Andrologia M essualità edicina
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Andrologia M essualità edicina
della fatti, notizie e opinioni I S S A MS e ndrologia edicina essualità A M Periodico Ufficiale della SIAMS • Società Italiana di andrologia e Medicina della sessualità SESSUOLOGIA E ANDROLOGIA un rapporto paradossalmente più facile rispetto a quello tra sessuologia e ginecologia È incredibile pensare a quanto negli ultimi anni le conoscenze in tema di sessuologia medica abbiano fatto passi da gigante. La rivoluzione culturale portata avanti da farmaci che in modo semplice e diretto si sono dimostrati altamente efficaci per la funzione erettile ha costituito una spinta propulsiva allo studio dei meccanismi fisiopatologici coinvolti nella risposta sessuale maschile e degli strumenti diagnostici più idonei per valutare l’entità delle disfunzioni e l’impatto sulla qualità di vita dell’uomo. Nel contempo, l’aumento della vita media ha posto l’attenzione sui processi dell’invecchiamento e sul ruolo degli ormoni sessuali nella salute maschile. L’azione ubiquitaria svolta in particolare dal testosterone su organi e apparati coinvolti non soltanto nella funzione sessuale ha identificato nel medico dell’uomo, l’andrologo, il miglior interlocutore possibile per affrontare segni e sintomi del deterioramento fisico e psicologico di cui, nella maggior parte dei casi, la risposta sessuale è parte integrante e, talora, addirittura un indicatore precoce. Il concetto di funzione sessuale come barometro della salute dell’uomo ha messo la medicina della sessualità su di un gradino elevato stimolando lo specialista ad acquisire competenze internistiche sempre più multidisciplinari per una presa in carico globale. Lo stesso sta avvenendo al femminile, seppure con un certo ritardo conseguente alla scotomizzazione culturale della sessualità femminile. L’apparato genitale e i sistemi endocrini che lo regolano sono da sempre stati visti, infatti, in un’ottica riproduttiva e ben poco sessuale. Tale disabitudine ha fatto sì che il ginecologo soltanto molto recentemente si sia reso conto di avere un ruolo centrale nella salute sessuale femminile. Il medico della donna dovrebbe avere, allo stesso modo rispetto all’andrologo, un ruolo privilegiato nel decodificare i sintomi sessuali femminili, nel definirne gli aspetti eziopatogenetici, contestualizzandoli soprattutto in relazione agli eventi critici riproduttivi (menarca, gravidanza menopausa), alle eventuali manipolazioni ormonali (contraccezione, te- Anno 2 • n. 4 • Dicembre 2007 Consiglio Direttivo Presidente: M. Motta Presidente eletto: A. Lenzi Segretario: E.A. Jannini Tesoriere: S. Francavilla Consiglieri G. balercia d. canale c. carani m. de rosa a. fabbri g. forti l. gandini a. garolla l. gnessi a.a. sinisi e. vicari Commissione Scientifica C. CARANI (Presidente) C. BOITANI A. CALOGERO K. ESPOSITO F. FRANCAVILLA A. FERLIN E.A. JANNINI (Ex Officio) C. KRAUSZ F. LANFRANCO P. LIMONTA F. LOMBARDO M.C. MERIGGIOLA C. MORETTI M. MOTTA (Ex Officio) D. PASQUALI Direttore Responsabile paolo E. Zoncada Registrazione Tribunale di Milano n. 173 del 20 marzo 2007 Editore Edizioni Internazionali srl Div. EDIMES Via Riviera, 39 - 27100 Pavia Tel. 0382.526253 - Fax 0382.423120 E-mail: [email protected] Realizzato con il contributo di n. 4 - Dicembre 2007 rapia ormonale sostitutiva, ecc) e alle patologie della sfera genitale, oltre che allo stato di salute fisica e mentale in generale. Il significativo ritardo nella presa in carico da parte del ginecologo della salute sessuale femminile deriva, inoltre, dalla scarsità di presidi terapeutici che ha condizionato negativamente l’approccio diagnostico, da sempre molto più incentrato su elementi psicorelazionali e poco su fattori di natura organica. Ora che la “cenerentola” della medicina si sta trasformando in una “principessa”, la sessuologia è davvero ad una svolta epocale che vede impegnati andrologo e ginecologo in un’ottica di coppia. La risposta sessuale, oltre che espressione del sé individuale, è parte integrante della relazione e, pertanto, coinvolge due individui che si trovano ad affrontare nel ciclo vitale, non sempre specularmente, problemi sessuali che devono essere letti al maschile e al femminile, ma anche in modo unitario al fine di individuare strategie terapeutiche adeguate. In questo senso, l’andrologo sembra avere, al momento, una marcia in più dal momento che ha accumulato molta esperienza nell’affrontare quotidianamente le problematiche della sessualità, ha colto più facilmente le analogie tra risposta sessuale maschile e femminile in termini fisiopatologici e ha strumenti terapeutici validi per motivare la donna, attraverso la cura del partner, a far emergere il proprio disagio sessuale, non sol- tanto reattivo alle problematiche maschili. Viceversa, il ginecologo ha l’opportunità di cogliere più facilmente l’impatto degli eventi riproduttivi sul vissuto sessuale della donna e, soprattutto nel campo della menopausa, ha fatto notevoli progressi sul versante diagnostico e anche terapeutico mediante l’utilizzo di terapie estrogeniche ed androgeniche. Un dialogo costante polispecialistico è proprio l’obbiettivo di una medicina sessuale sempre più centrata sui bisogni fondamentali degli individui in un diritto alla salute globale dell’uomo e della donna…insieme. Rossella E. Nappi Università degli Studi di Pavia Comitato editoriale CoordinatORE Prof. Marcella Motta Istituto di Endocrinologia Università degli Studi di Milano Via Balzaretti, 9 - 20133 Milano Tel. 02/50318242/3 - Fax 02/50318204 [email protected] COORDINATORE ESECUTIVO Dott. Alberto Ferlin Dip. di Istologia, Microbiologia e Biotecnologie Mediche, Centro per la Crioconservazione dei Gameti Maschili, Univ. di Padova 35128 Padova Tel. 049.8212639 [email protected] Dott. Massimo Bocchio Cattedra di Andrologia Unità Complessa di Andrologia Medica Università degli Studi dell’Aquila 67100 L’Aquila Tel. 0862/368338 - Fax 0862/368342 [email protected] Dott. Nunziatina Burrello Sezione di Endocrinologia, Andrologia e Medicina Interna, Dip. di Scienze Biomediche, Università di Catania Ospedale Garibaldi Piazza S. Maria di Gesù 95123 Catania Tel. 095-7592056 - Fax 095-310899 [email protected] Dott. Massimilano Caprio IRCCS San Raffaele Pisana - Centro Ricerche Dipartimento di Medicina Interna, Università di Roma Tor Vergata Tel. 339 2939674 [email protected] Dott. Eleonora Carosa Corso Monografico di Sessuologia Medica Dipartimento di Medicina Sperimentale Via Coppito 2, Stanza A2/54 67100 L’Aquila Tel. 0862-433530 - Fax 0862433523 [email protected] Dott. Dario Esposito Endocrinologia, Dip. Medico Chirurgico di Internistica Clinica e Sperimentale Seconda Università di Napoli Via Pansini, 5 - 80131 Napoli Tel. 081 433883 - Fax 3394427822 [email protected] Prof. Felice Francavilla Cattedra di Endocrinologia Dip. di Medicina Interna Università degli Studi dell’Aquila 67100 L’Aquila Tel. 0862/368338 - 0862/368339 Fax 0862/368342 cell 3335763040 [email protected] Prof. Michaela Luconi Dip. di Fisiopatologia Clinica Unità di Andrologia, Università di Firenze V.le G. Pieraccini, 6 50139 Firenze [email protected] Prof. Marcello Maggiolini Dipartimento Farmaco-Biologico Università della Calabria 87036 Rende (Cosenza) Tel. 0984/493076 - Fax 0984/493271 [email protected] Prof. Paola Negri-Cesi Istituto di Endocrinologia Università degli Studi di Milano Via Balzaretti, 9 - 20133 Milano Tel. 02-503.18209/18226 Fax 02-503.18204 [email protected] Dott. Vincenzo Rochira Cattedra e Servizio di Endocrinologia, Dip. di Medicina, Endocrinologia, Metabolismo e Geriatria, Univ. degli Studi di Modena e Reggio Emilia, Nuovo Ospedale S. Agostino, Estense di Baggiovara Via Giardini, 1355 - 41100 Modena Tel 059-4224529 - 059-3961816 059-3961829 Fax 059-3961335 [email protected] Dott. Paolo Sgrò Unità di Endocrinologia, Dip. di Scienze della Salute, Università di Roma IUSM, Piazza Lauro de Bosis, 15 00194 Roma [email protected] ANDROLOGIA e medicina della sessualità Opinioni del clinico Tumori testicolari ed ipogonadismo Il tumore testicolare è una delle neoplasie più comuni nei giovani maschi adulti e rappresenta l’1-2% di tutte le neoplasie maligne dell’uomo. L’analisi della frequenza di tali tumori mostra una prevalenza nella razza bianca e un andamento trimodale con un picco in età infantile, uno in età giovane-adulta ed uno nell’anziano. Come per tutte le neoplasie, anche per quelle testicolari, l’eziopatogenesi è sconosciuta, anche se sono stati individuati vari fattori predisponenti. Negli ultimi 20 anni lo sviluppo della chemioterapia e/o della radioterapia associate alle tecniche chirurgiche ha permesso un notevole miglioramento della prognosi e della sopravvivenza di questi pazienti ed attualmente circa il 90% di questi tumori diagnosticati precocemente raggiunge la guarigione. Poiché queste neoplasie colpiscono l’uomo al climax della vita riproduttiva e lavorativa l’obbiettivo della cura, oltre alla guarigione clinica, è anche quello di minimizzare gli effetti a lungo termine delle terapie per mantenere una buona qualità di vita; a questo ultimo proposito è determinante il controllo dei livelli di testosterone (Te) nei pazienti sopravissuti a tumori testicolari o a neoplasie di altra natura. Studi recenti hanno, infatti, dimostrato che nel follow-up dei pazienti trattati per qualsiasi tipo di tumore e con qualsiasi tipo di approccio terapeutico (chemio o radioterapia) andrebbe inserito il dosaggio del Te totale. Dall’analisi di questi lavori risulta, anche a molti anni dalla patologia neoplastica, una franca riduzione dei livelli di Te libero associata con un incremento più o meno importante della massa grassa e dei livelli di insulina. Si verrebbe a creare un circolo vizioso metabolico – ormonale che alimenterebbe la diminuzione dei livelli di androgeni determinando una riduzione della vis, della libido, astenia con conseguente riduzione dell’attività fisica, aumento della massa grassa, incremento dei livelli di insulina e risultante drastica riduzione della qualità di vita. Per quanto concerne i pazienti con storia di neoplasia testicolare gli effetti secondari delle terapie antineoplastiche più frequentemente documentati sono a carico dell’apparato cardiovascolare, del SNC e metabolici. Oltre ai dati riferiti alle neoplasie in genere, recentemente alcuni autori hanno valutato gli effetti a livello ormonale dei pazienti con storia pregressa di neoplasia testicolare, dimostrando sia una riduzione dei livelli di Te e relativo incremento del FSH e LH sia una diminuzione degli ormoni tiroidei. Il dato più interessante di questi lavori è che la riduzione del Te non è strettamente correlata con l’orchiectomia in quanto risulta presente anche nei pazienti che hanno subito la semplice tumorectomia con mantenimento del rimanente parenchima testicolare. Pertanto la riduzione del testosterone sembrerebbe correlata con la radio o chemioterapia, in particolare con gli schemi chemioterapici a base di cisplatino e si può manifestare con i classici effetti sulla sfera sessuale nonché con sindromi depressive più o meno gravi. Associando uno stretto follow-up di controllo dei livelli ormonali (e in determinati casi i livelli di insulina, il BMI ed i valori metabolici basali) si può individuare precocemente un eventuale ipogonadismo ed iniziare una terapia sostitutiva a base di Te che, grazie alle più recenti modalità di somministrazione, permettono una buona compliance da parte di pazienti molto spesso giovani. Francesco Lombardo Letture consigliate 1. Greenfield DM. et al. Prevalence and consequences of androgen deficiency in young male cancer survivors in a controlled cross-sectional study. Journal of Clinical Endocrinology & metabolism 2007; 92 (9): 3476-3482. 2. Wiechno et al. The quality of life and hormonal disturbances in testicular cancer survivors in Cisplatin era. European Uroloy 2007; 52: 1448-1455. Notizie Mutazioni digeniche spiegano la variabilità dei fenotipi nell’ipogonadismo ipogonadotropo idiopatico Digenic mutations account for variable phenotypes in idiopathic hypogonadotropic hypogonadism. Pitteloud N., Quinton R., Pearce S., et al. The Journal of Clinical Investigation 117: 457-463, 2007. L’ipogonadismo ipogonadotropo idiopatico (IHH) è un disordine clinico e genetico disomogeneo che generalmente è causato da un difetto della produzione o secrezione pulsatile di GnRH da parte dei neuroni ipotalamici. Sebbene la maggior parte dei casi sia idiopatico, negli ultimi anni sono state evidenziate le basi genetiche di un numero sempre maggiore di specifiche eziologie che hanno contribuito a comprendere la fisio- patologia dell’HH. L’HH congenito può essere ereditato come tratto X-linked, autosomico dominante o autosomico recessivo. Ad oggi sono stati identificati come responsabili dell’ HH numerosi loci: KAL-1 (Kallmann 1 syndrome sequence), FGFR1 (Fibroblast growth factor receptor 1), PROK2 (Prokineticin 2) e PROKR2 (Prokineticin receptor 2) responsabili di sindrome di Kallmann (KS) mentre il GNRHR (Gonadotropin-releasing hormone receptor), GPR54 (G protein-coupled receptor 54) e nuovamente l’FGFR1 responsabili di HH con normale senso dell’olfatto. È stato inoltre suggerito che altri geni quali NELF (nasal embryonic LHRH factor), il quale regola lo sviluppo dei neuroni GnRH-secernenti e olfattori, possano essere geni candidati alla KS. Nonostante la conoscenza di questi loci, meno del 30% dei casi familiari riconosce una causa nota, ed è frequente l’osservazione di una notevole variabilità delle manifestazioni cliniche, sia riproduttive che non, tra soggetti che presentano lo stesso tipo di mutazione, sia all’interno della stessa famiglia che tra famiglie diverse. Per tale motivo gli autori di questo studio hanno ipotizzato che l’IHH possa essere determinato da deficit di più geni ed hanno riportato i risultati dello studio di due famiglie nelle quali alcuni membri sono portatori del difetto di due geni, FGFR1 e NELF nella prima e GNRHR FGFR1 nella seconda. Pedigree 1: Il probando, maschio di 21 anni, presentava assente sviluppo puberale con testicoli <2 mL e anosmia, proporzioni eunucoidi, clinodattilia e labio-palatoschisi corretta chirurgicamente. Un fratello presentava la sola clinodattilia e una sorella difetti della linea mediana; un altro fratello perfettamente sano. Il padre presenta iposmia e pregresso ritardo puberale; la madre clinodattilia e sindrome della retrazione oculare di Dua- n. 4 - Dicembre 2007 ne. Il probando presenta una unica mutazione eterozigote nell’esone 7 del gene del FGFR1. È stato evidenziato dagli autori di questo studio che tale mutazione esita in una perdita di funzione del recettore e che agisce come mutazione dominante-negativa. La stessa mutazione è stata riscontrata nel padre e nella sorella che presentava i soli difetti della linea mediana. L’eterogeneita’ dei difetti dell’asse riproduttivo presenti in questa famiglia ha portato gli autori a ricercare altri geni che potessero spiegare la presenza di un fenotipo più grave nel probando. È stata così riscontrata una delezione di 8-bp del gene NELF in quest’ultimo, nella madre e nel fratello con clinodattilia. Tale mutazione è responsabile della produzione di un prodotto proteico troncato. Pertanto la copresenza nel probando di 2 geni alterati, l’FGFR1 di origine paterna e NELF di origine materna, è responsabile di un fenotipo più grave. Pedigree 2: Tutti i membri di questa famiglia hanno un normale senso dell’olfatto, mentre due sorelle presentano HH con assenza di qualsiasi sviluppo puberale, in assenza di ulteriori anomalie della funzione ipofisaria e normale imaging dell’encefalo. Il padre aveva una storia di ritardo puberale, scoliosi e perdita bilaterale dell’udito. La madre aveva mostrato una normale funzione riproduttiva, e un fratello aveva presentato un difetto del setto cardiaco e la fusione di 3 vertebre cervicali, ma un normale sviluppo puberale. Nelle due sorelle è stata riscontrata una mutazione eterozigote composta del gene GNRHR (Q106R) e (R262Q). Il padre risultava eterozigote per (Q106R) e la madre per (R262Q). Altri 2 membri della famiglia risultavano eterozigoti per (Q106R) e (R262Q) senza evidenti difetti dello sviluppo puberale. Dal momento che la stessa doppia mutazione (Q106R) e (R262Q) era stata riscontrata da de Roux et al. in due soggetti che tuttavia presentavano un certo grado si sviluppo puberale, gli autori hanno ricercato mutazioni in altri geni responsabili di HH, riscontrando una ulteriore mutazione di FGFR1 in questa famiglia. La mutazione R470L del gene FGFR1 qui riscontrata era presente nelle due sorelle, nel padre e in un nipote non affetto. Gli autori hanno dimostrato che questa mutazione influenza notevolmente l’attività tirosino-kinasica del recettore risultando in una perdita di funzione dello stesso. Pertanto le due donne severamente affette presentano un modello di ereditarietà triallellico, (Q106R) e (R262Q) per GHRHR e R470L del gene FGFR1. Il padre portatore di 2 alleli mutati aveva presentato un ritardo puberale mentre gli altri membri della famiglia portatori di 1 allele mutato non presentano alcun fenotipo riproduttivo. Questo studio ha per primo dimostrato che l’IHH generalmente ritenuto un disordine monogenico possa essere in realtà determinato dalla mutazione di 2 o più geni, e che l’attribuzione di dominante o recessivo ad un determinato allele è una pura e semplice semplificazione. Ancora poco note sono le basi molecolari della oligogenicità della maggior parte dei disordini genetici, e allo stato attuale il più noto di questi è una forma di retinite pigmentosa causata dalla mutazione di 2 geni. In conclusione si può ritenere che questo studio indurrà alla ricerca di mutazioni in multipli loci che condurranno ad una maggiore accuratezza nella predizione dell’aspetto fenotipico dell’HH e ad una maggiore conoscenza dei fattori che regolano la grande variabilità del “timing” puberale. Dario Esposito ANDROLOGIA e medicina della sessualità L’orchidopessi eseguita in età prepuberale riduce il rischio di cancro testicolare nei soggetti criptorchidi? Walsh TJ, All’Era MA, Croughan MS, Carroll PR, Turek PJ. Pubertal orchidopexy for cryptorchidism may be associated with lower risk of testicular cancer. The Journal of Urology 2007; 178: 1440-1446. Pettersson A, Richiardi L, Nordenskjold A, Kaiser M, Akre O. Age at surgery for undescended testis and risk of testicular cancer. The New England Journal of Medicine. 2007; 356: 1835-1841. L’associazione tra tumore del testicolo e pregresso criptorchidismo è ben nota, sebbene non sia chiaro il nesso di causalità tra le due patologie. Negli anni si sono sviluppate sostanzialmente due scuole di pensiero per spiegare tale associazione. Da una parte la teoria che vede fattori genetici e ambientali comuni predisponenti ad entrambe le patologie (teoria della causa comune), dall’altra la teoria che imputa all’alterata localizzazione del testicolo criptorchide i danni testicolari che favorirebbero lo sviluppo del tumore (teoria della posizione). Pertanto, non è noto se il criptorchidismo ed il tumore testicolare hanno in comune le stesse cause o se il criptorchidismo sia causa del tumore. Anche l’effetto dell’orchidopessi precoce sullo sviluppo del tumore testicolare non è ben chiaro, al contrario di quanto noto circa le complicanze di infertilità. Un recente lavoro pubblicato sul New England Journal of Medicine ha analizzato lo sviluppo del tumore testicolare in una coorte di quasi 17.000 uomini operati di orchidopessi e seguiti in media per più di 12 anni. Gli autori hanno osservato 56 casi di tumore contro i 20 attesi, con un rapporto di incidenza quindi di 2,75. In particolare l’incremento di incidenza era del 2,23 per co- Congressi 2008 IInd International Congress on Reproductive Medicine (Moscow) 21-25 Gennaio Moscow, Russia, Gene, Environment, Lifestyle Interaction and Human Reproduction 7- 9 Febbraio Malmö, Sweden The 6th World Congress on The Aging Male 21-24 Febbraio Tampa, Florida, USA www.kenes.com/aging XXIII Congresso di Medicina della Riproduzione 22-24 Febbraio Abano Terme (Padova) www.unipd.it/esterni/wwwccgm 13th World Congress of Gynaecological Endocrinology 28 Febbraio-2 Marzo Florence, Italy www.gynecologicalendocrinology.org/ congressi/firenze08/index.htm Society for Endocrinology BES 2008 meeting 7-10 Aprile Harrogate, UK [email protected] Second World Congress on Mild Approaches in Assisted Reproduction 10-11 Aprile London, UK www.ismaar.org ASA 33rd Annual Conference 12-15 Aprile Hyatt Regency Albuquerque Albuquerque, NM, USA http://www.andrologysociety.com/ 9th Congress of the European Federation of Sexology 13-17 Aprile Roma, Italy 8 International Symposium on Preimplantation Genetic Diagnosis 23-25 Aprile Barcelona, Spain www.bocentium.com/pgdis2008 th 10th European Congress of Endocrinology 3-7 Maggio Berlin, Germany http://www.ece2008.com 15th European Testis Workshop 3-7 Maggio Naantali, Finland 103rd Annual Meeting of the American Urological Association (AUA) 17-22 Maggio Orlando, USA www.auanet.org ESHRE Course on Basic Semen Analysis 19-23 Maggio Stockholm, Sweden First World Congress on Reproductive Biology International Frontiers in Reproductive Research 24-26 Maggio Sheraton Keauhou Bay Resort and Spa, Kailua-Kona, Hawai www.oardc.ohio-state.edu/wcrb 41st Annual Meeting of the Society for the Study of Reproduction (SSR) 26-29 Maggio Kona, Hawaii, USA www.ssr.org/index.shtml The Endocrine Society’s Annual Meeting 15-18 Giugno San Francisco, CA, USA http://www.endo-society.org/endo/ 24th Annual Meeting of the European Society for Human Reproduction and Embryology 6-9 Luglio Barcelona, Spain www.eshre.com/emc. asp?pageId=206 Reproductive Tract Biology Gordon Conference 3-8 Agosto Proctor Academy Andover, NH, USA 13th International Congress of Endocrinology 2008 8-12 Novembre Rio de Janeiro, Brazil [email protected] www.ice2008rio.com.br 64th Annual Meeting of the ASRM 8-12 Novembre San Francisco, USA [email protected] VIII Congresso Nazionale SIAMS 24-26 Novembre Roma International Meeting of the European Academy of Andrology 26-28 Novembre Roma Joint Congress of the European and International Societies for Sexual Medicine 7-11 Dicembre 2008 Brussels, Belgium www.issmessm2008.info loro operati ad un’età inferiore ai 13 anni e di 5.40 per quelli operati più tardi. Questi dati, sebbene non staticamente significativi, sembrerebbero pertanto suggerire che l’orchidopessi eseguita in età prepuberale riduca il rischio di sviluppo del tumore del testicolo e che la anomale posizione del testicolo criptorchide sia causa dello sviluppo del tumore stesso. Più recentemente una review sul Journal of Urology ha analizzato i lavori pubblicati su questo argomento (senza includere quello del New England Journal of Medicine), individuando cinque studi utili per l’analisi statistica. In questa metanalisi il rischio relativo di tumore testicolare è risultato di 3.4 nei soggetti con orchidopessi eseguita dopo gli 11 anni rispetto a quelli in cui era stata eseguita in età più precoce. Tuttavia anche in questo caso la differenza non era statisticamente significativa. Questi recenti studi sembrano suggerire pertanto un ruolo importante di riduzione di sviluppo del tumore del testicolo svolto da una orchidopessi eseguita in età precoce (per quanto precoce sia un’orchidopessi eseguita a 10-11 anni!), ma hanno delle limitazioni molto forti. In particolare, nessuno dei due studi ha valutato lo sviluppo del tumore nel testicolo controlaterale. Infatti è noto che anche il testicolo normalmente disceso nei casi di criptorchidismo monolaterale è esposto ad un rischio maggiore di tumore (oltre che di danno della spermatogenesi), e questo dato è alla base della teoria della causa comune. Il problema non è quindi ancora risolto, ma l’ipotesi più probabile vede un modello a più stadi, in cui un testicolo geneticamente anomalo, predisposto sia al criptorchidismo che al tumore, sia ulteriormente danneggiato dalla malposizione criptorchide con effetto carcinogenico. Alberto Ferlin n. 4 - Dicembre 2007 Recupero di una normale funzione ipotalamo ipofisaria e scomparsa dell’ipogonadismo ipogonadotropo idiopatico maschile Raivio T, Falardeau J, Dwyer A, Quinton R, Hayes FJ, Hughes VA, Cole LW, Pearce SH, Lee H, Boepple P, Crowley WF Jr, Pitteloud N. Reversal of idiopathic hypogonadotropic hypogonadism N Engl J Med 2007; 357(9): 863-73 Gli autori hanno eseguito uno studio, in parte prospettico ed in parte retrospettivo, su 50 soggetti di sesso maschile affetti da ipogonadismo ipogonadotropo idiopatico. La funzionalità dell’asse ipotalamoipofiso-gonadico è stata rivalutata a distanza di tempo dalla diagnosi e dopo sospensione della terapia sostitutiva androgenica mediante il dosaggio del testosterone circolante e delle gonadotropine sieriche 1.Basali; 2. in risposta a stimolo con GnRH; 3. durante un adeguato periodo di tempo utile allo studio della pulsatilità. I risultati mostrano che all’incirca il 10% dei pazienti con ipogonadismo ipogonadotropo idiopatico è in grado di mostrare una normale funzionalità dell’asse ipotalamo-ipofisogonadico a distanza di tempo dalla diagnosi e dopo sospensione della terapia androgenica sostitutiva. Tale studio ha almeno due importanti implicazioni cliniche: a) la funzionalità dell’asse ipotalamo-ipofiso-gonadico in soggetti con ipogonadismo ipogonadotropo idiopatico andrebbe ritestata a distanza di tempo dall’inizio della terapia androgenica sostitutiva e dopo adeguato periodo di sospensione della stessa; b) i pazienti con documentata ripresa di una normale attività dell’asse ipotalamo-ipofiso-gonadico non dovrebbero essere rimessi in terapia sostitutiva androgenica, ma dovrebbero essere mantenuti in follow-up per valutare se la condizione di eugonadismo persiste nel tempo. Non è ancora ben definito il meccanismo fisiopatologico alla base della ripresa di una normale attività secretoria delle gonadotropine e non è ancora chiaro se questi pazienti, oltre a recuperare una normale funzione leydigiana siano in grado di ripristinare anche una normale attività spermatogenetica. Infine, dal punto di vista clinico, non è chiaro dopo quanto tempo questi pazienti devono essere ritestati e se tale fase di ripresa di una normale funzionalità ipotalamo-ipofisaria sia transitoria o se perduri nel tempo. Vincenzo Rochira Le nuove linee guida dell’endocrine society per la terapia con testosterone dell’ipogonadismo maschile nell’adulto: riflessioni ed incertezze Nel 2006 sono state pubblicate le linee guida per la terapia con testosterone dell’pogonadismo maschile, proposte e validate dall’Endocrine Society. Bhasin S, Cunningham GR, Hayes FJ, Matsumoto AM, Snyder PJ, Swerdloff RS, Montori. VM CLINICAL PRACTICE GUIDELINE. Testosterone therapy in adult men with androgen deficiency syndromes: an endocrine society clinical practice guideline. J Clin Endocrinol Metab 91(6):1995-2010, 2006. La pubblicazione di tali linee guida ha sollevato un acceso dibattito riassunto in tre editoriali apparsi in un recente volume del Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism. I tre editoriali rimarcano le difficoltà, intrinseche all’argomento stesso, che non permettono la standardizzazione di chiare procedure della dizionario andrologico PCR: polimerase chain reaction. Metodica di biologia molecolare che permette l’amplificazione esponenziale di un frammento nucleotidico contenuto fra due sequenze note, utilizzando la capacità della DNA polimerasi di sintetizzare nuovi filamenti di DNA utilizzando lo stampo da amplificare, in presenza di opportuni primers nucleotidici che ibridino alle sequenze note a monte e a valle. Periodo refrattario: periodo di tempo successivo all’orgasmo di durata variabile e generalmente più breve nei soggetti giovani in cui una ulteriore stimolazione sessuale non induce un nuovo orgasmo. PESA (Percutaneous epidydimal sperm aspiration): aspirazione mediante ago sottile di spermatozoi dall’epididimo eseguita in alternativa alla MESA (vedi) nei casi di azoospermia ostruttiva (vedi). Petting: carezze ed effusioni reciproche tra partner che possono portare all’orgasmo e che in genere precedono, ma non necessariamente, il congresso sessuale penetrativo. Peyronie: malattia di La Peyronie o “induratio penis plastica” è caratterizzata dalla progressiva fibrosi localizzata post-infiammatoria di aree comprese tra la tunica albuginea e i corpi cavernosi del pene. La placca fibrosa che sostituisce il normale tessuto elastico può causare deviazione del pene e disfunzione erettile. Plateau: fase della risposta sessuale generalmente compresa tra la fase di eccitazione e la fase di orgasmo in cui si producono manifestazioni neuro-sensoriali e somatiche atte a facilitare la fase di orgasmo-eiaculazione nel maschio e la preparazione della cosiddetta piattaforma orgasmica nella femmina. Plesso pampiniforme: plesso venoso del cordone spermatico localizzato nello scroto, la cui dilatazione varicosa è definita varicocele. Polimorfismo: condizione che indica l’esistenza in una popolazione di più di un allele per un dato locus con frequenza superiore all’1%. Poliorchidia: esistenza di testicoli in soprannumero Post-coital test: test di primo livello nella valutazione del potenziale di fertilità di coppia. Attraverso prelievo di muco cervicale in fase pre-ovulatoria, 4-10 ore dopo un rapporto coitale, si valutano le caratteristiche qualitative del muco cervicale e la capacità degli spermatozoi di penetrare e sopravvivere in esso. Postite: infiammazione del prepuzio dovuta a cause infettive o traumatiche. Si manifesta con eritema, tumefazione, dolore ed eventuale interessamento delle linfoghiandole inguinali. Post-minzionale (residuo): volume di urina presente in vescica al termine della minzione, misurato mediante cateterismo o, più comunemente, mediante ecografia sovrapubica. La valutazione del residuo postminzionale rappresenta un esame utile nell’inquadramento iniziale dei pazienti affetti da lower urinary tract symptoms (LUTS)/iperplasia prostatica (vedi). Potentia coeundi: si definisce così la capacità anatomica e funzionale di un soggetto di avere un coito. Power doppler: la metodica power doppler si basa sulla valutazione dell’ampiezza del segnale doppler, anziché sulla variazione media di frequenza dell’eco color doppler; dipende dal numero di globuli rossi nel vaso e non dalla direzione del flusso. Con il power doppler è possibile utilizzare guadagni di 10- 15 dB superiori rispetto a quelli standard dell’eco color doppler risultandone una superiore sensibilità nella dimostrazione dei flussi nei piccoli vasi. Priapismo: viene così definita una ere- I S S A MS e ndrologia edicina essualità A M zione di durata maggiore di 6 ore. Il priapismo viene classificato in arterioso ad alto flusso e in ischemico a basso flusso. Il primo è generalmente causato da lacerazioni delle arterie cavernose in seguito a traumi perineali, il secondo spesso idiopatico o causato da malattie sistemiche o farmaci. Prolattina: ormone peptidico di 198 aminoacidi secreto dall’ipofisi anteriore in modo pulsatile. La regolazione della secrezione è unica tra gli ormoni ipofisari in quanto la regolazione ipotalamica avviene principalmente tramite la dopamina che agisce come fattore inibitorio. Minore azione stimolante è risultata essere svolta dal TRH e da altri peptidi. La prolattina fisiologicamente favorisce la montata lattea post-partum. Prolattinoma: adenoma ipofisario prolattino-secernente che determina la comparsa di una sindrome caratterizzata da galattorrea (perdita di materiale simile a latte dai capezzoli anche fuori dal periodo dell’allattamento), amenorrea (assenza delle mestruazioni) e riduzione del desiderio sessuale. Prostaglandina E1 (PGE1): sostanza vasoattiva in grado di indurre rilasciamento della fibrocellula muscolare liscia attraverso l’attivazione dell’enzima adenilato ciclasi (AC) con conseguente sintesi di adenosinmonofosfato ciclico (cAMP). Trova applicazione, per iniezione intracavernosa, nella gestione del paziente con disfunzione erettile a scopo diagnostico clinico ambulatoriale (test alla prostaglandina E1), ecografico (eco-color-doppler penieno dinamico) e terapeutico. Prostata: ghiandola androgeno-dipendente annessa all’apparato genitale maschile che circonda la prima parte dell’uretra (uretra prostatica) alla base della vescica. Le misure della prostata normale sono di cir- dizionario andrologico ca 40 mm. in longitudine, 30 mm. trasversalmente e 25 mm anteroposteriormente ed il peso varia dai 15 a i 20 gr. L’organo è racchiuso da una capsula ed è costituito da ghiandole tubulo-alveolari ramificate (componente epiteliale) circondate da fibroblasti e cellule muscolari lisce (componente stromale). Le sue secrezioni, lievemente acide, costituiscono il 20-30% del volume del liquido seminale. Può andare incontro a trasformazione neoplastica sia benigna (vedi BPH) sia maligna (vedi tumore della prostata e adenocarcinoma della prostata). Prostatectomia radicale: intervento chirurgico di asportazione totale della prostata e delle vescicole seminali con successiva anastomosi della vescica con il moncone uretrale. L’intervento, comunemente con approccio retropubico o laparoscopico, è indicato in pazienti con tumore prostatico in stadio T1-T2 (vedi TNM) con buone aspettative di vita e condizioni generali soddisfacenti. Tra le complicanze post-operatorie tardive vi sono l’incontinenza urinaria e l’impotenza. L’incidenza di tali complicazioni è ora ridotta grazie ad approcci anatomici nuovi fra cui la conservazione dei fasci neurovascolari (chirurgia nerve sparing) che consente il ricupero della potenza sessuale. Prostatectomia transuretrale: intervento endoscopico di asportazione della porzione più interna della prostata per via uretrale. Ha lo scopo di risolvere l’ostacolo determinato dalla prostata allo svuotamento della vescica. È l’intervento più comune in caso di ipertrofia prostatica sintomatica (vedi BPH) o di neoplasia prostatica che impedisce lo svuotamento vescicale. Effetti collaterali dell’intervento possono essere lievi disturbi urinari ed eiaculazione retrograda. (Vedi TURP) Prostatite: processo flogistico-infettivo acuto o cronico a carico della prostata tra i più frequenti tra le infiammazioni a carico degli organi riproduttivi maschili. Prostatodinia: presenza di sintomatologia soggettiva di prostatite (dolori sopra o retro-sinfisari, disturbi minzionali irritativi, dolore durante l’eiaculazione). Prostato-vescicolite: stato infiammatorio delle vescicole seminali che si riscontra di frequente in associazione a prostatite. Protesi peniena: si distinguono attualmente due tipi di protesi: quelle semirigide o malleabili, e quelle gonfiabili. Le prime si impiantano più facilmente e sono meno costose ma non provocano l’effetto di un’erezione fisiologica; le protesi gonfiabili hanno un aspetto migliore nello stato di erezione, ma l’intervento per posizionarle è più laborioso e comprendono l’impianto di un serbatoio intra- addominale. PSA (Antigene prostatico specifico): glicoproteina di 240 amminoacidi prodotta dalle cellule epiteliali prostatiche sia normali che maligne. È un componente del liquido seminale che, grazie all’attività serino-proteasica, causa lo scioglimento del coagulo seminale. Nell’individuo sano è presente in circolo a bassissimi livelli (0 a 4 ng/ml), che aumentano in corso di patologia prostatica. Sebbene non sia un marker specifico per il tumore (i suoi livelli plasmatici possono alzarsi anche in caso di prostatite o BPH), il dosaggio del PSA è un utile test per lo screening diagnostico annuale del tumore prostatico dopo i 50 anni (valori > 4 ng/ml in più del 60% dei casi) e nel follow up della prostatectomia radicale (vedi). Pseudoermafroditismo: mancata corrispondenza tra sesso gonadico e sesso fenotipico dovuta all’alterata produzione o azione del testosterone nel maschio o alla presenza in circolo di un eccesso di androgeni nella femmina durante la differenziazione prenatale del sistema riproduttivo. Può essere maschile (genotipo 46,XY e testicoli, ma con caratteristiche fenotipiche che assomigliano a quelle femminili) o femminile (genotipo 46,XX e ovaie, ma con fenotipo maschile e genitali esterni che presentano un grado più o meno elevato di virilizzazione). Un ermafrodita vero, invece, è in individuo in cui sono presenti contemporaneamente tessuto ovarico e testicolare e genitali esterni normali, o di tipo maschile (con ipospadia), o femminile, o con ambiguità di vario grado. Pseudoginecomastia: aumento volumetrico della mammella maschile, noto anche come adipomastia, sostenuto da un anomalo accumulo di tessuto adiposo nella zona mamma- ria, e non dalla vera e propria ipertrofia della ghiandola mammaria. Pseudopubertà precoce: anche nota come pubertà precoce periferica, è caratterizzata dalla comparsa di alcuni caratteri sessuali secondari in assenza dell’attivazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-gonade. Caratteristicamente il dosaggio delle gonadotropine dopo la somministrazione del GnRH dimostra valori di LH e di FSH ridotti. Psicosessuologo: psicologo o medico psicologo che si occupa della psicopatologia del comportamento sessuale. Ha una formazione eclettica o segue determinate Scuole psicologiche. Psicoterapia: cura dei disturbi mentali e dei disadattamenti mediante una tecnica psicologica fondata sul rapporto tra psicoterapeuta e paziente. Esistono p. brevi, generalmente centrate sul sintomo, e p. lunghe, come ad esempio la psicoanalisi. PSV (“peak systolic velocità” - Velocità di picco sistolico): la valutazione della curva velocitometrica delle arterie cavernose ottenuta dall’uso del Doppler pulsato si basa sulla valutazione di alcuni parametri, tra cui il PSV. È espresso in cm/sec ed esprime la massima velocità di flusso rilevabile in sistole, nei diversi campionamenti eseguiti durante l’esame Doppler. Benché la massima PSV si sviluppa in genere dopo pochi minuti dalla farmacostimolazione, la valutazione del PSV dovrà proseguire per almeno 20 minuti, e le misurazioni devono essere eseguite all’origine della cavernosa in esame. Pubarca: comparsa di peli pubici alla pubertà, uno tra i segni iniziali dello sviluppo puberale. Pubertà precoce: sviluppo e maturazione delle gonadi, comparsa dei caratteri sessuali secondari e della spermatogenesi anticipato rispetto alla norma per la popolazione di riferimento. Si definisce “pubertà precoce vera” se dovuta all’attivazione dell’asse ipotalamo-ipofisario, mentre la “pseudopubertà precoce” è causata da ipersecrezione primitiva di steroidi sessuali ed è indipendente dall’attività dell’ipotalamo e dell’ipofisi. Pubertà ritardata: mancata o ritardata comparsa dei segni di maturazione sessuale in riferimento alla normale età della popolazione di riferimento. ANDROLOGIA MEDICA Pubertà: stadio del processo di sviluppo dell’organismo nel quale si assiste ad importanti modificazioni corporee che determinano il passaggio all’età adulta. Le principali modificazioni riguardano lo sviluppo dei genitali (caratteri sessuali primari) e dell’intero organismo quali ad esempio la distribuzione dei peli, il cambiamento del tono della voce nell’uomo (caratteri sessuali secondari). Si associa a trasformazioni psicocomportamentali ed allo sviluppo di una sessualità di tipo adulto. L’innesco della pubertà è determinato da fattori neurogeni ed endocrini, in particolare dalla maturazione del sistema ipotalamo-ipofiso-gonadico. nR Reazione acrosomiale: fusione in più punti della membrana acrosomiale esterna con la membrana citoplasmatica della testa dello spermatozoo con conseguente esocitosi di enzimi idrolitici attivi sulla zona pellucida ovocitaria. Tale processo, necessario per la fusione dello spermatozoo con l’oolemma dell’ovocita, è innescato in modo irreversibile dall’interazione recettoriale dello spermatozoo con proteine della zona pellucida e componenti del liquido follicolare. Recettività: propensione psicologica e del corpo ad accogliere il partner sessuale e quindi, generalmente, la penetrazione. Recettore degli androgeni (vedi AR) Recettore estrogenico: fattore di trascrizione appartenente alla famiglia dei recettori nucleari che media principalmente gli effetti degli estrogeni. Le due isoforme del recettore estrogenico, denominate alfa e beta, sono codificate da due geni diversi, presentano una distribuzione tessuto-specifica, hanno capacità diverse nel legare il ligando e nell’attivare la trascrizione dei geni bersaglio. Recettore FSH: localizzato sulle cellule del Sertoli a livello testicolare e sulle cellule della granulosa a livello ovarico media i segnali molecolari FSH-indotti che regolano il processo della gametogenesi. Il polimorfismo a carico del gene del recettore dell’ FSH altera la sensibilità e la risposta biologica all’ormone. Recettore LH: localizzato sulle cellule del Leydig a livello testicolare e sulle cellule della granulosa e della teca a livello ovarico media i segnali molecolari LH-indotti che regolano la sintesi del testosterone nell’uomo ed il processo ovulatorio nelle donne. Tale recettore lega anche con elevata affinità la gonadotropina corionica, ormone placentare in grado di stimolare la biosintesi steroidea. Refrattarietà (vedi periodo refrattario) Reifenstein (syndrome): malattia genetica con insensibilità parziale agli androgeni causata da una mutazione del gene per il recettore degli androgeni (vedi AR). Caratterizzata da diversi segni di insensibilità agli androgeni, quali il criptorchidismo, l’ipospadia, il micropene, e in età adulta ginecomastia, scarsa androgenizzazione e infertilità. Rete testis: delicata rete di canali comunicanti localizzati a livello dell’ilo del testicolo (mediastinum testis) che porta gli spermatozoi dai tubuli seminiferi ai condotti efferenti, i quali successivamente passano attraverso la testa dell’epididimo. Retrattile (testicolo): chiamato anche testicolo in ascensore. Testicolo posizionato in sacca scrotale o in sede pre-inguinale che può risalire in canale inguinale spontaneamente, mediante manipolazione o per riflesso cremasterico (vedi). Riflesso bulbo-cavernoso: valuta la latenza dell’arco riflesso sacrale e viene ritenuto rappresentativo di tutta la muscolatura striata perineale. Può essere utile nella valutazione di sospette lesioni del nervo sacrale, della cauda equina o del midollo spinale causate da sclerosi multipla, traumi, tumori e prolassi intevertebrali. Riflesso cremasterico: si ritrova fisiologicamente nel maschio di alcune specie di mammiferi, tra cui l’uomo e il cavallo. Consiste nella contrazione del muscolo cremastere in seguito ad una stimolazione tattile dell’interno coscia in prossimità dell’inguine. L’innervazione che permette questo riflesso è di competenza dei nervi spinali L1 e L2. Una assenza di questo riflesso può essere indicativa di lesioni a carico dei suddetti rami nervosi. Rigiscan: sistema computerizzato impiegato nella diagnostica di secondo livello dei deficit erettivi per il monitoraggio delle erezioni peniene notturne spontanee. Trova principale indicazione nella diagnostica differenziale tra disfunzioni erettili con principale componente organica o psicogena. Riproduzione assistita: qualunque procedura che preveda un intervento sui gameti (oocita e spermatozoo) al fine di indurre una gravidanza. Risoluzione: ultima fase del ciclo sessuale, caratterizzata nel maschio dalla detumescenza del pene e dal periodo refrattario e nella donna dalla decongestione dell’area genitale. ROS: reactive oxygen species. L’insieme di elementi e composti contenenti radicali liberi dell’ossigeno. Contenendo elettroni spaiati, tali composti risultano estremamente reattivi e capaci di cedere elevata energia reagendo con altre molecole. nR Sadismo: eccitamento sessuale derivante da azioni che inducono sofferenza psicologica e/o fisica nella vittima. Nelle forme conclamate ed estreme è una delle principali parafilie. Satirismo: iperattività sessuale patologica maschile che ricade nel novero delle parafile. SCO (Sertoli cell only): quadro istopatologico testicolare rappresentato dalla assenza completa della linea spermatogenetica in entrambi i testicoli responsabile di azoospermia (vedi). Seminale (liquido): l’eiaculato maschile contenente una componente cellulare che può essere costituita da spermatozoi maturi, cellule geminali, cellule immunitarie, cellule epiteliali di sfaldamento delle vie urinarie ed il fluido costituito dalle secrezioni testicolari, epididimali e delle ghiandole che sboccano nell’apparato riproduttivo maschile (prostata, vescichette seminali, ghiandole bulbo-uretrali). Seminologia: la scienza che studia la fisiopatologia del gamete maschile. Seminoma: tumore maligno del testicolo derivante da cellule germinali maschili. Più frequente nel 3°-4° decennio di vita, e in pazienti affetti da criptorchidismo (testicolo non sceso nello scroto). Esiste una forma tipica (poco aggressiva e radiosensibile) ed una forma atipica, quest’ultima con una prognosi peggiore. Sertoli: le cellule del Sertoli costituiscono l’epitelio dei tubuli seminiferi. Hanno forma irregolare con nucleo basale e si estendono dalla membra- n. 4 - Dicembre 2007 na basale al lume dei tubuli. Prendono stretto rapporto con le cellule germinali regolandone lo sviluppo ed il processo spermatogenetico e spermiogenetico e rispondono all’ormone ipofisario FSH. Sono unite da giunzioni strette in modo da creare una barriera emato-testicolare che isola le cellule germinali meiotiche da quelle post-meiotiche. Sessuologo medico: laureato in medicina e chirurgia, in genere specialista in materie affini (endocrinologia, ginecologia, andrologia, psichiatria, ecc.), che si occupa della fisiologia e della patologia del comportamento sessuale maschile e femminile, sia dal punto di vista sessuologico sia da quello squisitamente medico. Sex therapy: tecnica comportamentale che cerca di rimuovere il sintomo sessuologico attraverso la focalizzazione sensoriale, il counselling e l’indicazione di compiti sessuali (terapia mansionale). Sexual counselling: indicazione della corretta interpretazione delle funzioni e delle disfunzioni sessuali rimuovendo i risultati di un apprendimento errato. SHBG (Sex Hormone Binding Globulin): glicoproteina ad elevato peso molecolare prodotta principalmente dal fegato con funzione di trasporto in circolo degli ormoni sessuali (testosterone, DHT, estradiolo). Cambiamenti della sua concentrazione modificano il rapporto ormone libero/ormone legato e quindi la relativa biodisponibilità. La produzione di SHBG è stimolata dagli estrogeni ed inibita dal testosterone. Livelli aumentati si osservano in gravidanza, in terapia con estroprogestinici o SERM, nell’invecchiamento e nell’ipertiroidismo. Diminuzione dei livelli sono associati ad ovaio policistico, iperprolattinemia, terapia con glucocorticoidi e ipotiroidismo. Sperm zona binding: legame degli spermatozoi capacitati alla zona pellucida. Tale processo, mediato dall’interazione di componenti glicoproteiche (soprattutto ZP3) della zona pellucida con recettori superficiali nemaspermici, rappresenta il fisiologico meccanismo di innesco della reazione acrosomiale, evento chiave della fecondazione ed è esplorabile mediante test in vitro (sperm zona pellucida binding tests) come l’Emizona Assay. Sperma: liquido organico generalmente di colore bianco oppure bianco-giallastro composto da una parte cellulare (spermatozoi, globuli bianchi, cellule epiteliali) e da una parte liquida composta da diverse molecole importanti per la vitalità degli spermatozoi. Vedi Seminale (liquido). Spermatidi: originano dagli spermatociti in seguito alla seconda divisione meiotica. Infatti, da due spermatociti secondari aploidi si formano quattro spermatidi aploidi che maturano e acquisendo il flagello si differenziano in spermatozoi mobili. Spermatociti: gli spermatociti primari sono cellule diploidi che derivano dagli spermatogoni. Al termine della prima divisione meiotica uno spermatocita primario dà origine a due spermatociti secondari aploidi. Spermatogenesi: sequenza di elaborate differenziazioni che avviene nell’epitelio seminifero del testicolo e che partendo da una cellula diploide, lo spermatogonio, si conclude con la formazione di uno spermatozoo maturo aploide. Spermatogoni: cellule presenti nella membrana basale del tubulo seminifero da cui originano sia gli spermatozoi che cellule che continuano a mantenere i caratteri delle cellule staminali. In base alla organizzazione della cromatina si possono distinguere, infatti, due tipi di spermatogoni: quelli “staminali” caratterizzati da una elevata percentuale di eterocromatina e quelli coinvolti nella spermatogenesi che derivano dagli spermatogoni staminali e che presentano una maggiore quantità di eucromatina. Spermatozoi: cellule germinali (o gameti) maschili che derivano dagli spermatidi e che sono in grado di fecondare i gameti femminili, gli ovociti, durante la riproduzione sessuale. Dall’unione dei due gameti si forma lo zigote, il quale attraverso particolari processi di divisione darà origine all’embrione. Spermiocoltura: analisi diagnostica di laboratorio che permette di evidenziare nel liquido seminale la presenza o meno di agenti patogeni tramite la coltura su terreni selettivi del liquido seminale. Spermiogenesi: processo che caratterizza la maturazione e trasformazione degli spermatidi in spermatozoi. Spermiogramma: esame del liquido seminale volto a determinare una serie di parametri utili per diagnosticare possibili patologie seminali. L’esame standardizzato prevede la valutazione del volume, pH, aspetto, odore, viscosità e fluidificazione del campione, nonché la valutazione della concentrazione degli spermatozoi, della loro morfologia e della motilità. Viene inoltre riportata la presenza di cellule non spermatiche ed eventualmente la presenza di anticorpi adesi alla superficie degli spermatozoi mobili. Squeeze: tecnica per la cura dell’eiaculazione precoce che prevede la compressione del glande durante la fase di plateau per procrastinare la fase di orgasmo. SRY (Sex determining region, Y): gene presente sul braccio corto del cromosoma Y responsabile della determinazione in senso maschile della gonade indifferenziata durante lo sviluppo fetale. STD (vedi malattie a trasmissione sessuale) Sterilità di coppia: incapacità di individui, in età feconda, di arrivare al concepimento. Una coppia viene ritenuta sterile quando, dopo un anno di rapporti sessuali liberi, cioè condotti senza usare metodi contraccettivi, non si sia verificata gravidanza. Steroidi anabolizzanti: tutte quelle molecole di origine steroidea derivati per modificazione chimica del testosterone per ottenere una dissociazione tra gli effetti androgenici e quelli anabolici. Ma questa completa separazione, nelle diverse molecole sintetizzate, è impossibile, quindi tutti gli steroidi anabolizzanti oltre ad avere effetti positivi sul metabolismo muscolare e osseo, sulla produzione delle cellule ematiche hanno anche effetti androgenici. Steroidogenesi: processo metabolico di sintesi degli ormoni steroidei (androgeni, estrogeni, progestinici, glucocorticoidi, mineralcordicoidi, vitamina D). La steroidogenesi ha inizio a partire dal colesterolo, proveniente dalla dieta o dalla sintesi endogena, e procede per successive modificazioni enzimatiche che danno luogo alla produzione degli ormoni steroidei attivi. continua sul n. 5 ANDROLOGIA e medicina della sessualità diagnostico-cliniche e terapeutiche basate sull’evidenza; in particolare, sottolineano che le ‘raccomandazioni’ di tali linee guida sono supportate da evidenze deboli. UNA PROSPETTIVA EUROPEA L’autore Frederick CW Wu rimarca il differente approccio clinico nei confronti della terapia androgenica dell’ipogonadismo maschile esistente tra medici americani e medici europei. In particolare segnala come l’esigenza di tali linee guida sia più stringente oltreoceano a causa della maggiore propensione alla prescrizione della terapia androgenica da parte dei clinici statunitensi: in Europa le vendite di farmaci androgeni sono stabili nel tempo, mentre le prescrizioni di preparati a base di testosterone negli Stati Uniti sarebbero cresciute del 400% negli ultimi 8 anni! Pertanto l’esigenza di linee guida che evitino i rischi di un ‘overtreatment’ ed i possibili effetti collaterali ad esso connessi costituirebbero un’esigenza peculiare della realtà americana. Escludendo l’ipotesi di un’epidemia di ipogonadismo negli Stati Uniti, Wu trova: a) nella maggiore propensione dei medici americani nell’accettare e supportare le strategie terapeutiche più nuove, da una parte; b) nella richiesta da parte dell’utenza americana di sempre più numerose terapie in grado di contrastare l’invecchiamento e di garantire una condizione di benessere, dall’altra, le principali cause dell’aumento delle prescrizioni di testosterone negli Stati Uniti. La critica principale dell’autore è rivolta allo scarso rilievo dato dalle linee guida alle differenze fisiopatologiche tra ipogonadismo classico dell’adulto ed ipogonadismo correlato all’età ed alle possibili ripercussioni in termini di salute pubblica legate alla semplificazione data da un unico iter clinico-terapeutico per entrambe le condizioni. Infine segnala come le evidenze sulle quali si basano le ‘raccomandazioni’ delle linee guida siano deboli. Wu FCW Shames D, Gassman A, Handelsman H. Commentary: Guideline for male testosterone therapy: a european perspective. J Clin Endocrinol Metab 92(2):418-419. 2007. L’OPINIONE DEL CLINICO L’autore enfatizza l’importanza dell’approccio clinico rispetto a comportamenti standardizzati sulla base di linee guida. A causa delle deboli evidenze cliniche giudicate inefficaci per poter fomulare raccomandazioni adeguate nell’ambito delle linee guida, Morgentaler ritiene di fondamentale importanza, nell’ipogonadismo maschile, individualizzare le scelte clinico-terapeutiche. In particolare, l’autore rimarca le difficoltà nella diagnosi e la non univoca interpretazione dei dati di testosteronemia (testosterone totale e testosterone libero) e, pertanto, suggerisce un approccio pragmatico da adottare in presenza di sintomi caratteristici dell’ipogonadismo, quali per esempio la disfunzione sessuale, basato anche sulla possibilità di provare il trattmento androgenico valutandone l’efficacia sul sintomo, anche in presenza di livelli sierici di testosterone di poco al di sotto dei limiti inferiori del range di normalità. Inoltre, critica la cautela nel porre diagnosi di ipogonadismo nell’anziano così come formulata nelle linee guida e paradossalmente si chiede cosa avverrebbe se si negassero le lenti ausiliarie a tutti i soggetti che, a causa dell’avanzare dell’età, vedono ridotta la propria acuità visiva, considerandola semplicemente espressione dell’invecchiamento e pertanto da non correggere. Infine minimizza i rischi di possibili effetti collaterali della terapia androgenica dell’anziano, in particolare quelli legati al tumore della prostata. Morgentaler A. Commentary: Gui- deline for male testosterone therapy: a clinician’s perspective. J Clin Endocrinol Metab 92(2):416417. 2007. L’OPINIONE DELL’ESPERTO IN CAMPO NORMATIVO (FDA) Shames D, Gassman A e Handelsman H riassumono la posizione della Food and Drug Administration (FDA) e criticano lo scarso rilievo riservato nel testo alla ‘raccomandazione’, formulata in breve nelle linee guida, secondo la quale non si dovrebbe prescrivere una terapia con testosterone tout court a tutti gli uomini anziani con livelli sierici di testosterone inferiori ai range di normalità. Vista l’importanza di tale ‘raccomandazione’, una maggiore enfatizzazione, nel testo, sarebbe stata, a loro avviso, più adeguata, e avrebbe ridotto il rischio di passare inosservata ad un lettore non attento. Rigurdo ad altre ‘raccomandazioni’ emanate nelle linee guida gli autori rimarcano come alcune di esse si basino su evidenze molto deboli e, per tale motivo, in base ai criteri dell’evidence based medicine, non avrebbero dovuto essere formulate come ‘raccomandazioni’ in quanto tali ma espresse in forma di ‘suggerimenti’, con conseguente minor peso sulle scelte del lettore. Le principali tra le raccomandazioni in questione sono: 1) la necessità di più di due valori alterati di testosteronemia per la conferma della diagnosi, 2) l’inutilità di eseguire il test di screening per l’ipogonadismo nella popolazione generale. Infine, gli autori segnalano: a) che alcune delle raccomandazioni più importanti per la salute pubblica non siano state riportate nell’abstract dell’articolo che rappresenta il testo che più frequentemente i clinici leggono o consultano; b) una notevole differenza tra il documento in esteso e l’allegata Patient Guide (le versione delle linee guida rivolta prevalentemente ai pazienti) in quanto in quest’ultima non sarebbero sottolineati in maniera chiara ed evidente i possibili effetti collaterali della terapia androgenica. Shames D, Gassman A, Handelsman H. Commentary: Guideline for male testosterone therapy: a regulatory perspective. J Clin Endocrinol Metab 92(2):414-415. 2007. Vincenzo Rochira La riduzione dei livelli di ossido nitrico nel cervello è associata all’insorgenza della disfunzione erettile nel diabete Lack of central nitric oxide triggers erectile dysfunction in diabetes Zheng H, Bidasee KR, Mayhan WG, Patel KP. Am. J. Physiol. Regul. Integr. Comp. Physiol. 292: R1158-R1164, 2007. Una delle più comuni complicanze del diabete mellito è la disfunzione erettile (DE). I meccanismi proposti per spiegare l’insorgenza della DE nel diabetico sono sia di origine neurologica che vascolare. Nei diabetici gli inibitori della PDE5 curano solo il 50% dei pazienti, facendo ipotizzare che oltre ad un meccanismo periferico esista anche un meccanismo centrale. Infatti nel nucleo paraventricolare (PVN) sono presenti neuroni collegati con i neuroni pro-erettili del midollo spinale. È stato inoltre visto che il nitrossido (NO), che ha una azione periferica nell’induzione dell’erezione favorendo il rilasciamento della muscolatura liscia dei corpi cavernosi, ha anche un ruolo centrale come neurotrasmettitore nel modulare stimoli sessuali e favorire l’erezione. Gli esperimenti descritti in questo lavoro sono stati proggettati al fine di comprendere il ruolo del NO nell’induzione dell’erezione nel diabetico. Il diabete è stato indotto nei ratti tramite iniezioni di strep- n. 3 - Giugno 2007 tozotocina. Nel primo esperimento è stata studiata la risposta dei ratti all’infusione di N-metil-D-aspartato (NMDA) nel PVN. Normalmente la stimolazione del PVN con NMDA provoca erezione associata a sbadiglio e stiramento nei ratti sani, mentre nei ratti diabetici tutte queste risposte sono abolite. Per capire il legame tra NMDA e NO nel PVN gli studiosi hanno eseguito un esperimento usando un analogo dell’arginina (L-monometil-L-arginina - L-NMMA) che inibisce la sintesi del NO e hanno visto che la sua somministrazione riduce la risposta erettile nei ratti sani indotta da NMDA. Mentre il trattamento con un donatore di NO come il nitroprusside di sodio è capace di indurre la risposta erettile, non solo nei sani ma anche, in misura minore, nei diabetici. Inoltre i livelli di NO sintase (nNOS) nel PVN dei ratti diabetici sono più bassi rispetto ai ratti sani, mentre nelle altre aree del sistema nervoso centrale i livelli sono comparabili. Il ripristino dei livelli di nNOS nei PVN dei ratti diabetici mediante la tecnica del gene transfer eseguita tramite infezione con adenovirus contenente il cDNA codificante per nNOS, ripristina la risposta erettile al NMDA nei ratti diabetici, ma non ha effetto in quelli sani. Questo effetto scompare dopo 7 giorni dal trattamento, cioè quando il livello di nNOS nel PVN si abbassa e torna al valore esistente prima del trattamento. Gli autori, in questo lavoro, dimostrano che la DE nel diabete è associata ad una riduzione dei livelli di NO nel PVN e che questo difetto dipende dalla riduzione dei livelli di nNOS nei neuroni del PVN. Il fatto che un donatore di NO oppure che il ripristino dei livelli di nNOS nel diabetico inducano l’erezione fa ipotizzare che i meccanismi erettogeni periferici siano funzionanti, ma il fatto che il ripristino non è totale fa pensare che anche a livello periferico ci sia un’alterazio- ne, confermando che nel diabete la DE è provocata sia da meccanismi centrali che periferici. Questo studio mette in evidenza che ci sono aree specifiche del cervello, come il PVN, coinvolte nella regolazione della funzione sessuale ed il modello utilizzato oltre ad essere utile per comprendere meglio l’eziopatogenesi della DE nel diabetico potrebbe essere utilizzato per studiare altre alterazioni neurologiche associate alle disfunzioni sessuali. Eleonora Carosa Il deficit di testosterone altera l’ossidazione del glucosio attraverso un difettoso segnale insulinico ed un’alterata espressione del recettore dell’insulina nei tessuti bersaglio nel ratto maschio adulto Life Science 81 (2007) 534-542. È noto che bassi livelli di testosterone circolante correlano nell’uomo con un aumento del grasso viscerale, una riduzione della sensibilità all’insulina ed un conseguente aumentato rischio di sviluppare diabete di tipo 2. È noto anche che alla riduzione dei livelli plasmatici di testosterone osservata nell’invecchiamento si associa un aumento della resistenza insulinica. Peraltro i meccanismi molecolari alla base di tali osservazioni non sono stati ancora chiariti. Nel presente studio è stato studiato l’effetto in vivo di bassi livelli circolanti di testosterone sull’espressione del recettore insulinico e sull’ossidazione del glucosio nei tessuti bersaglio dell’azione insulinica, in un modello di ratto orchiectomizzato e sostituito con testosterone (100 μg/100 g due volte al giorno) per due settimane. Il giorno dell’ultimo trattamento gli animali sono stati sacrificati, è stato ANDROLOGIA e medicina della sessualità raccolto il sangue per la determinazione del glucosio, del testosterone e dell’insulina plasmatica; sono stati prelevati i quadricipiti ed i gracili, muscoli scheletrici ad elevato consumo di glucosio, il fegato ed il tessuto adiposo sottocutaneo. Il deficit di testosterone ha significativamente ridotto i livelli circolanti di insulina, con un conseguente aumento della glicemia. Tali effetti erano revertiti dal trattamento sostitutivo a base di testosterone. L’orchiectomia ha ridotto in modo significativo il numero di recettori insulinici in tutti i tessuti studiati, nonché l’espressione di RNA messaggero per il recettore insulinico. Il trattamento con testosterone è stato in grado di ristabilire una normale espressione del recettore in tutti i siti studiati ad eccezione del tessuto adiposo. Il muscolo scheletrico ha mostrato la massima capacità di ossidare il glucosio in vitro, rispetto agli altri tessuti studiati. Il deficit di testosterone ha ridotto in modo marcato l’ossidazione del glucosio nel muscolo scheletrico, effetto anch’esso revertito dalla sostituzione con testosterone esogeno. In conclusione, lo studio dimostra che, in un modello sperimentale di ratto orchiectomizzato, due settimane di riduzione dei valori circolanti di testosterone sono già in grado di alterare direttamente l’ossidazione del glucosio nel muscolo scheletrico, nel fegato e nel tessuto adiposo. Tali alterazioni si associano alla riduzione dell’espressione del recettore insulinico. Senza dubbio esiste la possibilità che altri fattori ormonali associati all’orchiectomia (quali l’aumento del corticosterone e degli estrogeni circolanti) possano aver contribuito a questi cambiamenti, ma la reversibilità degli stessi in presenza di terapia sostitutiva con testosterone dimostra il ruolo chiave svolto dagli androgeni per un corretto metabolismo glucidico. Massimiliano Caprio Il trapianto delle cellule testicolari da verro con normale funzione gonadica ha determinato la comparsa di focolai di spermatogenesi completa in verri con astenozoospermia da difetto di coda- mozza Transplantation of Normal Boar Testicular Cells Resulted in Complete Focal Spermatogenesis in a Boar Affected by the Immobile Short-tail Sperm Defect. M. Mikkola, A. Sironen, C. Kopp, J. Taponen, A. Sukura, J. ViLkki, T. Katila and M. Andersson. Reprod Dom Anim. 2006; 41: 124-128. L’articolo che prendiamo in considerazione, al momento, sembra delineare orizzonti ancora poco credibili e poco applicabili nel trattamento dell’infertilità, ma proprio per questo, da valutare. Il trapianto delle cellule testicolari, conosciuto come trapianto di spermatogoni staminali, è un metodo relativamente innovativo nel campo della ricerca sulla spermatogenesi. Il primo obbiettivo dello studio preso in considerazione è quello di valutare la possibilità che cellule testicolari del donatore di verro con normale funzione spermatogenetica possano colonizzare, animali immunocompetenti non consanguini, portatori della sindrome della coda mozza (ISTS), e produrre spermatozoi mobili; il secondo obbiettivo, è quello di confermare che il difetto dello ISTS è associato ad un difetto di trascrizione nelle cellule germinali. La ISTS, è stata evidenziata nel 1987 nel verri finlandesi dello Yorkshire. La mutazione che determina il difetto è stato mappato sul cromosoma porcino 16. In questo studio, si è ottenuta una sospensione di cellule testicolari da 6 verri prepuberi e successivamente si è proceduto al trasferimento ai verri riceventi affetti da ISTS attraverso puntura eco guidata della rete testis. I verri riceventi sono stati trattati con busulfan a partire da cinque settimane prima del trapianto, per sopprimere la spermatogenesi endogena; gli eiaculati sono stati raccolti ogni due settimane. Nel primo verro, trenta settimane dopo il trasferimento di cellule testicolari, si è rilevata la presenza di spermatozoi mobili, assenti prima del blocco della spermatogenesi endogena. La produzione di spermatozoi mobili si è rilevata in tutti gli eiaculati raccolti a partire dalla 13 settimata. Il numero di spermatozoi mobili, variava fra i 5.000 e i 10.000 per eiaculato. Nel secondo verro, non si è rilevata la presenza di spermatozoi mobili entro 22 settimane dal trasferimento di cellule testicolari di donatore, evidenziando un insuccesso nel transfer. L’analisi del DNA degli spermatozoi mediante polymerase chain reaction (PCR) ha evidenziato come gli alleli del donatore erano presenti negli spermatozoi dell’animale ricevente; per tale indagine gli animali sono stati genotipizzati con il marcatore SW419, associato a ISTS. Il risultato suggerisce che il difetto di ISTS nei verri finlandesi del Yorkshire interessa la linea germinali. Il transfer di cellule testicolari da animali donatori con normale spermatogenesi può ripristinare una normale produzione nemaspermica. In questo elegante studio si è registrata la comparsa del primo spermatozoo mobile nell’eiaculato del verro 1 tre mesi dopo il trasferimento di spermatogoni; spermatozoi mobili sono stati evidenziati in tutti gli eiaculati di questo verro per quasi quattro mesi. Gli autori concludono, affermando come il trasferimento di cellule testicolari da donatore può ripristinare una normale spermatogenesi nell’animale ricevente. Massimo Bocchio 250 mg/ml soluzione iniettabile G03BA03 testosterone undecanoato RIASSUNTO DELLE CARATTERISTICHE DEL PRODOTTO 1. DENOMINAZIONE DEL MEDICINALE. Nebid 1000 mg/4ml, soluzione iniettabile. 2. COMPOSIZIONE QUALITATIVA E QUANTITATIVA. Ciascun ml di soluzione contiene 250 mg di testosterone undecanoato corrispondenti a 157,9 mg di testosterone. Ciascuna fiala da 4 ml di soluzione iniettabile contiene 1000 mg di testosterone undecanoato. Per gli eccipienti, vedere paragrafo 6.1. 3. FORMA FARMACEUTICA. Soluzione iniettabile. Soluzione oleosa limpida, giallastra. 4. INFORMAZIONI CLINICHE. 4.1. Indicazioni terapeutiche. Terapia sostitutiva del testosterone per l'ipogonadismo maschile nei casi in cui la carenza di testosterone sia stata confermata da dati clinici e test biochimici (vedere paragrafo 4.4 Avvertenze speciali e opportune precauzioni d'impiego). 4.2. Posologia e modo di somministrazione. Uso intramuscolare. Pazienti adulti e anziani di sesso maschile. Una fiala di Nebid (corrispondente a 1000 mg di testosterone undecanoato) viene iniettata ogni 10-14 settimane. Le iniezioni praticate con tale frequenza sono in grado di mantenere livelli sufficienti di testosterone, senza causare accumulo. Le iniezioni devono essere somministrate molto lentamente. Prestare attenzione a iniettare Nebid in sede glutea profonda osservando le normali precauzioni per la somministrazione intramuscolare. Prestare particolare attenzione al fine di evitare l’iniezione intravasale. Il contenuto di una fiala deve essere iniettato per via intramuscolare subito dopo l’apertura della fiala. Inizio del trattamento. Si raccomanda di misurare i livelli sierici di testosterone prima dell'inizio del trattamento e nel periodo iniziale del trattamento. A seconda dei livelli sierici di testosterone e dei sintomi clinici, il primo intervallo tra le iniezioni può essere ridotto fino a un minimo di 6 settimane rispetto all’intervallo consigliato di 10-14 settimane per il mantenimento. Con questa dose di carico, è possibile raggiungere più rapidamente sufficienti livelli di equilibrio (steady-state) di testosterone. Mantenimento e personalizzazione del trattamento. L'intervallo tra le iniezioni deve essere compreso nel range consigliato di 10-14 settimane. Durante la terapia di mantenimento è necessario un attento monitoraggio dei livelli sierici di testosterone. Si consiglia di misurare regolarmente i livelli sierici di testosterone. Le misurazioni devono essere effettuate al termine di un intervallo tra un’iniezione e l’altra, unitamente alla valutazione dei sintomi clinici. I livelli sierici non devono superare il terzo più basso della norma. Livelli sierici inferiori alla norma indicano la necessità di ridurre tale intervallo. In caso invece di livelli sierici elevati, si può esaminare la possibilità di estendere l’intervallo tra le iniezioni. Bambini e adolescenti. Nebid è controindicato per bambini e adolescenti e non è stato valutato clinicamente in pazienti maschi al di sotto dei 18 anni di età. 4.3. Controindicazioni. L’uso di Nebid è controindicato nel carcinoma androgenodipendente della prostata o della ghiandola mammaria maschile, in casi di tumori al fegato presenti o pregressi;ipersensibilità al principio attivo o a uno qualsiasi degli eccipienti. 4.4. Avvertenze speciali e opportune precauzioni d'impiego. Non è raccomandato l’utilizzo di Nebid in bambini e adolescenti. Nebid deve essere somministrato solo in caso di accertato ipogonadismo (ipergonadotropo e ipogonadotropo) e dopo aver escluso, prima dell’inizio del trattamento, altre eziologie, responsabili dei sintomi. La carenza di testosterone deve essere chiaramente dimostrata da sintomi clinici (regressione dei caratteri sessuali secondari, modifiche della struttura corporea, astenia, calo della libido, disfunzione erettile, ecc.) e confermata da due distinte misurazioni dei livelli di testosterone nel sangue. L’esperienza nell’uso di Nebid in pazienti anziani al di sopra dei 65 anni di età è limitata. Attualmente, non esiste un parere unanime sui valori di riferimento del testosterone specifici per l’età. Tuttavia, si deve tenere presente che dal punto di vista fisiologico i livelli sierici di testosterone diminuiscono con l’invecchiamento. Esami medici. Prima di iniziare la terapia con testosterone, tutti i pazienti devono sottoporsi ad una visita approfondita per escludere il rischio di un tumore alla prostata preesistente. I pazienti che assumono una terapia testosteronica devono essere sottoposti a un monitoraggio attento e regolare della ghiandola prostatica (esplorazione rettale e determinazione del PSA sierico) e delle mammelle, secondo i metodi consigliati, almeno una volta all’anno e due volte all’anno per i pazienti anziani e quelli a rischio (quelli che presentano fattori clinici o familiari). Nei pazienti sottoposti a terapia androgenica a lungo termine, oltre agli esami di laboratorio relativi alla concentrazione di testosterone, si devono controllare periodicamente i seguenti parametri di laboratorio: emoglobina, ematocrito e test di funzionalità epatica. A causa della variabilità dei risultati di laboratorio, tutti gli esami per la determinazione del testosterone devono essere effettuati presso lo stesso laboratorio. Tumori. Gli androgeni possono accelerare la progressione del tumore subclinico alla prostata e dell’iperplasia prostatica benigna. Nebid deve essere usato con cautela in pazienti oncologici a rischio di ipercalcemia (e ipercalciuria associata) a causa di metastasi ossee. In questi pazienti è consigliabile il regolare monitoraggio della concentrazione sierica di calcio. Nei pazienti che assumono una terapia sostitutiva del testosterone sono stati riferiti raramente tumori epatici benigni e maligni. Altre condizioni. Nei pazienti affetti da grave insufficienza cardiaca, epatica o renale o da cardiopatia ischemica il trattamento con testosterone può causare gravi complicanze caratterizzate da edema con o senza insufficienza cardiaca congestizia. In tal caso, il trattamento deve essere interrotto immediatamente. Non esistono studi in grado di dimostrare l’efficacia e la sicurezza del farmaco in pazienti con compromissione della funzionalità renale o epatica, pertanto in questi pazienti la terapia sostitutiva del testosterone va usata con cautela. Come regola generale, si raccomanda di limitare sempre l’impiego di iniezioni intramuscolari in pazienti con disordini della coagulazione sanguigna acquisiti o ereditari. Nebid deve essere usato con cautela nei pazienti affetti da epilessia ed emicrania, poiché tali condizioni si possono aggravare. Si può verificare un aumento della sensibilità all’insulina nei pazienti trattati con androgeni che raggiungono concentrazioni plasmatiche normali di testosterone a seguito della terapia sostitutiva. Alcuni sintomi clinici, quali irritabilità, nervosismo, aumento ponderale, erezioni prolungate o frequenti possono indicare un’eccessiva esposizione agli androgeni con conseguente necessità di un adeguamento del dosaggio. L’apnea notturna preesistente può risultare potenziata. Gli atleti trattati con testosterone come terapia sostituiva nell’ipogonadismo maschile primario e secondario devono essere informati del fatto che il farmaco contiene un principio attivo che può dar luogo a risultati positivi nei test anti-doping. Gli androgeni non sono indicati per aumentare lo sviluppo muscolare in individui sani o per aumentare la capacità fisica. L’assunzione di Nebid deve essere interrotta se i sintomi di un’eccessiva esposizione agli androgeni persistono o ricompaiono durante il trattamento con il dosaggio consigliato. Somministrazione. Nebid deve essere iniettato per via intramuscolare. L’esperienza mostra che le reazioni di breve durata (tosse impellente, colpi di tosse, sofferenza respiratoria) che si manifestano in rari casi durante o immediatamente dopo l’iniezione di soluzioni oleose, possono essere evitate iniettando la soluzione molto lentamente. 4.5. Interazioni con altri medicinali ed altre forme d’interazione. Anticoagulanti orali. Si è osservato che il testosterone ed i suoi derivati aumentano l’attività degli anticoagulanti orali. I pazienti che assumono anticoagulanti orali richiedono uno stretto monitoraggio, soprattutto all’inizio o alla fine della terapia androgenica. Si consiglia di intensificare il monitoraggio del tempo di protrombina e frequenti determinazioni dell’INR. Interazioni di altro genere. La somministrazione concomitante di testosterone e ACTH o corticosteroidi può aumentare la formazione di edemi, pertanto questi principi attivi devono essere somministrati con cautela, in particolare in pazienti affetti da cardiopatie o epatopatie o da pazienti con una predisposizione all’edema. Interazioni con gli esami di laboratorio: gli androgeni possono diminuire i livelli di globulina legante la tirosina diminuendo così i livelli sierici totali di T4 e aumentando la captazione di T3 e T4 su resina. I livelli dell’ormone tiroideo libero rimangono però inalterati e non esistono prove cliniche di disfunzione tiroidea. 4.6. Gravidanza e allattamento. L’uso di Nebid è controindicato nelle donne e il farmaco non deve essere assunto in gravidanza o durante l’allattamento al seno. 4.7. Effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull’uso di macchinari. Nebid non altera la capacità di guidare veicoli o di usare macchinari. 4.8. Effetti indesiderati. L’effetto avverso osservato più di frequente è il dolore in sede d’iniezione (10%). In studi clinici sono stati segnalati i seguenti effetti indesiderati, con sospetta correlazione a Nebid (classificati utilizzando i termini e i distretti corporei definiti dal sistema HARTS): Sistema/Apparato Apparato digerente Apparato muscoloscheletrico Sistema nervoso Sistema respiratorio Cute e annessi Apparato urogenitale Disturbi generali e alterazioni del sito di somministrazione Effetti indesiderati comuni* (>1/100, < 1/10) diarrea dolore agli arti, artralgia vertigini, aumento della sudorazione, cefalea disturbi respiratori acne, dolore alla mammella, ginecomastia, prurito, alterazioni cutanee dolore testicolare, disturbi alla prostata ematoma sottocutaneo nella sede dell’iniezione *) A causa del ridotto campione di studi, la frequenza di ciascun effetto indesiderato osservato con una relazione causale suggerita rientra come minimo nella categoria comune (>1/100). In letteratura sono riportati i seguenti effetti indesiderati causati da preparati contenenti testosterone: Sistema/Apparato Alterazioni del sangue e sistema linfatico Alterazioni del metabolismo e della nutrizione Effetti indesiderati rari casi di policitemia (eritrocitosi) aumento ponderale, alterazioni elettrolitiche (ritenzione di sodio, cloruro, potassio, calcio, fosfato inorganico e ritenzione idrica) durante un trattamento con dosi elevate e/o un trattamento prolungato Apparato muscoloscheletrico crampi muscolari Sistema nervoso nervosismo, ostilità, depressione Apparato respiratorio apnea notturna Alterazioni del sistema epatobiliare in casi estremamente rari ittero e anomalie nei test di funzionalità epatica Cute e annessi possono manifestarsi varie reazioni cutanee, tra cui acne, seborrea e alopecia Disordini del sistema riproduttivo e della mammella alterazioni della libido, maggiore frequenza di erezioni; la terapia con dosi elevate di preparati di testosterone normalmente interrompe in modo reversibile o riduce la spermatogenesi, riducendo le dimensioni dei testicoli; la terapia sostitutiva del testosterone nell’ipogonadismo può in rari casi provocare erezioni persistenti e dolorose (priapismo), anomalie prostatiche, tumore alla prostata**, ostruzione urinaria Disturbi generali e alterazioni della sede di somministrazione la somministrazione di testosterone in dosi elevate o a lungo termine causa occasionale incremento della tendenza alla ritenzione idrica e all’edema; possono verificarsi reazioni di ipersensibilità **) I dati relativi al rischio di tumore alla prostata associato alla terapia testosteronica non consentono di trarre conclusioni certe. 4.9. Sovradosaggio. Non è necessario adottare alcuna particolare misura terapeutica in seguito a sovradosaggio, ad esclusione dell’interruzione della terapia farmacologica o della riduzione del dosaggio. 5. PROPRIETÀ FARMACOLOGICHE. 5.1. Proprietà farmacodinamiche. Categoria farmacoterapeutica: androgeni, derivati del 3-ossoandrostene (4). Codice ATC: G03B A03. Il testosterone undecanoato è un estere dell’androgeno normalmente presente in natura, il testosterone. La forma attiva, il testosterone, si forma per eliminazione della catena laterale. Il testosterone è il più importante androgeno maschile, principalmente sintetizzato nei testicoli e, in misura minore, nella corteccia surrenale. Il testosterone è responsabile dell’espressione dei caratteri maschili durante lo sviluppo fetale, della prima infanzia e della pubertà e quindi della conservazione del fenotipo maschile e delle funzioni androgeno-dipendenti (ad es. spermatogenesi, ghiandole sessuali accessorie). Svolge inoltre funzioni a livello, ad es., di cute, muscoli, scheletro, reni, fegato, midollo osseo e sistema nervoso centrale. A seconda dell’organo target, l’ attività del testosterone è prevalentemente androgenica (ad es. prostata, vescicole seminali, epididimi) o proteico-anabolica (muscolo, osso, ematopoiesi, reni, fegato). Gli effetti del testosterone in alcuni organi aumentano a seguito di conversione periferica di testosterone in estradiolo, che si lega a recettori per gli estrogeni nel nucleo delle cellule bersaglio, ad esempio le cellule della ghiandola pituitaria, adipe, cervello, ossa e cellule di Leydig del testicolo. 5.2. Proprietà farmacocinetiche. Assorbimento. Nebid è una forma farmaceutica deposito a lento rilascio di testosterone undecanoato con somministrazione intramuscolare, ed elude l’effetto di primo passaggio. A seguito dell’iniezione intramuscolare di testosterone undecanoato sotto forma di soluzione oleosa, il composto viene gradualmente rilasciato e quasi completamente scisso dalle esterasi sieriche in testosterone ed acido undecanoico. Un giorno dopo la somministrazione è possibile osservare un incremento dei livelli sierici di testosterone al di sopra dei valori basali. Condizioni di equilibrio (Steady-state). In seguito alla prima iniezione intramuscolare di 1000 mg di testosterone undecanoato in pazienti maschi ipogonadici, dopo 7 giorni sono stati ottenuti valori medi di Cmax pari a 38 nmol/l (11 ng/ml). La seconda dose è stata somministrata 6 settimane dopo la prima iniezione e sono state raggiunte concentrazioni massime di testosterone pari a circa 50 nmol/l (15 ng/ml). Nel corso delle 3 somministrazioni successive è stato mantenuto un intervallo di dosaggio costante di 10 settimane e le condizioni di equilibrio sono state raggiunte tra la terza e la quinta somministrazione. I valori medi di Cmax e di Cmin di testosterone allo steady-state erano rispettivamente 37 (11 ng/ml) e 16 nmol/l (5 ng/ml). La variabilità media intra e inter-individuale (coefficiente di variazione, %) dei valori di Cmin era rispettivamente del 22% (intervallo: 9-28%) e del 34% (intervallo: 25-48%). Distribuzione. Nel siero dei pazienti maschi, circa il 98% del testosterone circolante si lega alla globulina legante gli ormoni sessuali (SHBG) e all’albumina. Solo la frazione libera di testosterone è considerata biologicamente attiva.A seguito di infusione endovenosa di testosterone in pazienti maschi anziani, l’emivita di eliminazione del testosterone era di circa un’ora ed è stato rilevato un volume apparente di distribuzione di circa 1,0 l/kg. Metabolismo. Il testosterone generato mediante scissione dell’estere dal testosterone undecanoato viene metabolizzato ed escreto nello stesso modo del testosterone endogeno. L’acido undecanoico è metabolizzato mediante ß-ossidazione nello stesso modo degli altri acidi carbossilici alifatici. I metaboliti attivi principali del testosterone sono l’estradiolo e il diidrotestosterone. Eliminazione. Il testosterone è soggetto a estensivo metabolismo epatico ed extra-epatico. A seguito di somministrazione di testosterone radiomarcato, circa il 90% della radioattività compare nell’urina sotto forma di coniugati dell’acido glucuronico e solforico, mentre il 6% è presente nelle feci a seguito di circolazione enteropatica. I prodotti urinari includono androsterone e etiocolanolone. A seguito della somministrazione intramuscolare di questa formulazione "depot", la velocità di rilascio è caratterizzata da un’emivita di 90±40 giorni. 5.3. Dati preclinici di sicurezza. Gli studi tossicologici non hanno rivelato effetti diversi da quelli spiegabili sulla base del profilo ormonale di Nebid. Il testosterone è risultato non-mutageno in vitro utilizzando il modello di reversione della mutazione (test di Ames) o le cellule ovariche di criceto. In studi su animali da laboratorio è stato scoperto un rapporto tra il trattamento androgenico e certi tipi di tumore. Dati sperimentali sui ratti hanno dimostrato un'aumentata incidenza di tumore alla prostata dopo il trattamento con testosterone. E' noto che gli ormoni sessuali facilitano lo sviluppo di alcuni tipi di tumore indotti da agenti cancerogeni noti. La rilevanza clinica di quest’ultima osservazione non è nota. Studi sulla fertilità condotti su roditori e primati hanno dimostrato che il trattamento con il testosterone può compromettere la fertilità sopprimendo la spermatogenesi in misura dose-dipendente. 6. INFORMAZIONI FARMACEUTICHE. 6.1. Elenco degli eccipienti. Benzile benzoato, olio di ricino raffinato. 6.2. Incompatibilità. In assenza di studi di compatibilità, il medicinale non deve essere miscelato con altri prodotti. 6.3. Periodo di validità. 5 anni. Il medicinale deve essere utilizzato subito dopo l’apertura della confezione. 6.4. Precauzioni particolari per la conservazione. Il medicinale non richiede particolari precauzioni per la conservazione. 6.5. Natura e contenuto del contenitore. Fiale (di tipo I) in vetro color ambra da 5 ml, con un volume di riempimento di 4 ml. Confezione: 1 fiala da 4 ml. 6.6. Precauzioni particolari per lo smaltimento e la manipolazione. La soluzione iniettabile deve essere controllata visivamente prima dell’uso; devono essere utilizzate solo le soluzioni limpide prive di particelle in sospensione. Il farmaco è monouso; l'eventuale soluzione non utilizzata deve essere eliminata. 7. TITOLARE DELL'AUTORIZZAZIONE ALL'IMMISSIONE IN COMMERCIO. Bayer S.p.A. - Viale Certosa, 130 - 20156 Milano. 8. NUMERO DELL’ AUTORIZZAZIONE ALL’IMMISSIONE IN COMMERCIO. 1 fiala da 4 ml. AIC n. 037051012/M. 9. DATA DELLA PRIMA AUTORIZZAZIONE/ RINNOVO DELL’AUTORIZZAZIONE. 25 ottobre 2006. 10. DATA DI REVISIONE DEL TESTO. Giugno 2007. Nebid - Confezione monofiala da 1000 mg - Classe C - Prezzo al pubblico 147 Euro.