MASTRO AdV - L`Agenzia di Viaggi

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MASTRO AdV - L`Agenzia di Viaggi
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n. 28 1 ottobre 2014
I N C H I E S T A
Inchiesta: ogni anno 100mila italiani decidono di trasferirsi all’estero
La grande fuga dei talenti
Gente che parte, gente che torna. Expat: nuovo target turistico?
Italiani che vivono all’estero: il tema è di grande attualità in questi giorni. Una volta - a fine ‘800, inizio ‘900
e dopoguerra (periodi ai quali corrispondono, a grandi
spanne, le principali ondate) – si chiamavano emigranti. Oggi, cervelli in fuga. Ma, più o meno, il significato è
lo stesso: connazionali che non riescono a trovare lavoro in Italia e dunque lo cercano in giro per il mondo. E’
di grande attualità, si diceva, perché il premier Matteo
Renzi, durante il tour di questi giorni negli Usa, ha incontrato allo Yacthing club di San Francisco una platea
di imprenditori dello start up e ricercatori italiani. "Non
vi faccio il solito discorso per chiedervi di tornare in Italia - così Renzi si è appellato ai cervelli in fuga della Silicon Valley - ma di andare avanti per cercare di cambiare
il mondo. Abbiamo un grande progetto di cambiamento, vi chiedo se volete darci una mano".
E che gli expat diano una mano alla lontana patria, è
fuor di dubbio. Pensando al solo settore turistico il loro
andirivieni (per andare, tornare, fare vacanze nostalgiche, parenti che li raggiungono o viceversa, e via dicendo) non va sottovalutato. Anzi, forse dovrebbe essere oggetto di riflessione e di iniziative da parte di tour operator e adv. Soprattutto se si pensa che i quattro milioni di
italiani nel mondo crescono in numero esponenziale se
vi si aggiungono gli oriundi generati dalle vecchie migrazioni, che hanno conservato un legame culturale con
il paese di padri e nonni. Si arriva così all’impressionate
cifra di 80 milioni, tra i quali va citato, come esempio pieno di orgoglio per tutti, il sindaco di New York, Bill De Blasio. D’altro canto, e sempre sotto il punto di vista turistico, non va dimenticato che una buona metà dei buyer internazionali sono italiani o di origine italiana.
LA ‘DANTE’
Chi la conosce la chiama così, confidenzialmente: la Dante. Ma non ci si
lasci ingannare dal tono di understatement perché la società Dante Alighieri,
fondata nel 1889 da un gruppo di intellettuali guidati da Giosuè Carducci, rappresenta una
realtà importante. «I nostri 423
comitati, diffusi in 60 paesi, costituiscono un pezzetto d’Italia nel resto del mondo – spie- Alessandro Masi
ga il segretario generale Alessandro Masi – All’estero (ma
anche nei comitati in Italia) insegniamo la lingua italiana,
diffondiamo libri e pubblicazioni, teniamo conferenze e manifestazioni (ultimamente anche enogastronomiche) con lo
scopo di tutelare e diffondere lingua e cultura italiane. Nello stesso tempo cerchiamo di ravvivare i legami spirituali
dei connazionali all’estero con la madre patria». Dal 2009
inoltre la Dante è entrata a far parte della giuria del prestigioso
Premio Strega. Sul piano della diffusione della lingua italiana, la Società rilascia, in base a una convenzione con il Ministero degli Affari Esteri e con l’università La Sapienza di
Roma, il certificato PLIDA (Progetto Lingua Italiana Dante
Alighieri), un diploma che attesta la competenza in lingua
italiana. I t.o. che lavorano in outgoing sanno che le migliori guide parlanti italiano sono quelle diplomate alla Dante.
Branca importante della società è quella rappresentata dai
Parchi letterari italiani, parti di territori caratterizzati da diverse combinazioni di elementi naturali e umani che illustrano l’evoluzione delle comunità locali attraverso la letteratura. E che costituiscono uno spunto interessante, soprattutto in vista dell’imminente Expo, per tutta l’area dell’incoming nazionale.
www.ladante.it
Tornando all’oggi, il fenomeno, imponente in alcuni
periodi del secolo scorso ma affievolito negli anni di
vacche grasse, ha ripreso quota in modo virale a causa
della crisi. Secondo gli ultimi dati Aire (l’anagrafe degli
italiani residenti all’estero) anche il 2013 ha visto crescere l’emigrazione italiana: i connazionali espatriati
hanno sfiorato quota centomila, con un incremento del
19,2% rispetto al 2012 (anno nel quale la crescita era
stata pari al 30%) e addirittura del 55% in soli due anni
(dai 60.635 del 2011). È come se l’intera città di Alessandria si fosse trasferita all’estero. E va considerato che
questi dati sono al ribasso, dato che circa un italiano su
due non comunica il
proprio trasferimento
oltreconfine.
casa e lavoro. Alcuni arrivano in modo davvero un po’
sprovveduto, avendo captato in modo un po’ vago che
qui si trova occupazione facilmente».
Vivere da migrante
Lasciare casa, famiglia, stile di vita: andare a vivere fuori Italia probabilmente non è subito facile. Ma l’obiettivo
è ambizioso: trovare una buona occupazione e migliorare il proprio tenore sociale ed econonomico. Ambizioso
ma assolutamente non impossibile: l’80 % degli italiani all’estero, secondo i dati della Fondazione Migrantes, ha migliorato sensibilmente le proprie condizioni di vita. E, sbirciando sui blog (interessante quello legato alla trasmissione di Radio 24 Fuga dei talenti) la maggior parte degli
expat dell’ultima ora non ha alcuna intenzione di tornare
a vivere in Italia. Certo, chi decide di vivere all’estero oggi, è per certi aspetti più fortunato rispetto ai migranti del
passato. Gli italiani, nella prima parte del secolo scorso
e fino agli anni Settanta, non furono assolutamente ben
visti dalla popolazione locale, in particolare negli Stati
Identikit
del nuovo expat
Da dove vengono e
dove vanno i nuovi expat? Si espatria sempre
più dall’Italia centrosettentrionale. A livello
di provenienza regionale, resta ampiamente in testa la Lombardia,
con 17mila espatri
(+24,7% sul 2012), seguita dal Veneto (8743
emigrati). La vera sorpresa è però il Lazio, che in un solo
anno sale di due posizioni e scalza la Sicilia dal terzo posto: 8211 gli emigranti laziali, con un incremento del 37,9%.
Le destinazioni prevalenti sono i paesi del Vecchio Continente: lo scorso anno ben il 64% ha scelto l’Europa. In
particolare la Gran Bretagna, che ha registrato un vero
boom (quasi 13 mila espatriati) con un + 71,5% in un solo anno (dati Aire). E che è diventata il primo paese mondiale di emigrazione per gli italiani, sorpassando con un
solo balzo due posti: Germania (con 11.731 emigrati nel
2013), e Svizzera (10.300). A seguire Francia (8342) e Argentina (7496). Nella top ten dei Paesi di emigrazione da
segnalare il sorpasso del Brasile (sesto Paese di destinazione) sugli Stati Uniti (ora settimi).
Quanto all’identikit del migrante si è già detto che è
soprattutto un cervello ovvero dotato di un buon livello
culturale e spesso di laurea. Va aggiunto che è uomo nel
56% dei casi e, una volta su due, un under 40. Un po’ più
numerosi i 30-40enni (24mila), rispetto ai 20-30enni
(21.515). Rispetto al 2013, l’incremento di espatri in questa fascia d’età è stato del 28,4%, superiore dunque alla
media generale di quasi dieci punti. Anche per loro l’Europa fa la parte del leone, assorbendone il 70,3%
Voglia di fuga. Con lavoro o senza
Tanto forte è la voglia di fuga da questo paese (con disoccupazione giovanile al 45%, dove i giovani vengono
definiti bamboccioni o, più elegantemente, choosy), che
- secondo l’Osservatorio Istud 2013-2014 - il 41% dei giovani sceglie l’estero come prima opzione per il futuro.
Anche senza nessun progetto di lavoro in cantiere. Non
a caso sono nati sul web decine di blog e, in tutta Italia,
diverse agenzie di collocamento mirate. Ed egualmete
non a caso realtà che rappresentano l’Italia all’estero, come le sedi della Dante Alighieri, si trovano subissate di
curricula, richieste di informazioni, consigli, incoraggiamenti come ci dicono Maria e Sandra Fresia, insegnanti di lingua italiana nelle sedi Dante rispettivamente di Auckland e Christchurch in Nuova Zelanda: «Soprattutto con la progressiva chiusura di ambasciate e
consolati, ci prendono come riferimento anche per sapere dove comprare il biglietto del bus o come trovare
Uniti. Per moltissimo tempo, gli immigrati che sbarcavano a Ellis Island a New York, furono indotti a nascondere l’ascendenza italiana americanizzando il proprio nome. Niente a che vedere con l’esperienza di chi emigra
oggi. Ormai l’italianità viene ritenuta un fattore di grande appeal, il successo del made in Italy e dell’enogastronomia italica sono ormai fuori di dubbio. Lo spazio Eataly sulla Fifth Avenue di New York contende il numero
di visitatori al Metropolitan Museum. Spesso i tanti italiani che segnano la storia delle scoperte scientifiche lavorano negli Stati Uniti o nell’Europa del Nord. Il fatturato dei cantieri italiani all’estero è quasi uguale a quello interno con 5,5 miliardi di euro.
Gli studenti e i pensionati.
E poi ci sono due categorie di expat. Poco significative dal punto di vista occupazione, ma decisamente interessanti per gli operatori turistici. Si tratta degli studenti
e dei pensionati. I primi, diverse decine di migliaia ogni
anno, sono veicolati soprattutto da programmi di mobilità studentesca quali Erasmus e Socrates, e sono aumentati
esponenzialmente negli ultimi dieci anni.
Altrettanto in crescita il numero delle persone che da
pensionati - per motivi fiscali, di costo della vita più vantaggioso, ma anche di clima e tranquillità - preferiscono risiedere oltreconfine. Nel corso degli anni sono nate anche numerose agenzie che supportano e assistono
gli anziani in fuga. Queste agenzie si occupano di tutte
le questioni burocratiche relative al trasferimento della pensione. Consultando il sito dell’Inps le mete che
sono risultate più gettonate nel 2013 sono in gran parte europee (con 222mila pensionati), soprattutto in paesi quali Bulgaria, Slovenia, Svizzera. Al secondo posto
c’è l’America (settentrionale, con Canada in testa, e poi
meridionale, in Brasile e Argentina), quindi, a seguire,
l’Oceania, l’Africa (soprattutto Tunisia e Marocco, ma
anche Sudafrica) e l’Asia (soprattutto Thailandia). Infine 1.131 pensionati hanno scelto l’America centrale, in
particolar modo Panama e Costa Rica.
Come dire, parafrasando il titolo di un film dei fratelli
Coen: l’Italia... non è un paese per vecchi.
Maria Paola Quaglia