L`effetto serra e il buco dell`ozono
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L`effetto serra e il buco dell`ozono
L’effetto serra e il buco dell’ozono L’effetto serra L’effetto serra è una caratteristica naturale di tutti i pianeti con un’atmosfera, che serve ad intrappolare i raggi infrarossi prodotti dal sole all’interno dell’atmosfera e a schermare alcune radiazioni pericolose, in modo da non avere degli sbalzi di temperatura eccessivi, come avviene per esempio sulla Luna, che non ha atmosfera (le temperature passano dai -230°C di notte ai +120°C di giorno). I gas che provvedono a intrappolare i raggi solari sono l’anidride carbonica (CO2), il vapore acqueo e il metano (CH4). Quindi l’effetto serra permette la vita sulla Terra, ma solo se i gas sono presenti nella quantità giusta. In questi anni l’aumento dell’anidride carbonica nell’aria ha, ovviamente, portato all’aumento dell’effetto serra. E con l’aumento dell’effetto serra ovviamente aumenta la quantità di raggi solari che vengono “catturati”, quindi aumenta anche la temperatura terrestre. L’aumento della temperatura terrestre porta di conseguenza fenomeni metereologici estremi (come uragani, tempeste, inondazioni). In più la temperatura maggiore porta anche un maggior scioglimento dei ghiacciai terrestri e polari, causando l’innalzamento del livello degli oceani e, a lungo termine, sommergendo parte delle coste dei continenti. Il buco dell’ozono Circa a metà della stratosfera, a 25-30 km d’altezza, c’è una fascia di una sostanza chiamata Ozono. Questa fascia prende il nome di Ozonosfera. È più spessa all’equatore, dove le radiazioni ultraviolette sono più intense, e più sottile ai poli. L’ozono è una sostanza formata da 3 atomi di ossigeno (O3), presente nella stratosfera, che “filtra” i raggi ultravioletti tramite una ricombinazione continua: la molecola di ossigeno (O2) presente nella stratosfera, assorbendo l’energia dei raggi ultravioletti si scompone in 2 atomi di ossigeno, i quali poi si “attaccano” ad un’altra molecola di O2 formando l’ozono (O3), il quale poi viene nuovamente scomposto, sempre dai raggi ultravioletti, in un atomo e una molecola di ossigeno, i quali si ricombinano durante la notte. Questo ciclo continua all’infinito e quindi l’assorbimento dei raggi ultravioletti è costante. Esistono però delle sostanze, chiamate CloroFluoroCarburi (CFC), che, ad alta quota, a causa dei raggi ultravioletti si scompongono. Questo processo è chiamato “Breakdown”. Le sostanze prodotte dal breakdown (soprattuto cloro) si legano con l’ossigeno e impediscono la formazione dell’ozono. quindi, con l’avanzare degli anni, lo strato di ozono si è ridotto notevolmente, soprattutto sopra il polo Sud, finché non si è cominciato a parlare di “buco dell’ozono”. Attraverso questo buco, largo quanto gli Stati Uniti, passano enormi quantità di raggi ultravioletti, i quali possono causare vari problemi alla salute dell’uomo, degli animali e delle piante. Per esempio possono provocare gravi danni alla pelle, tumori e possono inibire la fotosintesi clorofilliana. Per fortuna, dopo il Protocollo di Montreal, la produzione di CFC è diminuita notevolmente, fermando l’aumento di dimensioni del buco dell’ozono.