palermoparla 101 per web rid

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palermoparla 101 per web rid
n. 101 luglio/agosto 2016
euro 2 - in edicola 1,50
Patrizia Di Dio e Laura Boldrini
al congresso del Terziario Donna
spettacolo
a
Siciliane
da amare
Licia Raimondi
Sono le “dive”
venute fuori come
una squadra sportiva
che rappresenta l’Isola
Ma sì, come ribattezzarle se non Siciliane da amare? Belle ambasciatrici dell’Isola – a propria volta amata quanto tormentata – sono le miss in cui ci siamo imbattuti in tv e per le quali siamo corsi su
Google per saperne tutto. Sono splendide,
sanno recitare e sono anche alte e a volte
bionde. Come dire, un modo per sollecitare il nostro revanchismo, l’atavico ricordo
del siciliano, intelligente, forse, o più certamente scaltro, ma troppo spesso piccolo
e nero. Queste con Calimero non hanno
niente da “spartire”.
Da chi cominciare, dalla prima recente
scoperta – chiedendo perdono alle più affermate, Maria Grazia Cucinotta, la diva
affermata, o Anna Valle protagonista di
vaglia in tv – saltiamo a Miriam Leone,
apparsa in copertina sul nostro storico numero 100, ma diciamo subito che non saremo “esaurienti”, perché di buone e belle
attrici ormai la Sicilia è veramente ricca.
Terra di belle donne, dunque, l’Isola
più grande del Mediterraneo? Sembra
proprio di sì. Ai bei volti, ai magici occhi,
si associano fisici da top model ed anche
…il talento. Poi sembra siano “abbonate”
al concorso di miss Italia. Se nel 1968 la
palermitana Pia Giancaro rappresentò
l’Italia a miss mondo – e oggi ha sposato
un nobile romano e si chiama M.P. Sforza
Marescotti Ruspoli – sappiamo che la Valle vinse miss Italia, che lo stesso è riuscito
a Miriam Leone (2008) e di recente a Giusi Buscemi (2012). La splendida Cucinotta, diva conclamata del cinema, era stata
“solo” terza (1987).
Tornando a Miriam Leone, ha fatto
innamorare tutti gli italiani nella fiction
“La dama velata” accanto ad un sorprendente Lino Guanciale ambiguo nell’alternarsi “buono e cattivo”… Anche se c’è chi
la conosce e dice che il temperamento di
questa giovane catanese è allegro, quasi
scanzonato. Così il personaggio che meno
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le si addice è il commissario
deciso e triste per problemi
familiari della serie “Non
uccidere”. Si chiama Valeria Ferro, ma non è lei, mentre – per amore di recitazione – appare scolorita e
senza ombra di trucco per
tutta la puntata. Presentatrice (Rai 1 estate) ed ora certamente attrice, afferma di
voler crescere… Può riuscirci, anche per la
sua modestia: è il gran pregio della modestia d’imparare. Non che non abbia fatto
la sua brava scuola di recitazione, come
tutti, oggi, quelli che recitano. Scanzonata
sì, ma non tanto da non amare, da liceale e
universitaria Lettere, Storia dell’Arte, Latino, Greco. Per questo la accusano di avere come “una poco leale” marcia in più rispetto alle rivali.
Giusy Buscemi sembra una sorpresa
quando, bella con gli occhi di un azzurro
rubato al suo mare mazarese, è miss Italia
nel 2012. Anche lei appena eletta sembra
dire in molte foto “Chi, io?” Ma questa
volta le dedichiamo subito un articolo sul
nostro palermoparla.it che diviene adesso
palermoparla.news. Esplode quando appare a puntate su “Il paradiso delle signore” un serial che gli appassionati non vorrebbero finisse mai (tranquilli: riprenderà,
prima o poi) al fianco di un’altra scoperta:
l’irresistibile Giuseppe Zeno, un quarantenne che aveva recitato in America (cinema e tv), volto incisivo come pochi anche
lui. E la Buscemi, fra una serie di commesse di gran classe, pur giungendo a Milano
da perfetta “ragazza con la valigia”, quasi
legata con lo spago, riesce ad essere presto
la più bella fra le belle commesse. Fino a
rubare – o quasi – il bel principale (Zeno)
ad una ricchissima rivale. Così i due personaggi tengono tanta gente legata al piccolo
schermo e divengono famosi come Teresa
Iorio e Pietro Mori. Ma tutto finisce in as-
so? Si sposeranno? Si saprà nella seconda
serie…
Margareth Madè fu selezionata giovanissima come modella e lasciò la Sicilia
orientale dov’era nata e cresciuta (Paternò, Adrano, Pachino), lavorando come tale, ma dopo aver studiato recitazione e dizione, prende il volo quando nel 2008 viene scelta da Tornatore per il ruolo di Mannina in Baarìa, che l’anno successivo inaugura la Mostra d’Arte cinematografica di
Venezia. Grazie alla popolarità acquisita,
compare su numerose copertine – Corriere Magazine, Io Donna, Grazie, Gioia,
Ladies, Cosmopolitan, Max – finché c’è
chi parla di lei come la nuova Bellucci. Ma
è piuttosto la Loren, quando ne recita la
parte nello sceneggiato in cui Sofia le sta
accanto nella parte di sua mamma Romilda Villani. E’ una consacrazione: nuova
Bellucci o nuova Loren? Infine bisogna riconoscere che funziona su tutto la magia
che Milly Carlucci riesce ad operare in
Ballando con le Stelle. Ed è Mariotto, lo
stilista impertinente, forse misogino, a stenderla prima al tappeto, per farla risorgere
più umana e amata di prima, quando la
colpisce (per spronarla, dice) con la famosa
“sparata”: “tu, figa di legno”. E’ la sua difesa nella puntata successiva, quando parla con le lacrime di sua mamma, bella anche lei, ma sacrificatasi lavorando sodo
per portarla lì dove si trova, che non merita che sua figlia venga apostrofata così…
E’ il trionfo della modestia e della giusta
ragione. Il pubblico vuol saper tutto di lei.
Mariotto si scusa farfugliando come può.
spettacolo
Margareth Madè
Miriam Leone
Giusi Buscemi con Giuppe Zeno
Il programma è ancora avaro con Margareth, che viene esclusa dalla finale in coppia con Samuel Peròn. Ci vuole spirito per
concorrere e non vincere contro Platinette, Nicole Orlando… Era, poi, così dura
Margareth nel ballo? A proposito, se sulla
scena la Buscemi sta con Zeno, la Madé fa
con lui nella vita splendida coppia.
Ora perdonateci se, per Palermo, zoomiamo su una delle gentili pin-up di Palermoparla. Non sarà tanto famosa a livello nazionale, ma è la iperattiva Licia
Raimondi, una ragazza che avrebbe
fatto certamente di più sul palcoscenico e
nel giornalismo se non fosse stata così legata alla nostra “lontana” Sicilia e non
avesse coltivato sempre insieme lavoro e
famiglia, come fa oggi come moglie felice e mamma di un delizioso bimbo di tre
anni…
Qual è l’attività più nota di questa eclettica bellissima ragazza? Quella di “anchor
woman”, forse, ideatrice e conduttrice del
programma di inchiesta giornalistica in
città dal titolo Vox Populi, andato in onda
su Tgs per due stagioni, e che riprenderà
dopo l’estate. Vox Populi ha dato vita anche ad un nutrito gruppo Facebook, con
più di 10 mila iscritti, in cui si parla di politica, attualità, e cronaca.
Negli anni ha realizzato tante idee, programmi televisivi e radiofonici, e
nel frattempo ha sempre collaborato con
la redazione palermitana di Repubblica,
tanto che si può dire che Repubblica Tv a
Palermo sia nata con lei, nel senso che ne
è stata il primo e unico volto dal 2009 fino
al 2015. Oggi continua a collaborare con
il giornale, ma in modo saltuario, perché
come si desume da quanto abbiamo già
detto, dà una saggia priorità all’importante ruolo di mamma e di moglie. Tanta “filosofia di vita” in Licia non si coglie a prima vista, se non – conoscendola
meglio – nel suo dolce buonumore e nella
semplicità… Ma le contraddizioni continuano. Perché Licia non sta mai ferma.
Che dire della sua attività di presentatrice
di eventi? “Sono – ci precisa – la presentatrice ufficiale del Solunto Art Festival,
ideato da Giuseppe Di Franco, che si svolge al parco archeologico di Solunto tra luglio e agosto, con musicisti di fama internazionale”. Ma l’abbiamo vista all’opera
con l’associazione Un nuovo giorno,
presieduta da Antonella Macaluso, che fa
volontariato in particolare nella riabilitazione delle detenute del Pagliarelli. Abbiamo assistito noi stessi di Palermoparla al
défilé nel carcere Pagliarelli il 7 marzo
scorso. Ha da poco presentato la manifestazione per i bambini affetti da sindrome
di Down e di Williams al Gonzaga, dell’associazione Nuovo Sentiero presieduta da Laura Ambra. Collabora con l’associazione Inner Wheel, presieduta da Angela Fundarò Mattarella, per cui ha presentato il défilé in favore dell’Airc… Poi
eccola ancora sul palco nel défilé all’Orto
botanico per la raccolta fondi finalizzati al
restauro delle vasche. “Collaboro – ci precisa – con ll Parco letterario Tomasi
di Lampedusa a Santa Margherita Belice, diretto dal Prof. Matteo Raimondi (che
non è suo parente), per cui presento le manifestazioni contestuali al famoso premio
letterario”. Basta, Licia, basta…
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geNte Nostra
a
Nel suo palazzo di via Quintino sella
Incontriamo il professor
adelfio elio cardinale
foto di Pucci Scafidi
Incontrare il Professor Adelfio Elio
Cardinale nel suo studio-biblioteca di
via Quintino Sella è sempre un vero piacere. Si dovrebbe dire – con frase fatta –
che è anche un onore. Chi si attendesse
un personaggio troppo austero e distaccato, si sbaglierebbe: il titolato professore è
affabile e – affermiamo con un minimo di
presunzione – sa capire con chi può adoperare la propria naturale franchezza…
Il curriculum del professore, noto ai più
per il ruolo ricoperto quale Sottosegretario alla Salute del governo Monti, è troppo lungo da pubblicare, ma è impossibile
non accennarvi: è un corposo elenco di
incarichi ed anche premi (non solo nel settore medico) difficile da scorrere per intero. In questa sorta di marea, lunga anche
una vita, ci è sembrato che lui stesso apprezzi l’ultima carica di presidente nazionale del Sism (Società italiana storia della
medicina), di cui ha organizzato e presieduto l’anno scorso il Congresso del Cin-
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quantenario, ampiamente illustrato su
questa rivista, che si è svolto per la prima
volta nella storia a Palermo.
Ma, occorre specificare, ha svolto ruoli operativi di uomo di scienza e sperimentatore con grandi responsabilità nel settore
medico, come Presidente del Sirm (Società italiana di Radiologia medica), quale
componente e oggi Vice Presidente del
Consiglio Superiore di Sanità. E’ stato
Preside della Facoltà di medicina e chirurgia dell’Università degli Studi di Palermo,
per oltre dieci anni. Adesso è stato insignito del Premio Internazionale di Etnostoria
“Pitrè - Salomone Marino“, definito
come il Nobel della antropologia.
Tale premio – che è già andato anche al
famoso antropologo e filosofo francese C.
Levi Strauss – gli è stato consegnato in occasione della presentazione dell’opera omnia in 90 volumi di Giuseppe Pitrè e Salvatore Salomone Marino, nel centenario della loro morte, per opera del Centro Interna-
zionale di Etnostoria e della Fondazione Rigoli,
presso la sede del Comando regionale Sicilia dei Carabinieri, presente il Comandante Generale Riccardo Galletta.
Pitrè e Salomone Marino sono i due
siciliani “dioscuri”, fondatori in campo
internazionale della scienza del folklore o
demologia o etno-antropologia, interessatisi anche di storia della medicina. Ecco
uno stralcio della motivazione del premio:
“…per il suo alto contributo alla storia
della medicina, per le ricerche scientifiche
e per avere sempre propugnato la valorizzazione delle discipline umane e della bioetica nelle scienze mediche e sanitarie”.
Sedere in poltrona nel suo studio, al quarto piano del palazzo di famiglia, significa
ammirare arredi e finiture in gran parte
d’epoca, cimeli scientifici e tecnici, ma
tutti di raro gusto. La più preziosa è, comunque, la biblioteca – ricca di migliaia e
migliaia di volumi – che fa il giro di buona
parte delle pareti, corridoio compreso, te-
geNte Nostra
stimonianza – se ce ne fosse bisogno – di
una vita di studi.
Con il professor Cardinale si può discutere di tutto e, persino, chiacchierare
un po’, amabilmente. Sorvolando sui dispiaceri manifestati per certo degrado
materiale e morale, non tali da far perdere
– però – la speranza e la fiducia, ci interessavano le sue opinioni di carattere medico.
Capita che gli chiediamo
un parere sui farmaci generici…
“Non c’è alcun motivo – precisa – per temere che siano meno efficaci di quelli …griffati.
Vede, seguono il medesimo iter
autorizzativo, hanno equipollente composizione, eccipienti e, soprattutto, bioequivalenza. Un medicinale equivalente ha la stessa composizione
qualitativa e quantitativa del
medicinale di riferimento e rispetta i tre requisiti fondamentali necessari ad ogni medicinale per ottenere l’autorizzazione all’immissione in commercio: qualità, sicurezza ed
efficacia”.
Un altro parere in positivo cade sugli Ogm …organismi geneticamente
modificati.
“Non ho timori – ci dice – e
non vedo come se ne possano
avere. Nessun danno biologico è stato riscontrato. Le cellule di cui sono composti rimangono analoghe, nella genesi, a quelle che troviamo in
natura. Gli Ogm offrono una
prospettiva ad ampio spettro
al progresso ed alla più facile
soluzione della fame e di altri
problemi connessi nel mondo,
che riguardano oggi l’umanità molto da vicino”.
Alla fine, come capita spesso
con i medici, non resistiamo
alla tentazione di “rubargli” una visita.
Bisogna sapere che quel giorno ero stato
vittima di una caduta ‘spettacolare’, un
autentico volo, all’uscita da un negozio.
Ed è poco dire che ero dolorante ad una
spalla, ma non avevo voluto mancare all’appuntamento. Chiesi, così, al Professore se ritenesse necessario ricorrere ad una
o più radiografie…
“Non ha niente di grave – fu la risposta
– le farà molto male ancora per qualche
giorno, ma non vi sono elementi semeiologici collegabili a fratture. Evitiamo esami inappropriati o indagini effettuate a futura tutela. Bisogna contribuire a ridurre
la ‘medicina difensiva’ che costa nel nostro Paese circa 10 miliardi di euro l’anno”.
Che differenza – pensai – con quei dottori
di oggi che per una puntina sulla pelle ti
chiedono subito l’esame istologico…
Germano Scargiali
foto di Pucci Scafidi
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coVer storY
Il suo amore è la Vie en rose – marchio della moda – ma non solo
patrizia Di Dio quella
signora che si fa in tre
Ci siamo recati all’intervista nella sede de La vie en rose per scrivere di una
signora dal doppio ruolo, come avviene fra
gli imprenditori: quello di titolare della
propria azienda e quello svolto in Confcommercio, in questo caso da presidente,
a Palermo. Non è stata un’intervista. Abbiamo parlato un po’ di tutto, di idee e persino di sogni: protagoniste Palermo e la Sicilia. C’è voluto un po’ di tempo per capire
che la signora Patrizia Di Dio non era da
moltiplicare per due, ma per tre. Era in
procinto di volare a Roma per il congresso
nazionale del Terziario donna con in tasca
il discorso da Presidente. Anche lì...
Adesso, mentre raccontiamo di quell’in-
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contro, sappiamo da un comunicato di Roberto Ginex che “…è stata rieletta all’unanimità a Roma, per il secondo mandato di
presidente nazionale del gruppo Terziario
Donna di Confcommercio”.
Non vorremmo esagerare, ma dobbiamo
ringraziare Alfredo Barbaro che ha favorito questa intervista. Se, infatti, il grande Gandhi avvertiva già come sia un errore parlare di sesso debole – ma anche la
storia lo ha dimostrato – ecco che Joseph
Conrad nel suo squisito “Un colpo di Fortuna” avverte come essere donna sia difficile, perché consiste nell’aver a che fare
con molti uomini… Patrizia Di Dio è una
di quelle palermitane sui generis che questi
problemi non se li pone neppure. Ecco che,
contro le farraginose istituzioni, parte all’attacco con l’impeto di una J. D’Arc…
“Un imprenditore – afferma – dovrebbe
essere accolto a braccia aperte dalle istituzioni e dall’amministrazione. Invece si usa
il cavillo per rendergli la vita difficile e l’attività che svolge…”
E’ la criminalizzazione dell’utile
d’azienda, prima ancora che dell’imprenditore e del legittimo profitto, signora!
“Sarà così, ma io bado ai fatti. Vede, il profitto è già tanto difficile da realizzare che il
venir meno di ogni aiuto, anzi il porre degli ostacoli è grottesco prima che assurdo…”
Se lo dice lei, che tiene aperti quattro
atelier di moda a Palermo ed esporta
in Italia e all’estero c’è da crederle…
“S’immagini se le dico bugie! Del resto è
ben noto quanto sia difficile, con l’attuale
più che lunga situazione congiunturale,
creare l’auspicato valore aggiunto, dal quale del resto nasce il denaro fresco, nasce
quanto serve allo stato sotto forma d’imposta. Così sono sempre meno quelli che ci
credono, quelli che continuano, quelli che
rischiano…”
Ricordo dal liceo che Guicciardini
azzardava una sorta di calcolo. Si rischia, diceva più o meno, quando il
conto della speranza supera quello
della paura…
“Mi lasci dire che è difficile che il conto
torni. Su tutto prevale l’amore per ciò che
si fa”.
E il prossimo se ne accorge?
“La risposta è scontata. Senta, io non mi
rendo conto del perché datori di lavoro e
dipendenti si trovino così spesso su sponde
opposte. Oggi più che mai l’azienda è di
tutti. Vedo collaboratori attorno a me, non
dipendenti. Ma, soprattutto, esprimo un
giudizio che spero non le sembri azzardato. Facciamo tutti parte di un’estesa classe
borghese in cui, più o meno, viviamo tutti
allo stesso modo. Può cambiare una stella
in hotel nelle ferie, i cosiddetti ricchi andranno al ristorante, i meno ricchi in trattoria o pizzeria, ma spesso capita anche
d’incontrarsi… Non è più come una volta.
Vogliamo stabilire questo trattato di pace e
convivenza che sarebbe molto importante?”
E’ vero. Anni fa ero certo che la borghesia sarebbe diventata una classe
sociale così ampia da comprendere
almeno l’80 per cento della popolazione, lasciando i super ricchi e i super poveri al rimanente 20 per cento…
“Di sicuro. Così dev’essere e son convinta
che sarà. Il processo storico è stato solo ritardato”.
Tornando all’azienda…
“Al netto di una situazione di mercato che
è quella che è la politica dovrebbe muoversi ‘friendly business”, un moltiplicatore
economico. Quando l’imprenditore non ce
la fa, dovrebbe trovare chi gli faciliti la strada, persino chi gliela indichi. Oppure trovare delle soluzioni insieme. Magari cambiare il progetto, ma giungere a soluzione.
Pensi quante problematiche si innescano,
non solo per l’impresa, ma per tutti i liberi
professionisti, gli architetti ad esempio…
Ma riflettiamo: senza impresa non si va da
nessuna parte”.
Oggi più che mai. Perché lo stato incrocia le braccia, evita di dispensare
lavoro, dice no al posto fisso, un tempo sogno italiano per eccellenza. E,
giustamente, no agli stipendifici…
“Certamente. Più che mai occorrerebbe
una collaborazione di tipo addirittura circolare fra impresa e amministrazione. Perché lo stato da solo non ce la fa”.
Invece…
“Mercato, costi, globalizzazione, tasse, più
ostacoli e ostilità. Assurdo. Per questo molti
gettano la spugna, le imprese, gli artigiani e
i negozi chiudono. Non potrebbe essere diversamente. Ripeto, niente profitto, niente
motivazione”.
E’ prevalso, in questi anni, un credo
sociale rivolto al lavoratore che dà le
spalle al profilo dell’impresa…
“Io non mi oppongo ad un punto di vista
collettivo. Sì, invece, alla collaborazione,
alla volontà di un’idea di sostegno all’impresa patrimonio comune”.
Lasciamo Patrizia Di Dio in posizione leader, pur nel rispetto di una famiglia molto
unita di stampo piuttosto patriarcale, con il
papà Nicolò che era appena uscito con la
sua auto dalla sede, la sorella Stefania e due
fratelli che si occupano d’altro…
Qualche altra parola per non incappare nei limiti di spazio…
“Non so, la nostra Collezione total look,
cioè tutto l’abbigliamento donna nulla escluso. Dico solo che in una terra difficile abbiamo creato un made in Italy competitivo
con un design di pregio, che ha ottenuto un
buon riscontro nel pubblico”.
Germano Scargiali
A editoriAle
Anno XX - n. 101 - luglio-agosto 2016
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Redattore capo: Lydia Gaziano
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Collaboratori:
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X) Edicola-tabacchi “Shangri-La Corsetti”
via Algeria, 141 (Mun. XII); Eur: 2G s.a.s.
di Ciocari Giovanni , via Pietro Maffi, 72
(Mun. XIX) .
Questa volta partiamo dalla realtà vicina, pur
convinti che su di essa pesi quella dei “massimi
sistemi”.
La Sicilia è agli sgoccioli. Palermo è una città abbandonata. C’è chi non si accorge dei tanti “esercizi” chiusi, dei negozi in disuso. Una
passeggiata in via Libertà, quella che conserva
le ultime costruzioni che la facevano bella, è un pianto. Provate per credere. Il marciapiede sinistro da via Gargallo (in
corrispondenza di via Giusti)
fino a piazza A. Gentili è un
susseguirsi di ville abbandonate agli sterpi e alle erbacce, porte chiuse per
sempre… Provate a passeggiare sui vecchi marciapiedi della – un tempo commerciale – via
Roma. C’è un’oasi: il Lidl.
La Sicilia è a un soffio dal gettare la spugna e
Roma non l’aiuta. Anzi cerca di dimostrare
che l’Isola, regione massima, che l’Europa le
invidia per bellezza e. soprattutto, posizione
geografico – economica, sia solo un peso. Sole
iniziative: i termovalorizzatori e il promesso Ponte sullo stretto, per i quali non manca
– ai due livelli – una stupida crisi di rigetto.
L’Italia con Renzi, gran chiacchierone, continua a colpire ai fianchi e qualche uppercut al
mento il Ceto medio. Si pensava che questo
“ceto” dovesse recepire in sé quasi l’intera società civile. Questa “fascia” in effetti vive ed ha
gusti incredibilmente comuni, pur a vario livello economico. E’ incredibile, però, che tale
processo storico, in fieri dalla vigilia della industrial revolution (avvento del motore) abbia i
propri nemici. Probabilmente ad alto livello. I
“potenti”! che possono si accodano nel contribuire alla
persecuzione. Il fiorire della borghesia attiva, con il suo
“crescete e moltiplicatevi”,
procede verso traguardi di libertà e democrazia sognati da
sempre dall’umanità “…dal dì che nozze, tribunali ed are diero all’umane belve esser pietose…”. Uomini e donne ebbero una tribù perché non fosse la mera forza a dar ragione a
qualcuno…
Renzi, nuovo piccolo tiranno di un’Italia che
ne ha visti di più grossi, non può non scontrarsi
con il No al referendum. La gente pensa!
Gli ha detto sì quando ha salvato le trivelle. Il
petrolio, il gas e i lavoratori italiani. Non ora.
La tartassata borghesia – che è comunque
la più estesa delle classi sociali – vuol dare un
segnale, come quella inglese che ha schivato la
sua mezza presenza in Ue. Si è stancata “s’è
rotta” e vuol farlo capire. Deve farlo.
Contro il ceto
medio
è persecuzione
sommario
A Roma l’imprenditrice palermitana
Patrizia Di Dio presidente nazionale
del Terziario Donna (vedi intervista a
lato), ha incontrato la presidente della
Camera Laura Boldrini
di Germano Scargiali
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Siciliane da amare
Incontriamo il Professor Adelfio Cardinale
Patrizia Di Dio quella signora che si fa in tre
E se dessimo spazio all’economia?
Gli enigmi della politica a 360 gradi
Qualcuno non sa che in Africa ci sono più
cristiani che islamici
Palermo muore lentamente
“Basta con la politica del tappetino”
Relativismo etico contro Umanesimo: quale
errore!
Netanyahu il “cattivo” dei media: lode
al popolo che lo confermò
L’inghilterra fugge da questa folle Europa
Giovanni Di Trapani: “mi vedo con Miccichè
e non sto solo alla finestra”
Intervista a Sandra La Porta
Quanta amicizia fra Russia a Italia
Una strada senza nome: tante persone
senza indirizzo
Cimiteri questi sconosciuti
Blu Sea Land-Expo dei Distretti
agroalimentari
L’Ue se ne lava le mani
Piano triennale? Così è se vi pare!
Tutte le novità dei porticcioli in Sicilia
Se non in Sicilia faremo i porti altrove
Otto domande a Salvo Zappalà
Gemellaggio fra il porto di Palermo e di Los
Angeles
Grandi Navi Veloci le novità non finiscono mai
Antigone di Sofocle al Liceo Classico
Umberto I
La grande festa di Dolce & Gabbana a Napoli
Sambuca: XXIX Premio Agorà fra premi e
premiati
Quello “sconosciuto” di Filippo Juvara
Leo Giardina o “della calma apparente”
Maria Grazia Bertucci e Angela Lorenz alla
Triennale
Libri
w w w. p a l e r m o p a r l a . i t
40 Tricolori e Montecarlo per la grande estate
velica a Palermo
Trofeo “Mari del Sud” conferma di un
successo
41 Le 4 giornate di Alvarosky
Gioele Riccobono domina la Coppa del
Golfo di Balestrate
Camp. primaverile della Società Canottieri
42 Anche lo sport enigma pirandelliano
43 Morgana responsabile dell’Under 19 e del
calcio femminile
44 Dieci domande al presidente Sergio D’Antoni
45 La Vlasov 200 bissa il titolo siciliano
Tiro con l’arco. XXXV Trofeo degli Ulivi
46 E tu di che gender sei?
Ora la famiglia ha un partito
48 Massoneria: nodi al pettine a Catania?
49 Un sogno finalmente realizzato
50 Isee: Le vessazioni continuano...
51 Il Signor Ormeggio Eolo
Il libro. Gli haiku di Nicola Romano
52 Don Carmelo Umana Bilancio di un anno
53 Il Preside Filippone ci parla di...
Il male colpisce travestito da treno o da Isis
54 Ma Shakespeare era siciliano?
55 Diagnostica e terapia in Cardiologia
Collesano dedica una piazza al principe
di Palagonia
56 Parla il presidente regionale Vargetto
Al cinema: Il piano di Maggie
57 Il cinema documentaristico italiano piace
all’estero
58 Taormina Film Fest
59 A Palermo il Sole Luna Doc Film Festival
60 La Movida
61 Dove pranziamo e ceniamo
62 Ecco il miglior bianco in assoluto al Vinitaly
63 La bottega d’arte di Franco Lo Jacono
Fratelli Contorno 100 anni di vita. il Galà
di Villa Lampedusa
9
editoriAli
Ma “quella vera” che si traduce in un conto economico
col segno più e non con le cifre in rosso
e se dessimo spazio all’economia?
Renzi – ormai si dice così – promette e, forse, sta offrendo – cosa buona e
giusta – un reddito ai disabili senza sostegno familiare. Sempre meno prematuro
che dare il reddito di cittadinanza a tutti i
non occupati o dare l’argent de poche ai
profughi provenienti dal terzo mondo…
Ma forse – dico forse – è il caso di ricordare che siamo in un’Italia che nega la
pensione a chi la merita, la riduce, la rinvia. Un’Italia che mette in dubbio la reversibilità ai familiari, anche se – per converso – vuole introdurla per le coppie di
fatto. Insomma, contraddizione su contraddizione. Per non dire dei famosi 80
euro, dati a chi è povero “ma non troppo”, poi chiesti indietro a chi nel frattempo ho avuto un po’ di più. Miserie… Siamo impazziti o c’è qualcosa da capire che
stentiamo a capire? Eppure qui siamo i
maestri del gioco delle 3 carte…
Peggio: siamo in un’Italia che, per far
cassa, trasgredisce l’art.1 della costituzione (la più bella del mondo, quando la si
voleva aggiornare, ma ora la aggiornano
con una disinvoltura degna di miglior causa) che afferma chiaramente: ogni cittadino deve pagare le imposte secondo il proprio reddito. Invece l’Imu aggredisce il
patrimonio, lo stato patrimoniale che può
comprendere palazzi storici o nel centro
storico che necessitano di riparazioni, manutenzione, ristrutturazione… “La casa” dovrebbe essere un fine dello Stato.
Invece, con zero fantasia, è la “mucca da
mungere”. Tolta la prima? Pare di sì.
Ma quanti hanno la seconda e la terza?
Tanti. Quanti hanno acquistato qualcosina in più “per la “vecchiaia”? Quanti non
hanno venduto – con merito e sacrificio –
i beni ereditati, e li tengono “in piedi” con
beneficio di tutti? L’insaziabilità dei governanti li fa agire in modo puerile, perché è ben noto che “tanto la tiri la corda
che la spezzi”. Vogliamo dire: quante case
andranno in malora? Ciò sta danneggiando irreversibilmente un patrimonio privato che, comunque, è anche pubblico, cioè “di tutti”, perché tutti possono
abitare o lavorare in quelle “case”, tutti
possono godere della vista o della visita di
un bel palazzo… Ciò sta dando anche lo
stop al mercato immobiliare e, con esso a
quello dell’edilizia, colonna portante
dell’economia nazionale. Perché costruire
se gli immobili rendono meno di quello
che costano?
Senza l’edilizia l’economia italiana
s’inceppa. Anche qui lo sanno tutti... Ma
sanno pure che, se uno stato non può battere moneta, ma deve comprare banconote prive di valore intrinseco, dando in pagamento “ricchezza realmente prodotta”,
la rovina è inevitabile.
Sì, anche i bambini lo capiscono: questa
10
non è ancora economia, è meno che economia, è logica spicciola: 2 più 2 fa 4 e
non può fare né 5, né 3…
“Renzi” assicura che non aumenterà l’Iva
per far contenta l’Europa (serve proprio
per mandare soldi a Bruxelles). Dovrebbe
dichiarare che di un aumento dell’Iva non
si deve neppure parlare per scherzo. Perché l’Iva, questo enorme gravame, che
pesa, sia sugli scambi e le transazioni che
sui consumi, al tasso attuale è una rovina
per lo sviluppo, la crescita e persino per il
mantenimento di una situazione acquisita. Perché si ha un bel dire che pesa “solo”
sul consumatore finale… In realtà, il doverla far girare – anche come partita di giro – fra i protagonisti delle fasi intermedie
è come portare un gran peso sulle spalle.
Alla fine, chi opera nel commercio e nell’industria, dovrà versarla allo stato. Di regola anche quando non l’ha ancora riscossa. Se, poi, il debitore è insolvente (anche per la sorte, cioè il capitale, il cosiddetto imponibile), potrà chiederne la restituzione “soltanto dopo aver esperito
tutte le fasi di giudizio necessarie per l’eventuale recupero”.
Detto questo, si capisce che chi fa impresa – ma anche solo chi lavora – in Italia e, forse, anche in Europa dev’essere un
pazzo e spesso, anzi ogni volta che può,
sarà costretto ad “imbrogliare” suo malgrado. E’ esattamente ciò che avviene. Il
“sistema” vuole che ci si segga su una panchina aspettando a mezzodì l’elemosina
d’un piatto di minestra. E’ noto, infatti,
che c’è da tempo chi ama tanto i poveri
da volerli moltiplicare…
Sentir dire che un governo si fa bello perché “regala soldi” a destra ed a manca
senza aver prima provveduto a “bonificare” un’economia che non può andare altro che a due cilindri su quattro, quando
non del tutto “a rotoli”, è semplicemente
una mostruosità.
Ricordiamoci che è il valore aggiunto,
proprio quello tartassato, la sola vera fonte
di benessere per tutta la società. Il resto va
a rimorchio del reddito d’impresa, del profitto (cioè appunto del v.a.). Ed anche questi, del resto, vengono “tassati e ritassati”
per proprio conto. La doppia e tripla tassazione, additata dai libri di economia e finanza, è la regola di uno statalismo che
vuol far tutto e non sa fare niente.
Basti guardare la miriade di negozi e attività chiuse nelle nostre città. Perché, ricordiamolo, che i commercianti hanno
anche a che fare con i comuni, con le tasse
sulle insegne, gli obblighi dei doppi e tripli
WC, il pagamento del suolo pubblico,
l’obbedienza ad una serie di imposizioni
non certo tutte necessarie e il cui mancato
rispetto dà luogo a multe salate senza preavviso, letteralmente a razzia. Chi utilizza
Il peso del fisco è oggi preponderante su qualunque politica e studio
di mercato. Ogni altro aspetto della
realtà economica e sociale “parte”
dal secondo posto in graduatoria. Qualcuno, invece, parla di un più 300% in
5 anni…
un semplice compressore d’aria in Italia
deve aggiornare periodicamente almeno
3 certificati. Ne basterebbe mezzo: gli altri
“impiegati”, sia che timbrino o meno il famoso cartellino, potrebbero stare a casa.
Insomma, chi lavora è un nemico
della società? C’è chi vuole che tutti si
fermino? L’auto occupazione sembra una
sorta di reato. Molti giovani si chiedono se
sia preferibile – come un tempo – …fare
gli invalidi, farsi dichiarare portatori di
handicap. C’è persino chi vorrebbe essere
un ex carcerato. Perché questo stato sa solo decretare prebende e sembra speri
che siano sempre di più i cittadini che vivono della sua elemosina.
A dispetto di un’Italia capace di produrre
di tutto e di più.Dopo la inesorabile “deriva” degli ultimi decenni, siamo ormai al
punto che, qualunque sia la nostra attività, dalle arti liberali alla tecnica, dalla cultura all’imprenditoria, l’ancora di salvezza sia quella di “fuggire”. E’ noto, del resto, che anche i pensionati lo fanno…
Scaramacai
editoriAli
in poche righe una sorta di guida fra i misteri del momento
Gli enigmi della politica a 360 gradi
Mai il quadro politico fu più confuso. Ad infittire le nebbie contribuisce certo un’informazione poco obiettiva, condizionata pure dal clima di transizione, dalla crisi della stampa quotidiana e – si dice
– di tutta la carta stampata. Da qui, web a
parte, maggior rilievo per la tv, strumento
controllato per antonomasia…
In concreto, è sempre più visibile la cosiddetta “teoria del complotto”, secondo
la quale la crescita e lo sviluppo vengono
ritardati in molti modi – anzi senza risparmio di mezzi – a favore della possibilità di “controllo”, di ricercare situazioni
di monopolio a livello planetario e globalizzato. Tale “complotto” sfrutta ogni
concetto ed ogni fenomeno, apparentemente contrario, apparentemente progressista, ritorcendolo a proprio favore.
Come si dice in gergo, “a proprio uso e
consumo”. Tutto, dall’ecologia, all’inquinamento, ai cosiddetti cambiamenti climatici (un tempo era buco nell’ozono,
surriscaldamento…), al miglioramento
delle condizioni dei lavoratori dipendenti
può servire a “far danno” in concreto al
bene di tutti: anche con la tempistica, imponendo innovazioni precoci rispetto alle
reali possibilità…
Si tende a far perdere l’abitudine al dato,
a controllarlo, l’occhio ai numeri. Le statistiche vengono esposte in modo banale, una volta con riferimento ai soli valori
assoluti (migliaia, milioni…), un giorno
alla sola media, un giorno con occhio all’ultimo dato con il segno più o il meno.
Si parla poco del trend o dei confronti,
a tutto vantaggio di quello che “si vuol”
dimostrare. Quello che serve…
Le contraddizioni fioccano. La prima è che la volontà popolare espressa col
voto contraddice i sondaggi. E quasi sempre questi “tiravano la volata” o alle sinistre o ai regimi statalisti graditi – ormai
sfacciatamente – ai poteri fortissimi.
Siamo alle soglie di una neo rivoluzione
industriale, quella del web e della robotizzazione. Tutto scientificamente e tecnicamente corre in avanti in modo esponenziale, ma si ripetono i decrepiti errori previsionali dell’800: disoccupazione, diminuzione delle risorse (che si moltiplicheranno, invece, perché nuovi materiali surrogheranno i vecchi …quando occorrerà). Frenare e impedire: anche in nome
della legalità formale…
L’energia è tutto e lo sarà sempre più,
perché – più che mai – essa interviene e si
trasforma in tutto, dal cibo alla casa, agli
oggetti necessari, ai trasporti, ai servizi
(primario, secondario e terziario). L’Italia
si vanta delle “cosiddette” rinnovabili –
vedi l’amato fotovoltaico – ma, quando
espone i relativi dati, vi include l’idroelettrico, che resta la sola rinnovabile di una
certa “serietà”. Frattanto gli Usa che di-
Bruxelles vittima sacrificale di Washington
spongono di nucleare, petrolio e metano
(recentissimo dall’Alaska), costruiscono la
centrale geotermica del Nevada, la massima al mondo. E chi la realizza? Tecnici e
maestranze italiane. Nel Bel paese, però,
non c’è ancora un progetto per costruirne
una, neppure nell’Etna…
In Usa il probabile neo presidente Trump
tende la mano a Putin e questo afferma di
non aspettare altro. Con i due al comando del mondo che conta potrebbe “scoppiare la pace”, quella più importante. Quella che attendiamo da sempre… Eppure
Trump e Putin vengono indicati a dito come i cattivi della storia contemporanea.
Altre nebbie: L’eroe sarebbe il perdente
“super perdente” e guerrafondaio Obama (in tandem con la Clinton). Ma con
chi sta il “Nobel per la pace”? Con i siriani, i poveri bimbi che muoiono, le magiche rovine? Oppure con i tagliagole dell’Isis, forieri della “amata” massima “la
guerra continua”?
L’Europa nasce perché i paesi europei si
aiutino l’un l’altro, facciano parte di una
più grande vita, come chi ha la fede per i
versi di San Francesco. L’Europa potrebbe essere la prima potenza mondiale, per
evoluzione, tecnologia, ricerca… Non lo è
per le discordie fra le lobby al proprio interno. Esse non sono come le lobby americane. Sono mini lobby industriali ed
economiche, più che finanziarie. Meglio!
Ma l’Unione europea non decolla. La sponda atlantica è gelosa di quella mediterranea. La Francia si schiera stolidamente
con la prima e rinunzia a un Mare già
francofono, pronto a riconoscerle un primato che non avrà mai sull’oceano. Salta
il Trattato di Lisbona per i risvolti mediterranei. Saltano tutta l’Africa del Nord, il
Medioriente e l’Africa Subsahariana, il
cui sviluppo è comunque in atto. Quello
sviluppo è esattamente ciò che porterebbe
gli europei, già ricchi del maggiore e miglior Pil al mondo (più di Usa e Cina), ai
massimi vertici della loro storia. Know
how europeo più materie prime e spazi
africani: si va in gol!
L’Italia è strattonata da un “renzismo”
che pratica il solo socialismo oggi possibile: quello liberale. Una parte del partito e
della sinistra italiana è nostalgica, non lo
capisce. Gli altri cercano di togliergli il
potere. Il giovane premier si dibatte tirato
per la giacca dalle ristrettezze imposte
dalla stolidità europea, succube di una politica economica voluta da fonte Usa per
“bloccare” l’Europa. Per esempio, legarla
ad un perfezionismo in anticipo sui tempi.
La Sicilia è in mano ad un presidente
che è stato definito da un buon giornalista
(Giuseppe Sottile, oggi noto anche come
papà di Salvatore) una macchietta politica. Ma forse per paradosso è carnefice
e vittima. Con il finto ruolo di aiutarlo, gli
mandano da Roma falsi assessori all’economia e finanza. Il vero fine è: frenare
l’Isola più grande e preziosa del mare Nostrum, nell’attesa di venderla o sfruttarla a
“dovere”.
Alessandro Baccei ne è un “fulgido”
esempio. I guai, anche alla Regione, partono da dentro il Pd. Nella giunta c’è più
di un assessore di area renziana, come
l’accennato Baccei, amico dello stesso Faraone. Baccei è un simbolo di quel… “dialogo virtuoso” con lo Stato. Ora Roma
paternalisticamente è disposta a dare 500
milioni alla Sicilia, ma di più ne dovrebbe
di diritto. Impone, però, delle riforme,
perché la Regione non le ha sapute fare
da sola, senza interventi diretti o la necessità di un ricatto. L’Isola viene trattata
dallo Stato così come l’Europa tratta l’Italia. Ma tutta l’operazione è …da politicanti: “non possiamo – afferma Faraone –
chiudere la porta all’elettorato del centrodestra. Anzi, spero di poter accogliere
quegli elettori nel Pd. E dobbiamo superare certi totem come quello di distinguere cuffariani e lombardiani. Altrimenti il
Pd rischia di restare un partito bravo ma
perdente”. L’importante non è la Sicilia,
non i siciliani. L’importante è di restare a
galla.
11
PolitiCA
Perché i migranti sono quasi tutti musulmani?
Qualcuno non sa che in Africa
ci sono più cristiani che islamici
In Africa il numero dei cristiani, in
gran parte cattolici, altri copti o protestanti, supera di almeno il 20% quello dei musulmani. Del resto nel terzo
mondo le “conversioni” al cristianesimo
sono le più frequenti: quella cristiana è
ovunque la religione per eccellenza. Proprio per questo è anche la più avversata
dagli atei e, per altro verso, la più “aggredita” sul ...territorio.
C’è da chiedersi come mai i migranti che dall’Africa giungono in Italia siano
di regola musulmani. La domanda resta senza risposta, ma le ipotesi possono
essere di oscura natura. Da siciliani non
abbiamo nulla contro i migranti e da sempre ci distinguiamo per l’accoglienza. Vari elementi e fattori politici - assieme a
questo - potrebbero, però, essere introdotti artatamente e sembrano mirati ad
indebolire l’Europa.
Torniamo all’Africa. Il numero dei
musulmani africani è attualmente di 316
milioni, metà dei quali sono nordafricani
di cultura araba. Nella parte dell’Africa
non araba il numero dei musulmani non
eccede i 150 milioni. Quando si pensa
che l’intera popolazione africana è di un
miliardo di persone, ci si rende conto che
in proporzione il numero dei musulmani è diminuito notevolmente rispetto all’inizio del secolo scorso.
D’altra parte il numero dei cattolici è aumentato da un milione nel 1902 a circa
330 milioni. A questi si aggiungono 46
milioni di appartenenti ad altre confessioni cristiane. Ogni ora 667 musulmani
si convertono al cristianesimo. Ogni giorno 16mila musulmani si convertono al
cristianesimo. Ogni anno 6 milioni di
musulmani si convertono al cristianesimo. Sono numeri enormi».
E’ ampiamente provato ed è diffusa
la convinzione che La crescita numerica dell’Islam sia dovuta all’alta natalità dei paesi islamici, mentre la crescita del cristianesimo è dovuta alle
conversioni.
Il personaggio che più è apparso in allarme per il “calo” proporzionale dei musulmani è lo sceicco Ahmad al-Qataani
che nel 2006 rilasciò una famosa intervista in proposito ad Al-Jazeera.
Zakaria Botros, sacerdote copto interessato alla salvezza delle anime è, invece, il personaggio che le autorità religiose
islamiche temono di più. E’ definito dal
giornale arabo al-Insan al-Jadid come il
nemico pubblico numero uno dell’islam. I
suoi programmi trasmessi via satellite dagli Stati Uniti, nei quali discute da un punto di vista cristiano gli aspetti più problematici del Corano (la guerra santa, l’inferiorità delle donne, la lapidazione e così
via), hanno provocato conversioni clandestine di massa al cristianesimo. La sua
perfetta conoscenza della lingua araba e
delle fonti islamiche gli permette di raggiungere un vasto pubblico mediorientale. Dall’altra parte gli ulema (guide spirituali) spesso scelgono il silenzio, non riuscendo a rispondere in maniera convin-
imbecilli imporre il rigore in tempi di recessione), al “padre degli economisti italiani” si aggiungono ora quasi tutti i premi Nobel dell’economia: “è una fortuna
che solo l’Europa faccia questa politica
economico monetaria – affermano – perché altrimenti si fermerebbe il mondo intero”. E’ possibile che il sistema produttivo (economico) produca di tutto e di più e
la gente non possa comprarlo? Che cosa è
la ricchezza? Sono i beni prodotti o i pezzi di carta? I magazzini rigurgitano di
“ogni ben di Dio”, ma il sistema – leggi lo
Stato e la politica europea – svuota le tasche soprattutto ai poveri e alla classe media, cioè a quelli che determinano il livello dei consumi. La moneta non la produ-
ce la zecca dello stato, ma una banca privata: è vile carta stampata, ma in Europa,
con un infernale marchingegno, occorre
comprarla… La macchina che ha tolto i
bimbi poveri dalle strade di Londra e Parigi del tempo di Dickens e di V. Hugo,
per non dire di Marsiglia, Napoli, Palermo, s’inceppa inesorabilmente. Il fermarsi dei consumi ferma la produzione… Elementare Watson! Non è economia, è ancor meno. Ecco perché neppure la privilegiatissima G.B. vuole l’U.E. Si lamentano lì, con tutta la sterlina ed altri privilegi!
E noi?
osservatorio
Europeisti ed anti europeisti
Un’etichetta (c’è chi le ama) è stata incollata sugli anti europeisti: sono di destra.
Sì, chi è “a destra” ha predicato l’euro
“prudenza” sin dalla vigilia. E ci pare che
qualche ragione l’avesse. O no? Ma “la
destra”, sia liberale, sia nazionalista è,
certamente in Italia, agli antipodi degli
anti europeisti. Non è contro l’Europa,
bensì contro “questa” Europa. Pochissimi sarebbero contro l’euro: in tanti siamo
contro “questo” euro. Tutta la politica
economico finanziaria (ed estera) di quest’Ue è una barzelletta. A parte il pensiero
che, già nel 1910, apparteneva al nostro
economista Maffeo Pantaleoni (è da
12
Ancora su l’Ue e l’euro
Occorre sapere che il Pil (già indicato an-
PolitiCA
Chi li manda (vedi foto) così allo sbaraglio? Chi può accoglierli in tal numero? L’Italia le prova tutte, a partire dalla Sicilia: cerca spazio negli alberghi,
nei Cara (Centro di accoglienza richiedenti asilo), nelle chiese. Arrivano le
proteste da parte dei “rifugiati”. “Consigliati” da agitatori? Pasta scotta,
scarso pocket money… Ci voleva Casa Pound? Hanno esposto almeno due
striscioni: questi aiuti dateli ai nostri giovani, i migranti aiutateli a casa loro. E che sia l’Europa, anzi il mondo intero, aggiungiamo noi.
cente alle sue osservazioni. La ragione ultima del successo di Botros è che, mentre
certe controparti occidentali criticano
l’islam solo da un punto di vista politico,
lui approfondisce l’elemento religioso.
Poi vi sono casi italiani come la conversione pubblica (e pubblicizzata) del
bravo giornalista Magdi Cristiano Allam, che sappiamo bene come esorti tutti
a “mettersi in guardia” nei confronti degli
arrivi e dei comportamenti degli immigrati. Il fenomeno è visto sotto vari aspetti, alcuni positivi, ma è chiarissimo come
rappresenti “un problema” per l’Italia e
l’intera Europa.
Mentre questi dati, ben “assodati”
valgono a smentire le notizie diffuse sulle
conversioni all’islam, sulla scia dell’episodio di Cassius Clay e dei giovani occidentali che si lasciano – in pratica – andare a
sentimenti anarchici e aderiscono all’Isis,
resta ferma la domanda sul perché – anzi
perché mai – gli stuoli di migranti che vediamo sbarcare in Europa siano in grandissima prevalenza islamici. Resta misteriosa anche l’adesione di Papa Francesco
al problema dei migranti, come fosse solo
questione di misericordia e carità, mentre
andrebbero esaminati i motivi storici, meno ineluttabili… La volontà dell’America
e della civiltà atlantica di lasciare Africa e
Medioriente nel sottosviluppo, a tutto
danno del Mediterraneo e dell’Europa
stessa.
Papa Francesco resta misterioso per
vari altri motivi. Una “novità” come la fine
del pontificato Ratzinger fu preannunziata
da una battuta criptica dell’allora Cardinale di Palermo Paolo Romeo. Papa Francesco è stato anche indotto a specificare
che non era comunista. Tuttavia non riuscì
a chiarire che il socialcomunismo, princi-
palmente (ma non solo) perché “si sostituisce” alla fede, è incompatibile con il Cristianesimo. Anzi con tutte e tre le religioni
abramiche. Ma ecco una riflessione più approfondita fra le altre: esso compie un tentativo di semplificazione storica (quindi
della realtà), riducendo i problemi o “il
problema” del cosmo verso l’unità. E’ l’errore di Parmenide, Platone, della Rivoluzione Francese, che si avvicina al peccato
originale e a tutti i peccati… Adamo – fosse anche un simbolo – con un sol gesto, cogliendo il frutto, compiva un grandissimo
salto di qualità in un solo attimo. Il ladro
con un furto surroga ore o giorni di lavoro,
se non un’intera vita.
Per quanto, a volte, una sola idea,
purché buona, può essere quella che fa la
differenza, la regola resta che la realtà è
molteplice e complessa, oltre che soggetta
al trascorrere del tempo. L’uomo si è dato
un governo e delle regole per raggiungere
la perfezione sociale da migliaia di anni, il
trascorrere dei quali ci prova quanto il suo
cammino sia difficile e complesso.
La maggior nemica della Chiesa di
Roma è, forse, la massoneria, che apprezza, invece, le idee della rivoluzione
francese, ponendosi anch’essa – come il
social comunismo – quale foriera di un’azione moralizzatrice della società. Non può
essere così, per chi guarda in positivo verso l’indole umana e crede pertanto nei valori della democrazia e della libertà che
sono ben legati - del resto - a quelli della
fede. Una sola forza non redime il mondo.
Dio è perfetto, mentre nel mondo la perfezione, pur essendo grande, non è completa per la presenza del male. In questo
margine pieno d’incertezze variegate lavora l’umanità per redimere se stessa e il
cosmo stesso. Questa è la più corretta versione cristiana.
Anche le migrazioni, provenienti da
territori che sono potenzialmente i più
ricchi del mondo hanno del misterioso: studiare i modi e i motivi significa,
puntualmente, affrontare un problema
complesso. Non si può affrontare il problema solo con un verbo: aiutiamoli, sfamiamoli, accogliamoli. Né con una parola: carità, misericordia. Chiaro, no? (D)
osservatorio
che come reddito nazionale) si misura dai
consumi: tutti i beni e i servizi “pagati” da
qualcuno su un territorio. C’è una logica:
se qualcuno paga “tanto”, vuol dire che il
prodotto vale “tanto”… Ma qualcuno ha,
finalmente, tirato fuori il buon A. Manzoni con il famoso episodio del “Forno delle
Grucce”: c’era la “crisi” in Lombardia e
si accusava il governatore spagnolo Ferré
e il suo governo di lasciar fare ai commercianti incetta di grano e farina. Si giunse
ad assaltare i forni del pane, alimento base. Allora mancava la farina oggi no. Fino
ai primi del 1900 le crisi erano determinate da “carenza obiettiva” di materie
prime, di cibo etc. “Questa” crisi, anzi
“queste” crisi moderne sono determinate
da scompensi finanziari, perché è la moneta che prende il sopravvento sulla realtà. Una saggia politica – Keynes insegna
– dovrebbe scongiurare le crisi: i mezzi di
intervento odierno per porvi “veloce” riparo, se non velocissimo, ci sono. Si dovrebbe prevenire la crisi, ma… Oggi di
grano i magazzini straripano, così di automobili e di elettrodomestici invenduti,
di petrolio, con buona pace delle rinnovabili, ce n’è fino più di quanto ce ne fosse
quando si iniziò ad estrarlo (questa la verità). C’è chi intorbida in mille modi le acque, materialmente e mediaticamente…
Forse il governatore Ferré non era “coupable”, come ironizza il Manzoni. Oggi i
coupables, cioè i colpevoli, ci sono, ci so-
no… L’ira popolare, scoppiando, sarebbe
ben più motivata di allora.
La molteplicità ci salverà dalla catastrofe
Il male nel mondo, secondo una condivisibile visione teologica, è il margine di
perfezione in più che il Creatore intende
conseguire. In un cosmo, che riluce di
perfezione divina, il male c’è e si presenta
come peccato, ignoranza, malattia, catastrofe. Il maggior peccato – simile a quello
simboleggiato da Adamo – è di voler ridurre la complessità della lotta contro il
male ad un atto semplice, unico: come
mordere un frutto. Con ciò, per ingordigia e pigrizia, si ridurrebbe la battaglia
della vita, azzerando la molteplicità
13
lA CittA’
da Nadia Spallitta Bilancio sociale 2015: negativo
Palermo muore lentamente
Calano le nascite e aumenta la disoccupazione: che cosa fa l’amministrazione? (Riceviamo e pubblichiamo).
Qui di seguito alcuni dati ufficiali sulla
decrescita della popolazione cittadina.
Nel 2014 continua inarrestabile il fenomeno di aumento dei decessi, mentre si riducono le nascite (con un saldo finale negativo) e invecchia la popolazione. Eppure chi
governa sembra non accorgersene, non interviene e non cambia le sue scelte politiche, assolutamente anacronistiche e inadeguate. Anzi si continua a investire tutto
quasi esclusivamente nella cementificazione edilizia, per costruire nuove case ed approvare nuove lottizzazioni… Per chi?
I dati sono veramente allarmanti. Sono
necessari interventi che garantiscano il lavoro, soprattutto nei settori a noi più favorevoli, come turismo, agricoltura, artigianato, cultura, che inspiegabilmente continuano a non essere adeguatamente sfruttati, mentre potrebbero essere importanti
fonti di ricchezza e lavoro, consentendo
così anche la formazione di nuovi nuclei
familiari. E’ necessario restituire nuovamente fiducia e speranza, soprattutto ai
più giovani, cosicché anche in questa terra
si possano trovare condizioni di vita libere
e dignitose.
Dal bilancio sociale 2015:
I residenti di sesso maschile sono 322.186,
in diminuzione di 1.976 unità rispetto al
2014, mentre i residenti di sesso femminile
sono 352.249, in diminuzione di 2.081
unità rispetto all’anno precedente. I residenti maschi costituiscono il 47,8% del totale, contro il 52,2% di sesso femminile.
Scomponendo la variazione registrata dalla popolazione residente nelle singole componenti si evidenziano un saldo naturale
(nati-morti) e un saldo migratorio (comprendendo iscritti e cancellati) entrambi
negativi. Più nello specifico il saldo naturale, per la
quarta volta consecutiva negativo, è risul-
tato pari a -358 unità (lo scorso anno era
pari a -182 unità), mentre il saldo migratorio è risultato pari a -3.699 unità (lo scorso
anno era pari a -2.252 unità).
Con riferimento al movimento naturale della popolazione, nel corso del 2015 si
sono registrati 6.213 nati, in aumento dell’1,3%
rispetto ai nati del 2014. Il numero dei nati
sembra ormai essersi stabilizzato poco sopra il livello di 6 mila l’anno, ai minimi degli ultimi 50 anni. Negli anni ’60 si registravano oltre 13 mila nati l’anno, negli
anni ’80 il numero dei nati superava ancora le 10 mila unità l’anno. Già negli anni
2000, invece, non si sono mai superati gli 8
mila nati l’anno e a partire dal 2007 si è
scesi sotto quota 7 mila. Il numero dei decessi nel 2015 ha fatto
registrare un sensibile incremento (+4,1%)
rispetto all’anno precedente, attestandosi a
6.571 unità (ai massimi livelli degli ultimi
50 anni). Nel lungo periodo, dal 1980 ad
oggi, l’andamento dei decessi manifesta
un trend leggermente crescente, principalmente a causa dell’invecchiamento della
popolazione. Conseguentemente il saldo
naturale, ovvero la differenza fra nati e
morti, dal 2012 per la prima volta è risultato negativo, con il numero di morti superiore di 212 unità rispetto al numero di nati.
Nel 2015 sono andate via da Palermo circa 12.800 persone. Nel 2014 l’emigrazione verso l’estero ha avuto un aumento del
173% (aumentata ulteriormente del 7%
nel 2015). Muoiono quasi 7 mila persone
l’anno, ne nascono 6 mila ed emigrano in
13 mila, di cui quasi 3 mila verso i paesi
esteri. Cala il numero degli immigrati stranieri (-10% rispetto al 2014). Attualmente
gli stranieri sono circa 27 mila, di cui circa
5 mila bambini.
Gli occupati a Palermo sono il 41% della
popolazione. Da questo punto di vista Palermo è penultima fra le grandi città italiane, che registrano tassi di occupazione che
vanno dal 50 al 70% (media nazionale del
57%). Incrementa il tasso di disoccupazione del 16%: da 41 mila del 2014 a 48 mila
nel 2015. Nel 2015 il tasso di disoccupazione ha raggiunto il valore più alto dell’ultimo decennio, pari al 21% circa (al
Nord è il 6%). Di questi la più alta percentuale riguarda i giovani (41%). Una sola
domanda mi pongo: quali sono le politiche
sul lavoro dell’Amministrazione locale?
Nadia Spallitta
Vicepresidente vicaria
Consiglio comunale di Palermo
Un nota di Palermoparla. Se quanto
sopra lo dice Nadia Spallitta, ex “orlandiana” di ferro, non c’è proprio da dubitare,
né da stare allegri. Si può scrivere un romanzo sulle contraddizioni della “politica” di Orlando, sugli spunti velleitari: un
centro storico abbandonato candidato a
patrimonio dell’Unesco, oppure Palermo
candidata a Capitale europea della cultura
come se fosse prossima a tale successo (sconfitte – se si può dire – candidate come Venezia, Firenze, Urbino e fuori dall’Italia e
all’estero qualcosa come Tubinga…). Parole, parole a non finire. Ma questa è la
punta dell’iceberg, che comprende l’idiozia del tram, quella delle “chiusure” a catena, specie delle strade verticali al mare,
che in città si contano sulle dita di una sola
mano. Una prerogativa, questa, già dell’Orlando del “secolo scorso”: primo bersaglio via Notarbartolo. Oggi via Lazio. E
le alternative? Chiudersi in casa!
Ma come si restaura e si ristruttura in centro storico (sostanzialmente a spese dei privati) se non si può neppure accedervi? Come vanno gli anziani nei negozi del centro
se non vi si arriva neppure in taxi? Le chiamiamo da sempre le leggi o le disposizioni
“dei picciriddi”. E Palermo va avanti così… (D.)
osservatorio
> del cosmo per ricondurlo ad unità. Ma
l’unità è, probabilmente, solo in Dio. Il
cosmo, il mondo, la terra sono il regno
della molteplicità… Le semplificazioni
sono spesso opportune, ma quella che volesse aggirare la sostanziale molteplicità
terrena, che contiene sia il bene sia il male, può celare il peccato. Le forze dei cosiddetti “poteri fortissimi” non esitano
ad un “patto col diavolo”, quando perseguono posizioni leonine di monopolio e
alti redditi “di posizione”. Per questo stanno tentando di rallentare vistosamente la
crescita in mille modi, concreti e mediatici, onde perseguire il “controllo” della
...situazione. Addirittura, in vista della
globalizzazione, aggirandone i lati positi-
14
vi, mirano ad uno o più monopoli a livello
mondiale: energia, acqua, cereali, cibo,
droghe, ma persino cultura e svago… Noi
crediamo che saranno sconfitti, proprio
perché la realtà è intrinsecamente caratterizzata dalla molteplicità. La barca
del male, che vuol restare padrona delle
acque, naufragherà aggredita da ogni
parte dalla miriade di battelli del molteplice. In un mondo evoluto, la “mela” non
si lascerà raccogliere una seconda volta
da una sola mano, neppure assistita da un
cervello diabolico.
René Guenon contro Cartesio e Leibniz
Interessante è il pensiero di René Guenon
(Scrittore francese morto al Cairo nel 1951),
gran critico di Cartesio e Leibiniz. Essi –
secondo lui – avrebbero imposto lo “scientismo” al mondo moderno, con la convinzione di spiegare tutto, morale compresa, alla “luce” della scienza. Anche la
susseguente aspirazione illuministica alla
tolleranza va rigettata per la sua natura
“teorica”: si pretende di esercitarla nei
confronti di tutte le idee, garantendo gli
stessi diritti a tutte, ma si ricade inevitabilmente in un radicale scetticismo, aggravato dalla circostanza che “come tutti i
propagandisti, i sostenitori della tolleranza sono le persone più intolleranti. Fra gli
“accusati” anche i protestanti, che accolgono l’idea di voler affidare tutta la morale alla ragione. Cartesio stesso avrebbe ri-
lA CittA’
roma nega il dovuto: pentastellati protestano
“Basta con la politica del tappetino”
I 5Stelle non saranno la perfezione,
né la migliore speranza per il futuro del
Bel Paese, ma oggi svolgono certo un ruolo di sensibilizzazione generale, rivelando
i “non sense” di un sistema avvezzo alle
coperture mediatiche, ai silenzi compiacenti, ai pannicelli caldi…
Come resistano in carica un presidente come Crocetta e un sindaco come
Orlando resta un mistero. Tali sono le
magre figure, i disservizi, i misfatti, i mancati obiettivi raggiunti…
Può sembrare paradossale e umoristico –
persino – che la Regione “se la prenda”
con chi sui Nebrodi e altrove vuol “far
man bassa”! dei finanziamenti europei,
acquisendoli con la frode, anche se non
dovuti e non utilizzati ai “giusti fini” cui
erano destinati, se – poi – la regola è che
la Sicilia in massima parte quei finanziamenti li mandi regolarmente perduti. Li
spendessero almeno nell’Isola…
Questa la realtà in cui il sarcasmo nasce
facile quanto un battito di ciglia…
Ecco qui un acceso inconfutabile comunicato dei 5Stelle sui rapporti fra
Palermo e Roma, fra la Sicilia e il governo centrale. I pentastellati sono come gli
alunni impertinenti a scuola, che costruiscono poco o niente, ma mettono il dito
sulla poca funzionalità e sulla scarsa logica del “sistema scuola”. Lo riportiamo fedelmente.
“Basta con la politica del tappetino, l’Ars
non può continuare a fare il notaio di Renzi, legiferando sotto dettatura. Fra l’altro
questa politica servile non è servita a nulla: i 500 milioni di euro promessi da Renzi, che tra l’altro sono nostri, continuano
a non arrivare”.
Il M5S all’Ars reagisce con stizza all’ennesima fumata nera arrivata da Roma sul mezzo miliardo che avrebbe consentito di tirare una boccata di ossigeno
ai Comuni e a tantissimi lavoratori dell’isola.
Crocetta e Orlando al Gay pride
“Ogni scusa – dice il deputato 5stelle
Francesco Cappello - è buona per sviare l’attenzione dallo scippo perpetrato dal
governo nazionale alla Sicilia. L’ennesimo rinvio al mittente della legge sui liberi
consorzi può avere anche questa chiave di
lettura. Si preferisce intorpidire le acque e
distrarre l’opinione pubblica siciliana dagli stipendi, dal pagamento dei fornitori
della Regione, dal baratro nel quale si trovano tutti gli enti locali e le ex province”.
“Il denaro proveniente dal gettito Irpef e
Irap dei siciliani, a cui sono stati restituiti
solo 900 milioni su 1,4 miliardi – afferma il deputato – è stato condizionato
alla deliberazione delle riforme (peraltro
dovute) cui questo governo e la propria
maggioranza si sono sottoposti come meri
esecutori della volontà di Roma. Senza
peraltro cavare un ragno dal buco: prima
non andavano bene le norme sulle città
metropolitane, oggi, non vanno bene le
norme sui liberi consorzi, con la conseguenza che i 500 milioni attesi continuano ad essere una chimera”.
“Senza considerare il paradosso – con-
clude Cappello - che già la legge n.15
del 2015 prevedeva esattamente ciò che lo
Stato ci impone adesso con il nuovo disegno di legge esitato dalla giunta di governo il 07 giugno del 2016 e con il quale si
vuole modificare la legge n.5 del 2016 che
ha modificato la legge 15 del 2015 nelle
parti in cui lo Stato avanza rilievi di potenziale incostituzionalità. Altro che autonomia e specialità dello Statuto. Questo
parlamento è ormai il notaio di Renzi,
nulla di più, nulla di meno”.
Fin qui il comunicato. Concetti inoppugnabili – ci pare – visti i dati che fornisce a supporto. D’altronde, la Sicilia,
nel contesto generale della crisi, “brilla”
solo per essere più inguaiata che mai, più
a pezzi che mai, sia come servizi, sia come
trasporti, sia come iniziative tese al recupero di un trend di crescita e di sviluppo.
La Sicilia, piena di “monnezza” è quella
che chiude i battenti, da cui si è ripreso ad
emigrare, capace di vivere nell’attesa dei
contributi per l’accoglienza ai profughi
dall’Africa sui quali possibilmente poter
lucrare…
osservatorio
dotto “l’intelligenza alla ragione”, asservito la metafisica alla fisica e la fisica alla
meccanica. Da qui è sorto l’odierno spirito scientista. Per quanto Palermoparla
creda nel “dato”, cioè nella visione galileiana, rispetto a quella meramente idealistica della realtà – altro male diffuso – un
articolo presente in questo numero su “relativismo contro umanesimo” pone un limite “al contrario”. Probabilmente la visione migliore è quella scientifica, “sorretta” da una morale che non chiuda la porta neppure al trascendente. E’ una visione
complessa che si confà anche con il “molteplice” caratteristico e ineliminabile nel
cosmo.
Uccide la mamma che non gli diceva chi
fosse suo padre
Un episodio “semplice – semplice” quanto drammatico. E’ già spiegato nel titolo:
non era un ragazzino ma un universitario. Ossessionato dal desiderio di conoscere le proprie radici, si decide all’omicidio più assurdo. Più raro di quello di Medea. Il triste episodio la dice lunga sulla
“genesi giovanile”… Quale bimbo, crescendo non chiede al padre: “perché mi
hai messo al mondo”, responsabilizzandolo. A volte il padre non c’è o perché è
morto o per altri motivi, sempre traumatici per chi cresce. Oggi capita che non si
sappia o il padre o la vera madre, in seguito alle ovulazioni artificiali, ai figli in pro-
vetta, a quelli degli omosex, adesso adottabili dal partner con un minimo escamotage. Fra le tante osservazioni, rendiamoci conto che questa, con ogni probabilità,
una quasi infallibile “fabbrica degli infelici”… Da sempre l’umanità – fra tanti ostacoli – ha cercato di costruire un mondo
migliore. Che mondo è quello che ci aspetta, dando spazio alle manipolazioni? La
sola speranza ricorda quel che disse Falcone sulla mafia: anch’essa passerà, prima o poi. Sono fenomeni umani anomali:
prima o poi …passeranno.
Adozione per gli omosex
Fa tenerezza che gli omosex, che appartengono ad una categoria che ha sempre >
15
CoStUMe
Il relativismo etico – propugnare la libertà ad ogni costo – tende a consentire agli
uomini scelte di ogni genere. Ciò può sembrare a prima vista auspicabile, specie a coloro – come noi – che si definiscono liberali
in positivo, cioè anche liberisti e libertari.
Tutto, appunto, in nome della auspicata libertà, un obiettivo dell’umanità, dopo la
democrazia. Ma, al punto in cui siamo, occorre certamente qualche riflessione in più:
definire, circostanziare, precisare i termini e
i concetti. Come del resto avviene per altri
temi. In molti, a partire da Pericle, lo hanno
fatto: la libertà, diceva l’ideatore della democrazia, trova un limite quando nuoccio
“al vicino”. Si potrebbe notare che il termine (etimo) “vicino” ricalca quello più evangelico di “prossimo”…
La libertà, infatti, è una colonna portante
della morale evangelica. E’ un dono ed al
contempo un gravoso impegno, forse il più
difficile: la libertà di scegliere il bene e non
il male. Ma non c’è dottrina politica, incluse quelle intrinsecamente dittatoriali, come
il fascismo e il comunismo, che non cerchino di condannare il male e che non promettano la libertà. Già negli inni: …viva il
comunismo e la libertà; ...il fascismo è la
salvezza della nostra libertà.
La libertà dell’individuo, del singolo,
secondo il “relativismo etico”, non deve,
invece, avere limiti di alcun tipo. Il solo ammetterlo sarebbe una forma di dittatura
inaccettabile. La libertà rischia evidentemente di sfociare nell’arbitrio assoluto. Chi
non si rende conto dei pericoli insiti in tale
dottrina deve cercare almeno di guardare
oltre la pura affermazione astratta. Dietro
ogni filosofia o sistema di pensiero, infatti,
vi sono uomini animati da particolari vincoli o interessi, i quali, anche se dotati di
onestà intellettuale, non possono e non devono mai essere considerati “super partes”.
Così, ad esempio, Platone era un aristocratico, mentre Pericle era un liberale o, per
meglio dire, un precursore di questi. Le loro
dottrine, perciò, vanno esaminate anche
sotto questo aspetto. In genere, le dottrine
filosofiche nascono in subordine ad un sistema politico che poggia su una propria
mentalità oltre che su interessi. Non il contrario.
Quando la libertà offende la morale e i diritti individuali
quelli sociali l’umanità è in pericolo
relativismo etico
contro Umanesimo:
quale errore!
Socrate fu costretto a bere la cicuta perché critico nei confronti del potere, ma lo
fece serenamente, come se lo avesse già
messo in conto. Hegel, filosofo idealista di
grande successo mondano, era in realtà un
sostenitore fedele della classe dominante (il
re di Prussia e il primo sogno di dominio
germanico), che lo ricompensò del suo appoggio.
Il comunismo poté affermarsi in Russia
grazie al sostegno dei massoni e dell’alta finanza mondiale, che ancor oggi domina
con metodi all’apparenza originalissimi,
ma che tendono, in realtà a controbilanciare una crescita con un affermarsi alternativo di un’altra forza di opposto segno. Sembrerebbe un paradosso (fra gli altri, però)
che il top del capitalismo abbia inizialmente finanziato Lenin e anche Stalin. Oggi,
però, la storia non ha dubbi in proposito.
Una teoria filosofica non si afferma, né a livello locale, né a livello internazionale se
non è “sponsorizzata” da qualcuno. Persona o ente che sia. Dopo, può anche camminare da sola o avere un contenuto di verità
più o meno consistente.
L’ambientalismo, ad esempio, è rappresentato da più correnti di pensiero e presenta vati aspetti anche condivisibili o utili… Purtroppo, però, sono spesso adoperati
con interpretazioni o esiti ben poco logici o
spesso per scopi ancor meno nobili. Si pensi alla dottrina della decrescita felice. Ma
anche a certe guerre, allo sfruttamento delle risorse dei paesi poveri che potrebbero
essere evitate se non fosse stata prima diffu-
sa l’idea della carenza obiettiva di risorse…
Essa è un’invenzione. Le risorse sono enormi, il mondo ancora ben poco abitato, la
tecnologia trova ognora nuovi strumenti
“moltiplicatori” delle risorse: surroga le materie prime con materie plastiche d’ogni tipo, utilizza nuove fonti d’energia (l’energia
è tutto). Anche l’uso dell’elettronica, del
web e della robotizzazione è energia… Ma
anche l’ambientalismo, sotto varie forme,
diviene un business o un vero e proprio modo per produrre e vendere beni superflui…
Così gli aspetti positivi si traducono a volte,
di fatto, nell’opposto di ciò che affermano
di essere.
In sostanza, nel mondo moderno, si è
creata una frattura tra scienza ed esseri
umani. La scienza e la cultura, che si rinchiudono nel loro recinto, non sono più al
servizio dell’uomo e delle sue esigenze, ma
si pongono al servizio del denaro e del potere. Rendendosi – per essere più chiari – poco intellegibili ai fini della comprensibilità
generale e, quindi, dell’uso democratico
che se ne potrebbe fare a favore della comunità. Così il mondo diventa sempre meno
umano, sempre più mostruoso e tentare di
salvarlo appare e risulta, anche, più arduo.
Giungiamo al punto: è proprio “il potere” a cercare di compensare l’individuo
del tanto che gli toglie con il “fargli dono”
di ciò che non gli costa niente. Cioè la libertà intesa come “relativismo etico”: è la possibilità di atteggiarsi come vuole, simile alla
libertà di parola basata sul fatto che nessuno sta a sentire ciò che dice …l’uomo qua-
bene del bambino” gli vogliamo dare due
padri o due madri. Ma ci pensate già al
disagio del bimbo, crescendo, nella vita di
relazione? E lui stesso: come si atteggerà
rispetto al mondo? Di che gender sarà?
Di quello che sembra, di quello che è nato, di quello che vuole? Boh! Come abbiamo detto altre volte, non ci illudiamo con
riferimenti storici. Latini e greci, assieme
ad altri popoli antichi tolleravano l’omosessualità. Tuttavia, ne facevano sempre
bersaglio di scherno, come testimoniano
Marziale e Giovenale: Quest’ultimo condanna pollice verso quegli omosessuali
“coperti” che “insidiavano” i giovani attentando alla loro “normalità”. Scriveva
in prosa, era un critico dei suoi tempi, una
sorta di columnist. Ma, ripetiamo, Sodoma e Gomorra esaurirono la loro “parabola” in vario modo nelle fiamme della
storia.
osservatorio
> criticato la famiglia, vogliano poi “simularla”. Legittimo desiderio. Tale, però,
dovrebbe restare. Se non altro per logica
giuridica. Badiamo bene: non calpestiamo la tradizione del diritto a favore di un
supposto “modernismo”: in fatto di diritti
umani e di diritto di famiglia la millenaria
tradizione non è frutto di menti stupide
succedutesi nei tempi. Tutt’altro: sempre
si rispettò “la saggezza degli avi” sotto
ogni cielo… Non che non si debba innovare, ma andiamoci piano! Già le “famiglie allargate” creano grossi problemi. Ma
riflettiamo quanto sia stato storicamente
difficile adottare un bimbo per le coppie
tradizionali: dovevano dimostrare adamantine doti morali, capacità etc. “Per il
16
L’Europa com’è e come la vorremmo
Scusate il salto indietro: torniamo all’Europa. Se ne parlava di più e meglio negli
anni ’50, sognandola… Oggi l’Europa
della civiltà, della cultura e – perché no –
della politica, da mettere tutte in comune
ed “a partito”, cede il passo a quella della
vile moneta: l’odiato –non certo a caso –
euro.
Tornando a quel che c’è e quel che non
c’è, oggi dubitiamo sia opportuno ammettere la Turchia. Ma – obiettivamente
CoStUMe
Biagio Pascal, scienziato e filosofo, genio del ‘600: la sua morale, non certo
relativa, è sempre attuale
lunque. Occorre un potere diabolico per lasciare il mondo alla deriva verso queste forme di libertà “etiche”, o meglio, anche “anti etiche”, che hanno poco a che vedere con
la vera libertà: essa è la libertà di costruire,
di realizzare, di crescere.
Qui, forse, un Marx reinterpretato
diceva qualcosa di giusto, forse la sola: non
puoi essere libero se non ti vengono dati an-
che i mezzi materiali per elevarti e crescere.
Anche in senso morale. Un uomo che vive
nel bisogno non può essere libero neppure
moralmente. Ma che cosa mai sarebbero la
scuola e l’educazione se non vi fosse una
“giusta via” o delle “giuste vie” al di fuori
delle quali c’è l’errore?
L’essere umano ha, dunque, bisogno
del limite. Deve essere consapevole della
propria finitezza, debolezza. Il che lo può
rendere migliore, meno egoista, più attento
ai bisogni degli altri, più aperto alla bellezza
e all’amore che sono la vera grandezza dell’uomo. E’ qui che si inserisce l’Umanesimo, una dottrina riferita solitamente alla
vigilia del Rinascimento, ma che, come altre della storia è sempre esistita e non può
“perire”. La libertà di ciascuno deve considerarsi con larghezza, teoricamente piena,
ma non può essere arbitrio e trova un limite nella libertà “dell’altro”, a partire da
quella del mio vicino. Soprattutto: neppure
la libertà dev’essere un totem o far parte di
una catechesi.
E’ a Dio (o almeno alla Natura come se
fosse tale) che dobbiamo guardare, è a Lui
che dobbiamo chiedere consiglio e aiuto.
Le altre strade terminano nella palude. In
secondo luogo dobbiamo guardare alle leggi umane, che sono nella maggior parte
mutuate, cioè derivate, da quelle religiose.
Tuttavia le comunità – tribali prima, statali
oggi – le codificano (appunto nei codici) per
adattarle ad una morale “umana”, che deve
inevitabilmente coincidere con il comune
senso di intendere la giustizia, ma che sia
anche possibile da amministrare – con una
evidente forzatura – su questa terra. Le leggi si basano (e non potrebbe essere diversamente) sull’esteriorità, sull’apparenza…
Solo un occhio divino conosce le intenzioni dell’errore (il peccato), va dritto al
contenuto morale. L’occhio dei giudici
in carne e ossa, è un occhio miope: si può
basare solo su ciò che è visibile e comprovabile. Solo Dio – se è vero che esiste e si interessa dei fatti degli uomini – può conoscere
i contenuti. Per questo, se le religioni – presenti in tutto il pianeta – sono un fatto di fede, è assolutamente auspicabile che esistano
e che vengano praticate. Solo così la persona umana può sentirsi legata a doveri superiori, ad un Ente che guarda dentro di essa,
alla sua intima volizione, mentre agisce…
In tutto ciò, resta poco spazio – purtroppo – per il relativismo etico, che somiglia tanto al qualunquismo, applicato proprio all’ultimo tema cui andrebbe riferito:
la morale.
Gelis
osservatorio
– quando Erdogan trattava con Berlusconi e Putin, mentre Gheddafi offriva
all’Italia sotto nuova forma una preziosa
“terza sponda”, garantendo la pace e il
benessere al suo popolo (di Tripolitania e
Cirenaica), ciò che conveniva era una politica “con loro”. Era una politica mediterranea che non avrebbe dovuto dispiacere ad una “buona Ue”. Infatti il trattato
di Lisbona (con la prevista e “mai nata”
Area di libero scambio in Mediterraneo del 2010) che fondò l’Europa unita la
contemplava. Poi nacquero le gelosie: Atlantico contro Mediterraneo, Usa, Inghilterra e (l’ottusa) Francia “stesero” Gheddafi,
destabilizzarono il Nord Africa in nome
della demagogica “primavera”. Quale la
“vera colpa” di capi come Gheddafi,
Mubarak (oggi Al-Sisi), Erdogan e Assad?
Quella di voler fare dei loro stati delle
grandi potenze e di voler coltivare un’alleanza con l’Europa Mediterranea.
Il resto della storia scrivetevela voi… Ripeteremo solo che la storia sta già sconfiggendo l’Atlantico, a favore di quel
gran vecchio continente che chiama Eufrasia o Eurafrasia: un blocco enorme e
in crescita, che “brucia” le distanze al
proprio interno, trascurando gli Oceani.
Un salto indietro nella storia antica è già
in corso: l’Atlantico o verrà a ragionevoli patti o pagherà la sconfitta molto più
cara.
>
17
PolitiCA
il Prof. Volli: governo obama tragico e anti americano
Netanyahu il “cattivo” dei media:
lode al popolo che lo confermò
Obama
Spesso facciamo riferimento al “giornale unico” o anche al “coro dei media”.
Riteniamo che le direttive sui grandi temi
siano mondiali. Indicano “i buoni” e, puerilmente, i “grandi cattivi” del momento.
Senza citare Berlusconi, che ebbe a tal proposito gli “onori”, anzi il disonore, del Times (copertina), abbiamo casi recenti come
quello di Putin e ora di Donald Trump. Un
forte dubbio dovrebbe mettere tutti sull’avviso: di fronte ad un mondo corrotto, ad
una situazione internazionale fatta di guerre e povertà (o mancata crescita), non saranno invece questi personaggi i “buoni”
del sistema? Non è proprio “il sistema” a
dimostrarci giornalmente di essere corrotto? E non è questo a possedere di gran lunga il “controllo” dei media? Nei fatti il
popolo degli elettori dimostra spesso
un’ “intelligenza propria” e smentisce il
giornale unico.
Scopriamo, così, in una pubblicazione abbastanza recente, come sia andata in Israele. Lì “il cattivo” era Netanyahu.
Riportiamo 3 domande ad Ugo Volli, professore ordinario di Semiotica del testo all’Università di Torino, esperto ed autore di
vari libri su Israele e le questioni di politica
mediorientale. Le riprendiamo dalla pubblicazione online “L’Informale” diretta
da Ugo Ghezzi.
Sembra la prima volta che tutto il
mondo si sia interessato alle elezioni israeliane. Come interpreta tale
attenzione?
“C’è da parte dei media occidentali su
quel che succede in Israele un’attenzione
sproporzionata e un atteggiamento più di
propaganda che di informazione. Ciò è
accaduto anche alle ultime elezioni, quando la maggior parte dei media occidentali
si è lanciata in una campagna di diffamazione e distruzione simbolica di Netanyahu, come se prendesse posizione in una
campagna elettorale del proprio paese.
Per questa quasi unanimità i media si sono anche illusi di vedere una realtà che
18
Trump
corrispondesse alla loro propaganda. Per
prendere atto, poi, che gli israeliani avevano idee assai diverse”.
Oltre all’interessamento, pare ci
sia stata una …pressione. I media
occidentali hanno tirato la volata
a “Campo Sionista” di Herzog-Livni. Ma il popolo israeliano ha fatto di testa sua… “Gli israeliani hanno
vivo il ricordo della Shoà, sono circondati da nemici violenti e insidiosi, vivono nella parte del mondo più destabilizzata e pericolosa, anche grazie agli errori della politica internazionale di Obama. Poiché non vogliono suicidarsi, non
hanno seguito i consigli interessati di chi
sta a migliaia di chilometri ed ha lo sguardo offuscato dall’ideologia, ma hanno
privilegiato il solo leader capace di guidarli nel pericolo”.
Che cosa sarebbe cambiato se il centro-sinistra avesse vinto le elezioni?
Davvero Tzipi Livni sarebbe stata
più “morbida” di Netanyahu nel
rapportarsi con i palestinesi e il terrorismo?
“Se avesse vinto la sinistra, essa sarebbe
stata inesperta, priva di principi saldi e ricattabile ideologicamente. Soprattutto sarebbe stata in debito per la sua vittoria ai
soldi, agli uomini, all’appoggio di stampa,
alle manovre politiche dell’amministrazione Obama e avrebbe dovuto piegarsi non
agli interessi nazionali americani, che visti
rettamente non sono molto diversi da quelli israeliani, ma all’ideologia di sinistra dell’amministrazione Obama e alla sua politica confusa e contraddittoria. Questo
avrebbe messo gravemente in pericolo la
sicurezza di Israele”.
Insomma – riassumiamo noi – i tempi
in cui i saggi Golda Meir e Ben Gurion
rappresentavano in Israele una sinistra
moderata all’insegna dell’equilibrio sono
da considerare trapassati.
Oltre a Campo Sionista, lo sconfitto
delle elezioni israeliane è stato Oba-
Netanyahu
ma. Può spiegarci gli attuali rapporti tra Usa e Israele? E come si comporterà Obama, il cui mandato è agli
sgoccioli?
“Obama ha certamente perso delle elezioni cui aveva il dovere istituzionale di non
partecipare. Nel corso degli anni è emersa
con chiarezza una sua posizione anti-israeliana, dovuta al suo background terzomondista e islamista: per molti anni nella sua
infanzia ha frequentato scuole islamiche.
Obama è un nemico non solo di Israele ma
anche dell’Occidente, come si è storicamente sviluppato… Ha provocato danni
immensi non solo a Israele, ma agli Stati
Uniti, e anche all’Europa e alla pace del
mondo. Stragi e danni immensi si potevano evitare se al suo posto vi fosse stato un
presidente normale”.
Secondo Ugo Volli, sembra che Obama risulti ciò che noi sosteniamo da sempre: sia un “nemico” degli stessi Stati Uniti e dell’Occidente, a favore – forse – del
mondo islamico. Che agisca volontariamente e scientemente non lo crediamo.
Riteniamo da sempre che Obama sia manovrato. E’ certo, invece, che la realtà contemporanea vada ancor oltre: Obama ha
prodotto danni enormi non solo a tutto
l’occidente e agli Usa, ma agli islamici stessi, facendo vivere al mondo pagine imprevedibili di storia, fatte di guerra di “tutti
contro tutti” e non di accordi.
Noi abbiamo visto un mondo islamico pronto a trattare pacificamente con le sponde
del Mediterraneo e, quindi, con l’Europa.
E’ contro tale provvida collaborazione che
l’amministrazione Obama ha lavorato, fomentando guerre ovunque.
Non crediamo che Donald Trump, dopo la sua probabile ascesa, che i media tanto avversano, proseguirà sulla stessa strada.
Cosa che i poteri che manovrano Obama
avrebbero potuto continuare a fare nel caso di una vittoria di Hillary Clinton, la
candidata che il “giornale unico” visibilmente sostiene...
fiSCo
in testa quelle sul patrimonio: l’imu e la tassa di successione
il concetto della tassa odiosa
Qualcuno, forse, ignora che l’aggettivo
“odiosa” viene accostato alla parola tassa nel linguaggio tecnico giuridico, quando sia il caso. Storicamente venne certamente “appioppato” alla …iniqua tassa sul macinato. Essa era odiosa, perché colpiva ciò che era più indispensabile
al desco dei poveri: le farine di grano ed
altri cereali. Tutte tassate. La convinzione
era, comunque, che una piccola tassa distribuita sull’intera popolazione rendesse
facilmente grandi cifre. Le grandi cifre
necessarie allo Stato. La tassa ebbe pieno
vigore in Italia dal 1869 al 1884 e subì fasi
alterne: all’inizio a stroncare il sollevamento popolare venne mandato l’esercito
con il Gen.le Luigi. Cadorna (il bersagliere della breccia di Porta Pia). Poi l’odiosa
imposta portò alla caduta del governo di
destra, ma venne riconfermata dalla sinistra. Fu poi ridotta per gradi e poi tolta
del tutto…
Non può dirsi che la medesima logica
(una piccola tassa per tutti) non sia stata
rispecchiata da altre tasse, fermo restando
che la parola è usata solo genericamente,
perché dovrebbe parlarsi di imposte (la
tassa è richiesta a fronte di uno specifico
servizio, es. tasse scolastiche). Pensiamo
all’imposta indiretta sui carburanti per
autotrazione che “colpisce” indifferentemente chi esce in auto per una passeggiata e chi lavora nei trasporti, come agente
di commercio o professionista: odiosa anch’essa, oltre che enorme…
Sono tasse o imposte prive di fantasia. Citiamo più che possiamo Maffeo Pantaleoni, padre degli economisti italiani:
“anche un imbecille può imporre nuove
tasse, la difficoltà sta nel non imporle e
fornire ugualmente servizi adeguati ai cittadini”.
Nella struttura ideale dello Stato –
tanto più se hegelianamente inteso, come
si fa oggi, quale infallibile e onnipresente
organizzatore di tutto – le “tasse” non ripagano la p.a. del costo del servizio. E’ indispensabile mettere mano al patrimonio
dello Stato stesso, che viene alimentato,
appunto, dalle imposte. Per altri economisti, però, lo Stato può provvedere a battere nuova moneta e le imposte sono solo
uno degli strumenti per regolare la quantità del “medio circolante”, del denaro
in circolazione. Esso si svaluta anche con
la velocità di circolazione che, però, alimenta i commerci e la produzione. Occorre, in una società che si sviluppa alla
velocità del boom, un controllo continuo
ed anche togliere una parte di moneta per
regolare la crescita, portandola ai ritmi
consoni al miglioramento delle strutture.
O anche per limitare la svalutazione. Ma
le paure divengono “abnormi” e vengono anche sfruttate in “mala fede” da chi
manovra l’economia finanziaria e, con es-
sa, la stessa vita sociale, rallentando – oggi
– la crescita a dismisura. La nostra, lo si
voglia o no, è una società basata sui consumi e, prima ancora, sul mercato. Se si
inceppa questo, si ferma tutto…
Tale meccanismo, per inciso, è proprio
quello che sembra essersi impantanato
con il regime imposto dalla Bce, che toglie agli stati la possibilità di battere la
propria moneta, riduce a zero (o quasi) sia
la svalutazione, sia i tassi d’interesse. Ma
così i risparmiatori hanno poco interesse a risparmiare, gli stessi imprenditori non vengono “aiutati” dalla svalutazione, definita per anni come “il volano
dell’economia” E qui – badiamo bene – si
parla di economia reale, non di giochi di
borsa…
L’Imu viola la Costituzione anche per la rivalutazione di colpo e di
imperio delle rendite catastali cui è
incardinata. Esse peraltro non coincidono con il valore degli immobili. Questo fa dell’imposta una
sorta di “patrimoniale
permanente”, peraltro inflitta in un periodo di gravissima crisi.
Il debito di imposta resta negli anni invariato, mentre i valori immobiliari precipitano,
creando uno scollamento dai principi costituzionali di capacità contributiva e di eguaglianza tra i cittadini. Si crea
di fatto una discriminazione tra chi, godendo di alti redditi, potrà conservare la proprietà dell’immobile e chi, non avendo redditi sufficienti per pagare l’Imu,
sarà costretto a venderlo. Così l’Imu
va in direzione opposta alla carta costituzionale: non favorisce l’accesso
alla proprietà dell’abitazione e non
tutela il risparmio, diventando addirittura un’imposta contro il patrimonio. Disumana per le famiglie e suicida per l’economia, che resta bloccata.
(Giulio Tremonti)
Secondo noi, questa è la “follia” che ci
sta rendendo poveri, annullando quel meccanismo che ha contribuito a sconfiggere
la fame dal tempo della “industrial revolution” il sui primo fattore (non l’unico) fu
certamente l’avvento dei motori.
Le borse diventano sempre più ciò che
meno dovrebbero essere, ciò che furono
esasperatamente nel 1929: un luogo dove
“si gioca” come allo chemin o al baccarat.
Pochi aspettano le scadenze per riscuotere
il reddito delle azioni… Ma il peggio è
che le banche, invece di prestare i soldi, se
li giocano in borsa e si buttano sul facile
come conservare soldi e amministrare patrimoni. E’ per questi motivi ed altri ancora che l’economia occidentale è in ginocchio.
Tasse odiose sono quelle sul patrimonio, che lo Stato ora è costretto ad
imporre per far fronte all’impossibile. Si
chiede ai governi di risanare il bilancio,
mentre l’economia ristagna. E anche qui
Maffeo Pantaleoni dava dell’imbecille a
qualcuno. Lui non lo era, anzi fu anche
un grande difensore della condizione femminile, un inventore del concetto di pari
opportunità.
“E’ da imbecilli – affermò – voler rimediare con un un regime di rigore a periodi
di ristagno economico”.
L’UE, però, non ha letto Pantaleoni,
né gli economisti di scuola italiana che seguirono come Pareto, Einaudi, Forte, Ricossa… Einaudi disse: l’economia sovietica imploderà perché manca
del meccanismo fra risparmio, azionariato, capitale.
Quest’ultimo inteso come ricchezza prodotta destinata a
nuova produzione. Per essere tolta, per un po’, al consumo tale ricchezza dev’essere
risparmiata (risparmio). Gli
italiani sono noti per essere
dei grandi risparmiatori…
Tornando alle tasse sul
patrimonio, contrarie alla
Costituzione che le ammette
solo “una tantum”, per far
fronte ad eventi tragici particolari (terremoti, alluvioni…),
la più importante è la tassa
(imposta) di successione. Essa è definita
come un periodico prelievo dello stato
sulla ricchezza nazionale privata: lo Stato
toglie alla Nazione una parte della ricchezza che questa ha prodotto con mezzi
propri, nel ricorrere dell’inevitabile momento della morte di ciascun cittadino.
Ma questo non basta: contro l’art.1
della Costituzione e non ne mancano altri, nello specifico e nello spirito (la proprietà accettata come forma di risparmio)
c’è oggi anche l’Imu e c’era l’Ici, ma di
altro si parla… Per esempio di inasprire la
tassa di successione che il governo Berlusconi (che aveva letto il caro Maffeo) aveva quasi abolito: un evento storico che gli
italiani neppure capirono. Lo capì Prodi
che corse a regalare i suoi averi ai figli,
prima di rintrodurla parallelamente quella delle donazioni in vita ai familiari! Ci
vuole una biblioteca per contenere ciò che
è stato scritto sull’odiosa tassa di successione.
Germano Scargiali
19
eCoNoMiA
Brexit: nuove prove dell’ingerenza degli Usa e dei grandi poteri contro l’europa
l’inghilterra fugge
da questa folle europa
Che fare? Che cosa avverrà con l’Inghilterra fuori dall’Ue? Moltissimi così
si chiedevano e molti se lo chiedono ancora
prima e dopo il no all’Europa... Chiariamo:
non sono bastati i grandi privilegi pretesi
dalla Gran Bretagna per stare in Ue a convincere gli inglesi a restare legati a Bruxelles e all’antipatica Germania. Non è successa una cosa da nulla, ma soprattutto per
il fatto che l’Inghilterra ha volto le spalle al
chiaro volere degli Usa, dei grandi poteri
che si nascondono nel “vero” patto atlantico, un legame d’acciaio e che si basa su tre
parole: massoneria, triade, bilderberg. Niente hai detto! Per questo conservatori e laburisti, per una volta, erano d’accordo: si doveva restare! L’errore, paradossale – è stato anche bisbigliato contro Cameron – è stato quello di sentire la voce del
popolo...
I popoli – notiamo altrove – si rivelano,
grazie al cielo, più intelligenti di chi li informa…Dobbiamo, dunque, saltar giù, , come hanno fatto i britannici, dall’Europa e
da chi la guida (ripetiamo gli Usa e Berlino), come i topi dalla barca che affonda?
Non siamo “ancora” così drastici.
L’Europa è un gran bel traguardo e bloccarne la marcia è sempre un passo indietro.
Come recuperarlo? La verità – un po’ triste
– è che siamo come prigionieri di questa
Europa… Frattanto, i soliti media cercano di convincerci che i sondaggi proverebbero che il leave inglese è venuto dagli anziani, un tempo degno del Senato, oggi intesi come “vecchi stolidi”, mentre i giovani hanno votato per il remain. Non ci
crediamo. Abbiamo molti motivi per non
crederci più, specie dopo aver visto i tentativi mastodontici di “tirare la volata” al
remain.
La persecuzione al capo “dissidente”, il leader del leave, Nigel Falange parla da sola: due attentati prima del voto e poi il mobbing interno ed estero, che lo hanno indotto alle dimissioni, dopo il trionfo, sono l’aspetto più eclatante della situazione di “non libertà” in cui siamo immersi, letteralmente
“calati” dai grandi poteri, che non è più errato definire come “i poteri del male”: non
è facile capire neppure che cosa vogliano…
“Durante il referendum – ecco le parole
di Falange – volevo indietro il mio Paese,
adesso rivoglio la mia vita”. Così il vincitore del sì inglese al brexit si è dimesso da capo del suo stesso partito …indipendentista
britannico Ukip. Le dimissioni sono giunte
dopo soli 10 giorni dal risultato, che ha sancito l’uscita della Gran Bretagna dall’Ue.
Farage (52 anni) era leader dell’Ukip dal
2006 e il suo partito, antieuropeista per eccellenza, dopo la vittoria del Leavé erano
diventati un punto di riferimento per tutti i
20
Nigel Falange
strana
espressione
per un
vincitore
Se il Brexit è un disastro, perché la Borsa di
Londra è volata subito? Se, infatti, la Gran Bretagna fosse un Paese sull’orlo del burrone la sua famosa
Borsa dovrebbe crollare. Se si esamina, invece, l’andamento delle Borse degli ultimi giorni emerge che il listino ad aver retto meglio, oltre a
quello di Zurigo, è proprio quello di Londra, che ha di fatto subito recuperato le perdite…
Che cosa significa ciò? Che la salute delle aziende britanniche non è minacciata
dal Brexit, ovvero che gli investitori di Borsa pesano con minore emotività l’esito del
referendum. Si dirà: ma la sterlina è caduta! E le agenzie di rating hanno abbassato il
valore dei titoli di Stato britannici. Nessuna sorpresa: la valuta è molto più volatile della Borsa e si presta molto di più ad attacchi speculativi, che però sembrano essersi già
fermati. Quanto alle agenzie di rating sono le stesse che davano la tripla A ai mutui
subprime e non sono proprio indipendenti. Diciamo che sono da sempre molto sensibili agli interessi dell’establishment, proprio quello che ha reagito con una rabbia forsennata al Brexit, cercando in tutti i modi di evitarlo. Ciò con presagi di grandi sventure per tutti. Dove sono queste sventure? La verità è che la Gran Bretagna subirà una
perdita marginale del Pil nei prossimi anni.
La verità è che il processo del Brexit sarà lungo (almeno due anni e mezzo, ma forse
ci vorrà anche di più) e che Londra è troppo importante per il mondo finanziario.
Questo non si può permettere (e non vuol nemmeno farlo) di abbandonarla…
Altra verità è che la Gran Bretagna se ne esce dalla Ue, ma in difficoltà restano di più
le Borse dei Paesi dell’Unione. A voler infierire, ci si può chiedere dove sono i veri problemi, a Londra o nella zona euro? Ma tornando alla realtà – quella vera – nonostante i tradimenti nei confronti della tradizionale saggezza finanziaria, economia e finanza dei vari stati del mondo, ma soprattutto dei paesi più evoluti, sono legati a “filo doppio”. Le “fole” sui default, sulle necessità – di vita o di morte – di risanare entro tempi brevissimi, sono fatti per rallentare la crescita, per andare contro l’Europa e il mondo. Di altri espedienti – del resto – ne vediamo da anni ormai: l’economia di mercato resiste fino ad oggi ai tanti sprechi imposti per mille vie, grazie alla
propria intrinseca ed estrema forza interna…
movimenti e i partiti anti-Ue d’Europa, ma
è anche stato gravemente preso di mira. Da
qui la grave rinuncia di Falange…
Frattanto, la “lavata di capo” all’Europa
c’è. Tutti vorremmo un’Europa che funzionasse, diciamo no a “questa” Europa,
non vogliamo “questo” euro…
Partiamo dalle regole economiche
che conosciamo. Quelle che …si capiscono, non quelle delle alchimie finanziarie, che sono difettose quanto i sillogismi additati da Dante… Ripetiamo la prima massima di Maffeo Pantaleoni, lo faremo fino alla noia, in modo che dal nostro angolo
speriamo di persuadere qualcuno. Eccola:
“E’ da imbecilli imporre un regime
di rigore in un periodo di recessione”. Ma “il padre degli economisti italiani”,
che insegnò anche a Vilfredo Pareto e questi
a Einaudi, Francesco Forte, Sergio Ricossa,
dice di più: “Qualunque imbecille può
inventare e imporre tasse. L’abilità
consiste nel ridurre le spese, dando
nondimeno servizi efficienti, corrispondenti
al sacrificio fiscale”.
Vi sono anche sei economisti che sono
indicati come “I 6 premi Nobel contro
l’Ue …o l’Euro”.
Qui di seguito uno stralcio testuale del pen-
siero del più noto fra loro… Sin da prima
della nascita dell’Euro, Paul Krugman,
economista di stampo keynesiano e premio
Nobel per l’Economia, nel 2008 – per la
sua analisi degli andamenti commerciali e
del posizionamento dell’attività economica
in materia di geografia economica – ha
manifestato la propria contrarietà, sottolineando nel 1999 che “Adottando l’Euro,
l’Italia si è ridotta allo stato di una
nazione del Terzo Mondo, che deve
prendere in prestito una moneta straniera,
con tutti i danni che ciò implica”. Krugman non ha cambiato idea nel corso degli
anni. Da poco ha detto: “L’Europa non era
adatta alla moneta unica, come invece gli
Stati Uniti. Spagna e Florida hanno avuto
la stessa bolla immobiliare, ma la popolazione della Florida ha cercato lavoro in altri
Stati meno colpiti dalla crisi, mentre gli
spagnoli non hanno avuto la stessa opportunità. Assistenza sociale, assicurazioni sanitarie, spese federali e garanzie bancarie
nazionali sono di unica competenza del governo di Washington per tutto il territorio,
mentre in Europa non è così. Questo è uno
dei principali motivi della fragilità del sistema Europa, almeno fino alla creazione di
una garanzia bancaria continentale…”
PolitiCA
l’avvocato si definisce un appassionato di politica candidato a uomo di partito
Giovanni di trapani: “mi vedo con
Miccichè e non sto solo alla finestra”
“Più passa il tempo, più mi sento meno
coinvolto in politica, ma la vecchia passione non si spegne”. Chi parla così è Giovanni Di Trapani, avvocato penalista che
anni or sono si fece le ossa nello studio del
compianto Enzo Fragalà e, da tempo, ha
studio proprio non lontano, cioè laddove
tanti professionisti ricevono i propri clienti. Figlio di un uomo politico e dopo aver
ricoperto molti incarichi da eletto al Comune e alla provincia, Di Trapani dice
anche di se stesso: “mi sento e voglio restare un appassionato di politica e trovo il
modo di restare nell’ambiente…”
Avvocato, lei viene dall’area Dc e
poi dall’Udc. Qual è la sua visione
attuale, la sua posizione e che cosa
vede per sé dietro l’angolo?
“La domanda diviene difficile se si considera che mai come adesso c’è stato un
momento di transizione. Ma io non voglio stare pigramente alla finestra, per
quanto la tentazione oggi ci sia e contagi
tanti politici…”
Quindi?
“Mi sono interessato alla persona di Gianfranco Miccichè. Per il momento seguo
lui, pronto a dare il mio contributo, ma
con l’atteggiamento di un possibile uomo
di partito più che di chi vuole una carica
operativa”.
Momento di transizione, ha detto.
Certo, ma in che senso?
“Potrei rispondere, genericamente, in
ogni senso. Ma le faccio un esempio. E’ finito il tempo dei politici di professione. La
gente ha imparato ad odiare la casta…
Perciò bisogna venir fuori con nuove proposte, uscire dalla salamoia che, come
quella di Roger Rabbit, può annientare e
far sparire persino i beniamini di una volta.
E dietro l’angolo?
“Beh, la cosa più importante che c’è dietro l’angolo è rappresentata certo dalla
prossime regionali. Non dobbiamo cedere ancora una volta la Sicilia a chi non la
merita. Anzitutto a coloro che la gente
non vuole. E’ successo così e non solo alla
Regione, ma è stata una maligna regola
anche di molti comuni. Le sole province
facevano eccezione, ma, come è noto, per
le province non si vota più. Non mi dicano che sono state abolite. E’ stato un passo indietro della democrazia, che è la vera
sconfitta di questa nuova situazione”.
Che fare dunque?
“Il centro destra deve ricompattarsi. Chi
può negarlo? Deve cancellare la vecchia
ruggine. Se no assisteremo a storie come
quella di De Magistris a Napoli e così,
Dio non voglia, potrebbe essere per Orlando a Palermo. Occorre non commet-
Cristo si è fermato
ad Andria
tere più errori, né cadere in atteggiamenti come quelli …del caso D’Alia”.
D’Alia è in qualche modo della sua
area. Chi vede meglio?
“Non me lo chieda, vedo meglio Saverio
Romano. Altro punto di riferimento.
Come candidato non mi allontanerei da
lui, in alternativa ad una sempre possibile riproposizione di Musumeci. Questo, però, come dicono, porta il peso della passata sconfitta”.
E a Palermo?
“Sto sentendo Miccichè e contribuisco
al dialogo teso a trovare un uomo dalla
personalità specchiata. Dobbiamo proporre un sindaco buono, noto alla gente,
che non venga accolto con la freddezza
che accompagnò, purtroppo, secondo
me immeritatamente, Costa”.
Concludendo…
“Mi lasci godere di questa amicizia con
Miccichè. Credo che le idee di base siano buone. Ho cenato ad Arcore con Berlusconi. Si è parlato dell’Italia, del Meridione e della Sicilia. Vedremo”. (G.Scargiali)
S’era dato importanza da sé, come certe
persone afflitte da malattia o handicap.
Lui, lo studentino pugliese, aveva accettato il debito in un paio di materie come
un’occasione di lavoro. Ora è uno dei piccoli morti fra Andria e Corato. Non è
riuscito a raggiungere la scuola: “voglio
andarci – aveva detto – ora devo essere
bravo, devo diventarlo”. Non ha raggiunto la meta, è uno dei casi più strazianti della tragedia ferroviaria che conosciamo…
“Notizie zero”, queste due parole riecheggiano per ore, giorni, attorno all’incidente ferroviario, l’incredibile scontro
frontale in Puglia. L’Italia di oggi è anche questa di “notizie zero”. A pronunziare con rabbia queste 2 parole sono i
parenti delle vittime: non vengono neppure accolti e ascoltati.
Altrove accorrono psicologi e assistenti sociali. Altrove, ma non in Puglia, nel
bistrattato Sud. Altrove è in funzione un
doppio sistema di sicurezza, di cui uno da
satellite. Anche in Italia, ma non su quella maledetta linea sulla quale viaggiavano pendolari e gitanti. Non in Puglia,
non nel bistrattato Sud…
Non che nel resto della Penisola le
cose vadano bene, ma Cristo si è fermato ad Andria, dopo che nella simbolica Eboli di Carlo Levi. L’uomo si è
fermato ad Andria, lo ha fatto l’Italia su
quella linea a mono binario, che ricalca
un tracciato progettato già dai Borboni…
Eppure l’Italia è all’avanguardia
nella “progettazione” ferroviaria: gli elettrotreni, i tav di stile europeo, che ci invidiano persino nel Far East, quello del
monorotaia e del tappeto magnetico. Ancor più in Usa che, in fatto di treni sono
fermi ad una sorta di grosse Littorine (fecero eco nel mondo ai tempi del Littorio).
I passeggeri muoiono. Viaggiano in
treno, perché la benzina costa… Otto
milioni di passeggeri l’anno su quella linea. I treni dovrebbero essere i mezzi più
sicuri. Invece qui si scontrano, deragliano, s’incendiano. Ai sopravvissuti? Notizie zero.
Nel profondo Sud i treni vanno peggio
che mai: carrozze, locomotori e linee,
spesso ancora quelle del Regno. In quella maledetta tratta pugliese 2 treni si
scontrano frontalmente. A 100 più 100
fanno 200 Kmh. Sembra impossibile: 26
morti fra macchinisti e pendolari, oltre
50 feriti! (D.)
21
AttUAlità
Presidente del Movimento per la Vita a Palermo
intervista a Sandra la Porta
Da meno di un anno presidente del Movimento per la vita a Palermo, la dottoressa
Sandra La Porta si è subito trovata a proprio agio nel nuovo ruolo, dopo l’esperienza di più anni nel consiglio. La incontriamo nella sede del Movimento, ospitata
presso la parrocchia del Cuore Eucaristico di Gesù. Sandra La Porta è subentrata
per elezione alla professoressa Rosa Rao,
storica guida del Movimento palermitano
ed ora dirigente nazionale. La pediatra ci
accoglie con entusiasmo e ci comincia a
parlare del Forum di Parigi.
Per il Movimento per la Vita si è trattato di un evento di particolare importanza?
“Il primo Forum “Uno di Noi” ha visto riuniti rappresentanti di ben ventisette paesi,
un esercito ben deciso a lottare per difendere i diritti del nascituro. Infatti, è noto che
un embrione è già un bimbo completo di
tutto ciò che serve alla vita. Ha solo bisogno
di svilupparsi. E’ un essere umano che ha il
puro diritto di vivere”.
Chi vi ha partecipato della nostra
regione?
“Mi hanno accompagnato la consigliera
Luciana Lupo e la presidente regionale
Pina Petralia”.
Certamente sul Forum c’è qualche momento significativo da raccontare…
“E’ stata particolarmente toccante la cerimonia della premiazione. Il primo premio,
infatti, è andato a una donna tailandese,
particolarmente povera, Koy Pattaramon,
che, portando in grembo due gemelli commissionati da una coppia col sistema dell’utero in affitto, si è rifiutata di abortirne
uno dei due che risultava affetto da sindrome di down, come le avrebbe imposto il
contratto stipulato con la coppia, e ha preferito tenerlo lei. Quale abisso tra la generosità di questa donna e la cattiveria dei ricchi
genitori biologici, che hanno scartato il “figlio mal riuscito”. Persone che trattano i
bambini, persino i propri figli, come merce
da comprare, vendere, uccidere. Avevano,
infatti, impiantato un loro embrione. Questo è il decantato progresso della fecondazione assistita e dell’utero in affitto!”
Al Forum ci sono stati altri premiati…
“Al Forum, pur in carenza dell’appoggio
mediatico certo meritato, sono stati consegnati dei riconoscimenti anche alla mamma di Andrea Bocelli, signora Edi, che ha
voluto dare la vita al figlio, nonostante le
fosse stato sconsigliato per la patologia che
il figlio avrebbe potuto presentare alla nascita. Altri premi a Vivienne Lambert, che
si oppose alla sospensione dell’alimentazione artificiale per il figlio quadriplegico e a
Mary Wagner, attivista prolife, che in Canada organizzò una veglia di preghiera davanti a una clinica dove si facevano aborti e
per questo venne arrestata”.
22
C’è da notare che molte volte il male
si traveste da bene…
“Io credo che in un mondo dove i media
parlano continuamente di eventi negativi
sia fondamentale evidenziare il bene che c’è
intorno a noi, le tante vicende belle che
danno gioia e ottimismo. Me ne accorgo
dalle reazioni della gente comune che appare confortata quando apprende del buon
esito degli eventi di cui ha notizia. Dobbiamo farci testimoni del positivo che c’è nella
società perché la gioia è nel dare”.
Ci puoi parlare di qualche vicenda
da te vissuta in particolare?
“Il Movimento per la Vita che io rappresento qui a Palermo ha da poco aiutato una
ragazza che, rimasta incinta, era stata abbandonata da tutti, genitori adottivi e fidanzato. Non aveva neppure un luogo dove
abitare. Con il nostro aiuto, ha potuto ottenere l’ospitalità da parte di un’anziana signora che già in passato si era occupata di
ragazze sole. L’abbiamo ancora seguita e
ha ricevuto sostegno affettivo e psicologico.
La conclusione è stata splendida: è nata una
bellissima bambina, che è stata battezzata e
festeggiata dai nostri volontari. I genitori si
sono riconciliati con la figlia e ogni problema è stato superato.”
Tornando al Forum di Parigi c’era
anche una presenza di giovani?
“Certamente. E fra i tanti spiccavano i vincitori del Concorso scolastico europeo, che
portano la freschezza e l’entusiasmo della
loro giovinezza ai Movimenti prolife che,
nonostante l’opposizione e la guerra con
cui sono costretti a scontrarsi a livello mondiale, crescono ogni anno di numero e d’importanza.”
Come mai i sostenitori dell’aborto
sono spesso per l’eutanasia, la fecondazione assistita e l’utero in affitto?
“C’è un filo conduttore che lega tutte queste pratiche: è la mancanza di rispetto per la
vita in tutti i suoi momenti e le sue manifestazioni. Malattie, disabilità, difficoltà fanno parte dell’esistenza umana, ma la soluzione non è nell’omicidio, magari camuffato… Occorre piuttosto una società più partecipe dei bisogni sociali e una politica capace di intervenire a sostegno dei più deboli. Si coltiva una sorta di mito del superomismo, a tutto vantaggio di uno scientismo
senz’anima”.
Da una parte si vorrebbe un mondo
sensibile alle sofferenze degli animali, dall’altro ci si accanisce contro
i bimbi indifesi…
Nella foto Sandra La Porta a dx
nella foto con Carlo Casini già presidente del Movimento per la vita
e la signora a Parigi.
In basso i ragazzi partecipanti
al Concorso europeo
“Senza dubbio. L’aborto ne è una manifestazione lampante. Infatti non è altro che
una vivisezione: al bimbo rinchiuso nel ventre materno, tramite aspirazione, viene strappata prima una mano, poi un piede, poi
schiacciato il cranio. E mentre questo avviene il bimbo si ritrae, cerca di scappare e di
sottrarsi alla morte, come i video dimostrano chiaramente.”
Ma si dice che sia collegato all’aborto anche un traffico di organi umani…
“All’orrore si unisce l’orrore. Negli Stati
uniti, dove l’aborto può essere praticato anche oltre i 6 mesi, si è scoperto che a Planned Parenthood, un’organizzazione di pianificazione familiare che in realtà sostiene
l’aborto, si vendono su ordinazione gli organi dei bambini abortiti… Che pensare allora di tanto zelo pro aborto? ”
Molti affari anche dietro la fecondazione assistita?
“Una sola fecondazione assistita costa circa
10 mila euro, ma perché una nascita vada
in porto ne occorrono circa 6. In genere si
arriva a spendere fino a 100 mila euro, spesso senza ottenere alcun figlio. In compenso
la donna viene imbottita di ormoni pericolosi per la sua stessa esistenza e per quella
del bambino. La madre corre il rischio di
tumori, di patologie varie, mentre il bambino spesso nasce immaturo o portatore di
handicap. Tutto ciò, però, ovviamente si tace.
C’è un altro particolare, quasi un paradosso..
“Sai, forse, che molti ignorano come sia più
probabile avere un figlio curando la sterilità
con i metodi oggi disponibili che non con la
fecondazione assistita. La salute dei giovani
viene trascurata e piccole infezioni facilmente curabili vengono ignorate col rischio
di provocare in seguito sterilità.”
Lydia Gaziano
A
AttUAlitA’
Un console inviato da Mosca, Mikhail Kolombet, segue i tanti cittadini del suo paese
Quanta amicizia fra russia e italia
Sono molti i cittadini russi che vivono a
Palermo e portano il saluto della loro
lontana terra, che è storicamente europea come poche altre, pur avendo indubbi contatti con l’Asia, dove spazia il
loro immenso territorio... Si trovano
bene e fraternizzano con i siciliani, hanno spesso il coniuge “locale” e portano
cibi e tradizioni: quanto hanno di differente e quanto hanno in comune.
Il 9 maggio la comunità, guidata dal
console Mikhail Kolombet, che da un
anno ha sostituito Vladimir Korotkov,
ha festeggiato la fine dell’ultima guerra
e la sconfitta del nazismo nel corso di
una cena a Palazzo Trinacria.
Erano presenti i rappresentanti delle
due associazioni culturali Sicilia Russia
e Le Muse. Abbiamo potuto parlare
con la presidente della prima, Emilia
Sacharova, una signora piuttosto nota
nella Palermo dei vernissage. Periodicamente i russi organizzano attività
musicali e corsi di lingua ed anche di
cucina.
Il console Mikhail Kolombet
Abbiamo potuto gustare nell’occasione la
vera insalata russa e delle deliziose tortine
che sembravano dolci, ma erano guarnite
al di sopra di uno strato di rapa rossa tagliata minutamente e fiocchi di maionese
geometricamente disposti. Tale tortina si
completa al di sotto con aringhe di una
qualità qui introvabile. Presenti, ovvia-
mente, il caviale e più tipi di Vodka.
Quanto all’insalata russa, non vi aspettate i capperi, ma solo i cetriolini, perché il cappero non è un prodotto russo.
La maionese vi si trova mischiata
con dello yogurt, frequente presenza
nell’alimentazione delle “steppe”.
Applausi, brindisi e tanta allegria, per
manifestare l’amicizia di due popoli
che hanno ormai dimenticato i colpi di
cannone e di fucile di 70 anni fa. Non
vogliamo esagerare, ma sembra che
italiani e russi siano più che pronti a
rapporti più concreti fra i loro paesi la
cui distanza si riduce sempre più, grazie agli attuali mezzi di comunicazione
e trasporti.
G.&L. Scargiali
Un volo diretto Catania - Mosca
è operativo dal 20 giugno. La rotta è
operata con Airbus 321 della compagnia russa Yamal. La gestione commerciale è del tour operator Spasskiye
Vorota.
Campofelice roccella: a Contrada Calzata attendono da mezzo secolo
Una strada senza nome:
tante persone senza indirizzo
A Campofelice di Roccella i cittadini
attendono il nome e il numero civico delle
strade, costruite nel 1974 senza rete fognaria, né illuminazione.
Nella stessa cittadina – una vera capitale per ricettività turistica - da 46
anni il nostro corrispondente dalle Basse
Madonie Gaetano Messina vive in località Calzata, …un’isola di terra acquistata da italo americani nel primo 900
per procura. Queste terre sono confinanti
con quelle degli usi civici appartenenti ai
Cammarata, che il Comune nel 1948, dopo averle riscattate, donò ai contadini.
Oggi esistono diverse abitazioni, circa 50
famiglie vi risiedono tutto l’anno e chiedono servizi dal Comune, come la via e i
numeri civici, fognature, illuminazione.
“Nel 2007 – ci scrive Gaetano Messina – denunciai attraverso il Giornale di
Sicilia e Palermoparla, che in 20 contrade
mancavano le vie e i numeri civici. Il Comune promise di intervenire, realizzò una
parte di vie vicino al mare da Pistavecchia
alla Roccella, lato monte e presso il km
200 della SS113 collocarono due targhe:
con i nomi delle contrade Olivazza e –
200 mt dopo – Calzata. Queste per essere
efficaci dovevano essere poste sullo stesso
palo. Così non è stato e ci siamo trovati
“oscurati”.
Le difficoltà e i disagi sono tanti: essere raggiunti da un’autombulanza, dai
carabinieri, visto che la zona è ghiotta per
i ladruncoli.
Il Maestro Gaetano Messina trova serie
difficoltà a ricevere il Corriere internazionale e, difatti, usa gli indirizzi
della Farmacia Monreale, del Bar del bivio e della stazione di rifornimento di Benzina Q8 sulla SS113. Da più anni da N. Y.
attraverso internet alcuni lettori lo definiscono un ectoplasma “perché del personaggio che nel 1978 disegnò 15 francobolli per (l’anno internazionale del fanciullo) non risulta un indirizzo sulle guide
o pagine bianche”.
Il maestro Messina ha diffuso un manifesto con una lettera aperta al sindaco proponendo un nome alla Via che
rispecchi la storia e il sogno della terra che
suo padre Carmelo e tanti italo americani
hanno avuto il coraggio di riscattare: quei
terreni dai quali erano stati cacciati dal
podestà Rao, ex contabile dei Cammarata… Per questo “partirono garzoni e tornarono padroni” in questa terra che ha
scelto di vivere, creare bellezza. Ed ecco il
nome che noi vorremmo e che abbiamo
proposto al sindaco Massimo Battaglia:
Via Veterani (italo americani - grande
guerra).
Gaetano
Messina
Gaetano Messina è devoto della Santuzza Rosalia, per cui crede solo che un
miracolo sia possibile, visto che gli artisti
vivono a lungo e sono immortali. Nel 2006
smascherò un errore di toponomastica
sulle origini delle tribune di Pistavecchia della Targa Florio: erano in territorio di Campofelice e non di Buonfornello.
Solo adesso, dopo le campagne di stampa
dello stesso Messina, lo svincolo autostradale A19 è stato intestato al comune di
Campofelice di Roccella: una battaglia
miracolosamente vinta per cancellare un
cartello senza senso, visto che Buonfornello è solo una – neppur limitrofa – contrada e non un centro urbano.
23
SiCiliA
Padre Amedeo parla dei palermitani e del più nobile: S. Maria di Gesù
Cimiteri questi sconosciuti
Venite vivi a visitare i morti prima
che morte a visitar vi venga (epitaffio
di tomba a Motta d’Affermo, Messina).
I cimiteri, luogo di culto, ricordi, passioni,
ma anche di arte e storia dell’Uomo. Per
saperne di più abbiamo ascoltato Padre
Amedeo, al secolo Michelangelo Cordua,
consulente del Comune di Palermo e “Soprintendente religioso del Cimitero di S.
Maria di Gesù”, da circa 25 anni vissuto
nella fede e per la di questi luoghi.
Padre, ci parli di lei. Quali sono i
suoi interessi?
Nella consapevolezza di dovere percorrere il conclusivo tratto della mia vita, come
religioso, sacerdote e cittadino, ritengo
che il mio principale interesse sia di portare a compimento il mio “sì” pronunziato al Signore Gesù nel servire la sua Chiesa, l’Ordine dei Frati Minori e l’uomo.
Cosa che, negli ultimi 25 anni, ho esplicato soprattutto a favore del Comune di Palermo all’interno del Cimitero di S. Maria di Gesù.
Quando iniziò il suo incarico in questo cimitero? Da chi le venne affidato, in che cosa consisteva?
L’assunzione diretta prevista nella pianta
organica del Comune fu approvata con
Deliberazione di giunta, sindaco “pro
tempore” Domenico Lo Vasco. I miei compiti direzionali consistevano nell’organizzare e assicurare la corretta funzionalità
di tutti i servizi cimiteriali sui quali dovevo vigilare, nel collaborare con il Coordinatore Sanitario competente nell’adempimento delle incombenze previste nel
Regolamento di Polizia mortuaria e nell’essere responsabile di tutti i servizi interni al cimitero e del personale addetto. Che cosa, al di là dell’aspetto spirituale e religioso, qui l’appassiona
di più?
Mi sono innamorato della storia di questo
cimitero, dei suoi personaggi illustri che
lo resero bello e monumentale e di tanti
altri uomini, letterati, architetti, politici,
nobili, che vi hanno l’ultima dimora e
vengono ricordati per avere dato lustro
alla Città nei due ultimi secoli.
Quali tecniche di conservazione dei
defunti ha avuto modo di osservare?
In questi vent’anni ho osservato solo tecniche e norme previste dal Regolamento
municipale del 1868. Qui a S. Maria di
Gesù dall’Unità di Italia si seppellivano i
cadaveri chiusi in cassa e senza cassa. In
certi periodi la cassa venne utilizzata solo
per il trasporto del cadavere dall’abitazione al cimitero e non era raro che si affittasse. Sembra che, in tempi anteriori all’Unità e nei frequenti periodi di epidemie, i cadaveri venissero immersi in grandi fosse piene di calce viva denominate
comunemente “Lupe” per scongiurare il
contagio. In seguito, verso il 1890 e nei
24
primi del 1900, le lupe e le fosse comuni furono abolite e verso il 1920 tali luoghi furono concessi a diverse congregazioni laicali per i loro iscritti con l’onere di adattare la struttura secondo la normativa di
legge di Polizia mortuaria.
Chi secondo la sua esperienza ha
realizzato di più in questo settore?
Dato che tanti cadaveri vengono ancora
collocati nei depositi dei cimiteri cittadini
in attesa dei posti da liberare per essere
tumulati, credo che nessuna amministrazione comunale dal 1866 ad oggi, sia per
quanto riguarda la gestione dei loculi, sia
per la manutenzione, abbia fatto il dovuto
nel settore cimiteriale. Mi può raccontare brevemente delle esperienze che l’hanno colpita?
Fra le tante ricordo la totale mineralizzazione e polverizzazione dei resti del famoso imbalsamatore Alfredo Salafia
(+31.01.1933, ndr), evidenziata al momento dell’apertura della sepoltura effettuata il 18 dicembre del 2000. Del corpo
del Salafia non è rimasto un osso, ma del
suo lavoro e competenza professionale sono rimasti i cadaveri da lui imbalsamati
tra cui la bambina Rosalia Lombardo delle Catacombe dei Cappuccini. Poi, all’apertura di una tomba, l’evidenziazione
della sagoma di uno scheletro polverizzato di un soggetto deceduto verso il 1880.
A parte San Domenico vi sono altre
sedi cittadine di sepoltura di illustri nostri antenati?
Tutte le chiese, compreso S. Domenico, costruite in epoca anteriore all’Unità d’Italia, venivano utilizzate, oltre che per il culto, come luoghi per seppellirvi i morti. Non
ho trovato un decreto o una delibera istitutivi che dichiarino la Chiesa di S. Domenico come “Pantheon” degli uomini illustri. Sepolture di uomini illustri si trovano in altre chiese come la Cattedrale, vedi
le monumentali tombe dello “Stupor mundi” Federico II, di Costanza di Altavilla,
di altri reali e di più cardinali arcivescovi
di Palermo.
Potrebbe consigliare, se c’è, un per-
corso divulgativo da seguire alla ricerca delle antiche tradizioni dei
cimiteri cittadini?
Non sono a conoscenza di pubblicazioni
esaustive su tale tema in questa città. Esistono, però, alcuni recenti lavori quali “Breve cronistoria dei cimiteri di Palermo”
(fuori commercio) scritta dall’ex sindaco
Giacomo Marchello. Poi un compendio
di articoli nel libro “Disegni di luce” sul
cimitero di S. Maria dei Rotoli, a cura di
Silvana Lo Giudice e altre pubblicazioni
relative al cimitero dei Cappuccini e S.
Maria di Gesù.
Nel 2012 le è stato rinnovato un incarico del Comune per un piano di
ottimizzazione e razionalizzazione
degli aspetti gestionali e di previsione di S. M. di Gesù: margini di
miglioramento?
Trovo difficoltà a rispondere. Considerato
che le segnalazioni ai responsabili sugli interventi da effettuare per la manutenzione ordinaria e straordinaria per garantire
la pubblica incolumità non vengono prese nella dovuta considerazione, probabilmente
per carenza di fondi, la stesura di un piano di ottimizzazione e razionalizzazione
degli aspetti gestionali è oggi irrealizzabile, nonostante la mia buona volontà.
Evoluzioni per il soddisfacimento
delle sepolture della cittadinanza
palermitana?
Spero che l’Amministrazione promuova
la creazione di un nuovo cimitero atto a
soddisfare le nuove esigenze. Sono contrario a nuovi ampliamenti, che complicherebbero la gestione cimiteriale.
Ha certo visitato altri cimiteri in altre città…
Ho visitato cimiteri in Sicilia e nel Casertano. Non ho riscontrato differenze significative. Del resto ogni Comune d’Italia,
nella realizzazione e nella manutenzione
ordinaria e straordinaria dei cimiteri deve
far riferimento alla vigente legge di Polizia Mortuaria e alle indicazioni di legge
della Soprintendenza ai BB.CC.AA. per i
manufatti vincolati “ope Legis” .
Padre, ha valutato ogni aspetto dei
luoghi. Che cosa oggi la interessa e
come pensa di continuare l’esperienza?
Nei tanti anni di lavoro a S. Maria di Gesù ho amato questo luogo non solo colloquiando con la morte, ma conoscendone
gli aspetti culturali e artistici. Spero di
continuare il servizio di sacerdote per il
bene della Chiesa e dell’Ordine
Francescano e, da cittadino, dedicare tutto il tempo possibile ad approfondire la
conoscenza storica del cimitero, esaminando uno per uno, foglio per foglio, i
non pochi documenti d’archivio, onde diffondere la sua bella e articolata, a volte
difficile, storia in una pubblicazione.
Guido Francesco Guida
AgroALiMEntArE
Coinvolge Africa e Medioriente ad ottobre fra Mazara del Vallo e Palermo
Blue Sea Land-Expo dei
Distretti Agroalimentari
Dura tutto il corso dell’anno la preparazione del blue sea Land a Mazara del Vallo, la cui v Edizione è in programma nei giorni dal 5 al 9 ottobre prossimi. Ad esso hanno partecipato nell’ultima
edizione oltre 40 nazioni con più espositori
dall’Italia e dall’estero, soprattutto dall’Africa e dal Mediterraneo “allargato”, che è il
polo di maggior attenzione per il Distretto produttivo della Pesca di Mazara
del vallo, organizzatore della grande manifestazione. Il distretto chiama a raccolta
l’intero settore agroalimentare ed enogastronomico e si erge – senza dubbio – a guida dei più attivi distretti produttivi in Sicilia.
Non c’è prodotto alimentare che non sia
presente dagli agrumi al vino, all’olio, alla
pasta… “blue sea Land, all’avanguardia
nell’organizzazione della produzione e del
marketing, promuove infatti il modello del
Cluster dei Distretti agroalimentari
e la blue Economy, anche come strumenti necessari per prevenire lo spreco degli alimenti e per salvaguardare le risorse
naturali a partire dall’acqua” I contatti
con gli stati vicini e lontani e con gli organismi internazionali, Ue compresa, si susseguono ininterrottamente. Una recente occasione si è avuta presso il Circolo del
Ministero degli affari Esteri a Roma.
Ecco quanto sottolineato dal Presidente del Distretto Produttivo della Pesca,
Giovanni Tumbiolo, presentando ufficialmente, la V Edizione della manifestazione Blue Sea Land-Expo dei Distretti agroalimentari del Mediterraneo,
Africa e Medioriente. Tumbiolo ha letto
un messaggio di augurio per la manifestazione inviato dal Ministro Maurizio Martina. Erano presenti gli Ambasciatori del Mediterraneo, Africa e Medioriente accreditati
presso la Presidenza della Repubblica Italiana e le Agenzie delle N.U. ed il Ministro
dell’Agricoltura e della Pesca del CongoBrazzaville, Mr. Henry Djombo. Nel corso
della serata il Presidente del Circolo del
MAE, l’Ambasciatore Alessandro Vattani e
l’Assessore alla Agricoltura e Pesca Regione
Sicilia Antonello Cracolici hanno illustrato
ai tanti diplomatici le novità dell’edizione
2016 di Blue Sea Land, che vedrà più partner, istituzioni ed enti, onde “amplificare”
l’importante tema dell’annuale kermesse
di Mazara del Vallo: La prevenzione dello spreco alimentare. Intervenuti fra gli
altri il Decano del Corpo Diplomatico Africano accreditato presso il Quirinale, l’Ambasciatore Mamadou Kamara Dekamo, e
l’Ambasciatore Umberto Vattani.
IL TavoLo TECnICo
Da poco si era costituito un tavolo tecnico, per coordinare le attività culturali, scien-
tifiche e promozionali dell’evento internazionale: il Blue Sea Land - Expo dei Distretti agroalimentari del Mediterraneo, africa e Medioriente che avrà delle
fasi, come in passato, anche a Palermo. Tema generale: “Il Cluster dei Distretti, la
Cooperazione Internazionale e la Blue Economy, strumenti di prevenzione degli sprechi
alimentari”.
alla prima riunione del Coordinamento, a Palermo presso i locali della Regione Sicilia, promossa dal Dipartimento
degli Affari Extraregionali, hanno partecipato rappresentanti di Istituzioni ed Enti:
Distretto della Pesca e Centro di Competenza Distrettuale (organizzatori), Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Ministero delle Politiche Agricole
Alimentari e Forestali, Ministero dello Sviluppo Economico, Assessorato regionale
dell’Agricoltura, dello Sviluppo Rurale e
della Pesca Mediterranea, Assessorato regionale delle Attività Produttive, Assessorato regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, Assessorato regionale del Turismo,
Sport e dello Spettacolo, Istituto per il Com-
2008 dal Distretto Produttivo della Pesca siciliano.
La vIsITa In LIbIa
anche in Libia, dove purtroppo i focolai
di guerra e la discordia non mancano, il
Distretto Ittico di Mazara del Vallo, con il
suo presidente Giovanni Tumbiolo è andato
avanti. La Libia resta un importante paese
per i contatti di lavoro, di cooperazione e di
scambio… Nel corso di una missione lampo, il Presidente del Distretto ha incontrato i
vertici della Cooperazione e della Pesca
della Libia, rispettivamente saied Kallah,
Presidente di Libyan Export Promotion
Center, e Mohammed alajel, Presidente degli armatori Libici della Pesca.
La missione di Tumbiolo è valsa a testimoniare la vicinanza del settore pesca e dei distretti produttivi alle Comunità marinare –
e non solo – di tutta la Libia e consolidare,
se possibile, in un momento storico così complesso e difficile, la cooperazione scientifica
e produttiva. Le tante Comunità agricole e
marinare di Tobruk e Tripoli, di bengasi e Misurata e loro rappresentanti politici
e diplomatici, con fermo coraggio, hanno
partecipato ai lavori del blue sea Land
2015, dimostrando al mondo intero come,
attraverso il lavoro del mare e della terra, si
possa fortificare la pacifica convivenza e il
dialogo; confermando, altresì, la sicilia come “terra di incontro”.
Tumbiolo ha voluto ricambiare e rinno-
Intervento di Tumbiolo
al Parlamento Europeo
mercio con l’Estero; Ufficio Scolastico regionale per la Sicilia, C.N.R. Sicilia, Confindustria Sicilia, Coldiretti Sicilia, C.I.A. Sicilia,
Confagricoltura Sicilia, Coppem, Rotary
International - Distretto 2110 Sicilia e Malta, Soprintendenza del Mare.
La PrEsEnTazIonE a bruxELLEs
Di Blue sea land si è parlato anche a bruxelles, nel corso della presentazione dei
progetti dei Comitati Interpaese Europei e
Mediterranei del Rotary internazionale al
Consiglio d’Europa, il Cip Italia -Tunisia copresieduto da Giovanni Tumbiolo e Meher
Maamri insieme al Governatore najoua
azouz del Distretto Tunisia, Algeria, Marocco e Mauritania. La presentazione è stata
tenuta unitariamente. In questa V edizione i
rotary europei e mediterranei sosteranno,
con il Banco Alimentare, il tema dello “spreco alimentare” e del riutilizzo delle risorse
alimentari nell’ottica della Bio e Blue Economy, la filosofia produttiva promossa dal
vare l’invito per ottobre 2016 a Mazara del
Vallo – unanimemente riconosciuta Centro
naturale del dialogo – per continuare insieme il difficile cammino da anni intrapreso.
E’ difficile, però elencare tutti i contatti e le
visite intercorse con i rappresentanti dei
paesi interessati, giù fino all’africa australe, percorrendo tutto il Mar Rosso. Fra
le mete recenti, Costa d’avorio, Mauritania e Ghana. Un interlocutore fisso,
l’angola. Non fosse per gli scenari di guerra, su cui il personaggio Tumbiolo, passa
con la sicurezza dell’uomo di pace, questo
enorme bacino (forse qualcuno non ne comprende l’ampiezza) che, grazie anche al raddoppio del Canale di Suez, gravita ancor
più di prima sul Mediterraneo, realizzerebbe traguardi di cooperazione economica e
sociale senza precedenti. Ma ciò, probabilmente, non è gradito a qualcuno. Questa,
però, è una particolare polemica di Palermoparla, che se ne fa responsabile…
Germano scargiali
25
PESCA
Ai pescatori non appare l’alba del nuovo giorno
L’Ue se ne lava le mani
Mentre sulla pesca giungono da varie fonti notizie positive – purtroppo
erronee – la situazione rimane al palo.
Drammatica per il settore. Dall’Unione
europea per i pescatori siciliani si
susseguono ininterrotti i provvedimenti
inadeguati, mentre non si arresta la “guerra del pesce“.
Chiare le parole del presidente del Distretto produttivo della Pesca di Mazara
del vallo, Giovanni Tumbiolo: “L’Ue
delude ancora una volta i pescatori siciliani con risposte elusive sulla pesca mediterranea e sui danni provocati dall’annosa guerra del pesce”.
L’unione Europea continua, dunque, a calpestare i diritti e le richieste
dei pescatori mediterranei e in particolare di quelli Italiani e dei siciliani. I provvedimenti sono solitamente inopportuni e
mal studiati. La cosiddetta “guerra del
pesce” frattanto prosegue. I pescherecci
italiani vengono “catturati” in acque internazionali dalle motovedette nord africane. Sappiamo anche che similari disparità si verificano ai confini con la Francia
e fra la Sardegna e la Corsica. Ecco testualmente un comunicato che proviene
dal Distretto produttivo della Pesca di
Mazara del Vallo.
Giovanni Tumbiolo è intervenuto a
Bruxelles. Ha commentato la recente risposta del Commissario Ue alla Pesca ad
un’interrogazione parlamentare bipartisan
(primo firmatario l’On. remo sernagiotto, componente della Commissione
Pesca del Parlamento Ue.) a seguito dell’audizione dello stesso Tumbiolo al Parlamento Europeo sulla nuova dimensione
esterna della Riforma della nuova Politica Comune della Pesca.
Il Presidente del Distretto Siciliano ha ancora una volta sottolineato i danni subiti
negli ultimi 50 a causa della guerra del
pesce: oltre 300 pescatori prigionieri
nelle carceri dei Paesi nordafricani, pesanti oneri pagati per il riscatto degli oltre
150 pescherecci sequestrati, (dei quali 6
definitivamente confiscati); un danno economico, oltre che sociale, che gli esperti
dell’Osservatorio della Pesca hanno calcolato in oltre 90 milioni di euro pagati
esclusivamente dai pescatori ed armatori
siciliani. “Chiediamo – ha dichiarato Giovanni Tumbiolo – all’Unione Europea il
giusto risarcimento dei danni subiti a causa dell’assenza dello Stato e soprattutto
della stessa Ue che da un lato impone regole stringenti e dall’altro se ne lava le
mani, quando si tratta di tutelare e difendere i propri pescatori catturati in acque
internazionali in dispregio alle norme e ai
principi del diritto del mare. E’ giusto
che l’ue ripaghi il danno causato.
26
L’Ambasciatore della Liberia Mohammed-Sheriff con Giovanni-Tumbiolo
La blue economy è una creazione del Blue sea land. Per quanto si parli del concetto, mutuato dalla green economy, anche da parte di altri, il programma del distretto è a più ampio raggio. Si tratta di affrontare l’argomento acqua a 360 gradi e soprattutto, la possibilità di uno sfruttamento compatibile dell’enorme risorsa
naturale. Acque saline e dolci – contrariamente a certi timori – rappresentano
una presenza soverchiante a livello dell’habitat terrestre. Il mare copre i ¾ del pianeta ed acqua superficiale o di origine tellurica si trova ovunque sul pianeta. Ebbene, la visione ideata e propugnata da Giovanni Tumbiolo è ancora più estesa…
PESCA
L’Europa matrigna e la “politica” delle multinazionali del pesce
Piano triennale? Così è se vi pare!
sulla pesca hanno avuto spazio sui
media i trionfalismi dell’ue e del Mipaaf. Ecco l’inizio di un comunicato ufficiale che inizia con queste parole: “Il Ministero delle politiche agricole alimentari
e forestali comunica che è stato presentato … il Piano Triennale per la pesca e
acquacoltura per il periodo 2017-2019. Il
nuovo piano, che ha recepito le indicazioni emerse dal lavoro svolto in collaborazione con la Corte dei conti negli ultimi
due anni, tiene conto della applicazione
delle normative internazionali ed europee (la cosiddetta “compliance”)”.
Si è anche inneggiato all’aumento delle
“quote tonno” per l’Italia, finché non si
è saputo che esso coinvolge solo le grandi
compagnie – anche italiane – ma non i
pescatori medio piccoli: in pratica – per
avere un’idea – si penalizza il palangaro a
tutto favore delle reti a circuizione o cianciolo o tonnare volanti… Le assurdità,
dunque, continuano!
Mentre tecnicamente non possa affatto
dirsi che le trivelle e neppure l’intensa navigazione (persino questa) disturbino la
fauna pelagica (il Mediterraneo è zeppo di
pesci d’alto mare e, in particolare, di tonni.
O meglio, è meta del cd Tonno rosso
del Mediterraneo, le cui carni sono considerate tra le più pregiate del mondo) a
far difetto è la normativa, sommata al cattivo (o assente) controllo da parte delle autorità marittime, italiane in particolare.
Non vorremmo dir questo, ma è ciò che
emerge – pari-pari – dalle nostre indagini:
sono le leggi sbagliate e la poca sorveglianza sugli abusi degli stranieri (extra Ue ed
Ue) nei mari italiani (guerra del pesce) a
…fare la differenza. Così come il danno
maggiore al pesce bentonico (il pregiato
stanziale, che vive sottocosta) viene soprattutto dagli scarichi industriali.
Come nel recente passato, ai pescatori siciliani sono state riservate le briciole. L’Iccat (International Commission for the
Conservation of Atlantic Tunas), l’organismo internazionale che si occupa della tutela dei grandi pesci pelagici nel mondo, ha sì aumentato le quote di pesca del
Tonno rosso in Mediterraneo, ma la ripartizione è stata affidata alla “solita” unione Europea che, tanto per cambiare –
come ha fatto con gli agrumi e con l’olio
d’oliva – penalizza il Sud Europa e, in particolare, la Sicilia. Ogni anno l’Iccat stabilisce (in tonnellate) per ogni paese una “quota” che indica i tonni che un paese può
catturare. In Italia come altrove viene poi
suddivisa tra le varie marinerie.
L’unione Europea da decenni mette
in ginocchio la pesca mediterranea
con regolamenti che, se vanno bene nel
Nord Europa, sono disastrosi quando
vengono applicati in Mediterraneo. Basti pensare a certi attrezzi da pesca proibi-
ti alle marinerie dei Paesi del Sud Europa, ma che – peraltro – vengono regolarmente utilizzati dalle marinerie dei Paesi
del Mediterraneo “fuori Ue” che non fanno capo all’UE. Da qui la concorrenza
sleale alle marinerie del Mediterraneo
che non possono utilizzare quegli attrezzi… Famoso il “tira e molla” della “ferrettara”, una mini spadara usata per la
pesca all’Alalunga e ai palamiti: venne
concessa, fatta quindi acquistare ai pescatori, e poi subito vietata!
una beffa! Una delle tante…
se a tali problemi si aggiunge la guerra in Libia – che neppure vale ad interrompere il comportamento delle stesse
vedette libiche con l’impossibilità di pescare – il danno, per i pescatori siciliani, è
completo. Questa è la guerra del pesce,
che si combatte anche contro i Francesi
che – in Liguria e presso la Corsica – spadroneggiano sui nostri mari.
Per il Tonno rosso del Mediterraneo vi
sono regolamenti cervellotici, ma anche
speculazioni “a cura” delle multinazionali
della pesca che pescano in acque internazionali (il mare di nessuno). Circa 4 mila pescatori siciliani non potranno pescare nel
2016 il Tonno rosso. Lo ha deciso l’Unione Europea. L’aumento delle quote del 20
per cento – come ci ha ben spiegato Giovanni Tumbiolo, presidente del Distretto produttivo della Pesca di Mazara del
Vallo – è stato ripartito “fra i trenta pescherecci autorizzati alla pesca industriale”. Contro ogni logica, ripetiamo, niente
palangari: quelli che prendono i tonni
uno ad uno attaccati ad un grosso amo…
L’uE ha così escluso le marinerie artigianali e costiere della Sicilia che rappresentano l’80 per cento del settore.
Perché succede tutto ciò? Ufficialmente perché i pescatori siciliani delle marinerie artigianali non dichiarerebbero i
reali quantitativi di Tonno rosso catturato.
E poiché la ripartizione viene fatta sul pescato, proprio per aver preso ufficialmente
pochi tonni, le marinerie della Sicilia e del
Sud sono state penalizzate. Le vere moti-
vazioni sono altre. Basti pensare che lo scorso anno alla Sicilia sono state assegnate appena 250 tonnellate di tonno per la pesca
con palangaro (per lo più riguardano le
marinerie di Mazara e Catania) e 1450 tonnellate di Tonno rosso con il sistema della
rete a circuizione sono state autorizzate a
tre pescherecci catanesi.
La verità è che il mercato del Tonno
è uno dei mercati del pesce più remunerativi del mondo. Soprattutto da
quando la domanda al consumo da parte
del Giappone è tornata a tirare. I prezzi
spuntati dal Tonno rosso del Mediterraneo
sono altissimi essendo, come detto, quelle
carni considerate le migliori al mondo.
nasce l’interesse delle grandi multinazionali che condizionano le scelte degli organismi e delle realtà politiche ed economiche.
In acque internazionali del Mediterraneo
operano le navi fattoria – controllate
dalle multinazionali del pesce – che pescano e vendono il Tonno rosso del Mediterraneo direttamente ai giapponesi…
Per limitare le catture e non temere la
riduzione degli stock, penalizzando l’intero “affare”, le realtà periferiche, come la
Sicilia, “devono” soffrire, altre essere favorite.
Per ovviare, in parte, a tali problemi si è
anche pensato agli allevamenti di tonno: esemplari catturati ancora di piccola
taglia vengono trasportati negli allevamenti, grandi gabbie ancorate a poca distanza dalla costa. In Sicilia erano stati
realizzati i primi allevamenti di Tonno
rosso del Mediterraneo. Ma, sia per sfortuna (una mareggiata che distrusse le gabbie), sia per i soliti problemi creati agli imprenditori (si parlava di inquinamento),
l’allevamento del Tonno rosso viene avversato… Al contrario in Croazia, dove
analoghi allevamenti vengono incoraggiati. Il maggior limite della Sicilia, risiede
nella politica – regionale e nazionale –
poco attiva e poco esperta: non riesce, comunque, a far sentire la propria voce né a
Roma, né, tantomeno, in Europa.
Meher Maamri Najoua Azouz e Giovanni Tumbiolo che è stato protagonista di un intervento
dai banchi del Parlamento
27
tUriSMo
Si lavora a Capo D’orlando, allo Xifonio, a Malfa e a Capo Passero arrivano i dollari
tutte le novità dei porticcioli in Sicilia
In controtendenza alla crisi il “pianeta mare” si muove intorno alla Sicilia: crescono gli arrivi da parte delle “crociere” e corrispondono a maggior presenza dello yachting agli ormeggi. Infine
(sarà vero?) si muove il fronte dei porti
turistici…
Capo d’Orlando, Malfa di Salina, porto
Xifonio di Augusta, forse Porto Palo di
Capo Passero, Marsala e persino Taormina (Naxos)… Ripetiamo ancora una volta
due massime. Il turismo nautico è la porta
d’ingresso del turismo, un comparto che,
lo vogliano o no le misteriose forze che
ostacolano la crescita, sale “inesorabilmente”. E sale ovunque, sia pure in varia
misura. L’altra massima è: 2 porti vicini
sommati valgono 3!
notizie positive provengono da ogni
angolo dell’Isola. Qual è, infatti, la
prima notizia? Che si stanno riconsegnando le aree di Malfa (Salina) ad una “nuova” ditta che stavolta viene da Chioggia?
Dopo anni di impasse, in …bocca al pescecane! Oppure che è stata aperta la “strada ufficiale”, sotto la ferrovia, per accedere al porto di balestrate? Oppure che si
procede verso la costruzione di Porto
Palo di Capo Passero? Ovvero che si
sta provvedendo all’ampliamento del porto di Pozzallo, che potrebbe incrementare l’auspicato ruolo di scalo polifunzionale verso lontane mete? Questo, del resto, è
in progetto da anni: c’è una “bretella stradale di arrivo al porto sulla quale sono
cresciuti strani arbusti attraverso l’asfalto,
che sembrano d’un altro pianeta.
sperare, però non nuoce, se è vero
che ci sono altre buone notizie. Si parla di
Marsala e perfino di Taormina come
di “cosa fatta”, anche se nel senso del “divenire”. Marsala, nel Piano dei porti, dovrebbe essere uno dei 3 hub (ma sembra
solo un titolo onorifico), con Ragusa e
Sant’Agata di Militello. Quest’ultimo porto, che sembrava vicino al traguardo 10
anni fa e presenta una sede per la Guardia
Costiera che andrebbe bene per Genova,
è sempre nei guai. Lo è, stando alle dichiarazioni “sottoscritte” dell’Ing. Tuccio D’urso, dirigente della Regione stessa, perché proprio l’amministrazione regionale “non fa nulla per …impedire il
fallimento delle imprese al lavoro”, anzi
sembra che spiani una strada in discesa…
una storia similare era quella di
Malfa, dove un sindaco rischiò di “uscire
di testa”. Ma questa oggi potrebbe essere
acqua passata. Arriva da Chioggia l’impresa Scuttari e tutto riparte. Riprendiamo a sperare anche per questa gemma
eoliana! Si tratta di uno dei tre Comuni
dell’Isola, assieme a Santa Marina e Leni.
Una stranezza: sono tali sin dal lontano
1909, mentre nel resto delle Sette sorelle
“impera” il solo Comune di Lipari.
Per quanto riguarda Taormina non
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Porto Palo
Banchina
di riva
(rendering)
Sotto, Malfa
e il moncone
del molo
esistente
si può che plaudire. Eppure si tratta dell’illogico Naxos e non già il logico porto
da ricavare sotto la stazione ferroviaria,
dove, in pratica non c’è niente, non va
mai nessuno ed è un posto orribile visto
dal mare… Contro di esso si scatenò l’Italia intera (neanche fosse il ponte sullo Stretto), fra cui in prima pagina, il Corriere
della sera e all’interno La Repubblica.
Siamo al costante trionfo dell’insipienza,
prima ancora che dell’incompetenza…
a Capo d’orlando opere quasi faraoniche in corso dovrebbero condurre presto
(anche qui fu tanta l’attesa) ad un porto
turistico in lizza per il più bello della Sicilia e del Mediterraneo. Non è esagerazione, come non lo è se si parla di Licata (Marina di Cala del sole). Se lo è aggiudicato in project financing la Eurovega
Costruzioni.
Allo xifonio di augusta frattanto, i lavori proseguono. Il porticciolo nasce da
iniziativa privata. Sarà splendido e provvisto di impianti per lo sport e lo svago,
incastonato in un angolo perso del “golfo
buono”, quello turistico, a sinistra dell’Isola cittadina che fu cara a Federico II.
A destra di essa, c’è il porto naturale più
vasto d’Europa, già primo per tonnellaggio in Italia (gassiere e petroliere) e in via
di ospitare le navi dei trasporti intermodali.
a Castellammare del Golfo è giunto
“finalmente” il dissequestro: no, neanche
stavolta il cemento era impoverito. Nel
frattempo, però, i lavori in corso sono andati “alla malora”: ma quanto tempo occorre per un esame e quanto per un dissequestro? Se non andiamo errati non è stato, ad oggi, dissequestrato neppure il molo di sopravento di balestrate, uno dei
più belli e possenti della Sicilia. Nulla potrà …scalfirlo. Invece è stato indotto anche il buon magistrato Francesco Messineo a dire: “occorre controllare, chissà
che una mareggiata non se lo porti via…”.
Scusate: un’emerita fesseria! Ma lo avete
visto? Abbiamo pubblicato più volte la foto ripresa dal soprastante Hotel Marina
Holiday, che lavora lo stesso nell’eterna
attesa di un …porto funzionante. Frattan-
to “regala” la corrente per le luci “rossa e
verde” d’ingresso.
su balestrate c’è chi ha scritto un pamphlet: ce ne sono da raccontare… La nuova strada, quella ad hoc, aperta da poco,
da alcuni anni aspettava solo l’asfalto. E’
stato pubblicamente negato, anche da Striscia la notizia, che ci fosse una strada, che
fosse una, che scendesse giù. Da sempre
ce ne sono due. Ora sono tre. Al momento, stranamente, la più usata è la più antica. Perché il solo cambiamento, da quando è “scattata” la gestione da parte del
Marina di Balestrate srl (Marinedi), è che
sia stato chiuso il cancello a levante. Quindi, si entra da ponente e non si usa neppure la “nuova” strada, che è anch’essa a levante e sarà comoda anche per accedere
al notevole lungomare con grande spiaggia da Balestrate a Trappeto.
a Porto palo di Capo Passero arrivano i dollari? Sembra di sì: si è fatta viva
una società Usa. La cosa riempie di nuova
speranza perché gli yankee si muovono
marketing alla mano… Che si preannunzi
del buono nel bistrattato ed avversato “nostro” Mediterraneo?
Giriamola come vogliamo ma procede
–meno giurassica – la macchina dei sogni del turismo nautico in Sicilia. Meglio
ancora quella del “gran sogno”: una serie
di porti che facciano sistema o, com’è di
moda dire adesso, rete.
Germano scargiali
tUriSMo
Rifunzionalizzazione a La Spezia con cabine marittime
abitabili
A Sant'Erasmo vince
il “perchè tutto resti com'è”
Sant’Erasmo come sarebbe oggi se non
fossero stati sospesi i lavori
Ditte isolane troppo brave per lavorare nella abulica regione
Se non in Sicilia faremo i porti altrove!
E’ un paradosso ed è anche polemica.
“In Sicilia è difficile, facciamo impresa fuori…”. Da sempre, invero, ditte e cantieri siciliani lavorano altrove. Potremmo riferirci
alla gloriosa sailem e, poi, ai famosi 4 imprenditori catanesi, seguiti dalla Tecnis,
tutti accusati – poi – come sappiamo. Certo, però, le imprese del Continente si tolsero di mezzo dei concorrenti... A Palermo la
Cooperativa atlante di via Campania ha
all’attivo opere da Genova all’Adriatico.
Qui in Sicilia è l’ultima incaricata per completare Castellammare del Golfo. Come
tale è destinata a soffrire: anni per il dissequestro (dopo la sentenza che il cemento
era buono), quanto basta per rendere ineseguibili i lavori dell’appalto… Di queste
storie son pieni gli annali della storia sicula
e c’è – vedi l’Ingegnere Tuccio D’Urso della Regione – chi accusa senza remore queste situazioni… Paradosso, grottesco pirandelliano, pigrizia e inefficienza congenite,
corruzione? Un po’ di tutto insieme, forse.
Nell’impasse in cui procedono i porti turistici – qualcuno come lo xifonio di Augusta e quello di Capo d’orlando, stanno
procedendo ugualmente sulla scia di Portorosa, Marina di ragusa, Licata
(Cala del Sole) e dello stesso riposto (mezzo porto meglio che niente) – uno dei maggiori studi di progettazione in Sicilia, la palermitana ditta sigma, cerca lavori fino in
Africa e Medioriente. Oppure nel nord Italia, dove sta lavorando a La Spezia.
In Palestina, dove la geografia ha sapore
di sacra scrittura e di guerra, una società
mista ebraico palestinese stava per commissionare un porto non lontano da Gaza.
Il turismo nautico e il comune business faranno tacere i cannoni?
a La spezia la Sigma lavora alla “rifunzionalizzazione” di un settore mal in arne-
se dello storico porto cittadino, che sarà destinato allo yachting. Sarà ripristinato dalla
ditta Trevi (che lavora anche al bacino del
porto palermitano ed a Mossul) un molo
trapezoidale cui si appoggeranno dei pontili. Ma la parte più rilevante è la progettazione e costruzione di un “quartierino” di cabine marittime che saranno date in uso ai
diportisti assieme al posto barca…
Ma ecco il bello: committente è l’autorità portuale di La spezia. Spesa prevista €16 milioni. Quale differenza con quanto avvenuto al porticciolo di sant’Erasmo, dove l’autorità portuale di Palermo, dopo lunga (12 anni) gestazione bipartizan del progetto, stava per veder partire le ruspe della locale impresa Adorno, pur
sub committente di una impresa napoletana, vincitrice della gara d’appalto. Ma vincere una gara d’appalto (vedi Ponte sullo
Stretto, Termovalorizzatori, Porto di Balestrate etc) può significare in Sicilia meno di
niente: risarcimenti? Boh! Allora l’Autorità
Portuale venne stoppata da un paio di marce con i cartelli “salviamo la città” o
qualcosa del genere. Quelli del “no a tutto” li ricordiamo a Genova prima della stupenda bonifica architettonica della zona
che oggi accoglie Acquario, Galata Museo
ed ex Docks. Li ricordiamo a Palermo, quando sostenevano che la splendida sistemazione della Cala cittadina, oggi continua meta di passeggiate da parte di palermitani e
turisti, oltre che di pontili per spettacolari
yacht, avrebbe “offeso la povertà della gente del centro storico”. Invece l’ha riscattata
in parte, creando locali sul mare, movida
serale e …posti ed occasioni di lavoro! Partendo dagli spazi del Castello a Mare, la
“bonifica architettonica e igienica prosegue
ad occidente col Porto (che cresce in controtendenza) e ad est con la passeggiata del
Foro Italico, che si sarebbe conclusa con il
porticciolo (ancora fatiscente) di Sant’Erasmo. Poi proseguirebbe con il “sognato”
lungomare in perdurante degrado. Questo, fino all’Acqua dei Corsari, attraverso
Romagnolo (ex lido cittadino), lo Sperone
e la Bandita (c’è un mini scalo per barchette da pesca, spacciato per un ridicolo progetto di porto turistico) sarebbe uno dei più
lunghi e belli d’Italia. Da lì il grande paesaggista Lojacono dipinse più volte il Golfo
col Monte Pellegrino…
La sola consolazione è che gli umani in genere, i Siciliani più che mai, non vedono
con gli occhi, ma con il cervello. Così “saltano” le tante brutture e su tutto la vittoria
appartiene lo stesso ai colori del cielo e del
mare, dei mille alberi, spesso fioriti, della
profumatissima accoppiata estiva di gelsomini e pomerie, che riescono spesso a sovrastare la sera il fetore della monnezza abbandonata…
Gli imprenditori, come la premiata ditta
Sigma, cercano lontano il lavoro che in
Sicilia svanisce… Altrove le autorità
portuali riescono a lavorare. Qui vengono perseguitate dai Comuni e persino perseguite dalla Magistratura con
accuse e procedure che – lasciatecelo
dire – sono spesso peregrine, ma sempre lunghissime nel tempo. Frattanto
la fatiscenza dei luoghi e delle opere finisce per divenire totale e, spesso, definitiva. Lavoriamo dunque altrove. L’Africa
“ci aspetta”. Checché se ne dica, cresce.
Gli immigrati sono un bluff, rispetto a
quel continente sconfinato, pieno di risorse naturali per chi porta il know how. I siciliani sfornano tecnici. Hanno un XI comandamento: “se vuoi lavorare, vattene,
fai anche l’africano!”
(scaramacai)
29
tUriSMo
L’imprenditore turistico etneo sempre più “palermitano” gestisce il “Saracen”
otto domande a Salvo Zappalà
Lei, pur essendo catanese, ha scelto
Palermo per investire ancora nell’incoming acquisendo la gestione
del saracen sands dopo l’Ibis styles.
Perché?
Risponderei “nemo profeta in patria” e
qualche fondo di verità c’è, tuttavia a parte
la citazione famosa penso che Palermo abbia una attrattività maggiore rispetto al resto dell’Isola e pertanto qui nella Sicilia occidentale ci sono maggiori margini di crescita e di profittabilità.
ritiene, comunque, che la domanda
turistica premierà tutta l’Isola e che
già lo stia facendo?
La Sicilia è destinazione ambita, è la regione d’Italia più conosciuta nel mondo insieme alla Toscana. È Tristemente famosa per
i fatti di cronaca e questo, se da un lato ha
rappresentato un freno per molti viaggiatori, oggi con la consapevolezza che l’Italia ed
in particolare la Sicilia sono posti sicuri, è
come si fosse acceso un semaforo verde e lo
dimostra la crescita degli arrivi negli aeroporti isolani con in testa quello di Punta
Raisi.
Crede che le difficoltà che i flussi turistici incontrano dal nord africa ad
Istanbul possano essere decisive per
un grande afflusso verso la sicilia?
In parte sì ma non riusciremo a cogliere il
grande flusso che invece ha preferito destinazioni quali la Grecia, Malta, Croazia e
Spagna. Noi non siamo ancora pronti ad
accogliere grandi moltitudini di turisti e
non so se lo saremo mai. Abbiamo maturato una coscienza turistica che ci porta a realizzare prodotti di qualità che mai potranno competere con i grandi resort delle aree
appena citate. Per certi versi questo rappresenta un problema per la disoccupazione di
massa che registra la Sicilia ma di contro
emergerà una nuova classe imprenditoriale
di piccoli e medi operatori che stanno crescendo a vista d’occhio capaci di offrire
prodotti unici e irripetibili in altre zone. La
Sicilia sarà un grande laboratorio per le
nuove professioni in materia di turismo.
Crede che si approssimi il giorno in
cui la sicilia fruisca della sua famosa …posizione al centro del Mediterraneo?
Per fare ciò occorre una classe dirigente che
guardi lontano, al momento non c’è e i risultati delle grandi scelte strategiche di oggi
si vedrebbero nei prossimi decenni. Prima
cosa, per creare questa condizione di cui lei
parla, si dovrebbe creare un unico accesso
all’isola con il famoso aeroporto intercontinentale nella zona di Agira (Enna). Da lì
dovrebbero diramarsi le linee ad alta velocità per ogni luogo dell’isola. Solo questo
potrebbe incrementare il turismo del 20%
l’anno con il rientro degli investimenti in
pochi anni. Il resto verrebbe da solo. Immagino il rientro dei giovani ben preparati
e ricchi di esperienze e visione da ogni par-
30
te del mondo.
Altro investimento che farei, aprire le università siciliane al mondo nel modello inglese. Grandi campus per ogni disciplina.
Ci sarebbe una maniera di accelerare il fenomeno?
Una nuova classe dirigente che guardi alle
cose buone e giuste e non alla rielezione. Il
voto di scambio è come una cambiale con
interessi altissimi e le cui rate non si potranno pagare se non a fronte di gravi compromessi sulle spalle delle nuove generazioni.
Che cosa manca agli operatori siciliani che essi stessi potrebbero correggere?
Il credito. Le banche dovrebbero smetterla
di prestare soldi a chi li ha e non ha voglia
di intraprendere. Quello che conta è la volontà di fare e non il pedigree soprattutto
se di natura politica. La volontà imprenditoriale è una sorta di risorsa naturale e se
c’è va agevolata. Le banche così come sono gestite sono un facile salvadanaio per
malfattori, tanto pantalone paga. Lo stato
dovrebbe rilasciare lettere di credito del
90% a coloro che hanno voglia di scommettere, se poi le cose vanno male pagherà
lo stato ma costa molto meno della disoc-
cupazione e dei banchieri malfattori.
Il credito è come la linfa vitale per le piante
e come il sangue per il corpo umano. Se
non circola nulla si muore e noi in Sicilia
siamo la perfetta metafora di ciò che il sistema bancario, sbagliando, fa.
Che cosa dovrebbero fare, invece, la
politica e la pubblica amministrazione per il turismo in sicilia?
Fare bene il loro mestiere, rendere accoglienti le città, come raccogliere la spazzatura! rendere vivibili le città etc.. Fornire tutto
l’appoggio ai giovani che vogliono intraprendere. Le amministrazioni pubbliche
per il 70% dei casi e non esagero, sono fatte
da impiegati, funzionari e dirigenti che amano porre freni su ogni cosa, esercitando un
abuso del diritto che scoraggia chiunque,
anche i più attrezzati.
C’è qualcosa da indicare come urgentissima?
Per far arrivare turisti bisogna liberare letteralmente gli aeroporti dalle incrostazioni
che favoriscono i monopoli con riflessi e
danni incalcolabili all’economia siciliana. I
sintomi di ciò che dico? Prezzi troppo alti
per chiunque voglia venire a visitare l’isola,
per non parlare dei siciliani che sono costretti, in certi periodi dell’anno, a non poter tornare a casa per gli altissimi costi dei
biglietti aerei. Le tratte dal nord Italia verso
la Sicilia sono quelle a più alta redditività
per le compagnie aeree, ci siamo mai chiesti
perché? Lo sa molto bene il sig. Vito Riggio
dell’Enac, ministero dei trasporti italiano.
Nonostante due interpellanze parlamentari
ed una denuncia personale all’antitrust poste dal sottoscritto attraverso parlamentari
siciliani, nulla è cambiato e nessuna inchiesta è stata mai aperta. Come la mettiamo?
(Ge.sca)
Lontani ma non troppo comunicano tramite Panama e gibilterra.
gemellaggio fra il porto di Palermo e di Los Angeles
Trasporti. Mentre il porto di Palermo – intendi sistema
portuale Palermo/Termini – cresce in controtendenza alla
crisi cittadina e a quella generale, il presidente dell’Autorità
portuale vincenzo Cannatella ha stretto un accordo con
il lontano porto di Los angeles. Ha ricevuto per questo il
consigliere Joe buscaino, alla guida di una delegazione
proveniente dalle rive del Pacifico che furono familiari a
R.L. Stevenson. Una delegazione di 11 membri, accolta anche da un centinaio di
persone venute da Terrasini, Trappeto e Bagheria, parenti e amici dell’ospite italo
americano, ha firmato un accordo di partenariato fra lo scalo di Los Angeles e di
Palermo con l’obiettivo di realizzare opportunità commerciali e turistiche a beneficio di entrambi gli “harbor”. L’accordo, che coinvolge sia i porti, sia le due città, è
stato anche firmato da Anthony Pirozzi, commissario del porto di Los Angeles, dall’assessore comunale alla Pianificazione urbana e territoriale, mari e coste, rapporti
funzionali con Autorità Portuali Giuseppe Gini e dal vice sindaco di Termini Imerese Vincenzo Ingrassia. L’accordo rafforza amicizia e collaborazione tra Stati Uniti e
Italia. Stabilisce altresì di condividere “best practices” e competenze nella gestione
dei porti e delle operazioni portuali, nella logistica dei containers, nei servizi per le
navi da crociera e nelle soluzioni per il trasporto intermodale. Sarà una collaborazione a 360 gradi, così da giovare alla California e all’intera Sicilia. I saluti si sono
conclusi con firme, strette di mano e uno scambio di doni… (Gesse)
tUriSMo
Un’altra estate senza precedenti per la compagnia di gianluigi Aponte
grandi navi Veloci
le novità non finiscono mai
una flotta in continua crescita, che
acquista e costruisce nuove navi, acquisendo nuove tratte e potenziando quelle
già attive. Da sempre molte di esse portano la scritta Palermo, un nome che presentano in Mediterraneo con il loro grande prestigio, con lo styling d’eccezione e le
nuove livree. Non si può ignorare che oggi la compagnia gode dell’apporto di Gianluigi aponte, che ha sommato amore,
competenza e capitali a ciò che questa
compagnia era già stata, conoscendo, poi
una sorta di breve purgatorio.
Oggi dovremmo chiamarle brevemente
Gnv, perché a questo marchio inconfondibile tende dichiaratamente la scelta di
marketing della nouvelle vague della compagnia. Anche nelle livree si vede l’apporto di Aponte, perché ricorda quelle della
Snav, la compagnia con la quale si è fusa
Gnv e che era stato l’esordio di Aponte
nelle linee passeggeri.
Ora l’armatore di sorrento è stato inserito nell’elenco ufficialmente noto dei
“The World’s Ten Richest Ship Owners”,
poiché sua è anche Msc, la grande compagnia di crociere cui approdò dopo un’escalation senza pari, avendo esordito nel 1960
come semplice capitano. Gli fu vicina nel
lavoro la moglie Raffaella. Non bisogna
dimenticare che oggi Aponte trova anche
nello A.D. roberto Martinoli un valido braccio destro…
sia Gnv, sia MsC sono delle benemerite del Porto di Palermo – Termini Imerese, perché sbarcano e imbarcano frotte di
turisti e di viaggiatori una dopo l’altra e
svolgono un intenso lavoro di Ro-Ro per i
Tir, che evitano, così, i rischi della strada e
i relativi sovraccarichi di traffico.
Frattanto ustica Lines si è avvalsa di
un gran numero di scafi minori snav per
affrontare in flotta le rotte dalla Sicilia alle
isole minori. La compagnia di vittorio
Morace, a tutti noto da qualche anno anche come presidente del Trapani calcio, ha
fatto, a propria volta di più al proprio livello: ha messo su a Trapani un cantiere
per la costruzione di naviglio veloce – aliscafi e monocarena – per i collegamenti vicini, che è in grado di provvedere per la
propria flotta e di commercializzare in tutto il mondo. Un’altra escalation, questa
che fa parte della Sicilia che sorride, che
produce e guarda al futuro in controtendenza ad ogni crisi. Non vogliamo immaginare che cosa resterebbe delle tratte per
le Isole se non ci fosse Ustica Lines…
Tornando a Grandi navi veloci un’operazione di marketing lancia alcune novità
a partire dalle rotte, proseguendo con la
livrea delle navi e il nome del brand.
un’estate di novità per la compagnia
Gnv quella appena iniziata. La prima ri-
Gianliigi Aponte
prima porta d’ingresso di viaggiatori e turisti, sono sempre altissimi. Palermo è meta di crociere di alto livello, per la posizione del porto – sempre più vocato allo sbarco e imbarco di passeggeri – e per le sue
bellezze storico paesaggistico climatiche. Il
porto di Palermo è, per questo, un porto
“core” dell’uE, affiancato, per ovvi motivi, di recente dal solo scalo di augusta:
il massimo in Italia per tonnellaggio (gasiere, petroliere e oggi porta container).
Infine, siccome anche gli esami non finiscono mai, l’ultima mossa che ha favorito
la crescita della compagnia, ha dovuto superare l’esame dell’Antitrust che ha approvato la vendita GNV a Marinvest: l‘Autorità Garante della Concorrenza ha dato
il via libera al controllo di Grandi Navi
Veloci da parte della società finanziaria
della famiglia Aponte.
Lo scorso settembre, Marinvest aveva co-
La nuova Gnv Rhapsody
guarda l’introduzione di una nuova tratta, bari - Durazzo, che verrà attivata a
partire dal 31 luglio. La frequenza durante la stagione estiva sarà giornaliera, con
partenza alle 23 da Bari e alle 11 da Durazzo, poi sarà 3 volte a settimana dopo la
fine dell’estate. Ad essa provvederà una
nave rilevata da altra compagnia ma interamente ammodernata e ristrutturata, oltre all’aggiunta della vistosa inconfondibile livrea: la rhapsody.
Il collegamento con l’albania si andrà
ad aggiungere a quelli già attivi, come quelli da Genova per Porto Torres, Palermo, Tangeri, Tunisi e barcellona. Oppure Livorno – Palermo e
Civitavecchia – Palermo… L’altra
grande novità riguarda la livrea delle navi
e il marchio, che si è ritenuto di migliorare ancora. Grandi Navi Veloci diventa
GNV, mentre l’esordio della nuova livrea
è stato presentato su La Suprema.
se i voli da Palermo e Catania per
roma e Milano sono i più attivi d’Europa, anche come business, è ovvio che le
tratte per nave, che risalgono alla flotta
borbonica e che vivono ancora con altre
compagnie, quali la Tirrenia, risultino attrattive per gli armatori più “svegli” e intraprendenti. I “valori assoluti” della Sicilia della quale Palermo – lo si voglia o no
nella parte orientale dell’Isola – rimane la
Roberto
Martinoli
municato all’Antitrust la decisione di acquisire l’intero capitale di GNV, di cui deteneva già la maggioranza delle azioni
(57,39%) in società con Idea (40,09%) e
altri azionisti minori. Poi, Idea e Charme
hanno venduto le loro quote a SAS Shipping Agencies Services, società del Lussemburgo nominata da Marinvest quale
acquirente. Col suo provvedimento numero 25799, il Garante ha stabilito che
questa operazione non è soggetta a obbligo di comunicazione preventiva, perché
solo il fatturato della società acquisita è
superiore a 49 milioni di euro, mentre
quello prodotto a livello nazionale dalle
due imprese interessate all’operazione è
inferiore a 492 milioni.
Chiara scargiali
31
AttUALità
il teatro a scuola
Antigone di Sofocle
al Liceo Classico
Umberto i
Chiara Pasanisi e Karin Guccione
Teatro come luogo della memoria e del
futuro. Memoria, perché lo sguardo e l’argomento sono classici e ci riportano nella
Grecia del V sec. a.c. Futuro, perché gli
attori del dramma in questione sono gli
allievi del Liceo Classico Umberto I e l’allestimento - curato da Chiara Pasanisi,
strizza l’occhio all’avanguardia.
Antigone è una ragazza coraggiosa nel
cui nome è già scritto un destino tragico
ed eroico. La vediamo sfidare apertamente il tiranno Creonte, pronta ad affrontare
qualunque conseguenza, senza paura.
Incisiva la presenza del coro, non
più vecchi tebani, ma giovani ragazze che
supportano la figlia sventurata di Edipo.
Scenografia minimale, costumi liminari
tra la Grecia di ieri e le metropoli di oggi,
repertorio musicale inglese che spazia dal
rock dei Pink Floyd alle composizioni corali di John Tavener.
“Abbiamo la fortuna di lavorare con uno
splendido gruppo di studenti. Lo spettacolo si inserisce in una giovane tradizione
teatrale, tutta umbertina, di quattro anni”
dice Chiara Pasanisi.
Gli allievi negli anni scorsi hanno infatti
realizzato numerosi spettacoli di carattere
antologico. Dapprima in collaborazione
col corso scolastico Mito - psicologia, quest’anno invece come corso prettamente di
teatro.
“La scommessa stavolta è di puntare tutto
su una sola storia, e mantenere una narrazione lineare” dice Karin Guccione,
tutor del progetto. “Il preside vito Lo
scrudato ha dato molto spazio al teatro,
speriamo di alzare sempre più il livello”
aggiunge. Teatro come luogo di apprendimento, di confronto, di crescita. E infine
luogo di sperimentazione, in cui i giovani
allievi-attori si confrontano con personaggi di difficile interpretazione. Un’esperienza pedagogica quindi, importante per gestire le emozioni e vincere la timidezza, in
cui gli adolescenti di oggi hanno la possibilità di far vivere sul palco ciò che studiano
quotidianamente sui libri.
Lo spettacolo è andato in scena nel mese
di giugno alle 18,30 presso il “Teatro delle
arti” del Liceo Classico Umberto I.
P.F.P.M.
32
Per i 30 anni del glorioso marchio D&g
La grande festa di Dolce
& gabbana a napoli
Si sono da poco conclusi i festeggiamenti
a Napoli per i 30 anni di attività del marchio D&G, perché i due famosi stilisti
hanno scelto, per celebrare la loro fortunata unione lavorativa, la magica Partenope. L’idea di scegliere, di ambientare,
il frutto di tanto lavoro in questa città è
venuta guardando uno dei primi film della Loren: “L’oro di napoli”, che Vittorio De Sica trasse nel 1954 dal libro scritto da Giuseppe Marotta nel 1947.
“Quando vedi questa strada – spiega
Domenico Dolce – l’atteggiamento, la
pizza, la donna formosa, la donna bella,
ecco non potevamo che scegliere via san
Gregorio armeno, questa rappresentazione non si poteva fare da un’altra parte.
Questa è la zona degli artisti, di chi sa fare
le statuine una per una... E’ arte popolare,
è la zona più autentica di Napoli, per me,
per la mia ignoranza. Se la normalità fa
strano mi spiace per gli altri”.
L’evento che ha attirato molte celebrità
e ha visto come madrina d’eccezione sofia Loren, che in quest’occasione ha ricevuto il titolo di cittadina onoraria della
città, ha avuto durata di quattro giorni
dal 7 al 10 luglio ed ha animato alcuni
dei luoghi più caratteristici e ricchi di atmosfera di Napoli; per dare il via ai festeggiamenti si è scelta la celebre villa
Pignatelli in cui è stata allestita una
sfilata di moda ispirata ai colori tipici
della costiera amalfitana a cui hanno assistito volti celebri dello spettacolo e della
moda mondiale. Nel centro storico il giorno 8 è stato montato un palco in grado
di ospitare circa 500 ospiti per assistere
ad una sfilata esclusiva, ambientata in
via San Gregorio Armeno strada nota ai
turisti per le esposizioni presepiali. Tra
gli ospiti: Monica Bellucci, Madonna,
Nicole Kidman… In serata il celebre
AttUALità
Borgo Marinaro è stato luogo di un altro
evento speciale, una cena spettacolo con
danze e giochi di luce.
Il 9 luglio scenario della sfilata è stato il
bellissimo Castel dell’ovo, mentre, a
conclusione delle quattro giornate, si è
avuta un’altra esclusiva cena a Palazzo
Donn’Anna e una festa sulla spiaggia di
Posillipo con fuochi pirotecnici che hanno chiuso le danze il giorno 10.
La vita cittadina in queste giornate ha
risentito della grandiosità dell’evento,
non poche strade sono state interrotte al
traffico, ma la municipalità ha saputo
fronteggiare la situazione, omaggiata
dalla scelta dei due stilisti che hanno scelto come luogo di celebrazione la nostra
amata Napoli, per una volta non menzionata per l’emergenza spazzatura o
per l’ennesima sparatoria. Bensì per un’occasione di festa e di prestigio. Mentre la
stampa internazionale non ha mancato
di pubblicizzare e porre l’attenzione sull’evento, tale atteggiamento è mancato,
invece, ai media nostrani, che hanno solo
accennato alla cosa.
alcuni napoletani hanno considerato
l’iniziativa dei due stilisti come un atto di
generosità verso la città, che ha tutto da
guadagnare in termini di visibilità, ma
c’è chi invece afferma che aver svenduto
Napoli per un evento di élite non sia stato giusto per i suoi abitanti e per le attività commerciali, che avrebbero subìto intralci nel loro lavoro. Come sempre le
voci discordi non mancano, ma, a parte
difficoltà organizzative e restrizioni (bloc-
co della mobilità di 60 ore), il popolo napoletano, sempre ospitale, ha accettato
con gioia i pro e i contro di quella “intrusione” che ha comunque focalizzato gli
aspetti caratteristici della città del Vesuvio di fronte al mondo.
Marcella vedova
(corrispondenza da Napoli)
nel “borgo” più bello d’italia protagoniste
comunicazione e advertising
Sambuca: XXiX Premio
Agorà fra premi e premiati
si è tenuto a metà luglio nel Palazzo Panitteri
a sambuca di sicilia, vincitrice del Concorso
“Borgo più Bello D’Italia 2016”, la premiazione
dei vincitori della xxIx Edizione del Premio
agorà 2016, il concorso nazionale che ogni anno seleziona i progetti di comunicazione e le migliori campagne di advertising, premiando sia le
agenzie che le hanno prodotte sia i clienti che le
Salvatore Limuti
hanno commissionate. 33 agenzie e 82 progetpatròn del
ti creativi, sono stati selezionati per quest’edizioPremio Agorà
In alto Sambuca
ne 2016 che ha visto l’assegnazione di un Agorà
di Sicilia
d’Oro e di molti altri riconoscimenti. La premiazione è stata preceduta da un Convegno dal titolo “Sambuca di Sicilia e il marketing
della bellezza”, aperta dal Presidente del Club Dirigenti Marketing Pino Toro e introdotta dal Responsabile del Centro Studi del Club
Dirigenti Marketing salvatore Limuti. Al tavolo dei relatori Giancarlo Cervino
Presidente aism, Stefano Del Frate Direttore Generale assocom, Giuseppe Siino
Research Manager Marketing Management, Alessandro Ubertis Presidente
unicom, Giovanna Maggioni Direttore Generale upa, a seguire si è svolta la cerimonia di consegna dei premi Agorà e del Premio “nicolò Curella” per l’Etica,
aperta dal Presidente del Premio Agorà Antonio Bartoccelli.
Vincitori XXiX EdizionE PrEmio Agorà
Agorà d’oro Primo Assoluto: Agenzia, moraci Bottega di comunicazione di
messina, cliente ministero della salute, Prodotto “campagna contro il tabagismo e non solo”.
Agorà d’argento sezione tv
Agenzia moraci Bottega di comunicazione di messina, cliente ministero della
salute, prodotto “campagna contro il tabagismo e non solo” per il migliore
spot tv;
sezione stampa
• Agenzia lojacono & tempesta di Bari, cliente regione Puglia - Assessorato
alla Qualità dell’ambiente, prodotto raccolta differenziata, per il migliore annuncio stampa; sezione comunicazione integrata.
• Agenzia tunnel studios di milano, cliente riso scotti spa, prodotto “riso
scotti”, per la migliore comunicazione integrata;
sezione) Eventi E sponsorizzazioni
• Agenzia ofg Adv srl di milano, cliente supermercati Basko, Prodotto “show
cooking itinerante”,
Per il migliore evento; sezione comunicazione non convenzionale
• Agenzia gruppo roncaglia di roma, cliente mercedes-Benz, prodotto “mercedes-Benz. campagna Findthesuv”, per la migliore comunicazione non convenzionale;
sezione comunicazione non convenzionale
• Agenzia Fmedia srl di milano, cliente gardaland, prodotto “oblivion”, per la
migliore comunicazione non convenzionale;
sezione immagine coordinata
• Agenzia tembo srl di torino, liente tembo srl, prodotto “Autopromozione”,
per la migliore immagine coordinata; sezione Packaging
• Agenzia riganera di cagliari, cliente cantina santadi, prodotto “Vino Festa
nuria”, per il migliore Packaging;
sezione Web
• Agenzia gruppo roncaglia di roma, cliente smart, prodotto “smartforstore”,
per la migliore comunicazione Web Adv;
• Agenzia tembo srl di torino, cliente mema group srl, prodotto “la Barbatella”, per il migliore mito internet;
Premio Etica “nicolò curella”
• Agenzia lojacono & tempesta di Bari, cliente regione Puglia - Assessorato
al Welfare, prodotto nodiscriminazione, per l’etica.
33
A ArtE
Architetto, scenografo nato da orafi incisori e zio di Aloysio
Quello “sconosciuto” di Filippo Juvara
Molti palermitani sanno chi era Filippo
Juvara, altri lo conoscono dal nome della
strada parallela alla via Dante, altri si
chiederanno chi fosse costui, che spesse
volte viene confuso con il nipote Aloysio,
che ha anche lui la “sua” strada, che attraversa la via Montalbo.
Filippo Juvara, Juvarra o Hovara, nacque
a Messina nel 1678. Anno tremendo per
quella città. Da quattro anni era scoppiata una rivolta antispagnola e filo francese.
Tanto per cambiare – direte voi – ma da
non confondere con i Vespri del 1282…
Le conseguenze per i messinesi furono di
carattere politico e principalmente economico. Seguì anche una feroce repressione. Infatti venne abolito il Senato cittadino, la Zecca e l’Archivio vennero trasferiti a Palermo. Fu soppressa l’Università
agli studi. Anche un capello della Madonna custodito nel duomo venne donato
alla fedelissima città di Fiumedinisi. (La
reliquia, come si tramanda, si trovava a
Messina per la presenza della Madonna
nel 42 d.C.).
Questo grande siciliano trovò la fama
fuori dall’Isola come tanti suoi concittadini. architetto e scenografo autodidatta, figlio di una famiglia di argentieri e incisori. Il padre ed il fratello erano orafi.
La sua passione era il disegno. Seguì gli
studi di Teologia ed architettura. Nella
sua città diede luogo ad alcuni lavori, fra i
quali le decorazioni della chiesa di S. Gregorio, non più esistente a causa del terremoto. Altre opere sono il progetto di ampliamento del palazzo reale e palazzo
Spadafora.
Venne ordinato sacerdote all’età di 25
anni. Andò ad abitare a Roma a piazza
Navona con la madre e i fratelli. Qui venne in contatto con la famiglia degli architetti ticinesi dei Fontana che tanto operarono nella città eterna. A Roma fu artefice di una cappella nella chiesa di S. Gerolamo della Carità e nel 1715, della nuova
sacrestia di S. Pietro e della sistemazione
di Trinità dei Monti. Per la regina di Polonia eresse un tempietto sopra Palazzo
Zucconi.
Ammirò tantissimo Michelangelo Buonarroti per l’architettura rinascimentale.
Si ispirò ai maestri del barocco Borromini
e Bernini, in chiave classicheggiante, superando però l’architettura tardo-barocca. I suoi disegni sono aulici e dimostrano
sempre l’abilità, il talento tipici della logica e razionalità dell’autore. Portò l’architettura teatrale con i suoi effetti scenografici in Europa, idealizzando sempre il mondo classico.
Alto in lui il senso del semplice, del
comprensibile e ragionevole che trova
compimento nelle sue opere consone all’architettura dell’Arcadia del XVII secolo. Infatti questa riprende i temi dell’anti-
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La Palazzina di caccia di Stupinigi, di Filippo Juvara (circuito delle residenze sabaude proclamato patrimonio dell'umanità dall'Unesco)
chità classica che semplificano le forme,
richiamando nelle linee i temi rinascimentali. Egli fece parte dell’Accademia sin dal
1712, protetto dal cardinale P. Ottoboni.
Si può certamente sostenere che con Juvara l’architettura del ‘700 assunse un ruolo
di livello europeo. Infatti le sue opere principali le possiamo ammirare in tutto il
continente.
I luoghi che maggiormente rappresentano la sua arte sono Torino ed il Piemonte.
Dal sovrano Amedeo II era stato nominato architetto reale. Le opere d’arte le possiamo osservare nella chiesa della Venaria, a croce greca. La facciata di S. Cristina, la palazzina di caccia di Stupinigi con
il padiglione centrale a croce di S. Andrea, la facciata monumentale e lo scalone solenne del Palazzo Madama, fastoso
ed austero, la scala “delle forbici” del Palazzo Reale. Prediletto presso la corte Sabauda, progettò nuovi quartieri militari a
Porta Susina, la Basilica di Superga con il
convento. Realizzò l’Archivio di Stato.
Attese ai lavori della Certosa di Collegno,
dell’ampliamento del complesso di edifici
del Santuario mariano di Oropa (Biella) e
dei castelli di Rivoli e Venaria. A Vercelli
la chiesa di S. Maria Maggiore. Opere di
pregio artistico di costruzioni civili e religiose le troviamo a Lucca, Collodi, Como, Mantova e Belluno. La sua grande
attività di artista e architetto fu sempre
continuativa, non solo per quantità ma
anche per lo stile. Come architetto è considerato da molti il più grande del barocco italiano.
In Europa lavorò a Parigi, Lisbona
e Londra. Infine a Madrid dove venne
chiamato da Filippo V a progettare la nuova reggia. Juvara si ispirò a quella di Versailles. Questa non venne realizzata, sia
per i costi, sia perché l’anno successivo
l’artista morì a causa di una polmonite.
Filippo Juvara “padre” dell’architettura barocca in Italia
Ma il coevo F.M.N. Gabburri nelle “Vite
di Pittori” lancia il sospetto di avvelenamento. Incredibile la sua gran produzione
visto che visse solo 58 anni.
Nei pressi di Segovia disegnò la reggia del
palazzo reale della Granja di San Ildenfonso.
Spesso Filippo Juvara, questo grande siciliano ed italiano, viene scambiato con il
nipote Tommaso Aloysio Juvara (18091875), validissimo anche lui, ma semplice
incisore, anch’egli nato a Messina.
Franco Pasanisi
ArtE
Come pittore ha esposto in piazza Duomo nella sua Cefalù
Leo giardina o “della calma apparente”
Quasi sempre il mare, le barche da pesca e
la “sua” Cefalù. Questo
è Leo Giardina come pittore. Originario della cittadina cara a Ruggero
II, Leo Giardina, però, è
un eclettico come pochi.
Quale la sua passione maggiore? La pittura, le automobili, arredare le proprie case o la cara compagna Patrizia, che conosce sin da bambina?
Leo è tanto dolce quanto contradditorio: una
continua sorpresa dietro
l’apparenza più pacata
che si possa immaginare… Goloso a tavola e bevitore competente, Leo è
uno che non si è fatto mancare nulla per godersi la
vita, fra due residenze a
Cefalù, una a Palermo e
una a Roma; anzi per l’esattezza nella sofisticata frazione dell’Olgiata. E lì la famosa scuderia della Dormello ha creato una razza di galoppatori che ha lanciato tanti campioni fra cui il leggendario Ribot,
montato dal fantino Camici. Leo ha le sue storie da raccontare anche per questo.
I suoi quadri? Sembrerebbero l’ultima cosa. Invece la sorpresa è
che Leo dipinge bene, su soggetti tradizionali, prevedibili in un cefaludese, in un bagnante – nuotatore appassionato: barche, dicevamo, spesso con scorci del suo paese, ma non sempre o anche su
sfondo unico, per dare tutta la scena agli uomini, ai pescatori, ai lo-
ro attrezzi, agli affilati scafi
con cui affidano la loro vita
al mare… Di recente, Giardina – un figurativo, ma non
dai toni scontati – ha esposto in piazza Duomo, in una
personale dal titolo Veleggiando fra i borghi, inaugurata personalmente dal Sindaco… Un bel saggio, non
c’è dubbio, in cui l’autore
dimostra già la versatilità che
lo contraddistingue nella vita. Perché ancora, a chi non
lo sapesse, dobbiamo comunicare quale sia stata nel corso della vita la sua principale occupazione. Leo Giardina ha lavorato nell’elettronica con l’Honeywell.
Come, infine, ci siamo imbattuti in questo incredibile
personaggio dalla flemma
inglese? Vi diremo che – anche noi che per eclettismo ci
diamo da fare – abbiamo condiviso con la cara Patrizia, esperta ufficiale di regata, e con lui una giuria di una traversata velica non vi
dico dove, ma – vi assicuro – in uno splendido posto. Uno di quelli
che Leo è abile a trovare e ritagliarsi…
Perché Leo Giardina ha anche viaggiato molto e già si sposta settimanalmente fra la Sicilia e Roma… Parlavamo di flemma e, sinceramente, cercando con la mente a chi paragonare Leo, il pensiero è
corso a Phileas Fogg, l’eroe che G. Verne dipinge nel Giro del mondo in 80 giorni…
alisciarg
35
A ArtE
FiErA intErnAZionALE D’ArtE Di VEronA
Maria grazia Bertucci
e Angela Lorenz alla triennale
Il Palaexpo di verona ha da poco ospitato la III Fiera Internazionale d’arte
di verona (giugno 2016). A inaugurare
non è mancata la presenza di vittorio
sgarbi, mentre l’evento è stato curato da
Paolo Levi e sandro serradifalco.
Una madre e una figlia dall’identico talento artistico, ma dallo stile differente, pur
con tratti a volte affini erano presenti in
mostra.
angela Lorenz predilige il figurativo,
ama il colore dai toni caldi e morbidi quando s’immerge estasiata in un Tramonto
scandinavo (olio su tela cm 60x 80 - Premio Città di New York, decima classificata
su 1500 partecipanti) o contempla, talora,
un misterioso fondale corallifero che sembra lanciare dal fondo del mare ammiccanti messaggi di invito e di seduzione.
Angela Lorenz: “Mattanza n. 3”
Proprio in Tramonto scandinavo fasce di colori orizzontali dal rosso all’arancio stanno
a rappresentare il gusto del colore dell’artista, che qui tende
di più all’astratto, pur non rinunciando alla chiara riconoscibilità dell’allusione al soggetto rappresentato.
In Mattanza n. 3 (80x60), come accade altre volte per le opere di questa pittrice siciliana, si
testimonia l’inesauribile amore
per la sua Isola. Viene idealisticamente raffigurato il titanico scontro tra l’uomo e l’animale marino. Tra le ultime luci
di un tramonto sull’acqua, si
intravedono e si agitano le figure di quei tonni, di quei giganti del mare, che temono di
essere ormai vicini alla fine.
Scure ombre si proiettano sempre più fitte e avvolgenti su quelle povere vite che lanciano a
un mondo disattento inani striduli lamenti.
Il tema del tramonto lo ritroviamo, poi, in un altro dipinto Angela Lorenz: “Tramonto scandinavo”
della Lorenz, “Tramonto siciliano”, che esprime tutta la
lungo elenco anche quest’altra, la Fiera
bellezza di un’isola vista dal mare, come d’Arte al Palaexpo di Verona, ultima in orsospesa tra cielo e acqua, illuminata dai dine di tempo.
raggi di un sole morente a demarcare labili Molte sue opere si trovano presso enti pubconfini tra terre e aria, nubi svolazzanti e blici e privati, collezioni in Italia e all’esteazzurri avvolgenti.
ro, mentre risulta corposo il palmares dei
Maria Grazia bertucci, palermitana di premi e riconoscimenti. Hanno scritto di
origine trapanese, cresciuta tra tavolozze e lei: Levi, Servello, Grasso, Pelligra, Maltepennelli, con solide basi artistiche e a suo se, Trevisan, Tardia, Rossi, Hauss, De Vilagio tra critici e artisti di fama, che sembra lardi, Bruccoleri, Lo Giudice, Geraci, Filipannoverare tra gli antenati addirittura i pi, Zanon, Orlando, Gentilini, Omiccioli,
Bertucci, pittori toscani del 1400, dopo De Chirico, Pendlebury, Buttitta, Di Martitante mostre in giro per il mondo, da New no, Benett Stone, Alvarez Garcia, Bica,
York a Parigi, recentemente ha aggiunto al Tondinelli, Ferloni, Pistorino…
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Angela Lorenz
La produzione della Bertucci si può però riassumere prevalentemente nei due
“periodi”, non di stretta collocazione temporale, dell’astrattismo tendente al geometrico e dell’impressionistico che guarda alla
natura per renderne una rappresentazione
visiva che consideri maggiormente gli effetti reali di tale visione. Si può anche dire
che dalla combinazione personale che l’artista fornisce di entrambe le scuole pittoriche risulti una sorta di incontro tra le istanze dettate dalla pura contemplazione visiva della natura e la necessità, razionale e
sentimentale, della Nostra di partecipare
ArtE
alla creazione col proprio afflato poetico e
la propria filosofia di vita.
Non a caso, vi si avverte, infatti, la ricerca
del “bello”, inteso come portatore di piacevoli sensazioni, ma accostato all’etico, al bene che l’umanità vuole apportare al mondo
e in cui crede, nonostante le tante sconfitte e
le sofferenze diuturne del vivere lo rendano
a volte di non facile conseguimento.
Il tema del mare occupa così un posto significativo nella sua ispirazione pittorica.
Il mare, infatti, è quell’elemento che le dà
la possibilità di trasmettere, insieme a meravigliose immagini, anche infinite varianti di colori, suoni, movimenti. E nel suo perenne mutare trascina con sé le vite di piante, animali, uomini…
Mentre contemporaneamente dà e toglie,
offre e pretende, elemento pregno di simboli e significati, verità e mistero, ma forse
soprattutto spettacolo come in “Fondale
marino. La danza delle alghe n.6”
(olio su tela, cm.100x70), in cui voluttuose
e sensuali danzano le alghe sospese sul fondale marino. Non più di anima vegetale,
ma autentiche umane creature nel tripudio della natura in festa, ora si avvicinano,
ora si allontanano, creando cerchi concentrici con le loro agili forme.
E mentre si realizza una solidale unione di
anime acquatiche, avvolgentesi in lunghe
tortose matasse, ecco stagliarsi sullo sfondo
l’articolato campo di infiorescenze colorate e scure, che si alternano a delineare lo
scena su cui le alghe – quasi in una sarabanda – plasmano la coreografia.
Il fondale marino dà, poi, anche un particolare risalto all’immagine centrale in cui,
Vittorio Sgarbi e Maria Grazia Bertucci
su un piano inferiore, si intravedono altre
strane creature delle azzurre profondità...
un mondo infinito di luci e di colori. L’elemento liquido affascina particolarmente e
puntualmente la pittrice, che si lascia rapire da flutti e rutilanti branchi: una natura
in perenne moto e divenire, ossia un po-
tente simbolo della vita che si realizza nelle
sue infinite possibili varianti. Così, nei sovrapposti piani, possiamo scorgere le varie
fasi che ora si proiettano insieme, ora si alternano nelle differenti realtà di una sintesi
perfetta di vita, armonia, bellezza.
Lydia Gaziano
Maria Grazia Bertucci: “Fondale marino. La danza delle alghe n.6”
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LiBri
Pagine a cura di Lydia Gaziano
giuseppe Fragale
Stefano lo Cicero
Ali e radici
Segmenti memoriali
Un volumetto pieno di buon gusto, per racchiudere opere di
buon gusto. Protagonista Giuseppe Fragale, il cui nome è scritto
in copertina sopra il titolo “Ali e Radici”.
In effetti questo volume donatoci da Tommaso Romano, da lui
curato ed edito dalla “sua” Fondazione Thule, è una raccolta di
immagini e di scritti. Fra questi abbiamo avuto il piacere e l’onore di veder riportati alcuni articoli del nostro Palermoparla. In
effetti, siamo stati anche presenti, come Germano e Lydia Scargiali – gli artefici
della rivista – alla
bella inaugurazione della nuova sede a Buonfornello, una show room anch’essa citata sul breve, ma
sostanzioso piccolo tomo di cui parliamo.
Il libro ha varie finalità, che rispecchiano l’eclettismo
di questo “capostipite” della patriarcale famiglia
Fragale. Appunto l’ottuagenario
Giuseppe…
Intanto l’occasione è fornita dalle
“nozze d’oro” della ditta Arredamenti Fragale. Occorre sapere
che l’origine è artigianale, ma adesso essa rappresenta ed espone
mobili e arredi dei migliori “brand” nazionali ed esteri. Nel frattempo il centro di Caccamo è divenuto un autentico punto di riferimento del settore. Per questo, onde agevolare chi era anche
disposto a recarsi in loco da lontano, sono nate due nuove sedi:
quella di Bagheria e quella già nominata in territorio di Campofelice Roccella. Si tratta di migliaia di metri quadri…
Ma andiamo con ordine. Dopo l’introduzione curata da Maria
Patrizia Allotta, una colta ed anche poetica sintesi della storia dei
Fragale, si incontra uno scritto dello stesso Giuseppe che racconta la sua storia sin dall’inizio, quando, a soli 20 anni, dopo un apprendistato a Palermo, apre a Caccamo una prima ebanisteria
“tutta sua”. Passarono 30 anni perché nel 1990 il sindaco inaugurasse il Centro Cucine e Camerette che è ancora il primo punto di riferimento della “premiata ditta”.
Adesso, nonno Giuseppe, fiero del titolo che ha ormai in famiglia, proclama di avere lo stesso entusiasmo di sempre, ma la sua
vera forza – e dà loro spazio – è rappresentata dalla immediata
discendenza: “i quattro figli maschi”. Della gestione si occupa
Nicasio Fragale, ai settori contabilità sta Roberto Fragale e alla
vendita Giovanni e Fabio, Tutti al lavoro dunque…
Ma Giuseppe Fragale, non contento, si dedica ad una produzione artistica originale: quadri, sculture, bassi rilievi in cui dà sfogo
alla sua inesauribile passione per il legno, pur non rinunciando
ad altre tecniche e materiali. Il tutto in un inatteso stile in bilico
fra l’astratto e il figurativo.
Il libro contiene anche un testo critico di Maurizio Massimo
Bianco, la “raccolta di articoli e riconoscimenti”, una serie di foto scattate nel corso degli anni e – non poteva mancare – una
presenza di Tommaso Romano, che compare nella post fazione.
alisciarg
Artista completo, che sa spaziare con disinvoltura tra le arti più
eterogenee, Stefano lo Cicero, poeta, scultore, pittore, affascina
per la profondità effusa dalle sue opere, per il pensiero alto e lineare al contempo racchiuso nelle sue rime. Sicurezza nel tratto,
classicità e fantasia a un tempo, risulta arduo a chi dare la palma,
se al cantore o all’artista.
“Segmenti memoriali”, infatti, la silloge in oggetto, è illustrata
con le opere dell’artista e ciò le dà un tocco in più di eleganza e
seduzione. “Artigli lacerano tenebre/gemiti feriscono il silenzio;/avvinghiato a uno scoglio/emergo nel tempo. /Dal cielo ora piovono stelle,/la luna m’irradia d’argento,/l’alba sorridente mi chiama” (Coscienza d’uomo), versi che ben esprimono il risveglio
dell’umana coscienza dai tormenti del male e il successivo lento
avviarsi verso la luce che salva.
C’è, poi, oltre al poeta, anche un uomo che vive il dolore e la sofferenza con virile compostezza, con serena accettazione rifiutando servili concessioni alle vacue mode contemporanee tutte pregne di ateismo, scetticismo, nichilismo: “Così mi affido/a contemplare la luce/che perentoria invade/una meta più certa/che
un giorno era nostra,/che
sarà ancora nostra” (In
nome del Credo).
Amore, però, non solo
mistico, ma anche pienamente umano e carnale, dove spesso ricorre il tema del mare, con
i suoi colori e la sua infinita mutevolezza: “Affiorano le alghe/guizza
un avannotto,/il fondo
in trasparenza/si colora./E nei tuoi occhi assorti/la luce dell’amore, /con lacrime di gioia,/è manifesta” (Il nostro amore).
La gioia, l’incanto della creazione artistica nella lirica Pennello: “Vibrante e fiero/si ravviva al tatto/si scalda e
freme/sulla tavolozza/si
nutre di colori/e mescolanze/e sulla tela/ne farà discorso”.
“Così quest’opera – come afferma Salvatore Lo Bue nella prefazione – nata pascoliana, diventa, nei suoi ultimi versi, leopardiana. Ma senza arretrare di un passo, senza nessun timore o tremore”. Mentre Tommaso Romano, nella Postfazione, vi scopre
invece “L’arte come tonalità di vita. Questa è la concezione della
vita e del pensiero di Stefano lo Cicero, che è un autentico umanista del nostro tempo” e “Il suo lavoro lo relaziona con l’essenzialità della natura, Stefano crede ai valori più che alle cose effimere, conosce bene l’umano genere e sa apprezzarlo quando
meritevole di reciprocità, e tuttavia sa ritrarsi dalla volgarità che
è dolore per scegliere l’armonia del sublime”.
Giuseppe Fragale
Ali e radici
Edizioni Thule € 10
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stefano lo Cicero
Segmenti memoriali
Edizioni Thule
LiBri
Pasquale Attard
Adalpina Fabra Bignardelli
Dal Califfato al regno
Dignità e condizione della donna
Attraverso l’attesa mirando alla parusia
Un cammino dalla dote ai diritti
La silloge poetica di Pasquale Attard, Dal Califfato al Regno, intensa e vibrante di intuizione e pensiero, spazia dall’immanente
al trascendente, dal vicino al lontano, nel senso del tempo e dello
spazio, ma come avvertendo una continuità tra i due piani e non
come l’abisso di un’incolmabile voragine. Così la mamma, la
maestra, il gatto di famiglia sono parte del tutto cosmico. Dio,
l’aldilà, il bene e il male sono un presente a noi vicino, l’attuale
che ci appartiene. Vivo, partecipe delle nostre vicende, non
estraneo e alienato come
da tanti, al contrario, si vorrebbe.
Attard dà un senso alla vita e a tutto quel che ci accade, anche se tragico…
Dietro il male, il peccato,
le passioni fa capolino anche il serpente biblico, Satana in persona, il nemico
dell’uomo, ma anch’esso
come presenza reale e credibile al di là di quanto detto dai poveri teorici sulla
sua non esistenza.
E l’autore, a costoro, non
risparmia neppure il sarcasmo, quando ne immagina lo stupore nel ritrovarsi puniti in quell’altrove del quale avevano sempre escluso l’esistenza (Miscredente cieco, Il Flauto magico, Piero Angela, Suicidio).
C’è tanto nella vita di bello, di amaro, di indicibile, di meraviglioso, una continua scoperta ci scuote e ci ammalia trascinandoci nella memoria, nel sogno o nell’indeterminato.
E da lì nasce il canto “…Brilla splendore di divino senso, e tutto
il Cielo s’illumina d’immenso” (Poesia), apprezzabile pur nell’
ungarettiano rimando.
Il poeta, pur di origini maltesi, leva pure il suo canto alla patria:
“Italia,/ che giaci atterrata/dal selvaggio urlo,/che spiega,/discorre la sua forza,/giunge il momento/di sollevar la fronte,/a
guardar fisa/la Bestia/che t’immonda” (All’Italia), ma torna pure pensoso al suo privato “A scoppio/esultante di tuono/ribatte/mia
ombra pensosa,/e tu,/silenziosa,/taciturna e stellata/rabbrividisci e fremi,/lievi strusciando/i tuoi seni (Ombra pensosa) e all’osservazione della natura “Vela/che torni/torni dal mare,/che
porti i venti/raccolti in seno,/fra quali nembi/noi ce ne andremo,/vela che torni,/vieni dal mare,/dicci, su dicci,/apri il tuo seno” (La
Vela).
Ma tutto volge ormai al tramonto, si addensano le nubi, avanzano presagi di morte “Desolazione/intorno,/in macerie/la Fede/cristianità sepolta/sotto cenere/d’inferno,/atterrata dall’Averno,/disfatta,/Roma giace” (Roma giace A Papa Francesco). Ma non
sarà il male ad aver l’ultima parola, Babilonia scomparirà, il “resto d’Israele” avrà salva la vita. Finalmente ci saranno cieli nuovi
e terre nuove “Alleluia, salute,/gloria e potere/al nostro Dio;/dategli lode/voi tutti suoi servi” (Dal Califfato al Regno). Così chiude la silloge, contenuta e di sobria eleganza, la lirica Udrò, che –
parole di Tommaso Romano – “ricompone tutta la raccolta in
unità d’intenti, significativamente dedicata a se stesso”. “Udrò/il
tuo canto,/Signore,/nel tuo Regno/di musica e poesia,/nella
dorata via/bagnata d’Infinito,/nel santo crocevia/del Tempo
interminato,/ove fioriscon gigli/e nuvole di prato,/ov’è saziata
arsura/di ciel senza peccato.
Una ricerca ampia e documentata, il lavoro condotto da Adalpina
Fabra Bignardelli – insegnante in pensione, scrittrice e poetessa –
sulla condizione della donna attraverso i secoli, vista attraverso le
legislazioni adottate nelle varie epoche relativamente al matrimonio, alla dote e allo stato patrimoniale dei coniugi.
Dall’età romana ai nostri giorni, molto, di certo, è cambiato negli
usi e nelle legislazioni relative al matrimonio e alla dote.
La famiglia ha avuto per secoli un’impostazione patriarcale e la
tendenza prevalente era quella di dare maggiore forza economica
alla linea maschile piuttosto che a quella femminile, ma con tante
variabili da un luogo a un altro e in una data epoca storica piuttosto che in un’altra. Una costante, però, che si nota inalterata attraverso i secoli, è l’esigenza di fornire la donna di una dote che la
possa mettere in condizione di trovare marito. Questa, poi, oltre a
consentire un buon matrimonio, costituiva anche una sorta di assicurazione per la donna che, in caso di vedovanza, avrebbe potuto
disporre di beni propri per mantenersi. In linea di massima, i beni
dotali erano amministrati dal marito, ma non dovevano essere
persi o sprecati perché comunque spettanti alla moglie, anche se
poi destinati di regola a passare in eredità ai figli. Ciò che colpisce
di quel passato, ancora in fondo piuttosto recente, è l’impossibilità
(o difficoltà) della donna a costituirsi in giudizio in caso di controversie e la sua esclusione dall’amministrazione dei propri beni. La
donna, col matrimonio, passava dall’autorità paterna a quella maritale
e una sua autonomia restava del tutto esclusa. Certo tutto ciò in via teorica perché di fatto le donne spesso
riuscivano ad avere peso ed autorità
all’interno della famiglia e nella società.
Interessanti le annotazioni storiche:
alla donna romana era riconosciuto
un ruolo importante in famiglia soprattutto per quanto riguardava l’educazione dei figli, molto più che presso i greci, in Sicilia la legislazione
feudale durò più a lungo. Nell’Isola
convissero a lungo tradizioni greche,
latine, ebraiche ed arabe.
Il matrimonio ha avuto in passato, stranamente, istituti simili agli
attuali con tre possibili varianti: religioso, contrattuale, di fatto.
La festa nuziale ha grande rilevanza presso tutti i popoli e le culture, tanto che le spese per abiti, banchetti e spettacoli erano di tale
entità da richiedere interventi legislativi per cercare di limitare gli
sprechi. Il matrimonio degli ebrei era molto simile, per usi e tradizioni (costituzione della dote per la donna, feste, banchetti) a quello dei cristiani. Al contrario gli arabi, essendo legati al Corano,
non avevano riti nuziali specifici. Il Corano e la Sunna non hanno
particolare interesse per la donna, se non quelli relativi al ripudio e
al divorzio, sono ammesse più mogli, non si deve sposare la donna
dei padri. La poligamia indicata dal Corano obbliga, però, a creare per la donna che si prende in moglie una dote chiamata Saduq,
che è il prezzo che l’uomo deve pagare ai parenti della sposa, che
non è il pretium virgitatis del mondo occidentale antico, né il mundium
medievale, né il methium dei popoli germanici. In questi casi la moglie è una sola, per gli arabi invece è un diritto che si compra e si
vende.
I testamenti delle donne erano frequenti, al meno quanto quelli
maschili, e i lasciti erano spesso a favore di donne, forse con l’intento – notazione dell’autrice – di riequilibrare i patrimoni.
Pasquale attard
Dal Califfato al Regno - Ed. Thule
adalpina Fabra bignardelli
Dignità e condizione della donna
Un cammino dalla dote ai diritti
Edizioni Thule
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VELA
A Palermo anche il “mostro” americano rambler 88
tricolori e Montecarlo
per la grande estate velica a Palermo
Rambler portentosa bolina
E’ divenuto un must, quest’anno, darsi appuntamento a Palermo per una
stagione senza precedenti che culmina, a
Luglio (26 – 30) con il Campionato
Italiano assoluto di vela d’altura e
poi ad agosto (partenza 21) della xII
Palermo Montecarlo. Ma i due eventi
sono stati “preparati” dal Campionato
nazionale del Tirreno e del basso
Ionio a Cefalù per creare, grazie all’ospitalità palermitana e alle “sinergie” fra i
vari eventi, quella che abbiamo definito
come una “stagione velica coi fiocchi”
che è ancor più facile indicare come “senza precedenti”. Il trio di campionati ha
valorizzato anche l’edizione 2016 di “una
vela senza esclusi” della Lega Navale
Palermo e lo stesso Campionato primaverile della Società Canottieri, che è
stata vinta da un’inedita barca di Sciacca:
L’Irascibile.
ai tricolori si prevede un record di 65
barche poiché 53 ne risultavano iscritte al
21 giugno, già oltre il limite fisiologico delle
ultime edizioni, mentre gli organizzatori
davano notizia di almeno un’altra decina
di iscritti. Tra i partecipanti si va dalle
barche più grandi (i due Mylius Ars Una di
15,32 metri, e Milù di 14,50, affiancati dal
Sydney 46 Stella di 14,28 e dallo Swan 45
Aphrodite di 13,82), al resto della flotta
con due Swan 42 (Be Wild e Selene), tre
X41 (Sideracordis, Le Coq Hardì e Curaddau III), tre Grand Soleil 37 (Sagola Biotrading, Valhalla e Zigozago), e il grosso
con tanti scafi tra 11 e 12 metri, molti First
Beneteau, Elan, Dufour, Italia Yachts, guidati dal pluridecorato Scugnizza (NM38S),
fino al più piccolo della flotta, il First 31.7
Brainstorm che viene da Milano. Teatro
di gara sono le acque “alte” del Golfo di
Palermo e di Mondello.
La xII Palermo - Montecarlo 2016 è
parte anche del calendario dell’International Maxi association, c’era dunque
l’aspettativa di vedere al via più di un Maxi. Il “mostro” è arrivato: si tratta di rambler 88, supermaxi nuovo e già mitico,
una delle barche da regata più grandi del
mondo presentata dell’armatore USA George David. Il progetto è una “diavoleria”
dell’architetto italo argentino Juan Kouyoumdjian: 27 metri con chiglia basculante… La partenza di Rambler 88 mette
a rischio il record della “Montecarlo”, del
100 piedi Esimit Europa 2 di Igor Simcic:
47 ore, 46 minuti e 48 secondi sulle 500 miglia del percorso, stabilito nell’edizione
2015 migliorando se stesso. Anche l’equipaggio viene dall’Olimpo, con velisti di
Coppa America e Giro del mondo, a partire da Brad Butterworth. Negli ultimi anni
si sono ripetuti i duelli di Rambler 88 con
la rivale Comanche di 100 piedi dal Fastnet alla Sydney-Hobart, dalla Middle Sea
Race, alla Giraglia. Chi sa che non si ripeterà con partenza da Mondello.
Confermata la Palermo - Montecarlo x 2,
per equipaggi in coppia. Anche quest’anno sarà promossa la presenza a bordo di
un “media crew member” per avere immagini durante la regata. Una novità è
l’inserimento nel circuito della Classe 9,50
che sta conoscendo una fase di sviluppo.
Germano scargiali
trofeo “Mari del Sud” conferma di un successo
Maurizio D’Amico bis nella “classica” Palermo Vulcano
La regata Palermo Vulcano quest’anno non ha negato il buon vento necessario a coprire la traversata di 75 miglia che separa due località tirreniche di fama, grandi mete turistiche, come Palermo e Vulcano. Lo yacht Enoch, armato e timonato da Maurizio D’Amico ha bissato il successo ottenuto l’anno scorso nella medesima regata, percorrendo il tratto in circa 20 ore, ottimo
per una lunga bolina... Si tenga tonto del fatto che sarà – 9 su 10 – una regata molto tecnica, perchè quasi contro vento, in conseguenza della termica giornaliera che necessariamente spira da
nord est. Euriola di Mario Ajello è stato il primo in classe Gran Crociera. A La Cicala di Italo
Tripi è andato il primo premio Vele Bianche, mentre ad aggiudicarsi il secondo posto Gran Crociera è stato silver bullett di Mario Badami. Infine, primo di classe diporto è stato Dulcinea
di Corrado Casale. Grande accoglienza sull’Isola, alle “sabbie nere” della Baia di Ponente terminata nelle terrazze del grande e accogliente complesso turistico Mari del sud che ha ideato e
sponsorizza la regata, avvalendosi della collaborazione di Vincenzo Inglese e di una giuria quest’anno formata dal Comandante Oscar Casagrande, dalla presidente Lydia Gaziano e dai componenti Patrizia Campanella e Germano Scargiali.Gelys
40
A
veLA
Cefalù Campionato nazionale del Tirreno e Basso Ionio
Le 4 giornate di Alvarosky
Cefalù ha ospitato a giugno la manifestazione velica dei Borghi più belli d’Italia contenitore del Campionato Nazionale Ionio-Basso Tirreno e
del Campionato Costiero organizzati dal Vela
Club Cefalù e dalla Lega Navale Italiana Palermo
Centro. Dopo due giorni di sole e di vento, con
aria leggera l’ultimo giorno. Per il Campionato
Nazionale Ionio-Basso Tirreno nonostante
diverse proteste le proiezioni del raggruppamento
di classe A (ORC 0-1-2) non hanno dato sorprese: si conferma al primo posto il Gran Soleil
40 RC Alvarosky di Francesco Siculiana che corre con i colori del Centro velico siciliano.
Secondo il Mylius 15E25 Ars Una di Vittorio Biscarini e Carlo Rocchi dell’ASD Granlasco e terzo il First 40 Cochina di Piergiorgio Fabbri della Canottieri Palermo.
Colpo di scena, invece, per la Classe B dove, oltre all’annunciato primo posto di Sagola
Biotrading di Peppe Fornich dello Y.C. di Favignana, la medaglia d’argento va all’X35
L’irascibile di Luca Ciancimino della LNI di Sciacca e terzo il First 34.7 Ricomincio
da 3 di Antonio Miceli della LNI di Siracusa. Ma il titolo più importante, cioè quello di
Campione Nazionale Ionio e Basso-Tirreno, in overall, va ad Alvarosky di Francesco Siculiana, ottimo per la qualificazione al Campionato Italiano Assoluto di fine Luglio a Palermo... Per la V Regata dei borghi più belli d’Italia - Campionato Costiero la classifica Gran Crociera è stata suddivisa in 3 categorie: S, M e L. Per la categoria
Large conquista il podio l’X-41 Extasy di Giulio Caiazzo abbinata al borgo di Novara di
Sicilia e secondo il Comet 12 Regina di Nino Ciccia abbinata al borgo di Milazzo. Per la
categoria Medium si piazza primo il GS 343 Silver Bullet di Mario Badami abbinato al
borgo di Sperlinga e secondo, il First 31.7 messinese Mizar di Antonio Pollicino abbinata
al borgo di Salemi. Per la categoria short primo posto per il Canados 33 Otaria di Gaetano
Verri abbinata proprio al borgo di Cefalù e secondo il Comet 910 Papaya di Sebastiano
Maiorana abbinato al borgo di Montalbano. Infine, ma non ultimo, per la categoria vele
bianche, il Sun Magic44 La Cicala di Italo Tripi abbinato al borgo di Sutera e secondo
posto per il First 375 Danilù abbinata al borgo di Sambuca che ha regatato con equipaggio in doppio.
Rossella Tramontano
Gioele Riccobono domina la Coppa
del Golfo di Balestrate
Il palermitano Gioele Riccobono (C.Vela S. Palermo), fratello del più noto Oliver,
ha dominato la Coppa del Golfo organizzata dal C.V.Balestrate, vincendo da “cadetto”
tutte e 3 le prove disputate, aperte anche agli juniores, la cui classifica vede primo Antonio Cricchio (C.Vela PA). Fra le ragazze in evidenza M.Luisa Albanese e Alice Caronna
ambedue “cadette” del Circolo della Vela. I migliori dei locali Vittorio Geraci e Riccardo Lipari, terzo e quarto jr. Il giovanissimo Gioele ha, quindi, confermato di essere degno prosecutore di Oliver, che ha seguito la regata sul gommone dell’allenatore Ernesto
Martinez (ingaggiato da Marsala). La regata si è svolta con molta regolarità grazie ad
un maestralino di perturbazione mantenutosi per tutte e 3 le prove disputate. La classifica juniores vede in testa il palermitano Antonio Cricchio (C.Vela) che ha preceduto
Lorenzo Messana, dimostratosi il migliore dei timonieri di casa. Terzo Vittorio Geraci
anche lui del Cv Balstrate, giunto davanti a Riccardo Lipari e Giulio Alessandro Buarné. Fra i promettenti Cadetti sulla flotta in acqua splendono le “piccole donne” ingaggiate in una bella lotta fra loro. Eccole nell’ordine: M.Luisa Albanese, Alice Caronna e Giorgia Buggea. Seguono Aldo Paolo Lo Piccolo, Giorgio Messana e Marco Fasciara.
Classifica del Trofeo Marc Ulysse
Optimist - Cadetti
1) Riccobono Gioele - Circolo della Vela
2) Incarbona Alberto - GDV LNI Trapani
3) Somma Gabriele - Soc. Canottieri Palermo
Optmist - Juniores
1) Cricchio Antonio - Circolo Vela Sicilia
2) Lipari Tommaso - Circolo Velico Balestrate
3) Di Pasquale Mattia - Società Canottieri Palermo
Nella foto Gioele Riccobono primo alla boa di arrivo nelle acque del Lido Le Blond
Campionato primaverile
della Società Canottieri
Irascibile ma non troppo
Irascibile, ma non tanto da perdere calma e sangue freddo. E’ stata la
barca del saccenze Luca Ciancimino (L.N.)
a scrivere il proprio nome nell’albo d’oro
del Campionato Primaverile di Palermo.
Non è bastato al suo diretto avversario,
l’Acchiappasogni di Ugo Polizzotti
(Lauria) vincere, infatti, l’ultima prova, la
Palermo – Mondello. Il vincitore, che alla fine ha prevalso di stretta misura (1 solo punto, 5 contro 6) lo ha controllato da
presso, giungendogli alle spalle: quanto
bastava. Alla Gatta frettolosa di M.
Zucchero non è rimasto che il ruolo di
terzo incomodo, recitato per tutte e tre le
prove disputatesi. Tanto più che, invece
dell’atteso acuto, si è espresso in una prova in calando, al 7mo posto. Ma bisogna
notare che trattavasi della meno tecnica… Sempre nella classifica overall seguono Alboran, Fishbone e Cochina…
Rivincita di Acchiappasogni in classe Regata, dove lo zampino di Cochina
ha scombinato i giochi (della overall): le
due battistrada sono finite alla pari sui 5
punti e la barca palermitana ha battuto
quella di Sciacca (rinforzata da alcuni
marsalesi) per aver vinto l’ultima prova.
Terzo Alboran di Francesco D’Asaro.
Così è andata in vetta alle altre classi in
gara. In classe Regata Senior, la vittoria non è sfuggita a La Gatta Frettolosa che ha preceduto Mago Blu di Fulvio
Palumbo Cardella. In Gran Crociera,
la Titolata Extasy, ora di Giulio Caiazzo, ha prevalso con vantaggio sulla flotta
guidata da Eurjola di Marco Aiello. In
categoria Diporto, vittoria di Giuggiola, presentata dalla Società Canottieri,
su Felipe (Manfrè).
Fra le “Vele Bianche”, su 7 concorrenti, Scilla, Comet 12 di Fulvio Russo ha
preceduto sul podio La Cicala di Italo
Tripi.
Ancora una volta un successo, con 20
barche in gara, di questa regata assistita
da vento sufficiente che i concorrenti, assistiti da una equilibrata giuria, hanno
condotto a termine tre delle 4 prove previste con regolarità. In una giornata è
mancato il vento ed è saltata una delle
gare in programma. Dopo l’organizzazione, guidata come tradizione (26ma
edizione) dalla Società Canottieri Palermo, che ha messo a disposizione la
bella sede alla Lupa, è stata supportata in
una delle prove dallo Yacht Club del
Mediterraneo.
41
SpoRT
Da Il gioco delle parti a Così è se vi pare…
Anche lo sport enigma pirandelliano
Un vortice avvolge lo sport. Un’azione anti Brasile (uno dei Brics) voleva far
saltare le Olimpiadi di Rio a causa (?)
del virus Zika: una mera influenza che
“avrebbe” provocato ai neonati la “micro
encefalia”. Peccato per i “sabotatori” che
non ci fosse una sola prova scientifica, ma
supposizioni e illazioni… Il tutto è stato liquidato in portoghese: A Micro
encefalia provocada pelo mosquito
da-zika-virus è uma farsa, uma mentira que irà movimentar bilhoes de
dollares… Non c’è bisogno di traduzione, ci pare.
Anche nello sport ecco quindi “Il gioco
delle parti”. L’avversione alle Olimpiadi, festa di pace ed evento foriero di
fama, prestigio e turismo, continua in Italia. Si dice no o si tentenna per i Giochi
di Roma, una “cosa” del… 2024.
Parlano “quelli del no a tutto”, del non fare e dell’impedire: è sempre troppo presto,
non è mai una priorità… Nel frattempo
non si fa niente, si blocca tutto. Come col
no al Ponte sullo Stretto (che si dovrà
fare prima o poi e non sarà solo l’Italia a
dirlo) che non ha fruttato alcuna opera alternativa in Sicilia, ma per qualcuno …continua a non essere una priorità!
Nel 1960 l’Italia organizzò a Roma la
prima grande Olimpiade della storia
– così innovativa era stata solo quella di
Berlino 1936 – e si era a soli 15 anni dalla
sconfitta bellica. I lavori iniziarono circa 5
anni prima, a 10 anni dalle bombe americane, che avevano colpito duramente la
stessa Capitale. Ci furono episodi di corruzione (vennero costruiti la via Olimpica,
oggi Corso Marconi, lo Stadio Olimpico e
il Flaminio, 2 palazzi dello sport, il primo
villaggio olimpico della storia, piscine etc
– ristrutturato il Foro Italico), ma quell’Italia conservava un po’ della serietà dell’anteguerra Fece il miracolo e non solo
quello…
Adesso l’Italia si tira indietro davanti
alla possibilità di avere i Giochi, dopo che
una volta si fece superare da Atene. Si dice
che i greci ci abbiano rimesso di tasca, ma
l’Italia – lasciatecelo dire – non è la
Grecia. Per quanta crisi ci sia, è l’Italia
delle industrie manifatturiere, dell’automobile, della moda, dell’agroalimentare,
del vino, del teatro e del cinema, prima di
essere quella del turismo a 360 gradi: ha 4
città fra le prime 10 più fotografate
al mondo (Google). E’, soprattutto, un
paese di sportivi e di agonisti che, in barba
agli errori delle “leve ufficiali” delle federazioni, hanno lanciato campioni autodidatti fra gli schermidori, i tuffatori, i canottieri e gli sportivi d’ogni genere, dalla
marcia alla vela… L’Italia è una potenza
nel calcio, nel ciclismo, nell’automobilismo e, persino, negli sport invernali, nonostante la poca neve…
42
L'Olimpico non fu la sola creazione di Roma 60. L'Olimpiade si avvalse anche di opere d'anteguerra dall'Eur al Foro Italico
Le olimpiadi di Roma rilanciarono la nazionale di calcio, pescando quella di Rivera e Mazzola. Furono le olimpiadi di Berruti e di Nino Benvenuti. Gli azzurri
furono fra coloro che vinsero più medaglie. Per la prima volta si svolsero speciali
Giochi per i paraplegici. Roma lanciò
anche Cassius Clay… Fu un evento
senza pari anche per il semplice fatto che
si svolse in Italia e nella Caput Mundi, la
sola città che ha doppie ambasciate (per
l’Italia e il Vaticano). Si costruirono tanti
impianti sportivi ancora in uso, alcuni dei
quali potrebbero affrontare una seconda
olimpiade.
Passando al calcio, esso appare in trasformazione. C’è chi si scandalizza dell’arrivo degli stranieri, ma l’interesse di alcuni ricchi imprenditori al Campionato, è
segno della stima di cui questo sport e tutta l’Italia godono all’estero.
Non si deve pensare che lo sport professionistico non sia sport. Certamente gli
interessi e il business giocano un gran ruolo. Spesso i guai finiscono con un improbabile “Tutto per bene”. I campionati
nazionali e internazionali sono, però, occasioni di incontro, da trasformare in momenti di conoscenza e di scambi diplomatici (Cina e Usa nel pingpong…). Si spera,
restando a Pirandello, che si riscopra “Il
piacere dell’onestà”.
Scendendo fino a Palermo, Don Maurizio (come chiamare Zamparini, così
anche a S. Rosalia?) ha amato la città come fosse sua, ma non tutti i palermitani lo
apprezzano. Li ha fatti divertire, li ha portati 2 volte in serie A. Finora gli hanno
impedito di costruire (lo prometteva in 6
mesi) il sacrosanto stadio dello Zen, con
palestre coperte e scoperte per i ragazzi
del quartiere. C’erano almeno 4 ordini di
motivi per dirgli sì e battergli le mani,
ma… Non gli hanno consentito di realizzare un centro scuola a Carini, anche lì
ad uso sia del
calcio, sia degli altri sport.
Ora Maurizio Zamparini, con tutti
gli errori che
può aver commesso, specie
agli occhi di chi
criminalizza
l’utile d’azienda e – prima
ancora – l’imprenditore come tale, avreb- Maurizio Zamparini
be cento motivi per andar via sbattendo la porta.
Invece, vuol lasciare il Palermo con i libri
in regola e con un paio di acquisti “dei
suoi” tra i giovani. Ma qualcuno continuerà ad additare i torti di questo presidente che ha fatto divertire i palermitani
come nessuno prima, che ha accettato di
“portare la pelle nera” ed essere perseguitato dagli arbitri più di quanto non
fosse già avvenuto per la sua lingua tagliente…
Del resto, c’è chi odia “il campione”.
Su Cristiano Ronaldo, che simpatico non
è, ma è il fuoriclasse dai tanti record, l’ultima è che, uscito lui, il Portogallo agli
europei giocasse meglio: i campioni teniamoli a casa o in panchina, come ha
fatto l’Italia con Bernardini nell’anteguerra, poi con Baggio, poi con Cassano,
poi con Totti e ora con Insigne o distruggendo Balotelli. Così si può uscire anzitempo da un europeo, o no? Così è, se
vi pare.
Scaramacai
A
SpoRT
Nuove cariche operative al dirigente siciliano vice presidente a Roma
Morgana responsabile
dell’Under 19 e del calcio femminile
Prosegue il cammino di Sandro Morgana nelle alte sfere della Figc Lnd. Lasciatosi da oltre un anno alle spalle la presidenza regionale, occupata ora dal fido
vicepresidente di allora Santino Lo Presti, Morgana ricopre da Vice presidente
(Responsabile area sud) della Figc Lnd,
due cariche operative di rilievo a livello
nazionale: è la nuova guida del Calcio
femminile e, soprattutto, della Nazionale
maschile under 19: gli azzurrini.
Per incontrarlo, adesso, ci si reca nella
nuova sede regionale in territorio di Ficarazzi (si raggiunge da Villabate). Oltre
agli ampi saloni e una palestra, è di imminente realizzazione anche un campo tribunato. I progetti di Morgana non si fermano e ce ne sono altri in ciascuna provincia dell’Isola…
Quello femminile è un settore che la federazione vuol veder crescere, sulla scia della realtà creatasi a livello internazionale.
“Ho visto giocare le rappresentative di altre nazioni – precisa Morgana – e non
esito a dire che mi hanno stupito. Per quanto brave siano le nostre giocatrici, ho visto
un livello superiore. Dobbiamo adeguarci, divenire competitivi e, possibilmente,
vincenti…”
Che cosa intende fare?
“Il momento è di transizione. Ho avuto
l’incarico quando i campionati volgevano
al termine e a fine anno ci sarà il rinnovo
delle cariche. Intendo consegnare il settore già migliorato. Anzitutto maggior …normalità. Nello specifico, tutto già definito:
campionati e promozione della disciplina… Ma intendo soprattutto innescare la
mentalità della programmazione”.
Come vede la realtà femminile proiettata nel gioco del pallone?
“Ecco, ritengo che in Italia sia stato preso
troppo come un gioco, una sottospecie.
Questo è l’errore. Nell’ambito dello stesso
concetto, non le sembri troppo, dell’uguaglianza e della pari opportunità, il calcio
femminile è un settore importante. Ripeto, all’estero spesso già lo è. Può senz’altro contribuire all’ampliarsi della cultura
calcistica e della sfera d’azione federale…”
Ne parleremo ancora, spero. Ma
passiamo agli under 19. Certo a primo acchito sembra un settore ancora più importante…
“Vede, questa affermazione conferma
quanto le dicevo prima. Certo l’Under 19
è un momento di crescita di enorme rilevanza per il calcio maschile, perché è quello il momento in cui sbocciano i campioni
e si distinguono da chi irrimediabilmente
resta un po’ indietro”.
Un momento magico?
La Nazionale
Under 19 con
il capo delegazione Sandro
Morgana che
ha superato
Israele, Svizzera e Turchia
“Certamente. Ma ancor più lo è in questo
momento in cui i nostri si sono selezionati
per i campionati europei superando Israele, Svizzera e Turchia. L’Italia è già fra le
prime otto d’Europa…”
Che cosa la colpisce di più?
“Al riguardo è la passione della gente per i
colori azzurri. Quando coinvolti, i tifosi
non lesinano entusiasmo, come se si trovassero davanti alle nazionali maggiori.
Questa esperienza mi ha gratificato e mi
ha dato molto orgoglio”.
Scusi se torniamo al calcio femminile, per il contenuto di novità che
in effetti…
“Pur non criticando la precedente gestione, ritengo di poter dare un’impronta più
professionale al settore, una politica, se
così si può dire, più aderente alla realtà,
uno studio programmatico dei reali problemi. Vi sono zone d’Italia che ignorano
o quasi il calcio femminile, che lo vedono
come una realtà di importanza assoluta-
mente secondaria. Dobbiamo far sì che se
ne interessino i grossi club, il che avviene
solo in un paio di città d’Italia, non fra le
grandi, ma certo fra le più sportive…”
Siamo all’anno zero?
“No, no di certo. Consideri che il settore
è solo dilettantistico. Negli ultimi anni alcuni dirigenti calcistici italiani si sono
espressi con toni sprezzanti verso il calcio
femminile, confermando in parte la causa
principale che ha frenato investimenti e
attenzioni. Con essi uno sviluppo in Italia
pari a quello di altri paesi: il calcio è ritenuto ancora uno …sport da uomini. In
un paese che ama tanto il calcio e che non
si sognerebbe di dire che il tennis o il karate sono roba da uomini, è ancora diffusa l’idea che le donne non siano in grado
di giocare al pallone a buon livello. Bisogna convincersi, come per gli altri sport,
tutti ormai, che lo sport al femminile è da
tenere in alta considerazione”.
Gelys
43
SpoRT
Recuperiamo il palazzetto di Fondo patti e guardiamo allo sport per tutti
Dieci domande al presidente
Sergio D’Antoni
Presidente, ci si continua ad aspettare molto da lei, specie sul terreno
delle grandi opere e delle grandi
iniziative. Può delinearci in sintesi
lo stato dell’arte? Cosa c’è dietro
l’angolo? “Il problema dell’impiantistica è certamente uno scoglio. Certo ci stiamo lavorando, a partire dal nostro contributo fornito al Ministero e al Comune
per il restauro o ristrutturazione del Palazzo dello sport di Palermo. Ma non ci
fermeremo qui. Occorrono impianti e attrezzature ad ogni livello e lo sappiamo”.
Al Palazzetto di Fondo Patti a Palermo si lavora grazie alla collaborazione del Governo di Roma, del Comune e del Coni. Dobbiamo credere al sottosegretario Lotti? Lei è ottimista?
“Certamente. Ottimismo e vigilanza sono
il binomio del caso. Si parla già del 2016…
Si potrà tornare a vedere lo sport dentro
quella bella e razionale cornice, attesa per
anni e poi malauguratamente andata in
disuso per motivi ovviabili e banali”.
Se ne farà ancora un uso diverso
dallo sport?
“Vorrei proprio di no. Ma bisogna riconoscere che Palermo manca di tante cose
e, se dovesse essere necessario o indispensabile, qualche sacrificio si dovrà fare…”
C’è un calo d’interesse per lo sport
praticato. C’è un’attività dei giovanissimi, quando c’è… Poi c’è l’attività master. Ciò vanifica spesso l’operato delle leve giovanili?
“No, non direi calo d’interesse. I giovani
vorrebbero fare sport e le famiglie li seguirebbero. E’ che queste ultime non
hanno spesso la possibilità economica di
mantenere i figli a far sport, per questo
stiamo organizzando una campagna per
portare all’attività fisica giovani che diversamente non ne avrebbero fatto. Oggi, da una parte l’elevarsi del livello tecnico nei vari sport, il problema scolastico
ed economico, la preparazione ad un
posto di lavoro, allontanano i giovani
dallo sport. Al Coni è riuscito di portare
all’attività sportiva 10 mila giovani. L’obiettivo è 100 mila. Il modello è lavorare con
i ragazzi per avere degli adulti più consapevoli. Ma dobbiamo spesso togliere i
ragazzi dalla strada…”
Come vi muovete dunque?
Attraverso le scuole. La realtà è quella
che è. Abbiamo insistito sui rioni più disagiati. Quelli che potrebbero essere a Palermo lo Zen. Lo Sperone, Falsomiele…”
I master…
“Sono già una bella realtà e quell’attività
giova alla salute pubblica che deve starci
sempre a cuore, se è vero quel che si sa in
44
termini di apparato cardiocircolatorio,
prevenzione di infarti, obesità, glicemia,
diabete… Abbiamo due e più risultati, sul
terreno morale, ludico e su quello detto
…svuota ospedali”.
Ecco, lo sport come salute pubblica, la cultura stessa, nonostante
tutto, fa un passo avanti e uno indietro…
“C’è molta letteratura in proposito. Credo che la gente sia informata mediaticamente. Sul piano pratico lo stato non fa
abbastanza e prosperano le palestre private…”
Già, così vicine, così attrezzate…
“Ripeto, ci stiamo lavorando nei limiti
delle possibilità economiche. Sfruttiamo
anche gli spazi liberi, da footing, le maratonine aperte a tutti, non competitive o
semi competitive… Tutte le attività ludi-
Sergio D’Antoni. In basso il palazzetto dello
sport
che vanno incoraggiate e sostenute come
possibile. Il Coni abbraccia tutto, come
lei sa. Al contempo ne è responsabile. Lo
riconosco. Vogliamo fare di più. Ma gli
sport detti a torto minori, che includono
quelli olimpici, vanno assolutamente sostenuti, specie a livello di leve giovanili.
Creiamo due appuntamenti settimanali
per almeno cinque sport, individuali e di
squadra, nell’ottica che comprende attività e cultura come consapevolezza dell’importanza…”
Dove e con quali istruttori?
Nell’ambito delle scuole con un’attività
affidata alle società sportive appositamente sostenute…”
Impianti nelle periferie, aiuti agli
sport minori, inclusi quelli olimpici… C’è carenza…
“Vede, per Fondo Patti sono già stati stanziati cinque milioni dalla legge sport e periferia. Altri tre giungono dal Cipe e alla
fine saranno spesi ben 11 milioni in tutto.
Mi pare che basti. E’ il primo fondamentale passo che si aspettava. Seguiranno altri e non mancherà per il Coni. Anzi”.
Con i comitati regionali delle federazioni risulta che lei abbia un discreto rapporto. Ci dia un suo parere. Tutti, comunque, vorrebbero
ottenere di più. Ad esempio la gestione degli impianti…
“Sì, buoni rapporti con tutti. E’ un problema da risolvere e presenta le sue difficoltà. Stiamo studiando come giungere
ad una meta agognata, se si vuole. Il problema è più soldi e meno burocrazia. Federazioni e società sportive sono le più indicate a gestire gli impianti. Le più preparate e le dirette interessate a preservarne
l’efficienza”.
“Certo, le élite non mancano. Si pensi alla palermitana tricolore di Taekwondo,
Virginia Valenti… Ma il fiorire di campioni, i numerosi probabili olimpici, di
cui sette su quattordici schermidori è la
prova che le cose non vanno così male come si dice. Evidentemente, chi ha talento
emerge anche in Sicilia. Sono esempi di
classe, tecnica ed anche di cuore e buona
volontà. Un esempio per tutti”.
(G.Scargiali)
A
SpoRT
pesi - Continua a crescere la società di Carini
La vlasov 200 bissa il titolo siciliano
Palermo è ancora in testa alla classifica regionale delle squadre siciliane di pesistica
olimpica per il 2015. A salire sul podio delle società sono la Vlasov 200 di Carini,
la Cleadig di Villabate e la Dynamo
Bagheria. La Vlasov 200 vince il titolo regionale per il secondo anno consecutivo e il
trend si annuncia positivo anche per il 2016
avendo vinto i Campionati maschili regionali Under 17, Juniores e Assoluti e avendo
conquistato almeno un podio come squadra maschile o femminile in tutte le competizioni regionali disputate.
La classifica nazionale la vede al 9° posto su 281 società, l’unica siciliana tra le
prime 10. Anche quest’anno è in testa
alla classifica nazionale delle società maschili Under17.Presente sul territorio
carinese da parecchi anni, la Vlasov 200
prosegue la sua opera di reclutamento
grazie alla collaborazione con l’I.C.S.
Laura Lanza di Carini che la ospita
da anni permettendo così il contatto diretto con gli alunni delle scuole medie
inferiori che costituiscono il target della
fascia d’età a cui si rivolge il lavoro dell’Associazione sportiva.
L’adesione al progetto CONIRAGAZZI finanziato dal CONI e rivolto principalmente alle famiglie con disagio econo-
La rappresentativa della Vlasov 200 alle qualificazioni Juniores
mico ha permesso l’incremento del numero dei partecipanti ai corsi, molti dei quali
continueranno il percorso sportivo anche
al termine di questo.
I ragazzi coinvolti sono riusciti a qualificarsi
ai Campionati Italiani Esordienti disputati a Cagliari e selezionati per far parte della rappresentativa siciliana al Criterium Nazionale Giovanissimi di Avel-
Tiro con l’arco. XXXv Trofeo degli Ulivi
Arcieri Grifoni Palermo, foto ricordo 2016
Ottima prestazione degli Arcieri Grifoni di Sicilia, che a Misterbianco (CT) nella gara 70/60 metri Olimpic Round hanno
conquistato vari piazzamenti a podio. La classifica finale della
gara vede rispettivamente al primo e terzo posto nella categoria
Senior Maschile, Antonino Santangelo e Stefano Di Grego-
ITALNAUTICA s.r.l.
Cantieri e uffici: 90133 Palermo - Molo Trapezoidale
Via F. Patti - Tel. e fax 091 325277 - e mail: [email protected]
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Progettazione e costruzione di repliche di imbarcazioni d’epoca e classiche.
Riparazione e restauri imbarcazioni in legno
lino gare disputate nel mese di marzo. La
collaborazione fondamentale tra la società
sportiva ed il Preside dell’I.C.S. Laura Lanza di Carini, Giampiero Finocchiaro,
da sempre sostenitore del connubio scuolasport, è riuscita in questi anni a produrre ottimi risultati, portando il nome della città di
Carini alla ribalta nazionale ed internazionale della pesistica olimpica.
rio. Al secondo e terzo posto nella categoria Senior Femminile,
l’esordiente Alessia Saladino e Luana Di Gregorio, mentre
Giuseppe Armetta si piazza al secondo posto nella categoria
Master Maschile. La squadra Senior Maschile conquista il primo posto, con un punteggio di buon auspicio per le qualificazioni ai prossimi Campionati Italiani. Ottimi anche i piazzamenti al
termine degli scontri diretti che vedono nuovamente al primo e
terzo posto nella categoria Senior Maschile, Antonino Santangelo e Stefano Di Gregorio. Appuntamento a domenica 29
maggio a Villafranca Tirrena (ME) per il 3° Trofeo Tyrrenum.
Alessandro Pensato
TAEkwONDO: FORZA
VIRGINIA! La palermitana
Virginia Valenti è tricolore
2016 di Taekwondo. Classe
2000 gareggia solo da quest’anno per le Fiamme Oro. Il suo
maestro è sempre Antonio
Cutugno, anche lui delle
Fiamme Oro, 4 volte campione d’Italia, 2 volte argento, nel 2000 riserva a Sydney
e 3 volte bronzo ai mondiali.
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45
FAMIGLIA
Siamo di fronte ad un attacco antropologico
e tu di che gender sei?
La lettura di “Gender ascesa e dittatura della teoria che non esiste” di Aurelio Pace e Carlo Di Pietro, un testo ricco
di dati e osservazioni utili, ci fa riflettere sull’impostazione di base che tale teoria contiene, cioè un’impostazione fondamentalmente ideologica, povera di contenuti scientificamente validi, cioè dimostrati e comprovati a dovere...
Gli autori, infatti, che supportano la propria tesi con ampia documentazione di testi, dati e pubblicazioni, dimostrano la sostanziale povertà di argomenti dei sostenitori del “gender” e, al contrario, evidenziano quanto la loro posizione sia solo ideologica e manipolatoria.
Che nella società umana i problemi di identità sessuale esistano è un dato evidente, ma
quel che andrebbe approfondito – e la teoria del Gender non lo fa – è da che cosa
scaturiscano e perché. Gli psichiatri definiscono con l’espressione “disforia di genere”
la scissione di un individuo dalla propria
identità biologica: nasco maschio, ma non
mi sento tale, oppure nasco femmina ma
vorrei essere maschio. Perché ciò accade?
Le cause sono congenite o prodotte dall’ambiente? L’individuo va accompagnato
verso la propria identità biologica oppure
no? Ci sono pure medici che credono che a
volte si potrebbe ricorrere alla endocrinologia… Insomma, le opinioni non sono univoche, come non lo sono le storie che i protagonisti stessi raccontano. Perciò l’approccio a questi temi dovrebbe essere più profondo e prudente.
In passato, il comportamento di chi deviava dal proprio genere di nascita non veniva accettato e generalmente si cercava di
convincere il soggetto in questione a riappropriarsi della propria identità biologica
anche da un punto di vista psicologico. Vi si
riusciva? Le opinioni divergono, ma di certo “non sempre”. Ci sono, però, le testimonianze di persone omosessuali che sono
pallini
Lo hanno fondato Mario Adinolfi e Gianfranco Amato
ora la famiglia
ha un partito
Le recenti elezioni amministrative hanno fornito agli sgomenti elettori italiani un quadro ancora più caotico e sconfortante di altre precedenti tornate. E’ facile immaginare che molti si saranno chiesti fino all’ultimo momento se andare a votare e, in caso positivo, a chi affidare il
proprio voto sperando nel male minore. Ancora peggiore la situazione ai ballottaggi in cui,
magari, i due rimasti in lizza risultavano, per diversi motivi, inaccettabili. L’unica novità, piccola, piccolissima, talmente piccola da risultare impercettibile soprattutto ai cittadini di un comune, come Palermo, in cui non si è votato, porta la sigla PDF, un acronimo familiare a chi è
abituato a condividere contenuti in internet e il cui significato è Popolo della Famiglia. Si
tratta di una creatura venuta alla luce lo scorso 11 marzo a Roma ad opera di Mario Adinolfi e Gianfranco Amato, giornalista e blogger il primo e avvocato il secondo che da alcuni
anni si stanno spendendo con tutte le forze in difesa della famiglia naturale e per la libertà di
educazione. Sono stati fra gli organizzatori dei due Family Day dello scorso anno e da quell’esperienza sono usciti rafforzati in un’idea semplice -semplice: se tanta gente, circa la metà
a cura del redattore capo
Gli insegnanti lavorano anche d’estate
Pubblica istruzione ministero sfortunato.
Ecco l’ultima trovata della Giannini. L’errore è vecchio: è difficile migliorare la qualità, si aumenta la quantità. Non riuscendo
a far funzionare la scuola come si deve durante l’inverno, ecco che ci si inventa il week end e l’estate lavorativi. Intendiamoci:
non che l’iniziativa in sé sia da condannare,
ma la modalità sì. La ministra dice che saranno coinvolti solo i professori che ne faranno richiesta, ma a svolgere tali attività
saranno comunque gli stessi insegnanti già
impegnati durante l’anno. Saranno pagati,
aggiunge la ministra, ma poco. Per concludere, persone che sono già pagate una miseria e sfruttate fino all’inverosimile, sotto-
46
tornate eterosessuali, che si sono sposate e
hanno avuto figli, abbandonando del tutto
le precedenti abitudini. In Usa sono molti
che, sentendosi in disagio, ricorrono a cliniche specializzate…
Si parla di terapie riparative, di terapie, cioè, che aiutano la persona discordante con la propria identità di genere a risalire
alle cause che l’hanno prodotta ed eventualmente a superarla e più psichiatri di fama
ne sostengono l’utilità in virtù dei risultati
ottenuti. L’ideologia gender, che purtroppo
oggi si sta imponendo e diffondendo, invece, respinge tali cure, considerandole inutili
e nocive. Sostiene, al contrario, la necessità
di accettare le persone così come sono, anzi,
semmai, di cambiare sesso persino tramite
operazioni chirurgiche, piuttosto che fare in
modo che trovino un equilibrio con se stesse. Ma, ripetiamo, in molti soffrono della loro condizione e non si sentono affatto felici
e appagati. Molte storie lo testimoniano e le
cause non vanno addebitate solo al rifiuto
da parte “degli altri”, ma proprio a motivazioni interne, che poco hanno a che vedere
con l’opinione della gente... Tant’è vero che
casi di suicidio, uso di stupefacenti e svariati
disagi si riscontrano anche in individui e
gruppi che vivono in paesi “gay friendly”,
cioè permissivi rispetto ai loro stili di vita.
L’Italia non è un paese omofobico,
anzi è molto tollerante, se non accogliente.
Detto questo, il rispetto e la tolleranza per
le persone non vanno confusi con la propaganda e l’esaltazione di atteggiamenti che
comprendono gravi devianze e persino la
pedofilia. Non ci si nasconda dietro un filo
di paglia (si ricordi il generico termine di
pederastia) e si abbia il coraggio di riconoscere che qui ci si trova anche di fronte a
lobby ricche e potenti, che portano avanti
dei fini tutt’altro che encomiabili: mercato
del sesso, pedofilia e sfruttamento minorile,
commercio di droghe, vendita di farmaci
pericolosi, operazioni chirurgiche rischiose
… Quel che occorrerebbe fare – ci sembra
– nel rispetto per le persone e per le loro
tendenze sessuali, è di offrire anche la possibilità, a chi lo desiderasse, in modo libero e
poste a continue riunioni pomeridiane perditempo, a svolgere varie attività non pagate, ma obbligatorie (come correzione di
compiti, preparazione scritti e lezioni, corsi
di aggiornamento e a quant’altro salti in testa a presidi e coordinatori), dovrebbero
svolgere altre attività sostanzialmente gratuite pure nei week end! La ciliegina sulla
torta, infatti, consiste nel togliere con la
consueta tassazione “all’italiana” tutto quanto si guadagni in più rispetto allo stipendio
base che si percepisce. Accade di già, infatti, fin da adesso se un insegnante accetta
qualche ora in più oltre al proprio orario di
cattedra: quel poco che prende in più durante l’anno gli viene poi detratto in toto
per via della tassazione prevista.
La deportazione degli insegnanti
L’immissione in ruolo degli insegnanti precari con la cosiddetta “Legge sulla Buona
Scuola” di Renzi ha prodotto uno strano
effetto che possiamo definire di “deportazione” dei docenti, come sempre, più da
sud a nord che vice versa. Quando si guarda addentro ai fenomeni, senza lasciarsi incantare dai bei discorsi, si scopre la realtà,
che non è affatto quella tanto decantata dal
nostro primo ministro. Intanto tale immissione in ruolo non è stata affatto una regalia
o concessione, perché si trattava di un diritto chiaramente maturato dagli insegnanti
stessi che erano già da tempo in possesso
dei titoli richiesti e, inoltre, avevano, per lo
più, accumulato molti anni di insegnamen-
A
FAMIGLIA
senza costrizione alcuna, di cercare di riappropriarsi della propria identità biologica.
Del resto, contrariamente a quanto i
sostenitori del gender asseriscono, lasciare
agli esseri umani tutte le possibilità ipotizzabili di soddisfazione sessuale (e relative
varianti) non solo può fare molto male agli
stessi autori, ma anche a chi può restarne
coinvolto. Sappiamo del risentimento, a
volte violento, delle famiglie che vedono insidiati i figli dagli omosessuali.
E’ oggi diffuso nella società un atteggiamento molto individualistico, egoistico e irresponsabile nei confronti degli altri. Ciò
non solo è pericoloso, ma addirittura, in
certi casi, può diventare catastrofico.
Ogni bambino o bambina, ragazzo o ragazza, va amato dai propri genitori, capito
e sostenuto, né è accettabile che venga rimproverato o respinto a causa di comportamenti sessuali non in linea con ciò che è comunemente accettato, ma è anche vero
che una completa formazione umana e sessuale non può prescindere da una riflessione seria e profonda su tutto ciò che riguarda la propria identità biologica, nonché la
sfera dei sentimenti, delle emozioni e delle
relazioni sociali, religiosità compresa. Tut-
to questo ambito, infatti, molto vasto e complesso, non può essere banalizzato e risolto
con la superficialità passiva dei sostenitori
del gender, oppure con l’indottrinamento
voluto dagli adepti di associazioni che hanno più l’aria di sette che non di aggregazioni pedagogiche.
Le basi scientifiche, a dir poco, vacillano:
manca il dialogo, il confronto, la ricerca libera e fondata su una casistica valida ed
ampia. Come, spesso – fanno notare gli autori del testo – le prove portate a sostegno
della tesi del gender sono poche e poco probanti. Non sono raccolte con metodo scientifico e partono da basi ideologiche. Invece,
le prove addotte dai sostenitori del metodo
tradizionale, ovviamente aggiornato in base alle nuove acquisizioni, non rifiutano il
confronto, anzi lo cercano e adducono molte prove a sostegno delle proprie tesi.
E’ noto, peraltro, che il metodo scientifico, codificato da Galileo, non solo prevede,
ma impone, il confronto delle proprie tesi
con quelle degli altri studiosi, nonché, addirittura, la ricerca della confutazione di ogni
assunto. Infatti, solo se una teoria scientifica resiste ai tentativi di dimostrane la falsità
può essere considerata vera e accettabile
degli aventi diritto, non va a votare è anche perché non riesce a trovare
alcuna offerta politica che risponda ai propri interessi, convinzioni e
necessità, oltre a dare delle minime garanzie di serietà e di onestà.
La gran maggioranza del popolo è costituita da famiglie o da
persone che vorrebbero fare famiglia (come certificano tutti i sondaggi
di opinione) se non si scontrassero con gravissimi problemi socioeconomici e con una temperie culturale che ormai da molti decenni disprezza, ridicolizza ed emargina la famiglia cosiddetta “tradizionale”.
Fino all’altro ieri chi aveva figli era visto e trattato quasi come un
criminale dedito alla distruzione dell’ambiente e all’impoverimento
del paese: i figli erano visti esclusivamente come onere e costo; da pochissimo tempo a questa parte – ma non so quanti se ne siano accorti –
si cominciano a sentire politici deplorare il fatto che “…in Italia non
facciamo più figli” e che pertanto “nessuno pagherà le nostre pensioni”. La frase successiva di solito è: “abbiamo bisogno di più immigrati”. Praticamente nessuno propone aiuti per le famiglie, per non parlare di un cambio di paradigma culturale che cessi di esservi ostile. Ma
davvero indicibile e addirittura impensabile è che secondo tutti i demografi e gli economisti a livello internazionale le persone che ci mancano (e la cui mancanza determina in gran parte la crisi economica)
sono quasi esattamente quelle che in questi anni sono state uccise dall’aborto legale (circa 6 milioni). L’aiuto, economico e non solo,
dall’ambito scientifico, che però può sempre modificarla in seguito, se intervengano
nuovi elementi.
Da tutto ciò si deduce da che cosa nasca
la paura, nei confronti del Gender, da parte di genitori, insegnanti, politici di varia
estrazione, sacerdoti... In ultimo si consideri
anche quanto avvenuto all’estero, dove si
prevede persino l’arresto dei genitori che rifiutano l’insegnamento Gender: da una
parte si pretenderebbe “libertà”, dall’altra
la si nega. Ma come non temere i traumi che i bimbi possono subire da approcci
così crudi, inattesi e – con tutta probabilità
– innaturali verso la sessualità?
Lydia Gaziano
Aurelio Pace e Carlo Di Pietro: Gender ascesa e dittatura della teoria che non
esiste. Pubblicato con Createspace, an
Amazon Company
alle donne incinte per aiutarle a far nascere i loro bambini viene tuttora visto come un “provvedimento contro le donne”.
Il ducetto fiorentino che ci governa, senza averne alcun mandato popolare, ci prepara inoltre una serie di leggi da approvare probabilmente con gli stessi sistemi incostituzionali e antidemocratici usati per varare la Cirinnà: fine della libertà di parola (ddl Scalfarotto), abolizione
della obiezione di coscienza all’aborto, eutanasia, matrimonio e
adozione gay senza limitazioni, abrogazione della legge 40 e utero in
affitto, liberalizzazione delle droghe. Davanti a un simile quadro non
solo i cattolici ma ogni persona di buon senso non può che provare un
salutare spavento. Esiste quindi un grandissimo potenziale bacino
elettorale per una formazione che decida di impegnarsi per il bene comune, quello spazio politico che i sedicenti “cattolici” di ogni schieramento hanno abbandonato per amore delle poltrone.
Sarà il neonato PDF? È troppo presto per dirlo, ma intanto in pochissime settimane, senza soldi, senza appoggi, senza alcuna visibilità
è riuscito a presentare liste in tutt’Italia e a raggiungere l’1% dei consensi (con punte locali del 2-3%), lo stesso dell’NCD. Tutto il lavoro è
stato fatto da persone che non avevano alcuna esperienza politica, attraverso il passaparola e i social media, proprio come avevano fatto per
organizzare i Family Day.
Mietta Gaziano
pallini
to. In secondo luogo, persone di trenta,
quaranta, cinquanta ed oltre di età, ormai
perfettamente inserite nel loro luogo di lavoro, spesso con famiglia, figli, genitori, difficilmente sono in grado di affrontare spostamenti complessi ed onerosi, considerando anche la bassa retribuzione che ricevono. Per concludere, tali spostamenti sono
stati solo un’ingiustizia e una crudeltà perché non necessari, perché i posti non mancavano e i trasferimenti potevano essere
previsti al massimo su base provinciale. A livello nazionale certamente no. Così, invece, verranno smembrate famiglie, impoveriti nuclei familiari, lasciati soli tanti
anziani e non crediamo che alla fine ciò
comporterà grandi benefici per la scuola
italiana. E’ noto che si lavora meglio quando si è trattati bene e non il contrario.
ni, meno che mai lo è per i disabili. I recenti
tagli ai sussidi lo dimostrano. Il perverso
meccanismo dell’Isee, dall’attuale governo,
viene infatti utilizzato per sottrarre risorse
alle famiglie con persone affette da disabilità. I ridotti mezzi a disposizione, ovviamente, si traducono in una peggiore qualità della vita proprio per chi di sofferenze ne ha
dovuto provare già tante, ripercuotendosi
tutto ciò pesantemente sia sugli stessi disabili che sui propri familiari.
Cannes, la famiglia e i suoi problemi
Parecchi film, al Festival di Cannes, hanno
trattato di tematiche familiari. Ma, della famiglia si affrontano temi drammatici molto
legati all’attualità che stiamo vivendo: si va
dalla fine del welfare alla malattia terminale, passando per lo stupro, l’insicurezza della quotidianità e la voglia di vendicarsi. Insomma, siamo alla frutta, tanta precarietà,
malinconia e poche speranze: se questo
non è il tramonto dell’occidente, ditemi voi.
Pannella: sbandierati diritti umani e la
strage degli innocenti
Disabili dimenticati
Se il nostro non è più un paese per gli italia-
Elogi sperticati sono seguiti alla morte di
Marco Pannella, spesso definito “alfiere dei >
47
ATTUALITà
Non ci illudiamo: è un cancro e siamo ai palliativi
Massoneria: nodi al pettine a Catania?
I fatti di Catania fra “mafia e loggia
massonica” proiettano in prima pagina
la questione della massoneria. Non illudiamoci: come contro la mafia, non basta qualche indagine qua e là per fermare ciò che
non vorremmo esistesse nel consorzio civile di cui tutti siamo parte…
In ogni caso i “fatti di Catania” non sono
certo i primi e non giungono isolati. Si infittisce, da un po’ di tempo, la rete che vorrebbe acchiappare i massoni come pesci,
ma... Racconteremo un aneddoto. Una
sera, all’ora “che volge il disio ai naviganti” (Dante) e ci rende tutti pensosi, quando
cala il sole e non si accendono ancora le luci della sera, camminavo pensoso. Una cara amica, matura titolare di cattedra all’università, mi incrociò (era un posto, una
meta, dov’era facile che avvenisse) e si accorse della mia espressione….
“Ma che stai pensando? – mi chiese – Ti
vedo assorto”. “Non lo immagini – risposi
– ma stavo pensando che soluzione di continuità vi sia a Palermo fra la massoneria e
la mafia dei mandamenti…”. “Nessuna –
fu la risposta – caro, nessuna…”.
Ogni volta che sento tirare in ballo la
massoneria a proposito di mafia, ne ho
certo piacere. Si otterrà qualcosa? Tuttavia
estirparla mi sembra sempre tristemente
impossibile. I massoni, prima o poi, dicono
come la pensano. I cosiddetti “dormienti”
ti dicono di più. La massoneria si vanta di
avere uomini ovunque, sotto ogni regime,
in ogni ambiente. Dalle cariche dello stato
alle istituzioni, all’amministrazione, all’informazione, alla “mala”, fin dentro le carceri. Sì, provocati, finiscono per vantarsi di
essere massoni e avvertono che la massoneria è potentissima, onnipresente, è praticamente ovunque.
A questo punto può venirti un complesso. Ti chiedi: quanto impiego ormai, in base al comportamento, ad accorgermi che
“uno è un massone”. Ci sono quelli di vecchia data e i giovani reclutati da poco, magari perché figli di altri massoni: tutti riconoscibili dal modo di fare, in breve tempo…
La parte peggiore del problema è, però,
la massoneria internazionale, le realtà ormai venute alla luce come la triade e il “gruppo bilderberg” con i suoi “allegri” …bilderberg meetings.
Se poi a Catania, le indagini sostengono
che “non tutta la Gran loggia Federico II è
sporca, ma solo parte di essa, quella fatta di
mafiosi, praticamente gangster”, non fa che
confermare quanto già si sa su tutte le organizzazioni di stampo massonico. Fanno riunioni e sotto riunioni – tavoli e tavuliddi –
come si dice in Sicilia. Ci sono “quelli” che
traggono grande profitto dalla “appartenenza” e “i fissa” o perché onesti o perché
ingenui, rispetto a chi tira le fila. In ogni caso, nelle organizzazioni di stampo massonico, vengono date delle direttive, indicate
opinioni da professare, anche strade da se-
guire nell’imminente e a lungo termine.
Sia di basso che di più consistente profilo.
A volte si tratta di emerite stupidate o di
veri e propri errori, ma in ogni caso suppliscono a quella che è una caratteristica ed
un obbligo da seguire per gli “adepti”: la
mancanza di fantasia.
Ma è vero che, come in ogni altro ambiente, c’è persona e persona. Con alcuni è impossibile dialogare. Ci sono, però, anche “i
buoni”, più aperti: ti danno persino del lavoro. Altre volte questo ti viene tolto seccamente: “inutile discutere, è deciso, si fa così…”
Una vera passione? Essere o anche rispettare le “eminenze grigie”, quelli che “non
figurano troppo” nelle cariche, ma in realtà …comandano. Peccato che anche loro,
ben presto, non rinuncino alla “passione
massonica” di vantarsi anche di questo. Lo
faranno tramite quelle che – secondo loro
– sono fini allusioni, oppure, a seconda del
momento, non resisteranno alla tentazione
di spiattellarvelo chiaramente…
Scaramacai
La massoneria è collegata ad una gran parte dell’ebraismo (anche in esso convivono due mentalità) e al socialismo.
Come massoneria atlantica è nemica dello sviluppo del Mediterraneo. Sua nemica giurata “sarebbe” la Chiesa che li ha
scomunicati. In effetti i massoni credono in una loro “contro
religione”… Può osservarsi, infine, che operano due e più
massonerie. Molti spiegano così il differente comportamento
fra “massone e massone”… La massoneria cosiddetta “italiana” di Piazza del Gesù sarebbe la più aperta e “soft”... Sarà
vero? Sono riconoscibili anche due differenti atteggiamenti
fondamentali: uno è contro ogni sviluppo spontaneo e liberista, a tutto favore del mantenimento di “un controllo” sulla
realtà economica, sociale e civile; un altro atteggiamento, più
aperto, non ostacola la crescita e lo sviluppo in generale. Secondo questo atteggiamento (dovrebbe essere normale) la
crescita generale non può che giovare a quella individuale.
Tutte perseguirebbero “il bene generale”, ma che cosa sia lo
stabiliscono “loro”.
Nella foto Papa Luciani. Sprizzava salute ma
in 33 giorni morì. Aveva detto: “Devo liberare la chiesa dalla massoneria”.
pallini
> diritti umani”. Tra i diritti umani, considerati tali dal leader radicale, sono però totalmente mancati quelli dei bimbi ancora non
nati. Per questi innocenti la pena di morte
scatta facilmente, mentre la condanna a
morte di un reo è da impedire qualsiasi reato egli abbia commesso, anche il più atroce.
Ma se la misericordia umana oggi arriva fino a questo punto, come si può allora sostenere la liceità, se non addirittura, l’opportunità di uccidere dei bimbi innocenti? I vari
pretesti addotti per perpetrare tale delitto
sono in realtà del tutto inconsistenti. Piuttosto che spingere le madri a uccidere in grembo il proprio bimbo bisognerebbe far funzionare meglio il welfare familiare, i sostegni alla genitorialità, l’educazione scolasti-
48
ca e la sanità pubblica. Infine, per chi non si
sente di crescere il proprio figlio è sempre
aperta la porta dell’affido o dell’adozione.
Un brutto ripiego ma sempre preferibile a
un delitto, che può pesare sulla coscienza
anche per tutta la vita.
L’aborto e l’eliminazione dei down
Addolora dover costatare che, mentre da
una parte si moltiplicano gli interventi a favore dei down e, in genere, dei portatori di
handicap, con l’ausilio di organizzazioni e
associazioni che si battono per i loro diritti e
per un migliore inserimento sociale, nel
frattempo ci sia ancora chi li consideri solo
un peso per la società, rifiutandosi di accettarli e di condividerne emozioni e speranze.
Così, accade che in alcuni paesi i down siano pressoché scomparsi perché tramite l’aborto si sceglie di non farli nascere. Ma questi
non vanno considerati progressi della società. Il vero successo di una società è quando
tutti gli individui che ne fanno parte sono
accolti e inseriti. Il loro essere normodotati
o meno non può e non deve essere motivo
di discriminazione o sottovalutazione, tanto meno di eliminazione fisica. Sarebbero
metodi di hitleriana memoria da non reiterare. L’economia odierna e il progresso
scientifico possono permettere di raggiungere risultati a volte strabilianti e di consentire la cura di malattie un tempo incurabili.
Questa è la strada da seguire: quella della
crescita umana in cultura e sensibilità.
ReLIGIoNe
A
papa Francesco e il patriarca Kirill pregano insieme
Un sogno finalmente realizzato
Papa Francesco e Kirill, Patriarca di Mosca e
di tutte le Russie (150 milioni di fedeli e 1000
anni di storia alle spalle), si sono incontrati “come
fratelli nella fede cristiana”, centrando così un
obiettivo cui si mirava da decenni; almeno dallo
storico incontro fra il patriarca Atenagora e Paolo VI nel 1975.
E’ storico l’incontro, ma ancor più lo è la dichiarazione comune, dai toni solenni e palpitanti allo stesso tempo, che si apre con un ringraziamento a “Dio glorificato nella Trinità per questo incontro, il primo nella storia”. Esso è avvenuto nel febbraio scorso a Cuba, crocevia di speranze e di dolori, terra di martirio per i tanti cristiani
oppressi dalla dittatura comunista di Fidel Castro. Le due chiese infatti sono unite dall’ecumenismo del sangue “di Gesù, versato dai suoi molti
martiri cristiani in varie parti del mondo, [che] ci
interpella e ci spinge all’unità” (Papa Francesco
20.11.2014); un’unità costruita sulla fedeltà al Signore fino al sacrificio della vita.
I due vescovi dal copricapo bianco sono
ben consci delle divisioni passate e presenti fra le
due chiese, ma hanno una speranza: “Possa il nostro incontro ispirare i cristiani di tutto il mondo
a pregare il Signore con rinnovato fervore per la
piena unità di tutti i suoi discepoli”. Questa unità
sarebbe un segno straordinario per tutto il mondo, che di speranza ha tanto bisogno e che è travagliato da colossali problemi. “La civiltà umana
è entrata in un periodo di cambiamento epocale. La nostra coscienza cristiana e la nostra responsabilità pastorale non ci autorizzano a restare inerti di fronte alle sfide che richiedono una risposta comune.”
Il primo pensiero dei due patriarchi è rivolto
proprio alle “regioni del mondo dove i cristiani
sono vittime di persecuzione. In molti paesi
del Medio Oriente e del Nord Africa i nostri fratelli e sorelle in Cristo vengono sterminati per famiglie, villaggi e città intere. Le loro chiese sono
devastate e saccheggiate barbaramente, i loro oggetti sacri profanati, i loro monumenti distrutti.
In Siria, in Iraq e in altri paesi del Medio Oriente, constatiamo con dolore l’esodo massiccio dei
cristiani dalla terra dalla quale cominciò a diffondersi la nostra fede e dove essi hanno vissuto, fin
dai tempi degli apostoli, insieme ad altre comunità religiose. … Ci inchiniamo davanti al martirio
di coloro che, a costo della propria vita, testimoniano la verità del Vangelo, preferendo la morte
all’apostasia di Cristo. Crediamo che questi martiri del nostro tempo, appartenenti a varie Chie-
se, ma uniti da una comune sofferenza, sono un
pegno dell’unità dei cristiani … che la comunità
internazionale faccia ogni sforzo possibile per
porre fine al terrorismo con l’aiuto di azioni comuni, congiunte e coordinate… in maniera responsabile e prudente”.
Constatato “il rinnovamento senza precedenti
della fede cristiana in corso adesso in Russia e in
molti paesi dell’Europa orientale, dove i regimi
atei hanno dominato per decenni”, si evidenzia
come “Ortodossi e Cattolici spesso lavorino fianco a fianco”.
Spesso, però, altrove, soprattutto in occidente,
“…i cristiani si scontrano sempre più frequentemente con una restrizione della libertà religiosa,
del diritto di testimoniare le proprie convinzioni e
la possibilità di vivere conformemente ad esse. In
particolare, constatiamo che la trasformazione di
alcuni paesi in società secolarizzate, estranee ad
ogni riferimento a Dio ed alla sua verità, costituisce una grave minaccia per la libertà religiosa. È
per noi fonte di inquietudine l’attuale limitazione dei diritti dei cristiani, se non addirittura
la loro discriminazione, quando alcune forze politiche, guidate dall’ideologia di un secolarismo
tante volte assai aggressivo, cercano di spingerli ai
margini della vita pubblica”.
L’Europa infatti non è più “fedele alle sue
radici cristiane”. Chiediamo, pertanto, ai cristiani dell’Europa orientale e occidentale di unirsi
per testimoniare insieme Cristo e il Vangelo, in
modo che l’Europa conservi la sua anima formata da duemila anni di tradizione cristiana.”
La dichiarazione ricorda poi i “milioni di migranti e di rifugiati che bussano alla porta dei
paesi ricchi” e la “famiglia, centro naturale della vita umana e della società. Siamo preoccupati
dalla crisi della famiglia in molti paesi. Ortodossi
e cattolici condividono la stessa concezione della
famiglia che “si fonda sul matrimonio, atto libero
e fedele di amore di un uomo e di una donna”.
…Ci rammarichiamo che altre forme di convivenza siano ormai poste al medesimo livello di
questa unione, mentre il concetto di paternità e
di maternità come vocazione particolare dell’uomo e della donna nel matrimonio, santificato dalla tradizione biblica, viene estromesso dalla coscienza pubblica”.
E poi gli attentati al “diritto inalienabile
alla vita”. Milioni di bambini sono privati della
possibilità stessa di nascere nel mondo. La voce del
sangue di bambini non nati grida verso Dio (cfr Gen 4,
10). Lo sviluppo della cosiddetta eutanasia fa sì
che le persone anziane e gli infermi inizino a sentirsi un peso eccessivo per le loro famiglie e la società in generale. Siamo anche preoccupati dallo
sviluppo delle tecniche di procreazione medicalmente assistita, perché la manipolazione della vita umana è un attacco ai fondamenti dell’esistenza dell’uomo, creato ad immagine di Dio. Riteniamo che sia nostro dovere ricordare l’immutabilità dei principi morali cristiani, basati sul rispetto della dignità dell’uomo chiamato alla vita,
secondo il disegno del Creatore.“
Che cosa ci si aspetta dai giovani cristiani?
“…Voi, giovani, avete come compito di non nascondere il talento sotto terra (cfr Mt 25, 25), ma di utilizzare tutte le capacità che Dio vi ha dato per confermare nel mondo le verità di Cristo, per incarnare
nella vostra vita i comandamenti evangelici dell’amore di Dio e del prossimo. Non abbiate paura
di andare controcorrente, difendendo la verità
di Dio, alla quale odierne norme secolari sono lontane dal conformarsi sempre. …Educate i vostri figli nella fede cristiana, trasmettete loro la perla
preziosa della fede (cfr Mt 13, 46) che avete ricevuta
dai vostri genitori ed antenati”. …Il mondo contemporaneo… in cui scompaiono progressivamente i pilastri spirituali dell’esistenza umana,
aspetta da noi una forte testimonianza cristiana in
tutti gli ambiti della vita personale e sociale. Dalla
nostra capacità di dare insieme testimonianza dello Spirito di verità in questi tempi difficili dipende
in gran parte il futuro dell’umanità”.
La dichiarazione è quindi un comune piano di lavoro almeno decennale: rievangelizzazione, difesa di vita e famiglia, promozione dei poveri e dei
deboli, sostegno ai nuovi martiri e ...lo stesso futuro dell’umanità. Essa si conclude con l’appello
“alla Santissima Madre di Dio, invocandola con
le parole di questa antica preghiera: “Sotto il riparo della tua misericordia, ci rifugiamo, Santa
Madre di Dio”. Che l’Immacolata, immagine e
Madre della Chiesa, riunisca le pecorelle del Signore in un solo ovile sotto un solo pastore! E’ a
Lei che guardiamo, fiduciosi nel trionfo del Suo
Cuore Immacolato, promessoci a Fatima 100 anni fa. Preghiamo, agiamo, sacrifichiamoci per affrettare quel momento. E’ intorno a Lei che cattolici e ortodossi, uniti dalla comune tradizione e
dalla missione di predicare il Vangelo, possono
percorrere la via dell’unità, con un’azione comune che aggreghi tanti altri uomini di buona volontà!
Diego Torre
(La Milizia dell’Immacolata)
pallini
Il gender e i due sessi
I sostenitori della teoria del gender (vedi
articolo in questo numero a pag. 46-47)
chiamano “negazionisti” coloro che difendono quella che sarebbe, paradossalmente, “la tradizione”. Si tratterebbe di
“retrogradi”… Ma la teoria del gender
cade in una serie di contraddizioni da far
sorridere, se l’omosessualità non fosse un
problema foriero di disagi per i diretti
“portatori” e per il prossimo… Si ipotizza, persino, all’anagrafe, ma che cosa può
voler dire “terzo sesso” o “quarto sesso”.
Perché chi “si sente” dell’altro sesso non
dovrebbe stare in coppia o non unirsi con
veri uomini (gli omosex maschili) e vere
donne (le omosex femminili)? Non sappiamo, forse, che ciò avviene in molti casi? Che sono frequenti i bisex? La verità è
che del sesso si parla sempre con ipocrisia
e pruderie. Di fatto non se ne parla con
serenità, né nelle comuni conversazioni,
né in fase di educazione. Ciò dà spazio a
chi vuol introdurre concetti come …il
gender, ma anche ad un mare di “guai”.
Si percorrono false piste fra cui la teoria
del gender. Ma sempre “teoria” è. E’ la
scarsa educazione al sesso, all’amore, legati al rispetto dell’altro, a creare gli scompensi (femminicidio e attrazioni fatali inclusi). Qualunque persona ragionevole sa
bene che l’omosessualità è un vizio, una
cattiva abitudine, la conseguenza di una
deriva caratteriale o di situazioni (circostanze) particolari… Che dire allora del
voyeurismo, del feticismo, della pedofilia
etc? Chi ha questi “dichiarati” vizi appartiene ad …altrettanti sessi? Di che gender
è? La cultura diffusa e mediatica procedono (anche qui) in bilico, fra l’incultura, la
stupidità e forme che rasentano la superstizione.
Sicilia? Palermo?
L’Italia è un’espressione geografica, disse un
dì a Vienna il Metternich. L’offesa sembra
sia stata un deterrente del sano revanchismo
degli italiani nella storia che seguì. Persino >
oggi… Ma gli italiani sembrano a volte i
“nemici di se stessi” come il personag-
49
vITA SoCIALe
Disabili sempre più disagiati in Italia
Isee: Le vessazioni continuano…
Il nuovo conteggio ISEE (Indicatore della situazione economica equivalente, ndr)
prevede il cumulo del reddito famigliare di
una persona sofferente di disabilità con i
contributi dello Stato previsti dalla Costituzione. Ovviamente tale inclusione fa salire il
reddito complessivo al punto di far tagliare i
contributi statali destinati, ad esempio, al
personale di accompagnamento della persona disabile. Ciò significa che le famiglie devono intervenire col proprio patrimonio per
mantenere le condizioni di vivibilità delle
persone più sfortunate. E’ ovvio come non
tutti abbiano la capacità di intervenire col
proprio patrimonio per surrogare tale nuova
situazione voluta da un Governo privo di
immaginazione cui l’unica attività economica si estrinseca nel vessare gli italiani.
Questa volta è troppo! Non possono continuare a rosicchiare centesimo su centesimo
per parare le LORO grandi lacune in fatto
di cultura e competenza nelle questioni amministrative e di politica economica. E’ una
intera generazione di pubblici amministratori che fin dal 1990 hanno avuto l’obiettivo
di togliere pian piano tutto a tutti mascherandosi dietro la voce “…ce lo dice la
UE…”, come se la UE avesse pieno diritto
di gestire l’economia italiana.
Così dicono i grandi “numi” dei partiti politici più importanti, ma intanto l’Italia spende oltre 9 milioni di euro al mese per mantenere negli agi gli immigrati clandestini tra
l’altro in attesa di espulsione e questa sua
“carità” chiaramente si trasforma in odio
verso gli italiani. Ciò accade perché il Governo è ben lungi dal saper governare e non
ha ancora capito che, spizzicando qua e là,
sta portando la nazione al disastro.
Non ha ancora capito che strozzando l’economia delle famiglie si chiude ogni possibilità di ripresa delle medesime e quest’altro aggravio ISEE ne ha peggiorato le condizioni
alle fondamenta.
Addirittura – e non è la prima volta – il Governo si propone con Leggi incostituzio-
nali come lo è la c. d. Legge Fornero che
gettò sul lastrico ben 360.000 dipendenti
dello Stato e di cui 160.000 senza alcun sostegno!
Insomma, è ormai chiaro che questo Governo sostenuto da un Parlamento illegittimo sta pian piano azzerando la capacità economica alla base delle famiglie italiane. E’ ora che dia le dimissioni e se ne
vadano tutti a casa, parlamentari e senatori
compresi: vogliamo un Governo che si impegni per il benessere delle famiglie italiane e non per altro…
Ora è chiaro che i primi a “schivare”
la Costituzione sono proprio loro, i parlamentari, e vorrebbero addirittura depotenziare il Senato e giungere a un sistema
elettorale che deleghi l’onnipotenza unicamente al Presidente del Consiglio!
Si fa un gran parlare di disabilità, s’inventano vocaboli soft come “diversabili”, si “parla” di abbattimento
delle barriere architettoniche. Forse, sarebbe meglio chiamarli handicappati,
ma occuparsi seriamente di loro. Questo “indicatore economico” non è che
l’ennesima diavoleria del nostro fisco:
l’abbandono economico resta il disagio
maggiore cui possiamo “condannarli”
più di quanto abbia fatto la vita!
Già adesso si ritengono onnipotenti, basta
leggere qui sotto ciò che è scritto nella Costituzione italiana, ormai tenuta nei
cassetti nascosta come fosse un giornaletto pornografico…
Riporto per dirimere ogni dubbio sulla
questione ISEE il relativo Articolo della
Costituzione ma sia chiaro che a “e“ che
ho evidenziato nel testo dell’Articolo medesimo è fondamentale, perché in italiano
congiunge i due periodi “inabile e sprovvisto” e non “inabile o sprovvisto” come fanno valere per gli immigrati!
Per questa interpretazione illegittima
occorre chiedere le dimissioni del Consiglio dei Ministri e soprattutto del caro Poletti per “incompetenza e incapacità culturale”!
Art. 38. Ogni cittadino inabile al lavoro e
sprovvisto dei mezzi necessari per vivere
ha diritto al mantenimento e all’assistenza
sociale.
I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro
esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria. Gli inabili ed i minorati
hanno diritto all’educazione e all’avviamento professionale. Ai compiti previsti in
questo articolo provvedono organi ed istituti predisposti o integrati dallo Stato. L’assistenza privata è libera.
Noi speriamo che quanto qui scritto
faccia aprire gli occhi agli addetti ai lavori
e li faccia ripensare scegliendo se continuare a vessare gli italiani – con i risultati
di veder sparire pian piano il partito di
maggioranza (fittizia perché non eletta),
oppure cercare di recuperare il consenso
dei cittadini mandando al diavolo quanti
vogliono soltanto il benessere degli stranieri. Ogni cosa al posto e al momento giusto,
prima le famiglie italiane e poi gli altri!
Lorenzo Romano
e Antonino Macaluso
(da Roma)
pallini
gio di Terenzio. Per non parlare dei siciliani
e dei palermitani... Questa avversione si
manifesta in più modi e in più occasioni.
Nonostante ciò, la Sicilia e i siciliani suscitano ammirazione nei viaggiatori che li conoscono in loco. L’anno scorso una turista, intervistata dalla Rai su che cosa le fosse piaciuto di più di Palermo, rispose: “i palermitani”. Contraddizioni fra ospitalità, orgoglio smisurato, rinuncia e discredito nei confronti di ciò che è proprio e della propria
terra si fondono. A sovrastare su tutto è la
sfiducia – prima ancora della corruzione e
della scarsa coscienza sociale – in ciò che
dovrebbe essere il “patrimonio comune”,
cui contribuire. Così possono sopravvivere
al “potere” due personaggi come Crocetta e
50
Orlando. Secondo noi, inqualificabili per
vario verso. Siamo un’espressione geografica? Non lo saremmo. E c’è dell’altro: è l’avversione (invidia) dell’Italia e dell’Europa
per le potenzialità e la posizione geografica
dell’Isola. Essa è proiettata nel Mediterraneo che, tutt’altro che un mare di profughi,
è un crogiuolo di transiti, trasporti (intermodali) e commerci, che corrono da un capo
all’altro del continente antico in “neo” evoluzione: Europa, Asia e Africa! Ai focolai di
guerra ci pensa il potere atlantico, ma i “focolai” di crescita procedono a 2 cifre…
Un “punto” sul caso Giulio Regeni
Regeni? Il povero studente era in un giro
troppo grande. Non rappresentava l’Italia.
Cambridge affidava il “neo ricercatore” a
una tutor già “un programma”: Maha Abdul Rahman… Lui, da giornalista, scriveva
per l’antigovernativo “Il Manifesto”. Indagava sulle ingiustizie sindacali sotto Al Sisi,
un amico dell’Italia. L’Inghilterra contrasta
l’Italia in Egitto… Regeni aveva tutto per
essere come S. Holmes, un gran ficcanaso,
ma non così abile, in quel paese che non
tollera, come invece l’Italia, gli oppositori e
i nemici della patria, fra i piedi di un regime
della linea Nasser, Sadat, Mubarak… “Non
paragonate l’Egitto all’Europa”, dichiara Al Sisi. Più di così… Per Holmes sarebbe una confessione. E l’Italia? Ovvio:
ad onta delle “istigazioni” di Usa e G.B.
tace diplomaticamente.
A
ATTUALITà
e’ Carmelo papa capo tribù di una stirpe di marinai
Il Signor ormeggio eolo
Il Papa dell’ormeggio o, almeno a Cefalù, il Papa del Mare. E’ Carmelo
Papa, oggi titolare dell’Ormeggio Eolo
a Presidiana, il “porto nuovo” della cittadina normanna, ma parte di una dinastia
di pescatori del luogo. Suo padre, Carmelo Papa, era il più pittoresco personaggio
della marineria cefaludese. Sapeva confezionare le nasse tradizionali in fibra vegetale ed era amico di chi scrive queste righe. Tuttavia ce l’aveva con me, così mi
chiamava spregiativamente “u giurnalista”, perché non facevo abbastanza per le
condizioni dei pescatori. Nessun giornalista, di solito, fa molto. Si limita a descrivere e il mondo va avanti lentamente: bisogna aver fiducia. E’ colpa della stampa
piccola e grande o del mondo stesso se
sembra che nulla cambi? Poi, come le lancette dell’orologio, la realtà si sposta più
avanti. Pazienza ci vuole, ma i Papa non
ne hanno molta per tradizione.
Carmelo lo ricordiamo giovane e
forte, nero come la pece, nuotare da vero
campione e vincere la gara per il SS Salvatore al porto vecchio. Poi partecipare
all’antinna a mare…
Ne parlarono tutti i giornali della Sicilia,
sia per le imprese sportive, sia per gli aspetti legati alla grande tradizione del mare…
Quando la pesca iniziò a dare meno
frutti, i pescatori di Cefalù si dividevano
fra il Villaggio, dove rimediavano soldi
più facili acchiappando al volo, quando
potevano, un po’ di amore clandestino e il
lavoro al “porto nuovo”. Rimpiangendo,
di tanto in tanto, i larghi orizzonti e le albe, tutto cominciò con qualche boa per
fare ormeggiare i villeggianti.
Erano ancora gli anni 70 e Carmelo
Papa portava e riportava avanti e indietro
i clienti dai gavitelli, facendo navetta. Ma
l’obiettivo era l’ormeggio in banchina e
l’impazienza ereditata in famiglia non gli
dava pace.
Così, quando poteva, faceva su e giù per
le scale degli uffici al Comune, pensando:
“O la vinco io con la mia insistenza o niente! Io non mi stanco, non cedo”.
Poiché la richiesta non era assurda e
Cefalù aveva bisogno di offrire un servizio
pubblico agli ospiti del porto, ci fu finalmente chi “comprese” le ragioni di Papa
e Carmelo ebbe il suo primo permesso
per un pontile. Dopo di quello ne è venuto qualche altro e poi il Bar, il chiosco
dove chi passa, diportisti e pescatori, possono bere qualcosa, sorbire un caffè, una
birra, un cappuccino con un cornetto e
trovare un po’ di gastronomia. Era un atto dovuto per l’efficienza del luogo.
Un giorno Carmelo, ormai papà e suocero di validi collaboratori da lui avviati al
lavoro, si accorse di comandare ormai la
sua piccola tribù. E’ lui l’ultimo “capo”
della stirpe dei Papa. Nonno, ultrasessantenne, con la possibilità persino di
fare un po’ il pensionato e dormire il pomeriggio – ma la mattina è sempre “sua”
di buon ora – il caro Carmelo lasciamolo
lì, a fare, ogni tanto, quando ci vuole, qualche …cazziata a chi la merita. Come le sa
fare lui quando vuole...
Scaramacai
IL LIBRo. Gli haiku di Nicola Romano “voragini ed appigli” liriche con riferimenti giapponesi
Approfondendo la lettura delle liriche di Nicola Romano, nella sua
nuova pubblicazione Voragini ed appigli, (Edizioni Pungitopo), si
ha subito la sensazione che la sua sia una poesia che nasce già adulta
e si mantiene tale senza perdite di tensione, con uno stile affinato e
raffinato che rende più pungenti i versi, a volte ironici, “… in fin dei
conti / so radunare al meglio le parole / traggo quelle che affiorano
/ dal caglio dei silenzi”, qualche volta sentimentali: “Ti vorrei dolce
acqua / nei tremori d’arsura / vita che spezzi l’anima”, altre nostalgiche, o bucoliche, “ma di solito il vento / che sospinge la pula / lascia polvere ed aghi / sulla fronte rappresa”, insomma nelle liriche di
Romano si coglie un’eleganza poetica che avvince.
Una poesia già matura, ricca anche della conoscenza e frequentazione di tanti poeti, ma nello stesso tempo scorrevole, piacevole, di
facile lettura, semplice come la copertina della raccolta, sobria, misurata, seria, rigorosa, scevra da immagini ridondanti.
Un particolare delle poesie di Romano, consiste nel fatto, che queste
sono senza titolo, ma in testa a ciascuna hanno un distico tratto da
composizioni di altri poeti, con bellissime citazioni, «culmini», che il
poeta usa come appigli che riportano al testo, la poesia è usata come
presa, di fronte alle voragini che incontriamo durante la nostra esistenza, “Il giorno poi transenna / voragini nei cuori.”.
Quando si scrive, si fa un viaggio dentro se stessi, dentro i valori, la
cultura, ancor di più quando si scrivono poesie e Romano ha coscienza poetica, ma senza vanità e con le sue liriche pure e sincere
sono una delle voci più alte del nostro tempo, “Ti ringrazio davvero
/ acerrimo mio amico / per le spine affondate / nel fianco disarmato”. Nelle poesie, tante sono le sfumature civili, esistenziali, liriche
che non perdono la coscienza della verità della condizione umana,
“La cronaca la cronaca / petulante e tagliente / … / e mai la verità
/ sul nostro tempo.”.
Oggi conosciamo la superficialità umana, ci si lascia incombere dalle abitudini, tutti spinti verso le apparenze della forma in un personalismo esagerato, con la poesia invece ci si ferma, leggendole si vede l’uomo che viaggia dentro se stesso e Romano lo fa a volte con
ironia, “sarò sereno a sera”, a volte in modo critico per opporsi ai fanatismi: “Non possono segnare / solo e sempre i
terzini / hanno altro da
fare”, distinguendosi non
solo per la loro alta definizione stilistica, ma anche per la tematica, per
i rovelli, “ma tutto resta
incerto / affidando al rouge ou noir / i litigi del mondo” e, in sostanza, per
l’unità del discorso poetico. Nicola Romano con la poesia ha un dialogo aperto, senza reticenza, “Diventeremo nomi / buoni per la memoria”, spazia su tutto ciò che è argomento di disquisizione e la sua
eleganza poetica suscita passione culturale, “Il sogno del poeta / è
leggere a una folla / rapita e assai gaudente”.
Nella seconda parte della raccolta dal titolo Dimmi se hai kuore, cronachette ferali, leggendo gli haiku, Nicola Romano, consegna componimenti brevissimi di soli tre versi, e si ha una sua precisa visione delle
cose, si avverte la tendenza del poeta a concepire le proprie poesie
come momenti, illuminazioni sensibili alle tematiche sociali, notizie
che passano veloci, con la distrazione che spesso ci ritroviamo, ma
tuttavia fissate in questi versi queste diventano squarci intensi, perché si rivolgono anche a tutto ciò che al mondo si mostra come fragilità, debolezza, imperfezione: “Poi parleremo / solo di morti e pianti
/stupida guerra”, oppure “Assurda e bieca / la brama di denaro /
terra dei fuochi.”. Insomma, quaranta haiku tutti da ricordare e da
citare, perché Romano con gli haiku concentrati in soli tre righe riesce a dire con semplicità e chiarezza anche le cose complesse.
Vito Mauro
51
SCUoLA
Istituto Don Bosco
Don Carmelo Umana Bilancio di un anno
Il Don Bosco Ranchibile di Palermo,
un istituto che cresce in controtendenza. Ad illustrarci i termini di questo
trend è il direttore Don Carmelo Umana.
“In linea generale il settore delle scuole
paritarie e cattoliche – chiarisce – è certo
in difficoltà. Questa nostra regge la tradizione. Al Ranchibile manteniamo i numeri che hanno caratterizzato gli ultimi
anni”.
Rispetto al lontano passato la crescita è stata enorme…
“Sì, da 300 alunni siamo agli attuali 800,
ma quell’incremento appartiene al passato. Ora gli incrementi sono di piccola entità”.
Che altro dire in proposito?
“Che è cambiata la composizione, che le
scelte di indirizzo da parte dell’utenza oggi sono altre. Per quanto a Palermo ci sia
ancora una forte richiesta di liceo, lo scientifico è preferito al Classico ed anche all’Istituto tecnico. La convinzione è che
prepari di più alle professioni più richieste. L’andamento è generale. Ma il nostro
complessivo, il numero degli alunni da
noi non cambia”.
Ecco, siamo al difficile rapporto
fra scuola e lavoro…
“Anche. Ma noi siamo molto sensibili al
problema con una serie di iniziative concrete di scambi culturali con il mondo
dell’occupazione nel corso dell’anno”.
Avete ottenuto vari successi, grazie
ai risultati dei vostri ex alunni, alcuni dei quali divenuti famosi…
“Una recente soddisfazione ci è giunta
dalla ex alunna Laura Russo, che, con
l’equipe di Milano in cui lavora potrebbe
essere candidata al Nobel per la fisica…”
Con quale motivazione?
“Se le dico per la sperimentazione sull’osso bionico, comprenderà che siamo alla
fantascienza”.
Potrebbe spiegarci?
“In poche parole si tratta della produzione di tessuti ibridi in grado di favorire la
ricostituzione di tessuti ossei e cartilaginei
del corpo umano. In pratica, sostituendo
e favorendola secondo natura. Si tratta di
una collaborazione fra l’Università di Milano Bicocca e l’Imperial College di Londra…”
Ma avete avuto anche altri studenti
divenuti famosi…
“Se si riferisce al Presidente del Senato
Piero Grasso, certamente. Ma è stato ampiamente già reso pubblico dai media.
Potrei nominare anche importanti personaggi del settore medico, della ricerca e
della stessa politica”.
Abbiamo ricevuto delle foto di vostri alunni premiati di recente…
“Certamente. Gaetano Sarzana, un ragazzo particolarmente encomiabile. Ha
vinto il premio Giusto Monaco in seguito
52
Premio 100 libri il momento della premiazione
ad una gara di traduzione dal greco antico. Allievo della V cl. A, ha ricevuto un
assegno di 400 euro che ha interamente
devoluto in beneficenza all’oratorio salesiano di Santa Chiara. Inoltre ci siamo
aggiudicati il Premio 100 libri per 1 scuola grazie a Giulia Massinelli, una nostra
allieva del V scientifico A”.
Sappiamo dai comunicati che il teatro vi ha dato molte soddisfazioni…
“E’ un’attività di cui vado particolarmente fiero. La compagine teatrale dell’Istituto ‘Volti dal Kaos’ ha presentato, con grande successo di critica e di pubblico, il nuovo spettacolo andato in scena a maggio
dal titolo La venticinquesima ora, il palcoscenico della follia, che unisce in chiave
attualizzata l’Aiace di Sofocle e il Re Lear
di Shakespeare. La compagnia ha all’attivo nell’anno scolastico appena concluso la
realizzazione di un laboratorio teatrale
condotta assieme ai detenuti dell’Ucciardone. Lo spettacolo è stato presentato all’assemblea nazionale dell’Associazione
Magistrati presso il carcere Gazzi di Messina.
Qualche premio…
“Già. La compagnia ha avuto quest’anno
la menzione speciale Leone d’argento per
la creatività nel concorso online per la
scuola indetto dalla Biennale di Venezia.
Ha poi confermato il successo con la partecipazione al Festival nazionale del teatro
scolastico di Cesena, premio per la miglior drammaturgia e premio speciale del
pubblico… Infine, con il teatro prodotto
nel 2015, con l’opera Il maestro, Ippolito
e Cirano, si è aggiudicato il Primo premio
come miglior spettacolo e quello come
Miglior attore protagonista al nostro giovane attore Emanuele Del Castillo. Il tutto nella prestigiosa sede teatrale di Gravina di Puglia”.
Una conclusione…
“Tornando all’Istituto, ho motivo di rite-
Gaetano Sarzana
nere che le famiglie, di cui considero le attuali difficoltà, credano nel nostro progetto educativo, che considerino l’esperienza
consolidata di questa scuola, dei due licei
e degli istituti tecnici, maschili e femminili. La lunga esperienza ci ripaga in termini
di chiara fiducia”.
C’è ancora il tradizionale oratorio?
“Come no. L’oratorio è l’altro polo d’attenzione accanto alla scuola. E’ aperto,
secondo la tradizione, a tutti i ragazzi che
vogliano farne parte, con attività ludiche e
di preghiera”.
Gelys
A
SCUoLA
Il professore illustra aspetti e valori
Il preside Filippone ci parla di...
Qualche domanda al giovane preside
del Ranchibile Nicola Filippone.
Che dire dell’impegno scolastico
nel corso di quest’anno?
“Senza dubbio le soddisfazioni non sono
mancate, a testimonianza della cura che
poniamo nella formazione dei nostri giovani. I premi e i riconoscimenti ottenuti
dai nostri allievi parlano da soli. Gaetano Sarzana, vincitore del Certamen di
greco svoltosi al Liceo Garibaldi, ha poi
bissato il successo al Certamen di latino,
organizzato nel nostro istituto”.
Senza trascurare l’aspetto ludico…
“L’attività teatrale, che ha avuto fin dal
principio importanza fondamentale con
Don Bosco, continua sempre con passione e ci riserva tanti successi anche in altre
parti d’Italia: a Cesena e a Gravina di Puglia, dove si svolgono ogni anno due festival del teatro scolastico molto importanti…”
Immagino che la crescita culturale
debba essere anche il risultato di
una formazione a vasto raggio…
“E’ il principio ispiratore della nostra
scuola. Educazione e formazione umana
e professionale non possono essere scisse
se non in astratto. Di recente, ad esempio,
si è tenuta qui in istituto una conferenza
su Don Luigi Sturzo, tenuta da Monsignor Pennisi, arcivescovo di Monreale,
un’occasione anche per parlare della dottrina sociale della Chiesa. Vi hanno partecipato i quintiani ed è stata una vera lezione”.
Non tutti conoscono l’esperienza
umana e politica di Sturzo e non ne
considerano il contributo…
“Luigi Sturzo, messo da parte troppo frettolosamente e ingiustamente, è una persona che ha lasciato un segno nella storia
del nostro paese, anche per dirittura morale e coerenza di vita e di pensiero. In
particolare, qui in Sicilia, molto di ciò che
si è fatto in positivo lo ricorda. Come la
data in cui si celebra la festa della Regione siciliana, il 15 maggio, scelta in memoria della Rerum Novarum di papa Leone
XIII (1891) che tenne conto della dottrina sociale della Chiesa cui tanto Sturzo
contribuì”.
Così il diavolo si sforza di farci dubitare di Dio
Il Male colpisce travestito da treno o da Isis
In Italia è un treno, in Francia un camion. Il primo
guidato da un errore umano, il secondo dalla volontà criminale dei terroristi islamici. In ambedue è il Male che colpisce l’uomo, ma il danno che cerca di compiere, con catastrofi e infermità, è più ampio di quello apparente e immediato. Non basta contare il numero delle vittime, né calcolare i danni economici. Il danno cui il Male – il diavolo –
tenta di compiere è diretto all’umanità intera, perché dubiti
dell’alleanza di Dio e della sua Bontà: quella che usa nei
confronti degli umani, le sue creature pensanti e coscienti, a
differenza delle bestie e della natura bruta. Gli umani conoscono, studiano, ragionano, fino a cercare le verità e i segreti del cosmo. All’umanità Iddio ha dato il dono di approfondire la conoscenza del creato e di apprezzarne la
grande bellezza. Ma anche un ruolo non facile nella lotta
contro il Male. Ha concesso, poi, un dono bifronte come la
libertà, che è quella di scegliere fra il Bene o il Male stesso.
Un diritto e un dovere, la libertà è un bene discusso, quanto il male e la bontà divina: viene negata, osteggiata, impedita, additata, come uno “spauracchio”: è anch’essa un male? Questo, da sempre, è abilissimo nel travestirsi da bene e nel darsi
ragione fuori e dentro i tribunali. Perché la giustizia umana è esteriorità, quella divina interiorità. La prima è forma, la seconda
sostanza… Tutto ciò ci insegna il cristianesimo, quello cattolico in particolare. Ma non a tutti è chiaro che il male – sotto
forma di peccato, ignoranza, errore, malattia e catastrofe – è ciò che l’Umanità ha il dovere di lottare con l’aiuto del tempo e del
Padre Santo, che vuol – lui per primo – veder trionfare l’umanità, la sua alleata, sulle forze del Male, le sue prime nemiche…
Se non si capisce tutto ciò e non si riscontra, anche nella tradizione, come su tale lotta sia basato il rapporto antitetico fra il
diavolo tentatore da una parte e Dio, con i santi, gli angeli e gli umani, che sono i terminali ultimi che combattono quella decisiva battaglia senza posa, non si capisce il mondo.
Perché tutto è basato sul saper accettare il male e saper riconoscere e vedere il bene, godendone. Allora ci si accorgerà anche che
il Bene è già in grande vantaggio sul suo nemico. Perciò occorre aver fede che alla fine vincerà. E …combattere.
Germano Scargiali
53
SCUoLA
era di Messina? L’ipotesi storica illustrata al Liceo Umberto da elio Di piazza
Ma Shakespeare era Siciliano?
Una mattinata sul tema “Trespassing on Shakespeare”. L’abbiamo trascorsa anche noi al Liceo Umberto I di
Palermo nei 400 anni dalla morte (1616)
dell’illustre autore di Stratford. Promotore il preside Vito Lo Scrudato, che si è
avvalso della collaborazione delle Professoresse Margherita Giambalvo e Giusi Zummo, entrambe docenti di inglese.
Protagonisti il Prof. Elio Di Piazza, ordinario di Lingua e letteratura inglese
nell’Università cittadina che ha presentato una relazione dal titolo “Le origini siciliane di Shakespeare: solo un’ipotesi?” e
gli alunni del liceo Umberto I che hanno letto sonetti greci e latini a cui il celebre scrittore si ispirò. Grande e ammirato, Shakespeare, quanto misterioso per
quello che fu e per quello che scrisse….
I primi interrogativi – se non veri e propri dubbi – li posero i grandi biografi
Johnson, Dickens, James… Incongruenze
sul personaggio, insomma, emersero presto. Di fronte alla genialità di ciò che rimaneva imperituro, i dubbi si addensavano come vere nubi sulla sua personalità,
sulla sua vita e persino sulla sua esistenza.
Un fenomeno, questo, che accompagna
altri “grandi della storia”.
Di certo sembra risultare che avesse una
cultura che si estendeva, pur non approfonditamente, al latino. Fu prima un attore, un “teatrante” e, certo, …di successo.
Pare fosse cattolico, tanto che la moglie
subì per questo anche una condanna…
Nonostante le sue opere siano ambientate
in varie parti del mondo, pare che non
avesse viaggiato. Parla con competenza di
principi e re, per cui dovrebbe, comunque, aver frequentato ambienti di adeguato livello. Quando e come?
Di tutto ciò ha accennato con cultura e
competenza, il Prof. Di Piazza. Si è, però,
soffermato di più su un’ipotesi che, pur
non essendo inedita, egli accredita particolarmente. E’ un interrogativo: Shakespeare fu, forse, di origine italiana? Addirittura siciliana, esattamente messinese.
C’era, in effetti, allora a Londra un personaggio d’origine italiana: Michelangelo
o Michelagnolo Florio. Pare avesse
anche un titolo nobiliare: Crollalanza.
Si tratta, questa volta, di una persona di
sicura cultura, che aveva studiato a Wittemberg in Germania, e molto viaggiato
fra la stessa Italia e l’Europa.
Si ipotizza che il cognome insolito “Shakespeare” sia null’altro che la trasposizione inglese di Crollalanza o Crollalancia, dove “shake” sta per crolla e “speare”
per lancia.
Tale risalire di Shakespeare ad una matrice italiana giustifica i vari drammi shakespeariani, dalla “Bisbetica domata” al
“Mercante di Venezia”, da “Otello” a
“Romeo e Giulietta”, che sono ambienta-
54
ti nella Penisola. Mentre ancor più fantastica è l’idea che l’isola della Tempesta
potesse essere la Sicilia (vi si trovava la demoniaca figura di Caliban, consacrata a
Cerere e Proserpina…). In realtà sembra
che il grande William, capace di splendidi
voli in bilico fra la logica e la fantasia,
avesse dell’Italia una conoscenza colta,
ma povera sotto il profilo geografico: distanze e collocazioni delle città molto approssimative…
Shakespeare è per altri versi misterioso:
parla finemente del dramma dell’esilio
senza averlo mai sperimentato. Come mai?
I suoi spunti sarebbero verosimili senza
una cultura classica? Sembra di no e non
è chiaro se avesse anche notizie dell’umanesimo e dello scoccare del Rinascimento
in Italia. Sembra saperne qualcosa… Nell’Enrico V, in compenso, vi sono ricorrenti “francesismi”. Ebbene, Michelangelo
Florio dava lezioni di francese a Londra…
William Shakespeare. In basso alunni del liceo Umberto I durante la lettura di sonetti shakesperiani ed anche greci e latini
Un particolare storico recente: nel corso
dell’ultima guerra mondiale i servizi segreti inglesi portarono via dalla biblioteca
di Londra quattro scatoloni con le opere
di Michelangelo Florio, che era anche
lui uno scrittore… Fu lui il “vero” Shakespeare? Avrebbero fatto sparire quell’archivio per salvare il mito tutto inglese
del grande autore, che la tradizione vuole
veder sbocciare come uno splendido quanto solitario fiore del pensiero, lì nella piccola Stratford-upon-Avon… Come a raccomandare anche a noi, che nutriamo
quel fascinoso dubbio: “Il buon Shakespeare lasciamolo lì”.
Anagraficamente, però, si sa ben poco
di lui. Mentre “quel” Florio è certo che sia
realmente esistito, che sia fuggito all’inquisizione e abbia scritto anche lui opere
di cui si ha notizia, i cui titoli ricordano
quelle del grande William. Se nulla ci vieta, dunque, di immaginare uno Shakespeare tanto vicino alla Sicilia (anzi…)
una lode e un grazie vanno di certo al Prof.
Di Piazza e all’iniziativa del Liceo Umberto, che è stata affiancata da performances e letture, anche di brani in latino,
oltre che in inglese, da parte degli studenti
più bravi e versatili.
Gelys
ATTUALITA’
1° Convegno “congiunto” Ance Cfc Sicp
Diagnostica e terapia in Cardiologia
La suggestiva cornice del barocco serpottiano
dell’Oratorio di Santa Cita ha ospitato il 18 giugno il Convegno di Cardiologia congiunto
delle Società Scientifiche Ance, Cfc, e Sicp.
Il Convegno, aperto dall’intervento del Presidente Nazionale del CFC Dott.ssa Gabriella
Vitrano e dal Presidente Nazionale ANCE Dott.
Antonio Vittorio Panno ha visto la partecipazione
di circa 150 medici.
Nell’ambito della kermesse sono stati trattati
gli aspetti clinico pratici di importanti temi di diagnostica e terapia in Cardiologia, puntando, sia
sui temi tradizionali della cardiopatia ischemica e
dello scompenso cardiaco, sia su argomenti peculiari come i nuovi device in aritmologia, sulle problematiche dell’uso dei nuovi anticoagulanti orali
e la cardiopatia congenita negli adulti.
La sessione scientifica è stata articolata sulla
discussione di casi clinici “reali” presentati da relatori e provoker con un’innovativa formula “step
by step” che ha permesso un coinvolgimento attivo di tutti i partecipanti che hanno dovuto esprimere le loro opinioni sui vari snodi decisionali
creando una opportunità unica di discussione tra
i medici di diversa estrazione professionale presenti
Hanno concluso i lavori gli interventi del Segretario ANCE Sicilia Dott. Di Franco, del Segretario CFC Sicilia Dott. Foti e del Delegato SICP
Sicilia e Calabria Dott. Comparato che hanno
confermato, stante il successo, il proposito di continuare la collaborazione culturale intrapresa.
Ance: Associazione nazionale cardiologi extraospedalieri.
Cfc: Collegio federativo di cardiologia.
Sicip: Società italiana di cardiologia pediatrica.
Francesco paolo Gravina il difensore dei poveri
A Collesano
dedicata
una piazza
al principe
di palagonia
Collesano ha accompagnato con un corposo
programma di festeggiamenti l’intitolazione
di una piazza al Servo di Dio Francesco
Paolo Gravina, Principe di Palagonia e
Lercara Friddi. Una personalità eccezionale, che seppe operare con intelligenza e
umanità, sia come filantropo, sia come sindaco di Palermo, quando riuscì a proteggere
la città da gravi calamità fra cui un’epidemia
di colera.
Colpito nel suo affetto più caro, a causa del
tradimento della moglie, decise di non chiedere la separazione e, rimasto solo,
da quel momento in poi si dedicò
anima e corpo all’elevazione materiale e spirituale dei poveri, per i
quali spese tutti i suoi beni. Fondò
l’Albergo delle Povere, ospitò molti
mendicanti nel suo palazzo di Malaspina.
Nel 1835 fondò le Suore di Carità.
“Le opere del Principe devono essere divulgate e conosciute – dice Fran-
cesco Paolo Sausa di S. Nicola – e ad
occuparsene particolarmente sono le suore
di S. Vincenzo de’ Paoli e l’Associazione Amici del Servo di Dio Don Francesco Paolo Gravina”.
Alla presenza delle autorità, del sindaco
Angelo Di Gesaro, di Madre Salvatrice
Guida, di Don Giuseppe Di Giovanni,
di padre Salvatore Fiumanò, un corteo
preceduto dai gonfaloni del Comune, dalla
banda musicale Pier Luigi da Palestrina ha
raggiunto la piazza dedicata al Principe, dove è stato scoperto e benedetto il toponimo.
Al termine degli interventi, è stato proiettato
il film Intelletto d’amore del regista cefaludese Giuseppe Maggiore, che rievoca la vita e
le opere del Principe, grande benefattore e
sindaco. Oggi da tanti si chiede la beatificazione di questa persona di eccezionale bontà
che dedicò tutto se stesso e i suoi beni alla
salvezza degli ultimi. I più calorosi sostenitori del Gravina sperano di vederlo proclamare
“Santo protettore dei sindaci”.
Lydia Gaziano
55
ATTUALITA’
Anla “oasi” dei lavoratori sempre verdi
parla il presidente regionale vargetto
Al cinema:
Il piano
di Maggie
Presidente nazionale Anla
con Sergio Mattarella
Nella sede di via Dante dell’Anla, Associazione nazionale lavoratori d’azienda, incontriamo l’Ing. Giovanni Vargetto, presidente regionale.
Ingegnere, che cosa si propone l’Anla?
“Per definizione il primario suo obiettivo
è la tutela della dignità e degli interessi
dei Seniores, una valorizzazione del loro
ruolo nell’ambito aziendale e della società civile assieme alla diffusione dei valori
spirituali e sociali del lavoro quali la fedeltà, l’esperienza e la professionalità, dai
quali l’Azienda trae continuità, immagine, forza aggregante e propulsiva”.
Un po’ di storia?
“Fondata nel 1949 come Associazione
Nazionale dei Lavoratori Anziani di Azienda, onlus dal 2013, è aperta a tutte le generazioni: con i suoi soci ordinari, territoriali e/o familiari conta un totale di circa
100 mila iscritti in Italia. L’80 per cento
sono pensionati, altri ancora in attività.
L’attuale presidente, Antonio Zappi è stato da poco ricevuto da Sergio Mattarella.
L’associazione stampa anche la rivista
Esperienza in 100 mila copie”.
Si tratta di soli lavoratori del privato?
“Oggi assolutamente no. Dallo scorso anno è aperta anche ai dipendenti di enti
pubblici, praticamente a tutti i lavoratori…
L’Anla è collegata ad altre associazioni similari…
“Sì, è aperta ad ogni associazione che abbia fini similari, in certi casi ha stretto già
un rapporto di collaborazione o patti federativi. Ad esempio con l’Anse dell’Enel,
la Comit, i Maestri del lavoro... Ma si distingue per trent’anni di attività presso le
aziende. Inoltre aderiscono all’Anla 9
Gruppi aziendali a dimensione nazionale
e 195 Gruppi aziendali locali”.
Quali le azioni più incisive?
“A parte la comune attività sociale, passeggiate e gite organizzate, a Bologna è
già attivo un centro per i dializzati porta-
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tori di handicap, che a Palermo contiamo di organizzare. E’ quasi pronto a decollare un Centro anziani e un progetto
per l’invecchiamento attivo. Convinti come siamo che l’attività mantenga in salute e migliori la qualità della vita”.
Chi è socio e chi può divenirlo?
“Ci sono delle restrizioni, ma soprattutto delle aperture. Soci ordinari sono i seniores, in servizio o in quiescenza, con
almeno 20 anni di attività, dei quali dieci prestati ininterrottamente nella stessa
Azienda o Ente pubblico, e la cui iscrizione avviene tramite i Gruppi o le Associazioni aderenti all’Anla. Poi vi sono altre categorie, come i soci aggregati dei
gruppi, coloro che, pur non avendo i requisiti previsti dai propri statuti, partecipano alle attività e alle manifestazioni
del gruppo stesso, e quindi possono fruire dei servizi dell’Anla. Soci territoriali sono i seniores non facenti parte di Gruppi
o Associazioni aziendali, i lavoratori autonomi anziani, sempre in attività o quiescenza, i familiari dei soci ordinari non
conviventi e quanti altri che, condividendo le finalità dell’Anla e volendo partecipare ad attività e iniziative, vengono
aggregati a livello provinciale. Soci
familiari sono i familiari conviventi dei
Soci ordinari o dei Soci territoriali, da
questi iscritti per partecipare alle iniziative socio politiche, culturali e del tempo
libero”.
Una domanda di dovere al Prof.
Benito Bonsignore, inossidabile
esperto dei “sempreverdi” e nostro redattore, che ci ha procurato
questo importante contatto…
“Partecipo di continuo ai convegni nazionali sul tema. Significativa l’esperienza di quello di Bergamo 2013 ‘Anziani,
una risorsa per il Paese’ nel quale relatori
come Giuseppe Roma, ex direttore del
Censis, e Edoardo Boncinelli, scienziato
di fama mondiale, hanno ribadito, con
l’arrivederci al 2017: gli anziani sono
una risorsa per il Paese!” (G.Scargiali)
Nel film di Rebecca Miller una girandola di sentimenti non
banali. La protagonista Maggie, sembra
abbia una risposta e
un piano ben preciso
alla domanda “A che
cosa servono gli uomini”: così è il romanzo edito in Italia da
Rizzoli… Il film che
La bella e versatile
Greta Gerwig
ha entusiasmato critica e pubblico al Sundance film festival ed al Festival di Berlino
è un misto divertente di buonumore e romanticismo, perfettamente in linea con lo
stile newyorkese.
Maggie è una ragazza allegra e affidabile, giunta sulla soglia dei trent’anni decide che è il momento di avere un figlio.
Maggie lavora come insegnante, conduce
una vita pianificata, organizzata e calcolata. Ha un problema interiore, non ha
successo in amore, nonostante tutto decide di avere un figlio: da sola. Maggie conosce però un brillante scrittore-antropologo del quale per la prima volta si innamora ed è così costretta a modificare il
suo piano iniziale di diventare mamma. A
rendere tutto più complicato è il fatto che
John è infelicemente sposato con Georgette, una brillante professoressa universitaria danese. Mentre i suoi amici, Tony e
Felicia, osservano sarcasticamente il tutto da lontano, Maggie elabora un nuovo
piano: un triangolo amoroso con John e
Georgette e così le loro vite si uniscono
in modo inaspettato e divertente. Maggie
apprende in prima persona che a volte il
destino dovrebbe essere lasciato in pace.
A questo punto Maggie vorrebbe rimettere le cose al loro posto: ci riuscirà.
“E’ sensato dare una spinta al destino,
quando è in gioco l’imprevedibile variante degli affetti”.
Maggie può somigliare a un’eroina del
passato, in lei non vi è traccia di malevoli
intenzioni, è un misto di serenità e malinconia, ingenuità e saggezza, semplicità ed
intuizione. L’attrice Greta Gerwig si rivela l’interprete ideale, per la naturalezza
con la quale ne metabolizza le contraddizioni: gli altri completano felicemente
l’inedito triangolo.
Aldo Librizzi
spettaColI / CINema
Frenetica passion
di Eliana L. Napoli
Rubrica creata da Gregorio Napoli
Non in patria – Il fil rouge che unisce Berlinale, Cannes e l’attesa Venezia
Il cinema documentaristico
italiano piace all’estero
Iniziamo dalla Berlinale dove Gianfranco Rosi, unico italiano selezionato, ha conquistato il pubblico e
la giuria. Degli oltre cinquanta film visti
in 9 nove giorni, parliamo della Selezione
Ufficiale, ma anche di qualche titolo delle
sezioni collaterali Panorama e Forum e
relativi outsider per capire meglio lo spirito di questa 66ma edizione.
Ecco quindi la classifica dei lungometraggi di 21 paesi e le emozioni che ci hanno
suscitato soffermandoci sui primi cinque.
Innanzitutto Fuocoammare di Rosi doc Orso d’Oro 2016. Autore di una pellicola fuori da ogni schema preordinato
che va dritta al cuore dello spettatore. Un
urlo per risvegliare le coscienze degli uomini che, come il giovane Samuele, hanno l’occhio “pigro”. L’empatia del medico condotto di Lampedusa Dott. Bartolo
verso i migranti da soccorrere è commovente. A seguire Smrt u Sarajevu di
Danis Tanović - Orso d’Argento Gran
Premio della Giuria. Non poteva essere
altrimenti. E’ la memoria degli eventi di
Sarajevo nel secolo scorso. Ma anche della fratellanza fra popoli che coabitano,
calpestata in nome delle diversità religiose nei secoli. La narrazione inusuale e audace intreccia la vita degli ospiti e degli
impiegati di un grande albergo con ritmo
crescente. Sarà nelle sale italiane? Secondo noi doveva seguire Chang Jiang Tu
(Crosscurrent) di Yang Chao - Orso
d’Argento per il contributo artistico nella
fotografia. Un viaggio sull’amore platonico tra i flutti del fiume cinese che sfocia a
Shangaj. Oltre la fotografia, c’è l’interpretazione della giovane amata alla quale
poteva essere attribuito l’Orso d’Argento.
Invece il premio è andato all’interprete di
Kollektivet di Thomas Vinterberg. Storia autobiografica, ma confusa su una
Comune degli anni ’70… Audace anche
Soy Nero di Rafi Pitts. Storia di emigrazione nel Continente americano per scappare dalla povertà assoluta del Messico.
Peccato sia stato escluso dai premiati…
Come pure Quand on a 17 ans di André Téchiné è stato escluso inspiegabilmente dai premi, anche delle Giurie Indipendenti. I giovani protagonisti Thomas
e Damian consegnano allo spettatore un
punto di vista che gli adulti faticano a comprendere. Segue poi il film premiato Inhebbek Hedi di Mohamed Ben Attia Orso d’Argento migliore attore e Premio
migliore Opera Prima. Se l’interpretazione del giovane protagonista del promettente Majd Mastoura (Bidoun 2 di JlaniSadi) è convincente, al contrario l’altalenante andamento della storia lo è meno
con un finale scontato. Quindi l’assegnazione del Premio Opera prima è controversa. Infine nei primi inseriamo, fra i
film fuori concorso, Saint Amour di Benoît Delépine e Gustave Kervern - Una
coppia affiatata e datata (Gérard Depardieu & Benoit Poelvoorde) insieme a due
giovani speranze del cinema francese (Vincet Lacoste & Celine Sallette) fanno la differenza. Infatti, dietro lo spirito leggero da
commedia si celano i temi universali sull’amore. Citiamo pure fuori concorso il
Film controverso d’apertura Hail, Caesar! di Joel and Ethan Coen - Narrazione
scanzonata e dorata degli Studios anni
’50. Non poteva essere altrimenti: i Fratelli Coen possono permettersi certe disgressioni. Invece ha deluso Where To Invade Next di Michael Moore – doc. Ritmo
fluente ma con punti di vista discutibili. Il
regista è un dispensatore di sequenze ben
dosate, ma sarà tutto vero quello che ci
racconta?
Passiamo quindi ai lungometraggi delle
sezioni Panorama, Forum, PDK e Sezioni
autonome Generation che hanno vinto e
alla nostra classifica di quelli visti tra gli
oltre 100 lungometraggi di cui 88 di genere e 19 doc e le emozioni che ci hanno suscitato. Non abbiamo colto nel segno, ma
siamo andati vicini. Infatti 4 dei 25 film visti sono stati scelti dalle Giurie dei Premi
collaterali. In particolare la classifica dei
primi 5 film visti nella sezione Panorama vede primo Les Premiers, les Derniers di Bouli Lanners - Premio della
Giuria Ecumenicale e Premio LABEL EUROPA CINEMAS con uno strepitoso Michael Lonsdale. Al secondo posto l’attualissimo tema proposto da La Route d’Istanbul di Rachid Bouchareb sul richiamo jadista su giovani europei disadattati. Segue
Mãe só há uma (Don’t Call me Son)
di Anna Muylaert - Premio dei lettori del-
Gianfranco Rosi
la Rivista MÄNNER thriller ben confezionato, ed infine Nunca vas a estar
solo (You’ll Never Be Alone) di Alex
Anwandter seguito dal fantasioso El rey
del once di Daniel Burman. Nella classifica dei film visti nella sezione Panorama
Dokumente lo struggente Wu Tu (My
Land) di Fan Jian - Cina (Talents) merita
il podio seguito dal riuscito Hotel Dallas
di Livia Ungur, Sherng-Lee Huang. Mentre il Premio del Pubblico è andato a Who’s
Gonna Love Me Now? di Tomer Heymann, Barak Heymann, Alexander Bodin
Saphi. Nella classifica dei film visti
nella sezione Forum al primo posto
Homo sapiens di Nikolaus Geyrhalter,
con una fotografia strepitosa, seguito da
Tempestad di Tatiana Huezo menzione
speciale per il Premio CALIGARI FILM
seguito da un thriller dai risvolti sociali
Maquinaria Panamericana di Joaquín del Paso (presentato tra i Talents) e
dal film ceco Nikdy nejsme sami (We
Are Never Alone) di Petr Vaclav premiato dai lettori della Rivista Tagesspiegel. Infine il doc P.S. Jerusalem di Danae Elon. Storia della diaspora israelitica
oggi. Recuperato inoltre El Abrazo del
Serpiente di Ciro Guerra tra gli eventi di
Native. Storia profondamente emozionale sul risveglio dello sciamano più potente della colombiana Amazzonia. Passato, presente e futuro si intrecciano in un
viaggio con uno scienziato occidentale
per trovare una pianta sacra che dà la guarigione fisica e spirituale.
Passiamo a Cannes dove nel 2015 gli
italiani (e che cineasti) avevano raccolto
le briciole, ma quest’anno sono rimasti addirittura all’asciutto. Sebbene il pubblico
di Cannes abbia apprezzato sia Fai Bei Sogni di Marco Bellocchio, sia Fiore di Claudio Giovannesi, il divario con le altre pellicole ha fatto la differenza. La giuria di
segue
57
spettaColo
Cannes, presieduta da George Miller, oltre a premiare le quote e star collaudate,
ha omaggiato la Francia rappresentata da
Oliver Assays. Avendo visto tutti i film in
gara, tolto il film di Alain Guiraudie, la
nostra classifica dei primi 5 film in concorso e fuori concorso vede al primo posto
la coraggiosa denuncia della corruzione
nelle Filippine con Ma’ Rosa di Brillante
Mendoza - Premio migliore attrice a Jaclyn JOSE, seguito dall’enfant prodige
Xavier Dolan che con il suo It’s Only
the End of the World ha conquistato il
Gran Premio della Giuria e il Premio della Giuria Ecumenicale ex-equo con Andrea Arnold e Ken Loach. Segue American Honey di A. Arnold Premio della
Giuria e della Giuria Ecumenicale exequo con Xavier Dolan e Ken Loach. Lapiece teatrale The Salesman di Asghar
Farhadi che meritava di più del Premio
migliore sceneggiatura e Premio miglior
attore a Shahab Hosseini. Ma Loute di
Bruno Dumont – horror poliziesco grottesco con una notevole Valeria Bruni Tedeschi – non è stato, invece, premiato. La
giuria ha gratificato poi I, Daniel Blake
dell’ottantenne Ken Loach, Palma d’oro e
Premio della Giuria Ecumenicale ex-equo
con Xavier Dolan e Andrea Arnold, Bacalaureat di Cristian Mungiu per la migliore regia ex-aequo con Olivier Assayas
per Personal Shopper e Toni Erdmann
di Maren Ade, Premio della Giuria Fipresci. Citiamo anche The Last Face di Se-
>
an Penn, il più brutto film! Fuori concorso
il poetico Le Cancre di Paul Vecchiali e il
doc Gimme Danger di Jim Jarmusch.
Per la selezione a latere Un Certain Regard, la cui giuria era presieduta dall’attrice svizzera Marthe Keller, ecco la cinquina più bella con in testa La Tortue
Rogue di Michael Dudok de Wit - Premio
Speciale Un Certain Regard seguito da
Fuchi Ni Tatsu di Kôji Fukada - Premio
della Giuria e After the Storm di Koreeda Hirokazu. Meritevole anche Me’Ever
Laharim Vehagvoat di Eran Kolirin
eVaroonegi dell’iraniano Behnam Behzadi. Gli altri premi della sezione collaterale sono invece andati a Il giorno più
bello nella vita di Olli Mäkidi di Juho
Kuosmanen - Premio Un Certain Regard,
Premio per la miglior regia a Matt Ross
per CAPITAN FANTASTIC e a Voir du
Pays di Delphine e Muriel Coulin – Premio per la migliore sceneggiatura. Nella
stessa sezione era pure presente il film
italiano Pericle Il Nero di Stefano
Mordini con un applauditissimo Scamarcio. Inoltre la Camera d’Oro alla migliore opera prima è andata a Divines di
Houda Benyamina presentato alle Quinzaine des Realisateurs. Nelle sezioni autonome Quinzaine e Semaine de la Critique
rispettivamente Diamond Island (Davy
Chou) è stato premiato. Mentre segnaliamo per la Quinzaine Tour de France di
Rachid Djaïdani che completa la trilogia
di Depardieu attore e la perdita del figlio.
Pochi ne parlano ma, accanto al Festival di
Cannes, nella vicinissima Chiesa di Notre Dame de Bon Voyage si svolge un
Festival piccolino ma grande… Il Festival Sacro della Bellezza, già alla III
edizione in cui l’amatissimo attore Michael Lonsdale, ci ha commosso con l’interpretazione della Via Crucis. Vogliamo qui
ringraziarlo. Quel che resta dei due
Festival europei di Berlino e Cannes
è il Fil Rouge che li lega a Venezia
ovvero l’omaggio agli Studios. Infatti
se Berlino è stato inaugurato da Hail Caesar! e Cannes da Cafè Society, a Venezia verrà presentato il musical hollywoodiano La Land di Damien Chazelle autore del premio Oscar Whiplash.
Luigi Noera
(Speciale da Berlino e Cannes. Foto gentile concessione Berlinale e Festival de Cannes).
Daniel Blake di Ken Loach
taormina Film Fest
Situazione immutata anche quest’anno per Taormina Arte,
tuttora in attesa di trasformarsi in Fondazione, assicurando così vita più facile anche al Taormina FilmFest. Un plauso
dunque a Tiziana Rocca che ha garantito comunque lo svolgimento della sua 62esima edizione, dal 10 al 18 giugno. Malgrado i consueti problemi logistici (soltanto una sala agibile al
Palazzo dei Congressi e lo storico cinema Olimpia riaperto ma
bisognoso di ammodernamento), l’intraprendente General
Manager romana, con la sua società Agnus Dei e con la collaborazione dei due giovani e dinamici Codirettori Artistici
Iacopo Mosca e Chiara Nicoletti, è riuscita a condurre in
porto positivamente anche questa kermesse, grazie al sostegno
dei numerosi sponsor, in prima linea Baume & Mercier coi suoi
splendidi orologi. Lo ha fatto a modo suo, ovviamente, puntando soprattutto su glamour e mondanità, e portando sul palco
del Teatro Antico a ritirare i numerosissimi premi, personaggi
che spesso ben poco avevano a che fare con il cinema, e men
che mai coi film in concorso nella sezione Taormina 62 o in
quella più interessante, Filmaker in Sicilia, che meriterebbe
un discorso a parte. Le star più prestigiose,come Susan Sarandon, Marco Bellocchio, Harvey Keitel, Oliver Stone, Jeremy
Renner, erano a Taormina per le TaoClass, lezioni frequentatissime dai giovani, e alla sera salivano sul palco per ricevere i
premi più importanti.
La lezione più applaudita l’ha tenuta però Thierry Fremaux,
un personaggio assolutamente non divistico, eccellente Direttore Artistico del Festival di Cannes, che ha entusiasmato l’uditorio parlando del cinema delle origini e proiettando piccoli
film preziosi e rarissimi dei Fratelli Lumière. Ai Campus invece si avvicendavano facce ben note come Fabrizio Gifuni, Fa-
58
bio De Luigi, i simpatici Enrico Brignano e Geppi Cucciari, e
perfino la cantante Noemi che si è poi esibita al Teatro Antico. In
quella sede più che mai suggestiva, le serate si concludevano con
la proiezione di blockbuster americani, nessuno quest’anno particolarmente degno di nota, salvo il cartoon Alla ricerca di Dory, ultimo gioiello dell’animazione di casa Disney Pixar. Primo degli
Eventi Speciali, la proiezione del film Gli Invisibili, portato in rassegna dal protagonista Richard Gere che lo ha anche prodotto, a
supporto del suo impegno a favore dei senzatetto. Un’iniziativa
che il Festival, a conferma della sua vocazione sociale e umanitaria, ha sposato incondizionatamente.
Chioma candida e fascino evergreen, più che col film,virtuosistico e ricercato ma piuttosto noioso e privo di sviluppi narrativi,
l’attore ha conquistato la platea col suo celebre sorriso e la sua disarmante simpatia. Ma il Festival ha anche supportato la campagna umanitaria legata alla tragica realtà della violenza sulle donne, proiettando ogni sera sul grande schermo, un video che coinvolge numerose testimonial d’eccellenza. E, a due giorni dalla
conclusione, vero e proprio “asso nella manica”, è salita sul palco
Maria Grazia Cucinotta, appena rientrata dalla Cina, dove sta
interpretando due film.
A Taormina ha portato C’è sempre un perché, girato tra Favignana e
Chengdu, coprodotto con i cinesi da lei stessa e da Valeria Marini, col sostegno della Regione Sicilia. Italo cinese anche il cast dove la Cucinotta è protagonista mentre la Marini ha un piccolo
ruolo. Il film, che è una commedia dai ritmi frenetici, da slapstick,
inframmezzata da sequenze cartoonesche, ha pochi pregi e molti
difetti - va detto però che la versione non è ancora definitiva –
ma una cosa è sicura: alla simpatica e lungimirante attrice messinese va riconosciuto il merito di aver dato il via ad una partner-
spettaColo
a palermo il sole luna Doc Film Festival
Si deve a due donne determinate e lungimiranti la creazione del Sole Luna Doc
Film Festival. Ideata dalla presidente
dell’omonima associazione Lucia Gotti
Venturato e sviluppata dalla consulente
scientifica Gabriella D’Agostino – con la
fattiva collaborazione di uno staff a maggioranza femminile – la manifestazione,
che ha esordito in punta di piedi nel 2005,
è cresciuta in qualità e autorevolezza, e ha
concluso festosamente la sua XI edizione
(20 al 26 giugno) con la cerimonia di premiazione ai Cantieri Culturali alla Zisa.
Trentaquattro quest’anno i documentari
scelti fra gli oltre trecento giunti dai quattro angoli del mondo e suddivisi nelle sezioni Human Rights e Il viaggio, denominazioni che ben sottolineano la duplice vocazione del festival. Chi meglio di
Maurizio Porro, “maestro” della critica cinematografica italiana, per cogliere in pieno il senso di simili kermesse cinematografiche, quand’era giurato del Festival dei
Diritti Umani di Milano: “Raccolta
rara di testimonianze umane” attraverso
“storie di persone anonime” sui “grandi
temi della società, i diritti civili e sessuali e
la tragedia dei cammini della speranza”,
raccontate da “una pattuglia di cineasti
per cui il cinema è ancora e sempre, e soprattutto, un algoritmo morale”. E non è
un caso che la manifestazione di Palermo,
di quel Festival milanese quest’anno abbia
curato la sezione Documentari, avviando
una partnership assai promettente. Tanti i
premi assegnati e ben tre le giurie chiamate
a giudicare. La Giuria Internazionale,
composta da un team di personaggi di tutto
rispetto – il sociologo Gianni Massironi, lo
scrittore, regista produttore ed attore spagnolo Lander Camarero, l’arabo-palestinese Adam Darawsha, Presidente della Consulta delle Culture di Palermo, il reporter e
documentarista Alessio Genovese, la poliedrica Tatiana Lo Iacono, organizzatrice di
eventi culturali e “anima” del Sicilia Queer
Film Fest per il quale cura il concorso internazionale Queer Short – quest’anno ha assegnato il maggior premio di Miglior Documentario, corredato da un assegno di
tremila euro, a A walnut tree del pakistano Ammar Aziz, per “l’approccio filmico
brillante” e la capacità “di far entrare in
perfetta sintonia con la storia dei personaggi, profughi di una delle zone più remote
del mondo, al confine tra Pakistan e Afghanistan”. Il film documenta il disagio di un
anziano in un centro di accoglienza, e la
sua decisione di lasciare la famiglia per tornare a ciò che resta del suo villaggio distrutto dai Talebani. E si impone, sia per le notevoli qualità estetiche, che per la felice metafora dell’albero di noci, piantato per affiancare il fluire delle generazioni, toccante ri-
ship molto promettente per la nostra Sicilia. Si deve poi all’interesse di Iacopo Mosca e Chiara Nicoletti per “le nuove tendenze del cinema contemporaneo, come il
web e la serialità televisiva”, nell’intento di fare di Taormina “ un Festival dinamico e
moderno”, la presenza sul palco di un raffinato interprete di alta scuola britannica come Jain Glenn, protagonista della celebre serie Trono di spade, ma anche di Salvatore
Esposito e Cristina dell’Anna, figure di spicco del popolare Gomorra.
Insomma un Festival che gioca su molti fronti in cerca di richiamo e di visibilità. Qualche volta però dal caos nasce l’ordine, e pare che la formula abbia portato risultati confortanti al botteghino. Quanto al buon cinema, quello con la C maiuscola, relegato fra
pomeriggio e sera, qualche buon film s’è visto fra quelli del concorso Taormina 62,
ma il giudizio è unanime fra i non numerosissimi spettatori. Il migliore, giustamente
premiato, è El desierto del messicano Jonàs Cuaròn, prodotto dal padre, il ben più
noto Alfonso, che annovera nell’ottimo cast il magnifico Gael Garcia Bernal. Un film
di rara tensione e intensità emotiva, che documenta il viaggio della speranza verso gli
Stati Uniti di alcuni migranti messicani, inseguiti da uno spietato vigilante. Ma la Giuria Speciale dei Giovani presieduta da Monica Guerritore e Claudio Masenza, ha
anche assegnato il Premio TaoEdu/Young a 3000 nights di Mai Masri, storia toccante e profondamente umana di Layla, una ragazza che porta avanti coraggiosamente una maternità sullo sfondo del conflitto israelo-palestinese.
Per la sezione Filmaker in Sicilia, i giovani hanno premiato Sponde di Irene
Dionisio,che racconta l’amicizia fra Mohsen e Vincenzo. Entrambi emigrati in terra
straniera, dalle opposte sponde di Tunisia e Lampedusa esprimono in una fitta corrispondenza il comune disagio e il senso arcaico e profondo della migrazione. A vincere
è stata anche l’attualità del soggetto, perché i pronostici puntavano piuttosto su Sicily
jass di Michele Cinque, che ha chiuso in bellezza la rassegna. Racconta la storia di
Nick La Rocca e la sua Original Dixieland Jazz Band, che raggiunsero l’apice del successo col celeberrimo “Tiger Rag”, contribuendo alla nascita del Jazz. E’ piaciuto molto anche Influx di Luca Vullo, siciliano che vive e lavora tra Parigi e Londra, dove è diventato un’autorità nell’insegnamento del linguaggio dei gesti. Il suo documentario è
un’inchiesta vivace e appassionante sulla vita dei siciliani che lavorano a Londra. Il ritratto di un’isola felice, dove chi lavora bene non deve sgomitare, perchè regna la meritocrazia. Erano tutti convinti che i fautori della Brexit non ce l’avrebbero fatta. A cose fatte, non resta che augurargli un bel “Good luck”! Eliana L. Napoli
chiamo a valori universali di attaccamento
alle proprie radici. Ma il compito della Giuria Inernazionale non finisce qui. Menzioni sono andate ad altri due film. Quella per
la Miglior Regia, a The bride of the
Nile, del francese Edouard Mills Affif, che
focalizza con intelligenza e felicità narrativa, lo spinoso tema delle “spose bambine”
attraverso la difficile “scelta” di una graziosa minorenne egiziana. A Tides (Maree)
di Alessandro Negrini, poeta e cineasta italiano residente a Derry che ha ritirato il
premio personalmente, è andata invece la
menzione per la Miglior Fotografia,
giusto riconoscimento al suo affascinante
documentario, per “testo e fotografia straordinariamente poetici”. Ma il film denuncia anche il pluriennale conflitto fra fazioni
politico-religiose, su sponde opposte di un
fiume che attraversa una città nordirlandese, che gli uni chiamano Derry, gli altri
Londonderry. La menzione per il miglior
montaggio è andata all’israelo-canadese
Vita Activa – The spirit of Hannah
Harendt, di Ada Ushpiz, (che ha ricevuto
anche una menzione dalla giuria degli studenti), “per la capacità di mescolare materiali d’archivio e interviste, e per l’uso magistrale delle lettere tra Hannah Arendt e
Heidegger”. Ancora un’interessante riflessione sul tema sempre attuale della “banalità del male”. E infine la menzione al documentario più innovativo, che è andata a #My escape della tedesca Elke Sasse, sapiente alternanza di riprese fatte coi
telefonini da migranti in fuga dalla Siria
verso la Germania, e di testimonianze degli
stessi autori, protagonisti della complessa e
drammatica esperienza. Al sorprendente
documentario è andata anche l’originale
scultura di Tobia Scarpa che caratterizza il
premio Sole Luna Un ponte fra le culture, rimarcando simbolicamente la vocazione del festival ad unire e affratellare attraverso la cultura. La Giuria Speciale
Internazionale, formata quest’anno, da
alunni di due Licei cittadini (lo Scientifico
“A. Einstein” e il linguistico “N. Cassarà”) e
del Copenaghen abneGymnasium, ha confermato il valore formativo ed altamente
educativo di questa esperienza, spalmata in
mesi di attività scolastica, sotto la guida di
bravi insegnanti. La loro scelta è caduta su
El transito dello spagnolo Oskar Tejedor,
commovente testimone dell’emigrazione
in America Latina, che costringe le madri a
separarsi dai propri figli per garantirgli un
futuro. Infine la Giuria del Pubblico ha
premiato Accademia della Follia del
franco-iraniano Anush Hamzehian. Il film
segue un gruppo di attori dell’omonima associazione triestina che, sulle orme di Franco Basaglia, usa il teatro come terapia per il
recupero alla “normalità”. Il risultato è sorprendente e mette in crisi ignoranza e pregiudizi.
Eliana L. Napoli
59
la moVIDa
La Movida palermitana va ben oltre
le poche mete da noi consigliate. Basti
dire che, con il primo caldo, entrano in
scena le gelaterie. Ma qui vien meno
quel minimo di “mondanità” che è, invece, massimo per i più giovani, divenuti
i veri grandi protagonisti del fenomeno.
Di per sé la parola indica movimento, è di origine spagnola (i giovani in
Spagna amavano …andar por tascas,
cioè per le osterie, magari più d’una a
sera) ed equivale ad andare in giro alla
ricerca del meglio per sé e per il gruppo
d’amici. Spesso, di fatto ha una meta
dove ci si ferma… Il termine di origine
spagnola, è entrato nell’uso comune anche a causa dell’apertura dell’omonima
discoteca di tendenza a fine anni ‘80 ed
è stato anche il nome di un complesso
musicale, prima di decollare nell’esperanto di tutto il mondo.
A Palermo la centrale Zona Olivella
– piazza Spinuzza si dipana attorno
alla fama della Sciampagneria, un locale azzeccato a partire dal nome, di cui
i giovani venuti in auto dalla provincia
parlano come un luogo di perdizione (le
ragazze, almeno e i maschi – potenza
dello champagne – glielo fanno credere…). L’Olivella è zeppa di locali a partire dall’antico Fuso Orario, ben gestito da Ciccio Capizzi.
La Vucciria non può sfuggire a chi cerca divertimento e forse un po’ di brivido
a buon prezzo, se non vuol proprio trovare “rogna”… Ma si può ben evitarla.
Portare le signore al Caffè Antico fu per
alcuni anni una buona trovata. Ma più o
meno.
Si scende lungo i Maccheronai, si arriva a piazza Caracciolo e si procede
per via Chiavettieri: siamo sempre alla Vucciria si può arrivare fino alla Cala
e fino a piazza Marina, e sarà un susseguirsi di movimento, di luci e di… “sorprese”. I cocktail si fanno più ricercati e
salgono un po’ di prezzo. C‘è chi dirotta
sul Calamuri, di fronte alla Cala, chi ai
Bottai. Chi ha voglia di camminare va ai
Grilli…
Piazza Rivoluzione di sera sembra
da alcuni anni la “piazzetta dei caffè”
per eccellenza. A ravvivarla si dà merito
a Giuseppe Giacalone che vi ha fondato
il Quivi music. E’ il luogo della gente
tranquilla. I “rischi” – me ce n’è pochi
60
A cura di Giovanna Sciacchitano
ovunque per chi non li cerca e sa anche
evitarli – si riducono agli occhi degli
over 30, 40 e più… Potranno mischiarsi
con i più giovani che non disdegnano
neanche loro la piazza del “Vecchio Genio”.
Una serata al risparmio è, invece, il
programma di molti “più giovani” che
ricorrono a due possibili mete: il Borgo
Vecchio, dove c’è Tantillo, che – con il
suo supermarket sta aperto fino a tarda
notte. Stesso discorso in zona Lolli per
un angolo soprannominato Bangladesh
per la provenienza dei gestori. Così si
può portare in borsa di tutto, incluse le
lattine di birra già fresca e riunirsi poi,
magari in casa di universitari etc.
Ballarò è il posto dei black e dei punk.
Musica afro americana, arredi minimalisti, strade comunque percorribili – sempre a chi sa stare lontano dalle “rogne”
ed arrivare, magari, in via Nunzio Nasi,
dove prevalgono i palermitani.
Via Candelai è di certo meno gettonata d’un tempo. Si tiene su – come può –
con iniziative culturali, di musica scelta,
musica india ed altri generi più ricercati.
Oppure con i suoi concerti o, ancora,
con le serate a tema (travestimenti variati per ogni serata) al Popshock. Poi una
fila di saracinesche: da alcune viene fuori musica a palla, da altre le note di un
karaoke. In molti arrivano dai quartieri
popolari: creste di capelli in testa e nuche rasate, abbigliamento vistoso a modo proprio. A piedi dai Candelai si arriva al Malox, in piazzetta della Canna.
Per alcuni anni è stato un must…
I “quartieri alti” a Palermo, com’è
regola “misteriosa” per tutte quasi le città grandi, si estendono ad ovest/nord
ovest.
I locali somigliano a quelli del Nord Italia. Chi dice che siano “passati” i cocktail classici si sbaglia: Negroni, gin tonic
e Martini in bicchieri di vetro cristallino.
Qui spesso si porta la giacca… Ma a Palermo gli “adulti sembrano – non da oggi – una razza a rischio. Il pubblico è
misto. Di sicuro la “zona Libertà” è la
più frequentata dai professionisti che
dopo l’ufficio passano per l’aperitivo.
Ma a volte si trattengono per ore al Berlin, al Lord Green, al Bicchierino, da
Buoni Vini. Al Tribeca c’è chi rimane
per cena. Al Whisky & Drink si percepi-
sce l’impronta metal, ma i giovani non
mancano mai…
Meriterebbe di più, ma altalenante – come da sempre – resta La Cuba, a Villa
Sperlinga. Tornerà una clientela selezionata? Pare ci stiano provando. In zona si segnalano ancora il Jumeirah, il
Jackass – dove compaiono i rari 4enni –
e il Ricovero. Per ascoltare musica dal
vivo questi 2 indirizzi segnateveli pure…
La genia che comprende dancing
e discoteche è morta?
Lo si dice in giro con troppa disinvoltura, ma la risposta è no. La gente va ancora a ballare. Il pubblico, però, può
cambiare da una serata all’altra, a seconda di chi sono gli organizzatori. Alla
night life contribuisce molto il pr. Le discoteche non son certo la meta di un
tempo, ma quelle di stampo più o meno
tradizionale (Goa, Country) resistono
Poi il dj anche in posti un po’ più ibridi
(Reloj, Villa Lampedusa, Kalhesa, Costes). Son venuti in Sicilia anche parecchi top dj del panorama mondiale. Per i
“live” c’è sempre vita da qualche parte:
Zsa Zsa (ex Noctis), Studio 22, Palab,
Mikalsa,
Lizard.
In & Out… Parlavamo in altro articolo
dei moderni dandy, personaggi che,
con le dovute varianti esistono e difficilmente mancheranno in futuro. Non c’è
dubbio d’altronde che la movida risenta
molto di ciò che è “in” e di ciò che è “out”.
I dandy sono gli arbitri di tutto ciò? Certo, loro stessi lo vorrebbero. Fra i palermitani non manca del resto lo spirito
snob che i dandy esasperano…
La scelta giusta sta, tuttavia, probabilmente nel capire che il re delle serate
dev’essere il divertimento, che si nutre di
volti, di improvvise visioni di uno scorcio storico, di curiosità… Da qui il successo dei locali al centro, da qualcuno
bollati frettolosamente come quelli della
“marmaglia”. Ma c’è anche chi esclude
i locali “troppo bene”… Non c’è regola,
nella sostanza, nel preferire una serata
più tranquilla e riservata in quelli che,
con sicura presunzione, abbiamo chiamato “quartieri alti” o sceglierne una
un minimo più avventurosa nei quartieri antichi, dove – per definizione – ogni
pietra ha una storia. I netti “distinguo”
sono una stupidaggine…
D ove pranziamo e ceniamo
A cura di Giovanna Sciacchitano
IN CITTA’
LA MUCIARA. (da Nello El Greco) a Porticello. Ristorante a più stelle, riportato dalle
guide di tutta Italia, è divenuto meno caro, ma
garantisce il pesce fresco del vicino mercato e
l'arte di cucina di Nello, romano sicilianizzato
anche se tuttora un po' nostalgico. Un vero
professionista pronto a chiacchierare con voi
del proprio mestiere e dei tanti personaggi, da
Kofi Annan ai maggiori attori e registi, uomini
di spettacolo venuti a Palermo e a mangiare
da lui. Capolavori: antipasti di pesce, paccheri
alla marinara e "Carbonara di mare" fuori
menù. Gradita prenotazione: 091 947274.
BELLOTERO. Dall’eredità di Renato a Romagnolo questo ristorante si pone fra i migliori di Palermo per originalità e squisitezza delle
portate. Curati sono sia gli antipasti (autentiche sorprese) che i primi e, per una volta, i secondi. Diffidiamo sempre, infatti, da chi vanta
solo i primi… 092 582158
AL BRIGANTINO. Un amico che non sbaglia ci
aveva segnalato questo ristorante panoramico allineato sul breve ma “gustoso” lungomare di Sferracavallo. Dopo aver programmato, lo abbiamo messo direttamente alla prova, ma frattanto – vista la
raccomandazione – non abbiamo esitato ad inserirlo fra i consigliati per rapporto prezzo qualità: abbiamo azzeccato. 091 6911778.
AI VECCHIETTI (di “minchiapititto”). Un
ristorante “al centro”, a due passi dal Politeama.
Menu variato e intelligente, include il pesce azzurro, i piatti della tradizione cittadina… Ma non rinunzia all’innovazione. Gustate le alternative alla
pizza: crocchettone, smmugghiata. Tutto anche
senza glutine. Via Paternostro 091 585606.
GRAFFITI. Da sempre il ristorante “brilla di luce
propria” nel pur apprezzabile e stimato Addaura
Hotel. Il menù è sano e ricercato, rispettoso della
tradizione nazionale, ma arricchito da ingredienti e
piatti dalle nuove esperienze “etniche” che non
guastano di certo. Il prezzo è più che corretto oltre
che contenuto. (Pizzeria, pranzi speciali…) 0916842222
[email protected]
IL GABBIANO A MONDELLO. In testa alla
classifica, per rapporto prezzo/qualità, resiste questo ristorante gestito da una famiglia “magica” del
settore ristorazione. Si mangia sul mare con pesce e
crostacei pescati la notte prima, i gamberoni da gustare anche crudi con un po’ di limone e …ostriche
sempre disponibili. Fidatevi dei locali zeppi di gente
e del signor Biondo. 091 450313.
Exè. Lo abbiamo provato per voi senza sconti:
giudizio imparziale. E’ bello pranzare in un hotel di
lusso come l’Excelsior e ci sono due scelte a prezzo
fisso. Originalità, servizio premuroso, porzioni di-
mensionate da alta cucina, per chi non vuole appesantirsi… Soluzioni a prezzo fisso per il mezzogiorno, la sera, il brunch domenicale. 091 7909146.
IL COVO DEI BEATI PAOLI. Non ci sono proprio i beati paoli, antenati di mafie e massonerie,
ma un po’ di mistero sì e qualche pupazzo che simula gli antichi “fratelli”. Niente paura: scegliete i
famosi arrosticini e, se per voi è serata da pizza,
continuate così. Ovvero alla carta. 091 6166634.
LA MATTANZA. Fra i prediletti di Palermoparla
che vi ha tenuto più d’una festa di redazione. Dai signori Prestigiacomo è passato a nuova gestione, ma
sempre all’altezza delle aspettative, sul mare della
Vergine Maria, a piazza Tonnara, si pranza sul
Golfo, bene e a buon prezzo. 091 6376298.
ALTRI TEMPI, Trattoria tipica. Ci è bastato entrare, invitati dal caro amico Alfredo,
nella prima sala di questo locale in via Sammartino (svoltando a destra da via Marconi)
per sentire aria di professionalità. Poi abbiamo
sentito chiamare il nome Salanitro in direzione del proprietario. Allora abbiamo capito. E’
certamente uno dei nomi più noti della ristorazione palermitana e, per una decina d’anni,
ci dice la signora che anche lei ama il suo lavoro, a Lipari. Abbiamo gustato macco di fave e
baccalà in pastella. Il consiglio è: Andateci anche voi. (091 323480 – 358 685769).
COTTO A LEGNA. Molto noto in città, prepara non solo ottime pizze “a legna”, ma carni
alla brace fino a sorprenderci. Oltre all’angus,
c’è cervo, cinghiale, agnello, struzzo e persino
il canguro. Ogni curiosità può essere tolta,
ogni capriccio. Ma non si tratta di questo: tutto è ottimo, oltre che sorprendente. Insomma,
la cosa più incredibile è che la vera sorpresa è
il gusto. Anche perché di tutte le carni sopra
descritte – con buona pace dei vegetariani – si
trovano anche gli hamburger. Anzi i mega
hamburger: ottimi anch’essi. In Via G.Sciuti
104, 90144 Palermo 091 344436.
ROSSO POMODORO. La pizza di solito è
buona, ma com’è quella dei napoletani veraci.
A Palermo si può saperlo da Rosso Pomodoro,
il “Risto – pizzeria” all’interno del forum e di
giorno sta aperto dalle 12 alle 16 e la sera fa
quasi notata. Quasi sempre ci trovate padre e
figlio simpatici proprietari e napoletani veri, di
nascita e di carattere: ospitali e bravi a cucinare. Cioè “non solo pizza”. Forse altri locali con
lo stesso marchio vi avranno anche deluso, ma
qui Napoli c’è alla grande e vedrete che, com’è
capitato a noi, non è poco.
IN PROVINCIA
ANTICA SOLUNTO. E’ un ristorante pizzeria,
dice l’insegna. Non dice che è uno dei locali del genere più panoramici d’Italia, che è gestito professionalmente a prezzi contenuti, perché, com’è una regola “da noi”, la vista è gratis. Qui, sotto le rovine
fenicie, c’è Porticello, il golfo dell’Olivella (Zagarella) e un mare incantevole nel quale talvolta dalla
rIstorazIoNe
collina stessa si vedono i delfini. Pizza, primi e secondi di pesce, ma – soprattutto – tanti ricordi. 091
903213 – 336 4499986.
ANDREA IL PIRATA. Sempre a Terrasini, ma in
territorio di Cinisi, accanto al Florio P. Hotel, ecco
questa grande e frequentatissima sala ristorante,
consigliata anche dai “tassinari”. Non smentisce le
promesse per qualità e prezzo. Pesce. 091 8682725.
NANGALARUNI. A Castelbuono è il ristorante
di maggior richiamo da anni e lo merita. È apparso
sulle migliori guidate, ma non è caro. Il servizio è
familiare, cortese e anche attento. Cibi, salumi e
formaggi tipici dei luoghi madoniti. Lo trovate nel
corso principale dove fa coppia con la pasticceria
Fiasconaro.
A ROMA
LA RUOTA. A Roma in via Enrico Fermi 90, il gestore Fernando Cattani, abruzzese, uomo di grande
esperienza nel settore, cucina alla romana e secondo la
terra d’origine. Piatti ricchi di sapori, notevole carrello
degli antipasti. Tutto buono fino al dolce. Da segnalare una grande carbonara, l’amatriciana, l’abbacchio, i
carciofi alla romana e alla giudia. Tel. 06 5560945.
La Muciara
Ristorante
Via Scardina, 2, Santa Flavia - Pa
Telefono: 091 947274
Zibibbo’s
risto pub
Via Volturno, 108 - Pa
091 585960 - 3332244677
Ai vecchietti
Ristorante - Pizzeria
I titolari di Rosso Pomodoro
Via Paolo Paternostro, 34 (Politeama)
Tel. 091 585606
61
la sICIlIa Che proDuCe
e al premiato Chara di Disisa il Fiano fa concorrenza in casa
ecco il miglior bianco
in assoluto al Vinitaly
Vincere al Vinitaly. Non è più un sogno per la cantina Disisa di Grisì, in
pieno Monreale doc e in pieno Alcamo
doc. La vittoria è scaturita dal concorso
enologico nuovo di zecca, instaurato al
Vinitaly con 2.700 vini di 27 paesi, giudicati da una super giuria selezionata e composta da professionisti d’alto valore e fama internazionale. A trionfare come miglior vino bianco in assoluto è stato il siciliano Chara 2015 Feudo Disisa, composto dagli autoctoni Catarratto ed Insolia. Lo speciale riconoscimento attribuitogli con il punteggio di 94/100 lo pone a pieno titolo tra i bianchi italiani di
altissimo valore.
L’Azienda Agricola Feudo Disisa, che è
da anni la più sostenuta e seguita da Palermoparla, si trova ad un’altitudine di
400-500 metri, si estende per 400 ettari e
ricade nell’area del DOC Alcamo e DOC
Monreale per la produzione vitivinicola,
e nel comprensorio della DOP “Val di
Mazara” per la produzione oleivicola.
L’ottenimento del Premio Speciale 5 Star
Wines per il miglior vino Bianco di
Vinitaly 2016 corona un continuo lavoro in vigna per l’ottenimento d’uve dai
parametri enotecnici di qualità e in cantina per portare in bottiglia prodotti di alto
pregio.
Ma attenti anche a quel che sta avvenendo con un altro bianco. Nella zona vocata
per eccellenza alla vite e al vino, sembrava follia piantare il Fiano, un’uva che
viene da Avellino, dalla Campania Felix… Forse che anche ad Alcamo non ci
fosse per le uve bianche una terra felix?
Ma alla Disisa sono maestri di esperimenti e si sono prestati all’Istituto vite e
Vino per sperimentare le colture di viti
allogene, prima fra tutte lo Chardonnay,
ma non solo quella. Vedi Merlot…
Arriva anche il Fiano
Quando l’attuale enologo Tonino Guzzo propose di mettere in terra piantine di
Fiano, o meglio di innestarle su alcuni filari di barbatelle, i Di Lorenzo non si tira-
62
Chara etichetta particolare
La famiglia dei vinificatori Di Lorenzo
rono, quindi, indietro. Buona era stata
l’esperienza con gli allogeni esteri. Perché
non provarci con un italiano? In molti
guardammo con simpatia l’arrivo di quel
vitigno che ha fatto fortuna nella terra cara all’Aglianico ed altri vitigni. La storia
ha dato ragione al coraggio e all’intraprendenza.
Ora la Casa Disisa è tornata da Verona con il premio per il miglior bianco in assoluto, andato al “suo” Chara.
Il Fiano, frattanto, che è un monovitigno,
un bianco in purezza, distribuito da poco
più di un anno – dalla vendemmia 2014 –
con il nome di Terra delle Fate è risultato strepitoso. Paragonato agli altri bianchi della casa – ad esempio all’ottimo Grillo monovitigno – ha un gusto inizialmente
più delicato, ma poi risulta penetrante e
persistente. Un vero piacere per accompagnare antipasti delicati e pesce, pur non
avendo il frizzantino dei Franciacorta.
Un premio, presto, toccherà anche al
Fiano? E che cosa avverrebbe se tali bianchi si spumantizzassero? La domanda è
solo farina del sacco di chi scrive queste righe, assolutamente avverso allo strapotere
dei “prosecchini”. Chi scrive conosce il
prosecco dagli anni ’50. I conoscitori lo
bevevano già anche a tutto pasto, ma ben
sapendo come fosse una via per rispar-
CHARA Disisa
UVE: Catarratto, Insolia VIGNETO DI PROVENIENZA: Grisì Monreale superficie 40Ha - ceppi/Ha
5000 - altitudine 450 m/slm ALLEVAMENTO: cordone speronato
RESA PER ETTARO: 90
q/Ha
VENDEMMIA: manuale
in cassetta con selezione in vigna VINIFICAZIONE: fermentazione a temperatura controllata (15 - 18c) del mosto fiore.
MATURAZIONE: in acciaio per 3 mesi
AFFINAMENTO: in vetro
per circa due mesi
ESAME ORGANOLETTICO: colore giallo paglierino con eleganti riflessi verdognoli; al naso
profumi di ginestra e pesca. In bocca fresco, fruttato ed armonico.
miare, rispetto ai “secchi” metode Champenois (il prosecco è uno Charmat), ma
anche ad altri spumanti metode charmat… Abbiamo già sorseggiato anche
dei Catarratto spumantizzati (purtroppo
a Valdobbiadene, perché qui mancano le
autoclave): che corpo, che forza rispetto
ai …prosecchini! Tutto ciò per incoraggiare, se non istigare, Disisa – che già ha
nel Krisos (vendemmia tardiva) un ottimo vino da meditazione, dessert e fine
pasto – a lanciarsi, con il coraggio di sempre, in un proprio spumante... Dimenticavamo i nostri più vivi complimenti
per la vittoria: è sempre bello sapere che
un nuovo Davide abbia battuto qualche
Golia! (G.Scargiali)
la sICIlIa Che proDuCe
Il maestro ci rivela qualcosa sui segreti e la sua personalità
la bottega d’arte di Franco lo Jacono
Chi non conosce la fine lavorazione del
vetro e del ferro battuto che ha luogo in via
Sampolo a Palermo, poco dopo la via La
Marmora, non è palermitano. Non tutti
sanno, però, chi sia il Maestro Franco Lo Jacono, autore di pregiati, anzi preziosi, lavori,
incisi sul vetro, di ferri battuti, e opere in rame, argento e persino lamine d’oro… Ancor meno sono quelli che sanno della passione poetica del Maestro Francesco, sia artigiano che artista. Sentite che cosa ci dice:
“L’arte funziona peggio quando viene eseguita su commissione”. Un tema che potrebbe essere al centro di congressi, dibattiti,
polemiche, volumi… Perché si potrebbe dire che Michelangelo lavorò sempre su commissione e tanti altri insigni artisti e persino
pensatori auspicarono – se non altro per sostentarsi – la munificenza di un Mecenate,
ma Mozart soffrì perché lavorava su commissione e non poteva comporre la musica
che avrebbe voluto… Crediamo che artisti e
architetti soffrirono nell’accettare i desiderata dei committenti, ma si espressero ad alti
livelli. Crediamo lo faccia anche il Maestro
Lo Jacono, che spedisce le opere in tutto il
mondo… Tuttavia non si può non citare un
filosofo come W. Friedrich Hegel che riuscì
per una vita a piacere al Kaiser. Se tali pensieri ci affollavano la testa alle parole di Lo
Jacono, che ha da poco spedito in Kazakistan – uno degli stati che crescono a 2 cifre,
con il massimo reddito pro capite del mondo – un’opera commissionata da un lontano
architetto. “Senza falsa modestia – afferma
Lo Jacono – considero la nostra lavorazione
U Suli
U suli quannu si va curca
Ittannusi ‘n funnu o mari
Lassa o scuru stu munnu ‘nfami
Purtannusi appresso un pizzuddu i mia.
Io macari mi vaiu a curcari
Spirannu ca rumani
Comu u suli mi pozzu arruspigghiari.
Franco Lo Jacono
unica nel suo genere”.
Perché dice unica e perché nostra, Maestro? “Unica perché abbiniamo materiali diversi artisticamente e le varie lavorazioni sono
eseguite in modo eccellente. ‘Noi’ perché ho il
piacere di avere accanto i miei figli, cioè tre
dei miei cinque figli, che continuano con me
la mia opera e a volte mi superano…”
Pensiamo al papà dello scultore Antonio Canova, che ribatté a chi lo “sfotteva” perché il
figlio Antonio, maestro del neo classicismo,
lo superava: “In questi casi vince chi perde…”
Quali materiali lavorate? “Cominciando dal vetro, lo incidiamo anche a mano e
sabbiamo quando necessario. Spesso lo coloriamo. Quanto al ferro e agli altri metalli, li
lavoriamo a freddo e soprattutto a caldo, alla
forgia, all’incudine. Con varie incudini, anche molto piccole, per i lavori più fini. Infine,
spesso, temperiamo l’acciaio”.
E i metalli preziosi… “Certamente. Lavoriamo, oltre al rame massiccio, l’argento
massiccio e l’oro laminato”.
Come esportate le vostre opere? “Vede, noi partecipiamo a circa quattro mostre
l’anno in tutta Europa, fino a Dusseldorf. In
tali occasioni troviamo acquirenti in ogni dove e accettiamo ordinativi, anche su progetto…”
Eseguite altre lavorazioni?
“Sì. Un’altra nostra specialità è la ceroplastica. Si tratta di bambinelli da collezione e angioletti eseguiti artisticamente…”. Ci viene
in mente che Palermo fu la città dei Serpotta
e la vena artistica non è mai venuta meno.
Ad esempio fra gli argentieri… “Infatti conosco tutti gli argentieri palermitani”, precisa Lo Jacono.
E la poesia? “Compongo per dar spazio
all’ispirazione. Sa, nel tempo libero, ma l’ispirazione può venirmi in ogni momento…”
Un sogno da poeta? “Vendere un mio libretto di poesie, regalando i proventi a qualche famiglia povera palermitana”. (G.S.)
Fratelli Contorno 100 anni di vita. Il Galà di Villa lampedusa
Con una cena di gala, nel corso di una serata nella splendida
cornice di Villa Lampedusa per centinaia di invitati, fra cui molti
Vip del “fare impresa”, la Fratelli Contorno srl ha festeggiato i
100 anni di attività. Palcoscenico con celebrazioni e spettacolo,
giochi pirotecnici finali per una serata indimenticabile con un magnifico buffet, un evento d’eccezione per la storia cittadina. Hanno parlato “i Contorno” della generazione corrente e di quella a
venire. “Fra le difficoltà di Palermo – ha detto Maurizio Contorno, l’A.D. della premiata ditta – il nostro marchio è cresciuto e si è
evoluto. Per cui oggi vendiamo in tutto il mondo, dico a braccio
Usa, Francia, Belgio, Australia, Nuova Zelanda e per il biologico
Germania e Paesi Bassi, prodotti apprezzati per qualità e tipicità”.
Un secolo dalla fondazione, 100 anni di lunghi successi dalla
Sicilia per cavalcare la tigre anche in piena globalizzazione. L‘industria di conserve alimentari Fratelli Contorno Srl di Palermo è divenuta in Sicilia e fuori da essa quel che si dice “un nome,
una marca, una garanzia”.
Fra gli ospiti che riteniamo illustri c’erano dall’assessore
Cartabellotta al gran pasticciere Nicola Fiasconaro ma anche, in
rapida carrellata, persone dell’enogastronomia, del credito… La
gran famiglia patriarcale ha rievocato su maxi schermo le “glorie
di casa”. Gli ospiti tributavano applausi meritati. Sono stati
gustati infiniti piatti di caponatina e di pasta con le sarde. Tutti
“made in Contorno”.
Fu nel 1916, per opera del Cav. Antonino Contorno, corazziere di Sua Maestà Vittorio Emanuele III, che la “premiata ditta”
mosse i primi passi, con le difficoltà del decentramento e del ri-
stretto mercato locale… Era esattamente l’8 luglio che ricorrevano gli attesi Cento anni dalla fondazione. Nell’occasione
il dott. Maurizio Contorno,
“guida” dell’azienda insieme al
fratello Agostino, annuncia
la pubblicazione del volume “Cent’anni di Contorno. Diario
di un secolo di imprenditori siciliani”, che ricostruisce
la vita dell’azienda, dai celebri prodotti ai manifesti storici, alle
“tappe” percorse.
Ubicata nella vecchia area industriale nel cuore della città,
si sviluppa per oltre 12.000 mq, di cui 8.500 mq coperti utilizza tecnologie avanzate, tutto è inox, secondo normativa. Non
compromettendo la funzionalità, le strutture si aggiungono a quelle risalenti a fine ‘800, rendendole più suggestive. L’azienda è certificata IFS e BIO e segue l’evolversi delle politiche di qualità, dello sviluppo sostenibile e dell’ambiente.
Ambasciatori del gusto siciliano, caponata e salse, trasformati per pasta con le sarde, pesti… Fiore all’occhiello la Caponatina, scelta dalla Regione a Expo 2015 come testimonial al Caponata Day. Marchio registrato 2008
precede la Salsa di Ciliegino e il Condimento per Pasta con le
Sarde. Segue, la nuova linea di sughi pronti in vetro da 330 gr.
Certificazioni: Uni En Iso 900, norme igieniche Haccp. (G.S.)
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