Saggio di Educazione Alimentare
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Saggio di Educazione Alimentare
Saggio di Educazione Alimentare dott.ssa Diana Angela Storia dell’alimentazione “Non esistono alimenti particolari capaci di migliorare la preparazione e/o la prestazione atletica, ma solo buone o cattive abitudini alimentari che condizionano l’efficienza metabolica e il rendimento fisico ed atletico (S.I.N.U. Società Italiana Nutrizione Umana)” La storia dell’alimentazione dell’uomo assume un significato concreto solo quando si riferisce all’uomo che apparve, si installò e crebbe negli ultimi 25.000 anni. L’uomo primitivo si cibava soltanto di erbe, radici e frutti. Con la scoperta del fuoco e la trasformazione degli alimenti in pietanze (processo di cottura) e dei frutti in bevande (sidro), si diversificò sostanzialmente l’uomo da tutte le altre specie animali. Paleolitico (12.000 anni a.C.): l’uomo si ciba prevalentemente di radici, foglie, erbe, carne dei volatili e animali, grasso delle ossa degli animali e uova di tutti gli ovipari. Miolitico (fino a 6.000-7.000 anni a.C.): fra gli animali utilizzati nell’alimentazione di questo periodo prevale il cavallo. -1- Mesolitico (10.000-5.000 a.C.): Molluschi, uccelli, mammiferi sono fra gli alimenti di quest’epoca. Neolitico (5.000-2.500 a.C.): a) l’uomo comincia a utilizzare il latte a scopo alimentare ed a fabbricare i latticini; b) vengono incrementate la caccia (cervi, caprioli, cinghiali, bovini selvatici, castoro, volpe, lupo) e la pesca con l’uso di trappole, trabocchetti, arpioni, ami di osso, e reti (pesce persico, anguilla, salmone). Sumeri: molivano l’orzo in mulini a mano; a tutte le pietanze aggiungevano il sale; l’olio di sesamo viene utilizzato sia per l’alimentazione, che per l’illuminazione; i datteri venivano coltivati e fermentati insieme ai fichi, ai melograni e alle viti; il miele e lo sciroppo di dattero vengono adoperati per edulcorare; vengono coltivati l’aglio, le cipolle, i porri, le rape, il radicchio, le rafani, i cetrioli, i papaveri, la cicoria e il ricino; l’Orzo, il Miglio, ed il Grano venivano mangiati come granelli o focacce. Nel 3000 a.C. è stata preparata la birra, che veniva compresa nel compenso dei lavoratori. Gli Egiziani usano 30 qualità di pane. In Siria ha origine l’olivo (Olea europea); i siriani usano il latte. I Greci si distinguono per l’utilizzo e la preparazione delle pietanze. I Romani utilizzano l’esperienza agricola e di allevamento dei Greci e delle altre popolazioni mediterranee, esportando in Gallia, Spagna ed Africa i loro prodotti (soprattutto l’olio di oliva ed il vino). Gli Arabi, che conquistano Damasco, il Sud della Palestina, Gerusalemme, Alessandria, Egitto e Libia, conoscono i prodotti agricoli delle terre conquistate e li diffondono anche negli altri paesi: nell’Eufrate inferiore scoprono la canna da zucchero (esportata in Spagna nel 712), l’arancio e il limone; in Irak il miglio, il riso, l’olivo, il sesamo, i datteri, l’uva, le nocciole, le mandorle ed il pistacchio. La scoperta dell’America (1492) permette di introdurre in Europa l’ananas, il cacao, il mais, il tabacco, il the, la vaniglia, e molto più tardi, anche le patate ed il pomodoro. CON LO SVILUPPO DELLA BIOCHIMICA SI SEGNA LO SVILUPPO DELLA CONOSCENZA CHIMICA E FUNZIONALE DEGLI ALIMENTI. -2- Alimentazione e società moderna Stress e disturbi alimentari Quando si è sotto stress alcune sostanze nutritive (per esempio: le vitamine del gruppo B, necessarie per produrre energia e per la salute del sistema nervoso centrale, la vitamina C, utile per combattere le infezioni, lo zinco necessario per ottimizzare l'efficienza del sistema immunitario e per combattere le infezioni, il magnesio, coinvolto nell'assorbimento dell'ossigeno da parte del cervello e nei processi che trasmettono gli impulsi nervosi, i carboidrati complessi che forniscono all'organismo un apporto di energia costante e un effetto calmante) vengono esaurite più velocemente e quindi l'organismo necessita di un apporto supplementare di esse con la dieta. La reazione di stress, tramite l'attivazione del sistema nervoso ortosimpatico, ostacola i processi di digestione e assorbimento. Sappiamo inoltre che la salute della cellula, e quindi dell'organismo, dipende dall'integrità dei suoi componenti e i radicali liberi sono i principali responsabili del danneggiamento cellulare. Poiché lo stress, al pari di pasti troppo abbondanti e laboriosi, causa condizioni di radicali liberi in eccesso, occorre aggiungere alla dieta più soppressori di radicali liberi quali: vitamine E, C, A, B1, B5, B6, minerali zinco (Zn) e selenio (Se), aminoacidi cisteina, glutatione, fenolici e catecolaminici, bioflavonoidi ecc. Le principali vitamine entrano nel circuito fisiologico della maturazione e dell'attivazione delle cellule immunitarie. Quello che mangiamo e come lo mangiamo influenza il nostro sistema immunitario. Lo stress è così causa di vari disturbi dell'apparato digestivo (ulcere peptiche, colon irritabile, intestino pigro, stipsi ecc.) nonchè di intolleranze alimentari. Sempre lo stress, con i suoi ormoni adrenalina, noradrenalina e cortisolo, agisce sia aumentando la quantità di grassi circolanti nel sangue (lipolisi), sia diminuendo la capacità del fegato di metabolizzarli; il risultato è l'aumento della colesterolemia e, più in generale, dei grassi nel sangue. I disturbi del comportamento alimentare (DCA) costituiscono un insieme di patologie (anoressia, bulimia e altri disturbi alimentari) che rappresenta una realtà diffusa e preoccupante. Esse, nelle loro diverse estrinsecazioni, usano il corpo e il cibo per significare un disagio della mente e sono in grado di comportare modificazioni comportamentali e psicologiche quali: depressione, ansia, apatia, insonnia, instabilità emotiva (euforia, irritabilità e altre modificazioni della personalità), diminuita capacità di concentrazione e ideazione. Sappiamo infatti che nell'alimentazione, comportamento apparentemente istintivo, primordiale, entra una forte componente "cerebrale", legata alle convenzioni sociali, alle convinzioni, alla memoria, allo stato emotivo ecc. E' qui evidente il potenziale intreccio con i disturbi da stress in grado di innescare un pericoloso circolo vizioso DCA-stress, con potenziali esiti devastanti. Da notare, inoltre, che in tali situazioni ci troviamo in presenza di dipercezioni corporee, ovvero di immagini alterate del proprio "sè". E' questa la ragione per cui un massaggio appropriato (antistress e propriocettivo), ovvero in grado di contrastare il grado di stress presente e di ricostruire un'immagine mentale più conforme alla realtà, può essere, nei casi di bulimia e anoressia, di grande aiuto alle consetue terapie psicologiche e farmacologiche. -3- L'obesità (peso superiore del 20% rispetto al peso ideale) è il più serio problema nutrizionale degli Stati Uniti e dei paesi industriali in genere. L'eccessivo sovrappeso è infatti uno dei fattori di maggior rischio per molte malattie, tra cui il diabete di tipo 2 (quello che si manifesta nell'adulto), le malattie cardiache coronariche, il tumore del seno, del colon, del rene e dell'esofago. Recenti studi hanno dimostrato che il miglior modo di evitare l'obesità è ridurre le calorie totali, non le calorie dei grassi. Il punto critico, più che le maggiori calorie per grammo e la maggior efficacia di accumulo dei grassi, sembra quindi essere: assumere grassi stimola di più l'appetito rispetto a carboidrati e proteine? Studi che duravano più di un anno hanno dimostrato che le diete ipolipidiche (con pochi grassi) non hanno avuto come esito perdite di peso di una certa entità. Inoltre, le persone sedentarie e in sovrappeso possono diventare più resistenti agli effetti dell'insulina richiedendo così più ormone per regolare il glucosio ematico. Il nostro modello alimentare quindi, al pari dei nostri processi emotivi e cognitivi, è in grado di influenzare l'intero organismo e viceversa. Una maggiore consapevolezza nutrizionale, in un mondo dominato dalle multinazionali che ahimè più che al nostro benessere puntano normalmente al loro profitto, risulta quindi vitale. Una buona nutrizione è sicuramente sinonimo di miglior salute. Educazione alimentare L' educazione alimentare consiste nell'insegnamento e lo studio delle nozioni rivolte a razionalizzare il comportamento alimentare dell'Uomo. Se ben condotta, ha due importanti ricadute, o campi di applicazione, nella medicina e nel campo sociale. Nel campo medico, l'educazione alimentare, e di conseguenza, il corretto uso dei cibi, costituisce uno strumento indispensabile per controllare e mantenere la salute dell'Uomo. L'educazione alimentare fa parte quindi del grande capitolo della Prevenzione delle malattie, pietra miliare della medicina moderna. Nel campo sociale, l'educazione alimentare, se estesa ad ampie fasce di popolazione, porta con sé un beneficio incalcolabile sia per la salute della specie umana, sia per il benessere della società, per la possibilità di dirottare risorse economiche dall'ambito della sanità ad altri ambiti, quali ricerca, educazione, lavoro, ambiente, ecc… Prevenzione delle malattie La prevenzione delle malattie è sicuramente il più importante fattore per la salute dell'individuo; è noto l'aforisma "prevenire è meglio che curare" col quale si vuole indicare che la prevenzione è più efficace nel preservare la salute rispetto a qualunque terapia farmacologia , e inoltre è più economica rispetto a qualunque altro intervento medico o chirurgico qualora si sia instaurata una malattia. Il significato della prevenzione è quindi diretto soprattutto alla correzione di pratiche nocive alla salute umana. La prevenzione delle malattie si attua riconoscendo i fattori di rischio per modificarli o eliminarli. -4- Alimentazione e Malattie L'alimentazione soddisfa essenzialmente due funzioni: energetica e plastica. Per funzione energetica si intende la trasformazione del cibo assorbito in calorie, tale da sostenere il funzionamento dell'organismo: da questo punto di vista, il cibo è come la benzina per l'automobile; la sua utilità è nell'essere dissolto. La funzione plastica dell'alimentazione permette l'auto-riparazione delle strutture dell'organismo umano, che nel loro funzionamento vanno incontro ad usura costante. Da questo punto di vista, il cibo è come il mattone per la casa; la sua utilità è nell'essere strutturato. L'alimentazione si dice equilibrata quando soddisfa queste due funzioni. Malattie Le abitudini alimentari che sono invalse nell'uso negli ultimi 50 anni hanno determinato il cambiamento dell'espressione statistica delle malattie nel mondo occidentale, passando da malattie causate da iponutrizione a malattie da eccesso di nutrizione. Esse incidono in modo significativo nella maggior parte delle malattie: si può dire che non ci sia malattia che non richieda una correzione del regime alimentare. Malattie di eccesso quali-quantitativo alimentare La maggiore disponibilità di cibi negli ultimi 50 anni, per lo meno nelle società occidentali, ha determinato la diffusione in tutta la popolazione di malattie che nel passato erano rare e ad appannaggio di esclusive classi sociali. L'eccesso non è solo quantitativo, - troppo cibo ingerito rispetto alle necessità -, ma anche qualitativo, - troppo ricco di nutrienti (per es. le proteine) e troppo povero di fibre (componenti strutturali dei cibi di origine vegetale). Attualmente alla base della maggior parte dei casi di morte nella nostra società si trova l'eccessiva assunzione di cibi, ricchi e raffinati. Malattie cardiocircolatorie, sovrappeso e obesità, diabete, malattie dell'apparato digerente, diversi tumori: queste sono alcune malattie strettamente legate ad una eccessiva alimentazione, e una efficace prevenzione, compito del medico, passa assolutamente dalla correzione dello stile di vita alimentare di ogni singola persona. Malattie di carenza quali-quantitativo alimentare Queste malattie si osservano quando nella nutrizione mancano, per periodi prolungati, le sostanze necessarie per il fabbisogno sia energetico che plastico dell'organismo. Sono malattie piuttosto rare nel Mondo Occidentale, ma molto frequenti nel cosiddetto Terzo Mondo, e possono arrivare a gravi conseguenze (sino alla morte). Le tabelle pubblicate dall'OMS segnalano il fabbisogno giornaliero per ogni nutriente, e ogni singola carenza può originare una malattia specifica, dai contorni netti, per esempio nel caso delle vitamine e più sfumato per alcuni oligoelementi. Alcuni esempi di queste malattie: - la pellagra, dovuta alla carenza nella dieta di "niacina", vitamina del gruppo B, -5- frequente in alcune zone dell'Italia nel passato per alimentazione quasi esclusiva di granturco (nel quale tale vitamina e l'amminoacido precursore, il triptofano, o non è assimilata o manca) - lo scorbuto, per carenza di vitamina C, per insufficiente apporto con la dieta di cibi freschi, quali frutta e verdure (era frequente sulle navi nei secoli passati che traversavano gli oceani in viaggi di mesi) - la malnutrizione proteico-calorica, malattia presente nei paesi in via di sviluppo per inadeguato apporto di sostanze nutritizie proteiche e non proteiche, nelle sue forme più gravi, marasma e kwashiorkor La mal-nutrizione L’obesità e la bulimia In genere si considera obeso l’individuo il cui peso effettivo supera del 20% il suo peso ottimale. Tale peso viene calcolato tenendo conto dell’età, del sesso, dell’attività svolta, ecc. Quando non è dovuta a fattori ereditari o a squilibri dell'organismo, l'obesità ha generalmente origine da un senso morboso di fame (bulimìa), che porta a mangiare di tutto senza mai provare un senso di sazietà. Questo provoca uno squilibrio energetico, cioè una sproporzione tra la quantità di calorie introdotte con gli alimenti e l’energia effettivamente consumata per le varie attività quotidiane, e il materiale in eccesso si accumula sotto forma di grasso, che provoca l'aumento di peso. L'obesità, dunque, è una vera e propria malattia dovuta a una nutrizione eccessiva, e può essere causa di gravi disturbi all'apparato cardiocircolatorio: il cuore e le arterie di un obeso, infatti, devono lavorare molto di più. Può legarsi inoltre a disturbi della respirazione e della digestione, e facilitare lo sviluppo di malattie come il diabete e l'artrosi. L’anoressia L'anoressia è una malattia dovuta a una nutrizione troppo scarsa. Chi è colpito dall'anoressia perde quasi del tutto l'appetito e tende a digiunare sino al limite della sopravvivenza, anche se in certi casi può essere preso da una fame insaziabile (bulimia), proprio come l'obeso. A differenza del bulimico, però, l'anoressico vomita il cibo subito dopo averlo ingerito. L'anoressia colpisce più di frequente le persone tra i 15 e i 20 anni (soprattutto le ragazze), e spesso ha le sue radici nella sfera psicologica e affettiva: difficili rapporti familiari, cattiva immagine di sé e del proprio corpo. La persona anoressica non si piace così com'è, e ha il timore ossessivo di diventare obesa, anche se questo non è giustificato dal suo peso corporeo reale. Da qui nasce il rifiuto del cibo (a volte anche dell'acqua), e il conseguente vomito. Rifiutare il cibo, però, può portare a conseguenze che sono disastrose, soprattutto perché avvengono in un momento dello sviluppo, come l’adolescenza, che è il periodo di più rapido accrescimento in statura, e di altrettanto rapide trasformazioni del corpo. A causa della denutrizione le ossa perdono il calcio e diventano fragili, i muscoli si riducono enormemente e perdono la loro forza, cadono i capelli, la pelle tende a seccarsi e a diventare giallastra, scende la pressione sanguigna e si verificano stati di anemia. -6- Le Norme igieniche La giusta igiene Se non vuoi prenderti qualche brutta malattia infettiva, una di quelle dovute a virus e batteri, devi curare molto la tua igiene. Tieni perciò sempre pulito il corpo, altrimenti la pelle non solo non funziona più da barriera protettiva, ma diventa invece l’ambiente ideale per la vita dei nostri microscopici nemici. E lavati spesso soprattutto le mani, che stanno sempre a contatto con gli oggetti e con sostanze sporche. Lavale soprattutto prima di mangiare, per evitare che virus e batteri passino nell’apparato digerente, e da qui nel resto dell’organismo. Le norme igieniche, nell’alimentazione, non riguardano però la sola igiene del corpo, ma anche il modo di stare a tavola e di consumare gli alimenti: sono regole, quindi, anche di comportamento. Siedi correttamente a tavola, tenendo la schiena dritta. Se stai chino verso il piatto respiri male, lo stomaco ti si comprime, e mangerai di meno. E non mandare mai giù i bocconi senza masticarli, come se qualcuno ti inseguisse! Masticare bene e a lungo, infatti, oltre a farti gustare meglio il cibo, rinforza i denti e le gengive, favorisce la digestione, fa assimilare meglio gli zuccheri e ti evita infine di mangiare troppo, perché fa sì che tu ti senta sazio esattamente quando hai mangiato il giusto, e niente di più. L’igiene delle mani e dei denti La carie, proprio come le altre malattie dei denti, è causata dai batteri che ospitiamo normalmente nei denti, e che costituiscono la placca batterica. Questi batteri utilizzano lo zucchero presente nei pezzetti di cibo che rimangono tra i denti dopo aver mangiato, e grazie ad esso producono sostanze acide che corrodono lo smalto, cioè la parte bianca ed esterna del dente. In questo modo il dente si buca a poco a poco, e alla fine sono dolori! Se non vuoi correre rischi, lavati allora bene i denti dopo ogni pasto e prima di andare a letto, e non esagerare con i cibi dolci e appiccicosi o le bevande troppo zuccherate. Per lavarteli correttamente, usa uno spazzolino non troppo duro e un buon dentifricio, possibilmente al fluoro. Pulisci la faccia esterna e quella interna di ogni dente muovendo lo spazzolino dal basso verso l’alto, cioè dalle gengive verso le punte dei denti. Completa poi la pulizia passando lo spazzolino sulla sommità del dente, la superficie masticatoria. E se vuoi davvero fare un lavoro perfetto, pulisci anche gli spazi tra i denti e le gengive con il filo interdentale. I Principi Alimentari GLI ALIMENTI SONO COSTITUITI DA MACRO E MICRONUTRIENTI I macronutrienti comprendono i carboidrati (zuccheri), i lipidi (grassi) e le proteine. Essi possono essere utilizzati dall’organismo solo dopo la digestione che li trasforma in composti semplici e facilmente assimilabili. -7- I micronutrienti comprendono le vitamine e i cosiddetti minerali essenziali; introdotti in piccole quantità, non vengono modificati dalla digestione né dall’assorbimento e sono indispensabili al regolare svolgimento dei processi vitali (per esempio, delle reazioni enzimatiche) Le proteine Le proteine sono la componente più importante del nostro organismo dopo l’acqua, e il loro nome lo sottolinea: deriva dall’antica parola greca "pròteios" che significa "di primaria importanza". Il nostro organismo si compone infatti di miliardi di cellule, e queste, a loro volta, sono costruite proprio a partire dalle proteine. Per esprimere questo concetto gli scienziati dicono che le proteine svolgono una funzione "plastica". Sono fatti di proteine anche gli enzimi, gli ormoni, gli anticorpi, i muscoli, le ossa, i capelli, la pelle, tutti gli organi interni. Le proteine nascono dalla combinazione di poco più di venti sostanze piccolissime e dal nome misterioso: gli amminoacidi. Di questi amminoacidi che compongono le proteine, il nostro organismo è capace di sintetizzarne alcuni, che sono detti "non essenziali"; gli altri, "essenziali", deve invece assumerli con gli alimenti. Un alimento è perciò tanto più completo quanti più amminoacidi essenziali contiene. Gli alimenti più completi di tutti sono quelli di origine animale, come la carne, il pesce, il latte e le uova, poiché contengono tutti gli amminoacidi essenziali. Quelli di origine vegetale, come i cereali e i legumi, sono invece privi di alcuni di essi, e sono quindi di qualità inferiore. La carenza di amminoacidi essenziali può però essere annullata mangiando contemporaneamente cereali e legumi. I carboidrati I carboidrati, chiamati anche "glucìdi", sono sostanze dal sapore dolce, almeno quelle più semplici. Ci sono tre tipi di carboidrati. Quelli più semplici sono i tre monosaccaridi, il glucosio, il fruttosio e il galattosio. Pur avendo la stessa struttura, questi tre carboidrati possono avere proprietà molto diverse per il nostro organismo. Certi enzimi, per esempio, sono attivi solo col glucosio, non col fruttosio. Ogni volta che due monosaccaridi si uniscono, producono carboidrati un po’ più complessi: i disaccaridi. Il saccarosio, che è poi il normalissimo zucchero che si trova nelle case, è il disaccaride che nasce dall’unione del glucosio col fruttosio. Il lattosio, lo zucchero contenuto nel latte e nei suoi derivati, nasce invece dall’incontro del glucosio col galattosio, mentre il maltosio, lo zucchero che deriva dall’amido, nasce dall’unione di due molecole di galattosio. Quando i monosaccaridi che si uniscono sono più di due, si hanno i carboidrati più complessi, i polisaccaridi. Il polisaccaride più importante nella nostra alimentazione è l’amido, che si trova soprattutto in alimenti di origine vegetale, come la pasta, il pane, il riso, i legumi, le patate, le banane e le castagne. Oltre all’amido ci sono il glicogeno, contenuto nella carne e nel fegato, e le fibre vegetali, le sostanze che costituiscono lo "scheletro" delle piante -8- I lipidi I lipidi alimentari possono essere di origine animale o vegetale. I primi, detti anche "acidi grassi saturi" sono quelli che si trovano nella carne, o comunque negli alimenti di origine animale, come il burro, la margarina, il lardo, lo strutto. A temperatura ambiente sono solidi, densi, pesanti e difficili da digerire. I secondi, detti anche "acidi grassi insaturi" sono invece di origine vegetale, come l’olio di oliva e di semi. A temperatura ambiente sono liquidi, leggeri e più digeribili. È preferibile non mangiare troppi grassi saturi. Se presi in grandi quantità pare infatti che provochino un aumento del livello di colesterolo e trigliceridi nel sangue, responsabili di malattie come l’ipertensione. Date quindi la preferenza ai grassi "insaturi", quelli di origine vegetale, perché tendono ad abbassare il livello di colesterolo. È importante inoltre ricordarsi che gli acidi grassi insaturi possono svolgere la loro utile funzione nell’organismo solo in presenza della vitamina E. I minerali Anche se non forniscono calorie, i minerali svolgono moltissime funzioni utili per l’organismo. Sapevi, per esempio, che è il ferro che trasporta l’ossigeno nel sangue? Il calcio, invece, è importante non solo per fortificare le ossa e i denti, ma permette anche di contrarre i muscoli, e rende quindi possibile anche il battito del cuore. Il sodio e il potassio, invece, permettono la trasmissione di segnali elettrici attraverso i nervi, mandando messaggi lungo tutto il corpo. Dal fluoro dipende la salute dello smalto dei denti. Insomma, senza questa piccola miniera, il nostro organismo non potrebbe sopravvivere. Pur essendo tutti necessari, soltanto una quindicina di essi è particolarmente importante e deve essere assunta con gli alimenti. E come le vitamine, anche i minerali devono essere presi in quantità ridotte, e un’alimentazione equilibrata e varia ne contiene in quantità sufficienti. Se introdotti in eccesso, possono produrre gravi danni. Il troppo ferro, per esempio, causa un pericoloso sovraccarico del fegato, del pancreas e del cuore. I minerali contenuti negli alimenti di origine animale vengono assorbiti dall’organismo più in fretta rispetto a quelli contenuti nei vegetali Le vitamine Che cosa significa il nome "vitamina"? La storia di questo nome è interessante. Lo si deve a Casimiro Funk, lo scienziato polacco che nei primi anni del 1900 scoprì una sostanza contenente azoto, chiamata "amina", che egli credette di enorme importanza per la vita. Per questo la chiamò "amina della vita", da cui è derivato il nome "vitamina". Le vitamine attualmente conosciute sono tredici, anche se alcuni ne comprendono un -9- maggior numero (fino a diciassette). Gli scienziati le dividono in due grandi gruppi: quelle che si sciolgono nell’acqua, e che sono perciò dette "idrosolubili", e quelle che si sciolgono nei grassi, dette "liposolubili". La differenza è importante. Le vitamine idrosolubili, infatti, non si accumulano nell’organismo, ed è quindi necessario introdurne una certa quantità ogni giorno. Le vitamine liposolubili, invece, possono accumularsi nel fegato, e se assunte in quantità eccessive provocano gravi danni alla salute (ipervitaminòsi). È per questo che non bisogna mangiare vitamine come se fossero caramelle. L’acqua Per capire quale importanza abbia l’acqua per la vita umana, immaginiamo di poter "spremere" una persona adulta. Ebbene, se lo facessimo scopriremmo che essa è fatta per la maggior parte d’acqua, fino al 65%. E se poi immaginassimo di "spremere" un bambino piccolo scopriremmo che è fatto ancora più di acqua, fino al 70%. L’acqua, dunque, è un costituente fondamentale dell’organismo umano, ed è per questo che si dice che la sua importanza è inferiore soltanto a quella dell’ossigeno. Come le vitamine e i sali minerali, anche l’acqua non fornisce energia e, quindi, nemmeno calorie, ma è ugualmente importantissima perché svolge funzioni biologiche fondamentali. Ad esempio, aiuta a mantenere costante, attorno ai 37 °C, la temperatura corporea, scioglie i principi nutritivi e li trasporta in tutti i punti del corpo, permette di eliminare le sostanze di rifiuto e lubrifica le articolazioni e l’esofago. Essa contiene inoltre una certa quantità di sali minerali, e partecipa a tutte le reazioni vitali. Tutti i principali processi chimici e fisici che avvengono nell’organismo, per potersi compiere, debbono infatti svolgersi in sua presenza. Di cosa siamo fatti Il nostro corpo è fatto di acqua, proteine, lipìdi, minerali, carboidrati e anche un po' di vitamine. Ma in che proporzioni si trovano tra loro questi elementi? Per fare un esempio, consideriamo il corpo di un uomo adulto di circa 40 anni. Troveremo che è fatto: acqua proteine lipidi minerali carboidrati vitamine 59% 19% 17% 4% 1% tracce Naturalmente questa composizione può cambiare, e cambia infatti in relazione al sesso, all'età e alle condizioni di salute. Nella donna, ad esempio, la quantità di grasso è del 50% superiore rispetto all'uomo, mentre nelle persone obese può essere doppia. Più si va avanti con gli anni, inoltre, più il grasso tende ad aumentare. L'acqua, invece, è molto maggiore nel bambino. Nel neonato, addirittura, raggiunge circa l'80% del peso corporeo, mentre nell'anziano si riduce al 50%. La quantità di proteine è invece più stabile: dopo i tre anni di età, è simile nell'adulto e nel bambino. - 10 - Educazione Nutrizionale I gruppi di alimenti Nessun alimento in natura contiene da solo tutte le sostanze nutritive indispensabili. Il modo migliore per assicurarci che la nostra dieta li contenga tutti, e nella giusta quantità per il nostro corpo e per il tipo di attività che svolgiamo, è allora quello di variare il più possibile l'alimentazione, mangiando molti cibi diversi. Come fare, però, per sapere se stiamo variando in modo corretto la nostra alimentazione? Per rispondere a questa domanda, gli esperti dell'Istituto Nazionale della Nutrizione hanno individuato sette gruppi fondamentali di alimenti, che ci danno ottime indicazioni. Naturalmente, il fatto che alimenti diversi facciano parte di uno stesso gruppo non significa che abbiano lo stesso valore nutritivo. Significa solo che hanno gli stessi principi alimentari (ad esempio, le proteine nel caso della carne e del pesce, la vitamina A nella frutta e verdura di colore giallo o arancione). Se vuoi che la tua alimentazione sia davvero equilibrata, mangia ogni giorno almeno un alimento di ognuno di questi sette gruppi. Gruppo 1: Carne, pesce, uova Gruppo 2: Latte e derivati Gruppo 3: Cereali e derivati Gruppo 4. Legumi secchi Gruppo 5: Grassi da condimento Gruppo 6: Ortaggi e frutta fonti di vitamina A Gruppo 7: Ortaggi e frutta fonti di vitamina C Le combinazioni alimentari Nell'alimentazione è importante fare attenzione non solo alla quantità dei cibi e alla loro varietà, ma anche al modo in cui li si combina tra loro. Mangiare molti cibi diversi nel corso di uno stesso pasto può infatti provocare problemi digestivi quali acidità di stomaco, gonfiore, senso di pesantezza o eccessiva sonnolenza, e allungare i tempi della digestione. E se la digestione dura molto a lungo possono aversi conseguenze spiacevoli: il cibo prende a fermentare e imputridirsi, i nutrienti vengono assimilati solo in parte, si producono tossine e l'organismo si affatica (la digestione è infatti la funzione che richiede più energia al tuo corpo). La cosa migliore è quindi fare in modo che il cibo si trattenga poco nello stomaco e attraversi l'intestino senza troppe difficoltà. Come ottenere questo risultato? Mangiando in modo semplice ed evitando di combinare tra loro cibi incompatibili, cibi, cioè, che il nostro organismo digerisca in modo molto diverso. Le combinazioni di cibi da evitare in uno stesso pasto sono poche e facili da ricordare. Carboidrati e proteine: se puoi, mangia gli uni a pranzo e le altre a cena, o viceversa. Proteine e proteine: evita di mangiare in uno stesso pasto carne e formaggi, oppure uova e legumi. Carboidrati e carboidrati: questa combinazione, seppure non consigliabile, è però più tollerabile delle precedenti. - 11 - Combinazioni con cereali e derivati I cereali sono le piante come il frumento, il riso, il mais, l’avena, l’orzo e la segale, delle quali si utilizzano in particolare i chicchi, detti cariòssidi. I vari cereali hanno in comune una scarsa percentuale d’acqua, molti zuccheri (costituiti soprattutto da amido e cellulosa), pochi lipidi, poche proteine e molto fosforo. Pur essendo necessari all’alimentazione umana (ti basti ricordare che di cereali sono fatti, per esempio, due alimenti importantissimi per la nostra alimentazione: la pasta e il pane), i cereali non possono rappresentare la fonte principale delle proteine e delle calorie. Le loro proteine, infatti, hanno un basso valore biologico perché contengono scarse quantità di alcuni amminoacidi essenziali, molto importanti per il nostro organismo. Le combinazioni consigliate Verdura Legumi Frutta dolce: banane e fichi Frutta secca Frutta oleosa: noci, nocciole e mandorle Formaggi grassi e stagionati Olio e burro Latte intero Le combinazioni da evitare Carne Pesce Formaggi magri Frutta semiacidula: mele e pere Frutta acidula: arance, mandarini, limoni. Combinazioni con carne e pesce Con il nome di “carne” si indicano in genere le masse muscolari (insieme ai tessuti che a queste aderiscono) degli animali da macello (come i buoi, i maiali, le pecore, i cavalli), da cortile (come i conigli, i polli, le oche) e della selvaggina (come i cinghiali, le lepri, le quaglie e le pernici). Il nome “carne” può però riferirsi ugualmente bene ai tessuti muscolari dei pesci, che hanno in genere la stessa struttura e la stessa composizione chimica degli animali a sangue caldo. Dal punto di vista nutritivo la carne, qualunque sia l’animale da cui proviene, è ricca di proteine di buona qualità e digeribilità, lipidi, vitamine e minerali, mentre contiene percentuali di zuccheri molto basse. Tutte queste sostanze messe assieme rappresentano in media un quarto del peso totale, mentre gli altri tre quarti sono costituiti da acqua. Come tutti gli alimenti ricchi di proteine, la carne e i pesci sono più digeribili se cotti a temperature non molto alte. L’alta temperatura, infatti, modifica la struttura delle proteine e rende la carne più dura. Le combinazioni consigliate - 12 - Verdure Pane Olio e burro (in quantità limitate) Frutta acidula: arance, limoni, mandarini (in quantità limitate) Vino Le combinazioni da evitare Legumi Latte Uova Cereali e derivati Combinazione con il latte Tra tutti gli alimenti, sia animali che vegetali, il latte è il più completo e quello che meglio corrisponde alle necessità nutritive dell’uomo. Fornisce infatti proteine di alto valore biologico, lipidi facilmente assimilabili, zuccheri (lattosio), molti sali minerali e tutte le vitamine. È inoltre un alimento molto energetico: pensa che un litro di latte fornisce oltre un quarto delle calorie che sono necessarie giornalmente a un adulto di peso medio che faccia un lavoro non troppo faticoso. E oltre che energetico, il latte è anche molto nutriente: un litro contiene all’incirca tante proteine quanto un etto e mezzo di carne, tanti grassi quanto mezzo etto di burro e tanti zuccheri quanti ne contiene mezzo etto di zucchero. Il valore nutritivo è ancora maggiore nei formaggi, perché contengono gli stessi principi nutritivi del latte, ma in forma concentrata. Le combinazioni consigliate Pane Cereali Fiocchi Frutta Verdura Le combinazioni da evitare Carne Caffè Combinazioni con le uova L'uovo è un alimento tra i più preziosi per la nostra alimentazione. È infatti una fonte ricchissima di proteine, che il nostro organismo assorbe e trattiene quasi integralmente per soddisfare i suoi bisogni fondamentali, come accrescere e ricostruire i tessuti, elaborare gli ormoni e gli enzimi, ecc. Le proteine contenute nel tuorlo e nell’albume sono tra l’altro quelle che l’organismo umano utilizza meglio, tanto che il complesso proteico dell’uovo intero viene considerato come “proteina di riferimento” per valutare il valore biologico delle proteine contenute in tutti gli altri alimenti. Questo vale, però, a condizione che l’uovo sia fresco. Molti credono che l’uovo sia pesante, difficile da digerire. In realtà, è tollerato da sani e da malati, con la sola eccezione di chi soffre di calcoli alla cistifellea. Quel che lo rende più o meno digeribile è la preparazione. Fatto alla coque, per esempio, è più digeribile che crudo, e crudo è più digeribile che fritto o sodo. Le combinazioni consigliate Verdura e ortaggi - 13 - Cereali Pane Olio e burro Alimenti aciduli: limone, aceto, pomodoro e spinaci cotti. Le combinazioni da evitare Legumi Carni Combinazioni con i legumi I legumi sono quei prodotti vegetali che si presentano racchiusi in baccelli, come i fagioli, i piselli, i ceci, le lenticchie, le fave, la soia e i lupini, che costituiscono i semi delle relative piante. Rappresentano la fonte più importante di proteine tra i vegetali e sono una buona fonte di energia. Hanno anche un elevato valore nutritivo soprattutto quando sono secchi, poiché più della metà del loro peso è costituita da amidi e sostanze grasse, oltre un quarto da sostanze azotate, alcune vitamine del gruppo B e piccole quantità di sali minerali. Infine, hanno pochi grassi e un’alta percentuale di fibra, che può ostacolarne la digestione e l’assorbimento. Una buona regola è allora quella di cucinarli sotto forma di purè, combinandoli con pasta o riso. Le combinazioni consigliate Verdure Cereali Olio e burro Formaggio Le combinazioni da evitare Carne Uova Agrumi Le bevande L’acqua Per poter essere bevuta, l'acqua deve essere prima potabilizzata, cioè ripulita dai batteri e da tutte le altre sostanze nocive che può contenere. Per farlo, le si aggiungono quantità variabili di sostanze chimiche come l'ozono, il cloro, il biossido di cloro e l'ipoclorito di sodio. Che caratteristiche ha infine l'acqua potabile? Deve essere limpida e non avere odore né sapore. Deve avere sapore fresco, non insipido né stantio. Deve avere temperatura compresa tra 9 e 12 °C. Non deve contenere sostanze chimiche. Deve avere pochissimi germi, batteri e spore. Deve avere un residuo di sostanze organiche e inorganiche (residuo fisso o secco) compreso tra 0,10g e 1g per litro dopo essere stata essiccata a 110 °C o a 180 °C. Le acque minerali si chiamano così perché contengono una certa quantità di sali minerali. Vengono distinte in minimamente mineralizzate, cioè con pochissimi minerali, se il residuo fisso a 180 °C è inferiore a 50 mg per litro; oligominerali, se il residuo fisso a 180 °C è compreso tra 50 mg e 500 g per litro; acque - 14 - minerali, se il residuo fisso a 180 °C è compreso tra 500 mg e 1500 g per litro, e ricche di sali minerali se il residuo fisso a 180 °C è superiore a 1500 mg per litro. Le bevande alcoliche L'alcol diminuisce l'aggregazione piastrinica del sangue limitando formazioni di coaguli e trombi. 40g di alcol/giorno (300 ml di vino) per l'uomo e 20 g per la donna diminuiscono il rischio di coronopatie del 30%. Se bevuto in eccesso è in grado di provocare seri danni al fegato, dove ha i maggiori effetti (steatosi, epatite e cirrosi), allo stomaco (gastriti per eccesso di produzione di acido cloridrico), ha un effetto deprimente sul sistema nevoso centrale con attenuamento dei freni inibitori e appannamento dei riflessi (il 50% degli omicidi e il 25% dei suicidi vengono eseguiti sotto l'effetto dell'alcol), crea una vasodilatazione periferica (sottrae sangue a cuore e muscoli causando stanchezza e raffreddamento) e aumento il colesterolo ematico. E' quindi buona norma evitare il consumo di superalcolici e liquori. L'assunzione moderata di vino rosso insieme a frutta e verdura è associata a minor mortalità per malattie cardiache e ictus, grazie all'apporto di antiossidanti (carotenoidi, tocoferoli, acido ascorbico, flavonoidi) che agiscono in modo sinergico. Il vino rosso determina una maggiore stabilità del plasma e delle LDL (colesterolo cattivo) contro l'ossidazione e aumenta la presenza di HDL (colesterolo buono). Infine, il vino è il prodotto alimentare che subisce le maggiori sofisticazioni; quindi è importante che l'origine sia controllata. Come conservante per legge è permessa solo l'anidride solforosa (SO2 ) che nei vini bianchi è presente in quantità superiore, al limite della tolleranza legale, in quanto hanno meno protezioni naturali. La birra, al contrario, è una delle bevande meno adulterate e contiene, di norma, un grado alcolico inferiore ai vini. Gli aperitivi alcolici, nella maggior parte dei casi, derivano da alcol industriale rettificato tramite aggiunta di additivi. Le bevande analcoliche Le bevande analcoliche, oltre all'acqua minerale, sono quelle che non contengono alcol, anche se è ammesso l'1% perché è possibile la fermentazione della frutta nel periodo di tempo che intercorre tra la raccolta e la lavorazione. Tra le bevande analcoliche troviamo i succhi di frutta e le bibite. In base al sistema di lavorazione i succhi di frutta si suddividono in succhi naturali e torbidi, succhi limpidi, succhi concentrati, succhi in polvere, frozen, omogenati, succhi e polpe di frutta, sciroppi e nettari. Le bibite sono quelle derivate da succo di frutta, da frutta non a succo, e le cosiddette fantasia. Le bibite derivate da succo di frutta devono contenere almeno il 12% di succo del frutto indicato; le bibite derivate da frutta non a succo devono contenere minime quantità del frutto indicato; le bibite fantasia, come l'aranciata, la limonata, il chinotto, la gassosa, ecc… sono bevande acquose aromatizzate e in genere addizionate di anidride carbonica, che svolge un'azione dissetante e conservante; anche queste bibite, quando è indicato un frutto, devono contenere almeno il 12% del relativo succo. - 15 - La Dieta Con il termine dieta, oltre che l'astinenza dal cibo per motivi di salute, si indica un determinato regime alimentare, ossia la scelta e l'abbinamento corretto di particolari alimenti. Analizziamo nel dettaglio cosa è consigliato mangiare durante il giorno e quali modi diversi di abbinare i cibi possono esistere. Molti sicuramente associano la parola dieta a immagini di digiuni e sacrifici. Questo, però, è un pregiudizio da sfatare. La dieta, infatti, non è altro che la quantità di principi nutritivi che devi assumere ogni giorno perché il tuo corpo possa svolgere normalmente le sue attività e mantenersi in buona salute. Non esiste una sola dieta che vada bene per tutti: ogni dieta va fatta su misura delle necessità individuali, che sono molto diverse. In ogni caso, è importante che la tua dieta comprenda una grande varietà di cibi, anche se ce ne sono alcuni che è bene che tu mangi in piccole quantità, come i dolci, le merendine e le caramelle. Oltre a contenere molti grassi saturi e a darti troppe calorie, tutti questi cibi contengono infatti molto saccarosio, lo zucchero che favorisce più di tutti la carie ai denti. Se poi sono di quelli che rimangono attaccati a lungo ai denti dopo che li hai masticati, come i biscotti, la marmellata o il cioccolato, è ancora peggio. Lo stesso vale per le bevande acide, come le bibite analcoliche e i succhi di frutta. Non mangiare nemmeno troppi formaggini. I formaggini, infatti, vengono trattati con polifosfati, che possono rendere difficile l’utilizzazione del calcio, e, quindi, influire negativamente sullo sviluppo delle ossa. Inoltre hanno scarso valore nutritivo: più del 50% è costituito da acqua, mentre solo il 12% da proteine. Se vuoi mangiare sano, bevi più latte e mangia più formaggi e ricotta! La prima colazione, il pranzo e la cena Il nostro organismo non richiede la stessa quantità di energia in tutte le ore della giornata: in certe ore ne ha bisogno di più, in altre meno. È allora molto importante stabilire quanti debbano essere i pasti, quante calorie ognuno di essi debba fornire e a che intervalli vadano consumati. Di solito si fanno tre pasti al giorno, e cioè colazione, pranzo e cena. L’ideale, però, è consumare il cibo in cinque pasti, due principali e tre secondari. I pasti principali sono il pranzo e la cena, mentre quelli secondari sono la prima colazione, lo spuntino di metà mattina e la merenda del pomeriggio. Per quel che riguarda la quantità di calorie, la prima colazione deve fornire circa il 20% delle calorie totali giornaliere, il pranzo il 40-50%, la merenda pomeridiana il 5% e la cena il 20-30%. È importante, infine, lasciar trascorrere un certo numero di ore tra un pasto e l’altro. Lo stomaco infatti, essendo un muscolo, ha bisogno di riposarsi dopo lo sforzo della digestione. La dieta Mediterranea La dieta mediterranea è considerata in tutto il mondo una delle più efficaci per la protezione della salute. Grazie ad essa, infatti, nei popoli che abitano le regioni mediterranee le malattie cardiocircolatorie sono meno diffuse che altrove. La dieta mediterranea si basa prevalentemente sul consumo di alimenti di origine vegetale, - 16 - come pasta, pane, frutta, ortaggi, olio d'oliva, ai quali affianca un consumo moderato di alimenti di origine animale, soprattutto latte, pesce carni magre come pollame e conigli. La principale fonte di lipidi è rappresentata dall'olio d'oliva, il cui consumo riduce il cosiddetto "colesterolo cattivo" (LDL), considerato uno dei fattori di rischio principali delle malattie cardiovascolari. Studi recenti hanno provato che l'olio d'oliva ha anche potere antiossidante, quindi un bel piatto di verdure cotte o crude condite con un filo di olio d'oliva è una vera arma contro le malattie dell'apparato cardiocircolatorio e i tumori. La dieta macrobiotica In origine la cucina macrobiotica era la cucina dei monasteri zen, il cui ferreo regime dietetico era però prevalentemente crudista, cioè basato su alimenti crudi. La macrobiotica moderna prescrive invece una lunga cottura dei cibi che, come tutte le cose, vengono divisi in cibi Yin e cibi Yang. Yin sono alimenti come lo zucchero, il miele, il tè, il caffè, l'alcol, le spezie, i succhi di frutta, il latte, lo yogurt e la panna. Yang sono invece cibi come il sale, la carne, le uova, il pollo, il pesce, il formaggio salato. Cibi bilanciati sono i cerali, i legumi, i semi, i semi oleosi e la frutta. Troppo cibo Yang nella dieta rende nervosi, troppo cibo Yin rende gonfi e pigri. La salute è il frutto del giusto rapporto tra loro. I cereali devono rappresentare il 50-60 % degli alimenti della dieta; la restante quota viene coperta da verdure, sia di terra che di mare (come le alghe), legumi, prodotti proteici e una minima quantità di pesce e frutti di mare. Ovviamente i cereali devono essere integrali e biologici e, per quanto possibile, consumati in chicchi. La dieta dissociata La dieta dissociata si basa sull'idea che non si debbano mai mangiare in uno stesso pasto alimenti proteici e alimenti amidacei. È un'idea che nasce negli anni trenta ad opera del medico americano Howard Ray, il quale aveva constatato come gli alimenti proteici vengono digeriti meglio in ambiente acido, mentre gli alimenti amidacei necessitano di un ambiente basico: evitando il miscuglio proteine-amidi, la digestione risulta dunque più agevole e completa. La fortuna delle dieta dissociata è finita nell'aprile del 2000, in seguito a uno studio pubblicato sull'International Journal of Obesity. Per un mese e mezzo sono stati seguiti 57 obesi divisi in due gruppi, uno dei quali seguiva una dieta dissociata mentre l'altro ne seguiva una bilanciata. Il gruppo che seguiva la dieta dissociata dimagrì mediamente meno rispetto all'altro gruppo, dimostrando che perdere chili non ha alcuna relazione con le cosiddette combinazioni alimentari. Inoltre va detto che se, per caso, abbiamo bisogno di carboidrati perché abbiamo compiuto uno sforzo impegnativo, chi lo spiega al nostro corpo che quella è la giornata in cui deve prendere solo proteine? - 17 - Il crudismo Chi pratica la dieta crudista, come dice la parola stessa, assume solo cibi crudi. Questo per conservare intatti tutti i valori nutritivi dei cibi, che con la cottura si impoveriscono di alcune delle componenti fondamentali per una buona e corretta nutrizione. I vantaggi del crudismo sono molteplici: le vitamine e i sali minerali presenti negli alimenti restano intatti, la digestione viene stimolata e l'intestino ripulito, l'organismo viene disintossicato e idratato. Siccome chi pratica il crudismo è anche vegetariano, e quindi non mangia carne, si evitano le disfunzioni legate all'eccessiva ingestione di carne, come la formazione di acido urico. In più è anche un modo comodo di nutrirsi perché non avendo tempi da dedicare alla cottura è anche estremamente veloce. La dieta integrata La dieta integrata è una dieta a basso contenuto calorico. In genere si suddivide in otto pasti (prima colazione, seconda colazione, spuntino, prima di pranzo, pranzo, spuntino, prima di cena, cena) e si basa sui gruppi di persone, i "biotipi", simili dal punto di vista fisico, psicologico e comportamentale. In base al gruppo di appartenenza viene associata la dieta, gli esercizi di ginnastica e gli integratori alimentari. In genere, per due giorni si mangiano prevalentemente alimenti ricchi di carboidrati e proteine vegetali, per tre giorni alimenti con proteine animali, mentre un giorno è libero, ossia si mangia senza seguire delle regole precise. I gruppi sono quattro: -al primo appartengono le donne con accumulo di grasso e cellulite su gambe e cosce, spesso dovuti a problemi di circolazione; -al secondo gruppo appartengono le donne molto sedentarie con accumulo di grasso su addome e fianchi; - al terzo gruppo donne dopo la menopausa e uomini in cui lo strato adiposo si accumula nella parte superiore del corpo; - al quarto gruppo donne e uomini con grasso distribuito in tutto il corpo causato da un'alimentazione eccessiva. La dieta vegetariana La dieta vegetariana è quella che si basa su alimenti di origine vegetale. Ne esistono due varianti: quella stretta, detta vegetalismo, che abolisce dalla tavola non solo la carne ma qualsiasi altro prodotto di origine animale, come le uova, il latte e i formaggi; e quella mista, detta vegetarismo, che invece li accetta. Il pericolo maggiore di una dieta vegetaliana è la possibile carenza di proteine, che sono importantissime. Bisogna quindi stare attenti a combinare tra loro gli alimenti in modo da assicurare sempre all'organismo gli amminoacidi essenziali. Chi segue la dieta vegetariana dovrebbe mangiare in ogni pasto frutta, verdura, legumi e cereali come grano e riso, oppure alimenti ricchi di cereali, come pane e pasta. Il latte, i formaggi, il bianco d'uovo e la soia andrebbero presi non più di una volta al giorno; le uova e i dolci una sola volta alla settimana. Il vegetarismo non è semplicemente un tipo di dieta, ma una vera e propria scelta di vita, basata sul rifiuto di uccidere altri esseri viventi per provvedere al proprio sostentamento. Molti studi dimostrano, tra l'altro, che la dieta vegetariana, se - 18 - giustamente seguita, fa bene alla salute, perché riduce i livelli di colesterolo nel sangue e diminuisce la probabilità di malattie quali l'ipertensione. Le etichette Tutto ciò che proviene dall'industria alimentare, presentata attraverso barattoli, scatole, bottiglie o altri tipi di confezioni, si presenta con una etichetta contenente una precisa descrizione: scopriamo quanto è importante saper leggere le informazioni e capire quali sono quelle da tenere sotto controllo! Saper leggere le etichette Avrai osservato molte volte che sui pacchi di biscotti o nella confezione delle merendine si trova spesso una piccola etichetta dove sono scritte alcune “informazioni nutrizionali”. Saper leggere queste etichette è molto utile, perché ti permettono di capire sia il valore energetico del prodotto, cioè la quantità di calorie che contiene, sia la quantità di principi alimentari: proteine, carboidrati, lipidi, fibre alimentari, sodio, vitamine e sali minerali (almeno i più importanti). Queste informazioni, che sono sempre riferite a 100 grammi o 100 millilitri di prodotto, sono preziose anche perché permettono soprattutto a chi ha problemi di salute di tenere sotto controllo la propria alimentazione. Sapere quanti grassi saturi contiene un certo prodotto è molto importante, per esempio, per chi abbia un livello di colesterolo nel sangue molto elevato, così come sapere quante sono le calorie è molto importante per chi abbia la tendenza a ingrassare un po’ troppo. E sono informazioni utili anche perché possono dare un’idea della qualità stessa del prodotto: per esempio, se l’etichetta nutrizionale di una pasta all’uovo dichiara più proteine di un’altra, significa che contiene più uova, quindi è migliore. E per non disorientarti con parole difficili, troverai infine che in queste etichette i lipidi si chiamano semplicemente grassi, i glucidi carboidrati e i protidi proteine. Gli additivi Quando nell’etichetta di un prodotto trovi la lettera “E” seguita da un numero, ad esempio E212, significa che quel prodotto contiene un additivo o un colorante autorizzato dall’Unione Europea. Le sigle da E100 a E199 identificano in particolare i coloranti, mentre quelle che vanno da E200 in su si usano per identificare gli additivi. Gli additivi sono necessari perché i cibi possano mantenere il più possibile intatte le qualità nutrizionali. È per questo che ce ne sono molti tipi, con funzioni diverse. I conservanti, per esempio, servono per impedire lo sviluppo di microbi pericolosi per la salute; gli emulsionanti legano bene assieme i grassi e l’acqua; gli antiossidanti evitano che il colore del prodotto cambi e si inscurisca; gli addensanti e i gelificanti rendono il prodotto spalmabile e pastoso; gli stabilizzanti trattengono l’umidità del prodotto e lo amalgamano meglio; gli antiagglomeranti impediscono la formazione di grumi; gli - 19 - acidificanti danno all’alimento un gusto acidulo; gli esaltatori di sapidità rinforzano il sapore, mentre gli edulcoranti lo addolciscono. I coloranti servono infine, ovviamente, per colorare. La data di scadenza e durabilità Quando compri un alimento, ad esempio un pacco di biscotti, devi sempre controllare la sua data di durabilità o la data di scadenza, scritta nella confezione. Se leggi “da consumarsi entro…”, devi assolutamente mangiarlo entro la data di scadenza indicata dal produttore, perché si tratta di un prodotto che può andare a male. Se invece trovi scritto “da consumarsi preferibilmente entro il...” significa che se vuoi gustarti quel prodotto al massimo del suo sapore e odore, è meglio che te lo mangi entro quella data; questo però non implica che una volta superato quella data il prodotto sia scaduto. Importantissimo: quando compri un prodotto confezionato, fai molta attenzione alla confezione, che deve essere integra, ben chiusa. Se non lo è, le date di durabilità e scadenza possono non essere più valide. Gli ingredienti Per dare un’idea chiara delle sostanze che compongono un alimento, le etichette devono riportarne tutti gli ingredienti, ed elencarli in ordine decrescente: al primo posto quello presente in quantità maggiore e così via, fino a quello che si trova in quantità minore. Cosa accade però se l’alimento è composto da un solo ingrediente? In questo caso non è necessario specificarlo, perché è già chiaro dal nome del prodotto quale sia: tutti sappiamo, ad esempio, che il latte è fatto di latte e basta. Anche gli additivi sono considerati ingredienti e, vista la quantità in cui sono presenti, generalmente minima, li si segnala in genere per ultimi. Vecchia piramide alimentare Caratteristiche, limiti e ragioni Nel 1992, il Dipartimento dell’Agricoltura USA (USDA), realizzò ufficialmente una guida alimentare con l’intento di ridurre il rischio di malattie croniche nella popolazione, la vecchia piramide alimentare (i cibi da preferire occupavano la base e via via verso la cima quelli da consumare meno): ridotto consumo di grassi e oli, 2-3 porzioni al giorno di alimenti proteici (latte, formaggi, yogurt, carne, legumi, pesce, noci), 3-5 porzioni di frutta e verdura, 6-11 porzioni di carboidrati (pane, pasta, riso ecc.). Il messaggio era quindi quello di ridurre al minimo i grassi e di consumare in abbondanza carboidrati, frutta e verdura. All’epoca i consumi calorici in USA erano: 45% carboidrati, 40% grassi, 15% proteine. Le linee guida dell’American Hearth Association e altre istituzioni raccomandarono di assumere almeno 50% carboidrati, 30% grassi (oggi si sta facendo marcia indietro). In realtà nessuno studio ha dimostrato benefici a lungo termine attribuibili a una dieta a basso contenuto di grassi. La validità di queste linee guida divennero ancor più discutibili dopo che i ricercatori dimostrarono che aumentando il rapporto tra le due principali formule chimiche del - 20 - colesterolo (colesterolo totale 150-200 mg/dl in plasma di un soggetto sano), lipoproteine a bassa densità (LDL) corrispondenti al colesterolo cattivo, e ad alta densità (HDL) ovvero colesterolo buono, si alza il rischio di malattie cardiovascolari, mentre si ottiene un effetto benefico invertendo il rapporto. Anche se limitati, gli studi hanno inequivocabilmente indicato il vantaggio di sostituire i grassi saturi con i grassi polinsaturi ma non con i carboidrati. Sostituire i grassi con i carboidrati comporta infatti la diminuzione di LDL e HDL e l’aumento di trigliceridi (grassi presenti nel sangue in quantità fisiologica di 72-170 mg/dl). In verità si sapeva già che alcuni grassi (quelli insaturi) sono indispensabili all’organismo e possono ridurre il rischio di malattie cardiovascolari. In effetti, i consigli dietetici hanno sempre portato alla sostituzione dei grassi saturi (prodotti caseari e carni), che innalzano il colesterolo con quindi il rischio di infarti, con gli insaturi (oli vegetali e dei pesci) che abbassano colesterolo. In USA si è dimezzata l’incidenza delle malattia cardiache e raddoppiato il consumo di grassi polinsaturi nel decennio 1970-1980. Il che viene confermato con ciò che accade nei paesi in cui si fa prevalentemente uso di olio (a Creta rappresenta il 40% dell’apporto calorico) o poco uso di grassi (10% in Giappone). Dal 1992 in avanti ulteriori studi hanno man mano dimostrato che tale piramide aveva molti difetti. Ora l’USDA sta elaborando una nuova piramide che sarà probabilmente pronta nel 2005. Nel frattempo, analizzeremo nei prossimi capitoli, secondo anche le indicazioni dell'autorevole rivista Le Scienze - Scientific American (nr. 414, febbraio 2003), le nuove conoscenze sui vari alimenti per poi arrivare a proporre una nuova piramide alimentare che meglio le rifletta. Partiamo descrivendo i concetti base relativi ai principi nutritivi e necessità energetiche Principi nutritivi e necessità energetiche Zuccheri, grassi, proteine, vitamine ecc. Gli esseri viventi sono costituiti dall'insieme di unità dette cellule. Le cellule sono, a loro volta, composte da sostanze chimiche con funzioni strutturali, energetiche e bioregolatrici. Tali sostanze costituiscono gli alimenti e vengono pertanto definite principi nutritivi o principi alimentari: carboidrati, grassi, proteine, vitamine, sali minerali e acqua. La loro conoscenza è alla base di una buona educazione alimentare. Zuccheri (Carboidrati, Glucidi, Glicidi). Fondamentale fonte di energia, basti pensare che cervello, cuore e muscoli utilizzano i carboidrati per svolgere correttamente le loro funzioni. Al contrario dei grassi, la loro riserva nel nostro organismo è ridotta (è pari a ca. 2000 Kcal o Cal); infatti si esaurisce solo dopo 24 h di digiuno. In tal caso, l'organismo li sintetizza partendo dalle proteine muscolari. 1 grammo di zuccheri fornisce 4 Cal. Oggi viene consigliato, nella normale dieta alimentare, un consumo di carboidrati pari al 45% delle calorie totali introdotte (in passato si consigliava un consumo pari a ca. il 55%). Grassi (Lipidi). Sono la principale fonte energetica (il tessuto adiposo rappresenta il 10-25% del peso corporeo), formano inoltre uno strato isolante e di protezione meccanica. I grassi sono costituiti principalmente da miscele di trigliceridi: molecole di glicerolo con unite tre molecole di acidi grassi. Gli acidi grassi possono essere saturi, - 21 - insaturi o polinsaturi in base all'esistenza di uno o più doppi legami fra li atomi di carbonio che ne formano la catena. 1 grammo di grassi fornisce 9 Cal. Attualmente si consiglia il consumo di grassi di sola origine vegetale (polinsaturi) pari al 40% delle calorie totali (in precedenza era il 30%). Proteine (Protidi). Hanno funzione più che energetica plastica (strutturale) e biologica (sono enzimi ovvero sono catalizzattori di reazioni biochimiche, ormoni, anticorpi, trasportano gas e nutrienti, sono recettori di membrana cellulare ecc.). Sono catene composte da 20 diverse unità: gli aminoacidi. Un'eccessiva introduzione proteica crea problemi in quanto aumentano i prodotti terminali del relativo metabolismo (urea, acido urico, NH3 ecc.), che sono tossici, con conseguente sovraccarico degli organi emuntori (fegato, reni). 1 grammo di proteine fornisce 4 Cal. L'attuale consumo consigliato è di ca. il 15% del consumo calorico totale. Vitamine e Sali minerali (Oligoelementi). Sebbene le quantità indispensabili all'organismo siano piccolissime (“olos” in greco significa "poco"), il loro apporto attraverso una corretta alimentazione è fondamentale. Non forniscono calorie ma sono importantissimi bioregolatori. Sono essenziali, ossia devono essere introdotti con gli alimenti in quanto l'organismo non è in grado di produrli. Oggi le sindromi specifiche per avitaminosi sono rare mentre comuni sono le carenze relative sia di vitamine che di sali minerali che comportano stanchezza, senso di malessere, cefalea ecc. Ciò è dovuto all'impoverimento di oligoelementi degli alimenti che normalmente vengono consumati. I sali minerali vengono altresì definiti come elettroliti. Acqua (H2O). Anch'essa non fornisce calorie ma è un componente essenziale. Rappresenta ca. il 60% del peso corporeo nell'adulto e varie funzioni vitali quali assicurare l'equilibrio termico, idrosalino, digestivo e assimilativo, depurativo ecc. Le necessità energetiche variano da individuo a individuo in base all'età, sesso, attività, ambiente e condizioni fisiologiche. Le fonti metaboliche di maggior rilievo per la produzione di energia sono i carboidrati (glucosio ematico e glicogeno cellulare di fegato e muscoli) e gli acidi grassi del tessuto adiposo (grassi). In generale, gli zuccheri sono il carburante per gli sforzi di elevata intensità e breve durata, i lipidi per quelli di lunga durata e minore intensità. In normali condizioni fisiologiche, le proteine contribuiscono in piccola misura durante gli esercizi prolungati. Aspetto peculiare dell'uomo è il cervello voluminoso, il suo dispendio energetico è 16 volte quello del tessuto muscolare per unità di peso; il metabolismo cerebrale rappresenta il 20-25% del fabbisogno energetico di un adulto (8-10% in più rispetto agli altri primati non umani). Oltre che di energia, il nostro organismo ha naturalmente bisogno di assumere, tramite una corretta nutrizione, sostanze che ricostituiscano e riproducano quelle cellule dei tessuti che ogni giorno muoiono. iniziamo ora ad analizzare le varie tipologie degli alimenti partendo dagli alimenti amidacei (pasta, pane, riso, patate, merendine ecc.). - 22 - Tipo Attività Consumo energetico Sonno 80 Cal/ora Attività leggere (lavoro intellettuale, passeggiata, bocce) 100-200 Cal/ora Attività moderate (giardinaggio, ballo) 300 Cal/ora Attività pesanti (nuoto, atletica)/td> 500-800 Cal/ora Nuova Piramide alimentare Elaborata in base alle più recenti indicazioni nutrizionali E' certo che restano ancora molte lacune nella comprensione dieta - salute. Sembra quasi certo però che controllo del peso e attività fisica possano ridurre il rischio di molti tumori. L'attività fisica giornaliera è sicuramente la base nella nuova piramide alimentare. Inoltre, se grassi e carboidrati derivano da alimenti salutari è probabile che non occorra preoccuparsi troppo delle loro percentuali caloriche. A conclusione di tutto ciò che abbiamo trattato in queste pagine di educazione alimentare, la composizione della nuova piramide alimentare sarà quindi: • • • • • • • • • • esercizio fisico giornaliero consumo moderato (ma non troppo) di calorie totali sempre consumo di cibi integrali (pane, pasta riso ecc.) a quasi tutti i pasti oli vegetali verdura e frutta in abbondanza moderate quantità (1-3 porzioni/giorno) di fonti proteiche salutari (noci, legumi, pesce, carne magra, uova) e alcolici (a meno di controindicazioni quali: donne gravide, disturbi epatici, pancreatici, scompenso cardiaco congestizio, miocardiopatia idiopatica, malattie neurologiche degenerative) ancora minore il consumo di prodotti caseari (1 porzione/giorno) consumo minimo di: cereali raffinati (inclusi zucchero e patate), burro, carne rossa (grassa) niente (grassi idrogenati e margarine). integratore vitaminico per quasi tutti (dato l'impoverimento dei nostri cibi). L'immagine delle due piramidi alimentari, vecchia e nuova, messe a confronto, tratta da "Le Scienze - scientific american" nr. 414 - febbraio 2003, e il prossimo e ultimo capitolo, riportante i consigli alimentari, concludono e riassumono tutta la trattazione relativa all'educazione alimentare. - 23 - Consigli alimentari Con riferimento alle più recenti indicazioni CEE, USDA (Dipartimento dell'Agricoltura USA) e AHA (American Heart Association) 1. Mangiate sempre in un clima sereno e rilassato; non trascurate mai questo aspetto: lo stress ostacola fisiologicamente i processi digestivi (reazione di stress). 2. Masticate sempre a lungo: la fase digestiva che avviene in bocca e' di importanza fondamentale. 3. Bevete lentamente e, durante i pasti, in quantita' moderata. 4. Ogni pasto deve essere completo e deve consistere di una base di carboidrati (da pane, pasta, riso, polenta, farro, prodotti da forno e altri farinacei) accompagnata da proteine (da legumi, formaggi, pesce, carni, uova, futta secca), grassi (da olio, burro, strutto ecc.), vitamine e sali minerali (da verdure e frutta). 5. Nutritevi a colazione come un principe (pasto non abbondante ma ricco di nutrienti), a pranzo come un borghese (pasto piu' abbondante), a cena come un mendicante (pasto ricco di verdure). 6. Non combinate piu' alimenti proteici (legumi, carne, pesce, uova, formaggi, noci) contemporaneamente: essi richiedono ambienti digestivi molto diversi fra loro. 7. Preferite i cibi di origine vegetale a quelli di origine animale: come grassi preferite l'olio di oliva extravergine, come proteine preferite i legumi (fagioli, lenticchie, fave, ceci) e la frutta secca (noci e mandorle in particolare). 8. Limitate a non piu' di 4 pasti a settimana il consumo di carne e suoi derivati di qualunque tipo e contemporaneamente aumentate il consumo di legumi. Evitate gli insaccati di provenienza ignota e la carne in scatola. Fra le carni, privilegiate prosciutto crudo e bresaola. 9. Limitate il consumo di formaggi e latticini a massimo 3 pasti settimanali. Preferite i formaggi freschi a quelli stagionati. Evitate i formaggi contenenti sali fondenti (presenti solitamente in formaggini e formaggi cremosi) e la "falsa mozzarella" per la pizza. Non è indispensabile bere il latte (bevetelo moderatamente solo se ben tollerato). - 24 - 10. Mangiate (moderatamente) frutta secca: 2-3 noci o mandorle al giorno sono utilissime alla salute per la loro ricchezza in sali minerali, acidi grassi essenziali e proteine. 11. Consumate 2-3 uova alla settimana, meglio se prese dal bravo contadino. Cucinatele alla coque o in camicia per approfittare al meglio delle loro grandi qualità nutritive. 12. Evitate di consumare frutta e dolci a fine pasto perchè provocano gonfiore di stomaco: mangiatene a colazione o comunque a stomaco vuoto (4 ore dopo un pasto solido). 13. Limitate il consumo di zucchero, sale, caffe', te', cacao, spezie, cibi piccanti, alcolici (non piu' di 1/2 l di vino o birra al giorno). Evitate i superalcolici, le bibite zuccherate e gasate e i dolcificanti non naturali. 14. Mangiate quanto piu' possibile cibi naturali ovvero con meno trasformazioni tecnologiche possibile: evitate i cibi in scatola, i cibi con conservanti, i fritti. Cucinate in modo semplice. 15. Limitate il consumo di cibi raffinati e prediligete i cibi integrali ma assicuratevi sempre che siano di origine biologica; altrimenti conterranno una dose maggiore di pesticidi rispetto agli alimenti raffinati. 16. Se desiderate perdere/aumentare peso: fatelo ad un ritmo di 2 kg/mese (1 kg ogni 2 settimane), e' l'unico modo per raggiungere in benessere e definitivamente il vostro peso-forma. Se desiderate perdere peso, evitate di combinare piu' alimenti ricchi di carboidrati (pane, pasta, riso ecc.) contemporaneamente: vi aiutera' a non mangiare piu' del dovuto. Eliminate i super-alcolici. 17. Evitate le diete alimentari temporanee in grado di farvi perdere molti chili in poco tempo nonchè le diete "bizzarre": sono sacrifici dannosi e inutili. Adottate gradualmente ma permanentemente non una dieta ma un'educazione alimentare corretta divenendo cosi' fautori consapevoli del vostro benessere. 18. In condizione di stress e riabilitazione fisica, aumenta il fabbisogno vitaminico (ca. il doppio) per l'aumentata attivita' metabolica. Occorre quindi un'alimentazione rigenerante ovvero ricca di frutta, verdura e cibi integrali biologici. Il discorso vale anche durante gravidanza e allattamento: la nutrizione materna assume un ruolo determinante (inclusa quella pregressa anche se in minor misura). 19. Considerate la possibilità di utilizzare un integratore naturale, quale ad esempio il gel di aloe vera o l’argilla ventilata (a uso orale) in quanto, purtroppo, i cibi che attualmente consumiamo sono solitamente molto impoveriti di oligoelementi (vitamine e sali minerali) indispensabili per il buon funzionamento del ns. organismo. 20. Ricordate che due ulteriori fattori sono indispensabili per la salute: corretta attività fisica (incluso una buona postura e una respirazione corretta) e corretto atteggiamento mentale. - 25 - Esempio di corretta alimentazione giornaliera Colazione Pranzo Merenda Cena • • Frutta o spremuta o centrifugato Dolce fatto in casa o fette biscottate (integrali biologiche) con marmellata • • Pasta e legumi con olio d'oliva extravergine crudo o Pasta al pomodoro con parmigiano o pesce Insalata mista condita con olio d'oliva extravergine • Biscotti con tè verde o centrifugato di frutta o frutta • Minestrone di verdure con olio d'oliva extravergine crudo piu' pane o pasta o riso o farro Insalata mista condita con olio d'oliva extravergine • Dispendio e fabbisogno energetico Il dispendio energetico giornaliero di una persona (TDEE) è dato dalla somma di tutte le reazioni biochimiche che si svolgono all’interno del nostro organismo e che comprendendo anche i processi di sintesi (anabolismo) e di scissione (catabolismo). L’unità di misura del dispendio energetico è rappresentata da kcal per unità di tempo (minuti, ora). Secondo WHO, il fabbisogno energetico viene definito come l’apporto di energia di origine alimentare necessario a compensare il dispendio energetico di individui che mantengano un livello di attività fisica sufficiente per partecipare attivamente alla vita sociale ed economica e che abbiano dimensioni e composizione corporee compatibili con un buono stato di salute a lungo termine. Nel caso di bambini o di donne in gravidanza o allattamento, il fabbisogno deve comprendere la quota energetica necessaria per sostenere la deposizione di nuovi tessuti o per la secrezione di latte. - 26 - Un bilancio energetico negativo provoca il calo del peso corporeo, ma non sempre i risultati sono prevedibili: 1) se la dieta è troppo stretta le persone diventano meno attive; inoltre il costo energetico si riduce proporzionalmente al diminuire della massa corporea; 2) l'organismo si difende riducendo il MB (anche fino al 45 % e sicuramente molto di più di quanto sia prevedibile in relazione alla perdita di massa corporea), con risparmio di energia e conseguente riduzione dell’ efficacia della dieta (la perdita di peso si stabilizza e diventa più difficile perdere ulteriore peso, nonostante quanto teoricamente previsto dalla restrizione energetica; ne consegue frustrazione e scoramento del paziente). I principali fattori che incidono sul dispendio energetico sono rappresentati da: dimensioni corporee, composizione corporea e attività fisica. E’ noto che i fabbisogni energetici dell’organismo per lo svolgimento dei processi biologici che hanno luogo nelle cellule vengono soddisfatti oltre che dai carboidrati, anche da proteine, lipidi e alcool. L’essenzialità del glucosio quale fonte di energia deriva dal fatto che alcuni tessuti, in particolare il sistema nervoso e la midollare del surrene, in condizioni normali utilizzano il glucosio come fonte elettiva di energia, e che inoltre gli eritrociti, essendo sprovvisti dei sistemi enzimatici associati al ciclo di Krebs, sono dipendenti dalla glicolisi per il loro metabolismo energetico. Una dieta troppo ridotta in carboidrati porta all’accumulo di corpi chetonici, a un eccessivo catabolismo delle proteine tessutali e alla perdita di cationi, specialmente sodio FABBISOGNO ENERGETICO SUPPLEMENTARE IN GRAVIDANZA I migliori esiti per la gravidanza si hanno quando il peso del neonato è compreso tra 3.5 e 4 kg. Il peso neonatale è direttamente correlato con: 1. incremento di peso della donna durante la gravidanza; 2. il BMI della donna all’inizio della gestazione. - 27 - FABBISOGNO ENERGETICO DEL NEONATO FABBISOGNO ENERGETICO SUPPLEMENTARE IN ALLATTAMENTO - 28 - Dieta dello sportivo – Alimentazione e Performance Principi di dietetica nello sport Attualmente il problema più pressante, relativo all’alimentazione dell’atleta, non riguarda tanto gli sportivi professionisti (controllati da personale tecnico e medico specializzato), ma soprattutto i dilettanti. Abitudini alimentari corrette sono più che sufficienti per coprire completamente i fabbisogni nutrizionali nella quasi totalità degli individui. Non esistono alimenti particolarmente in grado di migliorare la preparazione e/o la prestazione atletica; sono soprattutto le buone o le cattive abitudini alimentari che condizionano l’efficienza metabolica e il rendimento fisico. In passato l’alimentazione dell’atleta era orientata per lo più alla prescrizione di regimi nutrizionali, a volte strani e fantasiosi, che venivano proposti in occasione della gara. Consenso attuale: periodizzazione nutrizionale dell’atleta da realizzarsi nell’arco dell’intera stagione sportiva. Gli alimenti possono essere distinti in energetici e non energetici; i primi sono in grado di fornire energia meccanica, o termica per la trasformazione di energia chimica, i secondi, invece, non forniscono energia, ma sono comunque indispensabili per il funzionamento dell'organismo umano. Questi ultimi sono rappresentati dall’acqua, dai sali minerali, dalle vitamine, ecc.). Gli alimenti energetici sono rappresentati da: 1) CARBOIDRATI => 4Kcal/g 2) PROTEINE => 4Kcal/g = quantità di energia ottenuta ossidando completamente il prodotto 3) LIPIDI => 9Kcal/g - 29 - Cosa mangiare prima dell’esercizio fisico La funzione principale di un pasto pre esercizio fisico ad alto tenore di carboidrati è quella di fornire una dose di carboidrati necessaria a saturare le scorte di glicogeno ed ad assicurare una corretta idratazione. Cosa mangiare. Tenere sempre conto delle preferenze dell'atleta ma anche della digeribilità degli alimenti: i lipidi e le proteine vengono digeriti lentamente, permanendo nel lume intestinale più a lungo rispetto ai carboidrati. Perché i carboidrati? I carboidrati vengono assorbiti più rapidamente dei lipidi e delle proteine; ciò determina la possibilità di avere substrato subito disponibile. Un pasto ricco di proteine induce un aumento del metabolismo basale maggiore rispetto ai carboidrati (l’effetto termico può essere controproducente in condizioni di gara ove l'organismo è costretto a termoregolare); inoltre il catabolismo proteico induce disidratazione, in quanto i prodotti finali richiedono acqua per l'escrezione urinaria. Quando? 3-4 ore prima della gara Se la gara è di mattina, occorrerà fare colazione almeno 2 ore prima e particolare importanza l’avrà l'alimentazione della sera precedente. Se la gara è di pomeriggio la colazione dovrà essere particolarmente abbondante e il - 30 - pranzo consumato 3 ore prima. Se la gara è di sera, importante sarà il pranzo, mentre prima della gara può essere prevista una razione alimentare di attesa. La razione di attesa ha specifica rilevanza negli sports di endurance, nei casi in cui l'orario di inizio non è ben definito (o può essere soggetto a delle variazioni), oppure nelle competizioni con intervallo. Le sue funzioni principali sono: equilibrare, evitare e compensare brusche variazioni della glicemia; idratare l'organismo. Soprattutto negli atleti emotivi, l'ansia dovuta all’attesa è in grado di abbassare la glicemia più del lavoro muscolare stesso. La razione d'attesa più usata consiste in un bicchiere di acqua con succo di frutta concentrato o maltodestrine ogni mezzora dopo l'ultimo pasto fino a mezzora prima della gara. Evitare tutte le bevande con saccarosio (tipo bibite in lattina). Il pasto dovrebbe essere costituito principalmente da alimenti a basso contenuto in fibre, da carboidrati complessi (amidi), piuttosto che zuccheri semplici che portano ad un aumento dell’ insulina con relativa ipoglicemia secondaria e conseguente fatica centrale (SNC). L’aumento di insulina porta ad un incremento di glucosio intracellulare che provoca catabolismo glicidico a scopo energetico. L’incremento dell’insulina porta altresì ad una inibizione della lipolisi e della mobilizzazione degli acidi grassi. Preferire carboidrati a basso indice glicemico: fruttosio, yogurt, piselli, mele, pesche, fagioli. In commercio esistono pasti liquidi preconfezionati che possono costituire una valida alternativa al pasto pre gara; essi sono ben bilanciati dal punto di vista nutrizionale, apportando un elevato contenuto in carboidrati, ma anche lipidi e proteine sufficienti a garantire un adeguato senso di sazietà. Inoltre contribuiscono all'idratazione. Indicazioni all’utilizzo di pasti liquidi preconfezionati: 1) competizioni che si estendono durante tutto l'arco della giornata (atletica o nuoto con batterie e finale); - 31 - 2) allenamenti pesanti (garantiscono un adeguato apporto calorico); 3) atleti con difficoltà a mantenere il peso corporeo. Produzione di ammoniaca e fatica durante l’esercizio fisico Durante l’esercizio fisico la produzione di ammoniaca è associata al concetto di fatica; il muscolo in attività diventa il maggior produttore di ammoniaca attraverso il seguente meccanismo biochimico: AMP -> IMP (ciclo dei nucleotidi purinici) La ricostituzione di AMP si attua durante la fase di riposo; se mancano le condizioni necessarie, IMP si trasforma in adenosina, con conseguenti problematiche di carattere energetico e tossicologico (produzione di radicali liberi). I fattori che influenzano l'iperammoniemia da esercizio fisico sono numerosi e interessano: la qualità delle fibre muscolari reclutate in prevalenza durante l'esercizio il tipo, l’intensità e la durata dell'esercizio fisico le condizioni nutrizionali del soggetto (più sono compromesse le riserve di glicogeno muscolare, maggiore sarà la produzione di ammoniaca) L’iperammoniemia e l’aumento di NH3 nei tessuti (muscolare e cerebrale) determinano l’insorgenza di fatica centrale e periferica (incoordinazione motoria, atassia, stupore, ecc). L'iperammoniemia si manifesta più precocemente rispetto all’aumento di acido lattico, e il suo ritorno alla norma risulta essere più tardivo, anche se vi è una buona correlazione tra i due parametri. La ridotta capacità di rifosforilazione dell'ADP è, in molti casi, la responsabile numero uno dell’insorgenza della fatica; l’aumento di ADP compromette il processo di contrazione, nel muscolo affaticato aumenta la deaminazione di AMP a IMP che porta alla formazione di NH3. Metabolismo energetico durante il lavoro muscolare Due principali macronutrienti forniscono le fonti di energia per il metabolismo energetico nel lavoro muscolare: glicogeno epatico e muscolare, - 32 - trigliceridi del tessuto adiposo e del muscolo. In misura minore, anche gli aminoacidi presenti nel muscolo scheletrico donano i loro scheletri di carbonio per aiutare il metabolismo energetico. I principali fattori che determinano il tipo di substrato utilizzato dai muscoli durante l’esercizio stesso sono: la durata, il tipo di esercizio, l’intensità, il grado di allenamento del soggetto, lo stato nutrizionale dell’atleta lo stato di salute Stima del contributo percentuale dei differenti carburanti metabolici alla sintesi di ATP in diverse gare di corsa Tipo di gara 100 m 200 m 400 m 800 m 1500 m 5000 m 10000 m maratona ultra maratona 24 h di gara Partita di calcio Creatinfosfato Anaerobico Aerobico 50,0 25,0 12,5 6,0 a a a 10,0 Glucosio ematico (Glicogeno epatico) Trigliceridi (Acidi grassi) 5 5 20 60 (80 km) 2 88 50,0 65,0 62,5 50,0 25,0 12,5 3,0 70,0 10,0 25,0 44,0 75,0 87,5 97,0 75,0 35,0 10,0 20,0 Da Newsholnte. EA., et ai.: "Physical and mental fatigue.° Brit. Med. H«tt., 48:477, 1992. - 33 - Contributo percentuale metabolismo del energetico fornito dai carboidrati, grassi e proteine Substrati energetici Proteine Glucosio+glicogeno Lipidi A riposo % Esercizio leggero % 2-5 35 60 2-5 40 55 Sprint ad alta Esercizi di resiintensità stenza ad alta % intensità % 2 5-8 95 70 3 15 La captazione muscolare del glucosio ematico circolante incrementa in maniera marcata durante le fasi iniziali dell'esercizio, e continua a crescere man mano che l'esercizio prosegue. Superata la soglia dei 40 minuti di esercizio, la captazione di glucosio aumenta tra 7 e 20 volte rispetto a quella presente in condizioni di riposo, dipendendo dall'intensità dell'esercizio. L'intensità dell'esercizio viene espressa come percentuale della captazione massimale di ossigeno individuale (VO2max). Ne consegue che: nell'esercizio a bassa intensità (25%- 30% di V02max) l'energia è fornita soprattutto dal metabolismo lipidico (se l'attività fisica è di bassa intensità, ma di breve durata, lipidi e carboidrati contribuiscono in ugual misura alla richiesta energetica; se l'attività fisica è di bassa intensità, ma si protrae per almeno un'ora vi è depauperamento delle riserve di glicogeno e maggiore utilizzazione di lipidi che arrivano a coprire 80% della richiesta energetica. Nell'attività fisica di media o moderata intensità (50% - 60% V02max) si riduce il ruolo degli acidi grassi plasmatici e aumenta l'energia derivante dalla ossidazione dei trigliceridi muscolari fino a pareggiare il conto tra queste 2 fonti. Nell’attività fisica di elevata intensità (75-90% del V02max) il 30% della richiesta energetica è coperta dal glucosio plasmatico, mentre il resto per la maggior parte dalle scorte di glicogeno muscolare. Bilancio idrico durante l’attività sportiva L'acqua è un elemento assolutamente necessario per sostenere la vita ed è stato calcolato che una persona media può vivere solo 4-6 giorni senza bere liquidi; è possibile invece sopravvivere molte settimane senza assumere cibo. La conservazione dell’omeostasi idrica dipende dalla capacità di introdurre un’adeguata quantità di acqua, controllandone l’escrezione. Il bilancio idrico dell'uomo esprime una delle situazioni metaboliche più significative e delicate, dipendendo, esso stesso, dalle quote di acqua che l'organismo perde nell'attuazione delle sue normali attività quotidiane. Nella realizzazione di un lavoro, e in particolare nella pratica fisico-sportiva, l'individuo incrementa la sua temperatura corporea, per cui devono essere messi in atto - 34 - determinati meccanismi di compensazione atti a mantenere tale temperatura nei fisiologici limiti naturali (circa 37°). I principali strumenti di termodispersione sono la sudorazione e l’evaporazione del sudore; durante una gara si può arrivare a perdere anche oltre i due litri di acqua attraverso la sudorazione; è proprio la sudorazione che mantiene la temperatura corporea al di sotto di quei limiti incompatibili con la vita. Un atleta ben allenato sopporta perdite di liquidi pari al 4-5% del proprio peso corporeo, ma già perdite pari al 2% comportano riduzione della capacità di prestazione e termoregolazione. Inoltre, con il sudore, l’atleta elimina anche elettroliti e sali minerali. L’atleta deve poter tenere sotto controllo il proprio bilancio idrico insieme alla necessità di reintegrare l’acqua e i sali minerali persi durante l’esercizio fisico, allo scopo di prevenire l’ipertermia e il deterioramento delle prestazioni psico-fisiche. I casi più gravi di disidratazione possono manifestarsi attraverso giramenti di testa, colpi di sole, oppure colpi di calore. Tali manifestazioni possono portare la persona ad una perdita della coscienza, fino ad arrivare, nei casi più critici, alla morte. I sintomi del colpo di sole sono sudore profuso, pelle fredda e sudata, vertigini e a volte svenimento. Il miglior trattamento di emergenza è far sedere la vittima in un luogo fresco e ombreggiato e farle bere in abbondanza acqua o bevande elettrolitiche diluite con acqua. Nel caso del colpo di calore, i sintomi sono l’assenza di sudorazione, la pelle più calda del normale e a volte lo svenimento. Il miglior trattamento d'urgenza è rinfrescare rapidamente tutto il corpo usando ghiaccio, acqua fredda o impacchi freddi; inoltre, è importante chiamare subito un'ambulanza o un medico. - 35 - Integrazione idrosalina nell’attività fisica Gli elettroliti extracellulari possono essere suddivisi in funzione alla quantità di macro e microelementi. La concentrazione degli elettroliti extracellulari controlla la trasmissione dei messaggi intercellulari e la funzionalità di numerose attività enzimatiche; le perdite elettrolitiche possono quindi andare ad incidere sul metabolismo cellulare e su fenomeni come il release ormonale, la comparsa di alterazioni comportamentali e la fatica. CALCIO Il calcio rappresenta il principale catione extracellulare dell'organismo umano ed è localizzato per lo più a livello del tessuto osseo e nei denti; il restante è distribuito nei tessuti e nei fluidi organici dove in forma ionizzata svolge importanti funzioni: controllo della trasmissione dell'impulso neuromuscolare, contrazione muscolare, coagulazione ed attività enzimatiche. Nonostante vi sia un aumento della secrezione di calcio dovuto ad un incremento della sudorazione, l'attività fisica non determina grandi variazioni della calcemia (i meccanismi omeostatici determinano una riduzione della concentrazione di calcio attraverso il sudore; una lieve acidosi con secrezione di paratormone e calcitonina, e un aumento della mobilizzazione ossea di calcio). - 36 - Di solito l'apporto alimentare di calcio è più che sufficiente a coprire le aumentate perdite; un apporto subottimale di calcio lo si può riscontrare nei soggetti anziani, nelle donne amenorroiche praticanti attività agonistica (per la concomitante presenza di bassi livelli di estrogeni; in questo caso è consigliato un incremento della dose giornaliera di calcio fino a 1500 mg/die) e nella elevata assunzione di proteine, soprattutto se viene fatta attraverso integratori (se l’aumentato apporto proteico è garantito da carne e latte, non si verifica l'effetto ipercalciurico, probabilmente per un'azione protettiva svolta dal fosforo contenuto in questi alimenti). FOSFORO il fosforo svolge importanti ruoli nella costituzione del tessuto osseo, nel metabolismo acido-base e nel metabolismo energetico; una variazione di fosforo durante l’attività fisica non è di particolare inportanza, ed è indotta da contemporanee variazioni della calcemia. SODIO La concentrazione di sodio è di fondamentale importanza per il corretto funzionamento della cellula. L'attività della pompa NA/K rende ragione del 30% del consumo di energia da parte della cellula; la pressione osmotica dei fluidi extracellulari dipende per il 90% dal NA. Termoregolazione e reintegro idrico. L’ipernatremia, causata da progressiva disidratazione o da eccessivo apporto di sodio con le bevande, inibisce la produzione di sudore, compromettendo così la termodispersione. L’ iponatremia rappresenta invece un segnale inibitorio per il centro della sete; sono stati segnalati casi di iponatremia soprattutto in atleti che praticavano gare di ultraresistenza. Se si dovesse sviluppare l’iponatremia, è importante che vengano prontamente riconosciuti e distinti i sintomi da quelli indotti dalla disidratazione, essendo per questi totalmente diversa la condotta terapeutica. CLORO Il bilancio metabolico del cloro segue, in maniera stretta, quello del sodio, anche se le perdite possono essere leggermente maggiori per la presenza di un diverso meccanismo di risparmio a livello degli emuntori. - 37 - MICROELEMENTI L'esercizio fisico porta ad un incremento delle perdite e delle necessità di elementi quali il zinco, il cromo e il rame. Un deficit di microelementi richiede, come primo intervento, la correzione del fattore causale primario (apporto alimentare, assorbimento, eventuali perdite patologiche, ecc); se tale intervento si rivela inefficace, si deve assolutamente ricorrere all’integrazione farmacologia. II soggetto in età adulta avanzata presenta numerosi fattori che possono andare ad interferire in maniera non trascurabile con i meccanismi di termoregolazione e con il bilancio idroelettrolitico. QUANDO REINTEGRARE? La reintegrazione deve essere fatta soprattutto in relazione alla durata e alle condizioni atmosferiche in cui si svolge l’attività fisica. Durante le attività ultraprolungate, oppure quando le condizioni ambientali sono termicamente sfavorevoli, può essere necessario reintegrare soprattutto le perdite di NA; tale reintegrazione determina però un incremento del fabbisogno idrico generale dell'organismo (più assumiamo sodio e più il nostro fisico richiede acqua). Nel caso in cui non si debbano svolgere determinate attività, sarà sufficiente un facile e sempre abbondante rifornimento attraverso i vari pasti. POTASSIO Il principale catione intracellulare dell’organismo è rappresentato dal K+ (potassio), il quale risulta essere essenziale per l'attività dei muscoli scheletrici e per l'attività del muscolo cardiaco (nel corpo ci sono 115 - 130 g di potassio, di cui il 98% è intracellulare). Durante l'esercizio fisico prevalentemente anaerobico, vi è una fuoriuscita di K dal tessuto muscolare, con conseguente aumento della concentrazione plasmatica dello stesso catione. In seguito ad esercizi prolungati e/o ripetuti, a causa delle perdite sudorali (ma anche per mancanza di efficaci meccanismi di risparmio), si può osservare ipopotassiemia, la quale, se non adeguatamente trattata, può condurre a condizioni più o meno gravi come l’insufficienza renale. - 38 - MAGNESIO Il contenuto corporeo di Mg è di circa 21-28 g, di cui il 60% si trova nel tessuto osseo e il 20% nel muscolo scheletrico; le cellule contengono circa il 38% del magnesio totale. Livelli giornalieri raccomandati di magnesio ammontano a circa 6 mg/kg. A livello intracellulare il Mg si lega all'adenosintrifosfato agendo come trasportatore di cariche energetiche necessarie per il funzionamento della pompa NA/K (pompa sodio potassio). Esso compete con il CA++ a livello dei siti di membrana (mantenendo bassi i livelli di ioni calcio a riposo) e può interferire con l’ attivazione ed il rilascio del calcio a livello muscolare, attraverso un sistema di calciomodulazione, o calcioantagonizzazione. Il magnesio entra come costituente essenziale (coenzima) in oltre 300 enzimi, svolgendo un ruolo di fondamentale importanza nella produzione e nel trasporto di energia. Nella glicolisi, il magnesio entra a far parte in 5 tappe. Altro: è indispensabile assieme al CA++ nell'azione della piruvato-deidrogenasi; interviene attivamente nella sintesi proteica degli acidi nucleici, dei carboidrati e dei lipidi; è l'attivatore della contrazione muscolare. CARENZA E REINTEGRO DI MAGNESIO Carenza Il deficit di magnesio si manifesta attraverso i seguenti sintomi: astenia, apatia, debolezza muscolare, irritabilità, tremori, fascicolazioni muscolari, crampi, tetania e convulsioni. Reintegro Il reintegro delle perdite di magnesio deriva soprattutto dalla necessità di mantenere gli equilibri intra ed extra cellulari. La carenza di tipo assoluto è difficilmente riscontrabile. - 39 - Tutto quello che bisogna conoscere sugli integratori alimentari L’atleta è caratterizzato da un maggior dispendio energetico rispetto al non atleta; ciò naturalmente è strettamente e direttamente correlato allo specifico programma di allenamento. I punti fondamentali da considerare quando si parla di alimentazione ed integrazione sportiva sono: impegno metabolico dell’allenamento e della gara; idratazione; apporto proteico; preparazione nutrizionale della gara; pasto che precede la gara, razione di attesa prima della gara; alimentazione solida e/o liquida durante l’allenamento e/o la gara; razione di recupero dopo l’attività sportiva; integratori dietetici specifici: integratori di amminoacidi ramificati, amminoacidi essenziali, creatina, arginina, carnitina, destrosio, glutammina, maltodestrine, proteine, sali minerali, ZMA, e alimenti proteici; doppio allenamento giornaliero; partecipazione a tornei e a grandi manifestazioni sportive; periodi di riposo, ripresa della preparazione atletica; infortuni. OBIETTIVI NUTRIZIONALI Obiettivi nutrizionali principali per gli atleti: apporto sufficiente di energia, apporto maggiore di carboidrati, apporto maggiore di acqua. Obiettivi nutrizionali secondari (e comunque in relazione alla pratica sportiva svolta): apporto adeguato di proteine, apporto adeguato di minerali, - 40 - apporto adeguato di vitamine, apporto adeguato di fibra. L’attività sportiva, solo se effettuata a livello agonistico, deve essere considerata un’attività particolare da un punto di vista dietetico, in quanto in essa prevale significativamente, rispetto all’attività normale, il lavoro muscolare ed un cero tipo di impegno psichico. Le caratteristiche che distinguono gli atleti agonistici, dalla popolazione generale, sono rappresentate da un aumento del fabbisogno di energia direttamente correlato all’effettivo dispendio energetico; ecco perchè quando parliamo di atleti, dobbiamo necessariamente parlare anche di integratori alimentari. INTEGRATORI ALIMENTARI DIETETICI Gli integratori alimentari dietetici in vendita comprendono una vasta e differenziata gamma di prodotti: gli integratori di sali minerali, le vitamine, i nutrienti energetici, gli estratti vegetali, gli integratori di amminoacidi ramificati, ecc. Queste sostanze hanno lo scopo di integrare la normale razione alimentare, qualora non sia possibile farlo con i soli alimenti. L’utilizzo di integratori alimentari deve tener conto di: giusta dose; corretto periodo di utilizzazione; eventuali controindicazioni connesse alla possibile concomitanza di patologie e/o condizioni cliniche che ne sconsiglino l’uso. Inoltre devono rispondere a esigenze nutrizionali particolari: persone il cui processo di assimilazione o il cui metabolismo è perturbato; persone che si trovano in condizioni fisiologiche per cui possono trarre benefici dall’assunzione controllata di talune sostanze negli alimenti; lattanti o i bambini nella prima infanzia. Secondo le linee guida del ministero della sanità (circolare n°8 del 7/6/99), la vendita di “integratori alimentari per lo sport” è “collocabile” nelle seguenti categorie: - 41 - 1. Prodotti finalizzati ad una integrazione energetica 2. Prodotti con minerali destinati a integrare le perdite idro-saline causate dalla sudorazione 3. Integratori di proteine 4. Integratori di aminoacidi essenziali e ramificati 5. Altri prodotti con valenza nutrizionale, adattati ad un intenso sforzo muscolare 6. Combinazione dei suddetti prodotti INTEGRATORI ENERGETICI: ALCUNE REGOLE FONDAMENTALI Sono prodotti energetici a base di carboidrati con vario grado di polimerizzazione (vedi maltodestrine). Devono essere integrati con vitamine del gruppo B (B1, B2, B6, PP) e vitamina C (eventualmente con altri nutrienti ad azione antiossidante). Qualora siano presenti lipidi polinsaturi in quantità più che significative, è necessaria un’ integrazione di vitamina E (0,4 mg per ogni grammo di acidi grassi polinsaturi). SUDORAZIONE ECCESSIVA: integratori di sali minerali per le perdite idrosaline (+ eventuale aggiunta di carboidrati) Questi integratori contengono elettroliti, la cui concentrazione, nella forma pronta all’uso, deve essere: Sodio non più di 45.0mEquiv/l corrispondente a 1035mg/l Cloro non più di 36.0mEquiv/l corrispondente a 1278mg/l Potassio non più di 7.5mEquiv/l corrispondente a 292mg/l Magnesio non più di 4.1mEquiv/l corrispondente a 50mg/l La presenza del magnesio è auspicabile Gli integratori di elettroliti sono indispensabili soprattutto per le attività la cui durata supera l'ora. L’aggiunta di sodio migliora il sapore dei liquidi da ingerire. L’aggiunta di carboidrati, invece, può aumentare l’assorbimento intestinale dell’acqua, ma il loro compito principale è quello di fare da rifornimento di energia in attività di durata superiore all’ora. Soluzioni concentrate (10% di carboidrati) possono richiamare liquidi verso il tubo digerente (per un effetto osmotico) e quindi paradossalmente causare disidratazione. - 42 - Temperatura dell’acqua Le bevande fresche (4-10°C) lasciano lo stomaco più rapidamente di quelle calde; esse risultano gradevoli e non sembrano determinare effetti negativi durante lo sforzo prolungato. “integratore domestico” opportunamente preparato: 20-60 g di zucchero e ½ cucchiaino di sale da cucina disciolti in 1l di acqua, aggiungendo succo di arancia e/o di limone, oppure succhi di frutta diluiti con acqua, in modo da ridurre la concentrazione di zuccheri del prodotto di base. Vendita di integratori proteici L’indice chimico delle proteine utilizzate deve essere pari almeno all’80% di quello della proteina di riferimento FAO/OMS. Le calorie fornite dalla quota proteica devono essere dominanti rispetto alle calorie totali del prodotto. Deve essere presente vitamina B6 in quantità non inferiore a 0,02 mg per grammo di proteine. L’apporto totale di proteine (dieta + integratore di proteine) non deve essere superiore a 1,5 grammi al giorno per chilogrammo di peso corporeo. In caso di uso prolungato (oltre 6-8 settimane) è necessario il parere del medico. Il prodotto è controindicato nei casi di patologia renale, epatica, in gravidanza e al di sotto dei 12 anni. Vendita di integratori con amminoacidi ramificati ed essenziali L’uso di integratori di amminoacidi, quando confrontato con l’uso di prodotti proteici alimentari consumati all’interno di un pasto bilanciato, non sembra mostrare effetti favorevoli sulla sintesi proteica e sull’accrescimento delle masse corporee; in realtà questi integratori potrebbero essere qualificati come “prodotti nutrizionalmente poveri” rispetto alle proteine contenute negli alimenti in quanto mancanti di tutti quei fattori nutrizionali che aumentano la biodisponibilità reciproca dei nutrienti presenti negli alimenti. Inoltre, gli integratori di amminoacidi sono costosi ed il loro uso può rappresentare un pericolo per la salute, oltre che un potenziale fattore in grado di favorire il radicarsi di una dipendenza psicologica verso l’integratore stesso. - 43 - Gli integratori di amminoacidi possono essere suddivisi in 2 classi principali: gli aminoacidi ramificati e gli aminoacidi essenziali. Integratori di amminoacidi ramificati Di maggior rilievo, parlando di integrazione sportiva, sono sicuramente gli aminoacidi ramificati, i quali sono rappresentati dalla leucina, isoleucina e valina. La quantità di assunzione giornaliera non deve essere superiore ai 5 grammi (come somma dei tre ramificati), preferendo il rapporto 2:1:1, rispettivamente di leucina, isoleucina e valina; è consigliabile l’associazione con vitamine B1 e B6. Le integrazioni di proteine e di aminoacidi devono essere somministrate con particolare cautela da parte del medico; è evidente che si tratta di prodotti per i quali è particolarmente delicata l’adozione della posologia più adatta. Le controindicazioni ne sono una testimonianza. Va precisato che apporti proteici pari a 1,4-1,7g/kg di p.c./die (150-212% rispetto ai valori consigliati dai LARN) sono generalmente ritenuti idonei a soddisfare gli aumentati fabbisogni proteici nella maggior parte della popolazione sportiva; tuttavia, in alcuni casi ben selezionati, può essere utile aumentare il consumo di proteine fino ad un massimo di 2g/kg di p.c./die, per garantire un bilancio di azoto positivo per tutti quegli atleti che sono più severamente impegnati, e per tutti coloro che hanno la necessità di incrementare la dotazione muscolare, come accade negli sport di potenza. In linea di massima si può affermare che, apporti proteici significativamente maggiori rispetto al fabbisogno della popolazione generale (0,7-1,0 g/kg p.c./die) sono realizzabili con la normale razione alimentare, senza alcuna necessità di ricorrere a specifici prodotti dietetici costituiti da proteine e/o singoli aminoacidi. Integratori di creatina La creatina deriva dagli aminoacidi e ha la funzione di fare da riserva di fosfati energetici a livello muscolare. Questa sostanza alimentare è normalmente presente nella carne e l’organismo è in grado di produrla a partire dagli aminoacidi glicina e arginina. Se la dose di creatina è pari a 4-6 grammi al dì, questa non può superare un periodo di assunzione pari a 30 giorni. Oltre tale periodo, la dose deve scendere e non superare i 3 g/die. - 44 - La creatina presente in una normale razione alimentare, unitamente a quella prodotta dal nostro organismo, è più che sufficiente a coprirne i fabbisogni giornalieri. Pertanto, risulta poco comprensibile il motivo per cui dovrebbe essere “consigliata” agli atleti una dose di 4-6g/die, sia pure per periodi limitati a non più di 30 giorni. Il diffuso ricorso all’uso di creatina è quindi finalizzato ad una sua ulteriore “additivazione”, con lo scopo di migliorare, in maniera artificiosa, la prestazione. La maggior parte degli studi non ha evidenziato particolari effetti nocivi dovuti all’assunzione acuta o subacuta di creatina, ma vi sono ricerche che ipotizzano anche un effetto cancerogeno, considerando la creatina come un possibile fattore di crescita tumorale. In particolare un approfondito studio dell’Agenzia Francese sulla Sicurezza Sanitaria degli Alimenti (2001) ha confermato i rischi di effetti cancerogeni derivanti dall’assunzione di creatina. Inoltre non va dimenticato che le dosi di creatina normalmente assunte dagli atleti, soprattutto dai frequentatori delle palestre e dai body builders sono ben superiori di quelle massime indicate e, inoltre, perdurano per lunghi periodi. L’importanza delle fibre alimentari per lo sportivo e non solo La fibra alimentare è rappresentata dai residui delle cellule nei vegetali commestibili (polisaccaridi, lignina) resistenti agli enzimi digestivi umani. La fibra solubile è formata essenzialmente da polisaccaridi che si differenziano fra di loro per la lunghezza e la ramificazione delle catene carboniose, nonchè per la presenza di gruppi funzionali diversi; la loro solubilità è determinata dal peso molecolare e dalla struttura. La fibra solubile interagisce con il contenuto del lume intestinale mediante meccanismi osmotici; a seconda del suo peso molecolare, della struttura chimica e delle sue componenti, la fibra alimentare aumenta la viscosità del contenuto intestinale interferendo con la sua velocità di transito. La fibra insolubile, costituita prevalentemente da cellulosa, trattiene acqua e gas presenti nel lume intestinale, aumentando la massa fecale e producendo effetti riconducibili ad un'azione volumetrica e meccanica (ne stimola la velocità di transito): essa interferisce in modo trascurabile sulla viscosità del contenuto luminale ed è scarsamente fermentescibile - 45 - La caratteristica più importante della fibra alimentare è la capacità di "legare l’acqua": la fibra solubile, essendo costituita da polisaccaridi a basso peso molecolare e con costituenti polari, presenta un'elevata capacità di idratazione; forma nell'intestino una massa gelificata (cioè una soluzione viscosa) che può avere un peso anche più di cento volte superiore a quello iniziale. La fibra insolubile forma una massa con peso inferiore, pari a 10-15 volte rispetto quello iniziale. FUNZIONI DELLA FIBRA ALIMENTARE - prevenzione e terapia dell'obesità: aumento del senso di sazietà - miglioramento della funzionalità intestinale e dei disturbi ad essa associati (stipsi, diverticolosi) - l’introduzione di fibra con gli alimenti è stata messa in relazione alla riduzione del rischio per importanti malattie cronico degenerative, in particolare i tumori al colonretto (in parte spiegata dalla diluizione di eventuali sostanze cancerogene e dalla riduzione del loro tempo di contatto con la mucosa), il diabete e le malattie cardiovascolari (in parte per una riduzione dei livelli ematici di colesterolo) (National Research Council, 1989). - azione modulante sui picchi glicemici e insulinemici postprandiali, particolarmente importante nel diabete non insulino dipendente (gli alimenti ricchi di fibra alimentare hanno un basso indice glicemico probabilmente perchè la fibra interferisce con il processo di assorbimento dei nutrienti) - azione ipocolesterolemizzante (colesterolo totale e LDL) - azione ipotrigliceridemizzante - effetti prebiotici attraverso la crescita di specie batteriche ad azione probiotica (bifidobatteri) cioè di microorganismi vivi e vitali che esercitano un effetto positivo nell'intestino umano favorendo l'equilibrio della microflora intestinale. RDA Si può ipotizzare che, una volta soddisfatte le indicazioni dei LARN relative all’energia totale e alla quota derivante da carboidrati, l’introduzione di fibra potrebbe spontaneamente aumentare di un 15-20% rispetto ai valori attuali, senza modificazioni sostanziali nella tipologia degli alimenti consumati abitualmente nella dieta italiana. - 46 - Un ulteriore incremento sino al valore considerato ottimale di 30 g/die sarebbe quindi facilmente raggiungibile dando occasionalmente preferenza ad alimenti integrali o particolarmente ricchi in fibra. Un livello di introduzione di 30 g/die è allineato alle raccomandazioni correnti di altri paesi europei ed extraeuropei e costituisce un obiettivo sensato e raggiungibile per la popolazione italiana adulta. Alimenti e il loro contenuto in fibra alimentare Peso forma il problema del peso ideale Non esiste in assoluto un peso ideale, ma il peso che sentiamo come nostro, che ci fa stare bene e che appaga il nostro senso estetico (attenzione ai falsi modelli: una donna di costituzione brevilinea e robusta, ad esempio, non potrà mai assomigliare ad un soggetto longilineo dalle gambe lunghissime e i fianchi androgini). Esiste tuttavia un rapporto di massima peso-altezza che può essere calcolato con margini di tolleranza, ma che non può comunque oltrepassare certi limiti. La tabella che segue servirà ad orientarvi circa il peso che dovreste più o meno avere considerando l'altezza e il tipo di costituzione fisica. Stabilite innanzitutto in quale categoria rientrate, se siete cioè un soggetto normolineo, longilineo o brevilineo. - 47 - 1. Soggetto normolineo: il tronco e gli arti sono proporzionati tra loro; vale a dire, più o meno, della medesima lunghezza. 2. Soggetto longilineo: il tronco è stretto e gli arti sono lunghi e sottili, piú sviluppati rispetto al tronco stesso, indipendentemente dall'altezza (anche una donna di piccola statura può essere di costituzione longilinea). 3. Soggetto brevilineo: gli arti sono relativamente corti rispetto alla lunghezza del tronco, indipendentemente dall'altezza (anche una donna di alta statura può essere di costituzione brevilinea). Quante calorie dobbiamo introdurre per mantenere il peso forma? Noi ci limiteremo a fornire una formula matematica che offre un valore «medio» piú che accettabile per calcolare il numero di calorie necessarie ad un soggetto femminile che svolga una normale attività fisica. Dai 25 ai 40 anni 525 + (27 x PI) = calorie giornaliere necessarie dove PI = peso ideale Dai 40 ai 60 anni la formula diventa 475 + (24,5 x PI) = calorie giornaliere necessarie Dai 60 anni in poi bisogna invece fare il calcolo seguente 400 + (20,5 x PI) = calorie giornaliere necessarie. Nota. Dal risultato ottenuto applicando le formule sopra esposte dovete sottrarre il 5 per cento del totale se fate una vita sedentaria, mentre dovete aggiungere il 10 per cento del totale se fate una vita dinamica. Prendiamo un soggetto femminile che chiameremo A, alto 160 cm, costituzione normolinea, anni 30, regolare attività fisica, peso forma 54 kg, senza problemi di sovrappeso. Il consumo quotidiano calorico di A per mantenere il proprio peso forma deve essere, secondo la nostra formula: 525 + (27 x 54) = 1980 calorie (arrotondando). Se A pur non presentando problemi di sovrappeso ha invece tendenza alla cellulite dovrà scegliere un tipo di dieta disintossicante che comprenda alimenti per un apporto calorico totale giornaliero di 1980 calorie (visita la sezione menù anticellulite da 1980 calorie per 7 giorni). - 48 - Rapporto altezza-peso corporeo Altezza Costituzione Costituzione Costituzione in cm normolinea longilinea brevilinea 150 49-51 46-48 55-57 152 50-52 47-49 56-58 155 51-53 48-50 57-59 157 52-54 49-51 58-60 160 54-56 50-52 59-61 162 55-57 52-54 61-63 165 57-59 54-56 62-64 167 59-61 55-57 66-68 170 61-63 57-59 67-69 172 63-65 59-61 69-71 175 65-67 60-62 71-73 177 66-68 62-64 73-75 Esempio di dieta anti-cellulite di 1950 caloria giornaliere Lunedì Prima colazione: 200 g di latte scremato + 50 g di corn flakes non zuccherati + 2 cucchiaini di miele A metà mattina: spremuta di pompelmo Pranzo: 100 g di riso condito con 10 g di burro e poco parmigiano 2 uova alla coque; insalata mista (2 pomodori + 1 grossa carota grattugiata + 1 finocchio a fettine) condita con 1 /2 cucchiaio di olio di cuore di mais; 50 g di pane integrale; 1 yoghurt magro dolcificato con 1 cucchiaino di marmellata di albicocche A metà pomeriggio: 1 mela Cena: 100 g di mozzarella; verdura lessata (200 g di cavolini di Bruxelles + 1 patata di media grossezza) condita con 1/2 cucchiaio di olio di cuore di mais; 50 g di pane integrale; spremuta di arancia. - 49 - Martedì Prima colazione: macedonia di frutta fresca (1 piccola banana + 1 mela + 1 arancia) condita con succo di limone e 1 cucchiaino di miele; 25 g di pane integrale A metà mattina: 1 bicchiere di latte magro Pranzo: 100 g di pasta condita con 100 g di ricotta fresca magra e poco parmigiano; 200 g di sarde alla griglia con trito di prezzemolo e (se piace) aglio; 200 g di spinaci cotti a vapore insaporiti con 10 g di burro e poco parmigiano; 25 g di pane integrale A metà pomeriggio: 1 yoghurt magro mescolato a 2 cucchiaini di marmellata di ciliegie Cena: hamburger (200 g di trita magra di manzo + erbe aromatiche a piacere e 1 tuorlo d'uovo) cotto senza grassi; insalata mista (lattuga + ravanelli + 1 pomodoro + 1 carota grattugiata) condita con 1/2 cucchiaio di olio di cuore di mais; 50 g di pane integrale. Mercoledì Prima colazione: spremuta di arancia; 2 fette biscottate; 1 uovo alla coque A metà mattina 1 pera Pranzo: 200 g di polenta; 100 g di certosino; 200 g di carote lessate condite con 1/2 cucchiaio di olio cuore di mais A metà pomeriggio: 1 bicchiere di latte magro Cena: 1 pompelmo; 200 g di sogliola cotta a vapore; 2 pomodori nell' insalata conditi con 1 /2 cucchiaio di olio di cuore di mais; 50 g di pane integrale; 200 g di fagiolini lessati conditi con 1 /2 cucchiaio di olio di cuore di mais; 25 g di pane integrale Giovedì Prima colazione: 50 g di pane integrale spalmato con 10 g di burro; 1 mela; 1 tazza di tè leggero dolcificata con 1 cucchiaino di miele A metà mattina: spremuta di pompelmo Pranzo: 100 g di pasta all'uovo condita con 10 g di burro fresco e poco parmigiano; 200 g di fegato di vitello fatto saltare senza grassi nello speciale padellino antiaderente A metà pomeriggio: spremuta di arancia - 50 - Cena: insalata ricca (2 patate piccole lessate + 1 pomodoro + 100 g di mozzarella a dadini) condita con 1/2 cucchiaio di olio di cuore di mais; 25 g di pane integrale; 1 yoghurt magro mescolato a 1 piccola banana schiacciata. Venerdì Prima colazione: 1 mela; 1 yoghurt magro mescolato a 25 g di corn flakes non zuccherati e 1 cucchiaino di miele; 1 tazza di tè leggero A metà mattina: 1 bicchiere di latte magro Pranzo: 100 g di pasta condita con 100 g di ricotta fresca magra; 200 g di palombo alla griglia (cotto senza grassi); 200 g di cipolle lessate condite con 1/2 cucchiaio di olio di cuore di mais; 25 g di pane integrale A metà pomeriggio: 1 pera Cena: spremuta di pompelmo 2 uova alla coque; 200 g di asparagi lessati insaporiti con 10 g di burro e poco parmigiano; 50 g di pane integrale; 100 g di gelatina di frutta Sabato Prima colazione: 1 mela; 50 g di pane integrale; 80 g di mozzarella 1 tazza di tè leggero A metà mattina: spremuta d'arancia Pranzo: 200 g di manzo magro alla griglia, cotto senza grassi; 200 g di spinaci cotti a vapore insaporiti con 10 g di burro fresco e poco parmigiano; 50 g di pane integrale A metà pomeriggio 1 banana Cena: 100 g di pasta condita con 10 g di burro fresco e poco parmigiano; 1 trota (circa 250 g) cotta a vapore o lessata; 150 g di champignons in insalata conditi con succo di limone e 1/2 cucchiaio di olio di cuore di mais; 25 g di pane integrale. Domenica Prima colazione: macedonia di frutta fresca (1 piccola banana + 1 mela + 1 arancia) condita con succo di limone e 1 cucchiaino di miele; 25 g di pane integrale; 1 tazza di tè leggero A metà mattina: 1 bicchiere di latte magro Pranzo: 100 g di riso condito con 10 g di burro fresco e poco parmigiano; 1 /2 pollastrino (250 g circa) arrostito senza grassi; verdura lessata (100 g di fagiolini + 100 - 51 - g di carote) condita con 1 /2 cucchiaio di olio cuore di mais; 1 yoghurt magro con 1 cucchiaino di marmellata di ciliege A metà pomeriggio: spremuta di pompelmo Cena: 2 uova alla coque; 50 g di mozzarella; lattuga condita con 1/2 cucchiaio di olio cuore di mais; 50 g di pane integrale. Nota. Per le regole generali sulla dieta anticellulite vedi anche promemoria nella dieta anticellulite. Le dieci regole di una dieta 1. Sei pasti al giorno, distanziati regolarmente durante tutto l'arco della giornata. 2. Uno spuntino due ore prima dei pasti principali. 3. I pasti devono essere basati in larga misura sui seguenti gruppi di alimenti: mandorle ed altra frutta secca; legumi; spinaci ed ortaggi a foglia verde; latticini (latte scremato, yogurt e formaggio a basso contenuto di grassi); cereali d’avena istantanei (senza zucchero ed aromatizzati); uova; tacchino e altre carni magre; olio d’oliva; pane e cereali integrali; proteine del siero di latte in polvere; lamponi ed altri frutti di bosco. 4. "Armi segrete". Ognuno dei gruppi alimentari sopra citati è stato inserito in virtù delle sue "proprietà", cioè dei principi nutritivi che aiutano a bruciare i grassi e a proteggere dalle malattie, e che contribuiscono a mantenerci snelli e sempre in forma. 5. Principi nutritivi da preferire: proteine, grassi monoinsaturi e polinsaturi, fibre e calcio. 6. Principi nutritivi da limitare: carboidrati raffinati (oppure carboidrati ad elevato indice glicemico), grassi saturi, grassi trans (oli o grassi parzialmente idrogenati), sciroppo di glucosio, amido modificato. 7. Alcolici. Limitare il consumo di alcol a 2–3 drink la settimana, per ottimizzare i benefici della dieta. 8. Alimenti completi. Il calcio e le proteine del latte, dello yogurt e del siero, abbinati alle fibre dell’avena e della frutta, danno luogo ad una alimento davvero completo! 9. Attività fisica. L'attività fisica, o fitness, è facoltativa per le prime due settimane; dalla terza alla sesta settimana deve essere svolta con regolarità almeno 30-40 minuti tre/quattro volte la settimana, dando priorità alla corsa, oppure alla camminata veloce ed agli esercizi per addominali e pettorali. NB: almeno inizialmente è meglio essere seguiti da un Personal trainer specializzato. 10. Esercizio fisico svolto a casa. Se non avete tempo l’attività fisica può essere tranquillamente svolta a casa. Per esempio fare le scale invece di prendere l’ascensore oppure andare a fare la spesa in bicicletta piuttosto che prendere l’auto, tutte attività aerobiche che migliorano la qualità della vita e riducono lo stress. - 52 - - 53 -