Ruiu e la tesi scritta con la luce

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Ruiu e la tesi scritta con la luce
22 L’UNIONE SARDA
mercoledì 21 maggio 2014
www.unionesarda.it
ultura
Ansel Adams
“
Non ci sono regole per una buona foto,
ci sono solo buone fotografie
IL 28 LA LAUREA AD HONOREM AL FOTOGRAFO
Ruiu e la tesi
scritta
con la luce
L’università di Sassari proclama dottore
il nuorese che dagli anni ’70 ritrae e racconta
fauna selvatica e paesaggi della Sardegna
U
n’immagine in bianco
e nero di una scrofa di
cinghiale. È il primo
scatto significativo firmato
da Domenico Ruiu, una foto
che - nonostante fosse un assoluto dilettante - gli fece
pensare che tutto sommato
una certa predisposizione ce
l’aveva, e valeva la pena di
coltivarla.
Non aveva tutti i torti:
mercoledì 28, quasi 40 anni
dopo quello scatto, l’Università di Sassari gli conferirà la
laurea magistrale ad honorem in Sistemi forestali e
ambientali. Nel frattempo
Ruiu, nuorese del ’47, è diventato sinonimo di fotografia naturalistica, ha aspettato e ritratto aquile e cervi,
martore e grifoni, paesaggi
nebbiosi che sembrano dipinti da un maestro giapponese e i fenicotteri sul Rio
Posada che rinasce dopo l’alluvione. Accantonato per
qualche ora il binocolo Swarovski da appostamento, ieri pomeriggio Ruiu limava il
testo della sua Lectio Doctoralis.
Come si intitolerà?
«I rapaci: ruolo ecologico
e loro salvaguardia».
Tornano in mente i gipeti
liberati in Supramonte sei
anni fa e morti di stricnina.
«Naturalmente parlerò anche di quell’episodio, e mi fa
piacere affrontare l’argomento in una occasione ufficiale per sottolineare tanto
il problema dei bocconi avvelenati quanto quello del
randagismo, che lo determina».
Rispetto a sei anni fa le cose sono cambiate?
«Se c’è stato un cambiamento è stato in peggio: al
massimo si sono trovati i
fondi per contrastare il randagismo nelle periferie urbane, ma accalappiare i cani e
sterilizzarli è una strategia
che non ha nulla a che fare
con il mondo rurale».
E quindi?
«E quindi davanti all’ovile
dove dormivo quando fotografavo i grifoni fra Bosa e
Villanova potevo trovare
venti, anche venticinque pecore uccise dai randagi. Il
padrone non può chiedere
rimborsi, perché il cane non
rientra nella fauna selvatica,
e se provvede lui rischia una
denuncia per maltrattamen-
LA LEZIONE
‘
SCATTI
Parlerò di ruolo e
tutela dei rapaci.
Ricordo i gipeti uccisi 6 anni fa: la situazione è identica
ti. Solo una modifica normativa che preveda il rimborso
per i capi abbattuti dal cane
randagio fermerà la mano di
chi semina bocconi avvelenati».
Quali animali hai visto
estinguersi da quando hai
cominciato a fotografare?
«Il primo che mi viene in
mente è il grifone in Supramonte. Ma ho visto anche la
riscossa del cervo sardo e il
ritorno del muflone, riapparso appena l’uomo ha lasciato il Supramonte, il Montalbo, il Gennargentu. E poi c’è
l’aquila: è una crescita molto più lenta ma la situazione
di fatto sta migliorando. E
Nella foto grande
una cerva sulle dune
di Piscinas. Sotto,
Domenico Ruiu. A sinistra,
il gipeto del Monte Cinto
qui entra in gioco l’abbandono della montagna da parte
dell’uomo ma anche un
cambiamento di mentalità:
un tempo era un nemico da
estirpare, oggi ci sono pastori orgogliosi che ci sia il nido
dell’aquila a un passo dal loro ovile, anche se devono
pagare il tributo di un agnello o di un capretto ogni tanto».
In città aumentano gheppi, cornacchie, gabbiani.
«Sono cose distinte: la presenza dei gheppi è un buon
segnale, significa che rettili,
insetti e micromammiferi,
cioè le loro prede, ci sono e
sono numerosi. E non di-
menticherei la presenza
sempre più significativa dei
colombacci: io vivo a Nuoro
e ormai ce ne sono più in città che sull’Ortobene. Quanto alle cornacchie e ai gabbiani, è un pessimo segnale:
significa che c’è uno squilibrio molto significativo. La
popolazione è cresciuta molto e adesso che c’è meno
spazzatura a cielo aperto arrivano in città. Sono dei killer a piede libero per tutta
l’avifauna più piccola. Sarà
il terreno della mia prossima
battaglia».
Anche tu hai cominciato
come predatore.
«Vengo da una generazio-
”
ne di bambini cresciuti fra
vischio e tiraelastico, il fucile da caccia era la prosecuzione naturale dell’infanzia.
Poi ho cominciato a fotografare e mi sono reso conto,
per esempio, che le pernici,
quando da selvaggina diventano soggetti, sono meravigliose. E quando cominciai
a girare per le scuole... beh,
se un bambino ti domanda
come mai li uccidi, se li ami
tanto?, non è facile rispondere. Per nulla. E infine un
giorno sparai a una scrofa di
cinghiale e me la ritrovai
agonizzante ai miei piedi.
Boccheggiava. Mi impietosii:
presi il fucile, le cartucce e
perfino il cane e li regalai.
Basta».
La foto più difficile?
«Quella sulla copertina di
“Il fotografo dei rapaci”: è un
il simbolo della mia attività:
la scelta del posto, la difficoltà dell’attesa, la durezza del
capanno. Ero in Corsica, sul
Monte Cinto, in febbraio. Ho
aspettato, e poi ho aspettato
ancora. A un certo punto mi
sono sorpreso a domandarmi: si congeleranno prima le
mani o piedi? E in quell’istante, da dietro la roccia,
ecco il gipeto che fa cucù».
Nostalgia della domenica
sul divano, al caldo, i gol in
tv?
«La verità è che domeniche normali ne passo tante».
E della pellicola?
«Il digitale ha dei vantaggi
immensi, ma sta ammazzando la fotografia: la facilità di
scattare, il fatto di lasciar fare tutto alla macchina azzera lo studio, la riflessione. E
la foto a ogni costo mette a
rischio la tranquillità dell’animale».
Hai avuto un maestro?
«Ho avuto la fortuna di incontrare Giuliano Capelli, il
primo fotografo naturalista
italiano. Da lui ho imparato
l’importanza di fotografare
un soggetto nel suo paesaggio: uno scatto non racconta
solo un animale, ma il territorio e l’atmosfera in cui vive. Mi viene in mente la cerva che fotografai sulle dune
di Piscinas: non è un primo
piano, è un animaletto in
basso a sinistra, una piccola
sagoma di passaggio. Ma racconta un mondo».
Celestino Tabasso
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ARTE. Sono 79 dipinti donati un anno fa da Lauder
FESTIVAL. A giugno le selezioni
Lavori in corso al Met:
i cubisti cercano una nuova casa
MArte Live a Cagliari:
prorogate le iscrizioni
C
ono state prorogate fino al 23 maggio le iscrizioni per MArteLive, il
festival multi-disciplinare
italiano, al quale si può per
la prima volta partecipare
anche in Sardegna. MArteLive rappresenta un laboratorio per migliaia di giovani
artisti italiani e non solo,
mantenendo prioritario
sempre uno spirito di innovazione e allo stesso tempo
di festa.
Sedici le sezioni artistiche dell’evento: teatro, musica, dj, vj, videoclip, fotografia, grafica, writing, fumetto, cinema, letteratura,
apolavori cubisti in
cerca di casa: il Metropolitan Museum potrebbe demolire e ricostruire da cima a fondo la sua sezione di arte moderna per
offrire una degna dimora ai
79 dipinti donati un anno fa
dal magnate dei cosmetici
Leonard Lauder il cui «regalo» da un miliardo di dollari
ha colmato una lacuna importante in uno dei musei
più enciclopedici del mondo. Picasso, Braque, Matisse,
Leger, per un valore di oltre
un miliardo di dollari «e altri
ancora che potrebbero arrivare», ha detto il direttore
del Museo Thomas P. Campbell incontrando i giornalisti a New York.
«È il momento più logico
per ripensare i bisogni del
museo per i prossimi 30 anni», ha detto Campbell a
proposito dell’espansione
che comporterebbe di l’abbattimento della attuale Lila
Atchinson Wallace Wing per
ricostruire una nuova ala
con ingresso da Central
Park. L’obiettivo - ha ipotizzato Campbell - è di completare i lavori nel 2020 quando
il Met compirà 150 anni: nel
frattempo le opere di arte
moderna e contemporanea
del Met si trasferiranno nella sede del Whitney su Madison Avenue che il museo ha
affittato per i prossimi otto
anni. Il Whitney a sua volta
sta per spostarsi in primavera nella sua nuova sede di
Chelsea, a cavallo della High
Line, disegnata dall’architetto italiano Renzo Piano.
Per il Met, che di recente
ha inaugurato il Constume
Institute rinnovato con una
dedica alla direttrice di Vogue Anna Wintour, un progetto di questa scala potrebbe costare centinaia di milioni di dollari.
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S
La locandina
del MArte Live Festival,
che per la prima volta
fa tappa in Sardegna
pittura, moda, artigianato,
danza, arte circense.
Dopo una prima selezione dei materiali, a giugno si
terrà la finale regionale. I
vincitori della selezione
parteciperanno a ottobre
alla
BiennaleMArteLive
2014.
Le iscrizioni possono essere effettuate sul sito:
www.marteawards.it Informazioni: [email protected] - [email protected]
- #Biennale MArteLive
MArtePress. In Sardegna le
selezioni sono curate dalla
compagnia teatrale L’Aquilone di Viviana.