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Storia dell’Atletica Fabriano
Nell’ormai lontano 1961, come spesso accade in circostanze del genere, un gruppo
di amici, animati da identica passione, decise che era giunto il momento di calzare le
scarpette chiodate, in maniera ufficiale e riconosciuta, anche a Fabriano. Così, con la
denominazione di Società Atletica Fabriano, il gruppo sportivo che ancora oggi ben
conosciamo, venne affiliato per la prima volta alla Federazione Italiana di Atletica
Leggera. Ma non ci affrettiamo. Prima di infilarci in questi 50 anni di alterne vicende
umane e sportive, c’è tutto un passato epico da esplorare, magari difficile da ricostruire,
ma sicuramente da tentare di ripercorrere attraverso radici che affondano nel terreno
fertile della gioventù, che non conosce epoche, ma soltanto esuberanza ed energia.
In precedenza, molti avevano vissuto intense esperienze nell’atletica leggera, in gruppi
studenteschi e militari o sotto altre bandiere.
Addentriamoci un attimo nei ricordi più lontani, proviamoci almeno, prima di emergere
nell’era spumeggiante degli anni ’60. Vediamo un po’ che cosa riusciamo a scoprire
scavando nel passato.
Sul finire degli anni 20 e durante gli anni 30 in particolare, baldi giovani fabrianesi
gareggiarono con notevoli successi personali e riscontri tecnici, se vogliamo incredibili,
considerando l’epoca alla quale ci riferiamo. Ricorre spesso, in questo periodo,
nell’atletica leggera come in altri sport, la figura del Cav. Dante De Angelis, animatore,
promotore e punto di riferimento di un gruppo composto da Antonio e Mario Ciriachi,
Domenico Morbiducci, Galante Cecchi, Gino Mei, Bruno Barberi, Luigi Di Marco,
Dante Ferretti ed altri.
Poco più tardi emergerà la figura di Mario Feliciani, molti anni dopo primo presidente
nella storia dell’Atletica Fabriano. Mario, agli inizi degli anni ’30, fu velocista di
grandi qualità e temperamento (11”3, come rivelano i ricordi dell’epoca, ai
Campionati Italiani del ’34 a Torino). Chi lo conobbe lo definì come atleta
agonisticamente nervoso, estremamente reattivo, capace di sostenere altissime
frequenze per tutto lo sviluppo dei 100 metri. Come termine di paragone, nel 1932,
alle Olimpiadi di Los Angeles, dei 33 partecipanti alla gara più breve dello sprint,
furono diversi gli atleti ad esprimersi in crono superiori a quelli di Mario, che almeno in
qualificazione non avrebbe certamente sfigurato.
L’anno precedente, il 1933, registrò la partecipazione di Martino Teodori ai
Campionati Italiani di Genova nel salto in lungo. Il celebre “Farfallino” militò dal ’33
al ’38 nel Foligno Calcio, ma, a campionato fermo, non disdegnava affatto l’atletica
leggera, i 110 ostacoli ed il salto in lungo in particolare. Proprio nel lungo ottenne la
qualificazione per i tricolori atterrando lontanissimo, a metri 6.20. Dicono che la
selezione avvenne tra il primo ed il secondo tempo di una partita di calcio. In ogni
caso fu un risultato splendido che però, purtroppo, non riuscì a confermare in quel di
Genova, probabilmente per mancanza di allenamenti specifici ed esperienza. Insieme
a lui vennero selezionati Febo Faggeti nei 400 metri, Diogene Furbetta nel giavellotto e
Luigi Gioia nel disco.
L’attività rivolta in direzione dell’atletica leggera era intensa e neanche sorprendente,
considerando il risalto che si attribuiva allo sport, ambito nel quale i giovani, in periodi
decisamente avari di possibilità e strutture, si riversavano per socializzare e per essere
in qualche circostanza protagonisti. La gioventù fabrianese visse goliardicamente quel
lungo periodo. Erano anni in cui ci si accontentava delle semplici angolature della
quotidianità ed il pretesto sportivo era sublime per coltivare impegno e divertimento.
Per questi giovani leoni l’atletica leggera era una faccenda maledettamente seria, da
affrontare con grande lealtà, amicizia e temperamento.
Non esistevano i blocchi di partenza (si scavavano buchette nella terra battuta della
pista dove posizionare gli avampiedi e allo scopo i velocisti erano muniti di una
piccola cazzuola appuntita) tanto meno i morbidi materassoni di ricaduta in gomma
piuma per chi si cimentava nel salto in alto, sostituiti spartanamente da semplice e
ruvida ghiaia. Gli ostacoli venivano fabbricati in casa con qualche pezzo di legno
verniciato e, ogni giorno, portati al campo a spalla (il vecchio campo sportivo era il
teatro di questi incontri pomeridiani) per gli allenamenti e poi di nuovo riposti e
custoditi gelosamente in cantina. Sul finire degli anni 30 questo compito fu affidato ad
Elio Damiani (appunto gli ostacoli e l’alto le sue specialità) che, abitando in viale
Stelluti Scala, era il più vicino al campo. La G.I.L. (Gioventù Italiana Littorio)
notoriamente conosciuta come fautrice della cultura fisica e della disciplina, quanto
meno fornì l’asta, i dischi, i pesi ed i martelli; molto del resto era affidato
all’improvvisazione ed alla necessità del momento.
La ricaduta dei salti in elevazione ed estensione (alto, asta e lungo) come dicevamo,
era attutita (si fa per dire) dalla ghiaia ed allora, durante le trasferte in Ancona, gli
atleti fabrianesi si proiettavano famelici presso la stazione ferroviaria dorica per cercare,
lungo i binari, i sacchetti di iuta contenenti dadi e bulloni in dotazione alle FF.SS. Una
volta individuati, i preziosi contenitori erano vuotati senza ritegno del loro pesante
fardello e custoditi nelle sacche da viaggio. Al ritorno dalle gare era d’obbligo la
fermata a Palombina, non solo per rinfrescarsi corpo e spirito nel mare Adriatico
(anche quella era pur sempre una finalità precisa della trasferta), ma anche per
riempire accuratamente i sacchetti di preziosa e finissima sabbia che, una volta a
Fabriano, avrebbe sostituito un pò alla volta la ghiaia pungente. Nel giro di qualche
anno il risultato venne giudicato soddisfacente.
Prevaleva comunque e sempre l’arte di arrangiarsi e qualcuno di quegli epici pionieri
dell’atletica leggera racconta che al tramonto degli anni ’30 ci fu chi non seppe
resistere al richiamo di uno splendido paio di scarpette chiodate (tomaia in pelle,
fondo in cuoio e chiodi fissi di undici centimetri!) dimenticate sbadatamente da
qualcuno. Vennero di conseguenza giudicate più o meno abbandonate e, di
conseguenza, sottratte dagli spogliatoi dello stadio dorico di Ancona. Calzavano il
numero 44 ed i piedi di tutti, a turno, si adattarono. Soffrivano in silenzio coloro a cui
andavano strette, mentre i piedini di fata ricorrevano all’ovatta per colmare i vuoti tra
gli alluci e la tomaia. Pressante era l’azione di convincimento nei confronti dei giudici,
ovviamente per evitare gare in contemporanea per i fabrianesi, evento che avrebbe
reso drammaticamente insufficiente quell’unico paio di scarpe.
Furono quelli gli anni di Osvaldo e Antonio Ciariachi, Luigi Gioia, Febo Faggeti,
Diogene Furbetta, Mario Feliciani, Fernando Romandini, valido giavellottista, Edoardo
e Dante Biondi, altrettanto energici lanciatori di peso, martello e disco, Vittor Ugo
Petruio, morto in guerra come ufficiale dell’esercito italiano, Laerte Venturelli, ostacolista
e successivamente istruttore, dei fratelli Gino, Mosmene e Rivio “Pagalla” Bellocchi,
saltatori con l’asta, in alto e in lungo, di Domenico “Memo” Arteconi, eccellente nei
1500, tanto da meritarsi il soprannome di “Beccali” (appunto oro olimpico nel ’32 a
Los Angeles), e di tanti altri.
Negli anni a seguire, immediatamente prima del conflitto mondiale, si affacciarono
alla ribalta altri baldi giovanotti come Otello Biondi (lungo e alto), Elio Damiani
(ostacoli e alto), Alessandro Carancini (alto), Bruno Travaglia (800 e 1500), Nelio
Scaglioni (ostacoli), Vilberto Petruio, Alberto Vitali (100 e 200 metri), Stelio Spacca
(alto), Angelo Moscatelli (peso). Faggeti, tornato dall’Africa, si confermò ottimo
lanciatore di peso e disco.
Anni spensierati, anche per loro, in tante circostanze ricchi di risultati tecnici di assoluto
valore. Ricordiamo ad esempio il titolo regionale, con tanto di record marchigiano
conquistato da Edoardo Biondi nel martello, identico risultato ottenuto anche nel Lazio
con la società Parioli di Roma. Già, perché per i migliori atleti fabrianesi c’era già un
certo mercato, anche se, forse per pudore, non ci sono mai state testimonianze che in
qualche modo lasciassero pensare ad ingaggi monetari.
Di solito, di mattina, si svolgevano le qualificazioni e chi acquisiva il diritto a
partecipare alle finali del pomeriggio si aggiudicava anche un piatto di riso in brodo
per il pranzo, da consumare in una delle trattorie esercenti in viale della Vittoria. Gli
altri se ne tornavano mestamente a casa, oppure rinunciavano al pranzo, anche perché
spesso non potevano provvedere di tasca propria, e rimanevano ad incitare gli amici
finalisti negli impegni pomeridiani.
Anche le ragazze si affacciarono nel mondo dell’atletica leggera, prima timidamente,
poi con sempre maggior coraggio. Promotrice ancora la G.I.L., attraverso la scuola.
Ricordiamo tra le protagoniste Rosina Meloni, Liliana Mezzopera, Adele Gioia, Fleana
Poiani, Geltrude “Tudina” Battistoni, Armida Quacquarini, queste ultime due
decisamente i punti di forza della squadra allenata dalla maestra Giuseppetti nella
palestra e nel campetto di San Benedetto con la consulenza tecnica di Giulio
Romandini. L’atletica, sport umile e povero per antonomasia, era invece considerato
d’elite ed era addirittura necessario pagare l’istruttore che impartiva lezioni in orario
rigidamente extrascolastico. Da ricordare che la preparazione atletica generale era
quella impartita a scuola dai maestri Venanzio Brunetti, Carlo Canavari e Biagio
Pradarelli.
Castigatissime erano le divise delle giovani sbarbine: gonna pantalone nera a pieghe,
che pure scopriva generosamente il ... ginocchio, e camicetta bianca rigidamente
abbottonata. Comunque, la fantasia dei ragazzi galoppava veloce.
Il dramma della guerra segnò gli anni successivi, distruggendo ogni attività ed
ogni interesse che non fosse la sopravvivenza; la ripresa fu lenta e difficoltosa. Fermato
in qualche modo il mostro bellico, pian piano si tornò a respirare un clima di
distensione ed anche l’economia del Paese riprese a marciare, anche se a regime
ridotto. E con la ricostruzione anche la qualità della vita assunse di nuovo l’importanza
che merita. Così, lo sport, che è emozione, esperienza, educazione e cultura, riprese a
pieno titolo il suo aspetto predominante nella quotidianità di tanti giovani.
E lo sport, allora come sempre, non può rinunciare a quei soliti personaggi trainanti,
chiamiamoli come vi pare, educatori, sostenitori, appassionati, romantici... All’epoca,
come in tanti ancora ricordano, il Cav. Dante De Angelis ed il Prof. Icaro Castrica
furono prontissimi a rispondere all’appello di una nuova era sportiva da costruire. Con
la loro smisurata passione seppero riprendere in mano i giovani che non avevano
dimenticato il piacere di ritrovarsi insieme a lottare per la vittoria agonistica e grazie a
loro le varie attività (l’atletica e la pallacanestro in particolare) ripresero slancio e
nuova linfa vitale.
Gli anni ’50 probabilmente costituirono il necessario periodo di transizione ed infatti
la storia di tante società sportive ci insegna che fu il decennio successivo quello della
consacrazione. Adesso ci siamo! Eccoci arrivati al 1961!
Grazie a Mario Feliciani e ad un bel gruppo di amici (Giulio Romandini, Nelio
Scaglioni, Edmondo Giontoni, Antonio Mezzanotte, Febo Faggeti, Edmondo Baldoni,
Bruno Borioni, Roberto Del Brutto, Alfredo Rossi, Giorgio Venturini, Gianfranco Ballelli,
Balilla Franceschini, Guido Toni, Aldo Pensieri, Stefano Ricciotti, Gianfranco Ballelli)
l’atletica fabrianese ufficializzò nel 1961 la sua presenza nel panorama agonistico del
comprensorio montano e della regione. Fu proprio Feliciani ad essere eletto primo
presidente dell’Associazione Atletica Fabriano. La struttura dirigenziale era pronta e
non era certo un colosso dai piedi d’argilla, al suo interno anzi scorreva linfa vitale,
ossia la passione e la competenza di due insegnanti, la Prof. Maria Virginia Baldoni
ed il Prof. Adriano Morichi. Entrambi lanciarono il sasso, ma non nelle acque ferme di
uno stagno, bensì in un torrentello vivace che in un attimo divenne un fiume in piena. I
ragazzi e le ragazze fabrianesi non aspettavano altro che avere il pretesto ufficiale per
scatenare le loro energie in pista e pedana. Al vecchio stadio comunale, da sempre
teatro di “giovanil cimento”, si ritrovarono in tanti. Grazie alla sensibilità del Sen.
Aristide Merloni, Ariston mise a disposizione tute azzurre per tutti e gli allenamenti
furono subito quotidiani ed intensi.
Il neonato gruppo si segnalò subito per la compattezza dell’organico e per i suoi
talenti, tanto che, quando all’orizzonte si profilava una tuta azzurra, tutti erano
consapevoli che di li a poco sarebbe spuntato lo squadrone fabrianese. Sergio Renzi,
Alfredo Feliciani, Stefano Teodori, Ettore Narcotini, Giovanni Viola, Giuseppe
Ciappelloni, Bruno Mezzanotte, Luciano Cofani, Gianni Massaria, Oberdan Stelluti,
Mario Scaglioni, Bruno D’Agostino, Raffaele Schicchi, Giampiero Marcelli, Angelo
Prosperi, Astorre Eustacchi, Massimo Cinti, Geo Bosini, Rossano Rossi, Mario Cimarra,
Bruno Ballanti, Mauro Marani, Vincenzo Comodi, Renato Paoletti ed altri erano sempre
pronti a rispondere all’appello. Mentre tante altre società marchigiane lamentavano
scarsità di dirigenti e fondi, l’Atletica Fabriano sembrava volare sulle ali
dell’entusiasmo. Fu la squadra Allievi a dettare legge, imponendosi all’attenzione
generale per quantità e qualità. Ciliegina sulla torta, il titolo regionale Allievi
conquistato da Oberdan Stelluti nei 1200 metri con l’ottimo tempo di 3’32”8. Unico
problema era il logo Ariston sulle tute, che andava accuratamente coperto con del
nastro adesivo durante le competizioni. All’epoca infatti la sponsorizzazione era
assolutamente proibita. Ad ogni modo le tute offerte dal Senatore (gialle quelle delle
ragazze) erano assolutamente preziose e chi non si presentava regolarmente al campo
per gli allenamenti, dopo qualche giorno consecutivo di assenza, riceveva puntuale la
visita di Alfredo Rossi, che pretendeva risposte concrete in termini di disponibilità,
oppure… tuta indietro, da riciclare per qualche atleta più volenteroso.
Che avventura ragazzi! L’emozione delle gare da affrontare era niente, di fronte
all’entusiasmo dei ragazzi in trasferta. Una volta, appena sbarcati al Dorico, un
gruppo di Allievi pensò di fare una sorpresa ad un loro affezionato maestro di scuola
elementare, Aurelio Pesetti, fabrianese trapiantato da qualche anno in Ancona.
Individuata una cabina telefonica e rintracciato il numero sull’elenco, ecco la chiamata:
“Maestro, siamo suoi ex alunni, adesso facciamo atletica e siamo qui al Dorico, ci
viene a vedere gareggiare?” Detto fatto Aurelio si precipitò allo stadio. Si trattava di un
omone di 1.90 di statura, prigioniero in India in tempo di guerra, che aveva mantenuto
la rigida austerità e disciplina che gli era stata impartita durante il periodo militare.
Pensate che, durante la ricreazione, trasferiva i suoi alunni dalla classe al bagno (chi
ha conosciuto la scuola elementare Allegretto Di Nuzio sa quanto possono essere
distanti i locali in quei lunghissimi corridoi) rigidamente a passo di marcia. Chi non
marciava ne assaggiava lo scarpone sul fondo schiena. Sempre a passo di marcia,
almeno nei tratti in cui la strada era meno polverosa, i giovani studenti in una
circostanza raggiunsero l’azienda “Il Maglio” in visita scolastica programmata.
Nonostante questa rigida disciplina i bambini gli volevano bene e lui stesso li seguiva
con affetto. Nelle sue lezioni non mancava l’educazione fisica e spesso la buca della
sabbia dei giardini pubblici (ubicata dove adesso si gioca a carte e al tennis tavolo)
era l’ideale per imparare il salto in lungo ed il salto in alto. Allo scopo si era fatto
costruire dal falegname, su suo personale progetto, due ritti di legno con treppiede,
inventandosi un sistema con contrappesi (sacchetti di sabbia) per tenere tesa una
cordicella che, se urtata, scivolava sui suoi sostegni (due chiodi senza testa) e cadeva a
terra. Il maestro Pesetti era solito affermare che quella sua quinta era composta da
autentici atleti ed in effetti i vari Cofani, Ciappelloni, Comodi, Scaglioni, Viola,
Armezzani ed altri furono i ragazzi che lo invitarono a vederli gareggiare. L’austero
omone, nel riconoscerli come i suoi piccoli atleti e vederli così cresciuti, si sciolse in un
pianto a dirotto!
Questo per dire che sulla fiammella della passione soffiarono in tanti e che, oltre agli
impareggiabili prof. Baldoni e Morichi anche altri personaggi ebbero ruoli importanti
nella costruzione del nuovo ambiente, finalmente ufficiale, dell’atletica fabrianese. In
questo ambito non si può nemmeno dimenticare il prof. Ezio Grimaccia, insegnante
della scuola Fermi, che portava tutti a correre nella zona della Vecchia Polveriera
(attuale zona dello stadio comunale fino al semaforo di via Lamberto Corsi), all’epoca
campagna aperta, con fossati e pianure dove correre a perdifiato. Era quello il modo
per preparare convenientemente le gare scolastiche di corsa campestre.
Le ragazze non rimasero certo a guardare. L’atletica, già allora, offriva pari
opportunità. Nel settore femminile basta ricordare Gabriella De Leo, velocissima,
trionfatrice ai Campionati provinciali Studenteschi sugli 80 metri (frequentava l’Istituto
Magistrale dove appunto insegnava la Prof. Baldoni) ed in grado di correre subito i
100 metri in 13 netti uguagliando il primato regionale di categoria e partecipare alle
finali nazionali Juniores, così come Vanda Mondaini, ottima interprete del salto in alto.
Dopo un breve periodo di assestamento, la stagione successiva fu semplicemente
trionfale.
Il 17 giugno del 1962 la SAF, Società Atletica Femminile Fabriano, si trasferì in
massa in Ancona per una gara regionale. La De Leo, per la prima volta, tanto per
provare, si cimentò nella gara del salto in lungo. Stravinse con metri 4.98, un risultato
che la proiettò di colpo ai vertici della graduatoria nazionale di categoria. Panorama
Sport scrisse di lei: “i limiti di questa ragazza non si conoscono, considerando la sua
giovane età, l’assiduità, il rendimento, l’attitudine alla gara e le innate doti atletiche,
potrebbe esplodere da un momento all’altro a livelli che neanche immaginiamo”.
In quella circostanza brillò anche la staffetta 4x100 composta da Graziella Zampetti,
Maria Caterina Lenci, Vanda Mondaini e Gabriella De Leo, surclassando le avversarie
in 55”1, Vanda Mondaini si comportò degnamente nei 100, Elmina Scarafoni, Maria
Luigia Porfiri e Graziella Ciulla nel disco e nel peso, Graziella Zampetti nel lungo. Le
più piccole, all’epoca appartenenti alla categoria Allieve, quasi sicuramente le Cadette
di oggi, furono ugualmente brillanti. Maria Silvia Feliciani vinse il salto in lungo con
metri 3.98, Maria Poeta il disco con metri 20.95, Angela Ninno e Vania Mei si
piazzarono egregiamente nel peso e nei 60hs.
Domenica 1 luglio 1962 Gabriella, durante la prima giornata della Targa Regionale,
così veniva chiamato il Campionato Assoluto, si espresse due volte in uno splendido
12”6, prima in qualificazione, poi in finale, distruggendo il record junior ed
uguagliando il record marchigiano assoluto nei 100 metri e Vanda (che nella
circostanza lanciò anche il giavellotto a 20.84 metri) fece lo stesso nel salto in alto,
raggiungendo il primato juniores con 1.40. Poi, tanto per chiudere in bellezza, le
ragazze fabrianesi fulminarono tutti gli altri quartetti correndo la staffetta 4x100,
composta da Zampetti, Mondaini, Cordovani, De Leo, in un brillante 54”0.
Dietro di loro scalpitavano le ragazzine. La stampa dell’epoca teneramente le chiamò
“le minuscole atlete dell’Atletica Fabriano”, ma avrebbero dovuto aggiungere anche
l’aggettivo “terribili”, visti i successi a ripetizione che elargirono a piene mani durante
tutta la stagione agonistica. Ed infatti le Allieve dominarono le scene regionali,
imponendosi alla Pro Patria Ancona e all’Aba San Severino nella Coppa Juvenilia.
Maria Silvia Feliciani, degna emula del genitore (Mario, per intenderci) non perdeva
una gara che una nel salto in lungo e nel salto in alto, Angela Ninno si esibiva nel
peso (primatista regionale ed in ottima posizione in graduatoria nazionale), Maria
Poeta non lasciava scampo alle avversarie nel disco ed inoltre Carla Cristofanelli, Anna
Borgioni, Maria Assunta Vecchi, Carla Mezzopera, Vania Mei, Palmira Cristofanelli,
Laura Pavoni, Miranda “Sisa” Biondi e Graziella Stroppa garantivano una
compattezza invidiabile alla compagine fabrianese, che al termine della stagione si
aggiudicò l’ambito trofeo.
Fu un lungo braccio di ferro tra Atletica Fabriano e Pro Patria Ancona. A metà
campionato le doriche erano in vantaggio di un punto appena (43 a 42). Le ragazzine
della Prof. Baldoni avevano retto egregiamente il confronto. Maria Silvia Feliciani,
come sempre, si aggiudicò il salto in lungo con 3.81 e nella stessa gara Carla Palombi
fu quinta, Gianna Antonini si piazzò terza nei 400 metri, Maria Poeta vinse il lancio
del disco con il personale a 21.92, Carla Mezzopera fu terza nel peso. Il 15 luglio,
al Campo della Vittoria di Macerata, si consumò l’atto decisivo e le ragazzine
fabrianesi semplicemente si superarono. La Prof. Baldoni aveva studiato a perfezione la
squadra da presentare. Con le vittorie di Maria Silvia Feliciani nell’alto (1.15), di Laura
Pavoni nel giavellotto (17.50) e la tripletta nei 60 piani con Carla Palombi (9”5), Carla
Mezzopera e Vania Mei, l’Atletica Fabriano trionfò con 99 punti davanti ai 92 della
Pro Patria Ancona.
La squadra dorica si consolò nella classifica Assoluta, vincendo la Targa Regionale,
competizione dove Fabriano fu, comunque, brillantemente terza.
Proprio in questa circostanza Gabriella De Leo volò anche sulla distanza doppia della
velocità. Corse infatti i 200 metri in 26”7 ed era la sua prima volta. Al terzo posto
nella Targa Regionale contribuirono anche Graziella Zampetti e Maria Cordovani che
si esibirono nel salto in lungo, Luigina Porfiri e Gianna Antonini, impegnate negli 800
metri e Maria Caterina Lenci che, in 15”3, si aggiudicò la finale delle seconde nei
60hs.
Le falcate di Gabriella verso il traguardo erano di respiro nazionale eppure provò una
cocente delusione nel campionato regionale junior. Pensò di averla spuntata in un
concitato ed incerto arrivo a spalla. Le assegnarono il secondo posto e lei, come
narrarono i cronisti dell’epoca, scoppiò in un pianto a dirotto. Se ci fosse stato il foto
finish chissà...
La nostra velocista venne più volte chiamata ai raduni collegiali di Formia dalla FIDAL
nazionale e disputò un ottimo Campionato Italiano a Napoli, vincendo la sua batteria
di qualificazione, giungendo seconda in semifinale e sesta in finale. Si espresse per
una terza volta in 12”6, poi, finalmente, riuscì ad ottenere quel 12”5 che le valse il
titolo regionale ed il record marchigiano Assoluto e la medaglia d’oro (vero!) della
FIDAL. Il riscontro cronometrico la proiettò in 10a posizione nella graduatoria
nazionale del ’62.
L’anno successivo gli esami di stato le impedirono di allenarsi e gareggiare come
avrebbe voluto. Del resto i sacrifici sportivi erano davvero pesanti da sostenere. Si ha
ragione di credere che, proprio in considerazione della giovane età, avrebbe potuto
migliorare ancora e magari provare a strappare un posto in nazionale in vista delle
Olimpiadi del ’64.
Le iscrizioni erano spontanee e continue. Le ragazze erano veramente affascinate dalle
tante discipline sportive dell’atletica leggera e, come sempre stimolate dalla Prof.
Baldoni, accorrevano in massa alla corte di Giontoni e compagni. Il 7 ottobre si
concluse il criterium Allieve. Carla Cristofanelli vinse i 60 ostacoli in 13”2, Maria Silvia
Feliciani, neanche a dirlo, si aggiudicò il salto in alto, chiudendo imbattuta la stagione,
stesso discorso per Maria Poeta, ancora imbattibile e sempre oltre i 20 metri nel disco,
Anna Borgioni fu quarta e Maria Assunta Vecchi quinta nel getto del peso, Carla
Mezzopera seconda e Vania Mei quarta nel salto in lungo, Palmira Cristofanelli
seconda (9”5) e Miranda “Sisa” Biondi quarta nei 60 metri, Laura Pavoni seconda nel
giavellotto. Per il secondo anno consecutivo la Coppa Juvenilia era vinta. Davvero
niente male per chiudere in bellezza la stagione. I trofei ed i titoli conquistati dai
ragazzi e dalle ragazze, ad appena un anno dalla fondazione, proiettarono l’Atletica
Fabriano ai vertici delle realtà sportive della regione.
Il primo consuntivo societario, stilato nell’ottobre del 1962, dichiarava, senza timore di
smentita, che l’Atletica Fabriano aveva già ottenuto un considerevole risultato in termini
di iscrizioni e partecipazione alle gare.
I problemi da superare erano infiniti e, come ricorda Caterina Lenci, non era poi così
semplice nemmeno convincere i genitori a lasciare andare le ragazze in trasferte
lontane come quelle di Fano ed Ascoli. Alcuni genitori, come il papà e la mamma di
Gabriella De Leo, erano sempre presenti, anche agli allenamenti, altri erano
praticamente ignari o quasi di cosa stesse succedendo alla propria figlia. Così, più
volte, istruttori e dirigenti si recavano presso le famiglie per rassicurarle ed ottenere
l’autorizzazione. Non c’erano scarpette chiodate per tutte, ma solo alcune paia che
venivano consegnate prima delle gare, in coabitazione tra più atlete e poi
riconsegnate al termine della manifestazione. Però, dopo gli allenamenti sui sassi del
vecchio campo sportivo, con quelle calzature ai piedi e sulle morbide piste in terra
rossa, sembrava di volare. Per tutte le ragazze gareggiare al dorico di Ancona (con
immancabile puntatina alla Standa!) era un sogno ed indelebile è il ricordo, nella
mente e nel cuore, di quegli anni bellissimi, di gioventù, energia ed amicizia.
Mario Feliciani lasciò ben presto la presidenza, dopo aver compiuto il passo più
importante, quello di aver fondato una Associazione che, a distanza di mezzo secolo,
gli rende giustizia con la sua presenza attiva e concreta. Che dire poi degli eredi? Tre
figli, Alfredo, Maria Silvia e Giovanni, tutti e tre protagonisti di spessore (Nanni ancora
adesso, nella categoria Master) con i colori dell’Atletica Fabriano.
Gli subentrò Edmondo Giontoni, scomparso nell’ottobre del ’95 all’età di 86 anni, ma
per sempre nella memoria e nel cuore di chi lo ha conosciuto. L’era di Giontoni alla
presidenza durò ben diciotto anni. Furono stagioni di rara intensità e grandi risultati.
L’anno successivo, il 1963, gli Allievi stravinsero il Trofeo Massimi. Durante la mezza
dozzina di manifestazioni in programma, scesero in pista e pedana un numero
incredibile di atleti fabrianesi: Mario Scaglioni, Alfredo Feliciani, Gianni Reversi,
Angelo Prosperi nei 60hs e 250hs, Giovanni Viola nei lanci, Giuseppe Ciappelloni nei
250 e nel lungo, Oberdan Stelluti nei 1200 e nei 600, Luciano Cofani nel salto in alto,
Stefano Teodori nell’alto, nella marcia, nei 250hs e nei 60hs, Sergio Renzi nel peso,
Bruno Ballanti, Geo Bosini e Rossano Rossi nei 600, Bruno Mezzanotte e Guido
Biscontini nel disco, Giampiero Marcelli ed Alberto Bernardini negli 80 e nei 250,
Massimo Cinti nell’asta e nei 250, Raffaele Schicchi negli 80, lungo e giavellotto,
Renato Paoletti nei 600 e 1200, Sergio Rosi nel peso, Vincenzo Comodi nei 60hs,
250hs e peso, Angelo Zuccatosta nel lungo, Renzo Franciolini nell’asta, Giuseppe
Cacciamani nel giavellotto, Sandro Biondi nei 250, Astorre Eustacchi nel lungo e nella
velocità, Mario Cimarra nei 250 e 80, Gianbattista Massaria nei 1200 metri. Uno
squadrone, che ancora oggi garantirebbe una partecipazione ai campionati di società
Allievi di assoluta qualità.
Non mancarono i risultati individuali di grande rilievo. Come dicevamo, Oberdan
Stelluti, inavvicinabile nei 1200 metri, Raffaele Schicchi, con una grande spallata nel
giavellotto, atterrato a metri 47.30, preparandosi contemporaneamente ad assurgere
agli onori della cronaca nel lungo con un balzo a 6.24, Bruno Ballanti, con un ottimo
1’35”0 nei 600, i due astisti Renzo Franciolini e Massimo Cinti a quota 2.60, Alfredo
Feliciani, con uno strepitoso 36”0 nei 250 hs, Mario Scaglioni con 9”1 nei 60hs che
eguagliò il record marchigiano di categoria. Invincibili anche le staffette 4x100, nella
prima circostanza corsa in 47”8 da Cimarra, Schicchi, Ciappelloni e Marcelli, nella
seconda in 47”1, con un quartetto composto da Schicchi, Scaglioni, Ciappelloni e
Marcelli.
A fine agosto si concluse a Macerata il Trofeo Massimi e l’Atletica Fabriano
semplicemente trionfò con 100 punti di vantaggio sull’Ass.Sportiva Ascoli e con
distacchi ancora più abissali nei confronti di Pol.Studentesca, C.S.I. Recanati,
S.S.Fiamma, S.e.f. Stamura, U.S.Sangiorgese, C.U.S. Urbino, G.S. Leonessa Osimo, S.S.
Garibaldina Olimpia. Fu una vittoria schiacciante, costruita anche … a tavolino, come
ricorda Vincenzo Comodi. In pratica, si confidò moltissimo sul fatto che gli ultimi giorni
dell’estate potessero in qualche modo indurre atleti e dirigenti a prolungare le vacanze
e disertare l’appuntamento agonistico. Il gruppo di Fabriano invece era quanto mai
compatto e convinto di doverla spuntare e, proprio a tavolino, si stilò la migliore
formazione possibile. Una volta a Macerata, dopo essersi guardati un attimo in giro,
freneticamente, alcune iscrizioni furono modificate all’ultimo momento, magari
partecipando a discipline mai frequentate prima, ma in quella circostanza povere di
partecipanti e di conseguenza appetibili per conquistare punti preziosi. Così, tanto per
citare qualche esempio, per la prima volta Stefano Teodori si cimentò nella marcia 6
chilometri e Vincenzo Comodi nel getto del peso. In effetti, le congetture si rivelarono
esatte. La stampa dell’epoca sottolineò impietosamente che quella manifestazione ebbe
una parvenza di dignità agonistica soltanto grazie al gruppone di Fabriano. Rimasero
sotto l’ombrellone anche diversi cronometristi ufficiali e ci si arrangiò a tal punto che i
tempi dei primi classificati di ogni gara erano presi con il cronometro a mano, mentre
agli altri veniva aggiunto soltanto un decimo in più a seconda del piazzamento. Inutile
dire che i record personali si sprecarono.
Udite udite non c’era neanche il solito, fragile filo di lana, che, dopo frenetiche ricerche,
probabilmente rovistando nei cassetti della casa del custode dello stadio, venne
bellamente sostituito con un filo di spago, sottile, ma decisamente più resistente, che,
prima di spezzarsi, lasciò un evidente segno sulla gola del povero Alberto Bernardini,
piombato vittorioso al traguardo degli 80hs.
Quella di Fabriano era la squadra già saldamente in testa alla classifica regionale, ma
l’obbiettivo era stravincere ed in quel momento topico ci fu un protagonista in più. Il
simpaticissimo Achille Corrieri, grande amante dello sport, attualmente famoso per i
suoi splendidi video reportages, armato di tromba, accompagnò le esibizioni di tutti i
suoi atletici concittadini con ritmi cadenzati e frenetiche marcette, a seconda
dell’andamento delle gare. Spettacolo nello spettacolo dunque, quando negli stadi
entrava di scena l’Atletica Fabriano!
Neanche il tempo di godersi il trionfo che i nostri tornarono a gareggiare, il 22
settembre, nei regionali individuali Allievi. Giampiero Marcelli si aggiudicò il titolo
nei 250 piani in 32”1 e Raffaele Schicchi il salto in lungo con metri 6.02.
Entusiasmante la 4x100, che Fabriano disputò con l’ormai abituale quartetto composto
da Schicchi, Scaglioni, Ciappelloni e Marcelli. Spalla a spalla con gli avversari della
Stamura Ancona, fino all’ultimo metro, ma Giampiero Marcelli piombò sul traguardo in
leggerissimo anticipo. 47”2 per entrambi i quartetti, ma vittoria fabrianese a tutti gli
effetti, decretata dalla maggioranza dei giudici di arrivo. Due le medaglie d’argento,
di Alfredo Feliciani nei 250hs corsi in 36”4 (record personale 35”5), ad appena un
decimo dal vincitore e Luciano Cofani nell’alto con 1.60.
Non era mica finita! Ancora una settimana di rifinitura ed ecco gli Allievi pronti a
schierarsi nel regionale individuale di Triathlon, tre gare da disputare in rapida
successione e punteggi da sommare per la classifica finale. La supremazia del gruppo
fabrianese fu ancor più evidente. Primo e campione regionale fu Pino Ciappelloni con
1336 punti, secondo Raffaele Schicchi (ma con due gare e, quindi, due punteggi
soltanto), terzo Massimo Cinti, quarto Alfredo Feliciani, quinto Stefano Teodori.
Nient’altro da aggiungere. Anche il 1963 si chiudeva in trionfo!
C’erano già dei loghi ad imprimere una caratteristica che non sarà mai dimenticata
finché l’Atletica Fabriano sopravviverà: i tre greci che corrono verso un’identica meta,
tratti da un frammento di anfora antica, con tanto di passo dell’Eneide, ed i cerchi
olimpici che insistono sul ponte dell’Aera, con il fiume Giano che scorre lì sotto.
Come dicevamo, la spinta propulsiva venne dalla scuola, con il Prof. Morichi e la Prof.
Baldoni motori trainanti di tutto il nuovo movimento atletico fabrianese. I ragazzi
assursero immediatamente agli onori delle cronache regionali conquistando, come
abbiamo commentato, nel 1963 il trofeo Tito Mario Massimi, competizione a
punteggio che si svolgeva in diversi appuntamenti nelle quattro province. Alle
manifestazioni partecipavano in ogni occasione almeno 20 atleti gara in sgargiante
tuta azzurra, accompagnati dall’indimenticabile Alfredo “Laschetta” (così chiamato per
la sua figura minuta) Rossi, incallito fumatore, sempre profumato e vestito in maniera
impeccabile. Il suo atteggiamento era da vero manager e costringeva tutti gli atleti a
rigidi comportamenti sia in campo che sui mezzi di trasporto. Per lui ogni
manifestazione sportiva era un evento da celebrare con tutti gli onori e al quale
rendere onore con eleganza e rispetto.
Dicevano in giro che se appariva in campo Laschetta o una tuta azzurra, alle loro
spalle c’era uno squadrone, quello dell’Atletica Fabriano!
Immaginiamo un po’ Alfredo, detto anche Conte Lasca, appunto per la sua proverbiale
eleganza, l’immancabile trombettiere Achille Corrieri ed una ventina di ragazzotti
potenzialmente casinisti, che quadretto pittoresco potevano imprimere alle
manifestazioni a cui partecipavano! Poi, quando gli atleti tornavano seri sui blocchi di
partenza o in pedana, allora erano dolori per tutti.
La passione e l’impegno erano ad ampio spettro, non soltanto a titolo di dirigenti ed
atleti, ma anche di giudici gara e, due nomi su tutti, Roberto Del Brutto e Franco
Vergnetta, soci fondatori, si iscrissero di slancio al corso di preparazione, fino a
sostenere gli esami finali per averne pieno titolo. Ci si arrangiava, comunque e sempre,
anche perché i soldi scarseggiavano, ma le pretese erano poche. Considerando che il
Senatore, con una seconda fornitura aveva di nuovo risolto il problema delle tute (un
po’ diverse… bellissime, tanto che torneranno di gran moda cinquant’anni dopo) la
difficoltà maggiore era reperire le scarpe chiodate. Ce n’erano poche e dovevano
servire per tutti. Vincenzo Comodi ricorda che nello stabilire i frazionisti della staffetta
4x400, fondamentale era il numero della calzatura. Si cercavano le migliori
combinazioni possibili, ad esempio, primo e terzo frazionista o secondo e quarto con
piedi della stessa grandezza. Così, c’era tutto il tempo necessario per indossare le
scarpe di chi aveva corso le frazioni precedenti. In fondo, ancora oggi, le chiodate
sono il problema principale per le società di atletica, difficili da trovare e
particolarmente costose come sono. Proprio Comodi, risparmiando lira su lira fino a
racimolare la cifra necessaria, fu uno dei primi a comprarsele. La scelta era quanto mai
limitata; l’unico modello a disposizione era di cuoio (la suola) e pelle naturale (la
tomaia), rigidamente di colore nero con inserti bianchi, in pratica come le scarpe nella
foto di copertina, specifiche per il salto in alto in quanto dotate di chiodi al tallone. Ma,
per quanto preziose, quelle scarpe potevano anche mettere a dura prova i piedi,
perché, poco protette com’erano, non potevano impedire ai chiodi di farsi sentire
all’interno.
C’erano ancora e sempre, ovviamente, anche le fanciulline e Katia Martini stabilì il
record sociale Allieve nei 60 con 9”2, Alida Angelelli quello dei 60hs in 12”3, Angela
Ninno quello del getto del peso con metri 8.19 e Laura Pavoni quello del giavellotto
con metri 20.94.
Ancora un passo avanti ed eccoci alla stagione 1964. Per quel che riguarda il settore
maschile si segnalarono Raffaele Schicchi (bronzo agli italiani Allievi nel lungo con la
misura di 6.34), Oberdan Stelluti, campione regionale nel ’62 nei 1500, Alfredo
Feliciani, sempre protagonista nelle gare ad ostacoli, allungando ai 400hs, ora che la
nuova categoria gli consentiva una distanza del genere, Dario Duca, lanciatore ancora
oggi in attività, Stefano Teodori, campione regionale junior ed assoluto a ripetizione
nei 110hs, Mario Scaglioni e Giampiero Marcelli, ottimi velocisti anche nei 200 metri,
Mario Cimarra, Bruno Mezzanotte, Luciano Cofani, Geo Bosini, Sergio Renzi,
Vincenzo Comodi, Angelo Prosperi e tanti altri. Forze nuove alla ribalta, come Roberto
“Puccio” Guerci, strepitoso a 1.80 nell’alto e 6.09 nel lungo, il lunghissimo corazziere
Bruno D’Agostino nelle gare di mezzofondo, Ettore Mercatucci nel giavellotto (40,58) e
nel peso (10.19), Alessandro Davis con 12.47 nel triplo, Pericle Venturelli, Giuseppe
Alberti, Enrico Cingolani con 2.50 nell’asta e di nuovo Dario Duca con 40,10 nel
disco e 11.50 nel peso.
Le trasferte si succedevano incessanti, a volte in treno, a volte con i pulman della ditta
Binni e non mancarono esperienze da brivido. Un sabato pomeriggio, a bordo della
corriera, si percorreva la vecchia statale 76, direzione Ancona per una delle tante
manifestazioni organizzate al dorico. La strettoia di Trocchetti era famosa. Già non era
agevole il transito per due auto contemporaneamente, figuriamoci per un pullman ed
un autotreno. Ed infatti, forse per disattenzione, forse per temerarietà, i due mezzi
rimasero incastrati tra clangore di lamiere e vetri rotti. Fortunatamente nessuno dei
passeggeri rimase ferito nello scontro. Però, ovviamente, tutti scesero a terra, in attesa
della polizia, dei vigili del fuoco e di un altro pullman per proseguire verso Ancona.
Neanche il tempo di verificare i danni effettivi che l’attenzione del gruppo ormai
appiedato fu richiamata brutalmente da grida disarticolate che provenivano da tergo.
“Attenti, scansatevi!” – urlava a squarciagola il conducente di una Lambretta, che
piombò alle loro spalle… con i freni rotti! Fuggi fuggi generale, Comodi, all’ultimo
istante, per evitare il bolide, si infilò sotto alla motrice del camion; comunque tutti la
scamparono per la seconda volta. Qualche contusione per il conducente della
lambretta, che, sterzando di lato, arrestò la sua folle corsa contro una Fiat 1100
parcheggiata li vicino. Dopo un po’ arrivò un altro pullman della ditta Binni ed i
ragazzi salirono a bordo, lasciando i conducenti dei mezzi danneggiati a sbrigarsela
per conto loro. Ci sarebbe stato molto da raccontare, oltre che delle gare, di quella
movimentata trasferta, il giorno dopo, agli amici del bar.
Le fanciulline misero in vetrina Alida Angelelli, che con 11”8 nei 60hs stabilì il nuovo
primato regionale Allieve. Tra le Junior Luigina Porfiri nei 400 metri (1’12”4), Wanda
Mondaini nell’alto (1.40) e la staffetta 4x100 (55”6) composta da Mondaini, De Leo,
Zampetti e Lenci, stabilirono i nuovi record sociali di categoria. Le Allieve
conquistarono per il terzo anno consecutivo la Coppa Juvenilia, a testimoniare come i
precedenti trionfi non fossero episodi sporadici. La soddisfazione maggiore arrivò in
chiusura di stagione con la qualificazione ai Campionati Italiani Juniores di Maria
Poeta nel lancio del disco. Nonostante l’esile figura (nessuno mai, ad impatto visivo,
l’avrebbe immaginata lanciatrice), aveva di nuovo sbaragliato la concorrenza,
risultando di nuovo e sempre imbattibile, fino a raggiungere un bel personale di metri
24.06 e dunque il confronto con le migliori d’Italia le spettava di diritto. Maria,
sprofondata nella sua felpatissima ed enorme tuta gialla, fu accompagnata a Perugia,
sede dei campionati, dal padre Claudio e dal dirigente Febo Faggeti. Lei, così minuta,
sembrava scomparire di fronte ad avversarie che la sovrastavano in peso e statura, ma,
una volta in pedana, classe e temperamento colmarono un bel po’ di quel divario fisico.
La nostra discobola finì brillantemente al nono posto con piena soddisfazione di tutti.
La stagione successiva, quella del 1965, si inaugurò con le finali degli Studenteschi al
Dorico di Ancona. Tra gli junior Mario Scaglioni vinse gli 80hs in 11”9 davanti a
Gianni Reversi, Luciano Cofani si impose nel salto in alto con il personale a 1.70,
mentre nei 100 Giampiero Marcelli fu secondo in 11”6 (11”5 in qualificazione)
davanti a Raffaele Schicchi in 11”7. Mario Cimarra vinse la finale dei secondi in 11”9,
Vincenzo Comodi fu terzo in quella degli 80hs. Niente male i ragazzi anche nei 1000,
con Remo Anibaldi in 2’56”3, Gianbattista Massaria in 3’02”8 e Geo Bosini in
3’07”8. Tra gli Allievi Alfredo Avellini vinse i 60hs in un grande 8”8 ed ottima
impressione destarono Gilberto Toniato e Alberto Bernardini negli 80 piani. Il mese di
maggio esaurì gli impegni sportivi studenteschi per lasciare il passo a quelli federali. Al
gagliardo Prof. Morichi si affiancò momentaneamente, in qualità di allenatore, il Prof.
Ettore Busini. Il campionato di società assoluto registrò la vittoria di Stefano Teodori nei
110hs in 17”3 e di Adalberto Prussiani nei 400, dove si esibirono anche Alfredo
Feliciani, Mauro Marani e Vincenzo Comodi, anche lui passato ai 400 ed ai 400hs.
Dario Duca provò il martello, superando i 30 metri, crescendo nel peso fino a 11.80.
Era il 15 giugno e, se vogliamo, l’eroe della giornata fu Mario Scaglioni, che prima
vinse la sua batteria dei 100 metri in 11”4, poi la semifinale in 11”5, fu secondo in
finale sempre in 11”5, per chiudere le sue fatiche poco dopo contribuendo alla vittoria
della 4x100 (Marani, Scaglioni, Feliciani, Marcelli) in 47”4. In rapida successione
vennero disputati i regionali individuali Juniores ed Assoluti e il trionfatore fu Stefano
Teodori che vinse entrambi i titoli nei 110hs e fu argento nel triplo con metri 12.46. Gli
fece eco Luciano Cofani che si aggiudicò il salto in alto, mentre altre piazze d’onore
furono appannaggio di Mario Scaglioni nei 100 (11”7), Giampiero Marcelli nei 400
e della staffetta veloce (Marani, Scaglioni, Cimarra, Marcelli).
Fervore, neanche a dirlo, nel settore femminile guidato come sempre dalla Prof. Baldoni.
Alida Angelelli, oltre a stabilire il record marchigiano di categoria nel salto in alto
(1.33), si riprese in grande stile il primato regionale Allieve nei 60hs migliorandosi
poderosamente fino a 11”1, ma, se vogliamo, la rivelazione fu Loretta Martini, che
vinse il titolo nella nuova disciplina dei 150 metri in 21”7, seguita a ruota da Maria
Assunta Vecchi, che si impose nel disco con metri 23.28, non distante dal suo primato
di 24.18. D’argento furono Donatella Melacotte, Graziella Zamparini, Edelwais Giorgi,
Maria Cristina Ciavarella e Ida Bissiani. Tante ragazze rimasero a casa, perché non
sempre le trasferte venivano autorizzate, sia per mancanza di fondi che per la
preparazione atletica giudicata insufficiente. Del resto il vecchio campo sportivo
lamentava indisponibilità di servizi igienici, spogliatoi e custode e di conseguenza non
era sempre praticabile. Il Sen. Aristide Merloni ed il Sindaco Galliano Sereni rimasero
vicini all’Atletica Fabriano, indubbiamente sostenendola per quanto possibile. Del resto
i ragazzi e le ragazze fabrianesi tenevano alto il nome della città in tutta la regione.
Oltre a loro e a Teodori, la stagione visse emozioni ripetute attraverso altri baldi
giovani, Giuseppe Agabiti Rosei, Sergio Carozzi, David Alessandroni, Bruno
D’Agostino, Rossano Rossi, Mauro Marani, Sergio Rosi, Angelo Sellaretti, Dario Duca,
Giuseppe Alberti, Alberto Strona, Eugenio Sordi, Pericle Venturelli, Giovanni Tolloso,
Giovanni Pallucca, Luigi Bolzonetti, Guido Biscontini, Renato Aquilani.
La smania di gareggiare era tangibile e gli abituali dirigenti accompagnatori, tra cui
Francesco Biordi, Osvaldo Bisci e Guido Toni, avevano il loro bel da fare per
organizzare le trasferte, il cruccio maggiore in termini di bilancio.
Durante l’abituale cerimonia di premiazione di fine anno il Presidente Edmondo
Giontoni pose l’accento sulla situazione economica sempre un po’ in bilico (si
spendevano oltre 700 mila lire soltanto per le trasferte, merenda compresa) e
sull’assoluta necessità di accelerare i lavori di costruzione del nuovo stadio comunale e
possibilmente anche di realizzare una palestra cittadina a carattere “medico
correttiva”). Ad ogni modo la stagione si era di nuovo conclusa in maniera positiva e
gli istruttori, Proff. Baldoni e Morichi, potevano esserne ancora fieri.
Il 1966 fu giustamente considerato un ulteriore anno di grazia, con nuovi impulsi nel
settore giovanile in particolare, come attesta chiaramente la comparsa della categoria
Ragazzi/e, (attuale categoria Cadetti/e) che regalò subito all’Atletica Fabriano ben 7
titoli provinciali, 4 con le ragazze, 3 con i ragazzi. Serenella Boldrini si aggiudicò il
salto in lungo (40 anni dopo prenderà in mano i Centri CONI di Avviamento allo Sport
dell’Atletica Fabriano), Felicetta Catena il salto in alto, Edelwais Giorgi i 60hs, Alida
Marcelli il getto del peso, Roberto Monti il lancio del disco, Giuseppe Rotili il salto in
lungo e Dante Semprevivo la marcia km.6. Sul podio salirono anche Liliana De Santis
nei 60, Milena Raggi nei 60hs, Ilia Paolucci nell’alto, Carla Poeta nel disco, Maria
Cristina Ciavarella nel disco, Nadia Reversi nei 60hs, Aquilino Toni nei 60hs, Ferruccio
Grifoni nel peso, Walter Stazi nei 60hs. Ben presto arrivarono anche i titoli regionali,
Alida Marcelli nel peso, Roberto Monti nel disco, Loretta Martini nei 150 Allieve e
Stefano Teodori nei 110hs juniores. Altre medaglie arrivarono da Nadia Reversi (11”6
nei 60hs), Liliana De Santis (9”6 nei 60 piani), Marco Di Camillo (marcia km.4),
Silvana Papi (80hs), Mirella Cassa (80 piani), Stefano Teodori (12.46 nel triplo).
Le migliori Allieve in graduatoria regionale furono Alida Angelelli nell’alto (primato
regionale con 1.35) e negli 80hs (14”1), Ida Bissiani nel peso (9.38), Loretta Martini
negli 80 piani (11”0), 80hs (primato regionale in 13”0) e 150 piani (20”8), Maria
Assunta Vecchi nel disco (primato regionale con metri 26.57), Pasqualina Mazzolini
nel lungo (4.22), Silvana Papi negli 80hs (14”2), Carla Busco negli 80 piani (11”6).
I migliori Allievi, Alfredo Avellini 300hs (43”5), Giuseppe Bilei nel peso (10.52) e
martello (primato regionale con metri 36.70), Franco Bianchini negli 80hs (12”7),
Giorgio Giorgetti nel martello, Angelo Sellaretti (35’27”2) e Dante Semprevivo nella
marcia km.6, Alberto Strona nel peso (11.18) e lancio del martello, Gilberto Toniato
nei 300 piani (37”2).
Sugli scudi gli juniores tra le barriere, Alfredo Feliciani con 59”6 nei 400hs e Mauro
Marani nella stessa disciplina (1’00”1) e Stefano Teodori nei 110hs in 17”3. Niente
male Teodori anche nel salto triplo (12.47) ed Engles Mearelli nel martello. Indomito,
Oberdan Stelluti figurò in buona posizione anche nei 3000 siepi, corsi in 10’53”1,
dopo aver ribadito la sua longeva passione nei 1500 (4’31”0) e nei 3000 (9’52”6).
Onore al merito anche per Bruno D’Agostino, impegnato negli 800, 1500 e 5000
metri.
La Federazione istituì il Trofeo 5 Cerchi (ovviamente i 5 cerchi olimpici), un distintivo di
merito che si assegnava a fine stagione in base all’importanza dei risultati conseguiti
(da 1 cerchio a 5 cerchi) alla categoria Ragazzi/e. La qualifica più alta la ottennero
Roberto Monti (che ben presto scoprirà una nuova vocazione, quella per la
pallacanestro che ufficializzò la sua presenza in Federazione proprio quell’anno) nel
lancio del disco con metri 34.46, Giuseppe Rotili nel lungo con metri 5.53 e Alida
Marcelli nel peso con metri 9.18. Tre Cerchi vennero assegnati a Pietro Arteconi con
12.19 nel peso, Aquilino Toni con 3’12”4 nei 1000 e Marco Di Camillo con 26’54”9
nella marcia. Un cerchio, infine, a Ferruccio Grifoni (che presto difenderà la porta della
locale squadra di calcio) con 10.85 nel peso, Walter Stazi con 10”8 nei 60hs,
Felicetta Catena nel salto in alto con 1.10, Serenella Boldrini nel lungo con 3.50,
Nadia Reversi con 11”6 nei 60hs, Liliana De Santis con 9”6 nei 60 e Graziella
Zampini nel lungo con 3.41.
Oltre al Presidente Giontoni, la dirigenza era composta da Edmondo Baldoni,
Annibale Casadio, Giuseppe Mezzanotte, Alfredo Rossi, Gianni Arcangeli, Bruno
D’Agostino, Rosilio Falcioni, Osvaldo Bisci, Guido Toni, Roberto Ramadoro. Il medico
sociale era il Dott. Franco Filippella, il Collegio Sindacale composto da Luigi Galli,
Aldo Pensieri e Goffredo Spuri.
In termini di struttura societaria il 1967 proporrà alcune novità. Vice presidente fu
infatti nominato l’Avv.Giuseppe Maggio, personaggio troppo appassionato di sport
per restarne fuori, tra i Consiglieri fecero il loro ingresso i Proff. Franco Agabiti Rosei,
Giuliano Guerrieri (che successivamente sarà l’artefice della scalata del Fabriano
Basket ai vertici dei campionati nazionali) e Carlo Bartocci. Vennero anche ufficializzati
come Consiglieri Roberto Ramadoro, Giancarlo Salimbeni, Giancarlo Ceccarelli,
Nicola Melacotte, Stefano Teodori ed Elio Sorci.
Insegnanti tecnici federali categoria Assistenti, furono i Proff. Giuliano Guerrieri,
Giuseppe Mezzanotte, Amleto Morbiducci, Adriano Morichi e Franco Agabiti Rosei.
Insomma, niente di più solido alle spalle degli atleti, che si segnalarono ancora con
risultati quanto mai lodevoli. Immancabili i titoli regionali nei 110hs per Stefano
Teodori, ormai senior, ma indomito nella sua passione, per l’allievo emergente
Giuseppe Bilei, davvero un campioncino nel lancio del martello, per Walter Stazi,
eclettico tanto da vincere il campionato regionale Allievi nel Tetrathlon, e per le
Ragazze Serenella Boldrini nei 60 piani (8”7), Liliana De Santis nei 60hs (11”5) e
Anna Giacometti nel lungo (4.16).
Ricordiamo anche i titoli provinciali conquistati da Gianbattista Bottacchiari nel
giavellotto categoria Ragazzi, dalle Ragazze Liliana De Santis nei 60hs (10”8), da
Serenella Boldrini nei 60 piani (9”0), da Anna Giacometti nel salto in alto (1.15), da
Rita Magagnini nel lungo (3.29), da Carla Poeta nel peso (7.68), da Norma Bocci nel
disco (13.22), dagli Allievi Alfredo Avellini negli 80hs (12”1) e nei 300hs (44”2),
Francesco Tulli nell’alto (1.50), Giorgio Giorgetti nel giavellotto (37.08) e da Giuseppe
Bilei nel martello (33.46). Ai vertici delle graduatorie regionali figurarono anche gli
Allievi Marcello Faggioni negli 80, Gilberto Toniato nei 300, Mario Di Camillo nella
marcia, Tonino Profili negli 80hs, Sergio Mustica, Tommaso Paolucci e Francesco Tulli
nell’alto, Fernando Cardoni nel lungo e nel triplo, Roberto Monti e Pietro Arteconi nel
disco e nel peso, Dante Semprevivo nella marcia km.6, Sergio Mezzopera negli 80, le
Allieve Maura Cucco negli 80, Silvana Papi negli 80hs e 150, Nadia Reversi negli
80hs, Alida Marcelli nell’alto e nel peso, le Junior Loretta Martini nei 100, 200 e nel
lungo, Alida Angelelli negli 80hs e nell’alto, Ida Bissiani nel peso, Mary Troso nei 100
e nell’alto, Lina Spitoni nell’alto, Laura Lenci e Maria Assunta Vecchi nel disco e nel
giavellotto ed il Senior Stefano Teodori nei 110hs e nel triplo.
Staccarono il biglietto per Roma (Campionati Italiani Allievi) Gilberto Toniato per i 300
piani, Giuseppe Bilei per il martello e Roberto Monti per il disco. Come squadra
l’Atletica Fabriano al femminile fu la prima classificata delle marchigiane al
Campionato d’Italia Juniores e portò a casa la speciale coppa d'argento offerta nella
circostanza dal Prefetto di Ancona.
Gilberto Toniato e Giuseppe Bilei ovviamente erano corteggiatissimi e cedettero alle
lusinghe di altre società marchigiane più “ricche” di quella fabrianese, cambiando
casacca con l’avvento della stagione successiva. Bilei, purtroppo, scomparirà
prematuramente e chi ha conosciuto Giontoni, ricorderà con quanta commozione negli
occhi il presidente immancabilmente, anche negli anni successivi, sottolineava la figura
di quel ragazzone sul quale tutta l’atletica marchigiana riponeva grandi speranze.
Proprio di Giuseppe furono di gran lunga i migliori risultati regionali nel lancio del
martello Allievi, con metri 37.10 ottenuti in Ancona il 25 giugno e con metri 37.24 a
Roma l’8 ottobre in chiusura di stagione. Venne istituito il Trofeo Giuseppe Bilei,
riconosciuto dalla Federazione e addirittura itinerante, purtroppo anche per mancanze
di strutture adeguate nel pur nuovo stadio comunale che era stato realizzato. Torniamo
ai risultati.
Ecco che ci avviciniamo a grandi passi verso gli anni ’70, ma, nel 1968, i problemi
strutturali erano talmente tanti che la sopravvivenza stessa dell’atletica fabrianese era in
seria discussione.
Così scriveva all’epoca il Presidente Giontoni: “sapete già che i mezzi meccanici
impiegati malamente per togliere la neve, hanno, per tre anni di seguito, danneggiato
sempre di più l’unica attrezzatura del vecchio campo sportivo, consistente in una buca
per la ricaduta dei salti e relativa corsia di rincorsa. Questa attrezzatura venne
realizzata dal CONI, per nostro interessamento, per la spesa di 230 mila lire ed oggi
non è più utilizzabile. Così, all’inizio dell’anno, ci siamo trovati nell’impossibilità di
allenarci”.
Ma, direte voi, ed il nuovo stadio comunale? In effetti venne inaugurato proprio nel
1968, ovviamente con una partita di calcio, eppure la situazione non migliorò affatto.
“Abbiamo atteso per mesi e mesi – scriveva ancora Giontoni – che ci fosse concessa
l’autorizzazione ad utilizzare la nuova struttura almeno per gli allenamenti, ma questo
permesso è giunto soltanto l’8 ottobre scorso, come dire alla fine della stagione
agonistica dell’atletica. Inoltre, ci è stata concessa una frequentazione, per i soli
allenamenti, di appena due giorni la settimana, con il divieto di usare lo stadio nelle
giornate di sabato e domenica, quindi con l’impossibilità di organizzare manifestazioni.
Il nuovo stadio è totalmente privo di attrezzature atletiche e la FIDAL ci ha comunicato
che non concederà l’omologazione, anche per la presenza di strutture pericolose che
andrebbero rimosse. Non esiste nemmeno un regolamento di gestione, ne per noi ne
per il calcio”.
Una botta tremenda per tutto il movimento atletico fabrianese, che aveva invece
sperato in una nuova era agonistica, finalmente con il conforto di una struttura in grado
di ospitare convenientemente la preparazione dei ragazzi e delle ragazze.
Malinconicamente, Edmondo Giontoni, ferito nella sua stessa dignità di dirigente,
aggiungeva: “le nostre atlete delle Sezione Femminile, di fronte a questo stato di cose,
si sono giustamente ammutinate, perché stanche dei disagi e delle promesse, stanche
di dover elemosinare uno spogliatoio per un allenamento. Le nostre brave atlete di
valore interregionale, Martini, Angelelli, Bissiani, Vecchi, Cucco, Spitoni ed altre, si
sono messe in un angolo attendendo nuovi eventi, frenando nel contempo, con enorme
danno per la nostra Associazione, l’entusiasmo delle giovani e delle novelle atlete.
Praticamente dovremo iniziare da zero con il settore femminile e la nostra bravissima
Prof. Virginia Baldoni dovrà rimboccarsi le maniche. Anche i ragazzi, ovviamente,
hanno subito questa situazione, riuscendo comunque, con immani sacrifici, ad ottenere
encomiabili risultati di squadra”.
Novità di rilievo fu la realizzazione del “Labaro Sociale”, che ancora oggi fa bella
mostra di se nelle cerimonie ufficiali e la prima uscita del Notiziario sociale che ebbe
anche il compiacimento dell’allora Presidente nazionale della FIDAL Giosuè Poli. Il Sen.
Aristide Merloni fornì le attrezzature necessarie per ciclostilare il notiziario e per la
terza volta in dieci anni donò gli indumenti per gli allenamenti e per le gare. Non solo,
il Senatore invitò dirigenza ed atleti nella sua villa di Collegiglioni per un party e, allo
scopo, si utilizzò una corriera, con partenza alle 17.30, non essendo sufficienti le
poche auto a disposizione.
In ogni caso Giontoni continuava a tuonare: “voglio solo ricordare agli amministratori
comunali che, nonostante la presenza del nuovo stadio, Fabriano è città depressa a
livello sportivo, anche perché gli impianti al coperto consistono soltanto in palestre
scolastiche male attrezzate ed insufficienti. Manca una palestra cittadina e non
parliamo proprio di un palazzetto dello sport, considerando che il Comune non ha
soldi nemmeno per una struttura molto meno costosa come appunto una palestra”.
Quanto meno, l’attività ridotta comportò un avanzo in bilancio. Le entrate furono di £.
1.147.145, mentre le spese sostenute ammontarono a £. 972.940. Si comunicava
essenzialmente per lettera e alla voce “Postelegrafoniche” risultò una spesa di 182.100
lire, dovuta all’aumento consistente delle spese postali. Stefano Teodori ricorda che
spesso si partiva in trasferta con il taxi a sette posti del signor Mencarelli ed un giorno,
percorrendo la vecchia Statale 76 in zona Castelferretti, all’altezza del passaggio a
livello, l’imponente automezzo si fermò proprio sulle rotaie e non ne voleva più sapere
di ripartire. Come nei peggiori film di li a poco ecco sopraggiungere il treno che,
ovviamente fischiando a più non posso, chiedeva strada. Panico puro tra gli occupanti
dell’auto. Il conducente tentava disperatamente di farla ripartire, i passeggeri
spingevano fino a farsi scoppiare le vene del collo, ma, nonostante la nerboruta
presenza di Dario Duca, non c’era verso di spostare il mezzo. Alla fine, tra stridore di
freni e scintille sulle rotaie, il treno riuscì a fermarsi a pochi metri di distanza. Le
imprecazioni del conducente e gli aspri commenti dei passeggeri indispettiti dal
contrattempo si sprecarono.
Nonostante gli sconquassi della stagione, concediamoci anche qualche risultato. Tra gli
Allievi immancabili furono i successi di Pietro Arteconi, Roberto Monti, Claudio Bora,
Giorgio Giorgetti ed Erminio Burattini nel disco, martello e peso, di Walter Stazi e
Giambattista Bottacchiari nel giavellotto. Walter si esibì ancora con successo nel
Triathlon, Monti e Arteconi durante la stagione si fecero dispetti a ripetizione. Prima fu
Roberto, per due volte, con metri 38.24 e 39.20, a stabilire il nuovo primato regionale
Allievi nel disco, poi ci pensò Pietro a ritoccarlo portandolo a metri 40.38. Amici rivali
dunque, ma in ogni caso il risultato rimaneva in casa. Esordì Fabio Faggeti,
gareggiando con disinvoltura sia nei 300 che nei 1000, per proseguire poi, senza mai
mollare, un’attività di giudice ed istruttore della marcia che si protrae ancora oggi.
Tra i senior sparava bordate Dario Duca, con metri 42.78 nel lancio del disco (eppure
stabilirà il personale, con oltre 48 metri, quando sarà ultra quarantenne!). Sembra
evidente che gli unici a potersi garantire qualche allenamento erano i lanciatori, grazie
alla pedana, unica superstite nello sfacelo del vecchio campo. Altri si allenavano per
strada e Bruno D’Agostino, sempre per i senior, corse i 5000 in 18’26” e i 10.000 in
38’46”, mentre l’Allievo Mario Di Camillo si espresse in 37’16”2 nella marcia km.6.
C’è da chiedersi come avrà fatto Stefano Teodori a primeggiare ancora nei 110hs
(17”2) e nei 400hs (1’02”6) e nel triplo (12.46), così come gli junior Edgardo Bacchi
nell’alto, Fernando Cardoni nel lungo (6.03) e nel triplo (11.99), e gli Allievi Tito
Antonini negli 80 (9”7), Tonino Profili negli 80hs (12”4), Francesco Tutti nell’alto
(1.60), Giuseppe Rotili nel lungo (5.76).
Proprio con gli Allievi l’Atletica Fabriano fu onorevole seconda nel Campionato
Regionale. Per il secondo anno consecutivo si disputò il Premio TURISPORT Fabrianese
(alla presidenza del Comitato c’era Angelo Moscatelli) e l’Associazione di Giontoni fu
seconda in un lotto di sette squadre marchigiane presenti. I titoli regionali conquistati
furono di Duca e Arteconi nel disco e di Stazi nel Tetrathlon. La squadra femminile,
come dicevamo, purtroppo non gareggiò.
Vincenzo Comodi acquisì il titolo di Giudice, affiancandosi a Falcioni, Vergnetta, Del
Brutto ed altri.
Insomma, eravamo già in fase di ricostruzione, il primo momento davvero delicato
dopo un decennio di assoluto entusiasmo. La storia, comunque, negli anni
fondamentali dell’Atletica Fabriano, che ereditò dalla Città i colori sociali bianco e
rosso, era stata scritta a caratteri indelebili.
Cambiò un po’ tutto, radicalmente, ma alla guida rimasero saldamente Edmondo
Giontoni ed Alfredo Rossi, immancabili e puntuali, ogni sera, nella storica sede di via
Del Poio.
Il 19 gennaio del 1969 venne eletto il nuovo Consiglio Direttivo per il biennio ’6970. Giontoni venne confermato Presidente, suoi vice furono Emo Boldrini e Carlo
Serafini, cassiere economo, neanche a dirlo, Alfredo Rossi, Istruttrice del settore
femminile, altrettanto scontatamente, la Prof. Virginia Baldoni, responsabile del settore
femminile, che si voleva rivitalizzare a tutti i costi, il Prof. Franco Agabiti Rosei, isruttore
del gruppo maschile l’immancabile prof. Adriano Morichi, per il Gruppo Giudici Gara
maschile Osvaldo Bisci, per quello femminile Sergio Serafini, addetto all’ufficio stampa
Giorgio Giorgetti, Consiglieri tecnici pratici Dario Duca, Bruno D’Agostino e Stefano
Teodori, Consigliere alla segreteria Giancarlo Ceccarelli, Consiglieri alla presidenza
Felice Strona, Giancarlo Salimbeni, Alfredo Borioni e Carlo Carnevali. Presidente del
Consiglio sindacale fu Aldo Pensieri, membri Dante Semprevivo e Gianni Arcangeli.
Insomma, una struttura societaria imponente per la ricostruzione ed il rilancio.
Con gli inizi degli anni ’70 la situazione strutturale al nuovo stadio migliorò
sensibilmente, anche se, il mancato accordo tra il Comune ed il custode, risultò
deleteria per gli atleti. L’impianto era spesso drasticamente chiuso. Poco male; uno
sguardo circospetto in giro e via, a scavalcare l’alta cancellata d’ingresso.
Fortunatamente i Giochi della Gioventù, riservati alle Categorie Ragazzi A (gli attuali
Cadetti) fornivano lo spunto per un reclutamento insperato. Questo appuntamento era
particolarmente sentito dai ragazzi e dalle ragazze e proprio in questo ambito la
dirigenza fabrianese poté pescare a piene mani. Una volta reclutati, i giovani atleti
erano consegnati agli istruttori, Proff. Gianfranco Stroppa e, immancabile, Virginia
Baldoni. Il periodo invernale era sicuramente il più delicato da affrontare. Gli
allenamenti si svolgevano, rigidamente in tutti i sensi, anche climaticamente parlando,
sui vialetti (allora di ghiaia) dei giardini pubblici. In pratica...resistenza aerobica per
tutti, senza distinzioni per le specialità da affrontare poi in gara. Come un segugio,
Alfredo Rossi ne seguiva il regolare svolgimento. Il nostro buon Laschetta, fumando una
sigaretta dietro l’altra, in sella alla sua bici Graziella, individuava senza pietà chi, con
il fiato corto, si fermava ansimando appoggiato ad un albero o ad una panchina e lo
invitava, senza mezzi termini, a riprendere a correre. Almeno 40' di corsa era il pane
quotidiano. Scoprirono poi che, con la sua splendida calligrafia da amanuense, il
Conte Lasca, armato della inseparabile stilografica, segnava su un taccuino tutti coloro
che non si erano presentati agli allenamenti o che avevano disertato strada facendo.
Semplicemente terrorizzati, correvano tutti!
In primavera, finalmente, si potevano scatenare le articolazioni al campo.
L’appuntamento di maggio con i Giochi della Gioventù era irrinunciabile e gli
insegnanti, a scuola, svolgevano con puntiglio il loro ruolo, invitando i potenziali atleti
al campo. All’ingresso, la masnada di adolescenti che si presentava era ne più ne
meno un’armata Brancaleone allo sbaraglio. Sandro Petrucci arrivò con t-shirt,
pantaloncini di almeno una taglia più piccola e senza scarpette ginniche. Si presentò
al prof. Roberto Guerci, istruttore dell’Associazione e per l’occasione addetto in
segreteria all’iscrizione degli intervenuti. Alla domanda “che gara vuoi fare”, Petrucci
rispose “la più corta”. Bene, ecco pronti gli 80 metri, non prima che Giontoni si
interessasse, di lui come di tutti gli altri, se era già tesserato con un’altra società. Un
sorriso di compiacimento accompagnò la risposta “no, gioco un po’ a pallone sotto
casa con gli amici”. Detto fatto, eccoci ai blocchi di partenza, assolutamente
sconosciuti per tutti. “Dove vai con le scarpe di suola?” disse il Prof. Guerci. E allora,
freneticamente, partì la caccia ad un paio di scarpe da ginnastica, individuate poco
dopo sugli spalti. Appartenevano ad un compagno di classe, Giuseppe Colombo, ma
erano di tre misure più lunghe del dovuto. Comunque, pur sbandando vistosamente con
quelle scialuppe ai piedi, il nostro vinse la sua batteria. In previsione della finale nuova
strenua ricerca di un paio di scarpette più consone al piede. Si era appena conclusa la
gara dei 2000 metri, vinta da Paolo Costanzi dopo volatona spalla a spalla con Fabio
Mangani e le sue, ad occhio e croce, erano le calzature giuste. Concordato
brevemente il prestito gratuito, Petrucci vinse anche la finale in 10”5, migliorando il suo
precedente tempo di 7 decimi. Era fatta. Il sacro fuoco di Olimpia lo aveva divorato ed
oggi, a distanza di 42 anni, è Presidente, istruttore e atleta Master dell’Associazione
Atletica Fabriano. Aderirono di slancio ai colori bianco rossi, oltre a Petrucci, Massimo
Stopponi, Carlo Pelonara, Romolo Ciancamerla e Stefano Secchi nella velocità, Paolo
Costanzi, Fabio Mangani e Lucio Riccioni nel mezzofondo, Franco Stroppa e Pierluigi
Mancini nella marcia, Sandro Traballoni nel salto in alto, Sergio Sonaglia e Luigi
Ciancamerla nei lanci e, tra le femminucce, Isabella Ciappelloni, Graziella Monacelli e
Cristina Marcelli nella velocità, Loretta Tonini nel mezzofondo, Elisabetta Leporoni e
Sabina Meriggiola nel salto in alto, Katia Impiglia nel peso.
Nuova linfa vitale, che aggiungeva presenze a quelle degli Allievi, arrivò da Giovanni
Feliciani (ecco, finalmente, anche il minore dei figli dell’indimenticato Mario, pronto a
cimentarsi nell’atletica leggera), Mauro Mariani, Gianni Giuliani, Gianni Marcellini,
Piero Cipriani, e Osvaldo Balloriani. In rapida successione arrivarono anche Carlo
Carletti, Claudio Crialesi, Tommaso Baldoni, figlio della Prof. Virginia e Lanfranco
Appolloni. Fece proseliti l’iniziativa di Giontoni e Rossi di mettere in palio “premi
speciali” a chi riusciva a far iscrivere il maggior numero di amici e conoscenti. Piero
Cipriani si diede veramente da fare e riuscì ad aggiudicarsi l’ambitissimo primo premio:
una sveglia!
C’erano pur sempre gli junior ed i senior, impegnati come squadra nel Campionato di
Società che, niente di nuovo sotto al sole, cadevano pur sempre durante gli esami di
maturità, determinando una drastica riduzione nelle partecipazioni. Ad ogni buon
conto, Dario Duca, Stefano Teodori, Luigi Mariani, Pietro Arteconi e Walter Stazi erano
sempre li, prontissimi a confermarsi tra i migliori della regione nelle rispettive discipline.
Si ricominciava a respirare un aria di rinnovamento e di nuova freschezza ed
entusiasmo. Oltre agli istruttori c’erano i veterani Stefano Teodori, Dario Duca e Bruno
D’Agostino a dare man forte e ci si arrangiava volentieri fin dove si poteva. Allo stadio
tutti gli spazi coperti venivano sfruttati. Dove ora c’è una palestra riscaldata ed
illuminata, all’epoca c’era soltanto uno spazio aperto, parzialmente occupato da sfridi
e sacchi di cemento, residuati dei lavori conclusi qualche anno prima. Però li sotto non
pioveva e d una spessa scala di legno, abbandonata da qualcuno, messa in equilibrio
ed ancorata ad un sostegno metallico da un gancio realizzato da Dario Duca, era la
base dove appoggiare la schiena per poi massacrarsi di addominali. Per il resto...
mancava “tutto”! Eppure “tutto” sembrava funzionare di nuovo. Inoltre, finalmente, allo
stadio comunale di Fabriano si poteva gareggiare.
Ed infatti, nel 1972, il comunale ospitò i Campionati Provinciali Allievi che videro
l’Atletica Fabriano aggiudicarsi ben 7 titoli, i 200 metri con Mauro Mariani, Carlo
Carletti i 1000, Gianni Giuliani i 400hs, Giovanni Feliciani i 400, Lanfranco Appolloni
il disco, Mario Paglialunga il salto in alto (ancora ventrale, nonostante Fosbury fosse
già in auge da quattro anni), la staffetta 3x400, composta da Giovanni Feliciani,
Gianni Giuliani e Mauro Mariani. Diverse le medaglie d’argento, Roberto Becchetti nei
100, Marcello Leporoni nei 3000, Alberto Bartocci nel lungo, Piero Cipriani nel triplo,
e la 4x100 composta da Sandro Petrucci, Piero Cipriani, Roberto Becchetti e Osvaldo
Balloriani. Di bronzo furono Gianni Marcellini nei 3000, Claudio Crialesi nel disco e
Sergio Sonaglia nel peso. Nel frattempo sparava bordate Dario Duca, che si aggiudicò
il titolo regionale nel lancio del disco con metri 44.78, stabilendo anche il nuovo
primato provinciale che resisteva dal “lontano” 1961. Anche Mauro Mariani ed il
fratello Luigi si davano da fare, Gigi in particolare, che cominciò a segnalarsi come
valido velocista correndo i 100 in 11”7 ed i 200 in 24”0.
Il gruppo era di nuovo numeroso, tanto che la dirigenza organizzò nientemeno che i
Campionati Fabrianesi. La rivalità raggiungeva livelli altissimi. Dopo le gare tutti amici
come prima, ma prima e durante non ce n’era per nessuno. Giontoni e soci, avevano
fatto coniare bellissime ed ambitissime medaglie personalizzate con scritto sul retro, in
rilievo, A.A.Fabriano. Più discutibili, se vogliamo essere impietosi, le canottiere da gara,
rigidamente rosse con stampa bianca. La stampa in questione era AFA, con la F un po’
più in alto rispetto alle laterali A. Ovviamente significava Associazione Fabriano
Atletica, ma quel tocco d’originalità costò sciocche battutine da parte degli avversari,
la più scontata delle quali era “mamma mia oggi che afa fa!”.
Per dirigenti ed istruttori i campionati cittadini (d’inverno si disputava anche il
campionato fabrianese di cross che tra i senior vide la vittoria a sorpresa, ma con
pieno merito di Massimo Cardinaletti) erano l’occasione giusta per contare gli iscritti
ed osservarne attitudini e grado di preparazione tecnica e atletica.
Tra le Ragazze, guidate come sempre dalla Prof. Viginia Baldoni, piuttosto veloce era
Graziella Monacelli (8”8 nei 60), nei 1000 primeggiava Patrizia Palazzi (3’35”0), nel
salto in lungo Stefania Gentilucci. C’erano anche, ben presenti ed agguerrite, le
sorelline Kety (8”8 nei 60 come Graziella) ed Egle Morena nella velocità e nel lungo,
Lucia Stroppa nel disco, Lucia Tonini (12”0 nei 60hs) e Sabina Meriggiola negli
ostacoli. Tra i Ragazzi da ricordare Romolo Ciancamerla, Marcello Latini, Antonio
Secchi, Giancarlo Sagramola (già, proprio lui, l'attuale Sindaco di Fabriano), Fabio
Gasparini, Roberto Rosati, Antonio Secchi, Luigi Ciancamerla.
Gli Allievi e le Allieve costituivano un gruppone di antica memoria. Gareggiarono con
discreti risultati Piero Cipriani, Bruno Zamparini (attuale presidente della Fortitudo
Fabriano che gestisce gli impianti cittadini dove si gioca al calcio), Gianfranco Solinas,
Alberto Bartocci, Licia Faini, Roberto Becchetti, Sandro Petrucci, Stefano Secchi, Paolo
Leporoni, Gianni Giuliani, Carlo Carletti, Marcello Leporoni, Gianbattista Marcellini,
Paolo Costanzi, Mauro Mariani, Giovanni Feliciani, Lanfranco Appolloni, Claudio
Crialesi, Sergio Sonaglia, Osvaldo Balloriani, Walter Valentini, Mario Paglialunga,
Elisabetta Leporoni, Loretta Tonini, Marina Bettanin, Marina Lippera.
Non tramontavano affatto i Senior e gli Junior, capitanati da Stefano Teodori e Dario
Duca, senza dimenticare Pietro Arteconi, Mauro Bellocchi, Luigi Mariani, Camillo
Riganelli, Massimo Cardinaletti. Magari le qualità individuali dovevano ancora
emergere, ma intanto, quando gli atleti si muovevano in trasferta, la quantità era
indiscutibile. Nonostante i biglietti cumulativi allora concessi dalle Ferrovie dello Stato
garantissero prezzi ridotti, Laschetta, da buon cassiere economo, rabbrividiva.
I primi sussulti si registrarono nel ’73. Subito Carlo Carletti, con un significativo
2’42”2 nei 1000 metri, poi la grande soddisfazione che quattro allievi ricordano è
senz’altro legata alla staffetta 4x100 ai campionati regionali di Ancona. I nostri non
erano certo accreditati per il podio, ma Carlo Pelonara, Francesco Paparelli, Romolo
Ciancamerla e Sandro Petrucci interpretarono senza sbavature la loro prova, mentre
altri quartetti si complicavano la vita con cambi fuori settore e testimoni persi per strada.
Per farla breve, il terzo posto fu loro. Però il treno partiva e non c’era tempo per
attendere la premiazione. Come cani bastonati, senza la soddisfazione del podio, i
quattro ragazzi se ne tornarono mestamente a casa, però con la promessa, da parte
del dirigente Guido Toni, arrivato in Ancona in macchina con gli atleti della categoria
superiore, che le medaglie le avrebbe ritirate personalmente per consegnarle il giorno
dopo allo stadio. Neanche per sogno. Petrucci attese il suo ritorno, piombò in casa sua
dopo cena, si fece consegnare il prezioso bottino (quattro belle medaglie di bronzo) e
lo distribuì agli altri l’indomani mattina all’ingresso delle scuole, anche se Carletto
Pelonara la tolse dalla bustina per mettersela in bocca pensando che le venisse offerta
una caramella. Una medaglia valeva un tesoro! A causa dello sciopero degli uffici
postali il comunicato ufficiale della Federazione con i riscontri cronometri non arrivò in
tempi utili. Forse mai. Il crono, forse, era vicino ai 47 secondi.
Il 20 maggio l’Atletica Fabriano organizzò una riunione provinciale e a
partecipare...fu soltanto l’Atletica Fabriano, non si seppe mai perché. A scendere in
pista e pedana furono soltanto venti atleti fabrianesi, ma Dario Duca riuscì in solitaria a
ritoccare il suo record regionale nel disco di quasi un metro e mezzo, portandolo a
metri 46.94. Sandro Petrucci e Romolo Ciancarmerla si sfidarono nei 100. Petrucci,
prima di portarsi ai blocchi di partenza, disse agli amici di scuola che erano venuti ad
incitarlo “oggi vi faccio vedere come si vince!” Risultato finale: primo Ciancamerla in
11”7, secondo Petrucci in 11”8! Per giorni, settimane forse, entrando in classe, il nostro
era costretto a cancellare dalla lavagna un eloquente disegnino, in cui finiva
irrimediabilmente battuto in una gara di corsa. Varie didascalie sotto il disegno,
sempre diverse, ma sempre dello stesso significato, non possono essere trascritte senza
violare le più elementari norme di educazione.
Inaspettato e per questo ancora più gradito, fu il terzo posto degli Juniores nel loro
Campionato di Società su sedici squadre partecipanti. Marcello Leporoni si aggiudicò i
5000 metri. Giovanni Feliciani nei 400hs, Piero Cipriani nel triplo, Roberto Becchetti
nei 200 e Carlo Carletti negli 800 si piazzarono al terzo posto e garantirono punti
fondamentali per la classifica finale, arricchita dalle prestazioni di Camillo Riganelli nel
disco, Lanfranco Appolloni nel peso, Giambattista Marcellini nel lungo, Mauro Mariani
nei 400, Sergio Merloni nei 1500, Alberto Bartocci nei 100 e Osvaldo Balloriani nel
giavellotto.
Al gruppo degli Allievi si aggiunsero altri preziosi personaggi, Fausto Burattini (ben
presto oltre i 30 metri nel lancio del disco), Fabrizio Berionni e Massimo Silvestrini. Il
quinto posto degli Allievi ed il terzo degli Juniores furono la grande soddisfazione
dell’istruttore Roberto Guerci e dell’intera dirigenza biancorossa.
Impossibile dimenticare le lunghissime trasferte in treno nelle carrozze di legno. Ogni
trasferta era un’interminabile calvario, visto che il convoglio fermava anche in mezzo
alla campagna, con soste a volte estenuanti, così come non è proprio possibile
dimenticare i viaggi in macchina. Avrebbero dovuto essere più agevoli, ma in realtà
erano quasi sempre terrificanti, se non altro quando il mezzo di trasporto era il pulmino
con cui il Sig.Stroppa fino al giorno prima trasportava il pesce per il suo lavoro
quotidiano. Per quanto fosse ripulito a dovere, sotto il sole rovente del periodo estivo,
l’olezzo era considerevole. Una volta giunti a destinazione, dopo aver viaggiato con il
naso fuori del finestrino come cagnolini, c’era chi, come Roberto Becchetti, riteneva
che si dovesse riaggiustare lo stomaco con una mezza dozzina di pasticcini,
rigidamente alla crema o alla panna, o chi, come Mario Paglialunga (attuale assessore
al Comune di Fabriano), con una mezza dozzina di sigarette, giustificandosi con la
frase divenuta famosa “una, prima delle gare, non po’ fa male!” I più fortunati
trovavano posto nell’auto di Dante Semprevivo, il quale però, indossati i guanti da
pilota, guidava la sua Giulietta appunto come un pilota, non aprendo bocca per tutto il
tragitto e di conseguenza irretendo i ragazzi che invece avrebbero voluto
schiamazzare un po’ commentando le gare.
Con rispettosa deferenza i più giovani guardavano gli atleti più grandi ed esperti.
Dario Duca, Mauro Bellocchi, Pietro Arteconi, Osvaldo Brandi, Gisleno Compagnucci
(valido ostacolista, quando un attimo lasciava il calcio dove eccelleva nel ruolo di
libero futurista, a campionato terminato), Luigi Mariani, Marcello Faggioni, tenevano a
battesimo un branco di pischelli quanto mai desiderosi di mettersi in mostra. Le barriere
alte erano sempre disciplina dal fascino irresistibile ed i ragazzini, affascinati, videro
galoppare Cip Compagnucci sui 110 ostacoli due volte in 16”6 ed una addirittura in
16”3. Con estrema soddisfazione si registrò il ritorno alle gare di Stefano Baravelli,
categoria Ragazzi B (i Cadetti di oggi) che salto subitò in alto 1.60 con impeccabile
stile ventrale e l’esordio nelle campestri di Antonio Secchi. Baravelli sarà convocato in
rappresentativa e fu portato in trionfo per avere vinto con 1.63 l’ultima gara, appunto il
salto in alto, che di fatto garantì il primo posto alla sua squadra regionale.
Ciancamerla allungava il tiro fino ai 400 metri (55”9), Petrucci esordiva nel lungo
(5.84), Sonaglia collezionava medaglie (le “patacche”, come le chiamava lui) nel peso,
Stefano Secchi cresceva nei 1000 (2’53”0) e provava con successo anche i 400hs e
Paolo Costanzi nei 3000 scendeva a 10’27”8.
Entusiasmo e mega trasferte in treno dunque, che non potevano nascondere i problemi,
dovuti essenzialmente alla carenza di strutture e alla scarsa disponibilità economica.
Succedeva un po’ di tutto, compreso perdere il treno a causa degli immancabili ritardi
nello svolgimento delle gare. La tratta di Macerata, pure centro universitario, non è ben
servita nemmeno oggi, figuriamoci allora. Perso il treno del pomeriggio si dovette
attendere quello della mattina. Alle 4 di mattina! A pensarci, nessuno ricorda come si
riuscisse a comunicare a casa l’inconveniente, o meglio, come si riuscisse a convincere
i genitori a non chiamare carabinieri, polizia, pompieri, protezione civile, cani
molecolari.... Difficile anche, come nella circostanza di Macerata, dove avevano
gareggiato Giovanni Feliciani e Sandro Petrucci accompagnati dall’amico Massimo
Mustica, attendere l’alba digiuni o quasi, per prendere il treno ed arrivare a Fabriano
alle 5.40 del mattino. Unico diversivo, per tutta la notte, furono gare di acutezza visiva,
tra Sandro e Massimo, nel leggere da lontano gli orari dei treni e, libidine pura,
allacciare le stringhe delle scarpe di Nanni che, incauto, sonnecchiava, per svegliarlo
poi di soprassalto al grido “il treno, il treno!”, sperando che, nella concitazione del
momento, inciampasse rovinosamente sui suoi piedi.
Ma sentite questa. La trasferta marchigiana più lunga, allora come ora, era quella di
Ascoli Piceno. Perdere il treno a Macerata come ad Ascoli era identica cosa. Beh, non
proprio, visto che in quel caso il pernottamento era d’obbligo, visto che c’era da
aspettare le 8 del mattino successivo per ripartire. Il problema principale non era certo
avvertire le famiglie, bensì Edmondo Giontoni e, soprattutto, Alfredo Rossi economo
cassiere! In cinque erano rimasti a piedi, Carlo Carletti, Mauro Mariani, Piero Cipriani,
Lanfranco Appolloni e Sandro Petrucci. Questi giovanotti allo sbaraglio (si fa per dire,
erano quasi increduli da tanto...benessere dovuto a tanta libertà!). Individuato un
albergo in centro (disponibili due doppie e due singole) si tirò a sorte per stabilire chi
dovesse avere il terribile compito di chiedere l’autorizzazione a pernottare alla
dirigenza. Superato lo scoglio e subito rimossi dalla mente i rochi epiteti del Conte
Lasca raggiunto telefonicamente in sede, tanto da non ricordare nemmeno chi poi di
fatto telefonò, tutti al bar per la cena (alla più grassa fu un pezzo di pizza ed un
bicchiere di spuma). Ma, un cestone di vimini in bella vista, pieno zeppo di liquori in
bottigliette mignon, fu un richiamo perverso ed irresistibile anche per bravi ragazzi
astemi come quelli. Prese in “prestito gratuito” diverse mignon, strada facendo, dal bar
all’albergo, si festeggiò il risultato di Carletti, che aveva corso gli 800 in due minuti
netti. La strada da percorrere era decisamente breve, ma sufficiente per inebriare la
mente del poveretto con i vapori dell’alcool. Così, il buon Carlo, non riuscì davvero a
stare sulle gambe e non ne voleva sapere di affrontare la ripida scalinata del vecchio
albergo per raggiungere le camere al piano superiore. Detto fatto gli altri quattro se lo
issarono a spalla e lo trasportarono con tutti gli onori del caso. Difficile davvero fu
evitare il portiere di notte, per il semplice fatto che Carletti accompagnò il tragitto dal
pianterreno al primo piano sghignazzando beato, sollevato da terra ad altezza
d’uomo, “volo, volo!” Lui dormì profondamente, per gli altri fu una nottataccia. Piero
“Cip” Cipriani provò a dormire nella sua singola, preoccupatissimo, stringendo in
mano il testimone usato per la staffetta. Spegnendo la luce sentiva degli strani ticchettii,
che si fermavano appena la riaccendeva per guardarsi intorno impaurito e
riprendevano quando spegneva di nuovo. Temeva che qualcuno volesse introdursi in
camera dalla finestra, che dava sui tetti e rimase sveglio a lungo, pronto a colpire
l’eventuale intruso con il testimone. Con grande sforzo di volontà si autoconvinse che
erano nient’altro che dei piccioni curiosi. Si scoprì l’indomani, a mente fresca, che altro
non era che il vetro della lampadina che, una volta spenta la luce, raffreddandosi
ticchettava!
Nessuno ricorda come si riuscì a pagare il conto. Di certo tutti ricordano i musi lunghi
con cui vennero accolti in sede. I soldi, del resto, come sempre scarseggiavano e
Giontoni mise in guardia Petrucci, che nel frattempo aveva avvicinato un po’, neanche
tanto, il minimo di partecipazione nel salto in lungo agli italiani Allievi, in programma
a Torino, con una frase lapidaria che non ammetteva repliche: “non ci farai lo scherzo
di qualificarti per Torino? Chi ce li ha i soldi per mandartici!?”
Stefano Teodori intanto ribadiva tutta la sua incrollabile passione per l’atletica leggera
ed i suoi meriti furono talmente riconosciuti che venne eletto Consigliere Regionale per
il quadriennio ’73-76.
La stagione successiva, il 1974, anno della maturità per quasi tutti gli atleti junior,
registrò significativi progressi da parte di Paolo Costanzi che allungava la gittata fino
ai 5000 metri, ed il ritorno a certi livelli di Marcello Faggioni, soprattutto nei 200 metri.
Proprio in questa disciplina, il 2 giugno, lo stadio comunale registrò la gara più veloce
disputata fino a quel momento a Fabriano. Davanti al cronometrista Franco Vergnetta
(starter Roberto Del Brutto, con qualifica di “starter nazionale”!) e ai giudici d’arrivo
Guido Toni e Osvaldo Bisci, si impose Marcello Faggioni in 22”9, davanti allo junior
Roberto Becchetti in 23”0 e Luigi Mariani in 23”2. Questo record della pista rimase
tale per 25 anni.
Un altro record sociale era crollato in precedenza, quello della staffetta 4x100. L’8
maggio infatti, Sandro Petrucci, Luigi Mariani, Roberto Becchetti e Marcello Faggioni,
con 45”1 siglarono il miglior crono di sempre. Non furono pochi i nuovi record sociali
stabiliti in quell’estate, dai 5000 di Paolo Costanzi, ai 10.000 di Marcello Leporoni, ai
400 di Stefano Secchi. Tra i veterani non perdeva un passo Dario Duca, ancora in
auge con 44.48 metri nel disco, rientrò Stefano Teodori sia nei 110 che nei 400hs,
tenendo a battesimo i più giovani Stefano Secchi e Francesco Paparelli, anche loro
affascinati dalle barriere, Mauro Mariani continuava a divertirsi (anche nel giavellotto
con oltre 34 metri, così come Mario Cimarra nei 100, 200 e staffetta 4x100 e Mauro
Bellocchi nei lanci. Romolo Ciancamerla aveva nel frattempo allungato ai 400 metri,
dove riuscirà ad esprimersi in un buon 53”8, mentre Sergio Sonaglia progrediva
ancora nel peso raggiungendo la buona misura di 11.28.
Due i titoli regionali, Carlo Carletti negli 800 e Paolo Costanzi nei 5000.
Alla presenza del Sindaco Antonio Latini, dell’assessore allo sport Giovanni Ciabuschi
e del Consigliere Nazionale della FIDAL Romano De Angelis, nell’abituale festa di fine
anno, il Presidente Edmondo Giontoni ricordò con energia e profonda commozione la
Prof. Virginia Baldoni, immaturamente scomparsa, appunto il 10 marzo del 1974.
Una perdita infinita per l’associazione fabrianese, che grazie alla sua incrollabile
passione potè contare per oltre un decennio su squadre femminili di primo livello.
Luigina Porfiri, ancora oggi, sostiene che la sua prof le abbia inculcato, oltre all’amore
per lo sport, anche delle convinzioni profonde che l’hanno sempre aiutata nella vita,
ossia la speranza, la fiducia, il coraggio. “Spesso, ha detto Luigina, nei momenti più
difficili, ho pensato a lei, quando ci incitava al sacrificio, a non mollare, alla positività
che dovevamo trovare dentro di noi”.
Lo sport è davvero palestra di vita, soprattutto quando gli educatori sanno svolgere il
loro ruolo propositivo con passione ed intelligenza. Giontoni e la sua dirigenza
istituirono in sua memoria il Trofeo Maria Virginia Baldoni che si protrasse per anni ed
anni, finchè si trovò spazio all’interno del calendario agonistico regionale.
Purtroppo dovette momentaneamente abbandonare Bruno D’Agostino a causa di uno
stiramento ad un tendine rimediato durante un 3000 siepi. Forze nuove furono Fabrizio
Paris nei lanci e soprattutto Sergio Balducci, che iniziò ad esprimersi nei 400 metri, per
passare poi drasticamente ai 3000, dove si intuirono subito le sue innate doti di
podista di lunga gittata.
Un primo bilancio riguardante i Centri CONI di Avviamento allo Sport, istituiti nel
1973 dall’Atletica Fabriano, attestò che i bambini iscritti erano addirittura 150!
Rimanevano alcune delle pietre miliari dell’Atletica Fabriano, Stefano Teodori e Bruno
D’Agostino su tutti. Anche Stefano ormai, dopo tanti successi sugli ostacoli alti, si era
dato al fondo e, durante l’estate, gareggiò insieme a Bruno in una massacrante ora di
corsa che si disputò ad Ascoli. Sfiniti, dopo l’impegno agonistico, si fermarono a
pranzare ad Amandola. Il corazziere D’Agostino aveva un “buchino” nello stomaco ed
ingurgitò l’inverosimile. Si rimisero in auto verso le 14.00 ma dopo pochi chilometri
entrambi decisero di fare due passi per favorire una digestione che si rivelò veramente
lenta e difficoltosa. Per Bruno, però, i due passi divennero quattro, poi otto, poi sedici e
così via. Non ne volle sapere di rientrare in macchina e continuò a camminare. Per
digerire, d’accordo, ma camminò fino a San Severino! Teodori, poveretto, procedeva
da tergo con la macchina a passo d’uomo, supplicando dal finestrino il suo amico a
rientrare, ma senza successo. Bruno accettò di salire in auto soltanto quando stabilì che
aveva finalmente digerito, appunto a San Severino! Quaranta chilometri dopo!
Arrivarono a Fabriano a notte fonda e soltanto la proverbiale cordiale disponibilità di
Stefano evitò un amichevole...bagno di sangue!
Sotto i migliori auspici si inaugurò il 1975, foriero di nuovi record importanti, come
quello di Sergio Balducci nei 3000 Allievi (9’41”4) ed i progressi di Antonio “Tonino”
Secchi negli 800 metri. Per i Campionati Regionali Allievi venne preso
momentaneamente in prestito dal calcio il velocissimo Luciano Giacometti, che si
aggiudicò il titolo nei 100 in 11”4. Luciano e Tonino vennero convocati in
rappresentativa, ma soltanto il secondo rispose alla chiamata. Giacometti infatti, per
infortunio calcistico, non riuscì ad essere presente. Il miglior velocista della regione,
battuto inesorabilmente da Luciano nella sua unica apparizione ufficiale sulle piste di
atletica, abbandonò drasticamente l'attività per la cocente delusione. E' proprio vero
che la sconfitta è tale quando non ti insegna niente!
Una nota di colore. Quattro, dei sei figli del Dott. Aurelio Secchi, erano tesserati con
l’Atletica Fabriano, sicuramente record storico, superiore per una unità a quello della
famiglia Feliciani.
Qualche educata protesta Giontoni la rivolse al selezionatore regionale che non aveva
convocato ne Sergio Balducci ne Luigi Garofoli, allievo subito in evidenza nella velocità
e negli ostacoli alti.
Molti incitavano il 24enne Marcello Faggioni a passare ai 400 metri, ma senza
successo. I suoi risultati di valore nei 100 (quattro volte 11”3) e 200 lo convinsero ad
insistere con le distanze più brevi della velocità.
L’Atletica Fabriano si proponeva anche a livello organizzativo. In una manifestazione
regionale di piena estate, Luigi Garofoli si aggiudicò i 200 in 24”, mentre nella stessa
gara, riservata agli Assoluti, fu addirittura tripletta, con Luigi Mariani (24”1) a
precedere Romolo Ciancamerla e l’intramontabile Mario Cimarra (entrambi 24”5).
Tanto per rimanere in argomento di intramontabili, Dario Duca vinse il disco con metri
42.92, mentre fu secondo nel peso il suo allievo Sergio Sonaglia, salito a metri 11.66.
Ancora una tripletta nei 400 metri, con Luigi Mariani di nuovo vincitore in 54”3,
davanti a Carlo Carletti (54”5) e Romolo Ciancamerla (54”6). Un successo anche la
partecipazione dei nostri al Campionato Regionale di corsa su strada (7 chilometri) di
Treia, con Antonio Secchi secondo, Sergio Balducci terzo e Franco Secchi quinto.
Stefano Teodori, dagli ostacoli al fondo, fu decimo nella 10 chilometri Senior. Ai
Regionali Allievi la “patacca” per Sergio Sonaglia, vincitore del getto del peso, questa
volta fu d’oro. Antonio Secchi (800) e Sergio Balducci (2000 siepi) furono d’argento,
Barocci nel giavellotto, Paris nel disco, Ciancamerla nei 400 e Garofoli nei 110hs di
bronzo.
Gli istruttori Proff. Gianfranco Stroppa e Roberto Guerci giurarono che i tempi erano
maturi per un considerevole salto di qualità.
In effetti, nel 1976, si affacciarono spavaldamente sull’affollato palcoscenico
dell’atletica leggera marchigiana, giovani virgulti che avrebbero lasciato un’impronta
profonda nel loro cammino. Nel Trofeo Primavera di Ancona del 17 aprile fece il suo
esordio Ernesto “Titti” Moscatelli, vincendo il lancio del disco con metri 31.38, mentre
Alessandro Colombo fu secondo nell’alto con metri 1.68 ed Enrico Ghidetti ottenne
identico piazzamento negli 80 in 9”7. Nella stessa gara si affacciò timidamente
Marcello Tappi, che poi stabilirà il record sociale Cadetti (ancora imbattuto) con 9”3,
arrivando alle finali dei Giochi della Gioventù. Positivi anche i risultati di Nicola Clivio
e Carlo Secchi nei 2000 metri. Al termine della stagione Titti Moscatelli, figlio d’arte,
dopo i lanci nel getto del peso di papà Angelo, raggiungerà nel disco la misura
addirittura di metri 43.22, a Fano, il 9 ottobre, con la quale si piazzò secondo nella
rassegna nazionale della categoria Ragazzi, quello che oggi sarebbe chiamato
Campionato Italiano Cadetti. Marcello Tappi fermò il crono a 9”7 negli 80 metri,
Enrico Ghidetti si migliorò a 9”5, Stefano Galante stabilirà il record sociale Ragazzi a
metri 4.70 ed esordiranno Angelo Traballoni nel disco (33.36), Andrea Tambini
nell’alto (1.60), Domenico Pacelli negli 80hs (13”2), Sergio Strona nei 2000 metri
(7’17”5). Importante fu il progresso dell’Allievo Mario Cini nei 3000 metri, corsi in
10’13”4, così come il 53”2 nei 400 ed il 2’03”8 negli 800 di Romolo Ciancamerla.
Dario Duca lanciò il disco a 43.10, Pietro Arteconi il peso a 12.12, Paolo Costanzi
siglò 16’10”0 nei 5000 e 34’32”8 nei 10000, Sergio Balducci provò ancora i 3000
con discreti risultati, ma quei “quattro passi” erano decisamente pochi per quelle che
erano realmente le sue qualità. Nei 100 metri Marcello Faggioni chiuse la stagione
con 11”5, Carlo Pelonara con 11”8, Sandro Petrucci con 11”9, Mario Cimarra con
12”0 e Luigi Manzetti con 12”5. Giovanni Feliciani gareggiava ancora e nei ricordi
c’è una bella vittoria a braccia alzate al dorico nei 400 metri in 54”5. Nanni, ancora
oggi saldamente in attività con cinque titoli italiani master nel forziere, è sicuramente
uno degli atleti più eclettici della storia dell’Atletica Fabriano, in grado di ben figurare
in molte discipline sportive, come attestano anche i suoi recenti brillanti risultati nel
decathlon e nel pentathlon indoor. Petrucci, dopo mesi di estenuante corso e relativi
esami, conseguiva il brevetto di istruttore federale. Senza sapere bene dove mettersi le
mani, cominciò a seguire Alessandro Colombo nell’alto, Enrico Ghidetti nella velocità e
Domenico Pacelli negli ostacoli. Durante le sedute di allenamento parlava ad Enrico di
Pietro Mennea, di come il campione di Barletta usciva dai blocchi, di come
galleggiava in curva, di come affrontasse il rush finale. Enrico, ad ogni frase, inspirava
a fondo, lentamente, con il rischio di finire in iperventilazione, e poi, concentratissimo,
si preparava sui blocchi.
La qualità del gruppo era evidente già allora e venne ribadita nel 1977. Mario Cini
stabilì il primato provinciale nella corsa 30' coprendo la distanza di metri 8.432, e nel
Trofeo Giuseppe Bilei che si disputò in Ancona furono presenti quindici atleti fabrianesi,
tra i quali Domenico Pacelli nei 110 e 400hs, Enrico Ghidetti nei 100 e nei 200
(24”9), Ernesto Moscatelli dominatore nel getto del peso (12.55) e nel lancio del disco
(40.28), Nello Baldoni nel peso (11.59) e nel disco, Alessandro Colombo nel salto in
alto con 1.81, miglior prestazione sociale di tutti i tempi dopo l’1.80 di Puccio Guerci,
Mario Cini nei 2000 siepi (7’05”1) e nei 3000 piani (9’46”5), Angelo Traballoni nel
disco (31.34).
Poi, a Fano, contro la Provincia di Pesaro, Titti Moscatelli dominò il lancio del disco con
metri 43.46, primato personale e limite nazionale raggiunto, per superarsi anche nel
peso con 12.74. Alle sue spalle il bravo Nello Baldoni con 32.16 ed un bel progresso
nel peso a 12.30, mentre Sandrino Colombo si riconfermò a 1.81 nell’alto. Enrico
Ghidetti scese a 11”7 nei 100, Domenico Pacelli disputò i 400hs e Luigi Governatori i
3000 piani.
Intanto la sede era stata trasferita presso i locali del Palazzo del Podestà, su tre piani, il
più profondo dei quali altro non era che la cella angusta del vecchio carcere. Proprio lì,
forse a testimoniare il fardello di restrizione che i malcapitati dovevano sopportare,
venne piazzato un bilanciere nuovo di zecca, del peso complessivo di 110
chilogrammi, asta compresa. Ancora oggi, nella palestra dello stadio, quell’attrezzo fa
bella mostra di se, nonostante alcuni dischi, quelli di 10 chili, siano andati
irrimediabilmente perduti. Era quella la sala di muscolazione e Titti Moscatelli la
inaugurò subito, sollevando di slancio, con la sola forza delle braccia, i 110 chili
sistemati a dovere su un trespolo (anche quello ancora oggi esistente ed assolutamente
irrinunciabile) realizzato con la solita perizia manuale, neanche a dirlo, da Dario Duca.
Anche Gigi Mariani, che nel frattempo aveva intrapreso una carriera di Giudice che
ancora si sta protraendo a livello nazionale, provò a sollevarlo, piazzandosi con le
spalle sotto al bilanciere, non riuscendo però a muoverlo neanche di un centimetro.
Moscatelli chiuderà la sua prima stagione da Allievo con il record personale a metri
48.58 nell’ultima gara, il 26 ottobre in Ancona. Alle sue spalle Nello Baldoni
ottenne invece, in aprile, il suo personale a 36.82. Sempre nei lanci, si divertiva
ancora il 25enne Mauro “Pagalla” Bellocchi, con 35.08 nel disco e 41.34 nel
giavellotto, disciplina dove invece Titti proprio non riusciva ad “aprire il braccio”, tra i
Cadetti Marcello Tappi volò negli 80 con 9”3, Stefano Stazio firmò il personale nei
2000 metri con 6’37”0 e tra i Ragazzi Andrea Fattorini fece suo il record sociale con
1.30 nell’alto. Fece la sua comparsa anche la sorellina di Sergio, Luciana Balducci,
che stabilì subito il record sociale Cadette nei 1000 metri, corsi in 3’29”8, mentre
Daniela Ferretti uguagliava quello dei 60 metri Ragazze in 8”8 e Fabiola Vecchi
portava quello del salto in lungo a metri 4.07.
Erano stagioni di assoluta qualità per l’Atletica Fabriano ed Ernesto Moscatelli ne era
l’interprete principale. Il suo fu un crescendo senza fine, anche se il 1978 fu un anno di
transizione, chiudendo la stagione a metri 48.02, quindi senza miglioramenti. Lo
seguiva come un ombra l’amico Nello Baldoni, meno dotato di lui, ma applicatissimo
quanto basta per raggiungere metri 36.82. Sandrino Colombo, dal canto suo, disputò
soltanto quattro gare di salto in alto, e, incredibilmente, realizzò sempre la misura di
1.85. Gran bella realtà era anche quella di Mario Cini, con personali di 10’14”4 nei
3000 siepi, 6’35”2 nei 2000 siepi, 9’13”8 nei 3000 e 16’04”7 nei 5000. Sergio
Balducci acquisì il brevetto di Istruttore, Petrucci esordì nel triplo con 12.26, per salire
subito a 13.36 e chiudere poco dopo l'attività agonistica. Riprendere anni dopo, da
master, proprio con il triplo. Evidentemente questa difficile disciplina gli era rimasta nel
sangue.
Qualche novità di grande rilievo caratterizzò il 1979.
Edmondo Giontoni abdicava! Dopo tanti anni di appassionata presidenza, decise di
essere stanco e di voler lasciare la poltrona. Il 10 febbraio venne ufficializzato il
nuovo consiglio direttivo che scelse come nuovo Presidente il 23enne Sandro Petrucci,
all’epoca il più giovane presidente d’Italia, almeno stando alla leggenda metropolitana
che è stata tramandata. Ezio Tambini avvicendava Mario Carloni come medico sociale,
vice presidente fu Roberto Del Brutto, che mai accettò ed accetterà il ruolo di
presidente dell’Atletica Fabriano ed il perché non ci è dato sapere. Consiglieri furono
Alfredo Rossi, Silvio Sonaglia, Gianfranco Stroppa, Franco Vergnetta, Giancarlo
Ceccarelli, Carlo Carletti, Sergio Sonaglia, Marcello Faggioni, Gisleno Bianchetti e
Luigi Mariani, quest’ultimo come fiduciario del Gruppo Giudici Gara. Il Collegio
Sindacale risultò composto da Dante Semprevivo, Walter Stazi e Rosilio Falcioni.
Petrucci, che voleva ancora gareggiare e non dirigere, protestò vivacemente e a lungo,
schiacciato da un’eredità insostenibile come quella lasciata da Edmondo Giontoni, ma
non ci fu niente da fare. La stagione agonistica venne inaugurata con lui alla
presidenza. Le soddisfazioni non mancarono.
Salì di tono qualitativo Titti Moscatelli, al suo primo anno Junior. 48.64 il 3 giugno a
Fano, 49.80 il 27 dello stesso mese a Teramo, 50.56 il 22 settembre a Fabriano, sulla
sua pedana. Il suo fido sparring partner, Nello Baldoni, sempre nel lancio del disco,
stabilì il personale con metri 38.94. Non solo lanci ovviamente. Mario Cini scese a
16’09”4 nei 5000, a 9’21”6 nei 3000, a 10’12”0 nei 3000 siepi. Anche Enrico
Ghidetti, nella velocità pura, progrediva di slancio verso risultati importanti, fino a
scendere nei 100 metri a 11”0, che ancora oggi è il record sociale assoluto con
cronometraggio manuale. Anche Sandro Colombo migliorò il suo personale, saltando
per ben quattro volte in stagione 1.90 in alto, il 9 giugno a Terni, il 24 a Corridonia,
il 27 a Teramo, l’11 settembre in Ancona. Erano loro gli atleti della vecchia
guardia, che già ragazzini si erano segnalati come promettenti campioncini.
Stefano Teodori stava interpretando un altro ruolo, l’ennesimo, nell’ambito della sua
società, quello di allenatore dei fondisti. Era animato da una nuova passione, la corsa
prolungatissima e preparò con estrema cura Paolo Costanzi e i più giovani Sergio
Balducci, Antonio Secchi e Mario Cini. A lui si rivolse preoccupato babbo Ugo
Costanzi. Il figlio Paolo, a suo avviso, era gracile, inappetente e assolutamente poco
resistente allo sforzo. Preoccupazioni immotivate evidentemente, perché Paolo, ben
preparato da Teodori, corse due volte i 42 chilometri della maratona in 2 ore e 36
minuti. Sergio Balducci, dal canto suo, non riusciva ad allenarsi con regolarità,
principalmente a causa del lavoro (che però non gli aveva impedito, l’anno precedente,
di prendersi il brevetto di istruttore), ma l’allenatore scommetteva sulla sua facilità di
corsa e sulla sua agilità, che ne facevano un grande corridore sui percorsi di
montagna, come dimostrò ampiamente durante la 22 chilometri di un’edizione della
celebre Primavera Fabrianese organizzata dal CAI di Fabriano. Impietoso fu il giudizio
di Teodori su Antonio Secchi, definito atleta dotato di grandi possibilità psicofisiche,
ma non particolarmente motivato dall’atletica e quindi difficilmente recuperabile. Il più
giovane del gruppetto era Mario Cini, un po’ discontinuo nel rendimento, ma sempre
alla ricerca delle situazioni agonistiche a lui più congeniali e comunque con ampi
margini di miglioramento. Paolo Costanzi intanto, studente universitario a Macerata,
era passato al CUS, Sergio Balducci ne aveva seguito le orme. Durante la primavera,
Paolo aveva dimostrato di essere preparatissimo, correndo appunto la sua seconda
maratona in 2 ore e 36 minuti. Teodori attendeva uno scossone anche da Sergio
Balducci, che puntualmente lo ripagò della fiducia con una grande prova nel
Campionato Italiano di 30 chilometri che si disputò a Portorecanati il 12 agosto.
Sergio, durante lo sviluppo della gara, dimostrò di sentirsi a suo agio un chilometro
dopo l’altro e alla fine chiuse, sorprendentemente, ma con pieno merito, al 25esimo
posto, primo degli atleti marchigiani, molti dei quali, sulla carta, ben più accreditati di
lui. Il crono, di 1 ora e 45 minuti, fu giudicato da Teodori un semplice assaggio delle
sue reali possibilità.
Si inaugurò un altro decennio, quello degli anni ’80, ancora più fastoso, almeno per
alcuni risultati di autentico prestigio e per il primo titolo italiano nella storia dell’Atletica
Fabriano, conquistato da Ernesto Moscatelli nel lancio del disco, che fu ottenuto
proprio nel 1980. Titti vestì anche la prima maglia azzurra durante un incontro
internazionale che vide l’Italia opposta all’Inghilterra.
L’anno successivo la dirigenza biancorossa con soddisfazione aggiunse al suo forziere
la medaglia di bronzo di Antonio Raggi, nella gara forse più partecipata di sempre, i
100 metri della categoria Allievi. Tonino se l’aggiudicò con grande temperamento
correndo in 11 netti, a due decimi dal vincitore.
Alla fine, le richieste accorate di Petrucci, che voleva assolutamente abdicare, furono
accolte e neo Presidente fu eletto Dante Semprevivo, che poi rimase in carica per
vent’anni.
Titti Moscatelli aveva raccolto senza mezzi termini l’eredità di Edoardo Biondi, Dario
Duca, Roberto Monti, Pietro Arteconi e intorno a lui, negli anni che seguirono, la
squadra si arricchì di autentici campioncini, come il mezzofondista Paolo Rinaldi,
appunto il velocista Antonio Raggi, Luigi Garofoli, i saltatori in elevazione ed
estensione Roberto Santoni, Mauro Marà, Andrea Tavolini, il lanciatore Stefano
Caporali e tanti altri, per arrivare doverosamente a Massimiliano Harlos, un corridore
straordinario, che sapeva fare tutto con estrema facilità. Eccezionale fu la sua
prestazione sui 2000 e 3000 siepi, dove detiene ancora il primato regionale Junior e
la quarta prestazione assoluta di tutti i tempi. La sua vita è stata un romanzo, da
personaggio dotato di grande capacità di adattamento ambientale e sociale, sempre
sollecitato ed incuriosito dagli stimoli esterni. Non un ragazzo comune, ma quanto più
di speciale ed anticonvenzionale si potrebbe pensare. Correva ovunque, pista, strada e
montagna, grazie ad un’incredibile capacità aerobica, senza sforzo apparente. Dopo
avere ottenuto, giovanissimo, personali di 8’45”92 nei 3000, 15’06”4 nei 5000,
5’57”47 nei 2000 siepi, 9’07”15 nei 3000 siepi, l’attenzione delle società maggiori e
dei gruppi sportivi militari si accese intorno a lui. Una fiammata che poteva segnare la
sua vita, ma Harlos non era vocato per routine e spazi limitati. Così, su due piedi, se
ne andò in Thailandia, chissà poi perché. La sua arte di arrangiarsi e’ stata proverbiale.
Si guadagnò da vivere praticando la boxe thailandese e tutti accorrevano ad assistere
agli incontri del boxeur italiano, che spesso perdeva (50 dollari la sua borsa), qualche
volta vinceva (i dollari diventavano 250). Lavorando un po’ qui, un po’ la, mise da
parte 4.000 dollari, comprò casa e si sposò in Thailandia. Ogni tanto tornava,
immancabilmente per andare a trovare Roberto Del Brutto ed i vecchi amici. E’
speologo, motociclista ed automobilista da Parigi – Dakar, escursionista abilitato per
accompagnare turisti a piedi, cavallo e moto, ha un brevetto da istruttore subaqueo, ha
praticato il volo libero con deltaplano e parapendio, è insegnante di balli latino
americani e chissà cos’altro ancora. Però, non esitò, anni dopo, a rispondere alla
chiamata della sua società d’appartenenza, quando gli venne chiesto di far parte della
squadra Assoluta che si qualificò per le finali nazionali. Tornò ad amare i 3000 siepi;
in finale nazionale incocciò la prima barriera con il ginocchio della gamba di richiamo,
ma, lacrimando per il dolore, chiuse brillantemente la gara e invece di fermarsi al
traguardo si precipitò all’interno dell’ambulanza di servizio piangendo come un vitello.
Diagnosi: sospetta frattura della rotula, ma lui non indagò ulteriormente. Si fermò per
un lungo periodo, zoppicando vistosamente, poi, così come era arrivato, il problema
scomparve.
Quelli furono anni d’oro per il mezzofondo italiano (Mei, Cova, Antibo, Panetta,
Scartezzini...) e Fabriano sembrava davvero in linea con l’ambito nazionale. Tutti
correvano forte, da Paolo Costanzi a Mario Cini, per non parlare di Sergio Balducci
che, sorprendentemente, nel 1981, si aggiudicò (gareggiando per la Podistica Roma)
la Maratona del Conero con un tempo eccezionale, 2 ore 24 minuti e 2 decimi, che è
ancora oggi la più veloce 42 chilometri mai corsa da un atleta fabrianese.
Volò ancora il disco di Moscatelli, oltre i 52 metri, Colombo saltò ancora un paio di
volte 1.90, l’Allievo Tonino Raggi si prese tutto quello che c’era da prendere nei 100
(11”0 manuale, 11”26 elettrico) e nei 200 (23”0), Paolo Rinaldi il record Allievi nei
2000 siepi in 6’22”5 e nella corsa 30' con metri 8.917 percorsi, Cini corse la
distanza atipica dei 12 mila metri ed i 10.000 in 33 minuti, Bellocchi si divertì di
nuovo nel giavellotto, oltre i 41 metri. Purtroppo scomparve giovanissimo, nella
tragedia sulle nevi del Karakorum, Stefano Galante, vero talento nel salto in lungo
(6.52), così come Carletto Pelonara, in un drammatico incidente stradale mentre si
trasferiva in auto verso Perugia, sua sede universitaria.
Tre i Del Brutto impegnati in varie faticose discipline, la marcia in particolare.
L’anno seguente, il 1982, segnò, tra gli altri, l’avvento dell’Allievo Roberto Santoni che,
nel salto in alto, riuscì a battere di un centimetro (1.86) il record di Sandrino Colombo,
riuscendo a fare ancora meglio due anni dopo, da Junior, con 1.95, la misura più in
quota mai registrata fino a quel momento dagli atleti fabrianesi in questa disciplina.
Niente male anche il Cadetto Andrea Tavolini, con 5.66 nel lungo e 15.06 nel
quadruplo.
Un nuovo anno di grazia si profilava all’orizzonte, il 1983. Nella categoria Cadetti
ecco Massimiliano Harlos, 3’21”3 nei 1200, 9’24”9 nei 3000, 46”2 nei 300 ostacoli,
2007 punti tetrathlon, ovviamente tutti record sociali, come quello di Marco Del Brutto
nella 5 chilometri di marcia. Tra le Cadette si presero il record sociale Stefania
Zampetti nei 600 (1’47”7) e nei 1200 (4’13), Luisella Mezzopera negli 80hs (14”6) e
nel salto in alto, con un ottimo 1.45 ancora imbattuto, ed Eleonora Manoni nel getto
del peso. Nessun sussulto particolare tra gli Allievi, mentre per le Allieve si segnalò
Marina Renelli negli 800 metri. Un certo fervore anche tra le Junior, con Cristina Zeni
valida velocista su 100, 200 e 400 metri e Nadia Renelli, con un bel record nel
giavellotto, scagliato a metri 28.40, mentre, per i maschietti, rispose Augusto Mancini
nel giavellotto (45.28) e Luca Bruschi nella 10 chilometri di marcia (55’55”5, record
sociale e...di 5!). Tra i Senior Luigi Garofoli si affiancò nei 100 metri agli 11 netti di
Enrico Ghidetti e Tonino Raggi. La staffetta 4x100 Assoluta, composta da Marcello
Faggioni, Luigi Garofoli, Enrico Ghidetti e Antonio Raggi, con tanti puledri di razza in
quartetto, non potè non distruggere il precedente record sociale, portandolo addirittura
a 44”0, che sarà di nuovo battuto soltanto 17 anni dopo.
Il 1984 visse attraverso le imprese dei “soliti noti”, senza dimenticare i record sociali di
Andrea Tavolini nel triplo Allievi con 12.95, quello di Cristiana Fracassini nel peso
(8.02), dello Junior Roberto Santoni nell’alto con 1.95, e della Senior Nadia Renelli nel
disco (22.04) e nel giavellotto (23.58).
Anche l’anno successivo continuò a spingere Massimiliano Harlos, ancora Allievo
eppure già in grado di correre i 3000 piani in 8’49”3, lasciando comunque intendere
che la sua naturale predisposizione erano le siepi, dove appunto, l’anno successivo,
stabilì con 9’07”15 il record marchigiano e che ancora oggi, a distanza di 25 anni, è
una delle migliori prestazioni assolute di tutti i tempi.
Procedendo più o meno velocemente, ecco che, finalmente, ci imbattiamo in
Massimiliano Poeta, un altro personaggio che ugualmente ha scritto pagine e pagine
di atletica leggera, sia con Fabriano che con Macerata e Porto San Giorgio. Nel
1987 questo ragazzone, se vogliamo anche un pizzico scapestrato, si piazzò sui
blocchi di partenza dei 300 metri e corse veloce in 39”4. Darà così inizio, anche se
un po’ a strappi (dicono che se ne andò lontano, per sei mesi, a lavorare per un luna
park itinerante), ad una carriera quanto mai lunga ed invidiabile. Da ricordare anche
Giacomo Lippera negli ostacoli, Alessandro Carsetti nel triplo, Giovanni Vignoli nel
giavellotto, Domenico Carbone e Roberto Ballelli nel lancio del disco.
Intanto, nell’ambito dell’Amministrazione comunale, qualcuno pensava a migliorare la
struttura dello stadio. Davide Alessandroni, che conosceva bene le esigenze
dell’atletica per averla praticata in gioventù anche sotto altre bandiere, propose di
chiudere l’ala destra sottostante le tribune e ricavarne una palestra, di cui si sentiva da
decenni la mancanza. Proposta accolta e via ai lavori. Ben presto realizzata, la
palestra fu attrezzata personalmente dall’Atletica Fabriano. Ancora oggi, nonostante la
sua modestia, è una struttura coperta irrinunciabile per l’atletica, il calcio ed altre
società che possono farne richiesta. Sul versante opposto una parziale chiusura degli
spazi aperti consentì addirittura alla società biancorossa di avere una sede nuova di
zecca, due locali, un bagno ed un piano rialzato. Una vera manna dal cielo! Non era
neanche finita visto che, sempre su proposta di Alessandroni, venne realizzata anche
una nuova pedana per i salti in estensione proprio sotto l’ala nord della tribuna
coperta.
Tornando agli atleti, ecco all’improvviso l’erede di Stefano Teodori. Alla ribalta si
affacciò un lungagnone dinoccolato, con un bel 47 di piede ed un innato senso del
ritmo. Era Diego Trivellini, oggi quanto mai in auge per la sua grande perizia di
musicista. Diego è sempre stato un perfezionista e la ritmica degli ostacoli fu il suo
pane quotidiano. Esordì da Allievo nel 1988, stabilendo subito il record sociale nei
110hs in 16”91, per replicare anche nella distanza più lunga, i 400hs, corsi in 58”2
manuale. Contemporaneamente lo Junior Mauro Marà saltò nel lungo la bella misura
di 6.63. Era tempo di nuovi epici personaggi e nel 1989 un altro si affacciò alla
ribalta dell’atletismo regionale, ossia Michele Salari Peccica, subito in evidenza nelle
gare di mezzofondo, anche se il primo sussulto lo riservò nella gara dei 1200 siepi,
corsi in 3’47”2. Il gruppo scemava un po’ in quantità, ma cresceva sicuramente in
qualità. Il Pive, alias Diego Trivellini, ormai nella categoria Junior, scendeva
rumorosamente a 16”3 nei 110hs e a 56”8 nei 400hs. Suo idolo era ed è Gino
Falcetta, uno dei tecnici specialisti federali più apprezzati ancora oggi, al quale si
rivolse continuamente, anche a costo di essere estenuante. Diego, dopo i primi
rudimenti di Stroppa e Mezzanotte, che cercarono subito di coordinarlo nei movimenti,
si gestiva autonomamente, ma con tanta accuratezza che ben presto divenne uno degli
ostacolisti tecnicamente migliori in circolazione. Max Poeta, ancora Allievo, tornò a
gareggiare nelle indoor, stabilendo con 24”09 il record sociale nei 200 metri. Più che
altro l’Atletica Fabriano viveva su questi pochi personaggi di qualità assoluta, ai quali,
l’anno successivo, si aggiunsero le Cadette Danila Cuicchi negli 80 (11”3), Piera
Maglio nei 300hs (56”3) e Maria Adele Mezzanotte nel lungo (4.53). Maria Adele fu
l’ennesimo esempio della cosiddetta “figlia d’arte”. I suoi sono genitori illustri
nell’ambito dell’Atletica Fabriano. La mamma infatti è Vanda Mondaini, come ben
sappiamo atleta storica, il papà Giuseppe Mezzanotte, insegnante di educazione
fisica ed istruttore in binomio strettissimo con l’amico collega Prof. Gianfranco Stroppa.
Proprio dalla scuola arrivò l’ennesimo talento, colei che avrebbe ben presto raccolto
l’eredità di Gabriella De Leo, velocista degli anni ’60. Trentanni dopo Dajana Cuicchi,
all’epoca Allieva, tornò a spazzolare le piste con l’impeto di Gabriella. Fu la Prof.
Walli Cattarin ad invitarla a correre per la società biancorossa, dopo averla vista
muoversi con rapidità fulminante durante le sedute ginniche scolastiche. Dajana era
residente a Serra San Quirico, si alzava tutte le mattine alle 6 per venire a scuola a
Fabriano. Quando la Prof Cattarin le propose di intraprendere una vera attività sportiva
con l’Atletica Fabriano, lei rispose di slancio all’invito. Usciva da scuola, mangiava un
panino e si recava direttamente allo stadio, dove l’aspettavano i Proff. Gianfranco
Stroppa e Peppe Mezzanotte, subito affascinati, come tutti, dall’umiltà, dalla passione
e dal temperamento agonistico della ragazzina. Al termine degli allenamenti, via a
casa con il pullman, per tornare giusto per cena. Dalle 21 a mezzanotte erano le ore
giuste per studiare. La mattina dopo stessa routine e così via, per anni. Sembrava un
sacrificio immane, ma chi ha conosciuto Dajana sa che lei non se ne è mai lamentata.
Si sottoponeva ad allenamenti massacranti, le sue partenze dai blocchi erano
devastanti. Nonostante le tecniche un po’ ibride, folgorò subito i 100 metri in 12”68
ed i 200 in 26”0. Era il 1990 e si stava sfogliando un altra pagina del romanzo
senza fine che è l’atletica leggera. Il rendimento scolastico di Dajana era straordinario,
così come i suoi risultati agonistici. Si consacrò definitivamente nel 1991, sotto la
guida sapiente di Stroppa e Mezzanotte. Realizzò risultati importantissimi, 7’82 nei 60
metri indoor, 12”00 con cronometraggio elettrico e 11”9 con crono manuale nei 100
metri, 25”8 nei 200 indoor e addirittura 24”61 nei 200 all'aperto. Nonostante la
statura non eccelsa, forse proprio la distanza doppia sarebbe stata la sua gara ideale.
Dajana riusciva infatti a sopperire alla mancata ampiezza del passo con frequenze
incredibili ed una rara resistenza alla velocità. La sua forza fisica era proverbiale, i suoi
allenamenti durissimi, ma la piccola velocista di Serra sembrava neanche accorgersene.
Anche lei vestì la maglia azzurra in un incontro internazionale disputato a Budapest,
ma sicuramente non fu fortunata negli appuntamenti più importanti.
Ai Campionati Italiani Junior Dajana si presentò tra le favorite, magari come outsider,
ma comunque con tutte le credenziali giuste per sperare fino in fondo. Stroppa,
Mezzanotte e lei stessa sapevano che, allenata ed in forma com’era, poteva valere un
risultato decisamente inferiore ai 12 netti. Le qualificazioni sembrarono confermare
questa impressione. La nostra velocista corse in autentica scioltezza in 12”05,
proponendosi come una delle atlete da battere per il titolo italiano di categoria.
Concentratissima si presentò ai blocchi di partenza della finale. Disse che quasi non
avvertiva il mondo circostante, tanto era con la mente alla gara da disputare. Le fu,
purtroppo, fatale. Allo sparo dello starter ,Dajana uscì dai blocchi come una furia, con
un tempo di reazione migliore di tutte le altre, ma una delle sue antagoniste fu beccata
in falsa partenza e puntuale fu lo sparo del contro starter. Ma Dajana non udì nulla.
Correva convinta verso la sua gloria personale e soltanto dopo 80 metri percorsi alla
massima velocità, con i giudici che si erano portati in pista per fermarla, si rese conto
che il suo sprint era stato del tutto inutile. Con il cuore che batteva a mille e con il
morale a terra, tornò lentamente sui suoi passi, cercando di recuperare almeno il fiato
necessario per posizionarsi di nuovo sui blocchi di partenza. Lo fece, ma la gara era
ormai compromessa. Si classificò comunque al quinto posto, in 12”15, ma il
rammarico fu enorme. Vinse Giada Gallina in 11”75, subito chiamata in nazionale e
Dajana Cuicchi avrebbe potuto ugualmente ambire alla maglia azzurra. A dispetto
degli interi pomeriggi trascorsi allo stadio ed agli studi relegati alle ore serali, si
diplomò con il massimo dei voti e la lode. Il CUS Bologna la inseguì accanitamente e
lei, ormai prossima all’università, accettò il trasferimento. Nelle casse dell’Atletica
Fabriano entrarono tre milioni e trecento mila lire, questa fu “l’indennità di
preparazione” prevista dalla Federazione. Un balzo avanti, per dire che si laureò con
110 e lode e che ora la Dott. Dajana Cuicchi, specializzata in ostetricia e ginecologia,
è apprezzatissima professionista e che le sue numerose pubblicazioni sono state
tradotte anche in inglese. Per il momento la lasciamo, ma la ritroveremo più avanti.
Il 1991 fu un anno prolifico per l’Atletica Fabriano. Tra gli Allievi, Alessandro Aquilanti
Pelagalli stabilì con 7”54 il record sociale nei 60 indoor, Andrea Spitoni quello negli
800 indoor in 2’01”14, Michele Salari Peccica quello dei 1500 in 4’03”4, mentre le
Allieve Claudia Paoletti nei 1500 e Maria Adele Mezzanotte nel salto in alto (1.50) e
nel salto in lungo (5.05) ottennero identico risultato. Tra gli Junior ecco di nuovo Max
Poeta, a livelli di eccellenza, con 7”54 nei 60 indoor, 23”94 nei 200 indoor e 51”68
nei 400, mentre, tra i Senior, Tonino Raggi brillava nei 60 indoor in 7”27 e Diego
Trivellini volava sugli ostacoli, con 9”26 nei 60hs indoor, 15”6 nei 110hs e 54”8 nei
400hs.
La festa di fine anno, per il trentennale della fondazione, fu fastosa. Nell’occasione,
l’Atletica Fabriano ricevette dal CONI la Stella di Bronzo al Merito Sportivo.
L’anno successivo, Roberto Del Brutto venne eletto Presidente del Comitato
Regionale FIDAL e contribuì non poco a rilanciare e coordinare l’intero movimento
marchigiano dell’atletica leggera, ormai da tempo tra i più prolifici e meglio
organizzati d’Italia. Tra gli Allievi scalpitava Michele Salari Peccica, che scese negli
800 a 1’56”8, senza disdegnare i 400, corsi in 52”2. Andrea Tavolini, con 13.37,
strappò per un centimetro il record sociale Assoluto nel triplo a Petrucci.
Pista e pedane cominciarono ad evidenziare l’usura del tempo, ma la sensibilità di
Davide Alessandroni e dell’assessore allo sport Roberto Bellucci non venne meno.
Erano periodi in cui evidentemente non mancavano le risorse economiche, ma
altrettanto evidente era l’attenzione che veniva riposta nei confronti dello sport.
Fiorirono strutture di qualità in quell’area che l’assessore Bellucci contava di far
assurgere a cittadella dello sport, ed anche pista e pedane vennero adeguatamente
sistemate. Per l’inaugurazione, Roberto Del Brutto e gli stessi amministratori fecero le
cose in grande. Al taglio del nastro furono presenti addirittura cinque medaglie d’oro
olimpiche, i marciatori Pino Dordoni e Maurizio Damilano, il maratoneta Gelindo
Bordin, la saltatrice in alto Sara Simeoni e la mezzofondista Gabriella Dorio. Non
sembrò neanche vero poterli conoscere, stringere loro la mano, scambiarci qualche
parola.
Eppure, in tanto splendore, il movimento locale sembrò appannarsi, almeno
quantitativamente parlando. La qualità era ancora affidata a Michele Salari, ora junior,
che davvero non temeva rivali, volando negli 800 in 1’53”9 e nei 1500 in 3’55”2. Il
suo motore marciava a pieno regime e quello fu soltanto un assaggio di ciò che
avrebbe realizzato nella sua longeva carriera.
Alle sue spalle, però non c’era quasi più nulla. Un pomeriggio del mese di giugno,
Sandro Petrucci, che aveva appena ceduto alle insistenze degli amici Nanni Feliciani e
Gigi Mariani, decidendo di seguire i loro passi e riproporsi come atleta master, si recò
allo stadio, giusto per muoversi un po’. Ad allenarsi c’erano due autentici assi, Dajana
Cuicchi e Diego Trivellini, ma oltre a loro...nessuno! Il lavoro e la famiglia negli anni
precedenti lo avevano tenuto un po’ lontano dall’ambiente, ma quella desolazione lo
lasciò interdetto. Per qualche settimana si allenò con Diego e Dajana (negli sprint brevi
la donna vinceva spesso!), poi decise di tentare il tentabile per risollevare la situazione.
Si rivolse al Presidente Dante Semprevivo e al segretario generale, nonché Direttore dei
Centri CONI, Silvio Sonaglia, chiese ed ottenne disponibilità immediata da Peppe
Mezzanotte e Franco Stroppa, che non attendevano altro che tornare al campo per
allenare qualcuno. Il reclutamento fu difficoltoso, nonostante l’impegno di alcuni amici
insegnanti, oltre ovviamente a Peppe e Franco. A Petrucci venne affidato il ruolo di
direttore sportivo. La molla giusta probabilmente fu richiamare all’attività talenti ancora
giovanissimi come Marco Giacometti e puntare su calibri come Massimiliano Poeta che,
poco più che ventenne, aveva ancora le migliori cartucce da sparare. Stroppa e
Mezzanotte mantennero vitali i Centri CONI e di conseguenza pian piano vennero
rivitalizzandosi i settori giovanili, frutto anche di un capillare intervento nelle scuole
elementari di Fabriano e Cerreto D’Esi.
Nel 1995 gli iscritti furono appena 46, nel 1996 addirittura 123. Petrucci, da buon
direttore sportivo, confidando ciecamente sul prezioso lavoro in palestra dei Proff.
Mezzanotte e Stroppa nei centri di avviamento, si affidò al Prof. Renato Carmenati per
seguire gli atleti al campo. Forse con eccessiva presunzione, cercò ben presto di
puntare tutto sulle squadre, ricreando uno spirito di gruppo di antica memoria. Già nel
1996 l’Atletica Fabriano figurò di nuovo nelle classifiche regionali di squadra in tutte
le categorie, eccezion fatta per quella degli Allievi, che però, a testimoniare la qualità
ben presente in tanta quantità, registrò la convocazione in rappresentativa regionale
del pesista Riccardo Renga, del lunghista Paolo Amatori e dei velocisti Leo Mattei ed
Elisa Cisbani, quattro atleti subito in grandissima evidenza, destinati a ripercorrere la
strada dei loro migliori predecessori. Neanche a dirlo, si ricreò quell’entusiasmo
soltanto sopito ed i primi a giovarsene furono proprio i senatori. Michele Salari
distrusse tutti i suoi personali, con uno straordinario 3’51”95 nei 1500, 8’32”5 nei
3000 e 15’36”44 nei 5000. Max Poeta, dal canto suo, decise che non era più tempo
di vivacchiare nell’atletica e, ben catechizzato da Carmenati, scese in maniera
dirompente sotto la barriera dei 50 secondi nei 400 metri (49”5). Alle sue spalle un
grande risultato nel giro di pista lo ottenne anche lo Junior Riccardo Nanni, con 50”08
che lo proiettò ai vertici delle classifiche nazionali di categoria.
Vennero spontaneamente anche da Jesi, Chiaravalle, Monsano e Camerino a dare una
mano. Massimo Pistoni stabilì il record Senior nei 200 indoor (23”69), Roberto Scalla
(già campione italiano Allievi nei 1500 sotto un’altra bandiera) fu eccellente nei 1000
in 2’39”66, Luca Bosi corse due volte in 11”3 e 11”40 i 100 metri, Fabrizio Lampini,
Paolo Corso e Francesco Morganti (9’20”33 nei 3000 indoor) ribadirono la loro
enorme passione, Massimo Pergolini lanciò il giavellotto a 45.32 e ancora, Marco
Pettinari, Matteo Scaccia, Marcello Carnevalini, Gianpaolo Medici lasciarono la loro
impronta.
Non bastasse, Carmenati schierò anche una squadretta Ragazzi di una dozzina di
elementi e fecero il loro debutto anche una decina di Esordienti, tra i quali Gabriele
Carletti (3.83 nel salto in lungo e 1’34”1 nei 500), Serena Settimi, Diego Grifoni (8”1
nei 50), Federica Brizi, Simone Sonaglia, Christian Birelli e Diletta Brandi. Federica era
un vero diavoletto, 11 anni di peperoncino puro, in grado di stabilire i nuovi record
sociali nel lungo con 3.55, nel lancio della palla con metri 28.62, nei 50 piani in 7”9.
Già piccolissima ambiva ai costumini (slip e top) da gara delle più grandi e si metteva
con il broncio quando scherzosamente le veniva detto che non avrebbe avuto niente da
“metterci dentro”. Ascoltava con attenzione ciò che Carmenati le trasmetteva, si
impegnava al limite delle sue forze, poi, quando riteneva di non essere vista, si
nascondeva in un angoletto a ciucciarsi un po’ il pollice. Diciamo pure che fu la vera,
amatissima mascotte di tutto l’ambiente.
Nella categoria Ragazzi si segnalarono Diego Buono e Nicola Zanca nella velocità,
Andrea Cisbani e Claudio Brunori nel mezzofondo, Alessandro Paternesi e Christian
Brunori nei lanci, tra le Ragazze Maria Elena Marani (figlia di Mauro, come abbiamo
visto, ostacolista degli anni ’60) nei 300, nei 600 e nell’alto, Chiara Carlini negli
ostacoli, Simona Anselmi, altro peperino che poi ebbe una pregevole carriera nel
calcio femminile, nei lanci.
A testimoniare una grande completezza societaria, anche la categoria Cadetti e
Cadette espresse elementi interessanti, come Francesco Antinori nella velocità,
Alessandro Antonelli nel mezzofondo, Fabiana Mattei nella velocità.
Dicevamo degli Allievi, pochi in realtà, ma straordinari per abnegazione, passione e
qualità agonistica. Dall’Istituto Tecnico Agrario scesero il formidabile pesista Riccardo
Renga e l’altrettanto fenomenale lunghista ostacolista Paolo Amatori. Loro insegnante di
educazione fisica indovinate un po’ chi era? Giuseppe Mezzanotte, naturalmente.
Riccardo sparò subito a 13.17 metri il peso da kg.6, Paolo saltò nel lungo metri 6.52.
Leo Mattei, pure chiuso a livello di record sociali dai risultati di Tonino Raggi, si meritò
ugualmente la convocazione in rappresentativa marchigiana correndo i 100 metri in
11”4.
Un bel giorno si presentò allo stadio la conosciutissima e stimata pediatra Rita Grassi
che, avvicinando il direttore sportivo, disse “ho una figlia a cui piace molto correre”.
Petrucci ovviamente rispose “qui troverà pane per i suoi denti”. Arrivò così Elisa Cisbani,
una vera forza della natura, secondo il Prof. Carmenati potenzialmente una delle più
forti pentatlete d’Italia. Lei si presentò emozionatissima ed impacciata, esordì in un 60
metri alle indoor e, vergognandosi tantissimo di esibirsi a gambe nude, gareggiò con
la tuta, nonostante le soffocate imprecazioni del suo allenatore. Le sue qualità furono
subito evidenti. Mantenne a lungo una deleteria emozione. In una circostanza, già sui
blocchi di partenza dei 200 metri, i giudici si accorsero che aveva dimenticato il
pettorale. Corse forsennatamente in diagonale per tutto il campo, salì in tribuna,
applicò il numero alla canottiera con un paio di spille, fece a ritroso di gran carriera il
campo, si piazzò sui blocchi e attese lo sparo dello starter. Dopo quella faticaccia
corse i 200 in 27”5. La volta dopo ricordò di applicare il numero al petto, ma
l’emozione era come sempre a livelli assoluti e lo mise a rovescio. Altro frenetico
traffico con le spillette e poi via, 12”7 nei 100 metri. La sua caratteristica
predominante era, come fu per Dajana Cuicchi, il sorriso assolutamente sempre solare.
Solo che, una volta sui blocchi, Dajana si trasformava in un autentico animale da gara,
Elisa troppo spesso invece era un gattino tremante. Le provò tutte, a fare la faccia
cattiva, a tenere stretto un sasso in mano (diceva che le dava più concentrazione) ma
in realtà ciò di cui aveva veramente bisogno era semplicemente esperienza. Del resto
Carmenati e Petrucci la sbatterono subito davanti ad ogni tipo di competizioni e al
termine del ’96 avrà gareggiato 16 volte. Tempo al tempo. Ne sentiremo parlare.
Furono diversi i figli...dei genitori. Diletta Brandi, figlia di Osvaldo, Gabriele Carletti,
figlio di Carlo, Marco e Maria Elena Marani, figli di Mauro, Simone Sonaglia, figlio di
Sergio, Marco Petrucci, figlio di Sandro, Alessandra Mannucci, figlia di Serenella
Boldrini, Giandaniele Mariani, figlio di Luigi, Sergio Ballelli, figlio di Sandro. Poi, come
vedremo, arrivarono anche Valentino Teodori, figlio di Stefano e la sorellina di
Giandaniele, Roberta Mariani. Insomma, buon sangue non mente, o forse la giovanile
passione dei genitori, i loro piacevoli ricordi, avevano indotto o costretto (chissà) i figli
a percorrere identica strada.
Fecero la loro prima comparsa Massimiliano Conti e Tiziano Neri e lanciò da
protagonista Gabriele “Zio” Cacciamani, cognato del Prof. Carmenati, a metri 37.70 il
disco e a metri 10.57 il peso.
Il reclutamento era sempre capillare e con estrema attenzione si scrutavano i giovani
che partecipavano ai campionati studenteschi. Petrucci cercava disperatamente di
mettere insieme due squadre Assolute, quella maschile e femminile, finalmente
competitive in regione, ma diversi tasselli del mosaico erano ancora mancanti.
Insistendo fino alla noia, riuscì a tesserare la junior Simona Ciccolini, per il semplice
fatto che, con il gruppo sportivo scolastico della Prof. Boldrini, aveva corso i 100hs in
più di 20”. Simona esordì con due garette del tutto anonime, 3.93 nel salto in lungo e
15”1 nei 100, insomma, nemmeno da scommetterci un soldo bucato. Tempo al tempo
anche per lei.
Petrucci fu eletto in consiglio regionale insieme al confermatissimo Roberto Del Brutto,
ma, almeno nell’ottica del ds, nemmeno quella doppia presenza riuscì ad evitare che
l’Atletica Fabriano fosse il classico vaso di coccio in mezzo a quelli di ferro,
ovviamente in termini di peso specifico la dove c’erano decisioni programmatiche da
prendere. La realtà dell’Associazione bianco rossa però rimaneva ben solida e vitale.
Sembrò davvero di respirare quell’atmosfera di piacevole novità che animò i ragazzi e
le ragazze degli anni ’60. In tanti volevano scoprire questo ambiente così giovane e
vitale, dove non mancavano gli esempi visivi dei più grandi, che erano ne più ne meno
tra i migliori atleti della regione.
Intanto, tra i Master, Nanni Feliciani (guarda un po’) vinceva il titolo italiano di prove
multiple, aggiungendo il suo titolo a quelli di Stefano Teodori e Luigi Mariani e alle
tante imprese di Sandro Ballelli nelle gare di mezzofondo. Sandro detiene ancora il
record sociale di tre titoli italiani Master (800. 1500 e 3000) conquistati in unica
manifestazione.
Nel 1997, nella relazione di fine anno, il Presidente Dante Semprevivo, poté davvero
riempirsi la bocca decretando che gli iscritti erano stati 179 ed i bambini dei centri di
avviamento CONI 50. L’Atletica Fabriano fu presente nel campionato regionale a
squadre con i Ragazzi e le Ragazze (compreso il triathlon ed il biathlon e le staffette),
con i Cadetti e le Cadette (comprese le staffette), con le Allieve nei campionati
regionali di prove multiple e con i Master. I titoli regionali furono tantissimi, 12 i
convocati in rappresentativa marchigiana. Per l’impazzimento definitivo di Renato
Carmenati, arrivò al campo una masnada di Esordienti, molti dei quali dalla vicina
Cerreto D’Esi, frutto di un impegno profondo nelle scuole elementari, culminato con una
mega manifestazione allo stadio comunale a cui parteciparono ben 360 ragazzini.
Moreno Burzichelli, Matteo Carbini, Stefano Falcioni, Serena Regno, Stroppa Tiziana
furono i più assidui nelle competizioni a cui parteciparono 23 dei 46 Esordienti iscritti. I
settori giovanili furono estremamente vivaci e presenti e l’economo cassiere Silvio
Sonaglia diede fondo alle risorse economiche a disposizione per organizzare pullman
su pullman e poi contattare e rassicurare i genitori. Christian Birelli, Christian Brunori,
Diego Buono, Alessandro Carbini, Gabriele Carletti, Carlo Andrea Ceccoli, Diego
Grifoni, Paolo Onokpasa, Marco Petrucci, Simone Sonaglia, Simona Anselmi, Federica
Brizi, Chiara Carlini, Chiara Lasconi, Serena Settimi, Claudia Valentini furono
l’ossatura delle categorie Ragazzi e Ragazze, Alessandro Antonelli, Mattia Bardeggia,
Gianluca Bertoni, Claudio Brunori, Andrea Cisbani, Giandaniele Mariani, Valentino
Teodori, Matteo Visconti, Nicola Zanca, Michela Avino, Silvia Fenucci, Claudia e Carla
Gentilucci, Giulia Grifoni e Barbara Spadini quella della categoria Cadetti e Cadetti.
Visto quanti nomi illustri tra questi ragazzini? Gabriele Carletti, Federica Brizi,
Gianluca Bertoni, Barbara Spadini e Valentino Teodori in particolare, senza
dimenticare gli altri, aggiungeranno capitoli fondamentali al romanzo dell’atletica
fabrianese.
Tra i più grandicelli ecco finalmente riaffacciarsi Marco Giacometti che, fido scudiero
di Max Poeta, cominciò subito ad esibirsi in una sequela di risultati sui 400 metri,
sempre interessanti, e, negli anni, sempre migliori. Tiziano Neri non stava a guardare,
cercando la sua identità e Massimiliano Conti, dopo inutili tentativi nel salto in lungo,
scoprì per caso, proprio nell’ultima gara settembrina della stagione, di avere identica
predisposizione nel giro di pista, dove si batteva bene anche Paolo Corso, preludio a
quella che sarà una caratteristica saliente del futuro gruppone fabrianese.
Intanto, Luigi Mariani organizzò in qualità di istruttore, corsi su corsi e, già nel ’97
l’Atletica Fabriano dispose di una batteria di Giudici Gara che le consentì di
organizzare autonomamente qualunque manifestazione agonistica. Era sufficiente
chiedere al Comitato Regionale FIDAL l’autorizzazione, sottolineando che c’era ampia
disponibilità di Giudici e Cronometristi (Franco Vergnetta, Fausto Olivanti, Dante
Semprevivo) ed i giochi erano fatti. Ciò permise di sostenere con garette ad hoc l’intera
attività giovanile, spesso anche con il coinvolgimento dei genitori sul campo. Adamo
Rosario, Alessio Agostinelli, Alessia Alessandroni, Giada Boccolucci, Lorenzo Carlini,
Angelo Chietera, Roberto Del Brutto, Loredana Ercolani, Fabio Faggeti, Stefania
Guglielmi, Simona Mancini, Luigi Mariani, Marco Marinelli, Tiziano Neri, Fabio
Paccapelo, Fernando Pellegrini, Franco Romagnoli, Antonino Rossi, Giancarlo
Salimbeni, Emidio Sellaretti, Silvia Settimi, Silvio Sonaglia, Sauro Stopponi, Giorgio
Venanzetti, formarono il prezioso battaglione di Giudici, composto il larga percentuale
da giovanissimi.
Il 1998 fu ancora all’insegna di un’ascesa vertiginosa di iscritti e risultati. 203 tra gli
agonisti, 49 nei centri CONI, 1328 gare individuali disputate, 26 titoli regionali
individuali, squadre presenti nei campionati di società Ragazzi, Ragazze, Cadetti,
Cadette, Allievi e Junior, Assoluti maschi, Allieve e Junior (trionfatrici nel campionato
regionale di prove multiple), Master. Unico neo la mancata partecipazione della
squadra femminile Assoluta che non aveva ancora i numeri necessari per essere
presente.
Roberto Del Brutto commentò il fatto giudicando le ragazze inaffidabili, per sue
precedenti esperienze. Sandro Petrucci la considerò una sfida e la raccolse, come
vedremo. Chi gareggiò di più fu Alessandra Mannucci con 39 presenze, davanti a
Massimiliano Conti (35), Marco Giacometti (33), Angela Ruggeri (32) e Tiziano Neri
(31). “Gareggio perché ve lo meritate”, disse Tiziano al diesse Petrucci ed al medico
sociale Daniela Damiani, a testimoniare la fiducia e l’affetto che gli atleti nutrivano nei
confronti dei loro tutori sportivi.
Chi si distinse maggiormente furono i Ragazzi Gabriele Carletti e Carlo Andrea
Ceccoli, le Ragazze Federica Brizi e Maria Beatrice Biagini, i Cadetti Claudio Brunori
e Nicola Zanca, le Cadette Alessia Gatti, Claudia Gregori, Barbara Spadini e Martina
Sebastianelli, gli Allievi Matteo Visconti, Gianluca Bertoni e Valentino Teodori, le
Allieve Alessandra Mannucci, Angela Ruggeri e Silvia Fenucci, gli Junior Paolo Amatori,
Marco Giacometti e Leo Mattei, la Junior Danila Luzi, le Promesse Massimiliano Conti,
Riccardo Nanni e Simona Ciccolini, i Senior Diego Trivellini, Luca Bosi e Dajana
Cuicchi. Max Poeta e Michele Salari Peccica stavano vivendo stagioni importanti
nell’Avis Macerata.
Alcune ovvie considerazioni. I 400 metri, tanto per cominciare. Massimiliano Conti,
sceso vertiginosamente di gara in gara fino a 50”5, Riccardo Nanni, richiamato nei
ranghi e subito tornato ad ottimi livelli in 51”25, Marco Giacometti, miglioratosi
poderosamente in 51”48 erano tra i migliori della regione nel giro di pista.
Parteciparono ai campionati italiani di categoria e fu una grande soddisfazione.
Simona Ciccolini, sotto la guida sapiente di Diego Trivellini prima e Renato Carmenati
poi, cominciò ad intravedere spiragli personali negli ostacoli e, soprattutto, scoprì
capacità fisiche assolutamente sconosciute. Esplose in lei una passione sfrenata, si
applicò senza risparmiarsi, fino a sostenere anche otto, nove allenamenti a settimana,
mai doma, mai paga di ciò che le veniva proposto. La sua ambizione agonistica la
prese per mano e, ben presto la trascinò verso risultati veramente importanti. Lei, Giulia
Gagliardini ed Ilaria Venanzoni si aggiudicarono ben 12 titoli regionali in tre, tra gare
individuali e staffette. Diego Trivellini dal canto suo, corse ancora i 110hs in 15”6.
Avete visto chi era ricomparsa sulle scene? Già, proprio Dajana Cuicchi, nella mente e
nel cuore di tutti coloro che l’avevano conosciuta. Sandro Petrucci la rintracciò e le
chiese, ora che non aveva più obblighi con il Cus Bologna, di tornare a dare una
mano alla costituenda squadra femminile. Detto fatto, treno preso e via, senza alcuna
preparazione, sui blocchi di partenza nei 60 indoor di Ancona. La classe non ha
tramonto ed il crono di 8”29 fu senz’altro un buon viatico. Chiuse in tuffo al traguardo,
troppo in tuffo e le abrasioni rimediate nella caduta fecero sentire maledettamente in
colpa Petrucci, ma lei rispose con la proverbiale umiltà ed autocritica “se non riesco più
a reggermi sulle gambe dove vado...”. La squadra femminile Assoluta venne dunque
allestita e Dajana, con qualche allenamento settimanale, diede un saggio delle sue
qualità di sprinter correndo i 100 in 12”89 ed i 200 in 27”55. Soltanto per una
malaugurata defezione dell’ultimo momento la squadra non riuscì a completare il
programma ed entrare in classifica regionale.
Erano ancora anni di pieno benessere economico in città ed era assai semplice
procurarsi le risorse necessarie per affrontare stagione dopo stagione, anche perché
l’attività atletica non è mai stata particolarmente dispendiosa. Dall’Assessorato allo
Sport di Roberto Bellucci non mancarono mai contributi degni di questo nome. Altri
tempi sicuramente, non c’è che dire.
Così, ci si provò ancora l’anno precedente e questa volta le femminucce dell’Atletica
Fabriano si piazzarono addirittura al terzo posto in regione. Artefici dell’impresa furono
Simona Ciccolini, scesa vertiginosamente da 1’23 a 1’09 nei 400hs, Dajana Cuicchi,
Elisa Cisbani, che siglò nei 100hs un eloquente 15”70, Alessandra Mannucci, che
Carmenati dirottò con successo nell’alto, triplo e soprattutto salto con l’asta, disciplina
in cui il gruppo era deficitario, Danila Luzi, ancora e sempre oltre 1.50 nell’alto,
Federica Farinelli, Loretta Cucchiarini, Ilaria Venanzoni, Lorena Morganti e Simona
D’Agostino.
Richiamati a gran voce Massimiliano Poeta e Michele Salari Peccica, che accorsero
subito, ben felici di dare una mano alla squadra della loro città, anche i maschi
figurarono egregiamente, raccogliendo il quarto posto ai campionati di società. Tutti
erano assolutamente disponibili ed applicatissimi. Arrivarono a dar man forte Antonio
Gravante, Marcello Cecchi, Emanuele Berno, tornò addirittura anche Massimiliano
Harlos, un altro di quelli che non si tira mai indietro ed insieme a Leo Mattei, Riccardo
Renga, Paolo Amatori, Sergio Ballelli, Massimiliano Conti, Marco Giacometti, Luca Lo
Gatto, Tiziano Neri, Luca Bosi, Gabriele Cacciamani, Fabrizio Lampini, Sergio Stroppa,
Diego Trivellini e Sandro Petrucci (già, il primo Master ad essere impegnato, nel triplo,
con la squadra Assoluta, per coprire una gara), dimostrarono che facendo leva sullo
spirito di gruppo, in cui ognuno è responsabile di se stesso e degli altri, i risultati erano
immancabili. Max Poeta scese energicamente a 49”22 nei 400, Diego Trivellini corse
l’ennesimo 400hs di qualità in 55”28, Michele Salari i 1500 in 3’56”24, Luca Bosi nei
100 si esibì in un ottimo 11”24, migliore prestazione sociale di sempre con
cronometraggio elettrico e Mauro Mearelli saltò in alto 1.95. Mauro era stato
corteggiatissimo in precedenza, quando, ancora ragazzino, saltò 2 metri durante i
campionati studenteschi, ma all’epoca non ne volle sapere, preferendo tentare con il
calcio nel ruolo di portiere. Poi, carabiniere, cercò un improbabile ingresso nel gruppo
sportivo dell’arma. Paolo Amatori dal canto suo, con un lunghissimo balzo nel lungo a
metri 6.81, fu il quinto atleta a superare gli 800 punti della tabella internazionale di
merito.
Fabriano fu presente in tutti i campionati a squadre con tutte le categorie, unica
eccezione la squadra Master femminile che in realtà attende ancora di essere istituita.
Onore e merito, dunque, alle prime squadre, che festeggiarono il risultato al ristorante,
di fronte ad un paio di torte, che, vergate con la panna montata, evidenziavano le cifre
dei punti conquistati al termine del campionato, ma c’era molto e di più anche alle loro
spalle. Tra i ragazzi, oltre ai nuovi Bruno Penotti e Alessio Giacometti, spuntavano futuri
campioncini come Davide Ferretti nel lungo e Gianluca Tinti nell’alto, mentre tra le
Ragazze, capitanate da Tiziana Stroppa e Simona Tortolini, fiorirono Beatrice Biagini,
Marta Corvi, Zamira Keci, Valeria Kropp, Isabella Mascoli, Michela Paparelli, Luciana
Sorrenti, Marica Stopponi e Vanessa Tribuzi.
Delle Allieve e degli Allievi poi che dire. Silvia Fenucci, Alessia Gatti (ancora
saldamente in attività come una delle migliori lanciatrici della Regione), Claudia
Gregori, Giulia Grifoni, Eleonora Latini, Francesca Mannucci, Maria Elena Marani,
Angela Ruggeri, Giorgia Sassi nuova entrata, Martina Sebastianelli, Barbara Spadini,
la marciatrice del futuro prossimo a venire, Gianluca Bertoni, presto il miglior velocista
dell’intero gruppo assoluto, Mario Alex Biagini, Claudio Brunori, Andrea Cisbani,
Giandaniele Mariani, Simone Spuri, Andrea Stroppa, Valentino Teodori, finalmente
strappato al basket dalle insistenze di Carmenati, Nicola e Simone Zanca,
dimostrarono qualità e compattezza invidiabili in ogni frangente.
Proprio dalle ragazzine arrivò il risultato più importante, ossia l’accesso alla finale di
serie B, dove Alessandra, Federica, Angela, Barbara e compagne raccolsero un
onorevole ottavo posto.
Un nuovo ciclo si era dunque aperto, così come si era chiuso il precedente, questa
volta per imprimere una svolta storica di qualità che rimarrà per sempre negli annali.
Il 2000 confermerà la bontà di ciò che era stato ricostruito. Fabriano fu ancora in
finale B con le Allieve e le Junior (Alessandra Mannucci, Gessica Ponzio, Silvia Fenucci,
Barbara Spadini, Tamara Bellezza, Angela Ruggeri, Alessia Gatti, Simona Paglioni,
Anna Maria Marciante, Letizia Secchi), gli Assoluti risposero da par loro, conquistando
prima il quarto posto in regione con 1300 punti in più rispetto alla stagione
precedente, poi difendendo energicamente il diritto acquisito in una finale di serie B
che li vide chiudere in nona posizione. Furono anche il caso e la fortuna a giocare un
ruolo determinante ed offrire questa ghiotta opportunità.
Nell’ottobre precedente, quando già, cervelloticamente si cercò di tracciare l’ossatura
della squadra che avrebbe dovuto schierarsi nel Campionato di Società Assoluto,
erano evidenti dei pezzi mancanti nel settore lanci. Tira di qua, tira di la, la coperta
era inesorabilmente corta. Poi, all’improvviso, una telefonata da Pesaro raggiunse il
direttore sportivo. Alain De Maximy, francese naturalizzato che gareggiava con i
Master dell’Atletica Fabriano, annunciava la scoperta di un giavellottista che avrebbe
potuto fare al caso nostro. Scoprirlo non era poi così difficile, visto che si trattava di un
omone nero, di 1.95 d’altezza e 120 chili di peso. Alain disse di averlo visto lanciare
da fermo così lontano da raggiungere la metà campo. Detto fatto, preso un
appuntamento, Roberto Del Brutto e Sandro Petrucci partirono alla volta di Pesaro per
pranzare con lui e conoscerlo. Martin Alvarez Hernandez, cubano 41enne, undici anni
alle spalle di carriera militare, aveva sposato una donna di Pesaro e, una volta
sistematosi con il lavoro (per arrotondare lo stipendio era anche buttafuori nei locali
della costa) si era lasciato trascinare nel vortice dei ricordi, ripresentandosi in uno
stadio per lanciare qualcosa. In gioventù aveva lanciato 89 metri con il giavellotto di
vecchia concezione, quello con il baricentro più arretrato per intenderci. Dopo qualche
convenevole di circostanza, l’accordo fu brevemente raggiunto. Un paio di giavellotti
nuovi di zecca, altrettanto nuovissime scarpe chiodate e via, pronto a dare il suo
contributo. L’unico a lagnarsene fu l’economo cassiere Silvio Sonaglia, che, aprendo la
posta, si precipitò sconvolto sul campo sventolando la fattura urlando “ma quanto
costano adesso i giavellotti?”.
Poi, un pomeriggio, al campo, Renato Carmenati presentò al ds un personaggio nuovo,
Davide Muratori di Massa Lombarda. Davide era uno specialista di qualità nel lancio
del martello e chiuse una falla da sempre aperta, perché in effetti, ora che Tiziano Neri
e Martin Alvarez si sarebbero occupati dell’asta e del giavellotto, era proprio questa
disciplina a fare difetto. Sposando una ragazza di Fabriano e trasferendosi appunto
nella città ella carta, non volle rinunciare a coltivare la sua passione ed il gruppo
biancorosso gli offrì questa opportunità. Davide non solo sparò lontanissimo la sfera
come sua abitudine (metri 51”78, non distante dal suo personale) ma prese
letteralmente in mano il settore lanci, dove, nelle varie categorie, scalpitavano Alessia
Gatti, Gessica Ponzio, Giorgio Poeta e Roberta Mariani. Feroci furono le sue lotte per
ritagliarsi allo stadio una fetta di terreno dove lanciare, arrivando anche a delimitare
l’area, prima di ogni allenamento, con del nastro bianco rosso. In effetti, da sempre,
questa è una lacuna che sembra incolmabile e di cui l’amministrazione comunale è
responsabile. Il terreno dello stadio non può essere bersagliato da attrezzi pesanti che
andrebbero a discapito del terreno erboso e quindi del gioco del calcio, ma non si è
mai capito perché non è stata mai individuata un’area alternativa, che all’epoca c’era
eccome. L’insistita ed inutile proposta della dirigenza fabrianese era di individuare un
piccolo lembo di terra (già individuato in realtà) dove posizionare la vecchia gabbia
del martello (finita invece a pezzi in un angolo sconosciuto del foro boario), realizzare
una pedana circolare con un po’ di cemento e infine delimitare l’area con vecchi pali
della luce dove agganciare una rete (tipo una rete da pesca) alta almeno sei metri.
Sembrava così semplice.
Comunque, il buon lavoro di Davide, come atleta e come istruttore, fu subito evidente.
Litigando un po’ con tutti i giudici in giro per l’Italia, per il suo carattere un po’ fumino
ed intollerante verso certe situazioni che di fatto penalizzavano i lanciatori, oltre ai suoi
preziosi 52 metri, mise in vetrina i risultati dei suoi allievi, da Giorgio Poeta (36.37) nel
disco, Alessia Gatti (32.87 nel giavellotto e 29.40 nel disco), Roberta Mariani (33.74)
e soprattutto la junior Gessica Ponzio (35.92 nel martello da 4 chili).
Sull’altro versante correvano tutti, sotto la spinta dell’entusiasmo che soltanto un
temperamento dedito all’agonismo come quello di Max Poeta sa infondere. Già, Max,
vero capitano della squadra, con tutto il rispetto per grossi calibri come Michele Salari,
Diego Trivellini e compagni. Durante una terribile e costosissima trasferta a Pescara dei
gruppi maschili e femminili impegnati nelle qualificazioni regionali dei campionati di
società, Poeta, dopo aver corso i 400 indoor in 50”40, superò se stesso, stabilendo il
primato personale in 48”50. Durante il proseguo della stagione scese ancora cinque
volte sotto il muro dei 50”, togliendosi anche grasse soddisfazioni nei 200 (22”56 il
suo limite). I 400 sembrarono la disciplina più ambita tra i fabrianesi e nessuno ci
rinunciò, a testimoniare che Max non chiudeva gli spazi, bensì li apriva a tutti. Marco
Giacometti scese nel giro di pista a 50”8, Massimiliano Conti corse in 51”40,
Riccardo Nanni, Luca Lo Gatto e Marcello Cecchi erano ugualmente validi interpreti
del giro della morte.
Grande amicizia e rivalità anche tra gli sprinter, che registrarono l’ascesa dirompente
dello junior Gianluca Bertoni (11”0) e la conferma di Luca Bosi (11”1).
Contemporaneamente, Paolo Amatori confermò la sua estrema affidabilità con 6.50 nel
lungo, Valentino Teodori superò ben 14 volte la quota di 1.90 nel salto in alto,
portandosi ad un personale storico di 1.96. Così, con Davide e Martin che lanciavano
lontano (62.65 per il cubano, una volta ripresa confidenza con il braccio) e gli altri che
correvano e saltavano forte, l’Atletica Fabriano, non si lasciò sfuggire la finale B. Con
Diego Trivellini un po’ in difficoltà tra studio e fisarmonica (abile musicista così come fu
abile ostacolista) coprire le gare tra le barriere divenne un’impresa. Per la finale di
Lucca, Riccardo Nanni si propose per i 400hs, che corse egregiamente in 57”65 e,
dopo drammatiche insistenze, Luca Bosi riuscì a convincere il recalcitrante jesino
Alessandro Binci a tornare a gareggiare, almeno in questa unica circostanza, nei
110hs, nei quali era, al pari di Trivellini, un autentico asso (personale di 14”9).
Alessandro, che da tempo si recava sporadicamente allo stadio di Jesi soltanto per
muoversi un po’, cedette alle estenuanti richieste dell’amico e del ds, si lasciò tesserare
e trasportare fino a Lucca per la finale. In pullman se ne restò in silenzio, lui, noto
personaggio alquanto estroverso. Si lasciò soltanto sfuggire la dichiarazione che se
avesse azzeccato i primi due ostacoli, gli altri sarebbero venuti di conseguenza. Tutto
andò nel migliore dei modi e chiuse l’impegno addirittura in 15”35, terzo assoluto
nella finale a dodici. Una bella medaglia di bronzo, che finì nel forziere biancorosso
insieme ai due splendidi ori conquistati a mani basse da Michele Salari nei 1500,
corsi in 3’56”85 e da Martin Alvarez nel giavellotto, con un lancio a metri 59.89. Buon
quarto fu Valentino Teodori nel salto in alto, così come pienamente soddisfacente fu il
crono di 11”35 ottenuto da Gianluca Bertoni nei 100 metri, poi, però, il programma
gare ridotto, da esaurire in una sola giornata (questa allora era la regola) privò Poeta
dell’opportunità di disputare la sua gara, i 400 metri. Max si schierò comunque
gagliardamente nei 200 metri, vincendo la sua serie in 22”71. Marco Giacometti, dal
canto suo, si “sacrificò” negli 800 metri e fu brillante settimo in 2’00”33. Del resto, da
tempo, in molti auspicavano per lui il doppio giro di pista, anche se ci vorrà del tempo
prima di convincerlo definitivamente. Purtroppo il cubano, dopo la vittoria nel
giavellotto, lamentò un dolore al braccio e, giusto per onore di firma, scese in pedana
per disputare la seconda gara, il getto del peso. Buttò la sfera di sinistro, raccogliendo
un modestissimo 8.70. In diversi, tra i compagni di squadra, avrebbero gradito un po’
più di sacrificio, anche se nessuno, ovviamente, poté supporre quanto dolore in realtà
provasse. Il nono posto, conseguito anche grazie al triplo di Paolo Amatori (12.98), ai
3000 siepi di un rigenerato Massimiliano Harlos (10’06”63) nonostante la ginocchiata
deleteria che aveva rifilato alla prima barriera e alla staffetta svedese corta, che vide
schierati Gianluca Bertoni, Luca Bosi, Massimiliano Conti e Massimiliano Poeta, in
definitiva fu sicuramente soddisfacente.
Al termine della manifestazione Alessandro Binci prese a braccetto il ds e lo costrinse
ad ascoltarlo. Un vero pistolotto, durato l’intero giro esterno dello stadio. Camminando
camminando, lo rese partecipe del sopruso, dell’estorsione a cui era stato costretto per
partecipare a quella gara. Allibito, Petrucci non provò nemmeno a replicare. Pensava e
pensa ancora, che gareggiare, soprattutto con una squadra in finale nazionale, è un
piacere, non un dramma.
L’obiettivo invece sfuggì alla squadra femminile, comunque in grado di presentarsi ai
nastri di partenza e migliorare il punteggio dell’anno pecedente. L’ambiente,
evidentemente, era così gradevole che tante ragazze di fuori chiedevano il
tesseramento con Fabriano. Da Matelica arrivò la mezzofondista Simona Paglioni, da
Chiaravalle Letizia Secchi, marciatrice di qualità, Tatiana Spadoni, che ha detenuto per
oltre un decennio i record sociali negli 800, 1500 e 3000 e Margareth Utizi, seguite
con l’abituale passione da Mario e Massimo Pistoni. Tra le Allieve, oltre ad Alessia
Gatti e Roberta Mariani nei lanci, si segnalò Barbara Spadini, sempre più
intraprendente nella marcia, mentre, tra le junior, le solite Silvia Fenucci, Alessandra
Mannucci e Angela Ruggeri. Alessandra, per esigenze di squadra, fu costretta dal Prof.
Carmenati a scoprire la difficilissima disciplina del salto con l’asta, stessa sorte toccata
in precedenza a Tiziano Neri (3.10 di personale) tra i maschietti. Le più agguerrite
rimanevano comunque Simona Ciccolini ed Elisa Cisbani. Simona, oltre a coltivare la
passione per gli ostacoli, tanto da scendere nei 400hs a 1’04”55 e staccare il biglietto
per i campionati italiani Promesse (a cui parteciparono anche Letizia Secchi nella
marcia e Valentino Teodori nell’alto, ottavo con 1.95), dopo aver corricchiato un 100
metri in un più che modesto 15”1 qualche anno prima, si scoprì anche valida velocista.
La sua prima esperienza tricolore fu infausta. Passi sbagliati dal blocco alla prima
barriera e subito gara finita, tra disperazione lacrime a non finire, ma il suo
temperamento e i programmi di Carmenati le consentirono di far emergere quelle
qualità che sonnecchiavano in lei, tanto da chiudere la stagione con 13”0 sui 100,
26”0 nei 200 ed un bel 59”3 nei 400. Elisa, “la nostra ballerina”, come la chiamava
affettuosamente Gino Falcetta per il suo incedere un po’ rimbalzante tra gli ostacoli,
corse in 15”6 sulle barriere alte e dimostrò ancora, se mai ce ne fosse stato bisogno,
di saper correre, lanciare e saltare con estrema disinvoltura.
Intanto, finalmente, l’Atletica Fabriano aveva potuto inserire negli annali societari un
altro campione italiano, il Cadetto Gabriele Carletti, trionfatore con grande autorità
nella competizione tricolore di Fano sui 2000 metri, corsi con superiorità schiacciante
in 5’47”18. Sarà il viatico per una carriera scintillante che lo vede ancora oggi a livelli
assoluti, nei 5000 e 10000 metri, nel panorama dell’atletismo nazionale.
Grandissima soddisfazione arrivò anche dai quattro baldi giovanotti della staffetta
4x400, Marco Giacometti, Riccardo Nanni, Massimiliano Conti e Massimiliano Poeta,
che staccarono il biglietto per i Campionati Italiani Assoluti di Rieti, dove, oltre a
raccogliere uno straordinario ottavo posto, stabilirono un grande record sociale
correndo in 3’18”58, crono che probabilmente rimarrà inviolato per sempre. Per
l’occasione, venne allestito un pullman di sostenitori al seguito. Max Poeta coronò così
il suo sogno di correre all’Olimpico di Roma e lo fece da protagonista, nella rassegna
tricolore più importante di sempre.
Fu finale nazionale anche per i Master, la prima di una bella serie di cinque
consecutive. Pietro Arteconi, Sandro Ballelli, Romualdo Burattini, Mario Cini, Luigi
Mariani, Giovanni Minetti, Sandro Petrucci, Fabrizio Porcarelli, Leonardo Zanca, Martin
Alvarez, Antonio Raggi, Umberto Burattini e Davide Alessandroni conquistarono il
17esimo posto in una finale a 36 squadre in quel di Pietrasanta, dopo essersi
qualificati in un lotto di oltre 300 società partecipanti. Basta dare un rapido sguardo
alla formazione per notare quanti atleti del passato fossero di nuovo in pista con
immutato entusiasmo.
Le convocazioni in rappresentativa marchigiana furono quattordici. Gabriele venne
chiamato sei volte, l’Allieva Alessia Gatti due volte. Alessia, seguita con cura da
Davide Muratori, cresceva di stagione in stagione. Sembrava indistruttibile e gli altri
rabbrividivano nel vederla allenarsi in pantaloncini e t-shirt anche quando, d’inverno,
la temperatura scendeva vicino allo zero. Lei, lanciatrice di spessore, non si tirava mai
indietro se c’era da coprire una gara in favore della squadra, fosse anche il salto in
alto o gli ostacoli. La sua passione per lo sport è immensa ed attualmente, magari
dopo essere sparita per mesi, assorbita dal lavoro e dalle sue altre passioni, che sono
la moto, il tiro con la pistola ed il calcio, la ritroviamo puntuale a dar man forte
quando la squadra ha bisogno di lei. Si conserva ancora gelosamente il bellissimo
striscione che realizzò in occasione di una delle finali nazionali, con la dicitura “Dagli
Appennini alle Ande un urlo si espande: Fabriano sei grande!”
L’Atletica Fabriano sembrava veleggiare spedita verso porti sicuri, ma,
malauguratamente lo stadio comunale, cattedrale dello sport, venne concesso per un
concerto a Vasco Rossi e la sua troupe. L’evento fu salutato con entusiasmo dai tanti
sostenitori del cantante, ma per l’associazione bianco rossa fu l’inizio della fine. Fu
reso noto che sarebbe stato montato un palco della lunghezza di 110 metri sul
rettilineo opposto a quello dei cento metri e che i tir, carichi di materiali, sarebbero
entrati direttamente sulla pista.
Alle educate richieste di spiegazioni avanzate dalla dirigenza, i responsabili
dell’amministrazione comunale risposero che non c’era alcun problema e che, finito il
concerto, sarebbe stata ricostruita una pista nuova di zecca per la goduria di tutti gli
atleti. Il risultato fu che, il cantante si trovò così bene che chiese di tornare l’anno
successivo per stazionare a Fabriano un mese circa, preparare il suo tour estivo,
cantare di nuovo al comunale una decina di canzoni e ripartire poi in giro per l’Italia.
Sciaguratamente, per l’Atletica Fabriano, la richiesta venne accolta.
Nel frattempo gli atleti non potevano rinunciare agli allenamenti, nonostante i tir
avessero procurato cedimenti e quindi avvallamenti della pista, per non parlare delle
zolle di tartan estirpate dalle gigantesche ruote degli automezzi in manovra. Il risultato
fu che, durante un allenamento, Simona Ciccolini cadde rovinosamente in uno di
quegli avvallamenti e si ruppe il capitello radiale del gomito e Marta Corvi,
giovanissimo talento della velocità, si procurò numerose abrasioni per lo stesso motivo.
Dopo qualche pianto disperato, Simona, stoicamente, si allenò e gareggiò lo stesso
nonostante il gesso che le immobilizzò il braccio per un paio di mesi.
Ma lo spirito di gruppo ed il temperamento individuale non hanno limiti ed il 2001 fu
sicuramente il migliore dell’intera storia dell’Atletica Fabriano.
Dopo quasi venti anni di presidenza, Dante Semprevivo chiese di essere avvicendato.
Gli subentrò Fabrizio Porcarelli, che, dopo aver aderito alla squadra Master, si
appassionò a tal punto da rendersi prezioso anche in qualità di dirigente. Vice
presidente fu Roberto del Brutto, segretario ovviamente Silvio Sonaglia, ben coadiuvato
da Emidio Sellaretti, consiglieri Dante Semprevivo, Fiamma Chiara Miranda, Giancarlo
Porcarelli, Fabio Faggeti, Serenella Boldrini, Marco Giacometti e Simona Ciccolini,
fiduciario del Gruppo Giudici Gara Luigi Mariani, il collegio sindacale fu composto da
Ivanio Salari Peccica e Gabriele Cacciamani, medico sociale Daniela Damiani. Sotto
la spinta del Prof. Renato Carmenati e di Davide Muratori per quel che riguardava i
lanci, tutti i settori di tutte le categorie erano quanto mai in fermento. La squadra
Assoluta maschile conquistò di nuovo la finale nazionale B e, finalmente, anche la
squadra femminile riuscì nell’identica impresa. Finale di serie B fu ancora per la
squadra Allieve e Junior, così come i Master confermarono la propria presenza nella
finale di serie A. Un autentico trionfo a largo spettro, che confermò la qualità e la
quantità del gruppone fabrianese, completo in ogni categoria. Fu anche smentito chi
sosteneva che dalle ragazze non ci si poteva attendere nulla di positivo. Dietro le
squadre maggiori scalpitavano i puledrini. 53 furono i bambini iscritti nei centri CONI
di avviamento, 12 gli Esordienti, 25 i Ragazzi, 33 i Cadetti, 17 gli Allievi, 14 gli Junior,
13 le Promesse, 25 i Senior. Le gare individuali disputate furono 1104. Nella
compagine Assoluta che confermò la sua presenza nella serie B, tra qualificazioni e
finale parteciparono Massimiliano Poeta, Michele Salari Peccica, Antonio Gravante,
Gianluca Bertoni, Luca Bosi, Alessandro Binci, Alessio Mantini, Marcello Cecchi,
Marco Giacometti, Roberto Scalla, Martin Alvarez Hernandez, Sergio Stroppa, Davide
Muratori, Gabriele Cacciamani, Tiziano Neri, Paolo Amatori, Massimiliano Conti,
Fabrizio Lampini, Paolo Corso, Sandro Petrucci, Emanuele Berno, Leo Mattei, Valentino
Teodori, Simone Francioni, Claudio Brunori, Daniele Ugolini. Ci fu spazio per tutti,
tanto per ricordare il celebre motto della FIDAL nazionale “fai atletica, non farai
panchina” e tutti ebbero modo di coltivare la loro passione, dagli immancabili,
affezionatissimi Fabrizio “Lampo” Lampini, Paolo Corso (una vita in mezzo all’atletica,
come Francesco Morganti e tanti altri, nonostante la giovane età), Emanuele “Tex”
Berno, ai nuovi arrivati, il taciturno pesista Simone Francioni e soprattutto il velocista
Alessio Mantini, ben presto soprannominato “timer”, per il semplice fatto che, arrivato
praticamente digiuno di conoscenze di atletica leggera, dopo poco tempo, travolto
dalla passione, registrò e tenne a mente, aggiornandoli continuamente, i riscontri
cronometrici di tutti, compagni, avversari, atleti d’elite. Alessio si avvicinò all’ambiente
a 25 anni, non giovanissimo dunque, ma dotato fisicamente ed atleticamente
preparato com’era ed è (istruttore di tennis), si mise ben presto in linea con gli altri.
Assaggiò le piste e pur correndo un po’ rigidamente, stabilì subito risultati interessanti.
Ricordiamo una celebre batteria ai campionati di società in cui furono presenti soltanto
tre atleti, i tre velocisti fabrianesi più accreditati, Gianluca Bertoni, ormai cresciuto
fisicamente e tecnicamente a livelli d’eccellenza, Luca Bosi, ancora saldamente in auge
dopo i giovanili fasti e, appunto, il nuovo arrivato Alessio Mantini. In pratica, i
giovanotti ripeterono ne più ne meno ciò che erano abituati a fare ogni giorno al
campo durante gli allenamenti, ossia una sfida all’ultimo metro. La spuntò Gianluca in
11”33, record personale di sempre, davanti ad Alessio in 11”41 e Luca in 11”44.
“Timer” in quella circostanza si illuminò di luce propria e l’anno successivo riuscì a
correre in 11”15, miglior crono elettrico societario di sempre, cancellando nomi
illustrissimi come quelli di Enrico Ghidetti, Antonio Raggi, Luigi Garofoli e Gianluca
Bertoni. Allungando ai 200 (senza dimenticare i 400 dove ugualmente, pur patendo
un po’ la distanza, si esprimeva intorno ai 50-51”) riuscì anche ad eguagliare il tempo
di Max Poeta nei 200 in 22”3. Che altro dire, se non che Alessio era un casinista
sempre pronto ad imprimere goliardia a tutto ciò che faceva. Il diesse ricorda che, al
ritorno da una trasferta, durante un momentaneo blocco della circolazione stradale,
vide con raccapriccio nello specchietto retrovisore della sua auto, Mantini e Salari che
correvano in mezzo all’autostrada, tanto per sgranchire un po’ le gambe.
Durante la stagione invernale, Alessio stesso fece parte di una staffetta da ricordare. Lui,
Luca Bosi, Marco Giacometti e Massimiliano Poeta infatti, parteciparono ai Campionati
Italiani Assoluti Indoor di Torino, dove vinsero la loro batteria nella 4x200 in 1’31”29.
Nel cross da registrare la partecipazione di Michele Salari Peccica ai tricolori Assoluti
di San Vittore Olona, di Gabriele Carletti in quelli Allievi di Udine e di Sandro Ballelli
nei Master di Salerno.
Nella finale di Faenza Gianluca Bertoni corse i 100 metri in 11”50, Marco Giacometti
fu di nuovo settimo negli 800 in 2’00”44, Tiziano Neri valicò ancora i 3 metri nel
salto con l’asta, Alessandro Binci (chissà come, convinto di nuovo a partecipare) corse i
110hs in 15”42, da autentico fuoriclasse qual'era, Gabriele Cacciamani lanciò il disco
a metri 36.98, Davide Muratori fu brillante medaglia di bronzo nel martello con metri
51.56, Massimiliano Poeta altrettanto scintillante quinto nei 400 in 49”54, Michele
Salari Peccica d’argento nei 1500 in 3’56”80. La staffetta svedese corta, composta da
Alessio Mantini, Luca Bosi, Marco Giacometti e Massimiliano Poeta chiuse l’impegno
in 2’01”91.
Le ragazze che, dopo un paio di tentativi a vuoto riuscirono a centrare la finale
nazionale, furono Gessica Ponzio, Alessia Gatti, Elisa Cisbani, Federica Brizi, Letizia
Secchi, Monia Talacci, Simona Ciccolini, Dajana Cuicchi, Tatiana Spadoni, Simona
Paglioni, Barbara Spadini, Angela Ruggeri, Alessandra Mannucci, Silvia Lodovici e
Claudia Michieluzzi.
Federica Brizi, ormai Allieva, finalmente entrava a pieno titolo nella squadra Assoluta.
Dalla Romagna arrivò la formidabile discobola Monia Talacci, amica di Davide
Muratori, il quale, impietosamente, le fece firmare il trasferimento all’Atletica Fabriano
proprio nel giorno del suo matrimonio, all’uscita di chiesa dopo la cerimonia nuziale.
Monia fu superlativa, anche se, sempre per la sciagurata formula che prevedeva un
programma gare dimezzato da svolgersi in una sola giornata, non potè gareggiare
nella finale nazionale di Faenza, che appunto, quell’anno, non contemplava il lancio
del disco. Lanciò comunque a metri 42.47 per ottenere poi, due anni dopo, il
personale a metri 45.43, che è ancora oggi, saldamente, record regionale Assoluto.
Durante la stagione la crescita delle ragazze fu sensibilissima. Federica Brizi, a
confermare quanto pepe avesse addosso, corse i 100 metri in 12”6, i 200 che non
amava in 27”13 ed i 400 in 1’02”35, Alessia Gatti, pur non rinunciando a
gareggiare in tutte le discipline possibili, continuò a lanciare il giavellotto vicino ai 33
metri, Angela Ruggeri ed Alessandra Mannucci erano preziose in molteplici discipline,
Barbara Spadini marciava a tutto andare. Presa in prestito una terminologia del Pive
Trivellini, che chiamava tutti “callari”, riferendosi ai pentoloni dove si prepara la polenta,
per il diesse queste ragazzine furono le sue “callarelle”. La graziosissima Angela
lamentò una crescita smisurata della circonferenza dei suoi polpacci, dovuta ai
programmi di allenamento del negriero Carmenati, ma nessuno la consolò, anche
perché non era la prima e non sarà l’ultima a lasciarsi andare ad un singhiozzo del
genere.
Le più grandicelle vissero momenti di autentico splendore. Elisa Cisbani, pur
continuando anche a saltare e lanciare, mostrò in pieno la sua spiccata attitudine per
la corsa tra gli ostacoli, scendendo nei 100hs ad un promettente 15”62, Gessica
Ponzio sparò una martellata a metri 37.74, piazzandosi in settima posizione nella
graduatoria regionale assoluta, Letizia Secchi ai Campionati Italiani Promesse di
Milano fu nona nella marcia km.5 in 27’35”86. Per i tricolori di Milano si qualificarono
anche, per la categoria Promesse Elisa Cisbani nei 100hs, per la categoria Junior
Alessia Gatti, decima nel giavellotto con metri 32.24 e Valentino Teodori, nono
nell’alto con 1.95. Tatiana “Titti” Spadoni dal canto suo, rinverdiva precedenti allori
correndo gli 800 in 2’24”93 e i 1500 in 4’58”52.
Diciamo pure che le ragazze allenate da Mario e Massimo Pistoni furono determinanti,
sia nel settore assoluto che in quello Allieve, dove gareggiarono Annalisa Fava,
mezzofondista, Lucia Fava, ottima interprete degli ostacoli, Tamara Bellezza nei 400 e
negli 800, Maria Teresa Betti nel salto in lungo e Giulia Vitali, eccellente lanciatrice.
Torniamo al settore femminile Assoluto per sottolineare gli acuti di Simona Ciccolini,
ormai atleta matura con i suoi 23 anni e autentica sorpresa. Simona corse i 100 metri
in 12”86, i 200 in 25”04, saltò in lungo 5.13, regolò i 400 in 57”55 e ottenne nella
sua gara, i 400hs, un eloquente 1’03”18. Nella finale nazionale di Faenza superò se
stessa, prima conquistando l’argento nei 400hs in 1’03”24 e neanche venti minuti
dopo ribadendo la stessa medaglia in un forsennato 200 metri corso in 25”10.
Davvero tutto ciò che di meglio ci si potrebbe aspettare in un film a lieto fine. In quella
finale volle esserci anche Dajana, pure senza alcuna preparazione a causa dei
pressanti impegni di lavoro, chiudendo i 100 metri in 13”57 e correndo poi anche la
staffetta svedese corta insieme ad Elisa Cisbani, Angela Ruggeri e Federica Brizi.
Alessia Gatti disputò la gara di getto del peso con un buon 9.22 metri, Simona
Paglioni i 1500, Elisa Cisbani i 100hs in 15”68, Gessica Ponzio lanciò il martello a
32.85 e Letizia Secchi marciò i 3 mila metri in 15’51”07.
Parlavamo della squadra giovanile che acciuffò ancora la finale nazionale. Superlative
furono Federica Brizi nei 400 e Barbara Spadini nella marcia, entrambe felici di
mettersi al collo una indimenticabile medaglia di bronzo. Oltre a loro la squadra fu
composta da Angela Ruggeri, Alessia Gatti, Lucia Fava, Giulia Vitali, Gloria Gagliardi,
Annalisa Fava, Simona Paglioni, Silvia Lodovici, Maria Teresa Betti e Tamara Bellezza.
I Master si piazzarono al 18esimo posto in Italia nella loro finale di Ostia. La squadra
fu composta da Martin Alvarez, Umberto Burattini, Sandro Ballelli, Romualdo Burattini,
Fabrizio Porcarelli, Sandro Petrucci, Davide Alessandroni, Mario Cini, Raffaello
Piermattei, Giovanni Feliciani, Giovanni Minetti. Martin e doc Romualdo, noti ballerini
di salsa latino americana (Rom è valente maestro di ballo) dopo la prima giornata di
gare provarono ad allestire una specie di discoteca nel villaggio che ospitava le
squadre finaliste; Petrucci non chiuse occhio per il mal di testa, e, non tanto per il
russare obbiettivamente “discreto” di Feliciani, quanto per le conseguenti, in fondo
esagerate, proteste di Alessandroni che dormiva nel letto a castello sotto di lui.
I Campionati Italiani all’aperto videro anche la partecipazione di due Allieve, Federica
Brizi nei 100 metri e Giulia Vitali nel lancio del disco e di un Allievo, Gabriele Carletti,
non fortunato nella composizione delle due serie dei 1500 metri. Il suo accredito infatti
lo collocò nella serie meno forte, che stravinse con un distacco abissale. La classifica
finale lo vide quinto, risultato bugiardo, sicuramente diverso se si fosse misurato con i
migliori.
Intanto, sotto la guida di Davide Muratori, era spuntato un altro talentino nel getto del
peso, Andrea Lilli, subito qualificato per i Campionati Italiani Cadetti di Isernia, dove
scagliò la sfera alla misura record di metri 14.50. Tra i Cadetti cominciarono a
muoversi anche Gianluca Tinti, Davide Ferretti, Moreno Burzichelli, Marta Corvi,
Valerio Biagelli, Gloria Mollari e Giorgia Aquilanti.
Anche il discobolo Allievo Giorgio Poeta, tanto per rimanere nel gruppo di Davide,
mantenne un rendimento piuttosto alto, fino a raggiungere metri 38.48, mentre
continuavano a gareggiare Christian Brunori e Carlo Andrea Ceccoli.
Al termine della stagione i titoli regionali conquistati complessivamente in tutte le
categorie furono addirittura 38, tra cui quelli Assoluti di Max Poeta sia nei 400 indoor
che all’aperto con splendidi riscontri cronometrici, il primo di 49”64, il secondo di
49”47. Gli fece eco, tra le ragazze, Simona Ciccolini con 59”62 nei 400 indoor e
25”8 nei 200 outdoor. Dal canto loro le staffette 4x400 continuavano a volare ed il
quartetto composto da Marco Giacometti, Alessio Mantini, Marcello Cecchi e
Massimiliano Poeta si fregiò ancora del titolo regionale.
Alessia Gatti stabilì il record di presenze gareggiando ben 47 volte. La insidiarono
molto da vicino Federica Brizi con 45 presenze, Simona Ciccolini e Alessio Mantini con
44.
Diciamo pure, però, che per quel che riguarda i ragazzi la soddisfazione più grande
della stagione fu il secondo posto in regione (con 14.521 punti) nel campionato di
società assoluto, finalmente davanti a compagini che sembravano irraggiungibili.
L’Atletica Fabriano tornò ad avere un ruolo predominante nel panorama marchigiano
come quarant’anni prima.
Tornò il cantante nel tempio dello sport. La sua troupe si piazzò allo stadio per più di
un mese e la dirigenza venne di conseguenza sfrattata dalla sua sede (non osate
immaginare in che condizioni la ritrovarono), non potendo più accedere a nulla,
neanche ai libri contabili e lo stesso fu per gli atleti. Comunque sia l’attività riprese di
slancio, anzi, diciamo pure che non si era mai fermata. Ai tricolori indoor Promesse
Elisa Cisbani fu brillante quinta in 9”27, Simona Ciccolini raggiunse Genova dove si
era qualificata per gli Assoluti nei 200 raccogliendo una prestazione un po' stretta
(25”95) ma comunque dignitosa. Ai Campionati Italiani di Cross parteciparono
l’intramontabile Roberto Scalla tra i senior e Annalisa Fava tra le Allieve e, soprattutto,
Michele Salari conquistò uno splendido argento ai Campionati Universitari di Cagliari
correndo in 3’50”93 il miglior 1500 metri della sua fulgida carriera.
Una novità di rilievo anche tra i Master, ossia l’avvento di Raffaello “Lele” Piermattei,
saltatore sempre verde che arricchì subito il forziere bianco rosso con due vittorie ai
campionati italiani indoor nel lungo e nel triplo. Forziere alimentato poi anche dai titoli
di Stefano Teodori negli ostacoli, Sandro Petrucci nel triplo e Martin Alvarez nel peso.
Nei tricolori Allievi si presentò Davide Ferretti, settimo con 5.92, mentre tra i Cadetti
Andrea Lilli purtroppo fu soltanto 13esimo con 13.13.
Metà della pista era ancora più dissestata, ma anche nel 2002 l’Atletica Fabriano
era fortissima.
Le squadre maschili Assolute ribadirono la loro presenza nelle finali nazionali di serie B,
praticamente con le stesse formazioni. Le medaglie furono cinque, quattro delle
ragazze impegnate a Teramo, una dei ragazzi, che gareggiarono ad Arzignano. Elisa
Cisbani fu d’oro nei 100hs in 15”33, Simona Ciccolini di bronzo sia nei 400
(1’00”03) che nei 400 hs (1’06”00), come di bronzo fu Monia Talacci nel disco con
metri 39.23. Il maschione che si aggiudicò l’argento fu Martin Alvarez nel giavellotto
con metri 60.41.
Nel corso della stagione agonistica Alessia Gatti stabilì il personale nel giavellotto
lanciando a 34.37, Valentino Teodori salì a 1.98 nell’alto, Alessio Mantini scese
poderosamente a 22”75 nei 200, addirittura Elisa Cisbani a 14”67 nei 100hs e
Simona Ciccolini a 1’02”93 nei 400hs, Gabriele Carletti, ancora Allievo, a 9’09”33
nei 3000 metri, mentre Andrea Lilli tornò a certi livelli lanciando il peso a 13.90,
Yassine Zaouia, oltre alla sua celebre parlantina e alle sue incessanti domande, si
espresse ad ottimi livelli dagli 800 fino ai 2000 siepi e Gianluca Tinti salì nell’alto a
1.76. Un talentino era sicuramente Luciana Sorrenti, per esigenze personali però molto
presto impegnata nel lavoro. Spuntarono tra i Cadetti atleti che poi saranno primattori,
come Davide Ferretti, che già conosciamo, con 6.09 nel lungo, Luca Giordani e Silvia
Piermattei con 50”6 nei 300hs.
Elisa Cisbani e Simona Ciccolini raggiunsero la soddisfazione unica di partecipare ai
Campionati Italiani Assoluti nelle loro gare più congeniali, gli ostacoli. Entrambe si
piazzarono al 15esimo posto, un risultato individuale decisamente importante. Simona,
in particolare, affrontò quell’opportunità con la migliore determinazione possibile,
battendo sette avversarie (lei aveva l’ultimo accredito) e stabilendo in quella
circostanza il suo record personale di sempre.
L’evidenza ci dice che, come sempre, gli esami di maturità ed i successivi impegni
universitari, giustamente decretarono in molti rallentamenti nell’attività sportiva, se non
addirittura l’abbandono. Comunque, nel 2002, le iscrizioni raggiunsero le 206 unità.
L’anno successivo fu ancora importante, anche se non così fastoso come i
precedenti. Gli iscritti furono 180, tutte le squadre vennero ancora schierate nei
rispettivi campionati di società, la pista era ancora rotta, i lavori di rifacimento lungi da
essere iniziati. Veramente indispettito da questi estenuanti ritardi e sicuramente stressato
da troppi anni di vertice, Sandro Petrucci rassegnò le sue dimissioni da direttore
sportivo, comunicandole anche all’Assessorato allo Sport, senza ricevere neanche una
parola di ritorno. Era decisamente giunto il momento di togliersi di torno e si ritirò in
palestra, al Gymnasium dell’ex lanciatore dell’Atletica Fabriano Stefano Caporali.
Fabrizio Porcarelli, oltre al ruolo di Presidente, sostenne, da quel momento, anche
quello di diesse.
Nonostante per alcune di loro la preparazione fisica non fosse più la stessa di prima,
le ragazze, le solite, sempre le stesse con l’aggiunta di Stefania Belardinelli,
raggiunsero ancora la finale nazionale di serie B a Majano. Simona Ciccolini fu
bronzo nei 400hs in 1’05”50. Nel corso della stagione agonistica Elisa Cisbani corse
i 100hs in 14”94, Stefania Belardinelli gli 800 in 2’25”25, Alessia Gatti lanciò il suo
giavellotto a 34.04. Furono questi i risultati migliori, senza dimenticare i 26.29 metri
nel disco dell’Allieva Michela Paparelli e i 300 metri corsi in maniera strepitosa in
44”7 dalla Cadetta Maria Francesca Secchi.
I ragazzi invece, senza Alessio Mantini, Gianluca Bertoni, Massimiliano Poeta e
Valentino Teodori, mollarono 2500 punti nel campionato di società e non riuscirono a
confermare la loro presenza in finale.
C’era, insomma, un certo clima di smobilitazione, dovuta forse alla situazione
strutturale dello stadio (peggio verrà), forse alle dimissioni del diesse. Oltre ai ragazzi
che avevano cessato l’attività o che si erano trasferiti a gareggiare sotto altre bandiere,
sarà questa l’ultima stagione di Simona Ciccolini ed Elisa Cisbani, che lasceranno
dietro di loro una caterva di record sociali difficilmente migliorabili.
Ad ogni modo lo Junior Gabriele Carletti corse i 3000 metri in 8’47”47, gli Allievi
Riccardo De Masi negli 800, 1500 e 3000, Davide Ferretti nel lungo (6.17), Gianluca
Tinti nell’alto (1.85), Yassine Zaouia in tutte le gare di mezzofondo, siepi comprese,
raggiunsero i propri limiti, la Promessa Matteo Martini corse i 100 in 11”54, il Senior
Antonio Gravante i 3000 in 8’35”0. Tra i Cadetti Luca Giordani si espresse in 40”8
nei 300 metri, Andrea Giuliani in 46”37 nei 300hs e Silvia Piermattei in 51”07 nella
stessa disciplina.
Nel 2004 gli iscritti furono ancora numerosi (162) e fu un dato comunque confortante,
ma i risultati tecnici ebbero ben poco valore di fronte alla perdita di due personaggi
storici come Mario Feliciani e Giuseppe Mezzanotte. Con Mario, atleta degli anni ’30
e primo Presidente nella storia dell’Atletica Fabriano, l’ambiente perdeva il capostipite
assoluto, con Peppe se ne andava il pacioso, paziente, incrollabile educatore di intere
generazioni sportive. La sua prematura scomparsa scavò un solco profondo in quei
tantissimi che lo conobbero e lo amarono.
Ad ogni modo qualche soddisfazione il Presidente Fabrizio Porcarelli ebbe modo di
registrarla comunque. Davide Ferretti partecipò ai campionati italiani Allievi a
Cesenatico saltando in lungo 6.32 (personale stagionale 6.42) e nella stessa rassegna
tricolore la staffetta 4x400, composta da Federico Lori, Luca Giordani e Davide Ferretti
si espresse in 3’37”10. Yassine, dal canto suo, prese parte ai campionati italiani Junior
nella 10 chilometri su strada di Matera. A confermare la smobilitazione nei settori
assoluti, Gianluca Tinti disputò una sola gara, pur saltando 1.90 in alto. Stesso
discorso per Alessia Gatti e Gabriele Carletti, con pochissime uscite in stagione, così
come per Monia Talacci, con una sola gara all’attivo. Fortunatamente rimanevano
abbastanza vitali i settori giovanili, anche se poi, tutti dovettero arrendersi di fronte agli
estenuanti lavori di ricostruzione della pista e delle pedane.
“La parte centrale della stagione – scrisse il Presidente Porcarelli – è stata caratterizzata
dal sentimento di impotenza e frustrazione per l’impossibilità di sviluppare la normale
attività agonistica per la mancanza dell’impianto. In questi mesi, lunghi come anni,
abbiamo visto scivolare via il lavoro svolto con tanta pazienza nel tempo, perdendo
credibilità nei confronti degli atleti e delle istituzioni federali, che, contrariamente
all’ultimo quinquennio, hanno visto diminuire costantemente la partecipazione alle gare
dei nostri portacolori”.
Molti, ovviamente, mollarono. Solo i più caparbi, come Massimiliano Poeta, Marco
Giacometti ed altri, non si arresero. Max, pazientemente, dotato di rotella metrica,
misurò la circonferenza dello stadio e, sull’asfalto, tracciò tutte le distanze di cui aveva
bisogno per allenarsi più o meno regolarmente.
Finalmente tornò a disposizione il nuovo impianto, realmente dotato di piste e pedane
velocissime, con l’assegnazione del campionato regionale riservato ai Cadetti e agli
Allievi. Forse si poteva tornare a respirare un’aria di fondamentale rinnovamento,
anche perché l’impianto, inserito nel contesto dello stadio comunale, era ed è
sicuramente uno dei migliori del centro Italia. Erano però anni disgraziati ed un’altra
drammatica vicenda si abbatté sull’Atletica Fabriano. Il 10 ottobre, per un banale
incidente stradale mentre era in sella alla sua inseparabile bici, perì Silvio Sonaglia, il
personaggio che potrebbe essere paragonato sia ad Alfredo Rossi che ad Edmondo
Giontoni per i molteplici ruoli che ha svolto in ambito societario. “Si accontentò del
poco. Il suo segreto fu farsi amare da tutti”. Così scrisse qualcuno nel suo epitaffio,
raccogliendo davvero in due frasi l’essenza di Silvio. Il senso di vuoto nell’ambiente
societario fu ancora più profondo.
La nuova struttura a disposizione ad ogni modo fu richiamo irresistibile per molti.
Gianfranco Stroppa continuava a lavorare sodo nei centri CONI e tra gli Esordienti
spuntarono un paio di elementi di cui sentiremo parlare, Nicolò Marinelli ed Anna
Scaringi. Entrambi corsero i 50 metri in 7”7. Stesso discorso tra le Ragazze, con
Federica Settimi, dopo tanti anni ancora saldamente nei ranghi. Luca Giordani, ormai
Allievo, cominciò a provare i 400 metri, stesso discorso per Silvia Piermattei, pur
continuando a praticare gli ostacoli. Esordì Giulia Lippera, anche se nei 100 metri. Il
più assiduo tra gli Allievi fu ancora Yassine Zaouia, seguito da presso da Davide
Ferretti, Riccardo De Masi, cresciutissimo con 53”17 nei 400 e 2’00”78 negli 800,
Simone Ferretti e Darwin Paterra, senza dimenticare Francesco Latini, che lanciava
niente male, con risultati ancora intorno ai 37 metri nel disco. Andrea Lilli tornò nel
peso kg. 6 oltre i 14 metri, a confermare un’ottima attitudine e Samuele Governatori fu
piuttosto veloce nei 100 metri (11”2 ufficioso), come del resto Simone Piaggesi, che
però sembrava gradire le distanze più lunghe, come i 200 ed i 400. Gabriele Carletti,
ormai nella graduatoria Promesse, trasferì il suo talento ai 5000, correndoli in finale di
stagione in un eloquente 15’15”38. Chiese un trasferimento che però non gli venne
concesso, perché la squadra di casa si sarebbe ancora schierata nel campionato di
Società Assoluto.
Chiamando a raccolta un po’ tutti, Poeta, Giacometti, Conti, Muratori e compagni
riuscirono a riconquistare la finale nazionale di serie B, anche se dovettero poi
accontentarsi dell’ultimo posto in classifica.
Durante l’inverno, piuttosto importante fu il secondo posto in regione degli Junior nel
cross. Riccardo De Masi, Gabriele Falsetti, Simone Ferretti, Francesco Gentilucci,
Andrea Seggiolini, Michele Tavolini e Yassine Zaouia acquisirono il diritto di
partecipare al campionato italiano a squadre, dove furono 31esimi.
I migliori risultati tecnici furono, per le Cadette di Cristina Parini nei 1000 metri con
3’24”4, per gli Allievi di Luca Giordani con 54”56 nei 400, di Silvia Piermattei nei
200 con 28”41, per gli Junior dell’immancabile Yassine Zaouia nei 3000 siepi con
9’45”40, per le Promesse di Gabriele Carletti nei 5000, per i Senior
dell’intramontabile Massimiliano Poeta con un 400 corso in un ottimo crono di 49”09.
Tornarono anche Alessio Mantini con un bel 11”24 nei 100 metri e Diego Trivellini,
anche se per onore di firma.
Ogni associazione sportiva ha necessità di volontari, personaggi appassionati,
disponibili e disinteressati, in grado di mettere se stessi al servizio dei giovani,
sostenendo la struttura societaria affinché garantisca, almeno dignitosamente, la loro
attività. L’Atletica Fabriano aveva perso malauguratamente elementi cardini sui quali
ruotava il suo asse, ma fortunatamente ne trovò un altro. Lasciandosi annunciare dal
fratello, il Prof. Franco Agabiti Rosei, arrivò Giuseppe, ormai in pensione e desideroso
di rituffarsi nell’atletica leggera che lo aveva visto atleta negli anni ’60. Dopo un po’ di
necessaria gavetta, Pino Rosei prese saldamente in mano le redini della situazione,
affiancando egregiamente il Presidente Porcarelli in un compito decisamente arduo da
sostenere, considerando l’esiguità di dirigenti di quel periodo.
Il resto è storia relativamente recente.
Per mantenere vitali i settori Assoluti, nel 2006 venne costituita una nuova
associazione, la A.S.D. Fabriano Osimo, interamente protesa verso l’attività di vertice e
venne organizzato il primo Meeting Nazionale di Fabriano, che richiamò in città fior di
campioni. Tra i giovanissimi fabrianesi aumentò lo spessore qualitativo di Nik Marinelli
e Anna Scaringi, comunque ancora alla ricerca della loro identità, fece la sua
comparsa Chiara Martinelli a far compagnia tra le Allieve a Federica Settimi e Sofia
Tozzi, Giulia Lippera allungò un pochino fino ai 400 metri, Riccardo De Masi rispose
con 52”17 nei 400 e 1’59”38 negli 800, Davide Ferretti si eguagliò con 6.42 nel
lungo, Luca Giordani siglò un bel 37”8 nei 300 metri e 53”5 nei 400, Silvia Piermattei
1’11”50 nei 400hs, Yassine Zaouia 9’47”68 nei 3000 siepi. A dare una mano nel
cds assoluto venne richiamata a gran voce Elisa Cisbani nei salti e lei non si lasciò
pregare, anzi fu importantissima, con 1.55 nell’alto e 5.32 nel lungo. Stesso discorso
per Massimiliano Conti, estremamente positivo con 51”76 nei 400; Daniele Duca,
figlio di cotanto padre (Dario) lancò il disco a 40.28, Alessia Gatti il giavellotto ancora
e sempre oltre i 30 metri, Alessio Mantini corse i 100 in 11”44, Max Poeta i 400 in
49”71, Titti Spadoni gli 800 in 2’29”64, Diego Trivellini i 110hs in 17”04, Davide
Muratori, nonostante il lavoro pressante ed i pochi allenamenti, lanciò il martello a
metri 42.90.
La squadra Maschile Assoluti centrò la finale nazionale di A2, dove si classificò in
decima posizione. Più Osimo che Fabriano, a conti fatti, ma era quello il modo giusto
per concedersi tempo e ricostruirsi.
Nel 2007 fece la sua comparsa tra gli Esordienti Riccardino Raggi, ennesimo figlio
d’arte (Tonino, bronzo tricolore, ricordate?), tra le Ragazze viaggiava spedita Anna
Scaringi, tra gli Allievi/e provava il salto in lungo Chiara Martinelli e la velocità
Emanuele Palombi e la già conosciuta Sofia Tozzi, mentre tra gli Junior si distinsero
Sante Cerbone (7’’4 nei 60 indoor), Luca Giordani (52”81 nei 400) e le “solite” Giulia
Lippera e Silvia Piermattei.
La categoria Promesse visse sulle imprese di Gabriele Carletti (14’55”96 nei 5000 e
8’28”86 nei 3000), quella dei Senior sui senatori Elisa Cisbani (15”97 nei 100hs),
Massimiliano Conti, Daniele Duca, Alessia Gatti (33.02 nel giavellotto), Marco
Giacometti (finalmente negli 800 con un bel risultato a 1’58”19) e naturalmente Max
Poeta, ancora quattro volte sotto il muro dei 50” (miglior crono stagionale 49”27).
C’erano come sempre anche i Master, che centrarono la loro ennesima finale
nazionale, partecipando anche in diverse unità ai Campionati del Mondo di Misano e
Riccione con la maglia della nazionale azzurra. Poeta fu vicecampione iridato nei 400
metri e vinse poi il titolo con il quartetto italiano della 4x400 davanti agli Stati Uniti e
all’Inghilterra. Petrucci fu dignitoso 14° nella finale del triplo, una gara affollatissima
che vide la presenza (e la vittoria) nientemeno che del mitico Wllie Banks, recordman
mondiale nell'85 con metri 17.97.
Nel mese di ottobre Pino Rosei richiamò nei ranghi Sandro Petrucci, che era rimasto
ancorato all’ambiente gareggiando come atleta master, ma che non aveva più
condiviso nulla a livello dirigenziale. La scusa (probabile) fu che c’era una ragazzina
15enne che voleva essere allenata per il salto in alto. Si trattava di Chiara Martinelli,
gambe lunghissime ed enorme dedizione nei confronti dello sport. L’ex diesse si lasciò
convincere e rispolverò il suo titolo di istruttore acquisito nel 1976, rimboccandosi le
maniche.
L’anno successivo fu ancora binomio tra Fabriano ed Osimo, senza però riuscire a
centrare alcuna finale nazionale.
Tra i ragazzi si segnalò Salvatore Maio nel getto del peso con 12.50 metri e cominciò
a correre Gabriele Tozzi. Tra i Cadetti fece la sua comparsa Luca Giuliani, un vero
puledrino di razza (neanche a dirlo figlio di un ex, Gianni, atleta degli anni ’70) subito
interessantissimo, con 2’55”26 nei 1000 e 6’15”92. Nella stessa categoria ancora
incerto tra velocità pura ed ostacoli era Nik Marinelli e, mentre Anna Scaringi
continuava a correre (11”04 negli 80) e saltare (1.35 nell’alto con disinvoltura), si
affacciò timidamente anche Angelica Marinelli (4.21 nel lungo). Tra gli Allievi/e ben
impegnati nella velocità furono ancora Emanuele Palombi, Federica Settimi, Sofia Tozzi
ed Eleonora Bartolucci, ma a sorprendere fu davvero proprio Chiara Martinelli, che,
costringendo Petrucci ad allenarla cinque volte durante la settimana, prese a cuore la
nuova disciplina che lei stessa aveva scelto, dimostrando rara capacità di
apprendimento ed innate attitudini fisico tecniche. La sua ascesa fu irresistibile. Dopo
gli assaggi delle indoor e dopo aver superato per quattro volte 1.56, l’8 giugno,
durante i Campionati regionali Assoluti di San Benedetto del Tronto, Chiara saltò metri
1.60, una cifra davvero interessante per un’Allieva. Nessuna ragazza, prima di lei, in
tutta la storia dell’Atletica Fabriano, era salita così in alto. La categoria Junior mise in
evidenza nomi conosciuti come Giorgia Aquilanti (da ricordare la sua grande passione
che non è venuta mai meno, dai centri CONI ad oggi) nei 60, 100, 200 e 400 metri
e Giulia Lippera, che finalmente allungò agli 800 (2’40”76), 1000 e 1500 ed altri
nuovi, come Tommaso Bolzonetti nei lanci e Marco Trottini nella velocità. Tra le
Promesse Davide Ferretti atterrò nel lungo al personale di 6.51, Luca Giordani insisteva
nei 400 (anche lui, come Giorgia, si sorbì tutta la trafila dai centri CONI alle categorie
superiori) e Silvia Piermattei nei 400hs. Ancora spazio per i senatori, con Marco
Giacometti poderosamente a 1’56”96 negli 800, Massimiliano Poeta in grado di
correre un magistrale 400 indoor in 50”73, Alessia Gatti a 32.99 nel giavellotto. Fece
capolino in questa categoria Luca “Benzo” Fiorani, 44 anni suonati e vicino all’atletica
soltanto attraverso la tv ed i giornali. Qualcuno disse “Benzo, è troppo tardi”, ma il
nostro si lascerà ben presto affettuosamente apprezzare per il suo grande impegno, la
simpatia e la capacità di aggregazione che lo porteranno ben presto a riscuotere
qualche sonora soddisfazione tra i Master ed un ruolo da dirigente nell’Associazione.
Vediamo un po’ quanti atleti degli anni ’60-70 troviamo tra i Master: Sergio Balducci,
Paolo Costanzi, Giovanni Feliciani, Sandro Petrucci, Raffaello Piermattei (che
gareggiava per l’Alma Juventus Fano), Stefano Teodori, come dire il quaranta per
cento della squadra.
I Centri CONI erano seguiti dai Prof. Gianfranco Stroppa e Renato Carmenati. Diego
Trivellini ed Alessia Gatti, dopo l’estenuante corso invernale e relativi esami, avevano
acquisito il titolo di istruttori e sul campo seguivano i settori velocità, ostacoli e lanci
con la loro enorme esperienza tecnico agonistica a far virtù. Gli atleti che si
allenavano regolarmente erano obbiettivamente pochi e sembrò quanto mai evidente
che c’era bisogno di una curetta ricostituente, per rivitalizzare i settori giovanili in
particolare, soprattutto di fronte all’ipotesi, poi reale, di sciogliere il binomio con
Osimo. Porcarelli e Rosei chiamarono il Prof. Giuseppe Gagliardi, un passato
importante come istruttore di nuoto, che prese subito in mano il settore Cadetti. C’è
davvero da chiedersi come il nostro nuovo personaggio possa avere accettato di
abbandonare il caldo umido perenne della piscina, per il freddo ed il buio dello stadio
in periodo invernale. In effetti, il simpaticissimo Pino, è un vero lucertolone che vive
bene soltanto nel clima rovente della canicola. Si è fatto subito conoscere, durante
l’estate, per essere l’unico a camminare scalzo sulla pista in tartan, che, termometro
alla mano, rilascia un calore infernale, assolutamente da ustione.
A parte questa luciferina caratteristica, la sua costante, appassionata e competente
presenza sul campo ha dato immediati, importantissimi risultati. Il resto è stata ed è
opera dell’altro Pino, Rosei per intenderci, che, con la sua innata predisposizione per i
settori giovanili, ha presentato alle scuole medie la realtà dell’Atletica Fabriano,
offrendo la disponibilità degli istruttori nel preparare gli atletini in vista dei Campionati
Studenteschi, organizzati come sempre dalla dirigenza bianco rossa in piena
collaborazione con il corpo docente.
Il 2009 ha registrato un nuovo fermento, a cominciare dalla categoria Esordienti, con
16 piccolissimi in gara nei 50 metri, per proseguire con i Ragazzi, che hanno vissuto
movimenti importanti grazie a Francesca Balduccio e Amen Ruhul nei lanci, Margherita
Burattini, Riccardo Raggi e Tosca Alberini nella velocità. Amen ha ottenuto nel lancio
del vortex il nuovo record regionale di categoria lanciando a metri 56.77. Nomi
importanti per il futuro immediato, anche nella categoria Cadetti, da Angelica
Marinelli, passata alla corte di Petrucci insieme all'Allievo Lorenzo Ferretti e,
naturalmente, Chiara Martinelli (doppio titolo regionale di categoria con 1.53 nell’alto
e 4.96 nel lungo), a Nicolò Marinelli, Gabriele Tozzi, Melania Petruzza e Anna
Scaringi. Sempre tra gli Allievi, discreta è stata la crescita di Federica Settimi nei 100 e
nei 200, Luca Giuliani (9’32”41 nei 3000) e Cesare Vici nel mezzofondo. Vuoto
assoluto tra gli Junior e due sole presenze tra i Senior, anche se Benzo Fiorani si è
battuto senza risparmiarsi, dai 60 indoor ai 400 metri. In crescita, di risultati e
passione, anche Diego Ferretti nei 1500 e nei 5000. Il passaggio definitivo di Max
Poeta tra i Master (che ovviamente hanno continuato incessantemente a raccogliere
titoli e medaglie tricolori) è stato salutato con entusiasmo, anche perché il nostro
intramontabile atleta si è laureato doppio campione d’Europa nella rassegna indoor,
nel suo 400, con una rimonta irresistibile ed emozionante, e nella staffetta 4x400
azzurra.
Dopo Valentino Teodori (grande 2.08 nel salto in alto) anche Marco Giacometti
passava all’Atletica Fermo per disputare la A2, mentre i lunghisti Stefano Francucci
(6.91 nel lungo) e Davide Ferretti (6.52) all’Atletica Montecassiano e all’Atletica
Sangiorgese, in A3. Nell’impossibilità di schierare le squadre Assolute, sia maschile
che femminile, iniziava un triennale accordo con l’Atletica Montecassiano, che
consentirà a diverse ragazze di partecipare alla finale nazionale di serie A3
(finalmente a programma completo) e conquistare diverse medaglie (Alessia Scarafoni
terza nell’alto con 1.53, Alessia Gatti sesta nel giavellotto).
Il buon lavoro di Pino Rosei è stato più che evidente sul campo e Petrucci si è ritrovato
con una masnada di ragazzini (ben 36) da preparare nelle varie discipline previste.
Fortunatamente Chiara Martinelli ha dato una mano preziosa, ma erano quanto mai
urgenti correttivi e soprattutto rinforzi. Così, mentre la Prof. Serenella Boldrini
rivitalizzava i Centri CONI insieme a Gabriele Archetti e Massimiliano Poeta, gli
istruttori al campo sono diventati improvvisamente sette, Pino Gagliardi e Gabriele
Archetti per i settori giovanili, Fabio Faggeti per la marcia, Sandro Petrucci per il settore
salti ed ostacoli, Massimiliano Poeta per la velocità, Sergio Balducci ed Antonio
Gravante per il mezzofondo. Medico sociale ancora il dott. Pompeo D’Ambrosio.
Il Presidente Fabrizio Porcarelli, troppo fuori Fabriano per motivi di lavoro, ha abdicato
ed il suo ruolo è stato affidato a Sandro Petrucci, un altro che ugualmente è spesso
fuori per gli stessi motivi. Petrucci ha accettato a partire dal 2010 e, di
conseguenza, è tornato Presidente dopo 30 anni esatti. Fortunatamente la dirigenza si
è arricchita moltissimo, con due co presidenti, Giuseppe Agabiti Rosei ed Enrico
Ghidetti e cinque consiglieri, Fabrizio Porcarelli, Fabio Faggeti, Massimiliano Poeta,
Luca Fiorani e Renzo Arteconi.
Con 159 iscritti nei gruppi agonistici e 37 bambini nei centri CONI, la costante e
responsabile applicazione dell’Atletica Fabriano nei confronti dei giovanissimi è stata
consacrata dalle ultime due stagioni agonistiche. Le Cadette di Pino Gagliardi sono
state straordinarie. Ilaria Bonafoni, Francesca Balduccio, Benedetta Cecchini,
Margherita Burattini, Melania Petruzza, Eleonora Salari, Noemi Vocale e Gloria
Gagliardi hanno conquistato con grande merito la finale di Coppa Marche. Ilaria
(10”66 negli 80 piani), Francesca nel giavellotto e Benedetta nel mezzofondo hanno
riscosso unanimi consensi per le loro concrete speranze future. Pochi i Cadetti, ma
veramente di qualità, come Gabriele Tozzi nei 100, Gian Marco Cacciamani e Amen
Ruhul nei lanci. La loro grande passione, come quella dei Ragazzi, Giacomo Brandi,
Lorenzo Farinelli, Nicola Pupilli e Riccardo Raggi e delle Ragazze, Aurora Bartocci,
Alice Vitaletti, Agnese Mariangeli, Sara Falcioni, Eleonora Cartoni, Alice Brunetti,
Federica Mariani è la soddisfazione maggiore, ancor più dei risultati, il cardine sul
quale ruotare il presente ed orientarlo verso il futuro. Con un po’ di pazienza i
ragazzini cresceranno e ben presto formeranno l’ossatura delle squadre maggiori.
Nel 2010 l’Allieva Angelica Marinelli ha realizzato 10.63 nel salto triplo, Anna
Scaringi 13”75 nei 100 metri, nella stessa categoria Nicolò Marinelli 24”01 nei 200
e 11”81 nei 100, Daniele D’Alba 57”69 nei 400. I “fuggiaschi” (momentanei ed
autorizzati) sono stati Giorgia Aquilanti (13”36 nei 100), Daniele Duca (41.53 nel
disco), Davide Ferretti (6.52 nel lungo), Lorenzo Ferretti (5.95 nel lungo), Stefano
Francucci (6.91 nel lungo), Alessia Gatti (32.28 nel giavellotto e 29.81 nel disco),
Marco Giacometti (1’56”94 negli 800), Luca Giordani (54”58 nei 400), Luca Giuliani
(9’23”89 nei 3000), Antonio Gravante (15’35”32 nei 5000), Giulia Lippera (5’42”09
nei 1500), Chiara Martinelli (1.60 nell’alto), Emanuele Palombi (54”73 nei 400),
Silvia Piermattei (1’11”33 nei 400hs), Federica Settimi (1’03”79 nei 400), Alessia
Scarafoni (1.53 nell’alto), Valentino Teodori (2.01 nell’alto), Cesare Vici (10’03”90 nei
3000). Un piccolo esercito, presto di ritorno.
2011, 50 anni di vita insieme, nozze d’oro da festeggiare convenientemente. Si è
trattato di una festa straordinaria, per partecipazione ed intensità, tra mille ricordi e
momenti di autentica commozione. Quasi increduli, per essere stati invitati, sono
arrivati da tutta la regione, anzi da tutta l'Italia, personaggi storici di cui ancora si
parla, gli stessi che hanno scritto queste pagine e che non saranno mai dimenticati.
Petrucci e Rosei si sono impegnati a fondo per reperire numeri di telefono ed indirizzi e,
telefonando e spedendo inviti, sono riusciti a far calare all'Oratorio della Carità di
Fabriano, stupendo contenitore di così tanta manifestazione, un'orda di ex atleti,
dirigenti e tecnici. Così, pensionati, distinti signori e affermati professionisti,
assolutamente felici di ritrovarsi e riabbracciarsi, in certi casi anche dopo decenni,
accolti dalla dirigenza bianco rossa e dal Sindaco di Fabriano Roberto Sorci, hanno
nobilitato il cinquantenario con la loro presenza. I ricordi si sono intrecciati e le loro
testimonianze sono state un bene prezioso per i tanti giovani che caratterizzano di
nuovo la realtà dell'Atletica Fabriano. “Le emozioni, le sensazioni, le ansie che si
sciolgono allo sparo dello starter, appartengono al mio bagaglio di esperienze più
care. Racchiudono in se gioventù, amicizia, sacrificio, energia e nobili stimoli che
soltanto l'atletica sa regalare” - con queste parole, Alfredo Feliciani, che di sport ne ha
conosciuti tanti, ha sintetizzato l'essenza di una disciplina di giovanile memoria.
Durante la stagione agonistica molte novità hanno caratterizzato la struttura societaria,
arricchitasi ancora di due preziosi dirigenti, Enzo Tozzi ed Anna Maria Traballoni, e di
un altrettanto importantissimo istruttore, Stefano Falcioni, ex atleta di grande talento nei
settori giovanili e laureato e specializzato in scienze motorie. Una nuova presenza
importante sul campo, a testimoniare quanta realtà agonistica caratterizza di nuovo
l’Associazione Atletica Fabriano. Stefano si sta occupando dei settori Ragazzi e
Cadetti, mentre Gabriele Archetti, che durante la stagione agonistica appena
archiviata ha messo in vetrina ragazzine particolarmente promettenti, sta ancora
seguendo le categorie Ragazze e Cadette. Pino Gagliardi, dal canto suo, è passato
definitivamente al settore lanci, che lo sta affascinando in maniera dirompente e
proprio dai lanciatori, Gian Marco Cacciamani (14.04 nel peso), Francesca Balduccio,
Amen Ruhul (40.42 nel giavellotto), Angela Pennacchi (10.08 nel peso, 30.08 nel
disco), Andrea Ballerini (10.24 nel peso), sono arrivate soddisfazioni a non finire.
Dopo la partecipazione di Ilaria Bonafoni ai tricolori Cadetti/e del 2010, quest’anno
l’onore è toccato a Gian Marco Cacciamani, primo in regione nel disco con metri
37.10 e ottavo in Italia. Sandro Petrucci ha confermato la sua presenza nei settori salti
e ostacoli, Massimiliano Poeta nel settore velocità, dove ha ruggito l’Allievo Nicolò
Marinelli (passato all’Atl.Fermo), seguendo le orme dell’istruttore nei 400 metri corsi
bellamente in 50”33, senza dimenticare l’Allieva Ilaria Bonafoni che ha fermato i
cronometri in 12”55 sui 100 metri, cancellando nientemeno un nome storico come
quello di Dajana Cuicchi. Un aneddoto in merito, che non è leggenda metropolitana.
“Ila, ho sognato che avevi corso in 12”55”- disse il venerdì sera il presidente Petrucci
alla ragazza, ed era assolutamente la verità, lo aveva sognato davvero. Al momento
finì lì, con un sorriso ed un in bocca al lupo. Poi, l'indomani pomeriggio, un sms
raggiunse Petrucci che non aveva seguito la trasferta. Era Ilaria. “Sandro, ho fatto
12”55!!!” Niente da aggiungere. Il presidente ha licenza di sognare!
Fabio Faggeti, come sempre, sta seguendo la marcia, dove, quasi per caso, è esploso
Giacomo Brandi, categoria Ragazzi, tra i primi dieci in Italia. Infine il mezzofondo,
con Antonio Gravante che, oltre a correre di suo (2h29’11”, 34esimo assoluto su 66
mila partecipanti nella mitica maratona di New York) sta preparando egregiamente
Giulia Lippera ed i giovanissimi Benedetta Cecchini (3’13”17 nei 1000), Gianmarco
Cecchini e Noemi Vocale. A disposizione, sempre per il mezzofondo, c’è ovviamente
anche Sergio Balducci.
Il 2011 si è chiuso con 164 iscritti nei gruppi agonistici e 17 atleti in prestito ad altre
società. I migliori risultati tecnici sono stati del Ragazzo Giacomo Brandi nella marcia
km.2, della Ragazza Elisa Maggi nei 60hs, del Cadetto Gian Marco Cacciamani nel
peso, della Cadetta Benedetta Cecchini nei 1000, dell’Allievo Gabriele Tozzi nei 200,
dell’Allieva Noemi Vocale negli 800. Le gare individuali disputate sono state oltre
1000, dunque come nelle stagioni migliori.
Dicevamo delle opportunità che i ragazzi e le ragazze hanno avuto in seno ad altre
società. A prescindere da Nicolò Marinelli ed Ilaria Bonafoni, che hanno
individualmente staccato il biglietto per i tricolori Allievi/e di Rieti, rispettivamente nei
400 e nei 100 metri, con la staffetta di Montecassiano, le Allieve Angelica Marinelli e
Ilaria Bonafoni hanno avuto la grande soddisfazione di partecipare con la 4x100 ai
Campionati Italiani Assoluti di Torino. Poi, sempre nella staffetta veloce, per i tricolori
Allieve di Rieti, si sono ritrovate tutte e quattro le ragazze di Fabriano, Angelica
Marinelli, Melania Petruzza, Ilaria Bonafoni e Anna Scaringi, vicinissime al podio.
I nuovi record fabrianesi istituiti nel 2011 sono stati 86, a confermare il fermento che
sta di nuovo caratterizzando l’ambiente, in cui scalpita ancora la squadra Master,
composta da Sandro Ballelli, Luca Bosi, Secondo Brandi, Romualdo Burattini, Stefano
Caporali, Dario Duca, Giuseppe Felici, Giovanni Feliciani, Diego Ferretti, Luca Fiorani,
Enrico Ghidetti, Giovanni Minetti, Massimo Morbello, Massimo Pergolini, Sandro
Petrucci, Raffaello Piermattei, Massimiliano Poeta, Antonio Raggi, Michele Salari
Peccica, Giorgio Tiberi.
Rimarranno all’Atletica Fermo Valentino Teodori, Marco Giacometti e Nicolò Marinelli,
all’Avis Macerata Luca Giuliani e Cesare Vici, andranno a far compagnia a Lorenzo
Ferretti alla Maxicar Civitanova Gian Marco Cacciamani, Davidh Stelluti e Amen Ruhul,
per il semplice motivo che non ci sono ancora i numeri per allestire di nuovo una
squadra Assoluta maschile completa in ogni settore. Le femminucce invece, come
vedremo, torneranno in massa, anche perché, con il passaggio di categoria di diverse
Cadette, c'è addirittura esubero in diverse discipline. Così, dopo alcuni anni di
assenza, oltre all’abituale esercito di giovanissimi, l’Atletica Fabriano potrà di nuovo
schierare la squadra femminile Assoluta, composta da Giorgia Aquilanti, Francesca
Balduccio, Ilaria Bonafoni, Jenny Bongiovanni, Margherita Burattini, Chiara Capezzone,
Benedetta Cecchini, Sara Fratoni, Alessia Gatti, Giulia Lippera, Angelica Marinelli,
Chiara Martinelli, Giada Papi, Rebecca Pellegrini, Angela Pennacchi, Melania Petruzza,
Letizia Rocchetti, Agnese Salomoni, Anna Scaringi, Federica Settimi, Noemi Vocale.
Il 2012, almeno secondo i Maja, avrebbe dovuto chiudere definitivamente un lungo
capitolo, ma di questo avviso non è stata l'Atletica Fabriano che, proprio in quest'anno
solare, ha invece probabilmente aggiunto un paragrafo essenziale al suo straordinario
romanzo. 230 associati, di cui 71 Esordienti dei Centro CONI di Avviamento allo Sport,
13 atleti con il diritto acquisito di partecipare ai campionati italiani giovanili, 25
convocazioni in rappresentativa marchigiana, vittorie nei campionati regionali di
squadra, nelle prove multiple con le Ragazze di Archetti (seconde nel Campionato di
Società) e nella specialità lanci con i Cadetti di Gagliardi (terzi nel CDS), una nuova
finale nazionale con i Master capitanati da Enrico Ghidetti (Max Poeta oro, argento e
bronzo nel campionato d'Europa a Zittau), dignitose classifiche nelle graduatorie
nazionali con le Allieve e le Assolute, non possono che attestare inconfutabilmente
questa impressione.
Da ricordare per sempre che il 2012 ha regalato in rapida successione la Quercia
d'Oro di Primo Grado al Socio Fondatore Roberto Del Brutto, la Stella d'Argento CONI
all'Atletica Fabriano e la Quercia di Bronzo di Terzo Grado al Presidente Sandro
Petrucci. Le Querce e le Stelle sono le massime onorificenze che FIDAL e CONI
riservano a dirigenti, tecnici, atleti e società particolarmente meritevoli, in particolare
per la divulgazioni dello sport in ogni ambito ed angolatura. Con tutta la modestia del
mondo, la stagione è stata entusiasmante. Il grande impegno di Pino Rosei nei confronti
delle scuole ha si determinato un duro lavoro per dirigenza e volontari (molti della
Podistica AVIS hanno offerto il loro appassionato contributo), ma ha anche avuto un
ritorno esuberante in termini di presenze e di iscritti. Così, con un vero e proprio
plebiscito, Rosei è stato eletto Presidente Provinciale prime e Consigliere Regionale
FIDAL poi, dopo appena 8 anni di militanza nell'ambito dell'atletica marchigiana.
Sono 77 le società in regione, 2400 in Italia. Rendiamoci conto, da queste nude cifre,
quanto sia difficile emergere in questo affollatissimo contesto. Eppure, l'Atletica
Fabriano il suo ruolo lo ha avuto, eccome e, soprattutto, sembra avere davvero le carte
in regola, per garantirsi un futuro prossimo di assoluta tranquillità. Come ama ripetere
Rosei, diventare campioni sarebbe bellissimo, ma non è essenziale. In effetti,
l'obbiettivo è semplicemente quello di garantire lo sport come diritto di tutti, vero
servizio sociale nei confronti delle famiglie, anche quelle meno abbienti.
L'abituale cerimonia di fine anno è stata ugualmente ospitata dall'Oratorio della Carità
di Fabriano, come l'anno precedente in stretta collaborazione con l'Assessorato allo
Sport del Comune di Fabriano. Freschi di nomina, il Sindaco Giancarlo Sagramola e
l'Assessore allo sport Giovanni Balducci, hanno portato il loro saluto ad una platea
come sempre straripante, ne poteva mancare il neo Presidente della FIDAL Marche
Giuseppe Scorzoso, che ha presentato la Stella d'Argento CONI assegnata all'Atletica
Fabriano e consegnato la Quercia di Bronzo FIDAL al Presidente Petrucci. Quattro delle
migliori atlete Allieve, le graziosissime Benedetta Cecchini, Ilaria Bonafoni,
Margherita Burattini e Jenny Bongiovanni, nei loro costumini da Babbo Natale,
hanno garantito il giusto clima natalizio alla cerimonia che si è svolta il 15 dicembre.
Ma... gli atleti? In tanti hanno gareggiato, molti di loro tantissimo. Elisa Maggi su tutte,
con 37 gare, seguita da Martina Ruggeri e Gabriele Tozzi con 32, Ilaria Bonafoni e
Margherita Burattini con 31. Con tutto il rispetto per questi bravissimi atleti,
tutti, indistintamente meritevoli di essere ricordati, l'attenzione è stata richiamata sugli
istruttori, Giuseppe Gagliardi, Gabriele Archetti, Stefano Falcioni, Fabio
Faggeti, Massimiliano Poeta, Antonio Gravante. Non poteva mancare un
riconoscimento per il medico sociale Pompeo D'Ambrosio, medico dello sport della
ASL, allenatore, podista e grande appassionato di atletica leggera, in grado di
dirottare nientemeno che il neozelandese Nik Willis al comunale di Fabriano per un
test probante in vista delle Olimpiadi di Londra, un evento che ha immediatamente
richiamato una piccola folla sulle tribune.
Torniamo pure ai ragazzi, in particolare a quelli che hanno partecipato ai campionati
italiani. Fin dai primi mesi dell'anno le soddisfazioni non sono mancate, con una
partecipazione nutrita ai Campionati Italiani di Cross, con Antonio Gravante tra i
Senior, Luca Giuliani tra gli Junior, Benedetta Cecchini, Noemi Vocale e Jenny
Bongiovanni tra le Allieve, con una bella finale nazionale disputata con particolare
determinazione. Chiara Capezzone (record sociali negli 800, 1500, 3000 e 5000),
dal canto suo, si cimentava con impeto nei Campionati Universitari, che regalavano
ottimi risultati sia nei 1500 (4'55”85) che nei 5000 (18'52”82), mentre quattro Allievi
hanno avuto i loro momenti di gloria nei tricolori di categoria. Ilaria Bonafoni
(campionessa regionale nei 100 e nei 200) è stata 12a alle indoor nei 60 con il
personale a 8”00, per qualificarsi poi anche per i campionati all'aperto correndo i
100 metri in 12”58, Gian Marco Cacciamani alla stessa maniera ha ottenuto i minimi
di partecipazione sia nel peso indoor che nel disco outdoor, dove in realtà, con 47.14,
ha fallito il podio (personale stagionale 50.87) per un soffio, complice i primi due lanci
nulli , Gabriele Tozzi ha acciuffato la nona posizione con la staffetta 4x200 indoor ed
infine, Benedetta Cecchini, si è portata a casa uno splendido bronzo (8a posizione)
nei 2000 siepi con il tempo record di 7'46”99. Raccontiamolo un attivo. Benny è
specialista dei 1500, senza disdegnare 800 e 3000 e mai avrebbe pensato di
affrontare le siepi senza una preparazione specifica. Però, di fronte ad una chiamata
specifica della rappresentativa marchigiana che aveva assolutamente bisogno di una
siepista per un esagonale di una certa importanza. Rapida consultazione con
l'allenatore Antonio Gravante, un paio di “tuffi” nella riviera, preparata accuratamente
dai dirigenti Fabio Faggeti ed Enzo Tozzi, che hanno avuto il loro da fare per turare le
falle, e via, per questa nuova avventura. Il primo risultato, nonostante ovvie difficoltà
nell'improvvisare il passaggio delle barriere, è stato confortante, tanto da indurla a
provare ancora in una gara solitaria nei regionali individuali. A quel punto Benedetta
aveva già acquisito i minimi di partecipazioni ai Campionati Italiani Allieve di Firenze,
sia nei 1500 che nei 2000 siepi. Ancora serrate consultazioni con Gravante e poi,
decisione presa: la ragazza sarebbe stata impegnata nelle siepi. Inserita nella seconda
delle tre serie, Benny, al termine di una gara volitiva e giudiziosa, acciuffava il secondo
posto distruggendo il suo crono personale. Petrucci, che seguiva la gara in diretta su
streaming (grande idea della Federazione!) insieme alla moglie, dopo aver atteso il
risultato della terza serie, stabiliva in un attimo che Benedetta era ottava, rientrando
dunque nel lotto delle ragazze che sarebbe salite sul podio. Ed eccolo, appunto il
podio, ancora in diretta streaming, ma con sua grande angoscia vedeva che le
ragazze erano solo sette, ne mancava una ed una soltanto, proprio la sua allieva. A
quel punto, mano al cellulare, senza staccare gli occhi dal monitor del computer. Lei
rispose immediatamente. “Benny, ma dove sei? Ti hanno chiamato sul podio!” - e lei “Sandro, stavamo facendo i conti con Antonio (Gravante, ovviamente), non eravamo
sicuri...” e il presidente - “Sei ottava, corri, non perdere tempo, guarda che...ti
guardo!!”. E così, telefonino in mano, di corsa, tenuta d'occhio dal presidente sul
monitor, la ragazza si precipitò felice sul podio a ricevere la bella medaglia della
Federazione. Già, perché, a differenza di tanti altri sport dove circola con facilità
disarmante il vile denaro, in atletica questi ragazzi hanno l'unica, grande
soddisfazione del podio e di una medaglia, senza dimenticare i miglioramenti
personali, inconfutabilmente determinati dal metro e dal cronometro. Considerando che
il prossimo anno Benedetta Cecchini (campionessa regionale nei 2000 siepi e nei
3000) sarà ancora Allieva e che acquisirà senz'altro tecniche più accurate sulle
barriere, ecco che sembra scontato presagire un risultato ai tricolori ancora migliore di
quello attuale. Proseguiamo verso gli Junior, per sottolineare che Nicolò Marinelli ha
staccato il biglietto per i Campionati Indoor, chiusi in 51”74, viatico ad una stagione
super che lo vedrà correre all'aperto in 50”04, crono che sarebbe record sociale di
categoria (precedente di Riccardo Nanni in 50”08) se non fosse che Nik gareggia per
l'Atletica Fermo. Soddisfazioni a non finire anche dai Cadetti, in particolare i lanciatori
di Pino Gagliardi, il marciatore di Fabio Faggeti ed il velocista di Max Poeta. Già, oltre
a Gian Marco Cacciamani, dirompente Allievo insuperabile nel disco in regione,
anche Giulia Riccioni nel martello (37,58) ed Andrea Ballerini nel disco (29,04), sono
stati capolista marchigiani nelle rispettive discipline e non hanno certo sfigurato
nemmeno nel tricolore di categoria. Nota di merito particolare per Giacomo Brandi,
marciatore per caso, ora tra i migliori d'Italia, nono e primo dei marchigiani ai tricolori
(19'48”29) e proiettato ad essere protagonista assoluto nel 2013, considerando che
rimarrà Cadetto, mentre molti di quelli che lo precedono, più grandi d'età,
approderanno nella categoria superiore. Riccardo Raggi dal canto suo ha ribadito
un'ottima stagione correndo gli 80 in 9”76 e conquistando agli italiani un ottimo
quinto posto con la 4x100 marchigiana. Certo, ci vorrebbe un capitolo a parte per
descrivere la stagione agonistica dei giovanissimi. Nel 2012 l'Atletica Fabriano ha
aggiunto qualità alla quantità, in ogni categoria. Le Esordienti Marika Giacometti e
Sara Zuccaro si sono alternate a sbaragliare la concorrenza nei 60 indoor, nella
categoria Ragazze Elisa Maggi, oltre a tre splendidi titoli regionali (alto indoor, 60hs,
4x100) ha vinto il campionato di prove multiple insieme a Martina Ruggeri, Sara
Falcioni, Gaia Ruggeri, Sara Mazzuferi e Ludmylla Tavares) è stata convocata in
rappresentantiva marchigiana ed ha stabilito la bellezza di 11 record sociali, tra crono
elettrici e manuali. Dicevamo della staffetta 4x100. Le ragazzine allenate da Gabriele
Archetti hanno semplicemente dominato la scena del panorama regionale, ritoccando
il proprio record ogni volta che si sono presentate in pista. Maria Nora Conti, Martina
Ruggeri, Ludmylla Tavares ed Elisa Maggi hanno sempre messo distacchi abissali tra
loro e le più serie antagoniste, sempre durante la stagione, fino all'ultimo atto, quello
dei campionati regionali, che ha arricchito il forziere dell'Atletica Fabriano di quattro
titoli (la staffetta, i 60hs ostacoli di Elisa, il salto in alto di Lulù Tavares, il vortex di
Giacomo Marini) e numerose medaglie (argento di Martina Ruggeri nel vortex e
Riccardo Moscatelli nel peso, bronzo di Elisa nei 60 e Giacomo nei 60hs).
Detto dei Cadetti, non possono essere dimenticati Leonardo Chiodi (Martello) e Valerio
Marini (giavellotto), che hanno contribuito in maniera determinante alla vittoria nel
campionato regionale di specialità lanci, a confermare l'ottimo lavoro svolto da Pino
Gagliardi con il suo gruppo. A monte, ossia in periodo invernale, da ricordare la
partecipazione dello Junior Luca Giuliani e delle Allieve Benedetta Cecchini, Noemi
Vocale e Jenny Bongiovanni ai tricolori di cross. Sono tornate finalmente in pista le
Allieve nel loro campionato a squadre, ottenendo un 67° posto in Italia che lascia ben
sperare per la conquista delle finali nazionali il prossimo anno, così come le Assolute,
lontane dalle finali, ma orgogliosamente in graduatoria. Grande impegno e validi
risultati per Giada Papi (due volte 1.50 nell'alto), Margherita Burattini, sia nella
velocità breve che in quella prolungata, Davidh Stelluti, campione regionale nei 100
Allievi, Angelica Marinelli nei salti in estensione, l'intramontabile Alessia Gatti,
primatista stagionale Senior nel peso, disco e giavellotto, Valentino Teodori, sempre in
quota oltre i due metri nell'alto. Finale nazionale, la sesta negli ultimi dodici anni, per i
Master, capitanati da Enrico Ghidetti, con Dario Duca, Massimo Pergolini, Raffaello
Piermattei, Antonio Raggi, Giorgio Tiberi, Giuseppe Felici, Luca Bosi, Luca Fiorani,
Sandro Petrucci, Sandro Ballelli, Giovanni Feliciani e Massimiliano Poeta. Detto di Max
Poeta, di nuovo campione d'Europa, e senza nulla togliere agli altri, la vera rivelazione
della stagione è stato Giorgio Tiberi, avvicinatosi da un paio d'anni soltanto all'atletica
leggera, ma subito in grande evidenza nelle gare di mezzofondo con un eloquente
15'55”18 nei 5000 ed un altrettanto interessante 33'06”0, risultati che hanno
richiamato l'interesse anche di società che lo avrebbero voluto per arricchire i propri
settori assoluti. Tantissimi i nuovi record sociali stabiliti durante la stagione. Lorenzo
Lattanzi nei 60 indoor, Alessandro Lasconi nei 50hs, Giacometti Marika nei 60 indoor
e Veronica Lilli per la categoria Esordienti, Giacomo Marini nel vortex, Elisa Maggi nei
60, 60hs, 80, 200 indoor, alto indoor, triathlon, 4x100 e Svedese, Martina Ruggeri
nel lungo, nel biathlon, nella 4x100 e nella Svedese, Ludmylla Tavares nell'alto e nella
4x100, Noemi Mazzarini nella marcia, Sara Falcioni nella 4x200 indoor e nella
Svedese, Gaia Ruggeri nei 1000 e nel vortex, Linda Lattanzi nel lungo indoor, Agnese
Mariangeli, Benedetta Ballelli ed Alice Vitaletti nella 4x200 indoor, Maria Nora Conti
nella 4x100, Beatrice Giacometti nella Svedese, Riccardo Raggi nei 60, 200 e 4x200
indoor, negli 80 e 300, Gianmarco Cecchini nei 600 e 1000 con crono elettrico,
Giacomo Brandi nella marcia km.2, 3, 4, 6, anche su strada, Riccardo Ercolani,
Nicola Pupilli e Andrea Ballerini nella 4x200 indoor, Aurora Bartocci nei 400 indoor e
nel tetrathlon, Federica Mariani nel triplo indoor, Sabrina Pellegrini nell'alto indoor,
Riccioni Giulia nel peso indoor e nel martello, Ilaria Bonafoni nei 60 e 200 indoor, nei
100 e 200, Jenny Bongiovanni nei 100 e 200hs con crono elettrico, Margherita
Burattini nei 150 crono elettrico, Benedetta Cecchini negli 800, 1500, 2000, 3000 e
2000 siepi, Angelica Marinelli negli 80 crono elettrico, Angela Pennacchi nel peso
indoor ed outdoor, Chiara Capezzone negli 800, 1500, 3000 e 5000, Giulia Lippera
nei 3000 siepi. A prescindere dai risultati individuali e di squadra, quel che è certo è
che l'Atletica Fabriano è di nuovo ai vertici regionali come movimento di massa e di
qualità di indubbio spessore. Unico cruccio, l'assenza dal panorama marchigiano della
squadra maschile che tante soddisfazioni ha regalato in un recente passato al clan
biancorosso. Ci vorrà ancora un po' di pazienza, mancano i numeri e di conseguenza
anche per la prossima stagione verranno concesse opportunità ai più meritevoli in altre
società. Per contro, Fabriano, con la sua realtà femminile, richiama a se emergenze da
altre città e le squadre Allieve ed Assolute, arricchite dalle ragazze di Chiaravalle,
Montecassiano, Val Fabbrica e Foligno, non mancheranno nel 2013 di rinverdire
recenti tradizioni agonistiche di respiro nazionale, non dimenticando che alle loro
spalle scalpitano le ragazzine, serbatoio che al momento sembra inesauribile per
garantire il futuro.
Insomma, ci sarà ancora molto da scrivere.