Rassegna Stampa - Ordine dei Farmacisti di Salerno

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Rassegna Stampa - Ordine dei Farmacisti di Salerno
FEDERAZIONE ORDINI DEI
FARMACISTI
Rassegna Stampa del 12/08/2016
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INDICE
IN PRIMO PIANO
12/08/2016 Il Centro - Chieti
Tracce di salmonella nel fiume Foro
5
SANITÀ NAZIONALE
12/08/2016 Il Sole 24 Ore
Valeant sotto inchiesta negli Usa per truffa
7
12/08/2016 Il Messaggero - Nazionale
Allarme Sla, i malati aumenteranno del 32%
8
12/08/2016 Il Fatto Quotidiano
Conflitti d ' interessi e strani errori negli studi sui batteri
10
12/08/2016 Il Foglio
Henry James dopo Ferragosto
12
12/08/2016 Il Foglio
IL TRASFERIMENTO*
13
12/08/2016 Capital
Le magnifiche 100
23
12/08/2016 Capital
Se Londra se ne va, ritorna Mosca
34
12/08/2016 Capital
Di che Pasta è fatto il successo
36
11/08/2016 Come Stai
IN ARRIVO UN NUOVO VACCINO ANTI HPV
38
12/08/2016 Viver Sani e Belli
LUMINOSA SI LUCIDA NO
39
12/08/2016 Viver Sani e Belli
Farmaci dove li butto?
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VITA IN FARMACIA
12/08/2016 La Repubblica - Firenze
Accordo per i trasporti sanitari alle associazioni 4 milioni in più
44
12/08/2016 La Repubblica - Torino
Piano anti raccomandazioni l'Asl 4 copia Città della salute
45
12/08/2016 La Repubblica - Napoli
Quei bimbi malati al Policlinico
46
12/08/2016 QN - Il Resto del Carlino - Ravenna
Pronto soccorso, avanti tutta I lavori finiranno nell'autunno 2017
48
12/08/2016 QN - La Nazione - Pistoia Montecatini
«Indagine sui dipendenti comunali Così capiremo il clima negli uffici»
49
12/08/2016 QN - La Nazione - Pistoia Montecatini
Un tirocinante nella farmacia comunale
50
PROFESSIONI
12/08/2016 Corriere della Sera - Sette
La salute e donna
PERSONAGGI
Il capitolo non contiene articoli
52
IN PRIMO PIANO
1 articolo
12/08/2016
Pag. 17 Ed. Chieti
diffusione:14026
tiratura:18926
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Tracce di salmonella nel fiume Foro Il sindaco di Ortona vieta l'utilizzo dell'acqua per scopi alimentari e
irrigui: «Serve un confronto con i Comuni dell'interno»
Tracce di salmonella nel fiume Foro
GUARDIAGRELE Una folla commossa ha partecipato ieri alle 16 nella chiesa di Santa Maria Maggiore ai
funerali dell'avvocato Giuseppe Quinzio, professionista della cittadina, da tutti apprezzato per le elevate doti
di dolcezza e sensibilità che lo hanno sempre contraddistinto. Quinzio, papà di Enrica Margherita,
presidente dell'Ordine dei Farmacisti della provincia di Chieti, era anche il proprietario della tipografia A.G.
Palmerio, antica stamperia dei Comuni e della scuola, chiusa qualche anno fa. Alla famiglia Quinzio le
condoglianze della redazione del Centro. ©RIPRODUZIONE RISERVATAdi Alfredo Sitti wORTONA Non
c'è pace per i fiumi ortonesi, bersagliati - ancora una volta - dalla salmonella. Il sindaco di Ortona, Vincenzo
D'Ottavio, con l'ordinanza n.63 del 10 agosto ha fatto divieto di utilizzo delle acque del fiume Foro, a scopo
irriguo o di qualsiasi altro uso che possa determinare pregiudizio alla salute, nell'intero tratto ricadente nel
territorio di Ortona «per inquinamento da salmonella nel punto di campionamento R1309FR10A, a valle del
depuratore». Il provvedimento immediato. Dopo le analisi dell'Arta, dalle quali è emersa la presenza di
"salmonella spp", il primo cittadino si è attivato subito per emanare l'ordinanza. Nel documento si mette in
evidenza che quelle acque «vengono impiegate in attività agricole, zootecniche, ludiche, sportive, e altro e
che la presenza di salmonella potrebbe rappresentare un pericolo per la salute pubblica» il sindaco «ordina
che è vietato a scopo cautelativo e a tutela della salute pubblica qualsiasi uso che possa determinare
pregiudizio alla salute, e precisamente a titolo esemplificativo e non esaustivo: l'uso a scopo irriguo,
zootecnico, ortofrutticolo; lo svolgimento di attività ludiche e l'uso a scopo ludico; l'utilizzo per attività di
pesca, ad eccezione di quella no-killing, delle acque del fiume Foro nel tratto ricadente nel territorio di
Ortona per inquinamento da salmonella spp». Un'estate maledetta. Piove sul bagnato in questa estate
ortonese, "sfortunata" sotto il profilo della qualità delle acque. Basti pensare ai divieti di balneazione
permanenti per l'anno 2016, ben quattro, di cui due proprio nella zona della foce del fiume Foro. Nello
specifico la balneazione è interdetta 350 metri a nord e 200 a sud del punto di prelievo effettuato 350 metri
a nord della foce del fiume, e 200 metri a nord e 50 a sud della centralina di controllo posta 350 metri a sud
della foce dello stesso Foro. E poi c'è il fiume Moro, nella cui area di attraversamento ricadente nel territorio
di Ortona è tuttora vigente l'ordinanza sindacale dello scorso 26 febbraio con cui viene proibito - a causa
della presenza di salmonella - l'uso delle acque a scopo irriguo, zootecnico, ortofrutticolo, ludico e per
attività di pesca, con la sola eccezione di quello no-killing. «Serve un confronto». «I dati dell'Arta sono
inconfutabili. Purtroppo si è ripresentato questo problema e non potevo far altro che emettere l'ordinanza»,
è il commento del sindaco D'Ottavio. «Speriamo che la situazione si risolva al più presto, ma credo ad ogni
modo che vada fatta una riflessione insieme agli altri sindaci dei Comuni attraversati dal fiume. Penso che
non si tratti di un problema che riguarda solo Ortona, ma anche i paesi che si trovano più a monte».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 12/08/2016
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SANITÀ NAZIONALE
11 articoli
12/08/2016
Pag. 21
diffusione:149769
tiratura:200828
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Big pharma. A Wall Street il nuovo scandalo fa cadere il titolo di oltre il 10%
Valeant sotto inchiesta negli Usa per truffa
Marco Valsania
NEW YORK pLe autorità federali statunitensi hanno fatto scattare una nuova inchiesta sul colosso
farmaceutico Valeant. E questa volta si tratta di un'indagine con risvolti penali, per reati di truffa ai danni
delle assicurazioni sanitarie. La società farmaceutica è già da tempo al centro di scandali per i rapporti
irregolari con una catena di farmacie di vendita per corrispondenza e online, la Philidor, oggi chiusa. La
nuova accusa prende le mosse ancora una volta dalle relazioni con Philidor, che di fatto controllava
segretamente, ma sostiene che Valeant potrebbe aver frodato le assicurazioni occultando il legame. In
particolare, attraverso Philidor avrebbe spinto i pazienti a ottenere copertura assicurativa per propri farmaci
contro l'acne e altre condizioni assai più costosi di alternative generiche altrettanto valide. Avrebbe inoltre
orchestrato, sempre grazie a Philidor, incentivi a vantaggio di un ventaglio di propri prodotti. Pratiche illegali
che facevano parte di un modello di business ultraaggressivo sposato da Valeant e fondato
sull'acquisizione di marchi e farmaci altrui, seguita dalla loro promozione, piuttosto che su ricerca, scoperta
e sperimentazione di medicinali e terapie. A Wall Street il titolo del gruppo, che ha il suo quartier generale
in Canada, è precipitato di oltre il 10% sull'onda delle nuove indagini, che secondo gli analisti minacciano di
diventare le più gravi nei confronti dell'azienda. I riflettori del Dipartimento della Giustizia, oltre che della
Sec e del fisco, potrebbero infatti portate all'incriminazione di top executive sia di Valeant che di Philidor. A
guidare l'offensiva è anzitutto l'ufficio della procura federale di Manhattan sotto la leadership di Preet
Bharara, che si è già distinto per l'efficace crociata condotta contro scandali bancari e di insider trading.
Bharara intende usare contro Valeant e Philidor legislazioni che puniscono esplicitamente traffici aziendali
che oltrepassano i confini di diversi stati americani a scopo di truffa finanziaria. Per Valeant le pressioni sul
titolo sono soltanto le ultime di un'odissea che dura da mesi. Da inizio anno le azioni hanno ormai perso il
73% del loro valore. La nuova inchiesta, resa nota dal Wall Street Journal, stando a David Maris di Wells
Fargo Securities, che ha confermato un rating negativo di underperform sul titolo, ha tuttavia aggiunto
"ulteriori fattori di rischio" per le quotazioni. Anche agli attuali livelli ai quali sono scese, ha affermato, le
azioni "appaiono troppo pericolose per essere raccomandate come investimento". Ufficialmente Valeant ha
risposto con un "no comment" alle indiscrezioni sul nuovo capitolo degli scandali e si è limitata ad affermare
che sta cooperando con le autorità.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 12/08/2016
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12/08/2016
Pag. 13
diffusione:112565
tiratura:151086
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LO STUDIO
Allarme Sla, i malati aumenteranno del 32%
La previsione dei ricercatori: nel 2040 oltre 370 mila i casi di sclerosi laterale Europa meno a rischio degli
Stati Uniti ma l'aumento più pesante sarà in Africa
Emanuele Perugini
` Vi ricordate quando sui social giravano i video dei vip che si rovesciavano secchi di acqua gelata in testa?
Ecco sappiate che mai sceneggiata fu più giusta. Quei video servirono infatti a sostenere una raccolta fondi
contro la Sclerosi laterale amiotrofica (Sla), una malattia rara, destinata però ad aumentare in maniera
significativa nei prossimi anni nel mondo. I casi di Sla infatti potrebbero aumentare di almeno un terzo e le
donne saranno tra le più colpite. LA STIMA A disegnare questo scenario è uno studio realizzato da un
gruppo internazionale di ricercatori cui ha partecipato anche il Centro Sla dell'Ospedale Le Molinette - Città
della Salute di Torino, guidato da Adriano Chiò in collaborazione con quelli dei National Institutes of Health
di Bethesda (USA) guidati da Bryan Traynor. In un articolo pubblicato sulla rivista Nature Communication, i
ricercatori, per la prima volta sono riusciti a sovrapporre i dati epidemiologici della malattia, la sua diffusione
e le sue caratteristiche, i suoi fattori di rischio, con i principali indicatori demografici, mettendo a punto così
una vera e propria mappa che indica, paese per paese, l'incremento potenziale dei casi. I ricercatori hanno
previsto che il numero di casi di Sla nel mondo aumenterà dai circa 200.000 nel 2015 ad oltre 370.000 nel
2040 con un aumento medio del 32%. L'aumento non sarà uguale nei vari continenti, ma varierà da circa il
20 per cento in Europa (da 28.000 a 35.000 casi, con un aumento nelle donne da 13.000 a 16.000 casi) al
35% negli Stati Uniti (da 21.000 a 30.000 casi) ad oltre il 50 per cento in Cina (da 20.000 a 32.000 casi) ed
al 100 per cento in Africa. Questo aumento sarà dovuto prevalentemente, ma non esclusivamente,
all'invecchiamento della popolazione. C'è insomma uno scotto da pagare se vogliamo vedere aumentare le
aspettative di vita, ed è uno scotto paradossale, quello cioè di guadagnare il diritto di rischiare di sviluppare
malattie altrimenti riservate a pochi intimi e confinate come per esempio proprio la Sla o le altre malattie
neurodegenerative. «Il fatto è che questo tipo di malattie della terza età, la cui incidenza cioè inizia a
decorrere dopo i 55 anni di età, sono un po' il frutto, o meglio, l'effetto collaterale paradossale del successo
della medicina in questi ultimi anni», spiega Adreiano Chiò. «Il dato più emblematico viene proprio
dall'Africa dove l'aumento della età media della popolazione raggiunto in questi anni grazie alle grandi
campagne di vaccinazione che hanno permesso ai bambini di sopravvivere e di diventare adulti. Ed è
proprio diventando adulti e poi anziani che aumenta per loro il rischio di contrarre questa malattia». IN
ITALIA Anche in Italia ci sarà un leggero incremento dei casi. I dati del Registro regionale per SLA del
Piemonte e Valle d'Aosta, indicano che dal 1995 al 2014 il numero di casi di SLA è aumentato da una
media di 125 casi all'anno nel decennio 1995-2004 a circa 145 casi all'anno nel decennio 2005-2015. Tale
incremento è stato osservato soprattutto tra le donne, che in passato risultavano meno colpite dei maschi
dalla malattia. In base a quanto riportato nello studio, si prevede che entro il 2040 il numero di nuovi casi di
Sla in Italia salirà da 1.800 a 2.300 all'anno. Le cause del maggiore incremento osservato nel sesso
femminile restano sconosciute e sono attualmente oggetto di studio. «Questo incremento di casi nelle
donne - ha spiegato Chiò - va approfondito perché non si spiega col il semplice invecchiamento della
popolazione». La Sla è una malattia rara la cui causa è attualmente ancora sconosciuta. Oltre a cause
genetiche, si ipotizzano cause ambientali, quali attività fisica e sportiva intensiva, il fumo e i traumi. Non
esiste attualmente un trattamento in grado di guarire la Sla, anche se la ricerca terapeutica è molto attiva e
promettente.
Impatto prevedibile nei prossimi 25 anni dell'aumento di malati di Sclerosi Laterale Amiotrofica
370.000
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 12/08/2016
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diffusione:112565
tiratura:151086
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+32% +40%
L'escalation della Sla
MALATI DI SLA NEL MONDO
+50%
+20%
+40%
+100%
70.000
400 milioni Usa 2015 2040 Europa Africa Cina donne 200.000 per paziente totale Costo annuo negli Usa
(dollari) Fonte: Nature (Centro Sla Molinette di Torino con National Insitutes of Health di Bethesda)
Foto: LA DIFFUSIONE SOPRATTUTTO TRA LE DONNE. TRA LE SPIEGAZIONI POSSIBILI
L'INNALZAMENTO DELL'ETÀ MEDIA
Foto: La Sla colpisce il cervello
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 12/08/2016
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12/08/2016
Pag. 10
diffusione:35068
tiratura:81573
Conflitti d ' interessi e strani errori negli studi sui batteri
LericercheaBari Dna catalogati male, test su piante forse già infette, tesi senza riscontri. Su queste basi
vogliono tagliare gli alberi La pervinca malata Lo stesso albero viene usato in due ricerche diverse,
falsando i risultati Niente controlli terzi I risultati del professor Martelli certificati su una sola rivista: diretta da
lui stesso
» LAURA MARGOTTINI
Ricerche piene di errori e in conflitto di interesse. Gli studi sul batterio Xylella e sul suo ruolo nella malattia
che secca gli ulivi pugliesi non rispettano gli standard internazionali di qualità della ricerca, come raccontato
ieri dal Fatto . Ma c ' è di più. NEGLI STUDI sono impegnati solo ricercatori di centri del barese: Cnr,
Università di Bari, Basile Caramia e Iamb. In uno studio apparso in Journal of Plant Pathology nel 2014, il
cui primo autore è Corrado Cariddi dell ' U n iversità di Bari, viene estratto il batterio Xylella salentina da
due piante infette (una pervinca e un oleandro) per sequenziare una porzione del loro Dna. Serve a
classificare il batterio e a stabilirne la provenienza. Le sequenze geniche vengono depositate in una banca
dati, Genbank. La pervinca da cui Cariddi ha estratto Xylella è la stessa utilizzata per un esperimento
precedente, guidato da Maria Saponari (virologa del Cnr di Bari) pubblicato in Journal of Economic
Entomology della società americana di entomologia. Secondo gli autori, lo studio stabilisce che è la
sputacchina, un insetto negli uliveti malati del Salento, a diffondere Xylella. Ma controllando la cronologia
nei due studi, qualcosa non torna. Nell ' esperimento della Saponari, gli insetti portatori di Xylella sono stati
raccolti dagli uliveti malati da novembre 2013. Subito dopo, messi a contatto con 5 pervinche e 7 ulivi, tutti
senza Xylella, per verificare se la sputacchina potesse infettarli. Gli insetti sono riusciti a iniettare Xylella
solo a due pervinche su cinque, ma a nessun ulivo. Risultato da cui gli autori concludono che è sputacchina
a diffondere il batterio. La pervinca da cui Cariddi ha estratto Xylella è una delle due infettate dalla
sputacchina nell ' esperimento della Saponari. Ma secondo la banca dati del Dna, Genbank, la pervinca è
stata raccolta a ottobre 2013, un mese prima che la Saponari iniziasse il suo esperimento, cioè quando non
era ancora infetta. Se fosse così, Cariddi non avrebbe potuto isolare il batterio dalla pervinca raccolta a
ottobre, perché Xylella non c ' era ancora. O i ricercatori hanno sbagliato a inserire, ripetutamente, le date
in Genbank o la pervinca usata dalla Saponari era già infetta ben prima che l ' esperimento con le
sputacchine cominciasse. In tal caso, lo studio di Saponari sarebbe falsato. NON È TUTTO. Quando in
Genbank si digita il codice che, secondo Cariddi, si riferisce al Dna di Xylella estratto dall ' oleandro,
compare invece quello del batterio isolato da un mandorlo. Un altro errore? I ricercatori non hanno risposto
alla richiesta di chiarimenti del Fatto . Nei loro studi, gli scienziati di Bari richiamano risultati
precedentemente ottenuti dandoli per assodati, sebbene non sia così. Nel 2015 nello European Journal of
Plant Pathology Giovanni Martelli, professore emerito all ' U niversità di Bari, e altri coautori, scrivono che l '
insetto sputacchina " ha un enorme capacità di inoculo [cioè di iniettare Xylella] che viene scaricata all ' uli
vo " . Martelli cita lo studio di Saponari sulle sputacchine del 2014, che però non dimostrava che l ' ulivo
potesse essere infettato dall ' insetto. Nel merito, cita anche un altro studio, che però, in quel momento,
risultava essere solo una presentazione orale di risultati preliminari a un convegno, non una ricerca passata
al vaglio della peer review (il controllo indipendente di altri scienziati). Nello studio di Martelli si legge anche
che le analisi di laboratorio del 2014 sugli ulivi malati " rivelano una forte correlazione tra la presenza della
malattia e quella di Xylella " . Un ' associazione che, se verificata come afferma Martelli, rappresenta un
forte indizio che Xylella causi la malattia. Ma gli autori non citano alcuna ricerca dove compaiano i dati
globali di tale correlazione. Scrivono che, contrariamente a Xylella, funghi e lepidotteri non sono presenti in
tutti gli ulivi sintomatici e quindi non possono essere la causa della malattia. Anche in questo caso, non
viene richiamato nessuno studio dove ciò sia stato stabilito. MARTELLI È IL DIRETTORE di Journal of
Plant Pathology , la rivista peer reviewed dove sono state pubblicate molte delle ricerche su Xylella
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 12/08/2016
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L'INCHIESTA/2
12/08/2016
Pag. 10
diffusione:35068
tiratura:81573
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 12/08/2016
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
salentina dei ricercatori di Bari, inclusa quella di Cariddi. La sede della rivista è proprio a l l ' interno del
dipartimento d el l ' Università di Bari a cui afferiscono alcuni ricercatori che lavorano su Xylella in Salento,
incluso Martelli. In ambito scientifico internazionale non è visto di buon occhio che un direttore di una rivista
pubblichi gli studi del suo gruppo nella rivista da lui stesso diretta. La scheda IL FATTO ha pubblicato ieri
una lunga inchiesta di Laura Margottini su come le ricerche alla base della decisione di abbattere gli ulivi
del Salento per contenere l'epidemia di Xylella non rispettino gli standard della ricerca scientifica
internazionale. Ma un'agenzia dell'Ue le ha validate lo stesso P revenzione inutile? Alberi di ulivo eradicati
in Puglia nell'ambito del cosiddetto Piano Silletti contro la Xylella fastidiosa LaPresse
12/08/2016
Pag. 7
diffusione:25000
Il dottor Pappenheim si illude ancora: gli hanno ordinato di mettersi a disposizione del Dipartimento
sanitario insieme a tutti gli artisti registrati e lui pensa che sarà una bella tournée. C'è gente allegra tra i
villeggianti bloccati a Badenheim, complici le droghe rubate in farmacia, e c'è chi sprofonda nella tristezza.
L'ultima notte molti hanno dormito male: colpa dei cani che, affamati anche loro, hanno fatto a brandelli il
silenzio. "Badenheim 1939" di Aharon Appelfeld, che vi abbiamo proposto nella traduzione di Elena
Loewenthal per l'edizione Guanda, si avvia così alla conclusione. Il prossimo romanzo dell'estate del Foglio
sarà "Daisy Miller" di Henry James. A partire da mercoledì 17 agosto.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 12/08/2016
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Henry James dopo Ferragosto
12/08/2016
Pag. 7
diffusione:25000
IL TRASFERIMENTO*
"Era così semplice questo trasferimento, che quasi non ce ne si accorgeva... I campi diventavano sempre
più verdi. Gli appezzamenti erano squadrati, parevano tirati con il righello" (A fianco, disegno di Hermann
Kosel)
Aharon Appelfeld
Il dottor Langmann non protestava più. Stava seduto in poltrona a guardare la gente, ogni tanto buttava lì
una parola. La gente non gli dava più fastidio. Sembrava che nemmeno Karl nutrisse più ostilità nei suoi
confronti. Ma Mandelbaum ce l'aveva a morte con i cani, ogni volta usciva dalla sua stanza e tuonava:
"Silenzio, barbari! Bisogna avvelenarli". Il padrone della pasticceria si era rinchiuso in casa. Il vecchio
fornaio stava sulla soglia, con il vestito stirato, a fissare il vuoto. Gli anni trascorsi presso il forno gli
avevano tolto ogni volontà. Salo gli spiegò che si andava incontro a un miglioramento delle condizioni
sociali, a una crescita economica. I lavoratori venivano sfruttati. In Polonia c'era un proletariato militante
che lottava per il posto in fabbrica. Ci voleva ovviamente del coraggio, ma una volta superata la paura
iniziale, ci si rendeva conto di quanto si era stati stupidi. Ma il padrone della pasticceria, sentite quelle
parole, disse che non bisognava prestare attenzione ai pagliacci. L'unico rimedio era riportare gli Ostjuden
in oriente. Negli ultimi anni avevano invaso l'Austria. E l'albergatore?" chiese il vecchio. "L'albergatore in
effetti è austriaco, ma si è lasciato sviare e ci ha portato quel pagliaccio, il dottor Pappenheim, archetipo
dell' Ostjude , nonché fonte di tutti i mali. Colui che ha inventato e portato al mondo il festival, chi altri se
non il dottor Pappenheim?, che ha portato qui gli artisti malati. Che ci ha portato questi villeggianti
depravati". "E io?" domandò il fornaio. "Tu sei nato qui, i tuoi avi sono nati qui; sei di fede ebraica, ma non
sei un Ostjude ". Il fornaio era contento. Il padrone della pasticceria non aveva mai parlato così tanto con
lui, in tutti quegli anni era stato molto distante e d'estate lo sfiniva di lavoro. Ora sedeva con lui, come con
un amico. "E chi ci ha portato Sally e Gertie?" continuò il fornaio. "Cosa vuol dire, chi ce le ha portate?
Pappenheim le ha portate qui. Non ti ricordi, le ha presentate come cantanti. Io comunque non le ho mai
lasciate metter piede in pasticceria". Il capocameriere perse il controllo dei cani, la loro ostilità verso le
persone cresceva di giorno in giorno. Aggredirono Lotte e le strapparono il vestito. Karl giurò che li avrebbe
avvelenati. Il capocameriere li implorò: "Non siete cani randagi, insomma! Se vi comporterete come vi
comportate adesso, non potremo portarvi in Polonia. Per tutti questi anni vi ho nutriti e adesso, che non ho
cibo, non mi date più retta". "Che cosa posso fare?" disse disperato il capocameriere. "Penserà a loro il
padrone della pasticceria, lui resta". "Lui li odia". I fiori d'autunno spandevano ormai il loro profumo intenso,
il sole plumbeo restava infisso sui finestroni, saliva adagio e risucchiava l'ombra. Il campo da tennis si
ricoprì di foglie dorate e sembrava una radura selvaggia. "Che cosa posso fare? Non mi obbediscono più"
mormorò fra sé il capocameriere. "Se avessi cibo fresco potrei forse farli obbedire: dopo tutto sono cani".
Quando il sole tramontò, e la luce della notte scese sulla strada, il padrone della pasticceria sporse fuori la
testa e gridò: "Tutto per colpa del dottor Pappenheim. Io non l'avrei mai lasciato metter piede qui. L'oriente,
quello è il suo posto. Noi non abbiamo fatto male a nessuno". Parlava a gran voce e con un ritmo ostinato,
e dentro l'albergo sembrava che usasse un altoparlante. Alla fine ritirò dentro la testa, e un silenzio pesante
cadde sulla tenebra, avvolgendo la gente negli angoli della sala. Ma le sorprese non avevano fine. Un
giorno due guardie del sanatorio arrivarono per riportare la signora Zauberblit in istituto. L'avevano cercata
a lungo ed erano contente di averla trovata. La signora Zauberblit non era sorpresa, come un prigioniero
fuggito pronto a tutto, anche alla peggiore delle eventualità. Le due anziane guardie, che nelle divise del
sanatorio sembravano piuttosto robuste, portavano una borsa di pelle con un mandato di ricerca e un
ordine di arresto amministrativo. "Come avete fatto a trovarmi? E' un posto talmente sperduto, questo"
disse lei ridendo. "Abbiamo cercato a lungo" risposero senza rancore. Negli ultimi giorni la tosse della
signora Zauberblit era peggiorata, così come erano aumentati il sangue nel muco e, soprattutto, i dolori alla
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 12/08/2016
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Un libro per l'estate: "Badenheim 1939"
12/08/2016
Pag. 7
diffusione:25000
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 12/08/2016
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schiena. Le medicine stavano finendo, la morte tornava a lei con le fattezze con cui le si era presentata in
sanatorio. "Perché non vi sedete? E' tanto tempo che non ci vediamo" disse la signora Zauberblit come se
si rivolgesse a degli amici. "Anche il nostro sanatorio va in esilio". "I pazienti ebrei". A suo tempo, quando
era stata ricoverata la prima volta, le guardie erano ancora giovani. Le pazienti perdevano la testa per loro.
Amavano il contadino che era in loro. Gli anni erano passati, i due erano invecchiati, ma erano rimasti
robusti. I visi arrossati dalle salsicce e dalla birra. "Mi sono registrata qui, presso lo stimato Dipartimento
sanitario". "Perché non venite con tutti gli altri?" le dissero in tono paterno. Il dottor Pappenheim accorse in
suo aiuto, ma gli anziani guardiani, che parevano due chierici in missione religiosa, spiegarono
pacatamente che tutti i pazienti ebrei erano già stati radunati, e mancava solo la signora Zauberblit. Il
convoglio non poteva partire senza di lei. "Manco solo io?" disse stupita. "Se è così, andiamo. Dicono che
l'aria in Polonia sia più pulita. Io ho bisogno di aria fresca". "Così dicono i nostri medici". "Se è così,
andiamo" ripeté la signora Zauberblit, "torniamo al sanatorio. Bisogna tornare là, da dove si è venuti: così si
dice, mi pare". "Non avete una valigia?" domandarono i guardiani. "Fa freschetto la sera". "Che fretta c'è?"
disse il dottor Pappenheim provando a trattenerli. "In fondo andremo tutti nello stesso posto!" "I pazienti del
sanatorio partono sotto sorveglianza medica" disse uno dei guardiani con tono gentile. "Così, ci
abbandonate?". La voce del dottor Pappenheim s'incrinò. "Non per molto tempo". La signora Zauberblit
indossò il suo abito estivo e disse: "Sono pronta". "Non è troppo leggero, quel vestito?" domandò ancora
uno dei guardiani in tono premuroso. "Non sopporto i vestiti pesanti. Molti sono scappati quest'anno, vero?"
domandò. "Solo cinque, e già li abbiamo riacciuffati. Anche loro devono partire per la Polonia". Intanto
Samitzky stava dormendo nel giardino del Lussemburgo. Aveva bevuto e bisticciato con il fornaio per tutta
la sera, aveva imprecato contro Karl e minacciato di rompere l'acquario. La mattina era crollato esausto in
giardino. La gente aveva cercato di svegliarlo, ma niente. Aveva un sonno profondissimo. "Se è così,
andiamo" disse lei. "Perché stiamo qui con le mani in mano?". Una bellezza malata le era fiorita sul viso. La
gente l'accompagnò sino alla porta. Baciò sulla fronte Yanuka e gli disse: "Mi aspetto grandi cose da te".
Non c'erano vetture. Si incamminarono verso la stazione. La luce autunnale, una luce plumbea, regnava
sui campi. Gli effetti della pioggia già si notavano nei pascoli. Qua e là un cavallo, una mucca. E il fiume
pareva un nastro di argento. "Non è bello?" domandò la signora Zauberblit ai guardiani. Quando Samitzky
si svegliò e fu informato dell'accaduto, non disse nulla. La sera ruppe il vetro della porta sul retro. Le
schegge andarono dappertutto. Il padrone dell'albergo non corse sul luogo dell'incidente. La gente capì che
il dolore di quell'uomo era troppo per lui, che non lo si poteva consolare. L'anziano fornaio si liberò dal
giogo del pasticciere. La notte seppellì i morti nel campo dietro il giardino del Lussemburgo. I suoi gesti
emanavano una specie di calma, come se non fosse stato un fornaio, ma un becchino di professione. Ogni
giorno arrivavano persone nuove. Le persone nuove erano così deboli e così chiuse in se stesse, parevano
uccellini che avessero perso il contatto con l'aria. Morivano in silenzio senza un grido, senza una parola. Il
vecchio fornaio aveva per loro un gesto di estrema pietà, la notte dava loro sepoltura. L'ultima sera
festeggiarono i quarant'anni di Gertie. Sally e Gertie ornarono la loro casa per gli invitati. Era una casa di
campagna vecchio stile, ben conservata e ben tenuta, con delle aiuole di rose. Dentro regnava una
morbidezza tutta femminile. Qui avevano trovato alloggio per la notte conti, industriali e molti intellettuali
stanchi. In realtà, la casa non era più quella di una volta. Avevano cercato di dare al salotto quella dolcezza
tutta femminile che loro amavano tanto. Invano. La casa ormai sembrava un ostello misero e cadente. Una
luce grigia calava dai lampadari e si spandeva sul pavimento. Il pesante tappeto aveva un'aria molto
malconcia. Il dottor Pappenheim arrivò per primo, baciò sulle guance Gertie e disse solennemente: "Era un
bel pezzo che non venivo qui". Erano contente, come se non si trattasse del solito dottor Pappenheim,
bensì di un ospite giunto da molto lontano. "Porto buone notizie oggi" aggiunse lui, "la procedura per
l'emigrazione è già affissa nella bacheca degli annunci". "Che ci dite mai!" disse Gertie. Poi arrivarono il
dottor Schutz e la ginnasiale. La ginnasiale indossava, per la festa, un abito lungo blu. Era alta tutta la testa
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più di Schutz. La sua figura aveva un'aria di calma autorità. Schutz le avvicinò una poltrona, e lei si
accomodò. Sally e Gertie si scostarono un po', come fosse un'estranea. Sul tavolino c'era una tovaglia
ricamata. In un angolo un vaso con dei fiori secchi. Un sottile effluvio di profumo femminile aleggiava
nell'aria. "Avete sentito?" disse Gertie. "La procedura di emigrazione è già stata affissa nella bacheca degli
annunci". Il dottor Langmann entrò curvo dalla porta sul retro. Lo sguardo di Karl lo perseguitava. Forse qui
l'avrebbe lasciato in pace. Aveva trovato un bottiglione di liquore e l'aveva portato con sé. Fece il
baciamano a Gertie e disse: "Com'è bello qui!" Karl non si era mosso dall'acquario. Che voleva dai pesci?
Che colpa ne avevano loro? "Cambia l'acqua e dà loro da mangiare le briciole di pane" disse la ginnasiale
con gelida serietà. Il dottor Langmann la guardò con diffidenza. Il dottor Pappenheim aveva cercato in tutti i
modi di far venire Mandelbaum alla festa, ma le sue preghiere non erano servite. L'artista era impegnato
nell'ultima prova, spiegò. Ma i gemelli arrivarono. Yanuka, cui avevano fatto indossare un completo nuovo,
se ne stava seduto in poltrona come un adulto. Gertie era in grande imbarazzo e si scusava in
continuazione. Sally, che aveva due anni più di lei, sembrava - chissà perché? - sua zia. Le gambe di Sally
erano gonfie e rovinate dalle vene varicose. Arrivò anche Salo. Raccontò che Karl si accingeva a portare
con sé i pesci. Non faceva che stare presso l'acquario. Nessuno rideva più di lui. L'imbarazzo di Gertie
continuò a imbarazzare gli invitati, finché Pappenheim non si alzò e disse che era tempo di brindare alla
festeggiata. In quel momento Salo si avvicinò al dottor Langmann e sussurrò: "Non c'è altra scelta,
dobbiamo partire". Il dottor Langmann non rispose. "Non c'è nulla di cui avere paura. In Polonia ci sono
molti ebrei. Gli ebrei si aiutano l'un con l'altro". Il dottor Langmann ignorò quelle parole, ma Salo non lo
mollava, anzi continuò: "Io vengo di laggiù. La mia infanzia e giovinezza le ho trascorse in Polonia. Li
conosco bene. Un anno o due con loro, e avrete dimenticato tutto. Ci si alza la mattina e si va in sinagoga.
Che c'è di male? Si prega, che c'è di male? Non è mica vietato pregare. E se la fortuna ci sorride e si
possiede un negozio in centro, si tira avanti decorosamente. Anche i venditori ambulanti se la cavano
abbastanza bene. Mio padre era un ambulante, e mia madre aveva un banco al mercato. Eravamo molti
fratelli, in casa. Troppi. Io sono il settimo. Mi state ascoltando?". "No" disse Langmann infastidito. "Non vi
date tante arie, anche voi verrete nella mia terra, nella mia patria. Volevo soltanto darvi qualche
informazione. Vi consiglierei di lasciare qui la vostra superbia. In Polonia c'è l'uso di portarsi rispetto". Sally
si avvicinò ai gemelli e disse: "Come potrei rallegrare gli artisti?". Ora i gemelli sembravano due monaci.
Portavano i capelli lunghi e incolti. Erano seduti in un angolo senza dire una parola. Mitzi rideva. Ogni
parola la faceva ridere. "Perché ridete?" domandò Sally. "No, niente, così, la gente mi fa ridere". Ma il
liquore non generò il buon umore. La gente sprofondava sempre più nelle poltrone. La luce dei candelabri
colava sul pavimento come da un tubo che perde. Il muro colorato, decorato di riproduzioni, sembrava
animarsi. Come se stessero cominciando a pulsarvi dentro delle vene addormentate. Sulle finestre
calavano le ombre notturne, e una grassa mosca cozzò contro la rete. Se restavano ancora delle parole,
appartenevano a Salo. Ma Salo non parlava, una specie di sorriso aveva inciso sulla fronte, un sorriso
cattivo, come spalmato di veleno. Le luci si andavano offuscando, le ombre sottili s'infilavano nella stanza
dall'esterno. Quel salotto di campagna sembrava ormai animato di vita propria, una vita senza persone. "La
procedura di emigrazione è molto precisa, direi incredibilmente precisa" commentò il dottor Pappenheim.
"Se è così, le nostre aspettative non sono andate disattese" disse Schutz. "Incredibilmente precisa" ripeté il
dottor Pappenheim. "Voi potrete insegnare alla facoltà di matematica" disse Salo rivolto al dottor Schutz, "la
Polonia è un paese molto acculturato". "Hanno contatti con l'università di Vienna?" s'interessò il dottor
Schutz. "Immagino di sì" rispose Salo, "ogni centro culturale ha contatti con Vienna o Berlino". Bevettero un
altro bicchiere. Il liquore era dolciastro, cattivo. Vecchie parole affioravano in superficie, e anche volti, come
quello dell'Uccello Blu o di quel ciarlatano che era rimasto in cortile ad annunciare a gran voce: "Salvatevi
l'anima, finché siete in tempo!" "Come finì, dottor Pappenheim, quella brutta storia?" domandò Gertie con
quella specie di affettata curiosità che probabilmente usava per chiedere ai nobili degli affari. "Che
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intendete?" disse il dottor Pappenheim. "Ho portato davanti alla corte come testimone il dottor Fussholdt.
Ha fatto un discorso strabiliante". "Interessante" disse Gertie con lo stesso tono studiato. "E avete vinto,
naturalmente". "Io, se devo essere sincera, ho sempre diffidato di lui" disse Sally. "Un caro ciarlatano. Un
profeta e un pervertito al tempo stesso" disse il dottor Pappenheim. Il capocameriere stava seduto in un
angolo, elegantissimo nel suo vestito nero. Lo metteva solo molto di rado, nelle occasioni più speciali.
Chissà perché sembrava che gli si fosse spenta la vita dentro. Sembrava a disagio, e di tanto in tanto si
tergeva la fronte alta e arrossata con un fazzoletto piegato. Sul viso aveva dipinta l'ottusità. Ascoltava la
conversazione senza prendervi parte, come se fossero argomenti troppo grandi per lui. Gertie chiese scusa
dalla soglia della cucina: "Mi vergogno. Non ho niente". "Non importa. Ci consideriamo invitati a una festa a
Varsavia" disse Pappenheim, "una festa da re". "Promesso" disse Gertie. Pappenheim bevette e riprese il
filo del discorso. "In Polonia potremo rendere più vario il nostro festival. Lì c'è folklore in abbondanza.
Folklore autentico". "Certo" intervenne Salo, "con i miei occhi ho visto uno spettacolo magnifico, mi pare si
chiamasse 'Bontce il silenzioso'. Mi ci ha portato mio padre". "Che dite, dottor Langmann, oriente e
occidente saranno una cosa sola!" disse il dottor Pappenheim. Il dottor Langmann tirò fuori la pipa spenta
dalla bocca e borbottò: "Romanticismo a buon mercato". Rimasero ancora a chiacchierare. Le voci si
confondevano l'una nell'altra. Parlava soprattutto Salo, con l'unico scopo di irritare il dottor Langmann; ma il
dottor Langmann non sembrava infastidito dalle sue parole. Era tardi, ormai. Il dottor Pappenheim si alzò e
disse: "Addio, casa, arrivederci casa. Tu resti qui, e noi partiamo. Arrivederci signorine, arrivederci alle
sette precise sulle scale dell'albergo". Una notte umida li sferzò in viso. Alla finestra di Mandelbaum la luce
era spenta. La musica taceva. Karl stava curvo e tutto concentrato sull'acquario, come volesse registrare
ogni minimo fremito nell'acqua verde. Lotte sedeva in poltrona e lo seguiva con gli occhi. La gente si
muoveva adagio. Le pietre del selciato erano umide. Nell'aria stagnava un denso odore di muffa fresca,
venuta dai boschi insieme all'autunno. Nessuno menzionò la signora Milbaum. Ormai da due settimane non
si faceva più vedere in sala. L'idea che ora fosse in poltrona in camera sua, un corpo senz'anima, quel
pensiero era troppo tremendo per trasformarsi in parole. La farmacia sembrava un antro buio. La persiana
sventrata era finita nella grondaia, l'estremità storta e strappata, rivolta verso la strada con
quell'espressione amara che si riscontra anche nel metallo. Trude, seduta in poltrona, stava sfogliando una
rivista. Il ritorno di Helena le aveva riportato i gesti di un tempo. La sua felicità era drogata e priva di
espressione. "I musicisti, i miei musicisti, hanno saccheggiato l'albergo" si rammentò il dottor Pappenheim
e rise. La pasticceria era ricoperta di rampicanti. Il lampione spandeva la propria luce sulle piante e le foglie
cadute. La casa era immersa nel buio totale. "Ci vorrebbe proprio una torta di fragole appena fatta e una
tazza di caffè" disse Mitzi. "Io" disse Salo "darei tutte le fortune di questo mondo in cambio". Si diressero
verso il giardino del Lussemburgo. I cani erano immobili presso il lampione. Una certa malinconia emanava
dai loro sguardi muti. Erano dimagriti più delle persone. Il capocameriere, a dire il vero, pestava per loro il
pane secco, ma quel cibo rancido a loro non andava giù. Qualche volta avevano cercato di forzare il
blocco, ma le guardie li avevano fermati. Due erano stati uccisi a fucilate, i due rimasti dovevano avere
capito che il loro destino non sarebbe stato diverso da quello dei loro compagni. Era chiaro che avevano
voglia di morire, ma la morte, a quanto pareva, ancora non li voleva. Dopo la scomparsa dei loro compagni
avevano smesso di mendicare, di umiliarsi; si erano ritirati nel folto aspettando di morire, e visto che la
morte non arrivava, erano usciti fuori per andare sotto il lampione. Il capocameriere si avvicinò alla
boscaglia. Per un attimo il suo sguardo incrociò il loro, e allora gridò: "Chi vuole venire con me in Polonia?".
I cani non si mossero. "Ripeto" disse il capocameriere, con una voce flebile ma molto chiara, "chi vuole
venire con me in Polonia?". Non si mossero. "A questo punto devo dedurne che preferite restare qui" disse
voltandosi. "Ingrati" bisbigliò Pappenheim. "In fondo non sono altro che cani". "Non ce l'ho con loro" disse il
capocameriere, "sono in lutto". C'era vento al giardino del Lussemburgo, e le ombre sottili, ombre boschive,
si intrecciavano sul selciato di antiche pietre. Dietro il giardino, nel buio rado, si assiepavano alcune figure.
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Sembravano smunte come le ombre che danzavano accanto a loro. "Bisogna dormire" disse il dottor
Pappenheim, "la strada per la Polonia è lunga". Entrarono passando dal retro per non dover incontrare lo
sguardo di Karl. Karl era seduto in poltrona con Lotte, non lontano dall'acquario. Sally e Gertie erano
rimaste a guardare i loro ospiti che si allontanavano. Temevano di restare sole, a casa loro. Nelle stanze da
letto tutto era sottosopra. "Lascerei tutto così com'è. Tanto, che cosa abbiamo? Vestiti da ballo e camicie
da notte" disse stancamente Gertie. "Sarebbe meglio guardare" disse Sally con tono più pratico. "Non
provo più nulla per questa casa. Hai notato, la ginnasiale non ha aperto bocca. Ci odia". "Le donne incinte
sono vendicative". "Il povero Schutz ha un'aria così mortificata accanto a lei. Uno non se lo immagina,
quanto è mortificato. Pensare che è sempre stato un allegro birichino". "Sì, ho notato" disse Sally. "Lei lo
governa con pugno di ferro". Le valigie erano ancora da fare. La stanza si riempì di nuovo di forti profumi
femminili. Gertie crollò addormentata sul divano, e Sally la coprì con una coperta di lana. Sally ora aveva
paura di dormire nella camera da letto così sottosopra. Aprì la brandina e l'avvicinò al divano. Il sonno di
Gertie era così profondo e totalmente distaccato dal mondo esterno. "E' tutto finito" disse Sally dentro di sé,
passando la mano sulla fronte gelida di Gertie. L'indomani era una mattina limpida e fredda. Mandelbaum
si alzò presto e andò con il suo trio sui lisci gradini dell'albergo. Il completo bianco dava una certa
leggerezza alla sua mole. Le settimane che aveva trascorso chiuso in camera avevano lasciato il segno: il
viso si era asciugato. Negli occhi vibrava un certo nervosismo da prima dello spettacolo. Il trio, anch'esso in
abito bianco, stava muto al suo fianco. Gli anni trascorsi insieme a Mandelbaum li avevano privati di ogni
libertà di movimento. Guardavano il paesaggio. La mattina era limpida, e un piumaggio soffice di luce
copriva le tegole. L'aria era fresca, tersa. "Dov'è la vettura?" esclamò d'un tratto Mandelbaum. Il dottor
Pappenheim, che era abituato ad andare incontro a ogni capriccio d'artista, uscì e disse: "L'organizzazione
del trasferimento evidentemente non è stata completata". "Se è così, stiamo perdendo il nostro tempo"
disse Mandelbaum. Non c'era rabbia nella sua voce. Era piuttosto contento. Il trio aveva fatto tutto il
possibile e l'impossibile. "E la pasticceria, che è successo alla pasticceria?". "E' tutto chiuso in previsione
dell'emigrazione" spiegò il dottor Pappenheim. "Se è così, il caffè lo prenderemo a Varsavia" disse rivolto al
trio. "Il signore è già stato a Varsavia?" domandò il dottor Pappenheim. "Qualche volta, un pubblico
entusiasta, sensibile. Direi più degli austriaci". "Mi compiaccio di sentirvelo dire" commentò il dottor
Pappenheim. Mentre stavano parlando arrivò il dottor Schutz insieme alla ginnasiale. La ginnasiale portava
l'abito lungo che indossava anche il giorno prima. Tutta la sua postura parlava di orgoglio, l'orgoglio di una
donna che tiene il destino in pugno e non ha rimpianti. Schutz sembrava fiacco, accanto a lei. Dal viso gli
erano spariti gli ultimi segni di giovinezza. Un reticolo di rughe gli correva sulle tempie. Era rimasto magro,
ma la schiena era curva. Portava un cappotto pesante. "Permettetemi di presentarvi il dottor Schutz" disse
il dottor Pappenheim. "Molto lieto" disse Mandelbaum; e Schutz, che teneva in mano una grossolana cesta
di vimini, tese goffamente la mano. "Questa è mia moglie" disse il dottor Schutz con grande imbarazzo. La
ginnasiale si voltò come per rimproverarlo. Per un momento sembrò che stessero per comparire le carrozze
leggere, quelle eleganti da serata all'Opera. Il mattino era sempre una festa. Il piumaggio di brina
lampeggiò nell'ultimo splendore. Le casette sembravano un po' curve, come se fossero avvolte in una
vecchia rete da pesca. Nessuno sulla soglia, e a casa di Sally e Gertie c'era una finestra aperta. Per tutta la
notte Karl aveva tentato di staccare l'acquario dalla sua base, ma le grosse viti, maledette, erano
arrugginite. Alla fine, quando anche la vecchia sega aveva fallito, aveva infilato i pesci in una bottiglia. Non
era stato un lavoro facile. Lotte l'aveva aiutato. Ora anche lui era sui gradini lisci, la bottiglia avvolta in un
maglione verde: sembrava si portasse appresso un bambino addormentato. Lotte gli stava accanto come
per incoraggiarlo. "Potreste prendere una bottiglia di scorta" le disse lui. Si capiva che lei era ormai
totalmente arresa alla sua follia. Tornò all'interno, e Karl tolse il maglione per guardare i pesci. "Dottor
Pappenheim, siamo in ritardo come al solito" disse Mandelbaum, che aveva sempre sulle labbra la
paro(segue dalla pagina 13 "Badenheim 1939") la "ritardo". Una volta tardava lui, e una volta tardava la
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vettura a venire a prenderlo. Anche se Mandelbaum sapeva che questa volta la partenza non dipendeva
dall'organizzazione dell'impresario, le parole gli uscirono di bocca come per abitudine. Mitzi portava un
abito verde a fiori. Aveva passato la notte a truccarsi. Le delusioni della stagione si erano un po' cancellate
dal suo viso, e una nuova speranza aveva preso il loro posto. Suo marito, il professor Fussholdt, stava
ancora imballando le bozze. Il dottor Pappenheim presentò anche lei a Mandelbaum, che disse molto
stupito: "Il professor Fussholdt! Il professor Fussholdt è dunque fra noi!" "Il professor Fussholdt era
impegnato, in questa stagione, con il suo ultimo libro" disse il dottor Pappenheim, "un'opera monumentale".
"Peccato che non l'abbia saputo" disse mestamente Mandelbaum. Mitzi taceva. Non aveva particolarmente
gradito che Mandelbaum menzionasse suo marito con tanta riverenza. "Fra poco scende" disse. "Sta
impacchettando le bozze". L'albergatore si presentò sulla soglia. Del suo aspetto abituale restavano solo i
capelli bianchi, che ora spiccavano. I suoi occhi verdi erano velati da una tristezza silenziosa. Dal piano
inferiore comparvero i musicisti. Trascinavano borse pesanti, con il loro bottino. A lungo il dottor
Pappenheim aveva cercato di dissuaderli, ma la loro cupidigia era più potente di tutto. Il direttore li ignorava
completamente. Il proprietario dell'albergo non ce l'aveva con loro. Stava sulla soglia, lo sguardo triste,
intriso di rassegnazione. Il capocameriere uscì con un cane. Durante la notte era morto anche il terzo, e
quella mattina l'ultimo superstite aveva risposto alle suppliche del capocameriere e l'aveva raggiunto. I
musicisti, che erano ben forniti di cibo, gli diedero una scatola di sardine. Il cane affamato non aveva voglia
di mangiare, si limitò a bere. Il capocameriere fece la valigia. All'inizio aveva in mente di partire senza, ma
l'arrivo improvviso del cane l'aveva indotto a preparare una valigia di medie dimensioni. Era anche riuscito
a lavare e a spazzolare l'animale, che ora aveva un aspetto magro, ma non trascurato. "Vedo che alla fine il
cane è venuto" disse Mitzi. "E' l'unico rimasto". "Ieri erano due, se non mi sbaglio". "Sì. A uno hanno
sparato". "Ma che dite? Come si chiama questo?". "Lutzi, si chiama". "Non ho mai saputo distinguerli. Lutzi,
dite?". "Ognuno aveva il suo carattere. Erano diversi l'uno dall'altro. Lutzi è il più calmo di tutti. Un cane con
molti complessi, se così si può dire. Giusto, Lutzi?". Il cane non reagì. "Dunque Lutzi ha deciso di venire in
Polonia. Strano, ha deciso stamane". "Io" disse il capocameriere "li avrei portati tutti con me, ma loro, a
quanto pare, non se la sentivano di affrontare questo trasferimento". "Peccato" disse Mitzi con ipocrisia.
Nemmeno Salo aveva chiuso occhio, la notte. Portava il vecchio abito da agente di commercio, quello con il
marchio sbiadito della ditta. Sul berretto c'era appiccicata una "W" di metallo. Prima, con quella divisa
sembrava molto giovane, ma adesso era curvo come un vecchio rappresentante. "Quando si parte?"
domandò. La sua domanda rimase senza risposta. Posò lì accanto la sua valigia: era piuttosto frusta, e
solo di recente vi avevano stampato la lettera "W" e un numero d'inventario. Salo correva qua e là come
una talpa esposta alla luce del giorno. Alla fine si fermò all'ingresso del piano inferiore, vicino ai musicisti.
Questi erano seduti per terra, appoggiati ai loro bagagli. Sally e Gertie vestirono Yanuka. Il padrone
dell'albergo trovò nel deposito dei vestiti un completo invernale da bambino. Era della sua misura. Anche
un cappello, trovarono, un cappello con la piuma. "Sei proprio un principe, un principino delle fiabe" disse
Gertie. I giorni trascorsi a Badenheim avevano cambiato anche lui. Niente più lampi di paura negli occhi.
Era ingrassato, le guance erano diventate rosee, aveva imparato a capire il tedesco, la sua voce l'aveva
evidentemente persa del tutto. Quel poco che ricordava di casa sua, dei suoi genitori, dell'orfanotrofio a
Vienna, era caduto nell'oblio. Ormai parlava con accento austriaco e si comportava da bambino viziato.
Sally trovò del lucido da scarpe e gliele lustrò. Yanuka non la ringraziò né rise, era tutto preso a divorare le
caramelle della bomboniera. Da quando aveva scoperto i dolciumi non la smetteva più. La gente gli portava
quei doni per rincuorarlo, e lui si era abituato ai regali come fosse una cosa dovuta. L'ingenuità, se pure
c'era mai stata, era andata completamente perduta. Ormai aveva capito che Sally e Gertie non avevano
studiato all'università, che la ginnasiale era incinta del dottor Schutz senza essere sua moglie. Salo
comparve, e Yanuka esclamò: "Salo, che ne pensate del mio vestito? Sally e Gertie dicono che sembro un
principino". "Sì, hanno ragione". "Se le cose stanno così" disse Yanuka, "il principe vi ordina di dargli la
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bomboniera che avete in tasca". "Ma quale bomboniera, mio caro" disse Salo sorpreso. "Sono solo un paio
di calze, calze da donna. Sono un rappresentante, sono un rappresentante di una ditta rinomata". In quel
preciso momento si udì la voce del rabbino: "Mi lasciate qui?". Il dottor Pappenheim, che stava accanto alla
soglia ed era intento a conversare con Mandelbaum, corse alla porta: "Siamo qui, tutti siamo qui. All'aperto
fa fresco". "Per favore, tiratemi fuori di qui" disse il rabbino ignorando decisamente le scuse del dottor
Pappenheim. Una certa diffidenza si annidava nel cuore del vecchio. Sembrava vigile, con la prontezza del
malato giunto ormai oltre il dolore. Il dottor Pappenheim prese le maniglie della carrozzella e la spinse
verso la soglia. Il sole calava dagli alberi e si spandeva sul pavimento di pietra nel giardino del
Lussemburgo. Le fontane, spente da molto tempo, ora zampillavano. L'acqua illuminata saliva in alto e
cascava giù con un grande scroscio. Poteva darsi che anche i rubinetti della piscina fossero stati riaperti,
perché la ginnasiale voltò la testa - o per meglio dire il naso - verso nord, verso la piscina, come se avesse
fiutato l'acqua. Il capocameriere accarezzò Lutzi e cercò di fargli mangiare dei biscotti secchi, ma Lutzi non
ne voleva sapere. Karl si avvicinò a lui, tolse il maglione da sopra la bottiglia e chiese il suo parere su
qualcosa. Il capocameriere espresse la sua opinione, e cioè che se il viaggio non fosse stato troppo lungo,
forse i pesci si sarebbero salvati. Karl disse: "Ho una bottiglia d'acqua di riserva". E mentre tutti erano
intenti a conversare, il padrone dell'albergo scese per i gradini e si diresse verso la pasticceria, si fermò
accanto alla serranda abbassata e chiamò: "Peter, non vieni con noi?". Tutti raggelarono. Nessuno si
sarebbe aspettato un gesto del genere da parte dell'albergatore. Da dentro, nessuna risposta. Il padrone
dell'albergo ripeté più forte: "Peter, stai contravvenendo a un ordine municipale. Ti assumi una grave
responsabilità". Dopo un momento di silenzio si udì la voce del pasticciere: "Non vengo, comunque non con
Pappenheim". "Sei un uomo intelligente" riprese l'albergatore, con tutta la calma che gli riuscì di trovare,
"come fai ad assumerti una tale responsabilità?". "Resto qui". "Se ascolti il mio consiglio" disse l'albergatore
con estrema dolcezza, "ti suggerisco di unirti a noi. Sai che voglio solo il tuo bene. Abbiamo un rabbino.
Viene anche lui. Se lui ha trovato giusto unirsi a noi, perché non dovresti venire anche tu?". "Non sono
religioso" disse la voce da dentro. Silenzio. L'albergatore tornò verso le scale. "Perché ce l'ha sempre con
me? Che gli ho fatto di male? Non gli ho fatto niente, io" mugugnò il dottor Pappenheim. "E' arrabbiato"
disse Mandelbaum. Si capiva che stava pensando ad altro. Il suo corpo era di nuovo pieno di musica. I
piedi picchiettavano lievemente, come per moto proprio. Il trio teneva anch'esso timidamente il ritmo con i
piedi. Anche loro erano dunque presi dalla stessa melodia. "Che vuole da me?" ripeté il dottor Pappenheim,
ma la sua voce era troppo bassa, e nessuno la udì. Erano le otto, e ai cancelli non si vedeva alcun
movimento. La quiete svaporava da dentro le case vuote, la foschia mattutina traspariva dai punti illuminati.
C'erano molte ombre radunate agli angoli delle case, ombre impaurite. L'acqua nelle fontane arrivava molto
in alto. Nessuno vedeva mai le ore del mattino a Badenheim, soprattutto in quella stagione. Erano ore
sempre destinate al sonno. "Venite senza bagaglio?" domandò Salo al dottor Pappenheim. Già le otto e
nessun movimento. Come da soldati, pensava Salo. Passi ore in trincea. Il comandante del plotone va alle
feste in città, i sottufficiali stanno comodi in ufficio a bere birra. Il sergente contento di non fare nulla, e il
soldato, il soldato semplice, giace in trincea. "Era così nella Prima guerra mondiale". "Così, proprio così. Mi
sembra di stare come allora. Bisogna abituarsi alla nuova vita". Finalmente venne dato il segnale.
Mandelbaum scese con la scioltezza di uno sportivo, si mise alla testa. Strano, i duri giorni di reclusione
non avevano lasciato in lui alcuna traccia. I suoi tre musicisti gli stavano accanto, erano magri e docili.
Subito dietro, ecco i gemelli, Sally e Gertie con Yanuka in mezzo. Il dottor Langmann formava una fila a sé.
I musicisti appesantiti, carichi dei loro scomodi bagagli, preferivano evitare le file davanti e restarono
indietro. Il direttore li ignorava del tutto, preso com'era da una conversazione con la cameriera mezzo
ebrea. La cameriera camminava appoggiandosi a un bastone, ma stava dritta. "Non è magnifico il
paesaggio?" disse il direttore. Era sempre stato di poche parole, e ora sembravano sfuggirgli, quasi a fargli
dispetto. I campi si dispiegavano, verdi e umidi. Un sottile vapore mattutino s'addensava languidamente.
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Era così semplice questo trasferimento, che quasi non ce ne si accorgeva. Il proprietario dell'albergo
spingeva la carrozzella del rabbino come se quello fosse stato il suo mestiere. Nessuno si offrì di aiutarlo.
Negli ultimi giorni, confusi e disordinati, si era intessuto uno strano legame tra la cameriera e il direttore. Ai
tempi della malattia di lei, il direttore era andato a trovarla, e si erano scambiati qualche parola. Da allora
avevano continuato a pensare l'uno all'altra. Il giorno prima, mentre tutti festeggiavano da Sally e Gertie,
loro erano rimasti al giardino del Lussemburgo. Lui era intimidito come un bambino, lei rideva. Le raccontò
dell'eredità e dei risparmi, tutti dettagli racchiusi nel suo ordinato cervello. "Se è così, siete un uomo ricco"
disse lei. Dopo anni trascorsi dentro se stesso, a tenere a bada i musicisti, i piccoli conti, ora per la prima
volta sentiva le mani libere. Lei gli parlò del viaggio tanto atteso, della nuova vita. Del padre austriaco
parlava con una sorta di disprezzo, come se non fosse stato un uomo, ma una bestia. Ora camminavano
insieme. I campi si estendevano fino all'orizzonte. Non si sentivano rumori, solo passi sommessi. I
gendarmi procedevano a una certa distanza, non mettevano fretta. Il professor Fussholdt era contento.
Aveva finito di correggere il suo nuovo libro. Le pagine le aveva legate con un cordino spesso.
Mandelbaum gli stava accanto e continuava a interrogarlo, era assai interessato. Il professor Fussholdt
faceva il verso ai ciarlatani ebrei che sostengono di portare il messia con i loro discorsi. La sua ostilità per
tutto ciò che si poteva definire cultura ebraica, arte ebraica, si era alleggerita. Tutto l'astio l'aveva ormai
messo dentro il libro. Mitzi camminava dietro a lui come gli fosse estranea. Più avanzavano, più si faceva
disinvolta la sua parlata, piena di trovate linguistiche, di arguzie e doppi sensi. Per mesi non aveva
scambiato parola con nessuno, e ora le parole gli sgorgavano fuori. Il rabbino si appisolò nella carrozzella.
La carovana si avvicinò alle case di campagna. Odore di latte del mattino e di letame si confondevano
nell'aria. Presso la quercia un tempo gli appassionati di natura si fermavano ad ascoltare il canto degli
uccelli. Qui un tempo l'Uccello Blu aveva pronunciato i suoi infervorati discorsi. Salo sembrava a disagio
negli spazi aperti. Per anni aveva attraversato quelle lande con la sua valigia di medie dimensioni. I
contadini, a dire la verità, non lo amavano. Compravano a credito, e i debiti non li onoravano. La sua
spensieratezza svanì all'improvviso. Andò vicino ai musicisti. I musicisti gli offrirono un rifugio. "Il direttore ci
odia. Che gli abbiamo fatto?" disse il musicista Zimbelman. "Non badateci" disse Salo. "Anche il
proprietario dell'albergo ci odia". "Gli passerà, non avrà altra scelta. Voi, non altri, siete i suoi musicisti. Fra
l'altro, avete fatto firmare al dottor Pappenheim il modulo 101?". "No" disse Zimbelman, "ce ne siamo
dimenticati". "Peccato! Il modulo 101 è un buon modulo, garantisce molti diritti". "Il dottor Pappenheim si è
comportato degnamente con noi. Ci ha promossi. Non abbiamo osato". "E' molto importante" commentò
Salo. "I livelli salariali sono sempre gli stessi, alla fin fine, ovunque si vada. Vi ha promossi al grado di
musicisti. E' un ottimo livello". "Per quanto mi riguarda" proseguì Zimbelman, "vorrei ridurre i miei turni. I
tamburi mi fanno uscire matto. Mi riposerei volentieri un anno o due. Credetemi, ne avrei proprio bisogno".
"Vi credo. Ma il periodo al limite della pensione è piuttosto critico. Meglio conservare i propri diritti. Anche
io, per parte mia, chiederei la pensione anticipata, ma la mia ditta è così rigida, spreme i lavoratori fino allo
stremo. Ho già accumulato vent'anni di anzianità, senza assenze. Mi spetta un mese di ferie all'anno. Ho
promesso a mia moglie una vacanza a Maiorca. Credetemi, se la merita". "Maiorca" disse Zimbelman, "non
ne ho mai sentito parlare". "E' un'isola calda, meravigliosa. Lo debbo a mia moglie. Ha cresciuto i nostri
figli. Sono meravigliosi". "Si potrà risparmiare qualcosa in Polonia?" domandò Zimbelman. "Certamente. I
prezzi lì sono assai più bassi, e se continueremo a prendere il nostro stipendio in valuta austriaca,
risparmieremo parecchio". I campi diventavano sempre più verdi. Gli appezzamenti erano squadrati,
parevano tirati con il righello. Un cavallo pascolava in un prato, e una contadina stava sulla soglia di casa.
Era sempre stato così, e lo era anche adesso. "Strano" disse la cameriera con il viso rigato dalle lacrime.
"Che intendete?" disse il direttore. "E' solo un trasferimento. Fra poco arriveremo in Polonia. Nuovi
paesaggi, gente nuova. Bisogna ampliare i propri orizzonti, non è così?". "Io mi sento così male, una
nullità". "E' solo un trasferimento, solo un passaggio. Fra poco arriveremo alla stazione, al chiosco. Adoro
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la limonata che fa il padrone del chiosco, è una ricetta del posto, buonissima". E le parole rimaste sepolte in
lui per anni ora improvvisamente affioravano. Avrebbe voluto inondarla di parole. Ma le parole di cui
disponeva, chissà perché, non si associavano in frasi di senso compiuto. Il rabbino si risvegliò e disse a
voce alta: "Che pretendono? Per tutti questi anni non ne hanno voluto sapere della Torah. Mi hanno tenuto
recluso in un ospizio. Non volevano ascoltarmi. Adesso vogliono andare in Polonia. Non c'è ravvedimento,
se non chiedono perdono". La voce del rabbino sorprese la carovana. Era un misto di yiddish ed ebraico.
La gente non capì una parola, ma la collera, quella la si riconosceva bene. Il proprietario dell'albergo non
fermò la carrozzella, la spingeva come se da anni fosse abituato a farlo. Mitzi si avvicinò al dottor
Langmann, che camminava sprofondato nei suoi pensieri, e gli disse che quella notte lei aveva fatto un
sogno molto vivido. Il dottor Langmann, che non sopportava le ciance, voltò la testa lunga e calva e disse
che anche lui non era riuscito a dormire per via del cane. Mitzi gli raccontò che quando era bambina, a
cinque o sei anni, suo padre l'aveva portata a Vienna, al Prater: era una meravigliosa giornata d'autunno,
ma in realtà suo padre, che era un uomo d'affari impegnato e stanco, voleva soltanto - come poi risultò farla agitare e stancarla, per poi portarla subito all'ospedale dove doveva essere operata di tonsille; quando
era arrivata all'ospedale, aveva capito che stava per succedere una disgrazia e aveva tentato di scappare.
Tutto il personale era corso a cercarla. L'operazione era stata fatta. "Tutto ciò l'ho sognato stanotte,
esattamente come era successo". "La stazione, la stazione!" si udì gridare una voce femminile. I gendarmi
della stazione fecero segno a quelli che scortavano la carovana. "Siamo arrivati, finalmente siamo arrivati!"
esclamò Mitzi. 35 Dalla stazione ancora si vedeva Badenheim: una collinetta bassa a forma di cono, i tetti
delle case come strisce di cartone ondulato, solo l'albergo e il campanile sembravano avere una parvenza
di concretezza. Il padrone del chiosco era contento, e gli occhi della gente si illuminarono alla vista delle
bottiglie di limonata, dei giornali e delle riviste - testimonianze che la vita continuava. Il dottor Langmann
comprò il settimanale economico e lo sfogliò con l'aria di chi torna dopo anni alla sua amata città. Rise
quando scoprì una notizia economica senza senso. Sally e Gertie si rifornirono di due grossi pacchi, uno di
caramelle e uno di sigarette. Yanuka si sporcò il vestito, e loro si diedero da fare per pulirlo. Dalle labbra del
rabbino trapelavano malumore e scetticismo. Non aveva fiducia in quei miraggi. Molto aveva visto in vita
sua e quel che gli restava era solo diffidenza, e anche in questa circostanza la sua sospettosità non fece
che aumentare. Il capocameriere si rifornì di salsicce. Le salsicce il cane le gradiva. La felicità del
capocameriere non ebbe più limiti. I musicisti si radunarono in un angolo, all'ombra. Alcune stoviglie si
erano rotte per strada, e furono di nuovo costretti ad aprire le valigie e imballare ancora una volta le
porcellane. Questo contrattempo, che fu accompagnato da rabbia e recriminazioni, guastò un poco
l'atmosfera festosa. Strano, Mandelbaum non li disprezzava. Chiese come stavano e si interessò dei luoghi
di villeggiatura in cui erano stati a suonare. Le sue domande allentarono un poco la tensione. La gente non
aveva dimenticato Samitzky, gli furono comprate alcune bottiglie di vodka. Samitzky stava seduto su una
panchina senza proferire parola. "Quando si parte?" si udì gridare una voce femminile. Una donna si stava
truccando presso la biglietteria chiusa. Salo aveva di nuovo la sua faccia da agente di commercio.
Sembrava sul punto di aprire la sua valigia di medie dimensioni e di offrire la merce in vendita. Lì le vetture
sarebbero venute a prendere i passeggeri, e c'era quell'odore che c'è sempre nei luoghi di transito dalla
città alla campagna, e dal treno all'incantevole Badenheim. Di vetture non ce n'erano, ma l'odore era
rimasto, mischiato a un'umidità inebriante. D'improvviso i cieli si aprirono, e la luce sbucò dal firmamento.
La valle in tutto il suo splendore, le colline sparpagliate tutt'intorno, colme della loro abbondanza, e anche
gli alberi spogli, tremolanti e radi in fondo alla stazione, anche loro sembrarono respirare a pieni polmoni.
"Che cosa vi avevo detto?" disse il dottor Pappenheim con un gesto ampio, non da lui. Aveva le lacrime agli
occhi. La tristezza dei giorni da recluso lo travolse all'improvviso. Sally e Gertie coprirono meglio Yanuka.
Karl tolse il maglione dalla bottiglia: due pesciolini erano già morti, e gli altri si dibattevano debolmente,
senza alcuno slancio vitale. "Qualcuno può aiutarmi?" strillò Karl. La luce ora colava dalle colline basse fino
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alla stazione. Non c'era riparo. "Venite a vedere!" chiamò d'un tratto Mitzi con un tono femminile, titubante.
A una certa distanza, su quello che sembrava un vassoio illuminato, camminava un uomo seguito da due
armati: si stavano avvicinando e parevano trasportati dalla luce stessa. "Peter, Peter" urlò l'albergatore con
sollievo. Peter. Ma lo stupore raggelò subito. Una locomotiva, una locomotiva che trainava quattro laidi
vagoni merci, spuntò dalle colline e si fermò in stazione. Così repentina fu quell'apparizione, che parve
essere sbucata fuori da un pozzo. "Dentro!" ordinarono delle voci. La gente si disperse all'interno. Anche
quelli che avevano una bottiglia di limonata in mano, o un pezzo di cioccolato, il capocameriere e il cane,
tutti sparirono in un attimo come chicchi di grano dentro un imbuto. Tuttavia, il dottor Pappenheim ebbe
ancora modo di pronunciare la seguente frase: "Se i vagoni sono così sporchi, significa che non si andrà
lontano". (4 - Fine) (segue dalla pagina 15 "Badenheim 1939")
Henry James dopo Ferragosto Il dottor Pappenheim si illude ancora: gli hanno ordinato di mettersi a
disposizione del Dipartimento sanitario insieme a tutti gli artisti registrati e lui pensa che sarà una bella
tournée. C'è gente allegra tra i villeggianti bloccati a Badenheim, complici le droghe rubate in farmacia, e
c'è chi sprofonda nella tristezza. L'ultima notte molti hanno dormito male: colpa dei cani che, affamati anche
loro, hanno fatto a brandelli il silenzio. "Badenheim 1939" di Aharon Appelfeld, che vi abbiamo proposto
nella traduzione di Elena Loewenthal per l'edizione Guanda, si avvia così alla conclusione. Il prossimo
romanzo dell'estate del Foglio sarà "Daisy Miller" di Henry James. A partire da mercoledì 17 agosto.
Foto: In queste pagine il trasferimento di deportati ebrei in due disegni di Helga Weissová. Nata a Praga nel
1929, nel '41 fu internata con i genitori nel ghetto di Terezin. Trasferita nel '44 ad Auschwitz con la madre,
fingendosi già diciottenne riuscì a sfuggire alle camere a gas. Trasferita di nuovo, poco dopo, a
Mauthausen, riuscì a sopravvivere fino alla liberazione del campo da parte degli americani. E' tornata a
vivere a Praga
Foto: Il campo di concentramento di Gurs, nella Francia occupata, in un disegno di Leo Breuer. In basso,
Aharon Appelfeld. L'autore di "Badenheim 1939" è nato nel 1932. Sopravvissuto alla Shoah, nel 1946
emigrò in Palestina, allora sotto mandato britannico. Vive in Israele, in un sobborgo di Gerusalemme
Traduzione di Elena Loewenthal ©Aharon Appelfeld 1980. All rights reserved ©2007 Ugo Guanda Editore
S.r.l., via Gherardini 10, Milano Per gentile concessione dell'editore
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Sono imprenditrici, manager, professioniste di successo che danno un tocco di rosa in uno scenario
dominato dagli uomini |
Gaetano Belloni, Lucia Gabriela Benenati, Antonella Bersani, En
bba Ha 60 anni, è matematica informatica, lavora al Cnr. Effettuò il primo collegamento d'Italia a internet
nel 1986. Fa parte del consiglio direttivo di Isoc Italia, sezione dell'Internet society. LLegrini È presidente di
un gruppo vinicolo. se l'amarone e la Valpolicella oggi sono famosi nel mondo, è anche grazie ad allegrini.
Unica donna candidata a vincere l'oscar del vino di Wine enthusiast, sa amche arrampicare su una via
ferrata. In azienda, a seguire il suo esempio ci sono la figlia Caterina Mastella allegrini, bravissima nel far
dialogare il vino con l'arte, e la nipote silvia allegrini, figlia di uno dei due fratelli di Marilisa. nzani grintose,
attente, passionali, ironiche: sono le donne di Poliform, l'azienda tra i leader mondiali nell'arredamento.
trentenni, Marta e Laura anzani sono figlie dell'ad Nino. La prima, oltre a essere corporate manager e
presidente del gruppo giovani di Federlegnoarredo, è impegnata a sostenere ospedali in Benin e in togo.
La seconda è andata negli Usa ed è chief operating officer di Poliform Usa: a settembre inaugura il agship
store in Madison avenue. rienti 57 anni, è managing director di sap Italia, che sotto la sua direzione è
crescita puntando, soprattutto, sui mercati innovativi. Promuove le pari opportunità nel settore della
tecnologia. rtioLi Dire che è una donna d'acciaio è una battuta scontata. torinese di nascita e bresciana di
adozione, laureata in economia, imprenditrice e madre di Bianca e alessandro, è presidente di aso
siderurgica fondata dal padre aldo. sotto la sua guida, insieme con il marito giuseppe Mercurelli, aso ha
conquistato una posizione rilevante negli acciai speciali, fornendo leghe anche per l'aerospaziale. Da
sempre in prima linea a favorire le pari opportunità, è la prima donna vicepresidente di Federacciai e
cavaliere del lavoro. arra 63 anni, executive vice president di Walgreens Boots alliance e president and
chief executive of global Wholesale e International Retail, è la signora di ferro della farmaceutica. L'azienda
vanta un'importante presenza in decine di paesi, dà lavoro a oltre 370mila dipendenti e fornisce prodotti e
servizi per la salute e il benessere nel continente americano, in Europa e in asia. astioLi scienziata e
manager, nata nel 1957, è ad di Novamont, che sotto la sua guida ha rivoluzionato le bioplastiche e i
prodotti da fonte rinnovabile a basso impatto ambientale. Per il Mater-Bi (uno dei suoi oltre cento brevetti) è
stata insignita del premio inventore europeo dalla Commissione Ue. È presidente di terna. eLvedere azzetti
tre sorelle che insieme non raggiungono 80 anni: neppure la metà della lunga storia della grappa Mazzetti
d'altavilla, nata in Monferrato 170 anni fa. settima generazione di un'impresa al femminile (la madre
Nicoletta è ad), seguono amministrazione, commerciale e comunicazione e hanno elaborato un nuovo
concept di grappa. Ciascuna ha una propria famiglia. enagLia Fino a qualche anno fa prima di salire sulla
sua Jaguar per andare al lavoro allattava la figlia Martina. Ha appena comprato la managing company
Dgpa per dare il via a style capital, un fondo di private equity dedicato a moda e made in Italy, con gaetano
Marzotto e albert Frère. Quando, fresca di laurea in ingegneria al Politecnico di Milano, ebbe tre offerte di
lavoro, scelse Borsa Italiana e là trovò il futuro marito. oggi la signora del private equity italiano gestisce
100 milioni e due bambini. arrara Ha ricevuto il premio Rosa camuna Regione Lombardia per le sue
«capacità manageriali che l'hanno portata a imporsi in un settore tipicamente maschile e a conquistare
posizioni di rilievo, assumendo incarichi nazionali in Confindustria». È presidente di Lamiex, azienda
meccanotessile. isazza Ha l'arte nel sangue, da quando era ballerina alla scala, dove ha danzato con Carla
Fracci. Responsabile comunicazione dell'azienda leader nei mosaici in vetro, per la Fondazione Bisazza ha
voluto 7mila metri quadrati di spettacolare spazio architettonico ricavato dalla prima fabbrica dell'azienda.
grande pure la curiosità e la voglia di viaggiare. «Risalire il Nilo con una dahabieh è stato il viaggio più bello
che abbia mai fatto», ha raccontato. «Venivo da un periodo tormentato, da laceranti vicende matrimoniali.
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avevo bisogno di pace e tranquillità, di staccare da tutto. Così, quando ho visto su una rivista francese un
articolo su questa bella nave d'altri tempi, non ho esitato: ho prenotato, sono volata a Luxor». alvo a 23
anni ha iniziato a condividere con il padre Ernesto la tradizione dell'ospitalità che caratterizza i sina Hotels.
Insieme con il fratello Barnaba gestisce dieci alberghi di proprietà e due in management. onfiglioli
Imprenditrice, moglie e madre di due figli adolescenti di 15 e 13 anni, si è laureata in ingegneria meccanica
a Bologna, dove ha sede la Bonfiglioli riduttori di cui è presidente e ad. «L'azienda è come un terzo figlio,
ma cerco sempre di tornare a casa per cena e di concedermi vacanze con la famiglia. In casa mio marito fa
il 60%, io il 40. E anche lui è molto impegnato», dice. Cavaliere del lavoro, ha anche ricevuto numerosi
premi per i contributi nell'ingegneria di produzione. onomo 46 anni, angel investor, manager di grandi
aziende (tra cui Vodafone ed Ebay), è alla guida del settore marketing di Facebook per il sud Europa. oson
È la regista dell'albergo di famiglia, il Relilax, a Montegrotto terme. si occupa del centro benessere e del
menù salutista, in collaborazione con una dietologa. ndErlini È a capo della sapii, azienda attiva nei settori
cartario e packaging e nella progettazione di motori industriali per aspirazione, fondata nel 1983 con il
marito giuseppe anderlini. Nel 1996 ha cofondato transparency Italia. Ha diretto ed elaborato numerosi
progetti nazionali e internazionali per promuovere la legalità ed eliminare la corruzione all'interno del settore
pubblico e privato. ambrogino d'oro di Milano nel 2013, è stata chiamata da giuseppe sala a far parte del
comitato per la legalità del Comune di Milano. rogi Vicepreside della Facoltà di economia dell'Università di
Roma La sapienza, professore ordinario di economia e tecnica dei mercati finanziari, è consigliere
indipendente di Luxottica e salini Impregilo. Laurea alla Bocconi e specializzazione alla London business
school, è membro di WomenCorporateDirectors (Wcd), think tank internazionale sulla corporate
governance che riunisce 3.500 membri di cda di società rilevanti, che siedono in oltre 8mila board. runo alla
guida di Lancia, brand del gruppo Fiat Chrysler. Laurea in economia a torino, è responsabile del marchio
per Europa, Medio oriente e africa. Ha avviato molti progetti con il mondo della moda. arinElli Laurea in
scienze biologiche, è direttore di ricerche Rbm-Merck serono. Lavora anche per le imprese del Canavese.
anCElliEri Nata nel 1943, laureata in scienze politiche alla sapienza di Roma, è stata ministro dell'Interno
(governo Monti) e della giustizia (governo Letta), dopo una carriera di prefetto. sposata, ha due figli, di cui
uno, Piergiorgio Peluso, con un curriculum di top manager in Unicredit, Fondiaria sai e telecom Italia.
aPPElliEri Il marito le regala sempre monili e pietre preziose: chi più di lei può capirne il vero valore?
Napoletana, professore di design del gioiello al Politecnico di Milano, è considerata la più importante
studiosa del settore e dirige il Museo del gioiello, fra i pochi al mondo. arli È la managing director di Bdt &
Company, merchant bank fondata a Chicago, nel cui ufficio di New York Carli è approdata dopo otto anni
trascorsi in J.P. Morgan a Londra e Manhattan, e dopo 25 anni di esperienza di investment banking in
Europa. Un curriculum di studi prestigioso, tra Bocconi e Mit, Carli risiede a New York con il marito e i due
figli. hiuri È la prima donna alla guida di Christian Dior e ricopre l'incarico di direttore creativo. Ha 52 anni, è
sposata e madre di due figli. Bernard arnault, patron del polo del lusso Lvmh, dice che «il suo talento è
enorme». iPièrE Under 40, ha preso il posto che è stato per quasi dieci anni del 61enne thierry van santen:
capo di allianz global corporate & specialty, che gestisce i grandi rischi del gruppo. sua anche la direzione
dei mercati del Mediterraneo. lEssanDro . Ha 56 anni e una figlia di 25 anni, è la prima e unica donna a
essere stata nominata consigliere diplomatico dal presidente della Repubblica. Elfino 56 anni, siracusana,
storica dell'arte, è il cuore dell'Imperial Emporium, leader nel settore delle macchine per il trattamento e la
verifica del denaro. Con le sue sedi in Cina e Hong Kong e la sua organizzazione di purchasing buyer
expert si occupa di acquistare beni, controllare la filiera dall'ordine alla consegna a destinazione. La sua
ultima iniziativa imprenditoriale, scappatopo, metodo naturale che allontana i roditori, si è aggiudicato il
Cartier Women's initiative awards. intor È ad di Clean Filters, che firma i filtri aria, carburanti e abitacolo e
fornisce i maggiori marchi auto. Ha avviato dei progetti a Cuba per la filtrazione delle acque. iCa 29 anni,
figlia di Christian, si è ispirata agli anni Cinquanta del nonno Vittorio e alla celebre Parlami d'amore, Mariù
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per creare un marchio di abbigliamento femminile di cui è la stilista, mentre l'ad è il marito Federico
Pellegrini, sposato lo scorso giugno a Capri. arCo 43 anni, passato da ingegnere sistemista, è la
responsabile europea del canale IoE di Cisco, una delle aree più importanti e strategiche per la
multinazionale americana. urEtti tocca al marito fare il pendolare per starle dietro e portare le due bimbe
all'asilo mentre lei fa carriera in Ikea: prima a capo dello store di torino, è poi stata nominata direttore della
logistica in Italia. sopra di lei c'è soltanto Belen Frau, spagnola di Bilbao, sposata con tre figli, da un anno
ad di Ikea Italia. allEni Ha 26 anni, è product e strategist designer. Ha inventato lo zero-emission fridge, il
frigorifero senza corrente pensato per i paesi in via di sviluppo, che le è valso il premio axelera singularity
contest e una borsa di studio alla Nasa. tra i suoi progetti, la bici di legno ad alta tecnologia. arina Laureata
in economia, lunga esperienza all'Ina (ne curò la privatizzazione), è ad di Poste Vita e Poste assicura,
nonché a capo di ania, l'associazione tra le imprese assicurative. Da maggio è cavaliere del lavoro. Papa
Francesco l'ha chiamata nel consiglio direttivo dell'autorità di informazione finanziaria e vigilanza della
santa sede. aVini Presidente e managing director di Cicieffe, azienda bergamasca che da 30 anni produce
medicinali e prodotti per la cura e l'igiene degli animali. azio 35 anni, dopo l'esperienza in importanti
aziende italiane, tra cui accenture ed Engineering, ha fondato Flazio insieme con il fratello Flavio,
piattaforma innovativa per rendere più semplice lo sviluppo di siti web. EDErzoni z L'azienda Monari
Federzoni è, dal 1912, la storia dell'aceto balsamico Igp di Modena. E sabrina, figlia di giovanni, è una
donna che l'aceto non riesce a rendere aspra: con energia e gentilezza ha portato nel 2012 l'azienda a
superare in fretta i danni del terremoto in Emilia, per celebrare il centenario e il successo lungo quattro
generazioni, con esportazioni in oltre 20 paesi e più di 20 milioni di fatturato. iliPPini 51 anni, prima di
approdare in Insiel, società di Ict privata a capitale pubblico, ha lavorato in sun, Microsoft ed Endenred. Con
700 dipendenti, Insiel è considerata una delle imprese più innovative in Italia. Progetta, realizza e gestisce
servizi ad alto contenuto tecnologico per conto della Regione Friuli Venezia giulia. iliPPonE Una donna al
servizio della rivoluzione digitale, del digital business e del digital marketing. In avanade Italy, azienda
fornitrice di soluzioni tecnologiche aziendali e di servizi gestiti, è senior director e business development
consumer goods e retail. Laureata in ingegneria elettronica a genova, dopo esperienze in accenture,
telecom Italia Labs, Imation e Rtt (JdEdwards Partner), ha lavorato per 11 anni alla Pirelli. sposata, è madre
di due bambini, Luigi e Carola. ahnE Docente di economics of industry groups and clusters presso la
Facoltà di economia dell'Università di Roma La sapienza; docente di corporate governance presso la
Business school della Luiss. Consigliere di amministrazione indipendente di trevi group, Banco Desio,
Natuzzi, Inwit, seat pg, copresidente Italia e membro del comitato direttivo di Wcd, think tank sulle best
practice in corporate governance. ranCEsChEtti Lui l'ha fondata, lei l'ha salvata. Ci voleva il polso di Maria
Chiara Franceschetti, figlia del patron Ennio, per imporre all'azienda una cura da cavallo e riportarla agli
utili. La bresciana gefran produce sensori, sistemi di automazione e apparecchi per il motion control; un
gioiello della meccatronica scosso da alcuni investimenti affrettati. allora ha preso il comando Maria Chiara,
sposata con Fabio dal 1998 e madre di tre ragazzi. «L'equilibrio si trova», dice l'imprenditrice, «nella
soddisfazione di veder crescere figli con genitori realizzati e di esprimere me stessa nell'azienda di
famiglia». umagalli Laureata alla Bocconi, ha iniziato in Jp Morgan. In Bnp Paribas Cardif entrò come
direttore divisione risparmio di Cardif assicurazioni; oggi è ad e dg di Bnp Paribas Cardif Vita e membro del
comitato esecutivo di Bnp Paribas Cardif Francia. tra i suoi obiettivi, promuovere l'innovazione digitale nelle
assicurazioni, per esempio proponendo polizze tramite gli smartphone. ianotti È nella classifica delle 100
donne più inuenti al mondo e molti la sentono in odore di Nobel. Ex direttore generale del Cern di ginevra, il
più grande laboratorio al mondo di fisica delle particelle, ha guidato per quattro anni un esperimento da 20
milioni. È stata lei, con il suo gruppo di 3mila fisici, a firmare la scoperta del bosone di Higgs, particella
fondamentale all'interno del modello standard di spiegazione dell'universo, detta per questo la particella di
Dio. La sua scoperta è stata considerata il più importante risultato scientifico nella classifica di science.
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Prossimo obiettivo del Cern: trovare la materia oscura, il nulla che costituisce in realtà il 90% dell'universo.
ranDi IItalosvizzera, del 1972, si è trasferita a Milano per assumere l'incarico di direttrice marketing e
comunicazione di Cartier south East Europe. Due figlie, di 1 e 5 anni, avute dal compagno imprenditore
giorgio Cinque: «Il tempo che passo con loro lo misuro qualitativamente, per proporre loro sempre nuovi
stimoli con esperienze che acuiscano la loro curiosità». tamburi & associcati e di tip (tamburi Investment
Partners), la più importante investment company privata italiana, entrambe da lei fondate insieme al suo
compagno di vita giovanni tamburi. Dal 1983 ha trascorso la sua intera vita professionale nella finanza
aziendale, in sopaf, in Mediocredito Lombardo e in Euromobiliare Montagu, dove è stata direttore del
settore fusioni ed acquisizioni. AvezzAri Ha 43 anni, è marketing manager per l'Italia e la grecia di asus, la
compagnia taiwanese che deve il suo successo a notebook e tablet, ma che negli ultimi anni ha deciso di
puntare sugli smartphone. Dice: «La tecnologia può cambiare la vita delle donne». ibrAro Milanese, classe
1975, laureata in marketing e comunicazione allo Iulm di Milano e Mba conseguito alla santa Clara
University, è general manager di subito, azienda numero uno in Italia per la compravendita online. In
precedenza aveva rivestito importanti incarichi in Vodafone, skype, google Usa e Cisco. È sposata e ha
una figlia. «spesso porto mia figlia a scuola», dice, «e mi impegno a uscire in tempo dall'ufficio per poter
stare con lei prima che vada a letto. Così riesco a portare a termine i tanti impegni e a essere una mamma
presente». uppi Modenese di nascita, romana di adozione, due lauree (lingue alla sapienza, Mba alla
Luiss), sposata e con due figli, è dal luglio 2015 presidente e managing director di Msd Italia, consociata
italiana di un gigante del farmaco come Merck & co. Una carriera ventennale, che dietro i capelli biondi e gli
occhi verdi cela la ferrea determinazione di una donna che si è fatta da sé, cominciando come informatore
scientifico del farmaco proprio in Msd. Luppi è stata dal 2012 anche presidente e ad di sanofi Pasteur Msd.
sostenitrice della necessità di conciliare famiglia e lavoro, sostiene che gli strumenti di essibilità non
bastano, occorrono manager con la mentalità giusta, «capaci di tutelare il valore della famiglia nelle
aziende». ontAnelli Laureata in economia, 61 anni, commercialista e revisore, è ad e vicepresidente di
Maddalena spa, specializzata in contatori e misuratori. AGGioni Milanese, classe 1964, laurea in lingue alla
Cattolica con una tesi in letteratura francese, giornalista, ha lavorato per molti anni al Tg1 e diretto
Rainews24 e televideo. È stata l'unica giornalista al seguito delle truppe Usa durante la seconda guerra del
golfo. Eletta presidente Rai, è anche vicepresidente dell'Unione europea di radiodiffusione. Ainetti Nata nel
1978, figlia dell'imprenditore Valter Mainetti, è stata inserita tra i 20 protagonisti del real estate a New York.
È presidente di sorgente group of america e general manager della Michelangelo Real Estate Corporation:
ha progettato la riconversione in hotel del Flatiron, il Ferro da stiro fra la Quinta e Broadway. È
orgogliosamente verde. Vive a New York con una compagna, Lorri shackelford, che è stata vicepresidente
dell'agenzia di modelle Wilhelmina Models, e con il figlio della coppia, giulio, di 4 anni. oretti La sua è una
carriera... sicura. La manager lavora per saima, azienda leader nei controlli degli accessi (suoi i tornelli
negli stadi e le porte antirapina per le banche) e nei sistemi di sicurezza, 50 milioni il fatturato. anDelli È
stata definita l'italiana più inuente a Wall street. Di lei le famiglie più ricche del mondo si fidano, affidandole
in gestione il loro patrimonio. senza che lei rinunciasse alla famiglia e ad avere tre figli. studi alla Bocconi e
poi Mba a Harvard, negli Usa dal 1996, è managing director presso la società di investimenti Kkr, dopo
esser stata in goldman sachs, nella divisione che gestisce patrimoni superiori ai 2 miliardi. ansi Nata a
siena, 42 anni, presidente della Fondazione Montepaschi, ha iniziato in Nuova solmine (acido solforico). È
cavaliere della Repubblica e uno dei vicepresidenti di Confindustria. Ha una passione per il ballo e i tacchi
12. arzario sei contro 300: il fatturato di una start-up tutta digitale, Brandon Ferrari della 35enne Paola
Marzario, contro il giro d'affari dell'azienda del compagno andrea Moschini, 37 anni, rampollo di una
dinastia che da 90 anni produce quanto di più concreto e opposto ai bit possa esserci: laminati. Eppure, a
fare notizia è lei. Brandon Ferrari è un marketplace online, accompagna e sostiene le aziende
nell'ecommerce. Con questa idea, nel 2012 e alla sua prima maternità, Marzario ha raccolto 600mila euro;
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oggi, al secondo figlio, prevede di chiudere l'anno a 6 milioni di euro. essa Nata nel 1961 a Monza, un
marito e due figli, grande esperta di medicina nucleare e professore ordinario di diagnostica per immagini, è
dal 2013 il primo rettore donna in un ateneo milanese, l'Università Milano-Bicocca. Ha pubblicato oltre 120
lavori scientifici, come direttore scientifico tecnomed ha riscosso grande successo per la produzione del
radiofarmaco tracciante. È anche vicepresidente del Cnr. eluFFo Il padre angelo fondò l'azienda di famiglia,
l'agenzia marittima cagliaritana sarma, negli anni sessanta. Dal 1996 è lei l'amministratore unico. oratti Ha
l'abitudine di essere la prima in tutto: prima donna a essere nominata presidente della Rai, prima donna
sindaco di Milano, adesso prima donna alla presidenza del consiglio di gestione di un grande gruppo
bancario italiano, Ubi Banca. Milanese, classe 1949, è stata ministro della Pubblica istruzione nel governo
Berlusconi. oretti Laurea in scienze politiche e un executive Mba alla Bocconi di Milano, esperienze di
direttore marketing nei canali ecommerce di Carrefour, Unieuro, Mondadori e Darty Italia, poi country
manager di Beenz Italia, ha aperto un'azienda di consulenza e un sito di ecommerce, Shagadu.com .
Moglie di un ceo con cui condivide la passione della bicicletta e madre di un maschietto di 7 anni, parla
quattro lingue, ama la vela e le D immersioni, l'arte moderna e i viaggi. oriani Consigliere indipendente di
Eni, vicepresidente esecutivo di Intek group, ceo del Vorstand di Kme, holding tedesca del gruppo Kme,
membro del cda di generali, Moncler, Ergycapital, Dynamo academy, Fondazione e associazione Dynamo.
Laureata in economia a Firenze. eroniMo si muove tra mare, terra e impegno sociale con l'andaf,
l'assistenza neoplastici domiciliare alessandra Fusco. Ma è soprattutto la signora del porto di Catania: è lei
a portare avanti l'agenzia marittima fondata dal nonno Nicotra Bertuccio all'inizio del '900, assieme
all'agenzia di viaggi Nicober travel e all'azienda agricola di famiglia che produce, fra l'altro, il Lapillus, un
vino bianco ottenuto da uva nera. ieDDu Quarantenne nata a oristano, è entrata in Intesa sanpaolo alla
nascita del colosso bancario, nel 2007, e oggi è ai vertici: guida la direzione customer experience e Crm del
più grande gruppo bancario italiano, che le ha affidato la gestione di 11 milioni di clienti. ieri Classe 1953,
lucchese, laurea in scienze politiche all'Università di Pisa e specializzazione in giornalismo e
comunicazione di massa alla Luiss di Roma, è consigliere d'amministrazione di Mediaset, dove è direttore
della divisione affari istituzionali, legali e analisi strategiche. siede anche nel cda di Rti, di cui è
vicepresidente, e in quello di Class Cnbc e fa parte della giunta di Confindustria. Ha due figlie. Partecipa a
gruppi di lavoro in sede di Commissione europea in materia di tutela dei minorenni anche in internet,
pluralismo dei media, gestione del radiospettro. orreri Milanese, 40 anni, master in marketing e
comunicazione, sposata e madre di due bambini, è a capo della confectionery international business unit
del gruppo Nestlé. E lei che ha fatto diventare sanpellegrino un marchio internazionale. oggi la sua mission
è conquistare il mondo con i Baci Perugina. all'interno del gruppo Nestlé in Italia le donne con incarichi
manageriali sono il 34%, il doppio della media italiana. liveti È la primadonna della realtà virtuale in Italia, il
business dei visori e dei contenuti a 360°, fenomeno da decine di miliardi. Pioniera, anche: in Europa si
contano solo 150 aziende nel settore, una manciata in Italia. Fra le prime c'è Melazeta, gruppo applix, la
digital agency fondata da oliveti assieme a Marcella albiero, con clienti del calibro di Walt Disney Italia,
Museo dell'auto di torino, Rainbow, aboca-apoteca Natura e Lottomatica. tredici dipendenti, 1 milione di
fatturato e mille miglia di distanza dal business del marito, andrea Fantozzi, imprenditore metalmeccanico.
rlanDi 59 anni, è la signora delle tasse: direttore generale dell'agenzia delle entrate, ha conquistato un
record nel recupero dell'evasione. Cavaliere della Repubblica, è sposata e ha una figlia. aGlieri sono
cugine, sono entrambe cavalieri del lavoro, quinta generazione alla guida dell'azienda cosmetica
alessandrina,140 anni di storia, alternandosi annualmente nelle due cariche di vertice. L'attuale ad è
Debora, sposata con l'ad e presidente di Cosmetica Italia, Fabio Rossello; ha una figlia ed è presidente di
selectiva, nonché nei direttivi di Confindustria alessandria, di Centromarca, Upa, Federchimica e assocasa.
Barbara Paglieri, attuale presidente di Paglieri, è sposata, ha due figlie, una grande passione per il golf, ed
è anche presidente agis. aoletti Laureata in economia e commercio, in scienze politiche e in lettere e
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filosofia, ha fondato e gestisce come amministratore unico Image Building (50 dipendenti e oltre 80 clienti),
con un'esperienza ventennale nell'advisory per operazioni di finanza straordinaria e una leadership di
mercato nelle operazioni di quotazione in borsa. È stata direttore comunicazione e relazioni esterne di
Ellesse. ariGi seconda generazione, dirige l'azienda di famiglia Npi Italia, che produce tubazioni essibili. Ha
completato insieme con il marito la fusione nel 2014 con l'azienda tedesca Neoperl. eretti È numero uno in
Italia di american Express, una delle 15 società più conosciute al mondo e ai vertici della classifica delle
migliori aziende in cui lavorare in Italia. Romana, 45 anni, ha avviato lo smart working che ha cambiato
radicalmente le funzioni in banca ed è diventato un caso di studio. istola 30 anni, secondo gli americani è
l'Italian girl in tech. Nel 2012 ha creato l'app atooma, acronimo di a touch of magic, in grado di
personalizzare i telefonini. Eletta migliore startup italiana al techCrunch Italy, oggi l'idea si è trasformata in
un'impresa con sede a san Francisco. olli Dopo la laurea in economia è cresciuta in san Pellegrino. Poi è
entrata nell'azienda di famiglia F.lli Polli, 144 anni di storia, leader nelle conserve vegetali: 60 milioni di vasi
esportati in 40 paesi, fatturato 80 milioni di euro. È diventata marketing director a 32 anni. sposata con due
figli, ama il golf (a livello agonistico) e il teatro. Una firma della fotografia, Ferdinando scianna, l'ha ritratta
assieme alla sorella Claudia (national key account Italia) e alla cugina Maddalena Bobbi Polli
(pr&communication manager). orcari Dopo un passato professionale in Ibm, dal 2004 è consigliere
delegato di Fondazione Dynamo, vicepresidente dell'associazione Dynamo Camp onlus e presidente di
Dynamo academy, espressione italiana della charity fondata in Usa da Paul Newman e che in Italia, in una
struttura meravigliosa situata in un'oasi Wwf in toscana, accoglie bimbi gravemente malati per regalargli
settimane di vacanza all'insegna della terapia ricreativa. osca In curriculum la laurea in giurisprudenza e la
sda Bocconi. È ad di Vranken-Pommery Monopole Italia, unica donna a guidare una filiale italiana di grande
maison francese. «sono stata sposata», dichiara, «e ho una figlia di 19 anni poliglotta, che vuole diventare
manager». Buon sangue non mente. aMorino 46 anni, avvocato e madre di tre figli (Davide, Federico e
Ludovica, di 18, 15 e 6 anni), dopo una notevole esperienza come Hr manager per Unicredit in Bulgaria,
Romania e austria, è da quasi due anni head of human resources global risk management & audit di Hr
Holding di Unicredit. È anche vicepresidente di Valore D, associazione voluta da 12 imprese per
promuovere la diversità, il talento e la leadership femminile per la crescita delle aziende e del paese. avera
50 anni, si è laureata in ingegneria elettronica al Politecnico di torino, poi master all'Insead di
Fontainebleau. Ha iniziato a lavorare in McKinsey, seguendo progetti in Italia, Francia, germania, svizzera,
Regno Unito, stati Uniti. si è ispirata a Marisa Bellisario, una delle più importanti figure della managerialità
italiana. oggi è chief operatin officer di H3g. Da luglio 2014 è presidente di asstel, l'associazione di
categoria che, nel sistema di Confindustria, rappresenta le imprese di telecomunicazione fissa e mobile. È
impegnata nella promozione della parità di genere nel mondo Ict, convinta che «i risultati delle aziende
tecnologiche migliorano proporzionalmente alla presenza di manager donne nei loro organigrammi». iGazzi
È vicepresidente dell'Istituto Prosperius, fondato dal marito Mario Bigazzi, distinto per le sue tecniche
innovative nella riabilitazione. alera Dna da imprenditrice, gestisce con il fratello Claudio la Vito Rimoldi,
impresa di famiglia di Legnano (articoli tecnici). otto milioni di fatturato, 500 milioni di guarnizioni prodotte
all'anno. ossetto amministratore delegato, con il fratello Paolo, di Molino Rossetto, azienda padovana
leader nella produzione di farine e preparati alimentari. Quinta generazione dei Rossetto, impegnata in
Confindustria, Rossetto è testimonial della campagna #sfidolafame ( www. sfidolafame.it ) e sostiene le
contadine dell'Ecuador che coltivano quinoa e amaranto. sposata con Marco greggio, ad di greggio
argento, ha tre figli, che spesso la aiutano a pensare e testare nuove ricette. ossi Quando i computer
avranno un'anima, sarà anche la sua. a 53 anni è tra i massimi esperti al mondo di intelligenza artificiale
(Ia), sta insegnando a Watson, il supercomputer Ibm, a prendere decisioni etiche, come faremmo noi
umani, sia in campo professionale sia nella vita privata. Professore all'Università di Padova e membro del
consiglio scientifico dell'Istituto Future of life (Fli) di Boston accanto a scienziati come stephen Hawking,
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Rossi è a capo di uno dei progetti di ricerca finanziati da Fli grazie alla donazione di 10 milioni di dollari di
Elon Musk (quello di Paypal e tesla), con l'obiettivo di produrre intelligenza artificiale sicura e benefica per
l'umanità. overe Numero uno di Morgan stanley sgr, società di gestione di fondi immobiliari del gruppo
omonimo. Laureata con lode e menzione alla Facoltà di economia di torino, ha vent'anni di esperienza nel
private equity e nella finanza immobiliare, di cui 12 nella strutturazione e gestione di fondi immobiliari per
oltre 6,5 mld di euro. È stata cfo di Patrimonio dello stato (Mef), con responsabilità sul programma dei fondi
immobiliari pubblici, valorizzazione e privatizzazione del patrimonio dello stato. In seguito è stata a Londra
come head of business development del gruppo aedes e dg di Ream sgr. Ha costituito due dei primi fondi
di social housing in Italia. aGraFena Imprenditrice, direttore e responsabile della valorizzazione risorse
umane in Vetrya, società leader nello sviluppo di servizi digitali, applicazioni e soluzioni broadband, che ha
fondato con il marito Luca tomassini. Il loro campus modello google a orvieto è stato riconosciuto dal great
place to work institute, terzo miglior posto dove lavorare in Italia. In 18 anni di carriera, dagli inizi in sistemi
Informatici e siemens all'esperienza in Xaltia, ha maturato la capacità di promuovere servizi innovativi.
Vetrya ha aperto un'azienda nella silicon Valley ed è stata inclusa dal London stock Exchange tra le mille
piccole aziende europee a più rapida crescita; in questi giorni completa il processo di quotazione sul listino
aim. cavolini Laureata in economia, ad del gruppo di famiglia, leader nelle cucine, 200 milioni di fatturato.
sposata con Lucio Zanca, ex dg di importanti squadre di basket (scavolini Pesaro, Virtus Bologna, Premiata
Montegranaro e Emporio armani Milano). È figlia di Valter scavolini, fondatore e presidente di un'azienda a
forte impronta familiare, che vede coinvolta anche la cugina Emanuela, vice presidente di scavolini spa e
presidente della Fondazione scavolini. cocchia Bocconiana, 42 anni, è ad di L'oréal Italia, dopo una
notevole esperienza in Procter&gamble dove supervisionava i mercati di 70 paesi come responsabile
cosmetics international operations. Vicepresidente di Cosmetica Italia e di Centromarca, ricopre cariche
confindustriali ed è nei cda di Luxottica e di auditel. È sposata con un cardiochirurgo e ha un figlio di 7 anni.
eGlio Nata nel 1945, è ad di IcatFood, fondata nel 1850 e specializzata nell'importazione delle conserve
ittiche. Nel 2012 è stata nominata imprenditrice ligure dell'anno. oldi Nata a Firenze nel 1966, Bsc in
economia alla London school of economics, Mba all'Insead di Fontainebleau, è stata fra i responsabili di
Mtv in Europa. Presidente e managing director di Discovery sud Europa e ad di Discovery Italia, che ha
portato a essere il terzo gruppo. Per Hollywood Reporter è fra le 25 donne più potenti della tv mondiale. Ha
due figli. paGnoli Nata a Perugia nel 1955, laureata in farmacia, ha lavorato nell'Università di san Diego
prima di assumere la guida dell'azienda tessile di famiglia fondata dalla bisnonna Luisa. Cavaliere del
lavoro, è nel comitato esecutivo dell'aspen Institute Italia. assi È presidente di Elam Kitchen system (cucine
di design), nello stesso gruppo del mobilificio tisettanta, altra azienda leader del made in Italy. erraGni
Milanese, classe 1968, bocconiana, è direttore marketing & comunicazione di Moët Hennessy Italia. spiega:
«La mia visione del lusso è cura del dettaglio, nelle materie prime, nei comportamenti, nelle relazioni, nel
rispetto dell'ambiente». ricario Milanese, classe 1963, è uno dei pochi architetti al vertice della professione.
Ha sposato (e poi lasciato) Francesco Fresa, con il quale condivide i figli e lo studio Piuarch, quattro soci,
40 architetti e 2 milioni di fatturato. Ha firmato le nuove sedi di gucci e Dolce e gabbana, oltre a una
quarantina di boutique. icenzi Laureata in lingue alla Cattolica, esperienza presso Rai Corporation a New
York, poi ceo di Luceplan (Philips). tra i suoi compiti, affrontare le sfide poste dalla tecnologia dei led. illa
Dal 2010 guida la sede italiana di Korn/Ferry International, una delle società di head hunter più quotate. In
precedenza era stata ad in Heidrick & struggles. iTelli Nata a torino nel 1975, laureata in giurisprudenza,
sposata, due figli, la figlia di Paolo Vitelli siede nel cda di azimut Benetti group, azienda simbolo dello stile
italiano nei megayacht, e ora impegnata anche nella produzione di superyacht. È nel comitato di
presidenza di Nautica italiana, affiliata a Fondazione altagamma, nata per riunire l'eccellenza del comparto.
annsTein È fotografa, ha scattato per famose riviste, e appartiene alla quinta generazione della famiglia
Fuchs, proprietaria della Birra Forst dal 1857. L'attuale ad è la madre Margherita Fuchs von Mannstein;
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Cellina siede nel cda e segue la comunicazione. Ha dato vita a Merano alla Foresta natalizia, diventata
un'attrazione. Piller Ha 60 anni, ne aveva 20 quando uno zio paterno la coinvolse nella fondazione di
un'impresa grafica ad Ivrea. È stata lei a farla decollare. al suo fianco, anni dopo, è arrivato il marito e
insieme hanno reso solida l'azienda. GaraVaTTi Presidente di sgaravatti Land, che progetta parchi e
collabora con architetti come Renzo Piano e stefano Boeri, dà lavoro a 140 dipendenti, fattura 12 milioni.
Lady Coca-Cola «Sono l'investimento più redditizio di mio marito»: lo dichiara con un sorriso Sandra Mori ,
general counsel Europe di Coca-Cola Company e neopresidente di Valore D , l'associazione che promuove
la leadership femminile. Dopo la laurea in giurisprudenza a Pisa, decise di seguire il marito negli Usa. «Per
convincermi, mi iscrisse alla Law school di Yale. E imparai a parlare inglese», ricorda. A Yale la giovane
toscana si innamora del diritto internazionale e, rientrata in Italia, riscrive la sua storia professionale,
occupandosi principalmente di m&a per vari studi legali. «Quando sono stata assunta da Microsoft, nel
1998, ero all'ottavo mese di gravidanza: nessuno sembrava notare il pancione ma solo le mie capacità»,
puntualizza. Nel 2001 è arrivata Coca-Cola, «con una proposta che non potevo rifiutare». Oggi è
responsabile per gli affari legali dell'azienda in tutti i paesi Ue, prima donna a ricoprire questo incarico e
coordina 45 persone, per metà donne, dislocate in 12 paesi. In Valore D sosterrà percorsi di mentorship e
coa- ching per valorizzare le caratteristiche delle donne e per trovare un equilibrio tra i loro talenti e le
opportunità. ( Lucia Gabriela Benenati ) Ornella Barra , executive vice president di Walgreen Boots alliance.
Cinema e gioielli in famiglia Ha lavorato per Nuovo Cinema Paradiso, ha fondato la casa di produzione In
Between Art Film. Beatrice Bulgari è moglie di Nicola, tra gli eredi dell'omonimo marchio gioielli. Alla
prossima Mostra del cinema di Venezia farà parte della giuria di I Love Gai, concorso per registi italiani
under 40, ideato da Siae (1- 2 settembre). Domanda. L'ambiente del cinema è maschilista? Risposta.
Nell'industria i manager maschi percepiscono in genere stipendi più alti, e il cinema è anche un'industria.
Però fin dagli anni 40 in Italia abbiamo grandi costumiste. Non mi sono mai sentita penalizzata. D.
Costumista per vocazione? R. Mia madre mi iscrisse al primo corso di pittura che avevo nove anni.
All'Accademia di belle arti di Catania sono passata alla scenografia. A Roma mi sono dedicata a moda,
costumi e teatro. Poi 25 anni nel cinema. D. I suoi partner l'hanno sostenuta? R. Mi sono sposata per la
prima volta molto giovane, con uno psichiatra. Il mio lavoro mi portava spesso fuori, era difficile conciliare i
diversi aspetti della vita, ma lui era una persona intelligente. Come il mio attuale marito. D. Intelligente in
che senso? R. Quando in una coppia entrambi sono molto impegnati, servono buon senso, elasticità e
complicità. Se una volta tardi tu, una volte è lui che deve partire all'ultimo momento. D. Cucinate mai
insieme? R. Una volta, un risotto... Io devo avere tempo, per me anche la cucina è un'attività artistica. (
Enrico Dal Buono ) Vignettista al New York Times Nata nel 1984, Olimpia Zagnoli lavora per il New York
Times , Le Monde , The Washington Post , The Wall Street Journal , The Guardian . Il suo progetto La
grande estate è articolato in due momenti. Dal 5 al 7 agosto un workshop sul paesaggio a Castagneto
Carducci. I suoi lavori inediti saranno in mostra al Mutty di Castiglione delle Stiviere (Mn) dal 24 settembre
al 15 ottobre. Domanda. Che cosa ha dovuto sacrificare per diventare illustratrice del New York Times ?
Risposta. Non molto. I miei genitori non hanno mai messo in dubbio che una passione potesse diventare un
lavoro. Il problema è quando lo diventa davvero: burocrazia, routine, solitudine... Ma ho ottenuto
l'indipendenza economica. D. I fidanzati sono mai stati invidiosi del suo successo? R. No, non l'avrei
tollerato. Le donne sono sempre state in secondo piano, nella coppia. Giusto che a volte, finalmente, i ruoli
si ribaltino. D. Che lavoro facevano gli ex? R. Attività artistiche. Da sette anni sto con un cantautore. D.
Collaborate? R. Alcuni video musicali della sua band sono fatti di mie illustrazioni. Ma soprattutto
condividiamo lo stesso tipo di entusiasmo e di frustrazione. D. Lavorate tutti e due da casa? R. No, io faccio
orari d'ufficio. Ci vediamo la sera. D. A chi toccano le faccende di casa? R. Lui è addetto al reparto
lavanderia, io al reparto cucina. Lui è molto preciso, io disordinata. La lavanderia è un gioiello, i fornelli un
caos. ( Enrico Dal Buono )
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Avvocato per stupire Si è affermata in un settore impermeabile alle donne, il capital market. Ovvio per chi
ha scelto una frase di Sant'Agostino come motto: non fare come fanno tutti. Così Claudia Parzani ,
avvocato, ha scelto l'alta finanza: «Mi sono sempre piaciuti i territori di confine, come il diritto finanziario. O
come la filosofia del diritto, argomento della mia tesi: la tortura, dagli assiro-babilonesi ai nostri giorni»,
racconta. Oggi è l'unica partner donna della sede di Milano dello studio internazionale Linklaters , ed è
capace di chiudere un deal alle 4 del mattino, attorniata solo da colleghi uomini, e tornare in ufficio cinque
ore dopo. «Senza passione non si arriva da nessuna parte», ricorda. La sua disciplina di ferro non l'ha mai
fatta arretrare davanti alle operazioni di grandi cifre. Disciplina che va a braccetto con la femminilità,
esaltata dal dresscode di tendenza e dai tacchi a spillo. «Mi piace stupire», commenta. «Soprattutto, mi
piace innovare, che non significa solo creare dal nulla ma anche fare le cose in modo diverso». Se ne è
accorto anche il Financial Times , che l'ha inserita fra i top ten innovative lawyer. Parzani è stata presidente
di Valore D ed è l'anima di Breakfast@Linklaters , business community femminile («Siamo più di mille e ci
confrontiamo sui temi lavorativo, culturale, sociale»). Il marito è ad di una società di energie rinnovabili,
prezioso nel seguire le tre figlie. «C'è una tata, ma per gli imprevisti posso contare anche su una rete di
mamme nell'ambito scolastico». Networking per la famiglia. ( Lucia Gabriela Benenati )
Mariù De Sica insieme con il marito Federico Pellegrini .
Michela Grandi , responsabile della comunicazione di Cartier , con il marito giorgio e le figlie ornella e
Bianca.
Ieri la varicella, oggi la chat con i figli grandi Sposati da trent'anni, due figli ormai grandi e oltre vent'anni di
instancabile carriera per entrambi. Il marito si chiama Agostino Re Rebaudengo , imprenditore e fondatore
della società Asja , una delle società leader nel settore dell'energia da fonti rinnovabili, nonché presidente
dell'associazione imprenditoriale di settore. Lei è Patrizia Sandretto Re Rebaudengo : due cognomi e una
lista di titoli, premi e riconoscimenti internazionali. Ha inaugurato nel 1995 una fondazione di arte
contemporanea, è membro del Council e del friends of contemporary drawing del Moma di New York,
dell'International council della Tate gallery di Londra, del Leadership council del New museum di New York,
dell'Advisory committee for modern and contemporary art del Philadelphia museum of art... Inoltre fa parte
della commissione cultura di Confindustria, della giuria che assegna il Campiello ed è chevalier dell'Ordre
des arts et des lettres francese. Con Capital i due coniugi hanno scelto di parlare insieme. Domanda. Che
vuol dire avere in famiglia una moglie più nota del marito? Agostino Re Rebaudengo. È soltanto positivo,
molto bello. La stima è fortissima e le discussioni di grande ispirazione. Non abbiamo troppo tempo per la
routine. Patrizia Sandretto Re Rebaudengo. In trent'anni di matrimonio mi sono sentita in colpa per le
assenze solo in qualche caso, quando i figli erano piccoli, quando scattava la varicella e io dovevo magari
partire per gli Stati Uniti. Sono una madre e queste cose le sento, ma mio marito mi ha sempre capita e
aiutata. D. Come avete gestito l'organizzazione familiare? Lei. Ogni famiglia ha una sua storia e se è forte
non trova difficoltà. I finesettimana sono sacri. Io ho accompagnato a scuola i miei figli tutte le mattine sino
alla fine delle medie e quel momento era preziosissimo per parlare di studio, amici, interrogazioni. Lui.
Anche adesso gli spazi sono sacri. Abbiamo la chat di famiglia e lì ci incontriamo ogni giorno, appena
qualcuno ha un'idea, un pensiero, una lettura da condividere. D. Perché in Italia non decolla il congedo di
paternità? Lei. Sarebbe utilissimo, quando se la sentono gli uomini possono sostituire benissimo la madre.
Mio marito ha sempre portato e seguito i figli ovunque. Lui. In ospedale ero l'unico padre ammesso alla
nursery. D. Che cosa significa avere un marito supportive? Lei. Che crede in te e nelle tue iniziative, che
condivide. Lui. Condividere le idee e discuterle con la giusta disponibilità. Il supporto è scambio e
comprensione. D. Alcune facility in azienda aiutano? Lei. Fanno crescere serenità, efficienza, attaccamento
aziendale. In Fondazione siamo tutte donne, la gran parte in età per avere o crescere figli. Ho pensato a
una nursery, ma siamo troppo piccoli. Lui. In Asja abbiamo lavanderia, autolavaggio e una ventina di altri
servizi. La nursery non siamo riusciti a organizzarla, abbiamo supplito con altro. D. La rivale di Theresa
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May ha dovuto ritirarsi per essersi detta più adatta a prendersi cura del governo in quanto madre. Maternità
o paternità aggiungono o tolgono qualcosa? Lei. Essere madre educa all'ascolto, amplia le percezioni e la
forza, anche se è una gran fatica conciliare lavoro e famiglia. Ma dire che una madre è più competente è
sbagliato. Lui. La paternità nel lavoro è un valore, lo stesso vale per le donne. Non bisogna dire: chi non è
madre non è in grado; ma è giusto dire che essere madre può essere un plus. ( Antonella Bersani
)Alessandra Ghisleri , direttore di Euromedia Research .
Tra Berlusconi e Ballarò Laureata in oceanografia paleontologica, Alessandra Ghisleri a 49 anni è la più
famosa sondaggista donna d'Italia con Euromedia Research (fondata con Alfonso Lupo), specializzata
negli investimenti in nuove tecnologie. Tra i suoi clienti, Silvio Berlusconi e Ballarò . Domanda. Dai fossili
marini ai sondaggi: perché? Risposta. Ho studiato quello che mi piaceva e mi mantenevo con lavoretti:
venditrice in showroom, telefonista, hostess nelle fiere. Poi un professore di sociologia del diritto, sapendo
che cercavo un impiego, mi chiese di leggere un dato sulle scissioni e fusioni in area dc. Abituata alle
analisi statistiche sull'ecosistema marino, feci un buon lavoro. D. Poi una brillante carriera... R. All'inizio
credi che senza di te il mondo si fermi: arrivai in ritardo alla festa dei miei trent'anni. Il mio ragazzo di allora
mi regalò un cellulare per potermi parlare... Più tardi ho imparato a delegare, a responsabilizzare i
collaboratori, a equilibrare vita professionale e personale, a non innescare la competizione col partner, che
ora è manager in un istituto di ricerca. Mi sostiene e, quando è il caso, mi critica, come io faccio con lui.
Questo vuol dire volersi bene. D. Giudica anche le sue apparizioni in tv? R. Certo, dal punto di vista
professionale. I giudizi estetici sono consentiti solo alla mamma. D. Un trucco per disinnescare invidie e
conflitti? R. Spostare la competitività dal piano professionale a quello culinario. Lui è del Sud prepara ottimi
spaghetti con le arselle, io del Nord un buonissimo vitello tonnato. D. Più difficile conciliare carriera e
famiglia o Berlusconi e Ballarò ? R. Per me sono due clienti, fra l'altro si rispettano molto. ( Enrico Dal
Buono )Appena incinta sono entrata in cda Elena David , 55 anni, è ad di Una Hotels & Resorts , catena
con 30 alberghi, sposata da 25 anni con Maurizio Ucchino, region manager Ue della General Electric.
Hanno due figli: Lorenzo, 24 anni, studente di legge, e Virginia, 18enne, che si è appena trasferita in
Danimarca per frequentare il liceo internazionale. Domanda. In viaggio lei, in viaggio lui: come affronta
l'organizzazione familiare? Risposta. Io e persone molto più illustri di me sono la prova che si può fare.
Servono aiuti familiari, che in alcuni casi sono un giusto investimento. Ci sono ruoli irrinunciabili, i figli
richiedono attenzioni e presenza, ma questo si ottiene con una disciplina familiare. Mi sono sentita in colpa
alcune volte, ma non siamo mai mancati quando i figli avevano davvero bisogno, io e mio marito siamo
andati a turno a parlare con i professori... D. La carriera con due figli non è facile... R. Virginia si è trasferita
due anni fa a Roma per impegni sportivi. La stampa locale le ha dedicato una piccola intervista
chiedendole: «Non è difficile a 16 anni lasciare la famiglia?». Lei ha risposto: «No, tanto mia madre non c'è
mai stata». All'inizio ci sono rimasta male, ma so che non è così. E lei l'ha detto con la serenità della
ragazza che è riuscita a trovare il suo equilibrio sviluppando la sua indipendenza. È il modello familiare il
seme del progresso culturale contro gli stereotipi. D. Alcune ricerche mostrano che una donna, a parità di
curriculum e merito, guadagna meno. Le è mai successo? R. Nessun problema con la retribuzione, ma
passando da un'azienda familiare a un gruppo grande ho faticato con la credibilità. Credibilità e retribuzione
sono collegate. D. E come ha accresciuto la sua credibilità? R. Con i risultati, creando valore per gli
azionisti. Dati, dati, dati e risultati. Una donna non può permettersi errori e il mondo maschile, così solidale
al suo interno, lo è meno con un elemento spurio come una donna. D. Lei ad, suo marito manager: due
persone abituate a decidere come stanno insieme? R. Il modello lavorativo non è quello familiare. Io non
sono il capo di mio marito, a dispetto di un ruolo di ceo che può sembrare all'esterno più forte. Due persone
con forti convinzioni a volte generano lo scontro. L'importante è superarlo, con assertività. D. Essere madre
è un valore aggiunto? R. Certo, amplia le vedute ma allo stesso tempo mantiene il contatto con realtà, con
la quotidianità. È questa la principale lezione che ho applicato gestendo le risorse umane. D. Molte aziende
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temono le maternità: assenze, permessi... R. Rimasi incinta del secondo figlio in un momento di grande
ascesa. Il mio datore di lavoro, che mi stimava, fu illuminato: quando ero in maternità mi nominò direttore
generale e componente del cda. Non poteva essere un incentivo migliore a tornare in fretta. Certo,
mancano asili, gli orari sono sbagliati ed è difficile per le donne avere flessibilità, part-time, lavorare da
remoto. Anche se spesso sono le donne a rinunciare. D. Che vuol dire avere un marito supportive? R. Che
non invita a fare rinunce. Spesso anche l'uomo più evoluto manda messaggi sottili, per le assenze... Mio
marito è figlio di un'insegnante siciliana con tre figli che scalava quasi le montagne per andare a insegnare
ogni giorno. ( Antonella Bersani )
Cristina Scocchia , 42 anni, amministratore delegato di L'Oréal Italia .
Foto: Giovanna Vitelli , imprenditrice settore nautico ( Azimut Benetti ).
Foto: Catia Bastioli , presidente di Terna e ad di Novamont .
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Se Londra se ne va, ritorna Mosca
Serviranno anni per valutare un'uscita della Gran Bretagna, che non sarà totale. Intanto affonda il trattato
transatlantico minaccioso per il made in Italy . E la Russia è una riserva |
Antonio Spampinato
«Nel lungo periodo saremo tutti morti», rispondeva con macabra ironia John Maynard Keynes a chi gli
chiedeva di prevedere l'eetto di grandi rivolgimenti. Come dire che le previsioni troppo estese sono inutili.
Ma proprio il lungo periodo è il tempo necessario per stabilire la portata della Brexit, sempre che alla fine
sia una reale uscita della Gran Bretagna dalla Ue e non, piuttosto, un compromesso: meno immigrati
Oltremanica in cambio di qualche restrizione al mercato unico. La sterlina, dopo il tonfo iniziale, si è
parzialmente riallineata. Eppure, si continua a leggere di scenari apocalittici o quantomeno di tagli alle
previsioni di crescita. Il Fondo monetario internazionale ha per esempio abbassato le stime per il pil italiano
del 2016, sotto l'1%, e per il 2017, circa l'1%. Motivatamente? «Ci vorranno anni prima di conoscere con
esattezza la portata dell'impatto che l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea avrebbe
sull'economia del Continente. Un paio per concordare i termini dell'addio, se vero addio sarà, svariati altri
per iniziare a coglierne le reali conseguenze», conferma a Capital Franco Bruni , ordinario di economia
all'Università Bocconi di Milano. «Gli allarmismi sulle sventure che la Brexit può comportare hanno
contribuito a destabilizzare i mercati, a convincere diversi imprenditori a rinviare gli investimenti e molti
consumatori gli acquisti di beni durevoli. Peccato che le sirene suonino per nulla, semplicemente perché
ancora si sa ben poco. Certo, è successo qualcosa di traumatico, ma per molti versi la Gran Bretagna è
con un piede fuori dalla Ue da tempo. La reazione di Bruxelles sarà fondamentale per limitare i danni di
medio-lungo periodo. O addirittura per trasformare un evento negativo in opportunità». I problemi a breve
nascono dunque dall'esasperazione del problema. Ma se la politica lavorerà nella giusta direzione e
insieme agli altri protagonisti del mondo economico e mediatico, sottolinea Bruni, l'Europa potrà uscirne più
integrata di prima; e anche la Gran Bretagna, alla fine, potrebbe trovarsi più vicina di prima (vedere anche
l'articolo precedente). Boris Johnson , nuovo ministro degli Esteri del Regno Unito, ex sindaco di Londra e
fra i principali esponenti pro Leave, va ora dicendo: «Lasciare l'Unione Europea non significa che
lasceremo l'Europa e la collaborazione in molti campi. Ho avuto un'ottima conversazione in proposito con
Federica Mogherini (responsabile per la politica estera dell'Unione Europea, ndr ) e lei è d'accordo che il
Regno Unito continui ad avere un ruolo». In ogni caso, ci sono territori e filiere che trarrebbero perfino
vantaggi dalla Brexit. L'Italia potrebbe ospitare due autorità europee che dovrebbero traslocare da Londra:
l'Ema, l'agenzia europea del farmaco, e l'Eba, l'autorità bancaria europea. Roma, Latina e Milano stanno
sgomitando: un loro arrivo, sostiene Massimo Scaccabarozzi , presidente di Farmindustria (intervista in
basso), porterebbe ricchezza, a partire dalle strutture ricettive. Brexit come opportunità, dunque. E non è
l'unica per le sorti dell'export italiano. Il piano Transatlantico sul commercio e sugli investimenti (Ttip), che
gli Stati Uniti volevano chiudere a tutti i costi entro il 2016, con il referendum della Gran Bretagna è stato
nuovamente fermato, se non aossato. La liberalizzazione dei commerci porta vantaggi, però non a tutti, il
problema è capire come redistribuirli. Il Ttip ha suscitato molte critiche dalle aziende del made in Italy che
dovrebbero competere con le multinazionali Usa, dove vigono regole ben diverse, assai più permissive,
sulla qualità. E perché prevede che i tribunali nazionali non possano decidere su controversie e
contenziosi. Fra le imprese più allarmate ci sono quelle del comparto alimentare che vantano marchi di
denominazione d'origine e che avrebbero visto invadere gli scaali dei supermercati da quei prodotti Italian
sounding che di italiano non hanno nulla. Qui la reciprocità non c'entra: i prodotti con denominazione
d'origine sono limitati, mentre la potenza commerciale delle multinazionali è enorme. Il food made in Italy,
dunque, ma anche l'industria meccanica potrebbe avvantaggiarsi dal congelamento del Ttip. Proprio la
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mancata redistribuzione della ricchezza derivante dall'apertura delle frontiere, più che l'immigrazione, è
stato il tema chiave che ha spinto molti inglesi a votare Brexit, è la conclusione di Italo Colantone e Piero
Stanig , economista e politologo presso l'Università Bocconi, che hanno analizzato il referendum britannico
in 39 distretti elettorali e messo in relazione le rispettive quote di immigrazione. Senza trovare alcun legame
fra alti tassi di stranieri e il supporto per il Leave. Anzi, le aree con più immigrati (Londra in testa) hanno
votato Remain. Gli studiosi hanno trovato «un rapporto forte e statisticamente significativo tra la forza dello
shock da importazioni e la quota del Leave nel referendum», si legge nel loro instant paper. Quanto più
un'area si è specializzata in settori in concorrenza coi cinesi, per esempio il tessile e i prodotti elettronici,
tanto maggiore è stata la spinta verso l'uscita. «Gli elettori hanno colpito il bersaglio sbagliato», aggiungono
Colantone e Stanig. «La ragione della loro angoscia non è l'immigrazione, ma una forma di globalizzazione
che, in assenza di adeguate politiche redistributive, crea vincitori e vinti». Globalizzazione che il Trattato
transatlantico avrebbe certamente incrementato. Positivo sarà anche un probabile recupero di pieni rapporti
commerciali con la Russia, uno dei principali partner dell'Italia: l'export nel 2013 aveva sfiorato il
controvalore di 11 miliardi, poi l'embargo e le restrizioni seguite ai fatti d'Ucraina l'hanno ridotto a 7 miliardi.
La Confederazione generale italiana dell'artigianato di Mestre in un recente studio ha individuato territori e
settori più penalizzati dall'embargo e che potranno tornare a respirare: Lombardia, EmiliaRomagna e
Veneto, macchine industriali, abbigliamento, autoveicoli, calzature-articoli in pelle, prodotti in metallo, mobili
e le apparecchiature elettriche. Ha sperato nel Bremain, ma dopo l'esito del referendum, se ci sarà
effettivamente l'uscita dall'Unione Europea, Massimo Scaccabarozzi (foto), presidente di Farmindustria,
vuole coglierne il lato positivo. «Italia e Germania hanno un'importante presenza produttiva nella
farmaceutica, l'Uk no. Così anche in caso di Brexit non vedo pericoli per il nostro settore. Le filiali
britanniche delle società italiane rimarranno comunque al loro posto e la svalutazione della sterlina nel
lungo periodo è tutta da dimostrare. Piuttosto ci sono occasioni da cogliere». Portiamo in Italia il controllo
dei farmaci Domanda. Lei è stato il primo, mesi prima del referendum britannico, a proporre di ospitare in
Italia l'Agenzia europea del farmaco (Ema) in caso di vittoria del Leave. Diversi critici ritengono che avere in
casa un esercito di burocrati non ci aiuterà di certo... Risposta. Abbiamo un'agenzia regolatoria italiana
d'eccellenza, l'Aifa, riconosciuta tale a livello internazionale, e portare in Italia l'Ema sarebbe estremamente
importante per il nostro paese, per l'industria che rappresenta, perché ci sarebbe un potenziamento
dell'attenzione alla farmaceutica, per la salute dei cittadini
Conosciuta in tutto il mondo per i negozi eleganti, Bond Street , a Londra, ospita molte insegne italiane.
sotto, Franco Bruni , ordinario di economia all'Università Bocconi di Milano.
perché ci sarebbe una collaborazione ancora più stretta fra le due agenzie e per l'economia reale, e perché
un trasloco del genere porta posti di lavoro, fatturato alle aziende che operano nella ricezione e nel turismo
d'affari. L'Ema viene giornalmente raggiunta da imprenditori, da scienziati e da politici da tutta l'Europa: un
movimento economico importante. D. Un movimento tale da riuscire a incidere in maniera significativa sul
pil? R. Sì. Anche perché un'agenzia del genere attira investimenti, nel settore ma non solo. È successo in
Gran Bretagna e ora questi importanti flussi di denaro potrebbero arrivare da noi. D. Quante possibilità ci
sono di portare l'Ema in Italia? R. Abbastanza da poter essere ottimisti. Abbiamo tutti i titoli per ottenerla.
Dobbiamo però fare squadra: dividerci per cercare di ottenere la sede in una città piuttosto che un'altra è il
modo sbagliato di presentare la candidatura. Rischiamo di farci superare dalla Germania o un altro paese
forte e più unito. Per ospitare un'agenzia del genere ci vogliono caratteristiche territoriali specifiche. Una
volta individuato il luogo, dobbiamo remare tutti nella stessa direzione.
Foto: La liberalizzazione dei commerci porta vantaggi, ma non a tutti. Il Ttip ha suscitato critiche dalle
aziende del made in Italy
12/08/2016
Pag. 51 N.436 - agosto 2016
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Di che Pasta è fatto il successo
Con un celebre dentifricio e altri prodotti, Farmaceutici Dottor Ciccarelli sfida le multinazionali del settore
igiene. Storia di un'impresa nata in provincia e arrivata in Cina, passando per Carosello |
Marco Gentili
Gli esperti di marketing amano l'inglese, quindi dicono brand awareness. In italiano si pronuncia Pasta del
Capitano, esemplare identificazione del marchio e del prodotto con l'azienda, Farmaceutici Dottor
Ciccarelli. Sono sinonimi. Una storia che parte da lontano e che continua come esempio di eccellenza
italiana capace di sfidare nel mercato dell'igiene personale le multinazionali del settore, come Unilever e
Procter & Gamble. In un settore dove la concorrenza è fortissima e globalizzata, la forza di un brand pur
piccolo fa gola. «Sapesse quante richieste formali di acquisto mi sono arrivate negli anni dalle
multinazionali... Nella cassaforte ne conservo parecchie», racconta il presidente Marco Pasetti . «Sarebbe
stato più facile mollare e intascare un assegnone, invece continuo a guardare avanti perché credo
nell'importanza della storia aziendale. Il nostro nome all'estero rappresenta garanzia di qualità farmaceutica
e cultura dell'impresa familiare, ma non possiamo accontentarci di una storia secolare. Dobbiamo
continuare ad aggiornarci pur restando fedeli alle nostre radici, un po'come ha fatto Fiat con la 500. Ed è
per questo che siamo appena arrivati con la linea di dentifrici 1905 nelle farmacie italiane, piazzando il
nostro prodotto di punta come alto di gamma e dimostrando che un dentifricio non medicale ha tutte le
caratteristiche per essere venduto da chi porta il camice bianco». La formula non cambia nemmeno nella
grande distribuzione: «Nel nostro laboratorio milanese facciamo continuamente innovazione sulle
componenti e sulle formulazioni, puntando molto sulla qualità di ciò che mettiamo nel dentifricio e presto
anche con il lancio di una linea biologica». Il packaging del Capitano si aggiornerà per stare al passo coi
tempi. «Abbiamo tante idee e molti canali per svilupparci, dalla vendita sul web fino ai progetti sociali di
lotta al bullismo giovanile attraverso i personaggi animati che compaiono sulle confezioni della linea junior»,
dice Pasetti. La storia della famiglia Ciccarelli inizia nel 1821 a Cupra Marittima, nelle Marche ascolane:
Pietro Ciccarelli si laurea nel 1835 in chimica e farmacia, proseguendo una tradizione di famiglia che
durava da un secolo. Il viaggio di questa famiglia prosegue con Clemente, pronipote di Pietro, farmacista,
veterinario e capitano di cavalleria, che tra la fine dell'800 e i primi anni del '900 inventa diversi prodotti, tra
cui la formula del Callifugo Ciccarelli e la prima pasta dentifricia Pasta del Capitano. Una vera innovazione
che in breve tempo sostituisce l'abitudine dei dentifrici liquidi o in polvere. La storia imprenditoriale della
famiglia si consolida poi con Nicola Ciccarelli, figlio di Clemente, detto Nico: negli anni 50 e 60 trasforma
l'azienda in una importante realtà industriale, stabilendo gli uci e la sede di produzione a Milano. Con lui
nascono nuovi marchi e nuovi prodotti: insomma, la trasformazione in impresa moderna. E intanto prepara
il futuro, il passaggio di testimone a suo nipote Marco Pasetti, che aanca lo zio. È di Pasetti l'idea, nei primi
anni 70, di trasferire l'azienda in una sede più grande e vicina all'aeroporto milanese di Linate, per
impiantare lo stabilimento industriale che l'azienda occupa ancora oggi. Pasetti aveva pensato di diventare
giornalista (di recente ha firmato il libro La formula del Capitano , in cui racconta la storia dell'azienda), ma
rimase impressionato dalla figura dello zio Nico, allora senza figli a cui lasciare la sua azienda. «Presi la
decisione di entrare in azienda con lui, ma prima avevo dovuto lasciare gli studi classici e laurearmi in
farmacia», ricorda Pasetti. Negli anni sono state la sua verve e voglia di innovazione a spingere la piccola
realtà industrial-familiare verso la dimensione internazionale, anche con la leva di un marketing di indubbia
ecacia. Pasetti ha assunto la guida nel 1977 e oggi la presiede aancato da un direttore generale come
Stefano Leonangeli , che ha alle spalle una solida esperienza nel settore del largo consumo. Il successo,
più che con i numeri (30 milioni di euro il fatturato 2015, 65 i dipendenti, di cui 28 nei reparti produttivi), si
misura con l'export sempre più rilevante, per esempio verso i Balcani e la Cina; e con la capacità di entrare
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Pmi
12/08/2016
Pag. 51 N.436 - agosto 2016
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tiratura:54590
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 12/08/2016
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a far parte della cultura popolare. Anche con l'uso pionieristico che venne fatto, a partire dal 1964, degli
spot pubblicitari. «Non abbiamo mai fatto un conto preciso ma abbiamo prodotto oltre 150 Caroselli. Che
avevano per protagonisti, oltre a Nico Ciccarelli, diventato testimonial della sua azienda, una novità per i
tempi, i volti più popolari della tv di allora: da Carlo Dapporto a Giorgia Moll, a Senta Berger, Beba Loncar e
Barbara De Rossi, che hanno prestato la loro faccia negli spot della Cera di Cupra, la crema di bellezza la
cui ricetta non è mai cambiata negli anni», racconta Pasetti. «Dopo i Caroselli è stata la volta dei jingle
pubblicitari», ricorda. Come una delle musichette più famose del piccolo schermo: «Pas-tadel Ca-pi-tanooo...».
Il mercato del sorriso Quello dei dentifrici è un mercato che in Italia vale ogni anno 350 milioni di euro,
cresciuto negli ultimi 12 mesi dell'1,5% (pari a 5 milioni di euro di sell-out). Rappresenta la fetta
maggioritaria di quello che è il mercato dell'oral care ed è un settore che continua anno dopo anno a
crescere, a ritmi regolari, senza accusare la crisi. Un mercato dove oltre alla forza del marchio medi
produttori e multinazionali combattono a colpi di innovazione. Perché il dentifricio è un prodotto sul quale
brevetti, tecnologie e formulazioni continuano ad essere custoditi gelosamente dalle aziende. Sebbene la
materia prima per tutti i prodotti sia una pasta a base di silice, ciò che viene aggiunto fa la differenza: «I
prodotti di qualità sono quelli nei quali non vengono usati composti chimici come i parabeni, che noi
abbiamo eliminato molti anni fa per primi», dice il presidente della Farmaceutici Dottor Ciccarelli, Marco
Pasetti. «I consumatori sono alla ricerca di dentifrici sempre più naturali e biologici: la battaglia del futuro si
farà su questo campo».
Foto: La linea di produzione del dentifricio Pasta del Capitano . sopra, Stefano Leolangeli , direttore
generale di Ciccarelli.
Foto: Uno dei laboratori Ciccarelli. a sinistra, Marco Pasetti , presidente e ad. sotto, Nico Ciccarelli, il primo
manager diventato testimonial della propria azienda, nel Carosello del 1974.
11/08/2016
Pag. 8 N.9 - settembre 2016
diffusione:10415
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IN ARRIVO UN NUOVO VACCINO ANTI HPV
Stefania Ferrari
Tra ottobre e novembre arriverà nelle farmacie italiane il nuovo vaccino 9-valente contro il Papillomavirus o
Hpv, responsabile della maggior parte dei tumori del collo dell'utero, ma anche di alcuni della bocca, della
gola, della vagina, del retto e del pene. Si tratta dell'evoluzione dei due vaccini raccomandati fino a oggi nel
nostro Paese, il bivalente e il quadriv a l e n t e , che porterà a un incremento di circa il 20 per cento nella
riduzione dei tumori da Hpv e del 50-80 per cento delle lesioni precancerose.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 12/08/2016
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NEWS
12/08/2016
Pag. 30 N.33 - 19 agosto 2016
diffusione:89782
tiratura:165049
LUMINOSA SI LUCIDA NO
In estate può capitare persino a chi ha la cute normale. Le giuste contromisure per evitare la formazione di
antiestetiche zone "oleose"
Servizio di Alberta Mascherpa.
AIle pelli miste e grasse succede in tutte le stagioni. Ma in estate, compiici caldo e sudore, anche una cute
normale può andare incontro ad antiestetiche lucidità, che si presentano in modo particolare nei punti più
ricchi di ghiandole sebacee, come la fronte, il naso e il mento. Evitarle è possibile, se si fanno le mosse
giuste. La giusta detersione La pulizia mattutina deve essere accurata per evitare che con il passare delle
ore il viso si unga. Un prodotto a risciacquo è quello che ci vuole: porta via l'eccesso di sebo e ne tiene
sotto controllo la produzione. Meglio usarlo con acqua fredda, perché la calda stimola e attiva le ghiandole
sebacee * A seguire è prezioso un tonico: scelto in una versione leggermente astringente, "chiude" pori e
aiuta a regolare la produzione di sebo. * Attenzione a evitare i prodott alcolici, che seccano la pelle e
innescano il cosiddetto "effetto rebound", stimolando la produzione di sebo. * Prima di applicare l'idratante
si può anche passare sul viso un cubetto di ghiaccio (avvolto in un telo leggero se la pelle è sensibile): il
freddo esercita un'azione astringente, che aiuta a limitare l'attività delle ghiandole sebacee. L'idratante?
Sempre tight Una pelle poco idratata perde l'equilibrio e finisce per produrre ancora più sebo, che crea sul
viso una patina oleosa. Occorre dare all'epidermide la giusta idratazione, ma evitando per il trattamento
mattutino formulazioni, come creme e oli, che contengono sostanze grasse in alta percentuale. * Meglio un
siero, un gel, un balsamo, preferibilmente in una versione seboregolatrice e opacizzante che, grazie alla
presenza di polveri assorbenti, tampona con efficacia le lucidità. * In ogni caso mai esagerare con le dosi,
perché ciò che Ì pelle non assorbe diventa una patina oleosa sul viso.
// trucco più adatto No ai prodotti in crema: dal fondotinta al blush fino alla terra, tutto ciò che ha una
consistenza ricca contiene oli e burri che, durante la giornata, possono essere responsabili della comparsa
delle lucidità. * Le formulazioni ideali? In polvere, anche in versione compatta, con minerali che assorbono
e opacizzano. * In alternativa, per chi vuole uniformare e risvegliare con dolcezza l'incarnato ci sono le BB,
da scegliere rigorosamente nelle versioni per pelli miste e grasse, idratanti e anti-lucido.
Se il moke up "cede" Spesso, nel pieno dell'estate, truccarsi vuoi dire avere il viso lucido dopo qualche
ora. Ma ci sono prodotti che possono evitare in partenza questo fastidioso effetto e tamponarlo quando
serve. Innanzitutto, le basi: meglio la classica cipria, magari in una versione trasparente, che assorbe
l'eccesso di sebo e di sudore, senza spegnere l'abbronzatura. Si può tenere a portata di mano per
opacizzare in un attimo l'incarnato durante il giorno e "rinfrescare" il trucco. * L'alternativa high tech? Uno
spray fissante studiato per "sigillare" il trucco e tenere a freno il lucido per tutto il giorno: si vaporizza e si
può essere sicure che il make up non cederà nelle ore successive. Con il vantaggio in più, per alcune
formule, di un'azione idratante e addolcente che regala benessere alla pelle.Fix' Moke Up Clarins Una
brume finissimo che, vaporizzato sul viso in ogni momento della giornata, fisso il moke up, ravviva i colori,
sublima l'incornoto. In più idrata la pelle, calma e rinfresca (profumeria, €29,50).
Segreto Attivo Opacizzante Eisenberg Leggero e non grasso, conia formulo Tri-molecolare idrato e insieme
regola la secrezione sebacea, opacizzo regalando un effetto cipriato che dura per l'intera giornata
(Sephora, 50 mi, €66,50).
la cipria, si o usare le
Jratidre "cartine" ssorbi-unto: si tamponano sul viso senza bisogno dello specchio per ritrovare subito una
pelle mat. Alternative: una velina o una spugnetta asciutta.
SE IL VISO TENDE AL LUCIDO SCEGLIERE UN MAKE UP NEI TONI NATURALI: I COLORI
RISCHIANO L'EFFETTO MACCHIA CON IL CALDO Minerai Powder Makeup for Face Spf 30 Cliniaue La
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 12/08/2016
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bellezza PRATICA
12/08/2016
Pag. 30 N.33 - 19 agosto 2016
diffusione:89782
tiratura:165049
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soluzione ideale per dare colore ol viso, proteggere la pelle, evitare le lucidità: in polvere setoso e leggera,
corregge e uniforma, regalando un finish mot aie dura a lungo (profumeria, € 28,50). AH Matt Plus Cipria
Viso Effetto Opacizzante Catrice Finissimo, con una formula priva di oli, dona uno pelle omogenea e
satinata tamponando le lucidità. I pigmenti riflettenti ossicurono un aspetto fresco e radioso (grande
distribuzione, €3,99). BB Cream 5 in 1 Perfezionatore di Pelle Gornier Per pelli miste e grosse, idrata,
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12/08/2016
Pag. 86 N.33 - 19 agosto 2016
diffusione:89782
tiratura:165049
Non sono rifiuti qualsiasi, per questa ragione vanno portati negli appositi contenitori e non gettati nella
spazzatura domestica
Servizio dì Roberta Raviolo.
olo quattro persone su 10 si prendono l'impegno di portare i farmaci non utilizzati nei contenitori per la raca
davanti alle farmacie. Gli altri, per pigrizia o per scarsa consapevolezza, li gettano tra i rifiuti di casa, nel
lavello o nel wc, senza rendersi conto che questo comportamento provoca danni alla salute di tutti e un
inutile aumento della spesa sanitaria pubblica. Ecco come gestire i medicinali, dal momento dell'acquisto a
quello dello smaltimento, per evitare sprechi e inquinamento. ITALIANI BOCCIATI II rapporto degli italiani
con i farmaci non è dei migliori. È quanto emerge dalla campagna "Green health Fai la differenza", gestita
dall'Associazione nazionale persone con malattie reumatiche (Apmar) con l'Agenzia italiana del farmaco. *
Nel corso di due anni in cui si è svolto il progetto, in Puglia è stato distribuito un questionario a circa 2mila
persone. Risultato? Sei persone su 10 smaltiscono i farmaci nel modo sbagliato e sette su 10 non
controllano se in casa c'è già una confezione di un determinati medicinale prima di acquistarlo e in un'alta
percentuale di casi non segue il trattamento prescritto nel modo corretto. * Tutto questo si traduce in una
spesa altissima per il sistema sanitario. Nono altamente inquinanti... I farmaci sono molto più inquinanti dei
normali rifiuti domestici. Si tratta, infatti, di sostanze chimiche studiate per produrre effetti importanti
sull'organismo: modificare il sistema ormonale, combattere la presenza di batteri e così via. Gettare le
sostanze nella spazzatura, versarle nel wc o nel lavello, significa disperderle nel terreno e nelle acque,
dove i principi attivi creano mix pericolosi. * Una revisione globale commissionata nel 2014 dal ministero
dell'Ambiente tedesco ha selezionato 713 farmaci come campioni per lo studio e ha dimostrato che ben
631 di questi (o loro prodotti di trasformazione) erano presenti in concentrazioni al di sopra dei limiti di
rilevazione in 71 Paesi nel mondo. * I farmaci sono stati trovati principalmente nelle acque di superficie
(laghi e fiumi), ma anche in quelle sotterranee. ... e fanno male alla salute Attraverso il terreno, dunque, le
sostanze finiscono sia nelle acque potabili sia nelle coltivazioni che da queste sono irrigate. Raggiungono
specie animali di cui ci si nutre, per esempio, i pesci d'acqua dolce e anche di mare, ma anche il bestiame
di allevamento, che beve l'acqua contaminata dai farmaci. * Senza saperlo, quindi, si assumono molti tipi di
sostanze chimiche, che possono avere effetti sull'organismo. Il fenomeno dell'antibiotico-resistenza, ossia
la capacità dei batteri di riconoscere e neutralizzare molti antibiotici, può essere dovuto anche alla presenza
di questi farmaci un po' ovunque. In Italia e in molti altri Paesi non si è consapevoli di questo problema.
Consigliper acquisti intelligenti Avere in casa una piccola "farmacia domestica" è sicuramente utile, ma è
bene non eccedere nell'acquisto di prodotti che potrebbero non essere utilizzati. I farmaci sono soggetti a
scadenza: meglio acquistare il quantitativo minimo indispensabile e tenere in casa solo quelli abitualmente
usati da qualche componente della famiglia. Smaltimento responsabile Un medicinale scaduto o non più
utilizzabile (per esempio, perché mal conservato) va eliminato nel modo corretto. Bisogna leggere le
istruzioni di smaltimento che si trovano sulle confezione, ma anche le indicazioni del proprio comune di
residenza, che possono essere diverse. In generale, i farmaci non vanno gettati nel wc o nel lavello, ma
portati negli appositi contenitori presenti in quasi tutte le farmacie. * La raccolta va preparata a casa: il
farmaco va rimosso dal suo contenitore originale, ossia togliendo le compresse o le supposte dal blister in
plastica e metallo, che andrà eliminato insieme agli altri oggetti di plastica. Lo stesso vale per i tappi. * Le
confezioni di carta e cartone vanno smaltite insieme alla carta. I flaconcini di medicinali liquidi vanno
eliminati assieme ai contenitori di vetro o di plastica solo se sono vuoti. Se è rimasto un po' di prodotto, è
meglio portare l'intero contenitore nel bidone davanti alle farmacie. Lotta allo spreco I farmaci sprecati sono
un costo per il Servizio sanitario (che è sostenuto dalle tasse versate da tutti i cittadini). Inoltre, ci sono
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 12/08/2016
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Farmaci dove li butto?
12/08/2016
Pag. 86 N.33 - 19 agosto 2016
diffusione:89782
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 12/08/2016
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molte persone che non possono permettersi di acquistarli. * Quindi, prima di eliminare un farmaco per
qualsiasi ragione (la cura è cambiata, non lo si sopporta a causa di effetti collaterali, si sta avvicinando la
data di scadenza...), meglio informarsi se può essere riutilizzato. * A Roma, Milano, Torino e Varese è in
corso un'iniziativa che prevede la raccolta dei farmaci non ancora scaduti: alcune farmacie li raccolgono e li
consegnano al Banco farmaceutico che li distribuisce agli enti assistenziali (www.bancofarmaceutico.org).
IL SISTEMA SANITARIO RIMBORSA IL 75% DEL COSTO DEI FARMACI MA TONNELLATE DI QUESTI
NON VENCONO UTILIZZATI
Servizio dì Roberta Raviolo. Con consulenza delia dottoressa Antonella Celano, presidente
dell'Associazione persone con malattie reumatiche (Apmar) onlus.
ogni anno si spendono ib,b miliare 438 r persona l'acquisto di medicinal particolare antinfiammato..
antibiotici, che non verranno utilizzati e, una volta scaduti, saranno gettati nel modo sbagliato.
VITA IN FARMACIA
6 articoli
12/08/2016
Pag. 11 Ed. Firenze
diffusione:226066
tiratura:334292
Accordo per i trasporti sanitari alle associazioni 4 milioni in più
Il budget sale a 93 mln "Era fermo da troppo tempo" spiega l' assessore Nel 2015 ci sono stati 450mila
interventi con mezzi di soccorso
LAURA BONAIUTI
QUATTRO milioni in più per il sistema dei trasporti sanitari toscano, che per il biennio 2016-2017 passa da
89 a 93 milioni. Settore, quello dei trasporti, fondamentale «per la qualità del nostro sistema dei servizi»,
dichiara l'assessora Stefania Saccardi. Un accordo tra Regione, Pubbliche assistenze, Misericordie e
Croce rossa «che non era scontato, visto il periodo di tagli che stiamo vivendo», commenta Attilio Farnesi,
presidente di Anpas Toscana, e che rappresenta il segno di una rinnovata armonia in un rapporto che negli
scorsi anni si era esposto, se non a delle rotture, di sicuro a qualche incrinatura: la direttiva europea che
prevedeva gare d'appalto per il sistema dei trasporti e le richieste dei volontari, in parte accolte, di maggiori
punti di emergenza regionali, avrebbero potuto mettere a rischio il ruolo delle associazioni nella sanità
toscana.
Ma così non è stato. I dati sulla sanità continuano ad essere positivi secondo l'amministrazione, tanto da
fare invidia ad altre regioni. Come quelli sul trasporto di emergenza: 15 minuti il tempo che intercorre tra la
chiamata dell'ambulanza e il suo arrivo, contro i 17 minuti della media nazionale. Inoltre la Toscana si è
indirizzata verso il miglioramento della defibrillazione precoce tramite percorsi formativi ad hoc nell'ambito
delle associazioni di volontariato. Percorsi che hanno fatto crescere i numeri del personale in grado di
effettuare manovre di rianimazione cardiopolmonare e defibrillazione precoce. La Regione si impegna
anche a garantire una distribuzione capillare delle attrezzature tecniche e del materiale sanitario a bordo
delle ambulanze: per Farnesi «l'obiettivo è fornire a tutta la Toscana un sistema omogeneo per la
formazione dei volontari e le attrezzature». Anche il trasporto sanitario non di emergenza offre servizi «di
qualità ed efficienza», spiega l'assessora: le dimissioni dei pazienti, l'accesso alle cure,
l'accompagnamento in ospedale per la riabilitazione o per la chemioterapia anche a diversi chilometri di
distanza, possono rappresentare passi importanti per il cittadino che, da solo, si trova affiancato da
volontari competenti. «In questo caso le associazioni sono una risorsa», secondo Alberto Corsinovi,
presidente della Federazione regionale delle Misericordie della Toscana. La Regione e le associazioni
stanno lavorando per garantire ai pazienti oncologici anche il trasporto (con mezzo non sanitario, a costi
contenuti) che non rientra tra le tipologie a carico del servizio sanitario regionale.
Le ambulanze di primo soccorso con solo personale volontario sono 270. Nel 2015 il trasporto di
emergenza ha ricevuto oltre 800mila chiamate alle quali sono seguiti 450mila interventi con mezzi di
soccorso. Al 31 dicembre 2015 le auto mediche con infermieri erano 38, le ambulanze con solo medico a
bordo 56 e 20 quelle con solo infermiere a bordo.
I PUNTI I FONDI Per i trasporti sanitari passano da 89 a 93 milioni per il biennio 2016-2017 15 MINUTI Il
tempo medio di intervento dell'ambulanza. In Italia è 17 minuti GLI INTERVENTI Nel 2015 sono stati
450mila con mezzi di soccorso su 800mila chiamate www.firenze.repubblica.it PER SAPERNE DI PIÙ
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 12/08/2016
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Il volontariato
12/08/2016
Pag. 5 Ed. Torino
diffusione:226066
tiratura:334292
Piano anti raccomandazioni l'Asl 4 copia Città della salute
DIEGO LONGHIN
IL nuovo regolamento sulla mobilità interna della Città della Salute, dove si tenta di mettere al bando i
trasferimenti in base alle raccomandazioni o ai padrini di turno, sarà preso a modello da altre strutture
sanitarie piemontesi.
L'Asl 4, che copre il Canavese, tra Chieri, Chivasso e Ivrea, ha chiesto copia del regolamento all'ufficio
delle risorse umane della Città della Salute. Oltre a informarsi sulla trattativa con il dirigente che ha seguito
il tavolo aperto con i sindacati dalla parte aziendale, il dirigente Carlo Conte. «Altri ospedali e Asl si
potrebbero ispirare alle nostre nuove norme che hanno come obiettivo la trasparenza e la tracciabilità di
tutto il percorso», dice il direttore generale della Città della Salute, Gian Paolo Zanetta. Soddisfatti anche i
sindacati che hanno firmato il testo, Cgil, Cisl e Uil, oltre a Nursing Up. La trasparenza si ottiene, oltre che
per le regole e i punteggi definiti nell'accordo, anche per l'utilizzo del web e della rete intranet dell'ospedale
per qualsiasi passaggio.
A partire dal primo ottobre i posti vacanti saranno messi a bando on-line dell'azienda sanitaria e le
domande di trasferimento saranno accettate solo attraverso internet.
Una mega banca dati aperta a tutto il personale sanitario e amministrativo, ottomila addetti della Città della
Salute. Sulle posizioni con più candidati rispetto ai posti liberi sarà fatta una graduatoria visibile a tutti i
dipendenti. Un elenco composto sulla base di punteggi definiti nell'accordo: verrà valutata non solo
l'anzianità di servizio, come in passato, ma il curriculum del candidato, l'attività professionale e gli incarichi
ricoperti. E si terrà conto delle necessità familiari: età dei figli, disabilità.
Per Zanetta non ci sono dubbi: «Un percorso per essere trasparente deve essere visibile a tutti i
dipendenti. Non ci saranno più infermieri o impiegati che diranno "tizio e caio mi sono passati davanti senza
una ragione". Chi avrà dubbi potrà andare a vedere online cosa è successo».
SU REPUBBLICA TRASPARENZA L'Asl 4 che copre il Canavese tra Chieri a Chivasso a Ivrea ha deciso
di seguire l'esempio della Città della salute che da ottobre metterà tutti i posti vacanti del personale
sanitario e amministrativo in rete e accetterà solo candidati on line
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 12/08/2016
45
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IL CASO /PER ASSUNZIONI E TRASFERIMENTI
12/08/2016
Pag. 1 Ed. Napoli
diffusione:226066
tiratura:334292
Quei bimbi malati al Policlinico
NICOLA RUSSO
DUE giorni fa abbiamo notato degli strani lividi sulle gambe e sulle braccia di mio figlio Matteo di otto anni e
l'abbiamo portato al Policlinico. A PAGINA XII DUE giorni fa, dopo aver notato degli strani lividi apparire in
rapida successione sulle gambe e sulle braccia di mio figlio Matteo di otto anni accompagnati da piccoli
pigmenti rossi sui suoi arti, abbiamo fatto - su consiglio di un amico medico - gli esami del sangue,
scoprendo che il livello delle piastrine di Matteo era pericolosamente sceso a 2000 unità (il livello normale è
di 100.000 unità). Siamo stati indirizzati al reparto di Ematologia ed oncologia pediatrica del II Ateneo di
Napoli (quello che dalle mie parti viene denominato "Vecchio Policlinico). Per due giorni ho vissuto un
incubo, temendo che quel sintomo così marcato fosse il segno di una leucemia. Fortunatamente si è
rivelato solo l'effetto patologico di una mononucleosi. Matteo oggi è tornato a casa e domani andrà in
vacanza. Qui finisce la piccola storia di Matteo.
Per fortuna è a lieto fine In questi due giorni, quasi interamente trascorsi nel reparto, ho incontrato tanti
bambini molto meno fortunati di Matteo, che quotidianamente affrontano un percorso di cura lungo, incerto
e spossante. Lo fanno comunque trattenendo con sé il sorriso, come è naturale per un bambino, ma anche
facendo entrare nel proprio quotidiano attrezzi ed abitudini innaturali, come i supporti delle sacche di
immunoglobuline, la "matematica" delle pasticche di cortisone da assumere durante la giornata, la
chemioterapia. Ho visto comunità di genitori darsi coraggio e consiglio, preparare per sé e per gli altri il
caffè offerto in giro per le stanze su un vassoio, cucinare qualcosa di profumato per i propri piccoli nella
cucina comune, festeggiare un compleanno od un onomastico con tutti i bimbi del reparto nella saletta dei
giochi.
Su tutto ciò l'assistenza e le cure di un gruppo di medici e di infermieri eccellenti per competenza ed
umanità, sempre disponibili ad una parola in più ed a prestare il loro lavoro anche oltre l'orario dovuto.
Questo in una struttura pubblica del Sud.
In questo luogo, misto di speranza e sofferenza, si muove da anni un'associazione che si chiama Agop
(associazione genitori oncologia pediatrica onlus). Ho parlato con chi ne fa parte ed ho chiesto cosa potevo
fare.
In quel reparto si ha bisogno di cose di varia natura: DONAZIONI DI SANGUE: dopo averlo "buttato" per
due giorni ne ho fatto dono stamane per la prima volta nella mia vita dopo la dimissione di Matteo. Le
immunoglobuline di altri donatori lo avevano salvato e non potevo non "restituire" l'amore sconosciuto che
lui aveva ricevuto.
DONAZIONI DI TEMPO: c'è tanto tempo perso nella vita di ognuno di noi. Possiamo ritrovarlo donandolo
agli altri, anche un po' per volta.
DONAZIONI DI DENARO: direttamente o con il 5X1000 DONAZIONI DI GIOCATTOLI, TELEVISORI,
TABLET E PC PORTATILI: i giocattoli lì dentro hanno la potenza di un farmaco. I televisori, i tablet ed i
computer servono a tenere questi bambini legati a tutto il mondo fuori durante le lunghissime degenze.
Senza grossi sforzi, migliorando con il sostegno degli operatori telefonici (o con il sostegno economico di
tutti noi) il cablaggio della rete wireless interna, si potrebbero realizzare video collegamenti con le classi
scolastiche cui appartengono i piccoli degenti per consentire loro di partecipare alle lezioni, spesso perse
durante i periodi di cura in ospedale. Io non ho mai chiesto niente ad un politico. In particolare non l'ho mai
chiesto per me o per i miei familiari.
Ora lo chiedo ai politici regionali ed al presidente della Regione Campania per i bambini che sono lì.
Assicuriamo, nella ripartizione delle risorse sanitarie, personale stabile, borse di studio e finanziamenti a
questo straordinario reparto di ematologia ed oncologia pediatrica. Ho ascoltato tante storie di bisogno e di
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 12/08/2016
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LA LETTERA
12/08/2016
Pag. 1 Ed. Napoli
diffusione:226066
tiratura:334292
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 12/08/2016
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
cure in soli due giorni che esigono l'attenzione e l'attivazione coscienziosa del presidente Vincenzo De
Luca e della sua giunta. La gran parte degli strumenti e delle strutture del reparto sono stati acquistati non
con fondi pubblici, bensì con donazioni di privati fatte per sostenere l'Agop.
Ognuno di noi può fare anche una sola delle cose che ho elencato. Alcuni ne possono fare tantissime.
Nulla di ciò che ciascuno farà sarà inutile o insufficiente: sono le gocce, tutte insieme, a fare la pioggia.
RIFERIMENTI PER IL SOSTEGNO ALL'AGOP Bonifico bancario c/c 27/6763 intestato ad Agop Campania
presso San Paolo Banco Napoli Iban: IT70V0101003401000027006763 Conto corrente postale numero
20419800 intestato ad Agop Campania, vico Luigi De Crecchio 2, 80138 Napoli 5 X MILLE con indicazione
del codice fiscale 94047810638 L'autore è magistrato - componente del Comitato direttivo della Scuola
superiore della magistratura
12/08/2016
Pag. 15 Ed. Ravenna
diffusione:108967
tiratura:142035
LAVORI in corso all'ospedale di Faenza, avanti tutta. In un periodo di riassetto dei presidi ospedalieri
nell'Area della Romagna e con timori per l'ospedale Manfredo, i lavori del nuovo Pronto Soccorso - un
presidio da 50mila presenze annuali - vanno avanti spediti. Il progetto - dal costo di 5 milioni di cui 3,75
della Regione e i restanti dell'Ausl - prevede due grandi interventi: lo spostamento del Pronto Soccorso
nella palazzina che fino ad oggi ha ospitato il Centro Trasfusionale e la realizzazione di un corpo che
doveva unire due ali. A maggio 2014 sono partiti i lavori con la realizzazione del corpo verticale (quasi una
torre) che ospiterà il nuovo ingresso all'ospedale, lato Stradone. Questa 'torre' è stata realizzata tra il
vecchio Pronto Soccorso e l'ala Est (che corre sopra all'accesso dal cortile della Madonnina). Entro
l'autunno di quest'anno verrà ultimata. Al piano terra si sposterà la portineria (la piccola costruzione che ora
si trova all'esterno dove c'è la sbarra). Sono stati realizzati due ascensori antincendio (potranno essere
usati anche in caso di emergenza), le scale e sono stati creati i collegamenti tra i due corpi esistenti.
Claudia Gallegati è l'ingegnere dell'Ausl responsabile del procedimento. «Ci sono stati alcuni ritardi sottolinea - dovuti a imprevisti nei quali ci siamo imbattuti: due ritrovamenti archeologici (con i sopralluoghi
della Soprintendenza) oltre al fatto di dover lavorare affianco ai reparti di endoscopia, il blocco operatorio e
la rianimazione senza interferire con la loro attività a dando il minor fastidio possibile». OLTRE al corpo
verticale è stata realizzata, nei pressi del passaggio nel cortile della Madonnina, una scala antincendio
esterna. «In questo blocco mancano solo le finiture - continua l'ingegnere - e in autunno sarà pronto».
Nell'edificio che ospiterà il nuovo Pronto Soccorso, l'ex palazzina dell'Avis, i lavori sono già partiti con la
ristrutturazione del piano terra. Il corpo verrà poi ampliato sul lato corto (verso il Fontanone) e per nuovi
locali sul lato lungo (alle spalle del parcheggio). I lavori dovrebbero concludersi autunno 2017, con un
piccolo ritardo sulla tabella di marcia, per imprevisti che potrebbero sorgere durante degli scavi per la zona
di ampliamento, a filo del vecchio Canale Portello dove potrebbe ancora scorrere l'acqua, cosa che
complicherebbe l'intervento. «Per quanto riguarda il Pronto Soccorso - continua la Gallegati - al piano terra
ci saranno ambulatori e locali per triage e servizio; nell'ampliamento sul lato corto la Camera Calda (dove il
personale di ambulanza trasborda i pazienti verso il Pronto Soccorso) e gli ambulatori sul lato lungo. Il
pubblico diretto potrà accedervi con ingressi dedicati. Nella vecchia Camera Calda (tra la palazzina Avis e il
vecchio Pronto Soccorso) verrà invece realizzato un locale con un monta-lettighe che collegherà il Ps con
Radiologia al piano interrato e i blocchi operatori al piano superiore. Tra l'altro non sarà più possibile, se
non per i pazienti e il personale, un passaggio aperto al pubblico tra il Pronto Soccorso e i reparti
dell'ospedale». Antonio Veca Farmaco Amico
'FARMACO amico', il progetto per il riutilizzo dei medicinali non scaduti raccolti nei contenitori verdi fuori
dalle farmacie Sfera, nel suo primo anno e mezzo di vita ha raccolto 3750 scatole, pari a 200 kg e a 47mila
euro. Il progetto, che va avanti, è promosso da Hera con Con.Ami, Sfera, Farsi Prossimo e dal Comune.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 12/08/2016
48
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Pronto soccorso, avanti tutta I lavori finiranno nell'autunno 2017
12/08/2016
Pag. 5 Ed. Pistoia Montecatini
diffusione:82175
tiratura:111836
«SUBITO UN'INDAGINE interna, condotta da ente esterno, e quindi sopra le parti, che vada a capire gli
animi e il clima in cui lavorano tutti i dipendenti comunali all'interno degli uffici. Un clima interno che a detta
degli stessi sindacati è decisamente da migliorare». Aggiustano il tiro i consiglieri comunali del Movimento 5
stelle a distanza di una settimana dalla notizia dell'inchiesta giudiziaria sulla giunta Bertinelli ed alcuni
dirigenti di Palazzo di Giano per presunti illeciti. I «grillini» per replicare all'«attivista» Alessio Biagiotti che
lamenta «una scarsa azione politica» di chi del Movimento siede ai banchi del consiglio comunale, usano i
fatti. «TENIAMO a sottolineare che nessuno di noi ha mai parlato di solidarietà nei confronti del sindaco e
della giunta Bertinelli alla luce dell'indagine che nessuno può negare che esista nei confronti del sindaco e
degli assessori - dicono Luca Rossi e Maurizio Giorgi - Chiederemo alla giunta, attraverso atti pubblici, di
capire il clima interno agli uffici comunali, riscontri di notizie emerse in questi giorni che debbono essere
ufficialmente chiariti». Sulle accuse mosse nei confronti di sindaco e assessori, però, anche massima
prudenza. «Aspettiamo che la magistratura faccia il suo lavoro e chiarisca tutti gli aspetti dell'inchiesta commentano - Adesso il lavoro degli inquirenti deve andare avanti senza interferenze». Non solo, Giorgi e
Rossi replicano anche sul loro «presunto silenzio» sull'indagine ancora in corso nei confronti del vice
sindaco Daniela Belliti, raggiunta da un avviso di garanzia con accuse di estorsione e concussione.
«Nessuno dirrà mai a che punto siamo arrivati in questa indagine - commenta Rossi -. Parleremo quando ci
saranno sviluppi della vicenda». INFINE i grillini nel ribadire che il Movimento non è spaccato «come si vuol
far credere» spiegano che fino ad oggi sono stati fatti vari esposti alla magistratura che riguardano
l'amministrazione comunale. L'ULTIMO in ordine di tempo è quello relativo alla Farcom (la partecipata che
gestisce le farmacie comunali pistoiesi). «Vogliamo capire come sia stata possibile una variazione di
bilancio di tale portata - dicono - E' una cosa gravissima soprattutto se si pensa che certi documenti
vengono controllati e certificati da personale interno all'ente comunale». Michela Monti
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 12/08/2016
49
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«Indagine sui dipendenti comunali Così capiremo il clima negli uffici»
12/08/2016
Pag. 13 Ed. Pistoia Montecatini
diffusione:82175
tiratura:111836
Un tirocinante nella farmacia comunale
NEI prossimi mesi, nella farmacia comunale di San Marcello, ci sarà posto per un giovane tirocinante. Lo
ha annunciato l'assessore all'istruzione Alice Sobrero. «Da quest'anno - ha spiegato - abbiamo aperto le
porte ai tirocinanti della provincia, aderendo a Garanzia giovani Toscana, sottomisura del progetto
GiovaniSì. I ragazzi, fra i 18 e 30 anni, diplomati o laureati, non occupati, sono stati selezionati su
curriculum e poi con colloquio e sono seguiti da un tutor. Ricevono un rimborso spese di 500 euro mensili,
300 erogati dalla Regione e 200 dal Comune». Sara Zoppi, 27 anni, sta facendo tirocinio all'ufficio tecnico
comunale; Elisa Morganti, 29 anni, nell'area cultura e biblioteca; Angelica Lippi, 19 anni, all'ufficio tributi e
Mattia Vivarelli, 29 anni, nell'ambito dei servizi sociali. «Il prossimo anno, forse, la Regione non replicherà il
bando nella medesima forma - prosegue Sobrero - ma anche qualora sparisse il contributo, daremo
indirizzo alla nuova amministrazione del Comune unico di attivare nuovi tirocini». ev
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 12/08/2016
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SAN MARCELLO
PROFESSIONI
1 articolo
12/08/2016
Pag. 65 N.32 - 12 agosto 2016
La salute e donna
Cure mirate e innovazione: la "terapia" di Teva per garantire all'universo femminile - e non solo - il
benessere di oggi e di domani
Può sembrare un facile gioco di parole, ma la salute è di fatto un sostantivo femminile. E non è solamente
una questione grammaticale: nell'esperienza di ciascuno di noi c'è una mamma, una nonna, una sorella o
una compagna che hanno badato alla nostra salute dalla prima infanzia all'età matura. Teva Italia, azienda
farmaceutica mondiale che offre soluzioni di cura di alta qualità e su misura a milioni di pazienti ogni giorno,
considera la donna come elemento chiave delle cure per sé e per chi le sta intorno, ambasciatore della
prevenzione e degli stili di vita sani e garante dell'aderenza terapeutica per tutta la famiglia. Teva Italia si
impegna da anni ad aiutare le donne a vivere meglio, in modo più sano e più a lungo. Per questo sviluppa
farmaci e trattamenti medici che siano d'aiuto alle donne in tutte le fasi della loro vita. E non lo fa
semplicemente attraverso prodotti espressamente dedicati al gentil sesso - vedi alla voce contraccezione
ormonale -, ma anche grazie a diversi farmaci innovativi per il trattamento di patologie che colpiscono solo o in gran parte - il mondo femminile. Per citarne alcune, il tumore della mammella, la Sclerosi Multipla e
l'osteoporosi. Teva Italia vuole supportare le donne non solamente nel corso della malattia o di terapie
specifiche, ma anche nel loro ruolo familiare con iniziative specifiche dedicate in particolar modo alla
promozione di una maggior cultura sull'aderenza terapeutica. Vuole cioè aiutare i pazienti a comprendere
quanto sia importante assumere i farmaci correttamente, seguendo sempre le indicazioni del medico e del
farmacista, sia per ottenere il massimo dell'efficacia terapeutica sia per prevenire complicazioni o
l'aggravarsi della malattia stessa.
Chi è Teva Teva Pharmaceutical Industries Ltd. è una delle principali aziende farmaceutiche mondiali.
Oltre a essere il primo produttore di farmaci equivalenti - con un portfolio di oltre 1.000 molecole -, Teva,
concentra la propria attività di sviluppo nell'area delle malattie neurologiche, oncologiche, respiratorie, della
terapia del dolore, della salute della donna, oltre che nel settore dei farmaci biologici e degli OTC. È in
grado dunque di orire soluzioni terapeutiche mirate e di fornire risposte a 360° attraverso un'ampia scelta di
prodotti e una sempre maggiore attenzione nei confronti delle salute della persone.
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 12/08/2016
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