Perché è importante sapere quante formiche ci sono in una foresta

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Perché è importante sapere quante
formiche ci sono in una foresta
Una ricerca su Science rivela che le specie di insetti e artropodi in una foresta sono
ben più numerose di quanto immaginato. Uno studio rivoluzionario, spiega la nostra
blogger
di Lisa Signorile
Leggi anche:
Biodiversità in pericolo anche
nelle foreste tropicali protette
Monti Foja, la spedizione
Moorea, la foresta in un cubo
Foreste pluviali tropicali
Animali della foresta pluviale
http://www.nationalgeographic.it/ambiente/2012/12/14/news/quanto_biodiversa_una_foresta_-1422024/[18/12/2012 11:21:25]
Perché è importante sapere quante formiche ci sono in una foresta - National Geographic
Abitanti della foresta pluviale, le formiche della specie Paraponera clavata sono note per la loro puntura dolorosa.
Fotografia per gentile concessione di Gianfranco Curletti
Quante formiche ci sono in una foresta? E quanti millepiedi?
Quanti acari? Ma soprattutto, che c'importa di saperlo?
Gioiello al sole
Prendiamo una foresta pluviale tropicale, di quelle dove le zanzare
sembrano elicotteri, gli scarafaggi sono grossi come piatti e le
formiche sbranano tutto quello che incontrano. Ad esempio, la
foresta centroamericana a Panama. Buttiamoci dentro un centinaio
di scienziati, perlopiù entomologi, fornendogli i mezzi per arrivare a
tutte le possibili quote, dalle radici alla cima degli alberi. Lasciamoli
un paio d'anni a divertirsi gioendo dell'incontro con le zanzare di
cui sopra, ragni giganti e scolopendre assassine, utilizzando gru,
piattaforme gonfiabili, palloni aerostatici, arrampicandosi sugli
alberi o strisciando sul suolo. Lasciamoli qualche altro anno a
contare le specie che hanno raccolto gridandosi da un lato all'altro
del laboratorio: "Agrilus basilaris" "celo" "Agrilus cunfusus" (sic!)
"celo, credo" "Agrilus incedulus" "manca!" "non ci credo".
Lasciamogli anche usare tecniche con nomi che sembrano una via
di mezzo tra le fantasie del marchese de Sade e le armi di
Goldrake, come "estrattore di "winckler", "trappola cromotropica",
"trappola malese" e "ombrello entomologico". Otteniamo come
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Maya
La fine del mondo può attendere
Anche a voler dar credito alle "profezie" dell'antico popolo
centroamericano, per l'apocalisse dovremo aspettare almeno
altri 7.000 anni
Animali
Perché è importante sapere quante formiche ci sono in una foresta - National Geographic
risultato uno studio rivoluzionario che sta uscendo questi giorni su
Science.
Descritta così sembra una scena tratta da un film dei Monty Pyton,
con bizzarri gentiluomini muniti di cappello di paglia e retino per
farfalle, imbragati su alberi tropicali o saltellanti sulla cima degli
alberi su piattaforme che sembrano canotti. Infatti, le cose non
stanno veramente così. Il team internazionale del progetto
"IBISCA-Panama", guidato da Yves Basset della Smithsonian
Tropical Research, nel biennio 2003-2004 ha speso sul campo un
totale di quasi 70 anni/uomo nel campionamento della foresta
pluviale in condizioni tutt'altro che agevoli per censire il numero di
artropodi nella foresta e studiare le loro relazioni con le piante.
Il risultato è che in una foresta di 6.000 ettari c'è un totale di
circa 25.000 specie di insetti e altri artropodi, una cifra di gran
lunga superiore alle aspettative, ovvero venti specie di
artropodi per ogni pianta, 83 per ogni uccello e 312 per ogni
mammifero (in termini di specie, non in termini assoluti). Se
volessimo parlare in termini assoluti, questo si traduce in
svariate centinaia di milioni di individui in un'area
complessiva delle dimensioni di San Marino. Basti pensare
che una sola colonia di tagliatrici di foglie, le Atta, arriva ad
avere oltre un milione di esemplari.
L'incredibile storia
della medusa
immortale
Uno dei compiti dell'entomologo
Gianfranco Curletti, unico italiano della
spedizione, era quello di identificare le
Spazio
specie di una delle famiglie scelte come
target: i coleotteri Buprestidi, come
L'ultima volta che
andammo sulla Luna
questo esemplare di Agrilus incredulus.
Quaranta anni fa la
missione Apollo 17
lasciava la Luna per
tornare sulla Terra. Da
quel giorno nessun
essere umano ha più
calpestato il suolo lunare
La specie è stata scoperta nel 2005
dall'entomologo italiano, che così ha
spiegato il nome che le ha attribuito:
"Quando mi sono trovato di fronte alla
bellezza di questa specie non credevo
ai miei occhi. Immaginate di trovarlo in
foresta posato su una foglia a prendere
Ok, interessante, e adesso che sappiamo che in una foresta
tropicale ci sono un sacco di bestie con troppe zampe, che ce ne
facciamo?
Quando si sente
minacciata, Turritopsis
dohrnii riesce a invertire
il suo ciclo vitale e a
ritornare a uno stadio
primordiale
Animali
il sole: un vero gioiello".
Fotografia per gentile concessione di
Gianfranco Curletti
Quantificare il numero delle specie in uno dei punti caldi della
biodiversità mondiale è un passo chiave per comprendere e
soprattutto per difendere ecosistemi messi continuamente a dura prova dalla deforestazione,
dall'inquinamento e dall'arrivo di specie alloctone. Immaginiamo che tra dieci anni gli stessi gentiluomini (e
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Quando la ricerca è
un lavoro di m...
Gli escrementi degli
animali riescono a
fornire ai ricercatori una
miniera di informazioni
altrimenti non ottenibili
Perché è importante sapere quante formiche ci sono in una foresta - National Geographic
gentildonne) dotati di paglietta, retino e trappole sado-maso tornino a saltellare nella stessa foresta e trovino
invece che 25.000 specie 15.000. O magari un declino nelle specie di alcuni gruppi più vulnerabili, tipo i
lepidotteri, e un aumento degli scarafaggi. Queste sono informazioni preziose che ci permettono di monitorare la
salute dell'intera foresta non solo a livello degli insetti, ma anche a quello della vegetazione e dei vertebrati
come uccelli e mammiferi.
sugli animali selvatici
La mia foto
Il meglio di
novembre
Ci permetterebbe inoltre, se ci fossero altri studi simili, di capire cosa rende certe zone più ricche in biodiversità,
e ci consente di capire come sopravvivono e come si sono evolute molte specie. In una parola, uno studio del
genere pone una la base conoscitiva fondamentale che serve per capire la salute non solo di un
ecosistema, ma dell'intera biosfera.
Un altro dato interessante è che gli insetti non hanno dovuto contarli uno per uno. È emerso infatti che è
possibile estrapolare dati sulla biodiversità di una foresta da campionamenti relativamente ridotti: un ettaro,
secondo il team internazionale, può essere sufficiente per avere un'idea della biodiversità di una regione.
Questo però a condizione che i campionamenti vengano fatti a macchia di leopardo (pardon, di giaguaro) su
aree distanziate che tengano conto della diversa composizione vegetale.
I 102 scienziati del team appartenevano a ben 21 paesi differenti, ma tra questi c'era un solo italiano,
l'entomologo Gianfranco Curletti del Museo Civico di Storia Naturale di Carmagnola. Curletti è un tassonomo di
fama internazionale e non è quindi sorprendente che facesse parte del team, per il cui conto era responsabile
sia di posizionare le sticky traps (una versione aromatizzata ai fiori di bosco della carta moschicida) che di
classificare un gruppo di coleotteri di cui ha già scoperto molte specie, i Buprestidi. Dispiace invece che fosse
l'unico italiano, ma non è sorprendente poiché, come afferma lui stesso, "in Italia la ricerca naturalistica è ridotta
al lumicino, tanto che per partecipare al progetto ho dovuto autofinanziarmi".
IBISCA è stata sinora un'opportunità unica. Ciò non toglie, dice Curletti, che se si troveranno ulteriori
finanziamenti la ricerca possa continuare in futuro, magari in altri continenti e con nuove leve. Speriamo allora
che le foreste tropicali tornino presto a risuonare del richiamo territoriale dei tassonomi ("celo, celo, manca"),
prima che sia troppo tardi.
(14 dicembre 2012)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
biodiversità, foreste, America Centrale, ricerca
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