Danieli - Market Insight
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Danieli - Market Insight
Danieli affronta la congiuntura con ricavi oltre i tre miliardi “Completare il processo di internazionalizzazione delle strutture produttive, arricchire la gamma dei prodotti della filiera ingegneristica nella produzione di acciaio, sviluppare la rete di centri servizio nel mondo, potenziare i centri ricerca e sviluppo, salvaguardare un portafoglio ordini di eccellenza e prestare molta attenzione alla redditività mentre proseguono i piani di sviluppo della produzione di acciaio”. Sono queste, precisa Gianpietro Benedetti, presidente del gruppo Danieli, “le priorità strategiche a cui stiamo lavorando per salvaguardare i piani di sviluppo e la redditività di una azienda che si deve confrontare con una concorrenza agguerrita in uno scenario congiunturale che nel prossimo biennio vedrà un certo rallentamento nel mercato europeo dell’acciaio, mentre c’è una fase di riflessione in pressoché tutti i grandi operatori mondiali dell’acciaio, anche quelli appartenenti ai Paesi emergenti e quelli ricchi di materie prime quali il petrolio”. Dati di bilancio Sede Gianpietro Benedetti, le strategie di Danieli per il futuro Più in particolare, aggiunge il capo azienda, “in Europa non si muove nulla e gli investimenti sono di fatto bloccati, mentre nel resto del mondo i principali operatori sono alla finestra in attesa di capire quale sarà l’evoluzione dell’economia”. Il tutto mentre i Paesi africani che si affacciano sul Mediterraneo subiscono gli effetti del caos che si è venuto a creare con la cosiddetta primavera araba. Noi comunque, prosegue Benedetti, “siamo riusciti a salvaguardare un portafoglio ordini al di sopra dei tre miliardi grazie agli sforzi realizzati nell’innovazione dei prodotti, che hanno avuto un’eccellente accoglienza, e nell’espansione della capacità produttiva nel mondo con focus nei Paesi emergenti e cioè quelli che hanno manifestato il più alto potenziale di sviluppo in questi anni difficili”. È doveroso ricordare al riguardo che nell’ultimo lustro la multinazionale di Buttrio (Udine) ha realizzato una mega fabbrica in Thailandia ed ha in corso il raddoppio di uno dei due insediamenti in Cina, mentre sta realizzando una nuova fabbrica in India e una in Russia, ampliando ulteriormente quella presenza che già oggi si estende sui cinque continenti con società operative in Austria, Cina, Croazia, Francia, Germania, India, Olanda, Regno Unito, Russia, Spagna, Stati Uniti, Svezia, Thailandia e Vietnam oltreché in Italia, dove è in corso anche l’ampliamento del centro di ricerche di Buttrio accanto all’investimento di 40 milioni nell’officina meccanica dello stesso insediamento friulano, “che rimarrà il centro di costruzione per il “noble equipment” di alta qualità. Iniziative grazie le quali – precisa Benedetti – potremo consolidare il metodo per migliorare competitività e produttività”. Ma c’è pure altro poiché, precisano al quartier generale di Buttrio, ”l’estensione della filiera impiantistica è avvenuta anche tramite l’acquisto di una serie di società tecnologiche in UK specializzate nella progettazione di impianti in alluminio, la nuova frontiera del gruppo, e delle officine tedesche specializzate nel trattamento dei rottami oltreché una serie di aziende italiane specializzate in alcune fasi di una filiera che parte dal trattamento del minerale/metalli ferrosi e giunge ai prodotti finiti anche negli acciai speciali” Nel contempo, proseguono a Buttrio, “è stata sviluppata una rete di centri servizio world wide per incrementare le attività di “service and maintenance” per garantire ai clienti una maggiore copertura per assistenza post vendita accanto al ripotenziamento (upgrading) tecnologico degli impianti”. Novità significative anche sul fronte della produzione di acciaio, ove opera la controllata ABS e il nuovo insediamento in Croazia. Da rilevare al riguardo che in Croazia è stata acquisita per 25 milioni una acciaieria a Sisak, ove sono stati programmati investimenti per circa 100 milioni con avvio produzione stimato per novembre. Resta invece ancora da allocare l’investimento da 300 milioni e questo sforzo potrebbe essere ancora realizzato presso ABS se verrà fornita l’energia elettrica necessaria in quanto oggi le linee sono sature. Iter avviato cinque anni fa e solo ora ritornato di attualità con l’ok di Regione e Stato a Terna per realizzare la nuova linea per fornire l’energia necessaria alla nuova acciaieria. La vera scommessa per il nostro paese si gioca quindi sul progetto “Rotoforgia” che permetterà al gruppo di entrare in nuovi segmenti di mercato con prodotti all’avanguardia. E tale progetto sarà realizzato in Italia se ci saranno le condizioni necessarie, a partire dall’energia elettrica, ed anche se, come ricordano ad Udine, “avremo un maggior costo annuo di 15 milioni rispetto alla Croazia. Questo in quanto, concludono, “pensiamo di conseguire una serie di efficienze e ottimizzazioni grazie le quali recuperare gran parte del maggior costo” Una serie di impegni di grande rilievo, ma considerati necessari per mantenere la leadership globale oltreché compatibili. Questo anche se è doveroso ricordare che, some sottolinea Benedetti, “dopo il ciclo di espansione internazionale delle capacità produttive sopra elencate e realizzate nell’arco di poco più di un lustro, un periodo nel corso del quale i dipendenti sono più che raddoppiati oltre quota 10.000, il prossimo futuro sarà caratterizzato dal consolidamento delle posizioni conseguite e dall’integrazione delle maestranze per salvaguardare il modus operandi del nostro gruppo: dalla modalità operativa all’etica, dalla qualità dei prodotti alla capacità innovativa transitando per la produttività eccellente su prodotti competitivi e mantenuti all’avanguardia da un centro ricerche capace oltreché integrato”. Ed è anche per questo che vi sarà “un’attenta gestione del personale per portare un miglioramento delle competenze ed un’integrazione dello stesso nella struttura World Wide” accanto ad “una gestione oculata delle risorse finanziarie per garantire la copertura non solo degli investimenti pianificati ma pure quella dei periodi necessari per completare la learning curve ed ottenere la qualifica dei nuovi prodotti”. Questo anche perché, concludono a Buttrio sull’argomento, “continueremo a sviluppare internamente la ricerca limitando la fuga/sharing del know how e garantendo ai nostri clienti macchine in grado di produrre acciaio con minori investimenti iniziali (CAPEX) e minori costi operativi (OPEX) a parità di verticalizzazione del prodotto finito”. E un esempio di tutto ciò è fornito dalla nuova iniziativa denominata MIDA; una acciaieria a ciclo continuo molto compatta, circa la metà di una standard, che permette di ridurre del 30% il personale dedicato, ottenere un risparmio energetico di quasi il 30% e ridurre nel contempo le emissioni come è stato rilevato in Arizona, uno degli Stati americani più severi sul fronte dell’inquinamento e della difesa dell’ambiente. Una serie di iniziative grazie le quali il gruppo pensa di consolidare quel portafoglio ordini oggi al di sopra dei tre miliardi nonostante lo scenario congiunturale non sia favorevole nella produzione di acciaio e nel settore impiantistico. Sul primo fronte, come ricordano a Buttrio, “ci attendiamo un calo compreso fra il 10 e il 20% della domanda poiché il mercato europeo dell’acciaio per il prossimo biennio sarà in flessione in quanto pressoché tutti i settori di riferimento denotano affaticamento: dall’auto alle grandi costruzioni alle centrali elettriche, anche green come l’eolico. E primi sintomi di affaticamento giungono pure dalla Germania, che assorbe gran parte di quel 50% di produzione di acciaio che ABS indirizza ai mercati internazionali. Elementi di criticità, come sopra ricordato, emergono pure sul versante ingegneristico poiché “il mercato è prudente e resterà tale finché non saranno risolte alcune delle tematiche che preoccupano pure i nostri grandi clienti internazionali, a partire dalla crisi in cui continua a dibattersi l’euro anche per le difficoltà di molte economie del vecchio continente; criticità che se non verranno risolte in tempi utili potrebbero espandersi con ricadute anche sui paesi emergenti”. Ed è proprio questo che, concludono a Buttrio, “rallenta le scelte di investimento che la parte del mondo più dinamica dovrebbe realizzare anche per rendere più efficiente il parco impianti esistente”. Nonostante questo, però, alla Danieli sono fiduciosi sul prossimo futuro poiché il gruppo “dovrebbe continuare a vincere commesse grazie alla capacità concorrenziale conquistata e alla valenza dei nuovi prodotti, che oltretutto hanno permesso di ampliare la filiera coprendo oggi oltre il 70% dell’intero ciclo”. Il 2013 dovrebbe così presentare un giro d’affari nell’ordine dei tre miliardi in quanto la prevista flessione nella produzione di acciaio, lo steel making, sarà compensata dal lieve aumento del settore impiantistico, il plant making, che, come ricordato, beneficerà anche delle nuove iniziative sull’estensione della copertura delle filiera e del lancio dei nuovi prodotti. Buone notizie anche sul fronte reddituale poiché l’Ebitda potrebbe anche superare i 300 milioni se il gruppo avrà la capacità di realizzare e completare le commesse nei tempi contrattuali senza extracosti. Da rilevare al riguardo che lo scorso esercizio Danieli ha sofferto alcuni costi non previsti per la sospensione di alcuni progetti in Nord Africa, ove è stato necessario mobilizzare i jambo per evacuare due cantieri in Egitto ove operavano circa 2.000 persone e un cantiere in Libia con altre mille occupti, e oneri non previsti per il completamento di alcuni cantieri nel Middle East. Costi in parte compensati da una buona performance finanziaria, anche se il rafforzamento del dollaro verso l’euro è stato ora sostituito da un trend opposto. I risultati dell’esercizio in corso potrebbero quindi essere in linea con quello appena chiuso, portando ad una serie di tre esercizi con fatturato elevato e buona redditività pur in presenza del settore steel making meno brillante dello scorso esercizio per fatturato e redditività, ma con il settore plant making caratterizzato da risultati ancora soddisfacenti. Buone notizie anche nel medio termine in quanto il gruppo dovrebbe poter mantenere fatturato e redditivià nel settore plant making grazie allo struttura internazionale costruita in questi anni e pur in presenza di una competizione più incisiva. Nel settore steel making la Danieli potrà invece aumentare fatturato e redditività solo al completamento degli investimenti programmati e sopra delineati oltreché del periodo necessario per qualificare nel mercato i nuovi prodotti; “periodo stimato complessivamente in due-tre anni e cioè alla fine del ciclo flat che si è aperto in Europa come sopra delineato salvo una possibile ripresa legata essenzialmente i piani di sviluppo delle infrastrutture che saranno decisi dai governi dei principali paesi industrializzati. È doveroso inoltre ricordare che “la capacità di produrre acciaio con impianti innovativi che permettano il raggiungimento di produzioni di qualità a costi contenuti è l’unico modo per garantire la competitività dei produttori occidentali rispetto quelli operanti nei paesi emergenti”. Il mercato degli impianti “subirà comunque una maggiore competitività a livello internazionale soprattutto nei paesi emergenti, dove si iniziano a vedere operatori locali con prodotti di qualità. Ed è proprio in questo quadro che, completano a Buttrio, “il ruolo della ricerca e della continua assistenza al cliente sarà sempre più importante per garantire qualità a prezzi concorrenziali”. Dati finanziari Indicazione d'acquisto ancora dominante per Danieli nonostante il calo di domanda nell'acciaio Equita ripropone il buy su Danieli con target price a 32 euro perché “sono leader nella tecnologia ed esposti ai mercati emergenti dove la domanda di impianti per produrre acciai in modo efficiente resta ancora elevata”. Siamo positivi anche perché, completa l’analista, “tratta a multipli con forti sconti rispetto alle società comparabili e ciò non riflette la solidità della struttura finanziaria del gruppo”. Mediobanca rilancia l’outperform con target price a 22,7 euro poiché “presenta una elevata capacità di tenuta degli utili grazie ad un portafoglio ordini solido e di qualità, mentre il management è eccellente e ha dimostrato nel tempo di avere la giusta visione dell’andamento dei mercati”. Siamo positivi anche perché, completa l’analista, “apprezziamo le strategie implementate e il modello di business, anche se la produzione diretta di acciaio è un’attività ciclica e quindi dopo gli ottimi risultati dell’ultimo bilancio sono previsti due anni di flessione con riflessi su ricavi e margini reddituali a causa del rallentamento nel consumo di acciaio previsto in Europa da pressoché tutti i clienti di ABS”. Exane BNP ripropone l’outperform con target aumentato da 24 a 27 euro il 5 settembre perché “ci aspettiamo una crescita più forte nell’acquisizione ordini e quindi anche nei ricavi nei prossimi anni in quanto il gruppo dovrebbe beneficiare dell’aumento dal 20 al 40% della capacità produttiva di acciaio basata su forni elettrici ove il gruppo è leader”. Consigliamo di acquistare Danieli anche perché, completa l’analista, “tratta a sconto sui multipli storici e rispetto ai competitor, mentre apprezziamo modello di business e strategie messe a punto da un management che ha dimostrato di conoscere molto bene un lavoro decisamente complesso e fortemente concorrenziale”. Fidentiis è passata da buy a hold a metà settembre perché “abbiamo rivisto al ribasso le prospettive del mercato europeo dell’acciaio e secondo noi la controllata ABS subirà una tensione sui margini per la riduzione di circa il 15% nei volumi prodotti nei prossimi 12 mesi”. Questo anche se, conclude l’analista, “restiamo positivi sull’attività impiantistica perché “dovrebbe confermare i volumi in quanto la visibilità è garantita da un portafoglio ordini elevato e solido”. Intermonte conferma l’underperform con prezzo obiettivo a 20 euro in quanto “continuerà ad essere sottovalutata fino a quando non migliorerà la struttura finanziaria, riducendo l’eccesso di cassa, mentre il driver delle quotazioni continuerà ad essere l’andamento dell’utile, ma questo è destinato a flettere alla luce del rallentamento economico in atto in Europa, dove Danieli soffrirà per la prevista flessione delle vendite di acciaio da parte della controllata ABS”. Noi comunque, conclude l’analista, suggeriamo di acquistare i titoli di risparmio perché “trattano a forte sconto in una ipotesi di ribilanciamento della struttura in quanto sarebbe opportuno convertirle in ordinarie anche per aumentare la liquidità del titolo. Prosegue la sovraperformance e il titolo si porta vicino al massimo dell’anno Danieli chiude la giornata borsistica del 2 ottobre piazzandosi oltre quota 20 euro. Un approdo positivo, che porta al 34% il recupero rispetto al 26 giugno scorso; una giornata nel corso della quale la quotazione è scivolata fino a toccare i 15 euro e cioè il 30% in meno del massimo dell’anno raggiunto lo scorso 30 aprile a quota 21,43 euro. Un andamento influenzato dalla volatilità dei mercati e che ha portato la quotazione a passare dai 16,94 euro di inizio gennaio al massimo dell’anno di 21,43 euro dello scorso 30 aprile per poi ridiscendere ai già citati 15 euro di giugno, quando è riscattato il recupero fino a quota 20 euro di martedì scorso. Un valore pari a un multiplo rispetto ai 5,46 euro del 2 dicembre 2008, quando è stato segnato il minimo degli ultimi cinque anni a soli sei mesi dal massimo storico fissato il 21 maggio 2008 a quota 27,38 euro. Penalizzazione considerata eccessiva anche dai cauti per una società che è fra i tre leader al mondo nel comparto e con punte di eccellenza assoluta sia in termini di prodotti che di capacità innovativa. Un punto di minimo recuperato rapidamente, anche se con una serie di oscillazioni repentine, per poi risuperare quota 20 euro nell’aprile del 2010. Un picco a cui ha fatto seguito un altro crollo, sino ai 13,78 euro del 25 agosto prima di riscattare verso l’alto e raggiungere i 24,61 euro il 15 dicembre del 2010; quattro mesi nel corso dei quali la Danieli ha messo a segno un balzo di quasi l’80% per poi ridiscendere verso l’approdo dei 15 euro dell’agosto del 2011 quando il titolo ha risentito della forte crisi dei mercati finanziari per i timori sul debito di molti Stati, Italia inclusa. Un crollo superato però rapidamente, tanto che l’azione ha sovraperformato nel 2012, soprattutto nei mesi primaverili, in netta controtendenza con il mercato. Coverage & Consensus Per Danieli permane il rischio esecuzione e i margini restano sotto tensione Danieli archivia un altro esercizio con una sostanziale stabilità di ricavi e utili, anche se i margini reddituali soffrono per gli eventi straordinari innestati dalle primavere arabe, che hanno costretto il gruppo ad evacuare con aerei speciali ben tre cantieri con alcune migliaia di collaboratori, oltreché per alcuni costi straordinari sorti nella fase di chiusura di alcune commesse. Margini in calo anche perché lo scenario congiunturale non è favorevole e ciò si riflette pure sulle scelte dei grandi clienti dei Paesi emergenti, che in questa fase sono spinti a restare alla finestra anziché realizzare i piani di investimento che l’innovazione stimola. Il gruppo friulano riesce comunque a conquistare nuove commesse e mantenere un portafoglio ordini al di sopra dei tre miliardi grazie anche ad una capacità innovativa di vera eccellenza. Caratteristiche grazie le quali affrontare con maggiore serenità il futuro e una concorrenza sempre più agguerrita, anche se permane il rischio esecuzione poiché alcune commesse sono complesse e ubicate in aree “sensibili” con annessi rischi. C’è poi il tema comunicazione poiché tutti gli analisti esprimono apprezzamenti lusinghieri su società, strategie e management, ma nel contempo ribadiscono che il titolo continuerà a soffrire per la bassissima attenzione ai mercati finanziari e alle esigenze degli investitori. Considerazioni riproposte sul tema delle azioni di risparmio, considerate inutili e penalizzanti. Approfondimento - Alessandro Trivillin racconta gli sviluppi nell’acciaio del gruppo Danieli Per poter fronteggiare una competitività sempre crescente bisogna investire in impianti innovativi che permettano di preservare la qualità del prodotto, mantenendo al contempo costi contenuti. Obiettivo, ricorda Trivillin, che il gruppo sta cercando di raggiungere implementando le ricerche nella produzione di acciai speciali e migliorando il proprio customer service. “Il settore dell’acciaio sconterà ancora un trend di produzione sostenuto, ma a partire dal 2013 affronterà una domanda stabile, o in leggero calo, anche nei paesi emergenti, mentre resterà debole nei mercati europei e negli USA. Il tutto con una possibile ripresa legata essenzialmente ai piani di sviluppo delle infrastrutture che saranno decisi dai governi dei principali paesi industrializzati” annuncia Alessandro Trivillin, amministratore delegato della ABS. “La capacità di produrre acciaio con impianti innovativi che permettano il raggiungimento di produzioni di qualità a costi contenuti, risulta essere l’unico modo per garantire la competitività dei produttori occidentali rispetto a quelli operanti nei paesi emergenti. Infatti - seguita Trivillin - il mercato degli impianti vedrà una maggiore competitività a livello internazionale, soprattutto nei paesi emergenti dove si iniziano a vedere operatori locali con prodotti di qualità”. Ed è per questo che, precisa l’amministratore delegato di Abs, “il ruolo della ricerca, con lo sviluppo di acciai speciali e della continua assistenza al cliente attraverso una forte verticalizzazione delle produzioni sarà sempre più importante per garantire qualità a prezzi concorrenziali”. Per quanto ci riguarda, specifica Trivillin, “le Acciaierie Bertoli Safau (Abs) hanno chiuso l’esercizio al 30 giugno 2012 con buoni risultati in termini di volumi e redditività. Ma per l’esercizio al 30 giugno 2013 le aspettative non sembrano essere di eguale soddisfazione per un mercato che non sembra garantire la stessa ricettività dello scorso anno”. Per raggiungere una produzione complessiva per il settore steel making di circa 1,5 milioni di tonnellate all’anno, dettagliano alla sede udinese, “nel mese di maggio 2012 è stata completata l’acquisizione di un’acciaieria in Croazia. Acquisto che ha beneficiato di una campagna di investimenti che permetterà di produrre a Sisak con la stessa qualità e varietà di gamma attualmente garantita dagli stabilimenti di Pozzuolo”. Nello specifico, conclude Trivillin, “potendo usare tre forni fusori elettrici e sei forni di trattamento con quattro macchine di colata e due laminatoi si potrà offrire un allargamento della gamma dei prodotti offerti con sezioni da 30 a 1.000 mm, con una forte verticalizzazione del processo e mantenendo una ampia scelta di marche d’acciaio per utilizzo metalmeccanico, automotive, power sectors ed oil/gas”. Headquarter Franco Alzetta illustra il percorso di internazionalizzazione di Danieli “Il gruppo Danieli è cresciuto lungo gli ultimi 30 anni in due fasi distinte: dapprima con il completamento della gamma dei prodotti e successivamente con l’aumento della capacità produttiva”. Il completamento dello spettro dei prodotti, che comprende impianti di trattamento del minerale, acciaierie, colate e laminatoi per prodotti lunghi e piani, è avvenuto, spiega Franco Alzetta, chief operating officier del gruppo Danieli, “con un processo di acquisizione di altri operatori europei e statunitensi già consolidati sul mercato di riferimento e con referenze importanti: questo ha portato ad una prima internazionalizzazione del gruppo grazie all’integrazione di competenze e culture diverse”. L’espansione, prosegue il Coo, “è stata possibile anche grazie alla costruzione delle nuove fabbriche in Far East, in particolare in Cina, Thailandia, India e Vietnam. Insediamento con i quali si è potuto interiorizzare buona parte delle attività che venivano prima processate da realtà esterne, attuando il principio aziendale we do not shop around for noble equipment. Le nuove fabbriche hanno anche permesso di aumentare la capacità di manufacturing”. Noi, conclude Alzetta, “ci proponiamo ora nel mercato internazionale con una produzione a costi in linea con i produttori dei paesi a basso costo pur salvaguardando la qualità occidentale e con una forte propensione ad essere presenti nel mercato del Far East, dove avvengono circa i tre quinti delle produzione mondiale complessiva di acciaio”. Gianpietro Benedetti spiega le attività di Danieli nella ricerca e sviluppo “Le attività di ricerca del gruppo sono rivolte verso tre principali aspetti: la riduzione dei costi (Capex) necessari per costruire un’acciaieria, la riduzione dei costi (Opex) necessari per la produzione di acciaio e il rispetto ambientale”. Nel secondo dopoguerra, spiega Gianpietro Benedetti, presidente e amministratore delegato del gruppo Danieli, “la produzione di acciaio poteva avvenire in modo economicamente sostenibileessenzialmente grazie a mega impianti con volumi di alcuni milioni di tonnellate all’anno che producevano e coprivano la necessità di acciaio di grandi aree”. In seguito, specialmente con Danieli, “si è sviluppato il concetto di Minimill dove con produzioni tra 700.000 e 800.000 tonnellate all’anno si poteva comunque garantire una produzione in utile coprendo aree con un raggio di 600-700 chilometri. Ora invece si parla di Micromill con produzioni economicamente in utile anche al di sotto delle 400.000 tonnellate per anno. Una formula che permette di servire anche aree di mercato di modesta dimensione con investimenti (Capex) molto ridotti”. La ricerca, continua l’Ad, “è fondamentale anche per sviluppare nuove tecnologie per la lavorazione dell’acciaio, integrando di continuo le varie macro-fasi: fusione, colata, laminazione e trattamenti. Questo permette di ridurre il costi di produzione ed i conseguenti prezzi di vendita permettendo al produttore di assumere la veste di price maker nel mercato”. Benedetti prosegue ricordando che “la ricerca è centrale anche per ridurre l’impatto sull’ambiente, che rimane un tema in primo piano sia per la diminuzione dell’inquinamento, anche attraverso il trattamento delle emissioni quali fumi, rumori e polveri, sia per il risparmio delle risorse come l’acqua. Innovazioni necessarie soprattutto con la metallurgia secondaria che porta a un rafforzamento del concetto di recycling di questa industria garantendo al pari maggior flessibilità produttiva ed una produzione con minori emissioni di CO2”. 07 ottobre 2012 - 19:39:02