Samsung Galaxy S IV I rumors in attesa del lancio

Transcript

Samsung Galaxy S IV I rumors in attesa del lancio
estratto da dday.it
Fra 10 giorni, l’offerta Mediaset Premium verrà arricchita da tre canali
inequivocabilmente porno. Hanno
avuto la meglio i conti del gruppo,
non più felici come in passato, e soprattutto la redditività di Premium,
intaccata dalla crisi.
Il tema è “pruriginoso” e si presta
a facili ironie: un “biscione” che
si dà al porno potrebbe riempire
decine di vignette; ma fanno anche
sorridere le peripezie di migliaia di
ragazzini a rischio cecità che si dedicheranno con passione a svuotare le
card ricaricabili di famiglia.
Tornando seri, ci sembra l’ennesima
mossa di retroguardia di un mondo
televisivo confuso e spaventato, che
cerca di difendersi dal nuovo che
avanza usando vecchi linguaggi e
approcci antichi.
Siamo nel 2013, la banda larga sta
assumendo una diffusione capillare,
anche grazie alle connessioni mobili.
PC, tablet e smartphone sono sempre più diffusi. A Cologno Monzese
pensano davvero che il business del
porno passi ancora per il mondo della TV e del broadcasting?
Pensano davvero che tre canali (che
funzionano solo di notte dopo le 23)
siano in grado di competere con le
infinite library on demand presenti
sulla rete?
Forse in Mediaset sono stati presi
dall’entusiasmo dopo le recenti statistiche di Youporn.com, con Milano
prima città al mondo per accessi.
E invece, proprio leggendo queste
statistiche avrebbero dovuto desistere: il porno su grande schermo,
soprattutto in broadcasting, è uno
“sport” per “alteti” agée: difficile
costruire il futuro su acquirenti “a
fine carriera”. Gli altri hanno la rete.
Un altro elemento - questo - che
conferma come il comparto editoriale italiano, soprattutto quello TV,
di fronte alle sfide poste da Internet,
sia da riprogettare, non solo da
ottimizzare. Una rifondazione che
deve partire dal pensiero creativo
di un editore “a colori” che conosce
i nuovi media, non da grigi buisiness man, utili in tempi “stabili” ma
incapaci di disegnare il futuro .
Diciamolo chiaro: il porno ha in Internet il suo canale di utilizzo ideale.
Occupare canali terrestri per tette e
culi è come dire alle telecom che è
ora di prendersi altre frequenze per
i dati su rete mobile.
Gianfranco GIardina
Nissan Leaf
Svezia: anche
Nuova Xbox
hi-tech, ecologica computer e tablet
(forse) senza
e instancabile 05 pagano il canone 07 lettore Blu-ray 20
Samsung Galaxy S IV
I rumors in attesa del lancio
Tra poche ore a NY, Samsung toglierà i veli a uno degli
smartphone più attesi dell’anno, ecco tutte le indiscrezioni
02
Ancora problemi
per la ricezione DDT
Facciamo il punto della
situazione sulla ricezione
del digitale terrestre a switch
off oramai concluso in Italia
03
DDay.it prova il Sony Xperia Z
La redazione di DDay.it mette alla prova il
nuovo smartphone di Sony. Ha dalla sua punti
di forza come il design, il display e il processore
migliorabile dal punto di vista di foto e video
04
Formula 1 e RAI
Solo 9 GP in chiaro
10
21
Samsung TV Serie F
I primi prezzi

Porno
anziani alla
riscossa
n.65 / 12 marzo 2013
estratto da dday.it
n.65 / 12 marzo 2013
MOBILE Unici dati certi sembrano il design in linea con i precedenti, l’ LTE e i tagli da 16, 32 o 64 GB di memoria
Samsung Galaxy S IV: in rete le specifiche
Il Galaxy S IV appare nei benchmark: velocissimo, schermo da 4.99” e processore Exynos Octa. Sarà così?
Il colpo d’occhio
del Galaxy S IV
I migliori prodotti della gamma Galaxy di Samsung già utilizzano una
tecnologia di tracking che consente
di evitare che lo schermo si spenga
fino a tanto che lo guardiamo. Con
il Galaxy S IV questa funzionalità
verrà potenziata fino a permettere di tracciare il movimento degli
occhi. Lo rivela il New York Times
che avrebbe parlato con un dipendente Samsung che ha provato il
nuovo telefono. Samsung lancerà
una nuova funzionalità denominata Eye Scroll (per la quale è già stato
registrato il marchio in Europa) che
consente lo scroling automatico di
una pagina web o di un testo all’interno di un’app quando arriviamo
a fondo schermo durante la lettura. Il Galaxy S IV, a quanto riporta
il quotidiano, sarà soprattutto un
concentrato di novità software, e la
tecnologia di eye tracking è una di
queste. Samsung ha registrato anche il marchio “Eye Pause”, nome
che si presta a diversi scenari d’uso.


ualcuno ha utilizzato un presunto Galaxy S IV sul noto
benchmark Antutu, e i risultati del benchmark mettono in luce
quelli che sarebbero i dettagli tecnici
del prossimo smartphone che Samsung presenterà il 14 di marzo a New
York. I giorni passati e i pochi che
mancano alla presentazione hanno
visto e vedranno un susseguirsi di
avvistamenti, indiscrezioni, specifiche e dettagli, molti dei quali si riveleranno probabilmente infondati.
Come sarà questo nuovo Galaxy?
I punti fermi sicuramente sono il
design in linea con i modelli precedenti, anche se raffinato e migliorato, la presenza dell’LTE e la disponibilità dello smartphone in tre tagli
di memoria, 16 GB, 32 GB e 64 GB.
Tutto il resto è in dubbio, partendo
proprio dal display. I benchmark apparsi in rete parlano di schermo da
torna al sommario
4.99” Full HD, uno schermo con dimensioni simili a quelle del Galaxy S
III, 4.8”. Samsung, lavorando sullo
spessore della cornice, è sicuramente riuscita a mantenere lo stesso
ingombro ampliando leggermente
il display, ma i dubbi riguardano la
tecnologia usata: LCD o AMOLED?
Qualcuno parla di LCD, ma difficilmente Samsung farà marcia indietro. A gennaio Samsung aveva infatti mostrato dei prototipi di schermi
AMOLED Full HD da 4.99” prodotti
usando nuovi fosfori e decisamente
più efficienti, quindi è ipotizzabile
l’uso di questi ultimi. Oltre al display
c’è anche il dubbio processore: c’è
chi dice Qualcomm Snapdragon 600
e chi Exynos Octa, ma qualcuno parla di Octa per l’Europa e Snapdragon
per gli States. Una scelta questa davvero difficile: perché mai Samsung
dovrebbe rinunciare negli Stati Uniti
al suo nuovo processore? C’è anche
chi parla di Snapdragon 800, una
soluzione che porrebbe Samsung ai
vertici per quanto riguarda le prestazioni in ambito mobile.
Controcorrente propendiamo per
quest’ultima soluzione (anche se
i benchmark smentiscono) perché l’Exynos Octa sembra essere
una soluzione più da tablet che da
smartphone al momento, e il discorso che Samsung utilizzerebbe
Snapdragon nei paesi dove l’LTE è
più sviluppato aveva senso lo scorso
anno e non quest’anno. Dubbi anche
sulla fotocamera: i benchmark dicono 13 Megapixel, ma ormai quasi
tutti gli smartphone Android hanno
una fotocamera da 13 Megapixel.
Samsung da tempo produce sensori fotografici per le sue mirrorless e
le sue compatte: se fosse arrivato il
momento di realizzare un sensore
custom per fare un salto qualitativo
rispetto agli altri prodotti sul merca-

Q
di Roberto pezzali
to che usano invece sensori Sony o
Omnivision? Clicca qui per vedere
il primo teaser apparso sul Web del
nuovo smartphone Samsung.
MOBILE Le immagini mostrerebbero uno smartphone simile nel desing al Note II
Galaxy S IV, spunta il primo “muletto”
Sul Web le prime immagini riconducibili al nuovo Samsung Galaxy S IV
di Vittorio Romano BARASSI
ancano pochi giorni al 14
marzo, giornata in cui Samsung svelerà al mondo - in
diretta da New York - il tanto atteso
Galaxy S di quarta generazione; le
aspettative sono molto alte e, finora,
le indiscrezioni trapelate si possono
contare sulle dita di una mano, fattore che amplifica l’hype intorno a
questo misterioso dispositivo.
Sul web sono, ora, spuntate immagini che sarebbero riconducibili al
Samsung Galaxy IV; il processore
quad-core da 1.8 GHz, i 2 GB di RAM,
la GPU Imagination Technologies
PowerVR SGX 544MP con supporto
ad OpenGL ES 2.0, il display FullHD
e la fotocamera da 13 Megapixel non
lasciano molti dubbi, ma a deludere
M
è il design del “muletto” sfuggito al
controllo di casa Samsung.
Il dispositivo sembra proprio un
Galaxy Note II un po’ più piccolo e
senza quella cura nel design che ci
si aspetta da un prodotto che vuole
essere innovativo, oltre che di alta
gamma. Difficile pensare che questo
sia l’aspetto finale del dispositivo
con cui Samsung vorrebbe assestare
un colpo deciso
alla concorrenza;
molto probabilmente si tratta di
un prototipo con
componentistica
interna definitiva e “aspetto mascherato”.
Non ci resta a
questo punto che aspettare il 14
marzo per vedere come sarà e cosa
saprà offrire il nuovo Galaxy S IV;
Samsung, da sempre molto brava a
nascondere i propri dispositivi fino
al giorno della presentazione, si accontenterà di uno smartphone molto simile - nell’hardware - a un Sony
Xperia S oppure stupirà di nuovo
tutti?
estratto da dday.it
n.65 / 12 marzo 2013
PEOPLE & MARKET Switch off concluso, ma restano i problemi. Perché? Come risolverli? Quali le aree più colpite?
Ricezione DTT in Italia: ancora tanti problemi!
Facciamo il punto della situazione in tutto il Paese, vi invitiamo a mandarci le vostre segnalazioni
Antenne da cambiare
o interferenze? Entrambe
Ci sono poche cose “traballanti”
come la ricezione del digitale terrestre in Italia: cambia da un condominio all’altro ma, soprattutto,
da un’area all’altra del territorio.
In alcuni casi si risolve in modo
piuttosto semplice, in altri c’è bisogno di interventi complessi, in altri
ancora non c’è nulla da fare se non
ricorrere, appunto, al satellite, che
però inevitabilmente “taglia fuori”
le reti locali e i canali a pagamento:
cose non da poco. Giusto per farci un’idea e avere qualche esempio
da analizzare, abbiamo interpellato
qualche antennista che opera sul


witch off concluso da un pezzo, ma i problemi di ricezione
continuano. Anzi, ce ne sono
sempre di più: canali che vanno e
vengono, interferenze, disturbi e chi
più ne ha più ne metta. D’altronde
se TivùSat, la piattaforma satellitare gratuita che vuole raggiungere le
zone dove il DTT lascia a desiderare, ha raggiunto 1,8 milioni di smart
card attive, pari al 6% delle famiglie
italiane, un motivo ci sarà. Più che
un motivo, diversi: impianti d’antenna fatiscenti, problemi strutturali
legati alla morfologia del territorio,
ripetitori da aggiornare, interferenze, eccessiva distanza dalle celle e via
dicendo. Vi invitiamo a mandarci le
vostre segnalazioni, per scriverci
selezionate questo collegamento,
in modo da evidenziare, area per
area, i problemi più comuni e diffusi: le informazioni che ci manderete contribuiranno a creare una vera
e propria “mappa” del disagio da
digitale terrestre, oltre ad aver animato la trasmissione 2024 di sabato
9 marzo di Radio 24 (http://www.
radio24.ilsole24ore.com/programma/2024/2013-03-09/cyber-security-digitale-terrestre-135133.php?i
dpuntata=gSLA9sveL&date=201303-09).
torna al sommario
territorio, ottenendo risultati anche
diametralmente opposti.
Per esempio, in toscana la situazione sembrerebbe positiva, dopo
diversi problemi nel periodo immediatamente successivo allo switch
off: “Ci sono stati un po’ di problemi iniziali, ma ora la situazione
sembra stabile”, ci ha comunicato
Alessandro Biagetti, che opera nell’area di Piombino/Follonica, “Più
che altro i problemi derivano da
vecchi impianti, ma quelli riconducibili alla diffusione sono sporadici: ricordo che per un po’ di tempo
è sparito il canale 47 (D-Max), ma
ad oggi i problemi mi risultano risolti”. I canali Rai sono ottimi, quelli Mediaset un po’ meno, ma nell’ambito comunque di un sistema
nel complesso più che accettabile: i
problemi, ci spiega sempre Biagetti,
sono principalmente legati a impianti d’antenna ormai anche trentennali e alla necessità, post switch
off, di spiegare alle persone la nuova
tecnologia e quali interventi vadano
fatti per ottenere una visione piacevole.
Spostandoci in Calabria, la situazione appare meno incoraggiante:
nell’area di Cosenza, infatti, ci viene
comunicato che di problemi ce ne
sono e non riguardano solamente
gli impianti d’antenna ormai trentennali. Ci sono più ripetitori che
trasmettono nella medesima zona
(con conseguenti problemi di echi,
anche con radio private), e alcuni
sono un po’ obsoleti, anche se a dire
il vero il processo di aggiornamento è in atto. Nonostante non tutti
avvertano un concreto problema di
ricezione (si parla, a spanne, di un
40% delle persone, non poco), il
secondo mux Rai non arriva bene
dappertutto, perché non è presente
su tutti i ripetitori, e questo rappresenta il limite maggiore. Discorso
analogo (almeno parzialmente) per
quanto concerne l’area di Foggia,
dove grossi problemi di ricezione
del digitale terrestre sono stati riscontrati a partire dall’estate scorsa
e soprattutto in relazione alla Rai,
attribuibili alla propagazione; il
problema, pur ridotto, è ancora presente oggi, al punto che attualmente a Manfredonia la Rai non arriva
o non arriva con costanza. E anche
in casi come questo, una soluzione
appropriata è TivùSat, economica e
rapida, con l’unico limite di un decoder per televisore: considerando
che almeno due TV in casa ormai
sono ovunque, questo può creare
qualche difficoltà.
Per non parlare dell’Umbria, dove
la diffusione del digitale terrestre
deve fare i conti con un territorio
morfologicamente complesso. Valerio Lupini, che opera nella fascia
appenninica che va da Nocera Umbra fino a Pascelupo, ci spiega che,
nella zona di sua competenza, colline, monti e ostacoli vari creano difficoltà di ricezione anche a un 30%
della popolazione, soprattutto con
riferimento alle reti Mediaset (canali a pagamento inclusi, ovviamente).
Ci sono zone d’ombra in cui l’unica
soluzione è TivùSat (per quelli a pagamento si deve ricorrere a Sky), in
altre si riesce a intervenire tecnicamente dando visibilità, ma senza garantire costanza assoluta di segnale.
Inoltre, ci viene fatto notare che,
salendo di quota, il problema più
rilevante diventa la ricezione della
Rai a causa di potenziali problemi
di echi e che in questi casi è possibile risolvere realizzando impianti
a due antenne. Il 30% delle persone
ha dei problemi di ricezione: non è
poca cosa, aggiungiamo noi.
Insomma, la situazione è tutt’altro
che chiara, e il fatto che l’Italia sia
ormai “tutta digitale” non significa
che la situazione sia stabile e soddisfacente per l’utente finale: diteci se
avete problemi di ricezione, in quale
parte d’Italia e di che natura.

S
di Emanuele VILLA
estratto da dday.it
n.65 / 12 marzo 2013
PEOPLE & MARKET Dopo lunghe trattative è stato raggiunto l’accordo tra Rai e Sky
F1, solo nove gare sulla RAI in diretta
Le gare saranno trasmesse in HD, gli altri GP andranno in onda in differita
L’offerta di Mediaset
Premium si arricchisce
dei canali a luci rosse
dal prossimo 22 marzo
Gran Premi in diretta
Gran Premi in differita
Cina – 14 Aprile - ore 8.55
Australia – 17 Marzo - ore 14.10
Spagna – 12 Maggio - ore 13.55
Malesia – 24 Marzo - ore 14.10
Canada – 9 Giugno - ore 19.55
Bahrain – 21 Aprile - ore 18.55
Ungheria – 28 Luglio - ore 13.55
GP Monaco – 26 Maggio - ore 19.05
Italia – 8 Settembre - ore 13.55
Gran Bretagna – 30 Giugno - ore 21.05
Singapore – 22 Settembre - ore 13.55
Germania – 7 Luglio - ore 18.50
Giappone – 13 Ottobre - ore 7.55
Belgio – 25 Agosto - ore 18.50
Stati Uniti – 17 Novembre - ore 19.55
Corea del Sud – 6 Ottobre - ore 14.10
Brasile – 24 Novembre - ore 16.55
India – 27 Ottobre - ore 15.20
Abu Dhabi – 3 Novembre - ore 18.50
in diretta senza abbonarsi a Sky? Sì,
ma non per tutti e solo in definizione standard. Chi abita nelle zone di
confine con la Svizzera potrà vedere
liberamente sul digitale terrestre le
gare sulle emittenti pubbliche della
confederazione, chi invece ha una
parabola puntata su Hot Bird potrà
sintonizzarsi sul canale RTL CH e
seguire tutte le qualifiche e le gare in
diretta, ma con il commento in lingua tedesca.
PEOPLE & MARKET Apple fa la spilorcia, vuole pagare royalties troppo basse agli autori
Apple: saltato l’accordo sullo streaming
Secondo indiscrezioni, offerti agli autori solo 6 centisimi ogni 100 stream
di Paolo CENTOFANTI
Il lancio del servizio di musica di
streaming di Apple slitta ancora,
l’azienda non è riuscita ad ottenere
le licenze dal mondo discografico.
Secondo un articolo del New York
Post, il nodo è quello delle royalty
da pagare agli autori. Apple vorrebbe pagare una somma di 6 centesimi
ogni 100 stream, una cifra considerano troppo bassa. Apple, che vorrebbe
lanciare un servizio di radio personalizzata alla Pandora, mette sul piatto
l’integrazione con l’iTunes Store che
consentirebbe l’acquisto rapido dei
brani ascoltati, un plus non da poco
per le case discografiche in cerca di


i riaccendono i motori della
Formula 1, ma quest’anno solo
gli abbonati Sky (pacchetto
Sport) potranno seguire tutte le gare
in diretta. Per la visione libera sul digitale terrestre, la Rai ha ottenuto il
diritto di trasmettere in diretta e in
HD solo nove gare, per le altre bisognerà aspettare almeno tre ore dal
termine della gara. Tra le gare trasmesse in diretta dalla Rai non manca il Gran Premio di Monza, ma non
c’è la gara sul circuito di Monaco, forse la gara più classica e spettacolare
di tutta la stagione. Qui affianco il calendario dettagliato, inoltre la Rai ha
già previsto le consuete rubriche con
commenti in studio e dai circuiti per
le giornate di prove, qualifiche e il
dopo gara. Tutte le dirette andranno
in onda su Rai 1 e Rai HD, le differite
invece saranno su Rai 1 per le gare
ritrasmesse nel pomeriggio e su Rai
2 per le gare in serata, oltre sempre
a Rai HD. Ci sono strade alternative e legali per vedere tutte le gare
torna al sommario
nuovi introiti. Allo stesso
tempo, però, i compensi
che vorrebbe pagare Apple sono pari alla metà di
quanto paga oggi Pandora, circa 12 centesimi ogni
100 stream, una “tariffa”
che le società di collecting
vorrebbero vedere aumentata, tanto che è in corso
una decisa pressione sul congresso
americano e il Copyright Royalty
Board. Cedere con Apple vorrebbe
dire compromettere la partita con
Pandora. Apple avrebbe inizialmente trovato l’accordo con le società di
collecting ASCAP e BMI ma si sareb-
be poi scontrata con Sony/ATV (che
ora gestisce anche il catalogo EMI)
che aveva sottratto i diritti dei propri
artisti dai due gruppi. Apple avrebbe
voluto lanciare il servizio in contemporanea con la serata di premiazione
degli ultimi Grammy Awards.
di Roberto FAGGIANO
Se ne mormorava da tempo,
ma solo ora arriva la conferma
ufficiale; dal 22 marzo partono
tre nuovi canali a luce rosse
che arricchiscono l’offerta di
Mediaset Premium. I nuovi
canali si chiamano Hot Time
1, 2 e 3 e sono stati assegnati
alle posizioni LCN 391, 392 e
393; la trasmissione sarà attiva
solo dalle 23 alle 7 e proviene
dal mux Mediaset 1 dove sono
già piazzati molti altri canali di pay-tv Mediaset. Non ci
sono ancora i prezzi ufficiali
della nuova offerta, che però
dovrebbe essere rivolta ai soli
abbonati con la formula dell’accesso tramite codice personale per le singole serate. Il costo giornaliero dovrebbe essere
di 9 euro per un singolo canale
oppure di 12 euro per tutti e tre
i canali. L’allargamento dell’offerta di Mediaset Premium
è dovuto alla necessità di incrementare le entrate di questa
divisione, stimolati anche dai
risultati che si attribuiscono
all’analoga offerta da parte di
Sky (ufficiosamente si parla di
decine di milioni di euro l’anno
per i film hot in Pay-TV).

S
di Roberto FAGGIANO
Mediaset
punta sul
porno e lancia
i canali
Hot Time
estratto da dday.it
n.65 / 12 marzo 2013
PEOPLE & MARKET La seconda generazione dell’auto elettrica Nissan ha tutto per sfondare
Nissan Leaf: instancabile e hi-tech
È ancora più ergonomica, più connessa e avrà (pare) un prezzo inferiore
di Claudio STELLARI
S

torna al sommario
Perfezionato il sistema
anticollisione, oltre ai
pedoni ora riconosce
anche i ciclisti e aziona
i freni dell’auto
di Claudio STELLARI
cessionarie sono 1400 e le colonnine
di ricarica rapida con sistema Quick
Charger 600.
La nuova generazione Leaf offre anche una capienza del bagagliaio di 40
litri in più (per un totale di circa 370
litri), mentre l’abitacolo può contare
su interni ridisegnati per garantire
un maggiore comfort, realizzati ovviamente con materiali biologici: il
nuovo tessuto è derivato al cento per
cento da canna da zucchero.
Dal punto di vista tecnologico, la
Leaf è un’auto all’avanguardia: la
nuova versione del software di gestione “CarWings” offre una migliore
integrazione con lo smartphone, grazie al perfezionamento del sistema
di riconoscimento vocale e a nuove
funzioni, come la possibilità di conoscere in remoto la temperatura e lo
stato di ricarica delle batterie. Nissan
Leaf, inoltre, è dotata di un ampio
schermo touchscreen a colori con
sistema di navigazione, CD player e
connettività Bluetooth. Per quanto
riguarda la navigazione, Nissan Leaf
integra il nuovo sistema Send-ToCar di Google, che offre la possibilità
di pianificare l’itinerario desiderato
comodamente su computer o tablet,
sfruttando anche l’integrazione con
i POI di Google: i dati riguardanti il
percorso saranno poi inviati automaticamente in remoto all’auto. Il conducente inoltre ha la possibilità di
essere costantemente aggiornato su
tutta una serie di informazioni come
previsioni del tempo, orario dei voli
aerei e molto altro ancora.
In Europa, Nissan Leaf sarà disponibile con tre livelli di allestimento,
Visia, Acenta e Tekna, in ordine crescente di dotazione. Il prezzo non è
stato ancora reso noto, tuttavia negli
Stati Uniti il nuovo modello ha subito
una revisione del listino al ribasso,
motivo che porta a ben sperare.
La sicurezza è uno dei cavalli di
battaglia di Volvo, la casa automobilistica può vantare soluzioni all’avanguardia per rendere le
auto più sicure sia per i passeggeri
sia per le persone che non sono in
auto. Proprio a questo riguardo,
Volvo al Salone di Ginevra fa un
ulteriore passo in avanti, presentando il primo sistema in grado
di riconoscere la presenza di ciclisti nella stessa corsia dell’auto
e di azionare automaticamente i
freni dell’auto per evitare la collisione. Il Volvo Cyclist Detection
è in realtà un upgrade del sistema che riconosce la presenza di
pedoni, già introdotto su alcuni
modelli Volvo e migliorato grazie all’aumento delle potenzialità
di calcolo, aspetto questo che ha
permesso di rilevare ciclisti in
determinate situazioni, come ad
esempio in seguito a uno sbandamento improvviso di fronte
alla macchina. Il sistema utilizza
un radar posto nella griglia anteriore, che rileva la presenza di
oggetti di fronte all’auto calcolandone la distanza, le informazioni
sono confrontate con quelle provenienti da una videocamera ad
alta risoluzione integrata nello
specchietto retrovisore interno
dell’auto, che identifica gli oggetti rilevati dal radar calcolandone
la traiettoria. I dati provenienti
da radar e videocamera sono
confrontati da un’unità di elaborazione centrale, che monitora
continuamente la situazione del
traffico. Il nuovo sistema anticollisione Volvo sarà disponibile sui
modelli V40, S60, V60, XC60,
V70, XC70 e S80 a partire dalla
metà di maggio 2013.


ono passati due anni dal lancio
della Leaf, e Nissan al Salone di
Ginevra si appresta a togliere
i veli alla seconda generazione della
sua auto elettrica, la più venduta al
mondo con ben 50.000 esemplari
usciti dalla fabbrica. Il design esterno
non propone modifiche stilistiche di
rilievo, tuttavia l’auto offre ben 100
modifiche tecniche frutto dell’esperienza maturata dall’azienda e dei
consigli degli utenti.
Tra le novità più interessanti vi è senza dubbio l’aumento dell’autonomia,
portata a 200 km con una sola ricarica (in precedenza era pari a 175 km):
Nissan, inoltre, promette la riduzione
dei tempi di carica della batteria da 8
ore a 4 ore, grazie all’adozione di un
nuovo sistema di ricarica. Potenziata anche la struttura di vendita e la
rete di colonnine di carica, secondo
quanto affermato da Paul Willcox Vice presidente vendite e marketing
di Nissan in Europa - “l’infrastruttura di ricarica è stata potenziata e,
in particolare nell’ultimo anno, sono
aumentate le concessionarie Nissan
che seguono la vendita e l’assistenza
del modello. Durante il Salone di Ginevra di un anno fa, ad esempio, in
Europa si contavano 150 concessionarie con mandato per Nissan Leaf
e 195 punti di ricarica rapida. Oggi,
a soli dodici mesi di distanza, le con-
Volvo “salva”
anche i ciclisti
estratto da dday.it
n.65 / 12 marzo 2013
PEOPLE & MARKET Tim Cook ha confermato che Apple vuole tornare a stupire il mondo
Apple vuole entrare in nuovi mercati
TV o smart watch? Difficile dirlo, ma Apple cerca nuove strade per il futuro
PEOPLE & market
Il 3% di Sharp
ora è di Samsung
Samsung si prende anche
un pezzo di Sharp: con un
investimento di ben 10.4
miliardi di yen, equivalenti a 112 milioni di dollari
Samsung è infatti diventata
proprietaria del 3.08% di
Sharp rafforzando così il
suo dominio nel campo dei
display. L’interesse di Samsung per l’azienda giapponese è ovviamente a 360°: non
riguarda solo i TV ma anche
gli schermi per notebook e
display di piccole dimensioni, dove l’azienda con l’IGZO
ha già posto solide basi
per gli schermi del futuro.
Samsung ha capito che forse
nel mondo del consumer
oltre ad un ecosistema e un
sistema operativo è molto
importante avere anche proprietà che riguardano la catena produttiva, e Samsung
sta diventando piano piano
uno dei maggiori fornitori
al mondo di componenti per
il mondo dell’elettronica di
consumo.


pple sta sondando la possibilità
di entrare in nuovi mercati con
nuove categorie di prodotto. Lo
ha detto chiaramente Tim Cook nel
corso della riunione con gli azionisti,
preoccupati della caduta in borsa del
titolo Apple, che negli ultimi mesi ha
perso più del 30% del suo valore.
Nonostante l’incremento di fatturato e
la crescita superiore a quella di Google,
Microsoft, Dell, HP e Blackberry messi
insieme, Apple sembra soffrire l’assenza di imminenti novità, quei prodotti come l’iPad o l’iPhone che hanno
aperto di fatto nuovi floridi mercati.
Cook ha confermato che Apple prenderà nuove strade per il futuro, anche
se ovviamente non cita quali saranno i
torna al sommario
Secondo indiscrezioni
Samsung potrebbe
sponsorizzare lo
Juventus Stadium
settori sui quali si concentrerà. Ed è anche difficile immaginarlo: i brevetti che
Apple ha registrato sono talmente tanti
che potrebbe davvero prendere ogni
strada, dalla tecnologia indossabile ai
prodotti per lo sport, per arrivare infine al prodotto più chiaccherato di tutti
i tempi, la Apple iTV. Il primo prodotto
fortunato di Apple è stato l’iPod, e oggi
è proprio l’iPod il prodotto che più di
tutti sta soffrendo l’integrazione delle
sue funzioni all’interno di altri device.
Apple deve uscire con un nuovo prodotto, e a giudicare dalla caduta delle
azioni deve farlo anche in fretta per riguadagnare nuovamente fiducia.
Non solo per le azioni, ma anche per lo
stesso Cook che deve dimostrare, più
agli altri che a se stesso, che senza Jobs
Apple non ha perso la magia.
tv e video Microsoft e Google sfornano miliardari
I paperoni del pianeta
arrivano dal mondo hi-tech
di Roberto Pezzali
M
icrosoft, Google e le aziende dell’IT sfornano gli uomini più ricchi del pianeta, secondo la classifica di Forbes che vede i piani alti
occupati da dipendenti e azionisti delle più importanti aziende tecnologiche mondiali. Al primo posto
troviamo Carlos Slim Helu, il capo della più importante compagnia di telefonia del Sudamerica, Movil, con un patrimonio di ben 73 miliardi di dollari,
ma in scia c’è vicinissimo Bill Gates, con 67 miliardi
di dollari. Per trovare un altro tecnomiliardario si deve scendere al quinto posto,
dove troviamo Larry Ellison, il capo di Oracle. Jeff Bezos, CEO di Amazon, è, invece, 19esimo con 25 miliardi. Mark Zuckerberg, che è anche il più giovane della
classifica, con 13.3 miliardi di dollari si posiziona 66esimo, ma la sua fortuna è
calata rispetto allo scorso anno: non è un segreto che Facebook sia in crisi. Altra
azienda in crisi è Dell: Micheal Dell però non è che sia proprio povero, è sempre
al 49 esimo posto con 15.3 miliardi di dollari. Le aziende messe meglio sono Microsoft e Google: in Microsoft oltre a Gates si piazzano alla 51esima posizione con
15.2 miliardi di dollari Steve Ballmer e al 53esimo posto Paul Allen. Nemmeno
Google è messa male: Larry Page è al 20esimo posto con 23 miliardi di dollari e
Sergey Brin al 21esimo con 22.8 miliardi. Per trovare Eric Schmidt bisogna invece scendere:è solo 138esimo con 8.2 miliardi. E Apple? Jony Ive, Tim Cook e i
vari Vice President dell’azienda sono staccatissimi: la prima in classifica, al 98esimo posto, è Laurene Powell Jobs, la vedova di Steve Jobs, con solo 10.7 miliardi.
di Roberto Pezzali
Dopo il Festival di Sanremo e il
Carnevale di Venezia, Samsung
sta per trasferirsi a Torino, a
casa Juventus. Secondo quanto
emerge, infatti, da indiscrezioni
raccolte dal quotidiano sportivo
Il Corriere dello Sport, Samsung
sarebbe in trattativa per la sponsorizzazione dello Juventus Stadium con un contratto decennale del costo vicino ai 70 milioni di
euro. Samsung da anni investe
nel pallone e ha di recente rinnovato la sponsorizzazione del
Chelsea con un accordo da 23
milioni di dollari fino al 2015, oltre ad aver già avviato da qualche
mese una sponsorizzazione tecnica con la stessa Juventus. L’accordo, se confermato, porterebbe
Samsung ad avere una ampissima visibilità a livello europeo e
italiano, sfruttando la popolarità
che ha il calcio in Italia. Samsung
al momento si trincera dietro un
“no comment”, ma ci sono elementi che supportano la vicinanza tra Juventus e Samsung: Carlo
Barlocco, Senior Vice President,
Head of Sales & Marketing di
Samsung Electronics Italia, è tifosissimo juventino...

A
di Roberto Pezzali
Lo Juventus
Stadium si
chiamerà
Samsung
Arena?
estratto da dday.it
A Redmond, Microsoft
ha inaugurato il suo
Envisioning Center,
un’area che incarna la
visione dell’azienda per
i prossimi 5 – 10 anni
di Emanuele VILLA


Microsoft inaugura, all’interno del proprio campus a Redmond, l’Envisioning Center,
un’area aperta ai visitatori e
dedicata alla visione Microsoft
del futuro. Futuro tecnologico, s’intende. Realizzato dalla
divisione Microsoft Research,
Envisioning Center non vuole
essere un banco di prova per
nuovi prodotti, bensì la dimostrazione tangibile di dove sta
andando l’azienda, verso quale
obiettivo si muove e quali strade sta percorrendo.
Ovviamente sarà fondamentale
il feedback dei visitatori, essendo le tecnologie indirizzate ad
un uso prevalentemente domestico, nonostante abbia un
discreto peso anche la destinazione business. Ovviamente
sarà tutto connesso, tutto touch, gli apparecchi impareranno
autonomamente le nostre abitudini, ci sarà massima sinergia
tra video wall, televisori, telefoni, tablet, computer e qualsiasi
elettrodomestico. Selezionando
questo link è possibile visualizzare un filmato che mostra
alcune delle soluzioni tecnologiche ipotizzate.
torna al sommario
PEOPLE & MARKET La Svezia segue la Danimarca: per vedere la TV in streaming si paga
Svezia: tassa TV estesa a tablet e PC
L’Italia e la RAI hanno già detto no l’anno scorso, niente canone per ora
di Roberto Pezzali
T
V in discesa, tablet e smartphone in salita: sono sempre di più
le persone che preferiscono
guardare la TV quando vogliono e
dove vogliono sfruttando i device
portatili. Una tendenza che ha spinto
la TV pubblica svedese, Sveriges Television, a introdurre un canone per i
proprietari di tablet, Pc e altri dispositivi connessi in rete. Radiotjänst, la
società che raccoglie il canone per la
TV di stato ha chiamato telefonicamente i 350 mila svedesi che hanno
dichiarato di non possedere il TV per
capire se in realtà guardavano contenuti video con un altro dispositivo e
riscuotere così il pagamento. Niente
di strano comunque, fanno sapere
dalla Svezia: già nel 2007 il decreto
era stato modificato per rendere la
tassa indipendente dal mezzo con
cui si visualizzavano i contenuti. La
decisione ha scatenato una tiepida
protesta sul Web, ma è stata molto
contenuta: in Svezia il 90% delle persone infatti già paga il canone, 173
corone al mese per un totale di 250
euro circa all’anno. La Svezia non
è il primo Paese dove si paga anche
per il video da Internet: in Danimarca, dove il canone è pari a 300 euro
circa, sono infatti inclusi anche i dispositivi connessi al Web. In Italia
la polemica è già scoppiata lo scorso
anno, quando secondo una interpretazione del decreto regio del 1938 si
pensava che ogni apparecchio atto
a riprodurre un segnale televisivo
era soggetto a canone, quindi anche
smartphone e TV. Tuttavia in seguito
alle polemiche la RAI il 21 febbraio
2012 precisò che il canone riguardava solo i TV e non altri prodotti
come smartphone, tablet e computer.
Capitolo chiuso, quindi?
PEOPLE & MARKET Microsoft dovrà pagare una salatissima multa di 561 milioni di euro
L’UE multa Microsoft per Internet Explorer
Ha infranto l’accordo che prevedeva la scelta del browser di default in W7
M
di Emanuele VILLA
icrosoft dovrà pagare altri
561 milioni di euro all’Unione
Europea per aver rotto l’accordo firmato nel 2009 con l’antitrust
che regolava la presenza di Internet
Explorer all’interno del sistema operativo Windows. L’accordo prevedeva,
infatti, la presenza su ogni versione di
Windows del Ballot Screen, la famosa
schermata per la selezione del browser da utilizzare di default e che, di
fatto, permetteva all’utente di scegliere browser alternativi al già presente
Internet Explorer. Microsoft, per un
errore definito di “carattere tecnico”,
si è dimenticata di inserire la schermata di scelta in Windows 7 Service
Pack 1 ed è stata colta sul fatto. Prima
l’investigazione dell’Unione
Europea, poi la
decisione
che
Microsoft
ha
effettivamente
infranto l’accordo e ora la multa, molto molto
salata. Formalmente la multa
è corretta: Microsoft ha effettivamente infranto l’accordo, tuttavia
oggi è veramente assurdo pensare che
l’inclusione di Internet Explorer all’interno del sistema operativo possa
portare l’azienda di Redmond ad avere una posizione dominante sul mer-
cato. Anche nel periodo in cui Microsoft ha tolto il Ballot Screen, Internet
Explorer non ha guadagnato terreno,
anzi ha continuato a perderlo senza
riuscire a contrastare la crescita esponenziale di Google con Chrome.

Microsoft
mostra la
tecnologia
del futuro
n.65 / 12 marzo 2013
n.65 / 12 marzo 2013
MOBILE La celebre catena di fast-food vuole ricaricare senza fili smartphone e tablet
Da McDonald’s la ricarica è Wireless
Presto gli smartphone si caricheranno semplicemente appoggiandoli sui tavoli
di Vittorio Romano BARASSI
D
MOBILE Un chip rivoluzionario per cambiare il modo di scattare foto con lo smartphone
Da Toshiba i “Lytro chip” per smartphone
Punto di fuoco e profondità di campo post-scatto grazie al chip di Toshiba
S
di Massimo MONTI
cattare la foto con lo
smartphone e poi, con calma, variare il punto di messa
a fuoco e la profondità di campo per
ottenere scenografici effetti di sfuocato altrimenti ottenibili con ottiche
e sensori decisamente più evoluti di
quelli usati negli smartphone. Come
riportato da TechHive, Toshiba è al
lavoro per portare la fotografia “light field”, già vista all’opera nella
Lytro Camera, anche sui più sottili
smartphone grazie a un sensore ad
hoc che entrerà in produzione entro
la fine dell’anno. La tecnologia era


ai piani alti di McDonald’s,
famosa multinazionale del
fast-food, arriva una buona
notizia per chi ha un dispositivo dotato di predisposizione per la ricarica Wireless: entro la fine dell’anno
alcuni ristoranti europei (non si sa
ancora quali) adotteranno questa
tecnologia e la integreranno nei tavoli, così da permettere, tra Big Mac
e patatine fritte, la ricarica dello
smartphone dei clienti. Tutta l’operazione sarà assolutamente gratuita e immediata: basterà appoggiare
il device sul tavolo e subito partirà la ricarica. McDonald’s ha, però,
pensato anche a tutti i possessori di
uno smartphone non equipaggia-
to con lo standard Qi per la ricari- infatti, molto pochi i device caratca a induzione: per poter sfruttare terizzati da funzionalità di ricarile possibilità dei nuovi “tecno-tavo- ca Wireless e non sono tanti i dili” basterà semplicemente armar- spositivi abilitati che arriveranno
si di adattatore PowerKiss il qua- nei prossimi mesi. Si tratta in ogni
le, una volta collegato al dispositivo caso di un’iniziativa degna di nota,
da ricaricare e dopo aver posiziona- destinata a conseguire un maggiore
to il tutto in prossimità di una ben spessore nel momento in cui la tecprecisa sezione circolare sul tavolo, nologia Qi sarà più diffusa.
inizierà a compiere il suo lavoro. Difficilmente
McDonald’s fornirà gli adattatori PowerKiss
ai clienti, fattore che limiterà
non poco il “volume” dell’opeCome funziona l’adattatore PowerKiss
razione: sono,
torna al sommario
già stata annunciata, ma la prima demo del nuovo sensore è stata
fatta proprio nei
giorni scorsi. I terminali del 2014
potranno, quindi,
montare questo innovativo sensore e
il relativo software
di post-produzione, con il quale gestire l’immagine catturata direttamente dallo smartphone, tirando
fuori ad esempio da un’immagine
o un video il volto desiderato all’interno di una foto di gruppo, semplicemente selezionandolo. Toshiba
ha mostrato un prototipo del chip
a IDG News Service: misura 8 mm
per lato e usa un sensore CMOS da
8 MP per realizzare immagini finali
dalla risoluzione di 2 MP, visto che
la maggior parte dei dati catturati
servono non per definire la risolu-
zione ma la distanza dei molteplici
punti di fuoco ottenibili post-scatto.
Il chip attuale consente, inoltre, di
registrare video a 30 fps, anche se
Toshiba ha già pensato di passare
a un sensore da 13MP con il quale
restituire immagini finali da 5 o 6
MP. La ricerca si sta concentrando
anche sull’ottimizzazione dell’algoritmo di cattura dello spettro luminoso, di elaborazione dell’immagine
finale e sul carico di processing richiesto allo smartphone.
Archos
FamilyPad 2
tablet da 13”
a 299 euro
Archos presenta il
nuovo tablet Family
Pad 2, schermo da
13” e processore dual
core a un prezzo
conveniente, 299 euro.
A chi serve, però?
di Roberto Pezzali
Archos ci riprova e presenta la
seconda generazione del suo tablet per famiglie, FamilyPad
2. Il punto di forza è sempre lo
schermo, un 13” che nell’idea di
Archos dovrebbe trasformare il
tablet da dispositivo personale a
device per tutti. Le caratteristiche sono quelle di un tablet di
fascia media, anche perché FamilyPad 2 viene venduto a 299
euro: schermo da 1280x800,
processore dual core da 1.6 GHz
e 1 GB di RAM con 8 GB di memoria per le applicazioni. Archos
punta molto sulle funzioni multimediali è ha inserito all’interno
del sistema operativo Android
4.1 la sua ultima versione di Archos Media Center, un media
player completo compatibile con
video fino a 1080p. Nonostante
le dimensioni dello schermo vengono dichiarate 10 ore di durata
della batteria, anche se l’inserimento di una batteria più grande
ha sicuramente influito sul peso
di FamilyPad 2 che è pari a 1.3
kg, un po’ tanto per un normale tablet. Completa la dotazione
di connessioni: c’è l’USB On The
Go, c’è l’HDMI e c’è l’SD Card.

estratto da dday.it
estratto da dday.it
Un display
che ricarica
il telefono?
Si può fare!
Lightning-HDMI, e Apple non paga
Sorpresa: all’interno dell’adattatore Lightning-HDMI c’è un vero computer
di Roberto Pezzali
i
Pad e iPhone hanno uscita HDMI?
Non proprio. Dopo aver visto strani artefatti MPEG apparire su un
TV provenienti dall’iPad collegato appunto con l’adattatore HDMI Apple,
il team di Panic.com, abili sviluppatori di note applicazioni per Mac, ha
deciso di indagare e capire come funziona l’uscita HDMI dei nuovi dispositivi Apple con interfaccia Lightning.
Per farlo ha deciso di sacrificare il piccolo adattatore aprendolo per trovare
una grossa sorpresa: l’adattatore da
49 euro Apple integra un microcomputer con processore ARM e 256 MB
di RAM. Cosa ci fa Apple con un computer dentro un adattatore? Inizialmente si pensava che l’adattatore da
Lightning ad AV digitale fosse un ricevitore AirPlay, ma solo successivamente con l’intervento di un anonimo molto informato (probabilmente
un dipendente Apple) è stato risolto
il mistero. Lightning, il nuovo connettore realizzato da Apple per la nuova
generazione di iDevice, non è pensato
per la trasmissione di segnali audio/
video, ma è una sorta di serial bus fles-
sibile nato per trasmettere dati ad altissima velocità. Una flessibilità questa
che permetterà in futuro di creare infiniti tipi di adattatore, per ognuno dei
quali servirà, però, una conversione o
una transcodifica. E nel caso di iPad e
iPhone di ultima generazione funziona
proprio così: per poter fornire l’uscita
HDMI, il tablet o lo smartphone sfruttano l’encoder hardware che viene
usato anche per AirPlay Mirroring, un
encoder che codifica tutto quello che
appare sullo schermo del tablet in tempo reale e lo invia a un ricevitore. Nel
caso di AirPlay Mirroring la trasmissione è Wireless verso una Apple TV
che decodifica, in questo caso invece la
trasmissione è fisica ed è il computer
nell’adattatore a decodificare il flusso.
Una scelta questa che Apple giustifica come necessaria per una maggiore versatilità (in futuro, se usciranno
nuovi connettori, si potrà fare l’adattatore), ma che noi crediamo sia più venale: Apple così facendo non deve pagare le licensing a HDMI per ogni iPad
o iPhone prodotto (e sono tantissimi).
Per ogni dispositivo con uscita HDMI
e per ogni connettore, infatti, i produttori devono corrispondere a HDMI
una piccola fee, e Apple in questi anni
sposando Display Port (che è libera)
ha sempre cercato di evitarlo. In questo caso specifico ha trovato la scappatoia perfetta: paga a HDMI solo per
ogni adapter venduto, ma se ne vende
uno ogni 1000 dispositivi è già tanto.
Nessuno sa quanto si paghi per ogni
prodotto HDMI, ma è quasi certo che
il risparmio sia superiore al milione di
dollari. A rimetterci sono solo gli utenti che non possono contare su un’uscita HDMI nativa, ma si tratta comunque di una nicchia. è certo, però, che
di fronte a questa scoperta applicazioni per calibrare lo schermo con l’iPad
come quella di THX diventano totalmente inutili.
MOBILE Continuano le indiscrezioni sul presunto smartphone Apple di fascia media
Arriva l’iPhone low-cost e di policarbonato?
Ultime indiscrezioni parlano di un melafonino “popolare” da 330 dollari
Estratto dal quotidiano online
www.dday.it
Registrazione Tribunale di Milano
n. 416 del 28 settembre 2009
direttore responsabile
Gianfranco Giardina
editing
Massimo Monti, Claudio Stellari,
Simona Zucca
progetto grafico
Greta Genellini
Editore
Scripta Manent Servizi Editoriali srl
via Gallarate, 76 - 20151 Milano
P.I. 11967100154
Per informazioni
[email protected]
Per la pubblicità
[email protected]


La novità arriva dalla
Francia: SunPartner, azienda specializzata nel settore
del fotovoltaico, propone
Wysips, un sottilissimo strato semitrasparente che va
posizionato al di sopra del
display dello smartphone e
funge da batteria a energia
solare.
Wysips, acronimo di What
You See Is Photovoltaic
Surface, è un materiale da
meno di 0,5 mm di spessore
e 90% di trasparenza: sulla
sua superficie, micro lenti e
materiali fotovoltaici sono
impiegati per catturare la
luce (naturale o artificiale)
e possono produrre 5,8 mW
per centimetro quadrato,
ma l’azienda è convinta di
poter raddoppiare questo
dato entro un anno.
Pur essendo gli smartphone
la principale applicazione,
l’azienda sta già pensando
ad altri ambiti di impiego:
tablet, notebook e anche
outsider come cartelloni
pubblicitari e vetri per impiego domestico o in-car.
MOBILE E luce fu... sul connettore Lightning di Apple e il suo principio di funzionamento
torna al sommario
di Vittorio Romano BARASSI
R
icordate il MacBook in policarbonato? Presto Apple potrebbe
replicare la strategia di successo
attraverso cui è riuscita ad avvicinare
la massa al brand Apple. Per farlo
si affiderebbe all’iPhone, ancora un
top-seller ma, sotto certi aspetti, prodotto che inizia a sentire il peso degli
anni. La concorrenza nel settore mobile è agguerrita: Android continua a
mangiare - a tutti i livelli - importanti
fette di mercato e Windows Phone ha
le carte in regola per imporsi nei segmenti medio-bassi (ma non è detto
che ci riuscirà). Con iPhone 5, Apple
non ha voluto strafare, ma l’impressione è che, anche dopo aver visto
l’introduzione dell’iPad mini (un successo che sta eclissando anche l’iPad
“senior”), le cose siano destinate a
cambiare in fretta. Molte sono le indiscrezioni che parlano del prossimo
melafonino di punta (Apple ricerca
esperti e sapienti “coloratori” di alluminio) e tante altre sono quelle riguardanti il fantomatico iPhone lowcost, un prodotto sempre smentito da
Cupertino, ma che prima o poi diventerà realtà. L’ultimo rumor pubblicato dal blog giapponese Macotakara
è che questo ipotetico dispositivo
sarebbe ormai una sicurezza: Apple
avrebbe definito il design della scocca in policarbonato (di colore bianco
e anche nero) che contraddistinguerà
l’iPhone “popolare”. Macotakara dà
per certa la presenza di due iPhone
nel listino 2014: uno sarà l’evoluzione dell’attuale modello (colorato e
forse con display da 4.5’’), l’altro sarà
il dispositivo low-cost che in molti
aspettano, dotato sempre di display
da 4.5’’ ma con un assemblaggio più
“economico” e tale da non far schizzare il prezzo di vendita sopra l’asticella dei 330 dollari americani. Tutto
vero o pure invenzioni? Come reagirebbero i mercati all’introduzione di
un iPhone entry-level?

MOBILE
n.65 / 12 marzo 2013
estratto da dday.it
n.65 / 12 marzo 2013
tv & video Da un primo confronto, i prezzi sembrano allineati con quelli dello scorso anno. Arriveranno ad aprile
Samsung TV 2013 Serie F, ecco i primi prezzi
Diffusi in Europa i prezzi della serie F: il 55” F8000 parte da 2.799€. Nessuna conferma dall’Italia
T
ra qualche settimana arriveranno nei negozi i primi modelli dei
nuovi TV presentati dall’azienda a Las Vegas. E come tutti gli anni
a inizio marzo scatta la corsa al prezzo: quanto costeranno i nuovi televisori? Saranno più cari di quelli dello
scorso anno? Al momento Samsung
Italia non ha ancora ufficializzato
i prezzi di listino per il nostro Paese, ma molti Paesi europei hanno
già iniziato a diramare i prezzi per
le serie maggiori, l’attesissima serie F8000, la serie F7000 e la serie
F6100. I prezzi sono come previsto
allineati a quelli dello scorso anno,
anche se sui tagli più grandi si parte
da un listino con un prezzo inferiore
di 100 euro.
La serie F8000, il top di gamma (ci
tv samsung F6100
tv samsung F7000

sarà anche l’F8500 che sarà sostanzialmente identico ma completamente in alluminio), parte da 7.999
euro per il modello da 75” per arrivare ai 4.490 euro del 65”. Prezzi
ovviamente più bassi per 55”, 46” e
40”: rispettivamente i prezzi sono di
2.799 euro, 1.999 euro e 1.599 euro.
Come lo scorso anno ballano circa
200 euro tra la serie F8000 e la serie
F7000: si parte dai 3.499 euro per
l’UE60F7000 per arrivare ai 2.599
euro del 55”. Si dovranno invece
spendere 1.799 euro e 1.399 euro
per i due modelli da 46” e 40”.
Si chiude con la serie F6100:
Samsung avrà altre serie in fascia
media, come la F6400 e la F6800,
ma al momento sono stati rilasciati solo i prezzi della prima. Per
l’UE55F6100 il prezzo è fissato a
1.399 euro. mentre con il 46” si
tv & video Al momento nessun supporto consumer supporta in modo sicuro video 4K
4K Sony pronto ma un film pesa 100 GB
Sony è pronta a lanciare in estate il servizio di digital delivery in 4K
È dedicato alla PlayStation 4 e al suo server 4K dedicato ai televisori
S
di Roberto Pezzali

ony è pronta a partire in estate con un servizio di digital
delivery in 4K, un servizio destinato alla PlayStation 4 e al player
che viene dato al momento solo ai
possessori del TV Bravia 4K da 84”
negli States. Anche se Sony non ha
intenzione al momento di abbandonare la distribuzione fisica, non esiste ancora un supporto consumer in
grado di supportare in modo sicuro
e protetto materiale video 4K.
Secondo quanto riportato da Phil
Molyneux, presidente di Sony
Electronics, al magazine americano
TheVerge, Sony sta lavorando ad
una soluzione che permetta di portare il 4K sul Blu-ray, ma ci vorrà
tempo.
torna al sommario
Per il momento l’unica soluzione è il digital
delivery, anche se parlare di soluzione forse è un
po’ azzardato: si stima,
infatti, che un film in
4K possa pesare anche
più di 100 GB, e questo
porta a chiedersi quanto
sarà grande l’hard disk
di una PS4 che dovrà
contenere anche i giochi next gen.
Oltre alla capacità, l’altro problema
è legato ai tempi di scaricamento: è
vero che la PlayStation 4 è abilitata a
scaricare anche quando si gioca, ma
solo con connessioni super veloci
si riuscirà a scaricare un film in un
paio d’ore. Con una ADSL, infatti,
da 20 Mbps ci vuole anche più di un
giorno ipotizzando però una banda
garantita costante di 18 Mbps.
L’Italia (ma non solo) non è ancora
pronta a soluzioni di questo tipo, e
probabilmente anche gli attuali sistemi di compressione non lo sono:
un aiuto arriverà dall’H.265, ma
anche questa tecnologia è solo agli
inizi.
tv samsung F8000
scende sotto i 1.000 euro, esattamente 999 euro. Buoni i prezzi per
il 40” (749 euro) e per l’UE32F6100
(549 euro).
I TV dovrebbero arrivare nei negozi
la prima settimana di aprile.
PC & MULTIMEDIA
Da Intel un
chip per NAS
multimediali
Il processore Intel CE5300
diventa il cuore di una piattaforma per NAS, in particolare
per realizzare server casalinghi dedicati allo streaming
video. Il SoC di Intel integra
oltre alla CPU Atom dual
core anche un encoder H.264
hardware che consente la
conversione al volo di filmati
anche in HD. Intel dipinge il
caso di utilizzo in cui lo stesso
filmato in alta definizione può
essere riprodotto contemporaneamente in HD su un TV o
un tablet e in definizione più
bassa su uno smartphone.
Diversi produttori hanno
annunciato la prossima
disponibilità di prodotti facenti uso di questa soluzione,
tra cui Synology. La nuova
piattaforma può essere molto
interessante accoppiata a software come Plex o Serviio.

di Roberto Pezzali
n.65 / 12 marzo 2013
tv & video TV LED di Philips: per molti illuminazione EDGE LED solamente da un lato
Aria di crisi: e i TV perdono i LED
Dai televisori Full LED siamo arrivati ai TV con i LED su un unico lato
L’obiettivo del mondo dei TV è il risparmio, ma così ci rimette la qualità
T
tv & video
TivùSat a quota
1,8 milioni
E con l’LTE...
TivùSat, la piattaforma satellitare gratuita (per chi paga il
canone) nata per raggiungere
le zone dove la copertura
del digitale terrestre lascia a
desiderare, ha raggiunto 1,8
milioni di smart card attive,
praticamente il 6% delle
famiglie italiane. Liguria e le
regioni del Sud sono quelle
con più abbonati (Calabria
in testa al 12%). Un numero
che potrebbe salire: TivùSat
è l’unica soluzione nei casi irrisolvibili di interferenze tra
LTE e TV digitale terrestre.
TivùSat al momento offre 59
canali televisivi e 38 radiofonici e a breve dovrebbe partire
On Demand TivuOn per vedere
in streaming l’ultima settimana dei principali canali Rai,
Mediaset e La7. Ricordiamo
che non serve abbonamento,
basta una parabola su Hotbird, un decoder (meglio se
HD) e la card di TivùSat.


di Roberto Pezzali
agliare i costi e tornare a fare
profitti: il mondo dei TV vive
una forte crisi dovuta anche ai
prezzi ormai bassissimi dei prodotti,
con i margini che si riducono sempre
più. La tendenza è tagliare, e non è
un caso che le cornici dei TV siano
ormai ridotte all’essenziale: oltre a un
aspetto estetico c’è anche un aspetto
economico da considerare. I tagli non
riguardano solo il design ma anche i
componenti: su alcuni siti sono infatti apparse delle foto che mostrano la
nuova struttura dei pannelli del TV
a LED 2013 Philips, ed è abbastanza
sorprendente che ormai su quasi tutta la gamma si faccia uso di illuminazione EDGE LED solo da un lato.
torna al sommario
Ricordiamo che i primi TV LED erano costituiti da un pannello posteriore pieno di tanti LED, Full LED appunto. Una soluzione ottima, ma con
costi decisamente elevati. Per ridurre
lo spessore arrivarono gli Edge LED,
dapprima con LED su tutti i lati, poi
con LED solo sopra e sotto o a destra
e sinistra. Ora, tendenza del 2013, i TV
hanno LED solo su un
lato. Della gamma Philips solo la serie 8000
avrà un pannello con
illuminazione Edge
Led a due lati, per
tutti gli altri si userà
una soluzione stile notebook o smartphone,
pochi LED e solo su un bordo. Il risparmio è assicurato, ma la qualità?
Difficile dirlo ora: i diffusori di luce
hanno fatto passi da gigante e sicuramente l’uniformità sarà migliore ma
un conto è usare pochi LED su uno
smartphone o un tablet, un conto è
usarli su uno schermo da 50”.
tv & video Disponibile a 1299 euro con 5 anni di garanzia
Proiettore Optoma HD25
DLP Full HD 3D per l’HT
Nuovo videoproiettore Optoma DLP Full HD 3D
Si inserisce nella fascia alta della gamma Optoma
di Giuseppe landolfi
O
ptoma HD25 utilizza la tecnologia di contrasto Dynamic Black per regolare automaticamente la potenza della lampada a ogni frame, ottimizzando il rapporto di contrasto dichiarato di 20.000:1. La tecnologia 3D
offre la possibilità di visualizzare i contenuti tridimensionali provenienti da
qualsiasi dispositivo di visualizzazione, tra cui Blu-ray 3D, PlayStation, Xbox
e Sky3D, attraverso gli occhiali attivi ZF2100 (non inclusi). La luminosità di
2000 ANSI lumen rende HD25, secondo Optoma, passibile di utilizzo anche
in condizioni di luce ambientale, per coinvolgenti esperienze videoludiche.
HD25 integra inoltre BrilliantColor, la tecnologia di elaborazione multi-colore capace di restituire colori vivaci e naturali sullo schermo, grazie all’utilizzo
di sei diversi colori primari e
secondari. BrilliantColor aumenta, infine, la luminosità
del colore fino al 50% rispetto
alle altre tecnologie. Optoma
HD25 è disponibile a 1299€,
coperto da cinque anni di
garanzia. Riportiamo qui le
principali specifiche tecniche.
Il tablet è
il nemico
numero uno
del televisore
Secondo uno studio
di Rovi gli italiani sono
i maggiori fruitori
di video su tablet,
e l’80% da casa,
snobbando la TV
di Roberto Pezzali
L’Italia è il primo Paese al mondo
per lo streaming video su tablet.
Il dato sorprendente arriva da
uno studio di Rovi Corporation,
l’azienda che controlla DIVX. Secondo lo studio l’Italia guida la
classifica con il 73% dei fruitori,
seguita dalla Spagna con il 71% e
dagli Stati Uniti con il 66%.
Ma se negli altri Paesi i contenuti
più fruiti sono film e show televisivi, in Italia a guidare questa
classifica sono i contenuti “user
generated” come Youtube, seguiti da video musicali e notizie.
L’80% dei fruitori dei video in
streaming li guarda da casa, il
15% durante gli spostamenti di
lavoro: questa percentuale è probabilmente viziata dai costi alti
delle connessioni 3G italiane e
dall’assenza di piani convenienti
a banda illimitata.
Sempre secondo il report, la più
grande paura e il più grande scoglio dei consumatori sono i costi
di connessioni nascosti, anche se
la qualità ha una sua importanza.
Ed è l’Italia uno dei Paesi meno
soddisfatti: tra gli intervistati una
buona percentuale dichiara che
spesso la qualità dello streaming
è scadente.
Tra i dati quello da tenere sotto
controllo è la crescita di fruizione dei video in casa su tablet: la
possibilità per ogni possessore di
un tablet di guardare quello che
vuole quando vuole senza disturbare gli altri è il più grande nemico del televisore, un mezzo di
visione collettivo.

estratto da dday.it
n.65 / 12 marzo 2013
tv e video In Italia arriverà a settembre il nuovo modello di OLED con design Flamingo
TV OLED LG, in UK a 9.999 sterline
LG ha iniziato ad accettare i preorder per il suo TV OLED in Inghilterra
L
G ha annunciato finalmente la
data di introduzione e il prezzo
per il suo TV OLED, che arriverà in Europa a luglio in Inghilterra
a 9.999 sterline. I pre-order per il
55EM970V sono già iniziati presso il
punto vendita dei magazzini Harrods,
ma ovviamente è troppo presto per
sapere se agli inglesi questo OLED
interessa oppure no. In ogni caso, il
55EM970V non è un prodotto che
vedremo in Italia: LG, infatti, ha intenzione di commercializzare l’OLED
subito dopo l’estate, a settembre, e
ci ha confermato che arriverà direttamente il secondo modello, quello
mostrato a Las Vegas quest’anno con
elettronica integrata nel TV e design
“Flamingo”. Una scelta saggia e intelligente, anche perché il 55EA8800,
questa la sigla del modello più recente, avrà già a bordo tutte le tecnologie
2013, dall’NFC alla nuova piattaforma
Smart TV. Il prezzo non è confermato
ancora, ma il nuovo design più vicino
a quello di un classico televisore dovrebbe rendere l’OLED un pochino
più abbordabile.
Il TV Panasonic
da bagno
Panasonic ha presentato un
TV portatile adatto ad ambienti... umidi. L’SV-ME7000,
questo il suo nome, è infatti
certificato IPX6/7 e può resistere per 30 minuti a 1 metro
di profondità, ciò permette di
utilizzarlo vicino a una vasca
da bagno o una piscina. Ha
una diagonale di 10’’ in formato 16:9 con una risoluzione
di 1024x600 pixel e integra
sintonizzatore digitale e una
batteria per 3 ore e mezza di
autonomia. Il TV è inoltre
dotato di connettività Wi-Fi e
piattaforma Smart Viera per
riprodurre contenuti dalla
rete. Al momento è stato annunciato solo per il Giappone:
disponibile dal 30 aprile, prezzo non ancora comunicato.
digital imaging Obbiettivo qualità in palmo di mano per Nikon, che lancia due compatte con prestazioni “da grandi”
Nikon presenta due Coolpix con caratteristiche al top
La Coolpix A è una point&shoot con ottica fissa equivalente a 28 mm e sensore APS-C da 16 Mpx
La Coolpix P330 può invece contare su sensore grande da 12 Mpx e su un’ottica molto luminosa
N
di Roberto pezzali
ikon ha presentato due fotocamere compatte dotate di caratterisiche molto interessanti.
Nella Coolpix A, Nikon ha inserito un
sensore APS-C, una mossa che segue
quella di Sony con la RX-1 ma in chiave Full Frame (e con ben altri costi)
e di Fuji con la X100s. La Coolpix A
si candida come una delle fotocamere
compatte con la miglior resa qualitativa sul mercato, per rendere ancora
più performante la Coolpix A Nikon
ha anche privato il sensore APS-C
da 16 MP del filtro passa basso per
migliorare ulteriormente la nitidezza
e creare un accoppiamento perfetto
con l’ottica. Eccellenti le prestazioni, in linea con quelle delle ultime
reflex di fascia media Nikon: ISO da
100 a 6400 espandibili digitalmente
a 25600, processore Expeed 2 e regi-


di Roberto Pezzali
TV & VIDEO
torna al sommario
strazione video a 25fps, 24p, 30fps.
L’ottica è un grandangolare fisso
da 18,5 mm f/2.8 equivalente a un
28mm, un obiettivo Nikkor di eccellente resa con diaframma a 7 lamelle
inserito in un corpo robusto in alluminio e magnesio. Coolpix A dispone
di tutte le modalità di scatto manuale,
gestisce file RAW a 14 bit ed è dotata
di Picture Control e slitta a contatto
caldo per flash esterni. Il monitor sul
retro è da 3” e 921.000 pixel. Nikon
non ha diramato un prezzo ufficiale
per l’Italia ma negli Stati Uniti questo
modello viene venduto a circa 1100$.
La Coolpix P330 è caratterizzata da
un sensore più grande della media e
da uno zoom ottico 5x luminoso con
stabilizzatore di seconda generazione.
È lo zoom l’elemento che distingue la
P330 dalle altre fotocamere, un grandangolo 24-120 con ingrandimento
5x con apertura f/1.8-5.6 dotato di
filtro ND e diaframma a sette lamelle.
Il sensore è un CMOS BSI da 1/1.7” da
12 MP dotato di una buona gamma
ISO: si parte da 100 ISO e si arriva a
6400 ISO estendibili a 12800. Dotata
di tutte le funzioni di scatto manuali e di scatto in RAW, ha ottime doti
in termini di velocità: scatta fino a 10
immagini a piena risoluzione in un
secondo. Non mancano le modalità
Nikon Coolpix A
di scatto speciali: Panorama a 180°,
panorama a 360° e HDR automatico
con diverse impostazioni personalizzabili. Nikon ha inserito anche il GPS,
mentre per il Wi-Fi serve un accessorio opzionale. Non manca la ripresa
in HD: si arriva fino a 1920x1080
a 60, 50, 30 o 25 fps. Nikon non ha
dichiarato ancora il prezzo di listino
della P330 ma negli States lo streetprice è di 380$.
Nikon Coolpix P330

estratto da dday.it
n.65 / 12 marzo 2013
digital imaging Per ora si pensa ad applicazioni in astronomia, medicina e security
Il sensore Canon che vede al buio
Il sensore video capace di prestazioni incredibili con bassissima luminosità
L
a foto a lato mostra a sinistra la
via Lattea ripresa utilizzando un
CCD specifico per astronomia, la
foto a destra la via Lattea ripresa con
il nuovo sensore video Canon.
L’azienda giapponese ha sviluppato
un sensore specifico per uso video
ad altissima sensibilità che permette riprese fino a oggi impensabili. Il
sensore è in formato 35 mm (Full
Frame) e ha risoluzione vicina al Full
HD: questo ha permesso di utilizzare pixel giganti, i cosiddetti Jumbo
Pixel, ognuno dei quali misura 19
micron quadrati (i pixel della reflex di
punta Canon, la EOS 1D X sono di 7.5
volte più piccoli). Canon ha inserito
anche un robusto sistema di controllo capace di ridurre in modo notevole
digital imaging
Mems|cam
Veloce e versatile
DigitalOptics ha presentato Mems|cam, modulo
fotografico per il segmento
smartphone: integrato con
un sensore d’immagine
OmniVision OV8835 e un ISP
Milbeaut Fujitsu promette di
migliorare il comparto fotografico degli smartphone per
velocità, potenza e versatilità.
L’obiettivo di DigitalOptics
(modulo completo a 25$ per
stock da 10.000 unità) è di
integrare Mems|cam nel maggior numero di smartphone
e tablet dalla prossima generazione. Il sistema autofocus
di nuova concezione, oltre a
consumare molto meno rispetto ai modelli tradizionali,
offre prestazioni eccezionali:
146 ms contro i 240 ms delle
migliori soluzioni in commercio. Il sistema può catturare
fino a 6 immagini consecutive
a 8 MP l’una, permettendo
di modificare in un secondo
momento punto di fuoco e
profondità di campo.


di Roberto pezzali
torna al sommario
il rumore video che tende a crescere
con l’aumento delle dimensioni dei
pixel stessi. I risultati sono sbalorditivi: il sensore è in grado di catturare immagini in modo chiaro e pulito
con una luminosità di 0.03 lux, un
livello di luminosità che pure l’occhio
umano fatica a gestire. Nelle ultime
fasi di sviluppo Canon ha provato a
riprendere video in condizioni critiche, come un bastoncino di incenso
che brucia in una stanza buia e una
pioggia di meteore. Ecco il video.
Al momento si pensa di sfruttarlo
per l’astronomia, la medicina e la
security, ma ovviamente in futuro
è prevista anche l’applicazione in
ambito consumer.
Canon, la 70D
il 22 marzo
Alcuni siti internazionali riportano una serie di inviti che Canon
ha diramato e che riguardano il
21 e il 22 marzo a seconda della
zona. Tutti gli indizi puntano
alla 70D, l’erede della 60D che
Canon ha presentato il 30 agosto
del 2010 e che ha effettivamente
bisogno di una rinfrescata.
Difficile dire ora quali saranno
le caratteristiche di punta della
nuova reflex, ma conoscendo
Canon seguirà un po’ la strada
percorsa con la 6D e cercherà
di proporre una reflex con GPS
e Wi-Fi integrati, processore
Digic 5+ e un sensore non troppo
grande per consentire una buonissima velocità di scatto e buone
performance. Come in molte altre
situazioni è difficile pensare che
Canon possa tenere nascosti i
dettagli fino al 22 marzo: qualcuno canterà sicuramente prima.
digital imaging Foto scattata dal 29° piano della British Telecommunications Tower
Londra: 320 Gigapixel per la foto a 360°
Oltre 48mila scatti di quattro Canon 7D per la foto più grande del mondo
di Vittorio Romano barassi
S
enza dubbio potevano essere
più fortunati con le condizioni meteo, ma il lavoro effettuato dai fotografi Jeffrey Martin,
Tom Mills e Holger Schulze ha
dell’incredibile: dal ventinovesimo piano della torre della British
Telecommunications i tre, affrontando temperature sotto lo zero e
anche un po’ di pioggia, sono riusciti
a creare una visione di Londra a 360
gradi e a 320 Gigapixel. Un vero e
proprio record.
Per riuscire nell’impresa, il team ha
utilizzato ben quattro Canon EOS
7D dotate di obiettivo EF 400mm
f/2.8L IS II USM e di Extender EF
2x III; ogni reflex era collegata a un
supporto robotico Clauss Rodeon VR
Head ST che ha permesso la massima precisione nello spostamento
della visuale nella cadenza di scatto
di 4 frame al secondo.
Il risultato finale è davvero
impressionate: 48.640 scatti
uniti tra loro hanno dato vita
a una fotografia da ben 320
Gigapixel. Se questa venisse
stampata a dimensioni reali
si otterebbe un “qualcosa”
delle dimensioni di 98 metri (quasi come la lunghezza
di un campo da calcio) per
24 metri (poco meno della
lunghezza di un campo da
basket)! Grazie agli obiettivi e agli extender si riesce
tranquillamente ad “andare
in strada” per osservare i pedoni
camminare oppure leggere le targhe
delle autovetture, mentre gli edifici
visibili più lontani distano oltre 30
chilometri!
Potete ammirare la fotografia, in
tutto il suo splendore, seguendo
questo link.

estratto da dday.it
estratto da dday.it
n.65 / 12 marzo 2013
hifi & home theater I quattro modelli della gamma sono al momento disponibili per il mercato nordamericano
Pioneer lancia gli amplificatori con upscaling 4K
Ampio supporto agli smartphone e uscita HDMI con upscaling a 4K, per la nuova gamma 2013
Pioneer VSX-1123
80 Watt per canale, 6 ingressi e
un’uscita HDMI, MHL 2.0, HTC
connect, DLNA, AirPlay, riproduzione file audio 192 KHz e 24 bit,
4K passthrough;
VSX-1023-k (529 dollari): 7.1,
80 Watt per canale con bi-amping
per i canali frontali, 6 ingressi e
un’uscita HDMI, MHL 2.0, HTC
connect, DLNA, AirPlay, riprodu-
zione file audio 192 KHz e 24 bit,
4K passthrough;
VSX-1123-k (629 dollari): 7.1,
90 Watt per canale con bi-amping
per i canali frontali, 8 ingressi e 2
uscite HDMI, MHL 2.0, HTC connect, DLNA, AirPlay, riproduzione
file audio 192 KHz e 24 bit, processore video Marvell QDeo, 4K
upscaling.
hifi & home theater Tutti i modelli arriveranno progressivamente entro giugno con prezzi a partire da 299 euro
Nuovi sintoampli Yamaha: in arrivo la serie 75
Per i sintoamplificatori di fascia media, piccole aggiunte e apertura all’MHL per gli smartphone
S
di Roberto faggiano
i rinnova la gamma di sintoamplificatori Yamaha di fascia media, con nuovi modelli
che ora portano in sigla la cifra finale 75. Le modifiche non sono essenziali, si nota l’aggiunta della compatibilità con la tecnologia MHL per la
trasmissione di video HD con collegamento via cavo di smartphone
all’apparecchio, aggiunta dei servizi
Napster, nuova modalità stand-by a
risparmio energetico, alcune modifiche all’applicazione per Android


ioneer ha presentato (al momento per il mercato nordamericano) la nuova gamma
di amplificatori Home Theater per
il 2013, quattro modelli con interessanti caratteristiche. La prima
parola d’ordine è 4K. I nuovi modelli supportano il passthrough via
HDMI di segnali 4K, una funzione
indispensabile per connettere le
sorgenti con upscaling 4K ai nuovi
televisori Ultra HD. Il modello top
di gamma, il VSX-1123-K, offre anche l’upscaling a 4K dei segnali analogici e digitali in ingresso. L’altra
linea guida è quella del supporto
totale alle nuove sorgenti di riferimento: smartphone e tablet. I nuovi ampli offrono compatibilità piena per dispositivi iOS, ora sia con
connettore 30 pin che Lightning, e
quelli superiori anche con AirPlay,
con visualizzazione su un TV collegato di metadati e copertine. Per gli
smartphone sia iOS che Android c’è
l’app di accompagnamento Remote
Control, c’è il supporto al DLNA
1.5, mentre la funzionalità Network
Standby permette agli amplificatori
di essere visibili sulla rete domestica tramite AirPlay e DLNA anche
da spenti. Tutti gli ampli, poi, sono
come al solito dotati delle ultime
codifiche audio e del sistema di
analisi ed equalizzazione automatica MCACC. La nuova gamma è
composta dai seguenti modelli:
VSX-523-k (279 dollari): 5.1,
80 Watt per canale, 4 ingressi e
un’uscita HDMI, riproduzione audio USB, 4K passthrough;
VSX-823-k (429 dollari): 5.1,
torna al sommario
e iOS, una nuova app dedicata ad
iPad e la compatibilità con segnali
video 4K e relativo upscaler su alcuni modelli.
La nuova gamma è formata da cinque modelli: RX-V375, RX-V475,
RX-V575, RX-V675 e RX-V775.
Sono tutti compatibili DLNA e
AirPlay escluso il modello base, i
primi due modelli sono 5.1 mentre
gli altri sono 7.1 con potenza disponibile crescente da 100 a 150 Watt
per canale. Scendendo nei dettagli è da rilevare la presenza di un
nuovo circuito
che
“rialza”
yamaha RX-V475
virtualmente il
canale centrale
sui modelli 675
e 775, funzione
molto utile per
chi ha posizio-
yamaha RX-V775
nato il relativo diffusore sotto al
televisore. La compatibilità MHL
è disponibile tramite una presa
HDMI posteriore sui modelli 475 e
575, molto più comodamente sulla
presa frontale per i modelli 675 e
775. Tutti i modelli sono compatibili
con segnali video 4K, ma solo i 675
e 775 sono dotati anche di upscaler
interno con chip proprietario.
Per quanto riguarda la di-
sponibilità dei nuovi apparecchi, il
modello RX-V375 sarà in vendita nei
prossimi giorni a 299 euro, i modelli
superiori, invece, usciranno ad aprile
(RX-V475 e 575), maggio (RX-V675) e
giugno (RX-V775) con prezzi che non
dovrebbero discostarsi da quelli attuali delle versioni con suffisso 73.
Come di consueto, tutti i modelli sono
disponibili con finitura nera oppure
titanio.

P
di Paolo centofanti
estratto da dday.it
n.65 / 12 marzo 2013
hifi & home theater Negli Stati Uniti il modello entry level ha un prezzo di 249 dollari e il top di gamma di 599 dollari
Denon presenta la Serie E, il sintoampli smart
In arrivo tre sintoampli Denon: semplici da utilizzare e con un ottimo rapporto qualità/prezzo
particolare attenzione per rendere
ancora più semplice e intuitiva la
configurazione e il setup degli amplificatori, grazie a una funzione di assistenza alla configurazione di nuovo
tipo che guida l’utente passo dopo
passo nella messa in funzione e regolazione dell’apparecchio attraverso
schermate dotate di una nuova grafica, con utili indicazioni in formato
testo, icone e illustrazioni. I modelli
AVR-E400 e AVR-E300 dispongono
inoltre del sistema di setup automatico Audyssey MultEQ, che attraverso
il microfono in dotazione effettua una
misurazione accurata del comportamento acustico dell’amplificatore
nella sala di ascolto, regolando i parametri dell’amplificatore attraverso
i sistemi Audyssey Dynamic EQ e Audyssey Dynamic Volume per ottenere
le migliori prestazioni possibili. Per
facilitare le connessioni i tre modelli
sono dotati di terminali speaker con
codici colore e sistema semplificato
di chiusura tipo Push-in.
I prezzi: negli Stati Uniti il modello
entry level AVR-E200 è in vendita a
249 dollari, AVR-E300 ha un prezzo di listino di 399 dollari mentre
AVR-400 costa 599 dollari.
Denon AVR-E400: 7.1 canali, 185
Watt di potenza massima per canale; Processore video integrato con
up-scaling 4K; Audyssey MultEQ,
Audyssey Dynamic Volume, Audyssey Dynamic EQ; 6 ingressi HDMI (1
frontale), ARC, HDMI stand-by passthrough; Presa USB
frontale; Porta Ethernet;
Certificazione
DLNA 1,5; Supporto
per i formati MP3,
WMA, AAC, FLAC e
WAV 192kHz/24-bit,
ALAC 96kHz/24-bit.
Denon AVR-E300:
5.1 canali, 175 Watt
hifi & home theater Niente web, ma c’è la presa per iPod. Disponibile da questo mese
Pioneer P1, sistema “tradizionale” con USB
Le ultime tecnologie Pioneer per l’audio nel compatto di medie dimensioni
D
di Roberto faggiano
opo gli apparecchi singoli presentati lo scorso anno, le ultime tecnologie audio di Pioneer
sono ora concentrate nel nuovo sistema P1 (da 649 euro), formato da
un sintoamplificatore, da un lettore CD e da una coppia di diffusori.
L’impostazione è molto tradizionale
e l’unica apertura alla musica liquida è la presa USB predisposta per il
collegamento di un dispositivo Apple
(iPhone e iPod) oppure per chiavette
con musica MP3 e WMA.
Nel sintoamplificatore SX-P01 troviamo la tecnologia Direct Energy
già utilizzata sul top di gamma A-70,
con amplificatore digitale in classe D
da 2 x 75 Watt (0,7% THD, 4 ohm) e
completo isolamento dei circuiti audio dall’alimentazione. Per la radio


a gamma di sintoamplificatori
Denon si arricchisce della Serie
E, composta da tre modelli:
AVR-E400, AVR-E300, AVR-E200.
I primi due mettono in luce una dotazione completa e rappresentano
una buona scelta per chi desidera un
amplificatore a un prezzo interessante su cui costruire un impianto Home
Theater con funzionalità avanzate
di rete. Offrono la funzione Apple
AirPlay, per riprodurre i contenuti in
streaming con iTunes da PC e Mac o
da dispostivi portatili Apple compatibili, e possono essere controllati da
smartphone e tablet utilizzando l’applicazione Remote App. Più semplice
l’AVR-E200, un amplificatore 5.1 canali con funzioni base, privo di funzioni di rete e processore video, con
decodifiche audio HD e quello che
serve per un valido sistema 5.1.
Denon con la Serie E ha posto una
torna al sommario
si può scegliere tra la versione base
con FM con 40 preselezioni oppure il
modello con radio digitale DAB. Per
connettere altre sorgenti ci sono due
ingressi analogici e due digitali; disponibile anche un’uscita di linea per
un eventuale subwoofer amplificato.
Il lettore CD PD-P01 utilizza un convertitore digitale/analogico da 192
kHz/32 bit e ha l’ingresso frontale
USB, le uscite sul retro sono quelle
analogiche e digitale coassiale. Per le
elettroniche sono disponibili le versioni con frontale in alluminio nero
oppure argento. Entrambe le elettroniche misurano 285 mm in larghezza
e sono alte 88 mm.
I diffusori S-P01 in dotazione sono
dei due vie in accordo reflex, elegantemente rifiniti in nero lucido. Il woofer misura 12 cm, mentre il tweeter è
a cupola da 25 mm.
Il sistema P1 sarà disponibile già da
questo mese.
di potenza massima per canale; Audyssey MultEQ, Audyssey Dynamic
Volume, Audyssey Dynamic EQ; 5
ingressi HDMI (1 frontale), ARC,
HDMI stand-by pass-through; Presa
USB frontale; Porta Ethernet; Certificazione DLNA 1,5; Supporto per i formati MP3, WMA, AAC, FLAC e WAV
192kHz/24-bit, ALAC 96kHz/24-bit
Denon AVR-E200: 5.1 canali, 165
Watt di potenza massima per canale;
4 ingressi HDMI (1 frontale), ARC,
HDMI stand-by pass--through.
denon avr-e400

L
di Claudio stellari
people & market
Multa Microsoft
Google fa la spia
L’Unione Europea non si è accorta da sola che Microsoft nel
Service Pack 1 di Windows 7
ha eliminato il Ballot Screen:
a farglielo notare, secondo
il Financial Times, sono stati
Opera e Google. Come è
andata a finire lo sappiamo:
indagine preliminare, accertamento della colpa e una multa
di 561mln di euro dalla UE
a Microsoft. Le due aziende
non si sarebbero limitate a
segnalare la cosa, ma avrebbero contribuito all’indagine.
Al momento Google non
ha rilasciato dichiarazioni,
mentre Opera, che da sempre
conduce una battaglia con
Microsoft per il browser, si è
detta soddisfatta dichiarando
che finalmente si è ristabilito
un equilibrio a tutto vantaggio
dei consumatori.
UN PICCOLO GESTO
E IL TUO MONDO DIVENTA GRANDE


Nuovi TV Smart VIERA. Un piccolo gesto e le tue immagini, i filmati e i contenuti web passano
dal tuo smartphone o tablet al grande schermo, con una qualità straordinaria. An idea by Panasonic.
www.panasonic.it
Scarica gratuitamente
l‘applicazione Viera Remote
da Android Market o App Store
estratto da dday.it
n.65 / 12 marzo 2013
PC & MULTIMEDIA Una versione “base” dell’APU della PS4 sarà immessa sul mercato
L’APU di PS4 avrà prestazioni super
Il chip sarà la base di partenza per la terza generazione di APU AMD
di Vittorio Romano BARASSI
S
Due tecnologie
permetteranno ai
produttori di creare
hard disk magnetici
con settori più piccoli
e con capacità doppia
di Vittorio Romano BARASSI
duttori di terze parti, come Sony, potranno intervenire su alcune porzioni
del progetto al fine di personalizzare
al massimo i chip). AMD punta a guadagnare il massimo dalla partnership
con Sony e la mossa di approfittare
di un momento storico così importante non è affatto male, ma resta
da vedere dove si posizioneranno le
APU del futuro in confronto a PS4.
AMD andrà subito “oltre” PlayStation 4 oppure pazienterà un po’?
PC & MULTIMEDIA Reuters: Intel sarebbe vicina all’accordo con un big del mondo mobile
Intel fabbricherà chip custom per Apple?
Nessuna conferma, ma il contratto sarebbe vantaggioso per entrambe
I
di Paolo CENTOFANTI

ntel fatica a entrare nel florido
mercato dei processori per dispositivi mobile, dominato dall’architettura ARM, e sarebbe al lavoro per
entrarci dalla porta di servizio. L’idea
è aprire le proprie fabbriche ad altre
aziende per la produzione di processori custom. Nelle scorse settimane
Intel ha stretto un accordo con Altera
torna al sommario
per la produzione di chip utilizzando
il suo processo 3D a 14 nm, ma in un
report pubblicato da Reuters, si viene
a sapere che sarebbe vicino un accordo con un’altra importante azienda.
Anche se non viene esplicitamente
fatto il nome di Apple, Sunit Rikhi,
vice presidente e general manager
per la divisione custom foundry di
Intel, ha dichiarato che l’azienda è
pronta a lavorare per un potenziale
grande cliente mobile. Apple e Intel
avrebbero parlato di un possibile
accordo di questo tipo nel corso del
2012, ma le due aziende non hanno
commentato la notizia. Apple è da
tempo alla ricerca di un modo per
ridurre la propria dipendenza da
Samsung che attualmente produce
fisicamente i chip progettati a Cupertino per i dispositivi iOS. Uno dei più
credibili candidati a prendere il ruolo
di Samsung è stato fino ad oggi considerato TSMC, ma Intel avrebbe dalla
sua la più sofisitcata tecnologia di
produzione sul mercato. Ma quanto è
credibile che Intel si metta di punto
in bianco a produrre processori ARM
per Apple? Se un contratto di questo
tipo da un lato sarebbe estremamente vantaggioso a livello commerciale
per Intel, dall’altro suonerebbe come
una sonora sconfitta per la strategia
mobile di Intel.
Nonostante la rapida crescita del mercato dei Solid State
Disk, quello degli hard disk magnetici rimane sempre un settore di cruciale importanza per i
produttori. La richiesta di spazio aumenta di giorno in giorno
e col diffondersi di tutte le soluzioni cloud-based, il fenomeno
è destinato ad assumere dimensioni ancor maggiori.
Nei giorni scorsi HGST, che sta
per Hitachi Global Storage Technologies (ormai inglobata da
Western Digital), ha annunciato
di aver messo a punto due nuove tecnologie che garantiranno
ai produttori di sviluppare hard
disk magnetici dalle capacità
- almeno - doppie rispetto a
quelle massime attuali. Grazie
alle specifiche Self-assembling
molecules e nanoimprinting
sarà possibile produrre isole
magnetiche caratterizzate da
una struttura grande soli 10
nanometri, ognuna delle quali
con un’ampiezza pari a 50 atomi. Creando settori più piccoli
si potrà dunque archiviare una
quantità di dati maggiore; adottare tali tecnologie non dovrebbe essere nemmeno un’operazione dispendiosa e HGST
garantisce che non ci vorranno
ingenti investimenti per iniziare a operare in quest’ambito. I
tempi comunque sembra che
saranno ancora molto lunghi:
Hitachi ipotizza infatti che queste tecnologie verranno adottate verso la fine del decennio...


i sa ancora poco delle specifiche
della PlayStation 4, ma AMD ha
annunciato che quella installata all’interno della console next-gen
Sony sarà senza ombra di dubbio
l’APU (Accelerated Processing Unit)
più potente e avanzata mai costruita.
Proprio a causa dell’elevato potenziale della tecnologia sviluppata, AMD
ha deciso di mettere in commercio
una versione “depotenziata” dell’APU
che sarà il cuore di PlayStation 4; il
chip sarà ovviamente alleggerito della componente “custom” di Sony ma
rappresenterà comunque la base di
partenza per tutti i modelli top-digamma della terza generazione di
APU dell’azienda, la quale garantirà
una flessibilità mai vista prima (pro-
Hitachi vuole
raddoppiare
la capacità
degli hard disk
estratto da dday.it
n.65 / 12 marzo 2013
PC & MULTIMEDIA Già attivo nel nostro Paese il noto servizio di musica in streaming
Rdio in Italia, prova gratis per 6 mesi
Offre un catalogo di ben 18 milioni di brani, funziona su PC e smartphone
di Emanuele Villa
S
20’’ Full HD e touch,
può essere usato con le
dita o con il pennino:
questo il biglietto
da visita del nuovo
monitor Sharp
di Emanuele VILLA
con le app dedicate per Mac e Windows e può vantare alcune esclusive di un certo calibro tra i servizi
di streaming come l’intero catalogo
dei Pink Floyd. Come Deezer, Rdio
consente di creare una propria collezione di artisti e album preferiti,
ascoltare radio personalizzate a
partire da un’artista, realizzare e
condividere playlist e pone l’accento
sull’aspetto social con l’integrazione
con Facebook e Twitter.
Per aprire un account gratuito, basta
andare all’indirizzo www.rdio.com
PC & MULTIMEDIA Eizo introduce una gamma di monitor per uffici e home-office
Più relax con i monitor Eizo flicker-free
Tecnologie avanzate permettono di ridurre i consumi e di salvare la vista
di Emanuele Villa
E

izo espande la propria linea
di monitor EcoView con cinque nuovi innesti, da 23 a 27
pollici di diagonale, due con tecnologia TN e tre IPS. Si tratta di monitor decisamente interessanti, ma
non tanto per le specifiche tecniche
(parliamo comunque di monitor
torna al sommario
che arrivano, nella versione da 27’’,
a 2560x1440 pixel, con 1000:1 di
contrasto dichiarato e 5ms di latenza), quanto piuttosto per una serie
di tecnologie dedicate alla riduzione
dei consumi, ma anche a rendere la
visione meno affaticante possibile.
Ecco perché sono prodotti dedicati
principalmente a un contesto d’ufficio o di home-office, laddove fissare
il monitor per molto
tempo è purtroppo
una costante. Si parte
dal sensore di luminosità e dalle infinite
possibilità di regolazione, ma senza dimenticare il sensore di
presenza, che spegne
il monitor quando non
c’è nessuno davanti. In
realtà, la novità più significativa è volta non
tanto a ridurre i consumi quanto a
non affaticare la vista: il sistema di
retroilluminazione EyeCare. Il sistema di Eizo va a correggere una
caratteristica/difetto molto comune nei monitor LCD retroilluminati a LED, che infatti inseriscono
delle brevi pause nell’illuminazione
quando viene ridotta l’intensità luminosa. In pratica, quando si abbassa la luminosità, si può notare
un certo sfarfallio d’immagine, che
alla lunga può procurare anche
qualche mal di testa di troppo; sicuramente affatica la vista. Il sistema
EyeCare di Eizo, regolando istante
per istante la retroilluminazione, li
renderebbe esenti da questo difetto,
a meno che non si impieghi una delle modalità di retroilluminazione
“minima”, nella quale EyeCare non
si attiva. In attesa di notizie circa la
commercializzazione italiana.
Sharp ha annunciato il lancio
europeo (Italia inclusa) di un
monitor da 20’’ touchscreen (con
sensibilità su 10 punti) pensato appositamente per l’utilizzo
con Windows 8. Il nome del
modello è LL-S201A, ha una risoluzione di 1920x1080 punti,
offre un rapporto di contrasto
(dichiarato) di 3.000:1 e può essere impiegato, oltre che con le
dita, anche col pratico pennino
fornito in dotazione (con punta
da 2mm). Sempre per quanto
concerne le caratteristiche tecniche, LL-S201A offre un tempo di
risposta di 5 ms, ha speaker integrati e, per quanto riguarda le
connessioni, ingressi HDMI e DisplayPort. Dal punto di vista delle potenziali applicazioni, Sharp
ha pensato LL-S201A non solo
per utilizzo domestico: secondo
l’azienda, il monitor può essere
usato dai retailer per presentazioni interattive o come sistema
di informazioni in punto vendita,
ma funziona bene anche in classe, magari insieme al display BIG
PAD di Sharp: in pratica, mentre
l’alunno scrive su quest’ultimo,
l’insegnante può fare correzioni
e aggiungere note sul monitor.
Il prodotto sarà disponibile nei
negozi nel mese di marzo.


i arricchisce l’offerta di servizi
di streaming di musica in Italia con l’arrivo di Rdio, l’ultimo
“big” che mancava all’appello nel
nostro Paese. La formula è la solita:
un catalogo di milioni di brani (18
quelli vantati da Rdio), riproducibili a volontà con piani gratuiti o a
pagamento. L’offerta gratuita (senza
pubblicità!) vale per i nuovi iscritti
per la durata di 6 mesi, alla fine dei
quali sarà possibile scegliere tra un
abbonamento da 4.99 euro al mese
per l’ascolto su PC, oppure quello
da 9.99 euro che dà la possibilità di
utilizzare anche le app per tablet e
smartphone oltre che di alcuni media streamer come i sistemi Sonos.
Rdio, servizio creato dai fondatori di
Skype, è utilizzabile sia via Web che
Sharp lancia
un monitor
touch per
Windows 8
estratto da dday.it
n.65 / 12 marzo 2013
GAME & MOVIE Ubisoft ha pubblicato su YouTube il primo trailer del nuovo capitolo della saga di Assassin’s Creed
È ufficiale: Assassin’s Creed IV arriverà il 29/10
L’ambientazione cambia ancora, la storia si svolge nel mar dei Caraibi. Novità anche per il gameplay
Game & movie
NVIDIA: PS4
supporterà
PhysX e Apex
NVIDIA ha annunciato il supporto per la
PlayStation 4 dei kit di
sviluppo software PhysX e
APEX. A tal proposito, Mike
Skolones, product manager
per PhysX, ha dichiarato: “
Grazie al supporto di PhysX
e APEX per la PlayStation 4,
gli utenti potranno attendersi giochi significativamente
migliori”. Le tecnologie
Physx e Apex, largamente
impiegate nei videogiochi di
ultima generazione, consentono di realizzare ambienti
interattivi di forte impatto
visivo e vengono impiegate
dagli sviluppatori per la
“collision detection”, oltre
che per la realizzazione di
corpi rigidi, fluidi, particelle
e molto altro. Per maggiori
informazioni, rimandiamo
alle pagine del sito NVIDIA:
PhysX, Apex.


opo le indiscrezioni rubate,
arrivano l’ufficialità della data
di lancio (29 ottobre 2013) e
il primo trailer per Assassin’s Creed
IV: Black Flag. L’ambientazione
cambia ancora una volta: se l’epoca
è di poco precedente a quella di Assassin’s Creed III, il grosso della storia sembra che si svolgerà sul mare
dei Caraibi a bordo di vascelli pirata, dove interpreteremo l’assassino
Edward Kenway, padre di Haytham
Kenway e quindi nonno di Connor,
il protagonista dell’episodio precedente. Questa la sinossi ufficiale:
“Corre l’anno 1715. I Caraibi sono
sotto il controllo dei pirati che
hanno fondato una vera e propria
repubblica, priva però di qualsiasi legge. Assassin’s Creed IV Black
torna al sommario
Flag introduce il giovane Edward
Kenway. Pirata, capitano e Assassino, Edward ha intrapreso una
lotta per conquistare la gloria che
gli ha fatto guadagnare il rispetto
di vere leggende dei mari come il
pirata Barbanera, ma lo ha anche
trascinato nell’antico conflitto tra
Assassini e Templari: una guerra
che potrebbe distruggere tutto ciò
che i pirati hanno ottenuto”.
Al di là dell’ambientazione, anche il
gameplay offrirà diverse novità e in
particolare Black Flag integrerà un
vero e proprio ambiente open world liberamente esplorabile nella sua
interezza. Il sistema di crescita del
personaggio e della propria nave
farà sì che inizialmente alcune aree
saranno troppo difficili da raggiungere, ma per il resto il giocatore
potrà muoversi come
vorrà e il mondo sarà
caratterizzato da eventi
casuali durante l’esplorazione. Ci si imbatterà
in vascelli nemici da
combattere, mercantili, ma ci sarà anche
Assassin’s Creed IV: trailer
la caccia alle balene. Il
passaggio dalla navigazione alla terra ferma, inoltre, non patori hanno espresso l’intenzione
sarà più spezzettato da filmati di in- di ridare slancio alle missioni stealtermezzo ma, per esempio, il perso- th. Assassin’s Creed IV uscirà in
naggio potrà tuffarsi in mare e ini- Europa il 1 novembre per l’attuale
ziare a esplorare l’ambiente marino generazione di console, ma è stata
circostante in modo immediato con ufficialmente confermata la versiola possibilità anche di combattere ne per PlayStation 4, per la quale al
momento non c’è una data ufficiale
sott’acqua.
Sceso a terra, le meccaniche di gioco di uscita mancando ancora dettagli
saranno più o meno simili a quelle sulla disponibilità della nuova condei titoli precedenti, ma gli svilup- sole Sony.
GAME & MOVIE La tecnologia TressFX di AMD offre capelli più naturali nei videogiochi
Capelli naturali e realistici, ci pensa AMD
TressFX è realizzato in linguaggio DirectCompute e richiede DirectX 11
di Roberto pezzali
U
na delle difficoltà maggiori
per gli sviluppatori di videogame è realizzare capigliature
realistiche e che reagiscano in modo
naturale agli eventi atmosferici e
alle azioni di gioco. Non per niente
quando Nintendo inventò il primo
Mario, gli mise un berretto in testa: realizzare dei capelli e renderli
realistici era troppo difficile. Ovvia-
mente da allora sono stati fatti passi
da gigante, ma i capelli rimangono
sempre una delle difficoltà maggiori. Ovviamente sono stati fatti passi
da gigante, ma realizzare i capelli
rimane sempre una delle difficoltà
maggiori: si muovono indipendentemente uno dall’altro, sono finissimi e non possono essere trattati
come un unico blocco, pena una riduzione di realismo dell’intera figura. Per risolvere il problema, AMD
ha sviluppato la tecnologia TressFX
Hair, utilizzata per il nuovo capitolo
di Tomb Raider. Per rendere il tutto
il più realistico e naturale possibile,
AMD ha lavorato a stretto contatto
con Crystal Dynamics (sviluppatore del gioco). TressFX, realizzato in
linguaggio DirectCompute, funziona
con qualsiasi scheda video DirectX
11, ma per sfruttarla al meglio, il produttore suggerisce una scheda della
famiglia AMD Radeon HD 7000.
TressFX riesce a gestire in modo
indipendente ogni ciocca di capelli,
reagendo in tempo reale alla forza
di gravità, alla forza e alla direzione
del vento, oltre che al movimento
del capo (nella fattispecie, quello di
Lara Croft). Inoltre, la tecnologia
di collision detection impedisce che
superfici solide trapassino i capelli,
come il viso, il corpo o i vestiti, assicurando la massima naturalezza.

D
di Paolo CENTOFANTI
estratto da dday.it
Green Throttle lancia
Atlas e Arena, un
controller con app
dedicata, che trasforma
il Kindle Fire HD in
una console giochi
di Giuseppe LANDOLFI


Green Throttle Games ha presentato Atlas, un controller per
il gaming simile a quello della
Xbox 360, che trasforma il Kindle Fire HD, e potenzialmente
qualsiasi tablet e smartphone
Android dotato di uscita HDMI,
in una console casalinga. Basta
collegare il tablet al TV e, grazie ad Arena, l’app dedicata di
Green Throttle, sarà possibile
acquistare e giocare in HD i titoli realizzati per il controller,
anche in multiplayer, fino a 4
giocatori contemporaneamente. Atlas è venduto su Amazon
a 39,95$. La sfida ad OUYA
è lanciata, ma c’è moltissima
strada da fare: la prima console
Android infatti costa 99$, meno
dell’accoppiata Atlas + Kindle
Fire HD ed ha già dalla sua una
notevole comunità di sviluppatori. Qualora Green Throttle
dovesse estendere la compatibilità della propria piattaforma
ad altri dispositivi Android (si
parla già di Galaxy S3 e Galaxy
Tab entro il prossimo mese),
allora sì che questa soluzione
diventerebbe molto, ma molto
più interessante.
torna al sommario
GAME & MOVIE Emergono da Seattle alcune indiscrezioni sull’attesissima nuova Xbox
Nuova Xbox forse non avrà il Blu-ray
Confermata la presentazione all’E3 di Los Angeles, in vendita a fine anno?
D
di Roberto PEZZALI
al FY2014 di Seattle, evento che
Microsoft tiene tutti gli anni per
mostrare a partner e stampa
quali saranno le novità che arriveranno durante l’anno, sono arrivate
alcune indiscrezioni che riguardano la
nuova Xbox. Alcune fonti hanno suggerito al magazine Gaming Capacity
che, contrariamente rispetto a quanto ci si aspettava, sulla console non ci
sarà alcun drive Blu-ray. Le voci che
volevano la disponibilità della nuova
console a fine anno non trovano ancora conferme, pare infatti che non sia
ancora stata definita la data ufficiale
di uscita sul mercato. La nuova Xbox
avrà una potenza di tre volte superiore
a quella attuale, verrà venduta in due
versioni, Arcade con disco da 320 GB e
Pro con disco da 500 GB e per chi vuo-
le un disco più capiente ci sarà il disco
esterno da 1 Terabyte. Al momento
per Xbox 720, se questo sarà il nome,
non è stato ancora svelato il design:
tutte le demo sono state svolte con
una console nascosta nel case di una
Xbox 360 slim. Le specifiche tecniche
sono invece confermate: CPU AMD a
otto core x64 1.6GHz, GPU Direct3d
11.x a e 8GB di DDR3 RAM.
La scelta di non utilizzare un Blu-ray,
come abbiamo già detto anche altre
volte, potrebbe essere sensata: coloro che hanno l’esigenza di riprodurre
film hanno già in casa un lettore, e
Microsoft probabilmente ha bisogno
di un formato che la metta al riparo
dal problema pirateria.
GAME & MOVIE I server non erano pronti per accogliere la massa di giocatori al lancio
SimCity: lancio disastroso a causa del DRM
Il DRM costringe gli utenti a essere online, ma i server non ce la fanno
B
di Paolo CENTOFANTI
rutta esperienza per i primi giocatori del nuovissimo SimCity
e una lezione da imparare per
Electronic Arts che sembra aver sbagliato qualcosa nel lancio del gioco.
Tutto nasce dal nuovo DRM e dal sistema di gioc, che richiede per poter
caricare SimCity (come in molti altri
giochi) di essere costantemente online. Se il collegamento ai server Origin
viene interrotto si viene automaticamente buttati fuori dalla partita. Una
situazione seccante che in condizioni
normali non dovrebbe arrecare troppi disturbi, ma quello che è successo
è che i server di Electronic Arts non
erano pronti a sopportare il carico
generato dall’arrivo dei primi giocatori, con il risultato che diversi utenti
si sono ritrovati di fatto impossibilitati a giocare a causa delle continue
interruzioni e difficoltà di accesso al
gioco. EA ha tentato di correre ai ripari predisponendo l’aggiunta di altri
server, ma nel frattempo ha pensato
di alleviare la situazione disabilitando delle funzionalità che creavano
ulteriore carico sulla rete: il risultato
è che i problemi di connessioni sono
rimasti, e chi riesce ad accedere al
gioco si è ritrovato un’esperienza di
gioco diversa. Una situazione che la
software house assicura affligge una
piccola parte del pubblico, ma Amazon.com, per esempio, in seguito alle
lamentele dei suoi clienti, ha stoppato le vendite online del gioco negli
Stati Uniti (in Italia il gioco è ancora
disponibile). Qui il comunicato ufficiale dell’azienda.

Con App e
controller il
Kindle diventa
una console
n.65 / 12 marzo 2013
estratto da dday.it
n.65 / 12 marzo 2013
tEST La prova completa dello smartphone top di gamma Sony, che sfoggia un nuovo design ricco di personalità
Sony Xperia Z: la rivoluzione Sony inizia da qui
Ampio schermo Full HD, Bravia Engine 2, corpo waterproof e fotocamera da 13 MP con video HDR
Un design tutto nuovo
Sony ha rivisto ancora una volta la linea dei suoi
smartphone: l’azienda è ancora alla ricerca di
un’identità da questo punto di vista, anche se
ovviamente non è facile fare qualcosa di unico.
Con Xperia Z è stato fatto in ogni caso un grande
passo avanti: il particolare tasto di accensione e
sblocco, abilmente posizionato al livello del pollice, vuole essere un tratto distintivo che lo accomuna agli altri smartphone della serie Xperia.
Sony ha lavorato davvero bene dal punto di vista
del design: Xperia Z è molto squadrato ma anche molto sottile, con una superficie posteriore
composta da un unico strato di vetro rinforzato
innestato anche sottoforma di piccole strisce anche sul profilo. La robustezza è notevole: la scocca è progettata per resistere ai graffi e alla polvere ed effettivamente abbiamo verificato che tiene
abbastanza bene. Sul nostro esemplare, bianco,


numeri si fanno con la fascia bassa e media, il
brand e i profitti si costruiscono con i terminali di fascia alta. Sony affila la spada e si prepara alla guerra più difficile mettendo in campo
Xperia Z, il nuovo top di gamma “all inclusive”
presentato a Las Vegas e arrivato in questi giorni nei negozi italiani a 649 euro. Xperia Z è una
pietra sugli errori del passato: è vero che conta
molto l’esperienza d’uso ma è anche vero che, in
fase di acquisto, molti acquirenti guardano ancora ai dati dichiarati dalla casa e i precedenti
top di gamma non riuscivano certo a competere caratteristica su caratteristica con avversari
del calibro di Galaxy S III o HTC One. Xperia Z,
che abbiamo provato in questi giorni, è diverso:
Sony non ha fatto alcun sacrificio e ha messo in
questo smartphone tutto quello che poteva inserire. Unico rammarico, il timing: Sony avrebbe
potuto attendere qualche settimana in più per
inserire un processore ancora più veloce, come
lo Snapdragon 600. In realtà, però, la scelta di
utilizzare come cuore uno Snapdragon S4 Pro
si è rivelata eccellente, poiché siamo sempre ai
vertici della categoria. Oltre al processore, sono
cinque gli elementi portanti del nuovo Z: una
scocca waterproof e dustproof realizzata in poliammide di fibra di vetro, frontale e posteriore,
uno schermo da 5” Full HD con Bravia Engine 2,
una fotocamera con sensore evoluto Exmor RS
da 13 MP in grado di riprendere anche video
HDR, la connessione LTE e un sistema operativo Android 4.1.2 perfezionato con ampie evoluzioni dal punto di vista della multimedialità.
torna al sommario

I
di Roberto PEZZALI
qualche piccolo graffio dovuto al normale uso è
praticamente invisibile a occhio nudo. La scocca di Xperia Z è poi completamente sigillata: resiste fino a 30 minuti immersa nell’acqua, una
caratteristica questa abbastanza comoda che
toglie ai possessori qualche preoccupazione di
troppo. Per raggiungere questo obiettivo Sony
ha chiuso ogni fessura, inclusa quella del jack
cuffie, con piccoli sportellini plastici dotati di
una minuscola guarnizione. Soluzione obbligatoria, ma si potrebbero sollevare dubbi sulla effettiva durata nel tempo di questi sportelli e delle guarnizioni, soprattutto quello delle cuffie e il
micro USB. C’è da dire che, comunque, Sony ha
un ottimo nome in termini di affidabilità e durata dei dispositivi. Nascosti nella scocca, sempre sotto altri sportellini, troviamo lo slot per la
SIM e quelli per la connessione microUSB e per
la card di espansione. Sony ha sicuramente fatto
un buonissimo lavoro a livello di design, ma dal
punto di vista delle scelte progettuali e costruttive poteva sicuramente fare di più: qualche soluzione infatti è abbastanza paradossale, ci riferiamo ad esempio all’inserimento dell’altoparlante
nella parte bassa a sinistra. È vero che quasi
nessuno usa lo speaker integrato, che spesso e
volentieri è di infima qualità, ma il posizionamento scelto da Sony fa in modo che, una volta
impugnato l’Xperia Z con la destra, lo speaker
venga completamente coperto dal palmo e quindi zittito: addio chiamate in vivavoce. Manca all’appello, poi, un tasto di scatto per la fotocamera e gli stessi tasti volume sono posizionati nella
zona bassa, praticamente irraggiungibili senza
cambiare impugnatura. In dotazione con Xperia Z troviamo una coppia di auricolari di ottima qualità.
Display con ottimi colori
ma carente sul nero
Processore Bravia Engine di seconda generazione, 5” di diagonale e risoluzione Full HD: Sony
ha voluto inserire su Xperia Z uno schermo di
altissimo livello per godere della miglior resa in
ambito video e foto. Il risultato però non è perfetto: lo schermo da una parte offre una risoluzione stupefacente, ma dall’altra soffre un po’
per la mancanza di nero e di contrasto. L’angolo
segue a pagina 22 
estratto da dday.it
n.65 / 12 marzo 2013
tEST
Sony Xperia Z
foto e navigare in 3G o LTE non si superano le
classiche 12 ore.
segue Da pagina 21 
Android non è stato stravolto
Super velocità e tante funzioni
Sotto la scocca Sony ha fatto un lavoro davvero
perfetto: il processore Snapdragon S4 Pro è ve-


di visione non è eccellente, ma questo a nostro
parere è un punto a favore: come in ogni personal device è sempre meglio impedire a chi sta
seduto a fianco di farsi gli affari nostri. La luminosità è abbastanza buona, anche all’aperto,
mentre l’uniformità non è eccezionale: Xperia Z
tende ad essere più luminoso nella parte superiore, cosa che comunque si nota solo se lo usiamo completamente al buio. Situazione, invece,
diversa con una forte luce sullo schermo: il reticolo del touchscreen non è proprio invisibile
e a seconda di come incliniamo lo smartphone
potrebbe risultare leggermente visibile. Tornando alla resa, provata con video e foto, dobbiamo comunque dire che è davvero superfluo parlare di risoluzione: siamo arrivati al “no pixel”,
ovvero a un livello dove i pixel proprio non si
vedono. Bravia Engine 2 fa poi il suo buon lavoro: aumenta leggermente la saturazione e applica una leggera maschera di contrasto che fa
apparire tutto leggermente più definitivo. Sony
ha voluto realizzare un dispositivo sottilissimo e
grande e per riuscirci ha utilizzato la tecnologia
Opticontrast dei TV, che elimina il gap tra vetro
frontale e pannello. Il vantaggio della soluzione
è ovviamente lo spessore ridotto e la sensazione
di toccare proprio lo schermo, tuttavia può capitare in qualche applicazione (ad esempio Note)
di veder comparire le classiche macchie da pressione LCD quando si preme un po’ forte o si simula una torsione. Nulla di preoccupante, sia
chiaro, ma l’effetto potrebbe spaventare.
torna al sommario
La comoda tastiera
La funzione DLNA
locissimo e con 2 GB di RAM a supporto lo smartphone reagisce a ogni situazione con una latenza pressoché minima. Xperia Z è molto reattivo,
fluido da usare e riesce a gestire il display Full
HD senza la minima difficoltà. Sony ha inserito
in Xperia Z tutto il suo know how tecnologico e lo
ha farcito con le tecnologie più avanzate: tramite NFC, ad esempio, si possono attivare i tag per
caricare profili personalizzati oppure si possono stabilire con il solo tocco relazioni tra dispositivi. Ci riferiamo, ad esempio, alla possibilità
di accoppiare docking audio e cuffie semplicemente appoggiando lo smartphone sulla zona
sensibile, oppure alla funzionalità di mirroring
dello schermo tramite Miracast sui TV che sono
compatibili. Xperia Z è compatibile anche Mirrorlink: si può collegare alle autovetture predisposte o alle autoradio Sony più evoluto per trasferire il controllo delle applicazioni al sistema
di car entertainment. Eccellente anche l’autonomia: grazie alla funzionalità Stamina della batteria si riescono anche a raggiungere i due giorni
interi di autonomia con un uso standard. Stamina non è una particolare batteria, ma una ottimizzazione software che spegne alcune funzioni
di comunicazione quando lo schermo è bloccato. Il software è, però, molto flessibile nella configurazione: si possono, ad esempio, escludere
dallo spegnimento applicazioni come Whatsapp
che richiedono una connessione dati perenne. È
bene, comunque, dire che Stamina non fa miracoli: se uno passa il tempo a giocare, scattare
Foto e video: si può fare di meglio
Sony fa debuttare su Xperia Z il suo nuovo sensore Exmor RS, un sensore particolare che Sony
aveva presentato lo scorso anno e che ha dovuto modificare strada facendo. Inizialmente l’Exmor RS doveva essere un sensore di tipo RGBW,
un sensore quindi con pixel bianco per aumentare la resa luminosa, ma successivamente per
problemi prestazionali questo pixel è stato sacrificato e quindi si è tornati a un classico sensore RGB, identico tranne nelle dimensioni a
quello usato quindi sulle normali fotocamere.
Il nome stesso, Exmor RS, ci indica due del-
Sony Xperia Z
Hands-on sul nuovo top di gamma Sony
segue a pagina 23 

Le Micro app
Sony non ha mai stravolto i sistemi operativi dei
suoi smartphone, ma ha sempre applicato piccole modifiche ad Android: nel caso dell’Xperia Z
a bordo troviamo Android 4.1.2 con una interfaccia leggermente modificata e qualche piccola
miglioria. Il software funziona bene, molto fluido e immediato soprattutto nel browser e anche completo per le possibilità operative. Sony
ha curato molto la parte di condivisione dei contenuti, così come è stata molto attenta alla sezione social. Simpatiche anche le “piccole app”,
widget che possiamo richiamare in solo due passaggi che richiamano funzioni utili come la calcolatrice o le note. Non mancano poi le classiche applicazioni Sony come il Walkman audio
player, anche lui facile, immediato e completo.
Non mancano tutte le app dell’universo Sony,
così come è presente un’ottima sezione per la
condivisione dei contenuti dallo smartphone ad
altri dispositivi e viceversa, tutto basato sul protocollo DLNA. Purtroppo lo smartphone non ha
all’interno molti codec: molti filmati richiedono
player esterni da scaricare dal Play Store. Sono
presenti preinstallati sullo smartphone alcune
app di terze parti come il client per il collegamento Exchange ai server di posta aziendali, la
security suite di McAfee e una versione completa di QuickOffice. Ottima la tastiera per la digitazione.
estratto da dday.it
n.65 / 12 marzo 2013
tEST
Sony Xperia Z
segue Da pagina 22 

La compressione di Android e la maschera di
contrasto di Sony compromettono la qualità finale
delle foto e la bontà dell’accoppiata ottica/sensore
torna al sommario


le qualità di questo nuovo sensore fotografico
da 13 Megapixel: R sta per “Rear” e indica che
è un sensore di tipo BSI, BackSide Illuminated,
mentre S sta per “Stacked”. È un sensore molto
particolare perché nasconde tutta la parte elettronica dietro gli elementi sensibili alla luce che
coprono quindi tutta la superficie del sensore
con un livello di efficienza elevatissimo. Questo
particolare sensore, grazie a un nuovo processore abbinato, riesce non solo a scattare fotografie
in HDR, ma riesce anche a riprendere video con
tecnologia High Dynamic Range. L’HDR, tecnica utilizzata spesso in ambito fotografico prevede la somma di più foto scattate a diversa esposizione per aumentare la gamma dinamica di
una foto anche a livelli “innaturali”. A proposito
abbiamo pubblicato una guida molto dettagliata relativo all’HDR che consigliamo di leggere
per capire meglio quali siano applicazioni e risultati. Sony si spinge, però, oltre come abbiamo
detto e applica l’HDR anche al video: una soluzione questa che permette riprese in controluce
o in situazioni molto particolari senza sacrificare dettagli in primo piano, nelle ombre e sullo
sfondo. Per riprendere video in HDR il sensore
Sony lavora in modo molto particolare: una riga
di pixel del sensore riprende il video sottoesposto e una riga invece riprende il video sovraesposto. Il lavoro di fatica viene, poi, fatto dal processore: unisce le due righe creandone una con
esposizione corretta ma gamma dinamica più
ampia. Purtroppo questa funzione risulta essere più utile nelle riprese di giorno in controluce
Una carrellata di immagini cliccabili realizzate con il Sony Xperia Z
che nelle riprese di panorami notturni: questa
clip mette in luce l’eccessivo rumore video che
viene generato quando si usa l’HDR con poca
luce, qui invece un video in HDR alla luce del
sole. Xperia Z si comporta bene anche dal punto di vista fotografico: l’interfaccia ricalca quella delle Cybershot e le opzioni disponibili sono
davvero tante. L’utente può controllare quasi
tutti i parametri di scatto, scegliere le modalità
dell’esposimetro e del motore di messa a fuoco
e cambiare sensibilità, scena, velocità di scatto
e tanto altro ancora. Purtroppo non è possibile
variare il livello di compressione e soprattutto la
maschera di contrasto, e questo è uno dei limiti
più grandi: Android comprime troppo le foto e
spesso questa compressione vanifica l’eccellente lavoro fatto dalla coppia ottica/sensore Sony,
e Sony stessa ha applicato una fortissima maschera di contrasto che mangia il dettaglio di tutte le foto se visualizzate al
100%. Del reparto fotografico abbiamo apprezzato soprattutto la modalità Automatica: sbaglia davvero poco
e interpreta la scena quasi sempre in
modo corretto, motivo per il quale ci
sentiamo di suggerire questa modalità per quasi tutti gli scatti.
Un buon telefono che Sony
deve supportare e aiutare
Sony ha fatto un buon lavoro con
Xperia Z: partendo dal design per ar-
rivare al reparto fotografico, Xperia Z non delude. Come avrete potuto leggere non tutto è perfetto e ci sono ancora margini di miglioramento,
ma questo smartphone ha comunque le carte in
regola per essere considerato un top di gamma.
Sony non deve, però, abbandonarlo: non solo
deve garantire aggiornamenti software, accessori e nuove funzionalità ma deve anche trattarlo da “re” per almeno un anno. Sono troppi i top
di gamma Sony che sono caduti dal trono dopo
pochi mesi, dall’Xperia S per arrivare all’Xperia
Ion e all’Xperia T e V, smartphone ottimi ma che
nella testa (e nei cuori) della gente hanno avuto vita breve. Xperia Z ha tutto quello che serve per piacere e per distinguersi, ma chi investe
649 euro dev’essere sicuro che per almeno un
anno il miglior smartphone della famiglia Xperia sia lo Z.
estratto da dday.it
n.65 / 12 marzo 2013
tEST Nokia punta a conquistare i più giovani e una fetta più ampia di mercato puntando sull’equilibrio prezzo/prestazioni
Nokia Lumia 620, il Windows Phone 8 per tutti
L’esperienza di utilizzo di Windows Phone 8 in un terminale giovane, completo e che non costa molto
I
prodotti che fanno parlare sono sempre i top
di gamma, ma la fascia media ed entry level
non va trascurata. È vero che spesso in questo
segmento c’è un appiattimento mostruoso dell’offerta e per lo più la qualità è una chimera, ma
non mancano proposte interessanti. Windows
Phone 8 in particolare in questa fascia ha tutte
le carte in regola per uscire dalla nicchia in cui
si trova con prodotti come il Nokia Lumia 620 di
cui vi parliamo in questo articolo. Windows Phone ha il pregio di offrire una buona esperienza di
utilizzo anche senza hardware particolarmente
potente e la sua interfaccia grafica ben si adatta
anche a schermi di piccole dimensioni. Il Lumia
620 di Nokia è un modello di fascia media, 249
euro di listino, si presenta con un look semplice
ma giovane, un hardware tutto sommato ben bilanciato e a cui alla fine non manca nulla. Vediamo come si comporta.
C’è tutto quello che serve
Il Lumia 620 è costruito intorno a un display
LCD da 3.8 pollici con risoluzione di 800x480
pixel con filtro ClearBlack. Ci troviamo più o
meno dalle parti del Lumia 610 dello scorso anno
come classe di dispositivo, ma il Lumia 620 appare più indovinato a livello di design, mentre
per quanto riguarda le caratteristiche tecniche
non manca un deciso upgrade. Il processore è un
Qualcomm Snapdragon S4 dual core da 1 GHz,
ci sono NFC e connettività HSPA+ a 21 Mbit/s e
arriva la fotocamera frontale seppure solo VGA.
Sul fronte dei risparmi abbiamo invece una fotocamera posteriore da 5 Megapixel e la batteria,
però removibile, è da 1300 mAh. La memoria
integrata è invece da 8 GB. Il design è contraddistinto dal guscio intercambiabile che avvolge
tutto lo smartphone, disponibile in diversi colori

sgargianti come il verde, il giallo, l’arancione. Le
cover sono realizzate con un particolare processo
che vede uno strato di un colore sul quale è innestato un profilo lucido od opaco. I tasti sotto
la cornice sono a sfioramento e c’è il pulsante di
scatto dedicato. Alcune scelte, però, non ci convincono del tutto. Per rimuovere la cover occorre
premere sull’obiettivo della fotocamera, ad esempio, e la disposizione dei vari slot interni è un po’
complicata: l’alloggio della scheda microSD è costituito da uno sportellino metallico ribaltabile,
quello della microSIM è un cassettino estraibile
nascosto su una parete dell’alloggio della batteria. Soluzioni poco pratiche, ma è anche vero che
possibilmente ci avremo a che fare una volta sola.
Per quanto riguarda le cover invece, va detto che
possono essere cambiate al volo anche senza spegnere il telefono.
Poco da invidiare
ai modelli superiori
Il Lumia 620 dal punto di vista software è un puro telefono Windows Phone 8 con
la solita dotazione di app
esclusive di Nokia. Pre-installate troviamo, infatti,
l’app di realtà aumentata
Nokia City Live, il navigatore
Nokia Drive+, Nokia Mappe, Nokia Musica, l’editor
fotografico Studio Creativo e
l’utility di importazione dei


di Paolo CENTOFANTI
torna al sommario
dati Transfer my data. Tutte le app che sfruttano
la piattaforma di geolocalizzazione HERE sono
state ora raccolte, come annunciato durante il
Mobile World Congress, sotto lo stesso brand.
A ciò si aggiungono i camera lens foto smart,
effetto cinema e panorama. Da questo punto di
vista, l’esperienza di utilizzo non è poi così diversa dai modelli di fascia più alta, quindi: tutte le
funzionalità sono qui, compresa quella di realtà
aumentata. Per il Lumia 620, il fatto che non ci
sia alcuna sorpresa, è il vero punto di forza.
Veloce e ben bilanciato
La fotocamera, però...
Windows Phone 8 sul Lumia 620 viaggia veloce
e fluido esattamente come sui modelli superiori.
Il processore dual core, seppure da 1 GHz, è più
che sufficiente per garantire una buona riserva di
potenza in quasi tutte le operazioni e la memoria sufficiente a gestire le operazioni più comuni.
Ascoltare musica in streaming, con navigatore
GPS attivato ad esempio, non crea particolari
rallentamenti al sistema che rimane veloce e responsivo. Il display non offre un angolo di visione tra i più ampi, ma i colori sono brillanti e la
tecnologia ClearBlack offre un buon rapporto di
contrasto nella maggior parte delle condizioni di
illuminazione. Anche la risoluzione è tutto sommato adeguata alle dimensioni del display. Solo
nello scrolling veloce abbiamo notato quasi una
specie di “spettinamento” delle immagini, forse
segue a pagina 25 
estratto da dday.it
n.65 / 12 marzo 2013
tEST
Nokia Lumia 620
segue Da pagina 24 
MOBILE
iPhone 5S
già ad agosto?

Secondo iMore, che è stato il
primo sito lo scorso anno a
parlare del cambio di connettore da parte di Apple, il nuovo iPhone e il nuovo iPad Mini
potrebbero essere anticipati.
L’unica vera novità del nuovo
iPhone 5S sarebbe però iOS 7,
perché lo smartphone rimarrebbe sostanzialmente simile all’attuale iPhone 5. Apple
infatti ha sempre tenuto invariate per almeno due anni
le linee dei suoi smartphone
proprio perché la scelta dei
materiali e tutto il processo
produttivo richiedono investimenti che non sono facili da
ammortizzare come nel caso
di stampi plastici. Il nuovo
iPhone 5S sarebbe quindi un
iPhone 5 con una fotocamera migliore, un processore un
po’ più veloce e forse il nuovo
modem multibanda prodotto
da Qualcomm.
torna al sommario
Due foto (cliccabili) che evidenziano la qualità
appena sufficiente della fotocamera del Lumia 620
stand-by, però, sembra consumare più della media: lasciandolo acceso di notte dopo una giornata
di utilizzo lo abbiamo sempre ritrovato completamente scarico e spento il mattino seguente.
Chi si accontenta gode
Nel complesso il Lumia 620 è uno smartphone che
offre un buon rapporto qualità/prezzo. Fatta eccezione per la fotocamera, l’esperienza d’uso non
è troppo lontana da quella dei modelli superiori,
le funzionalità sono complete e il sistema operativo offre un’interfaccia sempre fluida e reattiva.
La dotazione è completata dall’NFC, che prima
o poi tornerà utile, e il design è molto piacevole.
Resta la carenza cronica di molte applicazioni di
grido sullo store Microsoft, ma se siamo disposti
a chiudere un occhio su questo, il Lumia 620 è un
prodotto che permette di fare tutto quello che si
chiede a uno smartphone a un prezzo senza contratto telefonico piuttosto interessante. Se non ci
interessa l’NFC e ci va bene anche un design più
tradizionale, vale la pena prendere in considerazione anche l’imminente Lumia 520 che costerà
almeno 50 euro in meno.
MOBILE Se messo in commercio, potrebbe costare 49 dollari
Embrace+, il bracciale smart
Si illumina con diversi colori a seconda della notifica
di Emanuele Villa
partito su Kickstarter il progetto Embrace+, un braccialetto smart dedicato a chi vuole avere sempre sotto controllo le notifiche del proprio
smartphone, anche quando è in tasca, in borsa o, in generale, lontano
dalla vista. Il progetto nasce dal fatto che, quando il telefono è in tasca, non
riusciamo a capire “al volo” quale app sta impiegando il servizio notifiche: se
un SMS, un messaggio su Skype, su Facebook, una notizia, ecc. Potrebbe essere una cosa importante o di pochissimo conto: in ogni caso, se ci accorgiamo
della notifica (per via del suono o della vibrazione), siamo portati ad estrarre il
telefono e leggere. Il braccialetto, illuminandosi, non solo attirerebbe l’attenzione con più efficacia, ma ci farebbe capire subito il tipo di notifica associata:
il tutto passerebbe ovviamente attraverso un’app, utile per regolare l’intensità
luminosa del braccialetto, quali
notifiche associare a un colore
e quali no, oltre alla possibilità
di customizzare quest’ultimo a
piacimento. In questo modo, il
segnale del braccialetto sarebbe davvero inequivocabile. Il
prezzo pensato dagli ideatori,
a patto che il progetto vada in
porto, è di 49 dollari.
È
Phone Strap 2
il più piccolo
al mondo
L’operatore giapponese Willcom ha
presentato Phone Strap 2, quello
che dichiara essere il telefono cellulare più piccolo e leggero al mondo. I dati che lo supportano sono
eloquenti: Phone Strap 2 misura
32x70x10,7 mm e, a giudicare dalle dimensioni dei tasti, l’utilizzo da
parte di un adulto potrebbe incontrare qualche difficoltà. Il display è
da 1’’ di diagonale e i servizi supportati sono le telefonate e i messaggi
di testo: fine. Fa lo stretto indispensabile ma è anche miniaturizzato:
per questo la batteria assicura due
ore di conversazione e 300 ore di
stand-by, mentre l’antenna estraibile piacerà di sicuro ai nostalgici.


dovuto al tempo di risposta del display, che diventa visibile specie con il testo bianco su fondo
nero. L’altoparlante è molto piccolo e posto sul
retro in una posizione, però, che è facile coprire
o con la mano oppure lasciando il telefono su una
superficie morbida come un divano o un cuscino.
Il volume è in generale comunque sufficiente per
la suoneria. La fotocamera da 5 Megapixel soffre
di due problemi principali. Il sensore, a meno di
condizioni di luce più che ideali, produce immagini poco dettagliate e piuttosto rumorose. A ciò si
aggiunge una compressione JPEG davvero molto
spinta che produce artefatti di compressione ben
visibili già sul display dello smartphone. I due
fattori combinati insieme fanno della fotocamera
del Lumia 620 nulla di particolarmente esaltante
e anzi potremmo dire che è uno degli aspetti meno
convincenti di questo smartphone. Naturalmente
per postare qualche foto su social network e condividere qualche momento divertente va più che
bene, ma siamo molto lontani dalle prestazioni
dei modelli superiori. Nota finale sulla batteria. Il
Lumia 620 permette di arrivare senza attenzioni
particolari fino a fine giornata con una singola carica. Quasi sempre siamo arrivati a sera con ben
più di un terzo di carica ancora a disposizione. Lo
estratto da dday.it
n.65 / 12 marzo 2013
tEST Abbiamo provato l’hard disk Wi-Fi MiniStation Air di Buffalo perfetto per chi viaggia e ha bisogno di spazio sui device
Buffalo MiniStation Air, l’hard disk con Wi-Fi
Un dispositivo senz’altro interessante, anche se abbiamo riscontrato qualche criticità. Vediamo quali
Sul lato del MiniStation Air è presente il tasto di accensione e un pulsante per l’AOSS che consente
di “accoppiare” dispositivo e access point senza inserire manualmente nessun dato sul dispositivo.
un adattatore USB (nella confezione è incluso il
cavo, oltre a quello USB 3.0 - retrocompatibile
con USB 2.0).
Il Buffalo alla prova dei fatti
Per poter sfruttare appieno il MiniStation Air è
necessario utilizzare un’app, disponibile gratuitamente sia per iPhone e iPad che per Android.
L’app consente di vedere in streaming i contenuti multimediali salvati nel disco, oppure scaricarli sul dispositivo per poterli rivedere in ogni
momento. Nella versione per Android, inoltre,
è possibile caricare contenuti dal dispositivo al
disco, funzione che purtroppo manca nella versione iOS. Abbiamo testato il MiniStation Air
con un iPhone 4S, sfruttando quindi l’app per
iOS e caricando alcune foto e alcuni trailer in
formato Quicktime sul disco. Il telefono è stato
correttamente in grado di riprodurre filmati fino
a 1080p, senza alcuna esitazione; il produttore
certifica infatti il MiniStation Air per un utilizzo
con 3 stream video contemporanei. Il problema
sorge con formati video non supportati nativamente dall’iPhone; non è infatti possibile aprire
i contenuti in altre applicazioni al di fuori del
player nativo del telefono, né per lo streaming
né per i contenuti salvati. Leggermente meno
curata è invece la riproduzione delle immagini; è
possibile avviare una presentazione automatica,
oppure ingrandire e rimpicciolire le foto, tuttavia
non è stranamente possibile ruotarle, lasciando
così ampie bande nere sopra e sotto. Per passare
da una foto all’altra è inoltre necessario utilizzare l’apposito bottone, mancando una gesture che
consenta il cambio foto scorrendo il dito sulla
stessa. Alcune di queste limitazioni spariscono
nella versione dell’app per Android che, come disegue a pagina 27 
L’interfaccia dell’app
per iOS è suddivisa
in 4 schede che
mostrano i file salvati
su MiniStation Air,
quelli sul dispositivo
e lo stato della sincronizzazione, ovvero
del download dei file
selezionati. L’ultima
scheda è dedicata,
infine, alla configurazione dei parametri
di MiniStation Air.


li smartphone moderni stanno diventando
sempre più il centro della vita multimediale, ma la costosa memoria flash interna
non sempre è adeguata a contenere tutti i giochi,
le foto e i video - o film - che spesso accompagnano un telefono. Alcuni modelli consentono
di espandere la memoria interna tramite schede
MicroSD, disponibili in tagli di qualche decina
di GB, per altri invece questa opzione non è possibile. Per chi non può espandere la memoria o
ha bisogno di più spazio, stanno arrivando sul
mercato degli hard disk portatili pensati proprio
per i device mobili, come il Buffalo MiniStation
Air oggetto di questa prova. Sul lato del MiniStation Air è presente il tasto di accensione e un
pulsante per l’AOSS, il sistema di connessione
automatica a un router Buffalo, che consente di
“accoppiare” dispositivo e access point senza inserire manualmente nessun dato sul dispositivo.
Il MiniStation Air nasce dall’unione di un disco
fisso da 2,5 pollici, una batteria, un “micro” computer di bordo e un’antenna Wi-Fi. Smartphone
e tablet possono così connettersi al disco in mobilità sfruttando la connettività wireless e usarlo
come archivio esterno. Il MiniStation Air è, inoltre, in grado di fungere da hotspot e di connettersi a una rete Wi-Fi esistente (come per esempio
una rete domestica o un hotspot pubblico), di
modo da consentire ai dispositivi che si connettono ad esso (fino a 8 contemporaneamente) di
poter comunque collegarsi a Internet. Il modello in prova aveva una capienza di 500 GB, che è
anche l’unico taglio disponibile al momento, con
un prezzo di listino di 180 euro (in cui però sono
inclusi 3 anni di garanzia). Il disco è dotato anche di un’interfaccia USB 3.0, utile per caricare
(o scaricare) contenuti da un PC. Accanto all’USB
è presente anche una presa di alimentazione per
ricaricare la batteria del MiniStation Air tramite
torna al sommario

G
di Marco Dalli
n.65 / 12 marzo 2013
MOBILE Android ha attirato nell’ultimo trimestre il 79% dei malware nel mondo mobile
Android pieno di malware, Apple se la ride
Gli utenti non si accorgono dei malware perché apparentemente inattivi
di Roberto PEZZALI
S
al funzionamento dello smartphone.
Spesso sui computer ci si accorge della presenza di virus o malware per la
presenza di eventi strani, dai popup
nel browser all’eccessiva lentezza. Nel
caso invece degli smartphone l’utente
può non accorgersi di nulla. E Apple?
iOS è solo allo 0.7%, ma va ancora me-
glio per Microsoft e Blackberry che si
posizionano allo 0,3%. Phil Schiller,
Vice President Product Marketing di
Apple non ha perso tempo e ha commentato la cosa con uno dei suoi rari
tweet: “Attenti là fuori”. Android non
viene direttamente nominato, ogni riferimento è puramente casuale.
WP8, un bug
colpisce l’Italia
I terminali Windows Phone 8
parrebbero soffrire di un bug
curioso: a partire dal 1° marzo, molte app non caricano
più gli aggiornamenti. Il bug
scoperto da Sergio Pedri, che
si occupa di beta testing e traduzione in italiano di molte
app per Windows Phone, riguarda solo i terminali italiani (anche il Sud Africa è a
rischio). Per qualche motivo la funzione C# DateTime.
Parse(string) restituisce, dal
1 marzo in poi, un errore nel
caso in cui la regione del telefono sia impostata sull’Italia.
Microsoft è al corrente del
problema e ci sta lavorando:
al momento, l’unica soluzione possibile parrebbe essere
modificare la regione su una
qualsiasi che non sia l’Italia.
E le app, come per magia, riprendono ad aggiornarsi.
tEST
Buffalo MiniStation Air
segue Da pagina 26 
cevamo, consente di salvare i dati contenuti nel
disco direttamente sulla memoria del dispositivo; permane però l’impossibilità di aprire un file
con un’applicazione esterna. Anche la riproduzione delle foto sembra leggermente migliorata,
tuttavia la sensazione è che ci siano ampi margini
di miglioramento anche in questo caso. Come
detto, il MiniStation Air è in grado di condividere la connessione a Internet tramite Wi-Fi con i
dispositivi connessi, grazie alla doppia antenna


econdo l’ultimo report di
F-Secure Android ha attirato
verso di se il 79% dei malware
sviluppati per i device mobile nell’ultimo trimestre 2012. La percentuale di
malware, trojan e spyware già presenti
sugli smartphone Android è altissima, ma molte persone non ne sono
consapevoli perché questi strumenti
al momento si limitano a raccogliere
tutti i dati, dalle password ai contatti
alle informazioni contenute nei telefoni. Di questi malware il 53% sono
trojan, il 27% Riskware, il 10% tool di
monitoraggio mentre il restante sono
applicazioni di impatto minore e con
minore diffusione. Il problema, secondo F-Secure e tutte le altre aziende
che si occupano di sicurezza, è dovuto
alla trasparenza di questi tool rispetto
MOBILE
torna al sommario
integrata. La condivisione funziona bene ed è
possibile personalizzare tanto il nome della rete
quanto il tipo di crittografia e la password (sono
supportate connessioni fino a WPA2), oltre che
agganciarsi alla rete esterna grazie a una voce del
menu di configurazione contenuto nell’app. Il
MiniStation svela però la sua natura di dispositivo per “brevi distanze”, in quanto non appena
ci si allontana un po’ dall’access point la velocità
di collegamento verso Internet crolla vertiginosamente. Nulla di grave, ma è un aspetto che potrebbe essere sicuramente migliorato. Dal punto
di vista puramente “velocistico”,
infine, il MiniStation Air di Buffalo si comporta discretamente bene
per essere un disco da 2,5 pollici.
L’interfaccia USB
3.0 non è forse
strettamente necessaria, ma gli
oltre 100 MB/s
realizzati in lettura non dovrebbero rappresentare
un collo di bottiglia durante lo streaming.
Dispositivo utile
migliorabili le app
Buffalo MiniStation Air è un dispositivo sicuramente interessante per chi è spesso in viaggio e
vuole sfruttare lo smartphone o il tablet come
riproduttore di contenuti multimediali. 500 GB
oggigiorno non sono un’esagerazione, ma consentono di salvare un buon quantitativo di film e
foto, o anche musica, da portare sempre con sé.
Rimangono però ampi margini di miglioramento,
specialmente nelle app, che potrebbero arricchire ulteriormente l’esperienza d’uso; ci riferiamo
soprattutto all’impossibilità, per iOS, di salvare
sul disco le foto scattate col dispositivo, un buon
modo per avere una copia di backup esterna e a
prova di smarrimento. Una nota infine sul prezzo:
180 euro non sono pochi in considerazione dello
spazio fornito (500 GB), tuttavia in rete è già possibile acquistare questo disco (annunciato in Italia
allo scorso SMAU di Milano) per qualche decina
di euro in meno. Nel “conto” va anche aggiunta la
doppia antenna Wi-Fi e la logica di bordo che controlla il sistema. Nel complesso, quindi, si tratta
di un prezzo corretto, anche se le limitazioni viste
nella prova potrebbero scoraggiare qualche utente
a investire una cifra simile.

estratto da dday.it
estratto da dday.it
n.65 / 12 marzo 2013
tEST Tablet di fascia media: display 10.1’’, processore Intel Atom Z2760 dual core da 1,8 GHz, prezzo di listino 549 euro
Asus VivoTab Smart: il tablet per tutti i giorni
Tra i tablet Asus, VivoTab Smart è la soluzione Windows 8 accessibile, completa e più versatile
di Emanuele villa
T
Look classico, senza fronzoli

Niente di particolare da segnalare sul fronte del
design: VivoTab Smart è un tablet normalissimo,
non è un PC ibrido nonostante sia pensato per
l’utilizzo con una tastiera fisica esterna, ha una
scocca posteriore in plastica bianca che, se da un
lato suggerisce un buon senso di solidità, dall’altro ne limita il pregio volendo valutare la qualità
dei materiali utilizzati. La scocca è smussata agli
angoli, misura 262.5x171x9.7 mm, il tutto per un
peso di 590 grammi, peso che rappresenta un
dato di pregio su cui Asus punta molto: in relazione, infatti, l’ultimo iPad (solo Wi-Fi) pesa 652
grammi e anche Surface è più pesante.
torna al sommario


ra le mille soluzioni Windows 8 disponibili
sul mercato, VivoTab Smart si colloca nella
fascia media, è un tablet accessibile e dalle
caratteristiche interessanti, pensato per chi vuole
accedere all’ecosistema Microsoft di ultima generazione senza ricorrere a un “ibrido” tablet/
notebook. VivoTab Smart si presenta come tablet
dal display da 10,1’’ LCD IPS con risoluzione di
1.366x768, mentre il cuore del sistema è composto dal processore Intel Atom Z2760 dual core
da 1,8 GHz (piattaforma Clover Trail da 32nm),
supportato da 2GB di RAM e da una memoria di
storage di 64 GB, anche se all’atto pratico questa
va ridotta in modo sensibile per via del peso del
sistema operativo (il “peso” di quest’ultimo è di
circa 16 GB). Il tablet provato è la versione Wi-Fi
ed è dotato di doppia fotocamera da 8 MP e 2 MP
(frontale), di un set completo di sensori tra cui
GPS, sensore di luminosità, giroscopio, bussola
elettronica e NFC, una serie di applicazioni Asus
realizzate appositamente per l’interfaccia Metro
di Windows 8 e uno spazio Cloud di 32 GB gratuito per 36 mesi. Il prezzo di listino di VivoTab
Smart è di 549 euro.
A differenza del VivoTab RT e di molte soluzioni
Android targate Asus, qui non c’è alcun connettore per la tastiera fisica, che – come nell’esempio di iPad – si collega all’apparecchio tramite
Bluetooth, quindi in modalità Wireless. Per
quanto riguarda le connessioni, VivoTab Smart
dispone di un micro HDMI per il collegamento
a un display esterno, l’immancabile micro USB e
micro SD per l’espansione della memoria di storage, ma senza dimenticare il connettore per le
cuffie+mic e il controllo del volume: come anticipato, dalla scocca posteriore emerge la fotocamera da 8 MP con sensore BSI e apertura f/2.2,
capace di registrare video Full HD.
Potenza accettabile, ma senza
strafare
Veniamo alle cose interessanti: la prova pratica.
Dare una valutazione sintetica è tutt’altro che
semplice: cerchiamo quindi
di distinguere le considerazioni relative al tablet (prestazioni, versatilità, autonomia) da quelle riconducibili
a Windows 8, all’ecosistema
Microsoft e alla sua esperienza d’uso, e poi riuniamo
i due ambiti poiché entrambi
condizionano, nel bene e/o
nel male, l’intera esperienza
d’uso del prodotto.
Diciamo subito che il tablet in sé funziona bene e
mantiene le promesse: usandolo per un po’ ci si
rende conto che non è un prodotto dedicato alle
massime performance bensì all’uso quotidiano.
Dalla generazione attuale sarebbe lecito attendersi più di 1.366x768 punti di risoluzione, cosa
che rende i singoli pixel ben visibili a occhio nudo
soprattutto sul testo, ma l’esperienza d’uso non
ne risente più di tanto: la luminosità del display
è buona (il contenuto è ben visibile anche in piena luce) e la resa cromatica solida senza eccessi
di saturazione, cosa che invece abbiamo avuto
modo di constatare su alcuni terminali Windows
Phone 8.
Fuori discussione, inoltre, la reattività del touch,
sempre istantaneo e sicuro nell’azione da compiere: come da tradizione Windows 8/RT/Phone 8,
la schermata Start è fluidissima, così come l’accesso alle app preinstallate, siano esse quelle di
Windows 8 o quelle proprietarie Asus, tra l’altro
disponibili in quantità. Navigare con IE10 è davvero un piacere vista la velocità del browser e la
sua fluidità, così come sfogliare le ultime notizie,
sincronizzare i propri account Facebook e Twitter, leggere la posta e ascoltare qualche brano
da Xbox Music (che, ricordiamo, ora offre anche
un servizio di streaming con milioni di brani).
Positiva l’autonomia: il produttore dichiara 9,5
ore di utilizzo per coprire una giornata intera,
segue a pagina 29 
estratto da dday.it
n.65 / 12 marzo 2013
tEST
Asus VivoTab Smart
segue Da pagina 28 
Metro, desktop, Metro, desktop…

E poi c’è tutto il discorso relativo a Windows 8
e relative “personalizzazioni” (che qui sono app)
di Asus, un discorso che vale per questo VivoTab
Smart ma anche per tutti i prodotti analoghi basati sul sistema operativo Microsoft. Windows 8,
inteso come interfaccia Metro, store e app relative, dà indubbiamente il meglio di sé sui tablet,
molto meglio rispetto ai notebook non-touch:
l’interfaccia è fluida, l’accesso alle app intuitivo
e la gestione dei contenuti – dopo un inevitabile periodo di apprendimento – apprezzabile. In
pratica, se si pensa di usare il tablet per attività
che non richiedano di abbandonare l’ambiente
torna al sommario
Metro (quindi per e-mail, news, navigazione, notizie, audio, contatti, messaggi, ecc.), Windows 8
sarebbe promosso a voti alti, peccato che – allo
stato attuale – si debba richiamare spesso e volentieri l’ambiente desktop e questo non solo non
è ottimizzato per il touch, ma è indubbiamente
pensato per un display più ampio rispetto ai 10
pollici di questo VivoTab Smart.
Uno dei vantaggi di Windows 8 è la possibilità di
installare le applicazioni “classiche” di Windows
(a differenza di quanto accade in Windows RT,
vincolato alle app del Windows Store), ma il loro
utilizzo è indubbiamente difficoltoso: per esempio, in assenza di un app Spotify nello store, abbiamo installato il programma in modalità desktop, salvo poi aver difficoltà di gestione perché
le scritte sono troppo piccole e per la necessità,
in questo caso, di andare “avanti e indietro” più
volte tra gli ambienti Metro e desktop. La tastiera
fisica, in questo caso, aiuta moltissimo. Lo stesso vale per tanti altri casi, Office 2013 incluso.
In pratica, affinché il sistema possa garantire
un’esperienza d’uso davvero apprezzabile e senza
pecche (in modalità tablet, s’intende), c’è bisogno
che lo store Microsoft cresca il più possibile e il
massimo supporto da parte degli sviluppatori:
va detto che Windows 8 è un sistema ancora giovane, vedremo se nel medio periodo riuscirà ad
allinearsi alle proposte concorrenti.
Tutto questo, che comunque confluisce nell’esperienza d’uso del VivoTab Smart, riguarda
Windows 8: per quanto concerne Asus, invece, bisogna dare atto all’azienda di aver voluto
estendere il set base di app di Windows 8 con
alcuni innesti esclusivi, e ovviamente ottimizzati
per interfaccia Metro: a partire da Asus Camera,
un’app fotografica che permette di riprendere video, scattare foto e gestire i parametri di scatto
della fotocamera andando a intervenire su risoluzione, esposizione, bilanciamento del bianco,
scenario, denoise, geo-tag, ISO e molto altro, oltre all’apposizione di filtri artistici direttamente
durante lo scatto. I risultati fotografici e i video
sono accettabili, ma l’autofocus è abbastanza
lento e tra lo sfioramento del pulsante e lo scatto vero e proprio passa una manciata di secondi:
l’app fotografica integrata in Windows 8 è, sotto
questo profilo, leggermente più veloce. Altre app
da citare sono My Library per la gestione degli
ebook, MyDictionary per la traduzione di parole
singole e testi, Asus WebStorage per la gestione
dello spazio cloud, un’utile app SuperNote per
prendere appunti e scrivere testi, ottimizzata per
l’ambiente Metro (ricordiamo che, ad oggi, Office
non lo è ancora) e molto altro ancora.
In sostanza, il tablet per tutti
i giorni
Torniamo al titolo di questo articolo per sottolineare la natura di VivoTab Smart, un apparecchio ideale per le attività di tutti i giorni, versatile
e con tutto quello che serve. Fa tutto, non si tira
indietro nelle situazioni più ostiche ma al tempo
stesso non gli va richiesta potenza da urlo, perché
nelle situazioni più complesse (giochi di ultima
generazione, multitasking “estremo”, ecc.) mostra segni di sofferenza: è un tablet pensato per
lavorare, per le operazioni quotidiane (mail, internet, video, foto..) e per concedersi qualche svago, ma se l’obiettivo sono caratteristiche tecniche
superlative, allora c’è di meglio, ma chiaramente
anche di più costoso. Un plauso ad Asus per aver
voluto personalizzare l’esperienza Metro di Windows 8 con tante app proprietarie, ma la palla
passa ora a Microsoft, cui spetta l’arduo compito
di ampliare a dismisura il proprio store per far sì
che l’utente non sia costretto a continui passaggi
tra gli ambienti Metro e Desktop: se proprio ce
n’è bisogno, allora acquistare la tastiera fisica è
quasi un must.


ma poi sappiamo bene che le prestazioni reali
dipendono dall’impiego che se ne fa. Confermiamo che, utilizzandolo per un giorno intero in un
contesto lavorativo (e scrivendo parte di questa
prova con Office 2013 installato sul tablet), alla
sera la batteria era al 15%: test “estremi”, con la
GPU in costante operatività, il display sempre
acceso ed elevata luminosità, hanno portato a
circa 5 ore l’autonomia, ma si tratta, appunto, di
situazioni estreme e ben lontane dalle condizioni reali d’utilizzo. Poi, per andare su qualcosa di
più “oneroso”, abbiamo immediatamente scaricato dei giochi e riprodotto video Full HD dalla
LAN: nel primo caso, il livello di velocità e fluidità è risultato quasi sempre accettabile, ma nei
giochi più impegnativi, una certa “scattosità” diventa avvertibile. Per esempio, Reckless Racing,
a fronte di un quadro dettagliato e graficamente
piacevole, ha mostrato microscatti visibili, cosa
che tra l’altro si ripercuote anche sulla schermata Start se l’app non viene chiusa del tutto, ma
si richiama semplicemente il menù di Windows
8. In quest’ultimo caso, infatti, il gioco entra immediatamente in stand-by, ma la fluidità dell’interfaccia di Win8 non torna agli eccellenti livelli
di partenza finché il gioco non viene chiuso del
tutto. Nessun problema, invece, per quanto concerne la riproduzione di video Full HD dalla rete
locale, e tra l’altro si segnala una qualità sonora
dai piccoli altoparlanti integrati che, stante il tipo
di prodotto, è sicuramente apprezzabile. VivoTab
Smart ha tra l’altro il chip NFC: abbiamo avuto
modo di testarne il funzionamento con un terminale Android (Xperia Z, provato da DDay.it in
questi giorni) e confermiamo che, avvicinandoli, i
due “dialogano” tra loro ma sono stati in grado di
trasmettere solo un indirizzo web, niente immagini o altri contenuti. Vogliamo però estendere il
discorso con un terminale Windows Phone 8 non
appena disponibile in redazione: aggiorneremo
la prova di conseguenza.
IL PRIMO TV ULTRA HD
AL MONDO
DA


Regalati una grandiosa esperienza visiva e sonora e goditi
il piacere di un intrattenimento 3D sempre più SMART.
È arrivato il primo TV Ultra HD 3 D da 84’’ al mondo* che ti
offre le immagini più realistiche di sempre e dettagli mai
visti prima grazie alla risoluzione Ultra High Definition.
Preparati a vivere l’esperienza del cinema comodamente
a casa tua.
www.lg.com/it
*Basato su un sondaggio interno relativo alla gamma di modelli TV disponibili ad Agosto 2012
estratto da dday.it
n.65 / 12 marzo 2013
tEST Compatibile con tutti i personal computer, funziona sui diversi sistemi operativi, facile da usare. Costa 199 euro
MicroStreamer, musica vera sul notebook
In prova HRT MicroStreamer, scheda audio universale che funziona su PC, tablet e smartphone
di Roberto faggiano
L’
Costa cara, ma l’ascolto è all’altezza del prezzo

MicroStreamer non è un oggetto a buon mercato, seppure il suo prezzo sia allineato (se non più
torna al sommario
economico) rispetto ai pochi concorrenti presenti
sul mercato. Purtroppo questo tipo di dispositivo
è spesso visto come un prodotto di alta fedeltà e
venduto a prezzi da alta fedeltà quando la possibilità di ascoltare bene dovrebbe essere accessibile a
tutti. MicroStreamer è comunque un buonissimo
prodotto: il fatto che abbia bisogno di un cavetto
di collegamento può sembrare un difetto rispetto a
chi ha scelto la formula della “chiavetta” con presa
integrata, va però considerato che in un impiego
mobile il vincolo di un elemento fisso e sporgente può anche essere fastidioso oltre che mettere
a rischio il componente. Per non parlare dell’ingombro laterale verso altri componenti come le
panciute chiavette 3G/4G, dato che i produttori
di notebook sembrano preferire il posizionamento delle prese USB a pochi millimetri di distanza
tra loro. Anche il collegamento della cuffia è molto
più pratico su un componente “sciolto”.
Per l’ascolto non è necessaria nessuna operazione
di installazione, ma solo un’eventuale scelta della
frequenza di campionamento. Iniziamo con brani
trasmessi da Spotify, iTunes e dalla radio Web di
Deutsche Grammophon su un impianto esterno:
risultati molto buoni che mettono subito in luce
una buona apertura della scena, dettaglio più che
sufficiente e un buon equilibrio generale. Inevitabile notare gli effetti della compressione sulla musica classica ma comunque un ottimo risultato,
anche considerando il prezzo di listino. Passando
a brani FLAC con campionamento 44.1 e 96 kHz
si ottiene subito un grado maggiore di qualità,
migliore tridimensionalità, migliore dinamica e
tutti quei piccoli dettagli che fanno la differenza
tra una buona registrazione e una troppo compressa. Nulla da invidiare al supporto fisico per i
nostalgici del CD, anche se per avere la perfezione
ci vorrebbe ancora un pizzico in più di tridimensionalità.
Passiamo, infine, all’ascolto in cuffia, utilizzando
una cuffia iGrado. Notiamo come il livello regolabile dal pc non sia un problema se si evitano cuffie
con impedenza troppo elevata, nessun problema
di dinamica e nessuna limitazione in pressione sonora nemmeno per chi frequenta discoteche. Dal
punto di vista dell’ascolto la riproduzione rimane
di livello elevato, l’isolamento della cuffia permette di raggiungere un dettaglio ancora migliore che
trova i suoi limiti solo nella qualità della cuffia o
auricolari utilizzati.
MicroStreamer riesce davvero a trasformare un
notebook in un sistema audio di ottima qualità,
anche se il prezzo da pagare non è proprio un
prezzo “giovane”. Oltre a MicroStreamer, infatti, va presa in considerazione un’ottima cuffia, e,
importante non dimenticarlo, anche la musica di
partenza dev’essere di qualità. Altrimenti sono
soldi spesi per niente.


audio integrato nei notebook è di pessima
qualità, e non parliamo solo degli altoparlanti ma spesso anche dell’uscita cuffie. Ma
la musica ascoltata dal computer e in mobilità sta
decollando grazie a servizi come Spotify, e con
lei cresce l’esigenza di sentire bene. Se ai servizi
di streaming associamo poi la propria library di
musica liquida, magari salvata da CD in formato
non compresso (FLAC), l’aumento della qualità di
ascolto diventa uno dei punti dai quali non si può
prescindere. E se è vero che la cuffia o gli auricolari contano, è anche vero che pure la qualità della
scheda audio del portatile conta, e spesso si va al
risparmio perché, a differenza del video, l’audio
passa in secondo piano. Si può davvero fare un
salto di qualità quando si ascolta la musica con il
computer? Per capirlo abbiamo provato MicroStreamer, una scheda audio esterna piccolissima
prodotta da HRT, High Resolution Technology, distribuita da Audiogamma, 199 euro. MicroStreamer non solo è piccolissima, 6x3 cm, ma è anche
estremamente facile da usare e compatibile con
tutti i computer in commercio a prescindere dal
sistema operativo usato grazie a drivers universali.
MicroStreamer funziona anche con tablet e smartphone dotati di porta USB Host, ma è un caso
limite. Con un involucro in metallo che protegge
i sofisticati convertitori da eventuali interferenze
di natura elettromagnetica MicroStreamer ha in
dotazione una piccola custodia in tessuto e un cavetto USB. È proprio tramite USB che si collega al
dispositivo da ascoltare, mentre per l’uscita sono
previsti due jack classici uno a volume variabile (si
regola dal computer o dal tablet) per la cuffie e uno
a volume fisso per collegare sistemi audio o diffusori attivi esterni. Non serve nessuna alimentazione esterna, prelevata direttamente dal pc tramite
la presa USB. Le caratteristiche tecniche sono di
tutto rispetto e parlano di compatibilità con file
musicali fino a 96 kHz e rapporto segnale/rumore
di 105 dB. Su un lato troviamo le spie luminose
che indicano la frequenza di campionamento che
può essere scelta però solo dal pannello di controllo del pc: attenzione, se avete tracce musicali a 96
kHz la frequenza va impostata manualmente perché MicroStreamer di default lavora a 44.1 kHz.
estratto da dday.it
n.65 / 12 marzo 2013
tEST Abbiamo provato Plex, un media server gratuito con un’elegante interfaccia Web per riprodurre i contenuti in rete
Plex, ecco come ottenere il massimo dal DLNA
Permette di organizzare e riprodurre i contenuti sui dispositivi DLNA connessi in una rete domestica
di Paolo CENTOFANTI

torna al sommario


Spesso quando si tratta di riprodurre contenuti
audio/video digitali la prima soluzione che viene
in mente è quella di acquistare un lettore multimediale. Ma sono tantissimi i dispositivi che abbiamo in casa come TV, smartphone, tablet, lettori Blu-ray Disc, che tramite lo standard DLNA
possono svolgere questa funzione. Per sfruttare al
meglio questa funzionalità occorre un server che
organizzi i contenuti e li “proponga” ai vari dispositivi sulla rete domestica. Una di queste soluzioni è Plex, qui la pagina Web del prodotto, che
offre un server DLNA con tantissime funzionalità
che lo rendono molto interessante per chi vuole
sfruttare questa modalità per riprodurre i contenuti digitali. Tipicamente i server DLNA non
sono particolarmente evoluti e fanno ben poco al
di là di presentare un elenco di file riproducibili
ai client che si collegano tramite la rete domestica. Plex, come vedremo in questo articolo, fa
molto di più e permette di trarre il massimo da
qualsiasi dispositivo supporti lo standard DLNA,
il tutto gratuitamente, superando molti dei limiti
di questo standard.
Plex propone in realtà due prodotti: Plex Media
Center, una soluzione per riprodurre i contenuti multimediali su computer tramite un’elegante
interfaccia, e Plex Media Server, il server vero e
proprio disponibile non solo per PC ma anche
diversi NAS. Questa distinzione può generare un
po’ di confusione e a dire il vero il sito Web non
è chiarissimo, ma in sostanza se vogliamo catalogare e riprodurre i contenuti sullo stesso computer utilizzandolo come Media Center, dovremo
installare entrambi i software; se invece il nostro
obiettivo è quello di utilizzare altri dispositivi
collegati alla rete domestica (Smart TV, lettori
Blu-ray Disc, tablet, ecc.), basterà installare su
un PC o un NAS il Media Server.
Un server intelligente
Plex Media Server è un potente software che
svolge principalmente due compiti oltre a quello
di mero server DLNA: organizzare i contenuti in
modo elegante utilizzando un ricco set di metadati recuperati via Internet e convertire al volo
i file presenti sul server in un formato compatibile con il lettore che si collega al server stesso.
Partiamo da questo ultimo aspetto per capire
i vantaggi di Plex rispetto a
un comune server DLNA. Il
DLNA è uno standard che di
suo supporta pochi file. Con il
tempo e l’evolvere del mondo
del multimedia si sono affacciati e imposti formati che
non furono inizialmente presi
in considerazione dal consorizio che ha creato il DLNA.
Il risultato è che client e server supportano spesso solo
alcuni formati e il problema
è fare coincidere “domanda”
e “offerta”.
Un esempio classico è quello
della PlayStation 3 in grado
teoricamente di riprodurre video codificato in
MPEG-4 AVC (H.264) ma solo se contenuto in
alcuni formati di file: AVCHD o TS, ma non MKV.
Così non importa se il server DLNA utilizzato
supporta l’MKV, la PS3 non è in grado comunque di leggerli nonostante sia compatibile DLNA.
Plex risponde a questo problema convertendo in
tempo reale l’MKV in un formato che la PS3 è in
grado di leggere. Plex permette sia di convertire
semplicemente il “contenitore” del file sia, a seconda dei casi, di effettuare una vera e propria
ricodifica del file, convertendo formato video, risoluzione, audio e così via.
Tutto ciò avviene automaticamente per mezzo di
un sistema di profili con cui il server è in grado
di sapere esattamente quali formati supporta un
dispositivo e quindi eventualmente di convertire
un file nel formato opportuno di volta in volta.
Plex integra i profili di alcuni dei prodotti più utilizzati come gli ultimi TV Pansonic, Samsung e
Sony, le console Xbox 360 e PS3, i media streamer di Western Digital. I dispositivi Android, iOS
e Windows Phone sono supportati con le apposite app native, così come alcuni modelli di Smart
TV Samsung e LG. Teoricamente però, qualsiasi dispositivo DLNA può essere supportato dal
transcoding di Plex scrivendo un apposito profilo
custom o utilizzando quelli realizzati dagli altri
utenti. La procedura non è però affatto alla portata di tutti e spesso richiede di conoscere delle
segue a - 33 
tEST
Plex: ottenere il massimo dal DLNA
segue Da pagina 32 
informazioni dettagliate sui formati supportati
da un dispositivo che non sono sempre di facile
reperibilità. Per i più “smanettoni”, maggiori informazioni sono disponibili a questo indirizzo.
Parola d’ordine catalogare
Altra
funzionalità
molto interessante di
MyPlex è quella che
consente di aggiungere
alla propria coda di riproduzione da browser
i video in cui ci imbattiamo navigando su
Internet per poi riprodurli tramite un altro
dispositivo tramite Plex
Server. Altro servizio,
al momento a pagamento, è PlexSync che
consente di convertire
e scaricare su dispositivi iOS i contenuti ospitati sul server. La funzionalità è al momento in
beta e dovrebbe essere presto disponibile anche
per Android. Ciò ci porta a un’altra funzionalità di Plex Media Server che è quella dei canali.
Ciò consente di aggiungere al server Web TV o
altri servizi che saranno poi disponibili anche
per i dispositivi che si collegano in remoto. Tra
i canali proposti ci sono i trailer cinematografici
forniti da Apple, i Ted Talks, i canali di Revision
3 ma anche Vimeo. Un modo molto interessante
per riprodurre contenuti Web tramite il proprio
dispositivo DLNA.
Sui NAS supporto limitato
Abbiamo accennato al fatto che Plex è disponibile oltre che per PC Windows, Mac e Linux
anche per alcuni NAS, come Synology, Netgear
e QNAP, sia con processore Intel che ARM. Sui
modelli con quest’ultima classe di processori, il supporto è però molto limitato, visto che
la funzione di ricodifica dei file non è supportata. Questa funzionalità è disponibile invece
sui modelli con processore Intel ma i requisiti
per quanto riguarda la conversione di file video
specie in alta definizione sono piuttosto elevati.
Plex consiglia in questo caso dispositivi con processori Intel dual core e 1 GB di RAM, come la
Plex Media Center: l’interfaccia per riprodurre i contenuti su computer


Per quanto riguarda l’organizzazione dei contenuti, tutto avviene tramite una ben fatta Web
app denominata Plex/Web a cui si accede tramite il browser da qualsiasi PC sulla rete locale
di default utilizzando l’indirizzo http://indirizzoIP:32400/web/index.html.
Plex è in grado di attingere dalla rete le informazioni sui file multimediali per permettere di organizzarli in modo molto preciso per Film, Serie
TV, artisti e album, aggiungendo un ampio set
di metadati che include descrizioni, biografie,
copertine e locandine. I telefilm verranno organizzati per stagioni ed episodi, una struttura
che troveremo intatta nell’albero di navigazione
che ci verrà presentato via DLNA. Accedendo
cioè con uno Smart TV via DLNA al nostro server Plex, avremo ad esempio una suddisvisione
per Film e Serie TV e all’interno di questa potremo sfogliare per titolo, stagioni, episodi (già
visti e non!), generi e tanto altro ancora. I nomi
dei file saranno sostituiti dai titoli e le immagini
di anteprima dalle locandine o le copertine. Ciò
migliora evidentemente di molto l’esperienza di
utilizzo via DLNA.
Plex/Web permette anche di riprodurre i contenuti direttamente via Web attraverso il browser.
Ciò consente anche di riprodurre i contenuti da
un altro PC sulla stessa rete, ma non solo. Plex
offre diverse funzionalità premium. Una di queste, da poco gratuita, è MyPlex, un servizio che
consente di rendere visibile Plex Media Server
anche al di fuori della rete locale: in questo
modo la propria libreria multimediale è accessibile anche fuori casa.
torna al sommario
n.65 / 12 marzo 2013
gamma ReadyNAS Pro di Netgear che, però, ha
costi piuttosto elevati.
Bello, ma non per tutti
La verità è che Plex, pur essendo una delle miglori e più semplici soluzioni sul mercato, non è
comunque un software alla portata di chiunque.
Se i nostri dispositivi rientrano in quelli supportati di default, oppure pensiamo di utilizzare Plex
per riprodurre contenuti multimediali su iOS o
Android con le rispettive applicazioni, allora le
cose filano via, tutto sommato, lisce. Altrimenti
è molto probabile incappare in qualche intoppo
non sempre di facile soluzione. Come abbiamo
già detto, scrivere un profilo ad hoc per il proprio dispositivo DLNA non è banale e richiede
sporcarsi le mani con file di configurazione e
spulciare forum alla ricerca delle informazioni
necessarie. Anche per quanto riguarda dispositivi supportati come la PS3 ci sono delle limitazioni, come l’impossibilità di riprodurre audio
Dolby Digital in formato 5.1 (viene convertito in
MP3 stereo per problemi di compatibilità) da
file MKV. Plex è però un software in continua
evoluzione, con rilascio frequente di aggiornamenti, una buona community e rimane uno dei
migliori server multimediali in circolazione.
Plex Web: la Web app è ben fatta, permette di organizzare i file tramite browser

estratto da dday.it