san camillo e l`ordine dei ministri degli infermi nella
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SAN CAMILLO E L’ORDINE DEI MINISTRI DEGLI INFERMI NELLA STORIA DELLA CHIESA DI MILANO Come abbiamo avuto modo di sottolineare nella quarta di copertina del libro intitolato “San Camillo de Lellis e l'ordine dei Ministri degli Infermi nella storia della Chiesa di Milano”, edito per i tipi della ARES, esistono vari testi su san Camillo e sui Chierici Regolari Ministri degli Infermi, ma questo libro segue un percorso diverso e più aggiornato. È infatti assai ricco di riferimenti artistici e bio-bibliografici e di notizie storicoscientifiche -di particolare menzione quelle riferibili alle gesta coraggiose e caritatevoli di fratel Terzago contro la peste del XVII secolo- come poi ci dirà meglio Elisabetta- tutte collocate all’interno della storia della caritas e dell’assistenza religiosa in rapporto al mutare di alcune particolari patologie dall’antichità ad oggi. Per secoli, infatti, lebbra, peste, vaiolo e tubercolosi hanno seminato il panico modificando a più riprese la percezione del rapporto salute-malattia e il modo di vivere degli uomini e delle comunità esposte ai rischi del contagio. Sino a giungere, dagli anni Ottanta del Novecento, alla comparsa dell’AIDS -la nuova pestilenza- che costituisce ancora oggi una piaga difficile da sanare. Nel tempo e nello spazio, pur tra mille vicissitudini, i Camilliani, con spirito di sacrificio, hanno sempre fornito un contributo indispensabile alla lotta contro queste patologie, poiché per essi il malato -incarnando la figura di Cristo umile e sofferente- costituisce il prossimo da amare, da confortare e da accudire con tutta la dedizione possibile, anche a costo della propria vita. Non un’ennesima agiografia quindi, ma un’accurata rivisitazione intorno all’opera caritatevole che san Camillo e i suoi Religiosi hanno avuto modo di svolgere -nel corso dei secoli- nella città di Milano e nella diocesi ambrosiana. Il volume, edito grazie al fondamentale contributo delle comunità camilliane di Milano e 1 della Provincia Lombardo-Veneta dell’Ordine, pone in risalto -nella prima parte- il contesto storico che porta alla costituzione dell’Ordine dedito a san Camillo (1550-1614). San Camillo è un personaggio affascinante: le biografie, le fonti e i documenti d’archivio lo definiscono come un uomo “ardente e intransigente ma anche gigantesco e impetuoso”. La sua opera caritatevole ebbe inizio presso l’Ospedale S. Giacomo degli incurabili di Roma (vi trova vano ricovero e cure tutti quei malati colpiti da patologie non curabili negli altri ospedali romani, specie i sifilitici), dove -dopo un lungo periodo di degenza- divenne prima inserviente e poi Maestro di Casa. Come tutti i grandi personaggi che hanno smosso la storia (remueurs d'histoire, in analogia al remueur de champagne, colui che è addetto a smuovere le bottiglie di champagne nelle cantine), Camillo ha dato il via, in campo sanitario ed assistenziale, ad una trasformazione che i bisogni sociali e politici imponevano al suo tempo: “Mentre la cultura umanistica esalta l’uomo per le sue conquiste geografiche, scientifiche o artistiche, si fa strada un gruppo di uomini guidati da Camillo che, ispirandosi al Vangelo, si prende cura dell’uomo concreto, povero e malato. Camillo nasce in una famiglia nob ile e stimata. Dopo una fanciullezza trascorsa senza impegno segue il padre nella carriera delle armi, ma a 18 anni, alla morte del genitore rimane solo. Si imbarca sulle galere, partecipa a campagne militari sulle coste del Mediterraneo ma quasi sempre il suo stipendio di mercenario si volatilizza nel gioco ai dadi e alle carte. A 25 anni Dio irrompe nella sua vita e lo folgora: una conversione radicale e definitiva, per certi aspetti simile a quella accaduta a san Paolo sulla via di Damasco. Vorrebbe seguire le orme di san Francesco ma il Signore dispone diversamente e deve ritornare a Roma, all’Ospedale San Giacomo degli Incurabili, per curare una b rutta piaga alla gamb a. Qui, dopo aver assistito i malati come inserviente di corsia, a soli 29 anni è nominato “Maestro di Casa”, con le mansioni di Economo”. Indossato l’abito religioso nel 1584,1 prosegue poi la sua attività all’Ospedale di S. Spirito, ottenendo nel 1 Camillo fu ordinato sacerdote il 26 maggio 1584 da Thomas Goldwell di St. Asaph (Galles), l’ultimo vescovo inglese 2 1586 l’approvazione di papa Sisto V (Felice Peretti,1520-1590) per la costituzione della Compagnia dei Ministri degli infermi, convertita in ordine religioso nel 1591 con il voto di “servire gli infermi, anche appestati, con rischio di vita”. 2 I tratti di profonda umanità che caratterizzano –ancora oggi- il modello assistenziale camilliano trovarono, dopo una prima stesura delle “Regole e modi concreti per ben servire gli infermi nell’ospedale” (1584), una codificazione definitiva nelle “Regole che si osservano dai nostri fratelli nell’ Hospitale Maggiore di Milano per servire con ogni perfezione i poveri infermi”. Tali Regole -redatte nel 1613- prescrivevano di trattare gli ammalati “con la maggior diligenza possibile, con l’affetto di una madre verso il suo unico figlio infermo e guardando il povero come la persona di Cristo”. La presenza di San Camillo a Milano non rappresentava certo una novità: già nel giugno del 1594 l’Ordine dei Ministri degli infermi aveva preso servizio presso l’Ospedale Maggiore dell’Annunziata, la Ca’ Granda di Milano, allo scopo di assistere gli ammalati e i moribondi: “I primi religiosi (tredici, tra padri e fratelli) giunsero in città nel giugno del 1594. Padre Camillo la visitò in più occasioni e vi trascorse diversi periodi per assistere i malati dell’Ospedale. A Milano Camillo riprende le Regole per l’assistenza infermieristica composte a Roma, le perfeziona e le riformula come Regole che si osservano dai nostri confratelli nell’Ospedale Maggiore di Milano per servire con ogni perfezione i poveri infermi. Per la loro umanità e la loro valenza etica universale, sono da considerare il primo Codice Deontologico Infermieristico”. Il testo di San Camillo corredato di 71 “ordini” ( modi ) per accudire i pazienti, oltre a rappresentare uno dei primi manuali di tecnica infermieristica, costituisce una vera e propria svolta nel campo dell’assistenza ospedaliera. Sino ad allora, infatti, le condizioni igienico-sanitarie degli ospedali e le cure riservate agli ammalati lasciavano molto a appartenente alla vecchia gerarchia. Canonizzato nel 1746, venne dichiarato santo patrono dei malati e degli infermieri da Leone XIII. 2 Il 21 settembre 1591, con la bolla “Illius qui pro regis” il papa Gregorio XIV elevò la compagnia al rango di Ordine dei Ministri degli Infermi (C amilliani), con lo scopo di assicurare assistenza spirituale e sanitaria ai poveri e agli ammalati. 3 desiderare: “non erano rari i casi di malati abbandonati nel loro letto, senza pulizia, a volte anche senza cibo e senza bevande, capitava perfino che i pazienti più gravi venissero b rutalmente trasportati alla cella mortuaria ancora in vita. Non esisteva nessun gruppo, religioso o laico, che si dedicasse in modo specifico e adeguato dell’assistenza ai malati. Di fronte a questa situazione, in Camillo divenne prepotente l’esigenza “di dar vita ad un gruppo di uomini “pii e dabbene” i quali, “per amore di Dio” e non per avidità di denaro, servano i malati per una lib era scelta, con dedizione amorevole, con la tenerezza di una mamma”, adempiendo così alla volontà di Dio nel servizio dei malati.3 Le Regole si caratterizzano per le modalità concrete -moderne- con cui la parola carità -termine che ricorre molte volte nel corpus del testo- non rimane soltanto un principio ideale, ma si declina in opportunità e in realizzazioni pratiche per mezzo di una serie di disposizioni minuziose e dettagliate che consentono -realmente- di servire al meglio gli ammalati. Insieme con l’affetto amorevole si raccomandava- ad esempio- di usare la massima diligenza nei confronto delle pratiche di cura e medicazione dei poveri infermi e si richiedeva grande attenzione per il vitto e l’igiene personale. Con Camillo de Lellis si assiste, pertanto, alla prima vera riforma dei luoghi della salute e dell’assistenza nella storia sanitaria italiana: “Predicare il Vangelo curando gli infermi. Curare in senso pieno, integrale, evangelico. Una svolta epocale che si riflette con particolare evidenza- nella nuova concezione dell’assistenza ai malati e nel rapporto tra questi e gli operatori della salute -medici e infermieri- in primis. Ciò che venne inaugurato dal santo di Bucchianico fu una sorta di “nuovo umanesimo”, l’umanesimo degli umili”, supportato da “quell’idea camilliana di riabilitazione glob ale della persona umana che presuppone non solo conoscenze mediche e infermieristiche, ma anche e soprattutto 3 P. Haschek, Camillo vive. Vita e opere di San Camillo de Lellis…cit., p.59. Le prime persone con le quali Camillo condivise l’idea e il progetto di dar vita ad una “ compagnia” dedita all’assistenza ai malati sono- naturalment e- i suoi migliori amici e collaboratori del S. Giacomo:don Francesco Profeta, cappellano dell’Ospedale, Bernardo Norcino, cantiniere, respons abile del guardaroba e del pollaio, Curzio Lodi, infermiere, Ludovico Altobelli, massaggiatore, Benigno Sauri, inserviente. Ibidem, p.62. Per un breve profilo biografico su fratel Norcino (1525-1585), primo compagno di S. Camillo cfr. San Camillo de Lellis e la prima comunità camilliana, in Testimoni di carità della Famiglia Camilliana. Profili biografici, Roma, Curia Generalizi a, 2007, p.13. 4 un adeguato e profondo coinvolgimento psicologico, antropologico, etico, umanistico, sociologico degli operatori, nella tradizione gloriosa di Camillo”. In particolare, va ricordato come sia -Camillo de Lellis che Giovanni di Dio (Juan Ciudad)- grazie al loro “umanesimo dal basso, proprio di persone del popolo che in veste di infermieri si volgevano alla cura degli infermi”- riuscirono- vivendo a stretto contatto con un’ umanità sofferente ed afflitta- a riportare al centro dell’interesse generale la condizione individuale del malato al di là delle sue condizioni culturali o materiali.4 Oltre a tener conto della bibliografia promossa dall’Ordine camilliano relativa ai rapporti tra san Camillo e Milano abbiamo indirizzato le nostre ricerche nell’alveo della recente evoluzione degli studi sui Ministri degli Infermi, cioè verso un più ampio utilizzo delle fonti archivistiche ora riordinate (come quello dell’Archivio Generale dei Ministri degli Infermi, conservato a Roma) o in corso di riordino presso le altre province camilliane. Tale metodologia ci ha consentito da un lato, di porre al centro dell’indagine il carisma di san Camillo, superando visioni apologetiche o sociologiche, dall’altro di collocare il nucleo fondante dell’esperienza camilliana nel suo svilupparsi storico all’interno della Chiesa e della società in continua trasformazione. Attraverso una sequela di “quadri” tematici, abbiamo cercato di mettere in risalto l’attivo e sofferto costruirsi nel tessuto sociale milanese di una rete di esperienze di incontro per le persone sofferenti propiziate dall’opera di carità camilliana, capace di influire anche sulle pratiche di cura del malato condotte dal potere pubblico. Rileggendo le diverse fasi storiche del “governo” degli infermi fin dall’antichità, attraverso le dinamiche che hanno condotto alla nascita dell’Ospedale maggiore (l’antica la Ca’ Granda),abbiamo ripercorso le origini dell'assistenza sanitaria religiosa a Milano, nella quale S. Camillo porterà il suo carisma. Abbiamo cercato, inoltre, di cogliere il significato innovativo dell’apporto camilliano a Milano comprendendo le ragioni del passaggio che condurrà 4 A partire dalla fine del XVI s ecolo, le comunità camilliane si diffus ero rapidamente in varie città d'Italia (Roma, Napoli, Milano, Genova, Bologna, Ferrara, M essina, Palermo, Mantova), promuovendo una benefi ca ri forma degli ospedali e dell'assistenza sanitaria ai bisognosi. 5 dalla Charitas cristiana del servus infirmorum, dopo la ricomparsa della peste nell’Europa del Trecento, alle riforme dell’ospedale quattrocentesco. 5 Ci siamo poi soffermati sulla descrizione delle vicende dell’eredità camillianaesemplificata dal regolamento del 1613- ponendo in risalto coloro (Fratel Giulio Cesare Terzago in primis) che più volte affrontarono la morte per stare accanto al malato, come nella tragica epidemia di peste milanese del 1630. Abbiamo ripercorso il cammino dei camilliani nella storia milanese e nazionale, sino a giungere -dopo le soppressioni del periodo napoleonico- alla costituzione di una stabile comunità camilliana a Milano, poi di una chiesa, di un santuario sino alla realizzazione nel corso del Novecento delle case di cura (come la Pio X e la San Camillo) e dei “rifugi” camilliani, come quello -esemplare- di fratel Ettore. La presenza dei Camilliani a Milano e in Lombardia attraverso i secoli, prima di consolidarsi definitivamente nel corso del XX secolo, ha attraversato –come abbiamo visto- alterne fortune. Per terminare, occorre dire che -all’interno della dinamica della storia che abbiamo cercato di ricostruire- si possono rintracciare alcuni momenti significativi come, ad esempio, quelli relativi al complesso rapporto tra forza del carisma dei Ministri degli Infermi e autorità episcopali ambrosiane (si pensi al legame intercorso tra i religiosi di S. Camillo e alcuni esponenti dell’episcopato milanese come Gaspare Visconti e Federico Borromeo, Andrea Ferrari e Ildefonso Schuster) e quelli più squisitamente legati all’esperienza umana della malattia e della sofferenza ove si manifesta pienamente il carisma di san Camillo. Maurizio De Filippis Elisabetta Zanarotti Tiranini 5 A. Ciampani, Nel solco della storiografia camilliana, in Introduzione, San Camillo e l’Ordine dei Ministri degli Infermi nella Storia della Chiesa di Milano , Milano, ARES, 2010. 6 ARES NOVITÀ Gennaio 2010 Maurizio o Dee Filippiss - Elisabettaa Zanarottii Tiranini San Camillo de Lellis e l’Ordine dei Ministri degli Infermi nella storia della Chiesa di Milano Presentazionee dii p.. Vittorio o Paleari Prefazionee dii mons.. Piero o Cresseri Invito o allaa letturaa dii mons.. Franco o Buzzi Maurizio De Filippis - Elisabetta Zanarotti Tiranini SAN CAMILLO DE LELLIS E L’ORDINE DEI MINISTRI DEGLI INFERMI NELLA STORIA DELLA CHIESA DI MILANO Collana «Profili» ISBN 978-88-8155-486-7 pp. 264 + 16 illustrate a colori - € 20 Esistono vari testi su san Camillo de Lellis e sui Chierici Regolari Ministri degli Infermi, ma questo libro segue un percorso in parte alternativo e più aggiornato. È infatti assai ricco di riferimenti e di notizie storicoscientifiche, bio-bibliografiche, artistiche ecc., collocate all’interno di un vasto panorama sulla storia della caritas, dell’assistenza religiosa in rapporto alle mutate condizioni di certe patologie dall’antichità a oggi. Per secoli lebbra, peste, vaiolo e tubercolosi hanno provocato sgomento e panico modificando a più riprese la percezione del rapporto salute-malattia e il modo di vivere degli uomini e delle comunità esposte ai rischi del contagio. A partire dagli anni Ottanta del Novecento si registra invece la comparsa dell’Aids, la nuova pestilenza, che nel Terzo Mondo costituisce ancora oggi una piaga terribile. Nel tempo e nello spazio, pur tra mille vicissitudini, i Camilliani, con competenza e spirito di sacrificio, hanno sempre fornito un contributo insidispensabile alla lotta contro questo tipo di patologie, poiché per essi il malato – incarnando la figura di Cristo umile e sofferente – rappresenta un intero universo, anzi, è il prossimo da amare, da confortare e da accudire con tutta la dedizione possibile, senza alcuna riserva, anche a costo della propria vita. Non un’ennesima agiografia, ma un’accurata rivisitazione intorno all’opera grandiosa di san Camillo e dei suoi Religiosi, al loro ruolo centrale nella città di Milano e nella diocesi ambrosiana. Maurizio De Filippis, laureato in Storia, tecnico sanitario di laboratorio biomedico presso l’Azienda Ospedaliera-Polo Universitario “Luigi Sacco” di Milano, svolge attività di docenza e ricerca nel corso di Laurea in Infermieristica dell’Università degli Studi di Milano. Ha pubblicato vari articoli di storia della medicina, storia ospedaliera e della sanità. Fra i suoi lavori più recenti: Breve Storia degli antichi contagi in Bioterrorismo, Ulisse 2002; L’Ospedale “Luigi Sacco” nella Milano del Novecento, Franco Angeli 2003; I luoghi della cura, in La peste Bianca. Milano e la lotta antitubercolare (1882-1945), Franco Angeli 2004. Elisabetta Zanarotti Tiranini, laureata in Lettere, specializzata in Storia, da molti anni collabora con il Dipartimento di Scienze della Storia e della Documentazione storica presso l’Università degli Studi di Milano. Ricercatrice e saggista, ha pubblicato articoli su periodici di cultura, etica e attualità. Nel 2003 ha scritto il libro La luce nella mente. Eugenio Medea precursore della Neuropsichiatria e Riabilitazione infantile (1873-1967), Edizioni La Nostra Famiglia. Edizioni Ares - via A. Stradivari, 7 - Tel. 02.29.52.61.56 - Fax 02.29.52.01.63 - http://www.ares.mi.it - e.mail: [email protected]