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MASSIMILIANO D'A URELIO *
Si può raccontare una città come New York, i suoi spazi, i suoi
abitanti, attraverso gli occhi del cinema? Fino a che punto gli architetti
moderni sono stati influenzati dalla cinematografia degli anni ‘40 e ‘50
nella sfida verso l’alto delle loro imponenti opere? Ecco la breve
analisi di una “scenografia urbana” attraverso la storia del cinema...
New York:
la città come
set cinematografico
M
ai, nella storia del cinema,
nessuna città al mondo è stata
raccontata come New York e si è
prestata allo stesso modo come
set cinematografico.
New York rappresenta un’affascinante
e complesso sistema architettonico e urbano
che, a seconda dell’angolazione scelta, svela
una delle molteplici personalità che la
caratterizzano e che ne influenzano lo stile
di vita dei suoi abitanti più volte interpretato
nella storia del cinema.
L’isola di Manhattan ha fatto da sfondo a ogni
genere proiettato sul grande schermo:
drammatico, sentimentale, fantascientifico,
catastrofico, poliziesco, horror, ironico...
Gli spazi della città o la città stessa sono
stati protagonisti e narratori di una realtà
*Massimiliano D'Aurelio
Event & Communication
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urbana unica nel suo genere e nel suo
significato simbolico.
Il cinema è nato all’inizio del secolo scorso
nell’isola di Manhattan, il cuore di New York!
E a New York, sulle rive dell’Hudson,
ha ricevuto il suo battesimo ufficiale, la sua
consacrazione commerciale, la verifica
delle sue enormi possibilità nel campo
delle comunicazioni di massa.
Intorno al 1900, infatti, in Europa nessuno
lo considerava molto più di un gioco snob per
pensionati precoci e milionari. Dopo il boom
del 1885 e del 1886, dovuto all’abilità dei
francesi fratelli Lumière, che per primi avevano
realizzato delle “fotografie animate” inventando
l’attualità cinematografica, l’interesse
per il nuovo strumento s’era via via affievolito.
Amici e parenti che avevano assiduamente
frequentato il Grand Cafè del Boulevard
des Capucines di Parigi, ormai sapevano
New York immortalata nel film Metropolis
La finestra sul cortile si svolge interamente
all’interno di un tipico edificio pre-war
tutto su come arrivavano i treni
in stazione, su come uscivano operai
e padroni dalle fabbriche, sul modo più
efficace per innaffiare gli orti, sugli storpi
che guarivano all’improvviso, sulla prima
colazione di un neonato. Neppure
le “invenzioni” e i trucchi del loro concorrente
Méliès ne avevano risollevato le sorti.
Né le cose erano diverse in Italia,
in Germania, in Inghilterra e anche
negli Stati Uniti.
Il cinema se ne sarebbe, dunque, rimasto in
salotto. Un gioco di famiglia come la tombola,
se a New York, tra il 1898 e il 1908, non
fossero sbarcati quasi dieci milioni di immigrati.
I nuovi venuti, non conoscendo per la gran
parte l’inglese, preferivano al teatro
le immagini mute che si proiettavano
nei nickelodeons, i locali di quell’epoca.
Un’altra iniziativa d’oro dopo quella dei
nickelodeons fu lo sfruttamento su vasta scala
degli scenic-tours, una fantasiosa invenzione
dovuta al capo dei pompieri di Kansas City,
George Hale. Gli scenic-tours consistevano
nella proiezione di una serie di carrellate
panoramiche, girate nelle più suggestive
località d’America e d’Europa. Le Alpi Svizzere
Le locandine originali di due film che hanno
fatto storia, con la città di New York ancora
protagonista: King Kong e Colazione da Tiffany
e le cascate del Niagara erano i pezzi forti.
Comodamente seduti in poltrona gli spettatori
avevano l’occasione unica di poter ammirare
quasi contemporaneamente i castelli
della Loira e la torre di Londra, il Colosseo
e i cammelli del Sahara.
Nell’inverno del 1908, la sola New York
registrava un afflusso medio di 250.000
spettatori nelle sue sale cinematografiche,
nickelodeons e scenio-tours compresi.
La domenica il doppio. Verso la fine del 1909
gli Stati Uniti contavano già novemila sale,
mentre la Francia non ne possedeva che
due o trecento, e il resto del mondo ne avrà
avute all’incirca duemilacinquecento.
L’importanza di New York
come impianto scenico
■ La città nel suo complesso urbano:
Metropolis (1927). L’idea di Metropolis venne
a Fritz Lang, secondo quanto raccontò
lo stesso regista, “ammirando lo skyline
notturno di New York”
dal transatlantico
con il quale aveva raggiunto
gli Stati Uniti
■ La città e i suoi edifici: King
Kong (1933). Nonostante
siano passati più di
settant’anni dal giorno della sua prima
proiezione pubblica, King Kong può
probabilmente ancora ambire – se mai fosse
lecito stilare una classifica tanto sciocca –
al titolo di miglior film fantastico
in assoluto. Chi non ricorda l’immagine
superbamente incongrua di King Kong che
ruggisce la sua sfida al mondo “civilizzato”
dalla guglia del grattacielo più alto al mondo
(simbolo del potere dell’uomo sulla natura)?
■ La città e i suoi spazi privati: La finestra
sul cortile (1954). «Jeff, ma non ti rendi conto
di quanto sei ridicolo? Stare qui a guardare
dalla finestra per passare il tempo è un conto...
Ma farlo come fai tu, con il binocolo!».
Manhattan fa capolino solo all’orizzonte,
questa volta l’attenzione è rivolta all’interno
di una singola cellula: il cortile newyorkese,
autentico teatro per un voyeur
■ La città e le sue “cellule abitative”:
Colazione da Tiffany (1961). Sono solo
alcuni esempi dei tanti film che narrano
la città, i cui spazi e le cui strutture sono così
peculiari che, anche presi singolarmente,
creano uno spazio scenico che riconduce
subito a New York (come salire una scala
antincendio dei classici condomini pre-war
e guardare la città come Audrey Hepburn
in Colazione da Tiffany).
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