palermoparla 101 per web rid
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palermoparla 101 per web rid
n. 101 luglio/agosto 2016 euro 2 - in edicola 1,50 Patrizia Di Dio e Laura Boldrini al congresso del Terziario Donna spettacolo a Siciliane da amare Licia Raimondi Sono le “dive” venute fuori come una squadra sportiva che rappresenta l’Isola Ma sì, come ribattezzarle se non Siciliane da amare? Belle ambasciatrici dell’Isola – a propria volta amata quanto tormentata – sono le miss in cui ci siamo imbattuti in tv e per le quali siamo corsi su Google per saperne tutto. Sono splendide, sanno recitare e sono anche alte e a volte bionde. Come dire, un modo per sollecitare il nostro revanchismo, l’atavico ricordo del siciliano, intelligente, forse, o più certamente scaltro, ma troppo spesso piccolo e nero. Queste con Calimero non hanno niente da “spartire”. Da chi cominciare, dalla prima recente scoperta – chiedendo perdono alle più affermate, Maria Grazia Cucinotta, la diva affermata, o Anna Valle protagonista di vaglia in tv – saltiamo a Miriam Leone, apparsa in copertina sul nostro storico numero 100, ma diciamo subito che non saremo “esaurienti”, perché di buone e belle attrici ormai la Sicilia è veramente ricca. Terra di belle donne, dunque, l’Isola più grande del Mediterraneo? Sembra proprio di sì. Ai bei volti, ai magici occhi, si associano fisici da top model ed anche …il talento. Poi sembra siano “abbonate” al concorso di miss Italia. Se nel 1968 la palermitana Pia Giancaro rappresentò l’Italia a miss mondo – e oggi ha sposato un nobile romano e si chiama M.P. Sforza Marescotti Ruspoli – sappiamo che la Valle vinse miss Italia, che lo stesso è riuscito a Miriam Leone (2008) e di recente a Giusi Buscemi (2012). La splendida Cucinotta, diva conclamata del cinema, era stata “solo” terza (1987). Tornando a Miriam Leone, ha fatto innamorare tutti gli italiani nella fiction “La dama velata” accanto ad un sorprendente Lino Guanciale ambiguo nell’alternarsi “buono e cattivo”… Anche se c’è chi la conosce e dice che il temperamento di questa giovane catanese è allegro, quasi scanzonato. Così il personaggio che meno 4 le si addice è il commissario deciso e triste per problemi familiari della serie “Non uccidere”. Si chiama Valeria Ferro, ma non è lei, mentre – per amore di recitazione – appare scolorita e senza ombra di trucco per tutta la puntata. Presentatrice (Rai 1 estate) ed ora certamente attrice, afferma di voler crescere… Può riuscirci, anche per la sua modestia: è il gran pregio della modestia d’imparare. Non che non abbia fatto la sua brava scuola di recitazione, come tutti, oggi, quelli che recitano. Scanzonata sì, ma non tanto da non amare, da liceale e universitaria Lettere, Storia dell’Arte, Latino, Greco. Per questo la accusano di avere come “una poco leale” marcia in più rispetto alle rivali. Giusy Buscemi sembra una sorpresa quando, bella con gli occhi di un azzurro rubato al suo mare mazarese, è miss Italia nel 2012. Anche lei appena eletta sembra dire in molte foto “Chi, io?” Ma questa volta le dedichiamo subito un articolo sul nostro palermoparla.it che diviene adesso palermoparla.news. Esplode quando appare a puntate su “Il paradiso delle signore” un serial che gli appassionati non vorrebbero finisse mai (tranquilli: riprenderà, prima o poi) al fianco di un’altra scoperta: l’irresistibile Giuseppe Zeno, un quarantenne che aveva recitato in America (cinema e tv), volto incisivo come pochi anche lui. E la Buscemi, fra una serie di commesse di gran classe, pur giungendo a Milano da perfetta “ragazza con la valigia”, quasi legata con lo spago, riesce ad essere presto la più bella fra le belle commesse. Fino a rubare – o quasi – il bel principale (Zeno) ad una ricchissima rivale. Così i due personaggi tengono tanta gente legata al piccolo schermo e divengono famosi come Teresa Iorio e Pietro Mori. Ma tutto finisce in as- so? Si sposeranno? Si saprà nella seconda serie… Margareth Madè fu selezionata giovanissima come modella e lasciò la Sicilia orientale dov’era nata e cresciuta (Paternò, Adrano, Pachino), lavorando come tale, ma dopo aver studiato recitazione e dizione, prende il volo quando nel 2008 viene scelta da Tornatore per il ruolo di Mannina in Baarìa, che l’anno successivo inaugura la Mostra d’Arte cinematografica di Venezia. Grazie alla popolarità acquisita, compare su numerose copertine – Corriere Magazine, Io Donna, Grazie, Gioia, Ladies, Cosmopolitan, Max – finché c’è chi parla di lei come la nuova Bellucci. Ma è piuttosto la Loren, quando ne recita la parte nello sceneggiato in cui Sofia le sta accanto nella parte di sua mamma Romilda Villani. E’ una consacrazione: nuova Bellucci o nuova Loren? Infine bisogna riconoscere che funziona su tutto la magia che Milly Carlucci riesce ad operare in Ballando con le Stelle. Ed è Mariotto, lo stilista impertinente, forse misogino, a stenderla prima al tappeto, per farla risorgere più umana e amata di prima, quando la colpisce (per spronarla, dice) con la famosa “sparata”: “tu, figa di legno”. E’ la sua difesa nella puntata successiva, quando parla con le lacrime di sua mamma, bella anche lei, ma sacrificatasi lavorando sodo per portarla lì dove si trova, che non merita che sua figlia venga apostrofata così… E’ il trionfo della modestia e della giusta ragione. Il pubblico vuol saper tutto di lei. Mariotto si scusa farfugliando come può. spettacolo Margareth Madè Miriam Leone Giusi Buscemi con Giuppe Zeno Il programma è ancora avaro con Margareth, che viene esclusa dalla finale in coppia con Samuel Peròn. Ci vuole spirito per concorrere e non vincere contro Platinette, Nicole Orlando… Era, poi, così dura Margareth nel ballo? A proposito, se sulla scena la Buscemi sta con Zeno, la Madé fa con lui nella vita splendida coppia. Ora perdonateci se, per Palermo, zoomiamo su una delle gentili pin-up di Palermoparla. Non sarà tanto famosa a livello nazionale, ma è la iperattiva Licia Raimondi, una ragazza che avrebbe fatto certamente di più sul palcoscenico e nel giornalismo se non fosse stata così legata alla nostra “lontana” Sicilia e non avesse coltivato sempre insieme lavoro e famiglia, come fa oggi come moglie felice e mamma di un delizioso bimbo di tre anni… Qual è l’attività più nota di questa eclettica bellissima ragazza? Quella di “anchor woman”, forse, ideatrice e conduttrice del programma di inchiesta giornalistica in città dal titolo Vox Populi, andato in onda su Tgs per due stagioni, e che riprenderà dopo l’estate. Vox Populi ha dato vita anche ad un nutrito gruppo Facebook, con più di 10 mila iscritti, in cui si parla di politica, attualità, e cronaca. Negli anni ha realizzato tante idee, programmi televisivi e radiofonici, e nel frattempo ha sempre collaborato con la redazione palermitana di Repubblica, tanto che si può dire che Repubblica Tv a Palermo sia nata con lei, nel senso che ne è stata il primo e unico volto dal 2009 fino al 2015. Oggi continua a collaborare con il giornale, ma in modo saltuario, perché come si desume da quanto abbiamo già detto, dà una saggia priorità all’importante ruolo di mamma e di moglie. Tanta “filosofia di vita” in Licia non si coglie a prima vista, se non – conoscendola meglio – nel suo dolce buonumore e nella semplicità… Ma le contraddizioni continuano. Perché Licia non sta mai ferma. Che dire della sua attività di presentatrice di eventi? “Sono – ci precisa – la presentatrice ufficiale del Solunto Art Festival, ideato da Giuseppe Di Franco, che si svolge al parco archeologico di Solunto tra luglio e agosto, con musicisti di fama internazionale”. Ma l’abbiamo vista all’opera con l’associazione Un nuovo giorno, presieduta da Antonella Macaluso, che fa volontariato in particolare nella riabilitazione delle detenute del Pagliarelli. Abbiamo assistito noi stessi di Palermoparla al défilé nel carcere Pagliarelli il 7 marzo scorso. Ha da poco presentato la manifestazione per i bambini affetti da sindrome di Down e di Williams al Gonzaga, dell’associazione Nuovo Sentiero presieduta da Laura Ambra. Collabora con l’associazione Inner Wheel, presieduta da Angela Fundarò Mattarella, per cui ha presentato il défilé in favore dell’Airc… Poi eccola ancora sul palco nel défilé all’Orto botanico per la raccolta fondi finalizzati al restauro delle vasche. “Collaboro – ci precisa – con ll Parco letterario Tomasi di Lampedusa a Santa Margherita Belice, diretto dal Prof. Matteo Raimondi (che non è suo parente), per cui presento le manifestazioni contestuali al famoso premio letterario”. Basta, Licia, basta… 5 geNte Nostra a Nel suo palazzo di via Quintino sella Incontriamo il professor adelfio elio cardinale foto di Pucci Scafidi Incontrare il Professor Adelfio Elio Cardinale nel suo studio-biblioteca di via Quintino Sella è sempre un vero piacere. Si dovrebbe dire – con frase fatta – che è anche un onore. Chi si attendesse un personaggio troppo austero e distaccato, si sbaglierebbe: il titolato professore è affabile e – affermiamo con un minimo di presunzione – sa capire con chi può adoperare la propria naturale franchezza… Il curriculum del professore, noto ai più per il ruolo ricoperto quale Sottosegretario alla Salute del governo Monti, è troppo lungo da pubblicare, ma è impossibile non accennarvi: è un corposo elenco di incarichi ed anche premi (non solo nel settore medico) difficile da scorrere per intero. In questa sorta di marea, lunga anche una vita, ci è sembrato che lui stesso apprezzi l’ultima carica di presidente nazionale del Sism (Società italiana storia della medicina), di cui ha organizzato e presieduto l’anno scorso il Congresso del Cin- 6 quantenario, ampiamente illustrato su questa rivista, che si è svolto per la prima volta nella storia a Palermo. Ma, occorre specificare, ha svolto ruoli operativi di uomo di scienza e sperimentatore con grandi responsabilità nel settore medico, come Presidente del Sirm (Società italiana di Radiologia medica), quale componente e oggi Vice Presidente del Consiglio Superiore di Sanità. E’ stato Preside della Facoltà di medicina e chirurgia dell’Università degli Studi di Palermo, per oltre dieci anni. Adesso è stato insignito del Premio Internazionale di Etnostoria “Pitrè - Salomone Marino“, definito come il Nobel della antropologia. Tale premio – che è già andato anche al famoso antropologo e filosofo francese C. Levi Strauss – gli è stato consegnato in occasione della presentazione dell’opera omnia in 90 volumi di Giuseppe Pitrè e Salvatore Salomone Marino, nel centenario della loro morte, per opera del Centro Interna- zionale di Etnostoria e della Fondazione Rigoli, presso la sede del Comando regionale Sicilia dei Carabinieri, presente il Comandante Generale Riccardo Galletta. Pitrè e Salomone Marino sono i due siciliani “dioscuri”, fondatori in campo internazionale della scienza del folklore o demologia o etno-antropologia, interessatisi anche di storia della medicina. Ecco uno stralcio della motivazione del premio: “…per il suo alto contributo alla storia della medicina, per le ricerche scientifiche e per avere sempre propugnato la valorizzazione delle discipline umane e della bioetica nelle scienze mediche e sanitarie”. Sedere in poltrona nel suo studio, al quarto piano del palazzo di famiglia, significa ammirare arredi e finiture in gran parte d’epoca, cimeli scientifici e tecnici, ma tutti di raro gusto. La più preziosa è, comunque, la biblioteca – ricca di migliaia e migliaia di volumi – che fa il giro di buona parte delle pareti, corridoio compreso, te- geNte Nostra stimonianza – se ce ne fosse bisogno – di una vita di studi. Con il professor Cardinale si può discutere di tutto e, persino, chiacchierare un po’, amabilmente. Sorvolando sui dispiaceri manifestati per certo degrado materiale e morale, non tali da far perdere – però – la speranza e la fiducia, ci interessavano le sue opinioni di carattere medico. Capita che gli chiediamo un parere sui farmaci generici… “Non c’è alcun motivo – precisa – per temere che siano meno efficaci di quelli …griffati. Vede, seguono il medesimo iter autorizzativo, hanno equipollente composizione, eccipienti e, soprattutto, bioequivalenza. Un medicinale equivalente ha la stessa composizione qualitativa e quantitativa del medicinale di riferimento e rispetta i tre requisiti fondamentali necessari ad ogni medicinale per ottenere l’autorizzazione all’immissione in commercio: qualità, sicurezza ed efficacia”. Un altro parere in positivo cade sugli Ogm …organismi geneticamente modificati. “Non ho timori – ci dice – e non vedo come se ne possano avere. Nessun danno biologico è stato riscontrato. Le cellule di cui sono composti rimangono analoghe, nella genesi, a quelle che troviamo in natura. Gli Ogm offrono una prospettiva ad ampio spettro al progresso ed alla più facile soluzione della fame e di altri problemi connessi nel mondo, che riguardano oggi l’umanità molto da vicino”. Alla fine, come capita spesso con i medici, non resistiamo alla tentazione di “rubargli” una visita. Bisogna sapere che quel giorno ero stato vittima di una caduta ‘spettacolare’, un autentico volo, all’uscita da un negozio. Ed è poco dire che ero dolorante ad una spalla, ma non avevo voluto mancare all’appuntamento. Chiesi, così, al Professore se ritenesse necessario ricorrere ad una o più radiografie… “Non ha niente di grave – fu la risposta – le farà molto male ancora per qualche giorno, ma non vi sono elementi semeiologici collegabili a fratture. Evitiamo esami inappropriati o indagini effettuate a futura tutela. Bisogna contribuire a ridurre la ‘medicina difensiva’ che costa nel nostro Paese circa 10 miliardi di euro l’anno”. Che differenza – pensai – con quei dottori di oggi che per una puntina sulla pelle ti chiedono subito l’esame istologico… Germano Scargiali foto di Pucci Scafidi 7 coVer storY Il suo amore è la Vie en rose – marchio della moda – ma non solo patrizia Di Dio quella signora che si fa in tre Ci siamo recati all’intervista nella sede de La vie en rose per scrivere di una signora dal doppio ruolo, come avviene fra gli imprenditori: quello di titolare della propria azienda e quello svolto in Confcommercio, in questo caso da presidente, a Palermo. Non è stata un’intervista. Abbiamo parlato un po’ di tutto, di idee e persino di sogni: protagoniste Palermo e la Sicilia. C’è voluto un po’ di tempo per capire che la signora Patrizia Di Dio non era da moltiplicare per due, ma per tre. Era in procinto di volare a Roma per il congresso nazionale del Terziario donna con in tasca il discorso da Presidente. Anche lì... Adesso, mentre raccontiamo di quell’in- 8 contro, sappiamo da un comunicato di Roberto Ginex che “…è stata rieletta all’unanimità a Roma, per il secondo mandato di presidente nazionale del gruppo Terziario Donna di Confcommercio”. Non vorremmo esagerare, ma dobbiamo ringraziare Alfredo Barbaro che ha favorito questa intervista. Se, infatti, il grande Gandhi avvertiva già come sia un errore parlare di sesso debole – ma anche la storia lo ha dimostrato – ecco che Joseph Conrad nel suo squisito “Un colpo di Fortuna” avverte come essere donna sia difficile, perché consiste nell’aver a che fare con molti uomini… Patrizia Di Dio è una di quelle palermitane sui generis che questi problemi non se li pone neppure. Ecco che, contro le farraginose istituzioni, parte all’attacco con l’impeto di una J. D’Arc… “Un imprenditore – afferma – dovrebbe essere accolto a braccia aperte dalle istituzioni e dall’amministrazione. Invece si usa il cavillo per rendergli la vita difficile e l’attività che svolge…” E’ la criminalizzazione dell’utile d’azienda, prima ancora che dell’imprenditore e del legittimo profitto, signora! “Sarà così, ma io bado ai fatti. Vede, il profitto è già tanto difficile da realizzare che il venir meno di ogni aiuto, anzi il porre degli ostacoli è grottesco prima che assurdo…” Se lo dice lei, che tiene aperti quattro atelier di moda a Palermo ed esporta in Italia e all’estero c’è da crederle… “S’immagini se le dico bugie! Del resto è ben noto quanto sia difficile, con l’attuale più che lunga situazione congiunturale, creare l’auspicato valore aggiunto, dal quale del resto nasce il denaro fresco, nasce quanto serve allo stato sotto forma d’imposta. Così sono sempre meno quelli che ci credono, quelli che continuano, quelli che rischiano…” Ricordo dal liceo che Guicciardini azzardava una sorta di calcolo. Si rischia, diceva più o meno, quando il conto della speranza supera quello della paura… “Mi lasci dire che è difficile che il conto torni. Su tutto prevale l’amore per ciò che si fa”. E il prossimo se ne accorge? “La risposta è scontata. Senta, io non mi rendo conto del perché datori di lavoro e dipendenti si trovino così spesso su sponde opposte. Oggi più che mai l’azienda è di tutti. Vedo collaboratori attorno a me, non dipendenti. Ma, soprattutto, esprimo un giudizio che spero non le sembri azzardato. Facciamo tutti parte di un’estesa classe borghese in cui, più o meno, viviamo tutti allo stesso modo. Può cambiare una stella in hotel nelle ferie, i cosiddetti ricchi andranno al ristorante, i meno ricchi in trattoria o pizzeria, ma spesso capita anche d’incontrarsi… Non è più come una volta. Vogliamo stabilire questo trattato di pace e convivenza che sarebbe molto importante?” E’ vero. Anni fa ero certo che la borghesia sarebbe diventata una classe sociale così ampia da comprendere almeno l’80 per cento della popolazione, lasciando i super ricchi e i super poveri al rimanente 20 per cento… “Di sicuro. Così dev’essere e son convinta che sarà. Il processo storico è stato solo ritardato”. Tornando all’azienda… “Al netto di una situazione di mercato che è quella che è la politica dovrebbe muoversi ‘friendly business”, un moltiplicatore economico. Quando l’imprenditore non ce la fa, dovrebbe trovare chi gli faciliti la strada, persino chi gliela indichi. Oppure trovare delle soluzioni insieme. Magari cambiare il progetto, ma giungere a soluzione. Pensi quante problematiche si innescano, non solo per l’impresa, ma per tutti i liberi professionisti, gli architetti ad esempio… Ma riflettiamo: senza impresa non si va da nessuna parte”. Oggi più che mai. Perché lo stato incrocia le braccia, evita di dispensare lavoro, dice no al posto fisso, un tempo sogno italiano per eccellenza. E, giustamente, no agli stipendifici… “Certamente. Più che mai occorrerebbe una collaborazione di tipo addirittura circolare fra impresa e amministrazione. Perché lo stato da solo non ce la fa”. Invece… “Mercato, costi, globalizzazione, tasse, più ostacoli e ostilità. Assurdo. Per questo molti gettano la spugna, le imprese, gli artigiani e i negozi chiudono. Non potrebbe essere diversamente. Ripeto, niente profitto, niente motivazione”. E’ prevalso, in questi anni, un credo sociale rivolto al lavoratore che dà le spalle al profilo dell’impresa… “Io non mi oppongo ad un punto di vista collettivo. Sì, invece, alla collaborazione, alla volontà di un’idea di sostegno all’impresa patrimonio comune”. Lasciamo Patrizia Di Dio in posizione leader, pur nel rispetto di una famiglia molto unita di stampo piuttosto patriarcale, con il papà Nicolò che era appena uscito con la sua auto dalla sede, la sorella Stefania e due fratelli che si occupano d’altro… Qualche altra parola per non incappare nei limiti di spazio… “Non so, la nostra Collezione total look, cioè tutto l’abbigliamento donna nulla escluso. Dico solo che in una terra difficile abbiamo creato un made in Italy competitivo con un design di pregio, che ha ottenuto un buon riscontro nel pubblico”. Germano Scargiali A editoriAle Anno XX - n. 101 - luglio-agosto 2016 Direttore responsabile: Germano Scargiali Redattore capo: Lydia Gaziano Redattori: Francesco Italia, Grazia Gulino, Aldo Librizzi, Eliana L. Napoli, Chiara Scargiali, Vincenzo Scargiali, Andrea Uzzo, Riccardo Picone Da Roma: Nino Macaluso M. Antonietta Gaziano Sarao, Collaboratori: Giulio Ambrosetti, Vincenzo Baglione, Benito Bonsignore, Ambra Drago, Giuseppe Lo Verso, Guido Guida, Marcello Malta, M. Grazia Elfo Marco Vaccarella, Adriana Barbera, Roberto Gueli, Anna Maria Ingria, Rory Previti, Bartolo Scalici, Nino Martinez Corrispondenti: Lorenzo Romano, Antonio Parisi, M. C. Di Lunardo, Vincenzo Lombardo, M. Carola Tuzzolino Vincenzo Agozzino, Gaetano Messina, Fotografia: FrancescoItalia.it dalla Sicilia Giuliana Pelos Progetto grafico: Francesco Italia.it Impaginazione: Toneco Direzione e redazione: Tel. 091 520971 - 339 4928353 e-mail: [email protected] www.palermoparla.it Edizione e Stampa: Euroservice Puntografica Trib. Palermo n. 42/1997 Tutti i testi indistintamente giunti al nostro giornale possono essere riassunti e modificati in armonia con la linea formale e morale della nostra pubblicazione. Le collaborazioni sono tutte a titolo gratuite. Le edicole di “PalermoParla” Politeama (via Turati`), R. 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Palermo è una città abbandonata. C’è chi non si accorge dei tanti “esercizi” chiusi, dei negozi in disuso. Una passeggiata in via Libertà, quella che conserva le ultime costruzioni che la facevano bella, è un pianto. Provate per credere. Il marciapiede sinistro da via Gargallo (in corrispondenza di via Giusti) fino a piazza A. Gentili è un susseguirsi di ville abbandonate agli sterpi e alle erbacce, porte chiuse per sempre… Provate a passeggiare sui vecchi marciapiedi della – un tempo commerciale – via Roma. C’è un’oasi: il Lidl. La Sicilia è a un soffio dal gettare la spugna e Roma non l’aiuta. Anzi cerca di dimostrare che l’Isola, regione massima, che l’Europa le invidia per bellezza e. soprattutto, posizione geografico – economica, sia solo un peso. Sole iniziative: i termovalorizzatori e il promesso Ponte sullo stretto, per i quali non manca – ai due livelli – una stupida crisi di rigetto. L’Italia con Renzi, gran chiacchierone, continua a colpire ai fianchi e qualche uppercut al mento il Ceto medio. Si pensava che questo “ceto” dovesse recepire in sé quasi l’intera società civile. Questa “fascia” in effetti vive ed ha gusti incredibilmente comuni, pur a vario livello economico. E’ incredibile, però, che tale processo storico, in fieri dalla vigilia della industrial revolution (avvento del motore) abbia i propri nemici. Probabilmente ad alto livello. I “potenti”! che possono si accodano nel contribuire alla persecuzione. Il fiorire della borghesia attiva, con il suo “crescete e moltiplicatevi”, procede verso traguardi di libertà e democrazia sognati da sempre dall’umanità “…dal dì che nozze, tribunali ed are diero all’umane belve esser pietose…”. Uomini e donne ebbero una tribù perché non fosse la mera forza a dar ragione a qualcuno… Renzi, nuovo piccolo tiranno di un’Italia che ne ha visti di più grossi, non può non scontrarsi con il No al referendum. La gente pensa! Gli ha detto sì quando ha salvato le trivelle. Il petrolio, il gas e i lavoratori italiani. Non ora. La tartassata borghesia – che è comunque la più estesa delle classi sociali – vuol dare un segnale, come quella inglese che ha schivato la sua mezza presenza in Ue. Si è stancata “s’è rotta” e vuol farlo capire. Deve farlo. Contro il ceto medio è persecuzione sommario A Roma l’imprenditrice palermitana Patrizia Di Dio presidente nazionale del Terziario Donna (vedi intervista a lato), ha incontrato la presidente della Camera Laura Boldrini di Germano Scargiali 4 6 8 10 11 12 14 15 16 18 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 32 33 34 35 36 38 Siciliane da amare Incontriamo il Professor Adelfio Cardinale Patrizia Di Dio quella signora che si fa in tre E se dessimo spazio all’economia? Gli enigmi della politica a 360 gradi Qualcuno non sa che in Africa ci sono più cristiani che islamici Palermo muore lentamente “Basta con la politica del tappetino” Relativismo etico contro Umanesimo: quale errore! Netanyahu il “cattivo” dei media: lode al popolo che lo confermò L’inghilterra fugge da questa folle Europa Giovanni Di Trapani: “mi vedo con Miccichè e non sto solo alla finestra” Intervista a Sandra La Porta Quanta amicizia fra Russia a Italia Una strada senza nome: tante persone senza indirizzo Cimiteri questi sconosciuti Blu Sea Land-Expo dei Distretti agroalimentari L’Ue se ne lava le mani Piano triennale? Così è se vi pare! Tutte le novità dei porticcioli in Sicilia Se non in Sicilia faremo i porti altrove Otto domande a Salvo Zappalà Gemellaggio fra il porto di Palermo e di Los Angeles Grandi Navi Veloci le novità non finiscono mai Antigone di Sofocle al Liceo Classico Umberto I La grande festa di Dolce & Gabbana a Napoli Sambuca: XXIX Premio Agorà fra premi e premiati Quello “sconosciuto” di Filippo Juvara Leo Giardina o “della calma apparente” Maria Grazia Bertucci e Angela Lorenz alla Triennale Libri w w w. p a l e r m o p a r l a . i t 40 Tricolori e Montecarlo per la grande estate velica a Palermo Trofeo “Mari del Sud” conferma di un successo 41 Le 4 giornate di Alvarosky Gioele Riccobono domina la Coppa del Golfo di Balestrate Camp. primaverile della Società Canottieri 42 Anche lo sport enigma pirandelliano 43 Morgana responsabile dell’Under 19 e del calcio femminile 44 Dieci domande al presidente Sergio D’Antoni 45 La Vlasov 200 bissa il titolo siciliano Tiro con l’arco. XXXV Trofeo degli Ulivi 46 E tu di che gender sei? Ora la famiglia ha un partito 48 Massoneria: nodi al pettine a Catania? 49 Un sogno finalmente realizzato 50 Isee: Le vessazioni continuano... 51 Il Signor Ormeggio Eolo Il libro. Gli haiku di Nicola Romano 52 Don Carmelo Umana Bilancio di un anno 53 Il Preside Filippone ci parla di... Il male colpisce travestito da treno o da Isis 54 Ma Shakespeare era siciliano? 55 Diagnostica e terapia in Cardiologia Collesano dedica una piazza al principe di Palagonia 56 Parla il presidente regionale Vargetto Al cinema: Il piano di Maggie 57 Il cinema documentaristico italiano piace all’estero 58 Taormina Film Fest 59 A Palermo il Sole Luna Doc Film Festival 60 La Movida 61 Dove pranziamo e ceniamo 62 Ecco il miglior bianco in assoluto al Vinitaly 63 La bottega d’arte di Franco Lo Jacono Fratelli Contorno 100 anni di vita. il Galà di Villa Lampedusa 9 editoriAli Ma “quella vera” che si traduce in un conto economico col segno più e non con le cifre in rosso e se dessimo spazio all’economia? Renzi – ormai si dice così – promette e, forse, sta offrendo – cosa buona e giusta – un reddito ai disabili senza sostegno familiare. Sempre meno prematuro che dare il reddito di cittadinanza a tutti i non occupati o dare l’argent de poche ai profughi provenienti dal terzo mondo… Ma forse – dico forse – è il caso di ricordare che siamo in un’Italia che nega la pensione a chi la merita, la riduce, la rinvia. Un’Italia che mette in dubbio la reversibilità ai familiari, anche se – per converso – vuole introdurla per le coppie di fatto. Insomma, contraddizione su contraddizione. Per non dire dei famosi 80 euro, dati a chi è povero “ma non troppo”, poi chiesti indietro a chi nel frattempo ho avuto un po’ di più. Miserie… Siamo impazziti o c’è qualcosa da capire che stentiamo a capire? Eppure qui siamo i maestri del gioco delle 3 carte… Peggio: siamo in un’Italia che, per far cassa, trasgredisce l’art.1 della costituzione (la più bella del mondo, quando la si voleva aggiornare, ma ora la aggiornano con una disinvoltura degna di miglior causa) che afferma chiaramente: ogni cittadino deve pagare le imposte secondo il proprio reddito. Invece l’Imu aggredisce il patrimonio, lo stato patrimoniale che può comprendere palazzi storici o nel centro storico che necessitano di riparazioni, manutenzione, ristrutturazione… “La casa” dovrebbe essere un fine dello Stato. Invece, con zero fantasia, è la “mucca da mungere”. Tolta la prima? Pare di sì. Ma quanti hanno la seconda e la terza? Tanti. Quanti hanno acquistato qualcosina in più “per la “vecchiaia”? Quanti non hanno venduto – con merito e sacrificio – i beni ereditati, e li tengono “in piedi” con beneficio di tutti? L’insaziabilità dei governanti li fa agire in modo puerile, perché è ben noto che “tanto la tiri la corda che la spezzi”. Vogliamo dire: quante case andranno in malora? Ciò sta danneggiando irreversibilmente un patrimonio privato che, comunque, è anche pubblico, cioè “di tutti”, perché tutti possono abitare o lavorare in quelle “case”, tutti possono godere della vista o della visita di un bel palazzo… Ciò sta dando anche lo stop al mercato immobiliare e, con esso a quello dell’edilizia, colonna portante dell’economia nazionale. Perché costruire se gli immobili rendono meno di quello che costano? Senza l’edilizia l’economia italiana s’inceppa. Anche qui lo sanno tutti... Ma sanno pure che, se uno stato non può battere moneta, ma deve comprare banconote prive di valore intrinseco, dando in pagamento “ricchezza realmente prodotta”, la rovina è inevitabile. Sì, anche i bambini lo capiscono: questa 10 non è ancora economia, è meno che economia, è logica spicciola: 2 più 2 fa 4 e non può fare né 5, né 3… “Renzi” assicura che non aumenterà l’Iva per far contenta l’Europa (serve proprio per mandare soldi a Bruxelles). Dovrebbe dichiarare che di un aumento dell’Iva non si deve neppure parlare per scherzo. Perché l’Iva, questo enorme gravame, che pesa, sia sugli scambi e le transazioni che sui consumi, al tasso attuale è una rovina per lo sviluppo, la crescita e persino per il mantenimento di una situazione acquisita. Perché si ha un bel dire che pesa “solo” sul consumatore finale… In realtà, il doverla far girare – anche come partita di giro – fra i protagonisti delle fasi intermedie è come portare un gran peso sulle spalle. Alla fine, chi opera nel commercio e nell’industria, dovrà versarla allo stato. Di regola anche quando non l’ha ancora riscossa. Se, poi, il debitore è insolvente (anche per la sorte, cioè il capitale, il cosiddetto imponibile), potrà chiederne la restituzione “soltanto dopo aver esperito tutte le fasi di giudizio necessarie per l’eventuale recupero”. Detto questo, si capisce che chi fa impresa – ma anche solo chi lavora – in Italia e, forse, anche in Europa dev’essere un pazzo e spesso, anzi ogni volta che può, sarà costretto ad “imbrogliare” suo malgrado. E’ esattamente ciò che avviene. Il “sistema” vuole che ci si segga su una panchina aspettando a mezzodì l’elemosina d’un piatto di minestra. E’ noto, infatti, che c’è da tempo chi ama tanto i poveri da volerli moltiplicare… Sentir dire che un governo si fa bello perché “regala soldi” a destra ed a manca senza aver prima provveduto a “bonificare” un’economia che non può andare altro che a due cilindri su quattro, quando non del tutto “a rotoli”, è semplicemente una mostruosità. Ricordiamoci che è il valore aggiunto, proprio quello tartassato, la sola vera fonte di benessere per tutta la società. Il resto va a rimorchio del reddito d’impresa, del profitto (cioè appunto del v.a.). Ed anche questi, del resto, vengono “tassati e ritassati” per proprio conto. La doppia e tripla tassazione, additata dai libri di economia e finanza, è la regola di uno statalismo che vuol far tutto e non sa fare niente. Basti guardare la miriade di negozi e attività chiuse nelle nostre città. Perché, ricordiamolo, che i commercianti hanno anche a che fare con i comuni, con le tasse sulle insegne, gli obblighi dei doppi e tripli WC, il pagamento del suolo pubblico, l’obbedienza ad una serie di imposizioni non certo tutte necessarie e il cui mancato rispetto dà luogo a multe salate senza preavviso, letteralmente a razzia. Chi utilizza Il peso del fisco è oggi preponderante su qualunque politica e studio di mercato. Ogni altro aspetto della realtà economica e sociale “parte” dal secondo posto in graduatoria. Qualcuno, invece, parla di un più 300% in 5 anni… un semplice compressore d’aria in Italia deve aggiornare periodicamente almeno 3 certificati. Ne basterebbe mezzo: gli altri “impiegati”, sia che timbrino o meno il famoso cartellino, potrebbero stare a casa. Insomma, chi lavora è un nemico della società? C’è chi vuole che tutti si fermino? L’auto occupazione sembra una sorta di reato. Molti giovani si chiedono se sia preferibile – come un tempo – …fare gli invalidi, farsi dichiarare portatori di handicap. C’è persino chi vorrebbe essere un ex carcerato. Perché questo stato sa solo decretare prebende e sembra speri che siano sempre di più i cittadini che vivono della sua elemosina. A dispetto di un’Italia capace di produrre di tutto e di più.Dopo la inesorabile “deriva” degli ultimi decenni, siamo ormai al punto che, qualunque sia la nostra attività, dalle arti liberali alla tecnica, dalla cultura all’imprenditoria, l’ancora di salvezza sia quella di “fuggire”. E’ noto, del resto, che anche i pensionati lo fanno… Scaramacai editoriAli in poche righe una sorta di guida fra i misteri del momento Gli enigmi della politica a 360 gradi Mai il quadro politico fu più confuso. Ad infittire le nebbie contribuisce certo un’informazione poco obiettiva, condizionata pure dal clima di transizione, dalla crisi della stampa quotidiana e – si dice – di tutta la carta stampata. Da qui, web a parte, maggior rilievo per la tv, strumento controllato per antonomasia… In concreto, è sempre più visibile la cosiddetta “teoria del complotto”, secondo la quale la crescita e lo sviluppo vengono ritardati in molti modi – anzi senza risparmio di mezzi – a favore della possibilità di “controllo”, di ricercare situazioni di monopolio a livello planetario e globalizzato. Tale “complotto” sfrutta ogni concetto ed ogni fenomeno, apparentemente contrario, apparentemente progressista, ritorcendolo a proprio favore. Come si dice in gergo, “a proprio uso e consumo”. Tutto, dall’ecologia, all’inquinamento, ai cosiddetti cambiamenti climatici (un tempo era buco nell’ozono, surriscaldamento…), al miglioramento delle condizioni dei lavoratori dipendenti può servire a “far danno” in concreto al bene di tutti: anche con la tempistica, imponendo innovazioni precoci rispetto alle reali possibilità… Si tende a far perdere l’abitudine al dato, a controllarlo, l’occhio ai numeri. Le statistiche vengono esposte in modo banale, una volta con riferimento ai soli valori assoluti (migliaia, milioni…), un giorno alla sola media, un giorno con occhio all’ultimo dato con il segno più o il meno. Si parla poco del trend o dei confronti, a tutto vantaggio di quello che “si vuol” dimostrare. Quello che serve… Le contraddizioni fioccano. La prima è che la volontà popolare espressa col voto contraddice i sondaggi. E quasi sempre questi “tiravano la volata” o alle sinistre o ai regimi statalisti graditi – ormai sfacciatamente – ai poteri fortissimi. Siamo alle soglie di una neo rivoluzione industriale, quella del web e della robotizzazione. Tutto scientificamente e tecnicamente corre in avanti in modo esponenziale, ma si ripetono i decrepiti errori previsionali dell’800: disoccupazione, diminuzione delle risorse (che si moltiplicheranno, invece, perché nuovi materiali surrogheranno i vecchi …quando occorrerà). Frenare e impedire: anche in nome della legalità formale… L’energia è tutto e lo sarà sempre più, perché – più che mai – essa interviene e si trasforma in tutto, dal cibo alla casa, agli oggetti necessari, ai trasporti, ai servizi (primario, secondario e terziario). L’Italia si vanta delle “cosiddette” rinnovabili – vedi l’amato fotovoltaico – ma, quando espone i relativi dati, vi include l’idroelettrico, che resta la sola rinnovabile di una certa “serietà”. Frattanto gli Usa che di- Bruxelles vittima sacrificale di Washington spongono di nucleare, petrolio e metano (recentissimo dall’Alaska), costruiscono la centrale geotermica del Nevada, la massima al mondo. E chi la realizza? Tecnici e maestranze italiane. Nel Bel paese, però, non c’è ancora un progetto per costruirne una, neppure nell’Etna… In Usa il probabile neo presidente Trump tende la mano a Putin e questo afferma di non aspettare altro. Con i due al comando del mondo che conta potrebbe “scoppiare la pace”, quella più importante. Quella che attendiamo da sempre… Eppure Trump e Putin vengono indicati a dito come i cattivi della storia contemporanea. Altre nebbie: L’eroe sarebbe il perdente “super perdente” e guerrafondaio Obama (in tandem con la Clinton). Ma con chi sta il “Nobel per la pace”? Con i siriani, i poveri bimbi che muoiono, le magiche rovine? Oppure con i tagliagole dell’Isis, forieri della “amata” massima “la guerra continua”? L’Europa nasce perché i paesi europei si aiutino l’un l’altro, facciano parte di una più grande vita, come chi ha la fede per i versi di San Francesco. L’Europa potrebbe essere la prima potenza mondiale, per evoluzione, tecnologia, ricerca… Non lo è per le discordie fra le lobby al proprio interno. Esse non sono come le lobby americane. Sono mini lobby industriali ed economiche, più che finanziarie. Meglio! Ma l’Unione europea non decolla. La sponda atlantica è gelosa di quella mediterranea. La Francia si schiera stolidamente con la prima e rinunzia a un Mare già francofono, pronto a riconoscerle un primato che non avrà mai sull’oceano. Salta il Trattato di Lisbona per i risvolti mediterranei. Saltano tutta l’Africa del Nord, il Medioriente e l’Africa Subsahariana, il cui sviluppo è comunque in atto. Quello sviluppo è esattamente ciò che porterebbe gli europei, già ricchi del maggiore e miglior Pil al mondo (più di Usa e Cina), ai massimi vertici della loro storia. Know how europeo più materie prime e spazi africani: si va in gol! L’Italia è strattonata da un “renzismo” che pratica il solo socialismo oggi possibile: quello liberale. Una parte del partito e della sinistra italiana è nostalgica, non lo capisce. Gli altri cercano di togliergli il potere. Il giovane premier si dibatte tirato per la giacca dalle ristrettezze imposte dalla stolidità europea, succube di una politica economica voluta da fonte Usa per “bloccare” l’Europa. Per esempio, legarla ad un perfezionismo in anticipo sui tempi. La Sicilia è in mano ad un presidente che è stato definito da un buon giornalista (Giuseppe Sottile, oggi noto anche come papà di Salvatore) una macchietta politica. Ma forse per paradosso è carnefice e vittima. Con il finto ruolo di aiutarlo, gli mandano da Roma falsi assessori all’economia e finanza. Il vero fine è: frenare l’Isola più grande e preziosa del mare Nostrum, nell’attesa di venderla o sfruttarla a “dovere”. Alessandro Baccei ne è un “fulgido” esempio. I guai, anche alla Regione, partono da dentro il Pd. Nella giunta c’è più di un assessore di area renziana, come l’accennato Baccei, amico dello stesso Faraone. Baccei è un simbolo di quel… “dialogo virtuoso” con lo Stato. Ora Roma paternalisticamente è disposta a dare 500 milioni alla Sicilia, ma di più ne dovrebbe di diritto. Impone, però, delle riforme, perché la Regione non le ha sapute fare da sola, senza interventi diretti o la necessità di un ricatto. L’Isola viene trattata dallo Stato così come l’Europa tratta l’Italia. Ma tutta l’operazione è …da politicanti: “non possiamo – afferma Faraone – chiudere la porta all’elettorato del centrodestra. Anzi, spero di poter accogliere quegli elettori nel Pd. E dobbiamo superare certi totem come quello di distinguere cuffariani e lombardiani. Altrimenti il Pd rischia di restare un partito bravo ma perdente”. L’importante non è la Sicilia, non i siciliani. L’importante è di restare a galla. 11 PolitiCA Perché i migranti sono quasi tutti musulmani? Qualcuno non sa che in Africa ci sono più cristiani che islamici In Africa il numero dei cristiani, in gran parte cattolici, altri copti o protestanti, supera di almeno il 20% quello dei musulmani. Del resto nel terzo mondo le “conversioni” al cristianesimo sono le più frequenti: quella cristiana è ovunque la religione per eccellenza. Proprio per questo è anche la più avversata dagli atei e, per altro verso, la più “aggredita” sul ...territorio. C’è da chiedersi come mai i migranti che dall’Africa giungono in Italia siano di regola musulmani. La domanda resta senza risposta, ma le ipotesi possono essere di oscura natura. Da siciliani non abbiamo nulla contro i migranti e da sempre ci distinguiamo per l’accoglienza. Vari elementi e fattori politici - assieme a questo - potrebbero, però, essere introdotti artatamente e sembrano mirati ad indebolire l’Europa. Torniamo all’Africa. Il numero dei musulmani africani è attualmente di 316 milioni, metà dei quali sono nordafricani di cultura araba. Nella parte dell’Africa non araba il numero dei musulmani non eccede i 150 milioni. Quando si pensa che l’intera popolazione africana è di un miliardo di persone, ci si rende conto che in proporzione il numero dei musulmani è diminuito notevolmente rispetto all’inizio del secolo scorso. D’altra parte il numero dei cattolici è aumentato da un milione nel 1902 a circa 330 milioni. A questi si aggiungono 46 milioni di appartenenti ad altre confessioni cristiane. Ogni ora 667 musulmani si convertono al cristianesimo. Ogni giorno 16mila musulmani si convertono al cristianesimo. Ogni anno 6 milioni di musulmani si convertono al cristianesimo. Sono numeri enormi». E’ ampiamente provato ed è diffusa la convinzione che La crescita numerica dell’Islam sia dovuta all’alta natalità dei paesi islamici, mentre la crescita del cristianesimo è dovuta alle conversioni. Il personaggio che più è apparso in allarme per il “calo” proporzionale dei musulmani è lo sceicco Ahmad al-Qataani che nel 2006 rilasciò una famosa intervista in proposito ad Al-Jazeera. Zakaria Botros, sacerdote copto interessato alla salvezza delle anime è, invece, il personaggio che le autorità religiose islamiche temono di più. E’ definito dal giornale arabo al-Insan al-Jadid come il nemico pubblico numero uno dell’islam. I suoi programmi trasmessi via satellite dagli Stati Uniti, nei quali discute da un punto di vista cristiano gli aspetti più problematici del Corano (la guerra santa, l’inferiorità delle donne, la lapidazione e così via), hanno provocato conversioni clandestine di massa al cristianesimo. La sua perfetta conoscenza della lingua araba e delle fonti islamiche gli permette di raggiungere un vasto pubblico mediorientale. Dall’altra parte gli ulema (guide spirituali) spesso scelgono il silenzio, non riuscendo a rispondere in maniera convin- imbecilli imporre il rigore in tempi di recessione), al “padre degli economisti italiani” si aggiungono ora quasi tutti i premi Nobel dell’economia: “è una fortuna che solo l’Europa faccia questa politica economico monetaria – affermano – perché altrimenti si fermerebbe il mondo intero”. E’ possibile che il sistema produttivo (economico) produca di tutto e di più e la gente non possa comprarlo? Che cosa è la ricchezza? Sono i beni prodotti o i pezzi di carta? I magazzini rigurgitano di “ogni ben di Dio”, ma il sistema – leggi lo Stato e la politica europea – svuota le tasche soprattutto ai poveri e alla classe media, cioè a quelli che determinano il livello dei consumi. La moneta non la produ- ce la zecca dello stato, ma una banca privata: è vile carta stampata, ma in Europa, con un infernale marchingegno, occorre comprarla… La macchina che ha tolto i bimbi poveri dalle strade di Londra e Parigi del tempo di Dickens e di V. Hugo, per non dire di Marsiglia, Napoli, Palermo, s’inceppa inesorabilmente. Il fermarsi dei consumi ferma la produzione… Elementare Watson! Non è economia, è ancor meno. Ecco perché neppure la privilegiatissima G.B. vuole l’U.E. Si lamentano lì, con tutta la sterlina ed altri privilegi! E noi? osservatorio Europeisti ed anti europeisti Un’etichetta (c’è chi le ama) è stata incollata sugli anti europeisti: sono di destra. Sì, chi è “a destra” ha predicato l’euro “prudenza” sin dalla vigilia. E ci pare che qualche ragione l’avesse. O no? Ma “la destra”, sia liberale, sia nazionalista è, certamente in Italia, agli antipodi degli anti europeisti. Non è contro l’Europa, bensì contro “questa” Europa. Pochissimi sarebbero contro l’euro: in tanti siamo contro “questo” euro. Tutta la politica economico finanziaria (ed estera) di quest’Ue è una barzelletta. A parte il pensiero che, già nel 1910, apparteneva al nostro economista Maffeo Pantaleoni (è da 12 Ancora su l’Ue e l’euro Occorre sapere che il Pil (già indicato an- PolitiCA Chi li manda (vedi foto) così allo sbaraglio? Chi può accoglierli in tal numero? L’Italia le prova tutte, a partire dalla Sicilia: cerca spazio negli alberghi, nei Cara (Centro di accoglienza richiedenti asilo), nelle chiese. Arrivano le proteste da parte dei “rifugiati”. “Consigliati” da agitatori? Pasta scotta, scarso pocket money… Ci voleva Casa Pound? Hanno esposto almeno due striscioni: questi aiuti dateli ai nostri giovani, i migranti aiutateli a casa loro. E che sia l’Europa, anzi il mondo intero, aggiungiamo noi. cente alle sue osservazioni. La ragione ultima del successo di Botros è che, mentre certe controparti occidentali criticano l’islam solo da un punto di vista politico, lui approfondisce l’elemento religioso. Poi vi sono casi italiani come la conversione pubblica (e pubblicizzata) del bravo giornalista Magdi Cristiano Allam, che sappiamo bene come esorti tutti a “mettersi in guardia” nei confronti degli arrivi e dei comportamenti degli immigrati. Il fenomeno è visto sotto vari aspetti, alcuni positivi, ma è chiarissimo come rappresenti “un problema” per l’Italia e l’intera Europa. Mentre questi dati, ben “assodati” valgono a smentire le notizie diffuse sulle conversioni all’islam, sulla scia dell’episodio di Cassius Clay e dei giovani occidentali che si lasciano – in pratica – andare a sentimenti anarchici e aderiscono all’Isis, resta ferma la domanda sul perché – anzi perché mai – gli stuoli di migranti che vediamo sbarcare in Europa siano in grandissima prevalenza islamici. Resta misteriosa anche l’adesione di Papa Francesco al problema dei migranti, come fosse solo questione di misericordia e carità, mentre andrebbero esaminati i motivi storici, meno ineluttabili… La volontà dell’America e della civiltà atlantica di lasciare Africa e Medioriente nel sottosviluppo, a tutto danno del Mediterraneo e dell’Europa stessa. Papa Francesco resta misterioso per vari altri motivi. Una “novità” come la fine del pontificato Ratzinger fu preannunziata da una battuta criptica dell’allora Cardinale di Palermo Paolo Romeo. Papa Francesco è stato anche indotto a specificare che non era comunista. Tuttavia non riuscì a chiarire che il socialcomunismo, princi- palmente (ma non solo) perché “si sostituisce” alla fede, è incompatibile con il Cristianesimo. Anzi con tutte e tre le religioni abramiche. Ma ecco una riflessione più approfondita fra le altre: esso compie un tentativo di semplificazione storica (quindi della realtà), riducendo i problemi o “il problema” del cosmo verso l’unità. E’ l’errore di Parmenide, Platone, della Rivoluzione Francese, che si avvicina al peccato originale e a tutti i peccati… Adamo – fosse anche un simbolo – con un sol gesto, cogliendo il frutto, compiva un grandissimo salto di qualità in un solo attimo. Il ladro con un furto surroga ore o giorni di lavoro, se non un’intera vita. Per quanto, a volte, una sola idea, purché buona, può essere quella che fa la differenza, la regola resta che la realtà è molteplice e complessa, oltre che soggetta al trascorrere del tempo. L’uomo si è dato un governo e delle regole per raggiungere la perfezione sociale da migliaia di anni, il trascorrere dei quali ci prova quanto il suo cammino sia difficile e complesso. La maggior nemica della Chiesa di Roma è, forse, la massoneria, che apprezza, invece, le idee della rivoluzione francese, ponendosi anch’essa – come il social comunismo – quale foriera di un’azione moralizzatrice della società. Non può essere così, per chi guarda in positivo verso l’indole umana e crede pertanto nei valori della democrazia e della libertà che sono ben legati - del resto - a quelli della fede. Una sola forza non redime il mondo. Dio è perfetto, mentre nel mondo la perfezione, pur essendo grande, non è completa per la presenza del male. In questo margine pieno d’incertezze variegate lavora l’umanità per redimere se stessa e il cosmo stesso. Questa è la più corretta versione cristiana. Anche le migrazioni, provenienti da territori che sono potenzialmente i più ricchi del mondo hanno del misterioso: studiare i modi e i motivi significa, puntualmente, affrontare un problema complesso. Non si può affrontare il problema solo con un verbo: aiutiamoli, sfamiamoli, accogliamoli. Né con una parola: carità, misericordia. Chiaro, no? (D) osservatorio che come reddito nazionale) si misura dai consumi: tutti i beni e i servizi “pagati” da qualcuno su un territorio. C’è una logica: se qualcuno paga “tanto”, vuol dire che il prodotto vale “tanto”… Ma qualcuno ha, finalmente, tirato fuori il buon A. Manzoni con il famoso episodio del “Forno delle Grucce”: c’era la “crisi” in Lombardia e si accusava il governatore spagnolo Ferré e il suo governo di lasciar fare ai commercianti incetta di grano e farina. Si giunse ad assaltare i forni del pane, alimento base. Allora mancava la farina oggi no. Fino ai primi del 1900 le crisi erano determinate da “carenza obiettiva” di materie prime, di cibo etc. “Questa” crisi, anzi “queste” crisi moderne sono determinate da scompensi finanziari, perché è la moneta che prende il sopravvento sulla realtà. Una saggia politica – Keynes insegna – dovrebbe scongiurare le crisi: i mezzi di intervento odierno per porvi “veloce” riparo, se non velocissimo, ci sono. Si dovrebbe prevenire la crisi, ma… Oggi di grano i magazzini straripano, così di automobili e di elettrodomestici invenduti, di petrolio, con buona pace delle rinnovabili, ce n’è fino più di quanto ce ne fosse quando si iniziò ad estrarlo (questa la verità). C’è chi intorbida in mille modi le acque, materialmente e mediaticamente… Forse il governatore Ferré non era “coupable”, come ironizza il Manzoni. Oggi i coupables, cioè i colpevoli, ci sono, ci so- no… L’ira popolare, scoppiando, sarebbe ben più motivata di allora. La molteplicità ci salverà dalla catastrofe Il male nel mondo, secondo una condivisibile visione teologica, è il margine di perfezione in più che il Creatore intende conseguire. In un cosmo, che riluce di perfezione divina, il male c’è e si presenta come peccato, ignoranza, malattia, catastrofe. Il maggior peccato – simile a quello simboleggiato da Adamo – è di voler ridurre la complessità della lotta contro il male ad un atto semplice, unico: come mordere un frutto. Con ciò, per ingordigia e pigrizia, si ridurrebbe la battaglia della vita, azzerando la molteplicità 13 lA CittA’ da Nadia Spallitta Bilancio sociale 2015: negativo Palermo muore lentamente Calano le nascite e aumenta la disoccupazione: che cosa fa l’amministrazione? (Riceviamo e pubblichiamo). Qui di seguito alcuni dati ufficiali sulla decrescita della popolazione cittadina. Nel 2014 continua inarrestabile il fenomeno di aumento dei decessi, mentre si riducono le nascite (con un saldo finale negativo) e invecchia la popolazione. Eppure chi governa sembra non accorgersene, non interviene e non cambia le sue scelte politiche, assolutamente anacronistiche e inadeguate. Anzi si continua a investire tutto quasi esclusivamente nella cementificazione edilizia, per costruire nuove case ed approvare nuove lottizzazioni… Per chi? I dati sono veramente allarmanti. Sono necessari interventi che garantiscano il lavoro, soprattutto nei settori a noi più favorevoli, come turismo, agricoltura, artigianato, cultura, che inspiegabilmente continuano a non essere adeguatamente sfruttati, mentre potrebbero essere importanti fonti di ricchezza e lavoro, consentendo così anche la formazione di nuovi nuclei familiari. E’ necessario restituire nuovamente fiducia e speranza, soprattutto ai più giovani, cosicché anche in questa terra si possano trovare condizioni di vita libere e dignitose. Dal bilancio sociale 2015: I residenti di sesso maschile sono 322.186, in diminuzione di 1.976 unità rispetto al 2014, mentre i residenti di sesso femminile sono 352.249, in diminuzione di 2.081 unità rispetto all’anno precedente. I residenti maschi costituiscono il 47,8% del totale, contro il 52,2% di sesso femminile. Scomponendo la variazione registrata dalla popolazione residente nelle singole componenti si evidenziano un saldo naturale (nati-morti) e un saldo migratorio (comprendendo iscritti e cancellati) entrambi negativi. Più nello specifico il saldo naturale, per la quarta volta consecutiva negativo, è risul- tato pari a -358 unità (lo scorso anno era pari a -182 unità), mentre il saldo migratorio è risultato pari a -3.699 unità (lo scorso anno era pari a -2.252 unità). Con riferimento al movimento naturale della popolazione, nel corso del 2015 si sono registrati 6.213 nati, in aumento dell’1,3% rispetto ai nati del 2014. Il numero dei nati sembra ormai essersi stabilizzato poco sopra il livello di 6 mila l’anno, ai minimi degli ultimi 50 anni. Negli anni ’60 si registravano oltre 13 mila nati l’anno, negli anni ’80 il numero dei nati superava ancora le 10 mila unità l’anno. Già negli anni 2000, invece, non si sono mai superati gli 8 mila nati l’anno e a partire dal 2007 si è scesi sotto quota 7 mila. Il numero dei decessi nel 2015 ha fatto registrare un sensibile incremento (+4,1%) rispetto all’anno precedente, attestandosi a 6.571 unità (ai massimi livelli degli ultimi 50 anni). Nel lungo periodo, dal 1980 ad oggi, l’andamento dei decessi manifesta un trend leggermente crescente, principalmente a causa dell’invecchiamento della popolazione. Conseguentemente il saldo naturale, ovvero la differenza fra nati e morti, dal 2012 per la prima volta è risultato negativo, con il numero di morti superiore di 212 unità rispetto al numero di nati. Nel 2015 sono andate via da Palermo circa 12.800 persone. Nel 2014 l’emigrazione verso l’estero ha avuto un aumento del 173% (aumentata ulteriormente del 7% nel 2015). Muoiono quasi 7 mila persone l’anno, ne nascono 6 mila ed emigrano in 13 mila, di cui quasi 3 mila verso i paesi esteri. Cala il numero degli immigrati stranieri (-10% rispetto al 2014). Attualmente gli stranieri sono circa 27 mila, di cui circa 5 mila bambini. Gli occupati a Palermo sono il 41% della popolazione. Da questo punto di vista Palermo è penultima fra le grandi città italiane, che registrano tassi di occupazione che vanno dal 50 al 70% (media nazionale del 57%). Incrementa il tasso di disoccupazione del 16%: da 41 mila del 2014 a 48 mila nel 2015. Nel 2015 il tasso di disoccupazione ha raggiunto il valore più alto dell’ultimo decennio, pari al 21% circa (al Nord è il 6%). Di questi la più alta percentuale riguarda i giovani (41%). Una sola domanda mi pongo: quali sono le politiche sul lavoro dell’Amministrazione locale? Nadia Spallitta Vicepresidente vicaria Consiglio comunale di Palermo Un nota di Palermoparla. Se quanto sopra lo dice Nadia Spallitta, ex “orlandiana” di ferro, non c’è proprio da dubitare, né da stare allegri. Si può scrivere un romanzo sulle contraddizioni della “politica” di Orlando, sugli spunti velleitari: un centro storico abbandonato candidato a patrimonio dell’Unesco, oppure Palermo candidata a Capitale europea della cultura come se fosse prossima a tale successo (sconfitte – se si può dire – candidate come Venezia, Firenze, Urbino e fuori dall’Italia e all’estero qualcosa come Tubinga…). Parole, parole a non finire. Ma questa è la punta dell’iceberg, che comprende l’idiozia del tram, quella delle “chiusure” a catena, specie delle strade verticali al mare, che in città si contano sulle dita di una sola mano. Una prerogativa, questa, già dell’Orlando del “secolo scorso”: primo bersaglio via Notarbartolo. Oggi via Lazio. E le alternative? Chiudersi in casa! Ma come si restaura e si ristruttura in centro storico (sostanzialmente a spese dei privati) se non si può neppure accedervi? Come vanno gli anziani nei negozi del centro se non vi si arriva neppure in taxi? Le chiamiamo da sempre le leggi o le disposizioni “dei picciriddi”. E Palermo va avanti così… (D.) osservatorio > del cosmo per ricondurlo ad unità. Ma l’unità è, probabilmente, solo in Dio. Il cosmo, il mondo, la terra sono il regno della molteplicità… Le semplificazioni sono spesso opportune, ma quella che volesse aggirare la sostanziale molteplicità terrena, che contiene sia il bene sia il male, può celare il peccato. Le forze dei cosiddetti “poteri fortissimi” non esitano ad un “patto col diavolo”, quando perseguono posizioni leonine di monopolio e alti redditi “di posizione”. Per questo stanno tentando di rallentare vistosamente la crescita in mille modi, concreti e mediatici, onde perseguire il “controllo” della ...situazione. Addirittura, in vista della globalizzazione, aggirandone i lati positi- 14 vi, mirano ad uno o più monopoli a livello mondiale: energia, acqua, cereali, cibo, droghe, ma persino cultura e svago… Noi crediamo che saranno sconfitti, proprio perché la realtà è intrinsecamente caratterizzata dalla molteplicità. La barca del male, che vuol restare padrona delle acque, naufragherà aggredita da ogni parte dalla miriade di battelli del molteplice. In un mondo evoluto, la “mela” non si lascerà raccogliere una seconda volta da una sola mano, neppure assistita da un cervello diabolico. René Guenon contro Cartesio e Leibniz Interessante è il pensiero di René Guenon (Scrittore francese morto al Cairo nel 1951), gran critico di Cartesio e Leibiniz. Essi – secondo lui – avrebbero imposto lo “scientismo” al mondo moderno, con la convinzione di spiegare tutto, morale compresa, alla “luce” della scienza. Anche la susseguente aspirazione illuministica alla tolleranza va rigettata per la sua natura “teorica”: si pretende di esercitarla nei confronti di tutte le idee, garantendo gli stessi diritti a tutte, ma si ricade inevitabilmente in un radicale scetticismo, aggravato dalla circostanza che “come tutti i propagandisti, i sostenitori della tolleranza sono le persone più intolleranti. Fra gli “accusati” anche i protestanti, che accolgono l’idea di voler affidare tutta la morale alla ragione. Cartesio stesso avrebbe ri- lA CittA’ roma nega il dovuto: pentastellati protestano “Basta con la politica del tappetino” I 5Stelle non saranno la perfezione, né la migliore speranza per il futuro del Bel Paese, ma oggi svolgono certo un ruolo di sensibilizzazione generale, rivelando i “non sense” di un sistema avvezzo alle coperture mediatiche, ai silenzi compiacenti, ai pannicelli caldi… Come resistano in carica un presidente come Crocetta e un sindaco come Orlando resta un mistero. Tali sono le magre figure, i disservizi, i misfatti, i mancati obiettivi raggiunti… Può sembrare paradossale e umoristico – persino – che la Regione “se la prenda” con chi sui Nebrodi e altrove vuol “far man bassa”! dei finanziamenti europei, acquisendoli con la frode, anche se non dovuti e non utilizzati ai “giusti fini” cui erano destinati, se – poi – la regola è che la Sicilia in massima parte quei finanziamenti li mandi regolarmente perduti. Li spendessero almeno nell’Isola… Questa la realtà in cui il sarcasmo nasce facile quanto un battito di ciglia… Ecco qui un acceso inconfutabile comunicato dei 5Stelle sui rapporti fra Palermo e Roma, fra la Sicilia e il governo centrale. I pentastellati sono come gli alunni impertinenti a scuola, che costruiscono poco o niente, ma mettono il dito sulla poca funzionalità e sulla scarsa logica del “sistema scuola”. Lo riportiamo fedelmente. “Basta con la politica del tappetino, l’Ars non può continuare a fare il notaio di Renzi, legiferando sotto dettatura. Fra l’altro questa politica servile non è servita a nulla: i 500 milioni di euro promessi da Renzi, che tra l’altro sono nostri, continuano a non arrivare”. Il M5S all’Ars reagisce con stizza all’ennesima fumata nera arrivata da Roma sul mezzo miliardo che avrebbe consentito di tirare una boccata di ossigeno ai Comuni e a tantissimi lavoratori dell’isola. Crocetta e Orlando al Gay pride “Ogni scusa – dice il deputato 5stelle Francesco Cappello - è buona per sviare l’attenzione dallo scippo perpetrato dal governo nazionale alla Sicilia. L’ennesimo rinvio al mittente della legge sui liberi consorzi può avere anche questa chiave di lettura. Si preferisce intorpidire le acque e distrarre l’opinione pubblica siciliana dagli stipendi, dal pagamento dei fornitori della Regione, dal baratro nel quale si trovano tutti gli enti locali e le ex province”. “Il denaro proveniente dal gettito Irpef e Irap dei siciliani, a cui sono stati restituiti solo 900 milioni su 1,4 miliardi – afferma il deputato – è stato condizionato alla deliberazione delle riforme (peraltro dovute) cui questo governo e la propria maggioranza si sono sottoposti come meri esecutori della volontà di Roma. Senza peraltro cavare un ragno dal buco: prima non andavano bene le norme sulle città metropolitane, oggi, non vanno bene le norme sui liberi consorzi, con la conseguenza che i 500 milioni attesi continuano ad essere una chimera”. “Senza considerare il paradosso – con- clude Cappello - che già la legge n.15 del 2015 prevedeva esattamente ciò che lo Stato ci impone adesso con il nuovo disegno di legge esitato dalla giunta di governo il 07 giugno del 2016 e con il quale si vuole modificare la legge n.5 del 2016 che ha modificato la legge 15 del 2015 nelle parti in cui lo Stato avanza rilievi di potenziale incostituzionalità. Altro che autonomia e specialità dello Statuto. Questo parlamento è ormai il notaio di Renzi, nulla di più, nulla di meno”. Fin qui il comunicato. Concetti inoppugnabili – ci pare – visti i dati che fornisce a supporto. D’altronde, la Sicilia, nel contesto generale della crisi, “brilla” solo per essere più inguaiata che mai, più a pezzi che mai, sia come servizi, sia come trasporti, sia come iniziative tese al recupero di un trend di crescita e di sviluppo. La Sicilia, piena di “monnezza” è quella che chiude i battenti, da cui si è ripreso ad emigrare, capace di vivere nell’attesa dei contributi per l’accoglienza ai profughi dall’Africa sui quali possibilmente poter lucrare… osservatorio dotto “l’intelligenza alla ragione”, asservito la metafisica alla fisica e la fisica alla meccanica. Da qui è sorto l’odierno spirito scientista. Per quanto Palermoparla creda nel “dato”, cioè nella visione galileiana, rispetto a quella meramente idealistica della realtà – altro male diffuso – un articolo presente in questo numero su “relativismo contro umanesimo” pone un limite “al contrario”. Probabilmente la visione migliore è quella scientifica, “sorretta” da una morale che non chiuda la porta neppure al trascendente. E’ una visione complessa che si confà anche con il “molteplice” caratteristico e ineliminabile nel cosmo. Uccide la mamma che non gli diceva chi fosse suo padre Un episodio “semplice – semplice” quanto drammatico. E’ già spiegato nel titolo: non era un ragazzino ma un universitario. Ossessionato dal desiderio di conoscere le proprie radici, si decide all’omicidio più assurdo. Più raro di quello di Medea. Il triste episodio la dice lunga sulla “genesi giovanile”… Quale bimbo, crescendo non chiede al padre: “perché mi hai messo al mondo”, responsabilizzandolo. A volte il padre non c’è o perché è morto o per altri motivi, sempre traumatici per chi cresce. Oggi capita che non si sappia o il padre o la vera madre, in seguito alle ovulazioni artificiali, ai figli in pro- vetta, a quelli degli omosex, adesso adottabili dal partner con un minimo escamotage. Fra le tante osservazioni, rendiamoci conto che questa, con ogni probabilità, una quasi infallibile “fabbrica degli infelici”… Da sempre l’umanità – fra tanti ostacoli – ha cercato di costruire un mondo migliore. Che mondo è quello che ci aspetta, dando spazio alle manipolazioni? La sola speranza ricorda quel che disse Falcone sulla mafia: anch’essa passerà, prima o poi. Sono fenomeni umani anomali: prima o poi …passeranno. Adozione per gli omosex Fa tenerezza che gli omosex, che appartengono ad una categoria che ha sempre > 15 CoStUMe Il relativismo etico – propugnare la libertà ad ogni costo – tende a consentire agli uomini scelte di ogni genere. Ciò può sembrare a prima vista auspicabile, specie a coloro – come noi – che si definiscono liberali in positivo, cioè anche liberisti e libertari. Tutto, appunto, in nome della auspicata libertà, un obiettivo dell’umanità, dopo la democrazia. Ma, al punto in cui siamo, occorre certamente qualche riflessione in più: definire, circostanziare, precisare i termini e i concetti. Come del resto avviene per altri temi. In molti, a partire da Pericle, lo hanno fatto: la libertà, diceva l’ideatore della democrazia, trova un limite quando nuoccio “al vicino”. Si potrebbe notare che il termine (etimo) “vicino” ricalca quello più evangelico di “prossimo”… La libertà, infatti, è una colonna portante della morale evangelica. E’ un dono ed al contempo un gravoso impegno, forse il più difficile: la libertà di scegliere il bene e non il male. Ma non c’è dottrina politica, incluse quelle intrinsecamente dittatoriali, come il fascismo e il comunismo, che non cerchino di condannare il male e che non promettano la libertà. Già negli inni: …viva il comunismo e la libertà; ...il fascismo è la salvezza della nostra libertà. La libertà dell’individuo, del singolo, secondo il “relativismo etico”, non deve, invece, avere limiti di alcun tipo. Il solo ammetterlo sarebbe una forma di dittatura inaccettabile. La libertà rischia evidentemente di sfociare nell’arbitrio assoluto. Chi non si rende conto dei pericoli insiti in tale dottrina deve cercare almeno di guardare oltre la pura affermazione astratta. Dietro ogni filosofia o sistema di pensiero, infatti, vi sono uomini animati da particolari vincoli o interessi, i quali, anche se dotati di onestà intellettuale, non possono e non devono mai essere considerati “super partes”. Così, ad esempio, Platone era un aristocratico, mentre Pericle era un liberale o, per meglio dire, un precursore di questi. Le loro dottrine, perciò, vanno esaminate anche sotto questo aspetto. In genere, le dottrine filosofiche nascono in subordine ad un sistema politico che poggia su una propria mentalità oltre che su interessi. Non il contrario. Quando la libertà offende la morale e i diritti individuali quelli sociali l’umanità è in pericolo relativismo etico contro Umanesimo: quale errore! Socrate fu costretto a bere la cicuta perché critico nei confronti del potere, ma lo fece serenamente, come se lo avesse già messo in conto. Hegel, filosofo idealista di grande successo mondano, era in realtà un sostenitore fedele della classe dominante (il re di Prussia e il primo sogno di dominio germanico), che lo ricompensò del suo appoggio. Il comunismo poté affermarsi in Russia grazie al sostegno dei massoni e dell’alta finanza mondiale, che ancor oggi domina con metodi all’apparenza originalissimi, ma che tendono, in realtà a controbilanciare una crescita con un affermarsi alternativo di un’altra forza di opposto segno. Sembrerebbe un paradosso (fra gli altri, però) che il top del capitalismo abbia inizialmente finanziato Lenin e anche Stalin. Oggi, però, la storia non ha dubbi in proposito. Una teoria filosofica non si afferma, né a livello locale, né a livello internazionale se non è “sponsorizzata” da qualcuno. Persona o ente che sia. Dopo, può anche camminare da sola o avere un contenuto di verità più o meno consistente. L’ambientalismo, ad esempio, è rappresentato da più correnti di pensiero e presenta vati aspetti anche condivisibili o utili… Purtroppo, però, sono spesso adoperati con interpretazioni o esiti ben poco logici o spesso per scopi ancor meno nobili. Si pensi alla dottrina della decrescita felice. Ma anche a certe guerre, allo sfruttamento delle risorse dei paesi poveri che potrebbero essere evitate se non fosse stata prima diffu- sa l’idea della carenza obiettiva di risorse… Essa è un’invenzione. Le risorse sono enormi, il mondo ancora ben poco abitato, la tecnologia trova ognora nuovi strumenti “moltiplicatori” delle risorse: surroga le materie prime con materie plastiche d’ogni tipo, utilizza nuove fonti d’energia (l’energia è tutto). Anche l’uso dell’elettronica, del web e della robotizzazione è energia… Ma anche l’ambientalismo, sotto varie forme, diviene un business o un vero e proprio modo per produrre e vendere beni superflui… Così gli aspetti positivi si traducono a volte, di fatto, nell’opposto di ciò che affermano di essere. In sostanza, nel mondo moderno, si è creata una frattura tra scienza ed esseri umani. La scienza e la cultura, che si rinchiudono nel loro recinto, non sono più al servizio dell’uomo e delle sue esigenze, ma si pongono al servizio del denaro e del potere. Rendendosi – per essere più chiari – poco intellegibili ai fini della comprensibilità generale e, quindi, dell’uso democratico che se ne potrebbe fare a favore della comunità. Così il mondo diventa sempre meno umano, sempre più mostruoso e tentare di salvarlo appare e risulta, anche, più arduo. Giungiamo al punto: è proprio “il potere” a cercare di compensare l’individuo del tanto che gli toglie con il “fargli dono” di ciò che non gli costa niente. Cioè la libertà intesa come “relativismo etico”: è la possibilità di atteggiarsi come vuole, simile alla libertà di parola basata sul fatto che nessuno sta a sentire ciò che dice …l’uomo qua- bene del bambino” gli vogliamo dare due padri o due madri. Ma ci pensate già al disagio del bimbo, crescendo, nella vita di relazione? E lui stesso: come si atteggerà rispetto al mondo? Di che gender sarà? Di quello che sembra, di quello che è nato, di quello che vuole? Boh! Come abbiamo detto altre volte, non ci illudiamo con riferimenti storici. Latini e greci, assieme ad altri popoli antichi tolleravano l’omosessualità. Tuttavia, ne facevano sempre bersaglio di scherno, come testimoniano Marziale e Giovenale: Quest’ultimo condanna pollice verso quegli omosessuali “coperti” che “insidiavano” i giovani attentando alla loro “normalità”. Scriveva in prosa, era un critico dei suoi tempi, una sorta di columnist. Ma, ripetiamo, Sodoma e Gomorra esaurirono la loro “parabola” in vario modo nelle fiamme della storia. osservatorio > criticato la famiglia, vogliano poi “simularla”. Legittimo desiderio. Tale, però, dovrebbe restare. Se non altro per logica giuridica. Badiamo bene: non calpestiamo la tradizione del diritto a favore di un supposto “modernismo”: in fatto di diritti umani e di diritto di famiglia la millenaria tradizione non è frutto di menti stupide succedutesi nei tempi. Tutt’altro: sempre si rispettò “la saggezza degli avi” sotto ogni cielo… Non che non si debba innovare, ma andiamoci piano! Già le “famiglie allargate” creano grossi problemi. Ma riflettiamo quanto sia stato storicamente difficile adottare un bimbo per le coppie tradizionali: dovevano dimostrare adamantine doti morali, capacità etc. “Per il 16 L’Europa com’è e come la vorremmo Scusate il salto indietro: torniamo all’Europa. Se ne parlava di più e meglio negli anni ’50, sognandola… Oggi l’Europa della civiltà, della cultura e – perché no – della politica, da mettere tutte in comune ed “a partito”, cede il passo a quella della vile moneta: l’odiato –non certo a caso – euro. Tornando a quel che c’è e quel che non c’è, oggi dubitiamo sia opportuno ammettere la Turchia. Ma – obiettivamente CoStUMe Biagio Pascal, scienziato e filosofo, genio del ‘600: la sua morale, non certo relativa, è sempre attuale lunque. Occorre un potere diabolico per lasciare il mondo alla deriva verso queste forme di libertà “etiche”, o meglio, anche “anti etiche”, che hanno poco a che vedere con la vera libertà: essa è la libertà di costruire, di realizzare, di crescere. Qui, forse, un Marx reinterpretato diceva qualcosa di giusto, forse la sola: non puoi essere libero se non ti vengono dati an- che i mezzi materiali per elevarti e crescere. Anche in senso morale. Un uomo che vive nel bisogno non può essere libero neppure moralmente. Ma che cosa mai sarebbero la scuola e l’educazione se non vi fosse una “giusta via” o delle “giuste vie” al di fuori delle quali c’è l’errore? L’essere umano ha, dunque, bisogno del limite. Deve essere consapevole della propria finitezza, debolezza. Il che lo può rendere migliore, meno egoista, più attento ai bisogni degli altri, più aperto alla bellezza e all’amore che sono la vera grandezza dell’uomo. E’ qui che si inserisce l’Umanesimo, una dottrina riferita solitamente alla vigilia del Rinascimento, ma che, come altre della storia è sempre esistita e non può “perire”. La libertà di ciascuno deve considerarsi con larghezza, teoricamente piena, ma non può essere arbitrio e trova un limite nella libertà “dell’altro”, a partire da quella del mio vicino. Soprattutto: neppure la libertà dev’essere un totem o far parte di una catechesi. E’ a Dio (o almeno alla Natura come se fosse tale) che dobbiamo guardare, è a Lui che dobbiamo chiedere consiglio e aiuto. Le altre strade terminano nella palude. In secondo luogo dobbiamo guardare alle leggi umane, che sono nella maggior parte mutuate, cioè derivate, da quelle religiose. Tuttavia le comunità – tribali prima, statali oggi – le codificano (appunto nei codici) per adattarle ad una morale “umana”, che deve inevitabilmente coincidere con il comune senso di intendere la giustizia, ma che sia anche possibile da amministrare – con una evidente forzatura – su questa terra. Le leggi si basano (e non potrebbe essere diversamente) sull’esteriorità, sull’apparenza… Solo un occhio divino conosce le intenzioni dell’errore (il peccato), va dritto al contenuto morale. L’occhio dei giudici in carne e ossa, è un occhio miope: si può basare solo su ciò che è visibile e comprovabile. Solo Dio – se è vero che esiste e si interessa dei fatti degli uomini – può conoscere i contenuti. Per questo, se le religioni – presenti in tutto il pianeta – sono un fatto di fede, è assolutamente auspicabile che esistano e che vengano praticate. Solo così la persona umana può sentirsi legata a doveri superiori, ad un Ente che guarda dentro di essa, alla sua intima volizione, mentre agisce… In tutto ciò, resta poco spazio – purtroppo – per il relativismo etico, che somiglia tanto al qualunquismo, applicato proprio all’ultimo tema cui andrebbe riferito: la morale. Gelis osservatorio – quando Erdogan trattava con Berlusconi e Putin, mentre Gheddafi offriva all’Italia sotto nuova forma una preziosa “terza sponda”, garantendo la pace e il benessere al suo popolo (di Tripolitania e Cirenaica), ciò che conveniva era una politica “con loro”. Era una politica mediterranea che non avrebbe dovuto dispiacere ad una “buona Ue”. Infatti il trattato di Lisbona (con la prevista e “mai nata” Area di libero scambio in Mediterraneo del 2010) che fondò l’Europa unita la contemplava. Poi nacquero le gelosie: Atlantico contro Mediterraneo, Usa, Inghilterra e (l’ottusa) Francia “stesero” Gheddafi, destabilizzarono il Nord Africa in nome della demagogica “primavera”. Quale la “vera colpa” di capi come Gheddafi, Mubarak (oggi Al-Sisi), Erdogan e Assad? Quella di voler fare dei loro stati delle grandi potenze e di voler coltivare un’alleanza con l’Europa Mediterranea. Il resto della storia scrivetevela voi… Ripeteremo solo che la storia sta già sconfiggendo l’Atlantico, a favore di quel gran vecchio continente che chiama Eufrasia o Eurafrasia: un blocco enorme e in crescita, che “brucia” le distanze al proprio interno, trascurando gli Oceani. Un salto indietro nella storia antica è già in corso: l’Atlantico o verrà a ragionevoli patti o pagherà la sconfitta molto più cara. > 17 PolitiCA il Prof. Volli: governo obama tragico e anti americano Netanyahu il “cattivo” dei media: lode al popolo che lo confermò Obama Spesso facciamo riferimento al “giornale unico” o anche al “coro dei media”. Riteniamo che le direttive sui grandi temi siano mondiali. Indicano “i buoni” e, puerilmente, i “grandi cattivi” del momento. Senza citare Berlusconi, che ebbe a tal proposito gli “onori”, anzi il disonore, del Times (copertina), abbiamo casi recenti come quello di Putin e ora di Donald Trump. Un forte dubbio dovrebbe mettere tutti sull’avviso: di fronte ad un mondo corrotto, ad una situazione internazionale fatta di guerre e povertà (o mancata crescita), non saranno invece questi personaggi i “buoni” del sistema? Non è proprio “il sistema” a dimostrarci giornalmente di essere corrotto? E non è questo a possedere di gran lunga il “controllo” dei media? Nei fatti il popolo degli elettori dimostra spesso un’ “intelligenza propria” e smentisce il giornale unico. Scopriamo, così, in una pubblicazione abbastanza recente, come sia andata in Israele. Lì “il cattivo” era Netanyahu. Riportiamo 3 domande ad Ugo Volli, professore ordinario di Semiotica del testo all’Università di Torino, esperto ed autore di vari libri su Israele e le questioni di politica mediorientale. Le riprendiamo dalla pubblicazione online “L’Informale” diretta da Ugo Ghezzi. Sembra la prima volta che tutto il mondo si sia interessato alle elezioni israeliane. Come interpreta tale attenzione? “C’è da parte dei media occidentali su quel che succede in Israele un’attenzione sproporzionata e un atteggiamento più di propaganda che di informazione. Ciò è accaduto anche alle ultime elezioni, quando la maggior parte dei media occidentali si è lanciata in una campagna di diffamazione e distruzione simbolica di Netanyahu, come se prendesse posizione in una campagna elettorale del proprio paese. Per questa quasi unanimità i media si sono anche illusi di vedere una realtà che 18 Trump corrispondesse alla loro propaganda. Per prendere atto, poi, che gli israeliani avevano idee assai diverse”. Oltre all’interessamento, pare ci sia stata una …pressione. I media occidentali hanno tirato la volata a “Campo Sionista” di Herzog-Livni. Ma il popolo israeliano ha fatto di testa sua… “Gli israeliani hanno vivo il ricordo della Shoà, sono circondati da nemici violenti e insidiosi, vivono nella parte del mondo più destabilizzata e pericolosa, anche grazie agli errori della politica internazionale di Obama. Poiché non vogliono suicidarsi, non hanno seguito i consigli interessati di chi sta a migliaia di chilometri ed ha lo sguardo offuscato dall’ideologia, ma hanno privilegiato il solo leader capace di guidarli nel pericolo”. Che cosa sarebbe cambiato se il centro-sinistra avesse vinto le elezioni? Davvero Tzipi Livni sarebbe stata più “morbida” di Netanyahu nel rapportarsi con i palestinesi e il terrorismo? “Se avesse vinto la sinistra, essa sarebbe stata inesperta, priva di principi saldi e ricattabile ideologicamente. Soprattutto sarebbe stata in debito per la sua vittoria ai soldi, agli uomini, all’appoggio di stampa, alle manovre politiche dell’amministrazione Obama e avrebbe dovuto piegarsi non agli interessi nazionali americani, che visti rettamente non sono molto diversi da quelli israeliani, ma all’ideologia di sinistra dell’amministrazione Obama e alla sua politica confusa e contraddittoria. Questo avrebbe messo gravemente in pericolo la sicurezza di Israele”. Insomma – riassumiamo noi – i tempi in cui i saggi Golda Meir e Ben Gurion rappresentavano in Israele una sinistra moderata all’insegna dell’equilibrio sono da considerare trapassati. Oltre a Campo Sionista, lo sconfitto delle elezioni israeliane è stato Oba- Netanyahu ma. Può spiegarci gli attuali rapporti tra Usa e Israele? E come si comporterà Obama, il cui mandato è agli sgoccioli? “Obama ha certamente perso delle elezioni cui aveva il dovere istituzionale di non partecipare. Nel corso degli anni è emersa con chiarezza una sua posizione anti-israeliana, dovuta al suo background terzomondista e islamista: per molti anni nella sua infanzia ha frequentato scuole islamiche. Obama è un nemico non solo di Israele ma anche dell’Occidente, come si è storicamente sviluppato… Ha provocato danni immensi non solo a Israele, ma agli Stati Uniti, e anche all’Europa e alla pace del mondo. Stragi e danni immensi si potevano evitare se al suo posto vi fosse stato un presidente normale”. Secondo Ugo Volli, sembra che Obama risulti ciò che noi sosteniamo da sempre: sia un “nemico” degli stessi Stati Uniti e dell’Occidente, a favore – forse – del mondo islamico. Che agisca volontariamente e scientemente non lo crediamo. Riteniamo da sempre che Obama sia manovrato. E’ certo, invece, che la realtà contemporanea vada ancor oltre: Obama ha prodotto danni enormi non solo a tutto l’occidente e agli Usa, ma agli islamici stessi, facendo vivere al mondo pagine imprevedibili di storia, fatte di guerra di “tutti contro tutti” e non di accordi. Noi abbiamo visto un mondo islamico pronto a trattare pacificamente con le sponde del Mediterraneo e, quindi, con l’Europa. E’ contro tale provvida collaborazione che l’amministrazione Obama ha lavorato, fomentando guerre ovunque. Non crediamo che Donald Trump, dopo la sua probabile ascesa, che i media tanto avversano, proseguirà sulla stessa strada. Cosa che i poteri che manovrano Obama avrebbero potuto continuare a fare nel caso di una vittoria di Hillary Clinton, la candidata che il “giornale unico” visibilmente sostiene... fiSCo in testa quelle sul patrimonio: l’imu e la tassa di successione il concetto della tassa odiosa Qualcuno, forse, ignora che l’aggettivo “odiosa” viene accostato alla parola tassa nel linguaggio tecnico giuridico, quando sia il caso. Storicamente venne certamente “appioppato” alla …iniqua tassa sul macinato. Essa era odiosa, perché colpiva ciò che era più indispensabile al desco dei poveri: le farine di grano ed altri cereali. Tutte tassate. La convinzione era, comunque, che una piccola tassa distribuita sull’intera popolazione rendesse facilmente grandi cifre. Le grandi cifre necessarie allo Stato. La tassa ebbe pieno vigore in Italia dal 1869 al 1884 e subì fasi alterne: all’inizio a stroncare il sollevamento popolare venne mandato l’esercito con il Gen.le Luigi. Cadorna (il bersagliere della breccia di Porta Pia). Poi l’odiosa imposta portò alla caduta del governo di destra, ma venne riconfermata dalla sinistra. Fu poi ridotta per gradi e poi tolta del tutto… Non può dirsi che la medesima logica (una piccola tassa per tutti) non sia stata rispecchiata da altre tasse, fermo restando che la parola è usata solo genericamente, perché dovrebbe parlarsi di imposte (la tassa è richiesta a fronte di uno specifico servizio, es. tasse scolastiche). Pensiamo all’imposta indiretta sui carburanti per autotrazione che “colpisce” indifferentemente chi esce in auto per una passeggiata e chi lavora nei trasporti, come agente di commercio o professionista: odiosa anch’essa, oltre che enorme… Sono tasse o imposte prive di fantasia. Citiamo più che possiamo Maffeo Pantaleoni, padre degli economisti italiani: “anche un imbecille può imporre nuove tasse, la difficoltà sta nel non imporle e fornire ugualmente servizi adeguati ai cittadini”. Nella struttura ideale dello Stato – tanto più se hegelianamente inteso, come si fa oggi, quale infallibile e onnipresente organizzatore di tutto – le “tasse” non ripagano la p.a. del costo del servizio. E’ indispensabile mettere mano al patrimonio dello Stato stesso, che viene alimentato, appunto, dalle imposte. Per altri economisti, però, lo Stato può provvedere a battere nuova moneta e le imposte sono solo uno degli strumenti per regolare la quantità del “medio circolante”, del denaro in circolazione. Esso si svaluta anche con la velocità di circolazione che, però, alimenta i commerci e la produzione. Occorre, in una società che si sviluppa alla velocità del boom, un controllo continuo ed anche togliere una parte di moneta per regolare la crescita, portandola ai ritmi consoni al miglioramento delle strutture. O anche per limitare la svalutazione. Ma le paure divengono “abnormi” e vengono anche sfruttate in “mala fede” da chi manovra l’economia finanziaria e, con es- sa, la stessa vita sociale, rallentando – oggi – la crescita a dismisura. La nostra, lo si voglia o no, è una società basata sui consumi e, prima ancora, sul mercato. Se si inceppa questo, si ferma tutto… Tale meccanismo, per inciso, è proprio quello che sembra essersi impantanato con il regime imposto dalla Bce, che toglie agli stati la possibilità di battere la propria moneta, riduce a zero (o quasi) sia la svalutazione, sia i tassi d’interesse. Ma così i risparmiatori hanno poco interesse a risparmiare, gli stessi imprenditori non vengono “aiutati” dalla svalutazione, definita per anni come “il volano dell’economia” E qui – badiamo bene – si parla di economia reale, non di giochi di borsa… L’Imu viola la Costituzione anche per la rivalutazione di colpo e di imperio delle rendite catastali cui è incardinata. Esse peraltro non coincidono con il valore degli immobili. Questo fa dell’imposta una sorta di “patrimoniale permanente”, peraltro inflitta in un periodo di gravissima crisi. Il debito di imposta resta negli anni invariato, mentre i valori immobiliari precipitano, creando uno scollamento dai principi costituzionali di capacità contributiva e di eguaglianza tra i cittadini. Si crea di fatto una discriminazione tra chi, godendo di alti redditi, potrà conservare la proprietà dell’immobile e chi, non avendo redditi sufficienti per pagare l’Imu, sarà costretto a venderlo. Così l’Imu va in direzione opposta alla carta costituzionale: non favorisce l’accesso alla proprietà dell’abitazione e non tutela il risparmio, diventando addirittura un’imposta contro il patrimonio. Disumana per le famiglie e suicida per l’economia, che resta bloccata. (Giulio Tremonti) Secondo noi, questa è la “follia” che ci sta rendendo poveri, annullando quel meccanismo che ha contribuito a sconfiggere la fame dal tempo della “industrial revolution” il sui primo fattore (non l’unico) fu certamente l’avvento dei motori. Le borse diventano sempre più ciò che meno dovrebbero essere, ciò che furono esasperatamente nel 1929: un luogo dove “si gioca” come allo chemin o al baccarat. Pochi aspettano le scadenze per riscuotere il reddito delle azioni… Ma il peggio è che le banche, invece di prestare i soldi, se li giocano in borsa e si buttano sul facile come conservare soldi e amministrare patrimoni. E’ per questi motivi ed altri ancora che l’economia occidentale è in ginocchio. Tasse odiose sono quelle sul patrimonio, che lo Stato ora è costretto ad imporre per far fronte all’impossibile. Si chiede ai governi di risanare il bilancio, mentre l’economia ristagna. E anche qui Maffeo Pantaleoni dava dell’imbecille a qualcuno. Lui non lo era, anzi fu anche un grande difensore della condizione femminile, un inventore del concetto di pari opportunità. “E’ da imbecilli – affermò – voler rimediare con un un regime di rigore a periodi di ristagno economico”. L’UE, però, non ha letto Pantaleoni, né gli economisti di scuola italiana che seguirono come Pareto, Einaudi, Forte, Ricossa… Einaudi disse: l’economia sovietica imploderà perché manca del meccanismo fra risparmio, azionariato, capitale. Quest’ultimo inteso come ricchezza prodotta destinata a nuova produzione. Per essere tolta, per un po’, al consumo tale ricchezza dev’essere risparmiata (risparmio). Gli italiani sono noti per essere dei grandi risparmiatori… Tornando alle tasse sul patrimonio, contrarie alla Costituzione che le ammette solo “una tantum”, per far fronte ad eventi tragici particolari (terremoti, alluvioni…), la più importante è la tassa (imposta) di successione. Essa è definita come un periodico prelievo dello stato sulla ricchezza nazionale privata: lo Stato toglie alla Nazione una parte della ricchezza che questa ha prodotto con mezzi propri, nel ricorrere dell’inevitabile momento della morte di ciascun cittadino. Ma questo non basta: contro l’art.1 della Costituzione e non ne mancano altri, nello specifico e nello spirito (la proprietà accettata come forma di risparmio) c’è oggi anche l’Imu e c’era l’Ici, ma di altro si parla… Per esempio di inasprire la tassa di successione che il governo Berlusconi (che aveva letto il caro Maffeo) aveva quasi abolito: un evento storico che gli italiani neppure capirono. Lo capì Prodi che corse a regalare i suoi averi ai figli, prima di rintrodurla parallelamente quella delle donazioni in vita ai familiari! Ci vuole una biblioteca per contenere ciò che è stato scritto sull’odiosa tassa di successione. Germano Scargiali 19 eCoNoMiA Brexit: nuove prove dell’ingerenza degli Usa e dei grandi poteri contro l’europa l’inghilterra fugge da questa folle europa Che fare? Che cosa avverrà con l’Inghilterra fuori dall’Ue? Moltissimi così si chiedevano e molti se lo chiedono ancora prima e dopo il no all’Europa... Chiariamo: non sono bastati i grandi privilegi pretesi dalla Gran Bretagna per stare in Ue a convincere gli inglesi a restare legati a Bruxelles e all’antipatica Germania. Non è successa una cosa da nulla, ma soprattutto per il fatto che l’Inghilterra ha volto le spalle al chiaro volere degli Usa, dei grandi poteri che si nascondono nel “vero” patto atlantico, un legame d’acciaio e che si basa su tre parole: massoneria, triade, bilderberg. Niente hai detto! Per questo conservatori e laburisti, per una volta, erano d’accordo: si doveva restare! L’errore, paradossale – è stato anche bisbigliato contro Cameron – è stato quello di sentire la voce del popolo... I popoli – notiamo altrove – si rivelano, grazie al cielo, più intelligenti di chi li informa…Dobbiamo, dunque, saltar giù, , come hanno fatto i britannici, dall’Europa e da chi la guida (ripetiamo gli Usa e Berlino), come i topi dalla barca che affonda? Non siamo “ancora” così drastici. L’Europa è un gran bel traguardo e bloccarne la marcia è sempre un passo indietro. Come recuperarlo? La verità – un po’ triste – è che siamo come prigionieri di questa Europa… Frattanto, i soliti media cercano di convincerci che i sondaggi proverebbero che il leave inglese è venuto dagli anziani, un tempo degno del Senato, oggi intesi come “vecchi stolidi”, mentre i giovani hanno votato per il remain. Non ci crediamo. Abbiamo molti motivi per non crederci più, specie dopo aver visto i tentativi mastodontici di “tirare la volata” al remain. La persecuzione al capo “dissidente”, il leader del leave, Nigel Falange parla da sola: due attentati prima del voto e poi il mobbing interno ed estero, che lo hanno indotto alle dimissioni, dopo il trionfo, sono l’aspetto più eclatante della situazione di “non libertà” in cui siamo immersi, letteralmente “calati” dai grandi poteri, che non è più errato definire come “i poteri del male”: non è facile capire neppure che cosa vogliano… “Durante il referendum – ecco le parole di Falange – volevo indietro il mio Paese, adesso rivoglio la mia vita”. Così il vincitore del sì inglese al brexit si è dimesso da capo del suo stesso partito …indipendentista britannico Ukip. Le dimissioni sono giunte dopo soli 10 giorni dal risultato, che ha sancito l’uscita della Gran Bretagna dall’Ue. Farage (52 anni) era leader dell’Ukip dal 2006 e il suo partito, antieuropeista per eccellenza, dopo la vittoria del Leavé erano diventati un punto di riferimento per tutti i 20 Nigel Falange strana espressione per un vincitore Se il Brexit è un disastro, perché la Borsa di Londra è volata subito? Se, infatti, la Gran Bretagna fosse un Paese sull’orlo del burrone la sua famosa Borsa dovrebbe crollare. Se si esamina, invece, l’andamento delle Borse degli ultimi giorni emerge che il listino ad aver retto meglio, oltre a quello di Zurigo, è proprio quello di Londra, che ha di fatto subito recuperato le perdite… Che cosa significa ciò? Che la salute delle aziende britanniche non è minacciata dal Brexit, ovvero che gli investitori di Borsa pesano con minore emotività l’esito del referendum. Si dirà: ma la sterlina è caduta! E le agenzie di rating hanno abbassato il valore dei titoli di Stato britannici. Nessuna sorpresa: la valuta è molto più volatile della Borsa e si presta molto di più ad attacchi speculativi, che però sembrano essersi già fermati. Quanto alle agenzie di rating sono le stesse che davano la tripla A ai mutui subprime e non sono proprio indipendenti. Diciamo che sono da sempre molto sensibili agli interessi dell’establishment, proprio quello che ha reagito con una rabbia forsennata al Brexit, cercando in tutti i modi di evitarlo. Ciò con presagi di grandi sventure per tutti. Dove sono queste sventure? La verità è che la Gran Bretagna subirà una perdita marginale del Pil nei prossimi anni. La verità è che il processo del Brexit sarà lungo (almeno due anni e mezzo, ma forse ci vorrà anche di più) e che Londra è troppo importante per il mondo finanziario. Questo non si può permettere (e non vuol nemmeno farlo) di abbandonarla… Altra verità è che la Gran Bretagna se ne esce dalla Ue, ma in difficoltà restano di più le Borse dei Paesi dell’Unione. A voler infierire, ci si può chiedere dove sono i veri problemi, a Londra o nella zona euro? Ma tornando alla realtà – quella vera – nonostante i tradimenti nei confronti della tradizionale saggezza finanziaria, economia e finanza dei vari stati del mondo, ma soprattutto dei paesi più evoluti, sono legati a “filo doppio”. Le “fole” sui default, sulle necessità – di vita o di morte – di risanare entro tempi brevissimi, sono fatti per rallentare la crescita, per andare contro l’Europa e il mondo. Di altri espedienti – del resto – ne vediamo da anni ormai: l’economia di mercato resiste fino ad oggi ai tanti sprechi imposti per mille vie, grazie alla propria intrinseca ed estrema forza interna… movimenti e i partiti anti-Ue d’Europa, ma è anche stato gravemente preso di mira. Da qui la grave rinuncia di Falange… Frattanto, la “lavata di capo” all’Europa c’è. Tutti vorremmo un’Europa che funzionasse, diciamo no a “questa” Europa, non vogliamo “questo” euro… Partiamo dalle regole economiche che conosciamo. Quelle che …si capiscono, non quelle delle alchimie finanziarie, che sono difettose quanto i sillogismi additati da Dante… Ripetiamo la prima massima di Maffeo Pantaleoni, lo faremo fino alla noia, in modo che dal nostro angolo speriamo di persuadere qualcuno. Eccola: “E’ da imbecilli imporre un regime di rigore in un periodo di recessione”. Ma “il padre degli economisti italiani”, che insegnò anche a Vilfredo Pareto e questi a Einaudi, Francesco Forte, Sergio Ricossa, dice di più: “Qualunque imbecille può inventare e imporre tasse. L’abilità consiste nel ridurre le spese, dando nondimeno servizi efficienti, corrispondenti al sacrificio fiscale”. Vi sono anche sei economisti che sono indicati come “I 6 premi Nobel contro l’Ue …o l’Euro”. Qui di seguito uno stralcio testuale del pen- siero del più noto fra loro… Sin da prima della nascita dell’Euro, Paul Krugman, economista di stampo keynesiano e premio Nobel per l’Economia, nel 2008 – per la sua analisi degli andamenti commerciali e del posizionamento dell’attività economica in materia di geografia economica – ha manifestato la propria contrarietà, sottolineando nel 1999 che “Adottando l’Euro, l’Italia si è ridotta allo stato di una nazione del Terzo Mondo, che deve prendere in prestito una moneta straniera, con tutti i danni che ciò implica”. Krugman non ha cambiato idea nel corso degli anni. Da poco ha detto: “L’Europa non era adatta alla moneta unica, come invece gli Stati Uniti. Spagna e Florida hanno avuto la stessa bolla immobiliare, ma la popolazione della Florida ha cercato lavoro in altri Stati meno colpiti dalla crisi, mentre gli spagnoli non hanno avuto la stessa opportunità. Assistenza sociale, assicurazioni sanitarie, spese federali e garanzie bancarie nazionali sono di unica competenza del governo di Washington per tutto il territorio, mentre in Europa non è così. Questo è uno dei principali motivi della fragilità del sistema Europa, almeno fino alla creazione di una garanzia bancaria continentale…” PolitiCA l’avvocato si definisce un appassionato di politica candidato a uomo di partito Giovanni di trapani: “mi vedo con Miccichè e non sto solo alla finestra” “Più passa il tempo, più mi sento meno coinvolto in politica, ma la vecchia passione non si spegne”. Chi parla così è Giovanni Di Trapani, avvocato penalista che anni or sono si fece le ossa nello studio del compianto Enzo Fragalà e, da tempo, ha studio proprio non lontano, cioè laddove tanti professionisti ricevono i propri clienti. Figlio di un uomo politico e dopo aver ricoperto molti incarichi da eletto al Comune e alla provincia, Di Trapani dice anche di se stesso: “mi sento e voglio restare un appassionato di politica e trovo il modo di restare nell’ambiente…” Avvocato, lei viene dall’area Dc e poi dall’Udc. Qual è la sua visione attuale, la sua posizione e che cosa vede per sé dietro l’angolo? “La domanda diviene difficile se si considera che mai come adesso c’è stato un momento di transizione. Ma io non voglio stare pigramente alla finestra, per quanto la tentazione oggi ci sia e contagi tanti politici…” Quindi? “Mi sono interessato alla persona di Gianfranco Miccichè. Per il momento seguo lui, pronto a dare il mio contributo, ma con l’atteggiamento di un possibile uomo di partito più che di chi vuole una carica operativa”. Momento di transizione, ha detto. Certo, ma in che senso? “Potrei rispondere, genericamente, in ogni senso. Ma le faccio un esempio. E’ finito il tempo dei politici di professione. La gente ha imparato ad odiare la casta… Perciò bisogna venir fuori con nuove proposte, uscire dalla salamoia che, come quella di Roger Rabbit, può annientare e far sparire persino i beniamini di una volta. E dietro l’angolo? “Beh, la cosa più importante che c’è dietro l’angolo è rappresentata certo dalla prossime regionali. Non dobbiamo cedere ancora una volta la Sicilia a chi non la merita. Anzitutto a coloro che la gente non vuole. E’ successo così e non solo alla Regione, ma è stata una maligna regola anche di molti comuni. Le sole province facevano eccezione, ma, come è noto, per le province non si vota più. Non mi dicano che sono state abolite. E’ stato un passo indietro della democrazia, che è la vera sconfitta di questa nuova situazione”. Che fare dunque? “Il centro destra deve ricompattarsi. Chi può negarlo? Deve cancellare la vecchia ruggine. Se no assisteremo a storie come quella di De Magistris a Napoli e così, Dio non voglia, potrebbe essere per Orlando a Palermo. Occorre non commet- Cristo si è fermato ad Andria tere più errori, né cadere in atteggiamenti come quelli …del caso D’Alia”. D’Alia è in qualche modo della sua area. Chi vede meglio? “Non me lo chieda, vedo meglio Saverio Romano. Altro punto di riferimento. Come candidato non mi allontanerei da lui, in alternativa ad una sempre possibile riproposizione di Musumeci. Questo, però, come dicono, porta il peso della passata sconfitta”. E a Palermo? “Sto sentendo Miccichè e contribuisco al dialogo teso a trovare un uomo dalla personalità specchiata. Dobbiamo proporre un sindaco buono, noto alla gente, che non venga accolto con la freddezza che accompagnò, purtroppo, secondo me immeritatamente, Costa”. Concludendo… “Mi lasci godere di questa amicizia con Miccichè. Credo che le idee di base siano buone. Ho cenato ad Arcore con Berlusconi. Si è parlato dell’Italia, del Meridione e della Sicilia. Vedremo”. (G.Scargiali) S’era dato importanza da sé, come certe persone afflitte da malattia o handicap. Lui, lo studentino pugliese, aveva accettato il debito in un paio di materie come un’occasione di lavoro. Ora è uno dei piccoli morti fra Andria e Corato. Non è riuscito a raggiungere la scuola: “voglio andarci – aveva detto – ora devo essere bravo, devo diventarlo”. Non ha raggiunto la meta, è uno dei casi più strazianti della tragedia ferroviaria che conosciamo… “Notizie zero”, queste due parole riecheggiano per ore, giorni, attorno all’incidente ferroviario, l’incredibile scontro frontale in Puglia. L’Italia di oggi è anche questa di “notizie zero”. A pronunziare con rabbia queste 2 parole sono i parenti delle vittime: non vengono neppure accolti e ascoltati. Altrove accorrono psicologi e assistenti sociali. Altrove, ma non in Puglia, nel bistrattato Sud. Altrove è in funzione un doppio sistema di sicurezza, di cui uno da satellite. Anche in Italia, ma non su quella maledetta linea sulla quale viaggiavano pendolari e gitanti. Non in Puglia, non nel bistrattato Sud… Non che nel resto della Penisola le cose vadano bene, ma Cristo si è fermato ad Andria, dopo che nella simbolica Eboli di Carlo Levi. L’uomo si è fermato ad Andria, lo ha fatto l’Italia su quella linea a mono binario, che ricalca un tracciato progettato già dai Borboni… Eppure l’Italia è all’avanguardia nella “progettazione” ferroviaria: gli elettrotreni, i tav di stile europeo, che ci invidiano persino nel Far East, quello del monorotaia e del tappeto magnetico. Ancor più in Usa che, in fatto di treni sono fermi ad una sorta di grosse Littorine (fecero eco nel mondo ai tempi del Littorio). I passeggeri muoiono. Viaggiano in treno, perché la benzina costa… Otto milioni di passeggeri l’anno su quella linea. I treni dovrebbero essere i mezzi più sicuri. Invece qui si scontrano, deragliano, s’incendiano. Ai sopravvissuti? Notizie zero. Nel profondo Sud i treni vanno peggio che mai: carrozze, locomotori e linee, spesso ancora quelle del Regno. In quella maledetta tratta pugliese 2 treni si scontrano frontalmente. A 100 più 100 fanno 200 Kmh. Sembra impossibile: 26 morti fra macchinisti e pendolari, oltre 50 feriti! (D.) 21 AttUAlità Presidente del Movimento per la Vita a Palermo intervista a Sandra la Porta Da meno di un anno presidente del Movimento per la vita a Palermo, la dottoressa Sandra La Porta si è subito trovata a proprio agio nel nuovo ruolo, dopo l’esperienza di più anni nel consiglio. La incontriamo nella sede del Movimento, ospitata presso la parrocchia del Cuore Eucaristico di Gesù. Sandra La Porta è subentrata per elezione alla professoressa Rosa Rao, storica guida del Movimento palermitano ed ora dirigente nazionale. La pediatra ci accoglie con entusiasmo e ci comincia a parlare del Forum di Parigi. Per il Movimento per la Vita si è trattato di un evento di particolare importanza? “Il primo Forum “Uno di Noi” ha visto riuniti rappresentanti di ben ventisette paesi, un esercito ben deciso a lottare per difendere i diritti del nascituro. Infatti, è noto che un embrione è già un bimbo completo di tutto ciò che serve alla vita. Ha solo bisogno di svilupparsi. E’ un essere umano che ha il puro diritto di vivere”. Chi vi ha partecipato della nostra regione? “Mi hanno accompagnato la consigliera Luciana Lupo e la presidente regionale Pina Petralia”. Certamente sul Forum c’è qualche momento significativo da raccontare… “E’ stata particolarmente toccante la cerimonia della premiazione. Il primo premio, infatti, è andato a una donna tailandese, particolarmente povera, Koy Pattaramon, che, portando in grembo due gemelli commissionati da una coppia col sistema dell’utero in affitto, si è rifiutata di abortirne uno dei due che risultava affetto da sindrome di down, come le avrebbe imposto il contratto stipulato con la coppia, e ha preferito tenerlo lei. Quale abisso tra la generosità di questa donna e la cattiveria dei ricchi genitori biologici, che hanno scartato il “figlio mal riuscito”. Persone che trattano i bambini, persino i propri figli, come merce da comprare, vendere, uccidere. Avevano, infatti, impiantato un loro embrione. Questo è il decantato progresso della fecondazione assistita e dell’utero in affitto!” Al Forum ci sono stati altri premiati… “Al Forum, pur in carenza dell’appoggio mediatico certo meritato, sono stati consegnati dei riconoscimenti anche alla mamma di Andrea Bocelli, signora Edi, che ha voluto dare la vita al figlio, nonostante le fosse stato sconsigliato per la patologia che il figlio avrebbe potuto presentare alla nascita. Altri premi a Vivienne Lambert, che si oppose alla sospensione dell’alimentazione artificiale per il figlio quadriplegico e a Mary Wagner, attivista prolife, che in Canada organizzò una veglia di preghiera davanti a una clinica dove si facevano aborti e per questo venne arrestata”. 22 C’è da notare che molte volte il male si traveste da bene… “Io credo che in un mondo dove i media parlano continuamente di eventi negativi sia fondamentale evidenziare il bene che c’è intorno a noi, le tante vicende belle che danno gioia e ottimismo. Me ne accorgo dalle reazioni della gente comune che appare confortata quando apprende del buon esito degli eventi di cui ha notizia. Dobbiamo farci testimoni del positivo che c’è nella società perché la gioia è nel dare”. Ci puoi parlare di qualche vicenda da te vissuta in particolare? “Il Movimento per la Vita che io rappresento qui a Palermo ha da poco aiutato una ragazza che, rimasta incinta, era stata abbandonata da tutti, genitori adottivi e fidanzato. Non aveva neppure un luogo dove abitare. Con il nostro aiuto, ha potuto ottenere l’ospitalità da parte di un’anziana signora che già in passato si era occupata di ragazze sole. L’abbiamo ancora seguita e ha ricevuto sostegno affettivo e psicologico. La conclusione è stata splendida: è nata una bellissima bambina, che è stata battezzata e festeggiata dai nostri volontari. I genitori si sono riconciliati con la figlia e ogni problema è stato superato.” Tornando al Forum di Parigi c’era anche una presenza di giovani? “Certamente. E fra i tanti spiccavano i vincitori del Concorso scolastico europeo, che portano la freschezza e l’entusiasmo della loro giovinezza ai Movimenti prolife che, nonostante l’opposizione e la guerra con cui sono costretti a scontrarsi a livello mondiale, crescono ogni anno di numero e d’importanza.” Come mai i sostenitori dell’aborto sono spesso per l’eutanasia, la fecondazione assistita e l’utero in affitto? “C’è un filo conduttore che lega tutte queste pratiche: è la mancanza di rispetto per la vita in tutti i suoi momenti e le sue manifestazioni. Malattie, disabilità, difficoltà fanno parte dell’esistenza umana, ma la soluzione non è nell’omicidio, magari camuffato… Occorre piuttosto una società più partecipe dei bisogni sociali e una politica capace di intervenire a sostegno dei più deboli. Si coltiva una sorta di mito del superomismo, a tutto vantaggio di uno scientismo senz’anima”. Da una parte si vorrebbe un mondo sensibile alle sofferenze degli animali, dall’altro ci si accanisce contro i bimbi indifesi… Nella foto Sandra La Porta a dx nella foto con Carlo Casini già presidente del Movimento per la vita e la signora a Parigi. In basso i ragazzi partecipanti al Concorso europeo “Senza dubbio. L’aborto ne è una manifestazione lampante. Infatti non è altro che una vivisezione: al bimbo rinchiuso nel ventre materno, tramite aspirazione, viene strappata prima una mano, poi un piede, poi schiacciato il cranio. E mentre questo avviene il bimbo si ritrae, cerca di scappare e di sottrarsi alla morte, come i video dimostrano chiaramente.” Ma si dice che sia collegato all’aborto anche un traffico di organi umani… “All’orrore si unisce l’orrore. Negli Stati uniti, dove l’aborto può essere praticato anche oltre i 6 mesi, si è scoperto che a Planned Parenthood, un’organizzazione di pianificazione familiare che in realtà sostiene l’aborto, si vendono su ordinazione gli organi dei bambini abortiti… Che pensare allora di tanto zelo pro aborto? ” Molti affari anche dietro la fecondazione assistita? “Una sola fecondazione assistita costa circa 10 mila euro, ma perché una nascita vada in porto ne occorrono circa 6. In genere si arriva a spendere fino a 100 mila euro, spesso senza ottenere alcun figlio. In compenso la donna viene imbottita di ormoni pericolosi per la sua stessa esistenza e per quella del bambino. La madre corre il rischio di tumori, di patologie varie, mentre il bambino spesso nasce immaturo o portatore di handicap. Tutto ciò, però, ovviamente si tace. C’è un altro particolare, quasi un paradosso.. “Sai, forse, che molti ignorano come sia più probabile avere un figlio curando la sterilità con i metodi oggi disponibili che non con la fecondazione assistita. La salute dei giovani viene trascurata e piccole infezioni facilmente curabili vengono ignorate col rischio di provocare in seguito sterilità.” Lydia Gaziano A AttUAlitA’ Un console inviato da Mosca, Mikhail Kolombet, segue i tanti cittadini del suo paese Quanta amicizia fra russia e italia Sono molti i cittadini russi che vivono a Palermo e portano il saluto della loro lontana terra, che è storicamente europea come poche altre, pur avendo indubbi contatti con l’Asia, dove spazia il loro immenso territorio... Si trovano bene e fraternizzano con i siciliani, hanno spesso il coniuge “locale” e portano cibi e tradizioni: quanto hanno di differente e quanto hanno in comune. Il 9 maggio la comunità, guidata dal console Mikhail Kolombet, che da un anno ha sostituito Vladimir Korotkov, ha festeggiato la fine dell’ultima guerra e la sconfitta del nazismo nel corso di una cena a Palazzo Trinacria. Erano presenti i rappresentanti delle due associazioni culturali Sicilia Russia e Le Muse. Abbiamo potuto parlare con la presidente della prima, Emilia Sacharova, una signora piuttosto nota nella Palermo dei vernissage. Periodicamente i russi organizzano attività musicali e corsi di lingua ed anche di cucina. Il console Mikhail Kolombet Abbiamo potuto gustare nell’occasione la vera insalata russa e delle deliziose tortine che sembravano dolci, ma erano guarnite al di sopra di uno strato di rapa rossa tagliata minutamente e fiocchi di maionese geometricamente disposti. Tale tortina si completa al di sotto con aringhe di una qualità qui introvabile. Presenti, ovvia- mente, il caviale e più tipi di Vodka. Quanto all’insalata russa, non vi aspettate i capperi, ma solo i cetriolini, perché il cappero non è un prodotto russo. La maionese vi si trova mischiata con dello yogurt, frequente presenza nell’alimentazione delle “steppe”. Applausi, brindisi e tanta allegria, per manifestare l’amicizia di due popoli che hanno ormai dimenticato i colpi di cannone e di fucile di 70 anni fa. Non vogliamo esagerare, ma sembra che italiani e russi siano più che pronti a rapporti più concreti fra i loro paesi la cui distanza si riduce sempre più, grazie agli attuali mezzi di comunicazione e trasporti. G.&L. Scargiali Un volo diretto Catania - Mosca è operativo dal 20 giugno. La rotta è operata con Airbus 321 della compagnia russa Yamal. La gestione commerciale è del tour operator Spasskiye Vorota. Campofelice roccella: a Contrada Calzata attendono da mezzo secolo Una strada senza nome: tante persone senza indirizzo A Campofelice di Roccella i cittadini attendono il nome e il numero civico delle strade, costruite nel 1974 senza rete fognaria, né illuminazione. Nella stessa cittadina – una vera capitale per ricettività turistica - da 46 anni il nostro corrispondente dalle Basse Madonie Gaetano Messina vive in località Calzata, …un’isola di terra acquistata da italo americani nel primo 900 per procura. Queste terre sono confinanti con quelle degli usi civici appartenenti ai Cammarata, che il Comune nel 1948, dopo averle riscattate, donò ai contadini. Oggi esistono diverse abitazioni, circa 50 famiglie vi risiedono tutto l’anno e chiedono servizi dal Comune, come la via e i numeri civici, fognature, illuminazione. “Nel 2007 – ci scrive Gaetano Messina – denunciai attraverso il Giornale di Sicilia e Palermoparla, che in 20 contrade mancavano le vie e i numeri civici. Il Comune promise di intervenire, realizzò una parte di vie vicino al mare da Pistavecchia alla Roccella, lato monte e presso il km 200 della SS113 collocarono due targhe: con i nomi delle contrade Olivazza e – 200 mt dopo – Calzata. Queste per essere efficaci dovevano essere poste sullo stesso palo. Così non è stato e ci siamo trovati “oscurati”. Le difficoltà e i disagi sono tanti: essere raggiunti da un’autombulanza, dai carabinieri, visto che la zona è ghiotta per i ladruncoli. Il Maestro Gaetano Messina trova serie difficoltà a ricevere il Corriere internazionale e, difatti, usa gli indirizzi della Farmacia Monreale, del Bar del bivio e della stazione di rifornimento di Benzina Q8 sulla SS113. Da più anni da N. Y. attraverso internet alcuni lettori lo definiscono un ectoplasma “perché del personaggio che nel 1978 disegnò 15 francobolli per (l’anno internazionale del fanciullo) non risulta un indirizzo sulle guide o pagine bianche”. Il maestro Messina ha diffuso un manifesto con una lettera aperta al sindaco proponendo un nome alla Via che rispecchi la storia e il sogno della terra che suo padre Carmelo e tanti italo americani hanno avuto il coraggio di riscattare: quei terreni dai quali erano stati cacciati dal podestà Rao, ex contabile dei Cammarata… Per questo “partirono garzoni e tornarono padroni” in questa terra che ha scelto di vivere, creare bellezza. Ed ecco il nome che noi vorremmo e che abbiamo proposto al sindaco Massimo Battaglia: Via Veterani (italo americani - grande guerra). Gaetano Messina Gaetano Messina è devoto della Santuzza Rosalia, per cui crede solo che un miracolo sia possibile, visto che gli artisti vivono a lungo e sono immortali. Nel 2006 smascherò un errore di toponomastica sulle origini delle tribune di Pistavecchia della Targa Florio: erano in territorio di Campofelice e non di Buonfornello. Solo adesso, dopo le campagne di stampa dello stesso Messina, lo svincolo autostradale A19 è stato intestato al comune di Campofelice di Roccella: una battaglia miracolosamente vinta per cancellare un cartello senza senso, visto che Buonfornello è solo una – neppur limitrofa – contrada e non un centro urbano. 23 SiCiliA Padre Amedeo parla dei palermitani e del più nobile: S. Maria di Gesù Cimiteri questi sconosciuti Venite vivi a visitare i morti prima che morte a visitar vi venga (epitaffio di tomba a Motta d’Affermo, Messina). I cimiteri, luogo di culto, ricordi, passioni, ma anche di arte e storia dell’Uomo. Per saperne di più abbiamo ascoltato Padre Amedeo, al secolo Michelangelo Cordua, consulente del Comune di Palermo e “Soprintendente religioso del Cimitero di S. Maria di Gesù”, da circa 25 anni vissuto nella fede e per la di questi luoghi. Padre, ci parli di lei. Quali sono i suoi interessi? Nella consapevolezza di dovere percorrere il conclusivo tratto della mia vita, come religioso, sacerdote e cittadino, ritengo che il mio principale interesse sia di portare a compimento il mio “sì” pronunziato al Signore Gesù nel servire la sua Chiesa, l’Ordine dei Frati Minori e l’uomo. Cosa che, negli ultimi 25 anni, ho esplicato soprattutto a favore del Comune di Palermo all’interno del Cimitero di S. Maria di Gesù. Quando iniziò il suo incarico in questo cimitero? Da chi le venne affidato, in che cosa consisteva? L’assunzione diretta prevista nella pianta organica del Comune fu approvata con Deliberazione di giunta, sindaco “pro tempore” Domenico Lo Vasco. I miei compiti direzionali consistevano nell’organizzare e assicurare la corretta funzionalità di tutti i servizi cimiteriali sui quali dovevo vigilare, nel collaborare con il Coordinatore Sanitario competente nell’adempimento delle incombenze previste nel Regolamento di Polizia mortuaria e nell’essere responsabile di tutti i servizi interni al cimitero e del personale addetto. Che cosa, al di là dell’aspetto spirituale e religioso, qui l’appassiona di più? Mi sono innamorato della storia di questo cimitero, dei suoi personaggi illustri che lo resero bello e monumentale e di tanti altri uomini, letterati, architetti, politici, nobili, che vi hanno l’ultima dimora e vengono ricordati per avere dato lustro alla Città nei due ultimi secoli. Quali tecniche di conservazione dei defunti ha avuto modo di osservare? In questi vent’anni ho osservato solo tecniche e norme previste dal Regolamento municipale del 1868. Qui a S. Maria di Gesù dall’Unità di Italia si seppellivano i cadaveri chiusi in cassa e senza cassa. In certi periodi la cassa venne utilizzata solo per il trasporto del cadavere dall’abitazione al cimitero e non era raro che si affittasse. Sembra che, in tempi anteriori all’Unità e nei frequenti periodi di epidemie, i cadaveri venissero immersi in grandi fosse piene di calce viva denominate comunemente “Lupe” per scongiurare il contagio. In seguito, verso il 1890 e nei 24 primi del 1900, le lupe e le fosse comuni furono abolite e verso il 1920 tali luoghi furono concessi a diverse congregazioni laicali per i loro iscritti con l’onere di adattare la struttura secondo la normativa di legge di Polizia mortuaria. Chi secondo la sua esperienza ha realizzato di più in questo settore? Dato che tanti cadaveri vengono ancora collocati nei depositi dei cimiteri cittadini in attesa dei posti da liberare per essere tumulati, credo che nessuna amministrazione comunale dal 1866 ad oggi, sia per quanto riguarda la gestione dei loculi, sia per la manutenzione, abbia fatto il dovuto nel settore cimiteriale. Mi può raccontare brevemente delle esperienze che l’hanno colpita? Fra le tante ricordo la totale mineralizzazione e polverizzazione dei resti del famoso imbalsamatore Alfredo Salafia (+31.01.1933, ndr), evidenziata al momento dell’apertura della sepoltura effettuata il 18 dicembre del 2000. Del corpo del Salafia non è rimasto un osso, ma del suo lavoro e competenza professionale sono rimasti i cadaveri da lui imbalsamati tra cui la bambina Rosalia Lombardo delle Catacombe dei Cappuccini. Poi, all’apertura di una tomba, l’evidenziazione della sagoma di uno scheletro polverizzato di un soggetto deceduto verso il 1880. A parte San Domenico vi sono altre sedi cittadine di sepoltura di illustri nostri antenati? Tutte le chiese, compreso S. Domenico, costruite in epoca anteriore all’Unità d’Italia, venivano utilizzate, oltre che per il culto, come luoghi per seppellirvi i morti. Non ho trovato un decreto o una delibera istitutivi che dichiarino la Chiesa di S. Domenico come “Pantheon” degli uomini illustri. Sepolture di uomini illustri si trovano in altre chiese come la Cattedrale, vedi le monumentali tombe dello “Stupor mundi” Federico II, di Costanza di Altavilla, di altri reali e di più cardinali arcivescovi di Palermo. Potrebbe consigliare, se c’è, un per- corso divulgativo da seguire alla ricerca delle antiche tradizioni dei cimiteri cittadini? Non sono a conoscenza di pubblicazioni esaustive su tale tema in questa città. Esistono, però, alcuni recenti lavori quali “Breve cronistoria dei cimiteri di Palermo” (fuori commercio) scritta dall’ex sindaco Giacomo Marchello. Poi un compendio di articoli nel libro “Disegni di luce” sul cimitero di S. Maria dei Rotoli, a cura di Silvana Lo Giudice e altre pubblicazioni relative al cimitero dei Cappuccini e S. Maria di Gesù. Nel 2012 le è stato rinnovato un incarico del Comune per un piano di ottimizzazione e razionalizzazione degli aspetti gestionali e di previsione di S. M. di Gesù: margini di miglioramento? Trovo difficoltà a rispondere. Considerato che le segnalazioni ai responsabili sugli interventi da effettuare per la manutenzione ordinaria e straordinaria per garantire la pubblica incolumità non vengono prese nella dovuta considerazione, probabilmente per carenza di fondi, la stesura di un piano di ottimizzazione e razionalizzazione degli aspetti gestionali è oggi irrealizzabile, nonostante la mia buona volontà. Evoluzioni per il soddisfacimento delle sepolture della cittadinanza palermitana? Spero che l’Amministrazione promuova la creazione di un nuovo cimitero atto a soddisfare le nuove esigenze. Sono contrario a nuovi ampliamenti, che complicherebbero la gestione cimiteriale. Ha certo visitato altri cimiteri in altre città… Ho visitato cimiteri in Sicilia e nel Casertano. Non ho riscontrato differenze significative. Del resto ogni Comune d’Italia, nella realizzazione e nella manutenzione ordinaria e straordinaria dei cimiteri deve far riferimento alla vigente legge di Polizia Mortuaria e alle indicazioni di legge della Soprintendenza ai BB.CC.AA. per i manufatti vincolati “ope Legis” . Padre, ha valutato ogni aspetto dei luoghi. Che cosa oggi la interessa e come pensa di continuare l’esperienza? Nei tanti anni di lavoro a S. Maria di Gesù ho amato questo luogo non solo colloquiando con la morte, ma conoscendone gli aspetti culturali e artistici. Spero di continuare il servizio di sacerdote per il bene della Chiesa e dell’Ordine Francescano e, da cittadino, dedicare tutto il tempo possibile ad approfondire la conoscenza storica del cimitero, esaminando uno per uno, foglio per foglio, i non pochi documenti d’archivio, onde diffondere la sua bella e articolata, a volte difficile, storia in una pubblicazione. Guido Francesco Guida AgroALiMEntArE Coinvolge Africa e Medioriente ad ottobre fra Mazara del Vallo e Palermo Blue Sea Land-Expo dei Distretti Agroalimentari Dura tutto il corso dell’anno la preparazione del blue sea Land a Mazara del Vallo, la cui v Edizione è in programma nei giorni dal 5 al 9 ottobre prossimi. Ad esso hanno partecipato nell’ultima edizione oltre 40 nazioni con più espositori dall’Italia e dall’estero, soprattutto dall’Africa e dal Mediterraneo “allargato”, che è il polo di maggior attenzione per il Distretto produttivo della Pesca di Mazara del vallo, organizzatore della grande manifestazione. Il distretto chiama a raccolta l’intero settore agroalimentare ed enogastronomico e si erge – senza dubbio – a guida dei più attivi distretti produttivi in Sicilia. Non c’è prodotto alimentare che non sia presente dagli agrumi al vino, all’olio, alla pasta… “blue sea Land, all’avanguardia nell’organizzazione della produzione e del marketing, promuove infatti il modello del Cluster dei Distretti agroalimentari e la blue Economy, anche come strumenti necessari per prevenire lo spreco degli alimenti e per salvaguardare le risorse naturali a partire dall’acqua” I contatti con gli stati vicini e lontani e con gli organismi internazionali, Ue compresa, si susseguono ininterrottamente. Una recente occasione si è avuta presso il Circolo del Ministero degli affari Esteri a Roma. Ecco quanto sottolineato dal Presidente del Distretto Produttivo della Pesca, Giovanni Tumbiolo, presentando ufficialmente, la V Edizione della manifestazione Blue Sea Land-Expo dei Distretti agroalimentari del Mediterraneo, Africa e Medioriente. Tumbiolo ha letto un messaggio di augurio per la manifestazione inviato dal Ministro Maurizio Martina. Erano presenti gli Ambasciatori del Mediterraneo, Africa e Medioriente accreditati presso la Presidenza della Repubblica Italiana e le Agenzie delle N.U. ed il Ministro dell’Agricoltura e della Pesca del CongoBrazzaville, Mr. Henry Djombo. Nel corso della serata il Presidente del Circolo del MAE, l’Ambasciatore Alessandro Vattani e l’Assessore alla Agricoltura e Pesca Regione Sicilia Antonello Cracolici hanno illustrato ai tanti diplomatici le novità dell’edizione 2016 di Blue Sea Land, che vedrà più partner, istituzioni ed enti, onde “amplificare” l’importante tema dell’annuale kermesse di Mazara del Vallo: La prevenzione dello spreco alimentare. Intervenuti fra gli altri il Decano del Corpo Diplomatico Africano accreditato presso il Quirinale, l’Ambasciatore Mamadou Kamara Dekamo, e l’Ambasciatore Umberto Vattani. IL TavoLo TECnICo Da poco si era costituito un tavolo tecnico, per coordinare le attività culturali, scien- tifiche e promozionali dell’evento internazionale: il Blue Sea Land - Expo dei Distretti agroalimentari del Mediterraneo, africa e Medioriente che avrà delle fasi, come in passato, anche a Palermo. Tema generale: “Il Cluster dei Distretti, la Cooperazione Internazionale e la Blue Economy, strumenti di prevenzione degli sprechi alimentari”. alla prima riunione del Coordinamento, a Palermo presso i locali della Regione Sicilia, promossa dal Dipartimento degli Affari Extraregionali, hanno partecipato rappresentanti di Istituzioni ed Enti: Distretto della Pesca e Centro di Competenza Distrettuale (organizzatori), Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Ministero dello Sviluppo Economico, Assessorato regionale dell’Agricoltura, dello Sviluppo Rurale e della Pesca Mediterranea, Assessorato regionale delle Attività Produttive, Assessorato regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, Assessorato regionale del Turismo, Sport e dello Spettacolo, Istituto per il Com- 2008 dal Distretto Produttivo della Pesca siciliano. La vIsITa In LIbIa anche in Libia, dove purtroppo i focolai di guerra e la discordia non mancano, il Distretto Ittico di Mazara del Vallo, con il suo presidente Giovanni Tumbiolo è andato avanti. La Libia resta un importante paese per i contatti di lavoro, di cooperazione e di scambio… Nel corso di una missione lampo, il Presidente del Distretto ha incontrato i vertici della Cooperazione e della Pesca della Libia, rispettivamente saied Kallah, Presidente di Libyan Export Promotion Center, e Mohammed alajel, Presidente degli armatori Libici della Pesca. La missione di Tumbiolo è valsa a testimoniare la vicinanza del settore pesca e dei distretti produttivi alle Comunità marinare – e non solo – di tutta la Libia e consolidare, se possibile, in un momento storico così complesso e difficile, la cooperazione scientifica e produttiva. Le tante Comunità agricole e marinare di Tobruk e Tripoli, di bengasi e Misurata e loro rappresentanti politici e diplomatici, con fermo coraggio, hanno partecipato ai lavori del blue sea Land 2015, dimostrando al mondo intero come, attraverso il lavoro del mare e della terra, si possa fortificare la pacifica convivenza e il dialogo; confermando, altresì, la sicilia come “terra di incontro”. Tumbiolo ha voluto ricambiare e rinno- Intervento di Tumbiolo al Parlamento Europeo mercio con l’Estero; Ufficio Scolastico regionale per la Sicilia, C.N.R. Sicilia, Confindustria Sicilia, Coldiretti Sicilia, C.I.A. Sicilia, Confagricoltura Sicilia, Coppem, Rotary International - Distretto 2110 Sicilia e Malta, Soprintendenza del Mare. La PrEsEnTazIonE a bruxELLEs Di Blue sea land si è parlato anche a bruxelles, nel corso della presentazione dei progetti dei Comitati Interpaese Europei e Mediterranei del Rotary internazionale al Consiglio d’Europa, il Cip Italia -Tunisia copresieduto da Giovanni Tumbiolo e Meher Maamri insieme al Governatore najoua azouz del Distretto Tunisia, Algeria, Marocco e Mauritania. La presentazione è stata tenuta unitariamente. In questa V edizione i rotary europei e mediterranei sosteranno, con il Banco Alimentare, il tema dello “spreco alimentare” e del riutilizzo delle risorse alimentari nell’ottica della Bio e Blue Economy, la filosofia produttiva promossa dal vare l’invito per ottobre 2016 a Mazara del Vallo – unanimemente riconosciuta Centro naturale del dialogo – per continuare insieme il difficile cammino da anni intrapreso. E’ difficile, però elencare tutti i contatti e le visite intercorse con i rappresentanti dei paesi interessati, giù fino all’africa australe, percorrendo tutto il Mar Rosso. Fra le mete recenti, Costa d’avorio, Mauritania e Ghana. Un interlocutore fisso, l’angola. Non fosse per gli scenari di guerra, su cui il personaggio Tumbiolo, passa con la sicurezza dell’uomo di pace, questo enorme bacino (forse qualcuno non ne comprende l’ampiezza) che, grazie anche al raddoppio del Canale di Suez, gravita ancor più di prima sul Mediterraneo, realizzerebbe traguardi di cooperazione economica e sociale senza precedenti. Ma ciò, probabilmente, non è gradito a qualcuno. Questa, però, è una particolare polemica di Palermoparla, che se ne fa responsabile… Germano scargiali 25 PESCA Ai pescatori non appare l’alba del nuovo giorno L’Ue se ne lava le mani Mentre sulla pesca giungono da varie fonti notizie positive – purtroppo erronee – la situazione rimane al palo. Drammatica per il settore. Dall’Unione europea per i pescatori siciliani si susseguono ininterrotti i provvedimenti inadeguati, mentre non si arresta la “guerra del pesce“. Chiare le parole del presidente del Distretto produttivo della Pesca di Mazara del vallo, Giovanni Tumbiolo: “L’Ue delude ancora una volta i pescatori siciliani con risposte elusive sulla pesca mediterranea e sui danni provocati dall’annosa guerra del pesce”. L’unione Europea continua, dunque, a calpestare i diritti e le richieste dei pescatori mediterranei e in particolare di quelli Italiani e dei siciliani. I provvedimenti sono solitamente inopportuni e mal studiati. La cosiddetta “guerra del pesce” frattanto prosegue. I pescherecci italiani vengono “catturati” in acque internazionali dalle motovedette nord africane. Sappiamo anche che similari disparità si verificano ai confini con la Francia e fra la Sardegna e la Corsica. Ecco testualmente un comunicato che proviene dal Distretto produttivo della Pesca di Mazara del Vallo. Giovanni Tumbiolo è intervenuto a Bruxelles. Ha commentato la recente risposta del Commissario Ue alla Pesca ad un’interrogazione parlamentare bipartisan (primo firmatario l’On. remo sernagiotto, componente della Commissione Pesca del Parlamento Ue.) a seguito dell’audizione dello stesso Tumbiolo al Parlamento Europeo sulla nuova dimensione esterna della Riforma della nuova Politica Comune della Pesca. Il Presidente del Distretto Siciliano ha ancora una volta sottolineato i danni subiti negli ultimi 50 a causa della guerra del pesce: oltre 300 pescatori prigionieri nelle carceri dei Paesi nordafricani, pesanti oneri pagati per il riscatto degli oltre 150 pescherecci sequestrati, (dei quali 6 definitivamente confiscati); un danno economico, oltre che sociale, che gli esperti dell’Osservatorio della Pesca hanno calcolato in oltre 90 milioni di euro pagati esclusivamente dai pescatori ed armatori siciliani. “Chiediamo – ha dichiarato Giovanni Tumbiolo – all’Unione Europea il giusto risarcimento dei danni subiti a causa dell’assenza dello Stato e soprattutto della stessa Ue che da un lato impone regole stringenti e dall’altro se ne lava le mani, quando si tratta di tutelare e difendere i propri pescatori catturati in acque internazionali in dispregio alle norme e ai principi del diritto del mare. E’ giusto che l’ue ripaghi il danno causato. 26 L’Ambasciatore della Liberia Mohammed-Sheriff con Giovanni-Tumbiolo La blue economy è una creazione del Blue sea land. Per quanto si parli del concetto, mutuato dalla green economy, anche da parte di altri, il programma del distretto è a più ampio raggio. Si tratta di affrontare l’argomento acqua a 360 gradi e soprattutto, la possibilità di uno sfruttamento compatibile dell’enorme risorsa naturale. Acque saline e dolci – contrariamente a certi timori – rappresentano una presenza soverchiante a livello dell’habitat terrestre. Il mare copre i ¾ del pianeta ed acqua superficiale o di origine tellurica si trova ovunque sul pianeta. Ebbene, la visione ideata e propugnata da Giovanni Tumbiolo è ancora più estesa… PESCA L’Europa matrigna e la “politica” delle multinazionali del pesce Piano triennale? Così è se vi pare! sulla pesca hanno avuto spazio sui media i trionfalismi dell’ue e del Mipaaf. Ecco l’inizio di un comunicato ufficiale che inizia con queste parole: “Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali comunica che è stato presentato … il Piano Triennale per la pesca e acquacoltura per il periodo 2017-2019. Il nuovo piano, che ha recepito le indicazioni emerse dal lavoro svolto in collaborazione con la Corte dei conti negli ultimi due anni, tiene conto della applicazione delle normative internazionali ed europee (la cosiddetta “compliance”)”. Si è anche inneggiato all’aumento delle “quote tonno” per l’Italia, finché non si è saputo che esso coinvolge solo le grandi compagnie – anche italiane – ma non i pescatori medio piccoli: in pratica – per avere un’idea – si penalizza il palangaro a tutto favore delle reti a circuizione o cianciolo o tonnare volanti… Le assurdità, dunque, continuano! Mentre tecnicamente non possa affatto dirsi che le trivelle e neppure l’intensa navigazione (persino questa) disturbino la fauna pelagica (il Mediterraneo è zeppo di pesci d’alto mare e, in particolare, di tonni. O meglio, è meta del cd Tonno rosso del Mediterraneo, le cui carni sono considerate tra le più pregiate del mondo) a far difetto è la normativa, sommata al cattivo (o assente) controllo da parte delle autorità marittime, italiane in particolare. Non vorremmo dir questo, ma è ciò che emerge – pari-pari – dalle nostre indagini: sono le leggi sbagliate e la poca sorveglianza sugli abusi degli stranieri (extra Ue ed Ue) nei mari italiani (guerra del pesce) a …fare la differenza. Così come il danno maggiore al pesce bentonico (il pregiato stanziale, che vive sottocosta) viene soprattutto dagli scarichi industriali. Come nel recente passato, ai pescatori siciliani sono state riservate le briciole. L’Iccat (International Commission for the Conservation of Atlantic Tunas), l’organismo internazionale che si occupa della tutela dei grandi pesci pelagici nel mondo, ha sì aumentato le quote di pesca del Tonno rosso in Mediterraneo, ma la ripartizione è stata affidata alla “solita” unione Europea che, tanto per cambiare – come ha fatto con gli agrumi e con l’olio d’oliva – penalizza il Sud Europa e, in particolare, la Sicilia. Ogni anno l’Iccat stabilisce (in tonnellate) per ogni paese una “quota” che indica i tonni che un paese può catturare. In Italia come altrove viene poi suddivisa tra le varie marinerie. L’unione Europea da decenni mette in ginocchio la pesca mediterranea con regolamenti che, se vanno bene nel Nord Europa, sono disastrosi quando vengono applicati in Mediterraneo. Basti pensare a certi attrezzi da pesca proibi- ti alle marinerie dei Paesi del Sud Europa, ma che – peraltro – vengono regolarmente utilizzati dalle marinerie dei Paesi del Mediterraneo “fuori Ue” che non fanno capo all’UE. Da qui la concorrenza sleale alle marinerie del Mediterraneo che non possono utilizzare quegli attrezzi… Famoso il “tira e molla” della “ferrettara”, una mini spadara usata per la pesca all’Alalunga e ai palamiti: venne concessa, fatta quindi acquistare ai pescatori, e poi subito vietata! una beffa! Una delle tante… se a tali problemi si aggiunge la guerra in Libia – che neppure vale ad interrompere il comportamento delle stesse vedette libiche con l’impossibilità di pescare – il danno, per i pescatori siciliani, è completo. Questa è la guerra del pesce, che si combatte anche contro i Francesi che – in Liguria e presso la Corsica – spadroneggiano sui nostri mari. Per il Tonno rosso del Mediterraneo vi sono regolamenti cervellotici, ma anche speculazioni “a cura” delle multinazionali della pesca che pescano in acque internazionali (il mare di nessuno). Circa 4 mila pescatori siciliani non potranno pescare nel 2016 il Tonno rosso. Lo ha deciso l’Unione Europea. L’aumento delle quote del 20 per cento – come ci ha ben spiegato Giovanni Tumbiolo, presidente del Distretto produttivo della Pesca di Mazara del Vallo – è stato ripartito “fra i trenta pescherecci autorizzati alla pesca industriale”. Contro ogni logica, ripetiamo, niente palangari: quelli che prendono i tonni uno ad uno attaccati ad un grosso amo… L’uE ha così escluso le marinerie artigianali e costiere della Sicilia che rappresentano l’80 per cento del settore. Perché succede tutto ciò? Ufficialmente perché i pescatori siciliani delle marinerie artigianali non dichiarerebbero i reali quantitativi di Tonno rosso catturato. E poiché la ripartizione viene fatta sul pescato, proprio per aver preso ufficialmente pochi tonni, le marinerie della Sicilia e del Sud sono state penalizzate. Le vere moti- vazioni sono altre. Basti pensare che lo scorso anno alla Sicilia sono state assegnate appena 250 tonnellate di tonno per la pesca con palangaro (per lo più riguardano le marinerie di Mazara e Catania) e 1450 tonnellate di Tonno rosso con il sistema della rete a circuizione sono state autorizzate a tre pescherecci catanesi. La verità è che il mercato del Tonno è uno dei mercati del pesce più remunerativi del mondo. Soprattutto da quando la domanda al consumo da parte del Giappone è tornata a tirare. I prezzi spuntati dal Tonno rosso del Mediterraneo sono altissimi essendo, come detto, quelle carni considerate le migliori al mondo. nasce l’interesse delle grandi multinazionali che condizionano le scelte degli organismi e delle realtà politiche ed economiche. In acque internazionali del Mediterraneo operano le navi fattoria – controllate dalle multinazionali del pesce – che pescano e vendono il Tonno rosso del Mediterraneo direttamente ai giapponesi… Per limitare le catture e non temere la riduzione degli stock, penalizzando l’intero “affare”, le realtà periferiche, come la Sicilia, “devono” soffrire, altre essere favorite. Per ovviare, in parte, a tali problemi si è anche pensato agli allevamenti di tonno: esemplari catturati ancora di piccola taglia vengono trasportati negli allevamenti, grandi gabbie ancorate a poca distanza dalla costa. In Sicilia erano stati realizzati i primi allevamenti di Tonno rosso del Mediterraneo. Ma, sia per sfortuna (una mareggiata che distrusse le gabbie), sia per i soliti problemi creati agli imprenditori (si parlava di inquinamento), l’allevamento del Tonno rosso viene avversato… Al contrario in Croazia, dove analoghi allevamenti vengono incoraggiati. Il maggior limite della Sicilia, risiede nella politica – regionale e nazionale – poco attiva e poco esperta: non riesce, comunque, a far sentire la propria voce né a Roma, né, tantomeno, in Europa. Meher Maamri Najoua Azouz e Giovanni Tumbiolo che è stato protagonista di un intervento dai banchi del Parlamento 27 tUriSMo Si lavora a Capo D’orlando, allo Xifonio, a Malfa e a Capo Passero arrivano i dollari tutte le novità dei porticcioli in Sicilia In controtendenza alla crisi il “pianeta mare” si muove intorno alla Sicilia: crescono gli arrivi da parte delle “crociere” e corrispondono a maggior presenza dello yachting agli ormeggi. Infine (sarà vero?) si muove il fronte dei porti turistici… Capo d’Orlando, Malfa di Salina, porto Xifonio di Augusta, forse Porto Palo di Capo Passero, Marsala e persino Taormina (Naxos)… Ripetiamo ancora una volta due massime. Il turismo nautico è la porta d’ingresso del turismo, un comparto che, lo vogliano o no le misteriose forze che ostacolano la crescita, sale “inesorabilmente”. E sale ovunque, sia pure in varia misura. L’altra massima è: 2 porti vicini sommati valgono 3! notizie positive provengono da ogni angolo dell’Isola. Qual è, infatti, la prima notizia? Che si stanno riconsegnando le aree di Malfa (Salina) ad una “nuova” ditta che stavolta viene da Chioggia? Dopo anni di impasse, in …bocca al pescecane! Oppure che è stata aperta la “strada ufficiale”, sotto la ferrovia, per accedere al porto di balestrate? Oppure che si procede verso la costruzione di Porto Palo di Capo Passero? Ovvero che si sta provvedendo all’ampliamento del porto di Pozzallo, che potrebbe incrementare l’auspicato ruolo di scalo polifunzionale verso lontane mete? Questo, del resto, è in progetto da anni: c’è una “bretella stradale di arrivo al porto sulla quale sono cresciuti strani arbusti attraverso l’asfalto, che sembrano d’un altro pianeta. sperare, però non nuoce, se è vero che ci sono altre buone notizie. Si parla di Marsala e perfino di Taormina come di “cosa fatta”, anche se nel senso del “divenire”. Marsala, nel Piano dei porti, dovrebbe essere uno dei 3 hub (ma sembra solo un titolo onorifico), con Ragusa e Sant’Agata di Militello. Quest’ultimo porto, che sembrava vicino al traguardo 10 anni fa e presenta una sede per la Guardia Costiera che andrebbe bene per Genova, è sempre nei guai. Lo è, stando alle dichiarazioni “sottoscritte” dell’Ing. Tuccio D’urso, dirigente della Regione stessa, perché proprio l’amministrazione regionale “non fa nulla per …impedire il fallimento delle imprese al lavoro”, anzi sembra che spiani una strada in discesa… una storia similare era quella di Malfa, dove un sindaco rischiò di “uscire di testa”. Ma questa oggi potrebbe essere acqua passata. Arriva da Chioggia l’impresa Scuttari e tutto riparte. Riprendiamo a sperare anche per questa gemma eoliana! Si tratta di uno dei tre Comuni dell’Isola, assieme a Santa Marina e Leni. Una stranezza: sono tali sin dal lontano 1909, mentre nel resto delle Sette sorelle “impera” il solo Comune di Lipari. Per quanto riguarda Taormina non 28 Porto Palo Banchina di riva (rendering) Sotto, Malfa e il moncone del molo esistente si può che plaudire. Eppure si tratta dell’illogico Naxos e non già il logico porto da ricavare sotto la stazione ferroviaria, dove, in pratica non c’è niente, non va mai nessuno ed è un posto orribile visto dal mare… Contro di esso si scatenò l’Italia intera (neanche fosse il ponte sullo Stretto), fra cui in prima pagina, il Corriere della sera e all’interno La Repubblica. Siamo al costante trionfo dell’insipienza, prima ancora che dell’incompetenza… a Capo d’orlando opere quasi faraoniche in corso dovrebbero condurre presto (anche qui fu tanta l’attesa) ad un porto turistico in lizza per il più bello della Sicilia e del Mediterraneo. Non è esagerazione, come non lo è se si parla di Licata (Marina di Cala del sole). Se lo è aggiudicato in project financing la Eurovega Costruzioni. Allo xifonio di augusta frattanto, i lavori proseguono. Il porticciolo nasce da iniziativa privata. Sarà splendido e provvisto di impianti per lo sport e lo svago, incastonato in un angolo perso del “golfo buono”, quello turistico, a sinistra dell’Isola cittadina che fu cara a Federico II. A destra di essa, c’è il porto naturale più vasto d’Europa, già primo per tonnellaggio in Italia (gassiere e petroliere) e in via di ospitare le navi dei trasporti intermodali. a Castellammare del Golfo è giunto “finalmente” il dissequestro: no, neanche stavolta il cemento era impoverito. Nel frattempo, però, i lavori in corso sono andati “alla malora”: ma quanto tempo occorre per un esame e quanto per un dissequestro? Se non andiamo errati non è stato, ad oggi, dissequestrato neppure il molo di sopravento di balestrate, uno dei più belli e possenti della Sicilia. Nulla potrà …scalfirlo. Invece è stato indotto anche il buon magistrato Francesco Messineo a dire: “occorre controllare, chissà che una mareggiata non se lo porti via…”. Scusate: un’emerita fesseria! Ma lo avete visto? Abbiamo pubblicato più volte la foto ripresa dal soprastante Hotel Marina Holiday, che lavora lo stesso nell’eterna attesa di un …porto funzionante. Frattan- to “regala” la corrente per le luci “rossa e verde” d’ingresso. su balestrate c’è chi ha scritto un pamphlet: ce ne sono da raccontare… La nuova strada, quella ad hoc, aperta da poco, da alcuni anni aspettava solo l’asfalto. E’ stato pubblicamente negato, anche da Striscia la notizia, che ci fosse una strada, che fosse una, che scendesse giù. Da sempre ce ne sono due. Ora sono tre. Al momento, stranamente, la più usata è la più antica. Perché il solo cambiamento, da quando è “scattata” la gestione da parte del Marina di Balestrate srl (Marinedi), è che sia stato chiuso il cancello a levante. Quindi, si entra da ponente e non si usa neppure la “nuova” strada, che è anch’essa a levante e sarà comoda anche per accedere al notevole lungomare con grande spiaggia da Balestrate a Trappeto. a Porto palo di Capo Passero arrivano i dollari? Sembra di sì: si è fatta viva una società Usa. La cosa riempie di nuova speranza perché gli yankee si muovono marketing alla mano… Che si preannunzi del buono nel bistrattato ed avversato “nostro” Mediterraneo? Giriamola come vogliamo ma procede –meno giurassica – la macchina dei sogni del turismo nautico in Sicilia. Meglio ancora quella del “gran sogno”: una serie di porti che facciano sistema o, com’è di moda dire adesso, rete. Germano scargiali tUriSMo Rifunzionalizzazione a La Spezia con cabine marittime abitabili A Sant'Erasmo vince il “perchè tutto resti com'è” Sant’Erasmo come sarebbe oggi se non fossero stati sospesi i lavori Ditte isolane troppo brave per lavorare nella abulica regione Se non in Sicilia faremo i porti altrove! E’ un paradosso ed è anche polemica. “In Sicilia è difficile, facciamo impresa fuori…”. Da sempre, invero, ditte e cantieri siciliani lavorano altrove. Potremmo riferirci alla gloriosa sailem e, poi, ai famosi 4 imprenditori catanesi, seguiti dalla Tecnis, tutti accusati – poi – come sappiamo. Certo, però, le imprese del Continente si tolsero di mezzo dei concorrenti... A Palermo la Cooperativa atlante di via Campania ha all’attivo opere da Genova all’Adriatico. Qui in Sicilia è l’ultima incaricata per completare Castellammare del Golfo. Come tale è destinata a soffrire: anni per il dissequestro (dopo la sentenza che il cemento era buono), quanto basta per rendere ineseguibili i lavori dell’appalto… Di queste storie son pieni gli annali della storia sicula e c’è – vedi l’Ingegnere Tuccio D’Urso della Regione – chi accusa senza remore queste situazioni… Paradosso, grottesco pirandelliano, pigrizia e inefficienza congenite, corruzione? Un po’ di tutto insieme, forse. Nell’impasse in cui procedono i porti turistici – qualcuno come lo xifonio di Augusta e quello di Capo d’orlando, stanno procedendo ugualmente sulla scia di Portorosa, Marina di ragusa, Licata (Cala del Sole) e dello stesso riposto (mezzo porto meglio che niente) – uno dei maggiori studi di progettazione in Sicilia, la palermitana ditta sigma, cerca lavori fino in Africa e Medioriente. Oppure nel nord Italia, dove sta lavorando a La Spezia. In Palestina, dove la geografia ha sapore di sacra scrittura e di guerra, una società mista ebraico palestinese stava per commissionare un porto non lontano da Gaza. Il turismo nautico e il comune business faranno tacere i cannoni? a La spezia la Sigma lavora alla “rifunzionalizzazione” di un settore mal in arne- se dello storico porto cittadino, che sarà destinato allo yachting. Sarà ripristinato dalla ditta Trevi (che lavora anche al bacino del porto palermitano ed a Mossul) un molo trapezoidale cui si appoggeranno dei pontili. Ma la parte più rilevante è la progettazione e costruzione di un “quartierino” di cabine marittime che saranno date in uso ai diportisti assieme al posto barca… Ma ecco il bello: committente è l’autorità portuale di La spezia. Spesa prevista €16 milioni. Quale differenza con quanto avvenuto al porticciolo di sant’Erasmo, dove l’autorità portuale di Palermo, dopo lunga (12 anni) gestazione bipartizan del progetto, stava per veder partire le ruspe della locale impresa Adorno, pur sub committente di una impresa napoletana, vincitrice della gara d’appalto. Ma vincere una gara d’appalto (vedi Ponte sullo Stretto, Termovalorizzatori, Porto di Balestrate etc) può significare in Sicilia meno di niente: risarcimenti? Boh! Allora l’Autorità Portuale venne stoppata da un paio di marce con i cartelli “salviamo la città” o qualcosa del genere. Quelli del “no a tutto” li ricordiamo a Genova prima della stupenda bonifica architettonica della zona che oggi accoglie Acquario, Galata Museo ed ex Docks. Li ricordiamo a Palermo, quando sostenevano che la splendida sistemazione della Cala cittadina, oggi continua meta di passeggiate da parte di palermitani e turisti, oltre che di pontili per spettacolari yacht, avrebbe “offeso la povertà della gente del centro storico”. Invece l’ha riscattata in parte, creando locali sul mare, movida serale e …posti ed occasioni di lavoro! Partendo dagli spazi del Castello a Mare, la “bonifica architettonica e igienica prosegue ad occidente col Porto (che cresce in controtendenza) e ad est con la passeggiata del Foro Italico, che si sarebbe conclusa con il porticciolo (ancora fatiscente) di Sant’Erasmo. Poi proseguirebbe con il “sognato” lungomare in perdurante degrado. Questo, fino all’Acqua dei Corsari, attraverso Romagnolo (ex lido cittadino), lo Sperone e la Bandita (c’è un mini scalo per barchette da pesca, spacciato per un ridicolo progetto di porto turistico) sarebbe uno dei più lunghi e belli d’Italia. Da lì il grande paesaggista Lojacono dipinse più volte il Golfo col Monte Pellegrino… La sola consolazione è che gli umani in genere, i Siciliani più che mai, non vedono con gli occhi, ma con il cervello. Così “saltano” le tante brutture e su tutto la vittoria appartiene lo stesso ai colori del cielo e del mare, dei mille alberi, spesso fioriti, della profumatissima accoppiata estiva di gelsomini e pomerie, che riescono spesso a sovrastare la sera il fetore della monnezza abbandonata… Gli imprenditori, come la premiata ditta Sigma, cercano lontano il lavoro che in Sicilia svanisce… Altrove le autorità portuali riescono a lavorare. Qui vengono perseguitate dai Comuni e persino perseguite dalla Magistratura con accuse e procedure che – lasciatecelo dire – sono spesso peregrine, ma sempre lunghissime nel tempo. Frattanto la fatiscenza dei luoghi e delle opere finisce per divenire totale e, spesso, definitiva. Lavoriamo dunque altrove. L’Africa “ci aspetta”. Checché se ne dica, cresce. Gli immigrati sono un bluff, rispetto a quel continente sconfinato, pieno di risorse naturali per chi porta il know how. I siciliani sfornano tecnici. Hanno un XI comandamento: “se vuoi lavorare, vattene, fai anche l’africano!” (scaramacai) 29 tUriSMo L’imprenditore turistico etneo sempre più “palermitano” gestisce il “Saracen” otto domande a Salvo Zappalà Lei, pur essendo catanese, ha scelto Palermo per investire ancora nell’incoming acquisendo la gestione del saracen sands dopo l’Ibis styles. Perché? Risponderei “nemo profeta in patria” e qualche fondo di verità c’è, tuttavia a parte la citazione famosa penso che Palermo abbia una attrattività maggiore rispetto al resto dell’Isola e pertanto qui nella Sicilia occidentale ci sono maggiori margini di crescita e di profittabilità. ritiene, comunque, che la domanda turistica premierà tutta l’Isola e che già lo stia facendo? La Sicilia è destinazione ambita, è la regione d’Italia più conosciuta nel mondo insieme alla Toscana. È Tristemente famosa per i fatti di cronaca e questo, se da un lato ha rappresentato un freno per molti viaggiatori, oggi con la consapevolezza che l’Italia ed in particolare la Sicilia sono posti sicuri, è come si fosse acceso un semaforo verde e lo dimostra la crescita degli arrivi negli aeroporti isolani con in testa quello di Punta Raisi. Crede che le difficoltà che i flussi turistici incontrano dal nord africa ad Istanbul possano essere decisive per un grande afflusso verso la sicilia? In parte sì ma non riusciremo a cogliere il grande flusso che invece ha preferito destinazioni quali la Grecia, Malta, Croazia e Spagna. Noi non siamo ancora pronti ad accogliere grandi moltitudini di turisti e non so se lo saremo mai. Abbiamo maturato una coscienza turistica che ci porta a realizzare prodotti di qualità che mai potranno competere con i grandi resort delle aree appena citate. Per certi versi questo rappresenta un problema per la disoccupazione di massa che registra la Sicilia ma di contro emergerà una nuova classe imprenditoriale di piccoli e medi operatori che stanno crescendo a vista d’occhio capaci di offrire prodotti unici e irripetibili in altre zone. La Sicilia sarà un grande laboratorio per le nuove professioni in materia di turismo. Crede che si approssimi il giorno in cui la sicilia fruisca della sua famosa …posizione al centro del Mediterraneo? Per fare ciò occorre una classe dirigente che guardi lontano, al momento non c’è e i risultati delle grandi scelte strategiche di oggi si vedrebbero nei prossimi decenni. Prima cosa, per creare questa condizione di cui lei parla, si dovrebbe creare un unico accesso all’isola con il famoso aeroporto intercontinentale nella zona di Agira (Enna). Da lì dovrebbero diramarsi le linee ad alta velocità per ogni luogo dell’isola. Solo questo potrebbe incrementare il turismo del 20% l’anno con il rientro degli investimenti in pochi anni. Il resto verrebbe da solo. Immagino il rientro dei giovani ben preparati e ricchi di esperienze e visione da ogni par- 30 te del mondo. Altro investimento che farei, aprire le università siciliane al mondo nel modello inglese. Grandi campus per ogni disciplina. Ci sarebbe una maniera di accelerare il fenomeno? Una nuova classe dirigente che guardi alle cose buone e giuste e non alla rielezione. Il voto di scambio è come una cambiale con interessi altissimi e le cui rate non si potranno pagare se non a fronte di gravi compromessi sulle spalle delle nuove generazioni. Che cosa manca agli operatori siciliani che essi stessi potrebbero correggere? Il credito. Le banche dovrebbero smetterla di prestare soldi a chi li ha e non ha voglia di intraprendere. Quello che conta è la volontà di fare e non il pedigree soprattutto se di natura politica. La volontà imprenditoriale è una sorta di risorsa naturale e se c’è va agevolata. Le banche così come sono gestite sono un facile salvadanaio per malfattori, tanto pantalone paga. Lo stato dovrebbe rilasciare lettere di credito del 90% a coloro che hanno voglia di scommettere, se poi le cose vanno male pagherà lo stato ma costa molto meno della disoc- cupazione e dei banchieri malfattori. Il credito è come la linfa vitale per le piante e come il sangue per il corpo umano. Se non circola nulla si muore e noi in Sicilia siamo la perfetta metafora di ciò che il sistema bancario, sbagliando, fa. Che cosa dovrebbero fare, invece, la politica e la pubblica amministrazione per il turismo in sicilia? Fare bene il loro mestiere, rendere accoglienti le città, come raccogliere la spazzatura! rendere vivibili le città etc.. Fornire tutto l’appoggio ai giovani che vogliono intraprendere. Le amministrazioni pubbliche per il 70% dei casi e non esagero, sono fatte da impiegati, funzionari e dirigenti che amano porre freni su ogni cosa, esercitando un abuso del diritto che scoraggia chiunque, anche i più attrezzati. C’è qualcosa da indicare come urgentissima? Per far arrivare turisti bisogna liberare letteralmente gli aeroporti dalle incrostazioni che favoriscono i monopoli con riflessi e danni incalcolabili all’economia siciliana. I sintomi di ciò che dico? Prezzi troppo alti per chiunque voglia venire a visitare l’isola, per non parlare dei siciliani che sono costretti, in certi periodi dell’anno, a non poter tornare a casa per gli altissimi costi dei biglietti aerei. Le tratte dal nord Italia verso la Sicilia sono quelle a più alta redditività per le compagnie aeree, ci siamo mai chiesti perché? Lo sa molto bene il sig. Vito Riggio dell’Enac, ministero dei trasporti italiano. Nonostante due interpellanze parlamentari ed una denuncia personale all’antitrust poste dal sottoscritto attraverso parlamentari siciliani, nulla è cambiato e nessuna inchiesta è stata mai aperta. Come la mettiamo? (Ge.sca) Lontani ma non troppo comunicano tramite Panama e gibilterra. gemellaggio fra il porto di Palermo e di Los Angeles Trasporti. Mentre il porto di Palermo – intendi sistema portuale Palermo/Termini – cresce in controtendenza alla crisi cittadina e a quella generale, il presidente dell’Autorità portuale vincenzo Cannatella ha stretto un accordo con il lontano porto di Los angeles. Ha ricevuto per questo il consigliere Joe buscaino, alla guida di una delegazione proveniente dalle rive del Pacifico che furono familiari a R.L. Stevenson. Una delegazione di 11 membri, accolta anche da un centinaio di persone venute da Terrasini, Trappeto e Bagheria, parenti e amici dell’ospite italo americano, ha firmato un accordo di partenariato fra lo scalo di Los Angeles e di Palermo con l’obiettivo di realizzare opportunità commerciali e turistiche a beneficio di entrambi gli “harbor”. L’accordo, che coinvolge sia i porti, sia le due città, è stato anche firmato da Anthony Pirozzi, commissario del porto di Los Angeles, dall’assessore comunale alla Pianificazione urbana e territoriale, mari e coste, rapporti funzionali con Autorità Portuali Giuseppe Gini e dal vice sindaco di Termini Imerese Vincenzo Ingrassia. L’accordo rafforza amicizia e collaborazione tra Stati Uniti e Italia. Stabilisce altresì di condividere “best practices” e competenze nella gestione dei porti e delle operazioni portuali, nella logistica dei containers, nei servizi per le navi da crociera e nelle soluzioni per il trasporto intermodale. Sarà una collaborazione a 360 gradi, così da giovare alla California e all’intera Sicilia. I saluti si sono conclusi con firme, strette di mano e uno scambio di doni… (Gesse) tUriSMo Un’altra estate senza precedenti per la compagnia di gianluigi Aponte grandi navi Veloci le novità non finiscono mai una flotta in continua crescita, che acquista e costruisce nuove navi, acquisendo nuove tratte e potenziando quelle già attive. Da sempre molte di esse portano la scritta Palermo, un nome che presentano in Mediterraneo con il loro grande prestigio, con lo styling d’eccezione e le nuove livree. Non si può ignorare che oggi la compagnia gode dell’apporto di Gianluigi aponte, che ha sommato amore, competenza e capitali a ciò che questa compagnia era già stata, conoscendo, poi una sorta di breve purgatorio. Oggi dovremmo chiamarle brevemente Gnv, perché a questo marchio inconfondibile tende dichiaratamente la scelta di marketing della nouvelle vague della compagnia. Anche nelle livree si vede l’apporto di Aponte, perché ricorda quelle della Snav, la compagnia con la quale si è fusa Gnv e che era stato l’esordio di Aponte nelle linee passeggeri. Ora l’armatore di sorrento è stato inserito nell’elenco ufficialmente noto dei “The World’s Ten Richest Ship Owners”, poiché sua è anche Msc, la grande compagnia di crociere cui approdò dopo un’escalation senza pari, avendo esordito nel 1960 come semplice capitano. Gli fu vicina nel lavoro la moglie Raffaella. Non bisogna dimenticare che oggi Aponte trova anche nello A.D. roberto Martinoli un valido braccio destro… sia Gnv, sia MsC sono delle benemerite del Porto di Palermo – Termini Imerese, perché sbarcano e imbarcano frotte di turisti e di viaggiatori una dopo l’altra e svolgono un intenso lavoro di Ro-Ro per i Tir, che evitano, così, i rischi della strada e i relativi sovraccarichi di traffico. Frattanto ustica Lines si è avvalsa di un gran numero di scafi minori snav per affrontare in flotta le rotte dalla Sicilia alle isole minori. La compagnia di vittorio Morace, a tutti noto da qualche anno anche come presidente del Trapani calcio, ha fatto, a propria volta di più al proprio livello: ha messo su a Trapani un cantiere per la costruzione di naviglio veloce – aliscafi e monocarena – per i collegamenti vicini, che è in grado di provvedere per la propria flotta e di commercializzare in tutto il mondo. Un’altra escalation, questa che fa parte della Sicilia che sorride, che produce e guarda al futuro in controtendenza ad ogni crisi. Non vogliamo immaginare che cosa resterebbe delle tratte per le Isole se non ci fosse Ustica Lines… Tornando a Grandi navi veloci un’operazione di marketing lancia alcune novità a partire dalle rotte, proseguendo con la livrea delle navi e il nome del brand. un’estate di novità per la compagnia Gnv quella appena iniziata. La prima ri- Gianliigi Aponte prima porta d’ingresso di viaggiatori e turisti, sono sempre altissimi. Palermo è meta di crociere di alto livello, per la posizione del porto – sempre più vocato allo sbarco e imbarco di passeggeri – e per le sue bellezze storico paesaggistico climatiche. Il porto di Palermo è, per questo, un porto “core” dell’uE, affiancato, per ovvi motivi, di recente dal solo scalo di augusta: il massimo in Italia per tonnellaggio (gasiere, petroliere e oggi porta container). Infine, siccome anche gli esami non finiscono mai, l’ultima mossa che ha favorito la crescita della compagnia, ha dovuto superare l’esame dell’Antitrust che ha approvato la vendita GNV a Marinvest: l‘Autorità Garante della Concorrenza ha dato il via libera al controllo di Grandi Navi Veloci da parte della società finanziaria della famiglia Aponte. Lo scorso settembre, Marinvest aveva co- La nuova Gnv Rhapsody guarda l’introduzione di una nuova tratta, bari - Durazzo, che verrà attivata a partire dal 31 luglio. La frequenza durante la stagione estiva sarà giornaliera, con partenza alle 23 da Bari e alle 11 da Durazzo, poi sarà 3 volte a settimana dopo la fine dell’estate. Ad essa provvederà una nave rilevata da altra compagnia ma interamente ammodernata e ristrutturata, oltre all’aggiunta della vistosa inconfondibile livrea: la rhapsody. Il collegamento con l’albania si andrà ad aggiungere a quelli già attivi, come quelli da Genova per Porto Torres, Palermo, Tangeri, Tunisi e barcellona. Oppure Livorno – Palermo e Civitavecchia – Palermo… L’altra grande novità riguarda la livrea delle navi e il marchio, che si è ritenuto di migliorare ancora. Grandi Navi Veloci diventa GNV, mentre l’esordio della nuova livrea è stato presentato su La Suprema. se i voli da Palermo e Catania per roma e Milano sono i più attivi d’Europa, anche come business, è ovvio che le tratte per nave, che risalgono alla flotta borbonica e che vivono ancora con altre compagnie, quali la Tirrenia, risultino attrattive per gli armatori più “svegli” e intraprendenti. I “valori assoluti” della Sicilia della quale Palermo – lo si voglia o no nella parte orientale dell’Isola – rimane la Roberto Martinoli municato all’Antitrust la decisione di acquisire l’intero capitale di GNV, di cui deteneva già la maggioranza delle azioni (57,39%) in società con Idea (40,09%) e altri azionisti minori. Poi, Idea e Charme hanno venduto le loro quote a SAS Shipping Agencies Services, società del Lussemburgo nominata da Marinvest quale acquirente. Col suo provvedimento numero 25799, il Garante ha stabilito che questa operazione non è soggetta a obbligo di comunicazione preventiva, perché solo il fatturato della società acquisita è superiore a 49 milioni di euro, mentre quello prodotto a livello nazionale dalle due imprese interessate all’operazione è inferiore a 492 milioni. Chiara scargiali 31 AttUALità il teatro a scuola Antigone di Sofocle al Liceo Classico Umberto i Chiara Pasanisi e Karin Guccione Teatro come luogo della memoria e del futuro. Memoria, perché lo sguardo e l’argomento sono classici e ci riportano nella Grecia del V sec. a.c. Futuro, perché gli attori del dramma in questione sono gli allievi del Liceo Classico Umberto I e l’allestimento - curato da Chiara Pasanisi, strizza l’occhio all’avanguardia. Antigone è una ragazza coraggiosa nel cui nome è già scritto un destino tragico ed eroico. La vediamo sfidare apertamente il tiranno Creonte, pronta ad affrontare qualunque conseguenza, senza paura. Incisiva la presenza del coro, non più vecchi tebani, ma giovani ragazze che supportano la figlia sventurata di Edipo. Scenografia minimale, costumi liminari tra la Grecia di ieri e le metropoli di oggi, repertorio musicale inglese che spazia dal rock dei Pink Floyd alle composizioni corali di John Tavener. “Abbiamo la fortuna di lavorare con uno splendido gruppo di studenti. Lo spettacolo si inserisce in una giovane tradizione teatrale, tutta umbertina, di quattro anni” dice Chiara Pasanisi. Gli allievi negli anni scorsi hanno infatti realizzato numerosi spettacoli di carattere antologico. Dapprima in collaborazione col corso scolastico Mito - psicologia, quest’anno invece come corso prettamente di teatro. “La scommessa stavolta è di puntare tutto su una sola storia, e mantenere una narrazione lineare” dice Karin Guccione, tutor del progetto. “Il preside vito Lo scrudato ha dato molto spazio al teatro, speriamo di alzare sempre più il livello” aggiunge. Teatro come luogo di apprendimento, di confronto, di crescita. E infine luogo di sperimentazione, in cui i giovani allievi-attori si confrontano con personaggi di difficile interpretazione. Un’esperienza pedagogica quindi, importante per gestire le emozioni e vincere la timidezza, in cui gli adolescenti di oggi hanno la possibilità di far vivere sul palco ciò che studiano quotidianamente sui libri. Lo spettacolo è andato in scena nel mese di giugno alle 18,30 presso il “Teatro delle arti” del Liceo Classico Umberto I. P.F.P.M. 32 Per i 30 anni del glorioso marchio D&g La grande festa di Dolce & gabbana a napoli Si sono da poco conclusi i festeggiamenti a Napoli per i 30 anni di attività del marchio D&G, perché i due famosi stilisti hanno scelto, per celebrare la loro fortunata unione lavorativa, la magica Partenope. L’idea di scegliere, di ambientare, il frutto di tanto lavoro in questa città è venuta guardando uno dei primi film della Loren: “L’oro di napoli”, che Vittorio De Sica trasse nel 1954 dal libro scritto da Giuseppe Marotta nel 1947. “Quando vedi questa strada – spiega Domenico Dolce – l’atteggiamento, la pizza, la donna formosa, la donna bella, ecco non potevamo che scegliere via san Gregorio armeno, questa rappresentazione non si poteva fare da un’altra parte. Questa è la zona degli artisti, di chi sa fare le statuine una per una... E’ arte popolare, è la zona più autentica di Napoli, per me, per la mia ignoranza. Se la normalità fa strano mi spiace per gli altri”. L’evento che ha attirato molte celebrità e ha visto come madrina d’eccezione sofia Loren, che in quest’occasione ha ricevuto il titolo di cittadina onoraria della città, ha avuto durata di quattro giorni dal 7 al 10 luglio ed ha animato alcuni dei luoghi più caratteristici e ricchi di atmosfera di Napoli; per dare il via ai festeggiamenti si è scelta la celebre villa Pignatelli in cui è stata allestita una sfilata di moda ispirata ai colori tipici della costiera amalfitana a cui hanno assistito volti celebri dello spettacolo e della moda mondiale. Nel centro storico il giorno 8 è stato montato un palco in grado di ospitare circa 500 ospiti per assistere ad una sfilata esclusiva, ambientata in via San Gregorio Armeno strada nota ai turisti per le esposizioni presepiali. Tra gli ospiti: Monica Bellucci, Madonna, Nicole Kidman… In serata il celebre AttUALità Borgo Marinaro è stato luogo di un altro evento speciale, una cena spettacolo con danze e giochi di luce. Il 9 luglio scenario della sfilata è stato il bellissimo Castel dell’ovo, mentre, a conclusione delle quattro giornate, si è avuta un’altra esclusiva cena a Palazzo Donn’Anna e una festa sulla spiaggia di Posillipo con fuochi pirotecnici che hanno chiuso le danze il giorno 10. La vita cittadina in queste giornate ha risentito della grandiosità dell’evento, non poche strade sono state interrotte al traffico, ma la municipalità ha saputo fronteggiare la situazione, omaggiata dalla scelta dei due stilisti che hanno scelto come luogo di celebrazione la nostra amata Napoli, per una volta non menzionata per l’emergenza spazzatura o per l’ennesima sparatoria. Bensì per un’occasione di festa e di prestigio. Mentre la stampa internazionale non ha mancato di pubblicizzare e porre l’attenzione sull’evento, tale atteggiamento è mancato, invece, ai media nostrani, che hanno solo accennato alla cosa. alcuni napoletani hanno considerato l’iniziativa dei due stilisti come un atto di generosità verso la città, che ha tutto da guadagnare in termini di visibilità, ma c’è chi invece afferma che aver svenduto Napoli per un evento di élite non sia stato giusto per i suoi abitanti e per le attività commerciali, che avrebbero subìto intralci nel loro lavoro. Come sempre le voci discordi non mancano, ma, a parte difficoltà organizzative e restrizioni (bloc- co della mobilità di 60 ore), il popolo napoletano, sempre ospitale, ha accettato con gioia i pro e i contro di quella “intrusione” che ha comunque focalizzato gli aspetti caratteristici della città del Vesuvio di fronte al mondo. Marcella vedova (corrispondenza da Napoli) nel “borgo” più bello d’italia protagoniste comunicazione e advertising Sambuca: XXiX Premio Agorà fra premi e premiati si è tenuto a metà luglio nel Palazzo Panitteri a sambuca di sicilia, vincitrice del Concorso “Borgo più Bello D’Italia 2016”, la premiazione dei vincitori della xxIx Edizione del Premio agorà 2016, il concorso nazionale che ogni anno seleziona i progetti di comunicazione e le migliori campagne di advertising, premiando sia le agenzie che le hanno prodotte sia i clienti che le Salvatore Limuti hanno commissionate. 33 agenzie e 82 progetpatròn del ti creativi, sono stati selezionati per quest’edizioPremio Agorà In alto Sambuca ne 2016 che ha visto l’assegnazione di un Agorà di Sicilia d’Oro e di molti altri riconoscimenti. La premiazione è stata preceduta da un Convegno dal titolo “Sambuca di Sicilia e il marketing della bellezza”, aperta dal Presidente del Club Dirigenti Marketing Pino Toro e introdotta dal Responsabile del Centro Studi del Club Dirigenti Marketing salvatore Limuti. Al tavolo dei relatori Giancarlo Cervino Presidente aism, Stefano Del Frate Direttore Generale assocom, Giuseppe Siino Research Manager Marketing Management, Alessandro Ubertis Presidente unicom, Giovanna Maggioni Direttore Generale upa, a seguire si è svolta la cerimonia di consegna dei premi Agorà e del Premio “nicolò Curella” per l’Etica, aperta dal Presidente del Premio Agorà Antonio Bartoccelli. Vincitori XXiX EdizionE PrEmio Agorà Agorà d’oro Primo Assoluto: Agenzia, moraci Bottega di comunicazione di messina, cliente ministero della salute, Prodotto “campagna contro il tabagismo e non solo”. Agorà d’argento sezione tv Agenzia moraci Bottega di comunicazione di messina, cliente ministero della salute, prodotto “campagna contro il tabagismo e non solo” per il migliore spot tv; sezione stampa • Agenzia lojacono & tempesta di Bari, cliente regione Puglia - Assessorato alla Qualità dell’ambiente, prodotto raccolta differenziata, per il migliore annuncio stampa; sezione comunicazione integrata. • Agenzia tunnel studios di milano, cliente riso scotti spa, prodotto “riso scotti”, per la migliore comunicazione integrata; sezione) Eventi E sponsorizzazioni • Agenzia ofg Adv srl di milano, cliente supermercati Basko, Prodotto “show cooking itinerante”, Per il migliore evento; sezione comunicazione non convenzionale • Agenzia gruppo roncaglia di roma, cliente mercedes-Benz, prodotto “mercedes-Benz. campagna Findthesuv”, per la migliore comunicazione non convenzionale; sezione comunicazione non convenzionale • Agenzia Fmedia srl di milano, cliente gardaland, prodotto “oblivion”, per la migliore comunicazione non convenzionale; sezione immagine coordinata • Agenzia tembo srl di torino, liente tembo srl, prodotto “Autopromozione”, per la migliore immagine coordinata; sezione Packaging • Agenzia riganera di cagliari, cliente cantina santadi, prodotto “Vino Festa nuria”, per il migliore Packaging; sezione Web • Agenzia gruppo roncaglia di roma, cliente smart, prodotto “smartforstore”, per la migliore comunicazione Web Adv; • Agenzia tembo srl di torino, cliente mema group srl, prodotto “la Barbatella”, per il migliore mito internet; Premio Etica “nicolò curella” • Agenzia lojacono & tempesta di Bari, cliente regione Puglia - Assessorato al Welfare, prodotto nodiscriminazione, per l’etica. 33 A ArtE Architetto, scenografo nato da orafi incisori e zio di Aloysio Quello “sconosciuto” di Filippo Juvara Molti palermitani sanno chi era Filippo Juvara, altri lo conoscono dal nome della strada parallela alla via Dante, altri si chiederanno chi fosse costui, che spesse volte viene confuso con il nipote Aloysio, che ha anche lui la “sua” strada, che attraversa la via Montalbo. Filippo Juvara, Juvarra o Hovara, nacque a Messina nel 1678. Anno tremendo per quella città. Da quattro anni era scoppiata una rivolta antispagnola e filo francese. Tanto per cambiare – direte voi – ma da non confondere con i Vespri del 1282… Le conseguenze per i messinesi furono di carattere politico e principalmente economico. Seguì anche una feroce repressione. Infatti venne abolito il Senato cittadino, la Zecca e l’Archivio vennero trasferiti a Palermo. Fu soppressa l’Università agli studi. Anche un capello della Madonna custodito nel duomo venne donato alla fedelissima città di Fiumedinisi. (La reliquia, come si tramanda, si trovava a Messina per la presenza della Madonna nel 42 d.C.). Questo grande siciliano trovò la fama fuori dall’Isola come tanti suoi concittadini. architetto e scenografo autodidatta, figlio di una famiglia di argentieri e incisori. Il padre ed il fratello erano orafi. La sua passione era il disegno. Seguì gli studi di Teologia ed architettura. Nella sua città diede luogo ad alcuni lavori, fra i quali le decorazioni della chiesa di S. Gregorio, non più esistente a causa del terremoto. Altre opere sono il progetto di ampliamento del palazzo reale e palazzo Spadafora. Venne ordinato sacerdote all’età di 25 anni. Andò ad abitare a Roma a piazza Navona con la madre e i fratelli. Qui venne in contatto con la famiglia degli architetti ticinesi dei Fontana che tanto operarono nella città eterna. A Roma fu artefice di una cappella nella chiesa di S. Gerolamo della Carità e nel 1715, della nuova sacrestia di S. Pietro e della sistemazione di Trinità dei Monti. Per la regina di Polonia eresse un tempietto sopra Palazzo Zucconi. Ammirò tantissimo Michelangelo Buonarroti per l’architettura rinascimentale. Si ispirò ai maestri del barocco Borromini e Bernini, in chiave classicheggiante, superando però l’architettura tardo-barocca. I suoi disegni sono aulici e dimostrano sempre l’abilità, il talento tipici della logica e razionalità dell’autore. Portò l’architettura teatrale con i suoi effetti scenografici in Europa, idealizzando sempre il mondo classico. Alto in lui il senso del semplice, del comprensibile e ragionevole che trova compimento nelle sue opere consone all’architettura dell’Arcadia del XVII secolo. Infatti questa riprende i temi dell’anti- 34 La Palazzina di caccia di Stupinigi, di Filippo Juvara (circuito delle residenze sabaude proclamato patrimonio dell'umanità dall'Unesco) chità classica che semplificano le forme, richiamando nelle linee i temi rinascimentali. Egli fece parte dell’Accademia sin dal 1712, protetto dal cardinale P. Ottoboni. Si può certamente sostenere che con Juvara l’architettura del ‘700 assunse un ruolo di livello europeo. Infatti le sue opere principali le possiamo ammirare in tutto il continente. I luoghi che maggiormente rappresentano la sua arte sono Torino ed il Piemonte. Dal sovrano Amedeo II era stato nominato architetto reale. Le opere d’arte le possiamo osservare nella chiesa della Venaria, a croce greca. La facciata di S. Cristina, la palazzina di caccia di Stupinigi con il padiglione centrale a croce di S. Andrea, la facciata monumentale e lo scalone solenne del Palazzo Madama, fastoso ed austero, la scala “delle forbici” del Palazzo Reale. Prediletto presso la corte Sabauda, progettò nuovi quartieri militari a Porta Susina, la Basilica di Superga con il convento. Realizzò l’Archivio di Stato. Attese ai lavori della Certosa di Collegno, dell’ampliamento del complesso di edifici del Santuario mariano di Oropa (Biella) e dei castelli di Rivoli e Venaria. A Vercelli la chiesa di S. Maria Maggiore. Opere di pregio artistico di costruzioni civili e religiose le troviamo a Lucca, Collodi, Como, Mantova e Belluno. La sua grande attività di artista e architetto fu sempre continuativa, non solo per quantità ma anche per lo stile. Come architetto è considerato da molti il più grande del barocco italiano. In Europa lavorò a Parigi, Lisbona e Londra. Infine a Madrid dove venne chiamato da Filippo V a progettare la nuova reggia. Juvara si ispirò a quella di Versailles. Questa non venne realizzata, sia per i costi, sia perché l’anno successivo l’artista morì a causa di una polmonite. Filippo Juvara “padre” dell’architettura barocca in Italia Ma il coevo F.M.N. Gabburri nelle “Vite di Pittori” lancia il sospetto di avvelenamento. Incredibile la sua gran produzione visto che visse solo 58 anni. Nei pressi di Segovia disegnò la reggia del palazzo reale della Granja di San Ildenfonso. Spesso Filippo Juvara, questo grande siciliano ed italiano, viene scambiato con il nipote Tommaso Aloysio Juvara (18091875), validissimo anche lui, ma semplice incisore, anch’egli nato a Messina. Franco Pasanisi ArtE Come pittore ha esposto in piazza Duomo nella sua Cefalù Leo giardina o “della calma apparente” Quasi sempre il mare, le barche da pesca e la “sua” Cefalù. Questo è Leo Giardina come pittore. Originario della cittadina cara a Ruggero II, Leo Giardina, però, è un eclettico come pochi. Quale la sua passione maggiore? La pittura, le automobili, arredare le proprie case o la cara compagna Patrizia, che conosce sin da bambina? Leo è tanto dolce quanto contradditorio: una continua sorpresa dietro l’apparenza più pacata che si possa immaginare… Goloso a tavola e bevitore competente, Leo è uno che non si è fatto mancare nulla per godersi la vita, fra due residenze a Cefalù, una a Palermo e una a Roma; anzi per l’esattezza nella sofisticata frazione dell’Olgiata. E lì la famosa scuderia della Dormello ha creato una razza di galoppatori che ha lanciato tanti campioni fra cui il leggendario Ribot, montato dal fantino Camici. Leo ha le sue storie da raccontare anche per questo. I suoi quadri? Sembrerebbero l’ultima cosa. Invece la sorpresa è che Leo dipinge bene, su soggetti tradizionali, prevedibili in un cefaludese, in un bagnante – nuotatore appassionato: barche, dicevamo, spesso con scorci del suo paese, ma non sempre o anche su sfondo unico, per dare tutta la scena agli uomini, ai pescatori, ai lo- ro attrezzi, agli affilati scafi con cui affidano la loro vita al mare… Di recente, Giardina – un figurativo, ma non dai toni scontati – ha esposto in piazza Duomo, in una personale dal titolo Veleggiando fra i borghi, inaugurata personalmente dal Sindaco… Un bel saggio, non c’è dubbio, in cui l’autore dimostra già la versatilità che lo contraddistingue nella vita. Perché ancora, a chi non lo sapesse, dobbiamo comunicare quale sia stata nel corso della vita la sua principale occupazione. Leo Giardina ha lavorato nell’elettronica con l’Honeywell. Come, infine, ci siamo imbattuti in questo incredibile personaggio dalla flemma inglese? Vi diremo che – anche noi che per eclettismo ci diamo da fare – abbiamo condiviso con la cara Patrizia, esperta ufficiale di regata, e con lui una giuria di una traversata velica non vi dico dove, ma – vi assicuro – in uno splendido posto. Uno di quelli che Leo è abile a trovare e ritagliarsi… Perché Leo Giardina ha anche viaggiato molto e già si sposta settimanalmente fra la Sicilia e Roma… Parlavamo di flemma e, sinceramente, cercando con la mente a chi paragonare Leo, il pensiero è corso a Phileas Fogg, l’eroe che G. Verne dipinge nel Giro del mondo in 80 giorni… alisciarg 35 A ArtE FiErA intErnAZionALE D’ArtE Di VEronA Maria grazia Bertucci e Angela Lorenz alla triennale Il Palaexpo di verona ha da poco ospitato la III Fiera Internazionale d’arte di verona (giugno 2016). A inaugurare non è mancata la presenza di vittorio sgarbi, mentre l’evento è stato curato da Paolo Levi e sandro serradifalco. Una madre e una figlia dall’identico talento artistico, ma dallo stile differente, pur con tratti a volte affini erano presenti in mostra. angela Lorenz predilige il figurativo, ama il colore dai toni caldi e morbidi quando s’immerge estasiata in un Tramonto scandinavo (olio su tela cm 60x 80 - Premio Città di New York, decima classificata su 1500 partecipanti) o contempla, talora, un misterioso fondale corallifero che sembra lanciare dal fondo del mare ammiccanti messaggi di invito e di seduzione. Angela Lorenz: “Mattanza n. 3” Proprio in Tramonto scandinavo fasce di colori orizzontali dal rosso all’arancio stanno a rappresentare il gusto del colore dell’artista, che qui tende di più all’astratto, pur non rinunciando alla chiara riconoscibilità dell’allusione al soggetto rappresentato. In Mattanza n. 3 (80x60), come accade altre volte per le opere di questa pittrice siciliana, si testimonia l’inesauribile amore per la sua Isola. Viene idealisticamente raffigurato il titanico scontro tra l’uomo e l’animale marino. Tra le ultime luci di un tramonto sull’acqua, si intravedono e si agitano le figure di quei tonni, di quei giganti del mare, che temono di essere ormai vicini alla fine. Scure ombre si proiettano sempre più fitte e avvolgenti su quelle povere vite che lanciano a un mondo disattento inani striduli lamenti. Il tema del tramonto lo ritroviamo, poi, in un altro dipinto Angela Lorenz: “Tramonto scandinavo” della Lorenz, “Tramonto siciliano”, che esprime tutta la lungo elenco anche quest’altra, la Fiera bellezza di un’isola vista dal mare, come d’Arte al Palaexpo di Verona, ultima in orsospesa tra cielo e acqua, illuminata dai dine di tempo. raggi di un sole morente a demarcare labili Molte sue opere si trovano presso enti pubconfini tra terre e aria, nubi svolazzanti e blici e privati, collezioni in Italia e all’esteazzurri avvolgenti. ro, mentre risulta corposo il palmares dei Maria Grazia bertucci, palermitana di premi e riconoscimenti. Hanno scritto di origine trapanese, cresciuta tra tavolozze e lei: Levi, Servello, Grasso, Pelligra, Maltepennelli, con solide basi artistiche e a suo se, Trevisan, Tardia, Rossi, Hauss, De Vilagio tra critici e artisti di fama, che sembra lardi, Bruccoleri, Lo Giudice, Geraci, Filipannoverare tra gli antenati addirittura i pi, Zanon, Orlando, Gentilini, Omiccioli, Bertucci, pittori toscani del 1400, dopo De Chirico, Pendlebury, Buttitta, Di Martitante mostre in giro per il mondo, da New no, Benett Stone, Alvarez Garcia, Bica, York a Parigi, recentemente ha aggiunto al Tondinelli, Ferloni, Pistorino… 36 Angela Lorenz La produzione della Bertucci si può però riassumere prevalentemente nei due “periodi”, non di stretta collocazione temporale, dell’astrattismo tendente al geometrico e dell’impressionistico che guarda alla natura per renderne una rappresentazione visiva che consideri maggiormente gli effetti reali di tale visione. Si può anche dire che dalla combinazione personale che l’artista fornisce di entrambe le scuole pittoriche risulti una sorta di incontro tra le istanze dettate dalla pura contemplazione visiva della natura e la necessità, razionale e sentimentale, della Nostra di partecipare ArtE alla creazione col proprio afflato poetico e la propria filosofia di vita. Non a caso, vi si avverte, infatti, la ricerca del “bello”, inteso come portatore di piacevoli sensazioni, ma accostato all’etico, al bene che l’umanità vuole apportare al mondo e in cui crede, nonostante le tante sconfitte e le sofferenze diuturne del vivere lo rendano a volte di non facile conseguimento. Il tema del mare occupa così un posto significativo nella sua ispirazione pittorica. Il mare, infatti, è quell’elemento che le dà la possibilità di trasmettere, insieme a meravigliose immagini, anche infinite varianti di colori, suoni, movimenti. E nel suo perenne mutare trascina con sé le vite di piante, animali, uomini… Mentre contemporaneamente dà e toglie, offre e pretende, elemento pregno di simboli e significati, verità e mistero, ma forse soprattutto spettacolo come in “Fondale marino. La danza delle alghe n.6” (olio su tela, cm.100x70), in cui voluttuose e sensuali danzano le alghe sospese sul fondale marino. Non più di anima vegetale, ma autentiche umane creature nel tripudio della natura in festa, ora si avvicinano, ora si allontanano, creando cerchi concentrici con le loro agili forme. E mentre si realizza una solidale unione di anime acquatiche, avvolgentesi in lunghe tortose matasse, ecco stagliarsi sullo sfondo l’articolato campo di infiorescenze colorate e scure, che si alternano a delineare lo scena su cui le alghe – quasi in una sarabanda – plasmano la coreografia. Il fondale marino dà, poi, anche un particolare risalto all’immagine centrale in cui, Vittorio Sgarbi e Maria Grazia Bertucci su un piano inferiore, si intravedono altre strane creature delle azzurre profondità... un mondo infinito di luci e di colori. L’elemento liquido affascina particolarmente e puntualmente la pittrice, che si lascia rapire da flutti e rutilanti branchi: una natura in perenne moto e divenire, ossia un po- tente simbolo della vita che si realizza nelle sue infinite possibili varianti. Così, nei sovrapposti piani, possiamo scorgere le varie fasi che ora si proiettano insieme, ora si alternano nelle differenti realtà di una sintesi perfetta di vita, armonia, bellezza. Lydia Gaziano Maria Grazia Bertucci: “Fondale marino. La danza delle alghe n.6” 37 LiBri Pagine a cura di Lydia Gaziano giuseppe Fragale Stefano lo Cicero Ali e radici Segmenti memoriali Un volumetto pieno di buon gusto, per racchiudere opere di buon gusto. Protagonista Giuseppe Fragale, il cui nome è scritto in copertina sopra il titolo “Ali e Radici”. In effetti questo volume donatoci da Tommaso Romano, da lui curato ed edito dalla “sua” Fondazione Thule, è una raccolta di immagini e di scritti. Fra questi abbiamo avuto il piacere e l’onore di veder riportati alcuni articoli del nostro Palermoparla. In effetti, siamo stati anche presenti, come Germano e Lydia Scargiali – gli artefici della rivista – alla bella inaugurazione della nuova sede a Buonfornello, una show room anch’essa citata sul breve, ma sostanzioso piccolo tomo di cui parliamo. Il libro ha varie finalità, che rispecchiano l’eclettismo di questo “capostipite” della patriarcale famiglia Fragale. Appunto l’ottuagenario Giuseppe… Intanto l’occasione è fornita dalle “nozze d’oro” della ditta Arredamenti Fragale. Occorre sapere che l’origine è artigianale, ma adesso essa rappresenta ed espone mobili e arredi dei migliori “brand” nazionali ed esteri. Nel frattempo il centro di Caccamo è divenuto un autentico punto di riferimento del settore. Per questo, onde agevolare chi era anche disposto a recarsi in loco da lontano, sono nate due nuove sedi: quella di Bagheria e quella già nominata in territorio di Campofelice Roccella. Si tratta di migliaia di metri quadri… Ma andiamo con ordine. Dopo l’introduzione curata da Maria Patrizia Allotta, una colta ed anche poetica sintesi della storia dei Fragale, si incontra uno scritto dello stesso Giuseppe che racconta la sua storia sin dall’inizio, quando, a soli 20 anni, dopo un apprendistato a Palermo, apre a Caccamo una prima ebanisteria “tutta sua”. Passarono 30 anni perché nel 1990 il sindaco inaugurasse il Centro Cucine e Camerette che è ancora il primo punto di riferimento della “premiata ditta”. Adesso, nonno Giuseppe, fiero del titolo che ha ormai in famiglia, proclama di avere lo stesso entusiasmo di sempre, ma la sua vera forza – e dà loro spazio – è rappresentata dalla immediata discendenza: “i quattro figli maschi”. Della gestione si occupa Nicasio Fragale, ai settori contabilità sta Roberto Fragale e alla vendita Giovanni e Fabio, Tutti al lavoro dunque… Ma Giuseppe Fragale, non contento, si dedica ad una produzione artistica originale: quadri, sculture, bassi rilievi in cui dà sfogo alla sua inesauribile passione per il legno, pur non rinunciando ad altre tecniche e materiali. Il tutto in un inatteso stile in bilico fra l’astratto e il figurativo. Il libro contiene anche un testo critico di Maurizio Massimo Bianco, la “raccolta di articoli e riconoscimenti”, una serie di foto scattate nel corso degli anni e – non poteva mancare – una presenza di Tommaso Romano, che compare nella post fazione. alisciarg Artista completo, che sa spaziare con disinvoltura tra le arti più eterogenee, Stefano lo Cicero, poeta, scultore, pittore, affascina per la profondità effusa dalle sue opere, per il pensiero alto e lineare al contempo racchiuso nelle sue rime. Sicurezza nel tratto, classicità e fantasia a un tempo, risulta arduo a chi dare la palma, se al cantore o all’artista. “Segmenti memoriali”, infatti, la silloge in oggetto, è illustrata con le opere dell’artista e ciò le dà un tocco in più di eleganza e seduzione. “Artigli lacerano tenebre/gemiti feriscono il silenzio;/avvinghiato a uno scoglio/emergo nel tempo. /Dal cielo ora piovono stelle,/la luna m’irradia d’argento,/l’alba sorridente mi chiama” (Coscienza d’uomo), versi che ben esprimono il risveglio dell’umana coscienza dai tormenti del male e il successivo lento avviarsi verso la luce che salva. C’è, poi, oltre al poeta, anche un uomo che vive il dolore e la sofferenza con virile compostezza, con serena accettazione rifiutando servili concessioni alle vacue mode contemporanee tutte pregne di ateismo, scetticismo, nichilismo: “Così mi affido/a contemplare la luce/che perentoria invade/una meta più certa/che un giorno era nostra,/che sarà ancora nostra” (In nome del Credo). Amore, però, non solo mistico, ma anche pienamente umano e carnale, dove spesso ricorre il tema del mare, con i suoi colori e la sua infinita mutevolezza: “Affiorano le alghe/guizza un avannotto,/il fondo in trasparenza/si colora./E nei tuoi occhi assorti/la luce dell’amore, /con lacrime di gioia,/è manifesta” (Il nostro amore). La gioia, l’incanto della creazione artistica nella lirica Pennello: “Vibrante e fiero/si ravviva al tatto/si scalda e freme/sulla tavolozza/si nutre di colori/e mescolanze/e sulla tela/ne farà discorso”. “Così quest’opera – come afferma Salvatore Lo Bue nella prefazione – nata pascoliana, diventa, nei suoi ultimi versi, leopardiana. Ma senza arretrare di un passo, senza nessun timore o tremore”. Mentre Tommaso Romano, nella Postfazione, vi scopre invece “L’arte come tonalità di vita. Questa è la concezione della vita e del pensiero di Stefano lo Cicero, che è un autentico umanista del nostro tempo” e “Il suo lavoro lo relaziona con l’essenzialità della natura, Stefano crede ai valori più che alle cose effimere, conosce bene l’umano genere e sa apprezzarlo quando meritevole di reciprocità, e tuttavia sa ritrarsi dalla volgarità che è dolore per scegliere l’armonia del sublime”. Giuseppe Fragale Ali e radici Edizioni Thule € 10 38 stefano lo Cicero Segmenti memoriali Edizioni Thule LiBri Pasquale Attard Adalpina Fabra Bignardelli Dal Califfato al regno Dignità e condizione della donna Attraverso l’attesa mirando alla parusia Un cammino dalla dote ai diritti La silloge poetica di Pasquale Attard, Dal Califfato al Regno, intensa e vibrante di intuizione e pensiero, spazia dall’immanente al trascendente, dal vicino al lontano, nel senso del tempo e dello spazio, ma come avvertendo una continuità tra i due piani e non come l’abisso di un’incolmabile voragine. Così la mamma, la maestra, il gatto di famiglia sono parte del tutto cosmico. Dio, l’aldilà, il bene e il male sono un presente a noi vicino, l’attuale che ci appartiene. Vivo, partecipe delle nostre vicende, non estraneo e alienato come da tanti, al contrario, si vorrebbe. Attard dà un senso alla vita e a tutto quel che ci accade, anche se tragico… Dietro il male, il peccato, le passioni fa capolino anche il serpente biblico, Satana in persona, il nemico dell’uomo, ma anch’esso come presenza reale e credibile al di là di quanto detto dai poveri teorici sulla sua non esistenza. E l’autore, a costoro, non risparmia neppure il sarcasmo, quando ne immagina lo stupore nel ritrovarsi puniti in quell’altrove del quale avevano sempre escluso l’esistenza (Miscredente cieco, Il Flauto magico, Piero Angela, Suicidio). C’è tanto nella vita di bello, di amaro, di indicibile, di meraviglioso, una continua scoperta ci scuote e ci ammalia trascinandoci nella memoria, nel sogno o nell’indeterminato. E da lì nasce il canto “…Brilla splendore di divino senso, e tutto il Cielo s’illumina d’immenso” (Poesia), apprezzabile pur nell’ ungarettiano rimando. Il poeta, pur di origini maltesi, leva pure il suo canto alla patria: “Italia,/ che giaci atterrata/dal selvaggio urlo,/che spiega,/discorre la sua forza,/giunge il momento/di sollevar la fronte,/a guardar fisa/la Bestia/che t’immonda” (All’Italia), ma torna pure pensoso al suo privato “A scoppio/esultante di tuono/ribatte/mia ombra pensosa,/e tu,/silenziosa,/taciturna e stellata/rabbrividisci e fremi,/lievi strusciando/i tuoi seni (Ombra pensosa) e all’osservazione della natura “Vela/che torni/torni dal mare,/che porti i venti/raccolti in seno,/fra quali nembi/noi ce ne andremo,/vela che torni,/vieni dal mare,/dicci, su dicci,/apri il tuo seno” (La Vela). Ma tutto volge ormai al tramonto, si addensano le nubi, avanzano presagi di morte “Desolazione/intorno,/in macerie/la Fede/cristianità sepolta/sotto cenere/d’inferno,/atterrata dall’Averno,/disfatta,/Roma giace” (Roma giace A Papa Francesco). Ma non sarà il male ad aver l’ultima parola, Babilonia scomparirà, il “resto d’Israele” avrà salva la vita. Finalmente ci saranno cieli nuovi e terre nuove “Alleluia, salute,/gloria e potere/al nostro Dio;/dategli lode/voi tutti suoi servi” (Dal Califfato al Regno). Così chiude la silloge, contenuta e di sobria eleganza, la lirica Udrò, che – parole di Tommaso Romano – “ricompone tutta la raccolta in unità d’intenti, significativamente dedicata a se stesso”. “Udrò/il tuo canto,/Signore,/nel tuo Regno/di musica e poesia,/nella dorata via/bagnata d’Infinito,/nel santo crocevia/del Tempo interminato,/ove fioriscon gigli/e nuvole di prato,/ov’è saziata arsura/di ciel senza peccato. Una ricerca ampia e documentata, il lavoro condotto da Adalpina Fabra Bignardelli – insegnante in pensione, scrittrice e poetessa – sulla condizione della donna attraverso i secoli, vista attraverso le legislazioni adottate nelle varie epoche relativamente al matrimonio, alla dote e allo stato patrimoniale dei coniugi. Dall’età romana ai nostri giorni, molto, di certo, è cambiato negli usi e nelle legislazioni relative al matrimonio e alla dote. La famiglia ha avuto per secoli un’impostazione patriarcale e la tendenza prevalente era quella di dare maggiore forza economica alla linea maschile piuttosto che a quella femminile, ma con tante variabili da un luogo a un altro e in una data epoca storica piuttosto che in un’altra. Una costante, però, che si nota inalterata attraverso i secoli, è l’esigenza di fornire la donna di una dote che la possa mettere in condizione di trovare marito. Questa, poi, oltre a consentire un buon matrimonio, costituiva anche una sorta di assicurazione per la donna che, in caso di vedovanza, avrebbe potuto disporre di beni propri per mantenersi. In linea di massima, i beni dotali erano amministrati dal marito, ma non dovevano essere persi o sprecati perché comunque spettanti alla moglie, anche se poi destinati di regola a passare in eredità ai figli. Ciò che colpisce di quel passato, ancora in fondo piuttosto recente, è l’impossibilità (o difficoltà) della donna a costituirsi in giudizio in caso di controversie e la sua esclusione dall’amministrazione dei propri beni. La donna, col matrimonio, passava dall’autorità paterna a quella maritale e una sua autonomia restava del tutto esclusa. Certo tutto ciò in via teorica perché di fatto le donne spesso riuscivano ad avere peso ed autorità all’interno della famiglia e nella società. Interessanti le annotazioni storiche: alla donna romana era riconosciuto un ruolo importante in famiglia soprattutto per quanto riguardava l’educazione dei figli, molto più che presso i greci, in Sicilia la legislazione feudale durò più a lungo. Nell’Isola convissero a lungo tradizioni greche, latine, ebraiche ed arabe. Il matrimonio ha avuto in passato, stranamente, istituti simili agli attuali con tre possibili varianti: religioso, contrattuale, di fatto. La festa nuziale ha grande rilevanza presso tutti i popoli e le culture, tanto che le spese per abiti, banchetti e spettacoli erano di tale entità da richiedere interventi legislativi per cercare di limitare gli sprechi. Il matrimonio degli ebrei era molto simile, per usi e tradizioni (costituzione della dote per la donna, feste, banchetti) a quello dei cristiani. Al contrario gli arabi, essendo legati al Corano, non avevano riti nuziali specifici. Il Corano e la Sunna non hanno particolare interesse per la donna, se non quelli relativi al ripudio e al divorzio, sono ammesse più mogli, non si deve sposare la donna dei padri. La poligamia indicata dal Corano obbliga, però, a creare per la donna che si prende in moglie una dote chiamata Saduq, che è il prezzo che l’uomo deve pagare ai parenti della sposa, che non è il pretium virgitatis del mondo occidentale antico, né il mundium medievale, né il methium dei popoli germanici. In questi casi la moglie è una sola, per gli arabi invece è un diritto che si compra e si vende. I testamenti delle donne erano frequenti, al meno quanto quelli maschili, e i lasciti erano spesso a favore di donne, forse con l’intento – notazione dell’autrice – di riequilibrare i patrimoni. Pasquale attard Dal Califfato al Regno - Ed. Thule adalpina Fabra bignardelli Dignità e condizione della donna Un cammino dalla dote ai diritti Edizioni Thule 39 VELA A Palermo anche il “mostro” americano rambler 88 tricolori e Montecarlo per la grande estate velica a Palermo Rambler portentosa bolina E’ divenuto un must, quest’anno, darsi appuntamento a Palermo per una stagione senza precedenti che culmina, a Luglio (26 – 30) con il Campionato Italiano assoluto di vela d’altura e poi ad agosto (partenza 21) della xII Palermo Montecarlo. Ma i due eventi sono stati “preparati” dal Campionato nazionale del Tirreno e del basso Ionio a Cefalù per creare, grazie all’ospitalità palermitana e alle “sinergie” fra i vari eventi, quella che abbiamo definito come una “stagione velica coi fiocchi” che è ancor più facile indicare come “senza precedenti”. Il trio di campionati ha valorizzato anche l’edizione 2016 di “una vela senza esclusi” della Lega Navale Palermo e lo stesso Campionato primaverile della Società Canottieri, che è stata vinta da un’inedita barca di Sciacca: L’Irascibile. ai tricolori si prevede un record di 65 barche poiché 53 ne risultavano iscritte al 21 giugno, già oltre il limite fisiologico delle ultime edizioni, mentre gli organizzatori davano notizia di almeno un’altra decina di iscritti. Tra i partecipanti si va dalle barche più grandi (i due Mylius Ars Una di 15,32 metri, e Milù di 14,50, affiancati dal Sydney 46 Stella di 14,28 e dallo Swan 45 Aphrodite di 13,82), al resto della flotta con due Swan 42 (Be Wild e Selene), tre X41 (Sideracordis, Le Coq Hardì e Curaddau III), tre Grand Soleil 37 (Sagola Biotrading, Valhalla e Zigozago), e il grosso con tanti scafi tra 11 e 12 metri, molti First Beneteau, Elan, Dufour, Italia Yachts, guidati dal pluridecorato Scugnizza (NM38S), fino al più piccolo della flotta, il First 31.7 Brainstorm che viene da Milano. Teatro di gara sono le acque “alte” del Golfo di Palermo e di Mondello. La xII Palermo - Montecarlo 2016 è parte anche del calendario dell’International Maxi association, c’era dunque l’aspettativa di vedere al via più di un Maxi. Il “mostro” è arrivato: si tratta di rambler 88, supermaxi nuovo e già mitico, una delle barche da regata più grandi del mondo presentata dell’armatore USA George David. Il progetto è una “diavoleria” dell’architetto italo argentino Juan Kouyoumdjian: 27 metri con chiglia basculante… La partenza di Rambler 88 mette a rischio il record della “Montecarlo”, del 100 piedi Esimit Europa 2 di Igor Simcic: 47 ore, 46 minuti e 48 secondi sulle 500 miglia del percorso, stabilito nell’edizione 2015 migliorando se stesso. Anche l’equipaggio viene dall’Olimpo, con velisti di Coppa America e Giro del mondo, a partire da Brad Butterworth. Negli ultimi anni si sono ripetuti i duelli di Rambler 88 con la rivale Comanche di 100 piedi dal Fastnet alla Sydney-Hobart, dalla Middle Sea Race, alla Giraglia. Chi sa che non si ripeterà con partenza da Mondello. Confermata la Palermo - Montecarlo x 2, per equipaggi in coppia. Anche quest’anno sarà promossa la presenza a bordo di un “media crew member” per avere immagini durante la regata. Una novità è l’inserimento nel circuito della Classe 9,50 che sta conoscendo una fase di sviluppo. Germano scargiali trofeo “Mari del Sud” conferma di un successo Maurizio D’Amico bis nella “classica” Palermo Vulcano La regata Palermo Vulcano quest’anno non ha negato il buon vento necessario a coprire la traversata di 75 miglia che separa due località tirreniche di fama, grandi mete turistiche, come Palermo e Vulcano. Lo yacht Enoch, armato e timonato da Maurizio D’Amico ha bissato il successo ottenuto l’anno scorso nella medesima regata, percorrendo il tratto in circa 20 ore, ottimo per una lunga bolina... Si tenga tonto del fatto che sarà – 9 su 10 – una regata molto tecnica, perchè quasi contro vento, in conseguenza della termica giornaliera che necessariamente spira da nord est. Euriola di Mario Ajello è stato il primo in classe Gran Crociera. A La Cicala di Italo Tripi è andato il primo premio Vele Bianche, mentre ad aggiudicarsi il secondo posto Gran Crociera è stato silver bullett di Mario Badami. Infine, primo di classe diporto è stato Dulcinea di Corrado Casale. Grande accoglienza sull’Isola, alle “sabbie nere” della Baia di Ponente terminata nelle terrazze del grande e accogliente complesso turistico Mari del sud che ha ideato e sponsorizza la regata, avvalendosi della collaborazione di Vincenzo Inglese e di una giuria quest’anno formata dal Comandante Oscar Casagrande, dalla presidente Lydia Gaziano e dai componenti Patrizia Campanella e Germano Scargiali.Gelys 40 A veLA Cefalù Campionato nazionale del Tirreno e Basso Ionio Le 4 giornate di Alvarosky Cefalù ha ospitato a giugno la manifestazione velica dei Borghi più belli d’Italia contenitore del Campionato Nazionale Ionio-Basso Tirreno e del Campionato Costiero organizzati dal Vela Club Cefalù e dalla Lega Navale Italiana Palermo Centro. Dopo due giorni di sole e di vento, con aria leggera l’ultimo giorno. Per il Campionato Nazionale Ionio-Basso Tirreno nonostante diverse proteste le proiezioni del raggruppamento di classe A (ORC 0-1-2) non hanno dato sorprese: si conferma al primo posto il Gran Soleil 40 RC Alvarosky di Francesco Siculiana che corre con i colori del Centro velico siciliano. Secondo il Mylius 15E25 Ars Una di Vittorio Biscarini e Carlo Rocchi dell’ASD Granlasco e terzo il First 40 Cochina di Piergiorgio Fabbri della Canottieri Palermo. Colpo di scena, invece, per la Classe B dove, oltre all’annunciato primo posto di Sagola Biotrading di Peppe Fornich dello Y.C. di Favignana, la medaglia d’argento va all’X35 L’irascibile di Luca Ciancimino della LNI di Sciacca e terzo il First 34.7 Ricomincio da 3 di Antonio Miceli della LNI di Siracusa. Ma il titolo più importante, cioè quello di Campione Nazionale Ionio e Basso-Tirreno, in overall, va ad Alvarosky di Francesco Siculiana, ottimo per la qualificazione al Campionato Italiano Assoluto di fine Luglio a Palermo... Per la V Regata dei borghi più belli d’Italia - Campionato Costiero la classifica Gran Crociera è stata suddivisa in 3 categorie: S, M e L. Per la categoria Large conquista il podio l’X-41 Extasy di Giulio Caiazzo abbinata al borgo di Novara di Sicilia e secondo il Comet 12 Regina di Nino Ciccia abbinata al borgo di Milazzo. Per la categoria Medium si piazza primo il GS 343 Silver Bullet di Mario Badami abbinato al borgo di Sperlinga e secondo, il First 31.7 messinese Mizar di Antonio Pollicino abbinata al borgo di Salemi. Per la categoria short primo posto per il Canados 33 Otaria di Gaetano Verri abbinata proprio al borgo di Cefalù e secondo il Comet 910 Papaya di Sebastiano Maiorana abbinato al borgo di Montalbano. Infine, ma non ultimo, per la categoria vele bianche, il Sun Magic44 La Cicala di Italo Tripi abbinato al borgo di Sutera e secondo posto per il First 375 Danilù abbinata al borgo di Sambuca che ha regatato con equipaggio in doppio. Rossella Tramontano Gioele Riccobono domina la Coppa del Golfo di Balestrate Il palermitano Gioele Riccobono (C.Vela S. Palermo), fratello del più noto Oliver, ha dominato la Coppa del Golfo organizzata dal C.V.Balestrate, vincendo da “cadetto” tutte e 3 le prove disputate, aperte anche agli juniores, la cui classifica vede primo Antonio Cricchio (C.Vela PA). Fra le ragazze in evidenza M.Luisa Albanese e Alice Caronna ambedue “cadette” del Circolo della Vela. I migliori dei locali Vittorio Geraci e Riccardo Lipari, terzo e quarto jr. Il giovanissimo Gioele ha, quindi, confermato di essere degno prosecutore di Oliver, che ha seguito la regata sul gommone dell’allenatore Ernesto Martinez (ingaggiato da Marsala). La regata si è svolta con molta regolarità grazie ad un maestralino di perturbazione mantenutosi per tutte e 3 le prove disputate. La classifica juniores vede in testa il palermitano Antonio Cricchio (C.Vela) che ha preceduto Lorenzo Messana, dimostratosi il migliore dei timonieri di casa. Terzo Vittorio Geraci anche lui del Cv Balstrate, giunto davanti a Riccardo Lipari e Giulio Alessandro Buarné. Fra i promettenti Cadetti sulla flotta in acqua splendono le “piccole donne” ingaggiate in una bella lotta fra loro. Eccole nell’ordine: M.Luisa Albanese, Alice Caronna e Giorgia Buggea. Seguono Aldo Paolo Lo Piccolo, Giorgio Messana e Marco Fasciara. Classifica del Trofeo Marc Ulysse Optimist - Cadetti 1) Riccobono Gioele - Circolo della Vela 2) Incarbona Alberto - GDV LNI Trapani 3) Somma Gabriele - Soc. Canottieri Palermo Optmist - Juniores 1) Cricchio Antonio - Circolo Vela Sicilia 2) Lipari Tommaso - Circolo Velico Balestrate 3) Di Pasquale Mattia - Società Canottieri Palermo Nella foto Gioele Riccobono primo alla boa di arrivo nelle acque del Lido Le Blond Campionato primaverile della Società Canottieri Irascibile ma non troppo Irascibile, ma non tanto da perdere calma e sangue freddo. E’ stata la barca del saccenze Luca Ciancimino (L.N.) a scrivere il proprio nome nell’albo d’oro del Campionato Primaverile di Palermo. Non è bastato al suo diretto avversario, l’Acchiappasogni di Ugo Polizzotti (Lauria) vincere, infatti, l’ultima prova, la Palermo – Mondello. Il vincitore, che alla fine ha prevalso di stretta misura (1 solo punto, 5 contro 6) lo ha controllato da presso, giungendogli alle spalle: quanto bastava. Alla Gatta frettolosa di M. Zucchero non è rimasto che il ruolo di terzo incomodo, recitato per tutte e tre le prove disputatesi. Tanto più che, invece dell’atteso acuto, si è espresso in una prova in calando, al 7mo posto. Ma bisogna notare che trattavasi della meno tecnica… Sempre nella classifica overall seguono Alboran, Fishbone e Cochina… Rivincita di Acchiappasogni in classe Regata, dove lo zampino di Cochina ha scombinato i giochi (della overall): le due battistrada sono finite alla pari sui 5 punti e la barca palermitana ha battuto quella di Sciacca (rinforzata da alcuni marsalesi) per aver vinto l’ultima prova. Terzo Alboran di Francesco D’Asaro. Così è andata in vetta alle altre classi in gara. In classe Regata Senior, la vittoria non è sfuggita a La Gatta Frettolosa che ha preceduto Mago Blu di Fulvio Palumbo Cardella. In Gran Crociera, la Titolata Extasy, ora di Giulio Caiazzo, ha prevalso con vantaggio sulla flotta guidata da Eurjola di Marco Aiello. In categoria Diporto, vittoria di Giuggiola, presentata dalla Società Canottieri, su Felipe (Manfrè). Fra le “Vele Bianche”, su 7 concorrenti, Scilla, Comet 12 di Fulvio Russo ha preceduto sul podio La Cicala di Italo Tripi. Ancora una volta un successo, con 20 barche in gara, di questa regata assistita da vento sufficiente che i concorrenti, assistiti da una equilibrata giuria, hanno condotto a termine tre delle 4 prove previste con regolarità. In una giornata è mancato il vento ed è saltata una delle gare in programma. Dopo l’organizzazione, guidata come tradizione (26ma edizione) dalla Società Canottieri Palermo, che ha messo a disposizione la bella sede alla Lupa, è stata supportata in una delle prove dallo Yacht Club del Mediterraneo. 41 SpoRT Da Il gioco delle parti a Così è se vi pare… Anche lo sport enigma pirandelliano Un vortice avvolge lo sport. Un’azione anti Brasile (uno dei Brics) voleva far saltare le Olimpiadi di Rio a causa (?) del virus Zika: una mera influenza che “avrebbe” provocato ai neonati la “micro encefalia”. Peccato per i “sabotatori” che non ci fosse una sola prova scientifica, ma supposizioni e illazioni… Il tutto è stato liquidato in portoghese: A Micro encefalia provocada pelo mosquito da-zika-virus è uma farsa, uma mentira que irà movimentar bilhoes de dollares… Non c’è bisogno di traduzione, ci pare. Anche nello sport ecco quindi “Il gioco delle parti”. L’avversione alle Olimpiadi, festa di pace ed evento foriero di fama, prestigio e turismo, continua in Italia. Si dice no o si tentenna per i Giochi di Roma, una “cosa” del… 2024. Parlano “quelli del no a tutto”, del non fare e dell’impedire: è sempre troppo presto, non è mai una priorità… Nel frattempo non si fa niente, si blocca tutto. Come col no al Ponte sullo Stretto (che si dovrà fare prima o poi e non sarà solo l’Italia a dirlo) che non ha fruttato alcuna opera alternativa in Sicilia, ma per qualcuno …continua a non essere una priorità! Nel 1960 l’Italia organizzò a Roma la prima grande Olimpiade della storia – così innovativa era stata solo quella di Berlino 1936 – e si era a soli 15 anni dalla sconfitta bellica. I lavori iniziarono circa 5 anni prima, a 10 anni dalle bombe americane, che avevano colpito duramente la stessa Capitale. Ci furono episodi di corruzione (vennero costruiti la via Olimpica, oggi Corso Marconi, lo Stadio Olimpico e il Flaminio, 2 palazzi dello sport, il primo villaggio olimpico della storia, piscine etc – ristrutturato il Foro Italico), ma quell’Italia conservava un po’ della serietà dell’anteguerra Fece il miracolo e non solo quello… Adesso l’Italia si tira indietro davanti alla possibilità di avere i Giochi, dopo che una volta si fece superare da Atene. Si dice che i greci ci abbiano rimesso di tasca, ma l’Italia – lasciatecelo dire – non è la Grecia. Per quanta crisi ci sia, è l’Italia delle industrie manifatturiere, dell’automobile, della moda, dell’agroalimentare, del vino, del teatro e del cinema, prima di essere quella del turismo a 360 gradi: ha 4 città fra le prime 10 più fotografate al mondo (Google). E’, soprattutto, un paese di sportivi e di agonisti che, in barba agli errori delle “leve ufficiali” delle federazioni, hanno lanciato campioni autodidatti fra gli schermidori, i tuffatori, i canottieri e gli sportivi d’ogni genere, dalla marcia alla vela… L’Italia è una potenza nel calcio, nel ciclismo, nell’automobilismo e, persino, negli sport invernali, nonostante la poca neve… 42 L'Olimpico non fu la sola creazione di Roma 60. L'Olimpiade si avvalse anche di opere d'anteguerra dall'Eur al Foro Italico Le olimpiadi di Roma rilanciarono la nazionale di calcio, pescando quella di Rivera e Mazzola. Furono le olimpiadi di Berruti e di Nino Benvenuti. Gli azzurri furono fra coloro che vinsero più medaglie. Per la prima volta si svolsero speciali Giochi per i paraplegici. Roma lanciò anche Cassius Clay… Fu un evento senza pari anche per il semplice fatto che si svolse in Italia e nella Caput Mundi, la sola città che ha doppie ambasciate (per l’Italia e il Vaticano). Si costruirono tanti impianti sportivi ancora in uso, alcuni dei quali potrebbero affrontare una seconda olimpiade. Passando al calcio, esso appare in trasformazione. C’è chi si scandalizza dell’arrivo degli stranieri, ma l’interesse di alcuni ricchi imprenditori al Campionato, è segno della stima di cui questo sport e tutta l’Italia godono all’estero. Non si deve pensare che lo sport professionistico non sia sport. Certamente gli interessi e il business giocano un gran ruolo. Spesso i guai finiscono con un improbabile “Tutto per bene”. I campionati nazionali e internazionali sono, però, occasioni di incontro, da trasformare in momenti di conoscenza e di scambi diplomatici (Cina e Usa nel pingpong…). Si spera, restando a Pirandello, che si riscopra “Il piacere dell’onestà”. Scendendo fino a Palermo, Don Maurizio (come chiamare Zamparini, così anche a S. Rosalia?) ha amato la città come fosse sua, ma non tutti i palermitani lo apprezzano. Li ha fatti divertire, li ha portati 2 volte in serie A. Finora gli hanno impedito di costruire (lo prometteva in 6 mesi) il sacrosanto stadio dello Zen, con palestre coperte e scoperte per i ragazzi del quartiere. C’erano almeno 4 ordini di motivi per dirgli sì e battergli le mani, ma… Non gli hanno consentito di realizzare un centro scuola a Carini, anche lì ad uso sia del calcio, sia degli altri sport. Ora Maurizio Zamparini, con tutti gli errori che può aver commesso, specie agli occhi di chi criminalizza l’utile d’azienda e – prima ancora – l’imprenditore come tale, avreb- Maurizio Zamparini be cento motivi per andar via sbattendo la porta. Invece, vuol lasciare il Palermo con i libri in regola e con un paio di acquisti “dei suoi” tra i giovani. Ma qualcuno continuerà ad additare i torti di questo presidente che ha fatto divertire i palermitani come nessuno prima, che ha accettato di “portare la pelle nera” ed essere perseguitato dagli arbitri più di quanto non fosse già avvenuto per la sua lingua tagliente… Del resto, c’è chi odia “il campione”. Su Cristiano Ronaldo, che simpatico non è, ma è il fuoriclasse dai tanti record, l’ultima è che, uscito lui, il Portogallo agli europei giocasse meglio: i campioni teniamoli a casa o in panchina, come ha fatto l’Italia con Bernardini nell’anteguerra, poi con Baggio, poi con Cassano, poi con Totti e ora con Insigne o distruggendo Balotelli. Così si può uscire anzitempo da un europeo, o no? Così è, se vi pare. Scaramacai A SpoRT Nuove cariche operative al dirigente siciliano vice presidente a Roma Morgana responsabile dell’Under 19 e del calcio femminile Prosegue il cammino di Sandro Morgana nelle alte sfere della Figc Lnd. Lasciatosi da oltre un anno alle spalle la presidenza regionale, occupata ora dal fido vicepresidente di allora Santino Lo Presti, Morgana ricopre da Vice presidente (Responsabile area sud) della Figc Lnd, due cariche operative di rilievo a livello nazionale: è la nuova guida del Calcio femminile e, soprattutto, della Nazionale maschile under 19: gli azzurrini. Per incontrarlo, adesso, ci si reca nella nuova sede regionale in territorio di Ficarazzi (si raggiunge da Villabate). Oltre agli ampi saloni e una palestra, è di imminente realizzazione anche un campo tribunato. I progetti di Morgana non si fermano e ce ne sono altri in ciascuna provincia dell’Isola… Quello femminile è un settore che la federazione vuol veder crescere, sulla scia della realtà creatasi a livello internazionale. “Ho visto giocare le rappresentative di altre nazioni – precisa Morgana – e non esito a dire che mi hanno stupito. Per quanto brave siano le nostre giocatrici, ho visto un livello superiore. Dobbiamo adeguarci, divenire competitivi e, possibilmente, vincenti…” Che cosa intende fare? “Il momento è di transizione. Ho avuto l’incarico quando i campionati volgevano al termine e a fine anno ci sarà il rinnovo delle cariche. Intendo consegnare il settore già migliorato. Anzitutto maggior …normalità. Nello specifico, tutto già definito: campionati e promozione della disciplina… Ma intendo soprattutto innescare la mentalità della programmazione”. Come vede la realtà femminile proiettata nel gioco del pallone? “Ecco, ritengo che in Italia sia stato preso troppo come un gioco, una sottospecie. Questo è l’errore. Nell’ambito dello stesso concetto, non le sembri troppo, dell’uguaglianza e della pari opportunità, il calcio femminile è un settore importante. Ripeto, all’estero spesso già lo è. Può senz’altro contribuire all’ampliarsi della cultura calcistica e della sfera d’azione federale…” Ne parleremo ancora, spero. Ma passiamo agli under 19. Certo a primo acchito sembra un settore ancora più importante… “Vede, questa affermazione conferma quanto le dicevo prima. Certo l’Under 19 è un momento di crescita di enorme rilevanza per il calcio maschile, perché è quello il momento in cui sbocciano i campioni e si distinguono da chi irrimediabilmente resta un po’ indietro”. Un momento magico? La Nazionale Under 19 con il capo delegazione Sandro Morgana che ha superato Israele, Svizzera e Turchia “Certamente. Ma ancor più lo è in questo momento in cui i nostri si sono selezionati per i campionati europei superando Israele, Svizzera e Turchia. L’Italia è già fra le prime otto d’Europa…” Che cosa la colpisce di più? “Al riguardo è la passione della gente per i colori azzurri. Quando coinvolti, i tifosi non lesinano entusiasmo, come se si trovassero davanti alle nazionali maggiori. Questa esperienza mi ha gratificato e mi ha dato molto orgoglio”. Scusi se torniamo al calcio femminile, per il contenuto di novità che in effetti… “Pur non criticando la precedente gestione, ritengo di poter dare un’impronta più professionale al settore, una politica, se così si può dire, più aderente alla realtà, uno studio programmatico dei reali problemi. Vi sono zone d’Italia che ignorano o quasi il calcio femminile, che lo vedono come una realtà di importanza assoluta- mente secondaria. Dobbiamo far sì che se ne interessino i grossi club, il che avviene solo in un paio di città d’Italia, non fra le grandi, ma certo fra le più sportive…” Siamo all’anno zero? “No, no di certo. Consideri che il settore è solo dilettantistico. Negli ultimi anni alcuni dirigenti calcistici italiani si sono espressi con toni sprezzanti verso il calcio femminile, confermando in parte la causa principale che ha frenato investimenti e attenzioni. Con essi uno sviluppo in Italia pari a quello di altri paesi: il calcio è ritenuto ancora uno …sport da uomini. In un paese che ama tanto il calcio e che non si sognerebbe di dire che il tennis o il karate sono roba da uomini, è ancora diffusa l’idea che le donne non siano in grado di giocare al pallone a buon livello. Bisogna convincersi, come per gli altri sport, tutti ormai, che lo sport al femminile è da tenere in alta considerazione”. Gelys 43 SpoRT Recuperiamo il palazzetto di Fondo patti e guardiamo allo sport per tutti Dieci domande al presidente Sergio D’Antoni Presidente, ci si continua ad aspettare molto da lei, specie sul terreno delle grandi opere e delle grandi iniziative. Può delinearci in sintesi lo stato dell’arte? Cosa c’è dietro l’angolo? “Il problema dell’impiantistica è certamente uno scoglio. Certo ci stiamo lavorando, a partire dal nostro contributo fornito al Ministero e al Comune per il restauro o ristrutturazione del Palazzo dello sport di Palermo. Ma non ci fermeremo qui. Occorrono impianti e attrezzature ad ogni livello e lo sappiamo”. Al Palazzetto di Fondo Patti a Palermo si lavora grazie alla collaborazione del Governo di Roma, del Comune e del Coni. Dobbiamo credere al sottosegretario Lotti? Lei è ottimista? “Certamente. Ottimismo e vigilanza sono il binomio del caso. Si parla già del 2016… Si potrà tornare a vedere lo sport dentro quella bella e razionale cornice, attesa per anni e poi malauguratamente andata in disuso per motivi ovviabili e banali”. Se ne farà ancora un uso diverso dallo sport? “Vorrei proprio di no. Ma bisogna riconoscere che Palermo manca di tante cose e, se dovesse essere necessario o indispensabile, qualche sacrificio si dovrà fare…” C’è un calo d’interesse per lo sport praticato. C’è un’attività dei giovanissimi, quando c’è… Poi c’è l’attività master. Ciò vanifica spesso l’operato delle leve giovanili? “No, non direi calo d’interesse. I giovani vorrebbero fare sport e le famiglie li seguirebbero. E’ che queste ultime non hanno spesso la possibilità economica di mantenere i figli a far sport, per questo stiamo organizzando una campagna per portare all’attività fisica giovani che diversamente non ne avrebbero fatto. Oggi, da una parte l’elevarsi del livello tecnico nei vari sport, il problema scolastico ed economico, la preparazione ad un posto di lavoro, allontanano i giovani dallo sport. Al Coni è riuscito di portare all’attività sportiva 10 mila giovani. L’obiettivo è 100 mila. Il modello è lavorare con i ragazzi per avere degli adulti più consapevoli. Ma dobbiamo spesso togliere i ragazzi dalla strada…” Come vi muovete dunque? Attraverso le scuole. La realtà è quella che è. Abbiamo insistito sui rioni più disagiati. Quelli che potrebbero essere a Palermo lo Zen. Lo Sperone, Falsomiele…” I master… “Sono già una bella realtà e quell’attività giova alla salute pubblica che deve starci sempre a cuore, se è vero quel che si sa in 44 termini di apparato cardiocircolatorio, prevenzione di infarti, obesità, glicemia, diabete… Abbiamo due e più risultati, sul terreno morale, ludico e su quello detto …svuota ospedali”. Ecco, lo sport come salute pubblica, la cultura stessa, nonostante tutto, fa un passo avanti e uno indietro… “C’è molta letteratura in proposito. Credo che la gente sia informata mediaticamente. Sul piano pratico lo stato non fa abbastanza e prosperano le palestre private…” Già, così vicine, così attrezzate… “Ripeto, ci stiamo lavorando nei limiti delle possibilità economiche. Sfruttiamo anche gli spazi liberi, da footing, le maratonine aperte a tutti, non competitive o semi competitive… Tutte le attività ludi- Sergio D’Antoni. In basso il palazzetto dello sport che vanno incoraggiate e sostenute come possibile. Il Coni abbraccia tutto, come lei sa. Al contempo ne è responsabile. Lo riconosco. Vogliamo fare di più. Ma gli sport detti a torto minori, che includono quelli olimpici, vanno assolutamente sostenuti, specie a livello di leve giovanili. Creiamo due appuntamenti settimanali per almeno cinque sport, individuali e di squadra, nell’ottica che comprende attività e cultura come consapevolezza dell’importanza…” Dove e con quali istruttori? Nell’ambito delle scuole con un’attività affidata alle società sportive appositamente sostenute…” Impianti nelle periferie, aiuti agli sport minori, inclusi quelli olimpici… C’è carenza… “Vede, per Fondo Patti sono già stati stanziati cinque milioni dalla legge sport e periferia. Altri tre giungono dal Cipe e alla fine saranno spesi ben 11 milioni in tutto. Mi pare che basti. E’ il primo fondamentale passo che si aspettava. Seguiranno altri e non mancherà per il Coni. Anzi”. Con i comitati regionali delle federazioni risulta che lei abbia un discreto rapporto. Ci dia un suo parere. Tutti, comunque, vorrebbero ottenere di più. Ad esempio la gestione degli impianti… “Sì, buoni rapporti con tutti. E’ un problema da risolvere e presenta le sue difficoltà. Stiamo studiando come giungere ad una meta agognata, se si vuole. Il problema è più soldi e meno burocrazia. Federazioni e società sportive sono le più indicate a gestire gli impianti. Le più preparate e le dirette interessate a preservarne l’efficienza”. “Certo, le élite non mancano. Si pensi alla palermitana tricolore di Taekwondo, Virginia Valenti… Ma il fiorire di campioni, i numerosi probabili olimpici, di cui sette su quattordici schermidori è la prova che le cose non vanno così male come si dice. Evidentemente, chi ha talento emerge anche in Sicilia. Sono esempi di classe, tecnica ed anche di cuore e buona volontà. Un esempio per tutti”. (G.Scargiali) A SpoRT pesi - Continua a crescere la società di Carini La vlasov 200 bissa il titolo siciliano Palermo è ancora in testa alla classifica regionale delle squadre siciliane di pesistica olimpica per il 2015. A salire sul podio delle società sono la Vlasov 200 di Carini, la Cleadig di Villabate e la Dynamo Bagheria. La Vlasov 200 vince il titolo regionale per il secondo anno consecutivo e il trend si annuncia positivo anche per il 2016 avendo vinto i Campionati maschili regionali Under 17, Juniores e Assoluti e avendo conquistato almeno un podio come squadra maschile o femminile in tutte le competizioni regionali disputate. La classifica nazionale la vede al 9° posto su 281 società, l’unica siciliana tra le prime 10. Anche quest’anno è in testa alla classifica nazionale delle società maschili Under17.Presente sul territorio carinese da parecchi anni, la Vlasov 200 prosegue la sua opera di reclutamento grazie alla collaborazione con l’I.C.S. Laura Lanza di Carini che la ospita da anni permettendo così il contatto diretto con gli alunni delle scuole medie inferiori che costituiscono il target della fascia d’età a cui si rivolge il lavoro dell’Associazione sportiva. L’adesione al progetto CONIRAGAZZI finanziato dal CONI e rivolto principalmente alle famiglie con disagio econo- La rappresentativa della Vlasov 200 alle qualificazioni Juniores mico ha permesso l’incremento del numero dei partecipanti ai corsi, molti dei quali continueranno il percorso sportivo anche al termine di questo. I ragazzi coinvolti sono riusciti a qualificarsi ai Campionati Italiani Esordienti disputati a Cagliari e selezionati per far parte della rappresentativa siciliana al Criterium Nazionale Giovanissimi di Avel- Tiro con l’arco. XXXv Trofeo degli Ulivi Arcieri Grifoni Palermo, foto ricordo 2016 Ottima prestazione degli Arcieri Grifoni di Sicilia, che a Misterbianco (CT) nella gara 70/60 metri Olimpic Round hanno conquistato vari piazzamenti a podio. La classifica finale della gara vede rispettivamente al primo e terzo posto nella categoria Senior Maschile, Antonino Santangelo e Stefano Di Grego- ITALNAUTICA s.r.l. Cantieri e uffici: 90133 Palermo - Molo Trapezoidale Via F. Patti - Tel. e fax 091 325277 - e mail: [email protected] Alberto Cambiano Ingegnere Navale e Meccanico Progettazione e costruzione di repliche di imbarcazioni d’epoca e classiche. Riparazione e restauri imbarcazioni in legno lino gare disputate nel mese di marzo. La collaborazione fondamentale tra la società sportiva ed il Preside dell’I.C.S. Laura Lanza di Carini, Giampiero Finocchiaro, da sempre sostenitore del connubio scuolasport, è riuscita in questi anni a produrre ottimi risultati, portando il nome della città di Carini alla ribalta nazionale ed internazionale della pesistica olimpica. rio. Al secondo e terzo posto nella categoria Senior Femminile, l’esordiente Alessia Saladino e Luana Di Gregorio, mentre Giuseppe Armetta si piazza al secondo posto nella categoria Master Maschile. La squadra Senior Maschile conquista il primo posto, con un punteggio di buon auspicio per le qualificazioni ai prossimi Campionati Italiani. Ottimi anche i piazzamenti al termine degli scontri diretti che vedono nuovamente al primo e terzo posto nella categoria Senior Maschile, Antonino Santangelo e Stefano Di Gregorio. Appuntamento a domenica 29 maggio a Villafranca Tirrena (ME) per il 3° Trofeo Tyrrenum. Alessandro Pensato TAEkwONDO: FORZA VIRGINIA! La palermitana Virginia Valenti è tricolore 2016 di Taekwondo. Classe 2000 gareggia solo da quest’anno per le Fiamme Oro. Il suo maestro è sempre Antonio Cutugno, anche lui delle Fiamme Oro, 4 volte campione d’Italia, 2 volte argento, nel 2000 riserva a Sydney e 3 volte bronzo ai mondiali. ZANCA SPORT s.a.s. Accessori per la Nautica da Diporto e Professionale Per la vela sartiame di ogni diametro www.nauticazancasport.it Via Simone Gulì, 232 - Palermo - Tel./Fax: 091544505 e-mail: [email protected] 45 FAMIGLIA Siamo di fronte ad un attacco antropologico e tu di che gender sei? La lettura di “Gender ascesa e dittatura della teoria che non esiste” di Aurelio Pace e Carlo Di Pietro, un testo ricco di dati e osservazioni utili, ci fa riflettere sull’impostazione di base che tale teoria contiene, cioè un’impostazione fondamentalmente ideologica, povera di contenuti scientificamente validi, cioè dimostrati e comprovati a dovere... Gli autori, infatti, che supportano la propria tesi con ampia documentazione di testi, dati e pubblicazioni, dimostrano la sostanziale povertà di argomenti dei sostenitori del “gender” e, al contrario, evidenziano quanto la loro posizione sia solo ideologica e manipolatoria. Che nella società umana i problemi di identità sessuale esistano è un dato evidente, ma quel che andrebbe approfondito – e la teoria del Gender non lo fa – è da che cosa scaturiscano e perché. Gli psichiatri definiscono con l’espressione “disforia di genere” la scissione di un individuo dalla propria identità biologica: nasco maschio, ma non mi sento tale, oppure nasco femmina ma vorrei essere maschio. Perché ciò accade? Le cause sono congenite o prodotte dall’ambiente? L’individuo va accompagnato verso la propria identità biologica oppure no? Ci sono pure medici che credono che a volte si potrebbe ricorrere alla endocrinologia… Insomma, le opinioni non sono univoche, come non lo sono le storie che i protagonisti stessi raccontano. Perciò l’approccio a questi temi dovrebbe essere più profondo e prudente. In passato, il comportamento di chi deviava dal proprio genere di nascita non veniva accettato e generalmente si cercava di convincere il soggetto in questione a riappropriarsi della propria identità biologica anche da un punto di vista psicologico. Vi si riusciva? Le opinioni divergono, ma di certo “non sempre”. Ci sono, però, le testimonianze di persone omosessuali che sono pallini Lo hanno fondato Mario Adinolfi e Gianfranco Amato ora la famiglia ha un partito Le recenti elezioni amministrative hanno fornito agli sgomenti elettori italiani un quadro ancora più caotico e sconfortante di altre precedenti tornate. E’ facile immaginare che molti si saranno chiesti fino all’ultimo momento se andare a votare e, in caso positivo, a chi affidare il proprio voto sperando nel male minore. Ancora peggiore la situazione ai ballottaggi in cui, magari, i due rimasti in lizza risultavano, per diversi motivi, inaccettabili. L’unica novità, piccola, piccolissima, talmente piccola da risultare impercettibile soprattutto ai cittadini di un comune, come Palermo, in cui non si è votato, porta la sigla PDF, un acronimo familiare a chi è abituato a condividere contenuti in internet e il cui significato è Popolo della Famiglia. Si tratta di una creatura venuta alla luce lo scorso 11 marzo a Roma ad opera di Mario Adinolfi e Gianfranco Amato, giornalista e blogger il primo e avvocato il secondo che da alcuni anni si stanno spendendo con tutte le forze in difesa della famiglia naturale e per la libertà di educazione. Sono stati fra gli organizzatori dei due Family Day dello scorso anno e da quell’esperienza sono usciti rafforzati in un’idea semplice -semplice: se tanta gente, circa la metà a cura del redattore capo Gli insegnanti lavorano anche d’estate Pubblica istruzione ministero sfortunato. Ecco l’ultima trovata della Giannini. L’errore è vecchio: è difficile migliorare la qualità, si aumenta la quantità. Non riuscendo a far funzionare la scuola come si deve durante l’inverno, ecco che ci si inventa il week end e l’estate lavorativi. Intendiamoci: non che l’iniziativa in sé sia da condannare, ma la modalità sì. La ministra dice che saranno coinvolti solo i professori che ne faranno richiesta, ma a svolgere tali attività saranno comunque gli stessi insegnanti già impegnati durante l’anno. Saranno pagati, aggiunge la ministra, ma poco. Per concludere, persone che sono già pagate una miseria e sfruttate fino all’inverosimile, sotto- 46 tornate eterosessuali, che si sono sposate e hanno avuto figli, abbandonando del tutto le precedenti abitudini. In Usa sono molti che, sentendosi in disagio, ricorrono a cliniche specializzate… Si parla di terapie riparative, di terapie, cioè, che aiutano la persona discordante con la propria identità di genere a risalire alle cause che l’hanno prodotta ed eventualmente a superarla e più psichiatri di fama ne sostengono l’utilità in virtù dei risultati ottenuti. L’ideologia gender, che purtroppo oggi si sta imponendo e diffondendo, invece, respinge tali cure, considerandole inutili e nocive. Sostiene, al contrario, la necessità di accettare le persone così come sono, anzi, semmai, di cambiare sesso persino tramite operazioni chirurgiche, piuttosto che fare in modo che trovino un equilibrio con se stesse. Ma, ripetiamo, in molti soffrono della loro condizione e non si sentono affatto felici e appagati. Molte storie lo testimoniano e le cause non vanno addebitate solo al rifiuto da parte “degli altri”, ma proprio a motivazioni interne, che poco hanno a che vedere con l’opinione della gente... Tant’è vero che casi di suicidio, uso di stupefacenti e svariati disagi si riscontrano anche in individui e gruppi che vivono in paesi “gay friendly”, cioè permissivi rispetto ai loro stili di vita. L’Italia non è un paese omofobico, anzi è molto tollerante, se non accogliente. Detto questo, il rispetto e la tolleranza per le persone non vanno confusi con la propaganda e l’esaltazione di atteggiamenti che comprendono gravi devianze e persino la pedofilia. Non ci si nasconda dietro un filo di paglia (si ricordi il generico termine di pederastia) e si abbia il coraggio di riconoscere che qui ci si trova anche di fronte a lobby ricche e potenti, che portano avanti dei fini tutt’altro che encomiabili: mercato del sesso, pedofilia e sfruttamento minorile, commercio di droghe, vendita di farmaci pericolosi, operazioni chirurgiche rischiose … Quel che occorrerebbe fare – ci sembra – nel rispetto per le persone e per le loro tendenze sessuali, è di offrire anche la possibilità, a chi lo desiderasse, in modo libero e poste a continue riunioni pomeridiane perditempo, a svolgere varie attività non pagate, ma obbligatorie (come correzione di compiti, preparazione scritti e lezioni, corsi di aggiornamento e a quant’altro salti in testa a presidi e coordinatori), dovrebbero svolgere altre attività sostanzialmente gratuite pure nei week end! La ciliegina sulla torta, infatti, consiste nel togliere con la consueta tassazione “all’italiana” tutto quanto si guadagni in più rispetto allo stipendio base che si percepisce. Accade di già, infatti, fin da adesso se un insegnante accetta qualche ora in più oltre al proprio orario di cattedra: quel poco che prende in più durante l’anno gli viene poi detratto in toto per via della tassazione prevista. La deportazione degli insegnanti L’immissione in ruolo degli insegnanti precari con la cosiddetta “Legge sulla Buona Scuola” di Renzi ha prodotto uno strano effetto che possiamo definire di “deportazione” dei docenti, come sempre, più da sud a nord che vice versa. Quando si guarda addentro ai fenomeni, senza lasciarsi incantare dai bei discorsi, si scopre la realtà, che non è affatto quella tanto decantata dal nostro primo ministro. Intanto tale immissione in ruolo non è stata affatto una regalia o concessione, perché si trattava di un diritto chiaramente maturato dagli insegnanti stessi che erano già da tempo in possesso dei titoli richiesti e, inoltre, avevano, per lo più, accumulato molti anni di insegnamen- A FAMIGLIA senza costrizione alcuna, di cercare di riappropriarsi della propria identità biologica. Del resto, contrariamente a quanto i sostenitori del gender asseriscono, lasciare agli esseri umani tutte le possibilità ipotizzabili di soddisfazione sessuale (e relative varianti) non solo può fare molto male agli stessi autori, ma anche a chi può restarne coinvolto. Sappiamo del risentimento, a volte violento, delle famiglie che vedono insidiati i figli dagli omosessuali. E’ oggi diffuso nella società un atteggiamento molto individualistico, egoistico e irresponsabile nei confronti degli altri. Ciò non solo è pericoloso, ma addirittura, in certi casi, può diventare catastrofico. Ogni bambino o bambina, ragazzo o ragazza, va amato dai propri genitori, capito e sostenuto, né è accettabile che venga rimproverato o respinto a causa di comportamenti sessuali non in linea con ciò che è comunemente accettato, ma è anche vero che una completa formazione umana e sessuale non può prescindere da una riflessione seria e profonda su tutto ciò che riguarda la propria identità biologica, nonché la sfera dei sentimenti, delle emozioni e delle relazioni sociali, religiosità compresa. Tut- to questo ambito, infatti, molto vasto e complesso, non può essere banalizzato e risolto con la superficialità passiva dei sostenitori del gender, oppure con l’indottrinamento voluto dagli adepti di associazioni che hanno più l’aria di sette che non di aggregazioni pedagogiche. Le basi scientifiche, a dir poco, vacillano: manca il dialogo, il confronto, la ricerca libera e fondata su una casistica valida ed ampia. Come, spesso – fanno notare gli autori del testo – le prove portate a sostegno della tesi del gender sono poche e poco probanti. Non sono raccolte con metodo scientifico e partono da basi ideologiche. Invece, le prove addotte dai sostenitori del metodo tradizionale, ovviamente aggiornato in base alle nuove acquisizioni, non rifiutano il confronto, anzi lo cercano e adducono molte prove a sostegno delle proprie tesi. E’ noto, peraltro, che il metodo scientifico, codificato da Galileo, non solo prevede, ma impone, il confronto delle proprie tesi con quelle degli altri studiosi, nonché, addirittura, la ricerca della confutazione di ogni assunto. Infatti, solo se una teoria scientifica resiste ai tentativi di dimostrane la falsità può essere considerata vera e accettabile degli aventi diritto, non va a votare è anche perché non riesce a trovare alcuna offerta politica che risponda ai propri interessi, convinzioni e necessità, oltre a dare delle minime garanzie di serietà e di onestà. La gran maggioranza del popolo è costituita da famiglie o da persone che vorrebbero fare famiglia (come certificano tutti i sondaggi di opinione) se non si scontrassero con gravissimi problemi socioeconomici e con una temperie culturale che ormai da molti decenni disprezza, ridicolizza ed emargina la famiglia cosiddetta “tradizionale”. Fino all’altro ieri chi aveva figli era visto e trattato quasi come un criminale dedito alla distruzione dell’ambiente e all’impoverimento del paese: i figli erano visti esclusivamente come onere e costo; da pochissimo tempo a questa parte – ma non so quanti se ne siano accorti – si cominciano a sentire politici deplorare il fatto che “…in Italia non facciamo più figli” e che pertanto “nessuno pagherà le nostre pensioni”. La frase successiva di solito è: “abbiamo bisogno di più immigrati”. Praticamente nessuno propone aiuti per le famiglie, per non parlare di un cambio di paradigma culturale che cessi di esservi ostile. Ma davvero indicibile e addirittura impensabile è che secondo tutti i demografi e gli economisti a livello internazionale le persone che ci mancano (e la cui mancanza determina in gran parte la crisi economica) sono quasi esattamente quelle che in questi anni sono state uccise dall’aborto legale (circa 6 milioni). L’aiuto, economico e non solo, dall’ambito scientifico, che però può sempre modificarla in seguito, se intervengano nuovi elementi. Da tutto ciò si deduce da che cosa nasca la paura, nei confronti del Gender, da parte di genitori, insegnanti, politici di varia estrazione, sacerdoti... In ultimo si consideri anche quanto avvenuto all’estero, dove si prevede persino l’arresto dei genitori che rifiutano l’insegnamento Gender: da una parte si pretenderebbe “libertà”, dall’altra la si nega. Ma come non temere i traumi che i bimbi possono subire da approcci così crudi, inattesi e – con tutta probabilità – innaturali verso la sessualità? Lydia Gaziano Aurelio Pace e Carlo Di Pietro: Gender ascesa e dittatura della teoria che non esiste. Pubblicato con Createspace, an Amazon Company alle donne incinte per aiutarle a far nascere i loro bambini viene tuttora visto come un “provvedimento contro le donne”. Il ducetto fiorentino che ci governa, senza averne alcun mandato popolare, ci prepara inoltre una serie di leggi da approvare probabilmente con gli stessi sistemi incostituzionali e antidemocratici usati per varare la Cirinnà: fine della libertà di parola (ddl Scalfarotto), abolizione della obiezione di coscienza all’aborto, eutanasia, matrimonio e adozione gay senza limitazioni, abrogazione della legge 40 e utero in affitto, liberalizzazione delle droghe. Davanti a un simile quadro non solo i cattolici ma ogni persona di buon senso non può che provare un salutare spavento. Esiste quindi un grandissimo potenziale bacino elettorale per una formazione che decida di impegnarsi per il bene comune, quello spazio politico che i sedicenti “cattolici” di ogni schieramento hanno abbandonato per amore delle poltrone. Sarà il neonato PDF? È troppo presto per dirlo, ma intanto in pochissime settimane, senza soldi, senza appoggi, senza alcuna visibilità è riuscito a presentare liste in tutt’Italia e a raggiungere l’1% dei consensi (con punte locali del 2-3%), lo stesso dell’NCD. Tutto il lavoro è stato fatto da persone che non avevano alcuna esperienza politica, attraverso il passaparola e i social media, proprio come avevano fatto per organizzare i Family Day. Mietta Gaziano pallini to. In secondo luogo, persone di trenta, quaranta, cinquanta ed oltre di età, ormai perfettamente inserite nel loro luogo di lavoro, spesso con famiglia, figli, genitori, difficilmente sono in grado di affrontare spostamenti complessi ed onerosi, considerando anche la bassa retribuzione che ricevono. Per concludere, tali spostamenti sono stati solo un’ingiustizia e una crudeltà perché non necessari, perché i posti non mancavano e i trasferimenti potevano essere previsti al massimo su base provinciale. A livello nazionale certamente no. Così, invece, verranno smembrate famiglie, impoveriti nuclei familiari, lasciati soli tanti anziani e non crediamo che alla fine ciò comporterà grandi benefici per la scuola italiana. E’ noto che si lavora meglio quando si è trattati bene e non il contrario. ni, meno che mai lo è per i disabili. I recenti tagli ai sussidi lo dimostrano. Il perverso meccanismo dell’Isee, dall’attuale governo, viene infatti utilizzato per sottrarre risorse alle famiglie con persone affette da disabilità. I ridotti mezzi a disposizione, ovviamente, si traducono in una peggiore qualità della vita proprio per chi di sofferenze ne ha dovuto provare già tante, ripercuotendosi tutto ciò pesantemente sia sugli stessi disabili che sui propri familiari. Cannes, la famiglia e i suoi problemi Parecchi film, al Festival di Cannes, hanno trattato di tematiche familiari. Ma, della famiglia si affrontano temi drammatici molto legati all’attualità che stiamo vivendo: si va dalla fine del welfare alla malattia terminale, passando per lo stupro, l’insicurezza della quotidianità e la voglia di vendicarsi. Insomma, siamo alla frutta, tanta precarietà, malinconia e poche speranze: se questo non è il tramonto dell’occidente, ditemi voi. Pannella: sbandierati diritti umani e la strage degli innocenti Disabili dimenticati Se il nostro non è più un paese per gli italia- Elogi sperticati sono seguiti alla morte di Marco Pannella, spesso definito “alfiere dei > 47 ATTUALITà Non ci illudiamo: è un cancro e siamo ai palliativi Massoneria: nodi al pettine a Catania? I fatti di Catania fra “mafia e loggia massonica” proiettano in prima pagina la questione della massoneria. Non illudiamoci: come contro la mafia, non basta qualche indagine qua e là per fermare ciò che non vorremmo esistesse nel consorzio civile di cui tutti siamo parte… In ogni caso i “fatti di Catania” non sono certo i primi e non giungono isolati. Si infittisce, da un po’ di tempo, la rete che vorrebbe acchiappare i massoni come pesci, ma... Racconteremo un aneddoto. Una sera, all’ora “che volge il disio ai naviganti” (Dante) e ci rende tutti pensosi, quando cala il sole e non si accendono ancora le luci della sera, camminavo pensoso. Una cara amica, matura titolare di cattedra all’università, mi incrociò (era un posto, una meta, dov’era facile che avvenisse) e si accorse della mia espressione…. “Ma che stai pensando? – mi chiese – Ti vedo assorto”. “Non lo immagini – risposi – ma stavo pensando che soluzione di continuità vi sia a Palermo fra la massoneria e la mafia dei mandamenti…”. “Nessuna – fu la risposta – caro, nessuna…”. Ogni volta che sento tirare in ballo la massoneria a proposito di mafia, ne ho certo piacere. Si otterrà qualcosa? Tuttavia estirparla mi sembra sempre tristemente impossibile. I massoni, prima o poi, dicono come la pensano. I cosiddetti “dormienti” ti dicono di più. La massoneria si vanta di avere uomini ovunque, sotto ogni regime, in ogni ambiente. Dalle cariche dello stato alle istituzioni, all’amministrazione, all’informazione, alla “mala”, fin dentro le carceri. Sì, provocati, finiscono per vantarsi di essere massoni e avvertono che la massoneria è potentissima, onnipresente, è praticamente ovunque. A questo punto può venirti un complesso. Ti chiedi: quanto impiego ormai, in base al comportamento, ad accorgermi che “uno è un massone”. Ci sono quelli di vecchia data e i giovani reclutati da poco, magari perché figli di altri massoni: tutti riconoscibili dal modo di fare, in breve tempo… La parte peggiore del problema è, però, la massoneria internazionale, le realtà ormai venute alla luce come la triade e il “gruppo bilderberg” con i suoi “allegri” …bilderberg meetings. Se poi a Catania, le indagini sostengono che “non tutta la Gran loggia Federico II è sporca, ma solo parte di essa, quella fatta di mafiosi, praticamente gangster”, non fa che confermare quanto già si sa su tutte le organizzazioni di stampo massonico. Fanno riunioni e sotto riunioni – tavoli e tavuliddi – come si dice in Sicilia. Ci sono “quelli” che traggono grande profitto dalla “appartenenza” e “i fissa” o perché onesti o perché ingenui, rispetto a chi tira le fila. In ogni caso, nelle organizzazioni di stampo massonico, vengono date delle direttive, indicate opinioni da professare, anche strade da se- guire nell’imminente e a lungo termine. Sia di basso che di più consistente profilo. A volte si tratta di emerite stupidate o di veri e propri errori, ma in ogni caso suppliscono a quella che è una caratteristica ed un obbligo da seguire per gli “adepti”: la mancanza di fantasia. Ma è vero che, come in ogni altro ambiente, c’è persona e persona. Con alcuni è impossibile dialogare. Ci sono, però, anche “i buoni”, più aperti: ti danno persino del lavoro. Altre volte questo ti viene tolto seccamente: “inutile discutere, è deciso, si fa così…” Una vera passione? Essere o anche rispettare le “eminenze grigie”, quelli che “non figurano troppo” nelle cariche, ma in realtà …comandano. Peccato che anche loro, ben presto, non rinuncino alla “passione massonica” di vantarsi anche di questo. Lo faranno tramite quelle che – secondo loro – sono fini allusioni, oppure, a seconda del momento, non resisteranno alla tentazione di spiattellarvelo chiaramente… Scaramacai La massoneria è collegata ad una gran parte dell’ebraismo (anche in esso convivono due mentalità) e al socialismo. Come massoneria atlantica è nemica dello sviluppo del Mediterraneo. Sua nemica giurata “sarebbe” la Chiesa che li ha scomunicati. In effetti i massoni credono in una loro “contro religione”… Può osservarsi, infine, che operano due e più massonerie. Molti spiegano così il differente comportamento fra “massone e massone”… La massoneria cosiddetta “italiana” di Piazza del Gesù sarebbe la più aperta e “soft”... Sarà vero? Sono riconoscibili anche due differenti atteggiamenti fondamentali: uno è contro ogni sviluppo spontaneo e liberista, a tutto favore del mantenimento di “un controllo” sulla realtà economica, sociale e civile; un altro atteggiamento, più aperto, non ostacola la crescita e lo sviluppo in generale. Secondo questo atteggiamento (dovrebbe essere normale) la crescita generale non può che giovare a quella individuale. Tutte perseguirebbero “il bene generale”, ma che cosa sia lo stabiliscono “loro”. Nella foto Papa Luciani. Sprizzava salute ma in 33 giorni morì. Aveva detto: “Devo liberare la chiesa dalla massoneria”. pallini > diritti umani”. Tra i diritti umani, considerati tali dal leader radicale, sono però totalmente mancati quelli dei bimbi ancora non nati. Per questi innocenti la pena di morte scatta facilmente, mentre la condanna a morte di un reo è da impedire qualsiasi reato egli abbia commesso, anche il più atroce. Ma se la misericordia umana oggi arriva fino a questo punto, come si può allora sostenere la liceità, se non addirittura, l’opportunità di uccidere dei bimbi innocenti? I vari pretesti addotti per perpetrare tale delitto sono in realtà del tutto inconsistenti. Piuttosto che spingere le madri a uccidere in grembo il proprio bimbo bisognerebbe far funzionare meglio il welfare familiare, i sostegni alla genitorialità, l’educazione scolasti- 48 ca e la sanità pubblica. Infine, per chi non si sente di crescere il proprio figlio è sempre aperta la porta dell’affido o dell’adozione. Un brutto ripiego ma sempre preferibile a un delitto, che può pesare sulla coscienza anche per tutta la vita. L’aborto e l’eliminazione dei down Addolora dover costatare che, mentre da una parte si moltiplicano gli interventi a favore dei down e, in genere, dei portatori di handicap, con l’ausilio di organizzazioni e associazioni che si battono per i loro diritti e per un migliore inserimento sociale, nel frattempo ci sia ancora chi li consideri solo un peso per la società, rifiutandosi di accettarli e di condividerne emozioni e speranze. Così, accade che in alcuni paesi i down siano pressoché scomparsi perché tramite l’aborto si sceglie di non farli nascere. Ma questi non vanno considerati progressi della società. Il vero successo di una società è quando tutti gli individui che ne fanno parte sono accolti e inseriti. Il loro essere normodotati o meno non può e non deve essere motivo di discriminazione o sottovalutazione, tanto meno di eliminazione fisica. Sarebbero metodi di hitleriana memoria da non reiterare. L’economia odierna e il progresso scientifico possono permettere di raggiungere risultati a volte strabilianti e di consentire la cura di malattie un tempo incurabili. Questa è la strada da seguire: quella della crescita umana in cultura e sensibilità. ReLIGIoNe A papa Francesco e il patriarca Kirill pregano insieme Un sogno finalmente realizzato Papa Francesco e Kirill, Patriarca di Mosca e di tutte le Russie (150 milioni di fedeli e 1000 anni di storia alle spalle), si sono incontrati “come fratelli nella fede cristiana”, centrando così un obiettivo cui si mirava da decenni; almeno dallo storico incontro fra il patriarca Atenagora e Paolo VI nel 1975. E’ storico l’incontro, ma ancor più lo è la dichiarazione comune, dai toni solenni e palpitanti allo stesso tempo, che si apre con un ringraziamento a “Dio glorificato nella Trinità per questo incontro, il primo nella storia”. Esso è avvenuto nel febbraio scorso a Cuba, crocevia di speranze e di dolori, terra di martirio per i tanti cristiani oppressi dalla dittatura comunista di Fidel Castro. Le due chiese infatti sono unite dall’ecumenismo del sangue “di Gesù, versato dai suoi molti martiri cristiani in varie parti del mondo, [che] ci interpella e ci spinge all’unità” (Papa Francesco 20.11.2014); un’unità costruita sulla fedeltà al Signore fino al sacrificio della vita. I due vescovi dal copricapo bianco sono ben consci delle divisioni passate e presenti fra le due chiese, ma hanno una speranza: “Possa il nostro incontro ispirare i cristiani di tutto il mondo a pregare il Signore con rinnovato fervore per la piena unità di tutti i suoi discepoli”. Questa unità sarebbe un segno straordinario per tutto il mondo, che di speranza ha tanto bisogno e che è travagliato da colossali problemi. “La civiltà umana è entrata in un periodo di cambiamento epocale. La nostra coscienza cristiana e la nostra responsabilità pastorale non ci autorizzano a restare inerti di fronte alle sfide che richiedono una risposta comune.” Il primo pensiero dei due patriarchi è rivolto proprio alle “regioni del mondo dove i cristiani sono vittime di persecuzione. In molti paesi del Medio Oriente e del Nord Africa i nostri fratelli e sorelle in Cristo vengono sterminati per famiglie, villaggi e città intere. Le loro chiese sono devastate e saccheggiate barbaramente, i loro oggetti sacri profanati, i loro monumenti distrutti. In Siria, in Iraq e in altri paesi del Medio Oriente, constatiamo con dolore l’esodo massiccio dei cristiani dalla terra dalla quale cominciò a diffondersi la nostra fede e dove essi hanno vissuto, fin dai tempi degli apostoli, insieme ad altre comunità religiose. … Ci inchiniamo davanti al martirio di coloro che, a costo della propria vita, testimoniano la verità del Vangelo, preferendo la morte all’apostasia di Cristo. Crediamo che questi martiri del nostro tempo, appartenenti a varie Chie- se, ma uniti da una comune sofferenza, sono un pegno dell’unità dei cristiani … che la comunità internazionale faccia ogni sforzo possibile per porre fine al terrorismo con l’aiuto di azioni comuni, congiunte e coordinate… in maniera responsabile e prudente”. Constatato “il rinnovamento senza precedenti della fede cristiana in corso adesso in Russia e in molti paesi dell’Europa orientale, dove i regimi atei hanno dominato per decenni”, si evidenzia come “Ortodossi e Cattolici spesso lavorino fianco a fianco”. Spesso, però, altrove, soprattutto in occidente, “…i cristiani si scontrano sempre più frequentemente con una restrizione della libertà religiosa, del diritto di testimoniare le proprie convinzioni e la possibilità di vivere conformemente ad esse. In particolare, constatiamo che la trasformazione di alcuni paesi in società secolarizzate, estranee ad ogni riferimento a Dio ed alla sua verità, costituisce una grave minaccia per la libertà religiosa. È per noi fonte di inquietudine l’attuale limitazione dei diritti dei cristiani, se non addirittura la loro discriminazione, quando alcune forze politiche, guidate dall’ideologia di un secolarismo tante volte assai aggressivo, cercano di spingerli ai margini della vita pubblica”. L’Europa infatti non è più “fedele alle sue radici cristiane”. Chiediamo, pertanto, ai cristiani dell’Europa orientale e occidentale di unirsi per testimoniare insieme Cristo e il Vangelo, in modo che l’Europa conservi la sua anima formata da duemila anni di tradizione cristiana.” La dichiarazione ricorda poi i “milioni di migranti e di rifugiati che bussano alla porta dei paesi ricchi” e la “famiglia, centro naturale della vita umana e della società. Siamo preoccupati dalla crisi della famiglia in molti paesi. Ortodossi e cattolici condividono la stessa concezione della famiglia che “si fonda sul matrimonio, atto libero e fedele di amore di un uomo e di una donna”. …Ci rammarichiamo che altre forme di convivenza siano ormai poste al medesimo livello di questa unione, mentre il concetto di paternità e di maternità come vocazione particolare dell’uomo e della donna nel matrimonio, santificato dalla tradizione biblica, viene estromesso dalla coscienza pubblica”. E poi gli attentati al “diritto inalienabile alla vita”. Milioni di bambini sono privati della possibilità stessa di nascere nel mondo. La voce del sangue di bambini non nati grida verso Dio (cfr Gen 4, 10). Lo sviluppo della cosiddetta eutanasia fa sì che le persone anziane e gli infermi inizino a sentirsi un peso eccessivo per le loro famiglie e la società in generale. Siamo anche preoccupati dallo sviluppo delle tecniche di procreazione medicalmente assistita, perché la manipolazione della vita umana è un attacco ai fondamenti dell’esistenza dell’uomo, creato ad immagine di Dio. Riteniamo che sia nostro dovere ricordare l’immutabilità dei principi morali cristiani, basati sul rispetto della dignità dell’uomo chiamato alla vita, secondo il disegno del Creatore.“ Che cosa ci si aspetta dai giovani cristiani? “…Voi, giovani, avete come compito di non nascondere il talento sotto terra (cfr Mt 25, 25), ma di utilizzare tutte le capacità che Dio vi ha dato per confermare nel mondo le verità di Cristo, per incarnare nella vostra vita i comandamenti evangelici dell’amore di Dio e del prossimo. Non abbiate paura di andare controcorrente, difendendo la verità di Dio, alla quale odierne norme secolari sono lontane dal conformarsi sempre. …Educate i vostri figli nella fede cristiana, trasmettete loro la perla preziosa della fede (cfr Mt 13, 46) che avete ricevuta dai vostri genitori ed antenati”. …Il mondo contemporaneo… in cui scompaiono progressivamente i pilastri spirituali dell’esistenza umana, aspetta da noi una forte testimonianza cristiana in tutti gli ambiti della vita personale e sociale. Dalla nostra capacità di dare insieme testimonianza dello Spirito di verità in questi tempi difficili dipende in gran parte il futuro dell’umanità”. La dichiarazione è quindi un comune piano di lavoro almeno decennale: rievangelizzazione, difesa di vita e famiglia, promozione dei poveri e dei deboli, sostegno ai nuovi martiri e ...lo stesso futuro dell’umanità. Essa si conclude con l’appello “alla Santissima Madre di Dio, invocandola con le parole di questa antica preghiera: “Sotto il riparo della tua misericordia, ci rifugiamo, Santa Madre di Dio”. Che l’Immacolata, immagine e Madre della Chiesa, riunisca le pecorelle del Signore in un solo ovile sotto un solo pastore! E’ a Lei che guardiamo, fiduciosi nel trionfo del Suo Cuore Immacolato, promessoci a Fatima 100 anni fa. Preghiamo, agiamo, sacrifichiamoci per affrettare quel momento. E’ intorno a Lei che cattolici e ortodossi, uniti dalla comune tradizione e dalla missione di predicare il Vangelo, possono percorrere la via dell’unità, con un’azione comune che aggreghi tanti altri uomini di buona volontà! Diego Torre (La Milizia dell’Immacolata) pallini Il gender e i due sessi I sostenitori della teoria del gender (vedi articolo in questo numero a pag. 46-47) chiamano “negazionisti” coloro che difendono quella che sarebbe, paradossalmente, “la tradizione”. Si tratterebbe di “retrogradi”… Ma la teoria del gender cade in una serie di contraddizioni da far sorridere, se l’omosessualità non fosse un problema foriero di disagi per i diretti “portatori” e per il prossimo… Si ipotizza, persino, all’anagrafe, ma che cosa può voler dire “terzo sesso” o “quarto sesso”. Perché chi “si sente” dell’altro sesso non dovrebbe stare in coppia o non unirsi con veri uomini (gli omosex maschili) e vere donne (le omosex femminili)? Non sappiamo, forse, che ciò avviene in molti casi? Che sono frequenti i bisex? La verità è che del sesso si parla sempre con ipocrisia e pruderie. Di fatto non se ne parla con serenità, né nelle comuni conversazioni, né in fase di educazione. Ciò dà spazio a chi vuol introdurre concetti come …il gender, ma anche ad un mare di “guai”. Si percorrono false piste fra cui la teoria del gender. Ma sempre “teoria” è. E’ la scarsa educazione al sesso, all’amore, legati al rispetto dell’altro, a creare gli scompensi (femminicidio e attrazioni fatali inclusi). Qualunque persona ragionevole sa bene che l’omosessualità è un vizio, una cattiva abitudine, la conseguenza di una deriva caratteriale o di situazioni (circostanze) particolari… Che dire allora del voyeurismo, del feticismo, della pedofilia etc? Chi ha questi “dichiarati” vizi appartiene ad …altrettanti sessi? Di che gender è? La cultura diffusa e mediatica procedono (anche qui) in bilico, fra l’incultura, la stupidità e forme che rasentano la superstizione. Sicilia? Palermo? L’Italia è un’espressione geografica, disse un dì a Vienna il Metternich. L’offesa sembra sia stata un deterrente del sano revanchismo degli italiani nella storia che seguì. Persino > oggi… Ma gli italiani sembrano a volte i “nemici di se stessi” come il personag- 49 vITA SoCIALe Disabili sempre più disagiati in Italia Isee: Le vessazioni continuano… Il nuovo conteggio ISEE (Indicatore della situazione economica equivalente, ndr) prevede il cumulo del reddito famigliare di una persona sofferente di disabilità con i contributi dello Stato previsti dalla Costituzione. Ovviamente tale inclusione fa salire il reddito complessivo al punto di far tagliare i contributi statali destinati, ad esempio, al personale di accompagnamento della persona disabile. Ciò significa che le famiglie devono intervenire col proprio patrimonio per mantenere le condizioni di vivibilità delle persone più sfortunate. E’ ovvio come non tutti abbiano la capacità di intervenire col proprio patrimonio per surrogare tale nuova situazione voluta da un Governo privo di immaginazione cui l’unica attività economica si estrinseca nel vessare gli italiani. Questa volta è troppo! Non possono continuare a rosicchiare centesimo su centesimo per parare le LORO grandi lacune in fatto di cultura e competenza nelle questioni amministrative e di politica economica. E’ una intera generazione di pubblici amministratori che fin dal 1990 hanno avuto l’obiettivo di togliere pian piano tutto a tutti mascherandosi dietro la voce “…ce lo dice la UE…”, come se la UE avesse pieno diritto di gestire l’economia italiana. Così dicono i grandi “numi” dei partiti politici più importanti, ma intanto l’Italia spende oltre 9 milioni di euro al mese per mantenere negli agi gli immigrati clandestini tra l’altro in attesa di espulsione e questa sua “carità” chiaramente si trasforma in odio verso gli italiani. Ciò accade perché il Governo è ben lungi dal saper governare e non ha ancora capito che, spizzicando qua e là, sta portando la nazione al disastro. Non ha ancora capito che strozzando l’economia delle famiglie si chiude ogni possibilità di ripresa delle medesime e quest’altro aggravio ISEE ne ha peggiorato le condizioni alle fondamenta. Addirittura – e non è la prima volta – il Governo si propone con Leggi incostituzio- nali come lo è la c. d. Legge Fornero che gettò sul lastrico ben 360.000 dipendenti dello Stato e di cui 160.000 senza alcun sostegno! Insomma, è ormai chiaro che questo Governo sostenuto da un Parlamento illegittimo sta pian piano azzerando la capacità economica alla base delle famiglie italiane. E’ ora che dia le dimissioni e se ne vadano tutti a casa, parlamentari e senatori compresi: vogliamo un Governo che si impegni per il benessere delle famiglie italiane e non per altro… Ora è chiaro che i primi a “schivare” la Costituzione sono proprio loro, i parlamentari, e vorrebbero addirittura depotenziare il Senato e giungere a un sistema elettorale che deleghi l’onnipotenza unicamente al Presidente del Consiglio! Si fa un gran parlare di disabilità, s’inventano vocaboli soft come “diversabili”, si “parla” di abbattimento delle barriere architettoniche. Forse, sarebbe meglio chiamarli handicappati, ma occuparsi seriamente di loro. Questo “indicatore economico” non è che l’ennesima diavoleria del nostro fisco: l’abbandono economico resta il disagio maggiore cui possiamo “condannarli” più di quanto abbia fatto la vita! Già adesso si ritengono onnipotenti, basta leggere qui sotto ciò che è scritto nella Costituzione italiana, ormai tenuta nei cassetti nascosta come fosse un giornaletto pornografico… Riporto per dirimere ogni dubbio sulla questione ISEE il relativo Articolo della Costituzione ma sia chiaro che a “e“ che ho evidenziato nel testo dell’Articolo medesimo è fondamentale, perché in italiano congiunge i due periodi “inabile e sprovvisto” e non “inabile o sprovvisto” come fanno valere per gli immigrati! Per questa interpretazione illegittima occorre chiedere le dimissioni del Consiglio dei Ministri e soprattutto del caro Poletti per “incompetenza e incapacità culturale”! Art. 38. Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale. I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria. Gli inabili ed i minorati hanno diritto all’educazione e all’avviamento professionale. Ai compiti previsti in questo articolo provvedono organi ed istituti predisposti o integrati dallo Stato. L’assistenza privata è libera. Noi speriamo che quanto qui scritto faccia aprire gli occhi agli addetti ai lavori e li faccia ripensare scegliendo se continuare a vessare gli italiani – con i risultati di veder sparire pian piano il partito di maggioranza (fittizia perché non eletta), oppure cercare di recuperare il consenso dei cittadini mandando al diavolo quanti vogliono soltanto il benessere degli stranieri. Ogni cosa al posto e al momento giusto, prima le famiglie italiane e poi gli altri! Lorenzo Romano e Antonino Macaluso (da Roma) pallini gio di Terenzio. Per non parlare dei siciliani e dei palermitani... Questa avversione si manifesta in più modi e in più occasioni. Nonostante ciò, la Sicilia e i siciliani suscitano ammirazione nei viaggiatori che li conoscono in loco. L’anno scorso una turista, intervistata dalla Rai su che cosa le fosse piaciuto di più di Palermo, rispose: “i palermitani”. Contraddizioni fra ospitalità, orgoglio smisurato, rinuncia e discredito nei confronti di ciò che è proprio e della propria terra si fondono. A sovrastare su tutto è la sfiducia – prima ancora della corruzione e della scarsa coscienza sociale – in ciò che dovrebbe essere il “patrimonio comune”, cui contribuire. Così possono sopravvivere al “potere” due personaggi come Crocetta e 50 Orlando. Secondo noi, inqualificabili per vario verso. Siamo un’espressione geografica? Non lo saremmo. E c’è dell’altro: è l’avversione (invidia) dell’Italia e dell’Europa per le potenzialità e la posizione geografica dell’Isola. Essa è proiettata nel Mediterraneo che, tutt’altro che un mare di profughi, è un crogiuolo di transiti, trasporti (intermodali) e commerci, che corrono da un capo all’altro del continente antico in “neo” evoluzione: Europa, Asia e Africa! Ai focolai di guerra ci pensa il potere atlantico, ma i “focolai” di crescita procedono a 2 cifre… Un “punto” sul caso Giulio Regeni Regeni? Il povero studente era in un giro troppo grande. Non rappresentava l’Italia. Cambridge affidava il “neo ricercatore” a una tutor già “un programma”: Maha Abdul Rahman… Lui, da giornalista, scriveva per l’antigovernativo “Il Manifesto”. Indagava sulle ingiustizie sindacali sotto Al Sisi, un amico dell’Italia. L’Inghilterra contrasta l’Italia in Egitto… Regeni aveva tutto per essere come S. Holmes, un gran ficcanaso, ma non così abile, in quel paese che non tollera, come invece l’Italia, gli oppositori e i nemici della patria, fra i piedi di un regime della linea Nasser, Sadat, Mubarak… “Non paragonate l’Egitto all’Europa”, dichiara Al Sisi. Più di così… Per Holmes sarebbe una confessione. E l’Italia? Ovvio: ad onta delle “istigazioni” di Usa e G.B. tace diplomaticamente. A ATTUALITà e’ Carmelo papa capo tribù di una stirpe di marinai Il Signor ormeggio eolo Il Papa dell’ormeggio o, almeno a Cefalù, il Papa del Mare. E’ Carmelo Papa, oggi titolare dell’Ormeggio Eolo a Presidiana, il “porto nuovo” della cittadina normanna, ma parte di una dinastia di pescatori del luogo. Suo padre, Carmelo Papa, era il più pittoresco personaggio della marineria cefaludese. Sapeva confezionare le nasse tradizionali in fibra vegetale ed era amico di chi scrive queste righe. Tuttavia ce l’aveva con me, così mi chiamava spregiativamente “u giurnalista”, perché non facevo abbastanza per le condizioni dei pescatori. Nessun giornalista, di solito, fa molto. Si limita a descrivere e il mondo va avanti lentamente: bisogna aver fiducia. E’ colpa della stampa piccola e grande o del mondo stesso se sembra che nulla cambi? Poi, come le lancette dell’orologio, la realtà si sposta più avanti. Pazienza ci vuole, ma i Papa non ne hanno molta per tradizione. Carmelo lo ricordiamo giovane e forte, nero come la pece, nuotare da vero campione e vincere la gara per il SS Salvatore al porto vecchio. Poi partecipare all’antinna a mare… Ne parlarono tutti i giornali della Sicilia, sia per le imprese sportive, sia per gli aspetti legati alla grande tradizione del mare… Quando la pesca iniziò a dare meno frutti, i pescatori di Cefalù si dividevano fra il Villaggio, dove rimediavano soldi più facili acchiappando al volo, quando potevano, un po’ di amore clandestino e il lavoro al “porto nuovo”. Rimpiangendo, di tanto in tanto, i larghi orizzonti e le albe, tutto cominciò con qualche boa per fare ormeggiare i villeggianti. Erano ancora gli anni 70 e Carmelo Papa portava e riportava avanti e indietro i clienti dai gavitelli, facendo navetta. Ma l’obiettivo era l’ormeggio in banchina e l’impazienza ereditata in famiglia non gli dava pace. Così, quando poteva, faceva su e giù per le scale degli uffici al Comune, pensando: “O la vinco io con la mia insistenza o niente! Io non mi stanco, non cedo”. Poiché la richiesta non era assurda e Cefalù aveva bisogno di offrire un servizio pubblico agli ospiti del porto, ci fu finalmente chi “comprese” le ragioni di Papa e Carmelo ebbe il suo primo permesso per un pontile. Dopo di quello ne è venuto qualche altro e poi il Bar, il chiosco dove chi passa, diportisti e pescatori, possono bere qualcosa, sorbire un caffè, una birra, un cappuccino con un cornetto e trovare un po’ di gastronomia. Era un atto dovuto per l’efficienza del luogo. Un giorno Carmelo, ormai papà e suocero di validi collaboratori da lui avviati al lavoro, si accorse di comandare ormai la sua piccola tribù. E’ lui l’ultimo “capo” della stirpe dei Papa. Nonno, ultrasessantenne, con la possibilità persino di fare un po’ il pensionato e dormire il pomeriggio – ma la mattina è sempre “sua” di buon ora – il caro Carmelo lasciamolo lì, a fare, ogni tanto, quando ci vuole, qualche …cazziata a chi la merita. Come le sa fare lui quando vuole... Scaramacai IL LIBRo. Gli haiku di Nicola Romano “voragini ed appigli” liriche con riferimenti giapponesi Approfondendo la lettura delle liriche di Nicola Romano, nella sua nuova pubblicazione Voragini ed appigli, (Edizioni Pungitopo), si ha subito la sensazione che la sua sia una poesia che nasce già adulta e si mantiene tale senza perdite di tensione, con uno stile affinato e raffinato che rende più pungenti i versi, a volte ironici, “… in fin dei conti / so radunare al meglio le parole / traggo quelle che affiorano / dal caglio dei silenzi”, qualche volta sentimentali: “Ti vorrei dolce acqua / nei tremori d’arsura / vita che spezzi l’anima”, altre nostalgiche, o bucoliche, “ma di solito il vento / che sospinge la pula / lascia polvere ed aghi / sulla fronte rappresa”, insomma nelle liriche di Romano si coglie un’eleganza poetica che avvince. Una poesia già matura, ricca anche della conoscenza e frequentazione di tanti poeti, ma nello stesso tempo scorrevole, piacevole, di facile lettura, semplice come la copertina della raccolta, sobria, misurata, seria, rigorosa, scevra da immagini ridondanti. Un particolare delle poesie di Romano, consiste nel fatto, che queste sono senza titolo, ma in testa a ciascuna hanno un distico tratto da composizioni di altri poeti, con bellissime citazioni, «culmini», che il poeta usa come appigli che riportano al testo, la poesia è usata come presa, di fronte alle voragini che incontriamo durante la nostra esistenza, “Il giorno poi transenna / voragini nei cuori.”. Quando si scrive, si fa un viaggio dentro se stessi, dentro i valori, la cultura, ancor di più quando si scrivono poesie e Romano ha coscienza poetica, ma senza vanità e con le sue liriche pure e sincere sono una delle voci più alte del nostro tempo, “Ti ringrazio davvero / acerrimo mio amico / per le spine affondate / nel fianco disarmato”. Nelle poesie, tante sono le sfumature civili, esistenziali, liriche che non perdono la coscienza della verità della condizione umana, “La cronaca la cronaca / petulante e tagliente / … / e mai la verità / sul nostro tempo.”. Oggi conosciamo la superficialità umana, ci si lascia incombere dalle abitudini, tutti spinti verso le apparenze della forma in un personalismo esagerato, con la poesia invece ci si ferma, leggendole si vede l’uomo che viaggia dentro se stesso e Romano lo fa a volte con ironia, “sarò sereno a sera”, a volte in modo critico per opporsi ai fanatismi: “Non possono segnare / solo e sempre i terzini / hanno altro da fare”, distinguendosi non solo per la loro alta definizione stilistica, ma anche per la tematica, per i rovelli, “ma tutto resta incerto / affidando al rouge ou noir / i litigi del mondo” e, in sostanza, per l’unità del discorso poetico. Nicola Romano con la poesia ha un dialogo aperto, senza reticenza, “Diventeremo nomi / buoni per la memoria”, spazia su tutto ciò che è argomento di disquisizione e la sua eleganza poetica suscita passione culturale, “Il sogno del poeta / è leggere a una folla / rapita e assai gaudente”. Nella seconda parte della raccolta dal titolo Dimmi se hai kuore, cronachette ferali, leggendo gli haiku, Nicola Romano, consegna componimenti brevissimi di soli tre versi, e si ha una sua precisa visione delle cose, si avverte la tendenza del poeta a concepire le proprie poesie come momenti, illuminazioni sensibili alle tematiche sociali, notizie che passano veloci, con la distrazione che spesso ci ritroviamo, ma tuttavia fissate in questi versi queste diventano squarci intensi, perché si rivolgono anche a tutto ciò che al mondo si mostra come fragilità, debolezza, imperfezione: “Poi parleremo / solo di morti e pianti /stupida guerra”, oppure “Assurda e bieca / la brama di denaro / terra dei fuochi.”. Insomma, quaranta haiku tutti da ricordare e da citare, perché Romano con gli haiku concentrati in soli tre righe riesce a dire con semplicità e chiarezza anche le cose complesse. Vito Mauro 51 SCUoLA Istituto Don Bosco Don Carmelo Umana Bilancio di un anno Il Don Bosco Ranchibile di Palermo, un istituto che cresce in controtendenza. Ad illustrarci i termini di questo trend è il direttore Don Carmelo Umana. “In linea generale il settore delle scuole paritarie e cattoliche – chiarisce – è certo in difficoltà. Questa nostra regge la tradizione. Al Ranchibile manteniamo i numeri che hanno caratterizzato gli ultimi anni”. Rispetto al lontano passato la crescita è stata enorme… “Sì, da 300 alunni siamo agli attuali 800, ma quell’incremento appartiene al passato. Ora gli incrementi sono di piccola entità”. Che altro dire in proposito? “Che è cambiata la composizione, che le scelte di indirizzo da parte dell’utenza oggi sono altre. Per quanto a Palermo ci sia ancora una forte richiesta di liceo, lo scientifico è preferito al Classico ed anche all’Istituto tecnico. La convinzione è che prepari di più alle professioni più richieste. L’andamento è generale. Ma il nostro complessivo, il numero degli alunni da noi non cambia”. Ecco, siamo al difficile rapporto fra scuola e lavoro… “Anche. Ma noi siamo molto sensibili al problema con una serie di iniziative concrete di scambi culturali con il mondo dell’occupazione nel corso dell’anno”. Avete ottenuto vari successi, grazie ai risultati dei vostri ex alunni, alcuni dei quali divenuti famosi… “Una recente soddisfazione ci è giunta dalla ex alunna Laura Russo, che, con l’equipe di Milano in cui lavora potrebbe essere candidata al Nobel per la fisica…” Con quale motivazione? “Se le dico per la sperimentazione sull’osso bionico, comprenderà che siamo alla fantascienza”. Potrebbe spiegarci? “In poche parole si tratta della produzione di tessuti ibridi in grado di favorire la ricostituzione di tessuti ossei e cartilaginei del corpo umano. In pratica, sostituendo e favorendola secondo natura. Si tratta di una collaborazione fra l’Università di Milano Bicocca e l’Imperial College di Londra…” Ma avete avuto anche altri studenti divenuti famosi… “Se si riferisce al Presidente del Senato Piero Grasso, certamente. Ma è stato ampiamente già reso pubblico dai media. Potrei nominare anche importanti personaggi del settore medico, della ricerca e della stessa politica”. Abbiamo ricevuto delle foto di vostri alunni premiati di recente… “Certamente. Gaetano Sarzana, un ragazzo particolarmente encomiabile. Ha vinto il premio Giusto Monaco in seguito 52 Premio 100 libri il momento della premiazione ad una gara di traduzione dal greco antico. Allievo della V cl. A, ha ricevuto un assegno di 400 euro che ha interamente devoluto in beneficenza all’oratorio salesiano di Santa Chiara. Inoltre ci siamo aggiudicati il Premio 100 libri per 1 scuola grazie a Giulia Massinelli, una nostra allieva del V scientifico A”. Sappiamo dai comunicati che il teatro vi ha dato molte soddisfazioni… “E’ un’attività di cui vado particolarmente fiero. La compagine teatrale dell’Istituto ‘Volti dal Kaos’ ha presentato, con grande successo di critica e di pubblico, il nuovo spettacolo andato in scena a maggio dal titolo La venticinquesima ora, il palcoscenico della follia, che unisce in chiave attualizzata l’Aiace di Sofocle e il Re Lear di Shakespeare. La compagnia ha all’attivo nell’anno scolastico appena concluso la realizzazione di un laboratorio teatrale condotta assieme ai detenuti dell’Ucciardone. Lo spettacolo è stato presentato all’assemblea nazionale dell’Associazione Magistrati presso il carcere Gazzi di Messina. Qualche premio… “Già. La compagnia ha avuto quest’anno la menzione speciale Leone d’argento per la creatività nel concorso online per la scuola indetto dalla Biennale di Venezia. Ha poi confermato il successo con la partecipazione al Festival nazionale del teatro scolastico di Cesena, premio per la miglior drammaturgia e premio speciale del pubblico… Infine, con il teatro prodotto nel 2015, con l’opera Il maestro, Ippolito e Cirano, si è aggiudicato il Primo premio come miglior spettacolo e quello come Miglior attore protagonista al nostro giovane attore Emanuele Del Castillo. Il tutto nella prestigiosa sede teatrale di Gravina di Puglia”. Una conclusione… “Tornando all’Istituto, ho motivo di rite- Gaetano Sarzana nere che le famiglie, di cui considero le attuali difficoltà, credano nel nostro progetto educativo, che considerino l’esperienza consolidata di questa scuola, dei due licei e degli istituti tecnici, maschili e femminili. La lunga esperienza ci ripaga in termini di chiara fiducia”. C’è ancora il tradizionale oratorio? “Come no. L’oratorio è l’altro polo d’attenzione accanto alla scuola. E’ aperto, secondo la tradizione, a tutti i ragazzi che vogliano farne parte, con attività ludiche e di preghiera”. Gelys A SCUoLA Il professore illustra aspetti e valori Il preside Filippone ci parla di... Qualche domanda al giovane preside del Ranchibile Nicola Filippone. Che dire dell’impegno scolastico nel corso di quest’anno? “Senza dubbio le soddisfazioni non sono mancate, a testimonianza della cura che poniamo nella formazione dei nostri giovani. I premi e i riconoscimenti ottenuti dai nostri allievi parlano da soli. Gaetano Sarzana, vincitore del Certamen di greco svoltosi al Liceo Garibaldi, ha poi bissato il successo al Certamen di latino, organizzato nel nostro istituto”. Senza trascurare l’aspetto ludico… “L’attività teatrale, che ha avuto fin dal principio importanza fondamentale con Don Bosco, continua sempre con passione e ci riserva tanti successi anche in altre parti d’Italia: a Cesena e a Gravina di Puglia, dove si svolgono ogni anno due festival del teatro scolastico molto importanti…” Immagino che la crescita culturale debba essere anche il risultato di una formazione a vasto raggio… “E’ il principio ispiratore della nostra scuola. Educazione e formazione umana e professionale non possono essere scisse se non in astratto. Di recente, ad esempio, si è tenuta qui in istituto una conferenza su Don Luigi Sturzo, tenuta da Monsignor Pennisi, arcivescovo di Monreale, un’occasione anche per parlare della dottrina sociale della Chiesa. Vi hanno partecipato i quintiani ed è stata una vera lezione”. Non tutti conoscono l’esperienza umana e politica di Sturzo e non ne considerano il contributo… “Luigi Sturzo, messo da parte troppo frettolosamente e ingiustamente, è una persona che ha lasciato un segno nella storia del nostro paese, anche per dirittura morale e coerenza di vita e di pensiero. In particolare, qui in Sicilia, molto di ciò che si è fatto in positivo lo ricorda. Come la data in cui si celebra la festa della Regione siciliana, il 15 maggio, scelta in memoria della Rerum Novarum di papa Leone XIII (1891) che tenne conto della dottrina sociale della Chiesa cui tanto Sturzo contribuì”. Così il diavolo si sforza di farci dubitare di Dio Il Male colpisce travestito da treno o da Isis In Italia è un treno, in Francia un camion. Il primo guidato da un errore umano, il secondo dalla volontà criminale dei terroristi islamici. In ambedue è il Male che colpisce l’uomo, ma il danno che cerca di compiere, con catastrofi e infermità, è più ampio di quello apparente e immediato. Non basta contare il numero delle vittime, né calcolare i danni economici. Il danno cui il Male – il diavolo – tenta di compiere è diretto all’umanità intera, perché dubiti dell’alleanza di Dio e della sua Bontà: quella che usa nei confronti degli umani, le sue creature pensanti e coscienti, a differenza delle bestie e della natura bruta. Gli umani conoscono, studiano, ragionano, fino a cercare le verità e i segreti del cosmo. All’umanità Iddio ha dato il dono di approfondire la conoscenza del creato e di apprezzarne la grande bellezza. Ma anche un ruolo non facile nella lotta contro il Male. Ha concesso, poi, un dono bifronte come la libertà, che è quella di scegliere fra il Bene o il Male stesso. Un diritto e un dovere, la libertà è un bene discusso, quanto il male e la bontà divina: viene negata, osteggiata, impedita, additata, come uno “spauracchio”: è anch’essa un male? Questo, da sempre, è abilissimo nel travestirsi da bene e nel darsi ragione fuori e dentro i tribunali. Perché la giustizia umana è esteriorità, quella divina interiorità. La prima è forma, la seconda sostanza… Tutto ciò ci insegna il cristianesimo, quello cattolico in particolare. Ma non a tutti è chiaro che il male – sotto forma di peccato, ignoranza, errore, malattia e catastrofe – è ciò che l’Umanità ha il dovere di lottare con l’aiuto del tempo e del Padre Santo, che vuol – lui per primo – veder trionfare l’umanità, la sua alleata, sulle forze del Male, le sue prime nemiche… Se non si capisce tutto ciò e non si riscontra, anche nella tradizione, come su tale lotta sia basato il rapporto antitetico fra il diavolo tentatore da una parte e Dio, con i santi, gli angeli e gli umani, che sono i terminali ultimi che combattono quella decisiva battaglia senza posa, non si capisce il mondo. Perché tutto è basato sul saper accettare il male e saper riconoscere e vedere il bene, godendone. Allora ci si accorgerà anche che il Bene è già in grande vantaggio sul suo nemico. Perciò occorre aver fede che alla fine vincerà. E …combattere. Germano Scargiali 53 SCUoLA era di Messina? L’ipotesi storica illustrata al Liceo Umberto da elio Di piazza Ma Shakespeare era Siciliano? Una mattinata sul tema “Trespassing on Shakespeare”. L’abbiamo trascorsa anche noi al Liceo Umberto I di Palermo nei 400 anni dalla morte (1616) dell’illustre autore di Stratford. Promotore il preside Vito Lo Scrudato, che si è avvalso della collaborazione delle Professoresse Margherita Giambalvo e Giusi Zummo, entrambe docenti di inglese. Protagonisti il Prof. Elio Di Piazza, ordinario di Lingua e letteratura inglese nell’Università cittadina che ha presentato una relazione dal titolo “Le origini siciliane di Shakespeare: solo un’ipotesi?” e gli alunni del liceo Umberto I che hanno letto sonetti greci e latini a cui il celebre scrittore si ispirò. Grande e ammirato, Shakespeare, quanto misterioso per quello che fu e per quello che scrisse…. I primi interrogativi – se non veri e propri dubbi – li posero i grandi biografi Johnson, Dickens, James… Incongruenze sul personaggio, insomma, emersero presto. Di fronte alla genialità di ciò che rimaneva imperituro, i dubbi si addensavano come vere nubi sulla sua personalità, sulla sua vita e persino sulla sua esistenza. Un fenomeno, questo, che accompagna altri “grandi della storia”. Di certo sembra risultare che avesse una cultura che si estendeva, pur non approfonditamente, al latino. Fu prima un attore, un “teatrante” e, certo, …di successo. Pare fosse cattolico, tanto che la moglie subì per questo anche una condanna… Nonostante le sue opere siano ambientate in varie parti del mondo, pare che non avesse viaggiato. Parla con competenza di principi e re, per cui dovrebbe, comunque, aver frequentato ambienti di adeguato livello. Quando e come? Di tutto ciò ha accennato con cultura e competenza, il Prof. Di Piazza. Si è, però, soffermato di più su un’ipotesi che, pur non essendo inedita, egli accredita particolarmente. E’ un interrogativo: Shakespeare fu, forse, di origine italiana? Addirittura siciliana, esattamente messinese. C’era, in effetti, allora a Londra un personaggio d’origine italiana: Michelangelo o Michelagnolo Florio. Pare avesse anche un titolo nobiliare: Crollalanza. Si tratta, questa volta, di una persona di sicura cultura, che aveva studiato a Wittemberg in Germania, e molto viaggiato fra la stessa Italia e l’Europa. Si ipotizza che il cognome insolito “Shakespeare” sia null’altro che la trasposizione inglese di Crollalanza o Crollalancia, dove “shake” sta per crolla e “speare” per lancia. Tale risalire di Shakespeare ad una matrice italiana giustifica i vari drammi shakespeariani, dalla “Bisbetica domata” al “Mercante di Venezia”, da “Otello” a “Romeo e Giulietta”, che sono ambienta- 54 ti nella Penisola. Mentre ancor più fantastica è l’idea che l’isola della Tempesta potesse essere la Sicilia (vi si trovava la demoniaca figura di Caliban, consacrata a Cerere e Proserpina…). In realtà sembra che il grande William, capace di splendidi voli in bilico fra la logica e la fantasia, avesse dell’Italia una conoscenza colta, ma povera sotto il profilo geografico: distanze e collocazioni delle città molto approssimative… Shakespeare è per altri versi misterioso: parla finemente del dramma dell’esilio senza averlo mai sperimentato. Come mai? I suoi spunti sarebbero verosimili senza una cultura classica? Sembra di no e non è chiaro se avesse anche notizie dell’umanesimo e dello scoccare del Rinascimento in Italia. Sembra saperne qualcosa… Nell’Enrico V, in compenso, vi sono ricorrenti “francesismi”. Ebbene, Michelangelo Florio dava lezioni di francese a Londra… William Shakespeare. In basso alunni del liceo Umberto I durante la lettura di sonetti shakesperiani ed anche greci e latini Un particolare storico recente: nel corso dell’ultima guerra mondiale i servizi segreti inglesi portarono via dalla biblioteca di Londra quattro scatoloni con le opere di Michelangelo Florio, che era anche lui uno scrittore… Fu lui il “vero” Shakespeare? Avrebbero fatto sparire quell’archivio per salvare il mito tutto inglese del grande autore, che la tradizione vuole veder sbocciare come uno splendido quanto solitario fiore del pensiero, lì nella piccola Stratford-upon-Avon… Come a raccomandare anche a noi, che nutriamo quel fascinoso dubbio: “Il buon Shakespeare lasciamolo lì”. Anagraficamente, però, si sa ben poco di lui. Mentre “quel” Florio è certo che sia realmente esistito, che sia fuggito all’inquisizione e abbia scritto anche lui opere di cui si ha notizia, i cui titoli ricordano quelle del grande William. Se nulla ci vieta, dunque, di immaginare uno Shakespeare tanto vicino alla Sicilia (anzi…) una lode e un grazie vanno di certo al Prof. Di Piazza e all’iniziativa del Liceo Umberto, che è stata affiancata da performances e letture, anche di brani in latino, oltre che in inglese, da parte degli studenti più bravi e versatili. Gelys ATTUALITA’ 1° Convegno “congiunto” Ance Cfc Sicp Diagnostica e terapia in Cardiologia La suggestiva cornice del barocco serpottiano dell’Oratorio di Santa Cita ha ospitato il 18 giugno il Convegno di Cardiologia congiunto delle Società Scientifiche Ance, Cfc, e Sicp. Il Convegno, aperto dall’intervento del Presidente Nazionale del CFC Dott.ssa Gabriella Vitrano e dal Presidente Nazionale ANCE Dott. Antonio Vittorio Panno ha visto la partecipazione di circa 150 medici. Nell’ambito della kermesse sono stati trattati gli aspetti clinico pratici di importanti temi di diagnostica e terapia in Cardiologia, puntando, sia sui temi tradizionali della cardiopatia ischemica e dello scompenso cardiaco, sia su argomenti peculiari come i nuovi device in aritmologia, sulle problematiche dell’uso dei nuovi anticoagulanti orali e la cardiopatia congenita negli adulti. La sessione scientifica è stata articolata sulla discussione di casi clinici “reali” presentati da relatori e provoker con un’innovativa formula “step by step” che ha permesso un coinvolgimento attivo di tutti i partecipanti che hanno dovuto esprimere le loro opinioni sui vari snodi decisionali creando una opportunità unica di discussione tra i medici di diversa estrazione professionale presenti Hanno concluso i lavori gli interventi del Segretario ANCE Sicilia Dott. Di Franco, del Segretario CFC Sicilia Dott. Foti e del Delegato SICP Sicilia e Calabria Dott. Comparato che hanno confermato, stante il successo, il proposito di continuare la collaborazione culturale intrapresa. Ance: Associazione nazionale cardiologi extraospedalieri. Cfc: Collegio federativo di cardiologia. Sicip: Società italiana di cardiologia pediatrica. Francesco paolo Gravina il difensore dei poveri A Collesano dedicata una piazza al principe di palagonia Collesano ha accompagnato con un corposo programma di festeggiamenti l’intitolazione di una piazza al Servo di Dio Francesco Paolo Gravina, Principe di Palagonia e Lercara Friddi. Una personalità eccezionale, che seppe operare con intelligenza e umanità, sia come filantropo, sia come sindaco di Palermo, quando riuscì a proteggere la città da gravi calamità fra cui un’epidemia di colera. Colpito nel suo affetto più caro, a causa del tradimento della moglie, decise di non chiedere la separazione e, rimasto solo, da quel momento in poi si dedicò anima e corpo all’elevazione materiale e spirituale dei poveri, per i quali spese tutti i suoi beni. Fondò l’Albergo delle Povere, ospitò molti mendicanti nel suo palazzo di Malaspina. Nel 1835 fondò le Suore di Carità. “Le opere del Principe devono essere divulgate e conosciute – dice Fran- cesco Paolo Sausa di S. Nicola – e ad occuparsene particolarmente sono le suore di S. Vincenzo de’ Paoli e l’Associazione Amici del Servo di Dio Don Francesco Paolo Gravina”. Alla presenza delle autorità, del sindaco Angelo Di Gesaro, di Madre Salvatrice Guida, di Don Giuseppe Di Giovanni, di padre Salvatore Fiumanò, un corteo preceduto dai gonfaloni del Comune, dalla banda musicale Pier Luigi da Palestrina ha raggiunto la piazza dedicata al Principe, dove è stato scoperto e benedetto il toponimo. Al termine degli interventi, è stato proiettato il film Intelletto d’amore del regista cefaludese Giuseppe Maggiore, che rievoca la vita e le opere del Principe, grande benefattore e sindaco. Oggi da tanti si chiede la beatificazione di questa persona di eccezionale bontà che dedicò tutto se stesso e i suoi beni alla salvezza degli ultimi. I più calorosi sostenitori del Gravina sperano di vederlo proclamare “Santo protettore dei sindaci”. Lydia Gaziano 55 ATTUALITA’ Anla “oasi” dei lavoratori sempre verdi parla il presidente regionale vargetto Al cinema: Il piano di Maggie Presidente nazionale Anla con Sergio Mattarella Nella sede di via Dante dell’Anla, Associazione nazionale lavoratori d’azienda, incontriamo l’Ing. Giovanni Vargetto, presidente regionale. Ingegnere, che cosa si propone l’Anla? “Per definizione il primario suo obiettivo è la tutela della dignità e degli interessi dei Seniores, una valorizzazione del loro ruolo nell’ambito aziendale e della società civile assieme alla diffusione dei valori spirituali e sociali del lavoro quali la fedeltà, l’esperienza e la professionalità, dai quali l’Azienda trae continuità, immagine, forza aggregante e propulsiva”. Un po’ di storia? “Fondata nel 1949 come Associazione Nazionale dei Lavoratori Anziani di Azienda, onlus dal 2013, è aperta a tutte le generazioni: con i suoi soci ordinari, territoriali e/o familiari conta un totale di circa 100 mila iscritti in Italia. L’80 per cento sono pensionati, altri ancora in attività. L’attuale presidente, Antonio Zappi è stato da poco ricevuto da Sergio Mattarella. L’associazione stampa anche la rivista Esperienza in 100 mila copie”. Si tratta di soli lavoratori del privato? “Oggi assolutamente no. Dallo scorso anno è aperta anche ai dipendenti di enti pubblici, praticamente a tutti i lavoratori… L’Anla è collegata ad altre associazioni similari… “Sì, è aperta ad ogni associazione che abbia fini similari, in certi casi ha stretto già un rapporto di collaborazione o patti federativi. Ad esempio con l’Anse dell’Enel, la Comit, i Maestri del lavoro... Ma si distingue per trent’anni di attività presso le aziende. Inoltre aderiscono all’Anla 9 Gruppi aziendali a dimensione nazionale e 195 Gruppi aziendali locali”. Quali le azioni più incisive? “A parte la comune attività sociale, passeggiate e gite organizzate, a Bologna è già attivo un centro per i dializzati porta- 56 tori di handicap, che a Palermo contiamo di organizzare. E’ quasi pronto a decollare un Centro anziani e un progetto per l’invecchiamento attivo. Convinti come siamo che l’attività mantenga in salute e migliori la qualità della vita”. Chi è socio e chi può divenirlo? “Ci sono delle restrizioni, ma soprattutto delle aperture. Soci ordinari sono i seniores, in servizio o in quiescenza, con almeno 20 anni di attività, dei quali dieci prestati ininterrottamente nella stessa Azienda o Ente pubblico, e la cui iscrizione avviene tramite i Gruppi o le Associazioni aderenti all’Anla. Poi vi sono altre categorie, come i soci aggregati dei gruppi, coloro che, pur non avendo i requisiti previsti dai propri statuti, partecipano alle attività e alle manifestazioni del gruppo stesso, e quindi possono fruire dei servizi dell’Anla. Soci territoriali sono i seniores non facenti parte di Gruppi o Associazioni aziendali, i lavoratori autonomi anziani, sempre in attività o quiescenza, i familiari dei soci ordinari non conviventi e quanti altri che, condividendo le finalità dell’Anla e volendo partecipare ad attività e iniziative, vengono aggregati a livello provinciale. Soci familiari sono i familiari conviventi dei Soci ordinari o dei Soci territoriali, da questi iscritti per partecipare alle iniziative socio politiche, culturali e del tempo libero”. Una domanda di dovere al Prof. Benito Bonsignore, inossidabile esperto dei “sempreverdi” e nostro redattore, che ci ha procurato questo importante contatto… “Partecipo di continuo ai convegni nazionali sul tema. Significativa l’esperienza di quello di Bergamo 2013 ‘Anziani, una risorsa per il Paese’ nel quale relatori come Giuseppe Roma, ex direttore del Censis, e Edoardo Boncinelli, scienziato di fama mondiale, hanno ribadito, con l’arrivederci al 2017: gli anziani sono una risorsa per il Paese!” (G.Scargiali) Nel film di Rebecca Miller una girandola di sentimenti non banali. La protagonista Maggie, sembra abbia una risposta e un piano ben preciso alla domanda “A che cosa servono gli uomini”: così è il romanzo edito in Italia da Rizzoli… Il film che La bella e versatile Greta Gerwig ha entusiasmato critica e pubblico al Sundance film festival ed al Festival di Berlino è un misto divertente di buonumore e romanticismo, perfettamente in linea con lo stile newyorkese. Maggie è una ragazza allegra e affidabile, giunta sulla soglia dei trent’anni decide che è il momento di avere un figlio. Maggie lavora come insegnante, conduce una vita pianificata, organizzata e calcolata. Ha un problema interiore, non ha successo in amore, nonostante tutto decide di avere un figlio: da sola. Maggie conosce però un brillante scrittore-antropologo del quale per la prima volta si innamora ed è così costretta a modificare il suo piano iniziale di diventare mamma. A rendere tutto più complicato è il fatto che John è infelicemente sposato con Georgette, una brillante professoressa universitaria danese. Mentre i suoi amici, Tony e Felicia, osservano sarcasticamente il tutto da lontano, Maggie elabora un nuovo piano: un triangolo amoroso con John e Georgette e così le loro vite si uniscono in modo inaspettato e divertente. Maggie apprende in prima persona che a volte il destino dovrebbe essere lasciato in pace. A questo punto Maggie vorrebbe rimettere le cose al loro posto: ci riuscirà. “E’ sensato dare una spinta al destino, quando è in gioco l’imprevedibile variante degli affetti”. Maggie può somigliare a un’eroina del passato, in lei non vi è traccia di malevoli intenzioni, è un misto di serenità e malinconia, ingenuità e saggezza, semplicità ed intuizione. L’attrice Greta Gerwig si rivela l’interprete ideale, per la naturalezza con la quale ne metabolizza le contraddizioni: gli altri completano felicemente l’inedito triangolo. Aldo Librizzi spettaColI / CINema Frenetica passion di Eliana L. Napoli Rubrica creata da Gregorio Napoli Non in patria – Il fil rouge che unisce Berlinale, Cannes e l’attesa Venezia Il cinema documentaristico italiano piace all’estero Iniziamo dalla Berlinale dove Gianfranco Rosi, unico italiano selezionato, ha conquistato il pubblico e la giuria. Degli oltre cinquanta film visti in 9 nove giorni, parliamo della Selezione Ufficiale, ma anche di qualche titolo delle sezioni collaterali Panorama e Forum e relativi outsider per capire meglio lo spirito di questa 66ma edizione. Ecco quindi la classifica dei lungometraggi di 21 paesi e le emozioni che ci hanno suscitato soffermandoci sui primi cinque. Innanzitutto Fuocoammare di Rosi doc Orso d’Oro 2016. Autore di una pellicola fuori da ogni schema preordinato che va dritta al cuore dello spettatore. Un urlo per risvegliare le coscienze degli uomini che, come il giovane Samuele, hanno l’occhio “pigro”. L’empatia del medico condotto di Lampedusa Dott. Bartolo verso i migranti da soccorrere è commovente. A seguire Smrt u Sarajevu di Danis Tanović - Orso d’Argento Gran Premio della Giuria. Non poteva essere altrimenti. E’ la memoria degli eventi di Sarajevo nel secolo scorso. Ma anche della fratellanza fra popoli che coabitano, calpestata in nome delle diversità religiose nei secoli. La narrazione inusuale e audace intreccia la vita degli ospiti e degli impiegati di un grande albergo con ritmo crescente. Sarà nelle sale italiane? Secondo noi doveva seguire Chang Jiang Tu (Crosscurrent) di Yang Chao - Orso d’Argento per il contributo artistico nella fotografia. Un viaggio sull’amore platonico tra i flutti del fiume cinese che sfocia a Shangaj. Oltre la fotografia, c’è l’interpretazione della giovane amata alla quale poteva essere attribuito l’Orso d’Argento. Invece il premio è andato all’interprete di Kollektivet di Thomas Vinterberg. Storia autobiografica, ma confusa su una Comune degli anni ’70… Audace anche Soy Nero di Rafi Pitts. Storia di emigrazione nel Continente americano per scappare dalla povertà assoluta del Messico. Peccato sia stato escluso dai premiati… Come pure Quand on a 17 ans di André Téchiné è stato escluso inspiegabilmente dai premi, anche delle Giurie Indipendenti. I giovani protagonisti Thomas e Damian consegnano allo spettatore un punto di vista che gli adulti faticano a comprendere. Segue poi il film premiato Inhebbek Hedi di Mohamed Ben Attia Orso d’Argento migliore attore e Premio migliore Opera Prima. Se l’interpretazione del giovane protagonista del promettente Majd Mastoura (Bidoun 2 di JlaniSadi) è convincente, al contrario l’altalenante andamento della storia lo è meno con un finale scontato. Quindi l’assegnazione del Premio Opera prima è controversa. Infine nei primi inseriamo, fra i film fuori concorso, Saint Amour di Benoît Delépine e Gustave Kervern - Una coppia affiatata e datata (Gérard Depardieu & Benoit Poelvoorde) insieme a due giovani speranze del cinema francese (Vincet Lacoste & Celine Sallette) fanno la differenza. Infatti, dietro lo spirito leggero da commedia si celano i temi universali sull’amore. Citiamo pure fuori concorso il Film controverso d’apertura Hail, Caesar! di Joel and Ethan Coen - Narrazione scanzonata e dorata degli Studios anni ’50. Non poteva essere altrimenti: i Fratelli Coen possono permettersi certe disgressioni. Invece ha deluso Where To Invade Next di Michael Moore – doc. Ritmo fluente ma con punti di vista discutibili. Il regista è un dispensatore di sequenze ben dosate, ma sarà tutto vero quello che ci racconta? Passiamo quindi ai lungometraggi delle sezioni Panorama, Forum, PDK e Sezioni autonome Generation che hanno vinto e alla nostra classifica di quelli visti tra gli oltre 100 lungometraggi di cui 88 di genere e 19 doc e le emozioni che ci hanno suscitato. Non abbiamo colto nel segno, ma siamo andati vicini. Infatti 4 dei 25 film visti sono stati scelti dalle Giurie dei Premi collaterali. In particolare la classifica dei primi 5 film visti nella sezione Panorama vede primo Les Premiers, les Derniers di Bouli Lanners - Premio della Giuria Ecumenicale e Premio LABEL EUROPA CINEMAS con uno strepitoso Michael Lonsdale. Al secondo posto l’attualissimo tema proposto da La Route d’Istanbul di Rachid Bouchareb sul richiamo jadista su giovani europei disadattati. Segue Mãe só há uma (Don’t Call me Son) di Anna Muylaert - Premio dei lettori del- Gianfranco Rosi la Rivista MÄNNER thriller ben confezionato, ed infine Nunca vas a estar solo (You’ll Never Be Alone) di Alex Anwandter seguito dal fantasioso El rey del once di Daniel Burman. Nella classifica dei film visti nella sezione Panorama Dokumente lo struggente Wu Tu (My Land) di Fan Jian - Cina (Talents) merita il podio seguito dal riuscito Hotel Dallas di Livia Ungur, Sherng-Lee Huang. Mentre il Premio del Pubblico è andato a Who’s Gonna Love Me Now? di Tomer Heymann, Barak Heymann, Alexander Bodin Saphi. Nella classifica dei film visti nella sezione Forum al primo posto Homo sapiens di Nikolaus Geyrhalter, con una fotografia strepitosa, seguito da Tempestad di Tatiana Huezo menzione speciale per il Premio CALIGARI FILM seguito da un thriller dai risvolti sociali Maquinaria Panamericana di Joaquín del Paso (presentato tra i Talents) e dal film ceco Nikdy nejsme sami (We Are Never Alone) di Petr Vaclav premiato dai lettori della Rivista Tagesspiegel. Infine il doc P.S. Jerusalem di Danae Elon. Storia della diaspora israelitica oggi. Recuperato inoltre El Abrazo del Serpiente di Ciro Guerra tra gli eventi di Native. Storia profondamente emozionale sul risveglio dello sciamano più potente della colombiana Amazzonia. Passato, presente e futuro si intrecciano in un viaggio con uno scienziato occidentale per trovare una pianta sacra che dà la guarigione fisica e spirituale. Passiamo a Cannes dove nel 2015 gli italiani (e che cineasti) avevano raccolto le briciole, ma quest’anno sono rimasti addirittura all’asciutto. Sebbene il pubblico di Cannes abbia apprezzato sia Fai Bei Sogni di Marco Bellocchio, sia Fiore di Claudio Giovannesi, il divario con le altre pellicole ha fatto la differenza. La giuria di segue 57 spettaColo Cannes, presieduta da George Miller, oltre a premiare le quote e star collaudate, ha omaggiato la Francia rappresentata da Oliver Assays. Avendo visto tutti i film in gara, tolto il film di Alain Guiraudie, la nostra classifica dei primi 5 film in concorso e fuori concorso vede al primo posto la coraggiosa denuncia della corruzione nelle Filippine con Ma’ Rosa di Brillante Mendoza - Premio migliore attrice a Jaclyn JOSE, seguito dall’enfant prodige Xavier Dolan che con il suo It’s Only the End of the World ha conquistato il Gran Premio della Giuria e il Premio della Giuria Ecumenicale ex-equo con Andrea Arnold e Ken Loach. Segue American Honey di A. Arnold Premio della Giuria e della Giuria Ecumenicale exequo con Xavier Dolan e Ken Loach. Lapiece teatrale The Salesman di Asghar Farhadi che meritava di più del Premio migliore sceneggiatura e Premio miglior attore a Shahab Hosseini. Ma Loute di Bruno Dumont – horror poliziesco grottesco con una notevole Valeria Bruni Tedeschi – non è stato, invece, premiato. La giuria ha gratificato poi I, Daniel Blake dell’ottantenne Ken Loach, Palma d’oro e Premio della Giuria Ecumenicale ex-equo con Xavier Dolan e Andrea Arnold, Bacalaureat di Cristian Mungiu per la migliore regia ex-aequo con Olivier Assayas per Personal Shopper e Toni Erdmann di Maren Ade, Premio della Giuria Fipresci. Citiamo anche The Last Face di Se- > an Penn, il più brutto film! Fuori concorso il poetico Le Cancre di Paul Vecchiali e il doc Gimme Danger di Jim Jarmusch. Per la selezione a latere Un Certain Regard, la cui giuria era presieduta dall’attrice svizzera Marthe Keller, ecco la cinquina più bella con in testa La Tortue Rogue di Michael Dudok de Wit - Premio Speciale Un Certain Regard seguito da Fuchi Ni Tatsu di Kôji Fukada - Premio della Giuria e After the Storm di Koreeda Hirokazu. Meritevole anche Me’Ever Laharim Vehagvoat di Eran Kolirin eVaroonegi dell’iraniano Behnam Behzadi. Gli altri premi della sezione collaterale sono invece andati a Il giorno più bello nella vita di Olli Mäkidi di Juho Kuosmanen - Premio Un Certain Regard, Premio per la miglior regia a Matt Ross per CAPITAN FANTASTIC e a Voir du Pays di Delphine e Muriel Coulin – Premio per la migliore sceneggiatura. Nella stessa sezione era pure presente il film italiano Pericle Il Nero di Stefano Mordini con un applauditissimo Scamarcio. Inoltre la Camera d’Oro alla migliore opera prima è andata a Divines di Houda Benyamina presentato alle Quinzaine des Realisateurs. Nelle sezioni autonome Quinzaine e Semaine de la Critique rispettivamente Diamond Island (Davy Chou) è stato premiato. Mentre segnaliamo per la Quinzaine Tour de France di Rachid Djaïdani che completa la trilogia di Depardieu attore e la perdita del figlio. Pochi ne parlano ma, accanto al Festival di Cannes, nella vicinissima Chiesa di Notre Dame de Bon Voyage si svolge un Festival piccolino ma grande… Il Festival Sacro della Bellezza, già alla III edizione in cui l’amatissimo attore Michael Lonsdale, ci ha commosso con l’interpretazione della Via Crucis. Vogliamo qui ringraziarlo. Quel che resta dei due Festival europei di Berlino e Cannes è il Fil Rouge che li lega a Venezia ovvero l’omaggio agli Studios. Infatti se Berlino è stato inaugurato da Hail Caesar! e Cannes da Cafè Society, a Venezia verrà presentato il musical hollywoodiano La Land di Damien Chazelle autore del premio Oscar Whiplash. Luigi Noera (Speciale da Berlino e Cannes. Foto gentile concessione Berlinale e Festival de Cannes). Daniel Blake di Ken Loach taormina Film Fest Situazione immutata anche quest’anno per Taormina Arte, tuttora in attesa di trasformarsi in Fondazione, assicurando così vita più facile anche al Taormina FilmFest. Un plauso dunque a Tiziana Rocca che ha garantito comunque lo svolgimento della sua 62esima edizione, dal 10 al 18 giugno. Malgrado i consueti problemi logistici (soltanto una sala agibile al Palazzo dei Congressi e lo storico cinema Olimpia riaperto ma bisognoso di ammodernamento), l’intraprendente General Manager romana, con la sua società Agnus Dei e con la collaborazione dei due giovani e dinamici Codirettori Artistici Iacopo Mosca e Chiara Nicoletti, è riuscita a condurre in porto positivamente anche questa kermesse, grazie al sostegno dei numerosi sponsor, in prima linea Baume & Mercier coi suoi splendidi orologi. Lo ha fatto a modo suo, ovviamente, puntando soprattutto su glamour e mondanità, e portando sul palco del Teatro Antico a ritirare i numerosissimi premi, personaggi che spesso ben poco avevano a che fare con il cinema, e men che mai coi film in concorso nella sezione Taormina 62 o in quella più interessante, Filmaker in Sicilia, che meriterebbe un discorso a parte. Le star più prestigiose,come Susan Sarandon, Marco Bellocchio, Harvey Keitel, Oliver Stone, Jeremy Renner, erano a Taormina per le TaoClass, lezioni frequentatissime dai giovani, e alla sera salivano sul palco per ricevere i premi più importanti. La lezione più applaudita l’ha tenuta però Thierry Fremaux, un personaggio assolutamente non divistico, eccellente Direttore Artistico del Festival di Cannes, che ha entusiasmato l’uditorio parlando del cinema delle origini e proiettando piccoli film preziosi e rarissimi dei Fratelli Lumière. Ai Campus invece si avvicendavano facce ben note come Fabrizio Gifuni, Fa- 58 bio De Luigi, i simpatici Enrico Brignano e Geppi Cucciari, e perfino la cantante Noemi che si è poi esibita al Teatro Antico. In quella sede più che mai suggestiva, le serate si concludevano con la proiezione di blockbuster americani, nessuno quest’anno particolarmente degno di nota, salvo il cartoon Alla ricerca di Dory, ultimo gioiello dell’animazione di casa Disney Pixar. Primo degli Eventi Speciali, la proiezione del film Gli Invisibili, portato in rassegna dal protagonista Richard Gere che lo ha anche prodotto, a supporto del suo impegno a favore dei senzatetto. Un’iniziativa che il Festival, a conferma della sua vocazione sociale e umanitaria, ha sposato incondizionatamente. Chioma candida e fascino evergreen, più che col film,virtuosistico e ricercato ma piuttosto noioso e privo di sviluppi narrativi, l’attore ha conquistato la platea col suo celebre sorriso e la sua disarmante simpatia. Ma il Festival ha anche supportato la campagna umanitaria legata alla tragica realtà della violenza sulle donne, proiettando ogni sera sul grande schermo, un video che coinvolge numerose testimonial d’eccellenza. E, a due giorni dalla conclusione, vero e proprio “asso nella manica”, è salita sul palco Maria Grazia Cucinotta, appena rientrata dalla Cina, dove sta interpretando due film. A Taormina ha portato C’è sempre un perché, girato tra Favignana e Chengdu, coprodotto con i cinesi da lei stessa e da Valeria Marini, col sostegno della Regione Sicilia. Italo cinese anche il cast dove la Cucinotta è protagonista mentre la Marini ha un piccolo ruolo. Il film, che è una commedia dai ritmi frenetici, da slapstick, inframmezzata da sequenze cartoonesche, ha pochi pregi e molti difetti - va detto però che la versione non è ancora definitiva – ma una cosa è sicura: alla simpatica e lungimirante attrice messinese va riconosciuto il merito di aver dato il via ad una partner- spettaColo a palermo il sole luna Doc Film Festival Si deve a due donne determinate e lungimiranti la creazione del Sole Luna Doc Film Festival. Ideata dalla presidente dell’omonima associazione Lucia Gotti Venturato e sviluppata dalla consulente scientifica Gabriella D’Agostino – con la fattiva collaborazione di uno staff a maggioranza femminile – la manifestazione, che ha esordito in punta di piedi nel 2005, è cresciuta in qualità e autorevolezza, e ha concluso festosamente la sua XI edizione (20 al 26 giugno) con la cerimonia di premiazione ai Cantieri Culturali alla Zisa. Trentaquattro quest’anno i documentari scelti fra gli oltre trecento giunti dai quattro angoli del mondo e suddivisi nelle sezioni Human Rights e Il viaggio, denominazioni che ben sottolineano la duplice vocazione del festival. Chi meglio di Maurizio Porro, “maestro” della critica cinematografica italiana, per cogliere in pieno il senso di simili kermesse cinematografiche, quand’era giurato del Festival dei Diritti Umani di Milano: “Raccolta rara di testimonianze umane” attraverso “storie di persone anonime” sui “grandi temi della società, i diritti civili e sessuali e la tragedia dei cammini della speranza”, raccontate da “una pattuglia di cineasti per cui il cinema è ancora e sempre, e soprattutto, un algoritmo morale”. E non è un caso che la manifestazione di Palermo, di quel Festival milanese quest’anno abbia curato la sezione Documentari, avviando una partnership assai promettente. Tanti i premi assegnati e ben tre le giurie chiamate a giudicare. La Giuria Internazionale, composta da un team di personaggi di tutto rispetto – il sociologo Gianni Massironi, lo scrittore, regista produttore ed attore spagnolo Lander Camarero, l’arabo-palestinese Adam Darawsha, Presidente della Consulta delle Culture di Palermo, il reporter e documentarista Alessio Genovese, la poliedrica Tatiana Lo Iacono, organizzatrice di eventi culturali e “anima” del Sicilia Queer Film Fest per il quale cura il concorso internazionale Queer Short – quest’anno ha assegnato il maggior premio di Miglior Documentario, corredato da un assegno di tremila euro, a A walnut tree del pakistano Ammar Aziz, per “l’approccio filmico brillante” e la capacità “di far entrare in perfetta sintonia con la storia dei personaggi, profughi di una delle zone più remote del mondo, al confine tra Pakistan e Afghanistan”. Il film documenta il disagio di un anziano in un centro di accoglienza, e la sua decisione di lasciare la famiglia per tornare a ciò che resta del suo villaggio distrutto dai Talebani. E si impone, sia per le notevoli qualità estetiche, che per la felice metafora dell’albero di noci, piantato per affiancare il fluire delle generazioni, toccante ri- ship molto promettente per la nostra Sicilia. Si deve poi all’interesse di Iacopo Mosca e Chiara Nicoletti per “le nuove tendenze del cinema contemporaneo, come il web e la serialità televisiva”, nell’intento di fare di Taormina “ un Festival dinamico e moderno”, la presenza sul palco di un raffinato interprete di alta scuola britannica come Jain Glenn, protagonista della celebre serie Trono di spade, ma anche di Salvatore Esposito e Cristina dell’Anna, figure di spicco del popolare Gomorra. Insomma un Festival che gioca su molti fronti in cerca di richiamo e di visibilità. Qualche volta però dal caos nasce l’ordine, e pare che la formula abbia portato risultati confortanti al botteghino. Quanto al buon cinema, quello con la C maiuscola, relegato fra pomeriggio e sera, qualche buon film s’è visto fra quelli del concorso Taormina 62, ma il giudizio è unanime fra i non numerosissimi spettatori. Il migliore, giustamente premiato, è El desierto del messicano Jonàs Cuaròn, prodotto dal padre, il ben più noto Alfonso, che annovera nell’ottimo cast il magnifico Gael Garcia Bernal. Un film di rara tensione e intensità emotiva, che documenta il viaggio della speranza verso gli Stati Uniti di alcuni migranti messicani, inseguiti da uno spietato vigilante. Ma la Giuria Speciale dei Giovani presieduta da Monica Guerritore e Claudio Masenza, ha anche assegnato il Premio TaoEdu/Young a 3000 nights di Mai Masri, storia toccante e profondamente umana di Layla, una ragazza che porta avanti coraggiosamente una maternità sullo sfondo del conflitto israelo-palestinese. Per la sezione Filmaker in Sicilia, i giovani hanno premiato Sponde di Irene Dionisio,che racconta l’amicizia fra Mohsen e Vincenzo. Entrambi emigrati in terra straniera, dalle opposte sponde di Tunisia e Lampedusa esprimono in una fitta corrispondenza il comune disagio e il senso arcaico e profondo della migrazione. A vincere è stata anche l’attualità del soggetto, perché i pronostici puntavano piuttosto su Sicily jass di Michele Cinque, che ha chiuso in bellezza la rassegna. Racconta la storia di Nick La Rocca e la sua Original Dixieland Jazz Band, che raggiunsero l’apice del successo col celeberrimo “Tiger Rag”, contribuendo alla nascita del Jazz. E’ piaciuto molto anche Influx di Luca Vullo, siciliano che vive e lavora tra Parigi e Londra, dove è diventato un’autorità nell’insegnamento del linguaggio dei gesti. Il suo documentario è un’inchiesta vivace e appassionante sulla vita dei siciliani che lavorano a Londra. Il ritratto di un’isola felice, dove chi lavora bene non deve sgomitare, perchè regna la meritocrazia. Erano tutti convinti che i fautori della Brexit non ce l’avrebbero fatta. A cose fatte, non resta che augurargli un bel “Good luck”! Eliana L. Napoli chiamo a valori universali di attaccamento alle proprie radici. Ma il compito della Giuria Inernazionale non finisce qui. Menzioni sono andate ad altri due film. Quella per la Miglior Regia, a The bride of the Nile, del francese Edouard Mills Affif, che focalizza con intelligenza e felicità narrativa, lo spinoso tema delle “spose bambine” attraverso la difficile “scelta” di una graziosa minorenne egiziana. A Tides (Maree) di Alessandro Negrini, poeta e cineasta italiano residente a Derry che ha ritirato il premio personalmente, è andata invece la menzione per la Miglior Fotografia, giusto riconoscimento al suo affascinante documentario, per “testo e fotografia straordinariamente poetici”. Ma il film denuncia anche il pluriennale conflitto fra fazioni politico-religiose, su sponde opposte di un fiume che attraversa una città nordirlandese, che gli uni chiamano Derry, gli altri Londonderry. La menzione per il miglior montaggio è andata all’israelo-canadese Vita Activa – The spirit of Hannah Harendt, di Ada Ushpiz, (che ha ricevuto anche una menzione dalla giuria degli studenti), “per la capacità di mescolare materiali d’archivio e interviste, e per l’uso magistrale delle lettere tra Hannah Arendt e Heidegger”. Ancora un’interessante riflessione sul tema sempre attuale della “banalità del male”. E infine la menzione al documentario più innovativo, che è andata a #My escape della tedesca Elke Sasse, sapiente alternanza di riprese fatte coi telefonini da migranti in fuga dalla Siria verso la Germania, e di testimonianze degli stessi autori, protagonisti della complessa e drammatica esperienza. Al sorprendente documentario è andata anche l’originale scultura di Tobia Scarpa che caratterizza il premio Sole Luna Un ponte fra le culture, rimarcando simbolicamente la vocazione del festival ad unire e affratellare attraverso la cultura. La Giuria Speciale Internazionale, formata quest’anno, da alunni di due Licei cittadini (lo Scientifico “A. Einstein” e il linguistico “N. Cassarà”) e del Copenaghen abneGymnasium, ha confermato il valore formativo ed altamente educativo di questa esperienza, spalmata in mesi di attività scolastica, sotto la guida di bravi insegnanti. La loro scelta è caduta su El transito dello spagnolo Oskar Tejedor, commovente testimone dell’emigrazione in America Latina, che costringe le madri a separarsi dai propri figli per garantirgli un futuro. Infine la Giuria del Pubblico ha premiato Accademia della Follia del franco-iraniano Anush Hamzehian. Il film segue un gruppo di attori dell’omonima associazione triestina che, sulle orme di Franco Basaglia, usa il teatro come terapia per il recupero alla “normalità”. Il risultato è sorprendente e mette in crisi ignoranza e pregiudizi. Eliana L. Napoli 59 la moVIDa La Movida palermitana va ben oltre le poche mete da noi consigliate. Basti dire che, con il primo caldo, entrano in scena le gelaterie. Ma qui vien meno quel minimo di “mondanità” che è, invece, massimo per i più giovani, divenuti i veri grandi protagonisti del fenomeno. Di per sé la parola indica movimento, è di origine spagnola (i giovani in Spagna amavano …andar por tascas, cioè per le osterie, magari più d’una a sera) ed equivale ad andare in giro alla ricerca del meglio per sé e per il gruppo d’amici. Spesso, di fatto ha una meta dove ci si ferma… Il termine di origine spagnola, è entrato nell’uso comune anche a causa dell’apertura dell’omonima discoteca di tendenza a fine anni ‘80 ed è stato anche il nome di un complesso musicale, prima di decollare nell’esperanto di tutto il mondo. A Palermo la centrale Zona Olivella – piazza Spinuzza si dipana attorno alla fama della Sciampagneria, un locale azzeccato a partire dal nome, di cui i giovani venuti in auto dalla provincia parlano come un luogo di perdizione (le ragazze, almeno e i maschi – potenza dello champagne – glielo fanno credere…). L’Olivella è zeppa di locali a partire dall’antico Fuso Orario, ben gestito da Ciccio Capizzi. La Vucciria non può sfuggire a chi cerca divertimento e forse un po’ di brivido a buon prezzo, se non vuol proprio trovare “rogna”… Ma si può ben evitarla. Portare le signore al Caffè Antico fu per alcuni anni una buona trovata. Ma più o meno. Si scende lungo i Maccheronai, si arriva a piazza Caracciolo e si procede per via Chiavettieri: siamo sempre alla Vucciria si può arrivare fino alla Cala e fino a piazza Marina, e sarà un susseguirsi di movimento, di luci e di… “sorprese”. I cocktail si fanno più ricercati e salgono un po’ di prezzo. C‘è chi dirotta sul Calamuri, di fronte alla Cala, chi ai Bottai. Chi ha voglia di camminare va ai Grilli… Piazza Rivoluzione di sera sembra da alcuni anni la “piazzetta dei caffè” per eccellenza. A ravvivarla si dà merito a Giuseppe Giacalone che vi ha fondato il Quivi music. E’ il luogo della gente tranquilla. I “rischi” – me ce n’è pochi 60 A cura di Giovanna Sciacchitano ovunque per chi non li cerca e sa anche evitarli – si riducono agli occhi degli over 30, 40 e più… Potranno mischiarsi con i più giovani che non disdegnano neanche loro la piazza del “Vecchio Genio”. Una serata al risparmio è, invece, il programma di molti “più giovani” che ricorrono a due possibili mete: il Borgo Vecchio, dove c’è Tantillo, che – con il suo supermarket sta aperto fino a tarda notte. Stesso discorso in zona Lolli per un angolo soprannominato Bangladesh per la provenienza dei gestori. Così si può portare in borsa di tutto, incluse le lattine di birra già fresca e riunirsi poi, magari in casa di universitari etc. Ballarò è il posto dei black e dei punk. Musica afro americana, arredi minimalisti, strade comunque percorribili – sempre a chi sa stare lontano dalle “rogne” ed arrivare, magari, in via Nunzio Nasi, dove prevalgono i palermitani. Via Candelai è di certo meno gettonata d’un tempo. Si tiene su – come può – con iniziative culturali, di musica scelta, musica india ed altri generi più ricercati. Oppure con i suoi concerti o, ancora, con le serate a tema (travestimenti variati per ogni serata) al Popshock. Poi una fila di saracinesche: da alcune viene fuori musica a palla, da altre le note di un karaoke. In molti arrivano dai quartieri popolari: creste di capelli in testa e nuche rasate, abbigliamento vistoso a modo proprio. A piedi dai Candelai si arriva al Malox, in piazzetta della Canna. Per alcuni anni è stato un must… I “quartieri alti” a Palermo, com’è regola “misteriosa” per tutte quasi le città grandi, si estendono ad ovest/nord ovest. I locali somigliano a quelli del Nord Italia. Chi dice che siano “passati” i cocktail classici si sbaglia: Negroni, gin tonic e Martini in bicchieri di vetro cristallino. Qui spesso si porta la giacca… Ma a Palermo gli “adulti sembrano – non da oggi – una razza a rischio. Il pubblico è misto. Di sicuro la “zona Libertà” è la più frequentata dai professionisti che dopo l’ufficio passano per l’aperitivo. Ma a volte si trattengono per ore al Berlin, al Lord Green, al Bicchierino, da Buoni Vini. Al Tribeca c’è chi rimane per cena. Al Whisky & Drink si percepi- sce l’impronta metal, ma i giovani non mancano mai… Meriterebbe di più, ma altalenante – come da sempre – resta La Cuba, a Villa Sperlinga. Tornerà una clientela selezionata? Pare ci stiano provando. In zona si segnalano ancora il Jumeirah, il Jackass – dove compaiono i rari 4enni – e il Ricovero. Per ascoltare musica dal vivo questi 2 indirizzi segnateveli pure… La genia che comprende dancing e discoteche è morta? Lo si dice in giro con troppa disinvoltura, ma la risposta è no. La gente va ancora a ballare. Il pubblico, però, può cambiare da una serata all’altra, a seconda di chi sono gli organizzatori. Alla night life contribuisce molto il pr. Le discoteche non son certo la meta di un tempo, ma quelle di stampo più o meno tradizionale (Goa, Country) resistono Poi il dj anche in posti un po’ più ibridi (Reloj, Villa Lampedusa, Kalhesa, Costes). Son venuti in Sicilia anche parecchi top dj del panorama mondiale. Per i “live” c’è sempre vita da qualche parte: Zsa Zsa (ex Noctis), Studio 22, Palab, Mikalsa, Lizard. In & Out… Parlavamo in altro articolo dei moderni dandy, personaggi che, con le dovute varianti esistono e difficilmente mancheranno in futuro. Non c’è dubbio d’altronde che la movida risenta molto di ciò che è “in” e di ciò che è “out”. I dandy sono gli arbitri di tutto ciò? Certo, loro stessi lo vorrebbero. Fra i palermitani non manca del resto lo spirito snob che i dandy esasperano… La scelta giusta sta, tuttavia, probabilmente nel capire che il re delle serate dev’essere il divertimento, che si nutre di volti, di improvvise visioni di uno scorcio storico, di curiosità… Da qui il successo dei locali al centro, da qualcuno bollati frettolosamente come quelli della “marmaglia”. Ma c’è anche chi esclude i locali “troppo bene”… Non c’è regola, nella sostanza, nel preferire una serata più tranquilla e riservata in quelli che, con sicura presunzione, abbiamo chiamato “quartieri alti” o sceglierne una un minimo più avventurosa nei quartieri antichi, dove – per definizione – ogni pietra ha una storia. I netti “distinguo” sono una stupidaggine… D ove pranziamo e ceniamo A cura di Giovanna Sciacchitano IN CITTA’ LA MUCIARA. (da Nello El Greco) a Porticello. Ristorante a più stelle, riportato dalle guide di tutta Italia, è divenuto meno caro, ma garantisce il pesce fresco del vicino mercato e l'arte di cucina di Nello, romano sicilianizzato anche se tuttora un po' nostalgico. Un vero professionista pronto a chiacchierare con voi del proprio mestiere e dei tanti personaggi, da Kofi Annan ai maggiori attori e registi, uomini di spettacolo venuti a Palermo e a mangiare da lui. Capolavori: antipasti di pesce, paccheri alla marinara e "Carbonara di mare" fuori menù. Gradita prenotazione: 091 947274. BELLOTERO. Dall’eredità di Renato a Romagnolo questo ristorante si pone fra i migliori di Palermo per originalità e squisitezza delle portate. Curati sono sia gli antipasti (autentiche sorprese) che i primi e, per una volta, i secondi. Diffidiamo sempre, infatti, da chi vanta solo i primi… 092 582158 AL BRIGANTINO. Un amico che non sbaglia ci aveva segnalato questo ristorante panoramico allineato sul breve ma “gustoso” lungomare di Sferracavallo. Dopo aver programmato, lo abbiamo messo direttamente alla prova, ma frattanto – vista la raccomandazione – non abbiamo esitato ad inserirlo fra i consigliati per rapporto prezzo qualità: abbiamo azzeccato. 091 6911778. AI VECCHIETTI (di “minchiapititto”). Un ristorante “al centro”, a due passi dal Politeama. Menu variato e intelligente, include il pesce azzurro, i piatti della tradizione cittadina… Ma non rinunzia all’innovazione. Gustate le alternative alla pizza: crocchettone, smmugghiata. Tutto anche senza glutine. Via Paternostro 091 585606. GRAFFITI. Da sempre il ristorante “brilla di luce propria” nel pur apprezzabile e stimato Addaura Hotel. Il menù è sano e ricercato, rispettoso della tradizione nazionale, ma arricchito da ingredienti e piatti dalle nuove esperienze “etniche” che non guastano di certo. Il prezzo è più che corretto oltre che contenuto. (Pizzeria, pranzi speciali…) 0916842222 [email protected] IL GABBIANO A MONDELLO. In testa alla classifica, per rapporto prezzo/qualità, resiste questo ristorante gestito da una famiglia “magica” del settore ristorazione. Si mangia sul mare con pesce e crostacei pescati la notte prima, i gamberoni da gustare anche crudi con un po’ di limone e …ostriche sempre disponibili. Fidatevi dei locali zeppi di gente e del signor Biondo. 091 450313. Exè. Lo abbiamo provato per voi senza sconti: giudizio imparziale. E’ bello pranzare in un hotel di lusso come l’Excelsior e ci sono due scelte a prezzo fisso. Originalità, servizio premuroso, porzioni di- mensionate da alta cucina, per chi non vuole appesantirsi… Soluzioni a prezzo fisso per il mezzogiorno, la sera, il brunch domenicale. 091 7909146. IL COVO DEI BEATI PAOLI. Non ci sono proprio i beati paoli, antenati di mafie e massonerie, ma un po’ di mistero sì e qualche pupazzo che simula gli antichi “fratelli”. Niente paura: scegliete i famosi arrosticini e, se per voi è serata da pizza, continuate così. Ovvero alla carta. 091 6166634. LA MATTANZA. Fra i prediletti di Palermoparla che vi ha tenuto più d’una festa di redazione. Dai signori Prestigiacomo è passato a nuova gestione, ma sempre all’altezza delle aspettative, sul mare della Vergine Maria, a piazza Tonnara, si pranza sul Golfo, bene e a buon prezzo. 091 6376298. ALTRI TEMPI, Trattoria tipica. Ci è bastato entrare, invitati dal caro amico Alfredo, nella prima sala di questo locale in via Sammartino (svoltando a destra da via Marconi) per sentire aria di professionalità. Poi abbiamo sentito chiamare il nome Salanitro in direzione del proprietario. Allora abbiamo capito. E’ certamente uno dei nomi più noti della ristorazione palermitana e, per una decina d’anni, ci dice la signora che anche lei ama il suo lavoro, a Lipari. Abbiamo gustato macco di fave e baccalà in pastella. Il consiglio è: Andateci anche voi. (091 323480 – 358 685769). COTTO A LEGNA. Molto noto in città, prepara non solo ottime pizze “a legna”, ma carni alla brace fino a sorprenderci. Oltre all’angus, c’è cervo, cinghiale, agnello, struzzo e persino il canguro. Ogni curiosità può essere tolta, ogni capriccio. Ma non si tratta di questo: tutto è ottimo, oltre che sorprendente. Insomma, la cosa più incredibile è che la vera sorpresa è il gusto. Anche perché di tutte le carni sopra descritte – con buona pace dei vegetariani – si trovano anche gli hamburger. Anzi i mega hamburger: ottimi anch’essi. In Via G.Sciuti 104, 90144 Palermo 091 344436. ROSSO POMODORO. La pizza di solito è buona, ma com’è quella dei napoletani veraci. A Palermo si può saperlo da Rosso Pomodoro, il “Risto – pizzeria” all’interno del forum e di giorno sta aperto dalle 12 alle 16 e la sera fa quasi notata. Quasi sempre ci trovate padre e figlio simpatici proprietari e napoletani veri, di nascita e di carattere: ospitali e bravi a cucinare. Cioè “non solo pizza”. Forse altri locali con lo stesso marchio vi avranno anche deluso, ma qui Napoli c’è alla grande e vedrete che, com’è capitato a noi, non è poco. IN PROVINCIA ANTICA SOLUNTO. E’ un ristorante pizzeria, dice l’insegna. Non dice che è uno dei locali del genere più panoramici d’Italia, che è gestito professionalmente a prezzi contenuti, perché, com’è una regola “da noi”, la vista è gratis. Qui, sotto le rovine fenicie, c’è Porticello, il golfo dell’Olivella (Zagarella) e un mare incantevole nel quale talvolta dalla rIstorazIoNe collina stessa si vedono i delfini. Pizza, primi e secondi di pesce, ma – soprattutto – tanti ricordi. 091 903213 – 336 4499986. ANDREA IL PIRATA. Sempre a Terrasini, ma in territorio di Cinisi, accanto al Florio P. Hotel, ecco questa grande e frequentatissima sala ristorante, consigliata anche dai “tassinari”. Non smentisce le promesse per qualità e prezzo. Pesce. 091 8682725. NANGALARUNI. A Castelbuono è il ristorante di maggior richiamo da anni e lo merita. È apparso sulle migliori guidate, ma non è caro. Il servizio è familiare, cortese e anche attento. Cibi, salumi e formaggi tipici dei luoghi madoniti. Lo trovate nel corso principale dove fa coppia con la pasticceria Fiasconaro. A ROMA LA RUOTA. A Roma in via Enrico Fermi 90, il gestore Fernando Cattani, abruzzese, uomo di grande esperienza nel settore, cucina alla romana e secondo la terra d’origine. Piatti ricchi di sapori, notevole carrello degli antipasti. Tutto buono fino al dolce. Da segnalare una grande carbonara, l’amatriciana, l’abbacchio, i carciofi alla romana e alla giudia. Tel. 06 5560945. La Muciara Ristorante Via Scardina, 2, Santa Flavia - Pa Telefono: 091 947274 Zibibbo’s risto pub Via Volturno, 108 - Pa 091 585960 - 3332244677 Ai vecchietti Ristorante - Pizzeria I titolari di Rosso Pomodoro Via Paolo Paternostro, 34 (Politeama) Tel. 091 585606 61 la sICIlIa Che proDuCe e al premiato Chara di Disisa il Fiano fa concorrenza in casa ecco il miglior bianco in assoluto al Vinitaly Vincere al Vinitaly. Non è più un sogno per la cantina Disisa di Grisì, in pieno Monreale doc e in pieno Alcamo doc. La vittoria è scaturita dal concorso enologico nuovo di zecca, instaurato al Vinitaly con 2.700 vini di 27 paesi, giudicati da una super giuria selezionata e composta da professionisti d’alto valore e fama internazionale. A trionfare come miglior vino bianco in assoluto è stato il siciliano Chara 2015 Feudo Disisa, composto dagli autoctoni Catarratto ed Insolia. Lo speciale riconoscimento attribuitogli con il punteggio di 94/100 lo pone a pieno titolo tra i bianchi italiani di altissimo valore. L’Azienda Agricola Feudo Disisa, che è da anni la più sostenuta e seguita da Palermoparla, si trova ad un’altitudine di 400-500 metri, si estende per 400 ettari e ricade nell’area del DOC Alcamo e DOC Monreale per la produzione vitivinicola, e nel comprensorio della DOP “Val di Mazara” per la produzione oleivicola. L’ottenimento del Premio Speciale 5 Star Wines per il miglior vino Bianco di Vinitaly 2016 corona un continuo lavoro in vigna per l’ottenimento d’uve dai parametri enotecnici di qualità e in cantina per portare in bottiglia prodotti di alto pregio. Ma attenti anche a quel che sta avvenendo con un altro bianco. Nella zona vocata per eccellenza alla vite e al vino, sembrava follia piantare il Fiano, un’uva che viene da Avellino, dalla Campania Felix… Forse che anche ad Alcamo non ci fosse per le uve bianche una terra felix? Ma alla Disisa sono maestri di esperimenti e si sono prestati all’Istituto vite e Vino per sperimentare le colture di viti allogene, prima fra tutte lo Chardonnay, ma non solo quella. Vedi Merlot… Arriva anche il Fiano Quando l’attuale enologo Tonino Guzzo propose di mettere in terra piantine di Fiano, o meglio di innestarle su alcuni filari di barbatelle, i Di Lorenzo non si tira- 62 Chara etichetta particolare La famiglia dei vinificatori Di Lorenzo rono, quindi, indietro. Buona era stata l’esperienza con gli allogeni esteri. Perché non provarci con un italiano? In molti guardammo con simpatia l’arrivo di quel vitigno che ha fatto fortuna nella terra cara all’Aglianico ed altri vitigni. La storia ha dato ragione al coraggio e all’intraprendenza. Ora la Casa Disisa è tornata da Verona con il premio per il miglior bianco in assoluto, andato al “suo” Chara. Il Fiano, frattanto, che è un monovitigno, un bianco in purezza, distribuito da poco più di un anno – dalla vendemmia 2014 – con il nome di Terra delle Fate è risultato strepitoso. Paragonato agli altri bianchi della casa – ad esempio all’ottimo Grillo monovitigno – ha un gusto inizialmente più delicato, ma poi risulta penetrante e persistente. Un vero piacere per accompagnare antipasti delicati e pesce, pur non avendo il frizzantino dei Franciacorta. Un premio, presto, toccherà anche al Fiano? E che cosa avverrebbe se tali bianchi si spumantizzassero? La domanda è solo farina del sacco di chi scrive queste righe, assolutamente avverso allo strapotere dei “prosecchini”. Chi scrive conosce il prosecco dagli anni ’50. I conoscitori lo bevevano già anche a tutto pasto, ma ben sapendo come fosse una via per rispar- CHARA Disisa UVE: Catarratto, Insolia VIGNETO DI PROVENIENZA: Grisì Monreale superficie 40Ha - ceppi/Ha 5000 - altitudine 450 m/slm ALLEVAMENTO: cordone speronato RESA PER ETTARO: 90 q/Ha VENDEMMIA: manuale in cassetta con selezione in vigna VINIFICAZIONE: fermentazione a temperatura controllata (15 - 18c) del mosto fiore. MATURAZIONE: in acciaio per 3 mesi AFFINAMENTO: in vetro per circa due mesi ESAME ORGANOLETTICO: colore giallo paglierino con eleganti riflessi verdognoli; al naso profumi di ginestra e pesca. In bocca fresco, fruttato ed armonico. miare, rispetto ai “secchi” metode Champenois (il prosecco è uno Charmat), ma anche ad altri spumanti metode charmat… Abbiamo già sorseggiato anche dei Catarratto spumantizzati (purtroppo a Valdobbiadene, perché qui mancano le autoclave): che corpo, che forza rispetto ai …prosecchini! Tutto ciò per incoraggiare, se non istigare, Disisa – che già ha nel Krisos (vendemmia tardiva) un ottimo vino da meditazione, dessert e fine pasto – a lanciarsi, con il coraggio di sempre, in un proprio spumante... Dimenticavamo i nostri più vivi complimenti per la vittoria: è sempre bello sapere che un nuovo Davide abbia battuto qualche Golia! (G.Scargiali) la sICIlIa Che proDuCe Il maestro ci rivela qualcosa sui segreti e la sua personalità la bottega d’arte di Franco lo Jacono Chi non conosce la fine lavorazione del vetro e del ferro battuto che ha luogo in via Sampolo a Palermo, poco dopo la via La Marmora, non è palermitano. Non tutti sanno, però, chi sia il Maestro Franco Lo Jacono, autore di pregiati, anzi preziosi, lavori, incisi sul vetro, di ferri battuti, e opere in rame, argento e persino lamine d’oro… Ancor meno sono quelli che sanno della passione poetica del Maestro Francesco, sia artigiano che artista. Sentite che cosa ci dice: “L’arte funziona peggio quando viene eseguita su commissione”. Un tema che potrebbe essere al centro di congressi, dibattiti, polemiche, volumi… Perché si potrebbe dire che Michelangelo lavorò sempre su commissione e tanti altri insigni artisti e persino pensatori auspicarono – se non altro per sostentarsi – la munificenza di un Mecenate, ma Mozart soffrì perché lavorava su commissione e non poteva comporre la musica che avrebbe voluto… Crediamo che artisti e architetti soffrirono nell’accettare i desiderata dei committenti, ma si espressero ad alti livelli. Crediamo lo faccia anche il Maestro Lo Jacono, che spedisce le opere in tutto il mondo… Tuttavia non si può non citare un filosofo come W. Friedrich Hegel che riuscì per una vita a piacere al Kaiser. Se tali pensieri ci affollavano la testa alle parole di Lo Jacono, che ha da poco spedito in Kazakistan – uno degli stati che crescono a 2 cifre, con il massimo reddito pro capite del mondo – un’opera commissionata da un lontano architetto. “Senza falsa modestia – afferma Lo Jacono – considero la nostra lavorazione U Suli U suli quannu si va curca Ittannusi ‘n funnu o mari Lassa o scuru stu munnu ‘nfami Purtannusi appresso un pizzuddu i mia. Io macari mi vaiu a curcari Spirannu ca rumani Comu u suli mi pozzu arruspigghiari. Franco Lo Jacono unica nel suo genere”. Perché dice unica e perché nostra, Maestro? “Unica perché abbiniamo materiali diversi artisticamente e le varie lavorazioni sono eseguite in modo eccellente. ‘Noi’ perché ho il piacere di avere accanto i miei figli, cioè tre dei miei cinque figli, che continuano con me la mia opera e a volte mi superano…” Pensiamo al papà dello scultore Antonio Canova, che ribatté a chi lo “sfotteva” perché il figlio Antonio, maestro del neo classicismo, lo superava: “In questi casi vince chi perde…” Quali materiali lavorate? “Cominciando dal vetro, lo incidiamo anche a mano e sabbiamo quando necessario. Spesso lo coloriamo. Quanto al ferro e agli altri metalli, li lavoriamo a freddo e soprattutto a caldo, alla forgia, all’incudine. Con varie incudini, anche molto piccole, per i lavori più fini. Infine, spesso, temperiamo l’acciaio”. E i metalli preziosi… “Certamente. Lavoriamo, oltre al rame massiccio, l’argento massiccio e l’oro laminato”. Come esportate le vostre opere? “Vede, noi partecipiamo a circa quattro mostre l’anno in tutta Europa, fino a Dusseldorf. In tali occasioni troviamo acquirenti in ogni dove e accettiamo ordinativi, anche su progetto…” Eseguite altre lavorazioni? “Sì. Un’altra nostra specialità è la ceroplastica. Si tratta di bambinelli da collezione e angioletti eseguiti artisticamente…”. Ci viene in mente che Palermo fu la città dei Serpotta e la vena artistica non è mai venuta meno. Ad esempio fra gli argentieri… “Infatti conosco tutti gli argentieri palermitani”, precisa Lo Jacono. E la poesia? “Compongo per dar spazio all’ispirazione. Sa, nel tempo libero, ma l’ispirazione può venirmi in ogni momento…” Un sogno da poeta? “Vendere un mio libretto di poesie, regalando i proventi a qualche famiglia povera palermitana”. (G.S.) Fratelli Contorno 100 anni di vita. Il Galà di Villa lampedusa Con una cena di gala, nel corso di una serata nella splendida cornice di Villa Lampedusa per centinaia di invitati, fra cui molti Vip del “fare impresa”, la Fratelli Contorno srl ha festeggiato i 100 anni di attività. Palcoscenico con celebrazioni e spettacolo, giochi pirotecnici finali per una serata indimenticabile con un magnifico buffet, un evento d’eccezione per la storia cittadina. Hanno parlato “i Contorno” della generazione corrente e di quella a venire. “Fra le difficoltà di Palermo – ha detto Maurizio Contorno, l’A.D. della premiata ditta – il nostro marchio è cresciuto e si è evoluto. Per cui oggi vendiamo in tutto il mondo, dico a braccio Usa, Francia, Belgio, Australia, Nuova Zelanda e per il biologico Germania e Paesi Bassi, prodotti apprezzati per qualità e tipicità”. Un secolo dalla fondazione, 100 anni di lunghi successi dalla Sicilia per cavalcare la tigre anche in piena globalizzazione. L‘industria di conserve alimentari Fratelli Contorno Srl di Palermo è divenuta in Sicilia e fuori da essa quel che si dice “un nome, una marca, una garanzia”. Fra gli ospiti che riteniamo illustri c’erano dall’assessore Cartabellotta al gran pasticciere Nicola Fiasconaro ma anche, in rapida carrellata, persone dell’enogastronomia, del credito… La gran famiglia patriarcale ha rievocato su maxi schermo le “glorie di casa”. Gli ospiti tributavano applausi meritati. Sono stati gustati infiniti piatti di caponatina e di pasta con le sarde. Tutti “made in Contorno”. Fu nel 1916, per opera del Cav. Antonino Contorno, corazziere di Sua Maestà Vittorio Emanuele III, che la “premiata ditta” mosse i primi passi, con le difficoltà del decentramento e del ri- stretto mercato locale… Era esattamente l’8 luglio che ricorrevano gli attesi Cento anni dalla fondazione. Nell’occasione il dott. Maurizio Contorno, “guida” dell’azienda insieme al fratello Agostino, annuncia la pubblicazione del volume “Cent’anni di Contorno. Diario di un secolo di imprenditori siciliani”, che ricostruisce la vita dell’azienda, dai celebri prodotti ai manifesti storici, alle “tappe” percorse. Ubicata nella vecchia area industriale nel cuore della città, si sviluppa per oltre 12.000 mq, di cui 8.500 mq coperti utilizza tecnologie avanzate, tutto è inox, secondo normativa. Non compromettendo la funzionalità, le strutture si aggiungono a quelle risalenti a fine ‘800, rendendole più suggestive. L’azienda è certificata IFS e BIO e segue l’evolversi delle politiche di qualità, dello sviluppo sostenibile e dell’ambiente. Ambasciatori del gusto siciliano, caponata e salse, trasformati per pasta con le sarde, pesti… Fiore all’occhiello la Caponatina, scelta dalla Regione a Expo 2015 come testimonial al Caponata Day. Marchio registrato 2008 precede la Salsa di Ciliegino e il Condimento per Pasta con le Sarde. Segue, la nuova linea di sughi pronti in vetro da 330 gr. Certificazioni: Uni En Iso 900, norme igieniche Haccp. (G.S.) 63