e Prochaska (1982) analizza le fasi di cambiamento da un comportamento ad un altro ritenuto
più sano e sottolinea la dimensione temporale e gli aspetti processuali del cambiamento dei comportamenti. Il processo attraverso cui un individuo
decide di intraprendere un’azione si sviluppa in cinque fasi:
16- Precontemplazione: il soggetto non sta ancora prendendo in considerazione il bisogno di modificare il proprio comportamento.
17- Contemplazione: il soggetto sente la necessità di modificare il comportamento e ne valuta la possibilità.
18- Preparazione: il soggetto indica l’intenzione di agire nell’immediato futuro e prepara una strategia per attuare il suo progetto di cambiamento.
95
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
19- Azione: il soggetto sta effettuando il cambiamento o mette in atto dei primi tentativi per modificare il proprio comportamento.
20- Mantenimento: il soggetto conserva il nuovo comportamento.
Un risultato importante, coinvolto in questa teoria, è quello del bilancio decisionale, misurato attraverso un paragone tra costi e benefici, tra pro e
contro.
Questo modello è risultato essere molto versatile ed applicabile ai diversi problemi connessi con la salute, quali l’adesione a programmi di screening oncologico.
I ricercatori hanno esaminato le variabili esplicative proposte in queste due teorie. I pro della mammografia si sono focalizzati sulla percezione individuale di risultati positivi e benefici identificati dai professionisti. I contro per la mammografia si sono focalizzati sugli aspetti non-desiderabili
della procedura e le conseguenze negative percepite. Gli affetti verso la mammografia riflettono sia i pro che i contro, dipende dalla positività o
negatività del sentimento legato al comportamento. Le credenze positive si riferiscono solo agli aspetti positivi percepiti dell’impegno in un comportamento. Visto che le norme possono riflettere supporto o mancanza di supporto per un comportamento, le norme possono essere considerate
sia come pro che come contro. Nessuna ricerca ha esaminato se le variabili esplicative proposte da Triandis differiscano dagli stadi definiti da Di
Clemente e Prochaska.
Lo studio segue le seguenti ipotesi: a) le credenze positive e le influenze sociali riguardanti la mammografia differiscono da stadio a stadio e sono
maggiori nello stadio dell’adesione migliorato; b) gli effetti negativi e le barriere esterne riguardanti la mammografia differiscono da stadio a stadio
e sono più bassi quando lo stadio di adesione migliora; c) i punteggi relativi al bilancio decisionale sono differenti da stadio a stadio e sono più alti
quando lo stadio di adesione migliora; d) il controllo relativo alle credenze positive, alle influenze sociali, alle interazioni, alle barriere esterne, agli
affetti verso la mammografia fornisce informazioni addizionali per distinguere tra gli stadi che portano all’adesione.
Il metodo è basato su un disegno cross-sezionale e una seconda elaborazione da uno studio longitudinale. Sono state prese in considerazione 509
donne tra i 51 e gli 80, mai sottoposte a mammografia. Il campione è stato estratto casualmente da una popolazione del centro-ovest degli Stati Uniti attraverso la lista dell’assistenza sanitaria statale e la lista inerente la licenza di guida. La procedura con cui le donne sono state informate e reclutate è l’invio di una lettera postale; in questa lettera è spiegato lo studio, vi è notizia di un imminente telefonata a scopo di conferma e un recapito
telefonico qualora queste non volessero essere richiamate. Da 3 a 6 mesi dopo l’identificazione, le donne sono state sottoposte ad una intervista,
nella quale sono state poste diverse questioni: domande riguardanti l’impegno in uno screening mammografico, l’influenza di variabili psicosociali,
condizioni esterne riguardanti la mammografia e infine fattori clinici e demografici.
Nessuno.
509 donne fra i 51 e gli 80 anni.
La fase di screening presa in esame è il reclutamento della popolazione bersaglio e quindi l’analisi di un aspetto fondamentale: l’adesione. Molti
fattori possono influenzare l’attuazione dei programmi di screening; uno dei più importanti è la partecipazione della popolazione target: livelli elevati di adesione sono necessari affinché un programma di screening possa essere giudicato efficace. Questo studio si propone di analizzare le variabili che possono influenzare la scelta di partecipare o meni ad un programma di screening di primo livello per quanto riguarda il tumore alla mammella: la mammografia.
Per ognuna delle ipotesi di studio, (vedi “Variabili psicologiche considerate”), è stata riportata un’elaborazione statistica utilizzando il programma
MANCOVA, per l’analisi della covarianza multivariata. Le ipotesi vengono tutte confermate.
Psicologi.
Psicologi, medici.
Longitudinale.
96
(T=trasversale)
Num. Rif. 54
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
“THE COMMUNICATION GOALS AND NEEDS OF CANCER PATIENTS: A REVIEW”
Abstract:
The aim of this review paper is to critique the empirical literature pertaining to the communication needs and goals
of cancer patients, and to provide direction for research in this area. According to the conceptual framework of
Feldman-Stewart et al., patient–physician communication occurs for the fundamental purpose of addressing each
participant’s goal(s). This review is divided into two categories of goals: (a) optimal medical management of the
cancer, and (b) optimal attention to the patient’s psychosocial response to cancer. Optimal medical management
includes discussions about disease status and the treatment plan, and the effectiveness of these discussions is
frequently determined by assessing patient understanding, satisfaction, and well-being. The literature suggests that
cancer patients continue to have unmet communication needs, and communication outcomes are enhanced when
physicians attend to the emotional needs of patients. Research gaps in communication research are highlighted,
including the need for additional study of several external factors affecting the patient and provider.
Hack T.F, Degner L.F, parker P.A. (2005).THE COMMUNICATION GOALS AND NEEDS OF CANCER PATIENTS: A REVIEW. PsychoOncology 14: 831–845.
Psycho-Oncology 14: 831–845 (2005).
THOMAS F. HACK, LESLEY F. DEGNER, PATRICIA A. PARKER. USA.
Communication; needs; goals; patient–physician relations; cancer; oncology.
Nessuna.
Lo scopo di questo studio è quello di rivedere la letteratura empirica inerente i bisogni e le mete comunicative dei pazienti adulti affetti da cancro e
la capacità dei medici di individuare questi bisogni e queste stesse mete.
Dai risultati emerge che gli outcome relativi agli studi che indagano l’interazione medico-paziente durante o dopo diverso tempo dall’interazione
stessa, sono differenti. A tal proposito è utile ricordare che la comprensione degli scambi a livello comunicativo rappresenta un prerequisito fondamentale per incentivare lo sviluppo degli interventi a livello internazionale medico-paziente. I medici hanno il compito di discernere quali informazioni impartire ai pazienti per includere gli stessi nel processo di presa di decisione nell’ambito della salute.
Le ricerche prese in considerazione nello studio mancano di un metodo che possa aiutare a valutare in maniera esaustiva la soddisfazione reale dei
soggetti nell’ambito della comunicazione con il medico.
Questa review prende in considerazione una tematica importante nell’ambito della salute: la comunicazione medico-paziente. A tal proposito viene
messa nello sfondo la teoria di Feldmal e Stewark la quale mette in luce l’importanza di due concetti fondamentali: bisogni e mete comunicative;
in particolar modo sostiene che ogni meta è l’espressione di una molteplicità di bisogni secondari e che il bisogno di controllo e di speranza e il
grado di tolleranza dell’incertezza rispetto alla salute e influenzato dalle abilità, dalle credenze, dai valori e dai sentimenti dei pazienti, nonché da
fattori esterni.
Le variabili psicologiche incluse nello studio sono:
-comprensione
-benessere
-soddisfazione
-ansia e depressione
-bisogni
-abilità
97
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 55
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
-credenze
-emozioni.
Review della letteratura riguardante la comunicazione medico-paziento, riportata in lingua inglese tra il 1992 e il 2004.
Nessuno.
Nessuna.
Questo studio non fa riferimento a nessuna fase dello screening in particolare.
Nessuna.
Medici e psicologi.
Medici e psicologi.
Review.
“Resistance to persuasive messages as a function of majority and minority source status”
Abstract
Three experiments examined the extent to which attitudes following majority and minority influence are resistant to counterpersuasion. In Experiment 1, participants attitudes were measured after being exposed to two messages which argued opposite positions (initial pro-attitudinal message
and subsequent, counter-attitudinal counter-message). Attitudes following minority endorsement of the initial message were more resistant to a
(second) counter-message than attitudes following majority endorsement of the initial message. Experiment 2 replicated this finding when the message direction was reversed (counter-attitudinal initial message and pro-attitudinal counter-message) and showed that the level of message elaboration mediated the amount of attitude resistance. Experiment 3 included conditions where participants received only the counter-message and
showed that minority-source participants had resisted the second message (counter-message) rather than being influenced by it. These results show
that minority influence induces systematic processing of its arguments which leads to attitudes which are resistant to counter-persuasion. 2003
Elsevier Science (USA). All rights reserved.
Robin M. (Australia), Miles Hewstone, (UK), and Pearl Y. M. (2003). Resistance to persuasive messages as a function of majority and minority
source status. Journal of Experimental Social Psychology 39, 585-593.
Journal of Experimental Social Psychology 39 (2003) 585-593
Robin Martin,(Australia), Miles Hewstone, (UK), and Pearl Y. Martin (Australia).
Nessuna.
Popolazione di studenti universitari.
Tre esperimenti esaminano il limite sotto il quale gli atteggiamenti che seguono la maggioranza o la minoranza, resistono alla contro-persuasione.
Nell’esperimento 1, tutte le misure sono state analizzate usando l’analisi della varianza, 2 (fonte: maggioranza vs. minoranza) x 2 (tipo di messaggio: messaggio iniziale vs. contro-messaggio) attraverso l’ANOVA. Tutti i partecipanti hanno ricordato correttamente la percentuale attribuita alla
fonte del messaggio. In accordo con l’ipotesi degli autori, gli atteggiamenti formati seguendo l’influenza della maggioranza hanno mostrato una
minore resistenza al contro-messaggio (Mchange=1. 40) rispetto agli atteggiamenti formati seguendo l’influenza della minoranza (Mchange=0. 52).
98
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Gli autori hanno poi scomposto il numero dei pensieri a favore dell’eutanasia dal totale dei pensieri considerati. Quelli nella condizione di minoranza hanno generato più messaggi congruenti (M=0. 72) che quelli nella condizione di maggioranza (M=0. 51). Anche questi risultati supportano
l’ipotesi degli autori; tutti i partecipanti in entrambe le fonti sono state influenzate dal contro-messaggio, il grado di cambiamento è stato però maggiore per quelli nella condizione di maggioranza. Questo mostra che gli atteggiamenti formati seguendo l’influenza della minoranza sono molto più
resistenti all’attacco del contro-messaggio.
Nell’esperimento 2, le misure sono state analizzate usando un’analisi della varianza, 2 (fonte: minoranza vs. maggioranza) x 3 (tempi di misura:
pre-test, post-test 1: messaggio iniziale vs. post-test 2: contro-messaggio), seguendo il modello ANOVA. Le medie e le DS delle singole celle sono
state calcolate usando la procedura TukeyB. Per quanto riguarda la verifica della fonte di manipolazione, i pensieri in accordo al messaggio, sono
maggiori nella condizione di maggioranza (M=63,97) rispetto a quelli che si trovano nella condizione di minoranza (M=37. 56); allora, la fonte di
manipolazione è soddisfacente. I punteggi della scala sono stati inversamente codificati così che i punteggi alti indicassero maggiore influenza al
messaggio iniziale mentre i punteggi bassi indicassero una maggiore influenza al contro-messaggio. L’ANOVA ha mostrato un cambiamento significativo nei punteggi relativi agli atteggiamenti, in tempi di misura differenti, sia per la fonte di maggioranza che di minoranza. Quando la fonte era
la maggioranza, i partecipanti sono stati influenzati dal messaggio iniziale come mostrato dall’incrementarsi tra il pre-test e il post-test 1 (2.77 vs.
3.09); quando la fonte era la minoranza i partecipanti sono stati anch’essi influenzati dal messaggio iniziale, ma al contrario si sono mostrati più
resistenti nel secondo contro-messaggio. (M=3. 00 per il pre-test, M=3. 82 per il post-test 1 e 3.85 per il post-test 2). Per quando concerne poi
l’indice dei pensieri del messaggio congruente, quelli nella condizione di minoranza sono risultati maggiormente agganciativi, (M=0. 47) rispetto a
quelli nella condizione di maggioranza no (M=0. 27). Questo esperimento replica ed amplia i risultati del primo; l’inclusione della misurazione pretest, però, mostra che i partecipanti, in entrambe le condizioni dettate dalla fonte, sono stati influenzati dal messaggio iniziale e che si sono nuovamente formati atteggiamenti risultati suscettibili in maniera differenziale al secondo contro-messaggio.
Nell’esperimento 3 le analisi sono state condotte in due stadi. Nel primo stadio è stata portata avanti un’analisi 2 (fonte: maggioranza vs. minoranza) x 2 (tipo di messaggio: messaggio iniziale vs. contro-messaggio), attraverso il modello ANOVA. Il secondo stadio è stato focalizzato solo sui
punteggi relativi al contro-messaggio ed è stata testata un’ipotesi alternativa attraverso un’analisi 2 (fonte: maggioranza vs. minoranza) x 2 (precedente esposizione al primo messaggio: si o no), con l’ANOVA. Per quanto riguarda la verifica della manipolazione della fonte, dalle stime del numero di persone in accordo alla fonte sono stati presi solamente quei soggetti che erano stati esposti al messaggio iniziale e, come previsto, i pensieri nella condizione di maggioranza, hanno stimato che molte più persone erano d’accordo col messaggio (M=65,21) che in quelli nella condizione di minoranza (M=29. 60). Per quanto concerne invece gli atteggiamenti, quelli formati seguendo l’influenza della maggioranza (M=3. 64) si sono ridotti significativamente a seguito del contro-messaggio (M=2. 66); al contrario le attitudini formate seguendo l’influenza della minoranza
(M=3. 82) non sono cambiate significativamente a seguito del contro-messaggio (M=3. 64). Il secondo set di analisi è stato focalizzato solo sul
contro-messaggio; se la maggioranza non tende alla resistenza, allora non ci dovrebbe essere differenza per il contro-messaggio legato alla minoranza, tra quelli che avevano ricevuto il messaggio iniziale legato alla maggioranza (M=2. 66) e quelli che non l’hanno ricevuto (M=2. 71). Questo
esperimento elimina quindi una possibile spiegazione alternativa, poiché i partecipanti sono risultati maggiormente influenzati dal contromessaggio firmato dalla minoranza. Riguardo all’indice dei pensieri relativi ad un messaggio congruente, è stata rilevata una congruenza significativa del messaggio iniziale per quelli nella condizione di minoranza (M=0. 52) e per quelli in una condizione di maggioranza (M=0. 28). Seguendo
la stessa procedura utilizzata nell’esperimento 2 è stato esaminato il potenziale ruolo dei pensieri relativi a messaggi congruenti mediante il cambiamento negli atteggiamenti tra i due messaggi; questa analisi ha confermato che la mediazione è avvenuta.
Il pattern dei risultati è consistente all’interno dei tre esperimenti ma difficilmente questi possono essere generalizzati; in questo programma di ricerca non è stato infatti utilizzato lo stesso paradigma per analizzare il cambiamento di forti attitudini iniziali.
La teoria psicologica di riferimento è quella di Moscovici: la Teoria della conversione(1980). Questo modello prevede che la minoranza e la maggioranza inducano processi diversi che a loro volta producono diversi tipi di influenza sociale:
1- processo di convalida: (messaggio proveniente dalla minoranza) richiede un attento esame dell’oggetto in discussione e la produzione di
argomentazioni in reazione lla risposta minoritaria. L’esito del processo di validazione indotto dalla minoranza è un cambiamento profon99
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
do e duraturo degli atteggiamenti, cioè una conversione privata, destinata a persistere anche in assenza della minoranza, sebbene possa non
diventare mai evidente in pubblico
2- processo di confronto: ( messaggio proveniente dalla maggioranza), l’attenzione è rivolta più alle diverse opinioni che allo stimolo in questione. Esso porta non all’internalizzazione ma alla acquiescenza che non viene internalizzata e resiste solo finchè la maggioranza rimane
presente.
Un altro autore molto citato nella ricerca è Petty, il cui contributo può essere definito dal modello della probabilità di elaborazione (Petty e Cacioppo 1985). Questa teoria si basa sulle risposte cognitive alla persuasione; secondo gli autori il cambiamento di atteggiamento dipende dal tipo di
pensiero in cui le persone sono impegnate, quando ricevono una comunicazione persuasiva. Sulla base di alcuni esperimenti Petty e Cacioppo, hanno distinto le vie della persuasione in centrali e periferiche; nelle prime avviene una considerazione ponderata dei pro e dei contro delle posizioni
implicite in tutti i messaggi, mentre in quelle periferiche avviene un trattamento più elementare dell’informazione e una risposta di tipo più riflesso
agli indizi forniti dal contesto. Per questo motivo il trattamento centrale, pur essendo più impegnativo rispetto a quello periferico, permette al soggetto di interiorizzare e immagazzinare maggiormente le informazioni contenute nella comunicazione.
La variabile psicologica considerata in questo studio è sicuramente la persuasione. Questa viene studiata e definita da diverse teorie della comunicazione, le quali sono d’accordo nel ritenere che la persuasione si identifichi con un messaggio volto a modificare l’atteggiamento di un individuo;
il suo impatto risulta fortemente condizionato dalle caratteristiche della fonte, dalle caratteristiche del ricevente e dal contenuto del messaggio.
Nell’esperimento 1, i partecipanti sono stati casualmente assegnati ad una delle due condizioni, (il supporto della maggioranza vs. minoranza), nel
messaggio iniziale. L’argomento del messaggio era la legalizzazione dell’eutanasia. I due messaggi presi in considerazione, usavano argomenti
persuasivi a favore (messaggio iniziale) o contro(contro-messaggio) la legalizzazione dell’eutanasia. I partecipanti sono stati testati individualmente
ed hanno completato tre libretti. Il primo libretto li informava della recente indagine nella loro università concernente gli atteggiamenti verso
l’eutanasia volontaria (messaggio iniziale). Il secondo libretto chiedeva ai partecipanti di ricordare il numero degli studenti che ha supportato il
messaggio (verifica della fonte di manipolazione) e conteneva inoltre delle misure dipendenti. Il terzo libretto informava i partecipanti che i loro
ricercatori volevano che essi leggessero gli argomenti opposti al messaggio precedentemente letto. (contro-messaggio); il terzo libretto conteneva
inoltre un altro gruppo di misure dipendenti. Infine ai partecipanti veniva chiesto di misurare, nella loro lista di pensieri contenuta nel secondo libretto, i pensieri “a favore”, “contro” e “neutri” all’eutanasia. La prima variabile dipendente era il compito di lettura dei pensieri. Ai partecipanti
sono state date otto gruppi di idee ed è stato chiesto loro di classificarli e di segnare un pensiero per gruppo. Seguendo la lettura dei pensieri, gli
atteggiamenti dei partecipanti verso l’eutanasia sono stati misurati con la scala semantica differenziale a cinque punti.. Il terzo libretto conteneva le
stesse misure degli atteggiamenti ma del contro-messaggio.
Nell’esperimento 2, i messaggi e le procedure adottate sono state le stesse del primo esperimento, eccetto che i partecipanti sono stati testati in
gruppi tra 2 e 5 e hanno ricevuto un ulteriore libretto il quale misurava i loro atteggiamenti nel pre-test. Il primo libretto chiedeva ai partecipanti di
classificare i loro atteggiamenti in una scala a 9 punti. Seguendo l’esposizione al messaggio iniziale, ai partecipanti è stato chiesto di indicare la
percentuale degli studenti che loro credevano potessero essere in accordo con la fonte (verifica di manipolazione), di completare il compito di lettura dei pensieri e di indicare il loro atteggiamento a favore dell’eutanasia in una scala a 9 punti (post test 1: messaggio iniziale). A seguito
dell’esposizione al contro-messaggio, i partecipanti hanno indicato la loro attitudine verso l’eutanasia per la terza volta (post-test 2: contromessaggio).
Nell’esperimento 3, i partecipanti sono stati casualmente assegnati ad una delle quattro condizioni: (i) maggioranza/messaggio controatteggiamento seguito da minoranza/messaggio pro-atteggiamento (ii) minoranza/messaggio contro-atteggiamento seguito da maggioranza/messaggio pro-atteggiamento, (iii) maggioranza/messaggio pro-atteggiamento, e (iv) messaggio pro-atteggiamento di minoranza. La prima delle
due condizioni replica il secondo esperimento. L’argomento del messaggio e le procedure sono state le stesse utilizzate nel primo e secondo esperimento eccetto che per le condizioni, (iii) e (iv), in cui i partecipanti non hanno ricevuto il messaggio iniziale. La verifica della manipolazione della fonte e l’elaborazione della lista dei pensieri è stata raccolta solo per i partecipanti che avevano ricevuto il messaggio iniziale. In aggiunta i partecipanti hanno completato lo stesso pre-test presente nell’esperimento 2.
100
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 56
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Nessuno.
Nel primo esperimento il campione è costituito da 32 partecipanti (8 maschi e 24 femmine).
Nel secondo esperimento il campione è costituito da 69 partecipanti (25 maschi e 44 femmine).
Nel terzo esperimento il campione è costituito da 59 partecipanti (18 maschi e 41 femmine).
In questa ricerca non si fa riferimento allo screening, tuttavia viene preso in considerazione un punto di forza dello screening che è la comunicazione. Può essere quindi utile alla progettazione degli aspetti di informazione.
I risultati mostrano come vi sia un’elevata correlazione tra minoranza e resistenza ai messaggi contro-persuasivi.
Psicologi.
Psicologi.
Trasversale.
“What Is the Relationship Between Breast Cancer Risk and Mammography Screening? A Meta-Analytic Review”
Abstract:
This meta-analytic review addresses the issue of how a woman's risk of breast cancer relates to the likelihood that she will obtain mammography
screenings. Studies that compared women with or without a family history of breast cancer (n = 19) showed that women with a family history were
more likely to have been screened. Studies that measured perceived risk (n= 19) showed that feeling vulnerable to breast cancer was positively related to having obtained a screening. Studies that compared women who did or did not have a history of breast problems (n = 10) showed that those
with a positive history were more likely to have been screened. Finally, studies that measured worry (n = 6) showed that greater worry was related
to higher screening levels. Taken together, these data suggest that increasing perceptions of personal vulnerability may increase screening behaviour for breast cancer.
Kevin D. McCaul, Ann Dyche Branstetter, Dawn M. Schroeder Russell E. Glasgow. (1996). What Is the Relationship Between Breast Cancer Risk
and Mammography Screening? A Meta-Analytic Review. Health Psychology, Vol. 15, No. 6,423-429.
Health Psychology 1996, Vol. 15, No. 6,423-429.
Kevin D. McCaul, Ann Dyche Branstetter, Dawn M. Schroeder Russell E. Glasgow. USA.
Key words: risk judgments, worry, breast cancer.
Popolazione di donne a rischio per tumore alla mammella.
Questo studio ha lo scopo di mettere in luce la relazione che intercorre tra il rischio di tumore alla mammella e lo screening.
I risultati sono stati convertiti nell’r di Pearson per analizzare le correlazioni tra comportamento legato allo screening e le seguenti variabili:
1- Storia familiare per tumore alla mammella: N=19; r=. 27; z=11. 06, p<. 001.
2- Vulnerabilità: N=19; r=. 16; z=8. 90, p<. 001.
3- Storia di problemi legati al seno: N=10; r=. 30; z=8. 92, p<. 001.
4- Preoccupazione: N=6; r= .14; z= 4.18, p<. 01.
I ricercatori sostengono la necessità di considerare ulteriori variabili oltre a quelle considerate, ( storia familiare per tumore alla mammella, sentirsi
suscettibile al tumore alla mammella, avere una storia di problemi legati al seno, preoccupazioni riguardo il tumore alla mammella), come ad e101
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 57
sempio le raccomandazioni dei medici e le barriere.
Nell’articolo non si fa particolare riferimento ad una teoria psicologica, tuttavia nella bibliografia viene citato il Modello delle convinzioni sulla
salute (HBM), sviluppato da Rosenstock e in seguito adattato da Becker e Mainman nel 1975. Gli assunti teorici del modello presuppongono che
un individuo intraprenderà una specifica azione a favore della propria salute in base a determinate caratteristiche soggettive tra cui quella fondamentale è la percezione della minaccia di una determinata malattia. Il modello prevede anche l’influenza di quanto l’individuo ritiene che i benefici
sia superiori ai costi ma ha un limite: non considerare il ruolo delle emozioni.
In ogni caso si può far riferimento a tutti quei modelli teorici della salute che indagano i fattori che possono influenzare la scelta di partecipare o
meno ad un programma di screening.
Le variabili prese in considerazione nello studio sono quattro:
1- Storia familiare per tumore alla mammella
2- Sentirsi suscettibile al tumore alla mammella: vulnerabilità, rischio percepito.
3- Storia di problemi legati al seno.
4- Preoccupazioni riguardo il tumore alla mammella: ansia, preoccupazione, paura.
Gli studiosi hanno condotto una review meta-analitica in quattro fasi:
1- CD-ROM database, PsyLIT e MEDLINE, 1985-1993.
2- Disamina degli studi empirici attraverso una review degli articoli.
3- Ricerca manuale effettuata sulle due maggiori riviste nel campo della salute.
4- Pubblicazione preliminare a sei importanti ricercatori nel campo.
Nessuno.
54 studi.
La fase dello screening presa in esame è quella relativa all’adesione e quindi il reclutamento della popolazione bersaglio; il livello cui si fa riferimento è il primo, quello della diagnosi, che nel caso del tumore alla mammella risulta essere la mammografia.
Le variabili cui risulta essere correlato il comportamento legato allo screening sono: Storia familiare per tumore alla mammella: N=19; r=. 27;
z=11. 06, p<. 001; Vulnerabilità: N=19; r=. 16; z=8. 90, p<. 001; Storia di problemi legati al seno: N=10; r=. 30; z=8. 92, p<. 001; Preoccupazione:
N=6; r= .14; z= 4.18, p<. 01.
Psicologi.
Psicologi, oncologi.
Trasversale.
“Matching Health Messages to Monitor–Blunter Coping Styles to Motivate Screening Mammography”
Abstract:
This study examined whether providing messages matched to women’s monitor– blunter coping styles is effective in encouraging mammography
utilization. Female callers to a cancer information hotline were assessed at the end of their regular telephone call and classified as monitors or
blunters. A randomly assigned message promoting mammography utilization, tailored for monitors or blunters, was delivered on the telephone, and
a similarly tailored brochure and
102
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
refrigerator magnet were mailed to participants immediately after their call. Women were telephoned 6 and 12 months later to determine whether
they had obtained a mammogram. Messages matched to a woman’s monitor– blunter coping style encouraged mammography after 6 months more
effectively than mismatched messages and were significantly more
effective for blunters but not for monitors.
Pamela Williams-Piehota, Judith Pizarro, Tamera R. Schneider, Linda Mowad, and Peter Salovey. (2005). Matching Health Messages to Monitor–
Blunter Coping Styles to Motivate Screening Mammography. Health Psychology, Vol. 24. No. 1,58-67.
Health Psychology 2005, Vol. 24. No. 1,58-67
Pamela Williams-Piehota, Judith Pizarro, Tamera R. Schneider, Linda Mowad, and Peter Salovey. USA
Keywords: mammography, tailored messages, coping styles, monitoring, persuasion, breast cancer.
Popolazione di donne motivate o meno a sottoporsi a mammografia.
Nel presente esperimento, i ricercatori si sono focalizzati sui messaggi adattati agli stili di coping monitors-blunters, su come questi costrutti sono
collegati al tipo e all’apporto di informazioni riguardanti la salute, sulle reazioni emotive a queste informazioni e sui susseguenti comportamenti
legati alla salute e all’adesione.
Il confronto tra gruppi di messaggi manipolati ha indicato che non ci sono differenze tra i gruppi per quanto riguarda la preoccupazione, le intenzioni o il rischio percepito; in ogni caso, le “monitors” hanno riportato una preoccupazione significativamente maggiore rispetto allo svilupparsi del
tumore alla mammella (M=3. 34, DS= 1.9) che nelle “blunters”, (M=3. 05, DS=1. 14). I risultati, inoltre, supportano l’ipotesi che i messaggi adattati agli stili di coping monitors-blunters tendono a essere migliori per incoraggiare l’uso della mammografia che i messaggi mal adattati, a 6 mesi di
distanza; i messaggi adattati sono in particolare efficienti per le “blunters”. Sebbene siano stati trovati forti risultati dell’efficacia delle informazioni
adattate dopo i 6 mesi, così non è stato dopo i 12 mesi. La grande media di 57,8% a 12 mesi dal follow-up ha rappresentato un significativo incremento dall’inizio dello studio, suggerendo che in lunghi periodi di tempo, entrambi i tipi di messaggio sono persuasivi.
Questo tipo di studio, secondo i ricercatori stessi, presenta alcune limitazioni. Prima di tutto il campione comprende prevalentemente donne bianche, relativamente istruite, sposate e con un’adeguata assicurazione medica; c’è quindi una limitata eterogeneità in alcune delle caratteristiche demografiche e per questo non è possibile una generalizzazione ad altri tipi di gruppo. Un secondo limite è rappresentato dal self-report relativo
all’uso della mammografia, il quale deve essere interpretato con prudenza. Infine, l’inclusione di un gruppo di controllo avrebbe contribuito ad aumentare la validità dei risultati.
Il “cognitive-social health information-processing (C-SHIP) model” (Miller,1996), descrive come gli individui elaborano cognitivamente ed emotivamente le informazioni sulla salute e come queste, di ritorno, motivano i comportamenti riguardanti la salute. Il modello descrive lo stile di
coping monitors-blunters come una differenza stabile nel modo in cui gli individui assistono ed elaborano le informazioni sulla salute. Le “monitors” sono più stressate in relazione al rischio di malattia, incluso il cancro; esplorano ed amplificano le informazioni minacciose e si preoccupano
di queste, per lunghi periodi di tempo. Per motivare le “monitors” è importante fornire loro messaggi che contengano informazioni dettagliate riguardo al rischio per la salute nella loro specifica condizione e fornire strategie per ridurre il rischio e alleviare l’ansia. Le “blunters”, al contrario,
non ricercano informazioni dettagliate riguardo al loro rischio per la salute; sono più portate a seguire le direttive mediche, specialmente se con informazioni meno complete. Le “blunters” evitano le procedure di screening in base a come le informazioni sono presentate e conseguentemente
interpretate da loro; questi messaggi devono essere brevi e concisi.
I messaggi adattati presentano informazioni basate su specifiche caratteristiche psicologiche degli individui: a) la compiacenza a ponderare argomenti complessi (bisogno di cognizione, Cacioppo e Petty); b) la tendenza ad attribuire la responsabilità per mantenere una buona salute a se stessi
o ad altri, (locus of control, Wallston); c) la tendenza ad assistere o evitare le informazioni minacciose, (lo stile di coping: monitor-blunter, Miller).
Questo esperimento è caratterizzato da due disegni fattoriali: lo stile di coping dei partecipanti (monitor/blunter) X il tipo di messaggio (monitor/blunter). L’uso della mammografia è stato valutato 6 e 12 mesi dopo la presentazione iniziale del messaggio per la salute.
103
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 58
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Nessuno.
500 donne, di cui 283 “blunters” e 217 “monitors”.
La fase dello screening presa in esame è quella relativa all’adesione e quindi il reclutamento della popolazione bersaglio; il livello cui si fa riferimento è il primo, quello della diagnosi, che nel caso del tumore alla mammella risulta essere la mammografia.
I risultati supportano l’ipotesi che ci sia una correlazione tra la variabile tempo e l’indice di persuasione relativo ai messaggi monitors-blunters; se
il tempo relativo al follow-up è maggiore, la capacità persuasiva del messaggio aumenta.
Psicologi.
Psicologi.
Longitudinale.
“Adherence by African American Men to Prostate Cancer Education and Early Detection”
Abstract:
BACKGROUND. This study was designed to identify factors that predict adherence by African American men to prostate cancer education and
early detection.
METHODS. In the spring of 1995, the authors identified 548 African American men who were patients at the University Health Services of the
University of Chicago, were ages 40–70 years, and did not have a personal history of prostate cancer. Baseline telephone survey data were collected from 413 men (75%). Participants were randomly assigned to either a minimal or an enhanced intervention group. Men in the former group
were mailed a letter and a reminder that invited them to a urology clinic for prostate cancer education and early detection. Men in the enhanced intervention group were sent the same correspondence and were also given print material and telephone contacts, which were tailored to each recipient.
RESULTS. Adherence was significantly higher (OR 5 2.6, CI: 1.7–3.9) in the enhanced intervention group than in the minimal intervention group
(51% and 29%, respectively). Men who were age 50 years or older (OR 5 1.7, CI: 1.1–2.8), were married (OR 5 1.8, CI: 1.2–2.9), believed that
prostate cancer early detection examination should be performed in the absence of symptoms (OR 5 2.3, CI: 1.3– 4.0), and self-reported an intention to have an early detection examination
(OR 5 1.9, CI: 1.2–2.9) were also more likely to adhere.
CONCLUSIONS. A tailored behavioral intervention can influence adherence to prostate cancer early detection among African American men. Individual background and cognitive and psychosocial characteristics may also affect behavior. Future studies should assess the impact of this type of
intervention on cognitive and psychologic correlates of decision-making and behavior along the continuum of prostate cancer care.
Myers R.E, Chodak, G.W, Wolf T.A, Burgh D.Y, McGrory G.T, Marcus S.M, Diehl J.A, Williams M. Adherence by African American Men to
Prostate Cancer Education and Early Detection. Cancer 1999;86: 88–104. © 1999 American Cancer Society.
Cancer 1999;86: 88–104. © 1999 American Cancer Society.
Ronald E. Myers, Gerald W. Chodak, Thomas A. Wolf, Desiree Y. Burgh, Gene T. McGrory, Sue M. Marcus, Julie A. Diehl, Melissa Williams.
USA.
Prostate cancer, education, early detection, screening, African Americans.
104
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Uomini afro-americani.
Questo studio è stato progettato per identificare i fattori che predicono l’adesione degli uomini afro-americani all’educazione e alla diagnosi precoce del cancro alla prostata.
L’adesione è risultata essere significativamente più alta nel gruppo aumentato che nel gruppo minimo. La maggior parte degli uomini hanno più di
50 anni, sono sposati e credono che la diagnosi precoce di cancro alla prostata debba essere fatta in assenza di sintomi. In conclusione gli autori affermano che un intervento di tipo comportamentale può influenzare l’adesione degli uomini afro-americani a partecipare a programmi di screening
per il cancro alla prostata. Sicuramente un background psicologico e cognitivo può contribuire ad influenzare il comportamento di salute dei soggetti e per questo andrebbero presi in considerazione anche questi aspetti, in futuri studi riguardanti la cura del cancro alla prostata.
Lo studio non può essere ritenuto fortemente valido in quanto manca di un gruppo di controllo e di un disegno longitudinale.
Le teoria di riferimento dello studio è sicuramente la teoria del processo di adozione di precauzioni di Weistein, applicato in particolare alla
spiegazione dell’uso di precauzioni nei confronti dell’HIV, divide l’adozione in 7 fasi distinte:
15- le persone sono consapevoli del problema di salute;
16- apprendono qualcosa ma non sono ancora impegnate a pensare a fondo al problema
17- si impegnano a riflettere sul problema e cominciano a pensare a come rispondere
18- decidono se rispondere o meno;
19- intenzione di agire;
20- inizio dell’azione;
21- mantenimento del comportamento nel tempo.
Un punto di forza del modello è l’identificazione dei fattori che promuovono le transizioni fra le fasi.: acquisizione di informazioni, percezione di
vulnerabilità, credenze gravità ed efficacia e presenza di ostacoli e vincoli situazionali
Risulta essere legata ai fattori psicologici e cognitivi citati nello studio, la teoria della social cognition (Bandura), ed è basata su un modello causale di lettura dell’azione che include il sistema ambiente, il contesto, la persona con tutti i suoi elementi fisici, cognitivi ed affettivi, e il comportamento-condotta, secondo un’ottica denominata “determinismo triadico reciproco”. La spiegazione della condotta può essere articolata tenendo in
considerazione i seguenti elementi: human agency, perceived self-efficacy e moral disengagement.
Tra le variabili psicologiche e cognitive suggerite dallo studio ritroviamo:
- suscettibilità percepita alla malattia;
- preoccupazione riguardo alla malattia;
- interessere a conoscere il proprio status diagnostico;
- credenze circa la malattia, la prevenzione e la curabilità;
- credenze circa la salienza e la coerenza del comportamento;
- credenze nell’efficacia della rilevazione e nel trattamento;
- credenze rispetto alla self-efficacy relativa al comportamento;
- pensieri relativi allo sconforto.
Nella primavera del 1995, gli autori hanno identificato 548 uomini afro-americani dai 40 ai 70 anni senza una precedente storia familiare di cancro
alla prostata. L’indagine telefonica di base è stata condotta su 413 uomini, (75%). I partecipanti sono stati casualmente assegnati ad un,minimo o
aumentato, gruppo d’intervento. Gli uomini del gruppo precedente hanno ricevuto una lettera con al suo interno un invito a visitare la clinica urologica per l’educazione e la diagnosi precoce del cancro alla prostata; gli uomini del gruppo d’intervento aumentato invece, oltre alla lettera, hanno
ricevuto del materiale stampato e dei recapiti telefonici.
Nessuno.
548 uomini.
105
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 59
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
La fase di screening presa in esame è il reclutamento della popolazione bersaglio e quindi l’analisi di un aspetto fondamentale: l’adesione. Molti
fattori possono influenzare l’attuazione dei programmi di screening; uno dei più importanti è la partecipazione della popolazione target: livelli elevati di adesione sono necessari affinché un programma di screening possa essere giudicato efficace. Questo studio si propone di analizzare le variabili cognitive, psicologiche e sociali che sono alla base dell’adesione ad un programma di screening per il cancro alla prostata.
Dai risultati emerge una forte correlazione delle caratteristiche psicologiche/cognitive e del supporto sociale con l’intenzione ad effettuare un esame medico relativo al cancro alla prostata.
Medici.
Medici.
Trasversale.
“Information about screening - is it to achieve high uptake or to ensure informed choice?”
Abstract:
For many years, public information about screening has been aimed at achieving high uptake but concerns are now being raised about this approach. There are several problems that have prompted these concerns. By giving information that emphasizes only the positive aspects of screening the autonomy of individuals is ignored, individuals feel angry when they perceive that they are let down by screening, symptoms may be disregarded because of the belief that screening gives full protection, health service sta. carry the blame for problems that are in fact inherent in screening, and sound debate about policy and investment in screening is hampered by misunderstanding about the benefits and costs of screening. If we
adopt instead an approach that makes explicit the limitations and adverse effects then a different then set of problems will be encountered. We risk
a reduction in uptake of screening and thus population benefits may reduce, those most likely to be deterred from accepting screening may be the
most socially disadvantaged, there will be a cost in terms of sta. time to explain screening more fully to participants, and cost-effectiveness could
be reduced if uptake falls so low as to make services barely viable. In the UK current General Medical Council (GMC) advice1 to doctors about
informed consent for screening makes it clear that full information should be given. The UK National Screening Committee has also signalled the
need for a changed approach to information2 giving so that individuals are offered a choice based on appreciation of risks and benefits. It will take
time for this approach to be fully rejected across the full range of UK screening programmes. New national information will be needed to assist sta.
in giving full information, and some aspects of policy, such as screening coverage targets for Health Authorities and General Practitioners, will
need to be altered. There are many questions still to be answered about the kind of information needed to achieve informed participation, and about
how it should be framed and communicated. These questions can begin to be addressed when there is clarity at national level about the purpose of
information about screening.
Raffle A.E. (2001). Information about screening - is it to achieve high uptake or to ensure informed choice? Blackwell Science Ltd 2001 Health
Expectations, 4, pp.92-98.
Blackwell Science Ltd 2001 Health Expectations, 4, pp.92-98.
Angela E. Raffle. UK.
Autonomy, ethics, informed choice, population uptake, screening.
Medici e pazienti.
Questo studio valuta in maniera critica la possibilità di informare o meno la popolazione circa i benefici e i costi di un intervento di screening.
Dai risultati di questa disamina si evince come la maggior parte degli studi condotti in questi ultimi anni porti a legittimare quello che è un consenso informato da parte della popolazione, nell’ambito dello screening. Tuttavia questa concezione non viene supportata nell’ambito della salute pub106
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
blica, ed è questo che l’autrice insiste sulla necessità di un cambiamento. Secondo la Raffle infatti è inappropriato continuare ad utilizzare informazioni sullo screening unicamente per incoraggiare la partecipazione allo stesso, poiché si va a ledere il diritto dell’individuo a conoscere realmente
costi e benefici.
Questo studio, pur essendo ben articolato, propone più una serie di interrogativi che di risposte basate su studi empirici.
Nel testo non vengono affrontate le tematiche psicologiche riguardanti l’adesione. Tuttavia si può ipotizzare una qualche relazione con le teorie
della comunicazione persuasiva, le quali possono aiutare a capire come comunicare i messaggi di promozione della salute in modo efficace tra gli
individui e nei gruppi; l’impatto di un messaggio volto a modificare l’atteggiamento di un individuo è condizionato: dalle caratteristiche della fonte, dalle caratteristiche del ricevente e dal contenuto del messaggio. In questo caso diviene importante il contenuto del messaggio, in quanto la possibilità o meno di omettere informazioni circa i costi dello screening influisce sulla partecipazione della popolazione stessa.
Variabili psicologiche considerate
Nessuna.
Metodo applicato
L’autrice mette in luce attraverso una review alcuni aspetti riguardanti lo screening e in particolar modo lo screening per il tumore alla cervice.
Prende così in considerazione il Concilio Medico Generale in UK (GMC), il Comitato Nazionale per lo Screening della GB e le Autorità della Salute, in relazione a questo quesito: “autonomia individuale o salute pubblica?”
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Nessuna.
Correlazioni tra variabili
L’autrice riporta una correlazione tra disinformazione e atteggiamenti di rabbia dell’individuo; tuttavia questa, non viene supportatala nessuno studio empirico.
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 60
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Nessuno.
La fase dello screening presa in esame è quella relativa all’adesione e quindi il reclutamento della popolazione bersaglio.
Medico.
Medici.
Trasversale.
“Effects of mass and interpersonal communication on breast cancer screening: Advancing agenda-setting theory in health contexts”
Abstract:
Drawing on components of agenda-setting theory and the two-step flow of information from mass media to news
audiences, this study examines the effects of mass and interpersonal communication on breast cancer screening practices among college- and middle-aged women (n = 284). We theorized that screening behaviors among younger women would be influenced more by interpersonal sources of
information while screening among middle-aged women would be more influenced by exposure to mass-mediated information. Findings supported
anticipated patterns, revealing important and varying roles for both mass and interpersonal communication in the health behaviors of women. Implications for health practitioners and campaign planners, as well as recommendations for future research, are discussed.
Jones K.O, Denham B.E, Springston J.K. (2006). Effects of mass and interpersonal communication on breast cancer screening: Advancing agendasetting theory in health contexts. Journal of Applied Communication Research. Vol 34(1), pp. 94-113.
Journal of Applied Communication Research. Vol 34(1), Feb 2006, pp. 94-113.
107
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 61
Jones, Karyn Ogata; Denham, Bryan E; Springston, Jeffrey K. US.
Breast Neoplasms; Cancer Screening; Health Behavior; Interpersonal Communication; Mass Media.
Donne giovani e di mezza età che devono sottoporsi a screening per tumore alla mammella.
Questo studio esamina gli effetti della comunicazione interpersonale e di massa riguardanti le pratiche di screening relative al tumore alla mammella.
I risultati supportano i pattern anticipati rivelando ruoli importanti e variabili sia per la comunicazione interpersonale che per quella di massa nei
comportamenti legati alla salute nelle donne.
La validità dello studio risulta essere inficiata dalla mancanza di un gruppo di controllo e dall’utilizzo di un disegno di ricerca trasversale.
Questo studio non prende in considerazione una teoria psicologica specifica;tuttavia si può far riferimento alle teorie della comunicazione interpersonale e di massa. Un progetto di screening,infatti,si corrispondono precisi momenti critici sul piano comunicativo;la campagna di massa deve essere così intesa nella duplice veste di informazione ed educazione. Qualsiasi processo comunicativo che si realizzi nell’ambito di uno screening oncologico richiede una complessa articolazione che assicuri il rispetto del principio etico dell’autonomia e tenga conto di tutte le diverse implicazioni economiche,culturali e di altro tipo.
L’unica variabile presa in considerazione nello studio è “il comportamento di salute”; questo, viene esaminato in base alla relazione che esso ha
con la comunicazione interpersonale di massa.
Studio empirico qualitativo.
Nessuno.
284 soggetti.
Questo studio fa riferimento alla fase di partecipazione ad un programma di screening.
Giornalisti.
Trasversale.
“Understanding the Results of Medical Tests: Why the Representation of Statistical Information Matters”
Abstract:
The topic of this chapter is the representation of information on medical risks. As the case of mammography screening
illustrates, the same information can be presented in various ways. The choice among alternative representations can influence patients' hopes and
fears, risks and choices, and ultimately their behavior. For example, women were most likely to accept screening for cancer when the benefits of
screening were presented as a relative risk reduction, less likely to do so when the absolute risk reduction was used, and least likely when the benefits were presented in terms of the numbers
of women that need to be screened in order to save one life (Sarfati, Howden-Chapman, Woodward, & Salmond, 1998). This observation leaves us
with a dilemma. According to Sarfati et al. (1998), health professionals have to make a choice. In order to enhance participation rates, they can ei108
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
ther frame the benefits of screening in the most positive light, or they can present the information to reduce framing effects-for example, by expressing the benefits in a variety of forms. The authors contend that there may be a tension between these approaches. While the former is arguably
manipulative, the latter may enhance informed choice but reduce participation rates in screening programs.
Hoffrge U, Kurzenhauser S, Gigerenzer G. Understanding the Results of Medical Tests: Why the Representation of Statistical Information Matters.
Science and medicine in dialogue: Thinking through particulars and universals. (pp. 83-98).
Science and medicine in dialogue: Thinking through particulars and universals. (pp. 83-98).
Hoffrage, Ulrich; Kurzenhäuser, Stephanie; Gigerenzer, Gerd. Germany.
Cancer Screening; Decision Making; Health Education; Health Promotion; Risk Perception; At Risk Populations; Breast Neoplasms; Health Behavior; Mammography; Persuasive Communication; Risk Management.
Donne al di sopra dei diciotto anni.
Lo scopo di questo studio è di rappresentare le informazioni riguardanti i rischi relativi alla malattia, nell’ambito della mammografia.
Da una revisione della letteratura risulta evidente, come dimostra il caso della mammografia, che le stesse informazioni possono presentate in vari
modi. La scelta di rappresentazione differenti può quindi influenzare le speranze, le paure, i rischi e le scelte, e in ultimo il loro comportamento.
Nello studio non sono presenti informazioni sufficienti per stabilire la validità dello studio.
Questo studio fa riferimento alle teorie della comunicazione persuasiva. Qualsiasi processo comunicativo che si realizzi nell’ambito di uno screening oncologico richiede una complessa articolazione che assicuri il rispetto del principio etico dell’autonomia e tenga conto di tutte le diverse implicazioni economiche,culturali e di altro tipo. Nella progettazione occorre assicurare un’accurata analisi della relazione tra conoscenze,atteggiamenti,opinioni,comportamenti e valori della popolazione invitata. I messaggi inviati devono essere il più possibile accurati e appropriati
e mirare a ridurre al minimo l’induzione di ansia.
Questo studio prende in considerazione due variabili importanti nell’ambito dello screening: il comportamento di salute e la presa di decisione. A
tal proposito i medici devono fare una scelta relativa alla presentazione delle informazioni, poiché questa può influire sulle paure, le speranze, i rischi e le scelte dei pazienti. Per aumentare i tassi di partecipazione allo screening i medici possono presentare i benefici nella miglior luce possibile,oppure possono presentare i benefici dello screening in una varietà di forme. Gli autori ritengono che vi sia una tensione tra questi due approcci;mentre il primo è maggiormente manipolativo,il secondo può aumentare una scelta informata ma dall’altra parte ridurre i tassi di partecipazione
ai programmi di screening.
Review della letteratura relativa allo screening per tumore alla mammella.
Nessuno.
Nessuno.
La fase dello screening presa in considerazione è quella relativa alla partecipazione della popolazione bersaglio.
Nessuna.
Medici e psicologi.
Medici e psicologi.
Trasversale.
109
Num. Rif. 62
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
“Prostate Cancer and the Gay Male”
Abstract:
This is an overview of the causes, screening guidelines and treatments for prostate cancer. The paper also highlights issues of particular concern to
gay men including the potential effect of testosterone supplements, HIV status, anal sex and its impact on PSA testing, and the potential change in
sexual response during anal sex resulting from the removal of the prostate. Issues of doctor-patient communication as they specifically relate to the
gay prostate cancer patient are explored.
Santillo V.M, Lowe F.C. Prostate Cancer and the Gay Male. Journal of Gay & Lesbian Psychotherapy. Vol 9(1-2), 2005, pp. 9-27.
Journal of Gay & Lesbian Psychotherapy. Vol 9(1-2), 2005, pp. 9-27.
Santillo, Vincent M; Lowe, Franklin C. US.
Male Homosexuality; Neoplasms; Prostate; Screening; Treatment; Human Immunodeficiency Virus; Psychosexual Behavior; Testosterone; Therapeutic Processes.
Uomini omosessuali.
Questo studio indaga le cause, le linee guida dello screening e i trattamenti per cancro alla prostata. Valuta inoltre particolari aspetti che riguardano
gli uomini omosessuali.
Lo studio presenta dati relativi ai potenziali effetti di alcuni fattori sulla risposta sessuale in relazione al cancro alla prostata; questi fattori fanno
riferimento ai supplementi di testosterone, allo status concernente l’AIDS, al sesso anale e al suo impatto sul test del sangue occulto nelle feci e ai
potenziali cambiamenti nella risposta sessuale, risultanti dalla rimozione della prostata.
Nello studio non vengono riportate informazioni sufficienti a stabilire la validità dello studio.
Questo studio fa riferimento alle teorie della comunicazione medico-paziente; in particolare viene considerata la fase di partecipazione allo
screening per tumore alla prostata, ma anche il trattamento e alla terapia concernente il comportamento psico sessuale.
Le variabili prese in considerazione nello studio sono:
- l’omosessualità maschile;
- il comportamento psicosessuale.
Overview della letteratura riguardante il cancro alla prostata.
Nessuno.
Nessuna.
Questo studio fa riferimento alla fase relativa alle conseguenze psicologiche della partecipazione ad un programma di screening.
Vi è una correlazione tra la rimozione della prostata e la risposta sessuale.
Psicologi.
Psicologi.
Overview.
110
Num. Rif. 63
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
“Narrowing the Digital Divide to Overcome Disparities in Care”
Abstract:
The National Cancer Institute (NCI) is a federal agency, part of the U.S. Department of Health and Human Services
(DHHS). It is the largest of more than 20 major research institutes within the National Institutes of Health (NIH). The mission of the NIH is to improve the health of the American public by increasing understanding of the processes underlying human health and by developing new and relevant
knowledge about prevention, detection, diagnosis, and treatment of disease. A major objective of the NCI, in particular, is to significantly reduce
the national burden caused by
cancers by generating new knowledge about cancer prevention and control. To achieve these goals, the NCI has developed an ambitious program
of cancer research. This case study describes a unique health communication research initiative sponsored by the NCI. The NCI is authorized by
the National Cancer Act of 1971 to not only generate new scientific knowledge about cancer prevention, detection, and treatment, but to communicate relevant new knowledge learned about
cancer to health care consumers, providers, researchers, policymakers, and the American public in general. In this regard, the NCI has made a large
and ambitious commitment to cancer communications research and outreach. In fact, the NCI identified cancer communications as one of its priority areas for investment, an area of extraordinary opportunity.
Kreps G.L. Narrowing the Digital Divide to Overcome Disparities in Care.
LEA's communication series. (pp. 357-364).
Kreps, Gary L. US.
Health Knowledge; Health Promotion; Neoplasms; Preventive Medicine; Public Health; Cancer Screening; Communication; Government Programs; Health Education.
Nessuna.
Lo scopo di questo studio è quello di descrivere l’iniziativa di ricerca nell’ambito della comunicazione promossa dal National Cancer Istitute,
(NCI).
L’NCI ha lo scopo di comunicare nuove conoscenze apprese riguardanti il cancro, a quelli che sono i pazienti, i medici, i ricercatori e la popolazione americana in generale. A questo proposito l’ NCI identifica la comunicazione in termini di aree prioritarie nell’ambito della salute.
Non vi sono informazioni sufficienti per stabilire la validità di questo studio.
Questo studio fa riferimento alle teorie della comunicazione; in particolar modo l’NCI ha lo scopo di incentivare la comprensione dei processi sottesi alla salute e lo sviluppo di una nuova e rilevante conoscenza concernente la prevenzione, la diagnosi e il trattamento del cancro.
Nessuna.
Caso studio non clinico.
Nessuno.
Nessuna.
Lo studio fa riferimento alla promozione della salute in genere e allo screening oncologico; a tal proposito vengono indagate alcune aree relative
all’educazione alla salute, ai programmi governativi, alla salute pubblica, alla medicina preventiva e alle conoscenze riguardanti la salute.
Nessuna.
Psicologi.
Psicologi.
111
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 64
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Trasversale.
“Building a health promotion agenda in local newspapers”
Abstract:
This is an analysis of newspaper coverage of breast cancer topics during a community-based health promotion campaign. The 4-year campaign,
called the Breast Cancer Screening Campaign (BCSC), was devoted to promoting mammography screening in a Midwestern state. The BCSC included both paid advertising and volunteer-led community interventions that were intended, in part, to increase the flow of information about breast
cancer and mammography screening in the local
mass media. Findings showed that intervention was positively associated with local newspaper content about breast cancer, but the effects were
confined to communities served by weekly newspapers. We discuss the implications of this study for future community-based health promotion
campaigns
Martinson B. E; Hindman, D. B. (2005). Building a health promotion agenda in local newspapers. Health Education Research. Vol 20(1), pp. 5160.
Health Education Research. Vol 20(1), Jan 2005, pp. 51-60.
Martinson, Beverly E; Hindman, Douglas Blanks. US.
Community health promotion; local newspapers; breast cancer; mammography screening; paid advertising; Breast Cancer Screening Campaign.
Donne.
Questo studio si propone come analisi di una campagna di promozione della salute, nell’ambito dello screening.
I risultati mostrano che l’intervento di promozione della salute, è positivamente associato con la partecipazione di riviste locali, ma questi effetti
sono confinati ai consumatori dei giornali settimanali.
Nello studio non vi sono informazioni sufficienti a stabilire la validità dello studio.
Questo studio non fa riferimento a nessuna teoria psicologica in particolare; tuttavia si può far riferimento alle teorie della comunicazione
nell’ambito della promozione della salute. In un progetto di screening la comunicazione all’interno di una campagna informativa deve essere intesa
nella duplice veste di informazione ed educazione. Dove per informazione intendiamo la capacità di fornire conoscenza e per educazione intendiamo la capacità di trasformare le conoscenze in capacità critica di scegliere i proprio comportamenti. Attraverso l’educazione, infatti, è possibile ottenere una partecipazione informata e proattiva nelle donne destinatarie delle campagne.
Nessuna.
Disegno di ricerca empirico qualitativo.
Nessuno.
Nessuna.
Questo studio fa riferimento alla fase di reclutamento della popolazione bersaglio, nell’ambito della mammografia.
Nessuna.
112
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 65
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Medici.
Medici.
Analisi.
“Women's opinions about attending for breast cancer screening: Stability of cognitive determinants during three rounds of screening”
Abstract:
Objectives. To examine the stability of beliefs and intentions towards repeat attendance at breast cancer screening, using the Theory of Planned
Behaviour. The aims of the study were to examine whether and how cognitions changed in the course of the programme, and whether intentions
that were assessed proximally were better predictors of behaviour than those assessed distally. Design and methods. A total of 2,657 women filled
out a baseline questionnaire (T-sub-1), 2 months after being invited for an initial mammogram in the Dutch Breast Cancer Screening Programme.
Actual attendance data in the second and third screening rounds were subsequently collected and follow-up questionnaires were sent to parts of the
sample at four points in time: shortly before (T-sub-2) and after (T-sub-3) the second screening round, and shortly before (T-sub-4) and after (Tsub-5) the third screening round. Results. Only minor changes in beliefs and intentions were found. In the assessments shortly before screening,
women were somewhat less positive about attending than in the
assessments shortly after screening. Throughout the course of the programme, women's opinions about attending remained positive. In fact, women
became somewhat more convinced that they were vulnerable to getting breast cancer, and that participating in screening was beneficial to them.
Actual attendance in subsequent rounds of screening was higher than expected. Proximal beliefs and intentions were only slightly more predictive
of actual behaviour than distal beliefs. Conclusions. In organized breast cancer screening, beliefs and intentions remain positive and rather stable.
Although our results should be interpreted with caution, due to little variation in behaviour, they suggest that the gap between intentions and behaviour could not be substantially reduced by proximal assessment of determinants.
Drossaert, C H C; Boer, H; Seydel, E R. (2005). Women's opinions about attending for breast cancer screening: Stability of cognitive determinants
during three rounds of screening. British Journal of Health Psychology. Vol 10(1), pp.133-149
British Journal of Health Psychology. Vol 10(1), Feb 2005, pp.133-149.
Drossaert, C H C; Boer, H; Seydel, E R Norvegia.
Women's opinions; breast cancer screening; cognitions.
Donne dai 18 ai 65 anni.
Lo scopo di questo studio è quello di esaminare la stabilità delle credenze e delle intenzioni verso la mammografia, usando la teoria del comportamento pianificato.
Dai risultati emerge solo un piccolo cambiamento nelle credenze e nelle intenzioni nei soggetti. Nella valutazione precedente allo screening le donne risultano essere meno positive riguardo allo screening che nella valutazione successiva. Nel corso del programma, tuttavia, le opinioni delle
donne concernenti lo screening rimangono positive. Inoltre le credenze e le intenzioni prossime risultano essere leggermente più predittive del
comportamento attuale che le credenze a lungo termine.
La validità di questo studio risulta essere inficiata dal disegno di ricerca proposto, ossia quello qualitativo.
Questo studio fa riferimento alla teoria del comportamento pianificato di Fishbein e Ayzen; la premessa centrale di questo modello è che le decisioni riguardo i comportamenti da adottare si fondino su una valutazione ragionata delle informazioni disponibili. Si introduce così un elemento di
mediazione tra credenze\atteggiamenti e comportamento: l’intenzione, prodotto degli atteggiamenti, (credenze delle persone riguardo alle conse113
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 66
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
guenze di un comportamento), e delle norme soggettive, (credenze dell’individuo circa ciò che le altre persone si aspettano da lui).
Questo studio pone l’accento su quelle che sono le variabili cognitive, le quali possono influenzare il comportamento di salute e in particolar modo
l’adesione delle donne ai programmi di screening. Tra le variabili cognitive considerate abbiamo le credenze e le intenzioni, le quali vengono valutate in relazione al comportamento dei soggetti, nel corso di tutte le fasi dello screening.
Questo studio utilizza un disegno di ricerca empirico qualitativo. Dapprima viene somministrato un questionario base, (T-sub-1), due mesi dopo
aver ricevuto l’invito per una mammografia iniziale; i dati relativi al secondo e al terzo round di screening sono stati conseguentemente raccolti attraverso dei questionari di follow-up: uno somministrato poco prima, (T-sub-2), e subito dopo, (T-sub-3), rispetto al secondo round e uno somministrato subito prima, (T-sub-4), e subito dopo, (T-sub-5), in relazione al terzo round di screening.
Nessuno.
2657 donne.
Questo studio fa riferimento a tutte le fasi dello screening.
Nessuna.
Psicologi.
Psicologi.
Longitudinale.
“Recommendations for care related to follow-up of abnormal cancer screening tests: Accuracy of patient report”
Abstract:
When using patient self-report of processes of care as part of measuring quality performance, validity and reliability are important considerations.
In this study, the congruence of patient report of recommendations of screening follow-up care was compared with record audit data. Survey data
were collected from a random sample of patients with abnormal breast (n = 230) or cervical (n = 219) cancer screening tests from four health centers. With patient consent, record audits were conducted to validate self-report. Measures of congruence for recommendations for follow-up were
calculated along with
sensitivity and specificity for procedure-specific recommendations. Overall congruence was higher in the mammography sample (81%) as compared to the Pap sample (61%). Predictors of overall congruence for the abnormal Pap test sample included health plan, self-reported health status,
and test result. There were no significant predictors of congruence for the abnormal mammogram test sample from the potential variables collected.
Raw agreement rates support using patient self-report in assessing abnormal test follow-up recommendations.
Puleo E, Zapka J G, Goins K.V, Yood M.U, Mouchawr J.M.M, Somkin C, Taplin S. (2005). Recommendations for care related to follow-up of abnormal cancer screening tests: Accuracy of patient report. Evaluation & the Health Professions. Vol 28(3), pp.310-327.
Evaluation & the Health Professions. Vol 28(3), Sep 2005, pp.310-327.
Puleo, Elaine; Zapka, Jane G; Goins, Karin Valentine; Yood, Marianne Ulcickas; Mouchawar, Judy; Manos, Michele; Somkin, Carol; Taplin, Stephen. US.
Abnormal cancer screening tests; screening followup care recommendations; patient self reports; report validity.
114
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 67
Riferimenti bibliografici
Donne al di sopra dei 18 anni.
Questo studio ha lo scopo di valutare la validità e l’attendibilità dei programmi di salute basati sui self-report dei pazienti.
In generale la congruenza risulta essere più alta nel campione della mammografia (81%) comparato al campione del pap test (61%) i fattori che
predicono la congruenza per un campione del pap test anormale includono la pianificazione della salute, lo stato della salute riportato, e i risultati
del test non ci sono dei fattori che predicono significativamente la congruenza del campione della mammografia, anormale.
Questo studio mette in luce l’importanza della validità e dell’attendibilità come misura della sensibilità e della specificità delle procedure di screening basate sul self-report.
Nessuna.
Nessuna.
Sono stati comparati i dati raccolti da un campione di pazienti con un test di screening per cancro alla mammella o alla cervice uterina non normale,
ottenuti attraverso dei self-report e i dati relativi ad audio registrazioni.
Nessuno.
449 soggetti.
Questo studio fa riferimento alla fase di partecipazione ad un programma di screening.
Nessuna.
Medici.
Medici.
Trasversale.
“The eMale: Prostate Cancer, Masculinity and Online Support as a Challenge to Medical Expertise”
Abstract:
This article argues that experiences of, & attitudes towards, online communities are deeply embedded in understandings of
masculinity, the perceived character of the Internet, & changes in the roles of the patient & the expert within decision-making processes. Drawing
on the accounts of a group of Australian men with prostate cancer & prostate cancer
specialists, this qualitative study explores experiences of online support groups. Results point to three unexplored & important factors influencing
how both patients & clinicians perceive & experience online support. First, online support groups provide some men with a method of managing
constraints posed by dominant constructions of masculinity within
their experiences of prostate cancer, allowing for increased sharing & intimacy by limiting inhibitions associated with face-to-face encounters.
However, other men view online support groups as havens for deception & misinformation, & computer-mediated communication as a highly
problematic form of social interaction. Finally, this article shows how some medical specialists experience online support groups as a threat to their
expert status & control over decision-making processes, outlining the nature & possible implications of their responses to this threat.
Broom A. (2005). The eMale: Prostate Cancer, Masculinity and Online Support as a Challenge to Medical Expertise. Journal of Sociology, 41, 1,
115
Mar, 87-104.
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 68
Journal of Sociology, 2005, 41, 1, Mar, 87-104.
Broom, Alex. UK.
Internet; Interpersonal Communication; Social Support; Self Help, Groups; Males; Cancer; Masculinity; Health Professions; Experts; Australia;
Practitioner Patient Relationship; Patients.
Popolazione maschile.
Questo studio ha lo scopo di esplorare l’esperienza di gruppi di supporto online nell’ambito dello screening.
I gruppi di supporto online risultano essere utili per alcuni soggetti in quanto favoriscono l’intimità e limitano le inibizioni associate ad un rapporto
faccia a faccia. Altri uomini vedono i gruppi di supporto online in un ottica negativa dettata dalla disinformazione e da una comunicazione medita
dal computer. Infine quest’articolo mostra come i medici guardino ai gruppi di supporto online come una minaccia al loro status e al controllo sul
processo di presa di decisione.
La validità dello studio risulta essere inficiata dall’ utilizzo di un disegno di ricerca qualitativo.
Questo studio non fa riferimento ad alcuna teoria psicologica in particolare; tuttavia si possono prendere in considerazione le teorie della comunicazione, dove per comunicazione si intende quella interpersonale e quella medico-paziente. È importante incentivare una buona comunicazione tra
professionisti e pazienti cosi da poter aumentare l’adesione ai programmi di screening. Nell’ambito di questa ricerca si considerano i gruppi di aiuto
online, nei temini di reti artificiali create per fornire sostegno sociale.
Questo studio fa riferimento ad una variabile importante nell’ambito dei processi psicologi e psicosociologi rilevanti per la salute: il sostegno sociale; secondo Bandura questo costrutto si può differenziare da quello di influenza sociale in quanto viene fornito consapevolmente. Generalmente
il sostegno sociale comprende quello che è un sostegno di tipo emotivo, (empatia e fiducia), strumentale, informativo infine di appraisal, (feedback)
Questo studio fa riferimento ad un disegno di ricerca qualitativo.
Nessuna.
Nessuno.
Questo studio fa riferimento alla fase di partecipazione ad un programma di screening.
Nessuna.
Sociologi.
Sociologi.
Trasversale.
“Message Framing and Pap Test Utilization among Women Attending a Community Health Clinic”
Abstract:
In a randomized experiment, women (N=441) watched either a loss- or gain-framed video emphasizing the prevention or detection functions of the Pap test to
test the hypothesis that loss- and gain-framed messages differentially influence health behaviors depending on the risk involved in performing the behavior.
As predicted, loss-framed messages emphasizing the costs of not detecting cervical cancer early (a risky behavior) and gain-framed messages emphasizing the
116
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della
rivista & Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia
d’intervento
benefits of preventing cervical cancer (a less risky behavior) were most persuasive in motivating women to obtain a Pap test.
Rivers S.E, Salovey P, Pizarro D.A, Pizarro J, Schneider T.R. (2005). Message Framing and Pap Test Utilization among Women Attending a Community
Health Clinic. Journal of Health Psychology. Vol 10(1), pp. 65-77.
Journal of Health Psychology. Vol 10(1), Jan 2005, pp. 65-77.
Rivers, Susan E; Salovey, Peter; Pizarro, David A; Pizarro, Judith; Schneider, Tamera R US.
Message framing; pap test utilization; women; community health clinic; health behaviors; risk factors.
Donne dai 18 ai 64 anni.
Lo scopo di questo studio è quello di valutare la differenza in termini di influenza di diversi tipi di video messaggi sull’adesione ad un test di screening.
Risultati osservati
Come predetto, i messaggi meno strutturati enfatizzano i costi relativi alla diagnosi precoce di un cancro alla mammella, (un comportamento rischioso), mentre i messaggi più strutturati enfatizzano i benefici della prevenzione per cancro alla mammella, (un comportamento meno rischioso).
Validità dello studio
Non ci sono informazione sufficienti per stabilire la validità di questo studio.
Teorie psicologiche
di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli autori
Tipologia professionale di coloro
cui si rivolge il lavoro
Questo studio fa riferimento alle teorie della comunicazione dei messaggi relativi alla salute; nell’ambito dello screening la scelta del messaggio risulta essere fondamentale per l’adesione della popolazione bersaglio. Nella scelta del messaggio occorre rispettare sempre alcuni criteri fondamentali: la completezza,
ossia dare informazioni sufficienti affinché l’altro possa comprendere; la chiarezza e la veridicità, ovvero, dare informazioni credibili, veritiere, senza dire mai
cose nelle quali non si crede; la pertinenza, ossia, non uscire dal tema proposto, non divagare; e infine la comprensibilità, ovvero esprimersi in termini adeguati e semplici.
Questo studio prende in considerazione una variabile molto importante nell’ambito dello screening oncologico: i comportamenti di salute; queste, possono
essere definite, come delle azioni consistenti nel fare o nell’astenersi dal fare, sia anche influenzati dalle strutture familiari, dal gruppo dei pari, dalle determinanti sociali.
Questo studio utilizza un disegno di ricerca sperimentale randomizzato.
Nessuno.
441 donne.
Questo studio fa riferimento alla fase di reclutamento della popolazione bersaglio e in particolar modo alla valutazione dei messaggi di promozione della salute.
Vi è una correlazione positiva tra i messaggi più strutturati e l’adesione a programmi di screening.
Psicologi.
Psicologi.
117
Specifica del tipo
di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Trasversale.
Num. Rif. 69
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
“Posttraumatic Stress Among Women With Breast Cancer and Their Daughters: Relationship With Daughters' Breast Cancer Screening”
Abstract:
Cancer-related posttraumatic stress (PTS) in women with breast cancer, perceived risk of cancer in these women's daughters, and daughters' PTS
related to their mothers' breast cancer were tested for relationships to daughters' breast self-examination (BSE) and mammography activity. Daughters' mammography frequency was related to her own PTS, but not to her perceived risk or her mothers' PTS. In contrast, daughters who over performed BSE had mothers reporting
significantly greater PTS than those performing BSE at recommended rates or underperforming BSE. Daughters' BSE and mammography frequency were not correlated. Differing demands related to BSE and mammography, and their relationship to different distress variables are discussed.
Boyer B.A; Cantor R.K (2005). Posttraumatic Stress Among Women With Breast Cancer and Their Daughters: Relationship With Daughters'
Breast Cancer Screening. American Journal of Family Therapy. Vol 33(5), pp. 159-165.
American Journal of Family Therapy. Vol 33(5), Oct-Dec 2005, pp.
159-165
Boyer, Bret A; Cantor, Roseanne K UK.
Posttraumatic stress disorder; women daughters; breast cancer; daughters; breast cancer screening; Posttraumatic Stress Disorder Reaction Index.
Donne al di sopra dei 18 anni.
Questo studio ha lo scopo di mettere in relazione il livello di stress post-traumatico relativo al cancro nelle donne con tumore alla mammella, il rischio percepito rispetto al cancro nelle figlie di queste donne, e il livello di stress delle figlie stesse con l’auto valutazione medica alla mammella
(DSE), e l’attività legata alla mammografia.
La frequenza relativa alla mammografia nelle figlie risulta essere relazionata al livello di stress post-traumatico, ma non con il suo rischio percepito
o con il livello di stress della madre. Al contrario le figlie che eccedono con il BSE hanno delle madri, le quali riportano dei livelli significativi di
stress post-traumatico, rispetto a quelle che poco utilizzano le pratiche di BSE.
Lo studio può essere ritenuto valido, in quanto utilizza un disegno di ricerca trasversale.
Nessuna.
Questo studio prende in considerazione il livello di stress post-traumatico relativo al cancro, come conseguenza psicologica di un test di screening
positivo; viene indagata la relazione di influenza di questo fattore sul rischio percepito rispetto al cancro, dalle figlie.
Questo studio utilizza un disegno di ricerca empirico quantitativo.
Nessuno.
Nessuna.
Questo studio fa riferimento alla fase che concerne le conseguenze psicologiche di un test di screening.
Nessuna.
Psicologi.
118
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 70
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Psicologi.
Trasversale.
“News Media Coverage of a Women's Health Controversy: How Newspapers and TV Outlets Covered a Recent Debate Over Screening
Mammography”
Abstract:
Over the past decade, there have been several highly visible debates about mammography that have captured professional, public, and media attention. This paper looks at newspaper and television news coverage of a controversial research letter in The Lancet by Gotzsche and Olsen (2001)
that concluded that screening mammography did not prevent deaths from breast cancer. The news pieces examined for this project were published
between October 2001 and March 2002 in one of eight U.S. newspapers or aired on one of six national or cable news networks. The six-month period was divided into one-week segments; the numbers of articles published or stories aired in each week were graphed to examine patterns. Each
newspaper article and television transcript was then reviewed to identify its main content area and the amount of coverage for each major event was
quantified. The highest number of newspaper articles appeared to result from several events
during the end of January through the beginning of February. These events included the publication of another meta-analysis of mammography that
disputed the original letter's conclusion and a full page New York Times advertisement paid for by major medical organizations stating their continued support for mammography. The greatest amount of television news coverage was devoted to the announcement of the official federal guidelines by the Secretary of Health and Human Services in late February. We conclude by discussing how the flow of news coverage of medical controversies can potentially impact the actions and reactions of the public, the medical community, and health policy makers.
SteeleW.R. Mebane F.Viswanath K, Solomon J. News Media Coverage of a Women's Health Controversy: How Newspapers and TV Outlets Covered a Recent Debate Over Screening Mammography. Women & Health. Vol 41(3), pp. 83-97.
Women & Health. Vol 41(3), 2005, pp. 83-97.
Steele, Whitney Randolph; Mebane, Felicia; Viswanath, K; Solomon, Janice. US.
News media coverage; women's health controversy; debate; newspapers; television; mammography; breast cancer.
Donne al di sopra dei 18 anni.
Questo studio valuta la ricerca relativa ad un articolo proposto da Gotzsche e Olsen sulla rivista The Lancet, il quale afferma che la mammografia
non sia utile a prevenire la morte per cancro alla mammella.
Dai risultati emerge che l’impatto delle notizie a livello medico è forte sulle reazioni del pubblico e sulla comunità medica.
Non ci sono informazioni sufficienti a stabilire la validità di questo studio.
Questo studio fa riferimento alle teorie della comunicazione di massa; in un progetto di screening, infatti, la comunicazione all’interno di una
campagna di massa deve essere intesa nella duplice veste di informazione ed educazione. Nella progettazione dei processi comunicativi si dovranno
tenere presenti gli obiettivi informativi della popolazione target; qualsiasi processo comunicativo che si realizzi nell’ambito di uno screening oncologico richiede una complessa articolazione che assicuri il rispetto di una scelta consapevole e che tenga conto dei benefici e dei costi dello
screening.
Nessuna.
119
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 71
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Sono stati esaminati un certo numero di articoli pubblicati tra l’Ottobre 2001 e il Marzo 2002; questo periodo di sei mesi è stato diviso in segmenti
di una settimana ciascuno. Ogni articolo di giornale e televisivo trascritto è stato revisionato per identificare il suo obiettivo principale.
Nessuno.
Nessuna.
Questo studio fa riferimento alla relazione che c’è tra comunicazione dei messaggi di salute e adesione ai programmi di screening.
Nessuna.
Medici.
Medici.
Review.
“Self-help On-line: An Outcome Evaluation of Breast Cancer Bulletin Boards”
Abstract:
Many breast cancer patients find help from on-line self-help groups, consisting of self-directed, asynchronous, bulletin boards. These have yet to be
empirically evaluated. Upon joining a group and 6 months later, new members (N = 114) to breast cancer bulletin boards completed measures of
depression (CES-D), growth (PTGI) and psychosocial well-being (FACT-B). Improvement was statistically significant on all three measures. This
serves as a first validation
of Internet bulletin boards as a source of support and help for breast cancer patients. These boards are of particular interest because they are free,
accessible and support comes from peers and not from professional facilitators.
Lieberman M.A, Goldstein B.A.(2005). Self-help On-line: An Outcome Evaluation of Breast Cancer Bulletin Boards. Journal of Health Psychology. Vol 10(6), pp. 855-862.
Journal of Health Psychology. Vol 10(6), Dec 2005, pp. 855-862.
Lieberman, Morton A; Goldstein, Benjamin A. US.
Breast cancer; self help groups; bulletin boards; depression; psychosocial well being; Functional Assessment of Cancer Therapy-Breast (FACT-B);
Posttraumatic Growth Inventory (PTGI); Center for Epidemiologic Studies Depression Scale.
Soggetti affetti da cancro.
Lo scopo di questo studio è quello di valutare l’impatto dei gruppi di auto aiuto online, nell’ambito dello screening.
Il miglioramento risulta essere statisticamente significativo per tutte e tre le misure. Tutto questo è utile come prima validazione del servizio proposto attraverso internet, come una risorsa di supporto e di aiuto per i pazienti affetti da cancro. Questo servizio appare particolarmente interessante
poiché libero, accessibile e attraverso il quale il sostegno proviene dai pari e non da professionisti.
Non vi sono informazioni sufficienti a stabilire la validità di questo studio.
Questo studio fa riferimento alla psicologia della salute, nei termini di un sistema di promozione della salute stessa. Tra i sistemi di cura informali
troviamo i gruppi di auto aiuto on-line, i quali possono essere definiti come reti artificiali create per fornire sostegno sociale: ciascun membro è tale
in quanto è riuscito a compiere uno sforzo individuale per andare a ricevere\dare un aiuto mediante l’interazione reciproca con chi condivide una
120
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 72
Riferimenti bibliografici
analoga situazione. Le caratteristiche del gruppo di auto aiuto sono:
1- l’origine spontanea;
2- lo scopo di aiuto reciproco;
3- una composizione caratterizzata dall’orizzontalità;
4- le attività sono auto finanziate e auto gestite.
Questo studio prende in considerazione tre variabili:
- la depressione;
- la crescita;
- il benessere psicosociale.
Attraverso uno studio empirico comprendente l’utilizzo di tre scale psicologiche, è stato possibile valutare il livello di depressione, (CES-D), la
crescita, (PTGI), e il benessere psicosociale, (FACT-B).
Nessuno.
114 soggetti.
Questo studio fa riferimento alla fase relativa alle conseguenze psicologiche dello screening e in particolar modo ai gruppi di auto aiuto online.
Nessuna.
Psicologi.
Psicologi.
Trasversale.
“A Randomized Trial of Breast Cancer Risk Counseling: Interacting Effects of Counseling, Educational Level, and Coping Style”
Abstract:
The authors evaluated the impact of individualized breast cancer risk counseling (BCRC) on breast-cancer-speciflc distress and general distress in
239 women with a family history of breast cancer. Following a baseline assessment of
demographics, risk factors, coping styles, and distress, participants were assigned randomly to receive either BCRC or general health education
(GHE; i.e., control group). After controlling for education level, women who received BCRC had
significantly less breast-cancer-specific distress at 3-month follow-up compared with women who received GHE. A significant Education Level x
Treatment Group interaction indicated that the psychological benefits of BCRC were greater for women with less formal education. In both the
BCRC and GHE groups, participants who had monitoring coping styles exhibited increases in general distress from baseline to follow-up.
Caryn Lerrtian, Schwartz M.D, Miller S.M, Daly M, Sands C, Rimer B.K. (1996). A Randomized Trial of Breast Cancer Risk Counseling: Interacting Effects of Counseling, Educational Level, and Coping Style. Health Psychology, Vol. 15, No. 2, 75-83.
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Health Psychology 1996, Vol. 15, No. 2, 75-83
Autore e paese
Caryn Lerrtian and Marc D. Schwartz, (Georgetown University Medical Center); Suzanne M. Miller, Mary Daly, and Colleen Sands, (Fox Chase
Cancer Center, Philadelphia, Pennsylvania); Barbara K. Rimer, (Duke University Comprehensive Cancer Center). USA.
121
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Breast cancer, distress, coping, counseling.
Donne con una storia familiare di tumore al seno.
Questo studio randomizzato si propone di valutare l’impatto psicologico e comportamentale del counseling individualizzato in donne con una storia
familiare di tumore alla mammella. L’ipotesi sostenuta dai ricercatori è che il counseling individualizzato possa produrre una riduzione significativa del distress psicologico, comparato ad un gruppo di controllo con un’educazione alla salute di tipo generale.
Tra le donne con un’educazione formale minore, il counseling ha prodotto una riduzione significativa nel distress specifico a tre mesi dal followup, comparato con il gruppo di controllo; questo risultato può avere forti implicazioni per l’adesione alla mammografia. I ricercatori hanno inoltre
ipotizzato che l’effetto di riduzione del distress dovuto al counseling , sia mediato dalla riduzione del rischio percepito; in ogni caso i dati non hanno confermato questo tipo di mediazione. Sebbene i ricercatori credessero che il counseling avesse un forte impatto sul distress specifico rispetto
agli altri tipi di distress, anche questi dati non sono stati confermati dalle elaborazioni. I ricercatori hanno esaminato la possibilità che le differenze
individuali nell’affrontare informazioni minacciose modificasse gli effetti del counseling nel distress generale e specifico; in particolar modo è stato
valutato il limite a focalizzare o amplificare le minacce per la salute (monitors), contro l’evitare e attenuare le minacce, (blunters). L’ipotesi dei ricercatori sosteneva che le “monitors” avrebbero avuto un incrementarsi del distress in risposta al counseling, rispetto alle “blunters”. Questa differenza tra le due tipologie è stata dimostrata sia per il gruppo sperimentale che per quello di controllo. In assenza di eccessivo pericolo personale,
monitors e blunters non dovrebbero differire nel livello d’ansia e depressione, secondo i ricercatori; in ogni caso quando entrambe le tipologie di
donne sono state comparate con l’utilizzo di informazioni minacciose, sono state evidenti drammatiche differenze.
Le donne presenti nello studio non sono necessariamente rappresentative della più vasta popolazione di donne con una storia familiare di tumore
alla mammella; in generale tali pazienti presentano un più alto livello di educazione, per questo i presenti risultati non sono generalizzabili.
Le teorie del comportamento protettivo per la salute possono essere una base per capire questi risultati e portare a degli interventi per aumentare gli
outcome psicologici e comportamentali in questa popolazione ad alto rischio. In accordo al self-regulation theory (Leventhal,1989), gli individui
costruiscono una rappresentazione cognitiva della minaccia per la salute e si sforzano di controllare le loro reazioni emotive e di confrontare il pericolo. Il cognitive-social health information processing (C-SHIP) model (Miller, Shoda e Hurley), è compatibile con il modello di Leventhal esplicita l’effetto delle cognizioni nella motivazione ad adottare un comportamento utile per la salute a fronte delle barriere psicologiche. Entrambi i
modelli enfatizzano le differenze individuali nel processo delle informazioni minacciose per la salute e conseguentemente sulla regolazione del distress emotivo. Alcuni individui definiti come “monitors”hanno una tendenza a esplorare le minacce per la salute mentre i “blunters” sono in grado
di smussare e attenuare queste minacce. Molti studi hannop dimostrato che i monitors danno eccessiva importanza ai rischi per la salute ed esibiscono una maggiore vulnerabilità fisiologica e psicologica rispetto ai blunters.
La variabile psicologica principale in questo studio risulta essere il di stress psicologico; molti studi su donne ad alto rischio di cancro suggeriscono
che il di stress psicologico può interferire sull’adesione allo screening. Gli interventi educativi che focalizzano il loro obiettivo sulle caratteristiche
della minaccia per la salute possono attenuare il di stress emotivo e facilitare un coping maggiormente adattivo. Le risorse di coping sono un elemento centrale per fronteggiare le situazioni potenzialmente stressanti; esse sono state definite da Lazarus e Folkman come una percezione da parte
dell’individuo di una discrepanza tra le richieste poste dall’esterno e le risorse di cui dispone per fronteggiarla.
Le potenziali partecipanti sono state identificate per un studio clinico randomizzato dai parenti che sono stati in trattamento per tumore alla mammella al centro tumori. Una lettera di introduzione è stata inviata a tutte le parenti non-affette sopra i 35 anni e abitanti a non più di 6 ore di distanza
dal centro; la lettera descriveva lo studio e informava le donne che sarebbero state contattate quanto prima per telefono. Approssimativamente due
settimane dopo, tutte le donne che non avevano declinato l’offerta sono state sottoposte ad un’intervista telefonica; le donne che hanno completato
tale intervista sono state invitate per un approfondimento. Immediatamente dopo la visita d’intervento alle donne è stato chiesto di compilare un
questionario auto-somministrato e tre mesi dopo l’intervento, le partecipanti sono state ricontattate per un’intervista telefonica.
Le donne sono state distinte in due gruppi: il gruppo sperimentale, (con counseling) e il gruppo di controllo, (senza counseling). Sono state prese in
considerazione diverse variabili: a) variabili dipendenti: di stress specifico legato al tumore, misurato attraverso la IES scale (Horowitz,1979) e di
stress generale misurato attraverso il POMS (una lista di aggettivi); b) variabili moderatrici e di controllo: fattori sociodemografici, fattori di rischio
122
per il tumore al seno e lo stile di coping, valutato attraverso la Miller Behavioral Style Scale (MBSS). L’analisi è stata condotta in due stadi: il primo relativo alle statistiche descrittive, generate per descrivere lo studio della popolazione, il secondo relativo ad un’analisi gerarchica di regressione multipla per esaminare le ipotesi riguardanti l’impatto del trattamento.
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 73
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
È presente un gruppo di controllo, il quale non è stato sottoposto a nessun tipo di counseling. Gli esiti sono descritti nella voce “Risultati osservati”.
239 donne.
La fase dello screening presa in esame è quella relativa all’adesione e quindi il reclutamento della popolazione bersaglio; il livello cui si fa riferimento è il primo, quello della diagnosi, che nel caso del tumore alla mammella risulta essere la mammografia.
I risultati mostrano come vi siano correlazioni tra gli effetti del counseling, il livello di educazione e lo stile di coping.
Psicologi.
Psicologi.
Trasversale.
“Dispelling the Illusion of Invulnerability: The Motivations and Mechanisms of Resistance to Persuasion”
Abstract:
Three studies examined the impact of a treatment designed to instill resistance to deceptive persuasive messages. Study 1 demonstrated that after
the resistance treatment, ads using illegitimate authority-based appeals became less persuasive, and ads using legitimate appeals became more persuasive. In Study 2, this resistance generalized to novel exemplars, persevered over time, and appeared outside of the laboratory context. In Study
3, a procedure that dispelled participants’ illusions of invulnerability to deceptive persuasion maximized resistance to such persuasion. Overall, the
present studies demonstrate that attempts to confer resistance to appeals will likely be successful to the extent that they install 2
conceptual features: perceived undue manipulative intent of the source of the appeal and perceived personal vulnerability to such manipulation.
Sagarin B.J, Cialdini R.B, Rice W.E, Serna S.B. (2002). Dispelling the Illusion of Invulnerability: The Motivations and Mechanisms of Resistance
to Persuasion. Journal of Personality and Social Psychology Copyright 2002 by the American Psychological Association, Inc. 2002, Vol. 83, No. 3,
526–541.
Journal of Personality and Social Psychology Copyright 2002 by the American Psychological Association, Inc.
2002, Vol. 83, No. 3, 526–541.
Brad J. Sagarin, Robert B. Cialdini, William E. Rice, Sherman B. Serna. USA.
Nessuna.
Soggetti resistenti o meno ad un messaggio persuasivo.
Tre studi esaminano l’impatto di un trattamento utilizzato per infondere resistenza a messaggi ingannevoli.
Nei tre esperimenti, i partecipanti hanno imparato a distinguere tra messaggi accettabili e ingannevoli. Comparati con il gruppo di controllo, i soggetti che hanno avuto modo di imparare questa distinzione, hanno dimostrato resistenza contro i messaggi ingannevoli. Inoltre, questi stessi soggetti, percepiscono il messaggio accettabile come meno manipolativo e più persuasivo. Rispetto al gruppo di controllo. In particolar modo,
nell’esperimento 3, l’analisi dei risultati supporta il modello secondo il quale, l’intento manipolativo del messaggio, ed è un’importante mediatore
della resistenza.
Lo studio può essere ritenuto valido in quanto utilizza un disegno di ricerca longitudinale con gruppo di controllo.
123
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 74
L’uso dei termini, motivazione e abilità, richiama l’attenzione verso due modelli processuali della persuasione: il modello euristico-sistematico di
Chaiken (HSM) e il modello dell’elaborazione di Petty e Cacioppo (ELM), i quali descrivono la persuasione in due distinti processi (HSM) o direzioni (ELM). In accordo a questi modelli, se avremo di fronte un travet provvisto di sufficiente motivazione ed abilità a far fronte al messaggio
persuasivo, questo sarà in grado di esaminare gli argomenti del messaggio stesso e determinarne la forza e la veridicità. Dall’altra parte un target
che manca do motivazione e abilità a resistere ad un messaggio, (a causa della pressione del tempo, della distrazione o altri fattori), sarà più esposto
al potere persuasivo.
Le variabili prese in considerazione nello studio sono:
1- la motivazione a resistere: questo costrutto indica una dimensione psicologica molto complessa; questa si rifà al conflitto creato da messaggi che vanno contro le credenze del soggetto, oppure da messaggi che sono percepiti come un intento eccessivamente manipolatorio;
2- l’abilità a resistere: la resistenza ad un messaggio ingannevole può essere considerata come un’abilità relativa alla distinzione tra messaggi accettabili o non accettabili e come tale può essere anche sviluppata attraverso dei trattamenti specifici.
Lo studio qui riportato è stato distinto in tre esperimenti. All’arrivo i partecipanti sono stati assegnati, parte al gruppo sperimentale, (cui viene predestinato un trattamento relativo all’abilità a resistere al messaggio persuasivo), e un gruppo di controllo; sono stati poi consegnati i messaggi stimolo cui ogni partecipante ha dovuto fornire un responso.
Un gruppo sperimentale, (cui viene predestinato un trattamento relativo all’abilità a resistere al messaggio persuasivo), e un gruppo di controllo,
(senza trattamento).
Esperimento 1: 241, (152 donne e 89 uomini);
Esperimento 2: 130, (86 uomini e 43 donne);
Esperimento 3: 330, (224 donne e 96 uomini).
Nello studio non vengono riportate informazioni relative allo screening, tuttavia si può far riferimento alla fase del “reclutamento della popolazione
bersaglio”; l’articolo infatti prende indirettamente in considerazione l’adesione, soffermandosi sull’importanza del potere persuasivo di certi messaggi.
Vi è una correlazione tra i costrutti di motivazione e abilità e la resistenza ai messaggi persuasivi.
Psicologi.
Psicologi.
Longitudinale.
“Factors associated with mammographic decisions of Chinese-Australian women”
Abstract:
Breast Screen (a free breast cancer screening service) has been implemented in Australia since 1991. Surveys conducted overseas consistently report that women of Chinese ancestry have low participation rates in breast cancer screening. Although Chinese women’s use of breast cancer
screening services has been investigated abroad, to date there are few studies of mammographic screening behavior among Chinese-Australian
women. The purpose of this study is to explore and investigate the factors associated with mammographic decisions of Chinese-Australian women.
Using a qualitative
approach, in-depth interviews were conducted with 20 Chinese-Australian women. These were augmented by additional data from ethnographic
observations. The findings show two facilitators: organizational factors (an invitation letter from Breast Screen and seniors’ clubs arrangements)
and the influence of ‘significant others’. Barriers identified were fear perceptions of mammography, modesty and fear of stigmatization. This study
124
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 75
provides a useful frame work for designing and implementing mammographic screening services for Chinese-Australian women that may improve
their participation rates.
Kwok C, Cant R, Sullivan G. (2005) Factors associated with mammographic decisions of Chinese-Australian women. HEALTH EDUCATION
RESEARCH Vol.20 no.6 2005 Pages 739–747.
HEALTH EDUCATION RESEARCH Vol.20 no.6 2005 Pages 739–747.
Cannas Kwok, Rosemary Cant and Gerard Sullivan. Australia.
Nessuna.
Donne cinesi-australiane.
Questo studio è parte di un’indagine più ampia che si focalizza sul ruolo della cultura nella prevenzione del tumore alla mammella tra le donne cinesi-australiane.
8 dei 20 soggetti ha avuto almeno una mammografia; di questi solo 3 hanno avuto più di una mammografia mentre i restanti hanno deciso di non
effettuarne. Uno dei principali obiettivi di questo studio era quello di identificare i fattori che sono alla base della decisione relativa allo screening;
sono stati quindi ritrovati due ordini di fattori: facilitanti e barriera.
Nonostante l campione considerato non sia rappresentativo dell’intera popolazione, lo studio può essere considerato valido, in quanto incentivo di
una promozione dello screening nel sistema di salute cinese.
Nessuna.
Le variabili identificate nello studio sono fattori facilitanti, tra i quali ritroviamo fattori d’organizzazione e l’influenza degli altri significativi e
fattori barriera tra i quali ritroviamo la paura percepita della mammografia, la modestia e la paura della stigmatizzazione.
Questo è uno studio basato su un approccio qualitativo che prende in considerazione un’intervista distinta in due parti: la prima è strutturata e si focalizza sui dati demografici, mentre la seconda è largamente non strutturata e caratterizzata da domande aperte. I dati sono stati integrati con osservazioni etnografiche e discussioni casuali.
Nessuno.
20 soggetti.
Lo studio fa riferimento alla fase di partecipazione al test di screening e quindi all’identificazione di diverse variabili che possono influenzare
l’adesione ai programmi di prevenzione.
La partecipazione ai programmi di screening è associata ai fattori facilitanti, ossia i fattor d’organizzazione, (invito scritto da parte del servizio di
screening, attività dei seniors), e l’influenza degli altri significativi e dall’altra parte fattori barriera, ossia la paura percepita della mammografia,
(paura del danno fisico, paura delle radiazioni, dubbi riguardanti l’efficacia della mammografia), la modestia e la paura della stigmatizzazione.
Medici.
Medici.
Trasversali.
“A Randomized Controlled Trial Comparing Three Invitation Strategies in a Breast Cancer Screening Program”
125
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Abstract:
Background. The objective of this study was to compare the response received by a population-based breast cancer screening program, according to
three different invitation strategies: letters sent by mail from the program (program group), letters sent by mail from the primary Health Care Team
(PHT group), and direct contact through a trained professional (direct contact group).
Methods: We used a cluster-randomized controlled trial with assignment to invitation group using home address. Nine hundred eighty-six women
of Barcelona (Spain), ages 50 to 64 years, were invited to participate in the program. The main outcome used was the response rate after the first
invitation.
Result. Five hundred sixty-four women accepted the invitation (57,2%). The highest response rate was achieved in the direct contact group
(63,5%), followed by the PHT group (55,6%), the program group being the one that attained the lowest response rate (52,1%). The direct contact
group had a higher probability of participating than the PHT group (RR=1.14, P=0.037) or the program group (RR= 1.22, P=0.003). The response
rate in the direct contact group was 72,1% when the letter was received by the subject herself. The increase in response occurred particularly
among women of lower educational level.
Conclusions. Inviting women to participate in a breast cancer screening program though direct contact by trained personnel increased participation
rate compared with mailed-letter methods. The positive effect appeared restricted to women with lower educational levels.
Segua J.M, Castells X, Casamitjana M, Macia` F, Porta M, Katz S.J. (2001). A Randomized Controlled Trial Comparing Three Invitation Strategies in a Breast Cancer Screening Program. Preventive Medicine 33, 325–332.
Preventive Medicine 33, 325–332 (2001).
Josep M. Segura, Xavier Castells, Montserrat Casamitjana, Francesc Macia` , Miquel Porta, and Steven J. Katz. Spagna.
Breast cancer, screening, mammography, use of services.
Popolazione di donne a rischio per tumore alla mammella.
L’obiettivo di questo studio è quello di comparare la risposta ricevuta al programma di screening relativo al tumore alla mammella, in accordo a tre
diverse strategie di invito: lettere inviate dal programma, (program group), lettere inviate dal Primari Health Care Team (PHT group), e il contatto
diretto attraverso professionisti formati, (direct contact group).
Delle 1,507 donne nello studio, solo 986, (65,4%), sono state incluse nel campione finale e distinte in tre gruppi: program, 317, (32,1%); PHT, 329,
(33,4%); e direct contact, 340, (34,5%). I gruppi non differivano sia per quanto riguarda l’età che il livello d’istruzione. In generale 564 donne,
(57,2%), hanno aderito allo screening mammografico dopo il primo invito; nel gruppo di donne invitate attraverso un contatto diretto, questo responso è stato più alto che negli altri due gruppi: 63,5% comparato con 52,1% quando la lettera è stata assegnata dal dottore e 55,6% quando è stato
firmato dal PHT. Il responso nel direct contact group è stato più alto che nel PHT e nel program group tra le donne con una bassa istruzione e tra le
donne che non aveva completato l’istruzione primaria. Nel gruppo delle più istruite non è stata rilevato nessuna differenza significativa; questi risultati suggeriscono che l’effetto dell’intervento diretto è ristretto a donne con un basso livello di istruzione. Tra le 422 donne che non hanno aderito al primo invito, non c’è stata nessuna differenza rispetto alle ragioni di rifiuto: un terzo ha riportato ragioni circostanziali, un terzo ha riportato
mancanza di interesse o apprensione mentre nel rimanente terzo le cause non sono state accertate.
Questo studio risulta essere piuttosto valido in quanto prende in considerazione più gruppi di controllo.
Nello studio vengono riportate le modalità di reclutamento dei soggetti al progetto; nel testo tuttavia non vengono affrontate le tematiche psicologiche riguardanti l’adesione. Tuttavia si può ipotizzare una qualche relazione con le teorie della comunicazione persuasiva, le quali possono aiutare
a capire come comunicare i messaggi di promozione della salute in modo efficace tra gli individui e nei gruppi; l’impatto di un messaggio volto a
modificare l’atteggiamento di un individuo è condizionato: dalle caratteristiche della fonte, dalle caratteristiche del ricevente e dal contenuto del
messaggio.
Nessuna.
126
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 76
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
È stato utilizzato uno studio randomizzato su donne tra i 50 e i 64 anni di Barcellona invitate durante Gennaio-Febbraio del 1998 a partecipare al
programma di screening per il tumore alla mammella. L’annuncio del programma è stato dato attraverso pubblicità nei negozi, nelle farmacie e nei
vicini Centri per la salute primaria. Approssimativamente tre settimane dopo è stata inviata una lettera personale con una data d’appuntamento per
partecipare al programma.
Le donne sono state distinte in tre gruppi:
1- program group: ogni donna è stata invitata dal dottore del programma attraverso una lettera.
2- PHT group. ogni donna è stata invitata dal medico di famiglia e dallo staff di infermieri de PHT attraverso una lettera, offrendo la possibilità di un contatto diretto qualora la donna l’avesse desiderato.
3- Direct contact group: ogni donna è stata invitata da non-professionisti della salute attraverso un contatto diretto.
986 donne.
La fase di screening presa in esame è il reclutamento della popolazione bersaglio e quindi l’analisi di un aspetto fondamentale: l’adesione. Molti
fattori possono influenzare l’attuazione dei programmi di screening; uno dei più importanti è la partecipazione della popolazione target: livelli elevati di adesione sono necessari affinché un programma di screening possa essere giudicato efficace. Questo studio si propone di analizzare le strategie di reclutamento che possono influenzare la scelta di partecipare o meni ad un programma di screening di primo livello per quanto riguarda il
tumore alla mammella: la mammografia.
Nessuna.
Medici.
Medici.
Trasversale.
“Neglecting the Risks Neglecting the Risks: The Irrationality of Health Behavior and the Quest for La Dolce Vita”
Abstract:
The paper is a discussion of personal risk taking and risk perception in the field of health-related behavior. It reviews work on addictions, which
has shown the difficulties of impulse control in the pursuit of long-term commitments. Such long-term commitments are typically in conflict with
temporary and strong urges to indulge in seeking pleasure and comfort.
People know and do not know, at the same time, the likely consequences of their behavior, and relapses in addictions are very common. Risk perception research has elucidated some of these points and shown that people see risks as very different for themselves and others, especially lifestyle
risks. This difference is related to the notion that they can control
their own risks, while others neither can, nor want to, exercise such control. Hence, own competence and motivation is overestimated, and that of
other people is underestimated. Wishful thinking further contributes to irrational tendencies. Campaigns intended to change risk-taking behavior
run into very difficult resistance due to these factors, and risk messages may be interpreted as pertinent to others rather than oneself.
Sjöberg L. (2003). Neglecting the Risks Neglecting the Risks: The Irrationality of Health Behavior and the Quest for La Dolce Vita. European Psychologist, Vol. 8, No. 4, December 2003, pp. 266–278.
European Psychologist, Vol. 8, No. 4, December 2003, pp. 266–278
Lennart Sjöberg. Svezia.
Keywords: Risk perception, addiction, denial.
127
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche consi-
Popolazione svedese.
Questo studio si propone di discutere, dal punto di vista psicologico, alcune tematiche riguardanti il comportamento di salute; questo scopo viene
perseguito attraverso una disamina della letteratura e tre tipologie di studi effettuati nel contesto svedese.
I risultati relativi ai tre studi considerati nella review sono i seguenti:
1- Rischio per tumore alla pelle: un’esposizione rischiosa al sole è praticata dal 10% del campione; le ragioni che spingono ad abbronzarsi sono di
natura prevalentemente cosmetica; il rischio per tumore alla pelle è visto come un rischio di livello medio; le conoscenze circa i rischi sono moderate; il rischio personale è basso.
2 –AIDS: il rischio personale è molto basso; solo il 6% dei soggetti giudica il rischio personale come maggiore rispetto a quello generale. La conoscenza risulta essere un importante fattore nella modificazione del proprio comportamento, ma la direzione di questa influenza è relativa al genere:
le donne risultano essere maggiormente caute degli uomini.
3 –Rischio per il cibo: il rischio personale è maggiore nell’ambito del rischio ambientale mentre il rischio generale è maggiore nell’ambito dello
stile di vita e dei comportamenti a rischio.
Questo studio può essere ritenuto valido in quanto rimanda a delle ricerche di tipo empirico nell’ambito della salute.
Le principali teorie prese in considerazione nello studio sono le seguenti:
La teoria del comportamento pianificato di Fishbein e Ajzen sostiene che le decisioni riguardo i comportamenti da adottare si fondino su una valutazione ragionata delle informazioni disponibili; introduce un elemento di mediazione tra credenze/atteggiamenti e comportamento: l’intenzione,
prodotto degli atteggiamenti,(credenze delle persone riguardo alle conseguenze di un comportamento), e dalle norme soggettive, (credenze
dell’individuo circa ciò che le altre persone si aspettano da lui).
La teoria dell’azione di Gollwitzer distingue due processi:
- processi di pianificazione di uno scopo, (goal intentions): intenzione di eseguire un comportamento o di conseguire uno scopo. Si sceglie
uno scopo sulla base delle proprie preferenze e delle valutazioni circa la sua fattibilità e desiderabilità ed è necessario un orientamento deliberativo, che promuove il confronto fra vantaggi, l’attenzione per le opzioni alternative e l’obiettività nell’elaborazione delle informazioni. Il risultato di questa fase è la formazione di un’intenzione, simile al concetto di behavioral intention.
- Processi di esecuzione di azioni per il raggiungimento dello scopo, (implementation intentions): piani concernenti quando, dove e come
l’intenzione deve essere tradotta in azione. In questa fase è utile un orientamento cognitivo focalizzato sull’esecuzione delle azioni nel
tempo e nel luogo più appropriati. Quando non ci sono routine che guidano il raggiungimento dello scopo, può essere efficace la formazione di intenzioni di implementazione, ossia piani d’azione concreti che specificano quando, dove e quali azioni occorre mettere in atto
per raggiungere lo scopo desiderato. Le intenzioni di implementazione collegano risposte comportamentali specifiche e indizi specifici
stabilendo delle contingenze che favoriscono la automaticità dei comportamenti.
La teoria del processo di adozione di precauzioni di Weistein, applicato in particolare alla spiegazione dell’uso di precauzioni nei confronti
dell’HIV, divide l’adozione in 7 fasi distinte:
22- le persone sono consapevoli del problema di salute;
23- apprendono qualcosa ma non sono ancora impegnate a pensare a fondo al problema
24- si impegnano a riflettere sul problema e cominciano a pensare a come rispondere
25- decidono se rispondere o meno;
26- intenzione di agire;
27- inizio dell’azione;
28- mantenimento del comportamento nel tempo.
Un punto di forza del modello è l’identificazione dei fattori che promuovono le transizioni fra le fasi.: acquisizione di informazioni, percezione di
vulnerabilità, credenze gravità ed efficacia e presenza di ostacoli e vincoli situazionali.
Coping: strategie attraverso le quali le persone affrontano le situazioni potenzialmente stressanti, (come nel caso di un imminente amputazione);
128
derate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
secondo Lazarus e Folkman la persona avverte una discrepanza tra le richieste poste dall’esterno e le risorse di cui dispone per fronteggiarle.
Locus of control: l’origine del costrutto di controllo ha origine da Rotter, il quale distingue due orientamenti: locus of control interno, con il quale
il soggetto crede che gli eventi siano conseguenza delle proprie azioni; locus of control esterno, con il quale il soggetto crede che le cause degli eventi riguardino fattori al di fuori del proprio controllo.
Self-efficacy: percezione riguardante le proprie capacità relative alla messa in atto di comportamenti di salute, (Bandura).
Ottimismo irrealistico: secondo la social cognition, consiste nella credenza che i risultati positivi accadano con maggiore probabilità a noi stessi
piuttosto che agli altri, diversamente dai risultati negativi che sono visti riguardare prevalentemente gli altri.
Rischio percepito: nell’ambito di questo studio vengono distinti due diversi tipi di rischio, quello personale e quello generale; la differenza tra i
due può essere definita come una misura del grado di diniego rispetto al rischio stesso.
Stress: processo multifattoriale avente componenti cognitive, sensoriali, viscerali, endocrine e comportamentali.
Doppio diniego: concetto introdotto dallo stesso Sjoberg, il quale indica un fenomeno in cui le persone reinterpretano valori in maniera minore o
maggiore a seconda della situazione e nel momento in cui sono posti di fronte ad argomentazioni opposte.
Impotenza appresa: l’idea di base di questo concetto proposto da Seligman, è che le persone possono apprendere di non aver controllo su ciò che
accade loro in alcune situazioni e questo produce conseguenze a livello cognitivo, motivazionale, ed emozionale. Può indurre, insomma, ad accettare una situazione negativa e pregiudicare l’apprendimento di nuove risposte più efficaci, con una riduzione dell’autostima. Una nuova versione del
concetto introduce in un processo psicologico di mediazione fra la non contingenza osservata ed il sentimento di impotenza, riconoscendo che le
attribuzioni che le persone compiono per la non contingenza fra sforzi e risultati sono cruciali.
Questo studio si presenta come una review di diversi studi e ricerche; in questo articolo vengono prese in considerazione tre diverse ricerche correlate ad altrettante tematiche relative alla salute:
1- Rischio per tumore alla pelle: lo scopo di questa ricerca è quello di studiare la prevalenza rispetto ad un’abbronzatura a rischio, le ragioni
per abbronzarsi e il rischio percepito, le conoscenze relative al melanoma e la relazione tra queste conoscenze il comportamento stesso.
Sono state così inviate delle indagini di tipo postale ad un campione svedese.
2- AIDS: lo studio è stato portato avanti con un campione estratto casualmente dalla popolazione svedese tra i 30-45 anni; lo scopo è stato
quello di conoscere le opinioni delle persone circa l’AIDS e il relativo rischio percepito.
3- Rischio per il cibo: un questionario è stato inviato ad un campione casualmente estratto dalla popolazione svedese per verificare il rischio
percepito e le opinioni dei soggetti circa l’alimentazione.
Nessuno.
1- Rischio per tumore alla pelle: N=1700 con il 72% di risposte;
2- AIDS: N=500 con il 48% di risposte;
3- Rischio per il cibo: N=2200 con il 62% di risposte.
Questo studio riguarda numerose variabili psicologiche implicate nel contesto della salute, per questo può far riferimento a tutte le fasi dello screening, (reclutamento della popolazione bersaglio, partecipazione al test di screening, risultati del test di screening e conseguenze psicologiche dello
screening), e a tutti i suoi livelli (test di primo livello, approfondimenti di secondo livello e trattamento di terzo livello).
In questo studio vengono correlate diverse variabili psicologiche: ottimismo irrealistico, rischio percepito, locus of control, self-efficacy, coping,
stress, credenze, valori e stile di vita.
Psicologi.
Psicologi.
Review.
129
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 77
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
“Anxiety levels in women attending a colposcopy clinic: a randomised trial of an educational intervention using video colposcopy”
Abstract:
Avideo colposcopy allows the real-time images viewed by the doctor performing the examination to be viewed by patients on a television monitor
during the consultation. Eighty-one women (requiring either laser treatment or a normal recheck) were randomly assigned to either the video intervention group or the control group. A significant decrease in state anxiety was observed from one visit to the next in all patients (P = 0.000). This
decrease in anxiety was significantly greater in the laser patients in the video colposcopy condition than patients in the control group for both
groups of patients. Patients in the experimental groups also reported less pain than patients in the control conditions (P < 0.05). This benefit associated with video colposcopy was not observed on the second (treatment) visit. In conclusion, video colposcopy is a useful and time-efficient method
that reduces patient anxiety and pain during examination visits, but not necessarily during visits where laser treatment is required.
Walsh J.C, Curtis R, Mylotte M. (2004) Anxiety levels in women attending a colposcopy clinic: a randomised trial of an educational intervention
using video colposcopy. Patient Education and Counseling 55, 247-251.
Patient Education and Counseling 55 (2004) 247-251.
Jane C. Walsh, Ruth Curtis e Michael Mylotte. Irlanda.
Colposcopy; Anxiety; Intervention; Video colposcopy; Laser treatment.
Donne che devono sottoporsi a colposcopia.
Questo studio si propone di osservare la relazione tra livello d’ansia del paziente e uso della video colposcopia.
I risultati mostrano ch ei livelli d’ansia risultano essere molto elevati, in tutti i gruppi, durante la prima visita. È stata osservata un’interazione significativa tra condizione e visita; questa affermazione può essere provata da un decremento dell’ansia dalla prima all’ultima visita nell’ambito della
video colposcopia. I pazienti del gruppo sperimentale infatti risultano essere molto meno ansiosi dei pazienti del gruppo di controllo durante
l’ultima visita.
Per quanto riguarda il livello di soddisfazione non risultano essere presenti delle differenze tra i due gruppi.
Questo studio può essere considerato valido in quanto utilizza un disegno di tipo longitudinale con gruppo di controllo.
Non si fa riferimento a nessuna teoria psicologica specifica.
Le variabili psicologiche considerate nello studio sono l’ansia e la soddisfazione. Il livello d’ansia sembra essere relativo in parte alla diagnosi e in
parte alla procedura stessa dell’intervento di colposcopia. Alti livelli d’ansia sono stati inoltre associati con un decremento della soglia di tolleranza
del dolore. In ogni caso l’uso della colposcopia è utile per la comunicazione medico-paziente e di conseguenza per la soddisfazione di quest'ultimo.
Sono state prese in considerazione 81 donne, le quali sono state casualmente assegnate ad un gruppo di controllo e ad uno sperimentale, relativi rispettivamente all’uso di strumenti di routine e all’uso della video colposcopia. Il livello d’ansia è stato misurato attraverso lo state trait anxiety inventory (STAI) ed è stato osservato nel corso delle visite di follow-up. Misure dell’ansia, della rassicurazione e della soddisfazione sono state prese
dopo ogni visita e sono state analizzate attraverso l’ANOVA.
Gruppo sperimentale di pazienti sottoposti a video colposcopia e gruppo di controllo di pazienti sottoposti ad un controllo di routine.
81 donne.
Questo studio fa riferimento alla seconda fase di un programma di screening: la partecipazione. Inoltre nell’ambito della colposcopia ci si colloca al
primo livello dei analisi nello screening oncologico.
130
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 78
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Associazione tra l’uso della video colposcopia e riduzione dell’ansia durante la visita.
Psicologi.
Psicologi e oncologi.
Longitudinale.
“Psychological Impact of Colorectal Cancer Screening”
Abstract:
This article examines the psychological impact of participating in sigmoidoscopy screening for colorectal cancer prevention. The 1st study examined psychological well-being at 3 months, in relation to screening outcome, in 4,153 individuals. The 2nd study used longitudinal data to examine
changes in psychological functioning from before to after screening in relation both to screening outcome and baseline indicators of vulnerability.
There were few psychological differences between those who had received negative results or had polyps detected. These findings were confirmed
in the longitudinal study, which also found no evidence for vulnerability to adverse effects among those who were initially most anxious or who
perceived their risk of cancer to be higher. The longitudinal data suggested that screening might produce
transient positive effects.
Wardle J, Williamson S, Sutton S, Biran A, McCaffery K, Cuzick J, Atkin W. (2003) Psychological Impact of Colorectal Cancer Screening. Health
psychology 2003, Vol. 22, No. 1, 54-59.
Health psychology 2003, Vol. 22, No. 1, 54-59.
Jane Wardle, Sara Williamson, Stephen Sutton, Adam Biran, Kirsten McCaffery, Jack Cuzick, Wendy Atkin. UK.
colorectal cancer, screening, sigmoidoscopy, psychological.
Uomini che devono sottoporsi a sigmoidoscopia.
Questo articolo esamina l’impatto psicologico relativo alla partecipazione ad un programma di screening per la prevenzione del cancro color rettale.
Studio 1: Non è stata osservata nessuna differenza significativa relativa al genere per ognuno dei tre gruppi considerati. Le preoccupazioni riguardanti il cancro sono maggiori nel gruppo ad alto rischio che il quello a basso rischio e nel gruppo negativo, ma non c’è nessuna differenza significativa fra i tre gruppi nello stato d’ansia, nel livello di benessere, nel numero di sintomi riportati, e infine nel rischio percepito relativo al cancro. Inaspettatamente, il gruppo ad alto rischio hanno una migliore percezione della propria salute.
Studio 2: Gli uomini subiscono un decremento nel sintomi relativi al cancro rispetto alle donne. La riduzione nel rischio percepito rispetto al cancro
è leggermente più grande negli uomini, ma non c’è nessuna differenza statisticamente significativa rispetto al genere e al tempo di interazione.
La validità dello studio è inficiata dalla mancanza di un gruppo di controllo.
Nello studio non si fa riferimento ad una particolare teoria; tuttavia si può far riferimento alla teoria del processo di adozione di precauzioni di
Weistein, divide l’adozione in 7 fasi distinte:
29- le persone sono consapevoli del problema di salute;
30- apprendono qualcosa ma non sono ancora impegnate a pensare a fondo al problema
31- si impegnano a riflettere sul problema e cominciano a pensare a come rispondere
32- decidono se rispondere o meno;
33- intenzione di agire;
131
34- inizio dell’azione;
35- mantenimento del comportamento nel tempo.
Un punto di forza del modello è l’identificazione dei fattori che promuovono le transizioni fra le fasi.: acquisizione di informazioni, percezione di
vulnerabilità, credenze gravità ed efficacia e presenza di ostacoli e vincoli situazionali
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 79
Le variabili considerate nello studio sono:
- stato d’ansia;
- preoccupazioni riguardanti il cancro colon rettale;
- rischio percepito rispetto al cancro;
- sintomi;
- status di salute soggettivo;
- benessere psicologico
- fattori demografici.
Studio 1: questo studio utilizza un disegno di ricerca trasversale e mira a valutare l’impatto dello screening. I partecipanti ricevono un questionario
relativo al follow-up, tre mesi dopo la sigmoidoscopia. Gli stessi sono stati distinti in tre gruppi differenti, (negativo, basso rischio positivo, alto
rischio positivo), in base al livello di ansia, rischio percepito, preoccupazioni riguardanti il cancro, sintomi e benessere soggettivo.
Nessuno.
4.153 individui.
Questo studio fa riferimento alla seconda fase di un programma di screening: la partecipazione. Inoltre nell’ambito della sigmoidoscopia ci si colloca al primo livello dei analisi nello screening oncologico.
Vi è una correlazione tra alto rischio positivo per tumore al colon retto e una migliore percezione della propria salute.
Psicologi.
Psicologi ed oncologi.
Studio 1: trasversale;
Studio 2: longitudinale.
“EVALUATION OF THE NEEDS AND CONCERNS OF PARTNERS OF WOMEN AT HIGH RISK OF DEVELOPING
BREAST/OVARIAN CANCER”
Abstract:
This exploratory study investigates the experience of partners of women at high risk of developing breast/ovarian
cancer and reports on the partners’ views concerning their relationship, communication, future planning, children
and childbearing, involvement in decision-making regarding screening and prophylactic measures, and information
and support needs. In-depth interviews were conducted with 15 partners. Of these, seven were partners of women
who were BRCA1/2 mutation carriers, five were partners of women with unknown mutation status, and three were
partners of women who were non-carriers. None of the women had a previous diagnosis of breast or ovarian cancer.
Partners of carriers and women with unknown mutation status were found to be more distressed than partners of
non-carriers, with partners of mutation carriers reporting the most difficulties. Factors associated with better
132
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
adjustment and coping for partners included dealing with this situation as a team with their wife, greater
involvement in decision-making, satisfaction with their supportive roles and being optimistic. Decision-making
difficulties in relation to prophylactic measures, concerns about their children possibly being at increased cancer risk,
as well as the need to receive information directly from health professionals and the wish to meet other partners were
also discussed.
Mireskandari S, Meiser B, Sherman K, Warner B.J, Andrews L, Tucker K.M. (2006). EVALUATION OF THE NEEDS AND CONCERNS OF
PARTNERS OF WOMEN AT HIGH RISK OF DEVELOPING BREAST/OVARIAN CANCER. Psycho-Oncology 15: 96–108.
Psycho-Oncology 15: 96–108 (2006).
SHAB MIRESKANDARI, BETTINA MEISER, KERRY SHERMAN, BEVERLEY J. WARNER, LESLEY ANDREWS, KATHERINE M. TUCKER. Australia.
Hereditary breast/ovarian cancer; partners; adjustment; coping; decision-making; oncology; cancer.
Partner di donne a rischio per tumore alla mammella o alle ovaie.
Questo studio ha lo scopo di investigare l’esperienza dei partner di donne a rischio per tumore alla mammella o alle ovaie.
I partner di donne portatrici e con status di mutazione non identificato risultano essere più stressati dei partner di donne non portatrici. I fattori associati con un livello migliore di adattamento e di coping sono: un miglior coinvolgimento nella presa di decisione,l’essere ottimista, e il ruolo di
supporto del partner.
Al contrario di studi precedenti, questo prende in considerazione anche le donne il cui status non è conosciuto. In ogni caso, essendo questo, uno
studio qualitativo non rende possibili le generalizzazioni dei risultati.
Nessuna.
Tra le variabili prese in considerazione nello studio abbiamo:
-livello di stress psicologico
-il livello di ottimismo
-il ruolo di sostegno del partner
-lo stile di processazione delle informazioni
-lo stile di coping e di adattamento.
È stata utilizzata un’intervista telefonica semi-strutturata in accordo con una metodologia comunicativa. Le domande si basano sulla relazione, sui
progetti futuri, sui figli, sulla comunicazione, sulla presa di decisione relativa allo screening e il supporto e il bisogno di informazioni.
Nessuno.
15 soggetti.
Questo studio fa riferimento alle conseguenze psicologiche dello screening.
I fattori associati con un livello migliore di adattamento e di coping sono: un miglior coinvolgimento nella presa di decisione,l’essere ottimista, e il
ruolo di supporto del partner.
Psicologi e medici.
Psicologi e medici.
133
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 80
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Trasversale.
“The short-term impact of tailored mammography decision-making interventions”
Rimer B.K, Halabi S, Skinner C.S, Kaplan E.B, Crawford Y, Samsa G.P, Strigo T.S, Lipkus I.M. (2001). The short-term impact of tailored mammography decision-making interventions. Patient education and counselling 43 (2001) 269-285.
Patient education and counselling 43 (2001) 269-285.
Barbara K. Rimer, Susan Halabi, Celette Sugg Skinner, Ellen B. Kaplan, Yancey Crawford, Gregory P. Samsa, Tara S. Strigo, Isaac M. Lipkus.
Tailored, mammography, decision-making, telephone counselling.
Donne che devono sottoporsi a screening alla mammella.
Questo studio valuta l’impatto a breve termine dell’intervento di presa di decisione rispetto alla mammografia, l’accuratezza della percezione del
rischio per tumore alla mammella, la propensione alla mammografia, la soddisfazione relativa alle decisioni e l’uso della mammografia fino
all’intervento.
I 12 mesi di intervista sono stati completati da 1127 donne per valutare gli effetti a breve termine dell’intervento. In generale le donne che hanno
ricevuto l’intervento TP+TC risultano essere più informate rispetto alla mammografia e al rischio correlato; sono inoltre più accurate nelle percezioni circa il tumore alla mammella di quelle nel gruppo UC e TP. Per la complessità delle operazioni di presa di decisione, come le decisioni riguardanti la mammografia, la combinazione di TP e TC risulta essere più efficiente rispetto alla TC da sola e certamente più efficiente dell’UC.
Lo studio può essere ritenuto valido in quanto si basa su un’indagine clinica randomizzata di tipo longitudinale.
Nello studio vengono riportate le modalità di intervento utilizzate per elicitare la presa di decisione nell’ambito della mammografia dei soggetti al
progetto, si può far quindi riferimento alle teorie della comunicazione persuasiva, le quali possono aiutare a capire come comunicare i messaggi
di promozione della salute in modo efficace tra gli individui e nei gruppi; l’impatto di un messaggio volto a modificare l’atteggiamento di un individuo è condizionato: dalle caratteristiche della fonte, dalle caratteristiche del ricevente e dal contenuto del messaggio.
A questo proposito vengono citate due teorie principali:
Le teoria di riferimento dello studio è sicuramente la teoria del processo di adozione di precauzioni di Weistein, applicato in particolare alla
spiegazione dell’uso di precauzioni nei confronti dell’HIV, divide l’adozione in 7 fasi distinte:
36- le persone sono consapevoli del problema di salute;
37- apprendono qualcosa ma non sono ancora impegnate a pensare a fondo al problema
38- si impegnano a riflettere sul problema e cominciano a pensare a come rispondere
39- decidono se rispondere o meno;
40- intenzione di agire;
41- inizio dell’azione;
42- mantenimento del comportamento nel tempo.
Un punto di forza del modello è l’identificazione dei fattori che promuovono le transizioni fra le fasi.: acquisizione di informazioni, percezione di
vulnerabilità, credenze gravità ed efficacia e presenza di ostacoli e vincoli situazionali
Un altro autore citato nella ricerca è Petty, il cui contributo può essere definito dal modello della probabilità di elaborazione (Petty e Cacioppo
1985). Questa teoria si basa sulle risposte cognitive alla persuasione; secondo gli autori il cambiamento di atteggiamento dipende dal tipo di pensiero in cui le persone sono impegnate, quando ricevono una comunicazione persuasiva. Sulla base di alcuni esperimenti Petty e Cacioppo, hanno distinto le vie della persuasione in centrali e periferiche; nelle prime avviene una considerazione ponderata dei pro e dei contro delle posizioni implicite in tutti i messaggi, mentre in quelle periferiche avviene un trattamento più elementare dell’informazione e una risposta di tipo più riflesso agli
134
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 81
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
indizi forniti dal contesto. Per questo motivo il trattamento centrale, pur essendo più impegnativo rispetto a quello periferico, permette al soggetto
di interiorizzare e immagazzinare maggiormente le informazioni contenute nella comunicazione.
Le variabili psicologiche prese in considerazione fanno capo a quella che è la soddisfazione, la quale può essere definita come il risultato
dell’esperienza del paziente con il sistema di cura della salute; essa dipende da fattori di tipo emotivo, fattori di tipo cognitivo e dal tipo di comunicazione che si istaura tra medico e paziente. La relazione medico-paziente risulta fondamentale quindi per quella che sarà la partecipazione terapeutica del paziente; questo tipo di relazione risulta fondamentale quindi per quella che sarà l’adesione terapeutica del paziente.
Questo studio clinico randomizzato è stato condotto su donne tra i 40 e i 50 anni, casualmente assegnate alle cure usuali, ai libretti adattati (TP), o
al TP counseling telefonico, (TP+TC). Tra le variabili di studio sono state prese in considerazione: l’uso della mammografia, la percezione e
l’accuratezza delle percezioni inerenti il tumore alla mammella, pro e contro riguardo alla mammografia, conoscenze relative alla mammografia,
item socio demografici, item di processo
Nessuno.
1127 donne.
La fase di screening presa in esame è il reclutamento della popolazione bersaglio e quindi l’analisi di un aspetto fondamentale: l’adesione. Molti
fattori possono influenzare l’attuazione dei programmi di screening; uno dei più importanti è la partecipazione della popolazione target: livelli elevati di adesione sono necessari affinché un programma di screening possa essere giudicato efficace. Questo studio si propone di analizzare il tipo di
intervento più adatto ad elicitare la presa di decisione nell’ambito della mammografia.
Nessuna.
Medici.
Medici.
Longitudinale.
“Predictors of endoscopy in minority women”
Christie J, Hooper C, Redd W.H, Winkel G, Duhamel K, Itzkowitz S, Jandorf L. (2005). Predictors of endoscopy in minority women. Journal of
the national medical association, Oct 2005; 97,10; pg. 1361.
Journal of the national medical association, Oct 2005; 97,10; pg. 1361.
Christie J, Hooper C, Redd W.H, Winkel G, Duhamel K, Itzkowitz S, Jandorf L. USA.
Endoscopy, screening, minority, colon, cancer, women.
Minoranza di donne sottopagate.
Questo studio ha lo scopo di valutare l’associazione tra fattori socio-economici, medici e psicosociali e l’uso dell’endoscopia in una minoranza di
donne sotto-stipendiate.
I fattori che risultano essere associati con l’uso dell’endoscopia sono: il linguaggio parlato, le raccomandazioni dei medici, i bilanci decisionali,
(pro e contro). Quando l’endoscopia è modellata in funzione del bilancio decisionale e del linguaggio parlato , solo il bilancio risulta essere un fattore di predizione dell’endoscopia. Questi dati suggeriscono che una focalizzazione sulla comunicazione da parte del medico potrebbe portare
all’incentivo dell’adesione allo screening.
135
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 82
Lo studio non può essere considerato completamente valido in quanto fa riferimento ad un campione modesto ed omogeneo.
Lo studio prende in considerazione il modello transteoretico sviluppato da Di Clemente e Prochaska (1982) analizza le fasi di cambiamento da un
comportamento ad un altro ritenuto più sano e sottolinea la dimensione temporale e gli aspetti processuali del cambiamento dei comportamenti. Il
processo attraverso cui un individuo decide di intraprendere un’azione si sviluppa in cinque fasi:
21- Precontemplazione: il soggetto non sta ancora prendendo in considerazione il bisogno di modificare il proprio comportamento.
22- Contemplazione: il soggetto sente la necessità di modificare il comportamento e ne valuta la possibilità.
23- Preparazione: il soggetto indica l’intenzione di agire nell’immediato futuro e prepara una strategia per attuare il suo progetto di cambiamento.
24- Azione: il soggetto sta effettuando il cambiamento o mette in atto dei primi tentativi per modificare il proprio comportamento.
25- Mantenimento: il soggetto conserva il nuovo comportamento.
Un risultato importante, coinvolto in questa teoria, è quello del bilancio decisionale, misurato attraverso un paragone tra costi e benefici, tra pro e
contro.
Questo modello è risultato essere molto versatile ed applicabile ai diversi problemi connessi con la salute, quali l’adesione a programmi di screening oncologico.
Lo studio prende in considerazione diverse variabili:
- fattori socio-economici: età, lingua, razza/etnia, stipendio familiare, stato civile, livello d’istruzione e assicurazione;
- storia medica;
- fattori psico-sociali;
- preoccupazioni relative al cancro;
- acculturazione;
- diffidenza: grado in cui l’individuo crede che il medico tratti non equamente soggetti di diversa etnia;
- fatalismo;
- orientamento temporale: presente, al passato al futuro;
- bilancio decisionale: indica la differenza tra pro e contro, (concetto ripreso dal modello transteoretico).
Lo studio utilizza diversi tipi di scale, una per ogni variabile considerata, le quali vengono somministrate attraverso interviste faccia a faccia o per
via telefonica.
Nessuno.
81 donne.
Questo studio fa riferimento alla fase di partecipazione ad un programma di screening e in particolar modo all’individuazione di quei fattori che
possono ostacolare o facilitare l’adesione.
Nessuna.
Psicologi.
Psicologi.
Trasversale.
Global Psychosocial Oncology: 2006
136
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 83
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Holland J.C, Chapman W.E.
Psycho-Oncology 15: S1–S478 (2006).
Holland JC Wayne E. Chapman USA.
Nessuna.
Popolazione normale.
Nessuna.
Nessuno.
Non valido.
Nessuna.
Le variabili considerate nell’ambito della psiconcologia sono:
- cambiamento dello stile di vita e del comportamento per ridurre il rischio;
- fattori psicologici che possono impedire la partecipazione allo screening;
- controllo dei sintomi fisici e psicologici durante il trattamento (dolore,ansia, delirio, depressione, fatigue);
- supporto psicologico nelle cure.
Nessuno.
Nessuno.
Nessuna.
Tutte le fasi dello screening.
Nessuna
Psicologi.
Psicologi.
Review.
Methods of Assessment of Depression in Cancer Patients
Psycho-Oncology 15: S1–S478 (2006).
Breitbart W. USA.
Nessuna.
Popolazione normale.
Lo studio propone due strumenti di valutazione della depressione nei pazienti oncologici: il substitutive approach e l’high threshold approach.
Nessuno.
137
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 84
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Non valido.
Nessuna.
Depressione.
Nessuno.
Nessuno.
Nessuna.
Conseguenze psicologiche dello screening.
Nessuna.
Psicologi.
Psicologi.
Review.
Developing and Implementing Screening Tools and Supportive Care Guidelines: Experience of the Institut Gustave Roussy Cancer Center, France.
Psycho-Oncology 15: S1–S478 (2006).
Dauchy Sa, Poulain Pa, Teller AM. Francia.
Nessuna.
Popolazione normale.
Lo scopo di questo studio è quello di valutare i bisogni non soddisfatti da parte dei pazienti e il lavoro del team di medici e infermieri nell’ambito
delle supportive care.
Nessuno.
Non valido.
Nessuna.
Fattori psicologici quali il distress.
Nessuno.
Nessuno.
Nessuna.
138
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 85
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Tutte le fasi dello screening.
Nessuna.
Psicologi.
Psicologi.
Trasversale.
An Intervention to Improve Communication About Randomised Clinical Trials (RCTs) of Cancer Therapy.
Psycho-Oncology 15: S1–S478 (2006).
Fallowfield L, Jenkins V, Langridge C. UK.
Nessuna.
Popolazione normale.
Lo scopo di questo studio è quello di valutare l’operato dei medici nell’ambito del trattamento e soprattutto della comunicazione con diverse tipologie di pazienti.
I medici risultano essere competenti nella comunicazione con diverse tipologie di pazienti.
Valido.
Nessuna.
Comunicazione.
Nessuno.
Nessuno.
Non specificata.
Tutte le fasi dello screening.
Nessuna.
Psicologi.
Medici.
Trasversale.
139
Num. Rif. 86
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 87
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Positioning Psychosocial Screening in the Forefront of Clinical Oncology Practice: Why Hasn’t It Happened Yet?
Psycho-Oncology 15: S1–S478 (2006).
Carlson LE, Bultz B, Clifford S, Hilliard F, Groff S. Canada.
Nessuna.
Popolazione normale.
Lo studio si propone di valutare quelle che sono le barriere psicosociali all’uso dei programmi di screening.
Nessuno.
Non valido.
Nessuna.
Barriere personali, sociali ed economiche.
Nessuno.
Nessuno.
Nessuno.
Partecipazione ai programmi di screening.
Nessuna.
Medici e psicologi.
Medici.
Review.
Affective, Cognitive, and Behavioral Response to an Abnormal Ovarian Cancer Screening Test Result: A Longitudinal Case Control
Study.
Psycho-Oncology 15: S1–S478 (2006).
Andrykowski M, Pavlik EJ. USA.
Nessuna.
Popolazione normale.
Lo scopo di questo studio è quello di identificare l’impatto affettivo, cognitivo e comportamentale per un test positivo nell’ambito dello screening
per tumore benigno alla cervice uterina.
140
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 88
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche consi-
I risultati dimostrano come un test positivo per tumore benigno alla cervice uterina risulti essere un agente stressante che va ad incidere fortemente
sulla partecipazione futura a programmi di screening.
Valido.
Nessuna.
Le variabili considerate sono:
- distress;
- atteggiamento di esitamento;
- benessere;
- percezione del rischio personale;
- sentimenti di rassicurazione.
Sono stati distinti due diversi gruppi.
È stato utilizzato un gruppo “anormale” di donne che hanno ricevuto un test positivo per tumore benigno alla cervice uterina e un gruppo “di routine” di donne al primo test.
64 donne.
Conseguenze psicologiche dello screening per tumore alla cervice uterina.
Nessuna.
Medici.
Medici.
Longitudinale.
Efforts of Psycho-oncology in Turkey: Psychosocial Distress in Turkish Cancer Patients.
Ozalp E. Turchia.
Popolazione normale.
Lo scopo di questo studio è quello di monitorare l’efficacia di uno strumento relativo alla valutare al livello di distress nei pazienti oncologici, quali
il distress thermometer (DT).
I risultati dimostrano che il DT risulta essere un ottimo strumento per valutare il livello di distress nella pratica clinica con pazienti oncologici.
Valido.
Nessuna.
Le variabili prese in considerazione nello studio sono il distress, l’ansia e la depressione; tutte collegate alla qualità di vita del paziente oncologico.
141
derate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 89
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Sono stati utilizzati tre strumenti: il di stress thermometer, l’ Hospital Anxiety and Depression scale (HADS) e il European Organization for Research and Treatment of Cancer Quality of Life Questionnaire (EORTC QLQ-C30 version 3.0).
Nessuno.
182 pazienti.
Conseguenze psicologiche dello screening.
Nessuna.
Psicologi.
Psicologi.
Trasversale.
Cancer Patient’s Multiple Needs: Survey Durino Chemotherapy in Four Medical Oncology Units (MOU) in Cosenza County.
Psycho-Oncology 15: S1–S478 (2006).
Piattelli A, Bosco A, Mastroianni CM, Palazzo S. Italia.
Nessuna.
Popolazione normale.
Lo studio si propone di valutare l’importanza di un intervento multidisciplinare nell’ambito dello screening oncologico.
Dai risultati emerge una prevalenza di variabili emotive e relazionali probabilmente relativi al trattamento e alla malattia.
Valido.
Nessuna.
Le variabili considerate nello studio sono di ordine: pratico, familiare, emotivo e spirituale/religioso.
È stato utilizzato uno strumento proposto da Holland.
Nessuno.
195 pazienti.
Conseguenze psicologiche dello screening.
Nessuna.
Medici.
142
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 90
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 91
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Medici.
Trasversale.
New Directions in Psycho-oncology in North Kerala.
Psycho-Oncology 15: S1–S478 (2006).
Venkateswaran C, Kumar T.M. India.
Nessuna.
Popolazione normale.
Lo scopo di questo studio è quello di promuovere un sistema di salute accettabile dal punto di vista socio-economico e culturale nella regione del
North Kerala.
Nessuno.
Non valido.
Nessuna.
Le variabili considerate fanno riferimento all’intervento psicologico, a programmi che implementino le abilità comunicative e alla ricerca riguardante strumenti psico-sociali adeguati.
Nessuno.
Nessuno.
Nessuna.
Tutte.
Nessuna.
Medici.
Medici.
Review.
Concurrent Validity of the Distress Thermometer with Other Validated Measures of Psychological Distress.
Psycho-Oncology 15: S1–S478 (2006).
143
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 92
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Adams CA, Carter GL, Clover KA. Australia.
Nessuna.
Popolazione normale.
Questo studio ha lo scopo di comparare il Distress Thermometer (DT) contro l’Hospital Anxiety and Depression Scale (HADS), la Somatic and
Psychological Health Report (SPHERE}12) e il Kessler Psychological Distress Scale}10 (K10), nell’abito della valutazione del distress.
Dai risultati emerge una buona concordanza fra gli strumenti; inoltre il DT risulta essere utilizzabile per la valutazione del di stresspsicologico più
che quello fisico.
Valido.
Nessuna.
Le variabili psicologiche di riferimento sono l’ansia, la depressione e il distress.
DAG-STAT program.
Nessuno.
350 pazienti.
Conseguenze psicologiche dello screening.
Nessuna.
Psicologi.
Psicologi.
Trasversale.
Using Different Screening Modalities to Assess for Anxiety and Depression Amongst Cancer Patients.
Psycho-Oncology 15: S1–S478 (2006).
Chauhan D, Sharpe L, Clarke S, Thewes B, Rickard J. Australia.
Nessuna.
Popolazione normale.
Lo scopo di questo studio è quello di valutare la validità di uno strumento per la rilevazione del livello di distress in pazienti onocologici: il Vulnerability Index (VI).
Dai risultati emerge come il VI sia lo strumento più adatto a rilevare il livello di distress in pazienti oncologici.
Valido.
Nessuna.
144
Variabili psicologiche considerate
Le variabili considerate sono il livello di distress, la depressione e l’ansia.
Metodo applicato
Vengono somministrati diversi strumenti in grado di rilevare il livello di stress, tra i quali: l’HADS, il distress Thermometer e lo SPHERE, nonché
una versione self-report del VI.
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 93
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Nessuno.
94 pazienti.
Conseguenze psicologiche dello screening per tumore al colon retto.
Nessuna.
Medici e psicologi.
Medici e psicologi.
Trasversale.
Could the SPHERE Substitute for the HADS as a Screening Questionnaire for Referral to a Psycho-Oncology Clinical Service.
Psycho-Oncology 15: S1–S478 (2006).
Clover K, Carter GL, Adams C. Australia.
Nessuna.
Popolazione normale.
Lo studio si propone di valutare se il Somatic and Psychological Health Report, (SPHERE), possa essere considerato un valido sostituto
dell’Hospital Anxiety and Depression Scale, (HADS), per la rilevazione dell’ansia e della depressione in pazienti oncologici.
Dai risultati emerge come lo SPHERE possa essere considerato un valido sostituto all’HADS per la rilevazione dell’ansia e della depressione in
pazienti oncologici.
Valido.
Nessuna.
Le variabili psicologiche considerate sono l’ansia e la depressione.
Somministrazione dei diversi questionari considerati.
Nessuno.
350 pazienti.
Conseguenze psicologiche dello screening.
145
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Nessuna.
Psicologi.
Psicologi.
Trasversale.
Num. Rif. 94
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Costa G, Gil F, Salamero M, Sa´nchez N, Sirgo A. Spagna.
Nessuna.
Popolazione normale.
Lo scopo di questo studio è quello di valutare la validità dell’HADS, uno strumento in grado di rilevare il livello d’ansia e di depressione.
L’HADS risulta essere uno strumento efficace nella rilevazione del livello d’ansia e depressione.
Valido.
Metodo applicato
Oltre all’ HADS, per validare quello che è il livello d’ansia e depressione in un campione di pazienti oncologici, è stato utilizzato lo Structured Clinical Interview (SCID).
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 95
The HAD-S Cut-Off Score In Spanish Cancer Sample.
Psycho-Oncology 15: S1–S478 (2006).
Nessuna.
Le variabili psicologiche prese in considerazione sono la depressione e l’ansia.
Nessuno.
196 pazienti.
Conseguenze psicologiche dello screening.
Nessuna.
Psicologi.
Psicologi.
Trasversale.
Diagnosed with Breast Cancer: The Impact of Women’s Experiences on Their Views of Participating in an Early Mammographic Screen146
ing Programme.
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 96
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Psycho-Oncology 15: S1–S478 (2006).
Clements AM, Henderson BJ, Tyndel S, Evans G, Watson E. UK.
Nessuna.
Popolazione normale.
Lo studio si propone di valutare l’impatto psicologico relativo alla diagnosi per tumore alla mammella.
Dai risultati emerge una vasta gamma di sentimenti negativi presenti nella maggior parte delle donne prese in considerazione nel campione; questi
sentimenti sono legati alla storia familiare e alle loro effettive credenze circa l’efficacia dello screening.
Non valido.
Nessuna.
Nessuna.
Viene condotta un’intervista attraverso la quale si vanno a valutare la motivazione allo screening, la visione relativa alla mammografia e la loro reazione alla diagnosi di tumore.
Nessuno.
Non specificato.
Conseguenze psicologiche dello screening per tumore alla mammella.
Nessuna.
Medici.
Medici.
Trasversale.
The Distress-barometer: The Implementation of a Rapid Screening Instrument for Distress in Oncology Hospital Practices
Psycho-Oncology 15: S1–S478 (2006).
Bauwens SMG, Baillon C, Distelmans WKHM, Theuns P. Belgio.
Nessuna.
Popolazione normale.
Lo scopo di questo studio è quello di sviluppare un rapido e chiaro strumento di screening relativo al distress in grado di ottimizzare la comunicazione medico-paziente e l’apertura del paziente stesso circa il suo disagio e il suo bisogno di sostegno e cure.
147
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 97
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Il Di stress-barometer risulta essere uno strumento adatto a rilevare il livello di distress nell’ambito oncologico, tuttavia sono necessarie ulteriori
validazioni.
Non valido.
Nessuna.
La variabile psicologica considerata è il distress.
È stato utilizzato il Distress-barometer in un’indagine pilota condotta su pazienti e medici.
Nessuno.
Non riportata.
Conseguenze psicologiche dello screening.
Nessuna.
Psicologi.
Psicologi.
Trasversale.
The Transtheoretical Model Applies to The Secondary Prevention of Breast Cancer
Psycho-Oncology 15: S1–S478 (2006).
Queipo Peirats S, Andreu Vaillo Y, Dura´ Ferrandis E, Galdn Garrido MJ. Spagna.
Nessuna.
Popolazione normale.
Lo scopo di questo studio è quello di assegnare lo stadio relativo alla teoria di Di Clemente e Prochaska ad un gruppo di donne, in relazione al loro
comportamento presente e passato verso lo screening e l’intenzione futura di sottoporsi a mammografia.
Dai risultati emerge che tutte le variabili cognitive, tranne la vulnerabilità allo screening, si differenziano a seconda dello stadio considerato.
Valido.
Modello transteoretico di DiClemente e Prochaska.
Tra le variabili psicologiche abbiamo le credenze e l’atteggiamento verso lo screening, le barriere percepite, la motivazione alla salute, la pressione
sociale, la vulnerabilità percepita e il controllo percepito; tutte in accordo con gli stadi proposti dal modello transteoretico.
È stato utilizzato un questionario basato su tre ordini di variabili: demografiche, cognitive e comportamento diretto allo screening.
Nessuno.
148
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Non specificata.
Num. Rif. 98
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Assessment of Distress in Breast Cancer Patients: The Consideration of PTSD Symptoms in Screening Instruments
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
Partecipazione ad un programma di screening per tumore alla mammella.
Nessuna.
Psicologi.
Psicologi.
Trasversale.
Psycho-Oncology 15: S1–S478 (2006).
Isermann M, Diegelmann C, Kaiser W, Priebe S. Germania.
Nessuna.
Popolazione normale.
Questo studio si propone di valicare uno strumento in grado di misurare la presenza del disturbo post-traumatico da stress in pazienti oncologici.
Dallo studio emerge come sia importante includere nella pratica oncologica uno strumento in grado di misurare un disturbo poco considerato quale
il disturbo post-traumatico da stress.
Valido.
Nessuna.
La variabile psicologica considerata è il disturbo post-traumatico da stress.
Lo studio prende in considerazione uno strumento a tre dimensioni: il BC-PASS (Breast Cancer Psychosocial
Assessment Screening Scale); una di queste tre dimensioni misura proprio il disturbo post-traumatico da stress.
Nessuno
142 donne.
Conseguenze psicologiche dello screening per tumore alla mammella.
Nessuna.
Psicologi.
Psicologi.
Trasversale.
149
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 99
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Num. Rif. 100
Riferimenti bibliografici
Caratteristiche della rivista &
Sito Internet
Autore e paese
Database & Keywords
Popolazione target
Developing Breast Cancer Screening Education for Native Hawaiian Women: Use of ‘Talk Story’ Dialogues.
Psycho-Oncology 15: S1–S478 (2006).
Ka’opua LSI, Kaluai RK, Meighen P, Mitchske D, Phosena A. USA.
Nessuna.
Popolazione speciale.
Lo scopo di questo studio è quello di valutare le variabili culturali alla base dell’utilizzo della mammografia nell’ambito dei nativi hawaiani
Le variabili culturali alla base dell’adesione allo screening sono: la spiritualità, i messaggi supportati da sopravvissuti alla malattia e i valori familiari.
Valido.
Nessuna.
Le variabili psicologiche considerate fanno riferimento ai fattori culturali.
È stato utilizzato il metodo del talk story.
Nessuno.
60 donne.
Partecipazione ad un programma di screening per tumore alla mammella.
Nessuna.
Psicologi.
Psicologi.
Trasversale.
Factors Influencing Cancer Patients’ Desire for Psychological Support
Psycho-Oncology 15: S1–S478 (2006).
Merckaert I, Libert Y, Razavi D. Belgio.
Nessuna.
Popolazione normale.
150
Tipologia d’intervento
Risultati osservati
Validità dello studio
Teorie psicologiche di riferimento
Variabili psicologiche considerate
Metodo applicato
Presenza ed eventuali esiti
del gruppo di controllo
Numerosità campione (N)
Fase dello screening presa in
esame
Correlazioni tra variabili
Tipologia professionale degli
autori
Tipologia professionale di
coloro cui si rivolge il lavoro
Specifica del tipo di studio
(L=longitudinale)
(T=trasversale)
Lo scopo di questo studio è quello di investigare il desiderio relativo al supporto sociale in pazienti oncologici e identificare quelli che sono i fattori
socio-demografici, relativi alla malattia e psicologici alla base di tale desiderio.
Un paziente su cinque desidera un sostegno psicologico; questo desiderio è maggiormente presente nelle donne piuttosto che negli uomini.
Valido.
Nessuna.
La variabile psicologica considerata è il desiderio di sostegno sociale.
Questo studio è parte di uno studio cross-sezionale più grande ed è caratterizzato dalla somministrazione di vari questionari: il questionario sociodemografico, l’HADS, il Ways of Coping Checklist e il Cancer Rehabilitation Evaluation System.
Nessuno.
381 pazienti.
Conseguenze psicologiche dello screening.
Nessuna.
Psicologi.
Psicologi.
Trasversale.
151
Bibliografia
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US; this book is based on papers presented at the annual meeting of the academy of behavioral medicine research held in Williamsburg, VA., Jun 1995. (pp. 219-244). Mahwah, NJ, US: Lawrence Erlbaum Associates Publishers.
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