Lavori dei ragazzi della classe 3 A Scuola Media

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Lavori dei ragazzi della classe 3 A Scuola Media
Tutti i corpi celesti ruotano in continuazione…è legge ineluttabile
della natura che si portino da un posto all’altro…come credere
allora che l’anima umana mal sopporti i cambiamenti di luogo e
di dimora, quando la divinità stessa trova nel muoversi assiduo e
velocissimo o il suo piacere o la sua sussistenza?
E ora scendi dal cielo in terra: vedrai le trasmigrazioni di interi
popoli e genti. Che significano le città greche nel cuore di regioni
barbare? O la lingua dei Macedoni fra gli Indiani e i Persiani? …
In Asia Minore c’è una folla di Ateniesi; Mileto ha sparso in ogni
direzione 75 colonie; tutto il litorale italico bagnato dal Tirreno
fu la Magna Grecia. L’Asia rivendica gli Etruschi; i Tirii abitano
l’Africa, i Cartaginesi la Spagna; i Greci emigrarono in Gallia, i
Galli in Grecia; i Pirenei non impedirono il passaggio dei Germani:
Per luoghi impervii, per luoghi ignoti si aggirò la volubilità degli uomini. Si
trascinarono dietro i figli e le mogli e i genitori grevi di vecchiaia… non fu
lo stesso motivo per tutti di lasciare la patria e di cercarne una nuova:
alcuni scampati alle armi nemiche… altri furono esclusi dalla guerra
civile, altri dall’eccesso di popolazione, altri da un’ epidemia o dalla
frequenza dei terremoti o da catastrofi connesse con la natura del suolo;
certuni seguirono il miraggio di una regione felice… incessante è il via vai
del genere umano: ogni giorno qualcosa muta in un mondo così vasto: si
gettano le fondamenta di città nuove, nuove genti si affacciano alla
storia cancellando o incorporando le precedenti… a che scopo enumerare
Antenore, il fondatore di Padova, … o Diomede e gli altri che la guerra
di Troia disseminò, i vinti insieme ai vincitori, per le terre altrui? Come se
l’Impero romano non risalisse a un esule, un profugo che aveva perso la
patria...
(da LE CONSOLAZIONI di Seneca , scritte tra il 41 e il 49 d.C
d.C.)
La vocazione dell’
dell’uomo
alla migrazione
La direzione di flussi
migratori
I ghiacciai
La specie umana, nella sua lunga storia iniziata alcuni milioni di anni fa con le forme
primitive di Homo habilis e Homo erectus, ha sempre manifestato una forte propensione alla
migrazione, per andare alla ricerca di nuovi territori. Quando, ad esempio, una mutazione
genetica che rafforzava la specie o un’innovazione culturale che consentiva l’acquisizione di
nuove tecniche per la produzione di migliori qualità e maggiori quantità di cibo o per la
lavorazione dei metalli, favoriva l’aumento della popolazione presente in un dato territorio.
Le migrazioni, generate sia da fattori biologici che culturali, hanno prodotto esse stesse ,
effetti culturali e soprattutto biologici smussando le differenze genetiche fino a portare
alla formazione di un’unica specie umana su
tutto il pianeta. Possiamo quindi affermare
che sono state le grandi migrazioni
dell’antichità ad omogeneizzare la nostra
specie e, in una certa misura,
anche ad accelerare
l’organizzazione sociale che,
senza i condizionamenti delle migrazioni,
si sarebbe sviluppata molto più
lentamente.
Le migrazioni sono un fenomeno imponente che riguarda, come abbiamo visto,
la totalità dei Paesi e dei popoli del mondo; tuttavia, nonostante ciò, non esiste ancora
una definizione chiara e univocadi “migrante”. Con questo termine normalmente
s’intende una persona o un gruppo di persone che si sposta da un luogo ad un altro,
tra questa disparità di cause va segnalata innanzitutto la ricerca di un'occupazione stabile.
Quando la migrazione interessa intere popolazioni costrette ad abbandonare la loro terra.
In passato i flussi migratori hanno interessato piccoli gruppi o anche intere popolazioni
che da regioni della Terra povere di risorse, ma ricche di abitanti si spostavano verso
regioni ricche di risorse, ma poco abitate. In genere questi uomini trovavano nel Paese
Ospite vasta disponibilità di spazi entro i quali poter organizzare le proprie attività
senza interferire con le culture locali e senza entrare in competizione con esse.
Ciò ha consentito che, per quanto in terra
straniera, essi mantenessero le loro tradizioni.
Durante il paleolitico è avvenuta una serie di
cambiamenti climatici. Durante le epoche glaciali
i ghiacci avevano coperto il continente europeo e
gran parte del Mar Mediterraneo.
Avvenivano quindi contatti tra gli abitanti
della penisola iberica e di quella italica. Con la fine dell'ultima glaciazione,
tra 15000 e 10000 anni fa, e il conseguente aumento delle temperature, i ghiacciai
ripresero a sciogliersi, e il livello dei mari si rialzò nuovamente. Pur essendo una
delle terre più antiche d'Europa, l'isola fu abitata stabilmente da genti arrivate
nel Neolitico ed i primi insediamenti sono stati rinvenuti sia in Gallura che nella
Sardegna settentrionale. Presumibilmente furono popolazioni provenienti dalla
Penisola iberica e sicuramente anche dall‘africa. Ma gia nel Neolitico recente e
poi nell'età del rame, si scorgono sull'Isola vari segni di un notevole progresso
dovuto molto probabilmente a uomini venuti da Oriente, forse dalle Cicladi o da Creta.
ALCUNI ESEMPI DI POPOLI
MIGRANTI
Una teoria parla del fatto che le terre d'origine dei Vichinghi divennero
sovrappopolate: una popolazione in crescita ed un'agricoltura inefficiente a supportarne
il peso potrebbero aver causato una carenza di terreni, sia coltivabili che abitabili.
Per un popolo che vive in zone costiere, esperto di navigazione, poteva sembrare
ovvio tentare un'espansione in territori oltre-mare. Un problema di questa teoria è
che non è stato provato nessun aumento della popolazione o calo di produzione
agricola con conseguente carenza di risorse.Questa teoria è ampiamente accettata come
una parte della soluzione del problema, essendo difficile immaginare la ragione per cui
un popolo dovrebbe cercare di colonizzare nuovi territori lontani se non mancano terre vicino
a quello d'origine; tuttavia, non si danno spiegazioni sullo sviluppo delle spedizioni di
commercio e saccheggio, come sul perché si sia preferito cercare territori in terre lontane
piuttosto che colonizzare l'enorme entroterra scandinavo, composto prevalentemente
di foreste quasi completamente disabitate.
Un'altra teoria sostiene che i Vichinghi sfruttarono le temporanee debolezze delle
regioni in cui viaggiarono. Per esempio, i Vichinghi danesi erano perfettamente a
conoscenza delle divisioni interne dell'Impero di Carlo Magno, che iniziarono
negli anni '30 e terminarono con la separazione dell'impero in 3 entità distinte.
Anche le spedizioni in Inghilterra hanno sfruttato le dispute interne dei diversi
regni inglesi. Il declino delle antiche rotte commerciali può anch'esso essere una
parte della soluzione. Il commercio fra l'Europa occidentale e il resto
dell'Eurasia calò drasticamente con la fine dell'Impero romano nel V secolo e
con l'espansione dell'Islam nel VII secolo. All'epoca dei Vichinghi il commercio
attraverso il Mar Mediterraneo era ai suoi minimi livelli. Commerciando, per
esempio, pellame e schiavi in cambio di argento e spezie con gli Arabi, e
commerciando poi nuovamente questi beni coi Franchi in cambio di armi, i Vichinghi
agirono come intermediari prendendo il posto che era dei commercianti
mediterranei.
Per quanto riguarda il commercio, un altro fattore importante è la distruzione
della flotta frisa da parte dei Franchi: questo diede ai Vichinghi l'opportunità di
prendere il loro posto nei mercati.
Tutto ciò comunque spiega come l'espansione vichinga poté essere possibile, ma
non perché essa cominciò. In risposta a quest'ultimo interrogativo alcuni prendono
in considerazione un'altra possibilità: essa potrebbe essere stata la conseguenza
della resistenza alla cristianizzazione forzata della Scandinavia (in particolare
Carlo Magno perseguitò duramente tutte le popolazioni pagane, che dovevano
accettare la conversione o il massacro). Ciò può spiegare anche il perché della
particolare ferocia che i Vichinghi mostrarono sempre nei confronti degli edifici
cristiani, non solo saccheggiati ma spesso profanati.
I vichinghi sono conosciuti anche per essere stati i primi esploratori del
Nordamerica, raggiunto tra la fine del X e gli inizi dell‘XI secolo (a tal
proposito si vedano Bjarni Herjólfsson, il primo europeo ad avvistare il
continente americano ben 5 secoli prima dei viaggi di Cristoforo Colombo,
e L'Anse aux Meadows, un antico insediamento vichingo dell'XI secolo
ritrovato sull'isola di Terranova, nell'odierno Canada).
I viaggi dei vichinghi divennero sempre meno frequenti dopo
l‘intruduzione dell’ cristianesimo in Scandinavia, tra la fine del X e gli
inizi dell'XI secolo. L'epoca vichinga viene convenzionalmente considerata
conclusa dalla Battaglia di Stamford Bridge, nel 1066.
ALTRA GRANDE MIGRAZIONE
L’arrivo nell’isola di Guanahaní poi San Salvador della piccola
flotta capitanata dal genovese Cristoforo Colombo (1451 ca. -1506),
il 12 ottobre 1492, segna l’inizio della scoperta, della conquista e
dell’evangelizzazione delle America. Non si tratta, dunque, di un semplice
rinvenimento come nel caso del probabile arrivo di un gruppo di vichinghi
nell’America Settentrionale verso la fine del secolo X, che non ebbe alcuna
conseguenza per il continente , ma di un atto che pone le premesse
di un’integrazione razziale, culturale e spirituale unica nella storia.
L’impresa di Colombo s’inserisce nel quadro dell’espansione europea dei
secoli XIII-XVI, che vede protagonisti soprattutto portoghesi e
spagnoli, i quali solcano con entusiasmo mari sconosciuti e affrontano i
pericoli dei viaggi verso l’ignoto, animati anzitutto dal desiderio di
ampliare le frontiere della Cristianità. Nell’ammiraglio genovese e in
coloro che lo seguono non sono da trascurare le motivazioni economiche
e la ricerca di orizzonti più ampi, anche in relazione al serrarsi del
Mediterraneo Orientale per l’avanzata dei turchi ottomani, ma un peso
notevole hanno pure le aspirazioni religiose, cioè il desiderio di convertire
gli indigeni e di reperire fondi per la riconquista di Gerusalemme.
Se il progetto crociato del grande navigatore non viene realizzato, non si può
dimenticare che l’oro del Nuovo Mondo servì a finanziare la resistenza
contro i turchi. La spedizione guidata da Colombo segue immediatamente
il compimento della reconquista, cioè del processo di liberazione della
penisola iberica dai musulmani, iniziato nel secolo VIII e concluso con
la presa di Granada, il 2 gennaio 1492. L’entusiasmo per la vittoria spiega
anche perché i Re Cattolici, Isabella di Castiglia (1451-1504) e Ferdinando
d’Aragona (1452-1516), consapevoli della grande missione della Spagna
difendere e diffondere il messaggio cristiano in Europa e nel mondo
accogliessero il progetto, apparentemente irrealizzabile, del navigatore
genovese: andare dalla Spagna alle Indie "passando il Mare Oceano a Ponente".
A partire dal secondo viaggio di Colombo realizzato fra il 1493 e il 1496 ,
la visione idilliaca delle Indie, che aveva caratterizzato fino ad allora
le relazioni degli scopritori, viene meno tragicamente con l’uccisione di tutti i
compagni dell’ammiraglio da parte degli indios. Ha inizio la conquista, il
cui fine principale è sempre l’evangelizzazione, che prevale su altri fini del
tutto leciti, come l’onore e la grandezza della Spagna, nonché la ricerca di
ricchezze e di profitti materiali. L’ideale missionario, applicato alle nuove terre,
costituisce l’humus dal quale scaturisce un tipo umano forse irripetibile,
quello dei conquistadores. Figli di una terra dove si era appena conclusa
la crociata contro i mori, ma in cui sopravviveva lo spirito che l’aveva ispirata,
molti di essi attraversano l’oceano animati da un sogno di conquista e di gloria,
fondato sulla volontà di ampliare i confini della fede cristiana e i domìni
della Corona spagnola.
La conquista, soprattutto nella fase iniziale, è una sorpresa per tutti,
risultando come la conseguenza non di un piano preciso, ma di una serie
di reazioni di fronte a situazioni impreviste o d’iniziative di pochi audaci,
come quella di Hernán Cortés (1485-1547) nei territori dell’attuale Messico.
Inoltre, solo per le comunità del Centroamerica e dell’America andina si
può parlare di vera e propria conquista, perché i nuovi arrivati non si misurano con
organizzazioni primitive, ma con autentici Stati, caratterizzati peraltro da
inspiegabili assenze sul piano economico e tecnologico : la ruota, l’allevamento,
la lavorazione del ferro, l’arco e la volta nelle costruzioni o da presenze sinistre,
come il cannibalismo, i sacrifici umani, la schiavitù. Questi elementi spiegano sia
l’intransigenza e il furore dei conquistadores che inorridiscono di fronte a oscure
idolatrie, nei cui templi scorreva sempre sangue , sia la facilità della conquista.
Infatti, i regni e gli imperi indigeni, costruiti a prezzo di guerre sanguinosissime
e fondati sulla tirannia e sulla crudeltà, portavano in sé i germi della propria
distruzione: l’inaridimento culturale e l’instabilità politica, a causa della
turbolenza dei popoli sottomessi, la cui presenza a fianco degli spagnoli
capovolge le sorti della guerra e la trasforma in una carneficina.
Con la conquista del regno di Granada, l'ultimo territorio iberico ancora in mano ai musulmani,
la Castiglia aveva libero accesso alle coste atlantiche, ma si trovava la costa africana e
le isole atlantiche sbarrate dai portoghesi. Proprio per questo i sovrani Ferdinando II
d'Aragona e Isabella I di Castiglia accettarono l'impresa proposta loro dal genovese
Cristoforo Colombo. In realtà essa si basava su un errore di calcolo: Colombo era convinto
che la circonferenza terrestre fosse molto minore di quanto non sia effettivamente e credeva
di riuscire a raggiungere in tempi relativamente brevi l'Oriente descritto da Marco Polo,
ovvero intendeva buscar “ el Levante por el Poniente.”Questo errore e l'aiuto dei venti alisei
permisero a Cristoforo Colombo di scoprire il 12 ottobre 1492 e sbarcare il giorno seguente
su una delle isole Lucai, che venne battezzata San Salvador, per poi toccare altre isole tra
cui l'isola Santa Maria, Grande Exuma, Grandi Antille, Haiti dopo settanta giorni di
navigazione su tre piccole navi, la Niña, la Pinta e la Santa Maria. Da quel momento, quella
parte di mondo divenne terra spagnola, almeno secondo la volontà di Colombo stesso
che ne prese possesso, senza nessuna consultazione con gli abitanti, a nome dei reali di Spagna.
Seguirono a questo altri quattro viaggi nel periodo tra il 1492 e il 1500, in cui Colombo
continuò l'esplorazione dei Caraibi, raggiungendo a sud le foci dell'Orinoco e ad ovest Panama.
IN EPOCHE PIU’ RECENTI
Come è già stato detto, l’ emigrazione è un fenomeno sociale che porta una parte di
popolazione a spostarsi dal proprio luogo originario. Tale fenomeno può essere dovuto
da cause ambientali, economiche e sociali, spesso intrecciate fra loro.
Quando vengono a mancare le condizioni necessarie al pieno compimento
dei desideri dell'uomo, questo è spinto a cercare un luogo diverso da quello
di origine "dove aver migliore fortuna". Le motivazioni possono essere diverse:
economiche, politiche, guerre in atto, persecuzione. Sono sempre esistiti due tipi
di emigrazione: quella temporanea e quella permanente. L’ emigrazione
permanente è quella che riguarda il lavoro dei manovali, infatti, nell’ 800 molti
braccianti veneti si trasferivano in Argentina nei periodi di pausa della loro terra.
Al contrario l’ emigrazione permanente riguarda tutti quelli che cercavano di far
fortuna ed accumulare quel capitale necessario per acquistare un terreno o
un’ attività propria nella terra d'origine.
Dalla fine dell'800 in poi, milioni di italiani per la maggior parte contadini,
provenienti non solo dal meridione, ma anche da regioni del nord,
presero una nave per andare negli Stati Uniti d'America, oppure in altri paesi
in via di sviluppo e bisognosi di manodopera, come l‘America latina
( Argentina, Venezuela, Brasile ecc..), il Canada e l' Australia. Il primo periodo
di forte emigrazione si manifestò tra la fine dell'800 e l'inizio del 900 (1880-1930).
Nel primo decennio del nuovo secolo, l'Italia perse più di due milioni di abitanti.
Lo scoppio della prima guerra mondiale, interruppe il movimento migratorio
durante il conflitto, ma il flusso verso le terre straniere riprese subito
dopo la sua fine. Dal 1931 ci fu un secondo arresto, dovuto prima di tutto agli
Stati Uniti d'America, che limitarono il numero di emigranti ammessi e poi anche
dal governo italiano che frenò l'emigrazione all'estero in quel periodo.
Durante il secondo conflitto mondiale, l'arresto del flusso migratorio fu
ancora più cospicuo, questo era dovuto al fatto che i cittadini italiani
residenti in alcuni paesi stranieri, venivano considerati "nemici", poiché
l'Italia era considerata un nemico politico da combattere. La seconda
ondata di emigrazione, ci fu subito dopo il II conflitto mondiale, tra il
1946 e il 1971, l'emigrazione in questo periodo riprese considerevolmente,
continuando a registrare la perdita di intere generazioni di lavoratori.
Tra la fine dell'800 e l'inizio del 900, milioni di emigranti, partirono
principalmente dai porti di Genova, Napoli e Palermo e con minore
frequenza anche da altri porti italiani. Si partiva preferibilmente nei mesi
meno freddi (da Marzo ad Ottobre) e soprattutto nei mesi estivi, ma
molti italiani, affrontarono il viaggio anche nei mesi più freddi come
Dicembre, Gennaio e Febbraio.
Dopo la seconda guerra mondiale nel centro dell’Europa si ebbe la
migrazione di undici milioni di Tedeschi dai territori annessi da
Russi e Polacchi verso ovest. Nell’Estremo Oriente sei milioni di
giapponesi tornarono in patria dalla Corea.
Le migrazioni attuali si sviluppano dal sud povero del mondo
verso il nord ricco, a differenza di quelle del passato che in
genere si muovevano da est verso ovest. I flussi migratori odierni
determinano l’accentuazione dei caratteri multirazziali delle
società europee e nordamericana. Contemporaneamente nascono
reazioni di razzismo e di intolleranza dalle conseguenze
pericolose.
Valutiamo ancora altre cause che possono dare origine alle migrazioni :
Cause naturali: inondazioni, frane risveglio di vulcani, attività sismica. Le
popolazioni si spostano dunque a causa dell’impraticabilità di svolgere
attività che possano permettere la sopravvivenza, nelle zone soggette a
catastrofi naturali.
Cause religiose: intere regioni si spostano per intolleranze religiose di ogni
genere, dalla impossibilità di professare il proprio culto sino alla vera e
propria soppressione di ogni credente di una determinata religione.
Cause sociali: possono essere le più svariate: ad esempio la disoccupazione.
Tipico è poi il caso degli irlandesi che a metà del 1800 furono costretti a
migrare in massa verso il Nord America. La causa prima fu la diffusione in
Irlanda della rogna nera della patata, importata con le prime navi a vapore
proprio dall’America. Il parassita della rogna nera ha un tempo di
incubazione piuttosto breve. Quando la traversata dell’Atlantico era effettuata
con lenti velieri, il lungo viaggio ne neutralizzava le capacità di sviluppo. I
nuovi battelli, più veloci, portarono in Irlanda tuberi infetti, che contagiarono
rapidamente le coltivazioni irlandesi. Si ebbe una caduta rovinosa della
produzione, che portò carestie gravissime. Questa causa sociale mise in moto il
flusso migratorio.
Cause economiche: é il caso di tutte le forme di migrazioni degli
schiavi, ritenuti pura merce destinata alla compravendita. Le
principali zone di provenienza della schiavitù, in particolare
durante l’Epoca Moderna, furono le coste e l’entroterra africano.
I flussi erano rivolti soprattutto a est, verso il Medio Oriente, e
ad ovest, verso il continente Americano.
Cause etniche: anche in questo caso, direttamente o indirettamente
sono delle migrazioni coatte. E’ di questo tipo la migrazione
degli Ebrei verso la Palestina prima dalla Germania e
dall’Europa nazista, poi, nel dopoguerra, da diverse parti del
mondo.
Cause politiche e militari: sono provocate da patti, trattati, leggi,
guerre e dalle loro conseguenze. E’ il caso dei grandi spostamenti
di popoli dopo la seconda guerra mondiale.
Al velocissimo incremento della popolazione verificatosi tra la fine dell’800
e i primi decenni del 900, fece parzialmente da valvola di sicurezza
l'ondata di massicce emigrazioni: "L'emigrazione europea costituì
probabilmente il maggior movimento di popoli che si sia mai registrato in
tutta la storia umana". Il demografo Armengaud calcola che fra il 1371
e il 1914 lasciarono l'Europa 34 milioni di persone di cui 25 milioni si
stabilirono definitivamente all'estero. Tra gli ultimi anni dell'Ottocento e
i primi del Novecento il flusso migratorio era composto soprattutto di
giovani individui singoli provenienti dall'Europa mediterranea e
orientale.
Tale flusso era diretto prevalentemente verso le Americhe e in particolare
verso gli Stati Uniti, che acquisirono l'aspetto di una società in rapido
cambiamento, composta da molteplici gruppi etnici, culturali e religiosi.
L’Italia, per la povertà delle sue risorse e la povertà delle iniziative
economiche, è stata per oltre un secolo, dal 1861 fino agli anni Settanta,
terra di emigrazione, si stima che siano espatriati in cerca di lavoro circa
22 milioni di italiani, per la massima parte originari del Mezzogiorno.
Gli Stati Uniti innanzi tutto, poi alcuni paesi dell'America meridionale,
soprattutto l'Argentina, furono le aree verso le quali si indirizzarono con
maggior intensità le emigrazioni. Nel solo periodo 1901 - 1913, quando il
fenomeno toccò le punte massime, lasciarono l’Italia più di 8 milioni di
persone, cioè una media di oltre 600.000 all'anno.