Reddito di Base - un impulso culturale

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Reddito di Base - un impulso culturale
Reddito di Base - un impulso culturale
Un film di Daniel Häni e Enno Schmidt
Un reddito è come aria sotto le ali. Con il Reddito di Base il reddito diventerebbe un diritto civile.
Benvenuti - sulla Terra.
Oggi praticamente tutti hanno un reddito.
Altrimenti non potrebbero vivere.
La questione è: a quali condizioni? Il reddito delle persone oggi da dove proviene? In Germania
il reddito di 4 cittadini su 10 proviene da un lavoro retribuito, un lavoro con cui ci si può
"guadagnare" da vivere - si tratta cioè di redditi da lavoro.
Circa 3 su 10 - soprattutto bambini e giovani - percepiscono il loro reddito dai familiari.
2 su 10 vivono della propria pensione.
E meno di 1 su 10 vive di indennità di disoccupazione o assistenza sociale.
Tutti i redditi provengono dall'economia.
Ma solo il 41% della popolazione svolge un lavoro retribuito.
Tutti gli altri hanno redditi di altra natura, cosiddetti 'redditi di trasferimento', redditi non legati
direttamente ad un’attività lavorativa.
Un Reddito di Base non dovrebbe esserci quindi del tutto estraneo.
Ci è nuova la sua incondizionalità.
Ma gli odierni presupposti per un reddito - sono al passo coi tempi? Peter Ulrich: Se non siamo
del tutto ingenui dovremo tenere conto del fatto che il mercato del lavoro in futuro non potrà più
soddisfare la richiesta di integrazione sociale per tutti gli individui.
E se escludiamo la seconda opzione, il Reddito di Base, questo ci costringe a puntare tutto
sulla carta della "crescita economica", a qualunque prezzo.
È questa la logica dell'odierna Realpolitik.
Dall'estrema destra alla estrema sinistra, tutti invocano la crescita economica.
Si pensa cioè in termini di quantità precludendosi la possibilità di ideare modelli organizzativi
nuovi, e di maggiore qualità per la nostra società.
Del resto oggi “crescita economica” non implica più un automatico aumento dei posti di lavoro.
A conti fatti è vero l'esatto contrario.
Uno dei presupposti per la crescita economica continua però ad essere una domanda con
potere d'acquisto.
Questo significa che la gente deve avere soldi in tasca.
Cosa pensa del reddito di base Klaus Wellershof, capo economista del maggiore gestore
patrimoniale e di una delle più grandi banche del mondo? Klaus Wellershof: Garantire alle
persone un sostegno incondizionato? E' un principio di cui sono convinto sul lungo termine
andrà ad affermarsi, dovrà affermarsi, ma che incontra notevoli difficoltà davanti alle numerose
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pretese e rivendicazioni all'ordine del giorno.
Quali potrebbero essere queste pretese? Forse quella di mantenere posti di lavoro? Tutti i
politici vi insistono.
Ma intendono davvero l'occupazione? o piuttosto le entrate fiscali? Vogliono forse impedire che
ancora più gente attinga alle casse sociali e che le spese pubbliche esplodano? Peter Ulrich:
Tuttavia non è lo "Stato malvagio" a causare l'esplosione dei costi.
Quanto gli esiti di una storia di successo il cui motore si chiama “razionalizzazione”.
Che ha luogo anche davanti alla porta di casa.
Immaginiamo come proseguirà questa storia di successo...
"Che lavoro farebbe, se non dovesse preoccuparsi del Suo reddito?" Una domanda che si
impone, con l’idea di un Reddito di Base.
Esistono vari modelli per un Reddito di Base.
In comune hanno la definizione del network tedesco per il Reddito di Base: Un Reddito di Base
è un reddito incondizionato spettante ad ogni singolo membro di una comunità politica.
Essa comprende 4 criteri: Garantire la sussistenza e consentire la partecipazione sociale.
Rappresentare un diritto individuale.
Erogazione senza accertamenti sulla situazione di bisogno.
Non comportare un obbligo a lavorare.
Teniamo però i piedi per terra.
Il Reddito di Base non per tutti significa più denaro.
Non proviene dall'alto, e non si somma ad altro, bensì fluisce organicamente nel reddito
esistente.
Il reddito da lavoro diminuisce.
L'ammontare del reddito complessivo non cambia, cambia invece la sua composizione.
Il reddito di base è una nuova forma di reddito.
Non è un salario minimo.
Non è un compenso per qualcosa.
Non è vincolato ad un'attività lavorativa.
È vincolato alla persona! – indipendentemente dalle circostanze.
Sascha Liebermann: A differenza del Comunismo, che soffoca l'individuo, e del liberismo di
mercato, che vuole abbandonare l'individuo a sé stesso, il Reddito di Base chiede sicurezza
esistenziale per creare un massimo grado di libertà - per lasciare all'individuo la scelta.
Ciò però richiede una garanzia di reddito.
Che naturalmente deve essere tanto alto da consentire effettivamente la rinuncia ad un lavoro
retribuito.
Poter rinunciare è un presupposto per potersi incontrare alla pari.
Gran parte di chi oggi vive di assistenza sociale con un Reddito di Base non ne dipenderà più.
Il Reddito di Base sostituisce prestazioni statali fino ad un importo pari al proprio. Solo laddove
tale importo risultasse insufficiente verrebbero erogati sussidi aggiuntivi.
Con un Reddito di Base, più soldi in tasca li avrebbe solo chi oggi ne ha meno.
Soprattutto bambini e giovani, cioè le famiglie.
È chi oggi ha una pensione troppo bassa, lavoratori precari e liberi professionisti che si riducono
all'osso - lavorando.
Il Reddito di Base elimina la povertà e dona maggiore stabilità al ceto medio, grazie ad una
base sicura.
Libera dalla paura della vecchiaia.
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Non è denaro che gli uni danno agli altri, per poi giudicarli.
Non è un aiuto tardivo per le emergenze, quanto una prospettiva - per tutti quanti.
Il Reddito di Base non presuppone un’umanità migliore.
Non risolve nemmeno i problemi - - Non con i soldi.
Ma rende attuabili più soluzioni – attraverso le persone.
Thomas Paine fu il primo sostenitore dei diritti dell'uomo, e uno dei Padri Fondatori degli Stati
Uniti d'America.
‘United States of America', questa definizione è sua.
Il suo scritto "Common sense", in italiano: "Buon senso", ispirò la dichiarazione d'indipendenza
delle colonie nordamericane dalla corona britannica.
Le sue idee influenzarono profondamente la prima costituzione democratica del mondo.
Wolfgang Roehrig: "Noi riteniamo che le seguenti verità siano evidenti: che tutti gli uomini sono
creati uguali, che essi sono stati dotati dal loro Creatore di alcuni diritti inalienabili, fra cui: il
Diritto alla Vita, alla Libertà e alla Ricerca della Felicità." „Rights of Man“, diritti umani.
Un’idea pazzesca all'epoca.
Ma anche oggi.
Stessi diritti per tutti in quanto esseri umani! - Che idea insensata: I diritti sono una prerogativa
di chi dispone di proprietà! Tutti gli altri non saprebbero cosa farsene – se non diventare
sfacciati! Diritti umani? Ma questo significherebbe eliminare anche la schiavitù.
E chi ci laverebbe i piatti poi? Chi farebbe tutto quel lavoro faticoso e poco amato, che non
vogliamo né pagare né apprezzare adeguatamente? Simili timori possono sorgere anche oggi.
Per esempio davanti al Reddito di Base: L'economia collasserebbe, si pensa, la società
finirebbe nel caos.
Assai peggio fu però quando la Terra divenne tonda.
La Chiesa insistette a lungo sul disco piatto.
Questo era circondato dalle acque del Caos.
E chi si fosse avvicinato troppo al bordo avrebbe potuto cadervi.
Il disco era sovrastato da cieli fissi, entro i quali le stelle tracciavano il proprio cammino.
E ancora oltre: sfere celesti entro le quali albergavano le Potenze che all'uomo incutevano
timore e speranza.
È così che oggi guardiamo al denaro e all’economia.
All'epoca, tutto dipendeva dall'idea della Terra piatta, determinando mentalità, ordine e
certezze.
E così, ogni epoca ha una sua "Terra piatta", con qualcuno che la governa dall'alto Era
semplicemente impossibile che fosse tonda.
Quando infine risultò davvero sferica, continuò a trovarsi al centro dell'Universo, e ovviamente
non poteva girare su sé stessa.
Ciò rese molto complicato rappresentare le leggi che regolano il moto dei pianeti.
Tutto dipende sempre dalla scelta del punto d’osservazione.
Anche nel caso del Reddito di Base.
È complicato soltanto se non si è consci del proprio moto.
Giungo presto al limite del comprensibile, se prendo le mosse dai frutti del passato,
apparentemente conchiusi, e avvolti in costrutti ideologici.
Diventa più semplice se mi concentro sull'essere umano - e sul divenire.
Qualsiasi sistema pretende di essere vero in sé, e non sa mutare di propria iniziativa.
Questo lo sa fare solo l'uomo.
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Margit Appel: Il Reddito di Base è un tema che in Austria, in Svizzera e in Germania viene
ampiamente discusso.
Gabriele Fischer: Secondo me significa anche che i tempi sono maturi.
Justus Wittich: Si restituisce dignità all'uomo.
Margit Appel: E non è vincolato alla condotta sociale.
Wolf Lotter: Il Reddito di Base contribuisce soprattutto ad allentare le odierne tensioni sociali.
Michaela Schmoczer: Oggi tanti sono dentro (hanno un posto di lavoro), che in realtà non
vogliono lavorare.
E noi diciamo: Ehi, quelli ci fregano i posti di lavoro! E altri sono esclusi (non hanno un lavoro),
che invece vorrebbero lavorare.
Bene, il fatto che all'individuo venga lasciata la libertà di decidere, di poter dire: voglio, oppure:
non voglio - questo crea dinamismo.
Bettina Dieterle: E l’aspetto più interessante per me è che, se sono io a decidere, non avrò più
scuse alla fine della mia vita: “Non ho fatto ciò che avrei voluto fare perché non me lo potevo
permettere!” (sottofondo: Sì, esatto, più nessun alibi! ) Götz Werner: Quanti di voi studiano
soltanto per accontentare i genitori? In quale società vogliamo vivere? Bene, se non vi ponete
questa domanda, tanto vale che facciate partire i vostri computer.
Justus Wittich: Assisteremmo ad un fiorire di iniziative. Uomo in riva al lago: Mah, io sono
scettico.
Molto scettico.
E cioè: se ci fosse un Reddito di Base, io sarei portato a pensare che diminuirebbe la
motivazione per impegnarsi e lavorare.
Scomparirebbe.
Martin Hafen: Il lavoro da reddito fa ammalare, perché i tempi per svolgere le mansioni - e
questo sarebbe facilmente dimostrabile – vengono costantemente ridotti.
Wolf Lotter: Un Reddito di Base, nella sostanza, conduce ad una società più libera.
È questo l’elemento decisivo.
Ci allontana dalla dipendenza salariale e ci conduce verso una maggiore autonomia.
Uomo in riva al lago: E naturalmente poi sorge la domanda: Come si finanzia? Perché, da
qualche parte il denaro dovrà pur entrare.
Justus Wittich: Come economista posso dimostrare che è finanziabile. (Dal pubblico: Sì.) Wolf
Lotter: La grande sfida consiste nel fatto che il singolo deve imparare a gestirlo.
È questa la cosa straordinaria.
Ed è qui che siamo solo agli inizi.
Non con il finanziamento.
La finanziabilità è garantita.
La sfida più difficile consiste nella libertà.
"La finanziabilità è garantita." "La sfida più difficile consiste nella libertà" Di visioni catastrofiche
per il 21° secolo già ne abbiamo.
I giornali ne sono stracolmi - e anche noi.
"Il Reddito di Base è una prima visione positiva per il 21° secolo" Non è uno di quei grandi temi
globali che ci ammettono solo come spettatori.
È qualcosa che riguarda tutti, perché mette il singolo nelle condizioni di non fare (non
continuare) ciò che contrasta con i propri principi e di dedicarsi a ciò che desidera realmente.
O in tanti rimarrebbero: a casa? La gente non lavorerebbe più? Tutto fermo, come durante uno
sciopero a catena? Svago permanente per i capi reparto? Responsabilità? Oltre l’orizzonte.
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Nessuno che rema, nessuno che studia.
Le università - deserte? Il Reddito di Base azzererebbe lo stimolo ad ottenere una migliore
qualifica? Chi non vi è costretto, non fa di sé capitale umano? Mentre alle imprese già oggi
mancano lavoratori qualificati! Quali sono le prospettive per l'economia? Roland Blaschke: Mi
irrita soprattutto che non si ha più cognizione della funzione originaria dell'economia.
Essa è una parte integrante dell’assetto sociale, rende possibile la vita, ha lo scopo di metterci
a disposizione beni e servizi.
E questa concezione è del tutto scomparsa.
L'economia ora è un circuito autonomo che persegue tutt'altri scopi, che non ha quasi più nulla
a che vedere con la vita umana, e addirittura è in grado di distruggere vite umane.
Uomo in riva al lago: Eppure sono fermamente convinto: Abbiamo bisogno di un sistema che
premi l'efficienza: una buona prestazione va pagata.
E un sistema in cui i fondi si distribuirebbero uniformemente, versando a tutti la stessa cifra o un
salario base (Reddito di Base), alla fine condurrebbe allo sfascio della società meritocratica.
Prestazioni retribuite nel 2001 in Germania - - 56 miliardi di ore di lavoro retribuito.
Prestazioni non retribuite - - 96 miliardi di ore di lavoro casalingo o educativo privato, come
genitore, o sotto forma di volontariato.
Un Reddito di Base non ostacolerebbe in alcun modo la retribuzione di prestazioni.
La domanda dovrebbe riguardare piuttosto i metodi dirigenziali una volta venuto meno il potere
coercitivo del denaro sugli individui, nelle imprese, nella società, quando grazie al Reddito di
Base le persone diventano meno ricattabili.
E che volto avrà l’autodeterminazione? Tutti quanti ozierebbero ai bordi della piscina? E la
spazzatura marcirebbe per strada? I pensionati dovrebbero ripulire i parchi? Un Reddito di Base
andrebbe a minare la società meritocratica, la sensazione di autonomia, la soddisfazione per il
proprio successo? E non sarebbe una gran noia, se tutti quanti già avessero un reddito?
Un'idea per vecchi Hippie e scuole steineriane, convinti che l'uomo sia per sua natura - buono.
L'essere umano è anche un animale! E non vuole un Reddito di Base, quanto un territorio di
caccia.
Meglio aspettare, e vedere cosa ci porteranno i nuovi mercati.
Fuori dalla porta.
È questa la realtà per molte persone.
Non hanno accesso ai tavoli imbanditi.
Un Reddito di Base ravvicinerebbe le persone? O accrescerebbe invece il divario fra i membri
di una società a due classi? Impieghi lucrativi, istruzione elitaria, gestione indisturbata del
capitale per gli uni, mentre gli altri si arrangiano con il Reddito di Base - - trascorrendo la vita fra
speranze e hobby, guadagnandosi qualcosina in più per 2 Euro l’ora - e non sono più d’intralcio
nelle questioni di rilievo.
Di un Reddito di Base si può anche abusare.
Fissandone l’importo in modo tale che non basti per poterne vivere.
tagliando in cambio tutte le prestazioni sociali.
Implicherebbe l’obbligo al lavoro per tutti, senza bisogno di esservi sollecitati.
Per stipendi come in Cina, e senza che il Reddito di Base consenta di rifiutare un lavoro
proposto.
Qualora poi l’erogazione venisse complicata da fonti diverse, modelli speciali, conti e
controconti, controlli e condizioni, si avrebbe la stessa situazione di oggi – ma peggiorata.
Di un Reddito di Base si può fare cattivo uso nei seguenti modi: - con un importo troppo basso
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- sostituendolo alle prestazioni sociali - vincolandolo a determinate condizioni „Chi non vuole
lavorare neppure mangi“, disse San Paolo.
Riferendosi però a chi non contribuisce al bene della comunità.
„Se davvero già sono tanto prossimi alla salvezza”, disse Paolo, „da poter smettere di lavorare,
che dunque smettano anche di mangiare“.
Un uomo ancora dotato di spirito. A differenza di altri.
Qui alcuni allievi vengono posti in un cesto appeso sopra il tavolo imbandito, e lasciati a bocca
asciutta.
Perché hanno lavorato troppo poco.
Privazione del cibo.
Qualsiasi regola diventa atroce quando viene a mancarle lo spirito.
Katja Kipping: I dibattiti sul Reddito di Base hanno in primo luogo il compito di rompere con le
idee del passato.
Come la regola ideologica: „Soltanto chi svolge un lavoro retribuito ha il diritto di mangiare”.
I dibattiti sul Reddito di Base devono porre fine a questo equivoco, che soltanto con un lavoro
retribuito si compia qualcosa di buono per la società.
Esistono anche attività retribuite che fanno proprio il contrario.
„Chi non vuole lavorare neppure mangi“.
È così che è stato interiorizzato.
L'artista Joseph Beuys creò la nuova formula "Chi non vuole pensare verrà cacciato" Da
mangiare infatti ve n’è a sufficienza, e anche di tutti gli altri beni.
C’è solo da chiedersi: che ne sarà del lavoro? Götz Werner: Il lavoro che riguarda la
lavorazione delle risorse, delle materie prime, e il lavoro nella produzione grazie al cielo sarà
sempre meno! L’economia ha il compito di affrancare l’umanità dal lavoro! "L’economia ha il
compito di affrancare l’umanità dal lavoro!" Non lo leggiamo sui quotidiani.
Liberare - per cosa? Non lo troviamo scritto nemmeno nelle linee guida delle imprese.
Licenziare un collaboratore non è facile per nessuno.
Eppure le cose vanno così.
E una volta riconosciuto come fatto, addirittura come compito, un’altra cosa diverrebbe
evidente: Liberare DAL lavoro significa anche: liberare PER il lavoro.
L’idea che oltre il recinto vi siano solo vacanza e svago nasce dalla condizione di dipendenza.
A quali posti di lavoro mirano gli investimenti? Götz Werner: Tutti questi investimenti in nuovi
posti di lavoro mirano al contempo alla razionalizzazione.
Servono a sviluppare metodi e mezzi per ridurre il lavoro.
E non troverete nessun manager che dirà: Cosa posso fare per aumentare il lavoro? "Cosa
posso fare per aumentare il lavoro?" Il compito dell’economia è: soddisfare una richiesta.
In modo efficace, come fanno tutti.
Il suo compito quindi non è quello di creare lavoro.
Dall’altro lato vediamo che ognuno reca con sé obiettivi, domande e compiti, che alcuni non
perseguono per il semplice fatto che non sono „redditizi“.
Götz Werner: Il problema sociale che ci troviamo di fronte è che molte persone che oggi hanno
un posto di lavoro, in realtà hanno solo solo un posto da reddito.
Avere solo un posto da reddito significa svolgere un'attività al solo scopo di avere un reddito.
In cui però non si riconosce alcun senso.
È un problema sociale, in quanto causa gran parte della frustrazione e delle malattie croniche.
In Germania il 12% degli occupati dice di sentirsi al posto giusto.
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Poco più di un decimo degli intervistati.
Una buona metà, il 54%, è piuttosto insoddisfatta del proprio lavoro, riconoscendovi però
qualche aspetto positivo.
Mentre il 34% degli occupati è del tutto insoddisfatto del proprio lavoro.
Cioè circa un terzo.
La cosiddetta lotta per il lavoro è una lotta per il reddito.
E la lotta per il lavoro si oppone alla privazione del lavoro.
Perché il mio lavoro, questo sono IO.
Tuttavia è inconcepibile un diritto ad un lavoro prescritto.
Non esiste un diritto al dovere.
Come non esiste il diritto di essere comprati.
Un diritto al lavoro può soltanto essere un diritto a quell’attività che qualcuno è disposto a fare di
sua volontà.
(add-on: che non si può assegnare – e nemmeno delegare) Un simile diritto al lavoro ha
bisogno di un diritto ad un reddito.
Florian Lück: Ma è inconcepibile che esista il lavoro, che vi sia un’agenzia del lavoro, e
nessun’agenzia per il reddito.
Questo giovane sostiene di avere senz’altro molto lavoro, ma nessun reddito.
Un diritto al reddito quali conseguenze sociali potrebbe avere? Il sociologo svizzero Ueli
Maeder cita alcuni punti cardine.
Ueli Maeder: Contrasterebbe criticamente il limite ottuso del lavoro retribuito come unico
parametro, ci si concentrerebbe sulla domanda di senso: Che cosa conta realmente nella vita?
Infonderebbe coraggio alle persone.
Conferirebbe maggiore fiducia.
Darebbe una notevole spinta creativa.
Darebbe un’iniezione di soddisfazione.
Le persone potrebbero fare a meno di procedere a gomitate.
E dovrebbero sperimentare meno spesso la tentazione di trarre profitto a spese di qualcun
altro, cosa, questa, che induce il sistema attuale, con quest’estrema concorrenza, a minare i
meccanismi della solidarietà.
Fin qui il pensiero del docente di sociologia.
Qual è invece il punto di vista di qualcuno che esce dal lavoro e ne sente parlare per la prima
volta? Un project manager: Cioè, tutti avrebbero lo stesso stipendio? Intervistatore: No, ognuno
guadagna quel che gli compete.
Mentre tutti hanno un Reddito di Base.
Project manager: Ma solo se lavorano? Intervistatore: No, indipendentemente da tutto.
Project manager: In ogni caso? Intervistatore: Tutti lo ricevono.
Project manager: Si porrebbe certo il problema della motivazione a lavorare.
Se ho comunque uno stipendio base garantito, perché mai dovrei lavorare? Intervistatore: Lei
cosa farebbe? Project manager: Io andrei a lavorare volentieri.
Voglio dire, a che serve starsene a casa, io amo il mio lavoro, lo faccio volentieri, ma c’è
sicuramente chi non si lascerebbe più spingere a lavorare.
Se ci fosse un Reddito di Base, Lei continuerebbe a lavorare? Circa il 60% risponde „Sì, come
prima”.
Un 30% risponde „Sì, ma non più a tempo pieno”.
Oppure: „Farei altro rispetto ad oggi”.
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E circa il 10% dice apertamente „Mi farei una bella dormita, e il resto si vedrebbe - viaggiare,
occuparsi di altri, riprendere gli studi...“.
Se ci fosse un Reddito di Base, Lei crede che gli altri vorrebbero ancora lavorare? Circa l’80%
risponde „No, la maggior parte probabilmente non si lascerebbe più spronare al lavoro”.
Quali sono i lavori ai quali bisogna essere spronati? Certo non il proprio.
A quello ci si spinge da sé.
Chi o cosa sprona a lavorare? Ruote di mulino azionate da uomini.
Lavoro infantile.
Un tempo cose normali, di tutti i giorni.
E continuiamo a comprarle.
In fondo non si sa con esattezza; questa roba arriva dall’estremo Oriente.
Gran parte dei cosiddetti lavori sporchi ora viene fatta lì.
E qui da noi spesso li fa chi viene da lontano.
Non di rado senza documenti, contratti e un minimo di sicurezza.
Retribuzione garantita in caso di malattia? Questi lavori sono “sporchi” non perché per forza di
cose ci si sporca, quanto per via di una scarsa considerazione, di una retribuzione misera, e per
le condizioni di lavoro.
Spesso servono per togliere di mezzo la sporcizia altrui. Chi dunque rende sporco il lavoro?
Con un Reddito di Base si è liberi di dire di no.
E chi farebbe i lavori sporchi, a questo punto? Ci sono 3 possibilità.
1. Retribuire meglio il lavoro e creare migliori condizioni di lavoro 2. Automatizzare e
razionalizzare 3. Chi fa da sé fa per tre Un'attrice: Ho provato ad immaginare una cassiera del
supermercato.
Il lavoro probabilmente non la soddisfa molto.
Chissà se andrebbe a lavorare, con un Reddito di Base? Bene, allora – andiamo a chiedere alla
cassiera.
Sssì.
Io continuerei a lavorare.
Perché, non riesco a immaginare di starmene a casa senza far niente; anche avendo questo
coso base di 1000 Euro - Eh, questa cifra, 1000 Euro… Potrebbe anche essere di più.
O meno? Signora alla cassa: In primo luogo, ad essere sincera, non mi basterebbe - Da qui la
definizione: Reddito di Base.
Deve bastare per vivere dignitosamente e partecipare alla vita culturale.
Per la maggior parte delle persone, voler guadagnare di più sarebbe ovvio quanto lo è oggi.
Ma torniamo alla cassa.
Non proprio un'occupazione da sogno.
Signora alla cassa: Certo, la gente crede che si tratta di azionare la cassa e basta - - ma si
viene a contatto con tantissime persone e tutto dipende sempre da come si è personalmente.
E io in fondo sono una persona molto aperta, non ho problemi con quest’attività, e a dire il vero,
mi piace stare qui.
"Che lavoro farebbe, se non dovesse preoccuparsi del Suo reddito?" "Lo stesso di oggi, solo
meglio!" Da un lato dunque la situazione non cambierebbe molto.
Signora alla cassa: Non saprei stare senza lavoro.
Sarebbe troppo noioso.
Però qualcosa potrebbe anche cambiare.
Sì, allora potrei anche viaggiare e vedere cose che oggi non posso.
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Perché, tu devi studiare, per poter fare un lavoro.
E l’ansia per il lavoro – è tanto difficile per tutti, trovare un’occupazione.
Eccoti qua, e non ci sono quasi più posti.
Se avessimo il Reddito di Base, allora non ci sarebbe tanta ansia.
Angelika Tischer: E se non dovessimo più condizionare gli studenti a trovare in qualche modo,
a tutti i costi, nel mondo del lavoro "il" posto che fa per loro – di cui tutti sanno che da tempo
non esiste più per tutti - - bene, questa situazione insincera che ci ritroviamo oggi...
Philip Kovce: Sì, l’argomento è di particolare interesse per i giovani, dal momento che proprio
oggi nelle scuole constatiamo che tantissimi ragazzi già soffrono di ansie per il futuro, e a
scuola notoriamente si preparano per una certa attività scegliendo il male minore, per paura di
ritrovarsi un giorno a mani vuote.
Nel Reddito di Base vedo invece la possibilità e l’occasione per intraprendere proprio quello che
si vorrebbe fare per davvero, e che si sa fare bene.
Amaël Kienlen: Io lo vedo accompagnato ad una crisi, una crisi di senso.
Roland Hügli: Ci darebbe tempo e spazio per riflettere a fondo sulle cose.
Il Reddito di Base cosa significherebbe per il lavoro? Roland Hügli: Il lavoro verrebbe distribuito
su più persone. E darebbe di nuovo soddisfazione.
E la crisi di senso? Amaël Kienlen: Sì, io credo che in gran parte viviamo una gigantesca
illusione.
Viviamo a spese della natura, a spese della futura generazione, a spese dei nostri – partner.
Non voler ammettere questo, che altri lavorano per noi, questa dipendenza, questa fratellanza,
finché questo non sarà ben chiaro sarò in debito con il mio prossimo.
Questo per quanto riguarda la fratellanza.
E l'uguaglianza? Nella democrazia? Katja Kipping: Per me il Reddito di Base ha anche una
funzione di dividendo democratizzante.
Le persone diventano meno ricattabili se sono materialmente indipendenti.
E questo consente lo sviluppo di una società democratica dalla quale tutti, ricchi e poveri,
traggono vantaggio.
E l'arte? Tony Rizzi: Anche quando non lavoro, quando non realizzo fisicamente un’opera,
comunque "lavoro".
È questa la cosa difficile per un artista: Vieni forse pagato per il tempo in cui semplicemente vivi
e attingi idee per nuove opere? A differenza del tempo che trascorro effettivamente in studio
con l’incarico di realizzare un nuovo pezzo.
Come finanzi quel tempo necessario per trovare nuove ispirazioni? Vivere è la forma d'arte! E
come futura mamma? Dominique Lüdi: Ma sarebbe fantastico, perché potrei dedicare al
bambino tutto il tempo che vorrei, senza rimorsi di coscienza.
E potrei organizzare quello che intendo fare come lavoro a modo mio, e non come richiesto
dall’agenzia del lavoro.
Sì, penso che sarebbe un’ottima cosa – soprattutto in questa situazione.
E quando il bambino avrà raggiunto l’età adulta potrà rendersi autonomo e lasciare casa con
molta più facilità.
Ma si potrà diventare adulti, con un Reddito di Base? Sapendo: 1 reddito è garantito in ogni
caso? Qual è il rapporto fra il Reddito di Base e il diventare adulti? Amaël Kienlen: Non avrei
trascorso tanto tempo a ribellarmi.
Avrei accettato l’integrazione o il mio posto nella società molto più facilmente, perché il prezzo
esistenziale sarebbe stato minore.
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Avrei avuto meno paura di dover rinunciare alle cose più importanti.
Renate Strub: Le implicazioni in realtà sono notevoli, tanto è correlato all'idea, e molto potrebbe
esserne messo in moto.
Götz Werner: Dobbiamo anche sentirci sempre più responsabili per tutto ciò che accade nel
resto del mondo.
Non possiamo isolarci, in un mondo divenuto tanto piccolo.
È decisivo che gli uomini imparino a distinguere mentalmente fra il percepire un reddito e
l’attività lavorativa, che concepiscano nel loro intimo, che capiscano: io ho un reddito per poter
lavorare. E non: io lavoro per avere un reddito.
Personalmente ritengo il Reddito di Base come una sorta di punto archimedico che farà sorgere
una lunga serie di ulteriori domande.
Tuttavia non si produrrà un grande effetto facendo leva su più punti contemporaneamente.
Per progredire dovremo puntare sulla forza dell’individuo.
Tutto dipenderà dalla forza dell’individuo.
Corone alla stazione centrale Poter volare, per l’uomo, per millenni fu soltanto un’utopia.
L’assurdità dell’idea sembrava evidente.
Grazie alla tecnica, oggi fa parte della vita di tutti i giorni.
O il diritto al voto! Una società come potrebbe funzionare, se chicchessia avesse voce in
capitolo? Se il semplice cittadino con il suo orizzonte limitato e i suoi interessi, in fondo solo
privati, avesse voce in capitolo nelle decisioni sugli interessi dell’intero Paese? Poi addirittura si
giunse a sancire che cittadini non fossero solo gli uomini.
Ma anche le donne! Donne – ma sono troppo emotive! Vanno perfino salvaguardate dal creare
confusione con le loro decisioni.
E i lavori di casa, chi li farebbe? Argomentazioni che ritroviamo anche contro un Reddito di
Base.
In Svizzera il diritto di voto per le donne venne poi introdotto nel 1971.
Mentre abbiamo raggiunto la luna ben 3 anni prima.
E poco prima che QUESTO accadesse, nessuno avrebbe immaginato che un simile
rovesciamento del potere fosse possibile.
L’inconcepibile funziona piuttosto bene.
Il cittadino smise di essere soltanto suddito dello Stato, la situazione si capovolse: il singolo
individuo è politicamente sovrano, e lo Stato ne riceve un mandato, tramite libere elezioni e
plebisciti.
Per lavoro non si intende più soltanto ciò che detta il mercato del lavoro, l’individuo non è uno
strumento dell’economia, la situazione si capovolge: gli individui sono economicamente sovrani,
e il lavoro è ciò in cui essi riconoscono il proprio mandato; con un reddito di base
incondizionato, spettante ad ognuno di diritto.
Tommaso Moro fu Lord Cancelliere britannico sotto Enrico VIII.
Egli rifiutò il proprio appoggio al dominio dell’ingiustizia e per questo fu decapitato.
Per lo stesso motivo nel 1935 fu santificato.
E nel 2000 papa Giovanni Paolo II lo dichiarò Santo protettore di politici e regnanti.
Tommaso Moro scrisse "Utopia", il resoconto di viaggio da una remota isola felice.
Altri autori seguirono il suo esempio.
È da quest'opera in poi che parliamo di „Utopie“.
U-Topos significa “il Non-luogo”.
Idee per un Reddito di Base si trovano già nelle utopie sociali del Rinascimento.
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Le utopie ci consentono di rivelare a che punto ci troviamo.
Ogni nuova epoca fa sul serio con quanto prima è stato solo pensato.
Illuminismo! Vale a dire: dico ad alta voce cosa vedo, cosa penso e cosa ritengo vero.
E addirittura rendo accessibile a tutti il mio sapere.
Ogni epoca ha il suo nuovo Illuminismo.
Di cosa avremo bisogno? Daniele Ganser: Sarà di primaria importanza la capacità di pensare e
di analizzare autonomamente, perché durante una fase di rinnovo i modelli di pensiero,
assimilati da uno dei genitori, dall’insegnante o dal parroco o dal medico, si rivelano
improvvisamente sbagliati o limitati, rendendo necessario trovare di lì a breve un nuovo modello
concettuale, e consolidarlo per sé stessi.
E questo significa che si impara ad avere fiducia nel proprio pensiero autonomo. Chi vuole
scalare il Cervino deve badare ad alzarsi presto, giacché verso mezzogiorno dovrà essere in
cima, se nella discesa non vorrà imbattersi nel buio e nel gelo.
Una cosa ben nota ad ogni svizzero.
Nel caso del petrolio abbiamo preso d’assalto la cima senza che qualcuno riflettesse su come
avremmo fatto a tornare a valle.
Presto raggiungeremo il "peak of oil", la massima estrazione possibile.
Dopo di che la discesa sarà ripidissima.
Anche la piena occupazione da lavoro retribuito è soltanto transitoria, ed ha ormai superato il
suo "peak".
Il futurologo Jeremy Rifkin nel 1995 prospettò il livello che l’abbandono della piena occupazione
potrebbe raggiungere. "Nel 2050 probabilmente sarà sufficiente un 5% della popolazione, per
gestire e mantenere operanti le industrie tradizionali.
Fattorie, fabbriche e uffici con pochissimi dipendenti saranno la regola in tutti i paesi." Jeremy
Rifkin Le previsioni di Rifkin sono discutibili, ma non sono campate per aria.
Nel 1982 gli Stati Uniti produssero 75 milioni di tonnellate di acciaio, grazie al lavoro di 300.000
persone.
20 anni più tardi ne produssero 100 milioni di tonnellate – con soltanto un quarto dei lavoratori
rispetto a prima.
Contemporaneamente sorsero anche nuovi impieghi.
Forse qualche centinaio - nella consulenza, o nel settore high-tech.
Una dinamica che non riguarda solo la produzione classica, ma anche molti ambiti del settore
dei servizi.
La Net-Bank ne è un esempio estremo, che però rende evidente la tendenza.
Essa richiede soltanto un decimo dei collaboratori, a parità di depositi, rispetto ad una banca
convenzionale.
Questo processo non è limitato ai paesi industrializzati di un tempo.
In tutto il mondo infatti, il numero degli occupati cala rispetto alla produttività.
"Materia prima del XXI secolo è la creatività." Adrienne Goehler Adrienne Goehler: Le forme di
impiego del futuro seguiranno decisamente il modello lavorativo di artisti e autori: nessuna
azienda, un alternarsi di tanto/poco denaro, poco/tanto lavoro, a volte soli, altre in team, quasi
sempre a tempo determinato, e spesso da casa. Daniele Ganser: La nuova epoca richiederà di
non lasciarsi guidare da paure, da avidità oppure odio, quanto di realizzare, per quanto ci è
possibile, le nostre più alte visioni.
Un secolo fa una persona che lavorava nell’agricoltura produceva cibo per altre 3 persone.
Oggi un agricoltore produce cibo sufficiente per 120 persone.
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Ed ecco la spiegazione.
Così è e sarà quasi ovunque.
Oggi un uomo con il proprio lavoro muove 100 volte tanto rispetto a 100 anni fa.
(add-on: Le nostre creature tecnologiche ci affrancano da molto lavoro) Sono i traguardi di
generazioni passate.
Quali sono ora le mete? Che le cose vadano avanti come adesso, e che il pro-gresso comporti
re-gresso per sempre più persone? Tornare alla primordiale paura per la sopravvivenza? Come
se non ci servissero nuove idee? L’innovazione tecnologica oggi sembra realizzarsi da sé.
Tutt’altro avviene per l’innovazione sociale.
La barca prima deve affondare? Quando la mente si ferma, il corpo regredisce.
Le trasformazioni sociali necessitano di spinte diverse da quella applicata dalle macchine.
Le questioni sociali ristagnano nel solco del progresso.
Che ne è dello stato sociale? Faust Mefistofele: Chi vuol conoscere e descrivere alcuna cosa
vivente si studia in primo luogo di scacciarne l'anima.
Allora egli terrà in mano ad una ad una le parti.
Non gli manca che (il Reddito di Base) il nodo vitale.
Allievo: Io sono sì stordito da quanto Ella mi dice, che mi par come di sentirmi girar nella testa
una ruota di molino.
L'equivoco ha origine quando si va al lavoro pensando di farlo per sé stessi, perché se ne
ricava un reddito.
Ma un reddito lo riceve chiunque - - perché tutti ne hanno bisogno.
Perché tutti dipendiamo dalle prestazioni altrui.
Se il reddito fosse vincolato direttamente al lavoro, allora le macchine dovrebbero avere i redditi
maggiori.
Il fatto però è che le persone, il cui lavoro esse ora svolgono, continuano ad avere bisogno di un
reddito.
Il Reddito di Base non abolisce il lavoro retribuito, ma lo priva del carattere assolutistico.
Da più gioco alle cose serie della vita.
E il senso va oltre la mera funzione.
Una lavatrice in Svizzera 50 anni fa costava 3.550 franchi.
Una gran somma all’epoca.
La stessa lavatrice, perfezionata per 50 anni, oggi costa 3.195 franchi.
Il prezzo dunque è rimasto pressoché lo stesso.
Ma 50 anni fa un franco valeva il triplo di oggi.
Questo significa che la lavatrice oggi costa solo un terzo rispetto a 50 anni fa.
Un taglio di capelli da uomo 50 anni fa costava circa 3,50 franchi, e oggi più o meno 40 franchi.
Questo significa che laddove si sono ottimizzati i metodi, laddove si impiegano nuove
tecnologie, e dove non servono più tante persone come un tempo, i costi sono calati.
Laddove nulla di ciò è stato possibile, come dal barbiere, sono aumentati.
È il lavoro umano a costare, perché le persone hanno bisogno di un reddito.
E perché il loro lavoro viene tassato.
E pensare che oggi un barbiere, rispetto al potere di acquisto, non guadagna più di allora.
Il confronto dei prezzi rende però evidente dove e in quale misura si è potuto razionalizzare, e
cosa comporta la razionalizzazione, per noi tutti.
Se la lavatrice avesse conosciuto uno sviluppo simile all’attività del barbiere, oggi costerebbe
40.000 franchi.
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Bodo von Plato: Se non mi rendo conto da cosa la lavatrice mi ha affrancato - - e non soltanto
che lava il mio bucato - - allora non troverò risposta alla domanda se il Reddito di Base
incondizionato è un impulso culturale.
Già 212 anni fa Thomas Paine, nel suo scritto „Agrarian Justice“, chiedeva un Reddito di Base.
Egli lo motivò così: Tutti gli individui sono uguali dalla nascita, e la Terra sfama tutti.
Un individuo alla nascita ha diritto ad un pezzo di terreno che lo possa sfamare.
Se però tutto il terreno è già stato spartito fra pochi che credono di esserne i proprietari, è
necessario ristabilire una situazione di parità.
Tale situazione di parità si ottiene con un Reddito di Base per chi non dispone più di terreno
proprio e quindi non può provvedere al proprio sostentamento.
Da allora il vento ha soffiato in tutt’altra direzione.
Oggi infatti anche chi possiede del terreno non ne può più vivere direttamente.
È un vantaggio collettivo se non devo costruirmi il trattore da solo e se non concimo il prato
soltanto per il mio uso e consumo: se il frutto del mio lavoro è sempre destinato ad altri.
Autosostentamento significa che coltivo i miei ortaggi, e che vivo di ciò che posso produrre
autonomamente.
Quanto dalle nostre parti sembra autosufficienza è un campo esperienziale, non
autosostentamento.
Oggi pratichiamo il sostentamento reciproco.
Vale a dire: il mio lavoro soddisfa le necessità altrui, ed io a mia volta mi avvalgo delle
prestazioni di altre persone.
Grazie al denaro questo meccanismo funziona bene.
Il valore creato attraverso il lavoro trova riscontro nel momento in cui il formaggio passa il
bancone, e il denaro va nella direzione opposta.
"Nello stipendio, però, si è conservata la mentalità dell’autosostentamento." Dal momento che
mi pagano per ciò che faccio, credo di farlo per me stesso.
Una leggenda Sufi sulla differenza fra Paradiso e Inferno: Un ghiotto pasto, pronto per essere
mangiato – all’Inferno.
E lunghi cucchiai.
Ognuno prende un cucchiaio.
In Paradiso tutto è identico.
Un buon pasto – e cucchiai.
Tutti prendono un cucchiaio.
Nel SOSTENTAMENTO RECIPROCO il frutto del mio lavoro è la sazietà altrui.
Ed io traggo profitto dall’iniziativa ALTRUI.
Non posso tuttavia comprare INIZIATIVA, posso solo favorirla.
Hans Stallkamp: E con questa svolta paradigmatica diventa semplicemente un’onta pretendere
che chi lavora per me debba strisciare nella polvere per poter sopravvivere.
Klaus Wellershof: Io credo che il segno distintivo della nuova era sia l’assoluta
individualizzazione della società.
Gli individui hanno proprie mete, proprie idee, e ovviamente sono anche alla ricerca dei mezzi
per realizzarle.
Una chiave primaria, nelle società basate sulla divisione del lavoro, è il denaro. Voglio dire, il
denaro come strumento per la libertà, credo che sia questa la tematica di cui ci dobbiamo
occupare.
Che tanti poi non ce la facciano, diventando per così dire schiavi del denaro, perdendo così
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l’occasione offerta in partenza, di giungere alla libertà - questa è la nota tragica e ironica della
nostra situazione attuale.
Cosa significa: diventare schiavi del denaro? Valutare tutto in termini di denaro.
Come se il denaro ne costituisse il valore.
Ed essere convinti che se ne debba possedere sempre di più. Maggiore potere per disporre del
denaro e dello spazio vitale altrui.
Gli schiavi del denaro schiavizzano gli altri attraverso il potere che attribuiscono ai soldi.
Con il Reddito di Base incondizionato, una parte di tutto il denaro circolante diventerebbe per
tutti strumento di libertà, per decisione democratica.
Il denaro è la serva, l’individuo la regina.
Creerebbe anche condizioni migliori per affrontare i problemi globali? Jakob von Uexküll: Io ne
sono convinto.
Creerebbe innanzitutto libertà, per fare ciò di cui il mondo ha bisogno.
In quanto ora abbiamo una situazione del tutto assurda.
I consulenti finanziari sostengono che il problema, per loro, è che esiste talmente tanto, troppo
denaro.
Al contempo, quasi ovunque si hanno capacità produttive in eccesso.
Poi abbiamo una vasta disoccupazione, in continuo aumento, e un’enorme quantità di problemi
irrisolti.
Pertanto, c’è molto che dobbiamo e possiamo fare, e con la massima urgenza, se vogliamo
evitare una catastrofe globale.
"L’agricoltura mondiale potrebbe sfamare 12 miliardi di persone." "Sulla Terra vivono 6,6 miliardi
di persone." "Ogni ora, 1000 persone muoiono di fame o per le sue conseguenze." Peter
Brabeck: L’acqua è un alimento, e come ogni prodotto alimentare dovrebbe avere un valore di
mercato.
Jean Ziegler (pane) Se un bambino oggi muore di fame, questo è un omicidio.
Il denaro non raggiunge chi ne ha bisogno.
Si preclude alle realtà sociali, astraendosi in un’apparente auto-moltiplicazione.
Facendosi raro fuori dalla porta.
I grossi capitali provengono da un incesto.
Quanto ne esce non promette maggiori opportunità vitali per tutti.
Al contrario, la rendita investita implode, diventa sistema sfrenato.
Invece di prospettive: Scommettiamo che? Renate Ignazio-Keller: Secondo me, la realtà ci
mostra sempre più chiaramente che reddito e lavoro devono essere disgiunti.
E penso che il Reddito di Base possa davvero essere una soluzione, anche per la
disoccupazione.
Ci sarebbe infatti tantissimo da fare, ma mancano i fondi per farlo.
Penso anche che il Reddito di Base consentirebbe al denaro di giungere dove ce n’è bisogno, e
permetterebbe alle persone di fare ciò che sentono di dovere e poter fare.
Disgiungere lavoro e reddito - - questo fa il Reddito di Base, nella misura del suo importo.
E da dove lo si potrebbe trarre in una collettività? Il cerchio è la creazione di valore aggiunto in
un’economia politica.
Più è produttiva, più sarà grande il cerchio.
La “creazione di valore aggiunto di un’economia politica” è ciò che, nell’arco di un anno, in un
paese viene lavorato, prodotto e venduto sotto forma di merci e servizi.
Questo valore aggiunto si suddivide in una parte statale ed una privata.
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Circa la metà dell’intero valore aggiunto va allo Stato, attraverso tasse e contributi.
Con questo denaro paghiamo le scuole, la polizia, le prestazioni sociali e tutti quei servizi che il
singolo non paga per intero quando ne usufruisce, spese cioè che sosteniamo come comunità.
Prestazioni commissionate democraticamente. Nel 2005 la quota statale in Svizzera era del
36%.
In Svezia del 56%.
In Austria corrispondeva ad esattamente la metà del valore aggiunto, 50%.
E in Germania era del 47%.
Ora, quale sarebbe la situazione con un Reddito di Base? Nel caso dei redditi pagati dallo
Stato, l'introduzione del Reddito di Base significherebbe solo una diversa forma di erogazione.
In quanto lo Stato, grazie alle tasse riscosse, già dispone del denaro per questi redditi.
Già oggi lo Stato paga questi redditi con denaro proveniente da tasse - - i redditi dei suoi
dipendenti, dei suoi impiegati e dei beneficiari di trasferimenti statali.
Nel caso di tutti questi redditi l’introduzione del Reddito di Base richiederebbe solo una modifica
della contabilità.
Nel caso dei redditi del settore privato lo Stato non dispone ancora del denaro per il Reddito di
Base.
Il denaro necessario per erogare il Reddito di Base giungerà allo Stato sotto forma di imposte.
In questo modo aumenta la quota statale.
Vale a dire, ancora più Stato? Significa: meno Stato. Meno controlli e meno paternalismo, meno
burocrazia.
Lo Stato è solo amministratore e garante del titolo di diritto del Reddito di Base.
Ma aumentano le imposte! Quali imposte potrebbe riguardare? L’ipotesi che a tanti sembra la
più ovvia è di riscuoterle da chi guadagna di più.
Quest’idea di finanziare una sorta di Reddito di Base aumentando l’imposta sul reddito l'ebbe
anche Milton Friedman.
Immaginò un’imposta sul reddito da girare a famiglie disagiate.
La definì una „imposta sul reddito negativa“.
Il suo modello dominò fin negli anni 90 il dibattito sul finanziamento del Reddito di Base.
Venne sviluppato negli anni 60 e negli Stati Uniti mancò poco alla sua introduzione.
Milton Friedman sognava uno stato sociale snello e liberale.
50 anni più tardi, il finanziamento attraverso un’imposta sul reddito poggerebbe su quanto
scarseggia sempre più – il lavoro retribuito.
Ecco la situazione dello stato sociale.
Più disoccupati significa meno entrate dall’imposta sul reddito.
E imposte sul reddito più alte graverebbero ancora di più sul lavoro salariato.
Il gatto si morde la coda.
L'aspetto paradossale dell’imposta sul reddito è che tassa il rendimento, tagliando per così dire
il ramo su cui siede.
Quali imposte potremmo quindi considerare? Proviamo a vedere da vicino la situazione nelle
imprese - come funziona questa storia delle tasse? Un caffè a Basilea.
Oltre 1000 avventori al giorno.
40 fra collaboratrici e collaboratori, giro d’affari: 3,5 milioni di franchi all’anno.
E le tasse? Daniel Häni: Per un’impresa le tasse sono sempre costi.
E tutto ciò che è un costo deve rientrare in cassa con le vendite - - altrimenti a breve non ci
sarebbe più alcuna impresa.
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Esistono sostanzialmente tre tipi di tasse: una è l’IVA (imposta sul valore aggiunto) - - pagata
direttamente dal consumatore - poi abbiamo i costi extrasalariali, e l’imposta sul reddito.
L’IVA è riportata su ogni scontrino e ben riconoscibile per tutti.
Non rappresenta un costo per l’impresa e infatti non figura nel conto d’esercizio.
E come funziona per le spese extrasalariali? Daniel Häni: In quel caso devo fingere che
collaboratori e impresa paghino ciascuno la metà di tali imposte.
Nella busta paga del collaboratore lo scriverò così - - lo impone la legge, non posso fare
diversamente - - e ovviamente anche nei libri contabili.
In realtà entrambe le quote vengono pagate dall’impresa, e i soldi provengono, come dicevamo,
dagli avventori.
Il denaro per l’imposta sul reddito viene effettivamente pagato ai collaboratori, che lo
verseranno al fisco.
Ovviamente, anche le tasse sul reddito sono già comprese nel prezzo di vendita.
Cosa pago quindi, quando bevo un latte macchiato? Cioè un bicchiere di latte con l’aggiunta di
un espresso.
Qui da noi costa 5,20 franchi.
Un quarto del prezzo copre le spese per l'infrastruttura.
Cioè i costi relativi all'edificio, all’energia, l’arredamento, tazze, bicchieri ...
Un altro quarto del prezzo comprende i costi delle merci.
Cioè il latte, il caffè e, per chi lo desidera, anche lo zucchero.
La fetta più grossa è costituita dagli stipendi.
Di chi serve ai tavoli, ma anche di chi si occupa delle pulizie, e di chi organizza il tutto.
E in cima a tutto quanto va sommata l’IVA.
In Svizzera è soltanto del 7,6%.
Questa è la tassa applicata solo quando si compra qualcosa.
Quando cioè il sudato valore aggiunto trova conferma.
Se al cameriere infatti fosse caduto di mano il vassoio, addio valore aggiunto! Nonostante tutto
il lavoro investito – dal pascolo fin qui – in questo latte macchiato.
Un latte macchiato versato significa niente latte macchiato.
Non gli si applica l’IVA.
L’IVA si trova alla fine della creazione di valore, ed è ben evidenziata.
Nel prezzo però sono comprese anche tasse invisibili, già riscosse durante il processo di
creazione del valore aggiunto.
Negli stipendi queste sono le tasse sul reddito, i costi extrasalariali e gli oneri sociali.
Anche i prezzi delle merci comprendono delle tasse, perché anche qui sono stati pagati degli
stipendi a loro volta tassati - e tutti questi costi sono confluiti nei prezzi dei prodotti.
La stessa cosa vale per i costi strutturali.
È il consumatore a pagarli.
È il denaro che lui infine spende a pagare tutto quanto. Anche le tasse.
Come si potrebbe esemplificare questo fatto? Se le tasse fossero così in un prezzo - chiaramente esposte come l’IVA - - pagate solo alla fine, allora anche il fisco morderebbe la
mela matura invece di rosicchiarla anzitempo.
Allora ognuno vedrebbe sullo scontrino con quanto denaro contribuisce al finanziamento e al
governo dello Stato.
La democrazia ha luogo alla cassa.
Alla cassa siamo tutti uguali.
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Non ci sarebbe più lavoro nero, se tutte le tasse fossero concentrate nell’IVA.
Perché non ci sarebbero più tasse sul lavoro.
A fare gola sarebbero le vendite in nero.
Pagare al barbiere 20 franchi sottobanco, invece dei 40 ufficiali? Una bella differenza.
E laddove non vengono emessi scontrini, l'alta imposta finale potrebbe anche essere evasa.
Se però esistesse soltanto quest’unica tassa, anche l’attività della Guardia di Finanza sarebbe
agevolata, e più efficace.
Si risparmierebbe invece sui commercialisti.
Avremmo meno spese per la burocrazia nelle imprese e nell’amministrazione finanziaria.
Georg Vobruba: In un mondo senza confini lo Stato potrà riscuotere le tasse in maniera effettiva
e costante soltanto se troverà una fonte che non possa scappare.
Questa tassa che non può sfuggirgli è l’IVA, che viene riscossa quando il consumatore spende
il suo denaro.
Per cui la si può anche chiamare imposta sulla spesa, o sul consumo.
Questa tassa non la paga chi serve il latte macchiato, bensì chi lo beve.
Mentre la tassa sul reddito vuole farmi credere che il frutto del mio lavoro consista nel mio
reddito, essendo ciò che io porto a casa.
"L’imposta sul reddito è l’imposta dell’autosostentamento" È la tassa dell’autosostentamento, e
crea problemi al sostentamento reciproco.
Più persone anziane, più disoccupati - - con l’imposta sul consumo nessun problema per lo
Stato.
Perché il consumo avviene sempre.
E la produzione è più che sufficiente.
Ma proprio qui incontriamo un altro problema legato all’imposta sul reddito: è una tassa che
risparmia il lavoro delle macchine.
Se oggi 2 prodotti hanno lo stesso prezzo, ma uno di essi è stato realizzato prevalentemente
con lavoro umano, e l’altro con lavoro meccanico, nel prezzo del primo sono comprese molte
tasse e nel prezzo dell’altro pochissime.
Dato che le macchine non hanno un reddito, il loro lavoro è quasi esente da tasse.
Alla stregua del lavoro nero.
A sinistra: la situazione dal barbiere.
E a destra il caso della lavatrice.
Giacché le tasse riguardano il lavoro umano, un prezzo comprende molte più tasse dell’altro.
Se, invece, in entrambi i casi prendiamo solo l’effettivo valore aggiunto, senza alcuna tassa, e
applichiamo ad entrambi la stessa aliquota di tassa sul consumo, fino a farli raggiungere il
volume fiscale prima rappresentato dalle aree rosse, allora uno dei prodotti costerà meno di
oggi, e l’altro di più.
Perché il lavoro delle macchine non verrebbe più sovvenzionato fiscalmente.
In termini fiscali, il lavoro di uomini e macchine sarebbe equiparato, poiché le tasse verrebbero
pagate soltanto sul valore aggiunto finale.
Le macchine non prenderebbero in carico solo il lavoro, ma anche il gettito fiscale.
E se con questa imposta sul consumo un taglio di capelli da uomo costasse quanto oggi, il
gettito fiscale nel complesso sarebbe aumentato di parecchio.
Se, come oggi avviene, le tasse in gran parte sono già comprese nei prezzi, allora insieme al
prodotto valicano anche le frontiere.
Questo significa che comprando un prodotto svizzero all’estero si contribuisce al finanziamento
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dell’infrastruttura, dello stato sociale svizzero.
Questa è una prima ingiustizia.
E l'altra? I prodotti esteri che qui compriamo a prezzi stracciati fra le altre cose costano così
poco perché quei paesi offrono meno prestazioni statali ai propri cittadini, e i prezzi quindi
comprendono meno contributi.
La tassa sul consumo riguarderebbe tutte le importazioni, tutto ciò che entra nel paese per
essere venduto.
E quanto si produce qui verrebbe tassato nella stessa misura.
La tassa interesserebbe tutto ciò che viene venduto in un paese, dal momento che va a
beneficio di chi ci vive.
L’imposta sul consumo però non si esporta.
Quando il prodotto lascia il paese, lo fa senza tasse.
Ogni paese mantiene la sovranità sul proprio bilancio pubblico.
E sul suo finanziamento.
L’imposta sul consumo è l’imposta equa della globalizzazione.
La tassa equa per un commercio equo.
Ed ecco dove fu inventata la tassa sul venduto: le terrazze di Brühl a Dresda, in riva all’Elba.
Il conte Heinrich von Brühl ebbe l’idea di un’imposta su tutte le vendite nella regione.
Circa 200 anni più tardi, nella Repubblica Federale Tedesca venne introdotta una tassa simile,
ma calcolata in tutt’altro modo: l’IVA, che favorisce la divisione dei compiti, e non influisce sulla
competitività.
In Germania, dove è del 19%, rappresenta ormai la voce più ampia ed omogenea fra le tasse.
In Svezia è del 25%.
L’IVA è un prerequisito per poter aderire all’UE.
È la tassa del futuro.
È la tassa del sostentamento reciproco.
All’introduzione dell’IVA in Germania contribuì anche il Dott. Benediktus Hardorp.
Lui la chiama „imposta sulla spesa“, o „sul consumo“, e ritiene che dovrebbe essere l’unica
imposta.
"La mia esperienza è che l’imposta sul reddito ha sempre un effetto frenante, mentre l’imposta
sul consumo favorisce innanzitutto il libero sviluppo delle attività.
L’imposta sulla spesa spinge gli uomini a riflettere più a fondo sulla direzione da dare alla
propria vita." Dott. Benediktus Hardorp Götz Werner: Avere soltanto l’IVA sarebbe la cosa più
semplice.
Non avremmo più bisogno della dichiarazione dei redditi e così via, potremmo farne a meno.
Ma se tutte le imposte si concentrano nell’IVA, cosa ne è della quota esentasse? La quota
esentasse infatti è la componente sociale nel calcolo delle imposte.
Con l’IVA tutti, ricchi e poveri, pagano la stessa percentuale di tasse su un prezzo.
Come tutelare quindi la componente sociale? Götz Werner: Dunque, si farà così: a ciascuno
verrà rimborsata l’IVA in misura tale da coprirne i bisogni essenziali.
Questo rimborso costituisce il Reddito di Base.
Il cerchio si chiude.
Siamo tornati al Reddito di Base.
Ma non con la domanda: “Come si finanzia?“, bensì: „Come rendere sociale l’IVA?“.
"Il Reddito di Base è il rimborso dell’IVA erogato come quota esentasse a copertura dei bisogni
essenziali." Partendo dall’IVA, il Reddito di Base come tappa successiva è un passo logico
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verso la sua componente sociale; come quota esentasse. Che tale quota deve essere
incondizionata ora appare ovvio.
Quali sarebbero le concrete conseguenze? Facciamo due conti.
Ammettiamo che il Reddito di Base sia di 1000.
1000 euro.
Versati a tutti.
Sotto forma di quota esentasse.
Indipendentemente da quanto si guadagna.
Se non guadagno nulla in più, il reddito complessivo rimane di 1000 Euro.
Chi in più guadagna 500 Euro, avrà un reddito complessivo di 1500 Euro.
Chi ha uno stipendio di 1000 Euro avrà un reddito di 2000 e così via.
Ognuno in questo esempio riceve 1000 Euro di rimborso tasse come Reddito di Base.
E quante tasse si pagherebbero? Se non abbiamo più le imposte sul lavoro, e le tasse vengono
calcolate sotto forma di IVA su prodotti e servizi finali, questa è di circa il 100%.
Nei prezzi finali dunque una buona metà sarebbe IVA esposta.
Chi compra qualcosa per 10 Euro, paga 5 Euro di tasse.
Chi spende 1000 Euro paga 500 Euro di tasse.
Ricevendo 1000 Euro di rimborso tasse, in realtà ha pagato –500 Euro di tasse.
In altre parole: in realtà ha un bonus fiscale di 500 Euro.
Anche chi spende 1500 Euro a sua volta paga l’IVA del 50% nei prezzi finali, cioè 750 Euro.
1000 li ha ricevuti.
Realmente quindi ha pagato –250 Euro di tasse, ovvero: a conti fatti, con il Reddito di Base ha
ricevuto 250 Euro di rimborso tasse.
Chi spende 2000 Euro paga 1000 Euro di tasse.
In realtà quindi non ha ricevuto né versato tasse.
Soltanto chi spendesse oltre il doppio del Reddito di Base pagherebbe realmente delle tasse.
Chi spendesse 3000 Euro verserebbe effettivamente 500 Euro di tasse ecc.
Lo spartiacque fiscale si trova nel punto in cui si spende il doppio del Reddito di Base.
Da lì in poi avviene un aumento progressivo.
Spendendo 3000 Euro si pagherebbe una quota di tasse del 17%.
Spendendo 5000 Euro si pagherebbe una quota di tasse del 30%.
Nel caso di spese ancora maggiori tale quota arriva fino al 50%.
Un’identica progressione, inversa, avviene nell’altra direzione.
Con il Reddito di Base la progressività sociale dell’IVA sarebbe semplice.
E soprattutto: efficace.
Philippe Van Parijs: Da sinistra in genere si muove un certo argomento contro la tassa sul
consumo, e cioè che è regressiva.
Che chi ha meno paga una porzione maggiore del proprio reddito, se abbiamo una tassa sul
consumo, e non una tassa individuale.
Ma nemmeno l’attuale tassa sul reddito è progressiva.
Perché i ricchi hanno maggiori possibilità di nascondere una parte dei loro redditi, o di avvalersi
di ingenti detrazioni fiscali.
Chi se lo può permettere riduce il proprio reddito prima della tassazione, così da farle perdere la
presa.
Chi invece non se lo può permettere ne viene spremuto.
Infine, le tasse vengono comunque trasferite nei prezzi, assieme alla progressione, e senza un
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Reddito di Base come compensazione sociale.
L’imposta sul reddito ormai è diventata una farsa.
In altre parole: ci dispensa dal guardare meglio. Ecco la situazione con un un'unica tassa
aggiunta al prezzo di un prodotto finale.
Mentre qui l'imposta sul reddito viene immessa nel prezzo precedentemente.
Qui i costi relativi ai dipendenti costituiscono circa la metà del prezzo.
A destra ammonterebbero a circa un quarto.
A sinistra il lavoro soffre per la spinta alla riduzione dei costi.
Esso rappresenta la fetta maggiore nel prezzo - - decisioni rapide su chi non è indispensabile,
tutti al limite delle proprie forze, e poco margine per la sperimentazione.
A destra si avrebbe più gioco, meno ansia e condizioni più favorevoli per l’assunzione di nuovi
collaboratori.
Ecco l’effetto dell’IVA sul lavoro.
Il Reddito di Base muove nella stessa direzione.
Una parte del Reddito di Base è già coperta dalle imposte attuali.
L’altra parte fa aumentare il gettito fiscale e fluisce come Reddito di Base nei redditi da lavoro
dell’economia privata.
Anche nel settore del trasporto merci e dell’infrastruttura.
La tassazione avviene soltanto sul prodotto finito che raggiunge l’acquirente.
Quando dunque questo latte macchiato arriverà sul tavolo del cliente, il suo prezzo sarà così
composto: il terzo in basso è il prezzo per la produzione del latte macchiato; il terzo mediano è
la quota per il Reddito di Base; il terzo in alto è la quota per tutte le restanti prestazioni statali.
A proposito: tutte le quote sono redditi.
Il terzo inferiore comprende i redditi di chi contribuisce direttamente alla creazione di valore.
Il terzo in alto comprende i redditi di chi crea le condizioni di base per tali attività e per le
prestazioni statali.
Il terzo mediano comprende il Reddito di Base per tutti.
Rispetto ad oggi, i costi del lavoro in questo caffè non costituirebbero più quasi metà del prezzo,
bensì circa un sesto.
Mentre i collaboratori percepirebbero lo stesso reddito - - oggi: al netto delle tasse - poi: con il
Reddito di Base (anche il prezzo del latte macchiato è rimasto invariato).
Il Reddito di Base fluisce organicamente nel reddito esistente, l'ammontare del reddito
complessivo non cambia.
Ecco come funziona.
Nella prassi il Reddito di Base costituisce una nuova base contrattuale.
Per esempio, se lavorando guadagnerei così poco, allora forse preferisco starmene a casa - per occuparmi dei bambini, che a loro volta hanno un Reddito di Base.
Oppure mi godo il dolce far nulla.
Non in ufficio – a casa! Chi perdesse la motivazione a lavorare con il Reddito di Base potrebbe
darci subito un taglio concreto.
E mettere in piedi una propria attività.
Da solo, o insieme ad altri.
Più spazio per idee accattivanti invece della corruzione attraverso il reddito.
Poiché ognuno già ha 1 reddito - che lo accompagna al lavoro.
Significa poter iniziare qualcosa di nuovo.
E chiedere agli altri se vogliono prendervi parte.
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Reddito di Base - un impulso culturale
Anch’essi infatti hanno un Reddito di Base! Forse però vorrei semplicemente continuare a fare il
mio lavoro.
Con il Reddito di Base ci si incontra più spesso alla pari.
Più peso alle mie idee su come il lavoro dovrebbe essere.
Vera cooperazione.
E probabilmente il datore di lavoro dovrà offrire qualcosa in più come retribuzione.
La cultura imprenditoriale cambierebbe profondamente.
L’altezza della retribuzione diventa un nuovo oggetto di trattative, che ha vari volti.
Se in una famiglia soltanto uno dei partner percepisce un reddito, e l’altro nulla, e per i figli vi
sono sussidi familiari, allora il reddito dell’uno significa anche un reddito per l’altro, anche per i
bambini.
Il Reddito di Base svincola, nella misura del suo importo, il reddito dai legami di gruppo di
impresa e famiglia, e lo destina a nome della comunità democratica al singolo individuo.
Il Reddito di Base è emancipatorio.
Maggiore parità anche in famiglia.
Maggiori opportunità sul mercato del lavoro.
Willi e Hans sono colleghi.
Stessa ditta, stesso lavoro, stesso reddito.
Siamo in Svizzera.
10.000 franchi – ci si può vivere benissimo… a seconda di quanti ne devono vivere.
Hans ha una famiglia – una moglie e due figli.
Ammesso che il Reddito di Base in Svizzera ammonti a 2.500 franchi, ed ammesso che i
bambini ricevano la metà.
Questa famiglia allora avrebbe il Reddito di Base di Hans - - quello della moglie - - e quello dei
figli.
In tutto: 7.500 franchi.
In passato, Hans doveva lavorare per portare a casa questa somma e mantenere la famiglia.
Ora gli basterebbe guadagnare 2.500 franchi, e il reddito dell’intera famiglia sarebbe lo stesso
di prima.
Willi vive da solo.
A dire il vero, c’è anche un cane.
I cani però non hanno un Reddito di Base.
Con il Reddito di Base, Willi avrebbe lo stesso reddito di prima se per il suo lavoro ricevesse
7.500 franchi.
Vale a dire che sul mercato del lavoro Hans ora è in vantaggio.
Perché ha una famiglia, perché esiste un Reddito di Base, perché ha una base contrattuale più
vantaggiosa e può offrire il proprio lavoro a molto meno rispetto a Willi, senza che per questo lui
o la sua famiglia abbia meno denaro.
Questo cosa significa per i redditi da lavoro? Certamente per lo stesso tipo di prestazione non
verranno pagati compensi diversi.
Né tantomeno il compenso verrà adeguato esclusivamente alla situazione di Willi, o solo quella
di Hans.
Si creerà invece un nuovo equilibrio.
A metà strada, intorno ai 5.000 franchi.
Stessa ditta, stessa attività, stesso reddito.
5.000 franchi per Willi, e per Hans.
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Reddito di Base - un impulso culturale
Oltre alla creazione di valore misurabile in denaro, esiste una seconda creazione di valore, non
monetizzabile: la creazione di valori non monetari, ideali - valori sociali, culturali, umani.
Con l’introduzione del Reddito di Base aumenterebbe la creazione di valori non monetari.
Per esempio nell’assistenza.
Cura motivata da affetto.
Attività intellettuale.
Tempo da dedicare agli altri.
Formazione culturale. Per una marcia in più.
Ricerca libera in tutti gli ambiti della vita e libera imprenditoria per tutto ciò che porta
innovazione nel mondo.
Attività che non devono essere razionalizzate, e spesso nemmeno pagate.
Con il Reddito di Base avremmo il tempo necessario per capire cosa vogliamo veramente.
La creazione di valori monetizzabili diminuirebbe? Forse perché alcuni lavorerebbero soltanto
ancora due giorni la settimana, e per il resto del tempo si occuperebbero della nonna? - che a
sua volta ha un Reddito di Base.
Con l’odierna automazione ciò non condurrebbe ad un calo della produzione.
Poggiando su una base sociale più sana, più fiduciosa e più ricca di idee, tante cose
assumerebbero un nuovo valore.
E molto di ciò che oggi fatica a decollare diverrebbe possibile.
La dinamicità economica aumenterebbe, e con essa il valore aggiunto misurabile in denaro.
Oggi di cosa abbiamo maggiormente bisogno? Konstantin Adamopoulos: Fiducia.
Personalmente, di cosa soffre maggiormente? Konstantin Adamopoulos: Freddezza.
Il Reddito di Base è fantasia, o è razionale? Konstantin Adamopoulos: Ritengo che sia
razionale, e pure conveniente.
E allora perché non abbiamo ancora un Reddito di Base? Sascha Liebermann: Qualcosa in noi,
che guida la nostra esistenza come una bussola, collide con i problemi e le possibilità che ci
troviamo di fronte.
E non sappiamo mettere insieme i pezzi.
E dal momento che ancora non sappiamo chiederci se forse qualcosa nelle nostre convinzioni è
sbagliato, se non sia ora di riconoscere che le nostre convinzioni sono ormai datate, ci
aggrappiamo a quello che abbiamo.
Significa che a maggior ragione dobbiamo finalizzare tutto - -scuola, università – al lucro.
Perché non sappiamo ancora farne a meno.
In fondo questo è un sintomo.
L’esasperazione delle idee sorpassate nella nuova situazione in cui ci ritroviamo, con tutte le
sue opportunità, questa esasperazione delle vecchie idee è sintomatico e ci rivela che in realtà
ormai le abbiamo smarrite.
Jakob von Uexküll: Non si tratta più di mantenere il sistema che abbiamo.
Si tratta di costituire delle alternative concrete, visibili.
In questo senso l’idea del Reddito di Base, anche solo iniziando a livello regionale, o locale, con
valute regionali e così via - in tal senso quest’idea è un ottimo esempio per un sistema
alternativo, senza essere completamente nuovo e rivoluzionario.
Eduardo Suplicy: Un Reddito di Base non è un gesto di carità.
E non è un semplice sussidio.
È un diritto civile.
È il diritto di ogni individuo ad aver parte al benessere del paese.
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Reddito di Base - un impulso culturale
È merito del Senatore Suplicy se nella legislazione brasiliana il Reddito di Base incondizionato
è già sancito – come obiettivo per il futuro.
In quali Paesi è possibile pensare concretamente ad un Reddito di Base? Helmy Abouleish: Io
credo che sia possibile anche in Egitto.
Serve solo un diverso punto di vista.
Non si possono adottare i modelli elaborati per l’Europa.
Penso però che sia molto importante adeguarlo alle condizioni egiziane e rifletterci.
Domanda: Il Reddito di Base in Egitto che effetto avrebbe sulle persone? Abouleish: Liberatorio,
innanzitutto! Verrebbero riscattate da preoccupazioni esistenziali, di conseguenza potrebbero
guardare al futuro, e valutare le proprie possibilità in tutt’altra luce.
Ora si lotta per la pura sopravvivenza! Signor Suplicy, come mai si impegna tanto a favore del
Reddito di Base? Eduardo Suplicy: Perché voglio trovare la verità.
Voglio trovare la via per eliminare la povertà assoluta, per costruire una società giusta, per
migliorare la distribuzione dei redditi, per creare giustizia.
Per lottare per quel giorno, in cui tutti potranno sedere alla Tavola della Fratellanza.
Come disse Martin Luther King nel suo discorso: “I have a dream.” M.R. King: I have a dream. I
have a dream today! (Io ho un sogno. Io oggi ho un sogno!) Si potrebbe iniziare versando un
Reddito di Base ai bambini.
Per esempio dai nati nel 2000 in poi.
E insieme ai bambini andrebbe ad inserirsi nella società.
E perché non partire dal proprio reddito? Iniziando a pensarlo in un’ottica nuova.
Götz Werner: Con il reddito noi non ricompensiamo una prestazione, anzi, attraverso il reddito
rendiamo possibile il contributo alla società.
Il vostro lavoro, il lavoro che tutti noi svolgiamo, è sempre impagabile, ma reso possibile
attraverso il reddito.
Si potrebbe anche iniziare con un Reddito di Base limitato ad una regione.
Ad es. in Meclemburgo-Pomerania.
O in una città.
Per esempio a Greifswald.
Alcune fondazioni potrebbero iniziare a svincolare qualcuno economicamente, senza
condizioni.
Falk Zientz: Il sistema delle fondazioni, anche lo Stato con le sue sovvenzioni, sarebbero
strumenti ideali per finanziare valori sociali ed una libera vita dello spirito.
Purtroppo, al centro non pongono l’individuo, come imprenditore sociale o come imprenditore
culturale.
Vi troviamo invece domande a progetto, ci sono strutture, criteri da soddisfare.
- Vale a dire, l’individuo non viene preso sul serio.
Cosa che il Reddito di Base invece farebbe: prendere sul serio l’individuo.
La controparte afferma che proprio dell’individuo non ci si può fidare, che i più non hanno
proprie idee, e non hanno voglia di prendere l’iniziativa.
Quali sono le esperienze della direttrice del centro per le iniziative imprenditoriali per
disoccupati di Francoforte s.M.? Ellen Bommersheim: Le idee ci sono.
Sono solo sommerse, soffocate da ansie esistenziali, da false aspettative: cosa è fattibile, cosa
è lecito fare, cosa è voluto? Sono fermamente convinta che il Reddito di Base contribuirebbe a
liberare maggiori potenzialità.
Voglio dire, ci sarebbe un tornaconto sia per l’economia che per la società.
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Reddito di Base - un impulso culturale
Ecco: a quanto ammonterebbe il 'Return on Investment', con un Reddito di Base? Io credo che
sarebbe molto alto.
Bene, sarebbe ora di iniziare con l’investimento.
Ma l’investimento è destinato a tutti.
Anche a chi non mi sta simpatico.
Konstantin Adamopoulos: Questo punto è molto importante.
Erich Kitzmüller: „Ma come? Io ho faticato tutta la vita per disciplinarmi, per esercitarmi, così da
poter essere impiegato sensatamente, ed ora arrivano quelli lì, questi giovani, che nemmeno
sanno la disciplina cosa sia, e a questi ora dovremmo regalare dei soldi? È uno scandalo!”
Credo che sia questo in realtà il ragionamento dietro il rifiuto di un Reddito di Base. Ma dal
momento che forse è poco fine, o un po’ sconveniente avanzare questo argomento, si dice: Sì,
ma come càspita si finanzia? Anna Katharina Dieterle: Abbiamo lavorato per meccanizzare il
lavoro, per liberare l’uomo, e ora ci lamentiamo di non avere posti di lavoro.
E nessuno ci dice: Ma che diamine, è proprio per questo che abbiamo faticato gli ultimi 100
anni, per non essere più schiavi del lavoro! Nessun partito politico lo dice.
E questo mi fa una gran rabbia.
Erich Kitzmüller: L’argomento decisivo dunque è una specie di vendetta personale: Non è
giusto che gli altri abbiano una vita migliore della mia! E questa vendetta viene minata dal
Reddito di Base.
Ebbene, se saprò liberarmi da questo rancore farò qualcosa non soltanto per il Reddito di Base,
ma in fondo anche per la mia salute, e per le mie qualità umane e sociali.
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