L`Assicurazione che finanzia l`impresa e fa la banca?
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L`Assicurazione che finanzia l`impresa e fa la banca?
L’opinione L’Assicurazione che finanzia l’impresa e fa la banca? A ciascuno il proprio mestiere! Il rischio di polpette avvelenate e di aggravare una crisi sistemica. Questa volta sarà diverso? I risultati ottenuti dalle imprese assicurative italiane; la situazione nel ramo RC Auto e le proposte di riforma; le assicurazioni come nuove fonti di finanziamento alle imprese anche medio piccole. Sono questi i temi principali che il Presidente dell’Ivass (già Isvap, autorità di controllo delle assicurazioni) ha inteso trattare nella sua relazione sull’attività dell’istituto per l’anno 2013. Una relazione particolarmente interessante e con un palese elemento di novità costituito dal tema del finanziamento dell’impresa da parte dell’assicurazione. Un tema che ha trovato una prima attuazione normativa con il decreto del governo Renzi nel Giugno scorso. Si tratta di un tema che non credo possa essere risolto dicendo: “anche le assicurazioni possono finanziare le imprese? Che bello! Una fonte di finanziamento in più..siamo a cavallo!”. Il fatto è che le banche non godono a soffrire (a vedere crediti che si deteriorano fino a diventare inesigibili). Allora perché le sofferenze aumentano? Perché si è andato a tagliare proprio su certe professionalità! Risposta esatta. Perché gran parte di queste sofferenze sono state deliberate dai vertici degli istituti e forse non è stato valutato solo il puro merito creditizio. Risposta maliziosa ma dalle cronache giudiziarie degli ultimi mesi non so se in ABI conviene offendersi. Qual è il punto? Il punto è che per erogare credito ci vogliono professionalità adeguate; il punto è che se l’impresa merita la banca non ha alcun interesse a lasciarsi scappare il cliente. La banca, invece, ha interesse a sbolognare il rischio. Allora che si fa? Si impacchettano i crediti e si cartolarizzano; si rendono titoli che vengono immessi sul mercato. Aspetta, aspetta..ma non è l’origine della crisi da cui ancora non stiamo uscendo..bravo ma questa volta sarà diverso. I crediti saranno tutti buoni. Non ci credi? Ma come non lo sai che ci sono le autorità di vigilanza? Come dici?..c’erano anche negli anni passati? Ma non lo sai che questa volta sarà diverso? Sembra questo il mantra che da qualche tempo aleggia sull’argomento. La BCE continua un giorno sì e l’altro pure a giurare e spergiurare che il vero rimedio per debellare il credit crunch e riportare il credito sulle lande periferiche del vecchio continente sono massicce dosi di cartolarizzazioni dei crediti che le banche hanno erogato ed erogano alle imprese, soprattutto PMI che non sono quotate. Il ragionamento può anche filare. Dinanzi ai legittimi dubbi circa una nuova invasione di ultracorpi/titoli tossici si afferma che questa volta sarà diverso. Questa volta la vigilanza funzionerà. La stessa linea, evidentemente, è perseguita anche dall’attuale governo che nel decreto 91/2014 estende anche alle imprese di assicurazioni la possibilità di finanziare le imprese, anche le PMI, attraverso le cartolarizzazioni. Ora anche l’IVASS ripropone l’argomento. Il presidente dell’istituto di vigilanza nella sua interessante relazione afferma: “Le compagnie assicurative europee hanno investimenti in essere per circa 8.000 miliardi di euro, quelle italiane per 560 miliardi. Gli investimenti delle assicurazioni italiane sono impegnati in titoli di Stato per 270 miliardi, in obbligazioni emesse da imprese per 90. Agli investitori istituzionali, in particolare alle assicurazioni, si chiede ora da molte parti di giocare una partita più attiva. I loro fondi normalmente non giungono alle piccole e medie imprese si tratta di risorse che le banche non sono a volte in grado di offrire perché gravate dal peso dei crediti deteriorati pregressi.” Il presidente dell’istituto di vigilanza delle assicurazioni (che ricordiamo è dentro Banca d’Italia, istituto di vigilanza delle banche e favorevole alle cartolarizzazioni così come il suo precedente governatore ora assunto agli onori BCE) prosegue menzionando le attività regolamentari poste in essere per consentire alle assicurazioni gli investimenti, a copertura delle riserve tecniche assicurative, anche in strumenti come minibonds e attività cartolarizzate. Cita anche la coincidenza che solo qualche giorno prima il governo ha emanato il decreto di cui vi ho accennato in merito al finanziamento delle imprese : un coordinamento temporale straordinario. Vi ho parlato di riserve tecniche assicurative. In brevissimo. Le assicurazioni ricevono soldi dagli assicurati o per coprire eventi luttuosi che ci si augura non avvengano, per garantire ai beneficiari una certa rendita (magari bassa ma sicura) oppure per offrire un risarcimento o un indennizzo in caso di sinistro automobilistico o di altra natura. Una simile premessa è necessaria per rendere palese l’estrema prudenza che le assicurazioni devono avere nell’investire i capitali assicurati. Ecco la preferenza, ad esempio, per i titoli di stato. Ora invece che dovrebbero fare? Finanziare le imprese e le PMI. Non hanno le competenze necessarie. Sarebbe il caso che ognuno facesse il proprio mestiere. Ma non devono valutare il credito, si potrebbe obiettare : ci sono le banche che lo fanno per loro, impacchettano i crediti e poi le assicurazioni se li comprano. Io credo che il rischio sia chiaro a tutti. La crisi non ha insegnato evidentemente una maggiore prudenza. Forse non è chiaro che la crisi globale nasce dall’assenza di politiche redistributive, dall’impoverimento di strati sempre maggiori della popolazione con conseguente ricorso all’indebitamento. Poi il giocattolo si è rotto ma ora sembra di tornare al punto di partenza senza aver voluto toccare le vere cause della crisi. Restiamo in Italia. Si deve investire sull’accrescimento delle professionalità dei bancari; si deve puntare sulla vicinanza bancario/piccolo e medio imprenditore e soprattutto dovrebbe essere drammaticamente chiaro che quella in cui ci stiamo dibattendo è una crisi di domanda. E’ inutile, pertanto, ritenere che si possano risolvere le cose con la tagliola sui costi. La Fiba parla giustamente di un nuovo modello di banca. Parlando di assicurazioni, però, dovrebbe essere chiaro che il mestiere, le finalità, il servizio ed il core business è un altro. Questo salto in avanti senza reali garanzie di semplicità, chiarezza e bontà dei crediti da cartolarizzare e delle forme d’investimento nelle quali coinvolgere le assicurazioni non mi tranquillizza di certo. Le rassicurazioni sulle autorità di vigilanza allo stato dell’arte continuano a lasciarmi perplesso e dubbioso. Vogliamo solo fare cenno anche alla partita previdenza integrativa: si tratta di un tema che richiede la massima garanzia di stabilità del settore. Imbottirsi di titoli con dentro crediti selezionati da altri che trasferiscono il rischio è una storia già vista; è un dramma da cui ancora non usciamo. Il rischio sistemico contagerebbe in maniera diretta anche le imprese di assicurazione. In caso di crisi allora sì che sarebbe diverso! Antonio Zanelli