Testi per la riflessione personale

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Testi per la riflessione personale
Giornata internazionale
di preghiera per la famiglia
14-15 maggio 2012
Testi per la
riflessione personale
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(Testi selezionati a cura di Lidia Lanzione del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus)
CONCILIO VATICANO II
E infine i coniugi cristiani, in virtù del sacramento del matrimonio, col quale significano e
partecipano il mistero di unità e di fecondo amore che intercorre tra Cristo e la Chiesa (cfr. Ef 5,32), si
aiutano a vicenda per raggiungere la santità nella vita coniugale; accettando ed educando la prole essi
hanno così, nel loro stato di vita e nella loro funzione, il proprio dono in mezzo al popolo di Dio. Da
questa missione, infatti, procede la famiglia, nella quale nascono i nuovi cittadini della società umana,
i quali per la grazia dello Spirito Santo diventano col battesimo figli di Dio e perpetuano attraverso i
secoli il suo popolo. In questa che si potrebbe chiamare Chiesa domestica, i genitori devono essere per
i loro figli i primi maestri della fede e secondare la vocazione propria di ognuno, quella sacra in modo
speciale. Muniti di salutari mezzi di una tale abbondanza e d'una tale grandezza, tutti i fedeli d'ogni
stato e condizione sono chiamati dal Signore, ognuno per la sua via, a una santità, la cui perfezione è
quella stessa del Padre celeste (Lumen Gentium, 11)
Prevenuti dall'esempio e dalla preghiera comune dei genitori, i figli, anzi tutti quelli che vivono
insieme nell'ambito familiare, troveranno più facilmente la strada di una formazione veramente umana,
della salvezza e della santità [...] Quanto agli sposi, insigniti della dignità e responsabilità di padre e
madre, adempiranno diligentemente il dovere dell'educazione, soprattutto religiosa, che spetta loro
prima che a chiunque altro [...] I figli, come membra vive della famiglia, contribuiscono pure in
qualche modo alla santificazione dei genitori. Risponderanno, infatti, ai benefici ricevuti dai genitori
con affetto riconoscente, con pietà filiale e fiducia; e li assisteranno, come si conviene a figli, nelle
avversità della vita e nella solitudine della vecchiaia. La vedovanza, accettata con coraggio come
continuazione della vocazione coniugale sia onorata da tutti . La famiglia metterà con generosità in
comune con le altre famiglie le proprie ricchezze spirituali. Allora la famiglia cristiana che nasce dal
matrimonio, come immagine e partecipazione dell'alleanza d'amore del Cristo e della Chiesa renderà
manifesta a tutti la viva presenza del Salvatore nel mondo e la genuina natura della Chiesa, sia con
l'amore, la fecondità generosa, l'unità e la fedeltà degli sposi, che con l'amorevole cooperazione di tutti
i suoi membri. (Gaudium et Spes 48)
I coniugi sappiano di essere cooperatori dell'amore di Dio Creatore e quasi suoi interpreti nel compito
di trasmettere la vita umana e di educarla; ciò deve essere considerato come missione loro propria.
(Gaudium et Spes 50)
La famiglia è una scuola di arricchimento umano. Perché però possa attingere la pienezza della sua
vita e del suo compimento, è necessaria una amorevole apertura vicendevole di animo tra i coniugi, e
la consultazione reciproca e una continua collaborazione tra i genitori nella educazione dei figli. La
presenza attiva del padre giova moltissimo alla loro formazione; ma bisogna anche permettere alla
madre, di cui abbisognano specialmente i figli più piccoli, di prendersi cura del proprio focolare pur
senza trascurare la legittima promozione sociale della donna. I figli poi, mediante l'educazione devono
venire formati in modo che, giunti alla maturità, possano seguire con pieno senso di responsabilità la
loro vocazione, compresa quella sacra; e se sceglieranno lo stato di vita coniugale, possano formare
una propria famiglia in condizioni morali, sociali ed economiche favorevoli. È compito poi dei genitori
o dei tutori guidare i più giovani nella formazione di una nuova famiglia con il consiglio prudente,
presentato in modo che questi lo ascoltino volentieri; dovranno tuttavia evitare di esercitare forme di
coercizione diretta o indiretta su di essi per spingerli al matrimonio o alla scelta di una determinata
persona come coniuge. In questo modo la famiglia, nella quale le diverse generazioni si incontrano e si
aiutano vicendevolmente a raggiungere una saggezza umana più completa e ad armonizzare i diritti
della persona con le altre esigenze della vita sociale, è veramente il fondamento della società. Tutti
coloro che hanno influenza sulla società e sulle sue diverse categorie, quindi, devono collaborare
efficacemente alla promozione del matrimonio e della famiglia; e le autorità civili dovranno
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considerare come un sacro dovere conoscere la loro vera natura, proteggerli e farli progredire,
difendere la moralità pubblica e favorire la prosperità domestica. In particolare dovrà essere difeso il
diritto dei genitori di generare la prole e di educarla in seno alla famiglia. Una provvida legislazione ed
iniziative varie dovranno pure proteggere ed aiutare opportunamente coloro che sono purtroppo privi
di una propria famiglia. (Gaudium et Spes 52)
GIOVANNI PAOLO Й
La situazione, in cui versa la famiglia, presenta aspetti positivi ed aspetti negativi: segno,
gli uni, della salvezza di Cristo operante nel mondo; segno, gli altri, del rifiuto che l'uomo
oppone all'amore di Dio.
Da una parte, infatti, vi è una coscienza più viva della libertà personale, e una maggiore
attenzione alla qualità delle relazioni interpersonali nel matrimonio, alla promozione della
dignità della donna, alla procreazione responsabile, alla educazione dei figli; vi è inoltre la
coscienza della necessità che si sviluppino relazioni tra le famiglie per un reciproco aiuto
spirituale e materiale, la riscoperta della missione ecclesiale propria della famiglia e della
sua responsabilità per la costruzione di una società più giusta. Dall'altra parte, tuttavia non
mancano segni di preoccupante degradazione di alcuni valori fondamentali: una errata
concezione teorica e pratica dell'indipendenza dei coniugi fra di loro; le gravi ambiguità
circa il rapporto di autorità fra genitori e figli; le difficoltà concrete, che la famiglia spesso
sperimenta nella trasmissione dei valori; il numero crescente dei divorzi; la piaga
dell'aborto; il ricorso sempre più frequente alla sterilizzazione; l'instaurarsi di una vera e
propria mentalità contraccettiva.
Alla radice di questi fenomeni negativi sta spesso una corruzione dell'idea e dell'esperienza
della libertà, concepita non come la capacità di realizzare la verità del progetto di Dio sul
matrimonio e la famiglia, ma come autonoma forza di affermazione, non di rado contro gli
altri, per il proprio egoistico benessere. (Familiaris Consortio, 6)
Ad essere calpestata nel diritto fondamentale alla vita è oggi una grande moltitudine di
esseri umani deboli e indifesi, come sono, in particolare, i bambini non ancora nati. Se alla
Chiesa, sul finire del secolo scorso, non era consentito tacere davanti alle ingiustizie allora
operanti, meno ancora essa può tacere oggi, quando alle ingiustizie sociali del passato,
purtroppo non ancora superate, in tante parti del mondo si aggiungono ingiustizie ed
oppressioni anche più gravi, magari scambiate per elementi di progresso in vista
dell'organizzazione di un nuovo ordine mondiale.
La presente Enciclica, frutto della collaborazione dell'Episcopato di ogni Paese del
mondo, vuole essere dunque una riaffermazione precisa e ferma del valore della vita
umana e della sua inviolabilità, ed insieme un appassionato appello rivolto a tutti e a
ciascuno, in nome di Dio:rispetta, difendi, ama e servi la vita, ogni vita umana! Solo su
questa strada troverai giustizia, sviluppo, libertà vera, pace e felicità! (Evangelium Vitae, 5)
BENEDETTO XVI
La famiglia – chiesa domestica – è un ambito primario della vita della Chiesa, specialmente
per il ruolo decisivo nei confronti dell'educazione cristiana dei figli. In questo contesto il
Sinodo ha raccomandato anche di riconoscere la singolare missione della donna nella
famiglia e nella società, una missione che va difesa, salvaguardata e promossa. Il suo essere
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sposa e madre costituisce una realtà imprescindibile che non deve mai essere svilita.
(Sacramentum Caritatis, 27)
Troppo grande è il bene che la Chiesa e l'intera società s'attendono dal matrimonio e dalla
famiglia su di esso fondata per non impegnarsi a fondo in questo specifico ambito
pastorale. Matrimonio e famiglia sono istituzioni che devono essere promosse e difese da
ogni possibile equivoco sulla loro verità, perché ogni danno arrecato ad esse è di fatto una
ferita che si arreca alla convivenza umana come tale. (Sacramentum Caritatis, 29)
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TESTIMONI DI SANTITÀ CONIUGALE
Beati Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi
Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi, un uomo e una donna che si sono voluti bene, due sposi
che si sono gioiosamente e con pienezza aiutati reciprocamente nella strada verso la felicità, nella
strada del Signore. Un babbo ed una mamma che hanno cresciuto figli cercando per loro le cose
migliori, non le più facili o più accattivanti, ma le più grandi, perché anche questi figli potessero
gustare la gioia del Signore. Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi sono stati proclamati beati da
Papa Giovanni Paolo II Domenica 21 Ottobre 2001.
Nella loro vita semplice e ordinaria, ma ben radicata nella realtà socio–politica del tempo,
spiccano la coerenza educativa e l’attenzione vivissima di Luigi e di Maria nei confronti dei loro
quattro figli.
Nel 1952 Maria annota nel suo scritto Radiografia di un matrimonio:
"Dalla nascita del primo, ci demmo ad essi, dimenticandoci in loro. Le prime cure, i
primi sorrisi, le risatine gioiose, i primi passi, le prime parole, i primi difetti che si
manifestavano preoccupandoci. Studiammo libri di pedagogia infantile, cercammo di
migliorarci noi, correggendo difetti, moderando il carattere, per amore di loro. Facemmo
sempre in modo che si divertissero fra loro, senza che altri - non curati così - potessero
guastare il nostro, certo imperfettissimo, ma scrupoloso lavoro. Poi la scuola. Poi lo
scoutismo che ne continuava, completandola, la formazione e li preparava alla vita. Li
vegliammo di giorno e di notte, gelosi che elementi mercenari potessero in qualche modo
offuscarne le anime. Sentimmo che avevamo una tremenda responsabilità di quelle anime di
fronte a Dio stesso che ce le aveva affidate, alla Patria di cui volevamo farne amorosi figlioli.
Li allevammo nella fede, perché conoscessero Dio e lo amassero. (…) Avremmo
indubbiamente sbagliato tante volte, perché "l'arte delle arti" non si esercita senza serie
difficoltà. Ma una cosa è certissima: come un'anima sola, aspirammo al loro migliore bene,
rinunziando a tutto ciò che poteva portare qualche danno ad essi, anche se doveva costarci
qualche privazione. Ma la gioia della dedizione compensò largamente tutto il resto, poiché è
gioia divina.”
Beati Luigi e Zelia Martin (Genitori di S. Teresa di Gesù Bambino)
I genitori di S. Teresa di Gesù Bambino, beatificati a Lisieux il 19 ottobre 2008, sono stati dichiarati –
dal Cardinale Josè Saraiva Martins – veri testimoni dell’amore coniugale. Hanno amato Dio e si sono
impegnati con forza a camminare sempre nella Sua volontà. Questo ha reso la loro vita coniugale e
familiare, in apparenza semplice e ordinaria, una via e una scuola di santità. Dopo i primi dieci mesi
vissuti in perfetta castità si sono aperti alla vita accogliendo ben nove figli. Hanno offerto nella fede la
morte prematura di quattro di essi e si sono impegnati ad educare gli altri nella santità. Hanno vissuto
il lavoro come luogo di santificazione e si sono posti sempre al servizio dei poveri.
Zelia ha scritto numerose lettere che ci narrano la vita di santità. In una lettera al fratello Isidoro, Zelia
scrive: “Sono sempre molto felice con lui, che mi rende dolcissima l’esistenza. Mio marito è un
sant’uomo, auguro uno sposo come il mio a tutte le donne per l’anno nuovo...” (1 gennaio 1863)
Nel primo manoscritto S. Teresa di Gesù Bambino, ricordando le ultime settimane di vita della
mamma, racconta questo episodio:
“Eravamo, Celina e io, come povere esiliate, tutte le mattine la signora Leriche1 veniva a prenderci, e
passavamo la giornata presso di lei. Un giorno non avevamo avuto il tempo di fare la preghiera prima
di uscire di casa e durante il tragitto Celina mi disse piano: “Dobbiamo dire che non abbiamo fatto la
nostra preghiera?”- “Oh, sì!” le risposi: allora lo raccontò molto timidamente alla signora Leriche, e
questa concluse: “Ebbene, figliette mie, ora la direte”. Poi ci mise tutte e due in una grande stanza e
se ne partì…Celina mi guardò e dicemmo: “Ah! Non è come Mamma. Lei ce la faceva fare sempre la
nostra preghiera!”. (Manoscritto A, n. 42)
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Il signor Leriche era il figlio di Fanny Martin, seconda sorella del signor Martin
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