approfondimento sulla terapia a mezzo cavallo
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approfondimento sulla terapia a mezzo cavallo
APPROFONDIMENTO SULLA TERAPIA A MEZZO CAVALLO (TMC) La TMC è spesso erroneamente considerata un momento puramente ricreativo per il soggetto disabile mentre in realtà è un’attività con ricadute riabilitative sia in caso di deficit motori che psichici, e che può risultare più efficace delle sedute in palestra o in ambulatorio perché coinvolge il paziente nella sua unità di corpo e di psiche in un contesto non medicalizzato: il soggetto è stimolato, provocato ad esprimersi, non rimane passivo e viene coinvolto attivamente nella terapia.La TMC ha il gran pregio di sviluppare non un’autonomia astratta della persona ma di valorizzare al massimo le sue potenzialità all’interno di una “dipendenza consapevole”; non solo perfezionando il coordinamento dei movimenti e l’equilibrio, anche aiutandolo ad accrescere consapevolezza e stima di sé ed a migliorare il rapporto con il proprio corpo, ma anche entrando in relazione con personale formato riuscire ad avere dei rapporti che migliorino gli aspetti cognitivi ed affettivi.Uno degli aspetti più interessanti di questa terapia consiste nella straordinaria quantità di stimolazioni sensoriali che il cavallo è in grado di assicurare e nessun’altra modalità terapeutica riesce a fare altrettanto, così facilmente ed efficacemente quanto quella che utilizza il cavallo.Il complesso di stimolo sensoriali consente al disabile di elaborare una serie di risposte motorie, rappresentate dal controllo posturale, dall’equilibrio e dal bilanciamento, dalla coordinazione motoria, dall’interazione e coordinazione bilaterale. Miglioramenti sono indotti sulla capacità di concentrazione, sulla sfera emozionale e comportamentale del cavaliere.Per questo il cavallo rappresenta il più semplice supporto per i terapeuti per innescare processi sensoriali e motori questi per essere completamente sicuri per la persona disabile dovranno essere svolti con l’accordo del medico e con la supervisione di personale con competenza fisioterapiche.Non è solo il movimento del cavallo la causa dei benefici effetti sullo della persona, attraverso il rapporto di grande affetto e simpatia che si instaura tra la coppia cavallo-cavaliere, si può interagire nel comportamento del disabile, riuscendo a sciogliere lentamente quei nodi e quelle barriere che gli impediscono a volte di avere rapporti “normali” con l’ambiente e le persone esterne, come nei casi di persone che presentano disturbi autistici o caratteriali.La TMC si rivolge a tutti i portatori di handicap (salvo poche eccezioni), sia fisici che mentali, di età al maggiore di cinque anni, perchè tutti possono trarre gioia, benefici e miglioramento ai loro problemi, e una ritrovata voglia di muoversi.Quando una persona pratica l’equitazione, riceve stimoli connessi sia ai movimenti dell’animale in sé, sia allo spostamento cinetico del binomio uomo-cavallo nello spazio. Egli effettua, fra l’altro, dei movimenti di orientamento e di adattamento sul dorso dell’animale. Inoltre, molto spesso, deve con il proprio corpo anticipare e determinare specifiche risposte motorie del cavallo. Tutto ciò determina un coinvolgimento del sistema nervoso a vari livelli (neuromotorio, neuropsicologico e corticale superiore).A livello neuromotorio, essendo il baricentro del cavaliere stabile rispetto al cavallo ed instabile rispetto al terreno, si realizza un’azione naturale di “stretching” (allungamento dei muscoli) che agisce sull’allineamento posturale, sulle reazioni di equilibrio e di raddrizzamento.Il movimento ritmico del cavallo permette ai muscoli lunghi (glutei ed ischiocrurali) una funzione fasica che consente, grazie all’allungamento ed al rilasciamento, una postura adeguata al soggetto caratterizzato da difficoltà a livello fisico. In altri termini sarebbe proprio il movimento tridimensionale e quello sinusoidale determinato dal cavallo al passo, a favorire i graduali stiramenti dei muscoli mediante il rilassamento. Lo stesso movimento, inoltre, interviene anche sulle reazioni toniche. Pertanto, il soggetto diviene capace di effettuare dei movimenti caratterizzati da una elasticità muscolare sempre più consistente e ciò gli consente diacquisire e mantenere una efficace mobilità nei diversi piani vertebrali che comunemente possono essere definiti assi corporei.L’equilibrio statico e dinamico del corpo dipende dal centro di gravità del soggetto, che grazie all’impiego del cavallo si sposta verso il basso per cui animale e cavaliere costituiscono un insieme armonico e dinamico. Così il tronco della persona disabile si raddrizzerà sul bacino, la testa assumerà una posizione adeguata e corretta rispetto al tronco e lo sguardo potrà puntare in avanti in modo allineato e parallelo al suolo.A livello neuro-psicologico, il movimento del cavallo e quello volontariamente effettuato dal soggetto che cavalca, determinano specifiche reazioni di orientamento, che facilitano adeguate reazioni agli stimoli ambientali, favoriscono validi livelli di attenzione e generano una buona capacità di discriminazione spaziale in persone che presentano carenze a questi livelli.Per quanto riguarda le funzioni psichiche superiori, inoltre, il rapporto con un essere vivente così armonioso e imponente produce una sensazione di benessere e di compiacimento, nuova e stimolante per il soggetto. Pertanto, in quest’ultimo si verificano adeguati livelli di estroversione, di aggressività e di espressività che lo rendono molto più sicuro di sé e delle sue possibilità. Questa nuova situazione gratifica enormemente il soggetto che si apre più facilmente all’esterno.La gratificazione immediata, promossa e favorita anche dal consenso delle persone che accompagnano e sono vicini al soggetto in questa esperienza, gli consente di acquisire via via sempre maggiore padronanza e sicurezza nelle situazioni sociali e ciò, naturalmente, aumenta la sua autostima. Bisogna comunque sottolineare che, in questo meccanismo psicologico molto favorevole alla persona in difficoltà, giocano un ruolo fondamentale anche altri complessi fenomeni di reciproca interazione psicologica del binomio cavaliere-cavallo.Il soggetto che pratica equitazione terapeutica è stimolato a svolgere il ruolo di protagonista del suo processo riabilitativo: il gusto della novità e il ruolo-guida nel rapporto uomo-cavallo stimolano il livello di motivazione del soggetto e, di conseguenza, la sua capacità attentiva, con ripercussioni positive sulla capacità di collaborazione ed apprendimento nel corso dell’iter riabilitativo. Lo stesso fatto di trovarsi in sella, poi, sortirebbe un effetto benefico sui livelli di autostima, venendo il soggetto a trovarsi in una situazione paziale di “superiorità” rispetto agli altri, così diversa da quella abituale della vita quotidiana, soprattutto nei casi di handicap motorio che costringono ad esempio il soggetto in carrozzella.Vi è un altro elemento -ancorché accessorio- che può svolgere un effetto benefico coadiuvante nell’equitazione terapeutica. I centri di Riabilitazione Equestre generalmente sorgono in zone situate fuori dai centri urbani. Il verde in cui sono immersi infonde sensazioni di calma e tranquillità. Ii soggetti eseguiranno gli esercizi in un contesto che non ha nulla in comune con le strutture chiuse e spesso angoscianti degli ospedali e degli ambulatori..