metaponto: un percorso di storia-geografia

Transcript

metaponto: un percorso di storia-geografia
METAPONTO: UN PERCORSO DI STORIA-GEOGRAFIA
Nicoletta Marini
classi di riferimento
!
primo biennio del liceo classico
tipologia di lavoro
!
percorso pluridisciplinare: storia antica, geografia,
archeologia, letteratura greca, lingua greca
requisiti
!
approfondimento per viaggio di istruzione
!
conoscenza dei lineamenti della storia greca e romana
!
inquadramento generale sulle problematiche relative
alla colonizzazione della Magna Grecia
!
padronanza delle principali strutture morfo-sintattiche
del greco
organizzazione del lavoro
!
analisi delle fonti che trattano dell'antica Metaponto
!
approccio alla ricerca archeologica come strumento
per verificare le fonti letterarie
!
indagine storica correlata alle problematiche del
territorio
obiettivi
!
visita di un sito e di un Museo Archeologico
!
cogliere le principali trasformazioni sociali,
economiche e ambientali di un territorio in dimensione
diacronica
livello di difficoltà
!
tempi
!
ca. 2 ore per la lettura e l'analisi delle fonti letterarie
!
ca. 1 ora per la conoscenza dei dati archeologici
!
1 giornata per la visita del Parco Archeologico e del
medio
Museo di Metaponto (Matera)
ed eventualmente:
!
mezza giornata per la visita del sito di Eraclea e del
Museo Archeologico della Siritide (Policoro)
!
mezza giornata per la visita del Museo Archeologico di
Taranto
2
Indice
1.
2.
3.
4.
5.
Premessa
Le principali fonti letterarie sull'antica Metaponto
La storia del sito attraverso i risultati della ricerca archeologica
Alybas era l'antica Metaponto?
Cenni sito-bibliografici
1. Premessa.
Obiettivo del percorso qui delineato è promuovere il senso dell'indagine storica attraverso
un'attività pluridisciplinare. Oggetto della ricerca è la colonia greca di Metaponto. L'ipotesi è di
costruire un percorso finalizzato a cogliere le principali trasformazioni territoriali, sociali ed
economiche di un'area – la piana di Metaponto – sottoposta fin dall'antichità alla spinta della
frequentazione e della colonizzazione greca, nonché luogo di una delle più interessanti esperienze
agrarie mai attuate nell'antichità. Fasi di questo percorso possono essere la lettura e l'analisi delle
fonti letterarie (in lingua originale oppure in traduzione italiana), un primo approccio agli studi
archeologici che hanno interessato il sito, la visita dei resti dell'antica città e del suo territorio. Per
l'attività si possono impiegare metodologie tradizionali (ad es. lezioni frontali e approfondimenti)
oppure momenti di tipo laboratoriale, come un cooperative learning. Se prospettato nella veste di
una UDA, il percorso potrebbe prevedere come prodotto finale un video, un CD o una guida
cartacea redatta dagli allievi.
Per queste caratteristiche, l'attività si inserisce nell'ambito dell'asse dei linguaggi e nell'asse storicosociale, collocandosi in modo privilegiato nelle ore di storia e geografia del primo biennio del liceo
classico.
Le competenze acquisite al termine dell'attività possono essere trasferite ad altri siti della Magna
Grecia1 e della Sicilia, al fine di delinearne un quadro comparativo.
1 L'eventuale visita dell'antica Eraclea e del connesso Museo Archeologico della Siritide (Policoro) nonché del Museo
Archeologico di Taranto si collocano nella prospettiva di ampliamento delle conoscenze/competenze sull'argomento.
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2
I resti più noti dell'antica Metaponto: le "Tavole Palatine", peristilio del tempio dorico extraurbano dedicato a Hera .
2. Le principali fonti letterarie sull'antica Metaponto.
Da Erodoto, Strabone e Pausania e, tra gli autori latini, da Cicerone possiamo ricavare l'idea della
straordinaria prosperità e ricchezza della Metaponto greca, città edificata nella fertile pianura
percorsa dal Bradano e dal Basento e affacciata sul mar Jonio.
Erodoto, cittadino della vicina colonia panellenica di Turi, conosce direttamente Metaponto, che
ricorda solo in un passo (IV 15)3, dedicato in realtà al leggendario Aristea di Proconneso. Questi
sarebbe stato visto a Metaponto duecentoquarant'anni dopo la sua seconda scomparsa4 wJ " ! ej g w;
sumballov m eno"! ej n ! Prokonnhv s w/ ! te! kai; ! Metapontiv w / ! eu{ r iskon! "come io ho scoperto a
Proconneso e a Metaponto facendo congetture". Secondo quanto affermato dai Metapontini, Aristea
avrebbe ordinato di innalzare a Metaponto un altare ad Apollo e di collocarvi vicino una statua che
recasse il suo nome: Metaponti' n oiv ! fasi! auj t o; n ! ∆Aristev h n! fanev n ta! sfi! ej " ! th; n ! cwv r hn
keleu' s ai! bwmo; n ! j A pov l lwni! iJ d ruv s asqai! kai; ! ∆Aristev w ! tou' ! Prokonnhsiv o u! ej p wnumiv h n
2 Tutte le foto che non recano indicazione sono dell'autrice del contributo.
3 Per un breve commento si veda Erodoto, Le Storie. Libro IV. La Scizia e la Libia, a c. di A. Corcella e S.M.
Medaglia, traduz. di A. Fraschetti, Fondaz. L. Valla, Mondadori Editore, Milano1993, pp. 240-241.
4 Risulta arduo per noi moderni operare un calcolo verosimile dell'evento.
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ajndriavnta! par! j! aujto;n! sth'sai. Erodoto aggiunge anche: favnai! gavr! sfi! to;n! jApovllwna
jItaliwtevwn! mouvnoisi! dh;! ajpikevsqai! ej"! th;n! cwvrhn! "affermano infatti che Apollo fosse giunto
solo nella regione dei Metapontini tra i Greci d'Italia". Effettivamente, dagli scavi dell'antica
Metaponto risulta indiscutibile la presenza del culto di Apollo né gli studiosi escludono che un
altare, nel santuario urbano, possa essere identificato con quello visto e ricordato da Erodoto nel
passo sopra citato.
Strabone tratta dell'Italia nei libri V e VI della Geografia. In VI 1,2, a proposito della costa di
Taranto, offre questa informazione: Pri;n! de;! tou;"! {Ellhna"! ejlqei'n! oujd! j! h\savn! pw! Leukanoiv,
Cw'ne"! de;! kai;! Oijnwtroi;! tou;"! tovpou"! ejnovmonto.! "Prima che giungessero i Greci, non c'erano
ancora i Lucani, ma i Coni e gli Enotri occupavano questi luoghi". Strabone, in altre parole, si
sottrae a una etnogenesi di tipo panellenico dell'Italia meridionale – presente in altri autori, come, a
titolo d'esempio, Dionigi di Alicarnasso – e individua in popolazioni locali, nello specifico i Coni e
gli Enotri, i più antichi abitanti della costa della Lucania.
Poco oltre, confermando la sua impostazione metodologica che non disgiunge il valore e l'utilità
della geografia se non connessa alla storia5, offre un dettagliato resoconto su Metaponto (VI 1,15):
ÔExh'"! d! j! ejsti;! Metapovntion,! eij"! h}n! ajpo;! tou'! ejpineivou! th'"! ÔHrakleiva"! eijsi;! stavdioi
tettaravkonta! pro;"! toi'"! eJkatovn.! Pulivwn! de;! levgetai! ktivsma! tw'n! ejx! ∆Ilivou! pleusavntwn
meta;! Nevstoro",! ou}"! ou{tw"! ajpo;! gewrgiva"! eujtuch'saiv! fasin! w{ste! qevro"! crusou'n! ejn
Delfoi'"! ajnaqei'nai.! Shmei'on! de;! poiou'ntai! th'"! ktivsew"! to;n! tw'n! Nhleidw'n! ejnagismovn:
hjfanivsqh! d! j! uJpo;! Saunitw'n.
∆Antiv o co"! dev ! fhsin! ej k leifqev n ta! to; n ! tov p on! ej p oikh' s ai! tw' n ! ∆Acaiw' n ! tina"
metapemfqevnta"! uJpo;! tw'n! ejn! Subavrei! ∆Acaiw'n,! metapemfqh'nai! de;! kata;! mi'so"! to;! pro;"
Tarantivnou"! tw'n! ∆Acaiw'n! tw'n! ejkpesovntwn! ejk! th'"! Lakwnikh'",! i{na! mh;! Taranti'noi
geitniw'te"! ejpiphdhvsaien! tw'/! tovpw/.
Duei'n! d! joujsw'n! povlewn,! tou'! Metapontivou! ejggutevrw! tou'! Tavranto",! peisqh'nai! tou;"
ajfigmevnou"! uJpo;! tw'n! Subaritw'n! to;! Metapovntion! katascei'n:! tou'to! me;n! ga;r! e[conta"
e{xein! kai;! th;n! Seiri'tin,! eij! d∆! ejpi;! th;n! Seiri'tin! travpointo,! prosqhvsein! toi'"! Tarantivnoi"
to;! Metapovntion! ejn! pleurai'"! ou\si.! Polemou'nta"! d! j! u{steron! pro;"! tou;"! Tarantivnou"
kai;! tou;"! uJperkeimevnou"! Oijnwtrou;"! ejpi;! mevrei! dialuqh'nai! th'"! gh'",! o{per! genevsqai! th'"
tovte!! jItaliva"! o{rion!! kai;! th'"! jIapugiva".! ∆Entau'qa! de;! kai;! to;n! Metavponton! muqeuvousi
kai;! th;n! Melanivpphn! th;n! desmw'tin! kai;! to;n! ejx! aujth'"! Boiwtovn.! Dokei'! d∆! ∆Antivoco"! th;n
5 Sul concetto si veda I 1,16.
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povlin! Metapovntion! eijrh'sqai! provteron! Mevtabon,! parwnomavsqai! d! j! u{steron:! thvn! te
Melanivpphn! ouj! pro;"! tou'ton! ajlla;! pro;"! Di'on! komisqh'nai! ejlevgcein! hJrw'/on! tou'! Metavbou
kai;! [Asion! to;n! poihth;n! fhvsanta! o{ti! to;n! Boiwto;n! ÆDivou! ejni;! megavroi"! tevken! eujeidh;"
Melanivpph,Æ! wJ"! pro;"! ejkei'non! ajcqei'san! th;n! Melanivpphn,! ouj! pro;"! Mevtabon.
Oij k isth; " ! de; ! tou' ! Metapontiv o u! Dauv l io"! oJ ! Kriv s h"! tuv r anno"! gegev n htai! th' " ! peri;
Delfouv",! w{"! fhsin!! [Eforo".!! [Esti! dev! ti"! kai;! ou|to"! lovgo"! wJ"! oJ! pemfqei;"! uJpo;! tw'n
∆Acaiw'n! ejpi;! to;n! sunoikismo;n! Leuvkippo"! ei[h,! crhsavmeno"! de;! para;! tw'n! Tarantivnwn! to;n
tovpon! eij"! hJmevran! kai;! nuvkta! mh;! ajpodoivh,! meq! j! hJmevran! me;n! levgwn! pro;"! tou;"! ajpaitou'nta"
o{ti! kai;! eij"! th;n! ejfexh'"! nuvkta! aijthvsaito! kai;! lavboi,! nuvktwr! d! j! o{ti! kai;! pro;"! th;n! eJxh'"
hJmevran.! j
∆Efexh'"! d! j! ejsti;n! oJ! Tavra"! kai;! hJ! ∆Iapugiva,! peri;! w|n! ejrou'men! (...).
Segue Metaponto, a circa 140 stadi dal porto di Eraclea. Si dice che Metaponto sia
fondazione di Pilii che ritornavano da Ilio al comando di Nestore; si racconta che
l'agricoltura li rese così prosperi che dedicarono a Delfi una messe d'oro. Considerano
segno della fondazione della città il sacrificio espiatorio dei Neleidi. La città venne
annientata dai Sanniti.
Antioco sostiene che il sito, essendo stato abbandonato, fu colonizzato da Achei mandati a
chiamare dagli Achei di Sibari; sostiene anche che costoro erano stati mandati a chiamare a
causa dell'odio che gli Achei, cacciati dalla Laconia, nutrivano contro i Tarentini: volevano
infatti impedire ai Tarentini, loro vicini, di occupare la località.
Essendoci due città, di cui Metaponto era più vicina a Taranto, i coloni furono persuasi dai
Sibariti ad occupare Metaponto: il possesso di questo territorio, infatti, avrebbe comportato
anche il possesso della Siritide, mentre, se si fossero rivolti alla Siritide, avrebbero
consegnato Metaponto ai Tarentini, che erano lì vicino. In seguito, scontrandosi con i
Tarentini e con gli Enotri, che si trovavano un po' più all'interno, si accordarono sulla parte
del territorio che doveva costituire il confine tra l'Italia di allora e la Iapigia. A Metaponto
viene anche localizzata la leggenda di Metaponto e della prigioniera Melanippe e di suo
figlio Beoto. Secondo Antioco la città di Metaponto si chiamava prima Metabon e cambiò
nome in seguito; ritiene inoltre che Melanippe fosse stata condotta non presso Metabos, ma
presso Dios, portando come prova il santuario di Metabos e anche le parole del poeta Asios
quando dice che Beoto "la bella Melanippe partorì nel palazzo di Dios", come se Melanippe
fosse stata condotta da Dios e non da Metabos.
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Secondo Eloro, fondatore di Metaponto fu Daulio, tiranno di Crisa, quella vicino a Delfi. C'è
poi anche una leggenda secondo cui colui che fu inviato dagli Achei per fondare la colonia
(con i Sibariti) fu Leucippo: questi si fece dapprima concedere il luogo dai Tarentini per un
giorno e una notte, poi si rifiutava di restituirlo: di giorno, infatti, diceva a loro che
protestavano di aver richiesto ed ottenuto il luogo per la notte successiva, di notte sosteneva
di averne diritto anche per il giorno seguente.
Dopo Metaponto vengono Taranto e la Iapigia, di cui parleremo ...
Le informazioni di Strabone, in sintesi, riguardano:
a) la fondazione della città più antica, attribuita ai Pilii di Nestore al ritorno dalla guerra di Troia;
b) la straordinaria prosperità raggiunta dalla città grazie all'attività agricola;
c) la distruzione (della città più antica?)6 da parte dei Sanniti;
d) la fondazione di una nuova città di origine achea, voluta per limitare la potenza della vicina
Taranto e per controllare il ricco territorio della Siritide, colonizzato – questo non viene detto da
Strabone – da popoli di stirpe ionica.
e) leggende locali.
Se alcuni dati, come l'improbabile distruzione da parte dei Sanniti, appaiono anacronistici, altri
meritano attenzione, come vedremo meglio nel dettaglio. Per il momento, vale la pena di
sottolineare la precisa distribuzione geografica delle antiche colonie sul territorio e la loro corretta
collocazione cronologica. La colonia achea di Metaponto sorge infatti sullo Jonio alla foce del
fiume Basento, una settantina chilometri a sud-ovest della più antica Taranto, colonia dorica,
fondata probabilmente nella seconda metà dell'VIII sec. a.C.7 A una quarantina di chilometri a sudovest sorgeva Siris, fondata per iniziativa degli Ioni di Colofone in fuga dai Lidi. A circa 80 km a
sud, sempre sullo Jonio, si trovava la ricca e potente colonia achea di Sibari, che avrebbe sollecitato
la fondazione di Metaponto per contrastare Taranto.
6 Il punto è controverso.
7 C. De Palma, La Magna Grecia, Roma 1980, p. 90.
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Carta dell'antica Lucania (da http://it.wikipedia.org/wiki/File:Lucania_map.jpg).
Altre fonti antiche contribuiscono a integrare il quadro offerto dalla Geografia di Strabone.
Pausania, nella Periegesi della Grecia, dà conferma della straordinaria prosperità della città che
aveva a Olimpia un tesoro accanto a quello di Selinunte (V 19,11) e fece innalzare ad Olimpia una
statua di Zeus, ancora visibile all'epoca dello scrittore (V 22,5):
Proelqovnti! de;! ojlivgon! Zeuv"! ejsti! pro;"! ajnuvsconta! tetrammevno"! to;n! h{lion,! ajeto;n! e[cwn
to;n! o[rniqa! kai;! th'/! eJtevra/! tw'n! ceirw'n! keraunovn:! ejpivketai! de;! aujtw'/! kai;! ejpi;! th'/! kefalh/'
stev f ano",! a[ n qh! ta; ! hj r inav . ! Metapontiv n wn! dev ! ej s ti! aj n av q hma,! Aij g inhv t ou! de; ! e[ r gon
∆Aristovnou:! tou'! de;! ∆Aristovnou! touvtou! didavskalon,! h]! kaq! j! o{ntina! ejgevneto,! oujk! i[smen.
Procedendo poco più avanti c'è una statua di Zeus che è rivolto a est: tiene nella mano destra
un'aquila, nell'altra un fulmine. Porta anche sul capo una corona di fiori primaverili. È un
dono votivo di Metaponto, opera di Aristonoo di Egina: chi sia il maestro di questo Aristonoo
e quando visse non lo sappiamo.
Se Strabone attribuisce ai Sanniti una (prima?) distruzione della città, Pausania ne ricorda la
decadenza e l'abbandono ai suoi tempi, nel II sec. d.C. (VI 19,11):
∆En! de;! tw/'! Metapontivnwn! qhsaurw/'! -prosech;"! ga;r! tw'/! Selinountivwn! ejsti;n! ou|to"-! ejn
touvtw/! pepoihmevno"! ejsti;n! ∆Endumivwn:! plh;n! de;! ejsqhtov"! ejsti! ta;! loipa;! kai;! tw/'! ∆Endumviwni
ejlevfanto".! Metapontivnou"! de;! h{ti"! me;n! ejpevlaben! ajpolevsqai! provfasi",! oujk! oi\da:! ejp∆
ejmou'! de;! o{ti! mh;! qevatron! kai;! perivboloi! teivcou"! a[llo! ejleivpeto! oujde;n! Metapontivnou.
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Nel tesoro di Metaponto – è infatti vicino a quello di Selinunte – vi è una statua di Endimione;
eccetto il vestito, anche in questa statua tutto è d'avorio. Non conosco quale sia stato il
motivo della fine di Metaponto: ai miei tempi di Metaponto non restano che il teatro e i
circuiti delle mura.
3. La storia del sito attraverso i risultati della ricerca archeologica.
Cerchiamo ora di integrare le notizie tramandante dalle fonti letterarie con i risultati dell'indagine
archeologica, che, soprattutto nella seconda metà del Novecento, ha ricevuto notevole impulso
grazie agli scavi, alle ricognizioni aeree e alle campagne di studio promosse in particolare da Dinu
Adamesteanu. Grazie a tali ricerche è stato possibile delineare con precisione sia la situazione dello
sfruttamento agricolo della vasta e fertile cwvra soggetta, sin da epoca più remota, a un sistema
coerente di lottizzazione, sia le fasi di edificazione della povli".
A questo riguardo vanno sottolineate le particolari condizioni di scavo nel sito della povli", da un
lato difficili, dall'altro in un certo senso favorevoli. La principale difficoltà è sorta dal fatto che il
sito ha subito nel corso dei secoli ripetuti saccheggi e devastazioni e i resti degli edifici antichi sono
divenuti una sorta di cava di materiali. Scrive De Siena: "Non esiste intervento edilizio nel territorio
che non abbia contribuito al saccheggio del centro antico e favorito il riuso dei blocchi di calcare"8.
In modo ancora più tranchant, Maddoli parla di "una precarietà non ancora risolta con definitiva
chiarezza", di risultati archeologici che "stentano ad armonizzarsi con le notizie trasmesse per via
letteraria"9. Eppure, rispetto a siti come Taranto, Siracusa, Ercolano e altri ancora, sull'area
dell'antica colonia achea la vita ad un certo punto si è fermata e l'abitato moderno è stato spostato
altrove. Pausania ricorda infatti una città ai suoi tempi ormai distrutta: nel II sec. d.C. non restano
che le mura e il teatro. Gli studi moderni dimostrano che nel VI-VII d.C. l'ormai piccolo centro si
trasferisce verso il litorale, a Torre del Mare. Di Metaponto si perde anche il nome: al suo posto
compare il toponimo Turiostu, Turris ostium appunto, cioè Torre del Porto, la medioevale Torre del
Mare. Ma il fatto che il centro moderno non abbia inglobato il sito antico ha consentito di operare
scavi in una situazione meno congestionata che altrove. E permette oggi al visitatore di aggirarsi in
tutta tranquillità tra i resti che affiorano, in modo suggestivo, nel Parco Archeologico e di
immaginare senza troppi sforzi l'antica povli" e la sua intensa vita.
8 A. De Siena, Profilo storico archeologico, in Metaponto. Archeologia di una colonia greca, a cura di A. De Siena,
Taranto 2001, p.7.
9 G. Maddoli, L'Occidente, in I Greci. Storia, cultura, arte e società, vol. 2/1, La formazione, Einaudi,Torino 1996, p.
1014.
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Alcune vedute del Parco Archeologico di Metaponto, oggi.
La fase più antica: l'età del Bronzo. I reperti più antichi, risalenti alla Media Età del Bronzo, sono
stati rinvenuti in diverse località nella piana metapontina e sui rilievi più prossimi, in particolare
all'Incoronata. Strabone avrebbe ragione nel riferirci dello stanziamento di popolazioni italiche, i
Coni e gli Enotri. Lo studio dei frammenti di ceramiche e di altri utensili rivela infatti che si tratta di
fabbricazioni locali non greche. Ma, ad un certo momento, sono presenti anche ceramiche importate
dalla Grecia e dalle isole Egee, nonché una produzione "mista" definita italo-micenea. In questo
periodo, soprattutto nella fase finale del Bronzo, si assisterebbe allo sviluppo di strutture abitative di
maggiori dimensioni, all'incremento di attività economiche e a opere di bonifica per migliorare la
produzione agricola. Questi elementi confermerebbero, ad un certo momento, la presenza di greci
nel territorio. La notizia di Strabone circa la fondazione di una città ad opera dei Pilii non sembra
però credibile. "Gli abitati micenei, se ce ne sono stati, non hanno lasciato apprezzabili tracce
archeologiche e le forme assunte sono state elaborate sempre in condizioni di complementarietà o di
dipendenza con le popolazioni locali" (De Siena, pp. 23-24). Si deve a questi greci la diffusione di
materiali più raffinati e tecnologie più avanzate, nonché il miglioramento delle tecniche di
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produzione agricola. I materiali esposti nel Museo Archeologico Nazionale di Metaponto e in
quello della Siritide a Policoro10 sono testimonianza dell'incontro tra popoli italici e greci alla fine
del II millennio a.C.
Tra il Bronzo Finale e il Primo Ferro (XI-IX sec. a.C.) il territorio sarebbe stato investito da una
profonda crisi economica e sociale, da cui si risvegliò secoli più tardi.
Dopo i "secoli bui": la fase precoloniale. Intorno alla metà dell'VIII sec. a.C si avvertono segnali di
ripresa, con una crescita della popolazione e la trasformazione dei villaggi in senso protourbano: è
la cosiddetta "fase precoloniale". Gli archeologi sono inclini a vedere nel sito dell'Incoronata, poco
a ridosso della futura colonia di Metaponto, un insediamento greco di tipo commerciale e
artigianale. Tale abitato sarebbe stato distrutto con la violenza circa un secolo dopo. Strabone, come
si è visto, ricorda una distruzione della città ad opera dei Sanniti, ma la notizia non trova riscontro
in quanto questo popolo si formò e si sviluppò successivamente.
La colonia achea. Gli scavi suggeriscono invece con più precisione la presenza di coloni achei negli
ultimi decenni del VII sec. a.C. Questi greci sarebbero partiti, alla ricerca di nuovi spazi e di
opportunità economiche, dalle regioni settentrionali del Peloponneso, l'Acaia, ormai divenute
insufficienti a seguito dell'incremento demografico. All'inizio i nuovi venuti fondano nella fertile
piana villaggi rurali (kw'mai). Poi procedono in modo sistematico alla definizione sia della cwvra sia
dello spazio urbano, diviso sin dalle origini in zona sacra e in zona pubblica, l' ajgorav.
Nella cwvra "i santuari extraurbani sono i segni più appariscenti di questa nuova presenza" (De
Siena, p. 24). Tra questi il principale – e ancora oggi il più noto – è il santuario dedicato a Hera,
detto Tavole Palatine, che verrà ricostruito un secolo dopo, all'epoca del nuovo e monumentale
sviluppo urbanistico di Metaponto. Il nome di Tavole Palatine si deve alla tradizione popolare, che
considerava i resti del colonnato del tempio dorico le mense su cui pranzavano i Paladini, visti
come dei giganti. Tale santuario, che dominava la valle del Bradano, oltre che porsi come segno di
riferimento culturale per i greci e le popolazioni indigene, segnava fisicamente il confine tra l'area
urbana e quella extraurbana e soprattutto il limite, presso il Bradano, con il territorio di Taranto,
quasi una sorta di barriera sacra. Dell'Heraion si conserva ancora oggi parte dell'elegante colonnato
dorico (6 x 12).
10 Cfr. www.archeobasi.it
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La definizione della cwvra avviene attraverso la ripartizione in klh'roi analogamente alla fase più
antica di colonie come Megara Iblea e Selinunte.
Si definisce anche il perimetro della città con la collocazione dell'ajgorav e del santuario urbano. Il
nuovo perimetro della città viene tracciato sopra i livelli distrutti dell'insediamento precedente. Il
perivbolo" si presenta come una struttura muraria semplice in pietre locali: al suo interno viene
tracciato un tevmeno". Ai margini dell'ajgorav viene eretta, già in età arcaica, una gradinata di legno
(i[kria) destinata probabilmente a spettacoli, gare e riunioni pubbliche. Un'immagine di una simile
struttura lignea si riconosce in un vaso attribuito a Sophilos, pittore attico degli inizi del VI sec. a.C.
Da questa primitiva gradinata, che segnala l'importanza, già nella città più antica, di un luogo
deputato agli spettacoli e alle riunioni politiche, si svilupperà il cosiddetto ejkklhsiasthvrion, che
rappresenta una delle strutture più singolari della Magna Grecia.
Per quanto riguarda la zona sacra urbana, adiacente all' ajgorav,! le prime strutture sacre del santuario
hanno la forma di altari e piccoli sacelli. Sono dedicati a Hera, che assume quindi il ruolo di
divinità poliade, e ad Apollo Lykaios. Ad Apollo è riservato un particolare rituale documentato da
Pausania (VII 22,4) anche per la città di Fare in Acaia. Si tratta dell'offerta di pietre grezze (ajrgoi;
livqoi) confitte nel terreno intorno al suo altare. Alcune di esse recano tracce di iscrizioni ad Apollo
Lykaios e a Apollo Nikaios. Si discute della funzione di queste pietre votive, ma è confermata
l'importanza del culto di Apollo (insieme a quello di Hera) a Metaponto, come tramanda Erodoto.
Lo sviluppo del VI sec. a.C. Il momento di crescita della colonia si ha dalla metà del VI sec. a.C.
con imponenti trasformazioni urbanistiche e il compimento della lottizzazione del territorio. Gli
studiosi collegano tali cambiamenti a un forte rinnovamento politico, senza escludere il passaggio
da un sistema politico controllato dai gevnh aristocratici a uno tirannico: forse si deve alla presenza
di un tiranno l'impulso a ricostruire e ampliare gli edifici pubblici e sacri, come successe ad Atene
con Pisistrato, e a ridistribuire i terreni dividendoli in lotti più piccoli. Probabilmente anche in
seguito a questi cambiamenti politici, "nei decenni finali del VI sec. a.C. si registrano interventi
legislativi che sembrano ridurre in modo drastico i privilegi e i poteri dei grandi proprietari fondiari
(...). Il godimento dei diritti politici è esteso ad un numero maggiore di persone e la terra, divisa in
piccoli lotti (klh'roi) viene assegnata ai nuovi proprietari cittadini" (De Siena, p. 34). Sul territorio
questi lotti sono riconoscibili per la presenza di fattorie in muratura con tetto di tegole e per la
vicinanza con sepolture. La cwvra assume una divisione a reticolato che evidenzia una pluralità di
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appezzamenti destinati a singoli nuclei familiari. Rotta la dipendenza verso le grandi famiglie
aristocratiche, a Metaponto si afferma la piccola proprietà contadina con un gran numero di fattorie
di media estensione e con una conseguente crescita della prosperità economica della colonia. Questi
risultati sono stati ottenuti con le ricognizioni superficiali del territorio, la fotografia aerea e, non
ultimo, l'analisi dei pollini negli strati del terreno che ha confermato come a Metaponto si sia
instaurata già in età arcaica un'agricoltura specializzata, basata sulla coltivazione dei cereali (come
ci attestano anche le fonti indirette e le monete) e dell'ulivo, a parziale discapito dell'allevamento
del bestiame, ovini soprattutto, e quindi dell'estensione dei pascoli11. Va ricordato, infine, che in
questo periodo Metaponto gode anche dei vantaggi economici conseguenti alla sconfitta di Sibari,
vinta nel 510 a.C. da Crotone. Metaponto, oltre ad assumere un aspetto monumentale, sta
diventando una delle colonie più importanti della Magna Grecia.
Nel santuario urbano, il tempio di Hera (Tempio A) e quello di Apollo Lykaios (Tempio B) vengono
ricostruiti sulla base di nuovi progetti e presentano l'asse spostato rispetto ai precedenti. Il tempio
urbano di Hera – la divinità più presente nelle colonie greche della Magna Grecia – è un'imponente
struttura dorico-achea, la più maestosa della città, con un gran numero di colonne e la pianta molto
allungata (8 x 17 colonne). È uno dei più grandi e antichi templi della Magna Grecia e uno dei più
rappresentativi dello stile "coloniale". Depredato nei secoli, perché eretto con materiali di pregio, è
oggi riconoscibile per i filari di fondazione e la presenza di alcuni rocchi delle colonne. Mancano lo
stilobate e il crepidoma (o scalinata di accesso). Davanti al tempio doveva ergersi anche un grande
altare per i sacrifici, oggi testimoniato da un fossato di spoliazione.
11 J.C. Carter, Agricoltura e pastorizia in Magna Grecia (tra Bradano e Basento), in Magna Grecia. Lo sviluppo
politico, sociale ed economico, Milano 1987, pp. 117-132.
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Tempio urbano di Hera: fronte orientale e prospetto laterale (pannelli del Parco Archeologico di Metaponto).
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Tempio di Hera: particolare della fronte.
Poco resta del tempio di Apollo Lykaios (Tempio B), di cui non sono conservati elementi che
possano essere attribuiti con assoluta certezza al suo alzato. Da quanto si è salvato, cioè dalla forma
delle sue fondazioni e dalle dimensioni dei fusti delle colonne, si ricava che doveva essere un
tempio perittero probabilmente enneastilo (9 x 18) e presentare una fila di colonne davanti alla
cella. Le sue dimensioni erano minori rispetto al tempio dedicato a Hera. La soluzione della fronte
non doveva essere molto diversa da quella del tempio arcaico di Hera a Paestum, anch'essa colonia
achea12.
12 Cfr. D. Mertens, L'architettura, in Metaponto, cit., p. 55.
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I resti del tempio urbano di Apollo (Tempio B).
Nella zona sud dell'ajgorav doveva trovarsi anche un mantei'on dedicato ad Apollo, di cui restano
alcune vestigia: potrebbe trovare così fondamento la notizia di Erodoto della costruzione di un
sacello dedicato ad Apollo e di una statua di marmo su sollecitazione di Aristea di Proconneso.
L'altare e la statua sarebbero stati visti dallo storico nella seconda metà del V sec.
Intorno alla metà del VI sec. a.C., viene costruito, sempre all'interno dell' ajgorav, sopra gli i[kria
precedenti, un grande edificio denominato ejkklhsiasthvrion, cioè luogo dell' ejkklhsiva.! Si tratta
di una struttura a forma di anfiteatro costituita da una sorta di piazza-orchestra centrale di forma
rettangolare (ca. 12-14 x 18-20 m.) contenuta da due cavee contrapposte, collocate su due terrapieni
rafforzati da un muro di contenimento circolare dal diametro di 62 metri, alto 2 metri. L'edificio
pubblico, che poteva contenere sino a 8000 persone, era destinato a incontri collettivi come
spettacoli, gare, giochi e riunioni pubbliche. "Viene così creata una tipologia edilizia che trova
seguito solo nell'Occidente greco (Poseidonia, Agrigento), senza raggiungere mai le dimensioni
dell'edificio metapontino" (Mertens, p. 64). L' ejkklhsiasthvrion viene ricostruito all'inizio del V
sec. a.C. e poi nel IV sec. a.C. In occasione della seconda ricostruzione il nuovo edificio cambia
completamente assetto: viene infatti concepito come un teatro, con un'orchestra circolare
contrapposta a una sola cavea per gli spettatori. Si tratta dei resti del teatro visibili ancora oggi e
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ancora oggi utilizzati per spettacoli all'aperto. "Il teatro di Metaponto costituisce un unicum e
alcune caratteristiche tecniche e progettuali portano a ritenere che si tratti di un prototipo" (Mertens,
p. 68).
Disegno dei resti dell'antico ekklesiasterion su cui è stato costruito il teatro del IV sec. a.C. (pannello nel Parco
Archeologico di Metaponto).
Ricostruzione della pianta dell'antico ekklesiasterion (pannello nel Parco Archeologico di Metaponto).
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Resti del muro esterno della cavea dell'antico ekklesiasterion-teatro.
Veduta dei resti dell'antico teatro di Metaponto.
In generale, l'assetto urbanistico della città si presenta regolare, con strade parallele e perpendicolari
lungo le quali si allineano gli isolati. A margine dell'abitato sorgeva un quartiere adibito alla
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produzione di vasi e ceramiche, il kerameikov". La sua posizione era motivata da due necessità: non
arrecare disturbo alle abitazioni con i fumi nocivi delle produzioni e la presenza di falde freatiche
ricche di acqua, necessaria per la lavorazione. Gli scavi confermano la presenza di fornaci con
camera di combustione e corridoio di alimentazione della fiamma. Pannelli che ricostruiscono
questo quartiere e i laboratori sono presenti nel Museo Archeologico di Metaponto, che espone
anche gli oggetti d'uso e i vasi ritrovati nel sito e nelle sepolture. La produzione ceramica
metapontina comprendeva sia semplici oggetti, sia ceramica di pregio a figure rosse. Segnaliamo
infine, sempre nel Museo, pannelli che sintetizzano gli studi condotti dalla Polizia Scientifica sulle
impronte digitali ritrovate sulla superficie dei vasi metapontini: dalle analisi le impronte
sembrerebbero appartenere a quattro artigiani distinti (alcuni dei quali godettero di grande fama nel
mondo antico)13.
L'età arcaica segna quindi l'apogeo della colonia di Metaponto. La ricchezza della città è al
culmine. Le fonti tramandano che Metaponto inviava in dono a Delfi una messe d'oro. L'immagine
della spiga è scelta come emblema ufficiale della città sulle monete. Pitagora avrebbe esercitato il
suo insegnamento nella colonia: secondo Cicerone (De finibus V 2,4) qui sarebbe morto. Mentre si
procede a riorganizzare l'area urbana secondo criteri di maggiore fastosità, notevoli sono anche i
lavori di bonifica nel territorio, con disboscamenti, risanamento delle paludi, interventi di
canalizzazione e opere di drenaggio delle acque, la regolarizzazione dei piani stradali per creare
nuove terre coltivabili. "È significativo che il mantenimento di buone condizioni di visita nell'area
archeologica passi ancora oggi per la ripresa funzionale degli antichi drenaggi" (De Siena p. 36).
Statere di Metaponto (ca. 500 a.c.): la moneta ha la particolarità, comune a molte monete della Magna Grecia, di
essere ottenuta a tecnica incusa: presenta cioè la stessa effigie su entrambi i lati, di cui in uno a rilievo, nell'altro
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impressa .
13 Si veda anche V. Cracolici, Le ceramiche. Tecniche e modi di produzione, in Metaponto, cit., pp. 113-114.
14 Le foto sono tratte da A. Andreotti, La monetazione in Magna Grecia, www.ilportaledelsud.org/monetazione.htm
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Anche il V e IV sec. a.C. segnano un'epoca di benessere economico e di sviluppo urbanistico, se pur
più contenuti. Risale al 470 a.C. l'edificazione del Tempio D, forse dedicato ad Afrodite, a fianco
del Tempio di Apollo. Si tratta di un tempio ionico, uno dei pochi in Italia. Il tempio (8 x 20) fu
costruito da maestranze locali e, data la qualità dei materiali impiegati, quasi completamente
depredato nei secoli dell'abbandono. Oggi restano poche vestigia.
Nel IV sec. a.C., oltre alla costruzione del teatro, come si è detto, si assiste anche all'espansione
dell'abitato, all'innalzamento delle mura difensive e al potenziamento con torri della porta
occidentale. Questo momento di benessere coincide con l'inizio delle ostilità con i Lucani e poi con
i Romani. La sconfitta di Pirro nel 274 a.C. e la caduta di Taranto segnano l'inizio della
dominazione romana e la fine della particolare esperienza agraria di Metaponto. Da questo
momento ai lotti di sostituiscono l'ager publicus ed estese proprietà fondiarie. Nello spazio tra
l'agorà e il lato orientale delle mura viene edificato il Castro. All'epoca della II guerra punica
Metaponto si consegna ad Annibale (212 a.C.): con la sconfitta di Annibale inizia la crisi di
Metaponto, con la decrescita demografica e la riduzione del centro abitato. Metaponto perde il suo
aspetto monumentale. Di lì a pochi decenni, molti edifici diventano ruderi, come ricorda Pausania:
l'antica colonia inizia a essere sfruttata come cava di pietra.
Resti del Tempio D (470 a.C.) in stile ionico.
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5. Alybas era l'antica Metaponto?
In Od. XXIV 304 Odisseo, recatosi da Laerte, non intende svelare al padre la sua identità: gli
riferisce così di chiamarsi Eperito e di essere un ricco abitante di Alybas, dove ha conosciuto
Odisseo.
Toiga;r! ejgwv! toi! pavnta! mavl! j! ajtrekevw"! katalevxw.
Eijmi;! me;n! ejx! ∆Aluvbanto",! o{qi! kluta;! dwvmata! naivw,
uiJo;"! ∆Afeivdanto"! Poluphmonivdao! a[nakto":
aujta;r! ejmoi;! g!! j! o[noma! ejsti;n! ∆Ephvrito":! ajllav! me! daivmwn
plavgx∆! ajpo;! Sikanivh"! deur∆! ejlqevmen! oujk! ejqevlonta:
(...)
Aujta;r! ∆Odussh'i! tovde! dh;! pevmpton! e[to"! ejstivn,
ejx! ou|! kei'qen! e[bh! kai;! ejmh'"! ajpelhvluqe! pavtrh",
duvsmoro".
Sarò franco nel dirti tutta la verità.
Sono di Alybas, dove abito inclite dimore,
figlio del signore Apheidas Polipemonide:
mi chiamo Eperito: ma un dio
dalla Sicania mi portò fuori rotta finché giunsi qui, contro la mia volontà.
(...)
È questo il quinto anno da quando Odisseo
partì da lì, lasciando la mia patria,
sfortunato.
Oggi gli studiosi sono generalmente inclini a considerare i nomi presenti nel passo, compreso il
toponimo Alybas, fittizi15. Tuttavia la tradizione erudita antica identificava Alybas con Metaponto:
Schol. ad Od. 24,304; Ap. Lex. s.v. Alybantos; Hesych. e Steph. Byz. s.v. Alybas; Tzet. Chil. 14404,
Eustath. ad Od. 24,304. Perché, allora, respingere tout court la tradizione16? Alybas sembra infatti
collocata a Occidente rispetto Itaca; è vicina alla Sicania, antico nome della Sicilia; non ci sono
indicazioni che Eperito abbia compiuto un viaggio particolarmente lungo verso Itaca; inoltre Alybas
15 Cfr. il commento di M. Fernandez-Galiano e A. Heubeck, a Omero, Odissea, vol. VI, libri XXI-XXIV, Mondadori,
p. 374. e, contro l'identificazione di Alybas con Metaponto, A. Mele, Culti e miti nella storia di Metaponto, in Studi
sulla grecità di Occidente, "Hesperìa" 7, a cura di L. Braccesi, Roma 1996, pp. 9-10.
16 C. De Palma, cit., pp. 88-90.
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parrebbe caratterizzata da ricchezza e prosperità, come i nomi! ∆Afeivda" (da aj! + feiv d omai?) e
Poluphmonivdh" lasciano intendere. È vero che, allo stato attuale degli studi, non sono emerse
tracce di una residenza micenea o sub-micenea nel metapontino ed è vero che i greci alla fine
dell'età del Bronzo sembrano aver solo frequentato e non colonizzato quest'area. Ma è davvero
illusorio immaginare, in un sito non ancora esplorato di questa regione ricca di storia, la presenza
dei resti di un palazzo (dwvmata) coevo alla reggia di Nestore a Pilo?
6. Cenni sito-bibliografici
D. Adamesteanu, Le suddivisioni di terre nel Metapontino, in M.I. Finley (a cura di), Problèmes de
la terre en Grèce ancienne, Paris 1973, pp. 49-61.
D. Adamesteanu, La Basilicata antica. Storia e monumenti, Cava dei Tirreni 1974.
A. Andreotti, La monetazione in Magna Grecia, www.ilportaledelsud.org/monetazione.htm.
J.C. Carter, Agricoltura e pastorizia in Magna Grecia (tra Bradano e Basento), in Magna Grecia.
Lo sviluppo politico, sociale ed economico, Milano 1987, pp. 173-212.
V. Cracolici, Le ceramiche. Tecniche e modi di produzione, in Metaponto. Archeologia di una
colonia greca, a cura di A. De Siena, Taranto 2001, pp. 103-114.
E.M. De Iuliis, Metaponto, Bari 2001.
C. De Palma, La Magna Grecia, Roma 1980.
A. De Siena, Profilo storico archeologico, in Metaponto, cit., pp. 7- 44.
L. Lazzarini (a c. di), Il tempio di Hera (Tavole Palatine) di Metaponto. Archeologia, archeometria,
conservazione, Roma 2010.
G. Maddoli, L'Occidente, in I Greci. Storia, cultura, arte e società, vol. 2/1, La formazione,
Einaudi,Torino 1996, pp. 995-1034.
D. Mertens, L'architettura, in Metaponto, cit., pp. 45-70.
A. Mele, Culti e miti nella storia di Metaponto, in Studi sulla grecità di Occidente, "Hesperìa" 7, a
cura di L. Braccesi, Roma 1996, pp. 9-32.
G. Pugliese Carratelli (a cura di), I Greci in Occidente (catalogo della mostra, Venezia 1996),
Milano 1996.
www.archeobasi.it (sito a cura della Soprintendenza ai beni Archeologici della Basilicata)
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