NATURA/Criptozoologia - Corpo Forestale dello Stato
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NATURA/Criptozoologia - Corpo Forestale dello Stato
NATURA / Criptozoologia I MISTERI DELLA NATURA Esistono creature ancora poco conosciute che si nascondono all’uomo, la cui esistenza è spesso messa in discussione. Ma non è sempre così, a volte questi animali esistono realmente di Annalisa Maiorano iovre e calamari giganti, pericolosi serpenti marini, il mostro di Loch Ness, lo Yeti e il Bigfoot. Sono tutte creature frutto della fantasia popolare o esseri realmente esistiti? Secoli fa i pellegrini che osavano intraprendere viaggi in terre lontane al loro ritorno narravano di luoghi meravigliosi, di foreste sterminate e di strani animali. Creature dalle caratteristiche singolari, capaci di provocare al tempo stesso inquietudine e meraviglia. Esseri leggendari o poco conosciuti? La credenza nell’esistenza di animali “misteriosi”, mai catturati o documentati in modo chiaro, oggi rientra in un campo di ricerca chiamato criptzoologia. Di cosa si tratta? Lo abbiamo chiesto a Lorenzo Rossi, membro del Gruppo Criptozoologia Italia, nonchè collaboratore del Dipartimento di Criptozoologia Bernard Heuvelmans del Museo di Zoologia di Losanna (Svizzera) e ideatore e curatore del sito www.criptozoo.com “Il termine criptozoologia è composto da due parole. Il significato della prima è nascosto, celato, mentre l’altra indica la disciplina che si occupa dello studio del mondo animale. La parola criptozoologia venne proposta per la prima volta dallo zoologo Bernard Heuvelmans e utilizzata, all’interno della zoologia tradizionale, nello studio di specie animali di cui si presume l’esistenza attraverso prove circostanziali, quindi non dirette ed ipotetiche, oppure di specie che sono generalmente considerate estinte, ma di cui ci siano alcuni possibili avvistamenti”. P Come si è appassionato a questi studi? Fin da bambino sono stato affascinato dal regno animale. Seguivo tutti i programmi televisivi in cui si parlava di queste creature e ritagliavo dai giornali dell’epoca tutte le illustrazioni degli ani- Il Forestale n. 61 - 21 mali, da quelli più comuni a quelli fantastici. Crescendo ho approfondito i miei studi. Esistono ancora “misteri zoologici” da risolvere? Direi proprio di sì. Basta pensare che dal 2001 ad oggi sono state scoperte trenta nuove specie di scimmie. Alcune sono solo rivisitazioni, mentre ben quindici sono nuove. Per citarne una su tutte la “scimmia con il naso all’insù”. Nel triennio che va dal 2008 al 2010 un gruppo di ricerca internazionale, dedito allo studio dei gibboni in Myanmar, ha raccolto informazioni curiose fornite da alcuni cacciatori locali, riguardanti la presenza di una strana scimmia, in un’area a nordest dello stato di Kachin. L’animale, conosciuto come myuk na tok te dal gruppo etnico dei Law Waw e come mey nwoah dai Lisu (entrambi i nomi significano “scimmia con il naso all’insù”), emette rumorosi starnuti quando le gocce d’acqua penetrano nel suo naso, rivelando così ai cacciatori la sua posizione. Per evitare questo fastidioso inconveniente passa, quindi, le giornate piovose seduto con la faccia premuta sulle ginocchia. Nonostante questi racconti coloriti, gli scienziati hanno intuito, dalle descrizioni, che il misterioso primate poteva essere una specie riconducibile al genere Rhinopithecus, al quale appartengono scimmie molto rare localizzate esclusivamente in una ristretta area della Cina e del Vietnam, ma prima d'allora totalmente sconosciute per la scienza ufficiale, in Myanmar. Così il team di scienziati ha scoperto una piccola popolazione di rinopitechi aventi caratteristiche morfologiche differenti da tutte le altre specie conosciute. La nuova specie, battezzata Rhinopithecus strykeri, è stata descritta attraverso diversi campioni, crani ed esemplari, forniti ai ricercatori dai cacciatori locali. Quindi, gli studi e le ricerche dei criptozoologi prendono spunto da racconti popolari o avvistamenti? Sì, molto spesso accade così. Le nostre ricerche si basano sul metodo delle prove circostanziali. Capita, quindi, che le prime indagini partano proprio dal ritrovamento di un’orma strana o da un pelo, il cui Dna non appartiene a nessuna delle specie già conosciute e studiate. Quali altre scoperte sono state fatte in questi anni? Mi viene in mente una nuova specie di varano di due metri di lunghezza, scoperta nelle foreste di Luzon, la più grande isola delle Filippine. La specie (battezzata Varanus bitatawa), è nuova per noi, ma non per i nativi che la conoscono da sempre, essendo considerata una ghiotta prelibatezza culinaria. Nonostante le dimensioni e la caratteristica livrea nera e gialla, questo varano non è facile da osservare in quanto ha l’abitudine di fuggire sugli alberi all’avvicinarsi dell’uomo nascondendosi tra la vegetazione. Il primo incontro con gli scienziati occidentali è avvenuto solo nel 2001, quando nei boschi incontrarono un gruppo di cacciatori locali che ne stavano trasportando un esemplare. 22 - Il Forestale n. 61 Gli fu permesso di scattare fotografie, ma i nativi si rifiutarono di cedere l’esemplare e, quindi, di saltare la cena. Dopo questo primo contatto Arvin Diesmos del Museo Nazionale delle Filippine (Manila) e il suo staff, continuarono a raccogliere informazioni dai nativi senza però riuscire ad entrare in possesso di un esemplare adulto, impresa riuscita soltanto 8 anni dopo, nel 2009, a un team di ricerca guidato da Brown. Gli esami del Dna hanno confermato sostanziali differenze con le altre specie che abitano l'isola, ma ora l'ostacolo maggiore per i ricercatori, che considerano le ultime foreste delle Filippine come un “punto caldo” per la biodiversità, è la forte deforestazione che minaccia di fare scomparire per sempre la fauna locale prima ancora che possa essere studiata. E in Italia, c’è ancora qualche mistero legato alle creature del regno animale? Forse. Qui apriamo un capitolo molto delicato, legato alla presunta presenza, secondo alcuni studiosi, della lince sull’Appennino, specie che però risulta ufficialmente estinta nel Paese (recenti trappole fotografiche hanno individuato il felino nella foresta di Tarvisio, ndr). In particolare, nel Centro e Sud Italia, le tesi scientifiche affermano che non sia mai esistita e che tutti i presunti avvistamenti, siano riconducibili a gatti selvatici. Parlerei quindi di un mistero da risolvere solo per alcuni studiosi. © M. Fiori Restando sempre nel nostro Paese, esistono centri di studio? Purtroppo in Italia, ad eccezione di pochi esimi accademici, la criptozoologia non è una materia studiata all’Università. Il Gruppo italiano di cui faccio parte è l’unico ente ufficiale italiano, ma non accademico. Il Forestale n. 61 - 23