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CAMILLA SERRI Gioia di vivere. E di lavorare. In tempi di crisi economica, la maggior parte delle aziende crede di non avere scelta: "Dobbiamo tagliare posti di lavoro". Il fondatore di una delle catene alberghiere di maggior successo negli Stati Uniti ha un'idea del tutto diversa e il suo Joie de Vivre Hospitality ha triplicato il ricavo annuo tra il 2001 e il 2008. Imprenditore atipico e ribelle, fondatore della catena alberghiera Joie de Vivre, autore di diversi bestseller e speaker ammirato, Conley ha una personalità estroversa. Nel 1987, appena terminato il suo MBA a Stanford, ha intrapreso una strada che lo ha portato a costruire una delle più prestigiose catene alberghiere degli Stati Uniti. Con un ricavo annuale di 240 milioni di dollari, l'impero Joie de Vivre Hospitality è formato da 35 boutique hotel, 20 ristoranti e 5 spa. Con una rara combinazione di sensibilità emotiva e creatività, oggi è considerato un leader straordinario e creatore di un’azienda che rileva grandi performance nei suoi dipendenti. Non ha più il titolo di CEO ma è ancora coinvolto come consulente strategico della società. Come è riuscito a trasformare un motel deteriorato di San Francisco in una delle più conosciute e prestigiose catene di alberghi? E come ha superato due crisi economiche che hanno devastato il mercato del turismo? Un brand per ogni hotel. L'ideatore di Joie de Vivre, vincitore di diversi premi, parla con tono pacato. Ci riceve a casa sua, un rifugio che ricorda un santuario buddista con altare e laghetto inclusi; uno sharam che rispetta perfettamente l'architettura in cui medita, lavora e scrive. A 51 anni Conley sembra aver trovato l'equilibrio. Ricorda con affetto il primo hotel su cui ha lavorato: "Ero impiegato in un’agenzia immobiliare, ma non lo sentivo come il mio ambiente. Decisi di usare il mio know-how per qualcosa che implicasse più creatività e che mi sembrasse più avvincente. È stato allora che ho acquistato un hotel malridotto in un'area periferica di San Francisco. L'ho ripulito e l'ho chiamato Phoenix". Il Phoenix da allora è diventato un simbolo del rock'n'roll, con ospiti come David Bowie, Linda Ronstadt e i Nirvana. Il motivo del nome Joie de Vivre? “Riflette la missione della nostra azienda e attraverso il nostro servizio ai clienti creiamo esperienze che portino gioia di vivere", spiega Conley. Il modo in cui scelgono e disegnano l'identità di ogni edificio è interessante. Prima cercano un magazine che rappresenti al meglio l'esperienza che vogliono offrire ai clienti, e poi 5 parole che descrivano l'hotel e la sua essenza. E con queste chiare premesse continuano a sviluppare il brand. Ad esempio, per il primo hotel Phoenix, il team ha utilizzato Rolling Stone come ispirazione. Con questa semplice strategia applicata alla creazione di ogni hotel, le migliaia di domande che sorgono hanno già una risposta: dal target di mercato si arriva al servizio da offrire ai clienti. CAMILLA SERRI Gioia di vivere. E di lavorare. Dipendenti felici Dal primo giorno Joie de Vivre ha mantenuto una crescita stabile e costante. L'azienda era già ben posizionata alla fine degli anni novanta, quando scoppiò la bolla del "dotcom". Con l'attacco terroristico dell’11 settembre 2001, seguito poi dalla paranoia della pandemia Sars, l'industria del turismo si è trovata a combattere diverse battaglie. All'epoca il ricavo annuo della catena precipitò da 100 milioni a 75 milioni di dollari. Conley e la commissione di executive hanno preso decisioni per far sì che il problema avesse effetto solo su di loro: si sono ridotti gli stipendi o hanno lavorato gratis. "Nel mio caso, per 3 anni", confessa Conley. Il sacrificio è stato fatto per aiutare i dipendenti. Neppure una persona è stata licenziata durante la crisi. Con tutti questi pensieri per la testa, Conley si è trovato nella sezione di auto aiuto di una libreria, ed è stato colpito dal libro di Abraham Maslow “Towards a Psychology of Being”. Nella gerarchia dei bisogni di Maslow, una piramide che stabilisce una gerarchia di necessità umane, Conley ha trovato l'ispirazione per scrivere “Peak: How Great Companies Get Their Mojo from Maslow”. “In pratica, Maslow dice che le persone aspirano a un livello di auto-realizzazione e quando lo raggiungono vivono esperienze incredibili. Io credo che questo possa ispirare un ambiente lavorativo dove i collaboratori possano vivere questo tipo di esperienza e l'azienda mantiene performance estremamente alte. È dimostrato che i dipendenti felici generano consumatori felici, portando crescita e profitto al business", racconta Conley. Quali esperienze offre Joie de Vivre per arrivare ad una performance così eccellente dei dipendenti? “Offriamo ai dipendenti la possibilità di passare un paio di notti nelle nostre suite ogni 3 mesi. Sembra una banalità ma non lo fa quasi nessun albergo. Abbiamo la SPA più grande di San Francisco, Kabuki, e possono utilizzarla a metà prezzo. Inoltre, ogni 3 anni diamo ai nostri dipendenti un mese intero di ferie pagate". Grazie a questo tipo di politica di risorse umane, Joie de Vivre è uscita dalla crisi economica degli ultimi anni e ha triplicato il suo ricavo tra il 2001 e il 2008. A parte il successo personale e professionale, a Conley piace essere considerato un ribelle. E quando sente che la sua vita sta diventando troppo seria, prova a tornare alle origini, a cercare uno scopo per cui andare avanti. "Ogni imprenditore deve avere la consapevolezza di quello che il business significa per lui: un’azienda può avere come scopo l’arricchimento, la fama, oppure può aspirare a cambiare il mondo. La mia missione è generare opportunità per festeggiare la vita, sia quella dei clienti che quella dei miei dipendenti". Missione compiuta.