Come moderni alchimisti trasformano i rifiuti in oro
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Come moderni alchimisti trasformano i rifiuti in oro
Sardegna – Pag. 4 06 marzo 2007 Come moderni alchimisti trasformano i rifiuti in oro RECUPERATI I METALLI DA PC E STAMPANTI: UN BREVETTO TUTTO MADE IN CAGLIARI CAGLIARI. Geniale: vogliono estrarre l’oro e il rame dalle carcasse di computer e stampanti. L’ultima alchimia è stata brevettata dall’Università di Cagliari e dai consorzi «Sardegna ricerche» e Promea. Il prototipo ha funzionato a meraviglia, adesso bisogna entrare nel mercato. Estrarre l’oro dalle simcard, dalle stampanti e dal groviglio di circuiti non è una novità. Altri lo fanno da tempo, ma con un altissimo rischio d’inquinamento e malattie. Colpa del micidiale cianuro, l’unico reagente, insiene ad altri acidi, finora conosciuto, per far ritornare i metalli preziosi allo stato puro, senza essere più contaminati da plastica, collanti e altre porcherie. Ebbene, i ricercatori cagliaritani hanno scoperto che il cianuro può essere sostituito dallo iodio (banalizzando, in realtà ad ossidare sono gli adotti dello iodio con ditiossammidi cicliche). E lo iodio non ammazza e non devasta, com’è accaduto sette anni fa, in Romania, con lo straripamento del cianuro a valle. La formula della scoperta è complessa Me2dazdt-21-2, ma questo era dovuto agli appasionati di chimica ma nessuno si faccia illusioni: l’hanno brevettata. I risultati della sperimentazione sono stati ottimi, ha detto Paola Deplano, coordinatrice del progetto. Dalle cartucce delle stampanti il nuovo reagente ha tirato fuori il cento per cento dell’oro presente (cinque microgrammi su cinque) e del rame utilizzati per costruire le lamelle per contatti elettrici. Il settantacinque per cento dalle simcard dei telefonini e una quota interessantissima dalle schede madri dei pc (l’hardware) e dai pannelli di rete. «Altro che rifiuti della tecnologia - dicono i ricercatori - sono miniere a cielo aperto, da sfruttare al massimo». Per la materia prima, non c’è da preoccuparsi: in Europa l’età media di un computer è tre-quattro anni poi finisce in diascarica, riparlo non conviene, riciclarlo ancora meno. I telefonini sono peggio delle caramelle: uno tira l’altro, dopo dieci mesi sono obsoleti, sorpassati, da buttare. Dove? Nella spazzatura mai, sono rifiuti speciali e chi li raccoglie deve rispettare molte regole. Ma come accade per lavatrici e frigoriferi, anche pc e telefonini hanno un destino amaro: marciscono nelle discariche, dove inquinano e non possono essere schiacciati, compattati, ridotti a quadrati di lamierino e plastica. Da oggi in poi, dicono i ricercatori cagliaritani, potranno essere invece riciclati, ritornare una risorsa dopo aver esaurito la loro corsa teconolgica, perché sarebbe da pazzi buttare la cassaforte, computer e cellulari, insieme all’oro e al rame, metalli talmente rari per cui la gente addirittura s’ammazza a sangue freddo. Nell’esperimento, i consorzi “Sardegna ricerche” e Promea hanno così coinvolto una decina di imprese - da Sardegna – Pag. 4 06 marzo 2007 Cagliari a Tortolì, da San Sperate a Ploaghe - che oggi rastrellano in Sardegna gli ultimi arrivati tra i rifiuti del consumismo e si sono fatti consegnare chili e chili di materia prima in laboratorio. Lì il nuovo reagente è stato messo sotto pressione, ha lavorato a pieno ritmo anche se non ancora su scala industriale ma comunque con ottimi risultati nel rapporto costo-benefici. E per dirla come gli economisti: a tirar fuori oro e rame dai computer e dai chip dei telefonini non si buttano i soldi e si produce ricchezza. Resta da capire come il prototipo cagliaritano può diventare impresa e valere posti di lavoro. Inventori e industriali che hanno provato, si dicono fiduciosi: «Il mercato ha fame di oro e rame, noi possiamo saziarlo». Umberto Aime