Genova 2021

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Genova 2021
Dixet – Club d’Imprese Tecnologie Avanzate – Genova
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Pubblicato da Dixet - Club d’Imprese Tecnologie Avanzate
Dicembre 2011
Grafica e impaginazione: Auranet S.a.s. - Dreams Lab S.r.l.
Il documento è scaricabile da www.dixet.it
in collaborazione e con il patrocinio della Camera di Commercio di Genova
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Sommario
1 Premessa 2 Metodologia
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PARTE PRIMA: QUADRO GENERALE
1 la struttura economica dell’area metropolitana genovese
2 scenario sullo sviluppo high-tech a genova
2.1 Trasformazione del modello industriale
2.2 Il ruolo dell’high-tech nell’economia di Genova e della Liguria
2.3 L’attuale struttura dell’high-tech a Genova
2.4 Fattori di competitività del settore high-tech
2.5 Raffronto con scenari europei e mondiali
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PARTE SECONDA: DINAMICA TECNOLOGICA
1 Dinamiche dei diversi Settori di riferimento
1.1 Rilevazione della dinamica tecnologica
1.2 Individuazione dei settori di riferimento per Genova e loro dinamica al 2016 e 2021
1.3 Rilevazione dinamiche tecnologiche per i diversi settori
1.3 Sintesi di previsione al 2016 e al 2021
2 Dinamiche delle Infrastrutture Tecnologiche e di Ricerca
2.1 Quadro generale
2.2 L’Università degli Studi di Genova (Scuola Politecnica)
2.3 Il CNR e i suoi centri/laboratori in ambito genovese
2.4 L’Istituto Italiano di Tecnologia
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23
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PARTE TERZA: PROPOSTE
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1 la visione futura di genova tecnologica al 2021
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2 Proposte per il 2021
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2.1 Il ruolo delle Istituzioni
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2.2 Il ruolo dell’Industria e delle Infrastrutture di Ricerca
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2.3 Il Parco Scientifico e Tecnologico
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2.4 Università, parchi tecnologici e creazione d’impresa
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3 integrazione e coordinamento
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4 capacità di individuare settori in cui tendere a collocarsi sul leading edge tecnologico 63
5 costituzione di una rete di relazioni territoriali
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5.1 Ruolo del Parco Scientifico e Tecnologico
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5.2 Costituzione di una rete di rapporti nazionali ed internazionali
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6.una città innovativa
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7.conclusioni
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8.proposte per i giovani
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3
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Dixet vuole ricordare, con questo Progetto, la figura
dell’ing. Pier Giorgio Perotto che, negli anni Sessanta, fu
– insieme al suo team di tecnici e ingegneri dell’Olivetti –
un antesignano dell’informatica a livello mondiale. Il suo rivoluzionario
personal computer, presentato a New York nel 1965, resta una pietra
miliare nell’innovazione della progettualità, della tecnologia e del design.
Genova vuole progettare, per il prossimo decennio, un percorso
virtuoso, nel ricordo di questo grande ingegnere che trascorse gli
ultimi anni della sua vita nella nostra città.
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I
l Club d’imprese – Dixet – nasce a Genova nel 2001 su iniziativa delle
più significative imprese tecnologiche presenti nell’area metropolitana
genovese, unite dalla volontà di creare una forte identità rappresentativa
del settore dell’elettronica e dell’alta tecnologia.
Soggetti promotori della iniziativa sono stati Elsag, Esaote e Marconi che, già
nel 1998, avanzano la richiesta di procedere al riconoscimento di un Distretto della Elettronica Industriale, con baricentro a Sestri Ponente rilevandone,
quali elementi peculiari e distintivi, una preponderante incidenza di investimenti in Ricerca e Sviluppo, una altrettanto rilevante presenza di occupazione qualificata e la compartecipazione di aziende piccole, medie e grandi.
Dixet è stata formalmente riconosciuta dalla Regione Liguria con deliberazione n. 654 del 13 giugno 2001.
Oggi, Dixet riunisce circa 100 aziende di cui oltre l’80% è rappresentato da
piccole e medie imprese che operano nei settori dell’elettronica, robotica,
meccatronica, informatica, telecomunicazione e biomedicale.
Nell’arco di questi 10 anni Dixet è stato protagonista di importanti iniziative,
facendo emergere un tessuto industriale che era in parte sconosciuto ma che
rappresentava e rappresenta un tassello fondamentale nella struttura economica di Genova e della Liguria.
Obiettivo principale di Dixet è far crescere una massa critica in grado di produrre innovazione, una concentrazione di risorse umane di capacità scientifiche, formative e tecnologiche.
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1. Premessa
D
ixet intende contribuire ad un disegno di rinascita dell’economia e
della società dell’area metropolitana genovese.
Genova può e deve ritrovare un percorso virtuoso di sviluppo nell’arco del prossimo decennio.
Come emerge dal presente rapporto, la tecnologia potrà avere un ruolo strategico, tenuto conto delle potenzialità di sviluppo dei settori industriali ad alta
tecnologia, ma anche delle istituzioni di formazione tecnica e universitaria e
di ricerca tecnologica.
La presenza e lo sviluppo dell’industria ad alta tecnologia ha degli effetti positivi sulla città perché crea prodotti, occupazione, redditi per le famiglie, per le
imprese, per le amministrazioni. Inoltre la presenza delle industrie high–tech
crea un ambiente favorevole all’utilizzo delle tecnologie a Genova e le condizioni per richiamare a Genova imprese nazionali e estere produttrici oppure
utilizzatrici di beni e servizi tecnologici.
In particolare il “Progetto” si prefigge di individuare un percorso – per il prossimo decennio - del settore high-tech nell’area genovese, al fine di consolidare
una tradizione di Genova come una delle più importanti sedi italiane dell’innovazione tecnologica, di prevalente matrice elettronica, informatica e di automazione e di sostenerne ulteriori sviluppi, a fronte della sfida globale.
Il progetto individua un insieme di proposte per il consolidamento e lo sviluppo dei settori high-tech nell’area metropolitana genovese, proposte di azioni
coordinate che coinvolgono tutti gli attori presenti, dalle Istituzioni di governo locale, alle istituzioni della formazione universitaria e tecnica, ai centri
pubblici di ricerca e all’industria.
L’attuazione è certamente complessa e difficile. Lo stesso metodo seguito è
funzionale a dimostrare che esistono condizioni favorevoli e che, per questo,
danno concretezza e indicano una possibilità di attuazione delle indicazioni
programmatiche dello studio.
Le attuali difficoltà locali, nazionali e mondiali sono un ulteriore stimolo ad
affrontare il prossimo decennio con una visione strategica affiancata da un
insieme di interventi che suggeriscono soluzioni fattibili.
Una forte visione, come si propone nel presente rapporto, necessita di una
grande partecipazione e di una continua attenzione alla fase attuativa.
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2. Metodologia
L
a realizzazione del Progetto è stata promossa dal Consiglio Direttivo di
Dixet, composto da: Rosalba Brizzolara (Dreams Lab), Marco Bucci,
(Carestream), Luigino Caterino (Auranet), Alberto Clavarino (Soloinrete), Heidemarie Haupt (Ericsson), Aldo Loiaconi (Gruppo SIGLA), Mario
Orlando (Finmeccanica), Daniela Pastorino (Datasiel), Alberto Pellissone,
Enrico Pittaluga (ETTSolutions), Ettore Ropia (Neido.com), Maria Giuseppina Uccelli (Siemens), Gian Federico Vivado (OMS Ratto), oltre a Carlo Castellano (Esaote) Presidente Dixet.
Per la realizzazione del Progetto è stato costituito un Comitato Scientifico,
composto da Carlo Castellano, Giorgio Musso (ricercatore industriale), Guido
Rey (economista), con la collaborazione di Luca Bruzzone e Gabriele Moser,
ricercatori della Facoltà di Ingegneria di Genova.
Sono stati intervistati imprenditori e/o managers delle seguenti aziende:
Abb, Alcatel Lucent, Ansaldo Energia, Ansaldo Sts, Carestream Health, Eaa,
Ericsson, Esaote, Ett, Finmeccanica, Finsa, Genova High Tech, Gruppo SIGLA, Hyla, Intecs, Oms Ratto, Selex-Elsag, Siemens, Softeco, Telecom, Telerobot.
Sono state inoltre raccolte indicazioni e proposte da: Regione Liguria, Confindustria Genova, Banca d’ Italia - Sede di Genova, Università di Genova, Facoltà di Ingegneria di Genova, Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), Consiglio
Nazionale delle Ricerche (CNR Genova), Istituto Superiore di Studi dell’Informazione e della Comunicazione (ISICT), Cefriel.
Questo studio è stato avviato nel marzo 2011 ed è stato concluso nel dicembre
2011.
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1.La struttura economica dell’area metropolitana genovese
I tratti essenziali
A
ll’inizio del 2011, secondo i più recenti dati Istat, la popolazione della
provincia si attestava a circa 883 mila unità, l’1,5 per cento di quella
nazionale e oltre la metà di quella regionale. La densità della popolazione, pari a 480 abitanti per chilometro quadrato, risultava considerevolmente superiore sia alla media regionale, sia a quella dell’intero Paese.
La popolazione della provincia, dopo essere cresciuta fino al 1971 anche grazie
ai flussi migratori, si è progressivamente ridotta nei decenni seguenti: in particolare, tra il 1991 e il 2011 la diminuzione è stata del 7,8 per cento, a fronte
di un incremento del 6,8 per cento per l’Italia. La dinamica demografica evidenzia inoltre un progressivo invecchiamento della popolazione: all’inizio del
2011 la quota di popolazione avente 65 anni e oltre (26,7 per cento) superava
di oltre sei punti percentuali il dato nazionale.
L’economia della provincia è fortemente terziarizzata: nel 2007 il settore dei
servizi contribuiva per l’81,1 per cento al valore aggiunto provinciale, quasi undici punti percentuali in più rispetto alla media italiana. L’industria in
senso stretto, di contro, rappresentava il 13,7 per cento del valore aggiunto
complessivo, contro il 21,4 della media nazionale
L’industria
L’
assetto produttivo della provincia si è distinto storicamente per la
prevalenza delle industrie metalmeccaniche (siderurgia, elettromeccanica, cantieristica, impiantistica), con una forte presenza, a partire
dal 1930, delle aziende a partecipazione statale. A partire dagli anni settanta
questo modello imprenditoriale ha conosciuto gravi difficoltà.
Tale processo si è tradotto in un forte calo dell’occupazione: tra il 1981 e il
2001 il numero di addetti nell’industria manifatturiera si è quasi dimezzato.
Nonostante il loro ridimensionamento, i settori della metalmeccanica continuano ad assorbire la quota prevalente dell’occupazione manifatturiera.
Rispetto all’industria nazionale, la provincia genovese risulta specializzata,
nell’arco degli ultimi venti anni, in particolare nei comparti dell’elettronica e
della cantieristica navale; un numero rilevante di addetti è impiegato anche
nella metallurgia e nell’impiantistica.
Nel complesso, i settori “ad alta tecnologia”, individuati in base alle definizioni dell’OCSE, impiegano una quota di addetti all’industria manifatturiera più
che doppia rispetto alla media nazionale.
Dal punto di vista dimensionale, la struttura produttiva è caratterizzata dalla presenza di alcune grandi aziende, spesso appartenenti a gruppi italiani o
stranieri, intorno a cui operano numerose piccole imprese.
In base ai dati dell’ultimo Censimento nel 2001 il 29,0 per cento degli addetti
era occupato in unità locali con almeno 250 dipendenti (16,7 per cento in Ita-
10
lia). Le imprese di classe dimensionale media erano invece sottorappresentate: quelle che impiegavano tra i 50 e i 250 addetti contribuivano per il 13,6 per
cento all’occupazione complessiva (23,9 per cento a livello nazionale).
La provincia di Genova, come più in generale la regione, mostra un’apertura
limitata al commercio estero: nel 2007 le sue esportazioni ammontavano al
9 per cento circa del valore aggiunto, meno della metà della media nazionale.
Tale caratteristica, che dipende in larga parte dall’elevata terziarizzazione del
tessuto produttivo, si è solo leggermente attenuata nel corso degli ultimi anni:
la quota della provincia di Genova sul totale delle esportazioni nazionali è
passata dallo 0,8 per cento del 2000 all’1,0 per cento del 2010.
Il terziario e le attività marittimo – portuali
A
partire dalla seconda metà degli anni novanta il terziario ha esercitato
un ruolo preponderante nella crescita del valore aggiunto provinciale
e nello sviluppo dell’occupazione.
Una delle principali specializzazioni è costituita dal settore dei trasporti e delle comunicazioni in cui, secondo i dati Asia riferiti al 2006, si concentra quasi il 20 per cento dell’occupazione del terziario privato (13,4 per cento nella
media nazionale). Il porto di Genova è il primo scalo italiano per il traffico
mercantile (quasi 52 milioni di tonnellate nel 2010) e il secondo, dopo il porto
di transhipment di Gioia Tauro, per le merci in container (quasi 1,8 milioni di
teus); nello stesso anno i passeggeri in transito hanno sfiorato i 4,8 milioni.
Gli operatori dei comparti connessi alle attività portuali hanno mostrato una
notevole dinamicità a partire dalla seconda parte degli anni novanta, anche a
seguito della privatizzazione della gestione delle banchine realizzata dalla legge 84/94. Ciò ha consentito un recupero di efficienza, conducendo alla progressiva riacquisizione di traffici, che negli anni precedenti erano stati progressivamente dirottati su altri scali del Mediterraneo o del Nord Europa.
Dalla metà dello scorso decennio, tuttavia, l’evoluzione dei traffici, pur favorita dai crescenti scambi commerciali con i Paesi asiatici, ha mostrato un
rallentamento, a differenza di quanto avvenuto presso i principali scali concorrenti esteri.
Secondo gli operatori sulla recente perdita di competitività pesano la limitatezza degli spazi operativi, la congestione delle vie di comunicazione stradali
e ferroviarie e l’inadeguatezza del ciclo complessivo della logistica integrata,
che rende poco agevole lo smistamento delle merci in arrivo e in partenza per
l’entroterra.
D’altro canto le tecnologie stanno assolvendo un ruolo determinante nelle
attività marittimo – portuali e nella logistica. Anche in questo settore Genova
può giocare un ruolo decisivo, come emerge dal presente rapporto.
Esiste infatti una rilevante complementarietà tra i settori dell’high–tech ed
altri settori dello sviluppo locale, specificatamente il marittimo portuale.
La crescita dell’high–tech non è certo a discapito di altri settori di attività
economica.
11
Un bilancio del decennio 2001 – 2011
N
el corso dell’ultimo decennio, l’economia genovese ha vissuto una ulteriore profonda trasformazione poiché l’industria in senso stretto in Italia ha avuto una crescita peraltro modesta fra il 2001 e il 2007 (+ 0,9%
all’anno), mentre in Liguria la corrispondente dinamica è stata negativa (- 0,2%)
a vantaggio dei servizi (+0,9%). Altro indicatore interessante per valutare la posizione dell’industria ligure è la produttività del lavoro che ricalca l’andamento del
valore aggiunto poiché l’occupazione in Liguria è ferma da quasi dieci anni e
con la crisi in corso è diminuita.
Questi pochi dati segnalano che l’uscita dalla crisi non può essere affidata all’industria tradizionale e neanche al settore dei servizi, come alcuni sostengono,
qualora non si realizzi uno stretto collegamento fra industria e servizi innovativi e purché alle alte tecnologie venga assegnato il compito di cerniera fra i due
settori e di stimolo per la diffusione delle innovazioni mediante le tecnologie
abilitanti fornite dalle industrie e dai servizi ad alta tecnologia.
Un terzo elemento che caratterizza la recente evoluzione dell’economia locale è la
dinamica della piccola e media impresa e contemporaneamente le difficoltà che
frenano la crescita della grande impresa. Sono situazioni difficili, presenti in tutte le regioni e aggravate dalla crisi e dalla concorrenza esercitata dai grandi Paesi
emergenti. Non mancano le imprese che sono riuscite ad emergere e si tratta di
medie imprese che trainano con loro le piccole imprese sia fornitrici che clienti.
…e l’andamento demografico
I
l quadro macro-economico dell’area metropolitana genovese è paradossalmente espresso dall’andamento demografico.
Nel periodo 1951–1971 la popolazione dell’area genovese subì un incremento di oltre 150 mila abitanti, arrivando a 850 mila abitanti.
Nel ventennio 1971–1991 si registrò una drammatica caduta demografica di
oltre 200 mila abitanti.
Nell’arco degli ultimi dieci anni, 2001–2010 la popolazione dell’area metropolitana genovese è rimasta sostanzialmente stabile, mentre tutte le altre aree
metropolitane italiane (Bari, Bologna, Firenze, Milano, Napoli, Roma, Torino
e Venezia) hanno segnato nel decennio dinamiche positive.
Genova conta oggi 610 mila abitanti.
Ma, se non emergono nuovi “fattori di sviluppo”, la popolazione della città di
Genova - in base alle stesse stime dell’Istat – è destinata a scendere a 570 mila
abitanti nel 2021, una perdita quindi di ulteriori 40 mila abitanti con un forte
tasso di invecchiamento.
Ecco perché il tema delle prospettive di lavoro per le nuove generazioni deve essere
centrale nell’arco del prossimo decennio. Genova quindi si trova ad affrontare difficili sfide rese ancora più urgenti dalla crisi economica e finanziaria che ha investito
tutti i Paesi industrializzati nell’arco dell’ultimo quadriennio: o subire un progressivo declino conseguente ad una forte stagnazione del proprio tessuto economico e
sociale oppure disegnare una nuova visione in cui le attività tecnologiche e la tecnologia avranno – secondo il nostro punto di vista - un ruolo determinante.
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2. Scenario sullo sviluppo high-tech a Genova
2.1 Trasformazione del modello industriale
N
el corso degli ultimi 150 anni, Genova è stata sede di un imponente
sviluppo industriale, caratterizzato in prevalenza dai grandi insediamenti di industrie manifatturiere “pesanti”, nei settori siderurgici,
meccanici, elettromeccanici e navali, degli armamenti e delle telecomunicazioni.
Si può aggiungere che, dalla metà del 1800, Genova è stato il primo grande
insediamento industriale italiano nei settori che allora connotavano l’industria moderna: l’industria metalmeccanica. Ansaldo, fino alla prima guerra
mondiale, era - anche in termini di occupazione - la maggiore impresa industriale italiana. Ancora alla fine dell’800, Torino era una città militare e
iniziava l’alba dell’industria dell’auto e a Milano e in Lombardia era insediata
prevalentemente l’industria tessile.
Negli ultimi trent’anni - cioè dagli anni 70 - Genova ha assistito da un lato
alla crisi dei grandi insediamenti dell’industria manifatturiera pesante, insieme alla crisi delle partecipazioni statali ma, nel contempo, si è realizzato un
“salto tecnologico” con l’utilizzo di nuove tecnologie, prima elettroniche e poi
informatiche per l’automazione dei processi e dei prodotti.
Storicamente tale processo di evoluzione tecnologica ha avuto inizio dalla
necessità di inserimento di progressivi livelli di automazione nei prodotti e
processi dell’industria meccanica ed elettromeccanica che, sostanzialmente,
caratterizzava Genova industriale, grosso modo fino al 1970. Questo processo
è stato presente praticamente in tutti i settori industriali che, a quel tempo, erano presenti: produzione di acciaio, cantieristica, grandi macchine per
l’energia, sistemi di trasporto ferroviario, sistemi per la difesa.
Inizialmente il processo si basava su tecnologie elettromeccaniche e, subito
dopo, elettroniche per l’automazione, sia del prodotto, sia dello stesso processo di produzione. Su questa via si è giunti all’inserimento del computer nelle
catene elettroniche di automazione e da qui è sorto un forte trascinamento
tecnologico, legato soprattutto alla sorprendente evoluzione che l’informatica
ha registrato negli ultimi trenta anni.
In relativamente pochi decenni quello che appariva come un valore aggiunto
ai prodotti e processi tradizionali, diciamo tipici dell’industria “pesante” manifatturiera, è ben presto divenuto esso stesso un prodotto e si sono aperte
nuove applicazioni, come, per esempio, quelli dei processi discreti e dell’automazione dei servizi, pubblici e privati.
Un aspetto assolutamente rilevante è che questo processo “technology driven” è stato così radicale e profondo che ha anche indotto una profonda modificazione nella struttura del modello industriale genovese: l’attuale presenza e rilevanza, anche in termini di numero di occupati, della piccola-media
impresa high-tech rispetto alla grande impresa, testimonia tale modificazione
strutturale. Non solo, ma tale modifica ha anche permesso una molto significativa presenza di PMI high-tech nel settore dei servizi.
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Va infine ricordato che, sino agli anni ’70, il sistema industriale di Genova
era contraddistinto dalla forte presenza delle Partecipazioni Statali. A questo
proposito va ricordato – e sottolineato con forza – il ruolo innovativo che
questo sistema ebbe in termini di innovazione tecnologica, sia nei processi
che nei prodotti, dando vita ad una vera e propria leadership a livello nazionale e, in alcuni casi, anche internazionale.
Basti pensare alle forti innovazioni introdotte nella siderurgia, nell’elettromeccanica, negli apparati militari e nei trasporti elettrificati e nell’impiantistica industriale. Queste competenze, seppure in parte reinserite in differenti
contesti aziendali (tenuto conto delle privatizzazioni degli anni ’90) sono state sostanzialmente salvaguardate e fanno oggi parte della struttura dell’hightech genovese e del suo patrimonio.
2.2Il ruolo dell’high-tech nell’economia di Genova e della Liguria
è
ormai noto che il tessuto produttivo regionale e, in particolare, quello
della città di Genova, presenta una specializzazione relativa nel segmento delle alte tecnologie. La specializzazione ligure riguarda in primo luogo il comparto manifatturiero, nel quale la quota di addetti nei settori high-tech
è sensibilmente superiore alla media nazionale (tav. 1). L’industria ligure si caratterizza invece strutturalmente per una minore incidenza, rispetto al Paese,
dei settori a bassa intensità tecnologica secondo la definizione OCSE.
tabella 1
Addetti all’industria manifatturiera per classe di intensità tecnologica (1)
Anno 2006 (valori percentuali)
Alta
Medio - alta
Medio - bassa
Bassa
Liguria
12,1
23,2
36,3
28, 5
Italia
7, 3
23,6
29,5
39,6
Fonte: Istat, 7ο e 8ο Censimento generale dell’Industria e dei servizi (1991 e 2001) e Archivio statistico
delle imprese attive 2006.
(1) Le classi di intensità tecnologica sono state definite in accordo con la definizione OCSE
La Liguria, rispetto alle altre regioni del Nord Ovest, sta attraversando da
tempo un processo di progressiva conversione da “economia industriale” a
“economia della conoscenza”1, con evidenti criticità. Come illustrato dalla tav.
2, nel 2008 in Liguria la spesa per ricerca e sviluppo (R&S) ammontava all’1,2
per cento del PIL, in linea con la media nazionale, ma inferiore a quella del
Nord Ovest (1,4 per cento). Lo scostamento rispetto alle altre regioni nordoccidentali dipendeva dalla componente di spesa riferibile alle imprese.
Tra gli indicatori di propensione all’innovazione nello stesso anno il numero
1
Cfr., ad es., Consiglio italiano per le Scienze Sociali, Libro bianco per il Nord Ovest. Dall’economia della manifattura
all’economia della conoscenza, Marsilio editore, Venezia, 2007.
14
di addetti liguri alla R&S (4,0 ogni mille abitanti) risultava allineato alla media nazionale ma inferiore a quello del Nord Ovest (5,0). Il numero di laureati
in discipline scientifiche e tecnologiche, per ogni mille abitanti di età compresa tra i 20 e i 29 anni, in Liguria era pari a 13,6, sensibilmente superiore
al valore nazionale (12,1); ciò sembra testimoniare la complessiva validità del
sistema formativo regionale in materia scientifica e tecnologica, per quanto
– anche sotto questo profilo – sia individuabile un limitato gap rispetto alle
altre regioni nordoccidentali. Il numero dei brevetti liguri depositati nel 2007
presso l’European Patent Office (84 ogni milione di abitanti), infine, risultava
lievemente superiore al dato nazionale, ma assai discosto da quello del Nord
Ovest (135).
tabella 2
Principali indicatori dell’attività in Ricerca e Sviluppo – Anno 2008
(valori percentuali)
Spesa in R&S in % del PIL
Laureati in
REGIONE
N. addetti R&S discipline
Totale
di cui
(ogni 1000 ab.) scientifiche
Imprese
(ogni 1000 ab.
20-29 anni)
Brevetti
depositati
all’EPO (1)
Liguria
Nord-Ovest
1,2
1,4
0,7
1,0
4,0
5,0
13,6
14,1
84
135
Italia
1,2
0,6
4,0
12,1
81
Fonte: Istat, Statistiche in breve; Eurostat, dati Regio; OCSE. - (1) European Patent Office, anno 2007; i dati sono
disaggregati territorialmente in base alla residenza dell’inventore.
Le indicazioni relative alla presenza di contesti favorevoli all’innovazione e
all’intensità dell’attività di ricerca e sviluppo divengono più sfavorevoli qualora la Liguria venga raffrontata a un cluster di regioni europee simili per
struttura economica e produttiva. Da questo confronto, proposto nel Rapporto economico pubblicato dalla Sede di Genova della Banca d’Italia nel giugno
dell’anno in corso 2, emerge come la Liguria sconti importanti differenziali
negativi riguardo alla dotazione di capitale umano qualificato, all’attività di
formazione e addestramento, agli investimenti in R&S e all’attività brevettuale. In relazione a tutti questi aspetti sono individuabili evidenti progressi da
parte della regione nel corso degli anni duemila; nondimeno, i differenziali
con le economie europee strutturalmente più simili sono rimasti pressoché
inalterati. In questo contesto, la dinamica economica della Liguria è stata
sensibilmente peggiore rispetto a quella delle regioni europee di confronto,
sia in termini di crescita che di produttività.
2
Banca d’Italia, L’economia della Liguria, giugno 2011. L’approfondimento qui richiamato (“Struttura, dinamica e innovazione:
la Liguria nel confronto europeo”, pag. 21) individua, sulla base di elaborazioni statistiche condotte su dati Eurostat relativi a 131
regioni della UE-27, otto gruppi omogenei di regioni (cluster), che presentavano all’inizio degli anni duemila caratteristiche simili
in termini di struttura economica. La Liguria appartiene a un cluster costituito complessivamente da 16 regioni, che si caratterizza
rispetto agli altri per un livello di prodotto pro capite relativamente elevato, per un peso contenuto dell’industria in senso stretto,
per un’incidenza molto alta dei servizi high-tech, nonché per un tasso di occupazione relativamente elevato
15
2.3L’attuale struttura dell’high-tech a Genova
D
alle stime relative alla dinamica dell’industria ad alta tecnologia
nel’arco dell’ultimo decennio 2001-2011, emerge che il settore ha registrato una rilevante dinamica nel numero delle aziende, nel numero
degli occupati e nel fatturato.
tabella 3
L’Industria ad alta Tecnologia – Area metropolitana Genova
(valori Stimati)
Aziende
2001
Numero Occupati
2011
Numero Occupati
Variazione% 2011/2001
Numero Occupati
• grandi azende (1)
6
6780
9
9850
+50%
+45%
• medie aziende (2)
14
2260
25
3120
+78%
+38%
•piccole aziende (3)
40
1040
50
1200
+25%
+15%
•mini aziende (4)
50
250
66
330
+32%
+32%
Totale aziende
110
10330
150
14500
+ 36% + 41%
Fatturato
milioni di euro
2400
4350
+81%
% occupati
18,7%
28%
---------
% fatturato
25,7%
43%
---------
% Alta Tecnologia
su Industria
Manifatturiera
Fonte : stima Dixet – Confindustria Genova
(1) > 500 addetti ; (2) 50 ÷ 499 addetti; (3) 10 ÷ 50 addetti; (4) < 10 addetti
La tavola 3 evidenzia il ruolo crescente dell’industria high–tech nell’economia genovese. L’occupazione – nel decennio 2001–2011 – ha segnato una
crescita di 4 mila addetti e le aziende sono passate da 110 a 150 unità.
Ma soprattutto è cresciuto il ruolo dell’high–tech sul totale dell’industria manifatturiera, sia in termini di occupati (saliti al 28% del totale), sia del fatturato (pari oggi al 43 %)
Nonostante la crisi, che ha investito l’economia mondiale e il nostro Paese
nell’arco dell’ultimo triennio 2008-2010, il bilancio dell’industria high-tech a
Genova è cautamente positivo.
Dall’indagine, realizzata tra la fine del 2010 e l’inizio del 2011 da Dixet e Confindustria Genova, si conferma che tra le filiere dell’high-tech genovese si
riscontra la prevalenza di informatica, internet, software (43%), elettronica,
hardware, automazione, robotica (24%)
16
Caratteristiche delle Aziende: Settori di appartenenza
(* possibili più settori di attività per azienda)
Attività
(*) N. Risposte
Elettronica - Hardware
Automazione e Robotica
Componentistica
Subtotale
Informatica - Internet
Software
Subtotale
Avionica
Biomedicale
Energia (componenti, sistemi e tecnologie) Telecomunicazioni
Trasporti (componenti, sistemi e tecnologie)
Altro
Totale
21
22
4
47
38
47
85
2
12
12
10
12
18
198
% su Totale
10,6
11,1
2,0
23,7
19,2
23,7
42,9
1,0
6,1
6,1
5,1
6,1
9,1
100,0
Fonte: Indagine Dixet Confindustria – gennaio 2011
Emerge una struttura importante per l’high-tech italiano, forse la più qualificata a livello nazionale nell’elettronica industriale (hardware e software).
Questa matrice elettronico-informatica, che nasce dai processi di innovazione e di automazione della grande industria negli ultimi trenta anni del secolo
scorso, è elemento di forte caratterizzazione di tutta l’attuale industria genovese high-tech, dalla grande alla medio piccola.
Questa caratteristica di matrice tecnologica comune sul territorio metropolitano genovese ha in sè le caratteristiche naturali di distretto tecnologico.
A Genova l’80% delle aziende tecnologiche registra una percentuale dell’80%
e più di laureati e diplomati sul totale dipendenti. Nel 2010 si riscontra una
significativa crescita dell’incidenza dell’occupazione qualificata sul totale dipendenti. Sono valori “singolari” nel panorama industriale del nostro Paese.
L’insieme delle aziende high-tech localizzate su Genova comprende:
1. Aziende del gruppo Finmeccanica tra cui Ansaldo Energia, Ansaldo
STS, Selex Elsag. Questo aggregato ha una importanza strategica per
l’economia genovese;
2. Aziende e divisioni che fanno capo a multinazionali, fra cui Ericcson,
Siemens, ABB, Alcatel Lucent, CareStream. Si tratta di un aggregato di
grande significato, tenuto conto che queste divisioni svolgono essenzialmente attività di ricerca e sviluppo per la relativa multinazionale,
a livello mondiale;
3. Aziende di media-grande dimensione quali Esaote, Piaggio, Datasiel;
4. Oltre 100 Aziende PMI che operano in settori tecnologici e high-tech
17
2.4Fattori di competitività del settore high-tech
S
ulla base degli studi condotti, la Banca D’Italia, Confindustria Genova e
il Dixet hanno individuato la seguente sintesi sui fattori di competitività per il settore high-tech genovese:
1. Dipartimenti dell’Università di Genova classificati ai primi posti nazionali e presenza di Laboratori del Consiglio Nazionale delle Ricerche
altamente qualificati;
2. Una rete consolidata di aziende high-tech – circa 150 - con una rilevante presenza nei settori dell’automazione, della robotica e biomedicale, per un’occupazione complessiva di 15.000 addetti. Dal 2001
è operante Dixet che associa più di cento imprese high-tech presenti
nell’area di Genova;
3. Sede principale dell’Istituto Italiano di tecnologia (IIT), istituito congiuntamente dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca e dal
Ministero dell’Economia e Finanze nel 2003 per promuovere lo sviluppo tecnologico e per stimolare la crescita industriale nei settori
high-tech
4. Il Distretto dei Sistemi Integrati Intelligenti in cooperazione con il Ministero della Pubblica Istruzione e della Ricerca, l’Università, la Regione Liguria, Istituzioni pubbliche e aziende private;
5. Presenza in Genova di personale altamente formato e di esperienza nel
settore high-tech, con costi fortemente competitivi rispetto alle vicine
aree metropolitane di Milano e Torino, oltre che rispetto a aree metropolitane europee con alta densità di industrie high-tech;
6. La realizzazione in corso – sulla piana degli Erzelli - del più grande
Parco Scientifico e Tecnologico italiano;
7. E infine va sottolineato il grande valore attrattivo del territorio. Genova, città di mare, presenta un contesto urbano con uno straordinario
centro storico (il più grande in Europa), occasioni uniche per il tempo
libero (ma “Genova non è solo vicina a Portofino”), clima ottimale. In
sintesi, si può dire che Genova è una città a misura di persona.
18
2.5Raffronto con scenari europei e mondiali
I
l primo esempio di parco scientifico e tecnologico, come è risaputo, è stata
la Silicon Valley: in essa, forse prima ancora che venisse coniato il termine di “parco scientifico e tecnologico”, ha avuto luogo un processo di
sviluppo tecnologico territoriale di rilevantissime dimensioni: un milione e
300 mila persone vi si sono trasferite negli anni e lavorano nei complessi di
Intel, Hewlett Packard, Apple, Yahoo, Alta Vista, Oracle, solo per citare i più
famosi. Alla base di tale processo vi è l’idea di creare una concentrazione di
imprese, di cervelli, di laboratori che agiscono ed interagiscono su uno stesso
territorio, scambiandosi conoscenze, informazioni, cooperando su progetti
comuni e, in tale maniera, moltiplicando i risultati che possono essere raggiunti, sia dal singolo, sia dalla comunità.
Negli Usa tale modello di successo è stato replicato più volte, in molte città
americane, come Boston.
Con l’apporto di ingenti capitali destinati alla ricerca sono stati istituiti Parchi
della Scienza e della Tecnologia nei Paesi avanzati dell’Oriente, a Singapore,
in Malesia, a Taiwan, in Cina.
In Europa la creazione di parchi scientifici e tecnologici si è avviata con qualche ritardo rispetto agli USA, ma è riuscita a creare molti parchi di successo in
Russia, in Germania, in Inghilterra, in Francia, in Svezia, in Spagna ed in altri
Paesi europei. Vicino alla Liguria, sulla Costa Azzurra, è nato uno dei Parchi
che più corrispondono alla concezione americana, Sophia Antipolis.
L’esiguità dei capitali investiti in ricerca, il loro progressivo ridursi la dispersione
nelle sedi - hanno molto ritardato la nascita dei parchi scientifici e tecnologici in
Italia, che, pure, hanno avuto ed hanno diverse concentrazioni tecnologiche “naturali” che potrebbero essere consolidate e sviluppate nella logica del parco. La
difficoltà italiana di collaborazione fra industria e laboratori accademici è stato
un altro fattore di rallentamento. I Parchi europei risalgono per lo più agli anni
Settanta e Ottanta, quelli italiani, fatte pochissime eccezioni, agli anni Novanta.
Nei settori high-tech, nei quali, più che in altri, l’innovazione e la competizione globale sono davvero fattori determinanti, la conoscenza è un’opportunità,
un’occasione per favorire lo sviluppo del territorio in cui si opera. La conoscenza e la comunicazione sono dunque il grande business del tempo futuro.
Nei casi di successo, il Parco Scientifico è nato sempre attraverso la stretta
collaborazione con le piccole e medie aziende insediate sul territorio e con le
grandi aziende, che, di solito, hanno trasferito nel Parco, in tutto o in parte, i
propri laboratori di ricerca, e con i laboratori delle istituzioni di ricerca, quali
l’Università e gli enti nazionali di ricerca.
La costituzione di un parco scientifico e tecnologico richiede sempre il trasferimento di aziende operanti nell’ambito delle tecnologie avanzate, o parte di
esse, in un sito. Uno dei pericoli riconosciuti dalla storia dei parchi nel mondo
è quello di limitare la nascita di un parco ad una semplice operazione immobiliare. Nei casi di successo sono state individuate e studiate con esattezza le
filiere d’intervento ed è stata promossa una mentalità collaborativa che, in
definitiva, si è dimostrata la linfa vitale del parco.
L’ elemento che caratterizza Genova con l’iniziativa degli Erzelli risiede nel
19
fatto che il Parco è nato dalle esigenze delle stesse aziende tecnologiche, con
la costituzione prima di Dixet, e poi di Genova High Tech S.p.A, la società che
sta realizzando il Parco, con l’apporto di nuove e qualificate risorse imprenditoriali e finanziarie.
Un esempio: Manchester Science Park
è
sorto 25 anni fa con l’obiettivo generale di favorire lo sviluppo dell’economia basata sulla conoscenza all’interno dell’area metropolitana di
Manchester che grazie a questa scelta strategica è riuscita a superare la
profonda crisi industriale registrata negli anni settanta.
Questo obiettivo generale è conseguito nel continuo perseguimento di collegamento con le istituzioni universitarie e di ricerca della città con l’innovazione, l’impresa innovativa e creativa.
Gli obiettivi più specifici del parco sono:
1) Sostenere lo sviluppo economico, creativo e tecnologico della Città di Manchester ed aumentare le opportunità di impiego dei residenti;
2) Sviluppare il collegamento fra Istituzioni locali, Istituzioni Accademiche e
altre organizzazioni per favorire lo sviluppo dell’economia locale basata sulla
conoscenza;
3) Incoraggiare, favorire ed assistere l’insediamento di aziende che possano
beneficiare della vicinanza con la ricerca e l’Accademia, nonché del contesto
di parco scientifico;
Il Parco Scientifico di Manchester è sorto nel 1984 inizialmente in un solo
edificio; attualmente si è sviluppato fino a venire considerato il principale
parco scientifico dell’intera Inghilterra, opera su quattro distinti siti nell’area
metropolitana di Manchester – che comprendono quindi anche residenze e
“ospita” attualmente circa 96 aziende.
20
Kista Science City, Stoccolma
è
sorto nel 1970 in un’area fino a quel momento rurale con un primo
insediamento di Ericsson. Sin dall’inizio vennero realizzate, accanto
ai building delle imprese, residenze. Alla fine degli anni ’70 si insediano IBM ed altre importanti aziende. Negli anni ’80 si trasferisce a Kista
il Royal Institute of Technology. Nel 2003 Ericsson trasferisce a Kista i suoi
Headquarters. Nel sito, negli anni, si sono concentrate moltissime attività
accademiche, di ricerca ed industriali, concentrate in gran parte su attività
innovative e creative, con una prevalenza di attività nel settore ICT.
Attualmente in Kista Science City lavorano 65.000 persone in 8500 imprese,
grandi, medie e piccole. Di tali persone, 23.000 lavorano in 1075 imprese nel
settore ICT
Il campus universitario di Kista, integrato nel parco scientifico, conta 5.000
studenti e 1.000 ricercatori che operano in modo molto integrato con la componente industriale.
La gestione del parco ha anche riguardato la costruzione in Kista di ulteriori siti
abitativi. Nei prossimi anni altre 15-20.000 residenze saranno costruite in Kista.
Parco Scientifico Tecnologico di Sophia Antipolis
C
ollocato in un territorio tipicamente mediterraneo (due terzi del parco
sono destinati ad area verde) e delimitato da alcuni villaggi provenzali,
Antipolis è al centro di un quadrilatero costituito dalle città costiere di
Cannes (15 km), Antibes (8 km), Nizza (22 km) e Grasse (16 km).
Con oltre 30.000 persone impiegate provenienti da più di 60 Paesi diversi,
il Parco viene considerato il luogo più internazionale di tutta la Francia. Ed è
per questo motivo che l’Università di Nizza Sophia Antipolis (UNSA) e altri
importanti istituti di management, amministrazione e comunicazione come,
rispettivamente, il THESEUS, il CERAM, l’EURECOM o di standardizzazione, come l’ETSI, l’hanno eletto a sede privilegiata delle proprie strutture.
Nell’area non adibita a parco naturale si concentrano imprese, incubatori,
laboratori di ricerca, istituti scolastici e foresteria.
L’area attualmente occupata è di 2300 ettari ma è in previsione un ampliamento nei prossimi anni sino a 5500 ettari. Inizialmente Sophia Antipolis
non comprendeva residenze e questo ha rappresentato per anni un limite alla
necessaria cross-fertilization.
Attualmente si trovano al suo interno oltre 1100 società, di cui più di 100 a
capitale straniero e in grado di fornire da sole il 25% dei posti di lavoro. Principali poli d’attività sono le tecnologie informatiche (43%), la medicina (10%)
e le scienze della terra (1%) mentre l’insegnamento superiore e la ricerca rappresentano l’11% dell’attività complessiva del luogo. Delle 30000 persone che
lavorano quotidianamente a Sophia Antipolis oltre 7500 sono straniere e provengono da Europa e Nord America. Un quarto delle attività è detenuto dai
grossi gruppi industriali, ma non mancano le aziende di piccole dimensioni,
con meno di venti o trenta dipendenti.
21
22
23
1.Dinamiche dei diversi Settori di riferimento
1.1 Rilevazione della dinamica tecnologica
N
egli ultimi 30 anni il modello industriale genovese è profondamente
cambiato, passando da una preminenza della grande industria (manifatturiera “pesante”) ad un assetto caratterizzato dal sopravanzare
di una moltitudine di aziende medio piccole, molte delle quali appartenenti
al settore high-tech e con forte vocazione per l’automazione industriale e dei
servizi.
In tale quadro, la capacità di seguire la dinamica tecnologica è molto disuniforme
e, come è evidente, legata all’attitudine della singola impresa: troviamo aziende
che operano effettivamente nella competizione internazionale e altre che faticano
davvero a mantenere le loro posizioni di mercato, anche nazionale.
Nel complesso, salvo alcune eccezioni, si deve rilevare che la capacità complessiva di seguire le dinamiche tecnologiche prevedibili per il prossimo decennio non è adeguata e, soprattutto, non può essere lasciata solo al divenire
spontaneo delle singole imprese.
Le necessarie internazionalizzazioni, i legami con il contesto tecnologico e di
mercato, la capacità di affrontare progetti innovativi che superano la possibilità della singola impresa, richiedono azioni di coordinamento sistematico ed
efficace: per esempio i legami con la ricerca pubblica locale, l’operare in rete
di imprese-ricerca, l’affrontare grandi progetti comuni, il proporsi su mercati
internazionali dovrebbero essere alcune vie strategiche da mettere in atto per
affrontare gli sviluppi futuri.
1.2 Individuazione dei settori di riferimento per Genova e loro
dinamica al 2016 e 2021
1.2.1 Premessa sui criteri di individuazione dei settori
di riferimento
L’
azione sistematica che il presente progetto prevede per affrontare gli
sviluppi di contesto mondiale prevedibili al 2016 e al 2021 richiede di
operare alcune scelte strategiche iniziali, e, in particolare, richiede l’individuazione di alcuni settori, che denominiamo “di riferimento”, i quali per le
loro caratteristiche sono i destinatari prioritari e principali del progetto.
Tale processo di individuazione si basa su alcuni criteri che selezionano i settori sulla base di aspetti diversi della loro rilevanza:
• Criterio di importanza economica: rilevanza per fatturato (nazionale ed internazionale), numero di addetti, diffusione territoriale;
24
• Criterio di importanza per continuità con la tradizione: rilevanza storica e di
continuità col passato, rilevanza per caratterizzazione territoriale acquisita;
• Criterio di importanza per esistenza di competenze distintive: la storia tecnologica e scientifica di Genova ha consolidato settori di competenza e loro
concentrazioni che distinguono il territorio nel contesto nazionale e internazionale e che possono essere trainanti per un ulteriore sviluppo tecnologico;
• Criterio di importanza strategica territoriale: rilevanza per attitudine territoriale, per naturale sviluppo territoriale (i.e., trasporti, marittimo);
Sulla base di tali criteri si individuano i seguenti settori di riferimento (non in
ordine di importanza):
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
Elettronica – Hardware
Automazione Industriale, Robotica e Biodispositivi
Automazione dei servizi
Software, Informatica e Internet
Healthcare e Biomedicale
Energia (sistemi, componenti e tecnologie)
Telecomunicazioni (sistemi, componenti e tecnologie)
Trasporti (sistemi, componenti e tecnologie)
Navale Marittimo
Nella seguente Tabella è riportata la correlazione fra criteri di importanza e
settori di riferimento:
Criteri di Importanza
Settori di Riferimenti
Criterio
Criterio
di esistenza di Importanza
Criterio
Criterio
strategica
di Importanza di Importanza di competenze
distintive
territoriale
economica per continuità
Elettronica – Hardware
Automazione Industriale, X
Robotica e Biodispositivi
Automazione dei servizi
X
Software, Informatica e Internet
Healthcare e Biomedicale
Energia X
(sistemi, componenti e tecnologie)
Telecomunicazioni X
(sistemi, componenti e tecnologie)
Trasporti X
(sistemi, componenti e tecnologie)
Navale Marittimo
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
25
1.2.2 Dinamiche e previsioni per i settori di riferimento
P
er tali settori di riferimento il presente progetto ha trovato necessario
condurre un’analisi che ne metta in luce, per quanto possibile e prevedibile, le tendenze evolutive, sia per gli aspetti di mercato e industriali
ma, soprattutto, per le evoluzioni delle tecnologie che caratterizzano l’hightech a Genova e che sono abilitanti per gran parte delle attività industriali che
ivi si svolgono e si svolgeranno.
Per l’analisi delle dinamiche e le previsioni per i singoli settori di riferimento
si è cercato di ricostruire una descrizione qualitativa e, dove possibile, quantitativa, in particolare sui seguenti aspetti:
Descrizione della dinamica innovativa del mercato, dei prodotti, dei servizi,
dei processi, a livello mondiale, europeo e locale dei settori di riferimento)
Linee di tendenza generale
Dinamica di innovazione di prodotto
Dinamica di innovazione di processo
Dinamica tecnologica
Tecnologie abilitanti (proprietarie o esterne, se ve ne sono) e loro dinamica
Previsione di sviluppo per le tecnologie abilitanti
Discontinuità future prevedibili nelle tecnologie abilitanti e impatto sul mercato
Stato della ricerca nel mondo, in Europa, in Italia
Per tecnologia abilitante si intende un “corpus” metodologico, di sapere,
esperienza e di attrezzatura, che rende possibile e, soprattutto, competitiva
una realizzazione, sia di prodotto, sia di processo.
Con il termine “realizzazione competitiva” si intendono non solo i fattori di
costo/performance ma anche quelli che sono inerenti alla “singolarità” delle
soluzioni adottate, attraverso le quali la tecnologia abilitante gioca anche il
ruolo di “barriera” difensiva (in termini di fattibilità, costi e anticipo temporale ) nei confronti della concorrenza.
Naturalmente una barriera dovuta a tecnologie abilitanti può essere posseduta, con un conseguente grande vantaggio competitivo, o subita (posseduta
solo dalla concorrenza), con un immaginabile svantaggio competitivo, qualche volta addirittura escludente.
Azioni strategiche necessarie
T
emi strategici innovativi per il prossimo quinquennio
Temi strategici innovativi per il prossimo decennio
Tutte tali informazioni e previsioni sono state ottenute attraverso sistematici
contatti e interviste con un insieme molto rappresentativo di operatori rile26
vanti nei diversi settori, sia industriali che accademici ed istituzionali.
Le sintesi di questo lavoro di analisi di previsione e di raccolta dati per i diversi settori è riportato in modo schematico nei paragrafi che seguono.
1.3 Rilevazione dinamiche tecnologiche per i diversi settori
1.3.1 Elettronica Hardware
N
el considerare lo stato ed il trend dell’elettronica, si prendono in considerazione gli aspetti che sono correlati con i settori di riferimento
e, in particolare, con l’automazione e con le telecomunicazioni e con
i loro diversi settori applicativi di interesse per Genova: automazione industriale e dei servizi, trasporti, sanità, reti di comunicazione.
Una classificazione meramente tecnologica, trasversale ai settori applicativi,
suggerisce di distinguere le tecnologie dei dispositivi elettronici da quelle degli apparati e dei sistemi.
La prima non sembra più alla portata di sviluppi autonomi italiani (e forse
nemmeno europei), salvo alcune possibilità in settori specifici, quali quelli dei
sensori di tipo innovativo, compresi quelli di natura biotecnologia o basati su
nanotecnologie. Il settore dei dispositivi elettronici è infatti caratterizzato da
enormi esperienze pregresse e ingentissimi e continui investimenti di processo che hanno consolidato un predominio USA, basato su altrettanti grandi
investimenti di fabbricazione, generalmente nel sud-est asiatico.
Comunque la tendenza tecnologica è orientata ad ottenere sempre maggiori
scale di integrazione, attraverso tecnologie molto sofisticate, caratterizzate da
geometrie altamente sub-microniche ottenute con avanzatissime tecnologie
chimico-fisico-interferometriche.
L’evoluzione nei prossimi dieci anni incontrerà aspetti critici che potrebbero
anche portare a importanti discontinuità evolutive: il progressivo e continuo
aumento della scala di integrazione ha portato ad essere, già ora, relativamente vicini a limiti critici, di origine fisica, di fattibilità; certamente tale “scaling
down” delle geometrie non può continuare indefinitamente, tanto meno con
i tassi dell’ultimo ventennio. Di questo sono ben consci i maggiori produttori
di dispositivi elettronici, i quali per questo conducono nei laboratori più avanzati ricerche altamente strategiche, per lo più volte a cambiare radicalmente il
paradigma fisico di base dell’elettronica “classica”. Le direzioni seguite sono
sostanzialmente tre:
1. l’adozione dell’ottica (non lineare) come paradigma con la costruzione di
dispositivi ottici integrati;
2. il superamento dei limiti di geometria attuali con l’ingresso nel dominio
dei dispositivi quantistici;
3. l’adozione di elementi e paradigmi biologici in tecnologie anche combinate con quelle elettroniche attuali.
L’odierna vicinanza con i limiti fisici di realizzazione e l’attenzione prestata a
tali vie alternative evidenziano la reale esistenza di sforzi per individuare salti
27
di continuità tecnologica, che difficilmente si prestano a previsioni attendibili. Certo è che un periodo di dieci anni è molto lungo rispetto alle velocità di
evoluzione delle tecnologie e, quindi, con altrettanta poca certezza si potrebbe escludere, in tale periodo, qualche innovazione assolutamente discontinua
rispetto al semplice prolungamento lineare del passato.
Si diceva all’inizio che il settore dei dispositivi elettronici non sembra alla
portata dell’Italia e, ancora meno, di Genova; questo è assolutamente confermato per le tecnologie attuali o per la eventuale prosecuzione lineare della
loro evoluzione. E’ un po’ meno vero per i possibili salti di continuità, i quali
lasciano spazi per idee non ancora consolidate e, quindi, non protette dalle
insormontabili barriere di ingresso che caratterizzano lo stato e l’evoluzione
del presente.
Lo sviluppo di apparati e di sistemi elettronici è invece di notevole interesse per il settore industriale high-tech di Genova. Il valore aggiunto di questi
comparti non è tanto nell’elettronica di base, che è sempre più spesso integrata nei dispositivi, ma nella conoscenza di un processo applicativo e nella
capacità di congegnare modelli e soluzioni, anche molto complessi, per la sua
automazione/controllo e/o per la fruizione dell’informazione che può derivare dal processo stesso.
L’elettronica interessata tende a ridurre le tipologie di dispositivi coinvolti: da
un lato le operazioni e la gestione dell’automazione sono sempre più spesso
realizzate attraverso computers e, quindi, attraverso dispositivi di tipo general
purpose; dall’altro lato, inevitabilmente, troviamo la classe dei sensori e degli
attuatori (con le loro elettroniche dedicate) che, per la loro funzione, mantengono delle specificità tecnologiche strettamente legate al tipo di processo
su cui operano e che, proprio per la loro specificità, lasciano molto più spazio
all’innovazione applicativa. A tal proposito, si pensi, ad esempio, all’attuale
crescente interesse verso la sensoristica tattile (sistemi touch o multitouch).
In questo senso va detto che l’evoluzione tecnologica dei dispositivi, accennata sopra, induce sull’industria genovese un’innovazione sugli apparati e sui
sistemi che è di “secondo ordine” (coinvolgimento nell’evoluzione sull’uso
dei dispositivi e non in quella dei dispositivi stessi). Fra i maggiori fattori di
impatto e sforzi di adeguamento, troveremo quelli inerenti l’aggiornamento
continuo del processo di ideazione-progettazione e la formazione continua
dei tecnici progettisti e realizzatori, capaci di seguire l’evoluzione dei dispositivi e di individuarne applicazioni innovative.
Sono peculiari del settore alcuni trend “collaterali”, con possibili grandi evoluzioni e con impatto diretto sulla sistemistica elettronica, quali la connettività
wireless, la comunicazione in fibra, l’interconnessione a distanza e in mobilità,
la teleoperazione ed il telecontrollo, la sicurezza, oltre che la possibilità di modelli di automazione sempre più avanzata. Queste linee sono spesso di confine
per il contesto elettronico e, quasi sempre, attengono più all’area della modellistica e del software che a quella dell’elettronica hardware in senso stretto.
28
D’altra parte l’esistenza di questo tipo di evoluzione per l’industria genovese
trova conferma nell’analisi storica del passato recente, durante il quale si è
vista aumentare notevolmente la presenza di attività “software” rispetto alla
quota dedicata agli aspetti di elettronica hardware.
Un discorso a parte va fatto per l’area che è individuata come “elettronica di
potenza”: essa comprende le parti terminali di sistemi di controllo e regolazione, quelle cioè che sono chiamate ad agire direttamente su dispositivi fisici
di attuazione (trazione, sollevamento, propulsione, produzione e distribuzione, alimentazione, ecc. …).
Questi sottosistemi, per le potenze coinvolte, non possono seguire la strada
dell’integrazione, valida invece per le parti di piccola potenza (segnali) e sono
caratterizzati da evoluzioni tecnologiche più lente, oltre che da processi tradizionali di progettazione e costruzione. Il legame strettissimo con l’oggetto fisico
controllato fa sì che essi siano di solito progettati ad hoc per una classe di macchine più che per un mercato generico, tanto che qualcuno li considera più parte
della macchina stessa che del sistema di controllo e regolazione. In questo settore non si prevedono importanti salti tecnologici nei prossimi dieci anni.
Sintesi di impatto e prospettive per l’industria genovese:
1. Non esistono spazi per il settore dei dispositivi microelettronici integrati,
se non in quello della progettazione di circuiti custom dedicati ad applicazioni specifiche, con tecnologie non avanzatissime, del settore dell’automazione;
2. Esistono discrete possibilità di sviluppo nel settore della sensoristica,
specie con attenzione a nuove aree applicative quali, per esempio, la domotica, il risparmio energetico, la diagnostica medica, la sorveglianza e
la sicurezza, la logistica, i trasporti, i veicoli terrestri e navali. Questi sviluppi difficilmente possono essere immaginati solo circoscritti alla sensoristica in senso stretto, ma più opportunamente devono essere sviluppati
insieme alla concezione ed allo sviluppo sistemistico di tali applicazioni
innovative;
3. Un particolare interesse esiste, almeno a livello potenziale, per il settore
dei sistemi sensoriali avanzati nell’automazione: si intendono con questo
i sottosistemi intelligenti di cattura di situazioni complesse dall’ambiente,
quali quelli basati su telecamera e visione artificiale (depth and motion
analysis, scene recognition and understanding, area surveillance, transport safety, visual inspection, ecc. …) e/o sull’integrazione di sensoristica in oggetti di uso comune (ad es., elettrodomestici o vestiario);
4. L’area della sensoristica e la possibilità di concepire applicazioni innovative dovrebbe essere valutata congiuntamente alle disponibilità locali di
tecnologie molto innovative che in alcuni casi, come quello delle nanotecnologie e della micromeccanica, sono presenti in qualche misura a Genova, ma non sono coinvolte sufficientemente in un processo di innovazione
tecnologica territoriale.
29
1.3.2 Automazione Industriale, Robotica, Biodispositivi
L
e principali caratteristiche di un impianto di automazione moderno
sono:
- l’intelligenza distribuita;
- una evoluta interfaccia uomo-macchina;
- la comunicazione verso il processo e verso l’esterno;
- la modularità e l’espandibilità.
Le caratteristiche di sempre maggiore intelligenza di sistema e di distribuzione fanno dipendere tutto il comparto dalle evoluzioni nelle tecnologie di
elaborazione, specialmente veloce e in real time e da quelle nella rete, locale o
geografica, nel suo complesso infrastrutturale e di applicazioni.
Sono quindi prevedibili forti sviluppi nei seguenti settori, come si diceva, particolarmente influenzanti l’automazione industriale:
• Evoluzione dei collegamenti Internet (es. tecnologie cloud e SaaS) ed accesso ad Internet sempre più veloce;
• Mobilità: telefonia fissa e mobile, reti di telecomunicazione, wi-fi, interazioni tra sistemi MES e sistemi PLM;
• Software auto configurante;
• Data mining;
• Sensori collegati via radio e wireless sensor network;
• Sicurezza delle comunicazioni;
Tali sviluppi rientrano comunque in un quadro evolutivo di continuità, senza
grandi salti tecnologici, sebbene la velocità di evoluzione sia sempre maggiore, sia sul piano strettamente tecnologico, sia su quello della diversificazione
applicativa.
Vengono invece indicate come aree di cambiamento discontinuo rispetto alla
tecnologia attuale di automazione le seguenti:
•
•
•
•
•
•
•
•
•
Cloud computing e cloud content;
Mobile & mobility (possibilità attuale ed in espansione per applicazioni
mobile fino a pochi anni fa impensabili);
Software auto configurante;
Data mining;
Tecnologia ad agenti;
Safety e security;
Integrazione tra tutte le fasi del processo industriale (ingegneria, esecuzione, etc..);
Capacità di gestire efficacemente la rete (smart grids), anche regolando e
supervisionando da remoto;
Intelligent sensing (visione, acustico, ecc…).
Nel quadro dell’Automazione industriale abbiamo inserito la Robotica, che
merita qualche considerazione specifica.
30
A Genova sono presenti alcune realtà industriali impegnate in questo settore, di
taglio medio-piccolo, e poi vi è un’importante attività di ricerca da parte dell’Istituto Italiano di Tecnologia oltre che di alcuni dipartimenti dell’Università.
Tutto il settore robotico ha sempre presentato aspetti peculiari dal punto
di vista applicativo. La ricerca nel settore sembra spingersi verso traguardi sorprendenti (per esempio robot di assistenza agli anziani), mentre se si
esaminano le applicazioni industriali effettive si riscontra che queste sono
enormemente meno sofisticate e numerose di quanto la ricerca ritenga ormai
acquisito e consolidato. Per esempio è classico e diffuso l’impiego di robot di
verniciatura, di saldatura, ecc., che dal punto di vista meccanico sono alquanto complessi, ma dal punto di vista del controllo sono più simili a macchine a
programmazione flessibile che non a robot veri e propri.
Questa distanza fra la ricerca e le applicazioni reali, certamente presente a
Genova, ma comunque caratteristica generale nel mondo della robotica, merita approfondimenti che, nel quadro strategico che stiamo esaminando per
Genova, andrebbe condotta con molta cura, soprattutto al fine di individuare
aree applicative non ancora consolidate altrove. Se si avessero esiti positivi in
tal senso, si potrebbero infatti ottenere rilevanti vantaggi competitivi.
Infine, si ritiene che il settore delle nanotecnologie dovrebbe assolutamente
essere inserito tra le voci da approfondire per la ricerca applicata in particolare nei seguenti ambiti di maggior interesse del territorio: Nautica, Elettronica, Edilizia, Salute, Energia.
Ciò anche in considerazione del fatto che il settore appare in forte sviluppo,
e non mancano in Liguria - ed a Genova in particolare - conoscenze ed esperienze specifiche, sia in ambito universitario sia presso l’IIT che dà grande
attenzione al settore anche attraverso la sua rete nazionale di centri di ricerca
ubicati a Torino, Milano, Roma, Lecce, ecc..
1.3.3 Automazione dei Servizi
I
l settore dell’automazione dei servizi prevede grandi evoluzioni nel prossimo decennio, spinto soprattutto dai progressi della connettività in
rete, fissa e mobile e dalla diffusione sempre maggiore tra la popolazione
dell’utilizzo dei mezzi informatici sia in termini di personal computer tradizionali sia di dispositivi di più recente successo quali smartphone e tablet.
Attualmente, e ancora per i prossimi anni (indicativamente un decennio), la
società continuerà a stratificarsi rispetto all’uso dell’informatica e della rete:
data la velocità con cui la rete ed i computers si sono sviluppati, coesistono
infatti diverse generazioni profondamente disomogenee in merito alla familiarità e alle capacità di uso di tali mezzi. Questo è certamente un periodo
transitorio destinato ad esaurirsi con le nuove generazioni di utenti.
Mentre fino a qualche anno fa la parola servizio era quasi sinonimo di servizio
pubblico, nel prossimo futuro si assisterà ad una sempre maggiore integrazione di servizi pubblici e privati su un medesimo sistema di rete.
31
In questo senso sono già sorte iniziative e progetti locali, nazionali ed europei
(i.e. Genova Smart City su iniziativa del Comune di Genova, la Città Digitale
del Futuro del Club per Tecnologie dell’Informazione - CTI Liguria, ecc. …)
che immaginano e studiano sviluppi di modelli di “città intelligente” in cui
sono integrate funzioni, servizi, monitoraggi in quasi tutti i settori della vita
sociale organizzata, quali, per esempio, sanità, servizi al cittadino, turismo,
risparmio energetico, governance, ecc. …
Il settore è molto vasto ed ha tutte le caratteristiche di un processo evolutivo
territoriale, più che quelle di un progetto nel senso comunemente inteso. Per
questo, anche le previsioni di sviluppo risultano più incerte che in altri settori, essendo lo sviluppo stesso sostanzialmente determinato dalla reattività e
dalla prontezza di risposta delle molte componenti, pubbliche, private e sociali, che concorrono alla diffusione e, quindi, alla realizzazione.
Dalle interviste fatte e dalle tendenze nazionali ed europee emergono i seguenti come i principali sviluppi attesi nel prossimo futuro (sono elencate le
principali segnalazioni, senza pretesa di completezza dell’elenco che, come
intuibile, sarebbe lunghissimo):
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32
Diffusione capillare della tecnologia ai cittadini;
Evoluzione dei collegamenti Internet (ad es., tecnologie cloud e SaaS);
Prodotti e servizi open, aperti ed interoperabili (sviluppo già in corso, ma
auspicabile sempre più in crescita per il futuro);
Reti di informazione spontanea, social network e conseguente necessità
di razionalizzare la mole risultante di informazione spontanea (e non),
dando sicurezza sull’insieme di dati recepibili da Internet;
Mobilità: telefonica fissa e mobile, reti di telecomunicazione, wi-fi, sensori collegati via radio, interazioni tra sistemi MES e sistemi PLM;
Telemedicina e tele diagnostica;
Domotica nelle abitazioni private;
Domotica applicata alla parte hotel di navi;
Domotica per teatri, discoteche, piscine, palestre, locali di svago, ecc. …;
Architetture distribuite ed intranet-oriented;
Servizi di telemedicina e telediagnostica;
Servizi sanitari;
Servizi pubblici al cittadino ed alle imprese;
Servizi di viabilità e trasporto;
Servizi di intrattenimento;
Servizi scolastici e culturali;
Servizi commerciali e di acquisto prodotti;
Servizi di sorveglianza e sicurezza;
Servizi sociali, di sorveglianza per la sicurezza e per l’assistenza agli anziani;
Servizi per il mercato del lavoro, gestito non più localmente dal singolo
ufficio ma con maggiore tracciabilità e condivisione delle diverse sorgenti
informative;
Servizi per il turismo.
Per le PMI si attendono sostanziali miglioramenti in:
• Logistica;
• Coordinamento dei processi produttivi;
• Tracciabilità delle fasi dei processi;
• Riduzione dell’uso della carta e scambi di documentazione in rete;
• Assistenza pre e post vendita;
• Acquisizione e gestione dei rischi aziendali e tutela della sicurezza;
• Sviluppo di piattaforme multilaterali per il miglioramento dei processi,
dei prodotti e dell’organizzazione dei rapporti all’interno e all’esterno delle imprese.
1.3.4 Software, Informatica e Internet
Q
uesto settore è estremamente complesso e articolato e la sua analisi
può essere affrontata sotto molti punti di vista, anche assolutamente
diversi fra loro: quello scientifico (paradigmi di computazione, di rappresentazione dati, di comunicazione, linguaggi e rappresentazioni di agenti,
ecc), quello sistemistico (sistemi operativi concentrati e distribuiti, data base
distribuiti, protocolli di comunicazione, modelli e sistemi di rete, ecc) e, infine, quello applicativo (sistemi di regolazione e controllo in real time, sistemi
di automazione dei servizi, sistemi gestionali per l’automazione amministrativa, sistemi per la didattica e la formazione, sistemi di informazione in rete,
social network, sistemi per il cloud computing, sistemi per la progettazione,
sistemi per l’automazione dell’ufficio, ecc.).
I primi due punti di vista sono tipici delle attività di ricerca accademica o di
istituzioni di ricerca; l’ultimo è tipico dell’industria nei settori dell’automazione e dei servizi.
E’ indispensabile mettere in evidenza da subito che questo settore, indipendentemente dal punto di vista adottato, ha caratteristiche fondamentali profondamente diverse da qualunque altro settore tecnologico: il valore aggiunto
di un’attività nasce solo ed esclusivamente dall’apporto intellettuale di chi lo
svolge, senza che abbiano alcun ruolo fattori come le materie prime, la disponibilità di costosissime attrezzature, la necessità di grandi investimenti in
infrastrutture, ecc. In sostanza è uno degli esempi più centrati di quello che
passa sotto il nome di tecnologia della conoscenza (Lisbona 2000).
Queste caratteristiche hanno in sé la negazione dell’idea, convenzionale nel
mondo tecnologico, di barriera tecnologica, di località, e perfino di proprietà
industriale e di brevetto. Hanno invece innata l’idea di apertura e di accessibilità da parte di una moltitudine di attori, indipendentemente dalla loro
dimensione: la differenza fra grande impresa e piccola impresa consiste nella
quantità di sforzo profuso su un progetto e, quindi, sulla dimensione e complessità del progetto, ma incide relativamente poco sulla qualità e sul tipo di
argomento affrontato. Ad esempio, se ne può notare una conferma indiretta
nello sviluppo fortemente spontaneo che si è osservato a partire dagli anni
33
Novanta per i sistemi Linux ed open source. Ciò vuol dire che la presenza nel
settore va aumentando giorno per giorno e si arricchisce di attori di tutte le
dimensioni: ad oggi gli addetti diretti o indiretti si contano in centinaia di milioni, e l’evoluzione del settore, proprio per le caratteristiche citate, è davvero
difficilmente predicibile.
Quasi paradossalmente questa caratteristica innata di apertura e distribuzione geografica, che tra l’altro origina la rete e Internet, trova proprio nelle rete
ragioni per future nuove concentrazioni. Attualmente quasi tutte le applicazioni software, i programmi per intenderci, “girano” sulla macchina locale,
con connessioni di rete che possiamo definire lasche. La velocità della rete e
la sua distribuzione capillare sono destinate a sovvertire questo tipo di localizzazione: molte applicazioni, anche complesse, saranno fornite come servizio in rete (i.e., cloud computing), favorendo così il nascere di nuovi colossi
di servizio che potranno concentrare molto del know how legato al software
ed alla rete stessa. Gli analisti prevedono che questo processo avrà luogo nei
prossimi dieci anni, specie per tutte le applicazioni di automazione d’ufficio,
di tipo gestionale ed amministrativo, di diffusione dell’informazione e dell’intrattenimento, ecc. D’altra parte Google, Facebook o Twitter, sono già esempi
in atto di concentrazioni di questo tipo.
Tuttavia, e ancora paradossalmente, si vuole sottolineare che apertura e concentrazione non sono antitetiche nel mondo del software e della rete: se da un
lato la rete favorirà, come si è detto, alte concentrazioni di servizi, nello stesso
tempo, come si è detto, non esistono barriere d’ ingresso precostituite perché
questo processo abbia origine in un posto invece che in un altro. La rete è lì,
la domanda di servizi esiste e si sviluppa con la rete e la possibilità di essere
attori in questo processo è disponibile a tutti, dipendendo quasi soltanto dalla
capacità di organizzare competenze e investimento (sulle risorse umane) nel
settore. Un buon esempio italiano del passato recente è Tiscali, che dal nulla,
e per di più in una regione industrialmente “depressa” come la Sardegna, si
è inventata e ha realizzato una delle prime aziende di servizio e di providing
in rete.
Questo quadro, necessario anche se è affrontato qui solo nella sua essenzialità, ci ha portato a considerazioni che sembrano solo di contesto globale, più
che essere mirate al futuro di Genova industriale, come vorrebbe lo scopo del
presente progetto. Ora cercheremo di volgere l’attenzione all’impatto locale
degli sviluppi futuri del software e della rete, ma vogliamo ancora ribadire che
tutto il processo di sviluppo sfugge e sfuggirà sempre più all’idea di località.
Di questo fenomeno si deve assolutamente tenere conto se si vuole evitare di
trarre conclusioni anche molto approssimative ed erronee.
In Genova sono presenti diverse competenze, sia industriali che accademiche, nel settore del software industriale e gestionale e delle applicazioni di
rete, quelle cioè che oggi sono indicate, un po’ nostalgicamente, con il nome
di servizi a valore aggiunto:
34
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•
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•
•
Sistemi di regolazione e controllo in real time (automazione industriale, sistemi per la difesa, trasporti, energia, diagnostica medica, robotica,
ecc.);
Sistemi di monitoraggio e supervisione (trasporti, produzione-distribuzione di energia, monitoraggio ambientale e costiero, ecc.).
Sistemi gestionali per PA e per privati (molte delle aziende PMI genovesi sono impegnate in sviluppi sistemistici e software in questo comparto
applicativo);
Sistemi di automazione nel settore delle Telecomunicazioni.
Progetti di sviluppo ed automazione di servizi territoriali integrati in rete
(Genova SmartCity, Città digitale);
Ricerche su tecnologie di base (sistemi ad agenti, banche dati e sistemi
distribuiti, computer vision ed intelligenza artificiale, natural language
understanding, ecc.).
Il corpo delle conoscenze e capacità è notevole e, nella recente storia, ha conosciuto anche periodi di primato internazionale; inoltre, nella Genova industriale, tale corpo di conoscenza si trova a stretto contatto con esigenze
emergenti nei molti settori applicativi presenti e, da questo, potrebbe trovare
stimolo per risolvere problemi reali con soluzioni anche molto competitive
nel contesto globale.
Si è detto che non vi sono ragioni locali che ostano questo tipo di processo,
che, ripetiamo, può avere origine ovunque vi siano le giuste competenze.
Il problema, eventualmente, è di tipo organizzativo e di massa critica dei progetti che si perseguono, essendo l’eccessiva frammentazione dei progetti e
delle iniziative un grosso ostacolo per la possibilità di vedere un futuro da veri
player nel settore.
Un grande sforzo in questa direzione va assolutamente fatto nei prossimi dieci anni, sia per riconquistare e difendere primati, sia, soprattutto, per evitare
che gli scenari che abbiamo accennato possano addirittura erodere l’attuale
quota di attività di sviluppo locale. Naturalmente all’origine si dovranno individuare alcune “vocazioni” applicative, realistiche e non velleitarie, dalle
quali originare grandi progetti di ricerca e sviluppo applicativo, consoni con
le vocazioni industriali presenti a Genova.
Sottolineiamo questa assoluta necessità per Genova e le sue attività nell’ambito del Software-Rete anche in considerazione che lo stato attuale, pur ancora
fra i migliori nel contesto della crisi internazionale che viviamo, presenta alcune debolezze, prima fra tutte un’elevatissima frammentazione dei progetti,
delle iniziative e dei prodotti e, soprattutto, un’evidente povertà di rapporto
fra gli attori presenti; sono troppo rari e superficiali i rapporti fra le industrie,
e fra le industrie e le Istituzioni di Ricerca (IIT, CNR, Università), in un settore dove si è detto che sono fattori competitivi la conoscenza e la massa critica
per la complessità e la multidisciplinarietà dei problemi da affrontare.
35
1.3.5 Healthcare e Biomedicale
I
l 2012 è stato dichiarato dal Parlamento Europeo l’anno dell’Active Ageing
e la Liguria (sia per forti competenze, sia per l’età media della popolazione più alta in Italia) potrà impostare una serie di iniziative che potranno
consentire ancora di più lo sviluppo di imprese nel settore.
La nostra società ha sempre più bisogno di Health Care: la vita media si è
molto allungata negli ultimi 30 anni, e questo per merito anche – e forse soprattutto – di significativi passi avanti nella diagnosi e nella terapia medica.
E’ evidente che questo progresso è e sarà portato avanti dalle Università, dai
centri di ricerca e dalle industrie, con notevoli investimenti in ricerca e sviluppo, ma anche in manufacturing ed infrastrutture (es: reti specifiche per la
trasmissione dei dati medicali).
Negli anni passati, un ampio settore dell’industria high-tech genovese si è dedicato al cosiddetto “biomedicale”, intendendosi per “biomedicale” un settore
specifico dell’health-care, e cioè la diagnostica medica.
Oggi la diagnostica medica riceve molto più interesse (e quindi investimenti)
rispetto al passato, poiché ci si e’ resi conto a livello mondiale quanto sia più
importante prevenire che curare.
L’industria high-tech genovese, assieme ad alcune multinazionali presenti a
Genova ed in Liguria, ha puntato su alcuni settori specifici della diagnostica
medica, tra cui il più importante è quello relativo ai sensori per cattura di
informazione diagnostica attraverso immagini, siano questi elettromedicali
(ultrasuoni, risonanze magnetiche, sensori a raggi X) o a base di materiali avanzati (sensori ad alogenuro d’argento, lastre al selenio, fosfori a strato
sottile).
Recentemente si è avuto un notevole sviluppo nelle tecnologie per archiviazione e distribuzione di immagini ed informazioni diagnostiche digitali, attraverso reti di trasmissione dati analoghe alla rete Internet e con protocolli
simili.
Si prevede che negli anni futuri l’industria high-tech genovese possa giocare un ruolo importante, e consolidare ancor più la presenza sul territorio di
aziende italiane e straniere leader nel campo delle tecnologie medicali.
Le competenze presenti oggi sul territorio, tra Università ed industrie, la particolare collocazione ambientale, nonché la vocazione turistica dell’area, facilitano lo sviluppo tecnologico ed industriale e permettono un’espansione che,
se favorita da un’adeguata infrastruttura (quale, ad esempio, la sopracitata
SmartCity) e dal supporto attivo delle pubbliche amministrazioni, potrà essere significativa.
Per quanto riguarda i sensori per cattura di informazione diagnostica attraverso immagini, la realtà genovese e ligure può e deve continuare un percorso
di grande successo.
La prima area di interesse sono i sensori specifici, cioè i sofisticati apparati
36
in grado di ricevere l’informazione diagnostica: Genova possiede il primato
italiano - e in alcuni casi internazionale - per ricerca, sviluppo ed industrializzazione delle macchine ad ultrasuoni e delle apparecchiature per risonanza
magnetica.
Particolare importanza rivestono i sensori allo stato solido, in genere utilizzati per TAC, raggi X, chirurgia e medicina nucleare: a base di materiali avanzati
(sensori ad alogenuro d’argento, lastre al selenio, fosfori a strato sottile) ed, in
genere, accoppiati ad un substrato di fotomoltiplicatori, sono oggi molto studiati per ottenere miglioramenti dell’informazione diagnostica con riduzione
della dose ionizzante.
A questi si affiancano i generatori, ossia gli apparati per generare alterazioni
chimico-fisiche la cui risposta possa essere catturata dal sensore.
L’informazione diagnostica prodotta, oggi generalmente in forma digitale,
deve essere poi elaborata e gestita da un software specifico allo scopo di ottimizzarne il contenuto diagnostico.
Questi tre campi (sensori, generatori, software di elaborazione) sono le aree
di sviluppo dove le industrie genovesi possono continuare ad essere all’avanguardia nel prossimo futuro.
Per quanto riguarda l’area delle tecnologie per archiviazione e distribuzione
di immagini ed informazioni diagnostiche digitali, la cura della salute oggi
ha bisogno di un veloce scambio di dati e di informazione, e domani ne avrà
ancora di più, soprattutto alla luce delle recenti innovazioni nel campo della
diagnostica e della terapia. Quindi esiste la necessità di infrastrutture e reti
per distribuire via cavo e wireless grosse quantità di dati. Oggi, nei reparti
di radiologia, immagini e referti sono diagnosticati su monitor, archiviati in
digitale e quindi distribuiti nel reparto via rete. Immagini e referti possono
essere distribuiti negli altri reparti degli ospedali e via web ai medici di famiglia. Queste applicazioni sono già presenti nel 70% degli ospedali in USA e nel
40% degli ospedali in Italia.
Le stesse applicazioni esistono in cardiologia, ortopedia ed analisi clinica, con
lo scopo di avere l’informazione medica su supporto digitale e la possibilità di
distribuire le informazioni usufruendo dei benefici della digitalizzazione.
Esistono tuttavia alcune sfide tecnologiche, sia per il software applicativo che
per le infrastrutture di rete: per dare un’idea di base, un ospedale da 400 letti
(il medio ospedale) produce circa 5-10 Terabyte di informazione all’anno, da
archiviare e mantenere on-line.
Una radiografia del torace occupa circa 18Mb, mentre una TAC di ultima generazione genera circa 150Mb di informazione.
Oggi esistono anche molte realizzazioni di home care, ossia di distribuzione di
dati sanitari dal singolo paziente non ospedalizzato alla struttura ospedaliera,
in genere per monitoraggio. Queste realizzazioni possono essere off-line (ad
esempio la raccolta di dati cardiologici su disco fisso da mandare alla struttura
ospedaliera una volta al giorno via telefono) o on-line (monitoraggio continuo
wireless di pazienti con problematiche medio-gravi ma non ospedalizzati).
37
Ma il futuro è vicino, e ci sono già installazioni in USA (ed anche in Italia) di
quello che è l’applicazione più significativa: il cosiddetto Electronic Patient
Records, ossia la Cartella Clinica Digitale.
Si tratta di un folder digitale dove conservare e rendere disponibile on-line
tutti i dati sanitari, clinici e non, di ciascun cittadino, esattamente come ogni
banca conserva ogni dato di ciascun conto corrente.
La Cartella Clinica Digitale deve essere disponibile on-line per il medico di
famiglia, per ogni caso di ospedalizzazione ed ovviamente per ogni emergenza clinica. Inoltre deve consentire l’aggiornamento on-line, con possibilità di
inserire dati per ogni terapia e/o esame clinico.
Oggi queste realizzazioni sono in gran parte su rete fissa, da reparto a reparto
dello stesso ospedale, da ospedale a ospedale dello stesso Comune, da Comune a Comune della stessa Regione.
Si tratta di sviluppare la rete fissa e mobile per consentire la Cartella Clinica
Digitale on-line in ogni area raggiungibile da un telefono cellulare a livello
globale, oltre ovviamente al sistema applicativo per la gestione, che e’ già in
fase di avanzato sviluppo nell’industria.
Inoltre, si può parlare di monitoraggio continuo on-line di pazienti selezionati. Ad esempio, pensiamo a pazienti a rischio per infarto miocardico: questi
possono essere monitorati in continuo con segnale mandato a punti di raccolta dislocati nel territorio. Il segnale di improvviso malessere consentirà l’individuazione del paziente ed il suo raggiungimento da parte del personale del
centro sanitario più vicino, esattamente come si fa con un telefono cellulare.
E cosi via per altre patologie.
Abbiamo quindi parlato di condivisione sul territorio di dati clinici di reparto
ospedaliero, immagini diagnostiche, dati relativi alla terapia, dati storici sanitari e dati di monitoraggio.
Le sfide tecnologiche cui ci riferiamo sono rilevanti, ma non impossibili: è
necessario pensare ai mezzi di archiviazione on-line e off-line, alla rete di
distribuzione terrestre e wireless, alle apparecchiature per display: dati diagnostici, specialmente se ottenuti per immagine, devono poter essere visti su
display, quali un monitor, un computer fisso o portatile, un Ipad o addirittura
un telefono cellulare: la reale capacità di vedere un dato diagnostico può dipendere dalle caratteristiche del display: ad esempio, una microcalcificazione
mammaria di 3 decimi di millimetro, anche se presente nell’immagine digitale, non sarà facilmente visibile su un monitor con risoluzione inferiore a
250 dpi. Ecco perché la FDA americana non ha ancora approvato l’Ipad per la
diagnostica digitale diretta.
Ultimo punto è la cosiddetta intelligence digitale per applicazioni diagnostiche e terapeutiche.
La disponibilità enorme di dati clinici consente e consentirà ancor più in futuro di elaborare software specifici i quali, usufruendo di librerie di casi specia38
lizzati, ottenibili dalle cartelle cliniche digitali, potranno effettuare la lettura
intelligente di casi clinici, diagnostici e/o terapeutici, per elaborare proposte
di aiuto per il medico.
Oggi esistono già i cosiddetti CAD (Computer Aid Diagnosis) dove software
specializzati leggono immagini diagnostiche e propongono a monitor le aree
diagnostiche dove potrebbe essere presente una patologia.
1.3.6 Energia (sistemi, componenti e tecnologie)
L
a nostra società consuma energia a ritmi elevati utilizzando in gran parte
fonti non rinnovabili, cioè disponibili in quantità limitate. Petrolio, gas
naturale, carbone sono destinati ad esaurirsi. Secondo le stime più attendibili abbiamo petrolio per circa 40 anni ai consumi attuali, ma il problema si
porrà molto prima, quando la domanda supererà l’offerta ed inizierà a premere
sui prezzi. L’energia rinnovabile viene prodotta da fonti come il sole, il vento e
l’acqua, e si rinnova nel medio termine con i cicli meteorologici e biochimici, e
nel breve termine produce solo un minimo impatto ambientale.
I combustibili fossili, oggi predominanti nella produzione energetica, producono alti tassi di anidride carbonica (CO2) e una serie di inquinanti dannosi,
come ad esempio gli ossidi di zolfo, gli ossidi di azoto, le polveri sottili, il benzene, oltre al surriscaldamento globale dovuto al ben noto effetto serra.
Il Protocollo di Kyoto, a cui aderisce anche l’Italia, ha per obiettivo la riduzione delle emissioni di CO2 per limitare le alterazioni climatiche.
Queste esigenze di carattere ambientale sono rafforzate da requisiti economico-strategici per l’impatto che la disponibilità ed il prezzo dell’energia hanno
sullo sviluppo economico complessivo.
Sotto tali spinte, tutto il settore industriale energetico è in grande fermento
e promette grandi spazi di sviluppo tecnologico nei quali Genova, per la sua
presenza in settori industriali high-tech, potrebbe certamente individuare linee di sviluppo di interesse nazionale ed internazionale.
Le aree di sviluppo dell’intero settore energetico sono molte perché riguardano numerosi approcci concomitanti, con i quali si può affrontare il problema
della disponibilità energetica e della conservazione ambientale. In particolare
i principali temi sono:
• La produzione di combustibili non fossili (biodiesel, alghe, ecc);
• La produzione di combustibili e processi di generazione non inquinanti
(idrogeno, fuel cells, ecc. …);
• Il risparmio energetico, prevalentemente come risparmio di energia termica;
• La ricerca di cicli di produzione rinnovabile (biomasse, eolico, geotermico, ecc.);
• La distribuzione, anche capillare, della produzione di energia termica ed
elettrica (micro cogenerazione, pannelli solari termici, pannelli fotovoltaici, ecc);
• L’architettura di immobili combinata fra risparmio e produzione energetica;
• Il nucleare sicuro (reattori di IV generazione, fusione nucleare, ecc. …).
39
Tutti questi settori sono in grande evoluzione, principalmente tecnologica,
e vi sono molti spazi per i quali l’industria genovese è attrezzata per attività
anche molto innovative di interesse applicativo sia locale, sia di livello internazionale.
Genova è in grado di esprimere grandi potenzialità già presenti nel settore, sia
attraverso le sue imprese (Ansaldo Trasporti, Ansaldo Energia, ASG Superconductors e altre imprese minori) sia con le sue realtà di ricerca (l’Università
e gli altri Enti). Ma va osservato che molte altre attività presenti, al momento
orientate ad altre applicazioni, possono portare valore aggiunto industriale al
settore energetico.
In particolare esistono competenze scientifiche e industriali rilevanti in grado
di affrontare il problema della produzione dell’energia (fuel cells), dell’accumulo (hydrogen storage) e della distribuzione (accoppiando la distribuzione
dell’idrogeno liquido a quella dell’energia elettrica mediante cavi superconduttori).
Una possibile via di sostegno a questo settore potrebbe consistere nel lanciare un progetto che si proponesse di studiare la realizzazione di un sistema
ligure per l’energia del futuro prossimo, sistema che affrontasse i problemi
di produzione, distribuzione e consumo razionale in modo integrato fra fonti
tradizionali (quasi totalmente non rinnovabili) e fonti rinnovabili, sistemi di
microproduzione, cogenerazione distribuita, attraverso una gestione a livello
regionale con adeguati livelli di affidabilità.
L’attuazione di un tale progetto, oltre a creare un ritorno sulla comunità locale, consentirebbe lo sviluppo di soluzioni e sistemi innovativi che avrebbero
un mercato nazionale ed internazionale.
I principali temi aperti nel settore energetico, per i quali si attendono importanti sviluppi nei prossimi cinque-dieci anni, sono i seguenti:
1 Fonti energetiche
 Riduzione dell’impatto ambientale delle fonti fossili tradizionali
 Modi di sfruttamento compatibile di fonti rinnovabili e assimilate
(solare, idrico, eolico, biomasse, rifiuti, syngas, ecc. …)
 Nucleare sicuro (di III e IV generazione, fusione nucleare)
 Fuel cells
 Sistemi per lo sfruttamento di sorgenti geotermiche (anche a bassa entalpia)
 Sistemi di accumulo energetico
 Sistemi di recupero dell’energia
 Aumento dell’efficienza e del rendimento negli impianti tradizionali
di produzione elettrica, e diminuzione dell’impatto ambientale legato
al loro funzionamento
2 Impianti e metodi di produzione di energia (elettrica , termica)
 Impianti eolici adatti per l’orografia regionale
40
 Impianti di micro generazione elettrica rinnovabile
 Impianti di micro cogenerazione
 Impianti di micro generazione termica (rinnovabile o assimilabile)
 Impianti di accumulo
 Impianti per il trasporto privato
 Impianti per il trasporto pubblico
 Impianti per la nautica e la generazione in porto
3 Micro e mini sistemi integrati e polifonti di produzione/
consumo di energia
 Sistemi condominiali o di isolato urbano
 Sistemi misti per frazioni o piccoli comuni
 Sistemi misti per grandi centri urbani
 Grandi sistemi di accumulo
 Microsistemi di generazione di energia per applicazioni portatili
4 Rete di distribuzione
 Struttura di rete composita e a produzione/consumo distribuiti e random
 Studi di stabilità della rete
 Metodi di gestione della rete
 Affidabilità di rete e struttura topologica
 Sistemi di protezione della rete
5 Risparmio energetico
 Modalità ed elementi architettonici integrati per il risparmio energetico
negli edifici
 Modalità integrate di risparmio energetico negli edifici adibiti ad attività
lavorative
 Modalità integrate di risparmio nei trasporti
6 Impatto ambientale
 Metodi e sistemi per tenere sotto controllo l’impatto ambientale
1.3.7 Telecomunicazioni (sistemi, componenti e tecnologie)
L
e telecomunicazioni sono un settore saturo e con fortissima concorrenza globale.
Pertanto, a livello locale è meglio investire in altri settori in cui è necessaria minore massa critica (biomedicale, energia e sua gestione).
Sono invece più promettenti per gli aspetti economici le tecnologie di telecomunicazione di “nicchia”, come per esempio quelle per la difesa, per la sicurezza, la protezione civile, ecc.
Nel settore delle infrastrutture di rete fissa, non sembrano esserci per ora
alternative alla fibra ottica, anche se la larghezza di banda disponibile cresce
continuamente (100 GBps per trasmettitore attualmente, valori che verranno
41
superati a breve).
La crescita della banda sul mobile è continua ed è forse la più significativa.
Il cuore degli sviluppi tecnologici futuri riguarda soprattutto le infrastrutture
di rete, comparto che si sta muovendo rapidamente dalle tecnologie di infrastrutture fisse a modelli e tecnologie nel campo dei collegamenti mobili.
I terminali, specie se mobili, stanno sempre più assomigliando a computers
in rete e le reti stesse da infrastrutture di telefonia in senso stretto migrano
rapidamente verso la funzione di reti di dati con larghezze di banda sempre
maggiori, per consentire transazioni e collegamenti complessi. Addirittura la
telefonia vocale può già di fatto essere integrata con lo scambio dati (VOIP),
in modo indistinguibile da altri flussi di informazione digitale.
Le velocità e la banda richieste in tutti i comparti delle telecomunicazioni
richiedono la sostituzione di componenti elettronici con componenti ottici
(circuito stampato ottico e non elettronico multistrato); la difficoltà per ora è
nello sviluppo di componentistica ottica, che peraltro sta subendo molta attenzione anche nei settori della componentistica elettronica in generale (vedi
paragrafo sull’elettronica).
Nel settore delle radiocomunicazioni, è un tema significativo la generazione
di waveforms per la Software Defined Radio, che consente di trasmettere con
lo stesso apparato hardware forme d’onda diverse (VHF, UHF); l’hardware
è già disponibile, mentre sono necessari sviluppi soprattutto a livello di software.
Nel settore avionico assumerà grande importanza il Wide Band Data Link per
la gestione di piattaforme UAV (Unmanned Aerial Vehicle).
Nel settore delle Professional Mobile Radio sarà importante l’integrazione di
tecnologie tipo Tetra (safety critical) col mondo commerciale dell’LTE (4G),
allo scopo di permettere agli operatori di comunicare attraverso canali normali quando non c’è necessità di segretezza assoluta.
Inoltre è un argomento promettente lo sviluppo delle cosiddette reti “manned”, costituite da 4-5 apparecchi stand-alone che comunicano tra di loro in
autonomia, senza necessità di infrastrutture di rete.
Si registra poi un ritorno agli investimenti sul satellitare come infrastruttura di telecomunicazione per applicazioni militari (sat com on the move). In
questo campo gli orientamenti applicativi riguardano gli stessi temi già citati precedentemente: Software Defined Radio, waveforms, Wide Band Data
Link, reti “manned”.
1.3.8 Trasporti (sistemi, componenti e tecnologie)
N
el campo dei trasporti Genova è principalmente rappresentata in due
grandi settori: la logistica intermodale, legata ai traffici portuali, ed il segnalamento ferroviario.
42
Comunque, le capacità e competenze nel campo dell’automazione presenti a
Genova mostrano anche un interesse applicativo per i trasporti, anche urbani, aerei e navali di passeggeri. In questo senso, le evoluzioni tecnologiche nel
settore dei trasporti sono molto correlate con le evoluzioni di tutto il settore
dell’automazione in genere.
Per gli specifici campi della logistica e del ferroviario sono previste evoluzioni
nei seguenti segmenti tecnologici:
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
Creazione di consorzi internazionali per la standardizzazione delle tecnologie e la razionalizzazione delle relative specifiche;
Safety & security;
Robotica autonoma (UAV, UGV), con simulazione di apparato e di veicolo;
Sistemi di automazione che consentono la guida del veicolo ferroviario
senza conducente (driverless);
Testing and hardware in the loop;
System on chip;
Progettazione in “sicurezza” con Safety Integrity Level 4, secondo normativa CENELEC;
Metodi di validazione e certificazione;
Utilizzo di tecnologie satellitari per la determinazione della posizione del
convoglio ferroviario e per le comunicazioni treno-treno e terra-treno;
Sistemi di telecomunicazioni per automazione, monitoraggio, safety su
grandi scale geografiche;
Tecnologie utilizzabili per incrementare l’efficienza energetica dei sistemi
di trasporto;
Applicazioni di tecnologie (laser, termiche, onde millimetriche) al monitoraggio (safety, security, manutenzione) degli asset ferroviari;
Nanosensoristica, Videoanalisi, Efficienza energetica
Viene segnalato un forte impatto sui trasporti da parte delle evoluzioni delle
piattaforme hardware e software di elaborazione. In particolare ci si aspetta
un incremento ulteriore della complessità tecnologica, un’ulteriore necessità
di standardizzazione e, in ambito hardware, si segnalano forti evoluzioni in
merito a sistemi multicore, sistemi embedded open source, real time Linux,
con progressiva transizione da sviluppo software ad uso di FPGA.
In generale, nell’ambito delle tecnologie di processo, è atteso uno sviluppo
consistente nel campo del “model-based engineering”.
1.3.9 Navale Marittimo
I
l potenziale di sviluppo dell’area mediterranea appare di grande portata,
e ciò anche in virtù della dimensione della domanda di beni, tecnologie e
competenze che proviene da Paesi che in questi anni hanno sperimentato
tassi di crescita del prodotto interno lordo molto maggiori di quelli verificatisi
in Europa.
43
L’automazione nel mondo navale si sta evolvendo ed è in continua crescita.
Fino a circa trent’anni fa l’automazione navale consisteva principalmente nel
comandare a distanza gli elementi degli impianti di propulsione e ausiliari e
nel sorvegliare il corretto funzionamento di quest’ultimi attraverso telemisure e teleallarmi.
Oggi i sistemi di automazione e di controllo hanno una parte rilevante nella
valutazione dei costi della nave.
In tale scenario si prevedono evoluzioni tecnologiche per il settore navale e, in
particolare, in quello dell’automazione navale, finalizzate principalmente a:
•
•
•
•
•
•
ridurre l’equipaggio;
incrementare il numero delle nuove costruzioni ad alto livello di specializzazione;
installare a bordo apparati e impianti sempre più complessi;
monitorare macchinari o impianti in maniera da prevenire i guasti con
tempi più rapidi e tempestivi della gestione umana;
diagnosticare più facilmente la raccolta storica dei dati acquisiti e introdurre le manutenzioni preventive;
ottenere maggiore sicurezza operativa.
1.4 Sintesi di previsione al 2016 e al 2021
U
na sintesi che tenga nel dovuto conto le specificità evolutive dei singoli settori di riferimento è difficile, proprio in ragione delle diverse
sfaccettature che li contraddistinguono. Tuttavia l’analisi condotta
consente di riassumere alcuni aspetti che caratterizzano trasversalmente tutti
i settori di riferimento che lo studio ha preso in considerazione.
In tal senso, si riassumono nel seguito alcuni elementi, di carattere comune
e generale, che emergono dalle analisi svolte presso gli operatori presenti in
Genova.
Evoluzione delle tecnologie
P
er quanto riguarda i trend evolutivi dei paradigmi tecnologici, sembrano essere prioritari i seguenti temi:
•
•
•
•
44
Forte distribuzione in rete di applicazioni/funzioni. Tecnologie di
rete e di infrastruttura di comunicazione. Tecnologie software per
controllo, gestione, protezione e fruizione dell’informazione scambiata ed ottenuta tramite la rete;
Soluzioni integrate in rete di processi distribuiti (healthcare, logistica, servizi alle imprese e al cittadino);
Forte espansione delle applicazioni verso l’uso remoto o in mobilità;
Modifica del modello di computazione-data storage in forme distribuite
in rete (cloud computing, data integration, browsing by content, ecc.);
•
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Soluzioni integrate di domotica applicate agli edifici, alla costruzione navale passeggeri o al servizio sanitario (assistenza a pazienti
non ospitalizzati);
Risparmio energetico;
Miglioramento dei rendimenti energetici convenzionali, integrazione con fonti alternative e distribuzione efficiente dell’energia. Energy Storage;
Sviluppo applicativo di sistemi per la security e la sicurezza informatica e convenzionale;
Sistemi flessibili di radiotrasmissione e di rete wireless (anche reti
“manned”, autonome e prive di infrastruttura fissa);
Tecnologie e sistemi per la virtualizzazione di applicazioni e la simulazione real time;
Tecnologie e sistemi per il monitoraggio ambientale;
Sensori e sistemi sensoriali “intelligenti” per monitoraggio e diagnostica medica e di macchine (formazione di immagine, elaborazione
e riconoscimento di situazioni complesse, elaborazione di strutture
dati di supervisione non omogenee);
Sensoristica basata su nuove tecnologie (nanotecnologie, biosensori);
Tecnologie wireless nell’automazione industriale;
Tecnologie satellitari nell’automazione (posizionamento, sicurezza,
security).
Aspetti organizzativi attuali
D
•
•
•
•
•
al punto di vista degli aspetti organizzativi e delle relative problematiche, si sono evidenziati i seguenti punti critici:
Attualmente sussiste una elevata frammentazione delle iniziative
industriali, sia progettuali e di mercato sia di ricerca e innovazione;
Vi è la presenza di attività anche molto adeguate per tecnologia, innovazione e mercato, molte delle quali però, per la frammentazione
di cui sopra, non riescono a superare le masse critiche sempre più
necessarie in un quadro competitivo globalizzato;
Si registra una mancanza di coordinamento, che coinvolga PMI, GI,
Università ed Enti di Ricerca e, conseguentemente, una difficoltà nel
fare massa critica su progetti di dimensione adeguata all’assetto globale della ricerca e dell’innovazione;
A livello delle Istituzioni, potrebbe quindi forse essere valutata la
realizzazione di cooperazioni con le altre regioni del Nordovest (Piemonte, Lombardia, non escludendo la Costa Azzurra) per raggiungere una massa critica con cui presentarsi all’estero, non in competizione ma in cooperazione;
Vi è molta distanza fra le tematiche sviluppate dagli enti di ricerca
e i bisogni di innovazione degli operatori industriali; come conseguenza, il trasferimento tecnologico verso le imprese è scarso come
45
•
•
•
•
•
•
•
•
qualità e quantità: l’assoluta libertà di ricerca si scontra infatti con
la fattibilità del trasferimento tecnologico stesso;
Sono troppo rare le ricadute dai rapporti fra imprese ed enti di ricerca, con poche interazioni sistematiche di programmazione e di
sviluppo di progetti comuni;
Vi è scarso supporto alla ricerca e all’innovazione da parte delle Istituzioni territoriali, con ritardi e tempi non compatibili con le velocità di sviluppo ed in assenza di una visione di politica industriale;
Vi è uno scarso supporto al richiamo di imprese innovative;
Non viene adeguatamente incentivata la creazione di legami territoriali per le imprese presenti;
Le Istituzioni territoriali non sono orientate a concentrare le poche
risorse solo su progetti significativi e strategici ma piuttosto a dare
supporti molto distribuiti, i quali spesso non sono funzionali al raggiungimento di obiettivi di consolidamento tecnologico territoriale;
E’ fondamentale rilanciare l’occupazione dei laureati nelle discipline tecniche e scientifiche (ingegneria, fisica, matematica,…) con opportuni strumenti politici (borse, forme flessibili) per incentivare le
aziende ad inserire giovani. A tale scopo, è inoltre da migliorare la
diffusione di informazioni sulle aziende presenti sul territorio presso i neolaureati;
Deve essere adeguatamente valorizzata la presenza dell’Istituto Italiano di Tecnologia nel territorio genovese, sviluppando le interazioni col tessuto industriale preesistente;
In questo quadro, il ruolo di coordinamento e supervisione del futuro Parco Scientifico e Tecnologico non deve essere limitato ai soli
enti fisicamente localizzati agli Erzelli: l’obiettivo strategico è riunire
i vari attori (industrie, CNR, facoltà di ingegneria, Istituto Italiano
di Tecnologia) in modo da attuare una proficua cross-fertilization.
2 Dinamiche delle Infrastrutture Tecnologiche e di Ricerca
2.1 Quadro generale
I
l territorio genovese annovera la presenza di un rilevante accorpamento
di Istituzioni e attività di ricerca, che nel seguito saranno brevemente esaminate nelle loro specificità e nelle loro capacità di sviluppo futuro.
Le capacità che sono riconosciute alla ricerca presente sul territorio genovese,
e che nell’ambito degli obiettivi e previsioni di questo progetto, devono ulteriormente essere migliorate possono essere sintetizzate come segue:
Capacità di eccellenza, anche internazionale, nella ricerca scientifica e tecnologica, in particolare nei campi di interesse per i settori di riferimento;
Capacità di collegamento con realtà di ricerca e di innovazione internazionali;
Capacità di eccellenza didattica.
46
Devono invece essere nettamente migliorate rispetto allo stato attuale le seguenti capacità:
Capacità di coinvolgimenti collaborativi a livello industriale;
Capacità di attrazione di attività avanzate di ricerca e di innovazione.
Il raccordo efficace ed efficiente con la ricerca è elemento fondamentale, in
particolare per la PMI high-tech, al fine della realizzazione dell’ottica futura
che il presente progetto cerca di prevedere e rendere fattibile per i prossimi
cinque e dieci anni.
Tale previsione vuole infatti immaginare un territorio che, in ambito hightech, sia ricco di eventi-opportunità trasversali fra le capacità tecnologiche e
produttive presenti, attraverso le quali sia visibile la vitalità e dinamicità che
consentano di posizionarlo sull’onda portante dell’avanzamento della tecnologie e dell’innovazione.
In questo quadro va inserita la decisione assunta dalla Facoltà di Ingegneria
di Genova e dall’Università di Genova di trasferire tutta la Facoltà – compresi
i laboratori – nel Parco Scientifico degli Erzelli, occupando una superficie di
circa 85.000 mq. e diventando pertanto un anello essenziale strategico non
solo per lo sviluppo del Parco Scientifico stesso ma anche, soprattutto, per lo
sviluppo del’Università e la crescita tecnologica del territorio.
2.2 L’Università degli Studi di Genova (Scuola Politecnica)
L’
Università degli Studi di Genova, con le sue Facoltà, Dipartimenti e
Centri di Ricerca, è presente in tutti i settori di riferimento indicati e,
storicamente, ha formato gran parte degli ingegneri, fisici, matematici e tecnologi che hanno contribuito allo sviluppo dell’high-tech genovese.
In particolare, negli ultimi anni, a fronte di una razionalizzazione dell’offerta
formativa, sulla base della domanda proveniente dal territorio e dal mondo
del lavoro, si è registrato un aumento delle immatricolazioni, rispetto al lieve
decremento su cui si è attestato il sistema universitario nazionale. L’andamento delle immatricolazioni è inoltre accompagnato da una buona capacità
di attrazione di studenti da fuori regione, stimabile in una percentuale pari al
16%. Facendo riferimento, ad esempio, alla Facoltà di Ingegneria, fra il 2006
ed il 2009 si sono iscritti al primo anno in media circa 1000 studenti per anno
accademico, il 25% ed il 6% dei quali provenienti rispettivamente da fuori
regione e dall’estero. Sempre riferendosi ad Ingegneria, fra gli anni accademici 2004-2005 e 2007-2008, in media quasi 500 studenti all’anno hanno
conseguito la laurea triennale, circa 230 all’anno la laurea specialistica e circa
altrettanti la laurea quinquennale o la laurea specialistica a ciclo unico.
Ai fini del presente progetto sono di grande rilievo, sia storico che futuro, le
attività di ricerca e sviluppo esistenti nell’Ateneo genovese nei settori dell’Automazione, dell’Information Communication Technology, della Robotica,
della Bioingegneria, dell’Ingegneria Navale, nonché in discipline più di base
47
(si pensi alle Architetture di Elaborazione, all’Intelligenza Artificiale, all’Automazione avanzata, alle Biotecnologie, alla Chimica Industriale).
In generale, uno dei punti di forza dell’Ateneo genovese è rappresentato proprio dalla ricerca, che si conferma di elevato valore, raggiungendo, in alcune
aree, livelli di eccellenza riconosciuti in campo nazionale ed internazionale.
L’Università di Genova occupa ormai stabilmente una posizione di rilievo nel
sistema universitario italiano, sia per quanto riguarda i risultati scientifici sia
per la presenza in progetti di ricerca nazionali ed internazionali, ed è infatti
collocata tra i primi 10 Atenei italiani, come attestato dalla relazione conclusiva del Comitato di Indirizzo per la Valutazione della Ricerca (CIVR), nella
quale molte aree scientifiche figurano ai primi posti nelle valutazioni nazionali, nonché da classifiche internazionali (Ranking Web of World Universities,
Academy Ranking of World Universities, Via Academy). In particolare, fra le
Facoltà di Ingegneria, quella genovese è classificata tra i primi cinque posti
in Italia (si vedano, ad esempio, le indagini CENSIS del 2006 e del 2011) in
rapporto a parametri legati a produttività, relazioni internazionali ed attività
didattica e di ricerca.
Anche la partecipazione al Settimo Programma Quadro di ricerca e sviluppo tecnologico dell’Unione Europea (2007-2013), principale strumento per
il finanziamento della ricerca a livello europeo, ha visto negli ultimi anni un
trend positivo.
Il prestigio e reputazione, anche internazionali, dell’Ateneo sono di tutto rispetto e, anche in virtù di tali fattori di merito, andrebbero senz’altro incrementati i rapporti di collaborazione con le imprese.
Il trasferimento della Facoltà di Ingegneria presso il Parco Scientifico e Tecnologico degli Erzelli consentirà, per la prima volta dopo 70 anni, di avere la
Facoltà organizzata a Genova in una sola sede, con laboratori di avanguardia,
consentendo un’importante sinergia tra l’Ateneo ed il territorio ed una razionalizzazione strutturale necessaria per rivestire un ruolo cardine nello sviluppo e nell’innovazione produttiva e tecnologica dell’intera Regione.
2.3 Il CNR e i suoi centri/laboratori in ambito genovese
L’
Area della Ricerca di Genova è tra le prime previste dall’Ordinamento dei Servizi dell’Ente; è stata, infatti, costituita nel 1978.
E’ nata inizialmente dall’aggregazione di tre Istituti (Istituto per i circuiti elettronici, Istituto per l’automazione navale ed Istituto per le tecnologie
didattiche).
Il Consiglio Nazionale delle Ricerche, prima della riforma del 2001/2002 era
presente a Genova con otto Istituti (tutti insediati nell’Area) e con cinque centri di studio (presso i diversi dipartimenti universitari) per un totale di circa
duecento addetti che ben si interfacciano con il mondo universitario e la ricerca industriale. L’attuale struttura genovese del CNR si compone di Unità
Operative Locali, parti dei seguenti istituti di livello nazionale:
48
•
•
•
•
•
•
•
•
•
IBF - Istituto di Biofisica
IEIIT - Istituto di Elettronica e di Ingegneria dell’Informazione e delle
Telecomunicazioni
IENI - Istituto per l’Energetica e le Interfasi
ILC - Istituto di Linguistica Computazionale
Istituto di Matematica Applicata e Tecnologie Informatiche
ISMAC - Istituto per lo Studio delle Macromolecole
ISMAR - Istituto di Scienze Marine
ISSIA - Istituto di Studi sui Sistemi Intelligenti per l’Automazione
ITD - Istituto per le Tecnologie Didattiche
La funzione dell’Area come centro di attrazione culturale è resa evidente dalla
presenza di un numero importante di visiting scientists, ricercatori, borsisti
e tesisti, di organizzazioni pubbliche e private, oltre a ricercatori e personale
docente dell’Università che frequenta i laboratori del CNR per sviluppare ricerche comuni.
Senza nulla togliere all’autonomia della ricerca, tanto più per quella di carattere fondamentale, nel prossimo decennio una tale concentrazione di competenze nei settori di interesse (come indicato dal presente documento) deve
essere strettamente collegata con un rete scientifica e tecnologica locale, non
solo nei momenti di applicazione e di trasferimento tecnologico (ex-post),
ma anche nei momenti di programmazione e di pianificazioni di progetti di
ricerca ed innovazione di interesse territoriale, con particolare riferimento
a progetti di collaborazione fra le PMI e la GI. Ciò in materia di prodotto/
servizio e di processo.
Secondo il presente progetto, nel prossimo decennio, sia da parte del CNR
locale, dell’Industria e degli Enti, bisogna operare perché tale raccordo, esistente ma lasco, venga ad essere uno strumento sistematico e organico nella
gestione dello sviluppo dell’high-tech a Genova. E, a tal fine, è allo studio – da
parte del CNR – il trasferimento di tutte le attività genovesi nel Parco Scientifico e Tecnologico degli Erzelli.
Va infine sottolineato che il CNR è stato promotore a Genova del “Festival
della Scienza”, che si tiene ormai da 6 anni nella città di Genova e che è diventata la principale manifestazione nazionale di divulgazione scientifica e
tecnologica.
49
2.4 L’Istituto Italiano di Tecnologia
L’
Istituto Italiano di Tecnologia è una fondazione istituita dal Ministero
dell’Economia e delle Finanze e dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, la cui attività è iniziata alla fine del 2005 con l’obiettivo
di condurre ricerche d’avanguardia in settori strategici sia per lo sviluppo industriale del paese sia per l’avanzamento delle conoscenze della comunità scientifica
internazionale.
La sede centrale di IIT si trova a Genova, in un edificio di 30.000 mq dove lavorano
circa 700 ricercatori. Lo staff complessivo di IIT conta circa 900 persone, provenienti da 34 paesi del mondo e con un’età media di 34 anni. Tra questi, circa 200
ricercatori lavorano in 10 laboratori istituiti sul territorio nazionale a partire dal
2009 per rafforzare le attività di IIT in specifici campi tecnologici sfruttando la sinergia con altri istituti di ricerca eccellenti a Torino, Milano, Trento, Parma, Pisa,
Roma, Napoli e Lecce.
Fin dall’inizio della sua attività, l’Istituto Italiano di Tecnologia persegue un piano
scientifico di carattere fortemente interdisciplinare basato sullo sviluppo coordinato di sette Piattaforme Tecnologiche complementari: “Robotica”, “Neuroscienze”,
“Scoperta e sviluppo di farmaci e di strumenti di diagnostica avanzata”, “Energia”,
“Materiali intelligenti”, “Ambiente, salute e sicurezza” e “Computazionale”.
Nel suo complesso, l’attività di IIT mira a sviluppare e disseminare nuova conoscenza scientifica nonché a rafforzare la capacità competitiva del sistema tecnologico nazionale. Per perseguire questo duplice obiettivo, l’IIT collabora con enti di ricerca e
imprese in Italia e all’estero, alimentando in questo modo lo sviluppo scientifico, il
perseguimento di traguardi tecnologici e l’alta formazione in settori tecnologici.
Ai fini del progetto le piattaforme di maggiore impatto potenziale sono le seguenti
Robotica
I
IT attualmente sta realizzando un grande sforzo per realizzare un ampio
programma su sistemi “umani” basato su tre filoni di ricerca principali:
1. robotica umanoide, con particolare attenzione alla cognizione;
2. studi del comportamento umano con particolare attenzione alla percezione e azione;
3. comunicazione ed interazione uomo-macchina con forte enfasi sul
progresso tecnologico e scientifico dell’interfaccia bidirezionale diretta al sistema nervoso;
Questi filoni di ricerca vengono portati avanti con questi obiettivi:
ampliare le conoscenze e le tecnologie nel settore dei sistemi artificiali realizzando robot umanoidi autonomi in grado di apprendere dall’esperienza e
interagire naturalmente con l’uomo;
indagare come unire le tecnologie robotiche con i sistemi biologici per migliorare la qualità della vita, in particolare delle componenti deboli della nostra
società;
la progettazione di sistemi robotici che hanno potenziali applicazioni in diversi campi, dalla riabilitazione di pazienti neurologici alla formazione di
50
operatori in sistemi avanzati uomo-macchina e in ambienti difficili, come
nello spazio;
studiare materiali morbidi, funzionali, anisotropi imitando la nostra pelle,
tendini e ossa, ma anche lo sviluppo di materiali auto-riparativi ed evolutivi.
Dotando tali materiali di adeguate proprietà biocompatibili e funzionali si
possono creare efficienti interfacce tra i sistemi biologici e dispositivi artificiali, permettendo lo sviluppo di dispositivi protesici innovativi.
Smart materials
L
o sviluppo tecnologico punta ad un’azione sinergica di materiali distinti.
La combinazione di materiali diversi, con proprietà ben studiate e stabilite, adeguatamente messe insieme, dovrebbero portare a nuovi materiali in grado di preservare le proprietà dei singoli componenti, con ulteriori
caratteristiche che non avrebbero individualmente. Tali materiali compositi
possono essere interessare differenti aree come quello dei trasporti, strumentazione medica e bioingegneristica, ingegneria civile, strumenti meccanici, moda,
imballaggi, quadri elettrici ignifughi e sport. Le principali materie necessarie
per rendere possibili tutte queste applicazioni sono materie plastiche e nanostrutture. Ad esempio resine termoplastiche e termoindurenti, polimeri elettricamente conduttivi, fibre polimeriche, materiali plastici biodegradabili o biocompatibili, ect. Tutte queste classi di materie plastiche costituiscono un punto
comune di partenza per i materiali compositi quando combinati con una ampia
varietà di nanofiller. Preservando la capacità intrinseca della materia plastica
per la lavorazione e produzione, senza sacrificare le loro proprietà meccaniche,
e senza aggiungere ulteriore peso, i materiali compositi ottenuti prentano proprietà uniche normalmente non disponibili nel materiali presi singolarmente.
La strategia integrata di IIT si basa sulla combinazione unica di nanochimica e
scienza dei materiali, che pone l’Istituto all’avanguardia in questo campo.
Energia
L’
obiettivo di questa piattaforma è quello di affrontare la crescente
domanda di fonti di energia alternative portatili, in aree industriali
molto importanti come l’automazione, la robotica, l’elettronica portatile e l’automotive. IIT sviluppa tecnologie mirate alla massima miniaturizzazione e alla riduzione del rapporto fra costo del dispositivo e potenza
prodotta.
La strategia si articola su tre tipologie di sistemi:
1. celle fotovoltaiche plastiche
2. sistemi solid state harvester
3. batterie e storage ad alta capacità.
Pur considerando la natura nazionale ed internazionale dell’IIT, nel prossimo
futuro deve certamente essere rafforzata l’interazione con l’industria Hi-Tech
locale, interazione che oggi è ancora piuttosto debole.
Gli obiettivi generali del presente progetto sono in linea con la missione di
51
trasferimento tecnologico di IIT, per la quale l’Istituto è chiamato a realizzare
un insieme organico di attività mirate a favorire il trasferimento di competenze, soluzioni tecnologiche e proprietà intellettuale, originate dalla ricerca
scientifica e dirette verso le piccole e medie imprese, anche attraverso la creazione di nuove realtà imprenditoriali ad alto contenuto tecnologico.
52
53
1. La visione futura di Genova Tecnologica al 2021
D
a tutti gli elementi fin qui considerati si pensa sia possibile e realistico
elaborare una visione ed un progetto capace di riqualificare Genova
come Città della Tecnologia, avendo l’ambizione, suffragata dalle capacità già ora presenti, di tendere alla realizzazione di un territorio di eccellenza in alcuni dei settori individuati.
Una tale visione dello sviluppo tecnologico di e per Genova ha i seguenti
obiettivi-criteri generali, che sono difficili e complessi, ma che si considerano
realistici:
•
•
•
•
•
•
•
•
•
sviluppo-rafforzamento di un tessuto industriale ad elevato contenuto
tecnologico e caratterizzato da forte innovazione;
area di concentrazione di attività leading in alcuni settori della ricerca
correlati con le attività high-tech caratterizzanti il territorio;
territorio di grande richiamo per copresenza di attività industriali avanzate e qualità ambientali e vivibilità;
sostegno di eccellenza alla creazione di imprese innovative;
attrazione di imprese high-tech, di investimenti e di risorse umane di altissima specializzazione;
visibilità nazionale e internazionale come territorio di eccellenza nei settori individuati;
rilevante sviluppo di occupazione, specie giovanile, nei settori innovativi;
area di richiamo per la alta formazione di nei settori caratterizzanti il territorio;
compatibilità delle tecnologie sviluppate con la vocazione turistica e ambientale del territorio.
Sulla base di questa visione, nei prossimi paragrafi viene delineato nelle sue
caratteristiche generali un progetto, per il quale vengono formulati i suggerimenti e le proposte di azione che appaiono necessarie per il perseguimento
del tempo di tali obiettivi.
2. Proposte per il 2021
L
e proposte del presente progetto riguardano una pluralità di attori del
territorio e, in particolare, le Istituzioni Pubbliche, le Infrastrutture di
Ricerca presenti e, naturalmente, l’Industria high-tech.
Il progetto è certamente ambizioso, ma si ritiene che sia fattibile anche in considerazione della presenza qualificata nei settori high-tech, che, certamente,
hanno ancora grandissime possibilità di sviluppo.
Si ritiene possibile che la realizzazione di un’iniziativa quale quella descritta
possa sfociare nell’arco dei prossimi dieci anni ad una grande qualificazione,
anche internazionale, di Genova come uno degli importanti riferimenti dell’hi54
gh-tech, con riferimento particolare ai settori presi in esame nel documento e,
sicuramente, in quelli dell’Automazione Industriale e dei Servizi, dei Trasporti, Navale, dell’Healthcare e delle Information and Communication Technologies.
In tale futuro contesto è immaginabile la realizzazione di un fattore due rispetto
al presente in termini di fatturato complessivo e di numero di addetti nei settori
high-tech, ma una caratterizzazione così forte del contesto genovese potrebbe
anche ottenere risultati molto migliori.
Nella seguente tavola 4 abbiamo formulato le previsioni al 2021 che scontano
una grande iniziativa da realizzare nei prossimi anni da tutti i protagonisti pubblici e privati.
Si prevede un incremento occupazionale di 7 mila addetti.
Sulla base delle nostre valutazioni, questo incremento, dopo la stasi conseguente alla crisi economica in atto, è correlato soprattutto agli effetti positivi dello
sviluppo del Parco Scientifico degli Erzelli, per un totale di 5 mila addetti.
Sono obiettivi ambiziosi ma certamente raggiungibili se il sistema a Genova
sarà in grado di esprimere una capacità di coordinamento e integrazione valorizzando le risorse e le potenzialità che abbiamo indicato, tra cui la completa
realizzazione del parco Scientifico e Tecnologico degli Erzelli.
tabella 4
Industria alta Tecnologia – area metropolitana Genova
(valori Stimati)
2001
Numero aziende
2021
Variazione% 2011/2001
150
190
+25%
Occupati
14500
21400
+48%
Fatturato stimato in mln. di euro
14500
21400
+48%
Fonte : stima Dixet – Confindustria Genova
2.1 Il ruolo delle Istituzioni
L’
innovazione tecnologica high-tech ed il suo sviluppo su un territorio
richiedono azioni di indirizzo e regia che investono trasversalmente
apporti politico-istituzionali, organizzativi, di pianificazione, operativi e di monitoraggio e verifica.
Le responsabilità e competenze per azioni programmatiche e realizzative di
interventi di così ampio raggio sono distribuite su una molteplicità di attori
che devono trovare una assetto organizzativo fin dalle prime fasi di una tale
azione, assetto che, data la natura dell’iniziativa, non può che essere voluto e
promosso dalle Istituzioni Territoriali.
Questo coincide in qualche modo con la creazione delle condizioni iniziali che
diano avvio al processo vero e proprio di attuazione del progetto, specialmente in termini di capacità di interpretare le necessità di
• indirizzamento
55
•
•
scelte strategiche
sostegno
In particolare si pensa che da parte delle Istituzioni sia indispensabile una
attività continua e sistematica sui seguenti temi di importanza strategica e
che nelle best practices sono sempre considerati elementi originari e alla base
dell’innesco di processi virtuosi di sviluppo di territoriale basato sulla tecnologia e sulla industria high-tech.
- Definire promuovere ed attuare anche attraverso interventi normativi:
• le politiche che promuovono e sostengono un contesto favorevole alla
ricerca e all’innovazione;
• le azioni di coordinamento e regia per lo sviluppo di reti di collegamento high-tech;
• la crescita di una rete di interrelazioni fra ricerca e innovazione, la pianificazione high-tech territoriale.
- Individuare ed operare scelte strategiche per l’innovazione dei settori high tech sul territorio
- Attuare politiche di marketing territoriale e di raccordo politico con le ist tuzioni nazionali ed europee
- Promuovere, animare e monitorare il processo innovativo territoriale
- Confermare, come opportunità per nuove aziende, l’insediamento nell’area
genovese, specificatamente nel Parco Scientifico e Tecnologico degli Erzelli
2.2 Il ruolo dell’Industria e delle infrastrutture di Ricerca
P
rogettare il futuro in ambito tecnologico non può prescindere dalla conoscenza delle linee di tendenza mondiale e, specificatamente, dallo
stato dell’area a cui il progetto si rivolge.
Il primo aspetto è stato svolto nei capitoli 3 e 4, nei limiti entro il quale proiezioni e previsioni possano essere ritenute congrue, in un comparto, quello
scientifico e tecnologico, in particolare, per i quali sono normali “salti” discontinui rispetto ad un processo evolutivo continuo.
Per il secondo aspetto, in relazione alla recente storia del tessuto tecnologico
genovese, si sottolinea la necessità dei seguenti processi di adeguamento alla
rapidità del contesto mondiale.
Miglioramento della capacità di investimento in ricerca
ed innovazione
P
oiché le attuali ristrettezze finanziarie sono destinate a permanere nel
tempo, l’unica via che si prevede nell’ambito di questo progetto si basa
sulla capacità di operare delle scelte, in modo da concentrare l’impegno
su quei settori davvero importanti con un supporto finanziario capace di infondere loro l’impulso necessario.
56
Sulla base di questo innegabile contesto e dei vincoli che ne derivano, si deve
tuttavia trovare la via per un rinnovato impegno industriale nella ricerca e
nell’innovazione. Una indicazione operativa su come intraprendere tale percorso comprende le seguenti azioni, che devono essere quanto prima avviate e
coordinate nel tempo:
•
•
•
•
•
•
Costituzione di gruppi settoriali di analisi misti (industria, ricerca) per l’individuazione e la programmazione di massima di progetti innovativi condivisi;
Scelta di alcuni progetti prioritari per essere avviati, verifiche di interesse e
individuazione del team di sviluppo (misto industria-ricerca);
Analisi degli strumenti di finanziamento disponibili, sia a livello locale-nazionale, sia, preferibilmente a livello europeo;
Analisi di opportunità e individuazione di partnership internazionali, sia
tecnologiche per gli sviluppi, sia di mercato per le applicazioni (nazionali e
/o internazionali);
Costituzione e avviamento delle fasi di definizione del team e delle partnership e proposta dei progetti;
Avviamento della prefattibilità dei progetti.
Miglioramento ed attuazione di un processo di pianificazione
strategica condiviso fra attività di ricerca ed attività di innovazione
I
l coinvolgimento delle Infrastrutture Territoriali di Ricerca (Università,
CNR, IIT, ecc.) deve basarsi su un processo il più condiviso ed unificato
possibile di pianificazione strategica in ambito scientifico, tecnologico ed
innovativo.
Il trasferire conoscenze e know-how da un ambito all’altro non è infatti quel
processo diretto, semplice e naturale che viene spesso descritto, e, soprattutto,
è molto inefficace se basato solo su contatti ex post.
La capacità di condividere un disegno strategico ed operare coerentemente nel
tempo per il suo sviluppo armonico è un elemento su cui gli Enti territoriali, le
Infrastrutture di Ricerca ed il Comparto industriale high-tech devono davvero
sentirsi comunemente impegnati.
Nella consapevolezza che tali cose sono molto più facili da dirsi che da farsi,
serve il nascere sul territorio di entità di coordinamento, come, per esempio,
un Parco Scientifico e Tecnologico, che possano essere coloro che mantengono
la rete e si raccordano con i decisori politici, della ricerca e dell’industria per
coordinare lo svolgimento quotidiano del processo. Di particolare importanza risultano tutte le azioni volte a raccordare la domanda di innovazione con
l’offerta e le attività di ricerca, azione che non può essere solo svolta ex post,
ma che necessariamente deve intervenire anche nelle fasi di pianificazione di
medio e lungo termine.
Tutto questo, tenuto anche in conto che, la realizzazione del progetto non si57
gnifica solo gestione ordinaria dello svolgimento delle cose, ma che deve anche contenere il processo di individuazione e creazione delle opportunità di
collaborazione, di sviluppo su progetti importanti, meglio se internazionali o
di cooperazione internazione (cooperazione non solo di ricerca, ma anche di
innovazione e di alleanza industriale).
L’intensità di opportunità è proprio l’elemento che caratterizza i territori che
sono noti nel mondo per il fiorire di processi innovativi e di economie ad essi
legate: sembra che il processo innovativo si inneschi e si mantenga al di sopra
di soglie critiche di intensità di opportunità territoriali.
Ruolo dell’Istituto Italiano di Tecnologia e contributo
agli obiettivi del progetto
G
li obiettivi generali del progetto sono in linea con la missione di trasferimento tecnologico di IIT, per la quale l’Istituto è chiamato a realizzare un insieme organico di attività mirate a favorire il trasferimento
di competenze, soluzioni tecnologiche e proprietà intellettuale, originate dalla
ricerca scientifica e dirette verso le imprese, anche attraverso la creazione di
nuove realtà imprenditoriali ad alto contenuto tecnologico.
IIT si propone di contribuire al processo d’innovazione dando luogo ad un sistema organizzato di attività collaborative con l’industria, contribuendo a definire
un modello operativo che sia efficace, riconoscibile, e sostenibile negli sviluppi futuri. Il progetto deve anche essere diretto a stimolare l’investimento delle
aziende in ricerca, a rafforzare la loro capacità di innovare, a creare un rapporto
di fiducia verso il mondo della ricerca. Al contempo, è obiettivo di IIT:
• aumentare la propria conoscenza delle problematiche aziendali
• accrescere la consapevolezza della cultura aziendale all’interno dei propri
centri di ricerca
• facilitare lo scambio del personale e l’assunzione in azienda di giovani laureati o dottori di ricerca
• stimolare progetti di ricerca e laboratori congiunti.
Più in generale, il contributo IIT all’interno del progetto ha lo scopo di promuovere un cambiamento culturale che privilegi un approccio di business all’innovazione, stimolando l’interazione tra gli operatori locali e fornendo alle imprese
tecnologie capaci di comportare un reale vantaggio competitivo attraverso l’innovazione di servizi, prodotti e processi produttivi nei seguenti settori:
•
•
•
•
Materiali intelligenti (in particolare materiali compositi e materie plastiche);
Robotica;
Dispositivi e Sensori;
Sicurezza e Salute, Diagnostica;
Lo sviluppo e la valorizzazione di detti settori produttivi saranno perseguiti anche tramite il sostegno alla creazione di quelle imprese Spin Off che siano dotate d’idee innovative ed economicamente perseguibili, e capacità tecnologica
58
allo stato dell’arte nei settori ritenuti strategici. A tal fine, si potrà sviluppare
un programma in grado di selezionare accuratamente le idee imprenditoriali,
agevolando l’inserimento in esse di competenze manageriali e favorendo partnership industriali, investimenti finanziari e consulenze altamente qualificate
per la definizione della strategia di business attraverso i partner di progetto.
Possibili azioni specifiche di IIT all’interno del progetto:
• predisporre l’offerta, individuando un portafoglio di tecnologie e di brevetti
oggetto di possibile trasferimento tecnologico;
• individuare il fabbisogno tecnologico delle aziende partner;
• attivare un programma di diffusione delle conoscenze tecnologiche e di dimostrazione delle potenzialità per lo sviluppo di prodotti e processi innovativi diretto alle aziende individuate;
• attivare un programma di individuazione, selezione e sostegno alla definizione di nuove idee di impresa Spin Off dalla ricerca;
• promuovere le opportunità offerte dal progetto, i risultati attesi e i risultati
conseguiti (casi di successo e insuccesso);
• definire un insieme di progetti attuativi di trasferimento tecnologico che
contemplino collaborazioni di ricerca e sviluppo, partnership per la commercializzazione di prodotti, licenze di brevetto, trasferimento di know
how, predisposizione di laboratori congiunti, costituzione di nuove attività
imprenditoriali;
• generare un modello collaborativo ricerca – impresa di riferimento che sia
sostenibile nel tempo ed esportabile ad altri settori produttivi.
Di seguito, si descrivono a titolo di esempio alcune azioni specifiche che potrebbero essere intraprese nel corso del progetto:
•
•
•
•
Scouting tecnologico interno;
Training;
Programma di Liaison tra Ricerca e Impresa;
Osservatori territoriali.
2.3 Il Parco Scientifico e Tecnologico
L
a larghissima maggioranza delle opinioni raccolte nello svolgimento di
questo progetto, è emersa la necessità di un’azione di coordinamento
e regia territoriale per le ricerca e la tecnologia, funzioni queste che in
Europa e nel mondo sono il compito principale dei Parchi Scientifici e Tecnologici.
La nascita di un Parco Scientifico e Tecnologico a Genova è indicata come una
necessità urgente, al fine di dare avvio quanto prima ad una fase di sviluppo
ordinato e sinergico delle molte potenzialità presenti sul territorio.
Il Parco Scientifico e Tecnologico, come tutte le strutture di successo di questo
tipo esistenti nel mondo, è fondamentale per dare attuazione e concretezza
settoriale agli indirizzi di programmazione di sviluppo industriale territoriale.
59
In tali ruoli attuativi vanno considerate le seguenti principali classi di attività
e di promozione:
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
Realizzazione di accorpamenti geografici di attività high-tech;
Individuazione e coordinamento di progetti comuni di ricerca e sviluppo;
Individuazione, crescita e mantenimento di reti di collaborazione fra soggetti sul territorio;
Individuazione e proposta di nuove linee di sviluppo e necessità emergenti;
Monitoraggio del processo di sviluppo industriale high-tech;
Individuazione di progetti, di natura tecnologica o di marketing, di internazionalizzazione di impresa;
Supporto per l’instaurazione e mantenimento di rapporti di natura industriale e tecnologica con i Paesi emergenti (Cina, India, Brasile, Africa);
Supporto al marketing territoriale nei settori scientifici e tecnologici;
Supporto alle attività di animazione scientifica e tecnologica sul territorio;
Supporto competente e coordinamento del supporto alle attività, più generali, di pianificazione territoriale nei settori high-tech.
L’avviamento di questa azione e il programma già in essere di stabilire una
concentrazione geografica delle attività high-tech agli Erzelli può indicare
l’opportunità di un futuro insediamento del Parco Scientifico e Tecnologico
nel cuore delle concentrazioni industriali, di ricerca e tecnologia: in tal modo
a regime si troverebbero situati nel ponente genovese, già sede di concentrazioni industriali, ulteriori insediamenti industriali ed universitari, questi
ultimi nel settore scientifico e tecnologico.
Queste condizioni costituiscono una possibilità favorevole e necessaria per lo
svolgimento di un’azione sinergica nel settore high-tech e corrispondono alla
creazione delle condizioni per la realizzazione delle linee indicate, descritte e
sviluppate dalle proposte del presente documento: in particolare nelle indicazioni relative alle azioni finalizzate al consolidamento e sviluppo, possibili nei
prossimi quinquennio e decennio, per i settori high-tech.
2.4 Università, parchi tecnologici e creazione d’impresa
I
l Parco Tecnologico di Erzelli avvicinerà l’università al mondo industriale
per favorire anche lo svilupo di nuove soluzioni tecnologiche e la generazione di nuove applicazioni ai processi produttivi.
Non dovremmo dimenticare di complementare questo nuovo bacino di conoscenza con una piattaforma di apprendimento a “creare impresa”, ovvero
con strumenti di educazione superiore atti a facilitare lo sviluppo dello spirito imprenditoriale degli studenti e dei ricercatori che lavoreranno in questa
struttura.
Si sono affermate nel mondo accademico internazionale diverse esperienze
60
per la Creazione di Impresa dove si apprendono le conoscenze necessarie per
sviluppare, lanciare, consolidare e migliorare nuove attivita’ economiche básate sulla innovazione di prodotto o su nuove soluzioni tecnologiche.
Ci sembra di particolare interesse riportare l’esperienza dell’Università di
Monterrey in Messico.
Il Tecnologico di Monterrey è una Università leader del mondo latino americano che ha consolidato un modello di successo in questo campo. Gia’ alla
fine degli anni 70 lanciò un Istituto per la Creazione d’Impresa con lo scopo di
generare la capacità imprenditoriale dei propri studenti, dando loro gli strumenti conoscitivi per lanciare nuove imprese basate sullo sviluppo su scala
commerciale delle loro idee. Dal 1987 funziona un programma d’impresa con
un gruppo di professori e imprenditori riuniti in un comitato che ha iniziato
a guidare gli studenti che volevano cimentarsi nel lancio su scala industriale
delle nuove soluzioni da essi sviluppate.
Questo passo portò alla istituzione di un corso obligatorio di sviluppo d’impresa che è basato sull’insegnamento delle tecniche per elaborare un business
plan per una nuova idea di prodotto o di una nuova impresa commerciale. Nel
2003, questo corso, associato ad un altro per formazione di leadership impresariale, hanno dato origine alla formazione della rete di incubatori d’impresa del Tecnológico di Monterrey. Alcuni dati sostengono l’impatto di questo
modello:
- Aggrega 300 gruppi di studenti ogni anno con aspirazioni imprenditoriali;
- 9000 studenti all’anno si cimentano in questa attivita’ di innovazione;
- 110 professori guidano l’iniziativa.
Il programma di laurea in sviluppo e creazione d’impresa è diventato un corso
d’insegnamento, ha già compiuto dieci anni e laurea professionisti capaci di
identificare opportunità e di valutarle per decidere se assumere il rischio di
lanciare una nuova impresa.
La novità più importante è stata la creazione dell’incubatore d’impresa, una
infrastruttura di supporto per promuovere la creazione effettiva e la crescita
di nuove imprese fondate sulle idee degli studenti.
Il nuovo modello si fonda su una piattaforma di strumenti e conoscenze che
hanno l’obiettivo di:
•
•
•
•
Offrire agli studenti il sostegno di una rete di imprenditori (per esempio
ex alunni) tra cui identificare un mentore che li accompagni nello sviluppo della propia idea;
Sviluppare imprese fondate sulla capacità di competere nel mercato e di
contribuire allo svilluppo della comunità in cui operano;
Promuovere un centro di influenza regionale attorno all’attività di incubatore d’impresa e di occupazione che si sviluppa con il centro;
Aiutare a ottenere fondi di capitale di rischio iniziale raccolti presso inve61
stitori (Angel Investors) che perseguono obiettivi di sviluppo di alto impatto economico-sociale.
Il Business Incubator Network (cosi si chiama internazionalmente) offre servizi di assistenza mirati a due differenti livelli tecnologici:
• Aiutare a lanciare idee innovative e progetti ad alto contenuto tecnologico
e alto valore aggiunto che generino nuove conoscenze applicabili a settori
di punta come biotecnologie, agrotecnologie, IT, farmaceutica, ingegneria biomedica, aerospaziale, energia e industria dei trasporti;
• Contribuire alla creazione, sviluppo e consolidamento di imprese con contenuto di innovazione tecnologica intermedio che applicano innovazione
di processo alle imprese che la necessitano. In questo caso, l’attenzione
si concentra su imprese di servizi che vanno dalla consulenza, alle telecomunicazioni, ai servizi di software, sviluppo di franchise, costruzione,
agroindustria e commercio.
Accanto al modello dell’incubatore si è sviluppato un secondo stadio di approfondimento chiamato “acceleratore d’impresa”. La mortalità delle idee
in fase di incubazione è elevata; le nuove imprese che superano il primo test
di impatto con il mercato necessitano di un’assistenza consultiva specializzata e di un accompagnamento finanziario per crescere in modo accelerato le
proprie vendite con adeguata generazione di impiego. Tutto ciò con l’utilizzo
di una infrastruttura flessibile che permetta all’impresa di adattarsi ai cambiamenti rapidi del mercato e della domanda, per sopportare tassi elevati di
crescita e generare benefici importanti per l’imprenditore. In questa fase la
necessitità di capitale si intensifica e l’acceleratore aiuta il nuovo impreditore
a conseguire le fonti di capitale che integrano le proprie.
La funzione del Parco Tecnologico si integra nell’assistenza allo sviluppo e alla
localizzazione delle nuove imprese. Questo offre una piattaforma organizzata
di servizi comuni alle nuove imprese per facilitare la commercializzare nuove
tecnologia grazie all’interazione fra le imprese e l’università. Molte esperienze
degli ultimi 20 anni hanno dimostrato che i parchi tecnologici integrati hanno generato un forte impatto positivo sullo sviluppo di economie basate sulla
conoscenza e hanno aumentato non solo il benessere delle comunità inserendo nel contesto economico della regione imprese capaci di creare alto valore
aggiunto e alto impatto sociale.
3. Integrazione e coordinamento
L
a proiezione dello sviluppo dell’innovazione tecnologica ed industriale e,
in particolare, quella relativa alle necessità dinamiche di prodotti, servizi
e processi dell’industria high-tech genovese, sia grande che medio piccola, pone condizioni e obiettivi conseguenti che possono essere raggiunti solo
con un altissimo livello di attenzione continua e di inter-relazione fra tutti gli
attori interessati, politici, di ricerca, di sviluppo e produzione.
62
Gli obiettivi che il presente progetto si prefigge nell’arco del prossimo decennio
sono:
1. Consolidare l’industria high-tech presente sia per gli aspetti di mercato e
competitività, sia per gli aspetti di adeguamento alla rapida evoluzione delle tecnologie fondanti;
2. Consolidare la presenza internazionale di tutto il sistema “produttivo” (in
senso lato) genovese nel settore della high-tech;
3. Originare e sviluppare progetti avanzati di ricerca e di innovazione di rilevanza territoriale, attraverso i quali si sviluppano prodotti e/oservizi innovativi di interesse nei diversi settori presenti e si favorisce lo sviluppo
delle imprese presenti oltre che la nascita di nuove attività ed imprese hightech;
4. Promuovere contenuti e iniziative di richiamo anche internazionale che
rappresentino punti di forza in un’ottica, più generale, di marketing territoriale;
5. Favorire la nascita di opportunità di occupazione in settori di alta qualificazione (diplomati e laureati).
4. Capacità di individuare settori in cui tendere a collocarsi
sul leading edge tecnologico
é
evidente che il progetto, rivolgendosi allo sviluppo territoriale, si rivolge
al miglioramento della collocazione “media” della capacità produttiva, di
innovazione e di sviluppo economico ad essi legato, oltre che alla collocazione “media” dei settori di ricerca e di alta formazione.
Tuttavia, non si deve trascurare la capacità di individuazione di alcuni, pochi,
settori davvero di punta per Genova nei quali tentare di essere players sul leading edge mondiale, piuttosto che dei followers.
•
Costituzione di gruppi settoriali di analisi misti (industria, ricerca) per l’individuazione di progetti di grande valore strategico e di forte contenuto innovativo a livello internazionale (Istituto Italiano di Tecnologia, Università
e CNR dovrebbero dare un contributo significativo in questa fase).
•
Analisi di fattibilità, programmazione di massima e analisi di finanziabilità
(specie di livello europeo).
•
Analisi di opportunità di partnership internazionali.
•
Scelta di alcuni progetti prioritari e individuazione del team di sviluppo
(misto industria-ricerca).
63
•
Costituzione e avviamento delle fasi di pianificazione, definizione del team
e delle partnership.
•
Individuazione dell’impresa leader del progetto
In tale direzione si individuano delle azioni che potrebbero già essere avviate,
anche prima che una costituzione di Parco Scientifico e Tecnologico sia concretamente realizzata, e che sono volte ad individuare iniziative strategiche di
contenuto e di metodo nello sviluppo dell’high-tech a Genova.
A questo riguardo la nostra proposta consiste nella costituzione di “tavoli” settoriali di lavoro finalizzati all’individuazione di percorsi e progetti comuni, anche di carattere internazionale, che possano essere condivisi e sviluppati dagli
operatori genovesi interessati. Una ragionevole ipotesi di costituzione di tali
“tavoli” riguarda i seguenti settori, che non esauriscono le azioni che nel tempo
si dovrebbero sviluppare ma che rappresentano un nucleo di argomenti considerati prioritari, anche in relazione agli sviluppi che sono attivi nel mondo:
•
•
•
•
•
Automazione industriale avanzata (sensori intelligenti, strutture wireless,
robotica, ecc. …);
Safety, Sorveglianza (Sicurezza sul lavoro, sicurezza stradale, sicurezza nei
luoghi pubblici, assistenza remote, ecc.);
Security informatica;
Energia e risparmio energetico (energie alternative, produzione distribuita,
impatto sulle tecnologie e materiali per costruzioni, ecc. ...;
Automazione dei servizi (servizi distribuiti alle imprese, al cittadino, città intelligente). In questo ambito esistono già iniziative quali il progetto
Smart City e il Gruppo di lavoro di CTI Liguria che lavora da più di un anno
sul modello di Città Digitale.
5.Costituzione di una rete di relazioni territoriali
5.1 Ruolo del Parco Scientifico e Tecnologico
I
l produrre opportunità e la capacità di coglierle sono molto migliorati
dall’esistenza di una modalità di rete nello svolgimento delle attività sul
territorio.
La modalità di rete è difficile e complessa e, a fronte dei benefici che porta, implica un gran lavoro di collegamento, interscambio e coordinamento.
In questo senso la creazione di una funzione di Parco Scientifico e Tecnologico, seguendo modelli già affermati e di successo, può diventare l’organismo di
creazione e di mantenimento della suddetta rete e di riferimento tecnico per la
programmazione territoriale di competenza degli Enti locali.
64
5.2Costituzione di una rete di rapporti nazionali
ed internazionali
L
a cooperazione fra Istituzioni di ricerca, imprese high-tech e Parco Scientifico e Tecnologico deve generare e mantenere una rete di relazioni nazionali e internazionali, relazioni che sono relative alla ricerca, alla tecnologia, all’innovazione, ai mercati e alle possibilità applicative e commerciali.
La logica sottostante può essere definita, in senso non strettamente letterale,
di tipo Distretto più che strettamente tecnologico, poiché riunisce settori che,
certamente dal punto di vista del mercato, sono anche molto separati e diversi
fra loro.
Anche in questo caso si vede chiaramente una necessità di coordinamento che,
ancora può trovare nel Parco Scientifico e Tecnologico un riferimento operativo
ed organizzativo.
6.Una città innovativa
N
on è un caso che si è aperta tra le principali aree metropolitane europee
da Gotheborg ad Amsterdam, da Copenhagen ad Amburgo, da Monaco
di Baviera a Vienna e Budapest, da Lione a Oporto, da Barcellona a
Marsiglia e in Italia, tra Torino, Genova, Bari per indicare solo le principali,
una gara per partecipare a iniziative comuni che vanno sotto il titolo di “Smart
City”.
Genova ha predisposto alcuni progetti che riguardano le seguenti aree tematiche: edifici efficienti, mobilità sostenibile, energia e porto.
Genova può diventare un laboratorio qualificato per l’introduzione e lo sviluppo di nuove tecnologie in un confronto aperto con altre aree metropolitane europee.
Ci si è resi conto a livello mondiale che le innovazioni tecnologiche sono una
chiave strategica per lo sviluppo e la vivibilità delle grandi città e delle aree
metropolitane.
Dall’ultima indagine svolta dalla Ericsson che classifica le prime 25 città del
mondo che meglio utilizzano le innovazioni tecnologiche per generali benefici
sociali, economici e ambientali, emerge che le città italiane sono al momento
fuori da questa classifica che vede ai primi posti Seul, Singapore, Stoccolma,
Londra e New York.
La diffusione dell’ICT nei tessuti urbani facilita la crescita e l’aumento dell’occupazione.
Genova ha in sé enormi potenzialità per lo sviluppo delle tecnologie high - tech,
ma sinora i progetti risultano troppo circoscritti e frammentati.
Già nel 2002 Dixet si era fatta promotrice di un progetto cofinanziato dalla
commissione europea , DG imprese e Europe GoDigital . Il progetto Mecotech
– mediterranean coast of high technology, coinvolgeva Genova, Sophia Antipolis e Pisa e in prospettiva Barcellona.
Si tratta ora di definire un nuovo progetto che parta da Genova “tecnologica” e
possa coinvolgere altre realtà europee.
Dixet è pronta a svolgere un ruolo di confronto e di iniziativa.
65
7.Conclusioni
G
enova presenta una serie di punti di debolezza:
a)una striscia di territorio tra il mare e le montagne che è stato urba
nizzato a volte in modo devastante con gravi problemi di mobilità e
di assetto idrogeologico;
b)un deficit infrastrutturale di rapide ed efficienti vie di comunicazione
ferroviarie (terzo valico, collegamento con la costa azzurra, ecc..),
di gronda autostradale che by-passi la città di Genova e di una adeguata
struttura aeroportuale, attualmente ancora insufficiente:
c)una popolazione anziana, la più anziana d’Italia, che tenderà ad au mentare nell’arco dei prossimi dieci anni;
d)una struttura occupazionale che risente ancora oggi della forte ridu zione della tradizionale industria manifatturiera. L’ultimo grande pro cesso di riconversione riguarda i cantieri navali di Sestri Ponente e
non è un caso che si tratti di un’industria pubblica.
Nel contempo Genova presenta reali e grandi potenzialità:
a)un capitale umano in termini di scolarità e professionalità che può
essere definito tra i più eccellenti in Italia e paragonabile a quello
delle principali aree metropolitane europee.
b) una struttura industriale nelle alte tecnologie, basata soprattutto su
la piattaforma dell’elettronica, che comprende 15.000 addetti che
può essere considerata tra le migliori in Italia.
c)una struttura di formazione universitaria e di ricerca tecnologica di
alto livello (università, IIT, CNR)
d)una società con un forte senso civico, un forte volontariato, di cui si
è avuta la conferma a valle della recente devastante alluvione (i gio vani, definiti gli “angeli del fango’)
e)un territorio e un ambiente naturale di grandissimo pregio paesaggi stico e climatico
Genova può puntare su una nuova vision - nel decennio 2011–2021 in cui le
attuali criticità possono essere “girate” in un disegno positivo di crescita e di
sviluppo.
In sintesi, Genova potrebbe diventare un grande ed innovativo laboratorio per
la sperimentazione di nuove tecnologie informatiche ed elettroniche. Proprio
quelle che costituiscono l’attuale cuore tecnologico della città.
In qualche modo si potrebbe prefigurare per il 2021 un grande salto di qualità
di questa città, offrendo nuove occasioni di occupazione per i giovani, uscendo
dalla spirale di chiusura e di avvitamento.
Le nostre proiezioni indicano che la sola industria ad alta tecnologia potrebbe nel
66
2021 occupare oltre 21 mila persone con un incremento di quasi 7 mila unità.
Questo incremento, dopo la stasi conseguente alla crisi economica in atto, sarà
correlato soprattutto agli effetti positivi dello sviluppo del Parco Scientifico degli Erzelli, per un totale di 5 mila addetti.
Perché non prefigurare per il 2021 uno scenario che in qualche modo si rifà a
quello che avvenne a Genova a metà dell’800, quando la città divenne il più
grande insediamento industriale italiano nei settori che connotavano l’industria moderna: l’industria metalmeccanica? Allora Genova puntò sulle nuove
tecnologie del tempo. Allora le tecnologie strategiche furono quelle delle nuove
reti ferroviarie e dei relativi mezzi di trasporto, di cui Genova paradossalmente
sconta ancora oggi un deficit che va subito colmato.
Oggi Genova può puntare su un nuovo progetto che la veda leader nell’impiego
delle nuove tecnologie elettroniche e informatiche per la società e per i cittadini.
In sintesi un nuovo disegno di città.
Come è successo in altre città del mondo, lo sviluppo dell’industria ad alta tecnologia, la presenza di un Parco Scientifico e Tecnologico, sono un moltiplicatore per altri settori produttivi, per lo sviluppo delle attività portuali, per lo
sviluppo del turismo, svolgendo una funzione di attrazione di giovani e di nuovi
talenti.
Dixet intende portare avanti in collaborazione con Confindustria il progetto di
crescita dell’industria tecnologica a Genova e aprire un tavolo con tutte le Istituzioni, con l’Università, con l’Istituto Italiano di Tecnologia, il CNR per permettere a Genova di cogliere un’occasione strategica di crescita e sviluppo.
67
8. Proposte per i giovani
T
enuto conto che il nodo strategico per Genova è l’aumento dell’occupazione giovanile proponiamo le seguenti iniziative volte a favorire:
A) la creazione d’impresa da parte dei giovani neo-laureati
1. Fondo rotativo di seed capital per le nuove imprese innovative partecipato da
Enti, Università e Imprese
•
•
Investimento 50k-200k €;
Comitato di Esperti (formato da imprenditori di prima generazione, business angel, manager e accademici) che non solo analizzano i business
plan, ma supportano i potenziali imprenditori nella realizzazione dei
progetti
2. Un vero incubatore per i nuovi progetti imprenditoriali
Soprattutto nel web, le nuove imprese non hanno necessità di grandi spazi per
far partire un progetto. Ma, in fase iniziale, è fondamentale:
•
•
•
Tenere bassi i costi fissi e dedicare le risorse finanziarie disponibili alla
produzione (tra cui l’affitto di locali);
Ridurre la percentuale di influenza della (piccola) burocrazia (es. bollette, cablaggio uffici, banali ma interminabili richieste di fidejussione
bancaria ad esempio per il leasing di una fotocopiatrice, ecc);
Favorire il collegamento fra giovani con idee imprenditoriali
B) l’occupazione dei giovani neo-laureati
1. Punto di incontro fisico fra domanda e offerta all’interno del parco Erzelli
•
•
•
I giovani si incontrano presso questo spazio che mette loro disposizione
internet, stampanti, spazio per studiare, ecc. e soprattutto la possibilità
di entrare in contatto con le imprese;
Le imprese utilizzano questo spazio per cercare giovani per lavori occasionali e non;
Concentrare in questa sede le attuali iniziative di incubatori di imprese
tecnologiche, quali il BIC.
2. Potenziamento del servizio “Dixet-Job”
•
68
L’obiettivo, anche attraverso una campagna media ad-hoc, è fare in modo
che diventi un punto di incontro e di riferimento reale fra domanda e
offerta, soprattutto per le imprese con sede nel Parco, al fine di favorire
l’inserimento dei giovani.
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