L`elaborazione del lutto negli adolescenti

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L`elaborazione del lutto negli adolescenti
Esperienze e ricerche
L’elaborazione del lutto negli adolescenti
Un’indagine esplorativa negli istituti
scolastici superiori
Paola Fornasier – ADVAR Progetto «Rimanere Insieme» – Treviso
Salvatore Capodieci – Istituto Universitario Salesiano; Venezia
L’articolo espone gli esiti di una ricerca qualitativa condotta su
668 adolescenti della provincia di Treviso, che hanno dichiarato
di avere subito un lutto molto importante negli ultimi cinque
anni. La ricerca ha indagato il vissuto dei ragazzi individuandone
i bisogni, gli aspetti di criticità nodali e le risorse da valorizzare. I
risultati riguardano il ruolo della famiglia, la valenza degli amici,
dei pari in lutto e della scuola. Dai ragazzi emerge il bisogno di
poter fruire di spazi discreti e accoglienti per la socializzazione
e la condivisione della propria esperienza dolorosa, come passo
fondamentale per la narrazione di sé e di integrazione significativa della perdita.
Parole chiave: Lutto in adolescenza, Ricerca, Scuola, Pari, Famiglia,
Supporto, Elaborazione del lutto, Rete sociale.
1. Introduzione
Molti studi psicoanalitici hanno evidenziato che la mente umana si organizza
attraverso le relazioni: i processi di conoscenza e di costruzione del Sé procedono
grazie ai legami che la persona via via stabilisce nel corso della vita (Bonfantini e
Motta, 2004; Pellizzari, 2010). Un adolescente presenta una condizione psicosociale
e identitaria più ricca e articolata di un bambino che, da un verso, gli comporta
maggior probabilità di dover far fronte a un lutto per una perdita e, dall’altro,
gli consente di poter contare su un’accresciuta rete sociale che può aiutarlo ad
Edizioni Erickson – Trento
Orientamenti Pedagogici
Vol. 61, n. 1, gennaio-febbraio-marzo 2014 (pp. 183-199)
OrientamentiPedagogici
Vol. 61, n. 1, gennaio-febbraio-marzo 2014
attraversare la sofferenza e a riorganizzarsi dal punto di vista identitario (D’Elia,
2007). L’importanza di una rete sociale significativa per la costruzione di un nuovo
progetto di vita o il riavvio di quello interrotto e il rinnovo del senso della propria
esistenza è confermata dall’esperienza clinica con gli adolescenti in lutto (Morgante
e Fiorini, 2007). Diversamente, le persone in lutto che non sono riuscite a integrare
l’evento di perdita nel loro sistema di significati personali rischiano maggiormente di andare incontro alle complicanze del lutto patologico (De Leo et al., 2011;
Racalbuto e Ferruzza, 2006). Molte ricerche condotte sul lutto in fase evolutiva
mettono in evidenza che i giovani tendono a richiedere supporto per un periodo
piuttosto lungo, facendo riferimento, oltre che alla famiglia, alla cerchia di amici,
alla scuola e ad altri ambiti sociali di appartenenza (Dyregrov e Dyregrov, 2008).
Isolamento, nodi della rete sociale significativa inadeguati, oppure capacità sociali
scarse o inibite sono indicati come fattori di rischio per le complicanze del lutto.
L’approfondimento bibliografico ha permesso di rilevare che, oggi, è possibile
contare su una quantità considerevole di studi e ricerche sia sull’adolescenza che
sul processo elaborativo del lutto, ma che non vi è una corrispondenza quando si
coniugano le due tematiche. Ciò a cui si assiste, infatti, consultando la letteratura
scientifica nazionale e internazionale, è un’operazione a imbuto che, considerando la
tematica del lutto, in generale o più specificamente dei bambini, offre una parentesi
di approfondimento sul lutto in adolescenza, alla stregua di una possibile evenienza.
La ricerca, condotta in provincia di Treviso su iniziativa del progetto «Rimanere Insieme» di ADVAR,1 su 668 giovani con lutto, tenta di dare risonanza
alla specificità del lutto adolescenziale indagando, in termini qualitativi, opinioni,
percezioni, convinzioni e vissuti di adolescenti che negli ultimi cinque anni hanno attraversato un lutto da loro considerato molto importante. L’approccio della
ricerca è fenomenologico, allo scopo di enfatizzare la complessità dell’esperienza
umana, e risponde all’esigenza di una comprensione del vissuto nel qui e ora. Lo
studio ha assunto un carattere prettamente esplorativo e ha dato conto soprattutto
dei processi piuttosto che degli esiti numerici, con l’obiettivo di cum-prehendere il
fenomeno «lutto in adolescenza» dando voce agli adolescenti stessi per individuare,
oltre ai limiti e agli aspetti di criticità, anche i punti di forza e le risorse sociali e
psicologiche da valorizzare.
Alla luce di una fenomenologia dell’adolescenza che si avvale dei concetti di
marginalità e posizione adolescenziale riguardanti l’intera esistenza umana (Pellizzari, 2010), l’indagine ha ipotizzato la necessità di perseguire una conoscenza
non tanto sugli adolescenti in lutto quanto con gli adolescenti, considerandoli
portatori di un sapere sull’uomo prima ancora che su se stessi. Questo presupposto
ha caratterizzato l’approccio di ricerca in tutte le sue fasi, ponendo le basi per una
L’ADVAR è una ONLUS che assiste persone malate in fase terminale sia a domicilio che nell’Hospice
Casa dei gelsi di Treviso. Da 13 anni in seno all’ADVAR è attivo il progetto «Rimanere Insieme»,
che ha per obiettivo l’accoglienza, il sostegno e l’accompagnamento di persone in lutto con gruppi
di mutuo aiuto e colloqui individuali. «Rimanere Insieme» si occupa, inoltre, di formazione sui
temi del lutto rivolta a operatori in ambito sanitario, educatori, insegnanti e offre consulenza a
scuole e associazioni del territorio.
1
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pedagogia del lutto che, nell’interrogare il giovane che ne è portatore, non persegue, come unico scopo, la possibilità di dedurre gli atteggiamenti e le modalità
più consone per entrare in dialogo con lui e per il relativo supporto, ma sollecita
una presa in carico responsabile e intenzionale che, nell’approssimarsi all’altrui
sofferenza, si costituisca come occasione di crescita personale all’insegna della
reciprocità, della solidarietà e della autenticità, quale condicio sine qua non.
L’ipotesi che ha motivato la ricerca è stata quella di evidenziare analogie e
differenze tra gli adolescenti in lutto, in particolare, in ordine all’individuazione
di quali «agenzie di aiuto» il giovane ritenesse più pertinenti tra familiari, parenti,
amici, partner, scuola per un sostegno nell’elaborazione del lutto. Gli esiti dell’indagine, di fatto, offrendo rilevanti informazioni sull’importanza attribuita dai ragazzi
al sostegno sociale e sulle sue modalità, alla luce del confronto con i recenti studi
di respiro internazionale, ha posto i presupposti per orientare la pratica educativa
e la relazione d’aiuto e ha suggerito l’urgenza di interventi di sensibilizzazione in
grado di incrementare «buone pratiche» di supporto solidale da parte dell’intera
comunità sociale di appartenenza.
2. Materiali e metodi
La ricerca, avviata e conclusa nel mese di maggio 2012, è stata realizzata
somministrando un questionario, in forma anonima, ai ragazzi frequentanti le
Scuole Superiori del territorio trevigiano. Il questionario, grazie alla collaborazione
con l’Ufficio Scolastico Provinciale, è stato pubblicato sul sito ministeriale; l’ente
scolastico, attraverso una circolare, ha invitato gli Istituti Superiori a sensibilizzare i
ragazzi affinché rispondessero online all’indagine conoscitiva. Gli insegnanti hanno
accompagnato i ragazzi, durante l’orario scolastico, nelle aule informatiche della
propria scuola per la compilazione del questionario. Sono giunti al sito dell’Ufficio
Scolastico 742 questionari elaborati in forma computerizzata; di questi, 12 sono
stati considerati inattendibili per contenuti o omissioni. In parallelo, altri insegnanti,
avendo incontrato difficoltà a recarsi con gli studenti presso le aule informatiche
preposte, hanno consegnato ai ragazzi e poi raccolto, lo stesso giorno o il successivo, i questionari in forma cartacea. Sono stati raccolti, con questa modalità, 546
questionari di cui 6 ritenuti inattendibili. Complessivamente, pertanto, i ragazzi
coinvolti sono stati 1.288, e si è raggiunto un numero di 1.270 questionari utili ai
fini della ricerca. Sono stati 11 gli Istituti Superiori del territorio che hanno aderito
all’iniziativa, con un coinvolgimento degli studenti, in termini numerici, variabile,
ma comunque in grado di garantire una distribuzione attendibile.
Nell’ambito della presente ricerca sono stati presi in considerazione solo
i questionari dei ragazzi che hanno dichiarato di aver subito negli ultimi cinque
anni un lutto importante. Il campione così selezionato raggiunge il numero di 668
soggetti, rappresentando, dal punto di vista statistico, una base apprezzabile per
un confronto con quanto suggerisce la letteratura sul lutto e in specifico su quello
adolescenziale.
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Gli ambiti esplorati, oggetto dell’analisi qui esposta, riguardano gli esiti di
8 domande (5 aperte e 3 chiuse) su 11:
– la presenza di un lutto molto importante negli ultimi 5 anni;
– la tipologia di perdita e relativo sostegno ricevuto;
– le consapevolezze maturate in ordine al vissuto elaborativo del lutto;
– i bisogni in rapporto al lutto e il tipo di aiuto atteso dagli adulti;
– la valutazione di eventuali iniziative a scuola di sostegno al lutto o di riflessione
sul tema della morte.
I dati raccolti costituiscono una mole importante di materiale testuale, la
cui processazione ha richiesto l’utilizzo di Atlas.ti, un software informatico che
riscuote consenso in ambito scientifico per l’approccio metodologico innovativo e
per la facilità con cui consente di recuperare, in tempo reale, le categorie d’analisi
create dal ricercatore e i testi originali associati. In particolare esso permette di
garantire maggior precisione ai ragionamenti, assicurando l’ispezionabilità dei
dati, considerata carenza storica della ricerca qualitativa (Ricolfi, 2001).
3. Risultati e discussione2
Le tabelle 1, 2 e 3 illustrano in modo sintetico le caratteristiche anagrafiche
e la tipologia di lutto del campione selezionato.
Tabella 1
Suddivisione del campione in base al genere
Genere
N
%
Femmine
433
64,8%
Maschi
219
32,8%
Non dichiarato
16
2,4%
Totale
668
100%
Tabella 2
Suddivisione del campione in base all’età
Età
N
%
14
40
6,0%
15
116
17,4%
Nel testo le parti inserite in corsivo fanno riferimento a risposte date dagli adolescenti al questionario, scelte random tra quelle che risultano più significative.
2
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Età
N
%
16
164
24,6%
17
143
21,4%
18
127
19,0%
19
57
8,5%
20
11
1,6%
Non dichiarata
10
1,5%
Totale
668
100%
Tabella 3
Distribuzione tipologia di lutto
Tipologia di lutto
Parente
1° Grado
Nucleo
Familiare
Grado di parentela
Distribuzione
Nonno
341
Zio
102
Cugino
21
Padre
19
Madre
16
Fratello/sorella
12
Percentuale
51,05
69,46
15,27
3,14
7,04%
Amico
124
18,56%
Altra persona*
116
17,37%
Lutti multipli
105
15,72%
* Parente di secondo grado, vicino di casa, insegnante.
Il questionario è stato omogeneamente proposto a tutte le scuole del territorio, ma il campione di ragazzi analizzato risulta sbilanciato a favore del genere
femminile (64,8%), in ragione del fatto che hanno aderito all’indagine per lo più
classi ad alto tasso di composizione femminile. È possibile ipotizzare, inoltre, che
sia stato proprio il tema della ricerca a scoraggiare alcuni insegnanti a coinvolgere le classi maschili, ritenute meno propense a esprimersi su questioni intime
e personali o su tematiche emotivamente impegnative quali il lutto. In linea con
quanto suggeriscono Vovelle (2000) e Zane (2005), in rapporto all’odierna tendenza a «tacere l’obbligo della morte nel dialogo comune» e a esorcizzarla con
scongiuri o ridendo di essa per distanziarla, è stata riferita, da alcuni insegnanti,
anche la preoccupazione che il comportamento degli alunni potesse degenerare
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in banalizzazioni o resistenze di difficile gestione (Mairaghi, 2007; Mantegazza,
2004). In altri casi è stato comunicato l’esplicito rifiuto alla somministrazione del
questionario perché le domande sono state ritenute potenzialmente in grado di
turbare i ragazzi, soprattutto se colpiti da un lutto. Il dubbio che queste limitazioni nella somministrazione abbiano inficiato la qualità del campione rimane sullo
sfondo come costante richiamo a mantenere il rigore nell’interpretazione e a trarre
con prudenza conclusioni ponderando i dati.
Il 51% dei ragazzi del campione analizzato sostiene di aver subito una perdita
molto importante in seguito alla morte di un nonno. Questo dato appare molto
significativo e sembra confermare, in ragione dell’alta frequenza, quanto vanno
affermando i più recenti studi sull’adolescenza, i quali indicano nella morte di
un nonno un evento di rilevante criticità per i ragazzi di oggi (Novelletto, 2009).
I ragazzi che hanno sofferto la perdita di un familiare stretto (genitore/fratello)
sono 47 e rappresentano il 7% del campione. Il questionario, indagando la condizione luttuosa degli ultimi cinque anni, non è in grado di fornire dati relativamente
ai ragazzi che hanno perso un fratello o genitore durante l’infanzia, suggerendo
l’idea di una percentuale più vasta di lutti in famiglia, le cui ripercussioni continuano inevitabilmente nel tempo dell’adolescenza (Schuurman, 2007; Crozzoli
Aite e Mander, 2007; Lieberman et al., 2007).
Un quarto del lutto subito in ambito familiare riguarda la morte di un fratello
e rappresenta, nel vissuto dei ragazzi intervistati con il questionario, un evento che
va a incidere profondamente nella quotidianità e nella qualità del rapporto con le
figure genitoriali, a loro volta provati dal lutto come attesta, in modo eloquente, la
risposta di una ragazza alla domanda: «Secondo il tuo punto di vista, di che cosa
ha bisogno un ragazzo per superare un lutto?».
Per me è stato difficile vivere questa esperienza e vedere la faccia di due genitori persi. Bisogna aver forza e volontà di andar avanti, la vita continua, questa
è una delle difficoltà che la vita ci presenta. Ingiusta, ma è così. C’è bisogno di
accettazione, anche se è difficile o forse non si vuole, ma non bisogna fermarsi,
c’è bisogno di forza e sostegno. Non vedere più una persona che era in casa con
te 24 ore su 24 non è facile; vedere la mamma preparare per cinque e in realtà si
è in quattro. C’è bisogno di tempo, boh forse neanche quello.
L’analisi dei dati ha evidenziato, inoltre, che il 15,72% dei ragazzi, negli
ultimi cinque anni, ha dovuto far fronte a più di un lutto, mostrando, a volte, un
sovraccarico emotivo: Non si riesce a superare un lutto (almeno nel mio caso),
soprattutto quando i lutti sono più di uno.3
L’analisi della domanda «Dove hai trovato (o stai trovando) sostegno per
superare il dolore per la tua perdita?» fa emergere, in modo preponderante, il dato
relativo al supporto da parte della famiglia, che dal 62% dei ragazzi è stata percepita come un importante agente di supporto nel lutto, seguito dal 27% di coloro
che dichiarano di aver ricevuto aiuto dagli amici. Gli amici, in generale, vengono
Risposta relativa alla domanda «Secondo il tuo punto di vista, di che cosa ha bisogno un ragazzo
per superare un lutto?».
3
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considerati, soprattutto, occasione di evasione dal dolore e non di diretto affrontamento. Le risposte, riportate di seguito,4 sembrano convalidare la tesi avanzata:
Con il divertimento il ragazzo, se pur per poco, riesce quasi a dimenticare il
lutto. Gli amici credo che abbiano il compito di rallegrargli le giornate, poi con il
tempo il ragazzo riuscirà completamente a superarlo.
Un ragazzo ha bisogno di supporto morale da parte della famiglia e amici che
lo aiutino a farlo svagare e a consolarlo.
Sono risultati 79 i ragazzi che si sono percepiti completamente soli nel tempo
del lutto e rappresentano l’11,83% del campione esaminato.
La domanda «Cosa, secondo te, significa superare/elaborare un lutto?» esplora il punto di vista dell’adolescente in rapporto al processo psico-emotivo e alle
strategie di coping da mettere in atto per la risoluzione del lutto.
«Accettare» è la categoria principale che emerge dall’analisi testuale. Il
37,54% dei ragazzi sottolinea in modo esplicito che il superamento della perdita
passa attraverso un processo di accettazione di quanto è accaduto. La resistenza
ad accogliere l’irreversibilità della morte e a rinunciare alla presenza fisica di chi è
morto viene indicata come impedimento al superamento del lutto e alla costruzione
di una nuova relazione interiore con la persona defunta. Direttamente associati
all’obiettivo di accettare la morte sono emerse due sottocategorie: «Dare un senso»
(Convincersi che tutto accade per un motivo) e «Razionalizzare» (Rendersi conto
che la vita è un ciclo continuo e che la morte fa parte di questo), che sembrano
rendere conto delle diverse modalità utilizzate per cercare di integrare nella propria
vita, in modo significativo, quanto è accaduto.
I ragazzi in lutto ritengono che il pensiero relativo a «chi non c’è più» possa
essere di utilità al processo elaborativo se si struttura in ordine alle seguenti categorie: 1. «Dimenticare» quello che è successo; 2. «Ricordare positivamente» il
proprio caro; 3. Pensare che «Si rincontrerà»; 4. Pensare che «Sta bene»; 5. Pensare
che «È sempre con noi».
Una parte dei ragazzi sembra utilizzare l’evitamento del pensiero della morte
come strategia di coping per andare avanti. In particolare, cercare di non pensarci
sembra essere considerato utile per non sentirsi annientati dai pensieri cupi che
accompagnano il vissuto di perdita. Questa forma di oblio non riguarda i bei ricordi
o i pensieri positivi verso il defunto, che i giovani dicono di voler continuare a
coltivare e che vengono considerati indice di superamento del lutto, come attesta la
categoria individuata «Ricordare positivamente» (Cercare di dimenticare il fatto,
ma non dimenticare i ricordi).
I pensieri positivi sul defunto non fanno riferimento solo ai ricordi, ma anche
alla speranza di rincontrarlo un giorno (cat. 3) e alla certezza che, dove ora si trova,
sta bene (cat. 4). Viene inoltre considerato fondamentale, per il superamento del
lutto, integrare spiritualmente il proprio caro pensandolo vicino o dentro di sé (cat.
Risposte relative alla domanda «Secondo il tuo punto di vista, di che cosa ha bisogno un ragazzo
per superare un lutto?»
4
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5) (Superare un lutto significa che si è accettato il fatto che questa persona non
c’è più ma che resterà sempre nei nostri cuori).
In ordine ai sentimenti negativi che caratterizzano il vissuto di perdita, la maggior parte dei ragazzi sottolinea che il lutto si risolve nella misura in cui vengono
affrontati e superati certi sentimenti negativi come tristezza, rabbia, vuoto e colpa
(Superare/elaborare un lutto significa, secondo me, superare la tristezza, il senso
di solitudine e la rabbia che si prova quando viene a mancare un proprio caro
o un proprio amico). In particolare, per il superamento di questi sentimenti, gli
adolescenti fanno riferimento non solo alla possibilità di allontanarli coinvolgendosi in attività distraenti e di svago, ma anche alla forza di volontà e all’impegno
a reagire (… non abbattendosi né, tantomeno, lasciandosi andare ma reagendo e
affrontando la vita).
In generale i ragazzi individuano due possibili esiti finali del processo elaborativo, sintetizzabili in due maxicategorie:
1. «La vita continua anche senza il proprio caro», che include tutte le risposte dei
ragazzi convinti che, dopo un lutto, la persona debba continuare la propria vita
come prima, seppur senza il proprio caro.
2. «Non sarà più come prima», che rende conto di forme diverse di cambiamento
dopo il lutto, esprimibili in cinque sottocategorie:
a) «Un lutto non si supera»: Non c’è un modo per superare un lutto, perché la
persona che è morta non c’è più e basta, e ti mancherà per tutta la vita. Non
ci sono né parole né persone che possono aiutarti.
b)Rimane un’«Eredità morale»: Superare un lutto significa continuare a ricordare i momenti belli e brutti che ti hanno unito a questa persona e trarne
sempre una lezione di vita.
c) Si riceve «Aiuto dal caro defunto»: Significa andare avanti sapendo che
la persona a te cara rimarrà sempre dentro di te e, anche se è morta, lei ti
ascolta e ti aiuta da lassù.
d)Si assegna «Nuovo senso alla propria vita»: Ciò non significa sminuire il
dolore del lutto, ma rifletterci e trasformare la tristezza e il dolore in forza
positiva per vivere la vita sempre più pienamente e dandole l’importanza
che merita.
e) Si assiste a una «Crescita personale»: Secondo me significa superare un
grande momento doloroso ed è anche un momento difficile che ti fa crescere
molto.
L’esplorazione dei bisogni dei ragazzi in lutto ha permesso di rilevare, attraverso la domanda «Di che cosa ha bisogno un ragazzo in lutto?», che nel 90%
delle risposte viene ribadita l’importanza del supporto sociale (vedi figura 1). In
particolare, i ragazzi che attribuiscono alla famiglia un ruolo fondamentale nel
supporto tendono a enfatizzarne la valenza in termini di appartenenza significativa
considerandola risorsa quando presenta caratteristiche di coesione, solidità, calore,
vicinanza affettiva e guida (La famiglia è molto utile per superare un lutto, ti fa
sentire parte di qualcosa e ti fa capire che si vive lo stesso). Se la famiglia si pre-
190
Non ha bisogno di
compassione.
Persone che lo
sappiano ascoltare
nei momenti di
tristezza/difficoltà.
Fig. 1 Mappa Atlas.ti. «Bisogno di supporto sociale».
qualcuno con cui
parlare e sfogarsi, ma
non di qualcuno che
abbia solamente
pena di lui.
Che molte persone gli
stiano vicino, ma non
Ha
bisogno di
eccessivamente.
Non di compassione
o pietà eccessiva.
*}
Ha bisogno di essere
ascoltato, capito.
Ha bisogno di persone
che lo capiscano e ha
bisogno di qualcuno con
cui parlare.
COME
*}
Sostegno dalle persone
vicine, senza però invadere i
suoi spazi.
Che molte persone gli
stiano vicino, ma non
eccessivamente.
Amici, sostenitori,
famiglia, un compagno,
il “moroso”.
Un sostegno della
famiglia, scuola, centri
educativi tra cui le
parrocchie.
Che la famiglia e gli
amici gli stiano vicini.
Prima di tutto deve
essere sostenuto dalla
famiglia.
Sostegno dei suoi amici
perché il sostegno di un
amico è più forte di quello
dei genitori.
Parlare con persone della
stessa età che hanno avuto la
stessa esperienza.
PARI CON LUTTO
RETE SOCIALE
AMICI & FAMIGLIA
FAMIGLIA
AMICI
Ha bisogno soltanto della
consapevolezza che se avesse
bisogno avrà sempre qualcuno
accanto.
QUANDO RICHIESTO
Piano, piano, riavvicinandosi,
consolandolo e non insistendo
troppo se non si vuole confidare.
CON DISCREZIONE
*}
DA CHI
BISOGNO DI SUPPORTO
SOCIALE
SOSTEGNO RISPETTOSO
SENZA ESSERE COMPATITO
==
ASCOLTO E COMPRENSIONE
==
Ha bisogno soltanto di tanto
affetto, di persone che lo
accompagnano e gli stanno vicino.
Di essere circondato da persone
che gli vogliono bene.
AFFETTO E VICINANZA
Mappa ATLAS.TI n.1
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senta solida, viene anche indicata come il luogo per esprimere i propri sentimenti
dolorosi e contraddittori scaricando tensioni e nervosismo, sentendosi garantiti dal
legame affettivo che tutto può sopportare.
Il rischio che una famiglia destabilizzata dal lutto non possa essere in grado
di sostenere adeguatamente un ragazzo viene esplicitamente messo evidenza da
alcune risposte. In esse, il ruolo supportivo degli amici spicca su quello familiare e si delinea nella doppia valenza di sostegno nella crisi e distrazione dalla
sofferenza:
Credo che molto più della famiglia (che comunque sarà colpita anch’essa dal
dramma del lutto), gli amici abbiano il compito di distrarre il ragazzo, in un primo
momento sostenendolo e, successivamente, facendolo divertire.
Soprattutto dei familiari e degli amici, perché i familiari riescono a consolarti
e a piangere insieme a te (a volte). Gli amici ti danno un sostegno a scuola e, se ti
vedono giù, trovano il modo di sollevarti il morale.
La caratteristica «distraente» del supporto dato dall’amicizia non esclude
la possibilità di vicinanza e appoggio nel dolore da parte dei pari che, in questo
caso, vengono considerati dai ragazzi «veri» amici (Di sostegno e di persone a lui
care che lo aiutino a superare questa perdita, come ad esempio la famiglia e, se
sono veri, gli amici).
In linea con gli studi condotti da Dyregrov (2008), emerge il fatto che molti
giovani con una perdita ottengono beneficio incontrando coetanei che si trovano
nella loro stessa situazione in rapporto alla possibilità di condividere reazioni,
sentimenti e pensieri comuni (Parlare con persone della stessa età che hanno
avuto la stessa esperienza).
La possibilità di contare su una vera e propria rete sociale (Sforza e Tizon,
2009) e non di un solo agente supportivo viene considerata da molti ragazzi una
condizione favorevole (Sentire che le persone — amici, parenti, insegnanti — sono
vicini, avere persone che possono aiutarti nei momenti di bisogno; Un sostegno
della famiglia, scuola, centri educativi, tra cui le parrocchie che lo aiutino ad
andare avanti).
Gli adolescenti, di fatto, rispondendo alla domanda «Di che cosa ha bisogno
un ragazzo per superare un lutto?», sembrano contemplare un ventaglio di possibili bisogni propri e dei propri coetanei nel tempo del lutto (vedi figura 2). La
categoria «Dipende» include le risposte dei ragazzi che invitano a riconoscere che
vi sono bisogni diversi a seconda del tipo di lutto e della personalità del ragazzo:
Non lo so perché cambia da persona a persona, tipo una mia amica ha tenuto
tutto dentro e l’altra per superare mi ha raccontato di tutto, quindi varia.
Dipende dal tipo di persona e dalla persona che ti viene a mancare.
Quanto emerge dalla restante disamina delle risposte alla domanda conferma
quanto ha inteso esprimere in sintesi la categoria «Dipende» e disegna un quadro
variegato di bisogni i quali, contraddicendosi a vicenda, invitano a focalizzarsi sulla
dimensione soggettiva e sulla contestualizzazione del vissuto doloroso:
192
RIFLETTERE
Riflettere sull’accaduto e capire
il senso della vita, senza essere
condizionato da nessuno.
NON ESSERE LASCIATO SOLO
[]
[]
[]
Fig. 2 Mappa Atlas.ti. «Di che cosa ha bisogno un ragazzo in lutto?».
Di non stare mai da solo,
deve sempre avere qualcuno
con cui parlare, perché stare
da solo fa ancora più male.
STARE DA SOLO
Di essere lasciato
solo.
<>
DISTRARSI/SVAGARSI
Di distrazioni per evitare
di pensare al lutto,
questa secondo me è la
cosa più utile.
<>
SOSTEGNO DEGLI ALTRI
<>
FAR FRONTE DA SOLO
[]
[]
[]
DIPENDE
DI CHE COSA HA BISOGNO UN RAGAZZO IN LUTTO?
Ha bisogno del sostegno dei suoi
amici, compagni di scuola, di
persone che riescano a tirarlo
fuori dalla situazione di disagio.
Di essere forte e
aiutarsi da solo.
Mappa ATLAS.TI n.2
Secondo me alcuni hanno
bisogno di esternare i propri
sentimenti alla gente da cui
trovano conforto, altri invece
riflettono in solitudine.
Varia da persona a
persona, alcune hanno
bisogno di stare con dei
famigliari, altre di sfogarsi
in altri modi.
Dipende dal ragazzo in
questione, può avere bisogno di
un sostegno da parte della
famiglia o dagli amici o di
restare solo per riflettere,
elaborare, accettare il lutto.
Dipende da adolescente ad
adolescente. Alcuni
preferiscono starsene soli,
mentre altri trovano conforto
parlandone con qualcuno di cui
si fidano.
Ogni persona ha il
proprio modo.
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OrientamentiPedagogici
Vol. 61, n. 1, gennaio-febbraio-marzo 2014
– «Far fronte da solo» vs «Sostegno degli altri»;
– «Riflettere» vs «Distrarsi/svagarsi»;
– «Stare da solo» vs «Non essere lasciato solo».
La qualità dell’aiuto auspicato in ordine ai bisogni nel tempo del lutto sembra
trovare una propria sintesi nella categoria «Sostegno rispettoso», articolata nelle
cinque sottocategorie riportate di seguito:
1. «Affetto e vicinanza»;
2. «Ascolto e comprensione»;
3. «Senza essere compatito»;
4. «Con discrezione»;
5. «Quando richiesto».
Alla domanda «In che modo gli adulti potrebbero essere d’aiuto?» circa il 73%
del campione di popolazione esaminato ha risposto in modo esplicito di ritenere che
l’adulto abbia le qualità per sostenere in modo appropriato l’adolescente in lutto in
ordine a caratteristiche sintetizzate dalle categorie: «Danno l’esempio»; «Hanno
esperienza»; «Possono offrire ascolto»; «Danno sicurezza»; «Possono sostenere»;
«Lasciano sfogare»; «Offrono vicinanza affettiva»; «Possono distrarre dal dolore».
Tra loro non mancano coloro che si preoccupano di fare dei distinguo e,
precisando che non è mai possibile generalizzare, avanzano ipotesi sui pro e sui
contro dell’aiuto che l’adulto può dare e sulla disponibilità dell’adolescente a
riceverlo:
Non tutti gli adulti possono essere d’aiuto; un lutto è una cosa delicata e non
tutte le persone reagiscono alla stessa maniera, un ragazzo potrebbe non accettare
l’aiuto degli adulti, oppure al contrario potrebbe cercare aiuto in persone adulte
che gli danno fiducia.
E infine, nel rispondere al quesito sull’aiuto che gli adulti potrebbero offrire,
i ragazzi fanno riferimento ad alcuni stili interattivi inefficaci che, se messi in atto,
rischiano di compromettere la possibilità dell’adulto di essere di sostegno, quali:
«Minimizzare la sofferenza»; «Soffrire davanti ai ragazzi»; «Essere inopportuni/
invadenti»; «Pensare di essere necessari» (svalutazione della capacità del ragazzo
di farcela da solo).
L’ambito scolastico viene esplorato a partire dal quesito «Sei a conoscenza
se nella tua scuola siano mai state realizzate iniziative di sostegno per ragazzi in
lutto o di riflessione sul tema della morte e del lutto?» (vedi figura 3). Il 72% dei
ragazzi dichiara che la propria scuola non ha mai promosso iniziative di questo
genere; il 23%, invece, frequenta scuole che hanno realizzato attività di supporto
o di riflessione sulla perdita e, per la quasi totalità, dichiara di ritenere che l’esperienza sia stata positiva in ordine a un aiuto fruibile a più livelli come evidenziano
le categorie individuate:
– «Sostegno per chi ne ha bisogno»: Ottima per chi ne ha bisogno;
– «Sostegno fra tutti»: Efficace, di aiuto per il gruppo classe;
194
Fig. 3 Mappa Atlas.ti. «I ragazzi vogliono iniziative di sostegno al lutto a scuola?».
CONFRONTO CON
ALTRI NELLA STESSA
SITUAZIONE
SOLIDARIETÀ TRA
RAGAZZI
PERCHÉ
AUMENTO DELLA
SOFFERENZA
Incontri o cose simili potrebbero
portare a un maggior sentimento
di tristezza del ragazzo.
Perché non sono cose di cui
parlare a scuola, in un
contesto che è educativo.
Perché non sempre a
scuola ci sono professori
e/o compagni sensibili che
possono aiutare.
Un ragazzo se è in lutto e
vuole parlare con qualcuno
parla con una persona che
conosce tanto bene e di cui
si fida.
Un lutto è una cosa
personale, non una cosa
bella da condividere con
altri.
Sono cose che vanno
superate da soli.
Credo che ci pensi già abbastanza in vari
momenti della giornata e sarebbe meglio
che a scuola si cerchi di distrarlo.
LA SCUOLA NON
DEVE FARSI CARICO
LA SCUOLA NON SA
FARSI CARICO
MANCANZA DI
CONFIDENZA/ESTRANEITÀ
IL LUTTO È UN FATTO
PERSONALE
NON SERVE AIUTO
NO
A SCUOLA PER
DISTRARSI DAL
DOLORE
I RAGAZZI VOGLIONO INIZIATIVE DI
SOSTEGNO AL LUTTO A SCUOLA?
INTERVENTO PRO
RENDIMENTO
SCOLASTICO
DOVERE
EDUCATIVO DELLA
SCUOLA
AIUTO PIÚ
EFFICACE CHE IN
FAMIGLIA
UN AIUTO IN PIÚ
SÌ
Certi ragazzi pensano che siano solo loro gli sfortunati
che hanno avuto un lutto. Facendogli incontrare
persone che hanno avuto un lutto si rendono conto
che si può riuscire ad andare avanti nella vita.
Potrebbe aiutare gli studenti a
superare il lutto anche con
l’aiuto dei compagni.
Per dare sostegno agli
alunni in lutto e perché ciò
non influisca
sull’andamento scolastico.
La scuola è un centro di
educazione che deve aiutare
a sostenere i ragazzi anche in
queste cose.
Ci sono ragazzi che riescono a
superare il lutto solo al di
fuori dell’ambiente famigliare
e la scuola potrebbe essere
un buon luogo.
Perché così noi ragazzi non ci
sfoghiamo solo con i parenti
e perché abbiamo altri
consigli anche da parte degli
insegnanti.
Mappa ATLAS.TI n.4
L’elaborazione del lutto negli adolescenti
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OrientamentiPedagogici
Vol. 61, n. 1, gennaio-febbraio-marzo 2014
– «Riflessione sul tema»: Ottima perché ti fa aprire la mente;
– «Sostegno tra pari con lutto»: È stata un’esperienza molto utile anche perché
mi ha aiutato a superare il mio lutto cercando conforto e sostegno con altre
persone che hanno subito un lutto;
– «Aiuto a esprimersi»: È stata molto utile, mi ha aiutato a superare la cosa e a
parlarne più liberamente e serenamente.
Tra i ragazzi che non hanno fruito di iniziative di sostegno al lutto, il 60,37%
dichiara che sarebbe interessato a parteciparvi per ragioni sintetizzabili con le categorie: «Un aiuto in più»; «Aiuto più efficace che in famiglia»; «Dovere educativo
della scuola»; «Intervento pro-rendimento scolastico»; «Solidarietà tra i ragazzi»;
«Confronto con altri nella stessa situazione».
Studi sul mutuo aiuto e sul sostegno alle persone che hanno perso un proprio
caro sottolineano l’importanza della narrazione di sé in un contesto relazionale
accogliente in grado di favorire la riformulazione dell’orizzonte di senso della
propria vita basato sulla positiva incorporazione delle esperienze precedenti al lutto
e sulla consapevole ridefinizione delle proprie identità (Colusso, 2012). Anche la
scuola, quale nodo significativo della rete sociale di appartenenza, viene a definirsi,
nelle aspirazioni e nei ragionamenti espressi nel questionario, in termini di luogo
possibile per la narrazione di sé nelle contingenze del lutto, e si costituisce, perciò,
come spazio relazionale possibile per l’elaborazione.
A reputare inopportuno il supporto della scuola nelle circostanze del lutto è
il 37,76% del sottogruppo dei ragazzi che frequentano scuole che non hanno mai
promosso iniziative su tematiche relative alla morte. Questi ragazzi si focalizzano
per lo più sul fatto che il lutto appartiene alla sfera privata e precisano, con sfumature
differenti, le proprie ragioni in ordine a motivi quali la mancanza di confidenza,
l’incompetenza della scuola su un tema così delicato e la supposta inopportunità
che un contesto scolastico si faccia carico di queste tematiche.
Alla scuola viene, altresì, attribuito un ruolo di «distrattore» dal dolore
per la perdita e di ambiente sociale che potrebbe essere in grado di restituire al
ragazzo la normalità di cui ha bisogno (Lamberto, 2005) in contrapposizione,
in alcuni casi, a quotidianità familiari destabilizzate dalla sofferenza, come
sintetizza la risposta di un ragazzo che spiega perché non è favorevole al fatto
che la scuola promuova iniziative di supporto al lutto: Perché il ragazzo in lutto
potrebbe sentirsi peggio, perché magari vede la scuola come uno sfogo e un
passatempo per non pensare.
Tra i risultati emersi con una certa evidenza riportiamo le strategie fondamentali che i ragazzi dichiarano di mettere in atto e/o di ritenere utili per attenuare il
vissuto doloroso e avviare il processo di risoluzione del proprio lutto:
– cercare e ricevere conforto dalla famiglia e dagli amici;
– parlare di quanto è accaduto;
– ricordare positivamente chi non c’è più;
– confrontarsi con i pari con la stessa esperienza;
– svaghi e distrazioni dal dolore incessante.
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L’elaborazione del lutto negli adolescenti
4. Conclusioni
L’indagine, esplorando il punto di vista personale dei ragazzi in lutto, ha
permesso la raccolta di informazioni molto significative che consentono di
apprendere più a fondo le caratteristiche del lutto in adolescenza. I risultati,
di fatto, non hanno consegnato un quadro univoco e lineare del fenomeno; al
contrario ne hanno mostrato tutta la complessità, mettendo al bando semplicistici riduzionismi.
La molteplicità dei pareri raccolti, a volte dissonanti o contraddittori, ha reso
evidente l’importanza di riconoscere e dare valore all’unicità e all’originalità di
ciascun giovane, senza tralasciare il peso del contesto di appartenenza e della storia
di cui è portatore (Vegetti Finzi e Battistin, 2000). In modo trasversale, inoltre,
sembra emergere l’ipotesi che gli adolescenti non considerino efficace l’aiuto se
prospettato solo in termini consolatori, ma che desiderino un supporto in grado
di aiutarli a trasformare il lutto che li ha colpiti in opportunità di crescita e che
offra loro orizzonti di senso (Trovare un motivo che mi faccia venire la voglia di
andare avanti, trovare la felicità nel dolore e saper trasformare il dolore in amore
per gli altri).
Si presenta, dunque, come ineludibile la necessità di costruire un ponte
virtuoso tra adulti impegnati sul fronte educativo, professionisti della relazione
d’aiuto e adolescente in lutto. Ponte che, all’insegna della scoperta reciproca, della
responsabilità educativa e supportiva dell’adulto, coniugata al riconoscimento del
ruolo inedito dei pari nel sostegno all’adolescente in lutto, sfidi ogni pre-giudizio
e pre-comprensione e sappia favorire l’avvio di un discorso di senso intorno alla
sofferenza, alla vita e alla morte, sottraendo quest’ultima alla consegna del silenzio
e alle conseguenze della sua negazione (Andolfi e D’Elia, 2007; Campione, 2012;
Mannucci, 2007; Mantegazza, 2004; Sgarro, 2008).
Lo studio evidenzia anche situazioni di sofferenza che confermano l’importanza di organizzare interventi di prevenzione primaria. L’agenzia principale,
dove è possibile organizzare progetti psicopedagogici su larga scala, rimane
la scuola.
La modalità dell’intervista, utilizzata nella ricerca all’interno della popolazione
scolastica, può rappresentare quindi un primo momento per la realizzazione, in
collaborazione con i servizi territoriali, di iniziative finalizzate all’elaborazione
dell’episodio luttuoso vissuto dal giovane. Si potrebbe così intervenire, in modo
preventivo, anche su quello che è considerato uno dei più importanti fattori di rischio
delle condotte suicidarie negli adolescenti: la complicanza depressiva secondaria
alla perdita di un familiare o di una persona cara.
Abstract
The article presents the results of a qualitative study conducted on 668 adolescents in the province of Treviso, who claimed to have suffered an important berea-
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vement in the last five years. The research explores the adolescents’ life experience
and their point of view by identifying their needs, the key critical aspects and the
resources to be exploited. The research results concern the role of the family, the
importance of the friends, the peers in mourning and the school. The teenagers
express their demand to have a nun obtrusive and snug space for socializing and
sharing their own painful experience as key step in the narration of self and to a
meaningful integration of the loss.
Keywords: Bereavement in adolescence, Research, School, Peers, Family, Support, Grief process, Social network.
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