W. Rösler, Klytaiméstra paidoktónos. Variazioni del mito degli Atridi

Transcript

W. Rösler, Klytaiméstra paidoktónos. Variazioni del mito degli Atridi
K LYTAIMÉSTRA PAIDOKTÓNOS*
VARIAZIONI DEL MITO DEGLI ATRIDI NELL’O RESTEA DI ESCHILO
I.
Nell’Elettra di Sofocle ricorre più volte la menzione di un avvenimento esterno al
dramma e dotato nondimeno di un significato decisivo per la comprensione
dell’azione e la valutazione dei personaggi. A questo avvenimento, svoltosi poco più
di sette anni prima 1, avevano preso parte tutti quanti i personaggi principali del
dramma: Clitemestra, Oreste, Elettra, nonché il Pedagogo. In connessione con
l’assassinio di Agamennone Clitemestra aveva voluto uccidere anche il figlio, Oreste, a quel tempo un fanciullo di dieci anni2, predestinato però a vendicare suo padre.
All’ultimo momento Elettra, la sorella maggiore, aveva salvato il fratello e l’aveva
consegnato al Pedagogo, il quale l’aveva condotto al sicuro.
Il fatto è subito ricordato dal Pedagogo, il cui discorso apre il dramma (11-14).
Un po’ più avanti apprendiamo da Elettra (296 s.) che Clitemestra le rimprovera
ancora la ‘sottrazione’ (gr. κλevπτ
ε
ι
ν) del figlio, per usare le parole della madre (297;
cf. 1133); subito dopo Elettra menziona di nuovo la sua azione di salvatrice (321).
Poi si rivolge anche in forma diretta a Clitemestra (601-04), ricordando che solo a
stento Oreste è sfuggito alle sue mani. Più tardi, quando tiene in mano l’urna dove,
come crede, si trovano le ceneri di suo fratello, Elettra lamenta la (presunta) inutilità
del salvamento di allora (1131-35). Dopo l’anagnōrisis i fratelli si ricordano assieme
di questo fatto, quando Elettra non riconosce immediatamente il Pedagogo cui ella
stessa un tempo ha consegnato Oreste (1346-50; 1354-56). Infine, la scena
dell’uccisione al termine del dramma: Clitemestra, all’interno del palazzo, implora il
figlio (1410 s.):
῏
Ωτ
έ
κ
ν
ον
,τ
έ
κν
ο
ν
,
οἴ
κ
τ
ι
ρ
ετ
ὴντ
ε
κο
ῦσαν
.
Ed Elettra, davanti al palazzo, così commenta (1411 s.):
*
1
2
Ringrazio sentitamente Matteo Taufer per la traduzione italiana del testo.
Stando a Od. 3.305 s.:
ἑ
πτ
άε
τ
ε
ςδ
᾿
ἤν
ασσε[sc. Egisto] πολυχ
ρύσοι
οΜυκήνης
,
τ
ῷδέοἱὀγ
δοάτ
ῳκακὸνἤλυθεδῖ
ος᾿
Ορέ
στ
ης
.
Al momento della partenza per Troia Oreste era appena nato. Cf. Eur. Or. 376-78 (è Menelao a
parlare):
... ᾿
Αγαμέ
μν
ονοςπαῖ
ς
, ὃςτ
ὰδε
ί
ν
᾿ἔ
τ
ληκακά.
βρέ
φοςγ
ὰρἦντ
ότ
᾿
ἐ
νΚλυ
ται
μήστ
ραςχε
ροῖ
ν
ὅτ
᾿
ἐξ
έ
λε
ι
πονμέ
λαθ
ρονἐ
ςΤροί
ανἰ
ών
, ...
Su questo sfondo si devono intendere Il. 9.142 s. e Od. 11.447-53. In considerazione di questa sua
età, Oreste diventa efebo - sta per compiere i diciotto anni - nel momento in cui esegue la vendetta
sugli assassini di suo padre.
Lexis 24.2006
W. Rösler
᾿
Αλ
λ᾿
οὐ
κἐ
κσέ
θ
ε
ν
ᾠκ
τ
ί
ρ
ε
θ
᾿
οὗ
τ
ο
ςοὔ
θ᾿
ὁγ
ε
ν
ν
ή
σαςπατ
ήρ
.
Ancora una volta, qui è ricordata - con riferimento all’assassinio di Agamennone
- l’intenzione di assassinare Oreste, vanificata da Elettra e dal Pedagogo. Il Pedagogo aveva allora portato Oreste nella Focide, dove il fanciullo crebbe presso Strofio e
donde ora è tornato con il figlio di questi, Pilade, per vendicarsi di Clitemestra e di
Egisto.
II.
Al contrario, non si trova alcuna traccia di questi precedenti nell’Orestea di Eschilo. Le circostanze che hanno portato Oreste a trascorrere la giovinezza presso
Strofio costituiscono qui una storia assai meno sensazionale. Clitemestra stessa ha
inviato colà il figlio - così ella racconta ad Agamennone, che è tornato da Troia e
che, come Clitemestra stessa ammette, si attende d’incontrare il figlio nel palazzo
(Ag. 877-86):
ἐ
κτ
ῶν
δ
έτ
ο
ιπα
ῖ
ςἐ
ν
θ
άδ
᾿
ο
ὐπαρ
αστ
ατ
ε
ῖ
,
ἐ
μῶντ
εκ
αὶσῶνκ
ύρ
ι
ο
ςπ
ι
στ
ωμά
τ
ων
,
ὡςχ
ρ
ῆν
,᾿
Ορ
έ
στ
η
ς
·
μηδ
ὲθ
αυ
μάσῃ
ςτ
όδ
ε
.
τ
ρ
έ
φε
ιγ
ὰ
ραὐτ
ὸνε
ὐ
με
ν
ὴςδ
ο
ρύ
ξ
ε
ν
ο
ς
Στ
ρο
φί
οςὁΦωκ
ε
ύ
ς
, ἀμφί
λ
ε
κτ
απήμα
τ
α
ἐ
μο
ὶπρ
οφων
ῶν
,τ
όνθ
᾿
ὑπ
᾿
᾿
Ι
λί
ῳσέ
θ
ε
ν
κί
ν
δ
υ
ν
ον
,ε
ἴτ
εδ
ημ
όθ
ρο
υςἀ
ν
αρχ
ί
α
βο
υλ
ὴνκ
ατ
α
ρρ
ί
ψε
ι
ε
ν
, ὥςτ
εσύ
γ
γ
ον
ον
βρ
οτ
οῖ
σι
τ
ὸ
νπε
σόν
τ
αλ
ακ
τ
ί
σα
ιπλ
έ
ο
ν
.
τ
ο
ι
άδ
εμ
έ
ν
τ
ο
ισκ
ῆψι
ςο
ὐδ
ό
λο
νφέ
ρ
ε
ι
.
Certamente l’assicurazione οὐδ
όλονφέ
ρε
ιin bocca a Clitemestra è un chiaro se3
gnale che si tratta di una menzogna . Simulato è il motivo addotto per
l’allontanamento di Oreste da Argo - la preoccupazione per il figlio - e senza dubbio
lo è pure il ruolo d’iniziativa assegnato a Strofio. Peraltro il fatto in sé - che cioè sia
stata Clitemestra stessa ad aver mandato Oreste da Strofio - è confermato da Elettra
e Oreste nelle Coefore, e in modo indipendente l’una dall’altro. Ciò su cui essi esprimono una valutazione diversa sono il motivo e il carattere dell’azione di Clitemestra. Essi la definiscono una ‘vendita’, gr. πι
πράσκε
ι
ν, con la quale Clitemestra
s’è sbarazzata del figlio per ‘prendere in cambio’ (ἀντ
αλλ
άτ
τ
ε
σθαι
) Egisto come
3
Cf. L. Käppel, Die Konstruktion der Handlung in der Orestie des Aischylos, München 1998, 151.
- 14 -
Klytaiméstra paidoktónos
marito. Così Elettra presenta la situazione al principio della sua preghiera, rivolgendosi al padre morto e includendo se stessa (132-34):
πε
πρα
μέ
ν
ο
ιγ
ὰρν
ῦ
νγ
έπωςἀλ
ώμ
ε
θ
α
πρ
ὸςτ
ῆςτ
ε
κο
ύσης
, ἄν
δ
ραδ
᾿
ἀν
τ
ηλ
λά
ξ
ατ
ο
Αἴ
γ
ι
σθ
ον
, ὅσπ
ε
ρσοῦφόν
ο
υμε
τ
αί
τ
ι
ος
.
E in termini analoghi la descrive Oreste alla fine delle Coefore, nel dialogo con
Clitemestra (913-15):
Ορ. τ
ε
κ
οῦ
σαγ
ά
ρμ᾿
ἔ
ρ
ρι
ψα
ςἐ
ςτ
ὸδ
υ
στ
υ
χ
έ
ς
.
Κλ. ο
ὔτ
οι
σ᾿
ἀπ
έ
ρ
ρι
ψ᾿
ἐ
ςδ
όμ
ου
ςδο
ρυ
ξ
έ
ν
ο
υς
.
Ορ. α
ἰ
κῶςἐ
πρ
άθ
ηνὢνἐ
λ
ε
υθ
έ
ρο
υπ
ατ
ρό
ς
.
Sebbene dunque il giudizio dei figli su Clitemestra risulti negativo, è nondimeno
evidente che tra l’intenzione di assassinare Oreste nell’Elettra e la ‘vendita’ del figlio nell’Orestea c’è una differenza fondamentale. Al delitto nei confronti del figlio,
insuperabile per gravità, che Clitemestra ha pianificato in Sofocle, si oppone in Eschilo il semplice allontanamento di Oreste, al quale è concessa l’incolumità fisica.
Come va interpretata questa differenza? Una spiegazione evidente, ma non esaustiva, è che la figura del decenne Oreste e il tentativo di omicidio di cui egli è oggetto
non si prestano ad essere integrati nell’azione dell’Agamennone. A ciò si collega
immediatamente un altro interrogativo: forse la differenza in questione significa che
la figura di Clitemestra in Sofocle deve apparire più mostruosa che in Eschilo? Oppure, inversamente: Eschilo delinea in un aspetto essenziale - il rapporto di Clitemestra con suo figlio - un quadro più positivo rispetto a Sofocle? Vedremo che dalla
risposta a questa domanda emergono nuove prospettive nell’interpretazione dell’arte
drammatica, di cui Eschilo dà prova nell’Orestea.
III.
A questo punto, dobbiamo anzitutto chiarire quale, tra le due versioni, sia quella
tradizionale. A tal fine devono essere richiamati tre testi: 1) l’XI Pitica di Pindaro;
2) l’Orestea di Stesicoro; 3) l’Elettra di Euripide.
1) Sedici anni prima dell’Orestea di Eschilo, fu eseguito a Tebe un epinicio che
Pindaro aveva composto per il suo giovane conterraneo Trasideo 4. Questi aveva vinto ai giochi pitici nella corsa semplice «sui ricchi campi di Pilade, l’ospite del lacone
4
Per la datazione - al 474, non al 454 - cf. P. Angeli Bernardini in Pindaro. Le Pitiche, introduzione, testo critico e traduzione di B. Gentili, Milano 1995, 283 s.
- 15 -
W. Rösler
Oreste». Ciò offre a Pindaro per così dire lo spunto per introdurre, nella sua poesia,
il racconto della genesi di quest’amicizia. Essa fu resa possibile dal fatto che Oreste
si recò in Focide (17-22; 34-37):
τ
ὸ
νδ
ὴφο
νε
υο
μέ
ν
ο
υπατ
ρὸ
ς᾿
Αρ
σι
ν
όαΚλ
υτ
αι
μήστ
ρα
ς
χ
ε
ι
ρ
ῶνὕπ
οκ
ρα
τ
ε
ρᾶν
ἐ
κδ
όλ
ουτ
ρο
φὸ
ςἄν
ε
λ
εδυ
σπ
ε
ν
θ
έ
ος
,
ὁπ
ότ
εΔαρ
δ
αν
ί
δ
ακ
όρ
ανΠρ
ι
άμο
υ
Κασσάν
δ
ρ
ανπ
ολ
ι
ῷχ
αλ
κῷσὺ
ν᾿
Αγ
αμε
μν
ο
ν
ί
ᾳ
ψυχ
ᾷπό
ρε
υ᾿
᾿
Αχ
έ
ρο
ν
τ
ο
ςἀκτ
ὰνπ
αρ
᾿
ε
ὔ
σκ
ι
ον
ν
ηλ
ὴςγ
υν
ά
.
...
ὁδ
᾿
ἄραγ
έ
ρ
ο
ντ
αξ
έ
ν
ο
ν
Στ
ρο
φί
ονἐ
ξ
ί
κε
τ
ο
,ν
έ
ακ
ε
φαλ
ά,
Παρ
να
σσοῦπ
όδ
αν
α
ί
ον
τ
᾿
·ἀ
λλ
ὰχ
ρ
ον
ί
ῳσὺν῎
Αρε
ι
πέ
φν
ε
ντ
εματ
έ
ρ
αθ
ῆκ
έτ
᾿
Αἴ
γ
ι
σθο
νἐ
νφον
αῖ
ς
.
Per la nostra questione risulta una chiara constatazione. Pindaro racconta il mito
tendenzialmente come Sofocle: «nel momento dell’assassinio del padre, Arsinoe, la
balia, dalle violente mani di Clitemestra lo [sc. Oreste] aveva strappato via 5 e sottratto alle dolorose insidie» (entrambi i verbi traducono il solo verbo greco ἄνε
λ
ε
) «quando Clitemestra con grigio bronzo mandò all’Ade Cassandra insieme all’anima
di Agamennone».
È importante osservare che il conciso racconto di Pindaro presuppone
nell’ascoltatore familiarità con il mito proprio in questa precisa versione, che dunque
si dimostra, al contempo, anche pre-pindarica. Non è espresso chi abbia ucciso Agamennone; lo svolgimento, nel complesso, suggerisce che si debba pensare ad Egisto6, il quale tuttavia viene nominato in quanto persona solo alla fine del racconto,
come oggetto della vendetta di Oreste. Non è indicata neanche la relazione che sussiste tra il salvamento di Oreste ad opera della balia e l’arrivo di questi presso Strofio. Infine, il proposito di Clitemestra di uccidere il proprio figlio emerge solo indirettamente dall’azione della nutrice; esso è però espresso assai efficacemente nella
descrizione del movimento spaziale (χε
ι
ρῶνὕποκρατ
ε
ρᾶντ
ροφὸςἄνε
λε
). D’altra
parte la versione di Pindaro si distingue da quella sofoclea per il fatto che il salvamento di Oreste in un caso era compiuto da Elettra e dal Pedagogo, nell’altro invece
dalla sua balia. Se si pensa che Elettra - stando a quanto sappiamo - fu elevata per la
5
6
A φον
ευ
ομέ
νουπατ
ρὸςviene connesso χε
ι
ρῶνὕποκρατ
ε
ρᾶνnel commento di Angeli Bernardini,
ad loc. Si vedano tuttavia schol. Pind. Pyth. 11.25c nonché Soph. El. 296 s. e 601.
Viene accennata l’idea che Agamennone e Cassandra sono uccisi contemporaneamente, vale a
dire da due esecutori. Le anime di entrambi sono spedite assieme nell’Ade.
- 16 -
Klytaiméstra paidoktónos
prima volta da Sofocle a figura centrale del mito degli Atridi, è allora ovvio considerare il cambio della balia quale salvatrice di Oreste con Elettra come idea propria di
Sofocle: a questi infatti importava potenziare e rivalutare il ruolo di Elettra.
2) Quel poco che sappiamo dell’Orestea di Stesicoro contiene un’informazione a
sostegno di questa conclusione (schol. Aesch. Cho. 733 [Stesich. fr. 218 Davies]):
Κί
λι
σσανδέφησι[sc. Eschilo] τ
ὴν᾿
Ορέ
στ
ουτ
ροφόν
, Πί
ν
δαροςδ
ὲ᾿
Αρσι
νόην,Στ
ησί
χ
οροςΛαοδάμε
ι
αν. In questa frase sono raggruppati i diversi nomi che la stessa
figura del mito, la balia, riceve in Eschilo, Pindaro e appunto Stesicoro. La balia
compariva pertanto già pure nell’Orestea di Stesicoro. È vero che manca una tradizione che c’informi se qui, come in Pindaro, la nutrice salvasse il fanciullo Oreste
dalle mani di sua madre; sussiste però, in ogni caso, una certa probabilità che potesse essere questa l’azione su cui precipuamente si fondava l’appartenenza della balia
al ‘personale’ del mito.
3) L’impressione che dunque si ricava dalle fonti pre-eschilee è che Sofocle, non
Eschilo, per il particolare di cui ci occupiamo, abbia conservato la versione tradizionale del mito: l’intenzione cioè di uccidere il fanciullo Oreste da parte della madre e
il suo salvamento in extremis, ma non - come in Sofocle - grazie ad Elettra ed al
Pedagogo, bensì grazie alla balia. Sostanzialmente, indica questa direzione anche
l’Elettra di Euripide, il cui rapporto temporale con l’Elettra sofoclea è discusso. Di
certo Euripide, per parte sua, varia anche su questo punto in misura notevole lo
svolgimento tradizionale dell’evento mitico, quando nel prologo, riguardo a Oreste,
fa dire all’autourgós, cioè al semplice contadino cui Elettra è stata data in sposa (1618):
τ
ὸ
νμὲ
νπατ
ρὸ
ςγ
ε
ρ
αι
ὸ
ςἐ
κκ
λ
έ
πτ
ε
ι
τ
ρ
οφε
ὺ
ς
μέ
λ
λο
ν
τ
᾿
᾿
Ορ
έ
στ
ηνχ
ε
ρὸ
ςὕπ
᾿
Αἰ
γ
ί
σθο
υθα
ν
ε
ῖ
ν
Στ
ρο
φί
ωι
τ
᾿
ἔ
δ
ωκεΦωκ
έ
ωνἐ
ςγ
ῆντ
ρέ
φε
ι
ν
.
Qui era dunque Egisto, non Clitemestra, a voler uccidere Oreste, mentre a salvare
quest’ultimo e portarlo al sicuro presso Strofio era l’antico aio di Agamennone. Tuttavia, la combinazione degli eventi in quanto tale - l’intenzione di ammazzare anche
il figlio quando il padre viene ucciso; il suo salvamento e la sua successiva consegna
a Strofio - sta alla base pure del racconto euripideo. Se ne deve dedurre che è questa
la versione tradizionale del mito, dalla quale dunque Eschilo si discosta in maniera
significativa.
IV.
Nel XIV° capitolo della Poetica, Aristotele illustra quali siano le circostanze ido-
- 17 -
W. Rösler
nee a produrre l’effetto adatto a una tragedia (1453 b 19-26):
ὅτ
ανδ
᾿ἐ
ντ
αῖ
ςφι
λ
ί
αι
ςἐ
γ
γ
έ
ν
ητ
αιτ
ὰπάθ
η, οἷ
ονἢἀδ
ε
λφὸςἀδ
ε
λφὸ
νἢυἱ
ὸ
ςπατ
έ
ρ
αἢ
μήτ
ηρυἱ
ὸ
νἢυ
ἱ
ὸςμ
ητ
έ
ραἀπο
κτ
ε
ί
ν
ῃἢμέ
λλ
ῃἤτ
ιἄλ
λ
οτ
οι
ο
ῦτ
ο
νδ
ρᾷ, τ
α
ῦτ
αζ
ητ
ητ
έ
ον
.
τ
ο
ὺςμὲ
νο
ὖνπ
αρε
ι
λη
μμέ
ν
ο
υςμύθ
ο
υςλ
ύε
ι
νο
ὐκἔ
στ
ι
ν
,λ
έ
γ
ωδ
ὲοἷ
οντ
ὴ
νΚλυ
τ
α
ι
μήστ
ρα
ν
ἀπο
θ
αν
οῦ
σανὑ
πὸτ
οῦ᾿
Ορέ
στ
ο
υκ
αὶτ
ὴν᾿
Ερ
ι
φύ
λη
νὑ
πὸτ
οῦ᾿
Αλ
κμέ
ων
ο
ς
, αὐ
τ
ὸνδ
ὲ
ε
ὑ
ρί
σκ
ε
ι
νδ
ε
ῖκαὶ
τ
ο
ῖ
ςπα
ραδ
ε
δο
μέ
ν
ο
ι
ςχ
ρῆ
σθα
ικα
λῶς
.
Queste precisazioni sono assai istruttive, come si vedrà, per la soluzione del nostro problema. Ciò in considerazione del fatto che anche le affermazioni normative
nella Poetica di Aristotele derivano sempre dall’esame e dalla descrizione della poesia esistente 7 e risultano pertanto utili anche per la sua analisi.
Secondo i criteri aristotelici la mancata considerazione di un avvenimento costitutivo del mito in questione nei termini stabiliti dalla tradizione rappresenta
un’infrazione delle regole dell’ars poetica. Uno dei due esempi concreti è
l’uccisione di Clitemestra da parte di Oreste. Essa non può mancare - così ci fa sapere Aristotele - in una rappresentazione poetica del mito degli Atridi. Si può dire altrettanto dell’intenzione di uccidere Oreste da parte di sua madre? Da quanto osserva
Aristotele risulta, ad ogni modo, che qui si ha a che fare con una situazione di alta
qualità tragica («la madre che desidera uccidere il figlio»). Di più: l’avvenimento
eliminato da Eschilo è in relazione particolarmente stretta con l’esempio dato da
Aristotele: esso gli è complementare, sicché il suo significato viene ancor più sottolineato. Ma d’altra parte Aristotele chiarisce che la sua esigenza di non ‘dissolvere’
(λύε
ι
ν) i miti tramandati non comporta assolutamente un’esatta ripetizione di questi:
«egli [il poeta] deve trovare da sé il modo di usare bene i miti della tradizione come
tali»8 . I verbi utilizzati - ε
ὑρί
σκε
ι
ν
, χρῆσθαι- rimandano a operazioni sperimentali
con e sulla tradizione, vale a dire a quanto la tragedia greca, di fatto, offre ad ogni
piè sospinto. S’impone ora la domanda, se ciò che in Eschilo, a prima vista, pare
un’omissione di un avvenimento costitutivo del mito degli Atridi possa essere veduto anche altrimenti, ossia come ciò che richiede Aristotele: τ
οῖ
ςπαραδε
δομέ
ν
οι
ς
χ
ρῆσθαικαλ
ῶς
.
7
8
W. Söffing, Deskriptive und normative Bestimmungen in der Poetik des Aristoteles, Amsterdam
1981.
La sintassi della frase può dar luogo a due interpretazioni (cf. D.W. Lucas, Aristotle, Poetics,
Oxford 1968, ad loc.). Dà tuttavia senso, nel contesto dato, soltanto quella che considera χρῆσθαι
come dipendente da ε
ὑρί
σκε
ι
ν(vi è un parallelo nel medesimo capitolo [1354 a 11]; καίè in funzione di rilievo [‘come tali’]).
- 18 -
Klytaiméstra paidoktónos
V.
Uno dei culmini drammatici dell’Orestea è la scena in cui, nelle Coefore, Clitemestra scopre il seno e si volge al figlio, che è giunto come vendicatore di suo padre
(896-98):
ἐ
π
ί
σχ
ε
ς
, ὦπ
αῖ
,τ
ό
ν
δεδ
᾿
αἴ
δ
ε
σαι
,τ
έ
κ
ν
ο
ν,
μαστ
όν
, πρ
ὸςᾧσὺπο
λλ
ὰδ
ὴβρ
ί
ζ
ωνἅ
μα
οὔ
λο
ι
σι
νἐ
ξ
ήμε
λξ
αςε
ὐτ
ρα
φὲ
ςγ
άλα
.
Da tempo si è discusso se tali parole debbano essere intese come schietta espressione di un sentimento materno9 . Varie ragioni parlano contro quest’ipotesi. Peso
particolare ha l’osservazione che Clitemestra si serve anche qui di una bugia10: se
mai ella ha allattato suo figlio, in ogni caso non l’ha fatto spesso (πολλά); fu piuttosto Kilissa che in luogo della madre - andando in ciò ben oltre il suo ruolo di balia 11
‘allevò Oreste per il padre’ (762: ᾿
Ορέ
στ
ηνἐ
ξ
ε
θρε
ψάμην
πατ
ρί
;τ
ρέ
φε
ι
νo τ
ροφέ
υς
anche a 751, 754, 760).
Il motivo più evidente, e di per sé solo decisivo, Eschilo l’ha inserito nell’azione
che precede immediatamente questa scena. Da ciò emerge che l’appello di Clitemestra all’αἰ
δώςdel figlio è una strategia sostitutiva dopo il fallimento di un proposito
precedente, sicuramente preferito. Immediatamente prima Clitemestra aveva voluto
uccidere il figlio, come si ricava in modo inequivocabile dalle parole con cui ella
reagisce alla notizia, riferita dal servo, dell’uccisione di Egisto (886-91):
Οι
.τ
ὸνζ
ῶν
τ
ακα
ί
ν
ε
ι
ντ
οὺ
ςτ
ε
θ
ν
ηκό
τ
α
ςλέ
γ
ω.
Κλ. οἲ
᾿
γ
ώ, ξ
υ
ν
ῆκ
ατ
οὔ
πο
ςἐ
ξα
ἰ
ν
ι
γ
μάτ
ων.
δ
ό
λο
ι
ςὀλ
ο
ύμε
θ
᾿
, ὥσπε
ρο
ὖνἐ
κτ
ε
ί
ν
αμε
ν
.
δ
ο
ί
ητ
ι
ςἀν
δ
ρο
κμῆ
τ
απέ
λε
κυ
νὡςτ
άχ
ος
·
ε
ἰ
δ
ῶμε
νε
ἰν
ι
κῶμε
ν
, ἢν
ι
κώμε
θ
α.
ἐ
ν
τ
α
ῦθ
αγ
ὰ
ρδ
ὴτ
ο
ῦδ
᾿
ἀφι
κό
μηνκ
ακο
ῦ.
Importante per l’interpretazione della reazione di Clitemestra è il fatto che ella
capisce subito la criptica comunicazione del servitore. Clitemestra sa perfettamente
che si tratta di suo figlio, il quale è tornato, e consapevole di ciò esige una scure, la
cui funzione è accentuata dall’epiteto ‘che uccide gli uomini’, ancora una volta inequivocabile. Il verso seguente comporta un crescendo ulteriore, quando la madre
9
10
11
Cf. A.F. Garvie, Aeschylus, Choephori, Oxford 1986, ad loc.
Cf. B. Vickers, Towards Greek Tragedy. Drama, Myth, Society, London 1973, 404 s.; G. Devereux, Dreams in Greek Tragedy, Oxford 1976, 183 ss.
Per il testo cf. M.L. West, Aeschyli Tragoediae, Stuttgart-Leipzig 1998², ad loc.
- 19 -
W. Rösler
definisce ‘vittoria’ la sperata uccisione del proprio figlio. L’impiego della scure contro Oreste è poi vanificato solamente dall’improvvisa entrata in scena di
quest’ultimo, che impedisce l’esecuzione dell’ordine.
VI.
Il quadro che emerge è allora il seguente: paidoktónos nell’intenzione è Clitemestra anche nell’Orestea di Eschilo. Questi ha tuttavia operato qualcosa che da Aristotele, come abbiamo visto, è legittimato: egli «ha fatto uso nel modo giusto» della
‘direttrice’ della tradizione - l’intenzione assassina della madre nei confronti del
figlio - in quanto l’ha trasposta in un altro punto della trama, o meglio dal di fuori
della trama drammatica all’interno di questa, dove poteva esibire un maggiore effetto. Lo speciale e complementare rapporto di cui si parlava, tra l’intenzione di uccidere Oreste da parte della madre e l’esecuzione della vendetta sulla madre da parte del
figlio, viene intensificato dalla concatenazione degli eventi stabilita nell’Orestea, e
trasposto in una nuova sottile funzione. Infatti, prima dell’inizio del contrasto finale
tra madre e figlio, lo spettatore sa - giacché vi ha assistito or ora - che la madre voleva uccidere suo figlio. Ciò al contrario è ignorato da Oreste. È così stabilita
un’asimmetria delle conoscenze, che viene ricercata dal poeta tragico per produrre
tensione drammatica.
Risulta chiaramente, inoltre, che l’eliminazione del proposito di uccidere Oreste
nell’Agamennone non ha nulla a che fare con una tendenza generale a ridurre la mostruosità di Clitemestra. Eschilo poteva usare soltanto una volta questo elemento del
mito; sarebbe stato impossibile inscenare l’intenzionale omicidio con la scure nelle
Coefore come ripetizione del fallito tentativo di sette anni prima. Eschilo doveva
pertanto mutare le cose, e mitigare la natura criminale della madre
nell’Agamennone, ma solamente nel passo da cui abbiamo preso le mosse. Tuttavia,
la mostruosità di Clitemestra emerge poi, e tanto più chiaramente, nelle Coefore.
Una Clitemestra meno mostruosa l’ha creata per la prima volta Euripide.
VII.
Conseguenza della modifica apportata da Eschilo alla versione tradizionale del
mito era che la figura della balia dovesse essere eliminata oppure concepita in maniera affatto nuova. Non poteva più essere utilizzata come salvatrice del decenne
Oreste. La decisione del poeta di non eliminare la balia, ma di riprenderla nelle Coefore, consentiva di assegnarle due funzioni drammatiche d’importanza strutturale per
lo svolgimento della pièce: da un lato Kilissa fornisce, come abbiamo veduto, lo
- 20 -
Klytaiméstra paidoktónos
sfondo di contrasto alla menzognera autorappresentazione di Clitemestra come madre; dall’altro ella altera la notizia che deve trasmettere ad Egisto per conto di Clitemestra: ἄγ
ε
ι
νκε
λε
ύε
ιδορυφόρουςὀπάονας(769). Egisto perciò giunge al palazzo
solo, e non con la guardia del corpo, e può così essere ucciso da Oreste. Kilissa,
dunque, non soltanto permette il compimento della vendetta12, ma diviene altresì
salvatrice di Oreste. È questa la funzione tramite la quale Eschilo ricollega la nutrice
delle Coefore a quella della versione tradizionale del mito. Ora non è più il fanciullo
di dieci anni, bensì il quasi adulto Oreste ad essere sottratto all’assassinio!13
Grazie dunque a due particolari, interdipendenti, della trama delle Coefore l’omicidio intenzionale del figlio da parte della madre e il ruolo di Kilissa come salvatrice di Oreste - abbiamo potuto osservare come Eschilo muti la versione tradizionale del mito. Anche là dove il poeta si allontana, e molto, da essa, i collegamenti
risultano marcati da particolari corrispondenze: τ
οὺςμὲ
νοὖνπαρε
ι
λημμέ
νους
μύθ
ουςλ
ύε
ι
νοὐκἔ
στ
ι
ν[...], αὐτ
ὸνδ
ὲε
ὑρί
σκε
ι
νδε
ῖκαὶτ
οῖ
ςπαραδε
δ
ομέ
ν
οι
ς
χ
ρῆσθαικαλῶς
. Meglio che con la citazione di Aristotele non si potrebbe caratterizzare questo procedimento.
Berlin
12
13
Wolfgang Rösler
Cf. Käppel 223 s.
Questa relazione mi è stata indicata da Glenn W. Most conversando durante il convegno: desidero
ringraziarlo sentitamente per questo considerevole completamento della mia argomentazione.
- 21 -