il ciliego di mitsuru - Premio H. C. Andersen

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il ciliego di mitsuru - Premio H. C. Andersen
Rosine Romain di Besançon (Francia) / miglior fiaba in lingua straniera
IL CILIEGO DI MITSURU (Le Cerisier de Mitsuru)
Il destino tavolta prende strade inattese…
Questo racconto ha inizio nella bocca di un monello di ritorno da una razzia di ciliegie. Le sue mani sono
cariche di frutti ben maturi che gli macchiano un po’ la maglietta e la sua bocca è gonfia di ciliegie le cui
polpe vengono separate dai noccioli da vivi movimenti della lingua. Lungo il cammino, egli sputa questi
noccioli, uno dei quali finisce nel fossato che costeggia la strada…
Dalla primavera seguente, da questo nocciolo nasce un piccolo ciliegio, che durante i primi anni di vita
manifesta tutto il suo vigore, tutta la sua volontà, per superare l’ambiente soffocante dell’erba alta che gli
svetta intorno- Ma un fosso non è certo l’ambiente ideale in cui possa vivere un piccolo ciliegio.
Alla fine dell’inverno, il contadino che abita poco distante si trova a bruciare l’erba dell’anno precedente. Le
fiamme gli lambiscono il tronco ed esso, ogni volta ne riporta cicatrici.
In primavera, lo stesso contadino libera le capre sulal strada e, ogni volta, esse non mancano di brucare i
suoi ramoscelli e le sue foglie più belle.
Col passare degli anni, il piccolo ciliegio diviene gracile, rachitico, malato.
Dall’altro capo della terra, Giappone, in una famiglia di ricchi industriali, vive un bambino che per i gentiori è
motivo di disperazione. Sua madre si chiede se abbia scelto il nome giusto per il proprio figliolo, che ha
chiamato Mitsuru e che in giapponese significa “pienezza”. Mitsuru non incarna affatto la pienezza perché,
pur essendo nato nel paese del Sol Levante, i suoi occhi non brillano e il sole non vi si leva mai. Il suo
sguardo sembra attraversare le cose senza riuscire a soffermarvisi, tutto è come trasparente. Egli non
sorride mai, non parla, è come rinchiuso in una prigione invisibile. Essendo molto ricchi, i suoi genitori
decidono di viaggiare per il mondo per scoprire le meraviglie della terra, con la speranza che tali bellezze
accendano una piccola scintilla nello sguardo del loro figliolo e ch’egli possa arrivare a mostrare interesse
per l’ambiente intorno a lui, per gli altri e per la vita.
Scopriranno così Ayers Rock nel cuore dell’Australia, le statue giganti dell’isola di Pasqua, le rovine inca del
Machu Picchu in Perù, quindi la statua della Libertà a New York, e infine Parigi, con la Torre Eiffel e la
cattedrale di Notre-Dame sull’Ile de la Citè, dove vengono a sapere che un eminente professore, specialista
in malattie dell’infanzia, ha aperto un istituto nella campagna francee e che senza dubbio può risolvere il
malessere di Mitsuru.
Sistemato per parecchie settimane in questa struttura, Mitsuru approfitta ogni giorno di qualche ora di libertà
per fare una passeggiata in campagna. Camminando, pare non interessarsi a nulla, non guarda niente,
neppure le cavallette che i suoi passi disturbano, o i ranocchi che fuggono al suo sopraggiungere. Un giorno,
tuttavia, nel fossato che costeggia la strada, scorge un piccolo ciliegio gracile, malato, e Mitsuru riconosce
nella sofferenza di questo piccolo albero la sua stessa sofferenza. Gli si avvicina e s’inginocchia davanti a
lui. Con la punta delle dita sfiora il suo tronco, accarezza le stigmate delle sue bruciature e ne percorre le
cicatrici. Con l’aiuto del maglione pulisce le foglie per rimuovere il fungo biancastro in modo che possa
respirare meglio, e il suo sguardo finisce così per rivolgere attenzione a questo piccolo albero, i cui rami
storti somigliano a delle braccia tese che chiedono conforto.
Ogni mattina, Mitsuru si reca a far visita all’alberello divenuto il suo compagno, il suo amico, e un giorno ha
la sopresa di scoprire su uno dei suoi rami un fiore di ciliegio sebbene non sia stagione. L’indomani mattina,
è un secondo fiore che il piccolo ciliegio ha fatto apparire…La terza mattina, Mitsuru vi si reca con una
sciarpa di seta bianca che annoda attorno ai suoi rami in segno di riconoscenza e d’amicizia e, la quarta
mattina, ha la sopresa di scorgere una magnifica ciliegia, rossa, brillante, matura, come per magia.
Delicatamente, la coglie e se la porta alla bocca…Nel momento in cui Mitsuru addenta il frutto
deliziosamente zuccherino, scoppia in una risata liberatoria, che fa scattare quel fiume di parole trattenute
così a lungo, mentre il suo volto finalmente s’ illumina.
Il suo ritorno in istituto provoca una vera rivoluzione nei reparti! Nessuno riesce a credere a una guarigione
così repentina di Mitsuru” Avvertiti, i suoi genitori vogliono tornare quanto prima in Giappone, ma il bambino
non vuole partire senza il suo albero, senza quell’amico che gli ha regalato la liberazione. Tralascia i genitori
ai piedi del piccolo ciliegio ed essi, rispettosi, vanno a chiedere al contadino vicino l’autorizzazione a portare
il piccolo albero nel loro lontano paese.
Il contadino si gratta il capo, sorpreso da questo gesto…c’è da dire che non aveva mai notato che fosse
spuntato un ciliegio in quel fossato! Si rende disponibile ad aiutare la famiglia a sradicare l’alberello ma, per
quanto tiri con tutte le sue forze, il piccolo ciliegio resiste, come a non voler lasciare la sua terra natale.
Mitsuru s’inginocchia allora danti al suo amico. Nessuno sa dire cosa il ragazzo gli abbia sussurrato, ma non
appena gli ha cinto il tronco con le mani, il piccolo ciliegio s’è lasciato asportare con un po’ di terra dal fosso
che l’ha visto nascere.
Immaginate il viaggio del piccolo albero! Prende l’aereo della Japan Airlines, poi lo Shinkansen, il treno più
veloce del mondo! Attraverso i vetri del treno, Mitsuru e il suo amico ammirano insieme la cima innevata del
Fujiyama prima di arrivare a Kyoto. Non potendo sistemare l’alberello nel loro appartamento, i genitori di
Mitsuru decidono di affidarlo ai monaci buddisti del tempio Nanzen.ji, situato su una delle colline della città. Il
piccolo ciliegio francese viene sistemato ai margini di un giardino in pietra, ma Mitsuru non vuole
abbandonare il suo amico. Si fa quindi monaco buddista e quelle parole che prima aveva avuto così difficoltà
a pronunciare divengono la sua specialità. Col passare degli anni, è diventato maestro nell’arte della
calligrafia. Ogni mattina rivolge un saluto al suo amico e scrive su una delle sue foglie parole semplici,
sempre le stesse: amore, amicizia, gioia, pace, pienezza. La fama del piccolo albero si diffonde e gente da
tutto il Giappone viene per ammirarlo, per appendere ai suoi rami dei nastri di seta o di carta su cui sono
scritti tutti i sogni e tutti i desideri dell’umanità.
Ogni autunno, quando il suo amico perde le foglie, Mitsuru ha cura di raccoglierle una ad una e di portarle
oltre le mura del tempio. Le affida così ai venti, affinchè la felicità e la pace possano diffondersi nel mondo…