Transalp 2011 - MTB Sensa Fren

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Transalp 2011 - MTB Sensa Fren
Transalp 2011
“La coppia numero 442 Cerruti Alessandro e De Bortoli Paolo,
viene squalificata dalla transalp 2011 per aver abbandonato materiale non
biodegradabile lungo i sentieri di montagna; la squalifica ha effetto immediato la
coppia non sarà più finisher ”
Mi sveglio di soprassalto sul pullman che ci sta portando a Mittenwald e nel dormi veglia che è
facilitato dal ronfare sordo del motore del torpedone e dalla lunga tratta da Asti a Riva del Garda
con relativa sveglia alle 4,30, il sogno terribile della squalifica, per la postilla sull’abbandono dei
rifiuti in montagna si è impossessato del mio cervello.
Fortunatamente mi ritrovo a chiacchierare sulla nuova avventura con Paolo e i ragazzi del Team
Velociraptor unici amici che ritroviamo dopo la Transalp 2008 e lo stupore e la felicità nel vederli
ci riempie di gioia. Almeno avremo qualcuno con cui parlare la sera e al mattino a colazione, ma
non durante le tappe, dato che loro vanno molto forte ed arrivano molto prima di noi e visto che tutti
gli altri presenti sul mezzo sono nuovi e ci vorrà un po’ per farne la conoscenza
E si! E già! Siamo ancora qua, come dice la canzone del Blasco, per disputare la Transalp 2011
edizione numero 14 della mitica gara lungo le Dolomiti ,edizione che si prospetta lunga ben 674,00
Km con 22063 Mt di dislivello e di una bellezza paesaggistica mai raggiunta dalle precedenti .
Per chi non sapesse che cos’è la Transalp non gli resta che leggere questo resoconto oppure andare
sul sito http://www.bike-magazin.de/event/bike-transalp/?L=1 per avere un’idea di ciò che lo
aspetta se decidesse di correre una delle gare in Mtb tra le più dure al mondo.
Comunque con largo anticipo arriviamo col nostro mezzo organizzato da Bike&More in quel di
Krun a 5 km da Mittenwald, dove ha sede il nostro albergo e mentre scarichiamo il bagaglio,
accingendoci a fare il cheek-in, osserviamo a bocca aperta le 2 ragazze Chiara e Valentina (che
correranno insieme) già cambiate e attrezzate con le bici per portarsi alla zona iscrizioni a
Mittenwald . Noi dopo un momento di smarrimento decidiamo con gli altri ragazzi di utilizzare un
taxi da 10 posti che ci accompagnerà al camp e poi ci riporterà all’ albergo dopo il pasta party
Giù, a Mittenwald, è già tutto un fervore di divise, bici, camper, moto, borsoni ma devo dire che la
consegna dei documenti, ritiro dei numeri e operazioni d’iscrizione sono molto veloci e cosi ci
rilassiamo con un te caldo al bar, visto che fa abbastanza fresco. Facciamo conoscenza della Cri
minuta quanto tosta biker che nella sua carriera ha già affrontato la Mongolia ed altre gare a tappe
in giro per il mondo insieme al suo compagno dallo spiccato accento romagnolo.
Parlando del più e del meno, ci si accinge al pasta-party ,poi dopo il pieno di carboidrati e dopo aver
partecipato alla serata di inizio gara eccoci a letto che da domani :- Agom da far classifica ( Paolo il
veneto del 2008 ne aveva fatto il leitmotiv delle tappe)
1° giorno di gara Mittenwald-Weerberg 96km 2336mt disl
Ore 9,00 eccoci qua ,in griglia in mezzo a 550 coppie da tutto il mondo Sud Africa e Namibia
compresi, con le nostre fide bike dalle ruote artigliate pronti a scattare allo sparo dello starter
La tensione è alta si controllano i dettagli, gli zainetti idrici pieni tagliano già la schiena, la giornata
è bella oserei dire calda. La popolazione del paese complice la partenza tarda ed il sabato è tutta in
paese ad osservare questo lungo serpentone di pazzi scatenati che pian piano prende posto nelle
transenne e comincia a far fotografie e chiacchiera in attesa della partenza.
Alle 10,00 “PAM” lo sparo dello starter e alla solita musica degli AC-DC prende il via la 14°
edizione della Transalp , con l’andatura nelle vie della cittadina già abbastanza elevata e la solita
coreografia di personaggi variopinti armati di ogni sorta di mezzo che emetta un rumore ad incitare
il gruppone .
Via! Si va veloci con un occhio di riguardo però ai gradini e alle curve chiuse che a cadere ci vuole
niente ed infatti a 14 km dalla partenza il primo ritiro: un italiano che per sistemare il
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contachilometri senza scendere dalla bici si gira un dito rompendolo:- Transalp finita!!!!Robe da
matti. Si sale subito in un’ampia e bella valle la velocità e abbastanza buona ed io incorro in un
inconveniente che subito- subito mi fa impensierire: il deragliatore frontale non vuol sapere di
cambiare ed il manettino è duro come fosse saldato ma poi guardando bene mi accorgo di una
pietruzza della sterrata che si è conficcata in mezzo al cambio bloccandolo
Mi fermo, giro la bici due colpetti e si riparte avvicinandoci alla prima salita che porta a 1800 Mt
con la relativa discesa veloce e abbastanza pedalabile per poi arrivare con una serie di sali e scendi,
alla seconda salita il Plumsjoch più bassa e corta, ma con la discesa successiva che impensierisce
parecchio poiché molto verticale con curve ceche che danno sul nulla e soprattutto molto sporca,
ricca di sassi e rocce sporgenti e smosse (pare l’abbiano fresata) che annullano la frenata portandoti
a derapare e scivolare.
Bisogna andarci con calma e guidare molto la bici e non faccio in tempo ad arrivare al termine che
gente sul percorso comincia ad urlare: ALT, ALT, NO RACE, NO RACE, ACHTUNG!! tutti fermi
dietro una curva, con l’elicottero sulla testa ed i motociclisti dottori che chiedono strada per arrivare
dove uno dei primi ha preso in pieno un albero o una roccia e giace in semi incoscienza intubato
con una gamba rotta sul ciglio della strada ricoperto dalla coperta termica.
Brividi a vedere ciò ma pian piano si ricomincia a scendere e appena sul fondo, la tensione si
stempera e via di nuovo a manetta in piano asfaltato fino a Eben, poi giù lungo un bosco fino al lago
di Stans dove lungo la ciclabile si formano treni da quaranta orari tirati dai soliti tedesconi passisti
prestando molta attenzione alle svolte secche e non facendosi distrarre dalle belle figliole che a
coppie o in gruppo prendono il sole in due pezzi o addirittura in topless sul lungo lago.
Si comincia ad accusare la stanchezza 96 km + 8 di trasferimento stamani sono tanti e la salita alla
parte finale è un macello tutta su asfalto lunga 5 km con pendenze del 20% 25% che tagliano le
gambe, (in Austria i tornanti non li conoscono e le strade sono dritte e lunghe fino al ribaltamento
per poi svoltare secche) non meno dell’ultima parte che prima del paese si infila in un bosco
scendendo nuovamente per poi risalire fino all’arrivo dove tagliamo alle 16,30 “STREMATI” non
prima di essere passati sotto alla “doccetta” rinfrescante messa a disposizione da un abitante che
l’ha piazzata a centro strada (fa molto caldo).
Appena arrivati, dopo la solita merenda e il generico controllo bike, ecco che ci accingiamo alla
lunga, pallosa e tediosa trafila bagagli perché la zona arrivi non è un paese ma un centro sportivo su
un cucuzzolo senza alberghi che si trovano invece sparsi nelle varie vallate. Fortunatamente la
direzione di gara mette a disposizione dei pulmini taxi gratuiti per le varie destinazioni con l’unico
cruccio di dover lasciare la bici al parco chiuso e di sobbarcarci il trasporto della borsa che sarà di
40 kg.
Ovviamente la giornata non è finita poiché in albergo, dove arriviamo verso le 19,00, a forza di
girare e rigirare sul taxi, la nostra stanza non c’è! La signora (gentilissima per altro ) ha sbagliato,
come ammesso da lei, le prenotazioni e gli altri già arrivati si sono tutti sistemati tranne noi e
l’unica soluzione è un divano in camera da nove posti
C…ZO!!! voglio farmi la doccia e rilassarmi!
Finalmente si trova una soluzione in una cameretta della dependance, piccola ma confortevole e
soprattutto isolata anche perché li c’è la festa della birra e l’albergo è pieno di casinisti ubriachi
Alla fine ci rifocilliamo con l’abbondante cena del ristorante per reintegrare le calorie perse e un
buon sonno riparatore.
2° giorno di gara Weerberg-Mayrhofen 68km 2911mt disl
La partenza da Weerberg avviene come in tutte le tappe della Transalp dal punto di arrivo della sera
prima e così visto che distiamo credo 15 km dallo start, stamane sveglia presto, colazione
bus,bagagli, ritiro bici al parco chiuso e via alle 9,00 con lo sparo e la musica AC/DC su per la
prima dura salita di quella che è la prima vera tappa di montagna austriaca. Salita su asfalto subito
molto tosta con le solite pendenze austriache ma con ali di folla che fanno il tifo e addirittura un trio
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di musicisti in costume tipico ad intonare melodie del luogo posti accanto ad un hotel rifugio prima
dello sterrato. L’arrivo in cima e un po’ più semplice perché sullo sterrato le gomme (abbiamo
montato tubeless scorrevoli) fanno meno attrito e la discesa su ghiaia e molto meno impegnativa
della giornata di ieri. Arrivati sul fondo neanche tempo di respirare via su per la seconda salita più
dura della prima di 10 km con un single track più tecnico sulla cima dove un vento da 70 orari pare
mandarti indietro e mentre cerco di stare in sella pedalando col rapportino, un sudamericano frena
di colpo per smontare ed io che non riesco a sganciare in fretta cado su una pietra che mi provoca
un forte dolore all’anca e una escoriazione al polpaccio. Mi riprendo aiutato da altri biker e riprendo
la salita al passo Geiseljoch dove mi aspetta Paolo acquattato in una forra per ripararsi dal vento,
appena il tempo per una barretta e giù verso la terza salita della giornata che come da programma è
più corta ma ben più dura delle altre 2 con strappi al 25% su strade sterrate molto rotte dove devo
scendere e spingere ma sono in ottima compagnia. Mamma che tappa!! Lo scollinamento non arriva
più, si gira e rigira, una serie di tornantini seguono ad una serie di rampe smosse e appena credi di
esserci, ecco che un’altra fila di ciclisti lungo la montagna ti dice che la cima è ancora lontana e il
vento forte e freddo ci accompagna con una leggera pioggerella fino in punta dove, finalmente ci
vestiamo guardando basiti una ragazza in completo leggerissimo tuffarsi in discesa battendo i denti
senza la minima protezione contro il freddo (anticamera dei disturbi intestinali)
Poi una lunga e larga sterrata in discesa che diventa asfalto ci porta velocemente a Mayrhofen
magnifica cittadina austriaca con bei palazzi, alberghi super (il migliore trovato) il pasta party
degno di un re (che mangiata) ed il conseguente riposo perché domani e facile ma lunga.
3° giorno di gara Mayrhofen-Bressanone 94km 2150mt disl
Sulla carta questa che doveva essere la tappa più facile della transalp 2011 con i suoi 30 km di salita
per arrivare ai 2300 del passo Pfitscherjoch (Vizze) e poi 60 di discesa su strada larga e ciclabile
asfaltata fino a Bressanone, passando da Vipiteno, si trasformerà in un incubo di freddo neve e
pioggia che spezzerà la volontà di continuare e resistere a parecchie coppie; ma andiamo con ordine
Sveglia presto come al solito e appena alzata la tapparella del bell’albergo di Mayrhofen ecco la
sorpresa: il sole ha lasciato il posto alla pioggia fredda e copiosa che sta scendendo già da ore e che
ha trasformato il paesaggio in un anticipo di Novembre.
A colazione ci si guarda muti e abbacchiati sono previste ore di pioggia e sul passo, questa notte è
nevicato. Così carichi come some di tutto ciò che può scaldare sia addosso, che nello zaino, ci
accingiamo alla partenza invidiando un po’ le coppiette che sono li in vacanza e che stanno finendo
colazione per poi andare di nuovo a letto o alla spa dell’albergo Fuori acqua gelida bagna i biker già
in griglia e trovare un posto all’asciutto dopo aver fatto segnare l’equipaggio al giudice di griglia
diviene difficile e si osservano le varie tecniche di riscaldamento: chi corre, chi salta, chi fa
stretching , chi si dimena come un ossesso in preda a convulsioni ed in oltre il popolo Transalp
inizia, per sdrammatizzare, a imitare l’ululato dei freni XT bagnati creando una sorta di coro di
urletti e UUUHHHUUU mettendo un po’ di allegria.
Via, si va ed è subito salita ma molto dolce e si riesce a tenere il ritmo alto, ci si scalda anzi si suda
nel bosco umido, dove l’asfalto lascia il posto al fango ed al single track impegnativo per le nostre
gomme scorrevoli, ma subito dopo una bella strada statale ci porta ad un a diga dove arriviamo
attraversando alcune gallerie ed il lago che vi si trova fa da sfondo alle montagne innevate che ci si
specchiano Qua è posto il ristoro che a quasi 2° centigradi propone l’anguria:- tipica alimentazione
da montagna innevata “MANNAGGIA A LORO” e perciò si continua senza nulla nello stomaco se
non le solite barrettine su di una strada da prima ghiaiosa ma poi man mano ridotta ad una sorta di
gradinata di lastre di pietra e ciottoloni che impongono il trasporto a spalle della bici il tutto sotto un
diluvio stile temporale estivo che, man mano si sale, si trasforma in nevischio freddo e bagnaticcio.
Si scivola, si smadonna, si mettono i piedi nel fango molle e nei rigagnoli che corrono verso valle
lungo questa mulattiera, che da 1600 sale ancora per 400 MT di dislivello, bisogna anche stare
attenti a non prendere storte e i sovra scarpe, non fatti per camminare, vanno in crisi subito
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lasciando le scarpe marce e immonde il tutto per 40/50 minuti fino ad un pianoro, dove la neve alta
4 dita fradicia ricopre tutto di un manto candito
Da li al passo altri 200 Mt di dislivello che un po’ in sella un po’ a piedi raggiungiamo con somma
fatica e con la consolazione di alcuni escursionisti che ci battono le mani e di alcune mucche che ci
osservano sornione, per poi buttarci giù lungo una strada militare larga e abbastanza pulita. Ma che
freddo!!! Sono circa 25 km dove arriviamo a toccare velocità molto alte ma le mani, le gambe, il
naso, tutto è ghiacciato ci si mette anche l’aria che trasforma la pioggia sempre incessante in una
sorte di pungente tormento che ci accompagnerà fino a Vipiteno.
Poi la strada si riduce ad una ciclabile intervallata di sali e scendi e alcune tratte in sterrato nei
boschi con pozze d’acqua alte fino ai mozzi e qui io oso, è il mio terreno e apro alzando la media e
l’andatura.
Paolo purtroppo complice il freddo e la poca alimentazione, lamenta crisi di fame che ci inducono a
ridurre riuscendo comunque a raggiungere Bressanone in buon tempo migliorando la posizione e di
buon’ora. Non vi dico le bici un disastro: grattano, fischiano, sporcano e la coda per il lavaggio è
lunga quindi optiamo per un lavaggio a gettone e poi via all’albergo che tanto per cambiare dista 6
km da li ! Che giornata!! Alehh! pedalare di nuovo, poi bisogna fare il bucato tanto siamo sporchi,
infine con un taxi e gli altri, si va in centro al pasta party ma non ci soddisfa molto e di andare al
ristorante non ne abbiamo voglia, poi domani è dura
Si rientra per la siesta
4° giorno di gara Bressanone – San Vigilio 70km 3400 mt disl.
Siamo finalmente in Italia e finalmente ecco le dolomiti.
Dura oggi: i km sono “solo” settanta ma con ben 3400 Mt di dislivello e si sa che se è corto e alto le
pendenze sono veramente impegnative.
Si incomincia subito con 15 km i primi, da freddo, su asfalto finalmente soleggiato dai 500 Mt di
Bressanone fino a St. Andrà con pendenza del 15% poi sterrato fino ai 2100 di passo Croce e di li
un continuo sali e scendi su sterrata rocciosa con parecchia pietra rotta e single track che ci portano
all’asfalto del passo Wurz con i suo bei panorami .
Di li sterrato, veloce a scendere fino a 1800 per poi risalire a 2200 e devo dire che questo continuo
sali scendi comincia a farsi sentire come il caldo, ed io inizio a perdere colpi, sono stanco, la tirata e
la giornata di ieri si fanno sentire insieme alla magra cena, non a Paolo che invece oggi col bel
tempo, ha una marcia in più e gli tocca aspettarmi ad ogni salita Si susseguono vari single track più
o meno facili fino ad arrivare al tratto più temuto della giornata il lungo tracciato da down hill che
da Munt da Rina scende a precipizio in un bosco di conifere tagliando per la tangente i vari tornati
della strada forestale facendo si che si voli letteralmente da un tornante all’altro attraversando la l’
asfalto La traccia lasciata dagli altri biker aiuta parecchio la direzione e oltretutto è stata ripulita dai
rami e dalle pietre ma la velocità alta e la traccia bagnata con percolo dell’acqua, fanno tirare i freni
e non mi avventuro a casaccio tra un tornante e l’altro (dove vedo chi ha il manico in discesa saltare
direttamente sotto alla cieca sorpassandomi, riuscendo a staccare la bici da terra di oltre un metro!!!
CHAPEAU!!!) ma freno parecchio e prima di lasciarmi andare controllo bene dove mettere le ruote
fino ad arrivare ad una ad una radura da cui continua la discesa ma su asfalto e li mollando i freni
tocco gli 81 Km orari (pensate a farla al contrario) contribuendo a far finalmente scorrere il
contachilometri FFHIUUU!!!!!!!
Non è finita ingollo le ultime barrette, bevo un po’ di zuccheri ed inizio al lumicino gli ultimi 15
km di salita che fortunatamente è un pelo più gestibile che porta da 900 Mt a Picolit poi su a Costa
ed infine alla forcella di Cians situata a 1900 Mt slm. Si arranca su una strada abbastanza larga sono
in compagnia di parecchie coppie e tutti sono stanchi, faccio due parole con una tedesca che
parlicchia italiano e mi chiede quanto manca al passo; un cartello dice a piedi 45 min. in bici la
metà. Sono distrutto, ho male al fondoschiena, alle gambe, ai piedi, arrivo in una radura dove la
strada inizia a scendere vi è anche una fattoria ed un fuoristrada e mi convinco sia il passo, ma dopo
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poco intravedo il tracciolino a sx in salita con il cartello Passo Cians e mi demoralizzo :-basta non
ne posso più ma tiro avanti (la testa tiene) finché in un fitto bosco in cui il sentiero e tutto un
saliscendi intravedo Paolo che mi è di aiuto comunicandomi che se saremo a St Vigilio in ½ ora ce
la facciamo a restare nei limiti senza penalità
Via giù in discesa nel bosco su sterrata molto ampia e bella, intervallata però da alcune rampe
anche al 25% che ti sfasciano le gambe o quello che ne resta, e finalmente intravediamo giù in
fondo St.Vigilio e si sente anche lo speaker ,via, via veloci ma ad una curva “sbaam “ salitazza di
500/600 mt a tradimento, che ti si pianta sul muso e “aaleé” tutti a piedi a spingere NON CE NE E’
PIU’, FINITA LA BENZINA!!!!
Di lì a St. Vigilio, nebbia mentale, so che scendo, che spingo, che risalgo e che la strada riparte a
correre verso il basso fino a che rimbambolito, sento lo speaker che ormai ci conosce e che urla il
nostro nome dire :- Finalmente i Sensa Fren che oggi hanno fatto di tutto per restare nella top ten
delle ultime 50 coppie
E’ finita! Come sono finito io, ma la consolazione di aver passato quell’incubo di 3500 Mt di
dislivello mi risolleva l’anima e siamo ancora in buona posizione per le nostre forze.
A St. Vigilio la camera è grande dormiamo in 2 letti separati e ci spaparanziamo, poi la sera
mangiamo in albergo ridendo pensando al dislivello di oggi ormai alle spalle.
5° giorno di gara San Vigilio - Alleghe 75km 2600mt disl
Tic! Tic! Picic rumore dalle persiane, apro assonnato alle 6,00 e:- fan…lo piove a dirotto
Che palle!! Ci risiamo dobbiamo rivestirci di tutto punto da pioggia uffa!! Paolo è sverso la
colazione anche se ottima è tetra e nessuno a voglia di parlare
Ritiro la bici dal garage e con stupore noto un raggio rotto, C…zo!! proprio ora! ma ieri ero proprio
bollito per non accorgermene e così alle 7,30 sotto il diluvio vado al Camp dove il tecnico della
Alex Wells semi addormentato, imprecando, mi sostituisce in 3 minuti il raggio Aspetto gli altri
sotto un voltone ma che freddo fa e ad un certo punto rigorosamente in tedesco annuncio dello
speaker che da neve al 1° passo e ancora più neve all’ Averau dove avremmo dovuto scendere sul
single più lungo della storia della Transalp ben 17 km di traccia molto, molto, veloce e che forse, ci
saranno tagli di percorso.
Bene!! In griglia viene che Dio la manda tutti a saltare e a scaldarsi poi la solita musica Highway to
Hell degli AC/DC (mai cosi azzeccata come oggi) e subito 20km di salita non dura e per fortuna
asfaltata per i primi 10 ,con leggera pendenza in cui io, riposato mi infilo in un gruppo procedendo a
velocità elevata ma giratomi vedo che Paolo non è dietro, non è la sua giornata oggi il freddo lo
blocca
Aspetto e insieme facciamo il primo pezzo di sterrato su per una frana gigantesca del passo del
Limo nelle dolomiti di Fanes parco naturale molto bello e devo dire che se non piovesse la salita
sarebbe molto veloce e pedalabilissima , salendo fino ad un rifugio di nuovo sotto la neve non forte
ma che si fa sentire e fa molto freddo per il vento che si è alzato . Li assisto a scene tra il tragico ed
il comico : ragazze che implorano i rispettivi compagni di portarle via di li, piantate e incazzate (la
testa, la testa, non deve mollare) altri che tremano come foglie altri che mezzi nudi si fanno
fotografare con i popò fuori dai pantaloncini !!!!!!Robe da matti e da ridere in barba agli 0°
È un’ecatombe di ritiri e dopo viene la discesa questa volta molto più dura e tecnica della scorsa
neve: sono esattamente 12 km di ghiaia smossa e pietre aguzze con un vento ed un freddo che
bloccano piedi e mani sui comandi e non riesci più a cambiare e a frenare (meglio cosi con la
velocità non rischi di cadere ma il segno della croce l’ho fatto più di una volta) .Parlo con la bici le
dico:- “Vai bella vai”, poi, “piano, piano, troppo veloce” e scendo sulla traccia lasciata dai primi
con acqua da tutte le parti, tutto zuppo, faccia infangata, occhi rossi con sabbia dentro e la bici che
se non ben diretta va da ogni parte (le gomme troppo scorrevoli ) con prudenza ma sempre veloce
arrivo in un bosco pieno di fango che mi fa sbandare da tutte le parti e mi insozza ancora di più di
terra nera di sottobosco ed il freddo unito al bagnato lascia sulle gambe faccia e parti esposte un
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alone rosso di pelle irritata senza parlare del fondoschiena che con il sudore la polvere dei giorni
scorsi e le piogge e umido di questi ultimi ormai ha un unico colore vinaccia con serie escoriazioni
che più nessuna crema o lenimento contribuisce a recuperare. CHI NON SI E’ FATTO STA
C..ZZO DI DISCESA A 0° NON HA FATTO LA TRANSALP 2011
Si arriva così al ristoro dove per fortuna non danno l’anguria ma solo Cetrioli verdi col sale!! e
dove un cartello avverte: “STOP RACE KM 20” non ci fanno salire sull’Averau per neve ed
impossibilità di portare soccorso in caso di caduta; molti sono euforici altri si rilassano bevendo una
sorta di brodaglia calda inventata sul posto fatta con sali insipidi riscaldati e rosicchiando cetrioli
freddi! credendo che la gara e la tappa finisca tra 20 km ma si sbagliano di grosso :la tappa è stata
accorciata, ma il percorso è più lungo e anche se non in gara sono 85 km invece di 75 e con il passo
Falzarego a quota 2109 e 15 km da scalare con le ruote artigliate.
Qualcuno direbbe:- UNA PISCIATINA
Si riparte passando su di un pezzo della vecchia ferrovia Cortina Dobbiaco trasformata in ciclabile
fino a prendere per il Falzarego non prima di essere scioccati dalla terribile caduta di faccia sulle
piastrelle rotte di un biker in un tratto tutto sommato semplice: che botta!! poveraccio , steso a terra
nel fango (maledetto fango) tutto bagnato e tremante in attesa dei soccorsi che arrivano tempestivi
col suo compagno che non sa più che fare per confortarlo e pulirgli il viso. Andiamo avanti che è
meglio.
Cominciamo il Falzarego su asfalto: innesto il centrale mi sistemo bene per farmi questi 15 km ma
dopo un minuto ci deviano su per una mulattiera della grande guerra con pendenza impressionante
che taglia parecchi tornanti della statale, ovviamente infangata, con punte da fare a piedi e strappi
dove si scivola parecchio con il rischio di cadere di faccia con il peso della bici sulla schiena, tutto
fino a Pocol , dove riprendiamo l’asfalto fino a fine tappa . Ci ripigliamo, dopo aver varcato il
tappetino del controllo chip segna tempo e sgranocchiato qualcosa al ristoro, ma mancano ancora 5
km alla sommità e tira un’aria contraria fredda e noiosa che contribuisce a farci salire piano e con
fatica (e con stizza da parte mia) fino al passo dove, ormai fuori dalla competizione, ci concediamo
un cappuccio con strudel che ci riscalda sulla tosta discesa asfaltata in cui ci buttiamo e che ci porta
ad Alleghe,. Posto magnifico col monte Civetta che si specchia nel lago ed il tempo finalmente
bello ci concediamo un po’ di svago, sistemiamo i mezzi ,prima di ritirarci all’hotel che per fortuna
è a 20 mt dal pasta party e dalle partenze di domani:- Siiiiii come no!! Quel cor….to (per non dire
altro) dell’albergatore non vedendoci arrivare presto, ha pensato bene di affittare le nostre stanze
prenotate ad altri lasciandoci in braghe di tela sporchi e incazzati in mezzo alla strada Ma
fortunatamente un gentilissimo signore del posto ci ospita a casa sua con 20 € a testa compreso di
trasporto bagagli e bici e la sua gentile consorte ci fa anche una lavatrice di roba sporca
permettendoci di ripartire domani puliti e asciutti. Anche questa è Transalp.
6° giorno di gara Alleghe- S Martino di Castrozza 75km 3200mt disl
Eh! Eh! Eh! eccola qua la tappa della Transalp 2011 più temuta da tutti ve la inserisco
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perché ve ne facciate un’idea: non per la distanza, non per l‘altimetria, anche se considerevole ma
soprattutto per quella maledetta serie infinita di sali scendi e strappi e guglie dei primi 25 km pari a
3 giri della gara di xc a Valmanera dove oltre alle gambe sono messe alla prova tecnica e soprattutto
pazienza in quanto visto le pendenze rilevanti si formano spesso lunghe catene di gente a piedi .
Non un metro di piatto da poter respirare , quasi tutto in un buio bosco a salire su radici e sassi poi
giù su single zuppi d’acqua giri e rigiri intorno a masi e casupole sotto il sole a picco poi di nuovo
in fila per l’ennesimo incidente
E il tempo trascorre velocemente
Tanto per gradire la salita al rifugio Flora Alpina, una stretta carrareccia intrisa d’acqua dove la bici
affonda per bene nella melma ed a volte devi fermarti a tirarla fuori a mano, con un bel pezzo a
spalla in un bosco su mulattiera ovviamente coperta di melma nera con pendenze rilevanti e corsi
d’acqua da guadare badando a dove si mettono i piedi, pena una inzuppata fino a mezza gamba nel
fango che scende dalla montagna Ohhh Signur!! quanta pazienza!! fino al passo S. Pellegrino che
passiamo su asfalto e dove Paolo che meglio digerisce queste tappe mi propone forse vedendomi un
po’ in riserva e con i ristori sempre più scarni, una pausa strudel e caffè da me prontamente
accettata. Ingolliamo tutto poi giù a rotta di collo per recuperare un po’contribuendo a far
finalmente scorrere il contachilometri fino alla sterrata che in due rampe decise ci porta dai 1600 ai
2000 del passo di Lusia, posto incantevole con parecchie conifere e sguardi sulle dolomiti stupendi,
come stupende sono le ragazze Ding Dong che in completino fucsia molto attillato e corto si
fotografano a vicenda nell’atto di buttare la bici in un burrone ed altrettanto spassoso il ragazzo
Irlandese che mi guarda sconsolato urlando: WHY! WHY! perché, perché, imprecando contro
crampi e Dolomiti passando poi per i due inglesi di Oxford con bici in bamboo! giuro bamboo! che
sono sempre in preda a guasti e noie meccaniche ma non di telaio. Si susseguono vari single track
più o meno facili fino ad un fiume che guadiamo più a valle e ci avviciniamo al 50° km con un
continuo stillicidio di salite e discese e di forze fino ad un tratto in un bosco veramente terribile su
radici e fango con in mezzo pietre molto grosse . Non mi fido scendo e procedo a piedi fino alla
mulattiera non in ottime condizioni e sempre con forte pendenza, ma molto meglio di prima fino ad
arrivare ad una radura da dove si scende giù su ghiaia molto veloce ma per questo molto insidiosa,
dove l’ennesimo incidente con conseguente rallentamento generale è in agguato: un biker
affrontando in piena velocità una curva a dx parte per la tangente a sx ,saltando per una decina di
metri nel vuoto e schiantandosi sulla riva del tornante di sotto distruggendo la bici e giacendo
intubato sull’ambulanza in attesa del trasporto in ospedale. La stanchezza miete vittime e noi stessi
siamo molto stanchi e perciò si tende a far cazzate che possono riservare brutte sorprese , meglio
tirare i freni per poi però mollarli subito se non si vuol fare notte. Si risale di nuovo e si va verso
l’ultimo passo a Baita Segantini più in alto del passo Rolle di 300 Mt . La salita subito pare in
discesa ma si fa una fatica boia, impressione confermata da molti,forse per il vento, ovviamente
contrario o forse per uno di quei misteriosi miraggi montani comunque si avanza abbastanza veloci
per gli standard della giornata e in breve si arriva a baita Venegia poi a quella Venegiota e in fine si
intravede sul fondo di un pianoro la strada che si insinua tra le montagne ma non essendoci grossi
dislivelli ed essendo già a quote alte l’arrivo alla baita Segantini a 2200 Mt è tutto sommato
abbastanza veloce sempre che non si scateni il temporale che sta arrivando!! Su mi rivesto per la
discesa ammirando lo spettacolo della catena del Lagorai ed il lago in cui si specchia la baita e
Paolo, che tanto per cambiare è già su, che chiacchiera con un simpatico signore ottantenne di
Torino che si trova in li vacanza e che ci chiede esterrefatto da dove arriviamo e dove andiamo
dicendoci in dialetto:-” VUJATRI SII FOJ!!!!” voialtri siete matti.
Giù, sul Rolle con le scritte dei giri d’Italia ancora ben leggibili e transitare in gara su quel mitico
passo mi fa sentire orgoglioso ed immagino la gente che incita e spinge i girini ma in breve devo
riprendermi dal mio momentaneo sogno, perché sono con la MTB e piegare in quei tornanti al
limite fa derapare la ruota dietro ed anche perché, un bel single track piazzato all’uscita da una
curva, si insinua nel bosco. Una traccia nel pratone che pare scavata con una zappa larga si e no 4
dita tutta a dentelli che manda in crisi gambe sospensioni e fa vibrare la bici ed inoltre abbastanza in
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pendenza con dei dossi anche di qualche metro dove i fotografi hanno piazzato una decina di
macchine fotografiche che riprendono le facce che fai quando salti con la bici :ROBE da MATTI,
MALEDETTI, SIAMO ALLA TRANSALP, NON SULLE MONTAGNE RUSSE DI
GARDALAND!! Non scendo neanche morto e mi cucco tutti i dossi per non restare immortalato a
piedi e che soddisfazione sull’ultimo posizionato in un parco a S. Martino di Castrozza con un
mucchio di gente più in basso di due metri in attesa di vederti saltare con la bici tra gli applausi di
tutti : che brivido ma che figata!!!! E’ LA TRANSALP
Arriviamo sfiniti e facciamo due parole con lo speaker che ormai ci conosce per poi andare in
albergo anche questo grande e spazioso da consentirci di dormire in letti separati. La sera, visto che
al pasta party c’è un’ora di coda si cena con i genovesi in centro e si commenta tra le risate, la vita
dei due mattacchioni al camp (docce fredde, poco dormire, casino costante) e si benedicono gli
alberghi .Nanna ,dopo aver scambiato due parole con la Chiara e la Valentina che lottano per il 5/6
posto assoluto tra le donne , che domani è lunga, lunghissima e:- “Agom da far classifica”
7° giorno di gara S Martino di Castrozza –Trento 122km 2600mt disl
Eccola qua la tappa regina della Transalp 122 km che in MTB sono veramente tanti, tantissimi e
parecchi equipaggi si interrogano sull’orario di arrivo questa sera. Come al solito si fa una
abbondante colazione visto la distanza e si raddoppiano le scorte di barrette e zuccheri. Fa già caldo
e dato che è piovuto, anche umido. La partenza alle 9,00 scatta a manetta tutti hanno voglia di
togliersi quest’ultima “agonia” velocemente e l’andatura si fa subito molto alta anche sulla strada
sterrata e inghiaiata che conduce a Prade dove bisogna stare attenti alle curve ceche e
all’affollamento del gruppo onde evitare……… e vai!!!! che bel mucchio hanno fatto la davanti in
uscita dalla curva una sbandata coinvolge 4/5 ciclisti che fortunatamente si rialzano con qualche
escoriazione. Occhio! Bisogna andare veloci ma non sbagliare se no è finita e arrivare a ritirarsi qua
è come darsi la zappa sui piedi. Tutto mangia e bevi e sterrato fino a Prade da dove iniziano ben 30
dico 30 km di salita al passo 5 Croci transitando dal rifugio Refavaie
Salita non dura ma comunque lunga con il fondoschiena ormai distrutto dalle ore passate in sella
che quando lo muovi per sistemarti un po’ la schiena, sembra vi sia qualcuno con una carta accesa a
dargli fuoco tanto brucia.
Su!! Su! per la montagna curva dopo curva km dopo km non si arriva mai ed ho sempre fame: il
lento lungo salire e le tappe precedenti hanno innestato una sorte di metabolismo che brucia molto
per lo sforzo e la fatica, con lo stomaco che brontola vuoto e se non ti alimenti addio forze.
La strada bianca sale abbastanza costantemente e vi sono le solite facce tanto ormai il gruppo, verso
le ultime posizioni è sempre quello : i Vuvuzela sud africani, i Bomberos sud americani, il gruppo
dei costaricani , i bamboo di Hosford le ragazze Ding Dong e le ragazze Irlandesi molto chiassose.
Una sorte di gruppo multietnico si muove verso la meta che è purtroppo ancora molto lontana.
Paolo ovviamente mi precede, fa la lepre, pronto ad aspettarmi allo scollinamento per procedere poi
in discesa assieme e finalmente arrivo al passo che non è altro che una radura con un boschetto ed
una fattoria nel mezzo: Malga val Cion a quota 2100 Mt
Di lì il più e fatto e ci si infila in una discesa mozza fiato con velocità prossime agli 80 orari mista
tra asfalto e terra compatta con il contachilometri che pare impazzito tanto gira e la bici che procede
sicura pennellando le curve . in un secondo abbiamo macinato 25 km alzando la media e portandoci
sulla ciclabile che dal km 80 arriva fino al km 100 in leggera salita . Si formano gruppetti ma io
tengo alto il ritmo con Paolo dietro ad urlare a quelli che sorpassiamo:-GAVEVI, GAVEVI
toglietevi-, siamo euforici e volano anche questi 20 km fino ad una salita che parte da dietro
l’ennesima piantagione di mele e sale fino a Vattaro stupenda strada sterrata in un fitto bosco dove
veniamo fermati da un gruppo di persone che stanno tagliando una pianta caduta di traverso al
percorso.
Chiedo se ci fanno passare dicendo: Non ci hanno fermato neve e freddo volete farlo voi con questi
4 rami? Tutti a ridere e la nostra faccia stanca ma simpatica fa si che le motoseghe tacciano e con le
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bici a mano via dall’altra parte. Via ancora 6 km di salita e poi la discesa su Trento magnificamente
adagiata ai nostri piedi che raggiungiamo con i vigili urbani che fermano il traffico facendoci strada
fino alla centrale e bella piazza del mercato dove dopo l’esultanza dell’arrivo ed i soliti saluti allo
speaker ,ci avventiamo letteralmente sul banco della proloco facendo man bassa di salame,
mortadella, formaggio, miele e yogurt e placando cosi la famazza.
L’albergo dista un paio d km ed un gentile ciclista affascinato dalle nostre bici e dall’impresa che
lui reputa da veri duri, si offre gentilmente di accompagnarci facendoci mille domande sulla gara
cosa che ci inorgoglisce e ci fa sentire un po’ speciali
Alla sera veniamo raggiunti da mia moglie Laura e dal nostro caro amico nonché ex presidente della
società Valter con le compagna e la cosa ci riempie di gioia, come l’abbondante ma un po’ lunga
cena che ci concediamo a Trento centro, dove facciamo tardi chiacchierando con gli amici, ma
ormai è quasi fatta .
8° giorno di gara Trento-Riva del Garda 80km 2200mt disl
Beh! alla fine ci siamo quasi, anche se per oggi non è una passeggiata, di km ce ne sono fin troppi e
si arriverà tardi.
La sveglia è presto e visto l’ora tarda di ieri e le tappe precedenti il sonno non mi vuole
abbandonare, ma bisogna preparare la borsa per l’ultima volta, controllare la bici, fare colazione e
tanto per cambiare dotarsi di antipioggia perché sono previsti temporali .Trento è afosa ,bassa come
altimetria e arrivo in centro al raduno già sudato ma il cielo è plumbeo e non si sa bene come
attrezzarsi per non fare la sauna e non bagnarsi tutti
La gioia dell’ultimo starter si percepisce nell’aria e la variopinta carovana Transalp riempie tutta la
piazza di risate, cori , esplosioni di gioia e fa man bassa nei bar del circondario . Come al solito si
assistono alle facce tristi e attonite di chi per un motivo o per l’altro non prende il via e li noti
aggirarsi tra la moltitudine tristi e delusi cercando di immedesimarsi in coloro che vanno verso la
meta.
Si scambiano battute con gli amici, si danno pacche sulla schiena, appuntamenti all’arrivo, inviti per
la sera, o si saluta già chi non farà in tempo ad indossare la maglia che già dovrà scappare a casa per
vari motivi e con Paolo decidiamo di partire subito a tutta cercando di scavalcare qualche posizione
per arrivare in un’ora decente.
Via si va! la carovana attraversa scortata dai vigili, onde evitare problemi di traffico, tutta Trento
poi viene lanciata su per una strada larga verso Sardagna dove però tutti si bloccano anche perché la
curva a gomito, che immette su un tratto cementato tra le case, sarà al 30% e molto stretta e cosi
tutti a piedi. Si spinge si pedala si rispinge si ripedala e nel farlo ci accorgiamo di passare numerose
coppie il tutto fino a malga Brigolina dove e situato il ristoro.
Li, guardo Paolo afferro un bicchiere di sali e gli dico:- Dai, adesso, andiamo!! E ripartiamo a spron
battuto su una tagliafuoco veramente bella e dove ci rendiamo conto di essere avanti in quanto
abbiamo mollato minimo 50 coppie ferme al ristoro e anche perché raggiungiamo la Cri ed il suo
compagno di solito sempre avanti a noi di molto che probabilmente sono stati imbottigliati
nell’ingorgo di prima. Si fila anche in discesa e si sorpassano numerosi concorrenti ma non faccio
in tempo a pensare :-oggi andiamo bene e le gambe girano che “BOOM” un colpo
e dietro una curva vedo Paolo fermo che smadonna togliendo la bici da in mezzo alla strada per non
essere travolto.
Morale: un c…zo di scheggione di legno di ulivo gli è entrato nel battistrada posteriore ed è uscito a
fianco del cerchio, rendendo inservibile ed impossibile da riparare il tubeless (unico tubeless l’altro
era un normale copertone con il lattice) Non vi dico la faccia da incazzato che si ritrova e la
delusione nel vedere le coppie passate con tanta fatica ripassarci a manetta in quella maledetta
discesa. Comunque preso atto del fattaccio e appurando che tutto sommato è andata bene (se si
apriva davanti a quella velocità, non oso immaginare) ci accingiamo a sistemare alla belle meglio il
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danno smontando la gomma pulendola dal lattice inserendo una camera e degli spessori per non
farla uscire dallo squarcio a lato cerchio e rigonfiando a media pressione per non farla stallonare.
Si riparte, dopo aver perso parecchio tempo e ormai verso le solite ultime posizioni con Paolo che
incazzato va via a manetta sull’asfalto nella zona di Terlago ed io complice lo scazzamento, il caldo
umido e l’ormai inutile corsa contro il tempo non riesco più a stargli dietro. Si arriva cosi al
secondo ristoro dove lui mi aspetta e dove recupera una camera d’aria di scorta perché sono
previsti numerosi single su roccia e radici dopo i Lago di Lamar ed una salita tra gli ulivi tutta da
fare a piedi per la terra bagnata e scivolosa. Il laghetto è molto bello e circondato da salici e la
strada larga e ben segnata si trasforma in un sentierino mangia e bevi dove mi diverto a guidare ma
poi una serie infinita di strappetti su radici mi mette in difficoltà anche perché coloro che sono
passati prima le hanno pelate molto e si scivola parecchio.
A 40 km circa parte l’ultima salita della giornata e della Transalp una bella strada scavata nella
roccia non con forti pendenze ma senza curve tutta a salire per 3-4 km e ovviamente tutta sotto la
pioggia che ha ripreso a scendere copiosa. In cima mi aspetta il Paolo ed insieme affrontiamo
l’ultima discesa su cemento e pezzi di mulattiera stile la nostra “Sternia” ma con pietre più grosse
che mettono a dura prova braccia gambe e soprattutto la bici che vibra in maniera esagerata. Il
passaggio tra la tenuta del cemento in frenata ed il viscido delle pietre in un sottobosco molto scuro
preoccupa parecchio, tanto quanto l’ultimo incidente di cui noi attardati vediamo solo il resti delle
bende e delle coperte termiche. Verremo poi a sapere che è la Valentina la compagna di Chiara che
in un’uscita dalla curva ha perso il controllo ed è andata a toccare con il corpo la montagna cadendo
di faccia sulla “Sternia” e provocandosi una prognosi che la terrà sotto osservazione a Trento per
una settimana.Transalp purtroppo finita in malo modo a 20 km dall’arrivo.
Si procede fino al Lago di Toblino, da dove parte la ciclabile che in 30 km, ci porterà a Riva e dove
Paolo ripresosi dall’incazzatura inizierà di nuovo la tiritela dei “Gavevi” a quelle coppie che
riusciamo a sorpassare. Tiro io e anche se vi è vento contro, tengo una media elevata e si forma un
bel trenino con i ragazzi Bamboo e le 2 ragazze Ding Dong superstiti fino a Riva ,dove entriamo
trionfanti nel parco lungo lago acclamati dallo speaker e dai nostri amici che ci aspettano da tempo.
Che dire, non vi sono parole per descrivere la gioia, la felicità, la commozione di ricevere la maglia
e la medaglia che attestano che ce l’hai fatta ed io e Paolo anche quest’anno siamo arrivati e ci
scambiamo abbracci e pacche sotto lo striscione “ Che c…lo tremendo che ci siamo fatti ma ora è
tutto alle spalle e non pare vero di essere li!!!!
Foto, giro della fiera, saluti agli amici, birra di merito, caffè per tenere su l’adrenalina e abbondante
e calda doccia prima della serata di chiusura che questa volta è al coperto e che è la vera festa, il
vero non-plus-ultra della Transalp, il party serale.
Dopo l’abbondante abbuffata accanto agli amici conosciuti in questa settimana, dopo le tradizionali
premiazioni dei vincitori, è il momento di noi comuni mortali, i veri protagonisti della Transalp. Il
centro congressi di Riva si trasforma così in un tappeto di maglie verdi e nere Finisher che alla fine
saliranno tutte sul palco per la classica foto di rito, tutti insieme, a godersi il momento di gloria
collettivo. 'STAND UP FOR THE CHAMPIONS!' è la colonna sonora del momento e il salone va
in visibilio: gli applausi, i flash dei fotografi, la standing ovation del pubblico, dei parenti e degli
amici sono tutti per noi, Finisher 2011, che ci gustiamo il meritato momento di gloria abbracciati
l'un con l'altro con costaricani, neozelandesi, sud americani, tedeschi, italiani, sud africani e chi più
ne ha più ne metta a ballare e saltare per la gioia: la fatica è scomparsa
La festa continuerà ancora fino notte fonda, non prima però dell'ultimo immancabile rituale della
Transalp-Life: le foto e i video di giornata. Il palazzetto ritorna composto, tutti vanno a sedersi per
rivivere le emozioni di una settimana tra le Dolomiti. La musica di sottofondo e le foto non hanno
però il classico tema scherzoso e semiserio degli altri giorni: è un momento solenne, malinconico,
se vogliamo anche triste, da pelle d’oca. Le lacrime che solcano i volti dei Transalper non sono più
di gioia come nel pomeriggio, ma di tristezza e dispiacere: tutto è finito da un attimo, ed è già
nostalgia Transalp. Ed è già 2014!!!!!!!
Velociraptor siete avvertiti………………….!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
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