NOVITA` IN BIBLIOTECA LA VETRINA La vetrina è dedicata a storie

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NOVITA` IN BIBLIOTECA LA VETRINA La vetrina è dedicata a storie
NOVITA’ IN BIBLIOTECA
LA VETRINA
La vetrina è dedicata a storie vere o romanzate di bimbi e di giovani, storie di infanzie e storie di
giovinezze; vite che ci parlano di sentimenti, di sofferenze e di coraggio.
Racconti capaci di sussurrarci che, più forti del dolore, ogni piccolo grande sorriso e ogni piccola
grande speranza nascono a quella età.
1964: Un ragazzo di tredici anni entra nel braccio della morte per dare l'ultimo saluto alla persona più
importante della sua vita, che sta per essere giustiziata nella camera a gas. 1959: Tommy ha otto anni e
cresce in un cupo collegio inglese sognando le avventure di indiani e cowboy. Una diva del cinema lo porta
via con sé e con il fidanzato, l'eroe dei telefilm western di cui Tommy è appassionato: è sua sorella Diane, e
andranno tutti a vivere in America. Ma dietro le luci scintillanti di Hollywood o gli scenari meravigliosi del
Montana sono in agguato la violenza, il tradimento, la tragedia. 2007: Un uomo solo deve affrontare il
dramma del figlio Danny, soldato americano in Iraq, accusato di una strage di civili. Solo guardando in faccia
il dolore che li accomuna - e li divide - padre e figlio potranno trovare la forza di riavvicinarsi, tornare a vivere,
accettare le sfide dell'amore.
Aher non è orfano. Aher in Sudan una famiglia ce l'ha. Ha una mamma e un papà, e dei nonni. Anche se di
loro non si ricorda niente e non sa se li rivedrà di nuovo. Aveva tre anni, forse quattro, quando suo zio se l'è
caricato in spalla e l'ha portato via. Non c'era altra possibilità per sottrarlo alla violenza della guerra civile.
Dopo giorni e giorni di cammino, all'arrivo al campo profughi in Etiopia non trovano nessuno ad aspettarli.
Niente cibo, né acqua, né medicine. C'è solo un lago con l'acqua ricoperta da una patina scintillante, che lo
zio gli impedisce di bere. Ci sono fantasmi di uomini e donne che a stento si reggono in piedi. E tanti bambini
e ragazzi, loro sì orfani, e senza qualcuno che se ne prenda cura. Vengono chiamati ragazzi perduti, ma
nessuno li sta cercando. Quelli più piccoli a volte piangono, sentono ancora la mancanza della mamma, ma
per poco, perché poi bisogna lottare per sopravvivere. Quando anche lo zio lo lascia solo, Aher diventa uno
di loro. Saranno la sua famiglia, i suoi compagni di cammino, a volte di gioco, il suo sostegno. A cinque anni
Aher ha già affrontato fame, sete e malattie. Ha già visto la morte da vicino, e camminato per giorni e giorni.
Eppure il suo viaggio - seimila chilometri attraverso il continente africano - deve ancora cominciare. Intensa e
coinvolgente, la storia di un ragazzino coraggioso che non si è mai arreso alla follia degli uomini.
Beirut, 1982: Ivan ha diciotto anni e brucia dalla voglia di non arrendersi. Gli israeliani tengono la città sotto
assedio e i suoi genitori sono stati evacuati insieme ad altri dirigenti dell'OLP. Ivan, invece, ha deciso di
rimanere per lavorare sotto copertura e aiutare così le cellule rimaste con il contrabbando di documenti falsi.
La sua attività ufficiale è quella di interprete presso l'ospedale di Sabra, un campo di rifugiati. Lì Ivan si
innamora di Eli, una fisioterapista norvegese, e ogni giorno che passa si affeziona di più a Youssef, un
bambino orfano rimasto gravemente ferito nell'esplosione di una mina. Quando i libanesi falangisti, d'accordo
con l'esercito israeliano, circondano il campo pronti a perpetrare il famigerato massacro di Sabra, Eli e
Youssef sono lì, mentre Ivan da fuori dovrà tentare l'impossibile per salvarli. Fuga dall'inferno è un romanzo
profondo, una vivida rievocazione dei conflitti che hanno insanguinato il Medioriente.
Lo chiamano "il nido degli angeli" perché è un istituto che accoglie bambini senza famiglia. Mario è uno di
loro, ha dodici anni, è stato abbandonato alla nascita ed è solo al mondo. Quando vi arriva, ha già alle spalle
una lunga esperienza di brefotrofi e collegi, ma spera di trovare finalmente calore umano e affetto. Tanto più
che la direttrice, una ex suora che gode fama di donna caritatevole, afferma di voler essere per i suoi
sfortunati ospiti "la mamma che non hanno mai avuto". La realtà è ben diversa. Quello che dirige con
spietata crudeltà è un vero e proprio inferno in cui i bambini devono fare i conti con la fame, il freddo, i
maltrattamenti, le infami punizioni corporali. Eppure la luce della speranza non si spegne, alimentata da gesti
semplici e quotidiani. Mario riesce perfino a trovare un amico, Francesco. Insieme condividono piccole gioie
e grandi sofferenze, ma una notte Francesco scompare nel nulla e a Mario non resta che sperare che sia
riuscito a realizzare il suo sogno di fuga. Fino a quando, sfidando una ragnatela fittissima di protezioni e
omertà, un carabiniere coraggioso non riesce a fare irruzione nell'istituto. E a scoperchiare l'orrore. Molti anni
dopo la liberazione da quell'incubo, durante i lavori di demolizione di quel luogo di dolore, il ritrovamento di
un corpicino avvolto nel cellophane riapre una ferita che non si era mai rimarginata, e Mario deve affrontare
di nuovo i fantasmi della sua infanzia rubata.
Volume è dedicato non solo a chi è vittima del bullismo, ma anche a chi si comporta per la maggior parte del
tempo da prepotente, rendendo la vita impossibile ai bambini o ai ragazzi che prende di mira. Insegna a
difendersi in modo positivo dai bulli, cercando di capirli e di fronteggiarli con la tattica della non violenza.
La Principessina vuole due compleanni, proprio come la Regina. E perché non tre, quattro o cinque? Ma
festeggiare tutti i giorni è faticoso e poi, quando le cose smettono di essere “speciali”, perdono la loro magia.
Per fortuna però il Re ha una soluzione...
È sera, è ora di andare a dormire. Ma è anche l'ora delle paure: del buio, di restare soli, dell'acqua, di farsi
male. A pensarci bene le paure sono proprio tante. Passa la notte, passano anche le paure!
L’opera è composta da diciannove capitoli, diciannove quadri strettamente correlati. Tutto inizia con
l’inquietante tensione de L’orazione funebre, che ci fa entrare nella vita di una bambina sveva che assiste al
funerale del padre. Ne Il bagno svevo conosciamo tutta la famiglia: il bambino più piccolo, la madre, il padre,
la nonna, il nonno, che approfittano dello stesso bagno caldo, dello stesso sapone, per lavarsi, uno dopo
l’altro, per poi tutti insieme sedersi a vedere il film del sabato. Completa il quadro La mia famiglia dove
l’autrice approfondisce ognuno dei personaggi e traccia il loro albero genealogico. Questi tre primi racconti
sono il preambolo di Bassure, il capitolo più lungo, dominato dalla ricchezza lirica della prosa e l’iridescenza
poetica dei pensieri. La natura si fa protagonista, con i fiori, le acacie, le mosche, i maiali, le rane, i gatti e
un’infinità di elementi e personaggi che vanno a formare il quadro più colorito dell’opera, per manifestare la
sofferenza, l’isolamento e l’abbandono in cui versano la sua famiglia e il villaggio svevo. Per essere ancora
più chiara, la bambina racconta il lavoro del padre in Pere marce. La ritroviamo mentre balla in Tango
soffocante, e, convertita in adolescente, balla anche ne La finestra. Apparirà ne L’uomo con la scatola di
fiammiferi. Racconta le vacanze dei genitori al mare, parla della sua solitudine, della successione dei
dittatori, degli assassini della mafia, fino descrivere in un Giorno feriale la sua vita in fabbrica.
ALTRE PROPOSTE:
Il viaggio, l’amore, la libertà, la paura, il dolore, la rinascita e il segreto.
Le “altre” proposte toccano questi grandi ambiti esistenziali, narrando vicende tratte dalla realtà o
dall’immaginazione, ma sempre con grande capacità di seduzione letteraria, affidata a Maestri,
Grandi Scrittori e Scrittori emergenti: Dostojesvki, Eco, Maraini, Faletti, Lucarelli, Guarnirei, Gucci e
Marinelli.
Dacia Maraini è da sempre una viaggiatrice instancabile e appassionata. Da quando, bambina, viveva in
Giappone, non ha mai smesso di considerare i viaggi come parte essenziale della propria formazione
personale e artistica. Oggi raccoglie in questi reportage descrizioni suggestive e analisi brillanti delle società
e delle culture con le quali si è confrontata negli ultimi vent'anni. Attraversiamo insieme a lei le ordinate città
svizzere e la confusione di Tokyo, la povertà di Addis Abeba e di Nairobi e la ricchezza dei campus
americani. Ma non solo, perché Dacia Maraini ci conduce in un percorso critico anche attraverso la società
italiana, le sue luci e i suoi lati oscuri, i suoi egoismi e le sue follie.
Il 30 settembre 1853, il ventenne Johannes Brahms va a conoscere Robert Schumann, genio della musica
ignorato dai suoi contemporanei e marito di Clara Wieck, che al contrario è la più celebre pianista del suo
tempo. È un incontro epocale: Schumann, che di lì a poco precipiterà nella follia, considera il giovane
Brahms il genio che avrebbe seguito la via a lui preclusa nel mondo, e Brahms resterà a fianco di Clara e
farà da padre o meglio fratello maggiore ai figli di Robert. Attraverso una lunga lettera scritta da Brahms 43
anni dopo, e che Clara non potrà mai leggere, Guarnieri racconta il rapporto inesauribile tra l’arte, l’amore e i
sentimenti, le grandi forze che rendono la vita degna di essere vissuta.
Quando il crimine avvelena l'intera società: che si tratti di Ilaria Alpi e i rifiuti tossici, dei Casalesi e le
discariche, o delle nuove, nuovissime mafie. O dei nuovi terroristi. Un libro corposo di storie che si leggono
con il fiato in gola. Per l'abilità fuori dal comune del narratore, per il suo timbro inconfondibile, e anche
perché di più scomode di cosi è difficile trovarne.
Da otto anni non guida più. Cammina, prende il treno, passeggia nell'unico parco cittadino, nuota nella
piscina comunale, spia la vita degli altri dal balcone di un anonimo condominio di periferia, dove non smette
mai di piovere. Dorme poco e quando ci riesce riceve visite spettrali. Gioca a dama su Internet. È tornato a
lavorare in fabbrica, che si è abbrutita e gonfiata di droga. Una volta ogni due mesi, di domenica, incontra
una donna un tempo bella che adesso vive da reclusa, passando le giornate a tradurre e dormire: a lei è
legato da una dipendenza tanto feroce da cancellare quasi tutto il resto. Intorno, ogni cosa appare sporcata
da sangue e sopraffazione, come se la violenza fosse l'unica lingua con cui gli umani riescono a comunicare.
Soltanto una ragazza che accompagna una donna in carrozzella, al parco, e un ragazzo sfrontato che insiste
a cercarlo con strategie piuttosto bizzarre, sapranno sconvolgere la sua monotonia e spingerlo di nuovo
verso il mondo. "L'umanità" racconta di un'anima smarrita che cerca di uscire dalla grande bocca nera che lo
ha inghiottito tanto tempo fa, carambolando tra esistenze in apparenza insignificanti, marginali, minime.
1978. A Roma le Brigate Rosse hanno rapito Aldo Moro, in Sicilia boss mafiosi come Gaetano Badalamenti
soffocano ogni tentativo di resistenza civile, all’ombra della Madonnina le bande criminali di Vallanzasca e
Turatello fanno salire la tensione in una città già segnata dagli scontri sociali. Ma anche in questo clima la
dolcevita del capoluogo lombardo, che si prepara a diventare la «Milano da bere» degli anni Ottanta, non
conosce soste. È proprio tra ristoranti di lusso, discoteche, bische clandestine e cabaret - dove cresce una
nuova generazione di uomini di spettacolo destinata a rivoluzionare la comicità italiana - che fa i suoi affari
un uomo enigmatico, affascinante, reso cinico da una menomazione inflittagli per uno «sgarbo». Si fa
chiamare Bravo. Il suo settore sono le donne. Lui le vende. La sua vita è una lunga notte bianca che
trascorre in compagnia di disperati, come l’amico Daytona. L’unico essere umano con cui pare avere un
rapporto normale è un vicino di casa, Lucio, formidabile chitarrista cieco con cui condivide la passione per i
crittogrammi. La comparsa improvvisa di una ragazza, Carla, che per sfuggire alla povertà decide di entrare
nel giro della prostituzione, risveglia dolorosamente in Bravo sensazioni che l’handicap aveva messo a
tacere. Ma per lui non è l’inizio di una nuova vita - che comunque gli sarebbe preclusa - bensì di un incubo
che lo trasformerà in un uomo braccato dalla polizia, dalla malavita e da un’organizzazione terroristica.
Incastrato come capro espiatorio in una serie di omicidi e in una strage efferata, per salvarsi non potrà
contare che su se stesso. Il mondo, cui aveva cercato di sottrarsi scegliendo l’oscurità alla luce del giorno, lo
risucchia mettendolo faccia a faccia con la violenza del proprio tempo. Qualcosa di molto più grosso di lui
che fa sembrare acqua cristallina i suoi traffici sporchi.
Millecinquecento anni dopo la sua morte, a Siviglia, Cristo torna sulla terra. Cammina per le strade della città
spagnola dove, alla presenza di tutti i cittadini, il cardinale Grande Inquisitore sta consegnando al rogo un
centinaìo di eretici. Il suo arrivo è silenzioso, oppure il popolo lo riconosce, lo circonda, è pronto a seguirlo.
Ma in quel momento il Grande Inquisitore attraversa la piazza, si terma a guardare la folla, incupito. Poi
ordina alle sue guardie di catturare Cristo e rinchiuderlo in prigione. Nell’oscurità del carcere, il vecchio e
potente ministro della Chiesa pronuncia contro il Messia un fortissimo atto d’accusa, condannandolo a
morta. In questo episodio dalla dignità autonoma dei Fratelli Karamazov Fëdor Dostoevskij afferma il proprio
pensiero filosofico-religioso: la libertà dell’essere umano si basa su una fede senza dogmi e miracoli, senza
gerarchie e autorità, contrapposta alla dottrina che in nome di un mandato superiore e indiscutibile sottrae
agli uomini la consapevolezza di sé e il libero arbitrio. Sulla straordinaria attualità di questa riflessione si
incentra il saggio di Gherardo Colombo, Il peso della libertà: la massima sofferenza dell’uomo sta infatti in
questa contraddizione, vivere divise tra il desiderio di una tutela che lo sollevi dal tormento del decidere e
l’aspirazione alla libertà individuale. Un conflitto che coinvolge tutti i popoli, in tutte le epoche, più che mai
cruciale nella modernità. Con 'Il peso della Libertà' una riflessione di Gherardo Colombo
Skipper conduce una vita “ordinata”: si fa di eroina e coca, spaccia ricavandone di che vivere bene, sta
all’erta e cerca di non finire “dentro”. Abile, svelto, bello, vive in un palazzo rispettabile, non lontano dai
quartieri degradati che frequenta per “lavoro”. Ha un’ex moglie e figli grandi che non vede più. Vive in una
bolla dove non solo i rumori esterni, ma anche le emozioni ormai arrivano attutiti. In quest’oasi suicida di
tranquillità, l’unica presenza che riesce a scuoterlo, imbarazzarlo, interrogarlo, è quella di Claire, l’anziana
vicina chiamata affettuosamente Chiaretta. Skipper l’aiuta ogni tanto a portare la spesa su per le scale e,
intanto, utilizza la sua soffitta come nascondiglio per denaro e “roba”. Due vite apparentemente agli antipodi
che, intrecciandosi, forniscono l’elemento magico che dà una svolta al destino di Skipper. Una magia che sta
nel valore estremo, nella rarità della comprensione, della solidarietà, dell’istintiva apertura all’altro come
strumento per la conoscenza di sé. Per la prima volta, davanti alla tenerezza e saggezza di Chiaretta,
Skipper inizia a dubitare di tutto, specie di se stesso; lei arriverà addirittura a saltare oltre la legalità pur di
evitargli dei guai. Il legame misterioso e profondo tra i due, che inizialmente sconcerta e confonde Skipper, è
figlio della sofferenza – la sua, e quella di Chiaretta, che si rivelerà un’ex poliziotta cui la droga ha strappato
un figlio – ma è anche il punto di equilibrio finora mancante tra i momenti di estrema euforia e le tentazioni
autodistruttive, tra la finzione di una normalità per lui impossibile e il dolore lancinante della disillusione.
L’impossibilità dell’amore malato tra lui e Saskia, una prostituta tossicodipendente, è l’ultimo lampo di verità
sulla sua condizione. A Skipper non resta che il coraggio di una telefonata: poi, c’è il salto nell’ignoto mondo
delle comunità di recupero. La storia vera di un uomo che racconta come sia stato salvato da un angelo
custode.
Il nuovo romanzo di Umberto Eco arriva a trent’anni esatti di distanza dal capolavoro che fu "Il Nome della
Rosa" nel lontano 1980. Da sempre interessato alle vicende esistenziali della nostra contemporaneità, anche
questa volta Umberto Eco ha svolto un’analisi attenta e letteraria del mondo moderno, incentrando la sua
nuova opera sulla nascita delle Nazioni moderne. Il Cimitero di Praga è un romanzo ambientato nell'800 e
racconta le vicende del Capitano Simonini, falsario di professione, ingaggiato dai servizi segreti di diversi
Paesi. Il protagonista si aggira per l'Europa architettando intrighi che hanno realmente influito sul corso della
storia. Umberto Eco dipinge un Ottocento fitto di rivolte, congiure, insurrezioni, sollevazioni, e attorno a
questo personaggio ci racconta la nascita delle nazioni, riversando una luce conturbante sui nostri tempi.