“I Signori del Calcio” – Ludovic Giuly

Transcript

“I Signori del Calcio” – Ludovic Giuly
Comunicato Stampa
Giovedì 5 aprile - ore 18 - Sky Sport 1 HD
“I Signori del Calcio” – Ludovic Giuly
INTERVISTA ESCLUSIVA ALL’EX CENTROCAMPISTA DELLA ROMA
Domenech? “Non lo considero un grande allenatore, non ha vinto nulla”
Totti e De Rossi? “Senza di loro la Roma non sarebbe la stessa cosa”
Eto'o? “Il più grande attaccante con il quale abbia mai giocato”
Ancelotti? “La ciliegina sulla torta del Psg”
Giovedì 5 aprile 2012
Stasera, alle ore 18, su Sky Sport 1 HD, nuovo appuntamento con “I Signori del Calcio”.
Protagonista il centrocampista del Monaco Ludovic Giuly.
Seguono gli estratti principali dell’intervista esclusiva all’ex giocatore di Barcellona, Roma e Paris
Saint Germain.
MONACO
Didier Deschamps
Didier Deschamps mi ha aiutato tantissimo, ispirandomi e spronandomi a diventare un vero
professionista, perché, ad essere sincero, prima non lo ero affatto. Mi ha trasmesso valori
importanti come la voglia di vincere ogni partita senza nemmeno contemplare la sconfitta.
Grazie a lui sono cresciuto molto in fretta. La sua esperienza in Italia lo ha aiutato a inculcarci un
sistema di gioco rigoroso, una grande organizzazione difensiva. E' impressionante come ancora
oggi utilizzi quello che ha imparato durante gli anni passati in Italia. Deschamps ci ha insegnato a
non sentirci inferiori nei confronti di grandi squadre come il Real Madrid, il Chelsea o il Porto.
La finale di Champions contro Josè Mourinho, allora alla guida del Porto
E' un professionista che conosce alla perfezione il suo lavoro, sia l'aspetto tattico che quello
fisico e riesce a gestire tutto in modo impeccabile. Mourinho, Guardiola, Deschamps sono
allenatori che contribuiscono ad arricchire il calcio europeo grazie al loro talento.
BARCELLONA
Ronaldinho, Eto’o, Messi
Ronaldinho era impressionante, in allenamento come in partita faceva delle cose impensabili. Poi
c'era Eto'o, il più grande attaccante con il quale abbia mai giocato. Una persona adorabile nella
vita privata, si impegna molto per il suo paese ed è vicino alla sua famiglia, lo rispetto e lo sento
sempre volentieri. In campo non fa mai calcoli, da’ tutto per la squadra, basti pensare a quando
nell'Inter giocò terzino sinistro contro il Barcellona. Solo lui poteva fare una cosa del genere,
qualsiasi altro attaccante avrebbe risposto che il suo lavoro era segnare. Ha una mentalità
speciale e in più, palla al piede è imprendibile, segna tantissimo. E' stato un piacere conoscerlo e
giocare con lui. Ho visto anche crescere Messi, che si allenava con noi e ogni anno migliorava a
vista d'occhio, integrandosi in un gruppo che somigliava tanto ad una famiglia. Ho capito fin dal
primo momento che Messi ce l'avrebbe fatta, ma non mi sarei mai immaginato che potesse
raggiungere un livello così alto. Allenandomi con lui, però, vedevo che faceva progressi incredibili,
diventava di giorno in giorno sempre più forte fisicamente e sicuro dei suoi mezzi. Sono andato
via dal Barcellona perché ho capito che avrei passato il mio quarto anno guardando Messi dalla
panchina, giocare cinque partite a stagione non mi interessava. Sapevo che sarebbe stato
difficile competere con lui, ma oggi è diventato molto più che un grande calciatore. E' intoccabile.
Ibrahimovic
Ibra è potente, il migliore attaccante della Serie A, a Barcellona ha segnato molto ma non si è
ambientato perché il suo stile è perfetto per l'Italia. Spalle alla porta è immarcabile, ha un gran
fisico ed è raro che un giocatore così grosso sia talmente forte tecnicamente.
NAZIONALE
La mancata convocazione ai Mondiali del 2006
Nonostante avessi vinto la finale di Champions League con il Barcellona, non venni convocato
per i Mondiali, ma fa parte del calcio. L'allenatore fece le sue scelte, forse non gli andavo a genio,
così come è successo ad altri, ad esempio Pires: anche lui giocò la finale di Champions (con la
maglia dell’Arsenal, ndr) ma non andò al Mondiale. Nel calcio succedono cose alle quali non si
troverà mai spiegazione. Credo che quello resterà il momento più brutto della mia carriera, avrei
voluto dare qualcosa al mio Paese e da sempre sognavo di poter disputare la fase finale di un
Mondiale con la mia Nazionale. Ma non importa, ci sono cose più gravi nella vita. Forse non ero
abbastanza in forma o magari Domenech volle rivoluzionare la Nazionale inserendo dei giovani.
Onestamente, oggi non m’interesserebbe più avere una risposta da lui. E' vero, avevamo avuto
una piccola discussione che però si risolse in due minuti, per questo non capii poi la sua
decisione di escludermi. Forse lui se la legò al dito, ma io non posso farci niente.
Raymond Domenech
Non considero Domenech un grande allenatore, non ha vinto nulla. Credo sia grave escludere i
migliori giocatori quando rivesti il ruolo di allenatore della Nazionale. Si dice spesso che la cosa
più importante sia dimostrare il proprio valore nel club, io lo feci ma non venni convocato. E la
stessa cosa successe a Pires. Non pretendevamo di essere titolari, ma sicuramente avremmo
meritato di far parte della rosa dei 23.
I Mondiali del 2010
La catastrofe del 2010 è figlia di quel 2006. Certo, in Germania il ritorno di Zidane e Thuram aiutò
molto a nascondere le carenze della rosa, ma senza due campioni del genere in Sudafrica
Domenech non è stato più in grado di governare la nave e di gestire giocatori di carattere. E
abbiamo visto cosa è successo.
ROMA
Spalletti
Spalletti mi chiamò dicendo che avrebbe voluto portarmi a Roma, io telefonai a Mexes e lui mi
disse che sarebbe stato bellissimo e che mi avrebbe aiutato ad inserirmi. Ero felice di andare
dove mi desideravano, trovai uno stile di allenamento completamente diverso rispetto alla
Spagna, dove usavamo quasi solo il pallone. A Roma facevamo molta palestra, soffrivo la
preparazione fisica e dopo ogni allenamento ero davvero stanco. Il mese di agosto fu molto
complicato, non ero sicuro di adattarmi al meglio ma per fortuna Mexes mi è stato vicino.
Spalletti è un allenatore con molto carattere, quando arrivai a Roma non ne sapevo molto di
tattica, lui me l'ha fatta studiare a fondo per tre mesi. All'inizio rimasi scioccato perché tutti
facevano la stessa cosa e io mi sentivo quasi incapace di giocare a calcio, mi sembrava di vivere in
un videogioco che si ripeteva identico ogni mattina. Poi però durante le partite si notava che il
lavoro fatto in settimana aveva un senso, tutti sapevano alla perfezione cosa fare. Spalletti è
molto preparato tatticamente, così come Puel, un altro allenatore col quale ho lavorato che vive
talmente intensamente il suo lavoro da essere quasi brusco quando si relaziona con un
giocatore. Spalletti era troppo diretto, non ti metteva a tuo agio e non accettava che si
mettessero in discussione le sue idee, per questo ho avuto qualche problema con lui. In ogni
caso abbiamo avuto un buon rapporto, mi ha insegnato tanto e ha fatto grandi cose per la Roma
così come sta lavorando molto bene adesso allo Zenit.
Totti e De Rossi
Vedendo De Rossi e Totti ho capito cosa significa essere una bandiera in Italia, dove spesso un
giocatore diventa il simbolo di una squadra, come è successo anche a Maldini e Del Piero. E' stato
interessante entrare nel loro mondo e spesso gli chiedevo perché non avessero mai accettato di
lasciare la Roma. Sono troppo italiani, amano la loro città, la maglia, la squadra con la quale
giocano da sempre e quindi non possono andarsene, per loro sarebbe drammatico. Io avrei
voluto fare lo stesso al Monaco, ma De Rossi e Totti sono diversi, la Roma gli scorre nelle vene,
iniziavano a parlare del derby quindici giorni prima dicendo che perdere sarebbe stata la fine del
mondo.
Questi valori oggi nel calcio sono molto rari, senza Totti e De Rossi la Roma non sarebbe la stessa
cosa. Totti in fondo è ancora un ragazzino, l'ho frequentato anche fuori dal campo ed è un tipo
divertentissimo. Con noi poteva essere se stesso e dimenticare la pressione che viveva ogni
giorno, gli faceva bene passare il tempo insieme a noi perché non doveva fare attenzione a tutto
quello che diceva o faceva. In uno spogliatoio può sentirsi libero. Come giocatore all'inizio mi
sembrava buono ma non eccezionale, poi mi sono reso conto che difficilmente sbaglia una
giocata, è sempre al posto giusto e ha una visione di gioco incredibile in rapporto a tutti i gol che
ha segnato. Mi impressionava perché nelle partite importanti potevamo sempre contare su di lui,
contro la Juve, il Milan era presente. Forse contro squadre più piccole si impegnava un po' meno,
ma è un grande giocatore con qualità straordinarie e un bravissimo ragazzo.
I tifosi giallorossi
I tifosi a Roma sono diversi rispetto a quelli francesi o di Barcellona, quando le cose non vanno
sono sempre pronti a farsi sentire. Totti e De Rossi, per esempio, sono prima di tutto due tifosi,
uguali a quelli che vanno allo stadio. All'inizio questa situazione mi scioccava, al ristorante
sconosciuti si sedevano al mio tavolo per parlare di calcio e io non capivo cosa volessero. Per loro
però funziona così: se giochi nella loro squadra si sentono in diritto di venirti a salutare,
disturbarti se sei con la tua famiglia o in riunione. Ho imparato ad apprezzare tutto questo,
anche se quando i risultati non arrivavano la situazione diventava meno simpatica. Lo spettacolo
allo stadio però era fantastico.
PSG
Il passaggio al Psg
Ho lasciato la Roma per andare al Psg, il club era in difficoltà e io volevo aiutarlo. Makelele mi
chiamò dicendomi che anche lui avrebbe firmato e che insieme avremmo potuto fare buone
cose. Mi è sempre piaciuto andare in una squadra in cui c'era una sfida da vincere, in tre anni
siamo riusciti a risollevare il Paris Saint-Germain, un club che aveva molti problemi con i media, i
presidenti e gli allenatori. Insieme a Makelele e Coupet abbiamo cercato di riportare stabilità e
ricostruire lo spogliatoio, credo che ci siamo riusciti perché ora i nuovi proprietari possono
lavorare su una base più solida. Grazie ai loro mezzi finanziari e al lavoro di Leonardo e Blanc, il
Psg è in continua ascesa.
Ancelotti
Ancelotti rappresenta la ciliegina sulla torta. E’ un bene che un allenatore del suo livello sia
arrivato in Francia interessato al progetto, lui contribuirà ad accelerare la crescita soprattutto a
livello internazionale. Fino ad ora il Psg era famoso solo per la finale di UEFA giocata contro il
Bayern, adesso grazie ad Ancelotti avrà maggiore visibilità e potrà ambire a vincere titoli
importanti. Sono andato a trovare il Psg in hotel e Ancelotti mi ha fermato dicendomi: "Mi devi
una finale di Champions!".
Ufficio Stampa Sky - Tel. 02.30801.7229
Satya Pisanello - Tel. 02.30801.8450