l`ossigeno - IIS Lancia
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L’OSSIGENO L'ossigeno è l'elemento chimico della tavola periodica degli elementi, che ha come simbolo O e come numero atomico 8. L'elemento si trova non solo sulla Terra ma in tutto l'universo. L'ossigeno termodinamicamente libero, instabile, come ma lo si esiste trova sulla grazie Terra, è all'azione della fotosintesi delle piante. L'ossigeno è l'elemento chimico più comune della crosta terrestre rappresentandone circa il 47% della massa, mentre nell'atmosfera è in percentuale del 21%. Assieme all'acqua e ai composti di carbonio è l'elemento che permette la vita sulla Terra. Disponibilità L'ossigeno è l'elemento più abbondante della crosta terrestre, si stima che ammonti al 46,7%. L'ossigeno forma l'87% degli oceani (in quanto componente dell'acqua, H2O) e il 21% dell'atmosfera terrestre (come O2 o O3, ozono). I composti di ossigeno, in particolare ossidi metallici, silicati e carbonati, si trovano comunemente nelle rocce e nel terreno. I composti di ossigeno si trovano in tutto l’universo. Composti A causa della sua elettronegatività, l'ossigeno forma legami chimici con quasi tutti gli altri elementi (e questa è l'origine della definizione di ossidazione). Gli unici elementi che sfuggono l'ossidazione sono i gas nobili (tra cui elio, neon e argon). L'ossigeno si lega in modi diversi a seconda dell'elemento e delle condizioni: crea infatti ossidi, perossidi,superossidi o idrossidi. L'ossido più comune è il "monossido d'idrogeno", che altro non è che l'acqua (H2O). Molti metalli come il ferro si legano ad atomi di ossigeno, generando vari composti come l'ossido di ferro(3+) (Fe2O3), comunemente chiamato ruggine. Oltre alla molecola O2, l'ossigeno si può trovare in natura sotto forma di ozono (O3). Il ciclo dell’ossigeno L’ossigeno è presente: sotto forma di ossigeno molecolare, nell'acqua, in composti inorganici (es. rocce) e organici. Di fondamentale importanza per il ciclo è l'ossigeno atmosferico, ovvero ossigeno molecolare O2. Esso viene prodotto dalla fotosintesi ossigenica (fotosingesi clorofilliana). Negli strati alti dell'atmosfera parte dell'ossigeno si trasforma in ozono (O3) che, assorbendo determinate lunghezze d'onda ad alta energia, dalla radiazione solare che arriva alla terra, costituisce uno schermo protettivo per gli esseri viventi. L'ossigeno viene consumato in attività biologiche e geologiche. Queste attività comprendono la respirazione, l'alterazione superficiale delle rocce affioranti, come l'ossidazione del ferro e di altri elementi, l'ossidazione dei gas ridotti emessi nell’atmosfera da eventi naturali (vulcanici) o dall’uomo, la combustione dei prodotti di origine organica. La produzione: fotosingesi clorofilliana La fotosintesi clorofilliana è un processo chimico grazie al quale le piante verdi producono sostanze organiche, principalmente carboidrati , a partire dall'anidride carbonica atmosferica e dall’acqua metabolica, in presenza di luce solare. Durante la fotosintesi, con la mediazione della clorofilla, la luce solare permette di convertire sei molecole di CO2 e sei molecole d'acqua in una molecola di glucosio(C6H12O6), zucchero fondamentale per la vita della pianta. Come sottoprodotto della reazione si producono sei molecole di ossigeno, che la pianta libera nell'atmosfera attraverso gli stomi. La fotosintesi clorofilliana è l'unico processo biologicamente importante in grado di raccogliere l'energia solare, da cui, fondamentalmente, dipende la vita sulla Terra. La quantità di energia solare catturata dalla fotosintesi è immensa, dell'ordine dei 100 terawatt, che è circa sei volte quanto consuma attualmente la civiltà umana. Oltre che dell'energia, la fotosintesi è anche la fonte di carbonio organico primario di cui necessitano gli organismi viventi. La fotosintesi trasforma circa 115 · 109 chilogrammi di carbonio atmosferico inorganico in biomassa ogni anno. 6 CO2 (Anidride carbonica) + 6 H2O (Acqua) + Luce → C6H12O6 (Glucosio) + 6 O2 (Ossigeno) Il consumo: 1 - La respirazione La respirazione è un processo di ossidoriduzione nel quale molecole organiche ricche di energia reagiscono con molecole di O2. Il glucosio è il principale combustibile per la maggior parte degli organismi. Il bilancio generale della respirazione può essere riassunto dall'equazione: con ∆G = - 686 kcal/mole di glucosio C6H12O6 + 6 O2 = 6 H2O + 6 CO2 La respirazione avviene in diversi stadi. L’ossigeno viene catturato a livello polmonare dall’aria e trasportato nelle cellule dall’emoglobina, un composto dei globuli rossi del sangue contenente ferro in grado di legarsi con l’ossigeno. La respirazione è il processo vitale attraverso cui la quasi totalità degli esseri viventi riesce a procurarsi l’energia necessaria per la vita. Il consumo: 2 - La combustione La combustione è un combustibile da una reazione parte di chimica che un comburente (che comporta in genere l'ossidazione di è rappresentato dall'ossigeno), con sviluppo di calore e radiazioni elettromagnetiche, tra cui spesso anche radiazioni luminose (fuoco), con rilascio di energia e formazione di nuovi composti, principalmente anidride carbonica e acqua. I tre elementi che sono necessari allo svolgersi della reazione di combustione sono: combustibile comburente temperatura Il combustibile può essere di vario tipo, per esempio: idrocarburi, legname o carbone. Il comburente per eccellenza è l'ossigeno presente nell'aria. Il combustibile e il comburente devono essere in proporzioni adeguate perché la combustione abbia luogo (campo d'infiammabilità). La reazione tra il combustibile e il comburente non è spontanea ma è necessaria un’energia di attivazione della reazione, che in seguito sprigiona il calore necessario per il mantenimento del livello termico grazie al quale avviene la piroscissione del combustibile. L'innesco può essere rappresentato per esempio da una fonte di calore o da una scintilla. L'innesco rappresenta tale energia di attivazione necessaria alle molecole di reagenti per iniziare la reazione e deve essere fornita dall'esterno. In seguito l'energia rilasciata dalla reazione stessa l'autosostentamento, senza ulteriori apporti energetici esterni. ne rende possibile Per poter accelerare la combustione si può adoperare una turbolenza, la quale aumenta il mescolamento tra combustibile e comburente, velocizzando la combustione. Mancando uno degli elementi si estingue. Spegnere un incendio è infatti possibile per sottrazione (esaurimento o allontanamento) del combustibile, per soffocamento (separazione dell'ossigeno/comburente per mezzo di una sostanza coprente) o per raffreddamento (fermando la reazione a catena di autosostentamento dell'innesco). Se la combustione avviene in difetto di aria, può accadere che oltre all’anidride carbonica si formi anche una certa quantità di ossido di carbonio (CO) che rende estremamente tossico l’ambiente. Ecco il motivo per cui bisogna bruciare questi combustibili in buone condizioni di ventilazione. L’ossido di carbonio, infatti, si lega all’emoglobina (addetta al trasporto dell’ossigeno) 200 volte più velocemente dell’ossigeno stesso, ed in modo praticamente irreversibile. L’ossido di carbonio è soltanto una delle centinaia di molecole tossiche che si sviluppano nelle condizioni di combustione durante il fumo di sigarette o di altri prodotti a base di tabacco, e costituisce uno dei principali inibitori del processo di ossigenazione delle cellule in generale, e delle cellule cerebrali in particolare. Il consumo: 3 – L’ossidazione delle sostanze inorganiche – la corrosione L’ossidazione delle sostanze inorganiche avviene continuamente in natura ogni qualvolta una sostanza in grado di ossidarsi viene esposta all’aria. Vengono quindi continuamente ossidati minerali affioranti all’aria (prima protetti dagli strati superficiali, per esempio in seguito ad eruzioni vulcaniche) e metalli esposti all’aria. Nel caso dei metalli, la reazione di ossidazione prende il nome di corrosione. Il termine corrosione indica un processo di consumazione lenta e continua di un materiale, che ha come conseguenze il peggioramento delle caratteristiche del materiale coinvolto. Possono essere coinvolti da tale fenomeno molte tipologie di materiali, sebbene il termine "corrosione" venga comunemente associato ai materiali metallici (cioè i metalli e le loro leghe). A seconda del meccanismo con cui avviene la corrosione, si parla di: corrosione per attacco diretto (o corrosione chimica): se il materiale metallico è attaccato da particolari sostanze chimiche in presenza di acqua (sotto forma di acqua liquida o di vapore acqueo); un esempio di corrosione per attacco diretto è la corrosione dei materiali metallici esposti all'aria, denominata corrosione atmosferica; corrosione elettrochimica: se la corrosione avviene tra due parti metalliche poste a contatto; se i metalli posti a contatto sono di natura differente, si parla in particolare di corrosione galvanica. Gli esempi tipici di corrosione sono la ruggine del ferro, la colorazione verde del rame o opaca dell’alluminio (si tratta in questo caso di una ossidazione passivante: la patina di ossido che si forma impedisce l’ulteriore corrosione perché l’ossigeno non riesce a raggiungere gli strati sottostanti). Tossicità Occorre ricordare che l'ossigeno è fra i componenti più aggressivi e tossici esistenti in natura. Tale sua caratteristica deriva dalla sua instabilità che lo porta a legarsi a quasi tutti i composti. La compatibilità con la vita in sua presenza è legata alla possibilità di adoperarlo come prezioso e potente reagente (è letteralmente un pozzo di elettroni) senza esserne danneggiati. Il meccanismo dei viventi aerobi è quello di avere strutture metaboliche che ne neutralizzino gli effetti dannosi. Un'esposizione prolungata all'ossigeno puro ad alte pressioni parziali è tossica, dato che supera i livelli di neutralizzazione, e può provocare, a seconda della pressione e del tempo di esposizione, conseguenze a livello polmonare e neurologico. Gli effetti polmonari includono perdita di capacità e danni ai tessuti. Gli effetti neurologici possono comprendere convulsioni, cecità e coma. L'ossigeno, abbiamo visto, è alla base della vita sia animale che vegetale è il nutriente più importante per ogni cellula, ma l'ossigeno è anche chimicamente reattivo ed in grado di ossidare le molecole vicine con conseguente danno cellulare. Il processo di ossidazione che si instaura per generare energia vitale, infatti, forma anche delle molecole instabili dette radicali liberi, molecole reattive, che provocano danni al tessuto delle cellule, responsabili del processo di invecchiamento cellulare e di invecchiamento generale. Essi innescano una serie di reazioni a catena che tendono a formare altri radicali liberi, in un processo ossidativo che sviluppa una reazione a catena. Una grande quantità di radicali liberi si forma anche dalla combustione, in particolare dal fumo di sigarette, dalla combustione dei derivati del petrolio che creano i gas di scarico, dalla frittura, dalla cottura alla brace dei cibi. Nei normali processi chimici del nostro organismo, intervengono gli antiossidanti che sono in grado di spegnere le reazioni a catena dei radicali liberi, catturandoli e neutralizzandoli. Gli antiossidanti che svolgono un ruolo primario sono la vitamina C, la Vitamina A, la Vitamina E, il beta-carotene, e altre sostanze presenti soprattutto nella frutta e nella verdura, riconoscibili dal colore (molti pigmenti che danno la colorazione tipica agli alimenti sono anche antiossidanti), ma anche in altri alimenti di origine animale. L’ozono L'ozono O3, molecola triatomica dell'ossigeno, pur costituendo solo 1 ppm (una parte per milione) dei gas dell'atmosfera, è l'unico in grado di assorbire le radiazioni ultraviolette di lunghezza d'onda tra 200 e 300 nm provenienti dal sole, impedendo loro di raggiungere la superficie terrestre. In questo modo esso assume un ruolo fondamentale di protezione, rendendo possibile la sopravvivenza delle specie viventi, che sarebbero pesantemente danneggiate da queste radiazioni ad alta energia. La sua quantità varia con l'altitudine e arriva ad un massimo di 12 ppm (parti per milione) a 30 Km di quota. Nella stratosfera, quindi, si concentra il 90% dell'ozono atmosferico. L'equilibrio tra le reazioni di formazione e distruzione dell'ozono governa la quantità di questo gas presente nella stratosfera. L'ozono stratosferico si forma quando una molecola di ossigeno assorbe radiazioni ultraviolette che ossigeno): la scindono in due atomi di ossigeno (detti radicale O2 + hv 2 O Ciascun atomo si combina poi con un'altra molecola di ossigeno formando ozono: O2 + O O3 L'ozono assorbe radiazioni ultraviolette che lo dissociano nuovamente in ossigeno molecolare e ossigeno atomico: O3 + hv O2 +O L'atomo di ossigeno liberato si può unire ancora ad un'altra molecola di ossigeno riformando ozono. Il gas continua a dissociarsi e a riformarsi molte volte in questo modo, finché entra in collisione con un atomo libero di ossigeno, formando due molecole di ossigeno stabili: O + O O2 In condizioni normali il risultato netto del processo è che la quantità di ozono si stabilizza in uno stato stazionario nel quale la velocità di formazione corrisponde esattamente alla velocità di distruzione. La scoperta che la Terra possiede uno strato di ozono nelle parti più “alte” dell’atmosfera (stratosfera) è abbastanza recente e risale alla metà dello scorso secolo. La scoperta che tale strato presenta un assottigliamento marcato sopra le aree polari è ancora più recente e avviene grazie alle prime misurazioni effettuate nel 1974. Dal 1982 si è cominciato a studiare e misurare il fenomeno fino a scoprire nel 1985 che l’assottigliamento dello strato di ozono sopra le regioni polari aumentava di anno in anno (fenomeno rinominato comunemente “buco dell’ozono”), i governi mondiali riconobbero il bisogno di adottare misure per ridurre la produzione e il consumo dei gas Clorofluorocarburi (CFC) ritenuti responsabili dell’aumentare dell’assottigliamento dell’ozono (catturatori di radicali ossigeno O). Rispetto alle dimensioni massime raggiunte, il buco dell'ozono si è ridotto al polo sud nel 2011. Purtroppo le cose vanno meno bene a nord. Sull'Artico a inizio 2011 c'è stata un'inaspettata perdita di ozono con un calo del 40% tra l'inizio dello scorso inverno e la fine di marzo a conferma che, nonostante la messa al bando dei CFC risalga a oltre vent'anni fa, la lunga vita di questi gas condiziona e condizionerà ancora a lungo lo strato di ozono.