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ARCANGELO Arcangelo nasce nel 1956 ad Avellino, a due anni si trasferisce con la sua famiglia a Benevento dove frequenta le scuole e si diploma presso il Liceo Artistico. Appassionato di musica e di arte coltiva entrambi i linguaggi artistici, che lo portano a viaggi frequenti in città Italiane ed europee. Anni ’80 - Trasferitosi a Roma, Arcangelo s'iscrive all’Accademia di Belle Arti, frequenta i corsi di grafiche, e di scultura. In formatura ha come Maestro Ernesto Rossetti. Si diploma con Emilio Greco in scultura. A Roma frequenta l’ambiente accademico e i “Maestri” della scultura italiana, sente vicine a sé figure come lo scultore napoletano Augusto Perez e, contemporaneamente, le correnti delle nuove generazioni in pittura. Nel 1981 si trasferisce definitivamente a Milano, città che già frequentava da tempo. Viene a contatto con l’ambiente artistico milanese. Conosce il noto collezionista Peppino Agrati: le opere di Arcangelo iniziano a far parte di questa importantissima collezione. Incontra gli artisti europei che in quegli anni facevano le prime mostre a Milano, alcuni dei quali, diventati amici, saranno poi invitati da Arcangelo in diverse mostre collettive da lui organizzate negli anni successivi. Continuano i viaggi, inseguendo il desiderio di conoscere i grandi musei e le gallerie europee. Conosce Naila Kunigk e Walter Collier, della Galleria Tanit di Monaco di Baviera, con loro si stabilisce un profondo sodalizio, che lo porteranno a realizzare diverse mostre, anche in altri spazi espositivi europei: questa collaborazione continua fino ad oggi. Nel 1984 nasce il ciclo “Terra mia”. Negli stessi anni inizia un altro importante rapporto per Arcangelo, con Elena e Felix Buchmann, della Galleria Buchmann di Basilea. Anche con loro sarà presente in diverse mostre personali e collettive, realizzate nei loro spazi e in altre gallerie europee. Nel 1984 prende parte a Perspective ‘84, in occasione della Fiera di Basilea e, subito, sono organizzate le prime due importanti personali alla Galleria Tanit e alla Galleria Buchmann. Da subito la critica riconosce il forte e inviolabile legame con la sua “terra”. Le sue opere sono nere e profondamente radicate in quel “sud”, da cui proviene e su cui non cesserà di lavorare. Il suo lavoro viene esposto in diverse città europee: Harald Behm di Amburgo; Pierre Huber di Ginevra; Ingrid Raab di Berlino; a Milano, con una sua personale, inaugura la Galleria Guenzani; a Londra espone da Edward Totah, gallerista con cui é amico e che lo invita ad avere uno studio londinese, purtroppo il gallerista morirà prematuramente pochi anni dopo; a Parigi da Meght-Lelong; partecipa a Perspect’86 alla Kunstverein und Shirn Kunstalle di Francoforte; al P.A.C. di Milano; prende parte alla XI Quadriennale di Roma. In questi anni conosce Sergio Casoli, dello Studio Casoli di Milano: con lui non farà mostre, ma nasce una bellissima amicizia e stima reciproca, Casoli diventa collezionista di Arcangelo e frequenta assiduamente il suo studio e la sua casa. Mimmo Germanà, artista milanese scomparso pochi anni dopo, frequenta Arcangelo: diventano amici e complici nel racconto di Germanà degli eventi culturali-artistici di quegli anni in Italia. Nel 1988 nascono le tele “Pianeti” e le istallazioni “Altari”. Un’importante installazione, Coltivazione di mais, è realizzata da Arcangelo per un’esposizione alla Galleria Tanit di Monaco di Baviera, questa opera sarà poi esposta in altri spazi negli anni che seguiranno, ultima nel 2006, in occasione della collettiva alla luce del tempo presso il Palazzo Paolo V di Benevento, mostra nata da un espresso desiderio di Arcangelo, di chiarire le sue dinamiche con quella “terra” di cui tanto racconta nelle sue opere. Anni ’90 - Continuano le esposizioni personali e collettive: Kunstverein di Braunscweig; Kunstverein di Bonn; Museo di Arte Contemporanea di Trento; Palazzina dei Giardini di Modena. Nel 1989 nasce il suo primogenito, Gabriele Arcangelo. Nel 1990 compie un viaggio in Africa, importantissimo per il suo vissuto d'artista: da qui nasce il ciclo “Dogon“, tema esposto in mostre in molte gallerie e spazi pubblici. Nel ’92 prepara un’importante mostra al Réfectoire des Jacobins di Tolosa, nei magnifici spazi del quale realizza un'esposizione di grandi tele, sculture e altari. Nel ‘93 espone in Giappone, al Fukuyama Museum of Art e, con una personale, alla Kodama Gallery di Osaka. Nello stesso anno nasce il suo secondogenito, Emanuele Arcangelo. Nel 1993, a Firenze, con l’amico Paolo Gentili, della Galleria Gentili, espone parte del suo lavoro “Dogon”, tele e sculture dedicate all’etnia africana e in seguito, con la stessa, le Navi, ciclo di scultura nato nel ’95, che ripresenterà, come tema di mostra, presso la Galleria Di Meo a Parigi. Con Gentili sarà presente alle diverse fiere d’arte a cui la galleria toscana partecipa. Nel ’95 lavora alle opere su tela del ciclo “Misteri”. Al Cafè Florian di Venezia presenta “Unica” esponendo una scultura, Miracoli, e con Daniela Vedaldi, dello stesso Florian, presenterà successivamente, nel ‘99, un’installazione delle prime Anfore di terracotta, realizzate ad Albissola per il Cafè veneziano. A Losanna espone con la Galleria Alice Pauli e a Bologna con Giuseppe Lufrano della Galleria Otto, in questi spazi le opere di Arcangelo sono ciclicamente in mostra in galleria, così come alle fiere a cui la Otto partecipa come espositore. Organizza al Leoncavallo una collettiva d’arte contemporanea, progetto che nasce dalla volontà di dar voce ad uno spazio sicuramente inconsueto per l’Aarte e non amato da gran parte della città di Milano, ma vicino ad un’atmosfera sociale e culturale di Arcangelo. Al Leoncavallo realizza due edizioni di Leoncart-Città dei desideri, con alcuni artisti europei contemporanei da lui invitati. Nel 1996 a San Martino Valle Caudina, terra del suo sud, inaugura una collettiva di arte contemporanea con gli amici artisti: Arcangelo ne organizzerà sette edizioni, come appuntamento annuale estivo. Grandi mostre personali e collettive si susseguono con le opere appartenenti al ciclo dei Misteri, tema, legato alla “religiosità”, molto caro ad Arcangelo che porterà avanti fino a toccare, senza alcun timore, il concetto dei “penitenti”, I Battenti di Guardia Sanframondi del Sannio, processione settennale cristiano/ pagana e non a caso, a queste opere dure e sofferte, Arcangelo alterna la leggerezza erotica delle piccole tele del primo “Verso oriente” (oli su tela di lino), ciclo che nasce nel 1998. Contemporaneamente porta avanti un progetto di circa 370 disegni su carta dedicati alle immagini votive cristiane. Tra il 1999 e il 2000 nascono le opere su tela del ciclo “Tappeti Persiani” e le sculture in terracotta “Anfore”. Anni 2000 – Nel 1999 conosce a Milano Matteo Lorenzelli della Lorenzelli Arte – Milano: con l’amico gallerista espone nel 2000 e nel 2004 con due personali. Nei grandi spazi di Lorenzelli ha la possibilità di presentare un lavoro, dopo molti anni di assenza espositiva nella sua città, la cui maturità e profondità é evidente e, con la stessa galleria, partecipa a fiere d’Arte contemporanea di Bologna e di Milano e a diverse collettive. Con Bruno Lorenzelli, padre di Matteo, si stabilisce un rapporto di grande stima, in lui Arcangelo riconosce l’abilità e la sapiente esperienza di mercante e collezionista. Tra il 2000 e 2001 nascono le opere su tela “Feticci” e in seguito “Sanniti” e le sculture di ceramica “Orti”, queste ultime sono realizzate nei laboratori di ceramica Gatti di Faenza. Gli orti sono presentati presso la Galleria Otto, in una personale di Arcangelo nel 2002, e la ceramica Casa con orto in una collettiva da Lorenzelli Arte a Milano. Con la Tanit di Monaco di Bavierà espone tre piccole casa con orto alla fiera di Basilea. Nel 2002 Incomincia a lavorare al progetto editoriale monografico che sarà edito un anno dopo, un volume che racchiude parte delle sue opere degli ultimi venti anni, accompagnate da numerosi testi scritti appositamente per la Monografia. Realizza alcune Cartelle di incisioni, accompagnate da scritti di poeti come Alda Merini, Maurizio Cucchi e Maurizio Medaglia. Espone al Volume! di Roma, spazio espositivo anomalo e propositivo del suo amico fraterno Franco Nucci: realizza un pavimento di terra, affreschi, anfore dipinte e una testina in cera, Testa sannita, che riproduce il suo “sogno sannita”. Progetta un ciclo di Monotipi che saranno esposti in gallerie in Italia e in Germania. Inizia una grande collaborazione con Franco Terracciano, responsabile del P.R.U.S.S.T. CALIDONE del comune di Benevento, per l’elaborazione di progetti culturali a favore di strategie per il territorio sannita, nasce, così, la già citata mostra alla luce del tempo, insieme a numerose altre iniziative sempre centrate sul concetto di “territorio”. Iniziano i viaggi nel Mediterraneo, da cui opere su tela dedicate al tema “Le mie case”. Nel 2006 nasce il ciclo “I Vedenti”, tele presentate per la prima volta presso la Galleria di Kaj Forsblom a Helsinki, galleria con cui aveva già esposto in anni precedenti e con il quale riprende a collaborare. Nel 2006 inizia a progettare il II volume della Monografia, medita sulla possibilità di realizzare dei tappeti nel Mediterraneo attraverso laboratori con cui è in contatto e inaugura una personale alla PoliArt Contemporary di Milano, intitolata "Geografie del tempo" con un catalogo a cura di Leonardo Conti. Negli anni sono stati pubblicati numerosi cataloghi monografici e libri d’artista, che spesso hanno accompagnato le sue esposizioni in Italia e in Europa. Le sue opere sono presenti in molte collezioni pubbliche e private. Nell’opera di Arcangelo il sentimento di appartenenza è molto forte ed é chiave di lettura indiscussa delle sue opere, ma non necessariamente teso all’esclusivo concetto di “sud”, ma piuttosto all’idea di “terra” e “terre” possibili. I luoghi e gli uomini stessi, incontrati e scelti dall’artista, diventano parte fondamentale del suo singolare racconto.