La Rocca - Altervista
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La Rocca - Altervista
6/2003 NOTIZIARIO DI STORIA E ATTUALITÀ SANTAGATESE N. 4 REG. TRIB. PS NR. 427 - DIR. RESP. G. DALL’ARA REDAZIONE SANT’AGATA FELTRIA FAX 0541/929744 - GRAFICA E FOTOCOMPOSIZIONE IL PONTE STAMPA TIPOLITO LA PIEVE, VILLA VERUCCHIO - EMAIL [email protected] In pudria andè a scola a pè? Sommario 2 Pungitopo, il vincitore 3 Urbini, chaffeur d’Europa 4 Riaprono vecchi sentieri 5 Basta Messe improvvisate 6 Don Bonaccorsi, 100 anni fa 7 L’immagine delle Marche 8 La famiglia Frampoli 9 Le poesie di Marani 10 È uscito il cd della Banda 11 Attualità ROCCA È UN’INIZIATIVA COMITATO FIERE ED INIZIATIVE PROMOZIONALI I n pudria andè a scola a pè... l’è enca vicina! Ui faria ben ma chi burdel... ma adess i è tot esagerèt!...” Scendendo verso la piazza giorni fa ho involontariamente sentito queste parole, che due anziani si scambiavano tra loro. Ed è stata ancora una volta l’occasione per ricordarsi che i vecchi hanno sempre qualcosa da suggerire. Per la verità in questi anni l’importanza dell’andare a scuola a piedi viene riscoperta un po’ da tutti, anche dagli specialisti. Spesso la stampa dà spazio a pediatri ed esperti che ci ricordano come camminare regolarmente - sia per i bambini che per gli adulti - è un’importante fonte di benessere fisico, e risparmia la necessità di iscriversi a società sportive e a corsi in palestra. Il percorso scuola-casa è una delle occasioni migliori per approfittare dei benefici delle passeggiate regolari e per raggiungere i raccomandati 30 minuti quotidiani di cammino. I vantaggi per i bambini vanno molto al di là degli aspetti fisici (che pure sono importanti, se è vero che tutti ci raccomandano in continuazione che i nostri figli rischiano, più di ogni altra generazione, di essere obesi, non tanto perché mangiano troppo e male, quanto perché hanno uno stile di vita sedentario sin da piccoli), e riguardano sia la capacità di socializzazione, che lo sviluppo psicologico. Ecco quanto ha pubblicato lo psicoterapeuta Giacomo Toffol nella rivista “Un pediatra per amico”: “Negli ultimi anni alcune amministrazioni comunali e strutture scolastiche italiane, seguendo gli esempi che vengono dal r e s t o d’Europa, hanno iniziato ad organizzare delle modalità alternative al traffico veicolare per recarsi a scuola. Le esperienze effettuate sono le più varie, ed hanno visto sempre il coinvolgimento attivo di genitori, insegnanti, e degli entusiasti bambini. Si va dalla istituzione di percorsi pedonali protetti, fino all’organizzazione di veri e propri “autobus a piedi” come avviene in alcuni quartieri di Roma. I bambini accompagnati dai genitori alle fermate del “pedibus” percorrono poi degli itinerari stabiliti in gruppo e accompagnati da volontari adulti, riuscendo in tal modo a fare attività fisica e nel contempo a crearsi nuove amicizie, conoscendo meglio l’ambiente che li circonda. L’obiettivo fondamentale cui puntano queste iniziative è dare la possibilità al bambino di muoversi senza motore in quello che dovrebbe essere il suo mondo. I vantaggi per i bambini sono molteplici: danno la possibilità di effettuare del movimento, sufficiente a mantenere una buona salute; favoriscono la socializzazione; abituano i bambini ad una corretta educazione stradale, rendendoli più sicuri come pedoni; migliorasegue a pag. 5 La Rocca Novembre/Dicembre 2003 CRONACA del paese coordinato dall’ideatore de “Il Pungitopo”, Efrem Satanassi. Insieme a lui queste persone vogliono lavorare per promuovere iniziative che potrebbero coinvolgere anche il teatro. In questo modo il premio letterario sarà visto come coinvolgimento di persone del luogo che lavoreranno insieme per valorizzare il nostro paese. Il gruppo è aperto alle persone, con la passione per la lettura, che si vogliono unire all’iniziativa”. Benedetta Rinaldi Romagnano: furti in chiesa Al lungo elenco di opere d’arte trafugate nel nostro territorio dobbiamo aggiungerne altre due. Nella chiesa di Romagnano, nel mese di novembre, sono scomparse due tele ad olio di circa due metri di altezza. Uno dei due quadri rappresentava Santa Flora, l’altro una Madonna con il bambino. Il furto sarebbe avvenuto nottetempo forzando una finestra della chiesa. Parte bene la stagione teatrale L’eredità di Venanzio La nuova stagione teatrale del Mariani è partita con uno spettacolo splendido. La Compagnia Giovani del teatro stabile delle Marche ha presentato “L’Isola”, una pièce con brani tratti da Shakespeare, Molière e Rostandt, e un filo conduttore davvero originale fatto da spiritelli, musici e maschere. Quindici attori, con la regia di Paola Galassi, hanno incantato il pubblico presente (non molto a dire il vero), con memorie fantastiche, interrotte da trovate comiche e da belle musiche originali. È stato presentato Sabato 25 Ottobre il libro vincitore della settima edizione del premio letterario “Il Pungitopo”. “L’eredità di Venanzio”, questo il titolo dell’opera dello scrittore pesarese Valentino Rocchi, aveva sbaragliato i suoi avversari, i finalisti Vinicio Susi di Siena, Maurilio Barozzi di Trento, Claudia Jandolo di Avellino e Mariella Marras di Nuoro, nel Settembre 2002 aggiudicandosi il prezioso riconoscimento con la seguente motivazione: “per la compattezza di un disegno narrativo che pur con alcune sfrangiature si plasma in maniera efficace di una scrittura diretta e di uno stile consono ad una mistery story della provincia italiana”. “Si vuole presentare al pubblico - dichiara il presidente della Pro-Loco Margherita Marini - l’opera pubblicata dalla casa editrice Guaraldi la scorsa estate e abbiamo colto l’occasione per delineare il progetto dell’impostazione del nuovo Pungitopo. Verranno mantenuti gli stessi caratteri e lo stesso regolamento ma ci saranno innovazioni fra cui l’edizione biennale tenuta non più a Settembre ma in Primavera e la premiazione di editi ed inediti, con lo stesso tema del Pungitopo. Verrà riservata una sezione anche degli editi, si sceglierà un’opera di valore sul tema e verrà consegnato il nostro riconoscimento. Il premio - prosegue il presidente - sarà gestito da un gruppo di persone Sandro Valli presenta la sua Perticara Sandro Valli! Chi non lo conosce. Se avete qualche numero arretrato della Rocca andate a vedere le pagine dedicate a Perticara e a Miniera, e troverete alcune delle sue poesie. Finalmente il nostro Sandro si è deciso a raccoglierle tutte, ad aggiungerne altre, e a pubblicarle in un bel libro. Il dialetto è il nostro, con qualche inflessione del Casermone di Miniera. Il libro è stato presentato a Perticara nei primi giorni di novembre ed è diventato uno spettacolo. Se non l’avete ancora letto lo trovate in edicola e in tutte le librerie. Gita a Venezia organizzata dalla Società del Mutuo Soccorso. Anno ‘55 circa. Prima fila in alto da sinistra: Parò, Adolfo Piacenti, Maria Piacenti, Vittorio Piacenti, Ezio de fabre, Giovanni Piacenti e suo fratello. Seconda fila da sin.: Arduina (moglie di Parò), Luigi D’Orazi (Durazon), Ciacci (babbo della Tosca), Maria d’Ezio, Maria Guidi (de spazen), Marani Mario (Marnin). Terza fila: Francesca, Wanda dla Rinelda, Gina Giuliani (la Ginona ad Marani). Quarta fila: Bossari Vittorio, la nòna ad Sciampino, Candida, la Giuliana dla Cisira, la muzèna “Mariuccia”. Quinta fila: Arnaldo D’Orazi, Edgardo Bossari, Anna Marani (Maranenna). Per gentile concessione di Anna D’Orazi. Foto Ceccaglia. 2 La Rocca Novembre/Dicembre 2003 PERSONAGGI Mauro Urbini “Chauffeur d’Europa” O ra che ha raggiunto la meritata pensione, Mario Urbini ha deciso di tornare alla “sua” Sant’Agata, nella sua casa all’ombra di Rocca Fregoso, alternando periodi di permanenza nel suo paese con altri di ritorno dai suoi familiari a Parigi, dove ha vissuto per quarant’anni, esercitando il mestiere di autista di pullman da turismo. Proprio per questa sua attività, che lo ha portato a viaggiare lungo tutte le strade d’Europa, Mario, a Parigi, è conosciuto come lo “chauffeur d’Europa”. Tra l’altro, per un certo periodo, è stato anche autista ufficiale della Squadra Nazionale Francese di tennis ed ha accompagnato in giro per numerose nazioni fior di campioni che hanno stimato e benvoluto il loro “Mariò”. Abbiamo voluto intervistarlo e farci raccontare qualche episodio riguardante la sua attività. Mario, come mai hai deciso di ritornare a Sant’Agata? “Beh! Dopo aver girovagato in lungo e in largo per mezzo mondo ed aver vissuto in una metropoli affascinante ma caotica come Parigi, si desidera un po’ di quiete e di relax (e qui di quiete ce n’è tanta davvero!). Inoltre qui ci sono mio fratello Peppino e la sua famiglia ed ho tanti amici”. Ci piacerebbe conoscere qualche episodio ce certamente avrai vissuto nella tua vita d’autista. “Ce ne sono tanti da raccontare, ma forse il più strano e quello che, ancor oggi, mi procura un certo disagio è un fatto avvenuto quando ho accompagnato dei turisti... naturisti in un villaggio-club nel sud-ovest della Francia. E’ successo nei primi anni della mia attività. Mi era stato affidato il compito di trasportare dei turisti a Bezier. Io non sapevo che si trattava di nudisti. L’appuntamento era per la sera, con partenza dal Trocadero, vicino alla Torre Eiffel. Avevo preparato il mio bel pulman con 40 cuccette; il mio posto di guida era separato dal resto del pulman da una tenda. Alle 10 tutti i turisti sono arrivati e saliti a bordo, mentre io stivavo i loro bagagli. Al momento della partenza ho solle- vato la tenda divisoria per assicurarmi che tutti fossero ai loro posti e per augurare loro buon viaggio. La scena che se è presentata ai miei occhi mi ha lasciato di stucco: ho visto i miei... clienti, tutti nudi, che in modo del tutto naturale chiacchieravano tra loro. Avevo preparato un bel discorsetto, ma son riuscito a pronunciare solamente “bonsoir”, ho chiuso velocemente la tenda e sono partito. Certo che a me, giovane e pieno dei buoni insegnamenti ricevuti a casa, quella vista mi ha choccato”. Poi è andato tutto bene? “Bene per modo di dire. Ho viaggiato per tutta la notte senza più osare di sollevare la tenda. Quando al mattino siamo giunti a Bezier, i miei turisti sono scesi, vestiti, hanno preso i loro bagagli e si sono recati verso il villaggio turistico. Io ho sistemato il pulman nel parcheggio poi mi sono avviato verso la reception dell’albergo per farmi assegnare la mia camera. E qui mi capita la sorpresa. Il custode al cancello del club mi chiede chi sono ed io mi qualifico. Quello, impassibile, mi dice che se voglio entrare nell’abergo mi devo spogliare. Io ribatto, discuto, impreco, prego e spiego che non ho nessuna voglia di La Rocca, il giornale del tuo paese Le vostre foto nel nostro sito, prendete nota del nuovo indirizzo Tutti i sottoscrittori che ci faranno avere la loro fotografia, potranno rivedersi nel sito web della Rocca. Se è da molto tempo che non lo visitate fatelo subito! Il sito web curato da Gino Sampaoli è ora pieno di informazioni e di fotografie inedite del nostro paese. Aiutateci a realizzare la sezione in dialetto e prendete nota del nuovo indirizzo http://santagata.altervista.org/ A scuola di dialetto Gino Sampaoli sta organizzando una nuova sezione del sito: “A scuola di dialetto”. Per far questo avrebbe bisogno di qualcuno che lo possa aiutare da S.Agata. Un'idea potrebbe essere quella di coinvolgere gli insegnanti ed 3 denudarmi. Niente da fare! Le regole in un campo di nudisti sono quelle: o nudi o non si entra. La discussione à andata avanti per lungo tempo. Dopo aver tentato e supplicato in tutti i modi di farmi tenere almeno gli slip da bagno, ho dovuto cedere: mi sono spogliato, poi tutto vergognoso, con una valigia protettrice sul davanti, mi sono presentato alla reception, dove una bella signorina, vestita come Eva, mi ha consegnato con noncuranza la mia chiave”. Poi lo choc è passato? “Per niente! Mi sono ritirato in camera, deciso a non scendere più, ma all’ora di pranzo ecco che bussano alla porta. È il capogruppo che mi invita a scendere in sala da pranzo. Io tento di rifiutare, sostengo che posso mangiare in camera, che non me la sento di scendere nudo. Niente da fare. Dunque, così come mamma mi ha fatto, scendo ed entro ad occhi bassi nella sala dove tutti belli, sorridenti e soprattutto... nudi, mi salutano con cordialità e mi augurano buon appetito! È andata avanti così per otto tremendi giorni. Non ho più accompagnato dei nudisti”. Arrigo Bonci i bambini delle Scuole di S. Agata F. per aiutare il sito a documentare il nostro dialetto. Abbiamo bisogno del tuo contributo! Alla fine del 2003 la Rocca compie dieci anni. Grazie ai volontari che hanno provveduto a scrivere e distribuire il giornale, grazie alle fotografie di Enzo Liverani e Marco Zanchini, e grazie ai lettori e sostenitori, numerosi come sempre. Se il giornale vi piace ditelo ai vostri amici, e chiedete loro di sottoscrivere, per ricevere regolarmente la Rocca! Se volete aiutarci a fare più bello questo giornale, inviateci articoli, fotografie, ricordi, lettere e commenti. Se non siete d’accordo con il contenuto degli articoli pubblicati, o più semplicemente volete dire la vostra opinione, scriveteci. La Rocca Novembre/Dicembre 2003 CRONACA Fernando ambasciatore da vip W inston Churchill, Peter Ustinov, Bob Geldof, Jim Carr. La galleria dei Vip ritratti con Fernando Gianessi è pressoché infinita. D’altra parte, li serve a tavola con il dovuto riguardo da oltre 25 anni... Classe 1938, santagatese d’origine, dopo aver frequentato gli studi a Novafeltria e la scuola alberghiera a Pesaro, Gianessi si è involato per l’Europa. Prima cameriere, poi ristoratore, ha girato il vecchio continente in lungo e in largo: prima in Belgio, poi Francia, Lussemburgo fino ad approdare in canada. Dopo 12 anni trascorsi in Germania, si è stabilito oltre Manica, a Hereford. Ed è in Inghilterra che ha preso piede il suo particolare hobby: farsi ritrarre con le celebrità. Ministri laburisti e conservatori, anchor man e scrittori, star dello spettacolo e della musica: gli scatti che ritraggono il cameriere della Valmarecchia impegnato a stringere mani ai Vip sono innumerevoli. “Il mio grande cruccio, la foto che manca alla collezione è la regina Elisabetta. Per motivi di sicurezza e privacy non mi è mai stato concesso di posare con lei. Ho solamente potuto ritrarre la sua Rolls Royce...” racconta il 65enne Gianessi. Attualmente Fernando è impegnato con una ditta di catering di alto livello Riaprono i vecchi sentieri A Appesa la giacca e la cravatta, indossa una comoda tuta, infila le scarpe da trekking e impugna forbici e falci. Con l’obiettivo di dare un “taglio” agli intrusi che hanno reso impraticabili i sentieri. Enrico Gorini, 41 anni, avvocato riminese, è l’ideatore di “Sentierismo Romagnolo”, un gruppo di volontari che si adopera per la ‘camminabilità’ dell’immediato entroterra da percorrere a piedi e con discrezione. In parole povere, riportano in vita vecchi sentieri. Il primo obiettivo è stato l’apertura e la pulizia di un vecchio sentiero ad anello nei paraggi di Maiano, a 6 km da S. Agata Feltria, in mezzo a boschi popolati di caprioli. Insieme a Gorini e al co-fondatore Marino Ricci, un gruppo di persone: imprenditori, insegnanti, impiegati, grafici che per un giorno hanno faticato divertendosi all’aria aperta e per un fine socialmente utile. Come premio, “Sentierismo Romagnolo” ha offerto il pranzo, una ‘rustida’ di pesce preparata da un cuoco in pensione. “Perché Alpi e Appennini, quando a 40 minuti d’auto si arriva in posti splendidi e - spesso- mai visti? - è il provocatorio invito - E perché ricercare culture esotiche, quando i sentieri dietro casa raccontano dei nostri nonni?”. Il problema è soltanto la ‘fruibilità’ dei posti, imprigionati come sono da fili spinati oramai privi di significato protettivo. Gambe in spalla, dunque. “Sentierismo Romagnolo” (339-2121674, [email protected]) ha nel mirino antichi sentieri tra Maiano e Perticara: vorrebbe riesumarli con il nome caratteristico “sentieri dei minatori”. Non solo Alta Valmarecchia, ma ogni zona dell’entroterra. E senza far concorrenza a Cai o Comunità Montana, “piuttosto vorremmo riaprire i sentieri secondo gli standard così da essere ripresi anche nelle cartografie”. (m.c.) Come e quanto sottoscrivere? Ordinario 13 Euro Sostenitore 15 Euro Benemerito 25 Euro Le sottoscrizioni possono essere inviate alla redazione della Rocca, Casella Postale 26, 61019 S. Agata Feltria (Pesaro), oppure possono essere consegnate ai vari collaboratori che distribuiscono (volontariamente) il giornale a S. Agata, Novafeltria e nei paesi vicini. 4 i cui titolari, gli Ascaris, sono di origine italiana. Nelle sue tournée in terra britannica, coltiva due passioni, oltre alle fotografie: la solidarietà e il legame con il Montefeltro. L’ultima raccolta di fondi da lui organizzata, in occasione del festival letterario Hay-onWyne, ha fruttato 8.000 sterline devolute per la ricerca sul cancro. Il 18 settembre, invece, Gianessi in veste di testimonial omaggerà il capo della polizia del West Midland della medaglia di Sant’Agata: per Fernando è “l’occasione di allacciare un gemellaggio tra le forze dell’ordine inglesi e quelle dell’alta Valmarecchia”. (m.c.) SOTTOSCRIZIONI Antonio Masini, (sost.) Rimini Alberto Pradella (ben) S. Agata Luigi Ciuffetti (ben) Novafeltria Ristorante Perlini (sost) S. Agata Mario Riceputi, Sarsina Didier Montironi (sost) Parigi Cinzia Giuliani, Sant’Agata Ristorante Perlini (sost) S. Agata Alberto Pradella (ben) S. Agata Rita Agostini e Giancarlo, S. Agata Franco Vicini (sost), S. Agata Renato Mascella (ben.) Novafeltria Gilberto Rossi (ben) S. Agata Elide Guidi, Grassina, Bagno a Ripoli Rosanna Guidi, Firenze Marisa Narducci, Limbiate (MI) Cleto Vicini (sost), Ravenna Gianna Poggioli (sost) Ravenna Ludovico Molari (sost) Novafeltria Sportlife di Masini (sost) Rimini Sestina Castellano (sost) Perticara Luciano Paci (sost) S. Agata Giancarla Paci (sost) Cesena Paolo Antimi (sost) VezziPortio Genova Giorgio Liverani (sost) RSM Mario Urbini (sost) Parigi Giovanni Alessandrini (sost) S. Agata Marta Flenghi (sost) S. Agata Gabriella Paci Salvi (sost) S. Agata Alessandro Valli (sost) S. Agata Remo Valli (sost) Bellaria Fra Gianfranco Liverani (sost) Rimini Arrigo Bonci (sost) S. Agata Fratelli Grazia (sost) Novafeltria Giuseppe Paci (sost) Genova Rita Sampaoli (sost) S. Agata Antonio Berloni (ben) S. Agata Augusto Mancini (sost) S. Agata Comunità Montana Novafeltria (ben) Guerrino Sartini (sost) S. Agata Angelo Gregori (ben) Imola La Rocca Novembre/Dicembre 2003 ATTUALITÀ Basta con le Messe improvvisate U na buona notizia per quei cattolici che si trovano a disagio di fronte a celebrazioni eucaristiche “creative”, a riti improvvisati, a Messe stravaganti o “fai da te”, e in genere ad Assemblee pseudoreligiose spacciate per Messe. L’autorevole rivista Jesus sul numero di ottobre ha anticipato che è in uscita un’istruzione vaticana che metterà, per così dire all’Indice, gli abusi sull’Eucarstia. Il titolo provvisorio è Pignus redemptionis ac futurae gloriae e si tratta di una “istruzione” firmata dalle Congregazioni per la dottrina della fede, e per il culto e la disciplina dei sacramenti. La bozza dell’ultima versione del documento è stata distribuita a vescovi e consultori il 5 giugno scorso, e l’uscita della stesura definitiva è prevista tra la fine dell’anno e l’inizio del 2004. L’istruzione era stata preannunciata dal Papa nel numero 52 dell’enciclica Ecclesia de Eucharistia: “Occorre purtroppo lamentare che, soprattutto a partire dagli anni della riforma liturgica post-conciliare, non sono mancati abusi”, aveva scritto il Papa nel testo firmato il Giovedì santo di quest’anno. E precisava: “Per rafforzare il senso profondo delle norme liturgiche ho chiesto ai dicasteri competenti della Curia romana di preparare un documento più specifico, con richiami anche di carattere giuridico, su questo tema di grande importanza”. È quello che si propone, appunto, l’istruzione in gestazione, che prende di mira 37 “abusi” principali contro l’Eucaristia. Il principale elemento di novità è probabilmente quello del paragrafo 197 dell’attuale bozza, in cui si afferma che “ogni cattolico, sacerdote o diacono o fedele laico, ha il diritto di sporgere querela circa gli abusi liturgici”, in via preferenziale “al proprio vescovo diocesano”, ma anche “al pastore equiparato sui iuris o presso la Santa Sede”. E nel paragrafo successivo si chiede che “tutti portino il dovuto rispetto a coloro che lamentano l’abuso e si astengano da parole che possano nuocere alla buona fama dei denuncianti. Ma quali sono gli abusi elencati nell’istruzione? Nel capitolo sulla corretta celebrazione della santa Messa, tra le altre cose si esclude la possibilità di “applausi e danze all’interno dell’edificio sacro, anche al di fuori della celebrazione eucaristica. Né viene ammesso alcun pretesto in loro favore”, ma si denunciano sia gli atteggiamenti dittatoriali di certo clero che un eccessivo protagonismo dei laici. In riferimento alla partecipazione dei laici si sostiene che l’Eucaristia non va ritenuta una “concelebrazione” del sacerdote con i fedeli presenti, e le stesse espressioni “comunità celebrante” e “assemblea celebrante” vanno evitate, perché richiamano modi di dire politici, che poco hanno a che fare con la materia liturgica. Infine vengono inviatati i cattolici a denunciare tutti gli abusi. Dunque se vi trovate in chiesa con un sacerdote che cambia a suo gusto il rito e che compie abusi liturgici, non siete più soli (tratto da un articolo di Vittoria Prisciandaro) Sant’Agata vista dall’alto Foto scattata da Gerardo Boschi in volo col parapendio a motore gentilmente prestato da Gabriele Boldrini 5 segue dalla prima no la qualità dell’ambiente urbano in prossimità delle scuole, con la riduzione del traffico, del rumore e dell’inquinamento atmosferico”. In un piccolo paese come il nostro dovrebbe essere relativamente facile andare a scuola a piedi, e da noi si otterrebbe come vantaggio ulteriore una minor confusione di veicoli nel piazzale di fronte alla scuola, dove all’ora dell’uscita i bambini schizzano gridando tra pulmini e retromarce di macchine varie, in uno spazio piuttosto ristretto, facendo spesso trattenere il fiato agli adulti intorno. Purtroppo ogni genitore santagatese che ha figli alle elementari e alle medie è perfettamente consapevole che nella realtà di S. Agata, nonostante le distanze siano ideali, non è al momento possibile mandare tranquillamente i bambini da soli a scuola a piedi. Gli ostacoli principali sono due: la mancanza di un adeguato tratto pedonale sulla Sarsinate, dove peraltro, come tutti sanno, negli orari di ingresso e di uscita dalla scuola passano moltissime macchine, e gli zaini pesanti. Spero che si tratti di difficoltà non insormontabili. A quanto pubblicamente sostenuto durante le assemblee scolastiche dai rappresentanti dell’amministrazione comunale, nel cassetto sono già presenti i progetti relativi ad un marciapiede sulla provinciale e ad un collegamento adeguato tra la zona di San Girolamo e la scuola. Con un buon attraversamento pedonale, la realizzazione di questi interventi potrebbe far superare il problema strutturale. L’altro ostacolo è relativamente più semplice: se è vero che in alcuni comuni dell’Emilia Romagna è stato stabilito che il peso degli zaini non debba superare il 15% del peso del bambino, credo che basti più semplicemente confidare nel buon senso dell’istituzione scolastica ed in una adeguata distribuzione del materiale tra scuola e casa per giungere ad ottenere zaini effettivamente trasportabili. Paola Sorci La Rocca Novembre/Dicembre 2003 STORIA La vicenda di don Bonaccorsi Uno scandalo che divise il paese 100 anni fa L a Chiesa Collegiata di S. Agata alla fine del ‘900 attraversava un periodo di grande crisi. In passato era stata Concattedra Vescovile e sede di un Capitolo Canonicale con un Parroco Arciprete. In seguito alle leggi anticlericali dello Stato italiano, decadde rapidamente e con essa il numero dei sacerdoti diminuì fortemente. Dopo la morte dell’ultimo Parroco Don Eugenio Callegaris, avvenuta il 21.7.1897 viene retta da Economi Spirituali, cioè da Vicari. L’ultimo di essi fu tale Don Carlo Bonaccorsi. La Rocca ha ricostruito in esclusiva per voi l’intera vicenda. Il 25 novembre 1901 Don Carlo Bonaccorsi, Arciprete di Monteriolo nella Diocesi di Modigliana, scrive al Vescovo del Montefeltro, Alfonso Andreoli. Ha saputo che vi sono delle parrocchie vacanti tra le quali quelle di S. Agata e Talamello, e si mette a disposizione Il 26 dicembre dello stesso anno il Vescovo di Modigliana acconsente a che il Bonaccorsi possa venire nel Montefeltro, esprime valutazioni positive, ma al tempo stesso suggerisce di non mettergli a servizio in casa donne che non siano in età canonica. Una sola cosa meraviglia il Vescovo di Modigliana: che il Bonaccorsi pur avendo di fatto chiesto una diversa parrocchia non abbia formalmente rinunciato alla sua attuale, quella di Monteriolo. Il 31 dicembre il Sindaco di Talamello - informato da alcuni cittadini del possibile arrivo di Don Carlo Bonaccorsi comunica al Vescovo che le informazioni che ha raccolto sul prete sono negative: il sacerdote lascerebbe molto a desiderare nella condotta. Il Sindaco prega il Vescovo di toglierlo dall’impaccio che quella nomina finirebbe per causare. Poco tempo dopo anche il Comune di Sant’Agata si esprime negli stessi termini. Il Vescovo allora chiede ulteriori informazioni. Un sacerdote gli scrive dalle Balze che il Bonaccorsi, originario di Marradi, fin da giovane ha lasciato molto a desiderare nella sua condotta, ma che si tratta di persona capace. Nel frattempo il Bonaccorsi abbandona la parrocchia di Monteriolo, e pren- de dimora a S. Agata, nonostante il parere negativo ed i numerosi richiami del Vescovo Sante Mei di Modigliana. Il comportamento del Bonaccorsi, giudicato dal punto di vista del Vescovo di Modigliana, in effetti lasciava a desiderare: il sacerdote si assentava per intere settimane dalla sua chiesa, non insegnava la dottrina, non spiegava il vangelo, non prestava assistenza ai malati. Sembra però che il suo abbandono della parrocchia di Montriolo fosse dovuto anche all’insistente richiesta del Vescovo di Pennabilli di assumere l’Economato Spirituale della Parrocchia di S.Agata - cosa che avvenne nei primi mesi del 1902 - in prospettiva dell’ottenimento della Parrocchia stessa. Fatto sta che il 28 luglio del 1902 il Vescovo Mei sospende a divinis Don Bonaccorsi dalla sua Diocesi. Poco tempo dopo il Bonaccorsi fa appello alla Congregazione dei Vescovi contro il decreto di sospensione e il 12 agosto incurante del decreto, sostiene a Pennabilli l’esame di concorso per la parrocchia di S. Agata Feltria. La posizione del sacerdote si ingarbuglia ulteriormente, perché nel leggere la corrispondenza e gli articoli apparsi sulla stampa dell’epoca si vede che non ha dato al Vescovo di Modigliana nessun segno di ravvedimento. Finalmente, sei mesi dopo la sospensione a divinis, Don Bonaccorsi comunica la sua rinuncia formale alla parrocchia di Monteriolo al Vescovo di Modigliana. Quest’ultimo gli risponde per confermare che gli invierà i documenti necessari alla sua nuova situazione non appena la Congregazione dei Vescovi si pronuncerà sull’esposto presentato dal sacerdote. Con lettera riservata il Vescovo Mei scrive poi al Vescovo del Montefeltro che, dopo accurate ricerche, non risulta che il Bonaccorsi possa a ragione essere accusato di immoralità. Il Vescovo del Montefeltro procede però con i piedi di piombo, nonostante i solleciti del sacerdote, anche perch‚ Giuseppe Celli da S. Agata lo informa che il Bonaccorsi ha mostrato di appoggiare nelle amministrative la lista socialista-libero pensierista, un 6 movimento all’epoca molto forte in paese. Nel mese di giugno del 1903 Don Bonaccorsi comincia a perdere la calma con il Vescovo di Pennabilli. Per lui il diritto alla parrocchia di S.Agata è ormai un fatto acquisito, è stato chiamato, vi ha prestato servizio per 18 mesi, ha rinunciato alla parrocchia di Monteriolo, ha consegnato il certificato di moralità. Così fa sapere al Vescovo di Pennabilli che è disposto a recedere solo a fronte di un indennizzo adeguato per il passato e per il futuro: “Eccellenza Finiamola!”. Il prolungarsi della vicenda che priva S. Agata Feltria di un Parroco responsabile, provoca in paese malumori e dicerie a non finire. Al Bonaccorsi vengono rimproverate apertamente le liti delle quali è causa o nelle quali è coinvolto, ma a queste accuse risponde “Possono le liti essere un impedimento per consegnarmi la Parrocchia? Le liti le possono avere i preti, i frati, i Vescovi, i Cardinali, ne dà esempio la Santa Sede, lo stesso Divino Agnello, che in alcune circostanze si è rivelato furibondo Leone. Occorre distinguere da lite a lite. Difendere un diritto vero e sacro non è disonore”. Secondo il Bonaccorsi contro di lui è in atto una vera trama. A guidare la cordata contraria sarebbe il Segretario Comunale Pirro Ricchi, che egli definizce “nemico di Dio, di Gesù”, un uomo che si vergogna di essere stato battezzato. A suo parere l’unico vero ostacolo per l’ottenimento della Bolla Pontificia cioè della Parrocchia è l’atteggiamento del Comune di S.Agata, ma si tratta di un ostacolo non insormontabile perché - sostiene - molti sacerdoti sono diventati parroci nonostante l’atteggiamento negativo dei rispettivi Comuni. Don Bonaccorsi scalpita “o Parrocchia o indennizzo!”, ma il Vescovo continua a prendere tempo. Nelle relazioni con gli altri sacerdoti della Diocesi il Bonaccorsi mostra la propria durezza di carattere, e se vede qualcuno con atteggiamenti contrari ai suoi, minaccia apertamente querele, e di questo molti si lamentano con la Curia. Un paio di anni dopo, nell’agosto del La Rocca Novembre/Dicembre 2003 STORIA 1905 la situazione è ancora la stessa, Don Carlo Bonaccorsi è sempre sospeso a divinis nella vicina Diocesi di Modigliana (non avendo ancora adempiuto completamente alla ingiunzione del Vescovo del 28 luglio 1902, relativamente ai rapporti con il sacerdote che lo ha sostituito a Monteriolo), è Vicario Spirituale a S. Agata, ma non ancora Parroco. Un fatto nuovo però lo spinge a lamentarsi con il Vescovo. In paese il sacerdote Aurelio Luchesi, sostenendo di aver avuto incarico dal Vescovo, raccoglie firme contro di lui. Ormai è guerra aperta con Don Luchesi, e il Bonaccorsi scrive al Vescovo per informarlo che per l’8 settembre è prevista a San Girolamo una festa solenne, ma che sotto le apparenze religiose gli intendimenti degli organizzatori sarebbero profani. L’8 settembre 1860, in occasione di una rivolta contro lo Stato della Chiesa, a S. Agata infatti erano state atterrate le insegne pontificie, ed ora si intende festeggiare quell’evento. Alla festa parteciperà la Società di Mutuo Soccorso, il Comune, e sono in programma concerti, spettacoli e conferenze antireligiose. G. D. (fine della prima puntata) Vatti a fidare degli amici! S. Agata Feltria, 6 aprile 1876. Certo L.G. da S. Agata F., forse allo scopo di ridurre alle sue voglie certa P. moglie a B. di detto luogo, il 26 marzo scorso, valendosi dell’amicizia che egli aveva col B, domandò a quest’ultimo se gli permetteva di portare la di lui moglie P., a fare una passeggiata nel paese. Avutone il consenso, il L. condusse la moglie del B. fuori del paese, e quindi tentò con la violenza, poiché la P. non voleva acconsentire, di sfogare su di lei la propria libidine. La P. però, divincolandosi riuscì a sfuggire, e raccontato il fatto alla forza, questa si mise sulle tracce del L. che non potè arrestare per essersi dato alla latitanza. (Da un vecchio numero della Provincia di Pesaro e Urbino, trovato da Martino Valli) Marche, una magnifica ossessione per gli stranieri: è la nuova Toscana Questo il titolo di un lungo articolo apparso sa La Repubblica dell’11 ottobre 2003, che riprende un pezzo apparso sul Wall Street Journal nel quale le Marche sono presentate come una regione nella quale si trova ancora un mare pulito, agriturismo autentici e piatti da fare gola, un ventaglio di offerte artistico-culturali di assoluta vivacità, conflittualità ridotte al minimo “il tutto a prezzi che fanno venire voglia di molare le città e trasferirsi immantoinente”. “In nessun altra regione, prosegue l’articolo, si assommano qualità e si detraggono problemi, qui si vive più a lungo rispetto a tutto il resto del paese”. E conclude “difficile tornare a casa, dopo”. Domenico Frampoli, veterano Garibaldino 7 La Rocca Novembre/Dicembre 2003 STORIA I Greci, i Frampoli ed Evelyne G e n t i l i s s i m i Santagatesi, conoscendo poco e niente dei miei antenati, sono partita dall’Inghilterra alla ricerca delle mie radici, e mio marito mi ha accompagnato durante questo meraviglioso incontro con il mio passato. Arrivata a S. Agata, quello che mi ha stupito di più e di avere avuto la sensazione di essere tornata a casa mia, perché sono stata accolta come se fossi nata lì, e anche mio marito non ha provato le stesse emozioni. Quando siamo arrivati, in macchina, nel paese per la prima volta, durante le nostre vacanze estive, la prima bravissima signora che abbiamo incontrato lavorava in una stazione di servizio e ci ha suggerito di cercare un alloggio in uno dei 3 alberghi disponibili. Per fortuna abbiamo scelto la pensione Gaggiola da cui siamo rimasti una lunga settimana invece di 2 giorni come previsto perché la qualità dell’ospitalità era ottima. Questa brava signora, dopo averci detto che non conosceva la mia famiglia, mi ha parlato della frana del 1934 e della grande tristezza che ha lasciato nel cuore degli abitanti. Non ne avevo mai sentito parlare. Mia nonna, Teresa Frampoli, era nata a Sant’Agata come i suoi genitori Domenico e Maria Greci. Dopo il loro matrimonio a Potenza, provincia della Basilicata, Teresa e Raffaele Pace, alla ricerca di un lavoro, emigrarono a Tunisi, nell’Africa del Nord, proprio là sono nati la mia mamma Olga e il mio babbo Nunzio. Di nuovo, alla ricerca di lavoro e vivendo sul territorio francese mio padre adottò la nazionalità francese. Finalmente la Tunisia dichiara l’indipendenza nel 1956 e i miei genitori si ritrovano in Francia, a Marsiglia, nel 1959. Io sono l’ultimagenita, nata a Tunisi, e ho frequentato le scuole francesi. Ho incontro mio marito in Inghilterra durante un viaggio di studio e ho lasciato di nuovo dietro di me le ultime radici. Ho imparato l’italiano con mia nonna, ma non ho mai conosciuto il nonno, che di mestiere faceva il parrucchiere, deceduto nel 1945 a Tunisi. Veronica Frampoli, la sorella della nonna, emigrò anche lei in Francia, a Vallauris, nel 1902, con suo marito. Dopo una straordinaria coincidenza ho incontrato per la prima volta, 2 anni fa, il nipotino di Veronica a Vallauris, Antoine, i genitori del quale avevano un bar. E’ stato un lungo percorso per ritrovare Antoine. Proprio lui mi ha detto che la famiglia Greci doveva avere un panificio in piazza a Sant’Agata. Quando ho conosciuto Adalcisio della pensione Gaggiola (una persona molto gentile e accogliente), ho scoperto che aveva casualmente conosciuto i cugini di Teresa, Ciro e Maria Frampoli, fratello e sorella, che abitavano insieme. Ciro è deceduto nel 1965 et Maria nel 1984. Ciro aveva nella sua casa il primo telefono pubblico del paese, era muratore, lavorava l’inverno in Svizzera e l’estate a Sant’Agata, era anche stato postino, sacrestano e ogni tanto suonava le campane. Zoppicava a causa di un incidente di lavoro. Il Marchese Lucchesi, prima di morire ha lasciato la sua casa, quella in via de Maschi, a Maria. Maria era la donna di casa e il Marchese avrebbe voluto sposarsi con lei. Per inciso, sembra che il vino del Marchese fosse il migliore del paese. Sempre Adalcisio mi ha raccontato che Franco Vicini è un parente dei Greci, e che avrei potuto ottenere altre informazioni da lui, perchè ha già fatto delle ricerche. Non potendo trovare ‘Franco’ nè al supermercato, nè al ‘Buon Gustaio’, nè a casa, ho deciso di cambiare direzione. 8 Così mi sono fermata con mio marito al panificio per assaggiare uno dei più gustosi panini (e paste) del paese, e Milena, una simpaticissima persona, telefona alla sua nonna Mafalda, la quale e dotata di una memoria straordinaria. Milena mi dice allora che la sua bisnonna si chiamava Luigia Greci. Mi presenta anche sua sorella Manuela e suo padre Tarcisio. Contenta di sapere che forse siamo parenti, per saperne di più corro in Comune, e Guido Guidi, avendo conosciuto Ciro e Maria Frampoli, mi fa sapere che Ciro e Domenico Frampoli (il mio bisnonno) non erano fratelli ma piuttosto cugini; inoltre mi dà conferma che Luigia Greci è sorella della mia bisnonna Maria Greci. Con molta pazienza, Guido mi fa anche sapere che i Greci erano parecchi! Gliene sono molto grata. Domenico era calzolaio ma anche e soprattutto Veterano garibaldino. Finalmente - se non avessi comprato il prosciutto preferito di mio marito al ‘Buon Gustaio’ - non avrei mai incontrato Franco Vicini che, in qualche giorno mi presenta tutti i parenti dei Greci e ci racconta le storie le più interessanti che io abbia mai sentite. Nel frattempo visitiamo il paese, il castello sulla roccia, magnifico la sera quando il sole tramonta; da lì il panorama è bellissimo. ‘Un Paese Piccolo, Piccolo’ è il titolo del libro che ho comprato perchè parlava di Sant’agata. Ho cominciato a leggerlo e non potevo più fermarmi. Guardando le fotografie mi ricordo delle piccole strade lunghe e strette, le case che appaiono piccole di fuori e molto spaziose dentro. In paese, tutti si fermano in strada e parlano del tempo, della vita di tutti i giorni, la gente parla con noi, come se fossimo nati lì. Il teatro, tutto di legno, è un edificio molto attraente ma quello che non riesco a dimenticare è la scelta dei colori, il blu è predominante, che danno a questo posto meraviglioso un carattere speciale, una identità unica. Evelyne Cottingham (continua) La Rocca Novembre/Dicembre 2003 POESIE Nadèl Nadèl l’éva un valòr. Natale aveva un valore. Adèss, Nadèl a ce magnèmm Adesso, Natale ce lo mangiamo o a ce mitémm madòss. o ce lo mettiamo addosso. E l’an dop arturnèmm a ciarchèl in fila E l’anno dopo torniamo a cercarlo in fila par arcumprèl t’al butéghi. per ricomprarlo nei negozi. I tétt j’è pénn d’ antènne I tetti sono pieni di antenne ch’al ricév sno’. che ricevono soltanto. I caménn i j’è ancora, I camini ci sono ancora, ma in trasmétt piò gnint. ma non trasmettono più niente. Nadèl l’è sultènt un rumor? Natale è solo un rumore? A’n vria che foss par cuprì e’ silenzie. Non vorrei che fosse per coprire il silenzio. Natale Quand mè a séra znein Quando io ero piccolo Nadèl l’éra grand, andipartott: Natale era grande, dappertutto: l’éra par al strèdi, piò tranquélle, era per le strade, più tranquille, t’la facia d’la gènta, piò cuntènta, nei visi della gente, più contenta, ti chimp chi durmiva sotta al buféte, nei campi che dormivano sotto le nevicate, t’al bestie che ‘l rumchéva in silenzie t’al stale, negli animali che ruminavano in silenzio dentro le stalle, t’è pulej, andò che e’ capòn nel pollaio, dove il cappone e’ spitéva e’ so dé, aspettava il suo giorno, t’al chèsi che, ad nota, totti insèm, nelle case che, di notte, tutte insieme, el mandéva, s’è fom di caménn, mandavano, con il fumo dei camini, al storie d’la su gènta vers e’ cil. le storie dei loro abitanti verso il cielo. Nadèl l’éra tè paés Natale era nel paese c’us arcuntréva s’la scalinèta d’la ghjsa. che si incontrava sulla scalinata della chiesa. Nadèl l’éra t’la vocia ad Giginénn Natale era nella voce di Giginénn ch’ è cantéva sa Gino la Mèssa ad mezanota. che cantava con Gino la Messa di mezzanotte. Nadèl l’éra t’al pgnati pénne ad caplétt Natale era nelle pentole piene di cappelletti ch’aspitime da un an che aspettavamo da un anno. Nadèl l’éva cl’udòr. Natale aveva quel profumo. Nadèl l’éra t’al melangle Natale era nelle arance ch’avdime s’nò che dé. che vedevamo solo quel giorno. Nadèl l’éva chè culòr. Natale aveva quel colore. Nadèl l’éra t’la buchéta s’la cendra Natale era nel bucato di cenere c’la féva e’ dé prima la mi ma. che faceva il giorno prima mia madre. Nadèl l’éra te’ mi ba Natale era in mio padre che la maténna prèst che la mattina presto e’ rturnéva da la buga ritornava dalla miniera se su udòr ad soifne e ad sudòr. con il suo odore di zolfo e di sudore. Nadèl l’éra ma la tèvla Natale era a tavola parchè a sirme tòtt insèm. perché eravamo tutti insieme. Nadèl l’éra Nadèl, Natale era Natale, parchè a fime Nadèl. perché “facevamo” Natale. Natale 1989 Tonino Marani Un pénn ad stèli Un pieno di stelle Stuglét s’la schinna, t’un chèmp, Sdraiato sulla schiena, in un campo, mè boj d’na séra d’agost, al buio di una sera di agosto, luntèn d’è paés, a guèrd è cil. Lontano dal paese, guardo il cielo. Um pèr ad guidé la tèra, Mi sembra di guidare la terra, cumè s’la foss un’astroneva, come se fosse un’astronave, e ad viagè te mèz dal stèli. e di viaggiare in mezzo alle stelle. A vag indrìa ad cinquènt’èn, Vado indietro di cinquant’anni, quand a séra un burdèl, quando ero un bambino, o avènti d’un més, cum a voj mè, o avanti di un mese, come voglio io, e dop do sgond, e dopo due secondi, i gréll d’la Chiòcla im dic i grilli della Chioccola mi dicono ch’a so arturnèt par tèra. che sono tornato a terra. T’vò métt la velocità d’la luce Vuoi mettere la velocità della luce sa quèlla d’la mènt? con quella della mente? E un gn’è bsogn di freni. E non c’è bisogno dei freni. 24 settembre 1989 Tonino Marani 9 La Rocca Novembre/Dicembre 2003 ATTUALITÀ Il cd della Banda Musicale Minatori Perticara I l 30 novembre a Novafeltria, in Teatro, la Banda musicale dei minatori di Perticara, la più antica istituzione culturale attiva della nostra realtà, ha presentato uno splendido cd musicale. Il compact contiene una raccolta delle musiche proposte dalla Banda, che spazia dalla musica classica a quella tradizionale fino a quella di accompagnamento. Un cd per tutti i palati dunque. Nel teatro pieno per l’occasione - presentatore ufficiale Vallino Rinaldi - il Sindaco di Novafeltria Gabriele Berardi, e il Presidente della Comunità Montana Rolando Rossi, hanno avuto parole di sincero apprezzamento per l’iniziativa (il Comune di Novafeltria ha in programma due corsi di orientamento musicale). Francesca Grazia, Presidente della Banda, e il direttore Ermes Santolini hanno descritto brevemente la storia dell’istituzione e ne hanno tracciato anche i possibili sviluppi futuri. Sono state diverse le testimonianze e le relazioni, tra le altre quella di Carlo Colosimo che ha brevemente tratteggiato la figura di Angelo Berardi, santagatese del ‘600, una musica del quale del viene proposta nel cd. Si è parlato anche di Don Teodoro Onofri, già direttore del Seminario di Pennabilli (del quale il cd propone un inno ai minatori), e naturalmente di Amintore Galli. Tra i partecipanti, oltre al Vescovo, e al direttore dell’Istituto Lettimi, l’inossidabile appassionato Don Pietro Cappella. Complimenti a tutti, ed in particolare ai componenti la Banda Musicale, da parte della redazione della Rocca Per inciso, il cd è in vendita a soli 10 euro Festa in piazza, 1969 Riconoscibili la famiglia Cappelli, Adamo Mosconi, Italia con i figli Moreno, Giovanni e Massimo, la famiglia Bernardini Matteo, Caterina e Massimo, Anna Peruzzi con i suoi genitori (foto Zanchini) 10 La Rocca Novembre/Dicembre 2003 ATTUALITÀ convento una sede museale, chissà che il quadro, da Milano dove si trova attualmente custodito, non possa tornare a casa. G.D. Autorevole conferma: il quadro di San Girolamo fu trafugato Il Paese del Natale Una delle battaglie storiche del nostro giornale ha segnato un passo decisivo: il capolavoro del pittore spagnolo Pedro Berruguete (il quadro “Cristo in pietà tra due angeli”), il cui furto dalla chiesa di San Girolamo è stato documentato per la prima volta proprio dalla Rocca, è stato ufficialmente classificato tra i furti napoleonici avvenuti nella Provincia di Pesaro. Diamo questa notizia ai lettori del nostro giornale con molta soddisfazione, perché siamo convinti che questo primo riconoscimento ufficiale del furto possa aprire altre nuove opportunità per il futuro. Il dr. Claudio Giardini, già responsabile dei musei civici di Pesaro, ha curato per conto della Provincia di Pesaro una corposa ricerca (appena pubblicata da Artioli Editore), e ha schedato tutti i “furti” avvenuti in epoca napoleonica nella nostra provincia. Una approfondita scheda riguarda proprio il quadro di San Girolamo, portato via il 16 giugno 1809. Come i lettori ricorderanno il quadro è stato portato via contro la volontà dei santagatesi che più volte si erano opposti allo strapotere delle autorità francesi che occupavano allora gran parte dell’Italia. Se, come pare, i lavori di ristrutturazione di San Girolamo partiranno a breve, e se come si spera sorgerà nell’antico Nelle tre domeniche di dicembre, 7 - 14 - 21, si svolge come ogni anno la VII edizione de “il Paese del Natale” che richiama migliaia di visitatori, diventando l’appuntamento d’Inverno del centro Italia per gli appassionati di mercatini natalizi. Il paese si avvolge in un’atmosfera ricca di fascino, i visitatori percorrono le strade e le piazze al suono melodioso degli zampognari, alla ricerca di eleganti addobbi o regali originali. Quest’anno la manifestazione si arricchisce di un nuovo spazio: percorrendo via Battelli, antica strada di accesso al paese sulla quale si affacciano prestigiosi palazzi d’epoca, si potranno ammirare svariati presepi realizzati da abili artigiani. All’interno del paese del Natale nasce anche un presepe permanente in una grande grotta del Palazzo Valli, di fronte alla chiesa Collegiata, per opera di un nostro concittadino, Tarcisio Fabbri (Ciccio) e dei suoi collaboratori. Per tutto il periodo dell’Avvento ogni ristorante, trattoria e locanda presenta i Piatti dell’Avvento, preparati secondo usi e tradizioni ormai dimenticati. Attorno alla casa di Babbo Natale, e alle renne, gli Elfi, i bambini delle Scuole, come aiutanti, accolgono tutti i bambini che consegnano la letterina in attesa del regalo sognato. A cena per l’Oratorio Grande successo per la cena di novembre per il nuovo Oratorio (Foto Zanchini) 11 Miniera La voce della Buga n. 51 Perticara - Ascoli 1952 P artita condotta senza risparmio di energie, gara fatta fu misura per entusiasmare confronto ben degno di avere una sede di gran lunga diversa da quella in cui fu disputato: immaginate una vasta palude, un mare di pioggia e di fango a causa del disgelo, con qua e là macchie di neve gelata, e per giunta - come già rilevato ieri - un vento freddissimo che, senza scampo, invitava ad alzare il bavero e ad abbottonarsi completamente il pastrano. Sotto la piccola tribuna una coperta - ed anche questo è perito dei solerzi dirigenti della società marchigiana - poche centinaia di tifosi, intirizziti dal freddo, indiscutibilmente animati da una passione senza confronti per il giuoco del calcio; insomma per dirla in breve, una giornataccia nel vero senza della parola, con atleti in campo che dopo pochi minuti sembravano maschere, rendendo difficile anche l’individuazione dei numeri. Eppure nonostante il clima e l’ambiente, bianconeri ed azzurri hanno dato vita ad un confronto appassionante, condotto a ritmo sostenutissimo, caratterizzato specie nella prima parte, da un attacco in massa del Perticara e da una difesa accorta ed attenta degli ospiti. Buzzegoli, che alla parlata rivela la sua origine toscana, aveva ieri adottato una tattica particolare: lui, terzino volante di rottura alle spalle di un trio di uomini cui era stata imposta la strettissima marcatura degli avversari. Cuoghi quarto mediano, con un giuoco prevalentemente arretrato e soli quattro uomini in posizione avanzata. Ma anche questi, si vada bene, completamente rivoluzionati e cioè il centro avanti Pavoni ala destra, l’ala sinistra Di Muzio centro avanti, Guidetti e Mazzoli “tandem” schierato a sinistra; insomma uno schieramento che, stando ai numeri delle maglie, disorientava e non poco chi aveva il compito di seguire le manovre dei bianconeri. Una tattica del genere diede ben presto i suoi frutti: il Perticara, che teneva Valeni quasi costantemente arretrato, forse nella speranza di risucchiare in avanti il lungo Rossi, non riuscì a far breccia contro una retroguardia, assai difficilmente perforabile nella quale eccelleva il validissimo Buzzegoli, lucido in ogni intervento, padrone del campo, regista perfetto di tutta la manovra bianconera. Per la supremazia dimostrata dai padroni di casa se il Perticara fosse andato al riposo con due reti all’attivo nulla vi sarebbe stato da ridire: ma Vergnani, un portierino che si è fatto assai bene rispettare, non si concesse distrazioni di sorta ed anzi fu proprio l’Ascoli, con qualche ben azzeccato contropiede a far correre brividi di freddo alla vociante tifoseria azzurra. Uno spettacolo, diciamolo pure, veder giostrare i cinque, o per meglio dire i quattro attaccanti in maglia biancorossa; tocchi di palla precisi, passaggi alla perfezione, azioni intessute con il manuale alla mano: uno spettacolo di tecnica calcistica di prim’ordine rovinata unicamente da quel fondo pesantissimo che rendeva inevitabilmente vano l’eccellente lavoro degli ascolani; molti si chiedevano in tribuna che sarebbe accaduto se l’Ascoli avesse potuto giocare su un campo asciutto: difficile dirlo con esattezza, certo però la gara avrebbe assunto un’altra piega. Nella ripresa l’Ascoli continuò a favorevolmente impressionare tenendo con somma autorità il campo sino al decimo minuto, sino cioè al goal degli azzurri: e non fu, come alcuni erroneamente ritennero, per la mazzata subita (vittoria sfumata dopo soli tre minuti) ma per l’infortunio di cui rimase vittima Buzzegoli: il capitano rimase al suo posto impossibilitato però a calciare ed a muoversi come all’inizio a causa di uno strappo noiosissimo: il perno attorno al quale aveva così bene ruotato tutta la squadra, venne quindi a cedere e naturalmente tutto l’Ascoli risentì della minorata efficienza fisica del prestigioso atleta. Si comprese subito allora che l’Ascoli non avrebbe più raggiunto quel successo che posizione di classifica e fama di compagine di rango gli avevano in partenza accreditato: sul finire venne fuori ancora minaccioso il Perticara i cui uomini parvero risentire in minor misura delle deleterie condizioni del campo: ma non mutò il risultato ed il confronto si chiuse così con un salomonico verdetto di parità. A fine partita giuocatori e dirigenti dell’Ascoli si dichiararono lieti del risultato: in effetti un punto a Perticara non è da disprezzare, specie se - come ieri - ottenuto contro un undici in gran vena e per giunta deciso ad assicurarsi ad ogni costo i due punti. Fu forse questo motivo del successo da raggiungersi in ogni maniera che lasciò in parte amareggiati tifosi e dirigenti della società ospitante: uno di questi ci confermò di aver proprio sperato in una affermazione piena degli azzurri, scesi in campo decisi a smentire l’ultima deludente prestazione di domenica scorsa a Forlì. Se il successo pieno non è stato possibile raggiungerlo - l’Ascoli lasciò in tutti un’ottima impressione - è restata però negli sportivi la convinzione che gli azzurri avessero fatto il possibile per conquistarlo: una gara disputata senza mezze misure con la constatazione di per se stessa considerevole di aver seriamente impegnato un Ascoli in tutto e per tutto degno del suo valore. Gli avanti azzurri non trovarono mai, o per lo meno in una sola occasione (staffilata di Allani e rete inevitabile) l’attimo buono per tirare con convinzione in rete: poiché se si deve tirare in ballo la traversa colpita da Pintelli, su calcio di punizione al 4’ del primo tempo, bisogna anche menzionare un fallo di mano ben netto di Budriesi che al 15’ arrestò una palla calciata con precisione da Buzzegoli in una delle tante punizioni battute dal bianconero. Se in campo ospite il validissimo difensore fece la parte del leone, nell’opposto campo il riminese Monaco rivaleggiò con lui in bravura e tempestività: pur in non eccellente giornata (ma tutto è relativo) il terzino azzurro riuscì ad imporsi decisamente confermandosi come uno dei più quotati difensori dell’intero girone. In ombra Fabbri, polemico con gli avversari l’ala destra Margaritas, i migliori ci parvero Valeni, Bezzi, Aliani e Budriesi cui toccò il compito di rimediare in parte alla mediocre prestazione del centro mediano. Come complesso però un Perticara superiore alle aspettative e con un cuore ed una generosità veramente degni della fama acquisitasi anche in passato dai “minatori”: un cuore ed una generosità tipici di questa compagine, che si batte in ambiente completamente diverso da quello di tutte le altre compagini, in uno scenario (quello della miniera con i suoi grandi “calcaroni” fumanti) che in una giornata fredda come quella di ieri dava, chissà perché, una sensazione di squallore e di tristezza. Grazie per l’articolo a Giorgio Cappanelli